Vietri a bitti

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21-08-2008

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VIETRI SUL MARE, centro ceramico di antica tradizione, sorge lungo la celebre Costiera Amalfitana. Senza soluzione di continuità, vi si arriva dalla periferia nord di Salerno. Vietri contrassegna anche una invitante uscita dall'autostrada Napoli-Salerno, riconoscibile dall'alto della carreggiata per la svettante cupola maiolicata e policroma, stagliata contro il mare azzurro, della parrocchiale di San Giovanni Battista. BITTI, centro barbaricino a una trentina di km a nord-est di Nuoro, è oggi noto per il suo canto a tenore. Il suo territorio è caratterizzato dalla presenza del parco archeologico di Su Romanzesu, testimonianza dell'endemica civiltà nuragica. La sua tradizione ceramica nasce nel 1996 con Terrapintada ma le ceramiche di Vietri vi arrivavano, soprattutto attraverso la vicina Orosei, già nel XIX secolo. Il presente Catalogo è stato realizzato in occasione della Mostra Vietri a Bitti. Interazioni. Viaggio nelle culture ceramiche nazionali, curata da Antonello Cuccu, allestita presso il laboratorio Terrapintada a Bitti, 11 luglio - 30 settembre 2008, sotto il patrocinio del Comune di Bitti e della Provincia di Nuoro, Istituzioni che gli organizzatori ringraziano insieme a tutti coloro che, con il prestito delle opere o con apporti diversi, hanno reso possibile l'iniziativa.

terrapintada Fotografia: Nelly Dietzel (ad eccezione della foto n. 7, Archivio Ilisso Edizioni) Grafica: DICU Stampa: tipografia La Bittese

MATILDE ROMITO è Ispettore archeologo per il Ministero dei Beni Culturali dal 1979 al 1988; dall'ottobre 1988 dirige le Biblioteche e i Musei Provinciali del Salernitano fra i quali è compreso il Museo della Ceramica di Villa Guariglia a Raito. Grazie al nuovo impulso dato a questa Istituzione, negli anni arricchita e ampliata, congiuntamente alla cura e alla pubblicazione di numerosi studi di settore, affiancati costantemente da esposizioni, Matilde Romito ha reso possibile l'attuale grande risalto di cui gode la ceramica di Vietri sul Mare. ANTONELLO CUCCU, architetto studioso di ceramica contemporanea, è dal 1997 parte della Ilisso Edizioni di Nuoro; ha pubblicato diversi contributi fra i quali Cento Anni di Ceramica (Nuoro, 2000), riflessione sulle produzioni sarde del XX secolo.


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testi Matilde Romito Antonello Cuccu


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mercato turistico e di massa, per il quale era senz’altro indispensabile attrezzarsi con il colore degli smalti e la figurazione (caratteri graditi alla larga utenza), ottenendo forme utili ma anche “belle”. Da quel momento egli letteralmente firma manufatti tipologicamente in sintonia con l’idea di una ceramica mediterranea, nella quale moderno e arcaico si mescolano per quel tanto che basta ad agevolarne l’inserimento anche nell’appartamento di città. Com’è noto già al 1956 era vivo in Sardegna il dibattito sulla maiolica artistica: a Sassari con Gavino Tilocca e Giuseppe Silecchia, a Cagliari

20. ICS, Industria Ceramica Salernitana designer: Richard Dölker Vaso con aggiunte plastiche fine anni Venti, maiolica, h 23,5 cm.

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“Su Gologone” di Oliena), nell’esposizione testimoniati attraverso un esemplare. L’allestimento della mostra, ordinata al piano terra dell’edificio che ospita su tre livelli il laboratorio Terrapintada, propone aree tematiche omogenee: riggiòle, Dölker, Ernestine, Procida, nuove proposte Terrapintada, Nioi, ecc. Fra le riggiòle – esemplari soprattutto napoletani provenienti da una raccolta privata di Serramanna, salvati dalle demolizioni di edifici storici anche dei centri circostanti – è testimoniato un esemplare proveniente dalla chiesa di Nostra Signora di Loreto a Mamoiada. L’edifico, di origine settecentesca, ha subito un rimaneggiamento negli anni a cavallo fra Otto e Novecento, sotto le maestranze dirette dal capomastro Antonio Francesco Pirinu. Costui, originario di Bosa e memore dei pavimenti nelle ricche abitazioni affacciate sul corso Vittorio Emanuele della cittadina sul Temo, aveva immesso negli spazi della sagrestia quelle pregiate mattonelle ceramiche, oggi smantellate a seguito di usura e consunzione. La produzione di Richard Dölker è stata riassunta con tre mattonelle realizzate per l’I.C.S.,

25. Günther Stüdemann (?) Capra (anni Venti), maiolica, h 15 cm. 26. Günther Stüdemann (?) Alce (anni Venti), maiolica, h 16 cm.

