Notiziario della Parrocchia SantÕIgnazio di Loyola - Oliena
N. 36 - Dicembre 2018
NATALE
LuceÊveraÊcheÊilluminaÊogniÊuomo
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iede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo” (Lc 2,7). È il grande annunzio natalizio, dove c’è tutto lo stupore del mistero insieme a tutta la profonda umanità dell’evento. La grandezza di Dio si incontra con la miseria umana. Cristo nasce e il suo natale è il più grande avvenimento della storia di ogni tempo e di ogni generazione. Anche oggi questo grande mistero ha bisogno di essere continuamente rivissuto attraverso la contemplazione. Per questo motivo, forse, la tradizione cristiana ha sentito l’esigenza di ricreare questo evento con le scene della natività. Una intuizione di Francesco D’Assisi che si è poi estesa in tutto il mondo cristiano e che continua a essere presente anche nella nostra comunità. Quasi a illuminare ogni casa, ogni strada, i presepi invitano a contemplare, a pregare e a riscoprire la vicinanza di Dio a ogni uomo. Quando Gesù nasce, per la prima volta gli occhi dell’uomo vedono Dio perché quel neonato è il Figlio di Dio e in lui l’immagine dell’uomo rivela il volto stesso di Dio. L’evangelista Giovanni presenta questo avvenimento in una prospettiva molto più ampia e ci pag. 1
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ricorda la vera identità di quel Bambino: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv 1,1). Il Natale è l’iniziativa di Dio che si rivela con il volto dell’uomo all’umanità. È la
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vita, la luce che illumina ogni uomo nella continua ricerca di verità, di senso e di felicità. Di fronte al mistero del Natale, molto spesso confuso con una momentanea commozione e con un vago sentimentalismo, sorge la domanda se anche oggi questa luce viene accolta e se c’è posto per questo Bambino nella nostra vita e nella nostra comunità. “La luce splende nelle tenebre ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv 1,5). Ogni giorno nel nostro mondo assistiamo a uno spettacolo di violenza, di falsità, di indifferenza e di decadenza morale, per cui è quasi ovvio anche per noi trarre la conclusione che il mondo non ha accolto Dio. I modi di pensare, di ragionare, gli interessi che si coltivano sono lontani dal desiderio di accettare questa luce che “illumina ogni uomo”. Nel suo mondo Gesù resta straniero, incompreso, addirittura rifiutato. Nel nostro mondo, nella nostra comunità c’è ancora posto per questa Presenza che salva e che da senso all’esistenza? Il Natale, anche di quest’anno, ci aiuti a rispondere positivamente a questa iniziativa di Dio e ad avere la semplicità dei pastori nel vedere in quel Bambino deposto nella mangiatoia, il volto del Signore fatto uno di noi. Buon Natale. Don Giuseppe Mattana Su Patiu - Dicembre 2018 - n. 36 @Chiesa_Oliena
Cronaca di vita parrocchiale
Cronaca di vita parrocchiale Avvenimenti vissuti nella nostra comunità dal mese di marzo al mese di dicembre 2018
Il 21 marzo nella Chiesa Parrocchiale viene collocata l’artistica vetrata, disegnata da Don Sebastiano Corrias e realizzata nei laboratori di Adriano Caggiari. Il 25 marzo la Corale “Priamo Galisay”, diretta dal maestro Sandro Pisanu, esegue un Concerto come omaggio alla Comunità di Oliena. Il 26 marzo iniziano le operazioni di pulizia della Chiesa Parrocchiale, al termine dei lavori, con una straordinaria gara di impegno e di generosità da parte di tante persone. 29 marzo, Giovedì Santo, al mattino liturgia delle Ore e al pomeriggio Solenne Celebrazione nella Cena del Signore, a cui segue l’Adorazione. 30 marzo, Venerdì Santo, con l’Azione Liturgica al pomeriggio e con la Processione dei Misteri e la paraliturgia de “S’Iscravamentu” alla sera. Il 31 marzo con la Solenne Veglia Pasquale, viene riaperta al culto la INDIRIZZI e NUMERI TELEFONICI Parrocchia SantÕIgnazio di Loyola Piazza Collegio, 7 - 08025 OLIENA (Nu) Tel. e Fax 0784.285655 mail: p.santignazio@tiscali.it web: www.parrocchiaoliena.it Don Mattana tel. 0784.285655 - 340.7661593 Don Paolo tel. 349.5484738 Per le vostre eventuali offerte: Conto Corrente Postale n. 13151071 intestato a: Parrocchia S. Ignazio di Loyola - Oliena
Chiesa Parrocchiale completamente restaurata, splendente di una straordinaria luce. Sono momenti di intensa partecipazione e commozione.
presieduta da Mons. Mosè Marcìa, nostro Vescovo, con la partecipazione delle massime Autorità Civili e Militari.
Il 1° aprile, Solennità della Pasqua, si rinnova il suggestivo rito de “S’Incontru”.
Domenica 22 aprile alle ore 18.00, con una Celebrazione presieduta da S. E. Mons. Mosè Marcìa, Vescovo di Nuoro, viene inaugurata a Oliena la Chiesa Parrocchiale S. Ignazio di Loyola completamente restaurata. Sono presenti i sacerdoti della Forania “N. S. dei Martiri”, i sacerdoti originari di Oliena, le Autorità Civili e Militari, l’Arch. Angelo Ziranu che ha curato il progetto e la direzione dei lavori, le varie maestranze che vi hanno lavorato, i Cavalieri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro con il Luogotenente della Sardegna S. E. Dott. Marco Cantori e una straordinaria partecipazione di fedeli. Esegue i canti della Celebrazione la Polifonica Olianese diretta dal Maestro Francesco Ganga.
