Dossier Turn A Gundam

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Per ogni Gundam (called  Gundam) Gundam) Turn A Gundam è sicuramente una serie molto particolare nel panorama del franchise del mobile suit bianco. Questo Gundam nasce infatti negli anni ’90, che sono stati indubbiamente quelli delle innovazioni “alternative” nonostante si fossero invece aperti con alcuni tra i migliori prodotti della timeliene classica dell’Universal Century ( le serie OAV 0080, 0083 e il film F91). Il punto di svolta si ebbe del 1993 con la trasmissione in TV di Victory Gundam. Questa serie segnò l’addio di Yoshiyuki Tomino alla sua creatura più famosa che lo aveva reso celebre e portato nell’olimpo degli autori di fantascienza animata nipponica insieme ad altri giganti come Nagai e Matsumoto. Da quel momento, per il franchise, tutto cambiò. Nuovi autori (primo tra tutti il grande Imagawa) si affacciarono sulla scena “gundamica” che, se si esclude la produzione della serie OAV di 08th MS Team (ambientata nella timeline classica), era totalmente improntata all’innovazione e al tentativo di “reinventare” una saga che ormai era già talmente matura da risultare leggendaria. Le nuove produzioni, come è naturale, si rivolgevano a un pubblico nuovo, ovvero gli adolescenti che non erano nemmeno nati quando Tomino inventò l’Universal Century. Nacquero così, con alterne fortune, le serializzazioni televisive di Gundam G, Wing e X. Con l’approssimarsi del ventennale del 1999 Sunrise decise che era il caso di celebrare l’evento richiamando direttamente Tomino 2

(ormai assente dalla scena gundamica da molti anni). Il maestro, che non aveva fatto mistero di non voler più dirigere una serie di Gundam, chiese e ottenne “carta bianca” per reinventare ancora una volta la sua creatura più famosa. Le scelte che Tomino adottò furono quindi tanto radicali quanto personali. L’idea principale fu quella di costruire un ipotetico finale “Per ogni Gundam” (rappresentato dal simbolo matematico ) a prescindere da quale fosse la timeline di appartenenza (Universal Century, Future Century, After Colony, After War). La prima scelta, sconvolgente per una serie di Gundam, fu quella di mettere i mecha in secondo piano rispetto agli elementi della realizzazione. Ne vennero realizzati un numero esiguo e in compenso, come omaggio alla storia passata vennero riproposti con poche o nessuna modifica, modelli gloriosi come gli Zaku I e II e mezzi come il Gallop. Per i mecha design principali venne invece contattato, per la prima e unica volta, un autore americano: Syd Mead. Mead è un vero e proprio “guru” nel campo del design per la fantascienza mondiale. Solo per dare un’idea di chi è Mead, basti pensare che sono suoi i design di classici hollywoodiani come Star Trek - The Motion Picture, Tron, Aliens, Strange Days e, soprattutto, Blade Runner. A Syd Mead, Tomino chiese di reinterpretare il classico Gundam di Okawara e il risultato fu sorprendente.


Lo schema cromatico rimase fedele a quello dello storico Gundam RX-78-2 ma il design venne stravolto. La caratteristica più evidente furono le linee curve e soprattutto i due evidentissimi “baffoni”. La seconda idea fu invece quella di concepire la trama, ovviamente di guerra, secondo uno schema che non vedesse la contrapposizione di due grandi eserciti ma, piuttosto, di qualcosa che s’inspirasse al conflitto israelopalestinese in cui le parti contrapposte sono costituite da due popoli: uno tecnologicamente avanzato (Moonrace) che cerca di tornare nella Terra da dove è venuto; l’altro (i terrestri) più primitivo che invece difende la Terra dove abita considerandola sua. La terza idea era quella di avere un protagonista dall’animo talmente pacifico da lottare costantemente perché si arrivi a una pace condivisa. Questa volontà nasce dal suo dilemma personale; lui infatti è un Moonrace che però vive e lavora da anni in armonia con i terrestri.