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provenienti dalla collezione di Irene Kowaliska. Costei, di passaggio ad Assisi negli anni Sessanta, le aveva fortuitamente acquistate da un antiquario. Il gruppo completo, oggi in una collezione privata nuorese, è formato da sei pezzi raccolti entro cornice in due gruppi da tre. I soggetti, ispirati ai mosaici pompeiani in bianco/nero, rappresentano scene classiche, delle quali “Riccardo”, da colto viaggiatore nel paese dove più forte è il fascino dell’antico (Vietri peraltro si trova in prossimità della piana di Battipaglia nella quale sorge Paestum), era intriso di cultura umanistica e di ammirazione per le stratificazioni che hanno nel Mediterraneo il più meraviglioso teatro di storia e di miti. I caratteri di questo eccellente disegnatore sono pure evidenti nel vaso bottiglia, schiacciato in pancia e impreziosito sulla spalla da un’aggiunta plastica zoomorfa; esemplare simile a quello pubblicato sulla rivista Domus nel 19304. Con Dölker e soprattutto con sua moglie Elsie Schwarz, la tradizione vietrese si arricchisce di diversi filoni plastici, zoomorfi e antropomorfi; modalità certamente rafforzata

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e diffusasi con questa coppia ma forse frequentata anche da un altro ceramista tedesco loro predecessore: Günther Stüdemann. Forse a lui o alla sua cerchia sono da attribbuire la capra e il vivacissimo alce della fine degli anni Venti, soggetto che sembra quasi incredibilmente tratto da un cartone animato disneyano. Di Irene Kowaliska sono due piatti realizzati nella fabbrica di sua proprietà (1936-41 circa), siglati dal giovane aiutante Gaetanino con il noto IK, uccellino e ITALIA (a lui era in carico anche il decoro in verderame delle tese dei piatti), nei quali l’autrice ha disegnato centralmente sul fondo un asino e, nell’altro, un uccello di fantasia; entrambi circondati dalla consueta aura stellata che accentua l’atmosfera sognante della composizione, nei modi aggraziati ch’ella trasfondeva con naturalezza negli atteggiamenti figurali e nei segni pittorici. Il piatto con l’asino, donato da Kowaliska agli attuali collezionisti (residenti a Bosa e a lei legati da un profondo legame di stima e affetto), è assimilabile agli esemplari consimili presenti nelle raccolte del MIC di Faenza e nel Museo di Villa Guariglia a Raito, mentre l’altro, più astratto e singolare, è parte di un servizio andato smembrato. In entrambi, come da consapevole prassi più volte ribadita dall’autrice, è salvato l’arcaismo formale tradizionale di non realizzare il


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27-28-29-30. Irene Kowaliska Piatto piano, seconda metà degli anni Trenta, maiolica, Ø 25 cm; tazza da brodo con piattino, seconda metà degli anni Trenta, maiolica, piattino Ø 18,3 cm, tazza Ø 12 cm; piatto fondo, seconda metà degli anni Trenta, maiolica, Ø 25,5 cm. Kowaliska apre finalmente una sua fabbrica nel 1936, attività autonoma tuttavia di breve durata in quanto nel 1943 un bombardamento americano, colpendo la linea ferroviaria fra Vietri e Cava dei Tirreni, distrugge la costruzione da lei lasciata anni prima con l'ingresso dell'Italia in guerra (1941) ma anche per la nascita a Roma di suo figlio Misha. L'asinello raffigurato sul fondo, nel ricordo dell'autrice costituiva anche una memoria del piccolo asino osservato in Sardegna nell'estate del 1932 (minuscolo di taglia ma in grado di trasportare su di sé “una casa”) e del quale aveva insistentemente sentito dal suo amico Dölker che, fra l'altro, l'aveva spinta a visitare l'isola. Kowaliska, particolarmente attaccata a ciò che rappresentava la luna (astro da lei in special modo amato e rappresentato), ne ritrovava sull'asino un segno significativo: la scura falce disegnata sulla sua groppa.

piede al piatto. Della stessa Kowaliska è presente anche una scodella da brodo con due manici e piattino, anch’essa parte di un servizio realizzato per l’ENAPI. Fu la stessa ceramista, constatato l’esiguo numero di suoi pezzi sopravvissuti alla seconda guerra mondiale, a frazionare questo servizio, donandone parte agli amici; uno di quelli tenuto per sé è confluito attraverso gli eredi al Museo di Villa Guariglia. Di Ernestine Kannon, designer americana compagna dell’imprenditore salernitano Matteo D’Agostino (insieme costituirono una celebre coppia animatrice della brillante 24