Il 7 aprile la Polifonica “Lorenzo Perosi” di Dorgali, offre alla Comunità un Concerto nella Chiesa di S. Maria. Il 9 aprile inizia la visita e la Benedizione pasquale delle famiglie, con le celebrazioni nei vari vicinati. Il 16 aprile fa tappa nel Santuario di N. S. di Monserrata il Pellegrinaggio Militare, guidato dal Cappellano Don Gian Mario Piga. La celebrazione è
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Dicembre 2018 - n. 36
Direttore Responsabile: GIUSEPPE MATTANA Gruppo Redazione: PAOLO CARZEDDA, ANTONELLO PULIGHEDDU, PEPPINO NIEDDU, FRANCO GARDU, FRANCESCO PALIMODDE, FRANCA MASSAIU, MATTIA SANNA, GUGLIELMO PULIGHEDDU, BASTIANINA CANUDU Grafica: Antonello Puligheddu - Stampa: Arti Grafiche Su Craminu - Dorgali Iscrizione Reg. G. e P. N. del Trib. di Nuoro n. 03/2004 del 20 Ottobre 2004
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Il 1° maggio si svolge a La Caletta il Convegno Diocesano dei Ministranti. Il 6 maggio si svolge la seconda questua per il Santuario di N. S. di Monserrata. Nello stesso giorno nella Chiesa Cattedrale a Nuoro viene conferito il Mandato ai Ministri Straordinari della Comunione. pag. 2
Conaca di vita parrocchiale Il 13 maggio viene celebrato il Sacramento della Riconciliazione per i cresimandi. Il 15 maggio la Comunità Parrocchiale di Oliena, guidata dal Parroco che presiede la Celebrazione, è in pellegrinaggio a Orgosolo per la Novena in preparazione alla Festa della Beata Antonia Mesina. Il 26 maggio Mons. Mosè Marcìa conferisce il Sacramento della Confermazione. Il 27 maggio viene resa pubblica la Lettera del Vescovo con le disposizioni per la Festa di S. Giovanni e il conseguente uso dei locali adiacenti alla Chiesa. Il 31 maggio si svolge l’annuale Pellegrinaggio al Santuario di N. S. di Monserrata. Il 2 giugno si svolge a Dorgali il Convegno Diocesano dell’ACR. Il 3 giugno vengono celebrate in Parrocchia le Prime Comunioni. SONO STATI BATTEZZATI IN CRISTO: Martina Lippi Mathias Marini Francesco Corrias Marco Borghetto Rachele Tuffu Nicolò Salis Sergio Carossino Greta Pinna Emanuele Coinu Sara Nieddu Graziella Mereu Elena Cacceddu Paola Natalia Nieddu Matteo Fele Angela Carta Mattia Sale Rachele Corrias Maria Francesca Congiu Nicholas Piras Vittoria Fiori Marco Boier Matteo Burra Giovanni Paolo Gabbas Pietro Pinna Antonio Loche Raffael Curreli Sofia Ruggiu Nicolò Ruggiu Luca Bardeglinu Gianfranco Cucca pag. 3
Il 7 giugno viene resa nota la nomina di Don luca Mele a Parroco di Ollolai. Il 10 giugno si svolgono a Oliena le Elezioni per l’elezione del Sindaco e il rinnovo del Consiglio Comunale. Risulterà eletto Sindaco Sebastiano Congiu. Il 14 giugno si riunisce il Consiglio Pastorale Parrocchiale con la presenza del nostro Vescovo Mons. Mosè Marcìa per affrontare con lui la verifica della Visita Pastorale dell’anno precedente. Viene messa in evidenza la positività della presenza del Vescovo nei vari momenti comunitari, nella visita agli ammalati e alle famiglie. Il 15 giugno ha inizio la Novena in preparazione alla Festa di San Giovanni, secondo le nuove disposizioni del Vescovo. Il 24 giugno, Festa di S. Giovanni, la Celebrazione viene svolta al pomeriggio; un violento temporale impedisce lo svolgimento della tradizionale Processione. Il 29 giugno vengono inaugurati i nuovi spazi del Giardino Calamida, SI SONO UNITI IN MATRIMONIO: Francesco Graziano Coinu e Roberta Barabino Alessandro Mula e Maura Lovicu Francesco Piga e Alessandra Picciau Roberto Sarritzu e Maria Laura Gabbas Francesco Carta e Loredana Manca Gian Domenico Mastroni e Sara Manconi Maurizio Sini e Giovanna Antonia Cappeddu Giovanni Sanna e Francesca Boi Angelo Muzzu e Silvana Catte Giuseppe Flore e Maria Grazia Corrias Giuseppe Salis e Monica Sanna Salvatore Sanna e Maria Paola Carrus Matteo Mameli e Laura Solinas Francesco Carrus e Luisa Maiolo Juan Mauricio Castano Cardona e Florence de Harven Daniele Contu e Antonella Calaresu Giannino Mercuriu e Angela Ignazia Fenu Maurizio Zedda e Claudia Sanna Fabrizio Maricosu e Daniela Massaiu Enzo Pignatiello e Carmen Boi Michele Cuccu e Ilaria Forzinetti Giuseppe Manconi e Bastianina Podda Vita Randone e Mariantonietta Solinas Gonario Fiori e Erika Puligheddu Gian Marco Vuolo e Gianfranca Caione Giuseppe Muleddu e Alessia Cucca Giancarlo Manca e Giusy Manca
con la presenza del Sindaco, degli Amministratori Comunale e del Parroco che impartisce la benedizione. Dal primo all’otto luglio si svolge a Galanoli il Campo scuola parrocchiale dell’ACR.
segue a pag. 7
SONO TORNATI ALLA CASA DEL PADRE: Salvatore Boi Pietrino Colli Antonio Giuseppe Flore Anna Congiu Gonarino Tuffu Pietro Gardu Giuseppe Secchi Sebastiano Piga Giuseppa Rosa Mastroni Anna Maria Sanna Giovanni Pinna Pasqua Puligheddu Giovanna Mula Sonia Pulloni Sebastiana Zola Pietro Cattide Giacomina Lapia Pietrina Mulas Giovanna Maricosu Salvatore Vedele Graziella Lussoria Piras Francesca Maria Congiu Francesca Salis Anna Maria Corbeddu Giovanni Maricosu Giuseppa Congiu Mario Lippi Maria Boi Giampaolo Borghetto Giuliano Pulloni Pietro Martino Soddu Maria Giuseppa Palimodde Giovanni Giuseppe Mameli Pasqua Garippa Mario Aresu Maria Giovanna Fenu Sebastiana Puligheddu Giannetto Mastroni Peppino Boi Monserrato Forcinetti Don Tomaso Puddu Giovanni Tendas Maddalena Tolu Sebastiano Mannu Basilio Puligheddu Pasqua Congiu Grazia Malune Assunta Pulloni Mario Pulloni Pietro Solinas Mattia Anna Carta
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Vita Parrocchiale
Saluto di don Luca Mele alla Comunità Parrocchiale Al termine del suo servizio pastorale
O
liena, 31 Luglio 2018, durante la Celebrazione eucaristica in onore di Sant’Ignazio di Loyola. Avrei potuto frugare tra le cartelle del mio pc e riesumare i files con i discorsi che nell’oramai consolidato ciclo triennale ho rivolto alle comunità dove sono stato mandato e che poi ho dovuto lasciare. Mi avrebbe fatto comodo scopiazzare per la quarta volta che, dopo Nuoro, Siniscola, Dorgali e Oliena, il Vescovo mi chiede di dover dare il mio contributo in un altro paese ancora. Se così avessi fatto, non solo ne avrei dato l’impressione, mi sarei davvero convinto io per primo che si tratta di un’abitudine; e poi è probabile che possa presentarsi la tentazione della rassegnazione, specie quando sento dire che «tanto si tratta semplicemente di giovani viceparroci» e quindi una loro mobilità sembra scontata. Invece, allo stesso modo, considero un collaboratore parrocchiale, quale sono io, sempre una persona, con i suoi sentimenti, la sua passione, il suo cuore, che difficilmente si lascia ingannare dalla routine e non vuole privarsi dell’emozione! Allora, per condividere quel che provo davvero, devo subito e pubblicamente chiedere scusa se ho solo pensato, senza dirlo a nessuno, di sentirmi un pacco trasportato da una parte all’altra: un pensiero che offende la verità della vocazione e della missione, ma nasce crudelmente dall’ingestibile consapevolezza di legami e affetti che segnano la vita e sovente si tramutano in parentesi malinconiche. In bilico tra l’obbedienza e l’egoismo, non saprei nemmeno che parole utilizzare e con quale tono accompagnarle. Lo si può intuire
