L’ODORE DEL DIMENTICARE

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Vincenzo Odoguardi Marco Romano

L’ODORE DEL DIMENTICARE

Mirage Group

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..Tanto e’ la gioia di un figlio nato, quanto e’ il dolore per uno perduto...

Questo libro e’ dedicato a tutti i genitori Che hanno aspettato inutilmente Il rientro dei propri figli Dalle guerre

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Prefazione

Esiste in realta’ un “odore “ del dimenticare, o esiste semplicemente il “dimenticare” . Quante volte siamo passati davanti all’ obelisco posto nella Piazza Giuseppe Mazzini a nord del Corso Vittorio Emanuele III, in realta’ cosa riusciamo a “sentire”, passando a fianco del “Monumento” , cosa ci trasmette , cosa ci induce a pensare.

Ricordo ancora, le prime “escursioni” dalla “Marina” al “Paese” nelle assolate giornate estive , alla ricerca, di altri paesaggi, di altri orizzonti o semplicemente di voglia di evadere, e scoprire cosa nascondevano i “bastioni’, la gente nei vicoli stretti del paese, per terminare alla famosa porta “du cannon” dove nella fantasia di adolescente avrei trovato un vero cannone lasciato li chissa’ da quanto. Cosi come ricordo, passando l’istmo storico dalla parte “nuova” alla “vecchia” un anziano, appoggiato al monumento ai caduti (allora soltanto della grande guerra) in profonda riflessione, dove sulla lapide consunta dal tempo , un elenco di nomi ne lambivano i lati.

“A gent s’ scordid “ L’espressione , non richiesta, dell’ anziano si insinuo’ nella mia mente per tanto tempo, per anni, ogni volta che passavo davanti all’ “obelisco” ritornavo a leggere i nomi iscritti sulle lapidi. Cognomi conosciuti, di famiglie conosciute , che hanno contribuito a fare la storia del territorio, figli, principalmente di contadini, chiamati al dovere di cittadini e di soldati, per proteggere i confini lontani della patria, dove per molti, la patria terminava a qualche kilometro di distanza dalla propria casa. Figli non piu’ ritornati , morti, in posti ormai dimenticati, alcuni, su impervie montagne delle Alpi, nel freddo, nel ghiaccio, altri nel deserto Africano, alcuni in Russia, in Albania, in Grecia, in Germania, o nella pianura del Piave, sul Montello, accomunati dal dovere dell’essere Italiani. Proviamo ad immaginare uno dei nostri ragazzi nato nell’ ultimo decennio del 1800, cosa ha pensato quando ha visto la neve delle Alpi per la prima volta e ne ha assaggiato il freddo, come altri nati nel ventennio del 1900 , quando si sono trovati a camminare nel deserto, o nelle steppe Russe , abituati ai giardini e alle loro terre natie, al mare , ai sapori e a gli odori. Proviamo a pensare, a soffermarci; gli ultimi mesi delle loro vite, cosa hanno fatto, dove, come, cosa sentivano, come vivevano, nelle trincee a piu’ di 3000 mt di altezza a 30 gradi sotto zero, nel deserto libico- tunisino a piu’ di 50 gradi al sole, divorati da malattie respiratorie , o da dissenteria, bagnati fino alle ossa per giorni interi , o disidratati dal sole implacabile.

Molti di loro sono solamente un nome , su una lapide, ormai consunta dalle intemperie e dal sole, i loro corpi ancora sepolti in terre lontane o nel mare, proviamo a percepirne l ‘odore, che li accomunava, odore, di gioventu’, sorrisi , paure, dovere, di coraggio, di sacrificio. Questo “odore” non si percepisce passando davanti al “monumento” si percepisce cercando di capire cosa sta dietro ad un nome su una lapide, chi era, cosa ha fatto, cosa ha provato, quali sono stati le sue paure, le sue debolezze, i suoi ultimi istanti . “L’odore del dimenticare” non vuole solamente essere una compilazione di schede personali, dei caduti della prima e seconda guerra mondiale, dei nomi riportati e non , sul Monumento ai Caduti Trebisaccesi vuole essere un viaggio virtuale di questi “nomi” durante gli anni di un conflitto dove lasceranno le loro vite sui campi di battaglia, per non dimenticare , l’odore di una vita sacrificata per degli ideali e conquiste di una patria, perse nelle memorie storiche di chi un giorno e’ stato “vincitore” e di chi e’ stato “vinto”, ma accumulati dallo stesso destino.

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Foto Storica del “Monumento ai Caduti di Trebisacce�.

Piazza Giuseppe Mazzini

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INTRODUZIONE : I GUERRA MONDIALE La Prima Guerra Mondiale, conosciuta anche come la Grande Guerra o Guerra di Trincea sconvolse il mondo tra il 1914 ed 1918 e vide impegnate ventotto nazioni. A contrapporsi in quello che divenne il primo conflitto mondiale furono due grandi schieramenti, le Potenze Alleate, e gli Imperi Centrali Le cause: • Il contrasto Franco - Germanico: a seguito della sconfitta francese di Sedan e la cessione dell’Alsazia e della Lorena alla Germania. • Il contrasto Anglo - Germanico: la corsa agli armamenti della Germania e la costituzione di una potente flotta, minò la supremazia inglese sui mari. • I fermenti nazionalistici nell’impero austro-ungarico che cercavano l’indipendenza o il distacco dall’Impero austriaco. • L’aggressiva politica della Russia nei Balcani, che si opponeva al tentativo dell’Austria di rafforzare la propria influenza in quella zona. • La corsa agli armamenti effettuata da tutti gli Stati su pressione dei grandi industriali, che si arricchivano proprio con la vendita delle armi. La scintilla che fece scoppiare il conflitto, fu l’assassinio dell’erede al trono austroungarico, l’arciduca Francesco Ferdinando, il 28 giugno 1914 a Sarajevo per mano del nazionalista serbo Gavrilo Princip, anche se le cause che portarono allo scoppio della Grande Guerra derivarono dalle contrastanti mire imperialistiche delle potenze europee, cresciute in un clima di esasperato nazionalismo. Da questo avvenimento, ne scaturì una drammatica crisi diplomatica che precedette e segnò l’inizio della guerra in Europa. L’Austria inviò alla Serbia un ultimatum con il quale imponeva la partecipazione di funzionari austriaci alle indagini dell’attentato. La Serbia non accettò e l’Austria, il 28 luglio 1914, dichiarò guerra a essa. Nel giro di un mese il conflitto assunse vaste proporzioni. Si formarono due schieramenti: da una parte Austria , Germania, Ungheria, Turchia e Bulgaria (imperi centrali) , dall’altra Francia, Inghilterra , Russia , Italia, al fianco della Serbia (potenze alleate). Al fianco degli alleati scesero in guerra il Giappone e gli Stati Uniti. L’Italia si dichiarò neutrale fino al 24 maggio 1915. Con il Patto di Londra (26 aprile 1915) chiuse i rapporti con la Triplice Alleanza si schierò con l’Intesa. Fronte Italiano : All’alba del 24 maggio 1915 le prime avanguardie del Regio Esercito avanzarono verso il confine, varcando quasi ovunque il confine con l’ex alleato e occupando le prime postazioni al fronte. Vennero sparate le prime salve di cannone contro le postazioni austro – ungariche. L’Austria aveva predisposto un solido schieramento difensivo sulle posizioni di confine lungo l’Isonzo e le alture del Carso. Il maresciallo austriaco F. Conrad avviò una grande offensiva sul Trentino contro gli Italiani, con la finalità di sfondare il fronte dell’Isonzo. L’offensiva fu bloccata dalla difficoltà dell’artiglieria pesante a seguire, in terreno difficile, il progresso della fanteria; il 14 giugno 1916 iniziò la controffensiva italiana, conclusasi il 25 con il ripiegamento generale degli Austriaci. Superata la minaccia sul Trentino, Cadorna spostò uomini e mezzi (27 luglio-4 agosto 1916) dal Trentino sull’Isonzo e attaccò di sorpresa gli Austriaci, le cui forze erano relativamente scarse anche per i prelevamenti fatti a favore del fronte orientale. 10