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vita in “costiera” degli anni Cinquanta), la mostra propone diversi pezzi, tutti rappresentativi di quello stile che costituisce l’ultima zampata da leone della ceramica d’area vietrese, prima del suo declino negli anni Settanta. L’industria D’Agostino, specializzata in materiali ceramici per l’edilizia, ha aperto a Ernestine (questo anche il nome del marchio aziendale di questo particolare filone produttivo) la possibilità di realizzare linee seriali in terraglia a colaggio, distinte da attento e raffinato design misto a interventi artigianali nei decori. Soggetti ricorrenti: i fiori mediterranei fra i quali l’oleandro, la felce, la pervinca, la magnolia, la margherita. Significativi i due piatti degli anni Cinquanta di Salvatore Procida, esito di una assoluta libertà compositiva; sperimentazione potenziata nella tecnica che ricorre al vetro macinato applicato sullo smalto, dalla resa spugnosa nella superficie; prassi condivisa anche nei lavori più tardi del fratello Giosuè. Infine, se di Nioi si è detto, necessita di un accenno il lavoro di Terrapintada che, a differenza di quello del ceramista di Assemini, si rapporta a Vietri per la prima volta proprio in questa occasione. Partendo dagli inesauribili motivi delle riggiòle, materiali osservati per la prima volta a Bosa nella citata occasione espositiva del 2002-03, Terrapintada propone contenitori di varia forma e misura, il cui coperchio, forato per la presa, riporta, ingrandito, un dettaglio tratto da una riggiòla. Il risultato di ciascun lavoro propone un vero tripudio di colori (profondo e vero omaggio al carattere vietrese e campano). Segni e campiture che si animano sul coperchio ma che si asciugano in monocromia sul corpo del contenitore; scelta che, dando risalto al linguaggio della parte superiore, sottolinea la forma sottostante senza intaccarla.

31. Fabbrica MUSA Piatto sagomato, anni Quaranta, maiolica, lunghezza 19,5 cm. Le case sullo sfondo presentano la copertura a cupola in stile arabo; architettura tipica delle abitazioni della Costiera Amalfitana nella quale si trova appunto Vietri sul Mare. 31

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Concetto così radicato che un artista rappresentativo e contemporaneo come Costantino Nivola, dedicandosi alla ceramica, non si è spinto oltre la terracotta. 2 Alcuni acquarelli sardi di Dölker sono stati recentemente acquisiti dai Musei Provinciali del Salernitano ed esposti nel Museo della Ceramica di Villa Guariglia a Raito. 3 La mostra a carattere antologico (ceramiche, disegni, tessuti, vetri) dedicata al sessantesimo anno di lavoro italiano della ceramista, si è svolta dal 2 al 16 maggio 1991, presso lo spazio dell’Associazione Culturale “Novissima”, con sede in via Frigaglia, Sassari, catalogo Ilisso Edizioni). 4 Fotografia riportata in G. Napolitano, Elsie Schawarz Dölker. Dalle suggestioni di Vietri alla creatività di Donburg, Segno Associati, Salerno 2008, fig. 26, p. 31. 1

32. Fabbrica MUSA Candelabro, anni Quaranta, maiolica, h 20,5 cm. Pendant di una coppia simile nella forma, radicalmente variata nel decoro.

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33. I.C.A.M., Fabbrica Pinto Mangiatoia di asinelli (anni Cinquanta), maiolica h max 6,8 cm.

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34. MCM, Manifatture Ceramiche Meridionali Asini con carretto (anni Cinquanta), maiolica lunghezza 46 cm. 35. MDL Asino con ceste (anni Cinquanta), maiolica h 19,5 cm.

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36-37. CAS, Ceramica Artistica Solimene (?) Asino con basto (anni Settanta), maiolica h max 27 cm. Il soggetto dell'asino è stato proposto dai ceramisti vietresi in una gamma davvero infinita di varianti anche dimensionali. 38. Andrea D'Arienzo Asino, seconda metà degli anni Ottanta maiolica, lunghezza 18 cm.

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39-51. Soggetti vari L'insieme, a titolo documentario ed esemplificativo, riporta il composito contenuto di una vetrina allestita nella Mostra della quale la presente pubblicazione costituisce il Catalogo. Tra gli altri: con il n. 39 è raffigurato un Asino realizzato da Giosuè Procida (seconda metà degli anni Ottanta, maiolica, lunghezza 25 cm), curiosa figura da presepe; di questo autore, a metà fra il popolare e il geniale creatore, sono pure la Capra (n. 50, seconda metà degli anni Ottanta, maiolica, h 12,5 cm), coloratissima e derivata da un precedente modello di Dölker (di cui un esempio splendido è nella raccolta di Alfonso Tafuri a Salerno), e il caricaturale Assessore comunale (n. 42, seconda metà degli anni Ottanta, maiolica, h 6,4 cm), personaggio modellato a seguito di una richiesta che ordinava la realizzazione dell'intero Consiglio comunale di un centro vicino a Vietri, in cui il sindaco sarebbe dovuto essere raffigurato come un ciucciariello ragliante e direttore d'orchestra mentre gli assessori, suoi sottoposti, raffigurati quali esseri informi e nell'atto di applaudire. La committente era stata una signora che, una volta ottenuta l'opera, l’aveva esposta nella vetrina di un negozio, proponendola al pubblico ludibrio. Il fatto sottolinea come a Vietri la ceramica sia radicata in molti aspetti della quotidianità. 52. Andrea D'Arienzo Elefante, seconda metà degli anni Ottanta, maiolica, h 10,5 cm.