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facilmente, perché è motivo di chiacchiere veloci: se dovessi dire che mi dispiace, la conclusione affrettata potrebbe essere quella che non vorrei andare a Ollolai; se dicessi che son felice del nuovo incarico, chissà quanti emetterebbero la sentenza secondo la quale a Oliena non mi son trovato a mio agio. In questo caso parlano i fatti, l’historia magistra vitae, che mi ha insegnato che se non mi fossi fidato nel 2009, 2012 e 2015 non avrei piacevolmente trovato quel che nemmeno cercavo! Ho sempre condiviso ambizioni e perplessità con i miei vescovi e, sia quando sono stato ascoltato e sia quando mi hanno lasciato cantare, è andata comunque provvidenzialmente bene. Per questo, oggi, dico ancora “Sì” per il domani, senza rinnegare nulla di ieri. Che a conclusione di tre anni, dopo aver appena conosciuto ed essersi inseriti, non ha senso partire per altra destinazione, è stato detto da altri prima di voi. Sono riflessioni razionali che non lasciano spazio
alla magia del tempo breve di un baco da seta che dà vita alla crisalide piena di colori, che volano alti e regalano pace solo a vederli. Non sono i lunghi e arzigogolati ragionamenti a dare risposte, ma i piccoli segni, come semina Verbi, che germogliano nei solchi di chi aspetta la fioritura della verità. Vi aspetterete certamente un elenco di persone e situazioni legate al mio ministero per cui associare un «grazie» sentito e doveroso, però – forse spiazzandovi – la prima realtà che menziono espressamente è il Supramonte, luogo di Dio e simbolo di Oliena, dove «ritirarsi in disparte», come ascoltavamo recentemente nelle letture della Messa, soli con il maestro, e riposare «sopra il monte più alto del mondo, a guardare i sogni arrivare leggeri». Volare negli «interminati spazi», cullarsi nei «sovrumani silenzi» e tuffarsi nella «profondissima quiete». Il nostro Supramonte, impenetrabile quanto il trascendente, pauroso quanto il totalmente altro, arido pag. 4
Vita Parrocchiale quanto la precarietà umana, imprevedibile quanto la debolezza adamitica, impervio come il cammino esistenziale. Eppure basta trovare la delicata peonia e attendere l’incantevole tramonto, scorgere la graziosa luna e percepire l’agile scatto del muflone, seguire la fresca alba e salutare una timida martora, imbattersi in un simpatico brulicare di coccinelle e invidiare il volo mestolo dell’aquila regina... che «il naufragare si fa dolce». In più, lungo le camminate ad alta quota, tra una sorpresa e l’altra, incastonare le tappe dell’avventura sacerdotale, come davanti al tabernacolo: ripensare alle Messe, alle prediche, ai battesimi, alle prime comunioni e alle cresime, alle confessioni, ai matrimoni, ai funerali, alle visite, alle processioni, alle novene, alle catechesi, alle riunioni, alle uscite, ai campi, alle lezioni... Un vedere Dio in tutto, come dicevo nell’omelia citando il nostro patrono, e risentire sul Corrasi la piacevole eco del discorso della montagna rivolto anche a me: «Luca, guarda gli uccelli del cielo, i gigli e l’erba del campo; contempla l’armonia sicura del creato! Vuoi che non faccia molto di più per te, uomo di poca di fede?». È una promessa che disseta come la sorgente carsica più grande del nostro territorio. Di fede ne basterebbe davvero un granellino per capire che Dio è l’Emanuele anche nella tradizionale e allegra danza colorata dai costumi, nel buon Nepente, nel party del formaggio con i vermi, nel raduno dei ciclomotori, nella cordialità della propria contrada, nelle Cortes apertas. Senza grandi pretese, coerentemente a quanto faceva il «mangione e beone» di Galilea, si crea comunione anche nelle occasioni meno ortodosse. Momenti così significativi restano indelebili nella mia memoria; se dovesse catturarmi l’Alzheimer spero che le tante foto che ho scattato mi aiutino a liberarmi. Emozioni che pesano anche nostalgipag. 5
camente e vorrei lasciare qui, per alleggerire il peso dei miei bagagli come don Camillo che, nel secondo film del 1953 («Il ritorno di don Camillo», appunto), sale nel suo lontano, isolato e innevato paesino di montagna con un solo baule contenente l’essenziale. Mi viene in mente la stupenderrima Nike di Samotracia, così come è rivenuta a noi e custodita al Louvre, ovvero acefala, illuso di potermi decapitare la ragione per volare più speditamente col cuore spalancato, come il petto aperto della scultura stessa, guidando vittorioso dalla prua il viaggio verso il centro della Barbagia, senza altri pensieri (comprese le preoccupazioni materiali, perché traslocare è impegnativo anche dal punto di vista economico). Ma dove potrei andare chene conca? E ho bisogno anche delle braccia e delle mani, di cui l’opera attribuita a Pitocrito è monca, per afferrare e custodire tutto ciò che incontro: è curioso che in italiano tanti verbi che esprimono moti dell’anima e dello spirito derivino da “prendere”, l’azione di afferrare che compie la mano: ap-prendere, sor-prendere, intraprendere, com-prendere... Questo a ricordare forse la perfetta corrispondenza tra pensieri, parole e opere. Ecco che, prima di
esplicitare la mia gratitudine, rinnovo le scuse per mie incoerenze, difetti, impazienze, distrazioni, superficialità. Confido anzitutto sulla misericordia celeste e poi spero anche nella vostra carità; e se non ci fosse clemenza, considerate che Dio si sa servire anche del male per fare il bene. Io, come servo inutile, non indispensabile, ho cercato di «fare solo quanto mi è stato comandato» e successivamente di mettermi da parte. Ora lasciatemi esprimere tutta la gratitudine a voi che, stranamente, con tutte le storiche ma simpatiche rivalità tra Nuoro e Oliena, al di là di ogni campanilismo, avete accolto un Boboreddu senza bocca storta tra di voi. Ringrazio anzitutto la mia famiglia, per la sua discreta vicinanza e costante presenza; ringrazio i miei genitori, Andrea (oramai cittadino onorario di Oliena, per il quale nei miei tre anni ho sempre e solo raccolto apprezzamenti e lodi per la sua serietà, professionalità e cortesia nel lavoro, al punto che tanti sono convinti che sarebbe dovuto diventare lui prete, non io), Valentina (che non immagina certo mio fratello sacerdote) ed Elena, i parenti più stretti, gli amici e compari con i figliocci, ex parrocchiani delle comunità in cui sono stato fino al 2015.