La trama prende luogo in un futuro lontanissimo in cui l’epoca delle colonie si è conclusa e l’ultima, cataclismica, guerra ha letteralmente sepolto ogni forma di civiltà sulla Terra riportandola a uno stadio primitivo. Quest’epoca viene nominata “età oscura”. Lentamente però l’umanità comincia a riappropriarsi di una forma di civilizzazione che, nell’anno 2345 CC (che pare stia per Correct Century) arriva a uno stadio simile a quello della Terra ai primi del ‘900 AD. Il giovane e rampante uomo d’affari Gwen Lineford III, figlio del leader di Inglessa (nazione situata sulla East Coast di Ameria, continente che coincide con l’antico Nord America) conduce delle trattative segrete con il popolo Moonrace che vive da millenni sulla Luna. I Moonrace sono gli eredi degli umani che vivevano sulla Luna e godono dell’avanzatissima tecnologia spaziale lasciata dai loro antenati. I Moonrace, alla guida della buona e saggia Regina Dianna Soriel, hanno deciso di procedere al “piano di ritorno” che prevede di riportarli alla madre Terra, loro patria natia. I Moonrace non

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sono sicuri che il loro corpo sia ancora adatto all’atmosfera e alla gravità della Terra e, nel 2343 CC, inviano sul pianeta tre giovani “cavie” che, per quanto possibile, cerchino di ambientarsi in segreto tra la primitiva popolazione terrestre. Nel frattempo, altrettanto segretamente, procedono le trattative tra Lineford e i Moonrace. Le trattative prevedono che Inglessa accetti la cessione del territorio denominato “Sunbelt” in cambio di informazioni sulla tecnologia avanzatissima dei Moonrace che consentirebbe a Lineford di primeggiare sulle altre nazioni della Terra. Tuttavia qualcosa va storto e una missione ricognitiva sulla Terra di alcuni MS dell’esercito Moonrace si trasforma in una battaglia che provoca molte vittime tra i terrestri i quali all’improvviso si rendono conto di essere sotto attacco di una misteriosa e potentissima forza che viene dallo spazio. Proprio durante l’attacco era in corso la “cerimonia della maggiore età” tra i giovani di Inglessa presso l’antica statua denominata “Whitedoll”. Uno dei ragazzi che partecipa al rito è il giovane Loran Cehack ovvero uno dei tre Moonrace segretamente atterrati sulla Terra anni prima e che nel frattempo si è 4

perfettamente ambientato in questo nuovo mondo. Loran, a differenza di tutti gli altri giovani in preda al panico terrorizzati dalle cosiddette “bambole meccaniche”, capisce immediatamente che l’attacco è opera dei MS dei Moonrace. Lo stupore aumenta quando vedono crollare sotto i loro occhi, la statua che fino a quel momento era al centro del rituale e dalle sue macerie sorge un Mobile Suit dall’aspetto bizzarro quanto misterioso. Il Mobile Suit viene immediatamente soprannominato “Whitedoll” dal nome della statua che lo conteneva. Il Whitedoll, senza nessuno a bordo, si attiva e sfoderando un beam rifle inizia a fare fuoco contro i Mobile Suit dei Moonrace che tutto si aspettavano fuorché doversi misurare con un Mobile Suit nemico proprio sulla Terra. Loran sa come pilotare un Mobile Suit e si rende conto di essere in grado di manovrare il Whitedoll. Egli viene arruolato, suo malgrado, nella “Milizia”, ovvero la forza armata di Inglessa. Con il passare del tempo, altri MS vengono rinvenuti nel sottosuolo terrestre, resti ben conservati risalenti all’Età Oscura. Loran, di animo gentile e puro è combattuto nel non sentirsi pienamente Terrestre o Moonrace dato che la sua vita è a metà


tra i due mondi e soffre malamente nel dover combattere una guerra per lui fratricida. La trama è un continuo susseguirsi di scontri seguiti da infruttuosi tentativi di riappacificarsi tra le parti. Tuttavia, da ambo i lati c’è chi ordisce oscure trame di potere e conquista approfittando della confusione. Tomino con Turn A Gundam ha detto tutto quello che ancora non aveva espresso nei suoi numerosi lavori precedenti. Il risultato è davvero notevole. Le animazioni sono pregevoli così come lo è il character design di Akira Yasuda. Le musiche sono fenomenali, come c’era da aspettarsi dalle mani di Yoko Kanno. Tunr A Gundam poi è una serie “quasi del tutto priva di fanservice. Non ci sono battaglie spettacolari (per quanto non manchino delle belle sequenze di guerra) tra mobile suit luccicanti, né scontri tra newtype superpotenti, né tanto meno discinte eroine pettorute. La trama è lenta e complessa e i personaggi sono forse i più “umani” che Tomino ci abbia mai presentato in Gundam (anche se 0080 da questo punto di vista è una vetta inarrivabile). L’intenzione di Tomino era quella di dare un finale a tutto il Gundam che era stato prodotto fino a quel momento e c’è riuscito benissimo. Inoltre la sequenza finale dell’ultimo episodio, lunga quasi 10 minuti, è un vero inno alla vita e alla visione positiva di essa. In pratica l’esatto opposto di quella che Tomino ci aveva lasciato alla fine di Victory Gundam e del suo catartico bagno di sangue.