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60-61. Fabbrica Matteo D'Agostino designer: Ernestine Kannon Acetiera, anni Sessanta, terraglia a colaggio, dipinta e invetriata, lunghezza vassoio 18,3 cm; acetiera (anni Settanta), terracotta a colaggio maiolicata, lunghezza vassoio 18 cm. La Ernestine fu certamente fra le prime produzioni in Italia a utilizzare quale decoro lo smalto rosso al selenio.

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62. Terrapintada Contenitore con coperchio, Collezione Vietri, 2008, maiolica, h 30 cm. Nel fusto sono mantenute le caratteristiche dei vasi più consueti alla manifattura Terrapintada. La novità è costituita dalle colorazioni vivaci (omaggio a Vietri e alla estroversa cultura campana) soprattutto nel coperchio, le cui variazioni riportano la grammatica decorativa delle riggiòle. Pagina a fronte: 63. Mostra “Vietri a Bitti”, particolare dell'allestimento presso lo spazio al piano stradale della sede di Terrapintada: laboratorio-impresa artigiana nata nel 1996, composta da Simonetta Marongiu, Giulia e Robert Carzedda. La produzione Terrapintada spazia dai manufatti d'uso (piatti, ciotole, vasi, etc.) a oggetti dove la creatività è più libera (Teula, Mesale). Dall'iniziale espressività tratta da un lessico postmoderno (campiture, sfumature, incisioni o finanche all'inserimento di altro materiale come il rame), gli oggetti si sono andati asciugando nella forma e nel decoro spesso monocromo (Settanta). 64. Terrapintada Coperchio, Collezione Vietri, 2008, maiolica, Ø 25 cm.

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VIETRI SUL MARE, centro ceramico di antica tradizione, sorge lungo la celebre Costiera Amalfitana. Senza soluzione di continuità, vi si arriva dalla periferia nord di Salerno. Vietri contrassegna anche una invitante uscita dall'autostrada Napoli-Salerno, riconoscibile dall'alto della carreggiata per la svettante cupola maiolicata e policroma, stagliata contro il mare azzurro, della parrocchiale di San Giovanni Battista. BITTI, centro barbaricino a una trentina di km a nord-est di Nuoro, è oggi noto per il suo canto a tenore. Il suo territorio è caratterizzato dalla presenza del parco archeologico di Su Romanzesu, testimonianza dell'endemica civiltà nuragica. La sua tradizione ceramica nasce nel 1996 con Terrapintada ma le ceramiche di Vietri vi arrivavano, soprattutto attraverso la vicina Orosei, già nel XIX secolo. Il presente Catalogo è stato realizzato in occasione della Mostra Vietri a Bitti. Interazioni. Viaggio nelle culture ceramiche nazionali, curata da Antonello Cuccu, allestita presso il laboratorio Terrapintada a Bitti, 11 luglio - 30 settembre 2008, sotto il patrocinio del Comune di Bitti e della Provincia di Nuoro, Istituzioni che gli organizzatori ringraziano insieme a tutti coloro che, con il prestito delle opere o con apporti diversi, hanno reso possibile l'iniziativa.

terrapintada Fotografia: Nelly Dietzel (ad eccezione della foto n. 7, Archivio Ilisso Edizioni) Grafica: DICU Stampa: tipografia La Bittese

MATILDE ROMITO è Ispettore archeologo per il Ministero dei Beni Culturali dal 1979 al 1988; dall'ottobre 1988 dirige le Biblioteche e i Musei Provinciali del Salernitano fra i quali è compreso il Museo della Ceramica di Villa Guariglia a Raito. Grazie al nuovo impulso dato a questa Istituzione, negli anni arricchita e ampliata, congiuntamente alla cura e alla pubblicazione di numerosi studi di settore, affiancati costantemente da esposizioni, Matilde Romito ha reso possibile l'attuale grande risalto di cui gode la ceramica di Vietri sul Mare. ANTONELLO CUCCU, architetto studioso di ceramica contemporanea, è dal 1997 parte della Ilisso Edizioni di Nuoro; ha pubblicato diversi contributi fra i quali Cento Anni di Ceramica (Nuoro, 2000), riflessione sulle produzioni sarde del XX secolo.


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