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Vita Parrocchiale Ringrazio il Vescovo, Mons. Marcìa, per la fiducia accordata e per la bella proposta per i ritiri del clero nell’anno pastorale appena trascorso, gli amici sacerdoti e i confratelli della forania. Dico “grazie” con emozione a don Mattana, per il quale potrei tessere meritati elogi, conoscendoci da quasi trent’anni! Ma sono cose che già sapete e per questo lo ringrazio fondamentalmente per due caratteristiche: in primis la sua pazienza, propria di un buon agricoltore che semina la parola; secondariamente (non per importanza) la sua costante e silenziosa testimonianza davanti al dolore. Il nostro Parroco è sempre pronto a portare, semplicemente con la sua presenza, la preghiera, un consiglio e il sollievo laddove c’è malattia, sofferenza, morte. Davanti alle riflessioni intorno ai temi della vita ecclesiale, a livello particolare o universale, molto saggiamente don Mattana ha sempre detto che non è questione di documenti o convegni, ma di un impegno lungo e graduale che piano piano, se si è perseveranti, dà frutti di risurrezione che nascono dall’albero della Croce. Aggiungo un terzo motivo di riconoscenza, come ho fatto il 16 Luglio scorso: grazie per il restauro della chiesa parrocchiale e per il messaggio spirituale ad esso intrinseco, nella volontà di richiamare costantemente il bisogno di purificazione interiore in quanto tempio vivente dello Spirito. Ringrazio anche i suoi fratelli e le sue sorelle. Non dimentico don Puddu, sempre pronto e disponibile quando la salute glielo permette. Mi son sempre chiesto come faccia a non adirarsi mai: non l’ho mai visto seccato o stufo, ma sempre attento e presente. Ringrazio le diverse realtà che nella comunità parrocchiale di Oliena vedono protagonisti numerosi laici impegnati e costituiscono l’espressione del popolo di Dio: il Consiglio pastorale, i catechisti e i ragazzi con le loro famiSu Patiu - Dicembre 2018 - n. 36
glie, il gruppo ministranti, l’AC, l’Agesci, l’Adi, la redazione de Su Patiu, i comitati e i priorati, il coro, la polifonica, le coppie, coloro che si occupano del decoro delle chiese o riordino delle sacrestie e soprattutto la Caritas! Nessuno me ne voglia se confesso quanto la Caritas parrocchiale abbia rappresentato per me la forma più autentica di evangelizzazione di questo paese, dal personale a tutti coloro che generosamente hanno pensato agli indigenti. Anche le realtà sociali e istituzionali, come l’Amministrazione attuale e passata, l’Arma dei Carabinieri, la Polizia municipale, il Presidio turistico, la Pro loco, l’Aso, Cooperattivamente, l’Auser, le società sportive e altre associazioni di carattere culturale e musicale, mi hanno offerto l’opportunità di condividere momenti piacevoli di amicizia! Dal momento in cui ho passato metà delle mie giornate tra i banchi di scuola, permettetemi di salutare la dottoressa Bacchitta,
i colleghi, il personale e i quasi cinquecento ragazzi nati tra il 2002 e il 2007 dell’Istituto comprensivo di Oliena. Un altro regalo di questa esperienza è l’essermi innamorato di padre Solinas, vanto e simbolo delle generosità e religiosità di questo paese, che sento molto vicino: vorrei che presto venga canonizzato, insieme ad Antonia Mesina e Maria Gabriella Sagheddu, e mi piacerebbe apprendere la tanto attesa notizia possibilmente dagli olianesi stessi, non da altre fonti! Il giovane martire e nostro compaesano ricorda qual è l’identità di Oliena: tutto quel che siamo è merito della missione della Chiesa, la quale, attraverso uomini di buona volontà della Compagnia di Gesù, hanno portato il Vangelo vivo e concreto alle falde del Corrasi. Per me è molto significativo esprimere i miei pensieri nel giorno della festa di Sant’Ignazio di Loyola e mi sento in dovere di ribadire l’urgenza di assicurare il dovuto ricordo di quanto il nostro pag. 6
Vita Parrocchiale parroco ha fatto e sta facendo per Oliena. Anche con questi sentimenti e convinzioni, ho il piacere di donarvi la vetrata realizzata da don Corrias e dai fratelli Gaddari collocata nella facciata di questo tempio e la monumentale Storia della Chiesa dello Jedin che trovate presso la Biblioteca comunale, perché non vi dimentichiate dei vostri maestri e magari possiate pensare ogni tanto anche a me. Alla fine un grazie a don Filippo, parroco emerito di Ollolai, che ha accolto con entusiasmo la mia nomina e si è dimostrato subito disponibile nei miei confronti! E grazie, unito all’augurio sincero, a don Paolo Carzedda, amico e giovane da mille virtù, che stimo insieme a tutta la sua famiglia! Molto spesso, nei nostri criteri di valutazione – il più delle volte non richiesti – si pensa che un paese necessita più di altri di un viceparroco o di un collaboratore sulla base del numero di abitanti oppure delle realtà che danno lustro alla parrocchia stessa... Ma è sempre più importante tenere presente i bisogni e i diritti di un neo consacrato, perché i primi anni di ministero, nella serenità e nelle esperienze, rappresentano un investimento, affinché lo stesso novello sacerdote cresca e si arricchisca di doni e talenti da far maturare sempre più, per poi restituirli alla Chiesa ancora. L’ultimo pensiero ai piccoli, ovvero i bambini e i diversamente abili, i quali sono stati e restano una gioia. Vorrei fare anche i nomi dei ragazzi ma meglio non rischiare, anche perché è possibile che abbia già involontariamente dimenticato qualcuno. Grazie a ciascuno per l’ospitalità, gli incoraggiamenti, la franchezza dettata dal volersi bene e aiutarsi vicendevolmente. Ci siete tutti e ci sarete sempre, specificando che non è un “addio”, ma un “arrivederci”, perché io verrò a trovarvi e allo stesso tempo vi aspetto. pag. 7
Don Luca
segue da pag. 3 Cronaca di Vita Parrocchiale Il 16 luglio viene celebrata la Festa della B. V. del Monte Carmelo e vengono ricordati i 40 anni di ordinazione presbiterale del Parroco Don Giuseppe Mattana. Il 31 luglio. Festa di S. Ignazio di Loyola, Patrono della Comunità Parrocchiale, Don Luca Mele, nominato Parroco di Ollolai, saluta ufficialmente la Comunità Parrocchiale di Oliena dopo tre anni di intenso ministero pastorale. Il 16 agosto ha inizio la novena in preparazione alla festa di S. Lussorio. Il 21 agosto si rinnova la Festa in onore di San Lussorio, con la Celebrazione e la Processione presiedute dal Vescovo Mons. Mosè Marcìa. Nello stesso giorno si riunisce la nostra Forania per salutare Don Luca Mele che lascia la comunità di Oliena. Il 26 agosto, accompagnato da una numerosa partecipazione di fedeli di Oliena, Don Luca Mele fa il suo ingresso nella Parrocchia San Michele Arcangelo in Ollolai come nuovo Parroco. Il 30 agosto ha inizio la novena in preparazione della Festa di N. S. di Monserrata e contemporaneamente. Inizia il suo servizio pastorale a Oliena come collaboratore del Parroco, il Diacono Don Paolo Carzedda. Anima la Novena Don Michele Pittalis, Parroco di Lodine, in procinto di essere trasferito come Parroco a La Caletta. L’otto settembre si svolge la Festa di N. S. di Monserrata. Il 6 ottobre, con la Celebrazione dei Vespri e con la Lectio, ha inizio il Nuovo Anno Pastorale improntato all’icona evangelica di Marta e Maria, “Contemplazione, preghiera e servizio”. Il 7 ottobre Don Tomaso Puddu viene ricoverato in Ospedale. Il 12 ottobre si riunisce il Consiglio Pastorale Parrocchiale.