Il generale Cadorna intraprese nella primavera del 1917 l’offensiva stabilita con gli Alleati, ma la decima battaglia dell’Isonzo, pur superando di gran lunga, sotto ogni riguardo, le precedenti, non conseguì lo sfondamento. Nell’undicesima battaglia (17 agosto-15 settembre 1917), l’attacco fece realizzare una penetrazione di 10 km nella difesa austriaca. Le perdite degli Italiani risultarono maggiori di quelle del nemico, che, tuttavia, ne risentì più duramente per il progressivo affievolirsi delle risorse generali dopo tre anni di guerra. Una massiccia offensiva austro-tedesca finalizzata ad allontanare il pericolo su Trieste e respingere gli Italiani di là dalla frontiera dell’Isonzo ebbe inizio il 24 ottobre 1917: l’attacco austro-germanico penetrò in profondità, travolgendo le difese e raggiungendo lo stesso giorno Caporetto. Cadorna diede l’ordine di ritirata e la linea d’arresto fu stabilita, dopo il convegno interalleato di Peschiera e la sostituzione di Cadorna con A. Diaz, sul Piave; gli Italiani riuscirono ad arrestare l’offensiva austro-tedesca scatenata il 10 novembre 1917 sull’altopiano d’Asiago e sviluppatasi sul Piave e sul Monte Grappa. In febbraio-marzo 1918 le unità dell’esercito italiano potevano considerarsi ricostituite: 300.000 uomini e 3000 cannoni avevano rafforzato il fronte. Il giorno dell’attacco, gli Austriaci avanzarono contemporaneamente sul fronte montano e su quello del Piave; sul primo, la difesa italiana impose al nemico di desistere dall’offensiva in grande già la sera stessa del 15; sul secondo fronte, la sera del 16 giugno l’intervento delle riserve italiane bloccò anche l’attacco austriaco sul Montello, dove il 19 ebbe inizio la controffensiva di A. Diaz, che in pochi giorni indusse il nemico alla ritirata. Gli Italiani avevano perduto 90.000 uomini, gli Austriaci 150.000, con enorme consumo di materiali bellici. L’offensiva Italiana finale: L’attacco scatenato sul fronte italo-austriaco dalle forze italiane il 24 ottobre incontrò resistenza sui monti a causa del terreno e, fino al 28 ottobre 1918, anche in pianura, per la piena del Piave, che paralizzò l’azione. Attraversato il fiume grazie a una brillante manovra del generale E. Caviglia, il 29 stesso fu liberata Vittorio Veneto. Il comando austriaco iniziò immediatamente trattative per la resa incondizionata, mentre le forze italiane raggiungevano Trento e, via mare, Trieste. Il 3 novembre 1918 a Villa Giusti, presso Padova, e stato firmato l’armistizio italo-austriaco. La grande guerra costò all’Italia 650.000 morti , 947.000 feriti e 600.000 tra dispersi e prigionieri.

Cartina del Fronte Italiano durante Prima Guerra Mondiale 11


Caduti della Prima Guerra Mondiale

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Sotto Tenente De Meo Ottavio Carlo Alberto Med. d’ Argento V. M.

Ottavio nasce a Trebisacce il 09 luglio , 1899; figlio di Emilio Demetrio e Fortunata Grazia. Cresce e si forma nella vita quotidiana Trebisaccese diventandone parte integrante , nel 1915 entra come studente del primo anno nell’istituto Tecnico, che le varrà nel suo immediato futuro, il destino nei monti delle Alpi Carsiche sul Monte Solarolo. Nel 1916 entra nei Reali Carabinieri con il grado di cadetto con il quale si congeda il 16 Maggio 1917 , lo stesso anno l’ 11 Giugno , raggiunge per mobilitazione generale , il 10 RGT Bersaglieri “Palermo”, il 31 Agosto dello stesso anno , dovute alle sue doti particolari viene nominato Sottotenente di complemento in forza al 9° RGT Fanteria “Regina”

“Regina”

Sede dei reggimenti in tempo di pace : 9° Fanteria , Taranto ; 10° Fanteria Bari ; Distretti di reclutamento: Bari, Belluno, Bologna, Cefalù, Firenze, Monza, Parma, Sacile, Salerno, Taranto. Nello stesso anno viene trasferito nel 53° RGT Fanteria “Umbria”

“Umbria”

Sede dei reggimenti in tempo di pace : 53° Fanteria, Vercelli ; 54° Fanteria, Ivrea ; Distretti di reclutamento : Catanzaro, Lodi, Lucca, Palermo, Savona, Varese.