Tutte rose e fiori dunque? Non proprio. In effetti alcuni dei difetti tipicamente tominiani sono ancora tanto presenti quanto evidenti. Alcuni personaggi hanno una funzione di jolly e cambiano umore, carattere e atteggiamento a seconda della necessità narrativa. Un altro problema è probabilmente legato al gioco di scambi ed equivoci tra Dianna e Kihel che alla lunga può arrivare a confondere e irritare lo spettatore. A ogni modo la godibilità complessiva dell'opera non ne risente gravemente. Turn A Gundam, per concludere, è senz'altro una delle migliori produzioni che il franchise abbia mai visto. Innovativa nel concept ma senza essere stravolgente nei confronti di chi, come me, ha amato (e ama) Gundam. La serie conta 50 episodi trasmessi in Giappone tra il 1999 e il 2000. Nel 2001 e nel 2002, la serie TV è stata condensata in 2 film cinematografici. In Italia tutto il materiale video di Turn A è (ancora?) inedito. A cura di Zooropa

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INTERVISTA A SYD MEAD Syd Mead è un designer laureato all' Art Center College in California. Ha lavorato per l'advanced design di Ford e come product designer per Philips. Ma soprattutto è un “visual futurist”, le cui visioni sono state usate per alcune delle più note produzioni del cinema di fantascienza. L'elenco comincia nel 1978 con V'ger per Star Trek The Motion Picture, i veicoli e le ambientazioni di Tron e Blade Runner per Ridley Scott, 2010, nel 1985 Aliens per la regia di James Cameron e il robot Numero5 da Corto Circuito; nel 1990 un passaggio nel cyberpunk, con Jonny Mnemonic e Strange Days. Ma le sue visioni non si limitano al cinema: i fan di anime lo conoscono per aver lavorato al progetto New Battleship Yamato di Leiji Matsumoto (interni/ esterni della Yamato, costumi, ambientazioni), ma probabilmente la sua produzione più nota è del 1998, quando fu chiamato dagli studi Sunrise per lavorare alla serie TV Turn-A Gundam di Yoshiyuki Tomino. La sua carriera si è più volte incrociata con Gundam. Infatti, il Baffone non è stato il suo primo contatto con l'universo creato da Tomino. Nel 1983 lavorò a un progetto per un film della Lions Gate, casa di 6

produzione USA, basato su Gundam, adattando il mecha design di Gundam per il mercato americano. Lavorò inizialmente sul redesign dello Zaku, rit enut o me ccan icame nte più interessante, per ottimizzarne la modellazione e rendering su supercomputer CRAY, poi cominciò anche a lavorare sul Gundam. Purtroppo questo progetto fu bloccato per l'intervento della Sunrise, che non concesse le licenze. La prima collaborazione con Sunrise fu la realizzazione di un poster per Zeta Gundam. Per Turn-A Gundam, ha lavorato a stretto contatto con Tomino-san, e ha prodotto il design per sette dei mecha presenti nella serie: partendo dal “Sumo”, organico e atletico, il “Flat Fighter”, il “RIB” da lavoro, il “Bandit” e il “WaDom” da combattimento, il “Turn-A Gundam” e il “Turn-X”, di cui va molto fiero. Ritiene il lavoro per Gundam comparabile con quello effettuato per Blade Runner, in quanto il suo design ha avuto un impatto rilevante sull'aspetto finale del progetto. Lo abbiamo incontrato nel 2007 a Roma, dove ha ricevuto il Romics d'Oro e dove ha acconsentito a una breve intervista per il Gundam Italian Club.


Alan Carter. Buongiorno signor Mead, sono un product designer, ma anche un fan di Gundam. Le vorrei fare alcune domande circa il suo design per Turn A Gundam. Mead. Ah, sì! Ho amato quel progetto. Molto interessante! Alan Carter. Il Mecha design di Gundam fin dalla fine degli anni 70 ha influenzato quasi tutti i designer di mecha fantascientifici, sia in Giappone che in altri paesi (anche in Italia). Lei è stato influenzato dal design dell'originale Gundam del 1979? Se sì qual'è stato il suo approccio per il nuovo mecha design per il Turn A Gundam? Quali elementi del mecha del 1979 ha mantenuto nel design? E quali, e perché, ha ritenuto obsoleti? Mead. Dovetti far sì che il “nuovo” Gundam fosse riconosciuto immediatamente, eppure che fosse “nuovo”. Questo non fu facile. Ciò che feci fu analizzare il personaggio del Gundam e re-ingegnerizzare i segni delle superfici (idea di montaggio), gli spazi tra le articolazioni (ginocchia, gomiti, piedi) e tutti quegli elementi di design che resero