Il 14 ottobre inizia la sua attività l’Azione Cattolica Ragazzi. Il 14 ottobre, verso le 22.30, muore all’Ospedale di Nuoro, Don Tomaso Puddu. Il Funerale viene celebrato il 16 ottobre con la presenza del Vescovo, di numerosi confratelli sacerdoti e di una grande partecipazione di fedeli, grati per la presenza, la testimonianza e il servizio reso da Don Puddu alla diocesi e alla comunità parrocchiale di Oliena. Il 21 ottobre si svolge a Monserrata l’incontro dell’Azione cattolica parrocchiale. Il 21 ottobre viene inaugurata la rinnovata Piazza di San Leone Magno con la benedizione da parte del Parroco della statua di San Leone opera dell’artista Paolo Monni, presente alla celebrazione insieme con il Sindaco Bastiano Congiu e a una nutrita partecipazione di fedeli. Organizzato dai vicini ha avuto seguito un momento conviviale. Il 22 ottobre muore a Ozieri Mons. Salvatore Bussu, già vice parroco e anche Parroco di Oliena dal 1967 al 1972. Il 26 ottobre viene celebrato il Sacramento della Riconciliazione con le Confessioni sia al mattino che al pomeriggio con la presenza di vari sacerdoti. Il 26 ottobre si riunisce il Comitato di N. S. di Monserrata per il Bilancio consuntivo e per l’elezione del nuovo Presidente. Risulta eletto Gianni Solinas. Il 4 novembre si rinnova la commemorazione di tutti i Caduti nelle varie guerre. Dall’11 al 16 novembre il Parroco è agli Esercizi Spirituali presso la Casa “Divin Maestro” ad Ariccia. Il primo dicembre il Coro Polifonico Oliena e il Coro Baronia di Torpè, diretti dal Maestro Francesco Ganga, eseguono nella Chiesa Parrocchiale un concerto in memoria di Giannetto Mastroni, già componente del Coro Polifonico e di recente improvvisamente deceduto.
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Acquas Armando, Aresu Sebastiano, Canu Marco, Canudu Andrea, Canudu Matteo, Carrus Irene, Carta Antonio, Columbu Francesco, Corrias Lorenzo, Deiana Mariantonietta, Deias Elena, Evangelista Roberto, Falchi Simone, Fele Francesco, Fele Maria Francesca, Fiori Cristiano, Fiori Virginia, Flore Francesco Giuseppe, Forzinetti Eleonora, Fozzi Federica, Gabbas Ilaria, Garippa Giovanni Antonio, Goddi Luca, Lei Antonio, Loddo Elias, Magrini Ilaria, Manca Edoardo, Maricosu Mariantonietta, Mastini Simone, Mereu Giulia, Mossa Giovanni, Musina Nicolas, Piga Alessia, Piga Benedetta, Piga Luca, Pische Cristian, Porcu Danilo, Puddu Maria Grazia, Puggioni Giuseppe, Puligheddu Andrea Sofia, Puligheddu Cristian, Puligheddu Francesco, Sanna Chiara, Secchi Valentino, Sedda Alessandro, Soddu Francesco, Solinas Antonio, Tanda Valentina, Tilocca Antonio, Verrina Francesco
Comunioni 2018
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Cresime 2018
Acquas Barbara Andrea, Acquas Salvatore, Becciu Andrea, Cabboi Laura, Cadinu Sara, Calaresu Cristian, Capeddu Matteo, Corrias Paolo, Demontis Nicola, Evangelista Alessandro, Fadda Pasquale, Fadda Riccardo, Fele Francesco, Flore Barbara, Lai Daniele, Lande Francesco, Luppu Giovanni, Malatesta Nicola, Mameli Lorenzo, Manca Alice, Manca Elena, Manca Gabriele, Manca Mariagrazia, Mastroni Stefania, Medde Pier Francesco, Mula Riccardo, Murgia Andrea, Nieddu Francesco, Piras Greta, Piredda Alessandro, Pische Giuseppe, Pische Pietro, Pischedda Veronica, Pompitta Francesco, Rubanu Anna Paola, Sale Giovanni, Salis Enrico, Salis Pasquina, Salis Salvatore, Sanna Irene, Secchi Arianna, Sini Manuel, Zanda Angelica Fuori Corso: Careddu Andrea, Mula Francesco, Salis Angelo
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Approfondimenti
La tentazione
Gesù ci ha insegnato che è possibile vincerla rimanendo fedeli al volere di Dio
L’
Assemblea Generale della Conferenza Episcopale italiana, riunita a Roma dal 12 al 16 novembre, ha approvato la traduzione italiana della terza edizione del Messale Romano, a conclusione di un percorso durato oltre 16 anni. In tale arco di tempo, Vescovi ed esperti hanno lavorato al miglioramento del testo sotto il profilo teologico, pastorale e stilistico, nonché alla messa a punto della Presentazione del Messale, che aiuterà non solo a una sua proficua recezione, ma anche a sostenere la pastorale liturgica nel suo insieme. Nell’intento dei vescovi, infatti, la pubblicazione della nuova edizione costituisce l’occasione per contribuire al rinnovamento della comunità ecclesiale nel solco della riforma liturgica. Di qui la sottolineatura, emersa nei lavori assembleari, relativa alla necessità di un grande impegno formativo. Ha destato curiosità e interesse una modifica al Padre Nostro, dove la dicitura “non ci indurre in tentazione” è stata sostituita con “non abbandonarci alla tentazione”. Da qui tante discussioni e aprofondimenti sul significato della tentazione. La tentazione rientra in una delle grandi questioni che l’uomo si pone, mettendosi di fronte al mistero di Dio e della sua volontà. La Parola di Dio ci aiuta a capire che l’esistenza dell’uomo è davvero un essere immersi in una rete di possibili tentazioni: «Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione» (Sir 2,1), dice il libro del Siracide, una raccolta di massime desunte dall’esperienza secolare d’Israele. In secondo luogo, la Chiesa crede che il mistero della tentazione sia legato al valore della libertà, libertà che nell’uomo
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è il «segno altissimo dell’immagine divina» (Gaudium et spes, 8). Chiamato a scegliere definitivamente e liberamente Dio, nell’esercizio di questa libertà l’uomo tende verso di Lui attraverso un cammino, all’interno del quale è posto fra il bene e il male. Qui trova spazio il mistero della tentazione, che non dovrebbe essere vista come un trabocchetto, ma la strada concreta per giungere alla pienezza dell’amicizia con Dio. Dio ci ha creato liberi per amare, perché solo nell’amore ricambiato liberamente si ha la perfezione dell’amore: la comunione d’amore fra gli uomini è un riflesso, una somiglianza della stessa misteriosa comunione che unisce le Persone divine, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (cf Catechismo della Chiesa Cattolica 1701). Gesù stesso, come uomo, ha vissuto l’esperienza della tentazione da parte del demonio e ci ha