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Anno 1915; Gli ordini per l’inizio delle ostilità raggiungono i reggimenti, già in occupazione avanzata sugli alti passi cadorini di confine ( Chiapuzza, nell’alta Val Boite) alla dipendenza della 2ªdivisione. Soltanto ai primi di giugno il 53° si trasferisce all’Ospizio Tre Croci (est di Cortina d’Ampezzo) con posti di osservazione al Col d’Ivrea, e in queste posizioni riceve il suo battesimo di fuoco dalle cannonate del forte austriaco di Som Pauses. Qualche giorno dopo, l’8 giugno, la 2ªdivisione muove all’investimento dello sbarramento di Som Pauses e il 53° fanteria concorre all’azione puntando da Val Grande contro la fronte Podestagno – S. Blausis ; ma il fuoco dei trinceramenti nemici, robusti e in piena efficienza, ne arresta l’avanzata sulle posizioni del Lago Nero, dove il reggimento sosta e si rafforza. Fino a luglio, quindi , si svolge una guerriglia di pattuglie e di ricognizioni, dirette specialmente alla Croda dell’Ancona, lungo la grande strada d’Alemagna, ed oltre il Lago Bianco, fra le quali una, con carattere più decisamente offensivo, alla Punta del Forame. Il 28 luglio la brigata si trasferisce nel contiguo settore dell’Ansieri ; il 53° occupa Forcella Bassa di M. Piana ed il 54° una posizione avanzata in Val Popena. Tale dislocazione è presa in vista del compito affidato alla Umbria nelle imminenti operazioni offensive contro lo sbarramento di Ladro, per le quali il 53° ha per obbiettivo la conquista di m. Piana, mentre il 54°deve favorire il compito principale avanzando in Val Popena ; le azioni cominciano il 3 agosto, ma non possono progredire con lo slancio e nella profondità desiderata perché le posizioni austriache, molto forti per natura, ben presidiate e organizzate, oppongono ostacoli insuperabili ; la lotta si stabilizza assumendo talvolta anche il carattere difensivo, soprattutto per i violenti ostinati contrattacchi avversari sul M. Piana. Però l’11 agosto va noverata come bella e gloriosa giornata per la “Umbria” ; due compagnie del 54° , spintesi lungo il costone occidentale di M. Piana, dopo aspra lotta , mettono piede in alcuni trinceramenti nemici, catturando una quarantina di prigionieri. Il valore delle posizioni conquistate è confermato dalla reazione del nemico, che nei giorni 12 e 13 tenta di ritoglierle , ma inutilmente , perché i suoi ripetuti attacchi s’infrangono contro la valorosa resistenza dei fanti Italiani. La nostra azione offensiva viene ripresa per tre volte ancora in quest’anno , ma nel suo complesso (salvo brillanti, ma parziali successi e nonostante il valore e la tenacia delle nostre truppe) essa si chiude senza aver potuto raggiungere gli obbiettivi principali che si proponeva. Il nemico vigila attentissimo e difende con grande ostinazione queste posizioni importanti, avendo a suo favore il terreno naturalmente forte e la maggiore esperienza di guerra. Le fasi più importanti di questo periodo sono segnate dalle seguenti date: 11 settembre : ripresa offensiva, nella zona del Forame, del M. Piana , del Forame e del Rautkofl , protrattasi , senza risultati notevoli, sino alla fine di settembre. Dal 18 al 25 ottobre, nuovi attacchi contro M. Piana e Rautkolf, che , pur essendo talvolta carattere d’intensa drammaticità, per l’estrema asprezza del clima e del terreno, ci danno solamente la conquista di alcuni elementi di trincea. Il 26 – 27 il 54° attacca con i suoi reparti nella piana di Carbonin (Schludeabach), portandosi fin sotto e dentro i reticolati del nemico, cui riesce a strappare un ridotto avanzato. Sopragiunto l’inverno, i combattimenti s’interrompono e la brigata trascorre un periodo di vigilanza, nei settori alternativamente delle valli Ansieri, Padola, Visdende. Anno 1916: Ai primi di marzo , benché ancora la neve sia alta sulle Dolomiti, si risveglia tuttavia l’attività offensiva da parte delle nostre truppe. L’ Umbria, dall’11 al 15 marzo spinge pattuglie ed esegue puntate offensive in Val Popena e sulle pendici occidentali di M. Piana. Successivamente, per rinforzare alcune posizioni nemiche, conquistate dalla brigata Como sulle pendici del Rautkolf, vengono inviate due compagnie del 54° fanteria a presidiarle. Qui, nella notte sul 7 aprile,dopo un violento bombardamento, il nemico attacca in forze , i difensori, dopo accanita, lodevole 14


resistenza, sopraffatti dall’avversario, sono costretti a ripiegare. In giugno, per alleggerire altra parte della nostra fronte, la pressione sul nemico si fa più intensa ; alle truppe di questa fronte montana non tocca l’onore di prender parte ancora alle grandi battaglie, ma bensì il compito più modesto, ma sempre gravoso, di tenere impegnato il nemico, di molestarlo, cosicchè non possa spostare liberamente le sue riserve. Quasi giornalmente dalle trincee della “Umbria” si spingono audaci pattuglie in Val Rimbianco ed il Val Popena.Il 24 agosto un reparto di arditi del 54°, con brillante azione di sorpresa, s’impadronisce di una trincea nemica avanzata sul costone orientale di M. Piana, detta il “Fosso Alpino” catturandovi 24 prigionieri e materiale di guerra ; la nuova posizione viene subito rafforzata ed allacciata alle linee preesistenti. Il resto dell’anno trascorre per la “Umbria” senza altri avvenimenti notevoli.

Anno 1917: L’inverno è particolarmente lungo e rigido ; nevi, valanghe e tormente impediscono per lungo tempo ogni attività bellica che non sia un’assidua vigilanza. Il primo febbraio la brigata, sempre restando nelle sue posizioni, passa alla dipendenza della 1ªdivisione. Per lunghe settimane, perdurando relativa tranquillità su quella fronte, i reparti della “Umbria” si alternano nei servizi di trincea, eseguendo ricognizioni, servizi di pattuglie e soprattutto lavori difensivi per dare alla linea più completa efficienza. Ai primi di agosto il 53° fanteria si trasferisce nella zona di Podestagno, lungo le pendici di M. Cadin – Col Rosà – Colletto Fiorenza – sbocco di Val Travenanzes. Alcuni giorni prima della grande offensiva austro – germanica dell’ottobre, il nemico, nell’intento di distrarre la nostra attenzione e le nostre forze dal suo asse d’azione principale, esegue alcuni attacchi diversivi in alcuni punti della fronte. Uno fra questi, particolarmente violento e condotto in gran parte da truppe germaniche, viene sferrato sul M. Piana, presidiato da reparti de 54° fanteria. All’alba del 21 ottobre, le artiglierie nemiche, con improvvisa attività, tengono per qualche ora sotto fuoco violento le nostre linee di Val Rimbianco, M. Piana e Val Popena ; il 22 il bombardamento è ripreso con maggiore intensità, specie sulle posizioni di M. Piana, presidiate da reparti del III/54°. Dopo un’ora circa di fuoco, una poderosa ondata d’assalto, sostenuta anche da numerosi lanciafiamme, avanzando celermente, riesce ad impadronirsi di alcuni elementi di una posizione trincerata chiamata “La Ghirlanda”; ma i nostri fanti non tardano alla riscossa ; il giorno 23, dopo breve ed efficace concentramento di fuoco sulle trincee perdute, il III/54°, sostenuto da altri reparti, si lancia impetuosamente al contrattacco e, dopo accanita lotta, ricaccia il nemico e occupa di nuovo la posizione. Per quest’azione la Bandiera del 54°fanteria è decorata di medaglia d’argento. Il giorno 31 ottobre, in seguito agli avvenimenti sul fronte della Giulia ed alla ritirata della 2ª e 3ª Armata e delle truppe della zona Carnia, vengono emanate le disposizioni per il ripiegamento anche delle truppe del Cadore. Il 3 novembre alle 22 avviene, senza incidenti, lo svincolo dal nemico e i reparti, incolonnatasi alla dogana di Misurina, prendono a marciare verso S. Vito di Cadore. La brigata, sempre alla dipendenza della 1ªdivisione, è riunita a Montebelluna e il 10 è di nuovo di fronte al nemico, nel nuovo settore di Nervesa (da Nervesa a Croda della Spia). L’azione del nemico si manifesta in questi giorni con raffiche di artiglieria, ricognizioni aeree e puntate di pattuglie sulla sinistra del Piave ; i soldati della “Umbria” vigilano attentamente e curano il rafforzamento delle nuove linee. Il 1°dicembre, ricevuto il cambio da truppe della 41ªdivisione britannica, la brigata si reca a Paderno d’Asolo dove resta a riordinarsi fino al 10 dicembre. Al termine di questo breve riposo, nella notte 11 – 12 dicembre la 1ªdivisione con le truppe delle brigate Umbria ed Emilia entra in prima linea nella regione Grappa – Tomba – Monfenera, in piena battaglia, passando al XVIII Corpo d’Armata. L’ala destra della brigata I e II/54° - nel tratto M. Pallone – Monfenera non subisce che il contraccolpo dell’attacco nemico e cioè violente azioni di artiglieria che provocano notevoli perdite. L’ala sinistra invece – I e II/54° e III/53° , inviato ad alimentare la resistenza dello sbarramento di V. Calcino, dove già si prodigano altri battaglioni di fanteria e di alpini, si batte fieramente, sbarrando il passo al nemico, prodigando il sangue e la vita dei suoi migliori soldati. La giornata 15


costa al battaglione oltre 300 uomini, ma il nemico è trattenuto e il bollettino del Comando Supremo fa speciale menzione del III/53°additandolo insieme ad altre eroiche truppe, all’ammirazione e alla gratitudine del Paese.