il “vecchio” personaggio di Gundam unico. L'innovazione principale fu di spostare l'antenna, dalla posizione sopra gli occhi fino appena sotto là dove il “naso” avrebbe dovuto essere. Quindi io mantenni l'aspetto a “V” dell'antenna, in un nuova posizione ma sempre sul davanti della testa. La cresta sulla cima della testa era completamente nuova, reminiscenza della cresta dei centurioni degli antichi Romani. Alan Carter. In altre parole, Mobile Suit Gundam, come primo in un nuovo genere di mecha design, ha introdotto un “canone” per il mecha design stesso. Lei è stato chiamato a ridisegnare quella icona ”classica” di “real robot”. Lo ha sentito come una sfida, o come una responsabilità? Mead. Senz'altro entrambe, una sfida e una responsabilità verso tutti i fan di Gundam in tutto il mondo. Alan Carter. Quale fu l'influenza dei produttori del design process per i Mobile Suit nella serie Turn A Gundam a per la scelta del loro design finale? E quali frono le specifiche date dal regista, il signor Tomino?

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Mead. Tomino-san mi diede una completa libertà per il re-design del Gundam. Ebbi un significativo aiuto da Mr. Inoe che è il “signor fan di Gundam” in Giappone. Alan Carter. Quanto lo scenario “steam punk” dato da Tomino a Turn A Gundam ha influenzato le sue scelte di design? Mead. Lo stile “steam punk” era interamente della regia di Tomino-san. Io non ebbi nulla a che fare con il restante design della serie.

Alan Carter. Gundam vuol dire anche merchandise. I modelli in scala dei Mobile Suit sono un enorme affare per i produttori di Gundam, Bandai-Sunrise. E i Master Grade (MG) sono tra i loro modelli più venduti. Recentemente Bandai ha prodotto il modello MG numero 100, e il Mobile Suit scelto per questo modello “celebrativo” era proprio il Turn A. Lei pensa che questa sia anche una risposta indiretta da parte di Bandai a coloro che criticavano il design del Turn A e la scelta di Syd Mead come designer di una simile Icona Giapponese? Mead. I designer di Bandai mi hanno mostrato i loro “nuovi” disegni per l'action figure quando ero in Giappone, alla Waseda University, all'inizio di quest'anno. Ora sto aspettando per il mio modellino. Alan Carter. Lei è aggiornato sulle nuove serie Anime mecha? Non mi riferisco solo al Gundam. Cosa pensa del nuovo mecha design giapponese? Mead. Non sono aggiornato su queste nuove serie. Alan Carter. Due diverse esperienze con il mondo dell'animazione giapponese: Turn A Gundam e il Progetto New Yamato. In entrambi lei è stato chiamato a ridisegnare un anime “classico”. Può spiegare le differenze e i punti in comune nel suo approccio al design di prodotti così diversi?


Mead. Ognuno di questi “personaggi” di anime iconici aveva una base di fan che doveva essere soddisfatta. Per la nuova Yamato, io costruii un modello in scala 1:200 usando un kit, per comprendere la vera atmosfera della corazzata Yamato originale. Quindi, analizzai la configurazione del design di Matsumoto, e procedetti a completare l'ambiente tridimensionale della Yamato, aggiungendo la torretta superiore come una sorta di “ninja design” svasato. Questa torre era inclinata verso poppa, e diede alla Yamato una sorta di prospettiva implicita.

I I punti comuni nel redesign di Gundam erano gli stessi già visti. Rendere omaggio al design precedete, facendo attenzione a mantenere la “mistica” dell'originale nella creazione del nuovo modello. Sono molto soddisfatto del fatto che il 'Turn X', interamente di mia concezione, venda esattamente come il modello del Gundam. A cura di Alan Carter