insegnato che è possibile vincerla rimanendo fedeli al volere di Dio. Questa lotta di Gesù contro il male e la sua vittoria contro il «diavolo» (detto anche «il tentatore» o «satana») sono anche il nostro cammino personale. Confidando nella vittoria di Gesù, suo Signore, il cristiano prega sempre perché il Padre «non lo induca in tentazione». Di per sé, il termine greco della richiesta del «Padre nostro» dovrebbe essere tradotto con una perifrasi simile a «non lasciarci soccombere alla tentazione». Nella tensione fra la via del bene e quella del male, il credente implora Dio perché non gli lasci prendere la via che conduce al peccato e alla morte. Ed è per questo che nella preghiera che Gesù ci ha lasciato, il “Padre Nostro”, invochiamo il Padre perché impedisca che cadiamo e soccombiamo nel potere del maligno. G. M. pag. 10
Figure che scompaiono
Ricordo di Don Tomaso Puddu
Con don Tomaso va via un punto di riferimento inestimabile per l’intera collettività, che in lui ha riconosciuto sempre il ruolo autorevole di consigliere giudizioso e ponderato
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i è addormentato nella pace del Signore, attorniato dai familiari, nella nottata di domenica 14 ottobre, Don Tomaso Puddu. Dopo una sofferta malattia, che lo aveva tenuto lontano dalle funzioni pubbliche da qualche tempo, il sacerdote olianese ha vissuto gli ultimi giorni della sua esistenza nel nosocomio barbaricino. Il funerale, celebrato nella Chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio di Loyola, alla presenza del vescovo di Nuoro, Mons. Mosè Marcìa, del parroco Don Giuseppe Mattana, del diacono don Paolo Carzedda e dei numerosi confratelli sacerdoti, ha visto l’intera diocesi stretta attorno con affetto e stima al prelato olianese, durante l’ultimo saluto terreno, particolarmente partecipato. Nato a Oliena il 30 marzo del 1936, don Puddu, persona semplice ma dalla grande saggezza, animato da una smisurata profondità culturale e d’animo, è stato ordinato sacerdote da Monsignor Giuseppe Melas il 15 luglio del 1962. Tra i servizi assolti, non si possono non menzionare le differenti esperienze pastorali di Mamoiada, Orotelli e Orani, dove è rimasto negli anni il sincero attaccamento e apprezzamento da parte di molti. Dal 2002, don Tomaso aveva fatto ritorno al suo paese natale, dopo aver prestato la sua preziosa assistenza spirituale ai malati del San Francesco. Nel centro ai piedi del Corrasi operava come collaboratore. “Una missione vissuta con generosa e totale dedizione all’interno della comunità”come ricordato da Don Giuseppe Mattana nel suo commosso ricordo. “La sua è stata una vita di fede e di totale devozione al pag. 11
servizio”- ha aggiunto il parroco. Con don Tomaso va via un punto di riferimento inestimabile per l’intera collettività, che in lui ha riconosciuto sempre il ruolo autorevole di consigliere giudizioso e ponderato. Un sacerdote mite, umile e garbato, cordiale, autorevole guida di diversi movimenti, dall’Azione cattolica ai Cursillos, fino al Rinnovamento nello Spirito. Un sacerdote giudizioso, instancabile annunciatore dei valori del Vangelo, impe-
gnato nella difesa del messaggio cristiano, fermo nella salvaguardia di principi irrinunciabili. La capacità di amicizia e la instancabile disponibilità nei confronti di tutti sono certamente, tuttavia, i tratti maggiormente caratterizzanti di un uomo, che si è totalmente speso per la Chiesa, traducendo concretamente il motto apostolico di Giovanni Paolo II. Quel “Totus tuus” che ha saputo realizzare quotidianamente. Mattia Sanna Su Patiu - Dicembre 2018 - n. 36
Iniziative
I presepi nel borgo: un itinerario tra arte e fede
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an Francesco d’Assisi fu così colpito dal mistero del Dio che si è fatto uomo, che volle riproporlo a Greccio nel Presepe vivente, iniziando una lunga tradizione popolare, che costituisce un elemento della nostra cultura e dell’arte. Questa semplice composizione è in grado di raccontarci una storia molto più complessa e profonda di quanto appare in superficie, è un momento per rendere concreto il divino che è in noi, per rivivere quella gioia e quella meraviglia che l’umanità tanto tempo fa ha provato ed ancora oggi prova di fronte all’avvenimento straordinario dell’Incarnazione. Rimaniamo ammutoliti davanti ad un evento, quasi impossibile da comprendere, di un Dio che «si china» verso l’uomo e ne sceglie la sofferenza. Il Presepe risveglia in noi, non solo l’ammirazione per la bellezza, la preziosità dei materiali e per il talento di colui che lo ha realizzato, ma ci porta anche ad un rinnovamento interiore in cui s’intrecciano sentimenti universali, come lo stupore per il mistero della vita che nasce.
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In questa raffigurazione, tutto è ridotto all’essenziale, quasi a volerci riportare a valori, che sembrano perdersi nel tumultuoso vivere del nostro tempo, quali il silenzio, la pace, la gioia e la tenerezza, senza che il superfluo possa offuscarne il senso, come spesso accade nella nostra quotidianità. Dunque l’arte ci aiuta a ricordare, non solo un fatto del passato, ma un fatto del presente: Dio vuole rinascere nei nostri cuori, nelle nostre vite, nelle nostre case. Una nostra ceramista, Francesca Deledda, il Natale scorso venne invitata ad Urbino a partecipare alla manifestazione “Le vie dei Presepi” esponendo una sua opera in Collegio Raffaello. Oltre trecento presepi, realizzati da valenti artigiani con materiali diversi, sono stati allestisti lungo le vie che si snodano nel centro storico, in cui piazze e chiese sono state inondate dai canti dei bambini delle scuole. Colpita da questa splendida esperienza ha pensato di poter riproporre qualcosa di simile anche ad Oliena. Dopo aver avuto l’appoggio, l’incoraggiamento e la disponibilità