I battaglioni del 54° partecipano con altri reparti ai contrattacchi sullo Spinoncia, dove la fronte di battaglia oscilla in mischie violente, e vi partecipano con tale vigore, da meritare a tutta la brigata la citazione nello stesso bollettino di guerra. Nei giorni che seguono la battaglia rallenta gradatamente. Il nemico è stato decisamente fermato dal valore e dai sacrifici delle nostre truppe, che tendono quindi a rafforzarsi e riordinarsi.

Anno 1918: Ai primi di gennaio dislocato il 53° su M. Pallone e Rocca di Forca, il 54° a Punta Brental ed Osteria di Monfenera ; i reggimenti , a turno, scendono quindi per un periodo di riposo nei campi di Piè di Colle (Paderno). Traverso lievi spostamenti nei vari settori e qualche periodo di riposo più lungo si giunge cosi al giugno: la “Umbria” è in linea pronta per sostenere l’urto nemico nella battaglia del Piave.

Le rapide vicende della lotta sul Grappa non richiedono che i fanti del 53° e 54° siano impegnati a fondo nell’attacco nemico ; non pertanto essi eseguiscono valorosamente quanto le circostanze impongono. La brigata è così schierata: il 53° ha due battaglioni in linea da Valle Scura per Costalunga – M. Pizzo – Rocca di Forca e lungo le posizioni avanzate da Valle Ornic ; il 54° ha un battaglione in linea da Osteria di Monfenera, per Punta Brental, a M. Pallone ; gli altri battaglioni sono in riserva a Cima della Mandria e pendici meridionali di M. Pallone. Alle ore 3 del giorno15, gli austriaci scatenano la loro preparazione d’artiglieria ; il 54°, dopo aver sopportato bravemente il tormento del fuoco nemico, sostiene e respinge l’urto di reparti d’assalto nemici contro alcuni posti avanzati (Casa Costa e Casa Vozzon) e verso un caposaldo chiamato “La Fossa”. Gli attacchi si rinnovano anche nella giornata del 16, ma non sempre nettamente respinti.

Sul fronte del 53° le fanterie austriache non si muovono, e nella notte sul 16 cessa quasi del tutto anche il fuoco d’artiglieria. La battaglia è vinta in pochi giorni ; la fronte italiana rimane intatta e le truppe fremono impazienti di ricacciare più in là il nemico, fuori dalle nostre terre. Ma bisogna attendere che tutti i mezzi siano pronti, tutte le truppe riordinate e così trascorrono ancora parecchie settimane di inattività bellica con piccole azioni locali. Il 19 luglio la brigata, sostituita in linea dalla “Udine”, si reca a riposo nelle vicinanze di Cittadella. Il 23 agosto il XVIII Corpo d’Armata, di cui la “Umbria” fa parte, torna in linea e i fanti del 53° e del 54° risalgono sul Grappa e si schierano per l’ultimo turno di trincea nelle posizioni Col dell’Orso – M. Solarolo.

Il 16 laroli mico stare

settembre elementi del e la località “Abete”, però reagisce subito e i rincalzi, lancia forti

53° partecipano ad un colpo di mano su posizioni nemiche fra i Soconquistando la trincea della “Quota anonima del Solarolo”. Il nedopo un violento bombardamento, esteso anche sui rovesci per arreondate d’attacco che, dopo strenua lotta, riconquistano la posizione.

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Cartina “Monte Solarolo”.

“Monte Asolone” 1918.

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Il sistema “dell’Asolone” :da sinistra q.1440,q.1486,q.1520. All’estrema destra il Grappa, in basso elementi di una trincea.

“… il 16 settembre 1918, una giornata uggiosa alle ore 7:30 del mattino il plotone comandato dal sottotenente De Meo avanzava all’assalto di una posizione nemica, ma il prepotente contrattacco nemico sbaragliò il plotone ferendo il suo comandante , mentre le mitragliatrici Austriache continuavano a sgranare le litanie di morte ,il Sottotenente De Meo, ferito all’ addome continuava a incitare i suoi sottoposti a avanzare per conquistare le posizioni avversarie, la forza dei bombardamenti e delle fanterie nemiche , superiori di numero ebbero la meglio sulle truppe Italiane ormai stremate, e riconquistarono le posizioni di partenza lasciando i feriti e i morti sul campo. De Meo rimase li ,immobile in balia dei nemici , venne portato via, e fatto prigioniero nel ospedale da campo austroungarico n°092 di Belluno. Passò 15 giorni di sofferenza e di interrogatori …” Il 1 ottobre dello stesso anno morì di complicazioni postoperatorie, venne sepolto nel cimitero militare di Belluno. Qualche mese dopo la morte venne inviata una notifica di morte alla madre Fortunata Grazia rimasta vedeva dopo la morte di suo marito Emilio Demetrio. Solo dopo due anni dal decesso il 24 giugno 1920 gli viene concessa una pensione vitalizia pari a £ 1500.00 dal Ministero della Guerra …” Il Sottotenente De Meo Ottavio Carlo Alberto fu decorato con la Medaglia d’Argento al Valore Militare alla memoria: “.. Con slancio ammirevole portava il proprio plotone all’assalto di una posizione nemica raggiungendola fra i primi mortalmente colpito, non curando di sé, incitava i suoi dipendenti a resistere al furioso contrattacco nemico dando nobile esempio di sacrificio”

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Monte “Solarolo”.

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Monte “Asolone”.

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Monte “Asolone�. Da notare: i crateri delle bombe dopo 95 anni

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Sergente Catera Francesco Francesco nasce a Trebisacce il 27 maggio , 1892; figlio di Domenico e Tucci Grazia. Cresce nelle campagne Trebisaccesi, di umile famiglia, il padre Domenico fa il contadino, la madre Grazia la filatrice. Nel 1912 riceve la chiamata alle armi come soldato semplice di 1° categoria, ma fu lasciato in congedo a tempo determinato, in attesa del congedamento del fratello Giuseppe. Il 6 febbraio 1913 , raggiunge per mobilitazione generale, 82° RGT Fanteria.