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System ∀-99 ∀ GUNDAM [∀ガンダム (∀ GANDAMU)] Numero di serie: System ∀-99 Tipo: mobile suit Produttore: sconosciuto Data di completamento: sconosciuta Entrata in servizio: sconosciuta (rinvenuto nell'anno 2345 dell’era Seireki) Assegnazione: • Inglessa Militia • Moonrace (forze di Gym Ghingnham) Unità prodotte: numero sconosciuto Altezza totale: 20.00 m Altezza alla testa: sconosciuta Massa operativa: 17.50 t Massa a vuoto: 28.60 t Massa a pieno carico: sconosciuta Tipo di generatore: DHGCP Potenza d'uscita del generatore: 27000 kW (±5000 kW) Sistema di propulsione: I-field Beam Drive System Spinta massima: sconosciuta Motori ad apogeo: numero sconosciuto Accelerazione: sconosciuta Velocità massima: sconosciuta Raggio dei sensori: sconosciuta Caratteristiche: • Antropomorfo • Monoposto con cabina di pilotaggio nel bacino (Core Fighter) • Attacco per beam rifle x 1 (schiena) Sistemi elettronici: Dual sensor x 1 Struttura: sconosciuta Corazza: tipo FE Armamento fisso: • Multi-purpose silo x 6 (petto; missili, beam drive unit, ecc.) • Beam saber x 2 • Beam cannon x 2 (addome) • Shield x 1 Armamento imbracciabile: Beam rifle x 1 Armamento imbracciabile opzionale: • Gundam hammer x 1 • Minchi drill x 1

Armamento speciale: Moonlight Butterfly (attacco finale) Pilota: • Joseph Yaht • Merrybell Gadget • Loran Cehack • Sochie Heim • Teteth Halleh Prima apparizione: ∀ Gundam Mecha designer: • Syd Mead (design principale) • Atsushi Shigeta (rifinitura)


Storia: Nell'anno 2345 dell’era Seireki la Terra è da lungo tempo priva di tecnologie avanzate come navi spaziali o mobile suit, che ormai appartengono ad un lontano passato. Questa situazione è direttamente riconducibile ad un evento avvenuto prima della cosiddetta “Età Oscura”: il massiccio rilascio di nanomacchine da parte del System ∀-99 ∀ Gundam (Turn A Gundam) con il suo attacco "Moonlight Butterfly", che ha riportato la società umana terrestre ad un livello di sviluppo paragonabile ai primi anni del XX secolo. Ora, il potentissimo MS non è altro che un'inerte statua, chiamata "White Doll", ma ben presto gli eventi faranno sì che il nome leggendario di Gundam torni ai suoi antichi fasti. Traslitterazioni / Nomi alternativi: Turn A Gundam; "White Doll"; WD-M01 Fonti: • Gundam Fact File 76 • Mobile Suit Illustrated 2003 • Mobile Suit Illustrated 2006 • Super Robot Encyclopedia Ver.2004 • Super Robot Wars α Files

Reinterpretazioni in: Manga: ∀ Gundam manga [Atsushi Soga] ∀ Gundam manga [Kouichi Tokita] Romanzi: ∀ Gundam novel ∀ Gundam Episodes ∀ Gundam - Il bozzolo nella Luna, il frutto nella Terra Videogame: Gundam Musou (Dynasty Warriors: Gundam) Gundam Musou 2 Mobile Suit Gundam: Extreme Vs. Mobile Suit Gundam: Gundam Vs. Gundam Mobile Suit Gundam: Gundam Vs.Gundam Next SD Gundam: G Generation DS SD Gundam: G Generation F SD Gundam: G Generation Neo SD Gundam: G Generation Wars Varianti minori: —

Elenco gunpla: 1/100 System-∀99 ∀ Gundam 1/100 System-∀99 ∀ Gundam limited clear ver. 1/144 System-∀99 ∀ Gundam 1/144 System-∀99 ∀ Gundam special molded 1/100 MG System-∀99 ∀ Gundam 1/100 MG System-∀99 ∀ Gundam gold ver. MSiA System-∀99 ∀ Gundam MSiA System-∀99 ∀ Gundam colored crystal ver. Robot Damashii System-∀99 ∀ Gundam Robot Damashii System-∀99 ∀ Gundam clear ver. Robot Damashii System-∀99 ∀ Gundam Moonlight Butterfly ver. Robot Damashii System-∀99 ∀ Gundam nano skin finish ver. A cura dei Bilbros


Pubblicazione amatoriale realizzata dall'Associazione Gundam Italian Club, intesa al solo scopo di intrattenimento. Le opinioni espresse dagli autori degli iarticoli non si riflettono necessariamente in quelle dell’Associazione. Non si intende infrangere alcun Copyright, i cui i diritti appartengono ai rispettivi detentori. WWW.GUNDAMITALIANCLUB.NET


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