del parroco don Giuseppe Mattana e del vicesindaco Lara Serra, ha contattato alcuni artigiani che hanno accolto entusiasti l’iniziativa. Con arte, mani sapienti e grande creatività hanno saputo plasmare la creta, forgiare il ferro, scolpire il legno, intrecciare i fili di seta in incantevoli ricami e modellare il cioccolato creando delle “Natività” tutte da scoprire. Dall’8 dicembre, quindi, vedrà la luce “Presepi nel borgo”, le loro opere è possibile ammirarle nelle chiese di S. Lussorio, S. Croce, Nostra Signora, San Francesco e S. Anna, fino al 6 di gennaio. I luoghi della rappresentazione non sono casuali, sono stati scelti per la loro sacralità e perché sono i più suggestivi del nostro paese, creando l’occasione per ognuno di noi di poter godere ancora una volta della loro bellezza e del loro misterioso fascino che racconta le nostre radici. Nel cammino intrapreso il visitatore potrà vedere l’allestimento di scene interessanti in cui la Sacra Famiglia rappresenta il fulcro centrale. Una rappresentazione che ci invita a scoprire il vero senso del Natale, un prezioso itinerario di fede e arte che dà speranza e gioia, come una lampada che arde di notte in attesa della luce del giorno, Gesù entra nel mondo e si lega alla storia degli uomini. Invita il visitatore a compiere un pellegrinaggio, come i pastori di Betlemme, che lo porterà, quasi come una metafora, nel cammino che ognuno cerca intraprende nella vita alla ricerca di senso, di felicità, di pienezza, che porta alla straordinaria ricchezza dell’esistere nella sua semplicità e apparente ordinarietà fino a trovare un senso d’infinito. Vuol dire allora uscire della propria casa, spegnere il PC, staccare il telefono, ritrovare se stessi e ritrovarsi con la comunità, è un’avventura personale e comunitaria, che porta al mistero della vita che nasce, al mistero della nostra vita. Bastianina Canudu pag. 12
Figure che scompaiono
In memoria di don Salvatore Bussu: I
ricordi si affollano, mi ritrovo con un gruppo di amici, che hanno conosciuto e stimato don Salvatore Bussu, nel giorno delle sue esequie, nella chiesa Cattedrale di Nuoro. Ognuno ne ricorda un tratto, un incontro, una discussione, una opinione condivisa, più spesso il suo acume critico, il suo Cristianesimo vissuto con esemplare adesione al Vangelo. A noi piace ricordarlo nella sua mitezza, con quel suo mezzo sorriso, mentre ci salutava, sollevando appena gli occhi dal breviario, immerso nella preghiera serale. O quando lo si incontrava tra i viottoli del centro storico, camminare a passo svelto per andare a trovare i malati, per i quali aveva una autentica predilezione. Gli anni trascorsi ad Oliena ci restituiscono un Sacerdote impegnato nell’apostolato e nello studio. Un intellettuale capace di cogliere, con discrezione, ma in anticipo, i cambiamenti che ancora in modo sotterraneo percorrevano la Chiesa e la società. Un sacerdote attento a ciò che si muoveva nel mondo giovanile. Ai giovani sollecitava impegno in parrocchia e impegno nella comunità locale. Li spronava ad assumersi responsabilità, a non essere indifferenti, a sporcarsi le mani, a testimoniare il proprio cristianesimo anche nella società civile. Era autorevole ed aveva ascolto perché aveva voce: scriveva. Gli echi del sessantotto, ancorché flebili, arrivavano anche da noi. Con un gruppo di giovani, raccolti intorno a lui, fondò un giornale parrocchiale con l’intento dichiarato di smuovere le acque limacciose della comunità civile ed ecclesiale olienese. Veicolando proposte e contenuti che venivano da pensatori quali Maritain, Mounier, Mazzolari o dai documenti del Concilio Vaticano II. Egli si faceva così interprete, dei cambiamenti in atto e delle trasformazioni radicali che si annunciavano. I suoi articoli sul settimanale L’Ortobene sono una lucida descrizione dei limiti e delle contraddizioni che si vivevano nella Chiesa e nella società di pag. 13
inquieto per Cristo
quegli anni. Col suo sguardo aperto sul mondo, non taceva il travaglio della Chiesa e la sorte dei tanti cristiani costretti al silenzio da regimi politici illiberali, non mancava di denunciare il funambolismo della politica regionale insieme al “mercato delle vacche” che si consumava nella stantia politica nazionale. Non amava il conformismo e non è mai stato opportunista. Considerava la politica un servizio ed un impegno civile. Aveva parole di fuoco verso quei politici, diventati cinici, che avevano tradito le speranze e le aspettative dei più deboli. Rimproverava i cattolici impegnati in politica per la loro caduta di tensione civile e morale. Aveva alto il senso cristiano della dignità dell’uomo. Così nel Natale 1983 tese la mano ad uomini che si erano macchiati di crimini orrendi e che languivano in carcere. Ci furono molte polemiche che lo addolorarono non poco. Tempo dopo il Vescovo Monsignor Melis riferendosi a quei fatti ed ad un colloquio avuto con don Bussu ebbe a dire “Quella sera io mi sono inchinato davanti al mio sacerdote”. Una testimonianza che è un sigillo sulla coerenza cristiana, sul rigore
morale, sull’impegno civile di un sacerdote esemplare. La sua opera instancabile di pungolatore lo espose ad incomprensioni, perché portatore di un’atmosfera nuova scevra da ogni vanità clericale. La sua libertà interiore, radicata nella figura e nell’opera di Gesù, lo portava a correre dei rischi. I libri e la scrittura erano diventati negli anni il bagaglio essenziale della sua azione pastorale, come ha sottolineato il nostro Vescovo nell’omelia esequiale. Leggeva tanto e scriveva tanto. Le sue riflessioni, le sue ricerche di senso, le sue analisi critiche, le sue provocazioni, talora profetiche, le ritroviamo nei suoi libri. Tutta la sua vita è stata un atto di fiducia in Dio. Nell’approssimarsi dell’ora del distacco ci piace pensarlo porsi la domanda che si poneva il poeta Portoghese Fernando Pessoa: “Ne è valsa la pena?” e rispondere con le parole del poeta “Tutto vale la pena se l’anima non è piccola”. Don Salvatore Bussu, con la grazia di Dio, ha impegnato tutta la sua vita perché la sua anima non fosse piccola.