“Torino”

Sede dei reggimenti in pace: Roma; distretti di reclutamento: Castrovillari, Catania, Milano, Mondovì, Novara, Padova, Siena, Siracusa, Venezia. Il 20 febbraio 1916 , venne trasferito nel 95° RGT Fanteria

“Udine”

Costituita il 1° marzo 1916 , con elementi rimpatriati dalla Libia: il comando di brigata ed il 95° dal deposito del 47° fanteria ; il 96° dal deposito del 48° fanteria. Anno 1916: La brigata partita da Napoli per ferrovia il 23 e 24 marzo,il 25 arriva a Pasian Schiavonesco e si disloca nella zona Fauglis-Porpetto alla dipendenza prima della 9ª e poi della 19ª divisione. Il 1° maggio assume il presidio della fronte M. Fortin-Moschetta con 95°,mentre il 96° si disloca a Medeuzza; in dette posizioni i reggimenti si alternano fino al 21 maggio,allorchè la “Udine” passa alla dipendenza della 33ª divisione. Il 24 è trasferita a Pramaggiorno,il 25 a Portogruaro ed il 5 giugno raggiunge Marano Vicentino ove sosta ,quale riserva d’Armata ,fino al 7 giugno, allorchè è dislocata sulle posizioni di M. Paù fra Malga del Gallo e Val Lastaro. Il giorno 10 partecipa attivamente alle azioni contro M. Barco e nei giorni seguenti tiene impegnato il nemico coll’invio di numerose pattuglie, fino al 25 giugno,giorno in cui riceve ordine di procedere all’occupazione di M. Barco,M. Panoccio, M. Belmonte. Queste operazioni ,svolte nel terreno difficile della Val d’Assa, durano con felice esito fino al 7 luglio e costano rilevanti perdite alla brigata,che il giorno 8 viene, sostituito, la “Padova” si trasferisce a Carrè per riordinarsi. Il 10 si porta a Sarcendo alla dipendenza della 56ª divisione, ove sosta fino al 2 agosto per spostarsi, in detto giorno, nella zona di S.Maria la Longa. Il 12 agosto è trasferita nella zona di Gorizia e,dopo una breve sosta nei pressi di Lucinico, schierata sulla Vertoibizza con 96° in prima linea ed il 95° 22


in seconda, come riserva divisionale. Il 14 iniziano le azioni per la conquista delle quote 103-88-103 ,azioni che sono sospese il 17; continuano però alacremente i lavori di rafforzamento alternati da piccole azioni di pattuglie e da tiri di artiglieria fino al 10 settembre, allorchè la brigata sostituita in linea, si trasferisce a riposo nella Zona Corona-Monticello-Boatina, ove, fino al 4 ottobre, attende a istruzioni e ricognizioni sulle linee della Vertoibizza, nelle quali ritorna il giorno 14. Da detto giorno si iniziano le operazioni preparatorie per l’attacco alle posizioni avversarie del Faiti che, cominciate il 28 e sospese a causa delle pessime condizioni del terreno paludoso e della intensa reazione avversaria, sono riprese dal 1° al 4 novembre con tangibili risultati che costano alla brigata rilevanti perdite (1000 uomini di truppa e 12 ufficiali fuori combattimento). Il 6 novembre la brigata è inviata a riposo nella zona Villanova di M. Fortin-S. Lorendo di Mossa. Sino alla fine dell’anno i suoi reparti si alternano in periodi di linea e di riposo. Anno 1917: Dislocata nei primi giorni dell’anno fra Paradis e Stuccara la “Udine”, passata alla dipendenza della 11ª divisione, è inviata il giorno 11 gennaio nei pressi di Belluno, il 27 passa nella zona di Caporetto-Plezzo alla dipendenza prima della 50ª e poi della 19ªdivisione,sostituendo nella zona di Tolmino la brigata Pescara. Dalla detta data si alterna colla brigata Napoli nelle posizioni di prima linea fino al 25 aprile, allorchè è spostata nella zona di Zagora. Alla 10° battaglia dell’Isonzo la “Udine” partecipa molto attivamente compiendo ,dal 12 al 26 maggio, una serie di brillanti attacchi che portano alla conquista di importanti posizioni alla testata del Vallone di Paljevo, quali la contrastata q.363 e la quota “Montanari” ed alla cattura di molti prigionieri e rilevante bottino di guerra. Le perdite della brigata sono rilevanti: circa 2000 uomini di truppa e più di 100 ufficiali fra morti e feriti. Il suo contegno in questi giorni merita la citazione nel bollettino del comando supremo e più tardi, quando nuove prove di valore saranno aggiunte a questa, il conferimento della medaglia di argento al valor militare ai due reggimenti. La “Udine” alterna turni di linea e di riposo fino al 17 agosto, allorchè, iniziatasi la battaglia della Bainsizza, opera per conquista di q.747 dei villaggi di Descla e Britof, che dopo poderosi attacchi, svolti nei giorni dal 17 al 25,raggiunge. Estende poi la conquista alla conca di Bate e si spinge a Podlaka-Confernisce catturando molti prigionieri e impossessandosi di un ricco bottino di armi e munizioni. Queste azioni segnano nuove glorie per la brigata, che è ancora una volta citata nel bottino del comando supremo.

Sostituita in linea il 27 agosto dalla brigata Firenze si porta nella zona di Visnjevik-Bella-Gradne, passando alla dipendenza dell’8ª divisione. Dal 7 al 10 settembre è inviata sul M. Santo ove concorre prima alla conquista del fortino di q.367 e poi a lavori di sistemazione e di baraccamenti. Il 27 ottobre, in seguito al ripiegamento della 2ª Armata, la brigata Udine, passato l’Isonzo sul ponte di barche di Dolganiva, raggiunge il M. Sabotino, da dove per Quisca, Mossa, Capriva e Medea giunge il mattino del 30 a Mortegliano; passa il Tagliamento al ponte di Madrisio e, dopo una sosta a zoppola, il 7 è sulla destra del Piave a presidio della testa di ponte di Vidor, da Ciano fino a Casa Serena. Il 10 novembre è inviata per riordinarsi a Villafranca Padovana. Il 16 è fatta proseguire per Legnago e, dopo successivi trasferimenti per via ordinaria, giunge il 26 a Vicomero ove trascorre il mese di dicembre. Anno 1918: Fino al 3 febbraio la “Udine” è a Vicomero ove compie un intenso periodo di istruzione. Il 4 inizia il trasferimento nella zona di Garda e il giorno 11 giunge nei pressi di Saiano-Polpenazze-Castrezzone ove continua il periodo di esercitazioni fino al 18 aprile,giorno in cui è inviata in autocarri a Crespano,alla dipendenza della 50ª divisione, assumendo il presidio del tratto di fronte Osteria di Mofenera-Castalunga, in sostituzione della brigata Alpi. Con alternativa di periodi di linea e di riposo si arriva al 14 giugno allorchè, in vista della offensiva austriaca, la brigata è inviata sul Montello, dove, fino al 23 giugno, i suoi reparti si prodigano in un alternativa di attacchi e contrattacchi che, a costo di gravi sacrifici, riescono a cacciare il nemico che non riesce a progredire. 23


Trincea della “linea della Corda” sul “Montello” ( 17 Giugno 1918)

Cartina del “Montello”.

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L’inferno sul “Montello”.

“… si combatte oramai da 6 giorni, mattina e sera. Sono stati giorni di attacchi interminabili da parte degli austriaci e contrattaccati tenacemente dai nostri soldati. Il 20 giugno 1918, gli austriaci sfondarono con tre plotoni il settore tenuto dalla nostra compagnia, comandata dal Tenente Rizzo . Gli assalitori si avvicinarono pian piano ai nostri reticolati, ma il nostro tenente, appostato sulla piazzola di una sentinella con gli occhi fissi al cannocchiale a forbice, dirigeva il fuoco del Sergente, Francesco Catera detto “lanciabombe” che decimò gli assalitori a una trentina di uomini.

Alcuni di loro scoprirono la postazione del Sergente “lanciabombe”, per il Tenente non ci fu una via di fuga, venne colpito da un proiettile di fucile in pieno torace causandogli la morte. Del Sergente Catera non ci furono più notizie. Dopo due anni, il 24 luglio 1920, il Sergente Catera Francesco venne dato per disperso sul Montello. Verso la fine di settembre dello stesso anno, venne inviata una notifica di morte hai genitori Domenico e Grazia. Sempre nello stesso anno venne concessa una pensione vitalizia pari a £ 655.00 al padre, dal Ministero della Guerra…”

Il Sergente Catera Francesco partecipa alle campagne di guerra del 1916, 1917, 1918.

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Foto del “Montello”.

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Sergente Carlucci Pietro Medaglia di Bronzo al V.M. Pietro nasce a Villa di Castello ; figlio di Domenico; coniugato con Tarsia Angela da cui ha avuto tre figli: Paola Maria nata il 28 aprile 1909 , Domenico Rocco nato il 5 novembre 1911 e Francesco Ciro nato l’1 gennaio 1916. Si trasferisce a Trebisacce con i suoi genitori diventando muratore. Nell’anno 1915 riceve la chiamato dal Regio Esercito Italiano , per le sue grandi doti di soldato diventa Sergente nel 99° RGT Fanteria

“Treviso”

( Prima 115° e 116° Fanteria e poi 99° e 100° Fanteria) Costituita nei primi giorni di marzo 1915: il comando di brigata dal deposito del 55° fanteria, il 115° dai depositi del 55° e del 56° ; il 116° dal deposito del 1° fanteria. Nel novembre 1917 la brigata è dislocata per essere ricostituita il 28 febbraio 1918 coi reggimenti 99° e 100° dei quali il primo già formato fin dal 25 ottobre 1917 dal deposito del 63° fanteria ; il secondo ed il nuovo comando di brigata del deposito del 66° fanteria e coi quarti battaglioni dei reggimenti 141°, 217° e 218°. Anno 1915: All’inizio delle ostilità la brigata e dislocata fra Marostica-Bassane Vallonara-Mason alla dipendenza della 34ª divisione. Inviata il 25 maggio nei dintorni di Thiene, il 3 giugno è in prima linea sull’appenino di Asiago, nella zona Costesin-Campo Rosà-Campo Posellaro-ghertele-Cima Manderiolo. Qui fino al 23 agosto i reparti si alternano fra periodi di linea e di riposo. Il 25° e 115° agisce per agevolare l’attacco della brigata Ivrea come le posizioni avversarie di Malga Costa Alta e M. Basson; gli attacchi condotti con estrema violenza e più volte rinnovati da tutti i reparti del reggimento si infrangono contro le robuste difese passive del nemico che reagisce attivamente con fuoco di mitragliatrici e con intenso tiro delle artiglierie dei forti ancora efficienti di Luserna e Busa di Verle, si che il reggimento è obbligato a ripiegare sulle posizioni di partenza di Campo Rosà dopo aver perduto 36 ufficiali e 1041 militari di truppa. L’eroica sua condotta in questa azione è compensata colla concessione della medaglia di bronzo al valore militare. La brigata permane tutto l’anno nella zona ove, oltre i quotidiani lavori di rafforzamento esegue frequenti azioni dimostrative e di pattuglie, fra e quali sono di maggior rilievo quelle svolte dal 19 al 31 ottobre e dal 3 al 6 dicembre. Alle prime attende il 116° quale riesce a guadagnare qualche tratto di trinceramento avversario nella zona Milligrobe, che il nemico tenta di riprendere il giorno 29,lasciando nelle nostre mani molti prigionieri, rilevante materiale da guerra e sul terreno più di 200 morti; il reggimento in detta azione perde un centinaio di uomini. La seconda serie di azioni è compiuta dal 3° e 1° battaglione del 115° contro le posizioni avversarie di Cima Norre e di q.1506 che sono conquistate e tenute nonostante la reazione nemica.

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Anno 1916: Fino al 24 gennaio la “Treviso” permane nella zona di Asiago, conseguendo qualche altro vantaggio verso Malga Fratelle-Malga Campo Nord. Il 25 è trasferita nella zona Peuma Oslavia, passando alla dipendenza della 11ª divisione. I reggimenti, alternandosi in questa fronte, proseguono i lavori di rafforzamento intrapresi dai precedenti reparti e mantengono attiva vigilanza contro il nemico che è particolarmente attivo. Il 25 marzo alcuni reparti austriaci si spingono sino a q.206 del M. Podgora tenuta dal 116°, ma nei giorni successivi 27 e 28 vengono respinti definitivamente e catturati in parte. I nostri soffrono numerose perdite (37 ufficiali e 727 uomini di truppa, compreso un rilevante numero di dispersi). Il 12 aprile la brigata si trova a riposo fra Cormos e Cà delle Valade ed il 1° maggio è nuovamente in prima linea nel tratto Peuma-Podgora. Con alternative di periodi di linea e di riposo si arriva al 6 agosto,inizio della battaglia di Gorizia, nella quale la brigata ha il compito di superare le difese nemiche di q.160 e di q.177 del Peuma e di puntare all’Isonzo, nel tratto fra il ponte ed il caseggiato di Peuma. Tale compito è brillantemente assolto dai reparti che in tre giorni di furiosi attacchi superano le contrastate linee nemiche, raggiungono alle ore 10 del giorno 9 la riva sinistra dell’Isonzo e nelle ore pomeridiane, per Borgo Carinzia, entrano in Gorizia. Le perdite sofferte dalla brigata sono di 40 ufficiali e 700 uomini di truppa. Il 14 agosto la “Treviso”, passata alla temporanea dipendenza della 46ª divisione, è a S. Pietro di Gorizia ove, dopo intensa preparazione di artiglieria e bombarde, tenta più volte l’attacco delle posizioni di q.95,conseguendo qualche lieve vantaggio che costa rilevanti perdite: 19 ufficiali e 443 militari di truppa. Il 21 la brigata si trasferisce a Savogna ed il 30 in zona di riposo fra Boatina-Monticello-Mariano. L’11 settembre è in prima linea sulla fronte S. Pietro-Vertolba, ove attende a lavori di rafforzamento fino al 10 ottobre, allorchè partecipa all’azione per conquista della linea nemica ad est della Vertoiba. La brigata ha per obiettivo, prima la q.95 anzidetta ,poi quella 98 del Sober e successivamente le qq. 102-123. In tre giorni di aspri combattimenti, di furiosi attacchi e contrattacchi, gli obiettivi sono raggiunti e saldamente mantenuti contro i ritorni offensivi del nemico che soffre rilevanti perdite in morti e prigionieri ed abbandona sul terreno ingente materiale bellico. Le perdite sofferte dalla brigata in questi giorni di combattimento ammontano a 51 ufficiali e 1217 militari di truppa delle Valade per periodo di riposo e di riordinamento che dura fino all’8 novembre, allorchè torna nuovamente nelle linee del Sober (q.102) che presidia, alternandovi i suoi reparti fino alla fine dell’anno.