Francesco Palimodde
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Spazio Giovani
Un’ evento straordinario: il Sinodo dei Giovani
Tema: «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale»
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n’evento straordinario: il Sinodo dei Giovani. Dal 3 al 28 Ottobre 2018, si è svolto a Roma il Sinodo dei Giovani convocato da Papa Francesco. Il Sinodo è l’assemblea generale dei vescovi che si riuniscono per discutere su diversi temi. Il Sinodo di Ottobre, al quale hanno partecipato 267 vescovi, ha avuto come tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Durante questo mese il Papa e i vescovi si sono posti in ascolto delle voci e delle esperienze di tantissimi giovani. Il desiderio che ha spinto il Papa a convocare questa assemblea è stata la necessità di mettere ancora in dialogo la Chiesa con i giovani di oggi. Durante i lavori si è parlato di cosa significhi essere “giovani” oggi, del ruolo delle famiglie, dell’educazione, della scuola e delle università, del lavoro, della spiritua-
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lità, dello sport, della musica, del rapporto tra le varie generazioni, della cultura dello scarto, della sessualità, della difficoltà che colpisce i giovani di saper prendere una decisone che duri “per sempre”, il Papa ha ricordato come la chiamata alla gioia e all’amore sia universale. Papa Francesco ha invitato i giovani ad avere il coraggio di rischiare, di saper fare un proprio progetto di vita, di sapersi mettere sempre in ascolto di Gesù per scoprire quale è il suo progetto per ognuno di loro. Ognuno è chiamato ad uscire da se stesso e seguire Gesù sulla strada che gli indicherà. Durante il sinodo ci si è soffermati sul tema del discernimento, visto come un qualcosa da riscoprire. Sempre più i giovani, per camminare, ogni giorno, hanno bisogno di essere accompagnati spiritualmente, psicologicamente, culturalmente
e sacramentalmente. I giovani di oggi si sentono fragili, per questo è opportuno che le famiglie sappiano cogliere i linguaggi silenziosi dei propri figli; per questo è opportuno che le parrocchie diano ai giovani un ruolo privilegiato nelle sue attività; è sempre più necessario che i sacerdoti si presentino come “padri disposti ad accompagnare”, soprattutto tramite la direzione spirituale, tesoro da far riscoprire, per far conoscere a ciascuno l’universale vocazione alla santità. La Chiesa e il mondo hanno bisogno dell’entusiasmo dei giovani. I vescovi hanno chiesto ai ragazzi di farsi compagni di strada dei più fragili, dei più poveri, dei feriti dalla vita. Per la Chiesa sono i giovani la speranza, ciò che da fiducia e consolazione al mondo sofferente. Il documento finale del sinodo si conclude con queste parole, che vogliamo
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Spazio Giovani
lasciare ai giovani di Oliena, affinchè anche loro possano sentirsi indispensabili per la vita buona della nostra parrocchia e del nostro paese: “Vogliamo essere collaboratori della vostra gioia, dicono i vescovi, affinchè le vostre attese si trasformino in ideali. Siamo certi che sarete pronti a impegnarvi con la vostra voglia di vivere, perché i vostri sogni prendano corpo nella vostra esistenza. Le nostre debolezze non vi scoraggino, le debolezze e i peccati non siano ostacolo alla vostra fiducia. La Chiesa vi è madre, non vi abbandona, è pronta ad accompagnarvi su strade nuove, su sentieri di montagna dove il vento dello Spirito soffia più forte, spazzando via le nebbie dell’indifferenza, della superficialità, dello scoraggiamento. Quando il mondo, che Dio ha tanto amato da dargli il suo Figlio Gesù, è ripiegato sulle cose, sul successo immediato, sul piacere e schiaccia i più deboli, voi aiutatelo a pag. 15
rialzarsi e a rivolgere lo sguardo verso l’amore, la bellezza, la verità la giustizia. Siate il presente, siate il futuro più luminoso”. In preparazione al sinodo si è svolta in Agosto la giornata nazionale dei giovani a Roma. Tantissimi giovani hanno incontrato il Papa e pregato insieme a lui. Logicamente in mezzo a migliaia di giovani non potevano mancare anche dei giovani di Oliena. Una decina dei nostri giovani hanno infatti partecipato insieme a quelli dei paesi della nostra diocesi. Condivido con voi la testimonianza di una delle nostre ragazze, con la speranza che in altri/e nasca il desiderio di vivere in prima persona quest’esperienza di Chiesa: “L’esperienza vissuta a Roma ad agosto in vista del sinodo è stata ricca di emozioni. Il camminare tutti assieme e il condividere stanchezza e felicità sono stati punti chiave di questo percorso molto particolare. Per me è stato questo, ma soprattutto è stato il partire
in un modo e tornare in un altro, lasciando “macigni del cuore” durante il cammino per tornare più leggera. In quei giorni Papa Francesco ci ha voluto incontrare per dirci di credere prima di tutto in noi stessi e nei nostri sogni, di non cedere davanti alla prima difficoltà, grande o piccola che sia, ma di ripartire dai propri sogni e desideri. Crederci davvero e farne realtà, perché siamo giovani e da tali, nel nostro piccolo, possiamo creare una realtà migliore. Basta solamente crederci. Questo è ciò che ci è stato detto, questo è ciò in cui credo nella Chiesa. Una Chiesa pura, che crede nei giovani, dà loro delle possibilità, è fonte inesauribile di speranze e si dissocia da ogni situazione inconveniente che provoca spesso fraintendimenti. Credo alla Chiesa di Papa Francesco, il quale il giorno della veglia ci ha salutati con questa frase: “andate avanti, rischiate, sognate in grande!”
Don Paolo
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Vita Comunitaria
Natale e lo spirito di Comunità
C
Si può ripartire dalle piccole cose di tutti i giorni
ol Natale alle porte ci pare utile scrivere due parole su dei valori che ultimamente stiamo un pochino perdendo di vista: lo spirito di comunità, il senso civico. Possiamo farlo ripartendo dalle piccole cose di tutti i giorni, neppure troppo difficili individuare. Il parcheggio selvaggio. Le strade sono diventate una giungla. Macchine parcheggiate ovunque: marciapiedi, passi carrabili, strisce pedonali, parcheggi riservati ai disabili, spazi carico scarico. La situazione non ci piace, ci lamentiamo, eppure noi stessi siamo complici. Prendiamo la macchina per spostarci anche di poche centinaia di metri. Dobbiamo averla sempre “a portata d’occhio”, anche seduti al tavolo di un bar. Basterebbe fare qualche metro in più per parcheggiare meglio ed evitare i disagi alla circolazione a cui quotidianamente siamo costretti ad assistere: disagi alle vetture, ai mezzi pesanti quali i pullman dell’ARST, disagi durante le cerimonie in centro. Paghiamo per la palestra, per perdere qualche chilo, eppure mai ci sogneremmo di andarci a piedi. Ci lamentiamo per la scarsa sicurezza all’uscita delle scuole dei nostri figli eppure siamo i primi ad andare a parcheggiarci a pochi metri dal portone.
gna quando basterebbe avvicinarsi all’isola ecologica o semplicemente effettuare un ritiro con una telefonata.
Il rispetto per gli altri. Quante volte occupiamo degli spazi comunitari che non ci spettano oppure non li laI rifiuti. Basta osservare la vignetta sciamo come li abbiamo trovati. E se in questa stessa pagina: siamo sicuri non lo facciamo noi quanto siamo in di non esserci mai trovati nella situa- grado di trasmetterlo ai nostri figli? zione del Cittadino 1? Eppure anche qua basterebbe sempli- Siamo sempre pronti a lamentarci cemente mettersi in tasca il fazzolet- di queste piccole cose ma raramente tino che si sta per gettare via, sino a disposti a fare qualcosa per risolvertrovare un cestino in cui depositarlo. le. Aspettiamo che qualcuno le risolOppure, quando si è in macchina, te- va per noi. nerlo nel vano della portiera invece Le istituzioni politiche, la scuola, chi che gettarla dal finestrino. deve fornire dei servizi, tutti hanno Paghiamo profumatamente la tas- la responsabilità di dover fare il prosa sui rifiuti eppure ci prendiamo la prio dovere. Ma questo non esime briga di andare a buttarli in campa- noi cittadini dal fare il nostro, anche
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nelle piccole cose. Se ognuno di noi anziché buttare una cartaccia ne recuperasse una da terra per poi gettarla nell’immondizia, il paese sarebbe molto più pulito e accogliente. Se si usasse meno la macchina e si facesse qualche metro a piedi in più, anche solo per trovare un parcheggio più lontano, la sicurezza stradale, che è un bene di tutti, sarebbe garantita. Il rispetto delle regole consentirebbe a tutti di vivere sicuri ed avere intorno un decoro urbano adeguato. In generale quello che serve è un pochino di rispetto in più per gli altri. Con la collaborazione di tutta la comunità e recuperando un po’ di senso civico questo è possibile. Possiamo provarci a Natale?
Guglielmo Puligheddu pag. 16