Anno 1917: Il 2 Gennaio la brigata, sostituita dalla “Messina” ,è inviata a riposo nella zona Pubrida-S.Lorenzo di Mossa-Pradis ed il 14 febbraio è di nuovo in linea nel consueto tratto di fronte. Il 5 maggio passa alla dipendenza della 7ª divisione,e proprio in quel giorno il nemico, con un violento attacco preceduto da intenso bombardamento su q.95 e “casa 5 finestre”, occupa un nostro posto avanzato a q.102. Ma il giorno 14 ha inizio un contrattacco che la brigata svolge contro la q.102-q.98 est e q.123 nord. L’azione dura, con molto accanimento e con alterna vicenda, fino al giorno 17 ed è seguita da una serie di azioni dimostrative svolte dai reparti della brigata in concomitanza di azioni eseguite dalle unità laterali. Dopo una serie di turni di linea alternati da periodi di riposo e dopo altre piccole azioni svolte nell’agosto, la “Treviso” il 29 di detto mese è inviata a Cà delle Valade e Plasnieo alla dipendenza della 13° divisione ed il giorno successivo è fatta proseguire per Gargaro (8° divisione). Il 1° settembre sostituisce la brigata Campobasso nel settore Zagorje-Dol ed il 2 agisce con 115° contro le posizioni avversarie di q.367 ( Fortino) e poi contro q. 526 del Veliki Krib. Questa azione, alla quale efficacemente concorre anche il 116°,dura fino al giorno 7 e si integra in una serie di attacchi e contrattacchi che fruttano alla brigata tangibili progressi, ma anche le rilevanti perdite 70 ufficiali e 1743 uomini di truppa. L’11 settembre la brigata è a riposo a Viesnavik-Crass (30ªdivisione). L’11 ottobre è inviata nella zona Zapotak-S.Jacob ed il 15 è schierata nella valle dell’Isonzo fra Krestenica-Gorenje Vas-Anhovo, passando il giorno 24 alla dipendenza del 24ª Corpo d’armata. Iniziatosi il ripiegamento della nostra fronte, la “Treviso”, dopo successive resistenze svolte sul costone Cicer Vas-Sobink, asl ponte Anzza e sul Torre, raggiunge il Piave ove si riunisce al grosso della 13° divisione.. 29


Anno 1918: La brigata Treviso viene ricostituita in Recoaro il 28 febbraio coi reggimenti 99° e 100°, il primo dei quali era già stato formato fin dal 25 ottobre 1917 e dislocato in Vallarsa. Dopo un mese di riordinamento, la brigata il 4 aprile è in linea nella zona di sinistra del T.Leno in Vallarsa,alla dipendenza della 29ª divisione. Partecipa a piccole azioni locali intese a tenere impegnato il nemico sul suo fronte e poi alterna periodi di linea e di riposo fino al 24 giugno, alla quale data, per ferrovia, è trasferita a Pontevigodarzere ed il 26 nella zona Marostica-NoveSandrigo. Il 9 luglio la “Treviso” sostituisce la “Toscana” sulla linea S. Francesco-Cornone ed il 12, con azioni di sorpresa, reparti del 99° prevengono un attacco nemico ed occupano il tratto di trincea Torre di Babele-Due Pini, catturandovi buona parte dei difensori e un abbondate bottino di armi e materiale e resistendo tenacemente al contrattacco sferrato dal nemico il giorno seguente. Il 29 luglio l’avversario, dopo intensa preparazione di artiglieria, tenta un attacco al M. Cornone con reparti di assalto, ma il suo tentativo è sventato dalla salda resistenza dei reparti in linea, si che è obbligato a ripiegare lasciando nelle nostre mani prigionieri, armi e materiale. Lo stesso tentativo è ripetuto dal nemico il giorno 30 ma con esito parimenti negativo. Continua l’attività vigilanza in linea e l’invio di pattuglie fino all’11 settembre, nel qual giorno la brigata è inviata a riposo nella zona Campese-Sazon-Valstagna, ove sosta fino ai giorni 30 per ritornare nuovamente nelle consuete posizioni di prima linea. Ricomincia l’attività di pattuglie e l’11 ottobre suoi reparti eseguono un colpo di mano sul tratto di fronte S.Francesco-Sasso-Rosso, ma il nemico da q.1125(cespuglio) attivamente reagisce e con forze preponderanti contrattacca senza successo. Dal 13 al 20 continua l’azione di pattuglie allo scopo di tenere il contatto col nemico. Il 20 la brigata è inviata a riposo nella zona Vairovina-Sarzon e lascia in linea i plotoni arditi dei due reggimenti, passati alla temporanea dipendenza della 7ªdivisione, ed essi nella notte sul 24 tentano un nuovo colpo di mano contro le posizioni del Sasso Rosso, ma non ottiene il desiderato effetto a causa della intensa reazione avversaria. Durante la battaglia di Vittorio Veneto la brigata raggiunge il 1° novembre Badenecche,Lambara e Tonderecar,il 2 costa Alta, Forcellona ed il M.Lisser, il 3 Grigno e Selva ed il 4 l’armistizio la trova nella zona di Roncegno.

Cartina della “Valsugana”.

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Soldati italiani in un paese della “Valsugana”. “… alla “Treviso” è affidato il compito di procedere vigorosamente con due reggimenti e con un battaglione del 141 ° fanteria, posto temporaneo alla sua dipendenza all’occupazione del costone Veliki Na Gradu, Leupa, q 206 (fondo valle Avscek) . Prendono parte all’operazione il 99° , il 100° ed il 141 ° ; sulla sinistra dell’Avscek. Per la nostra pressione, il nemico abbandona le trincee e si ritira sopra una linea da tempo predisposta, Koprivsce, Kal, Okrogio. A tale linea tendono i reparti attaccanti ed il 99°, il 100° ed il 141° avanzano fin quasi a Koprivsce, ma l’oscurità della notte e le difficoltà del terreno intricato e sconosciuto, consigliano di aspettare l’alba. Il 217° ed il 218°, rimasti sulle pendici occidentali del costone Veliki, Na Grada – Lenpa, sono a disposizione del comando del Corpo d’Armata. Ripresa più tardi l’operazione, interrotta il 218° per Hum di dirige su Kal , il 217°, seguendo il fianco orientale del costone è in riserva. Nuclei nemici appostati nella boscaglia verso q. 95 non permettono un’azione sollecita ed ostacolano, con tiri di mitragliatrici i movimenti delle truppe. Il 218° giunge sul ciglio del costone di Kal è contrattaccato ; il combattimento è violento, ma i fanti sprezzanti di ogni pericolo, resistono sulle posizioni riuscendo, dopo una breve sosta ad infrangere la resistenza avversaria. Il sergente Carlucci perse la vita in questa ultima battaglia prima della vittoria, per ferite all’ addome da scoppio di granata.

Veduta aerea della “Valsugana”.

Foto panoramica della “Valsugana”.

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Soldato Aino Casimiro Casimiro nasce a Trebisacce il 13 Ottobre , 1893 ; figlio di Pietro e di Marino Mariangela.

Cresce e si forma nella campagna Trebisaccese, diventando contadino come il padre. All’età di 20 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano , nel quale , incontra il suo destino sulle cima del monte “Col di Lana” in Trentino nel 1915

Nel 1913 fu chiamato come soldato semplice di 1° categoria, ma venne lasciato in congedo limitato. L’11 settembre dello stesso anno fu richiamato alle armi, nel 52° RGT Fanteria

“Alpi”

Sede dei reggimenti in pace: 51°Fanteria , Perugia – 52°Fanteria, Spoleto; distretti di reclutamento: Castrovillari, Catania, Milano, Mondovì, Novara, Padova, Siena, Siracusa, Venezia.

Anno 1915: Il 23 maggio la brigata Alpi è schierata in occupazione avanzata presso il confine, nella zona dell’Alto Cordevole ,alla dipendenza della 18ª divisione. Dichiarata la guerra hanno iniziato le operazioni per l’investimento degli sbarramenti nemici della zona. Il 27 maggio il 51° col suo 3 battaglione, passa l’antico confine e con celere azione, occupa il colle di S. Lucia, mentre gli altri due battaglioni presidiano Col Toront ,Moè e Col di Lastè. Durante alcune settimane la brigata attende a sistemare e rafforzare le posizioni conquistate ed esegue nel contempo frequenti ricognizioni intense a saggiare le forze e le difese nemiche, sul tratto Sasso di Mezzodì-Belvedere-Col di Lana. L’attacco contro tali posizioni, forti per natura e per sapiente apprestamenti difensivi, comincia ai primi di luglio. Il 52° dal 7 al 20 luglio si accanisce con valorosa tenacia contro l’obbiettivo assegnatogli: il Col di Lana, che fin da questi primi giorni di battaglia appalesa tutta la sua formidabile potenzialità difensiva contro cui si spuntano i nostri attacchi. La notte del 19 luglio le ondate d’attacco del 4/52°(1),travolte arditamente le prime trincee nemiche, stanno per arrivare alla testate del vallone di Agai, ma una tempesta di fuoco incrociato e un fitto lancio di bombe investono da tutti i lati i reparti che ,nell’impossibilità di reggere sulle posizioni raggiunte, devono ripiegare sulle linee di partenza. La dura prova di questi giorni costa al 52° le sue prime gloriose perdite: 107 morti(6 ufficiali) con 431 feriti. Falliti questi attacchi di viva forza, si procede ad una nuova sistemazione della linea d’investimento e la brigata passa a schierarsi nel settore: Passo Fedaia-M. Mesola-M. Paden-Col Toront.

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Il “Col di Lana” durante la guerra.

Mappa del “Col di Lana”.

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Obici Italiani da 149 mm contro il “Col di Lana”.

Gruppo di militari Italiani sul “Col di Lana”. “… 15 luglio 1915.., una giornata afosa, l’esercito austroungarico iniziò un intenso fuoco di artiglieria e lanci di bombe verso le nostre posizioni del Col di Lana a quota 2,100; ma efficacemente controbattuto dal nostro fuoco dovette desistere. Poco dopo le 17.00, ci fu un altro violentissimo attacco di fanti austriaci appoggiato da sezioni di mitragliatrici che investi la zona boscosa che occupavano le nostre forze, venne subito ordinato ai nostri fanti di arrivare alla prima linea della nostra trincea e di rispondere al fuoco, fra questi vi era anche Casimiro , che con slancio da vecchio veterano ed impugnando la propria baionetta usci dalla trincea e si lanciò all’attacco infliggendo diverse perdite al nemico. 34


Il feroce contrattacco nemico , trovatosi in posizione favorevole sbaragliò la nostra prima linea, infliggendo ai fanti della Brigata “Alpi” pesanti perdite. Al rientro nelle trincee di partenza la gravità delle perdite Italiane fu palese, alla lista dei reduci della giornata di combattimento mancò Casimiro, del fante non si ebbero più notizie, insieme a molti altri commilitoni, caduti e dilaniati dalle granate nemiche nella “ terra di nessuno” o precipitati nei crepacci i cui resti vennero ritrovati solamente dopo decenni da turisti o alpinisti di passaggio sui vecchi campi di guerra … Il ministero della guerra in data 16 Gennaio 1916 rifiutò la concessione della pensione al padre del fante per non aver raggiunto l’età minima richiesta.

Foto del “Col di Lana”.

Foto del “Col di Lana”. 35


Soldato Amerise Pietro Pietro nasce a Trebisacce il 12 ottobre 1890, figlio di Giuseppe e Bentivenga Caterina. Il 7 giugno 1914 si unisce in matrimonio con Russo Francesca dalla quale ebbe una figlia di nome Pietrina nata il 29 ottobre 1915. Vive la sua giovinezza nella realtà paesana; impara dal padre il mestiere del sarto diventandone uno dei pochi del paese. All’età di 20 anni riceve la chiamata dal Regio Esercito Italiano con il quale perse in combattimento la vita, in localita’ “Bosco Cappuccio”, vicino il piccolo borgo di Sella di San Martino in provincia di Gorizia Nel 1910 fu chiamato come soldato semplice di 1°categoria e lasciato in congedo a tempo limitato. Chiamato alle armi il 27 ottobre 1914 raggiunge per mobilitazione generale , il 19° RGT Fanteria.

“Brescia”

Sede dei reggimenti in pace: 19° Fanteria, Monteleone Calabro 20° Fanteria Reggio Calabria; distretti di reclutamento: Belluno, Bologna, Cefalù, Cosenza, Firenze, Monza, Parma, Reggio Calabria, Sacile, Salerno.

Anno 1915: Dall’inizio della guerra sino alla fine della 1° battaglia dell’Isonzo (7 luglio) la brigata è schierata con la 22°divisione nella zona di Lucinico, ove rimane come riserva. L’8 luglio venne assegnata alla 21° divisione; prende parte alla 2°battaglia dell’Isonzo (18 luglio-3 agosto) nella zona di “Bosco Cappuccio” e di “Bosco Triangolare” con il compito di raggiungere la fronte S. Martino-S. Michele. Fin dal primo giorno della battaglia i suoi battaglioni ,insieme a reparti misti del 29°,40°,152°e 155° fanteria, si lanciano nella bellicosa lotta che lo stesso nemico chiama “violenta e insopportabile”. Dalla q.197 del Bosco Cappuccio alla trincea cosi detta “Muraglione” del Bosco Triangolare riescono a conquistare tutto il Bosco Triangolare e quasi per intero il Bosco Cappuccio catturando un migliaio di prigionieri. Grazie all’accanimento e lo spirito aggressivo dimostrato in questa occasione dai due reggimenti che “sanguinosamente ascesero le contrastate pendici del Bosco Cappuccio” ricevette la medaglia d’argento al valore militare. Inviata in zona arretrata per ricostituire i suoi organici decimati, ritorna nello stesso settore all’inizio della 4°battaglia (10 novembre-5 dicembre),combattendo sino al 21 novembre con tenacia e valore contro le agguerrite posizioni nemiche di cima 3 e 4 del S. Michele; in questo periodo la brigata perde 2.500 uomini fra quali 70 ufficiali.

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Mappa di “Bosco Cappuccio”.

Trincea italiana a “Bosco Cappuccio”.

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“Bosco Cappuccio” 1915 . Dal diario di un fante: “… 18 luglio 1915, una calda domenica d’estate, si marciava verso Bosco Cappuccio carichi del nostro equipaggiamento; arrivati in cima ci collocammo all’estremità del bosco. Il giorno fu sconvolto da un poderoso attacco di artiglieria Austriaca sulle nostre linee, all’ordine di “Savia” ci lanciammo all’attacco delle trincee nemiche. Dopo ore di combattimenti non riuscimmo a sfondare le difese nemiche e retrocedemmo sulle posizioni di partenza. La “terra di nessuno” era costellata di crateri di granate nemiche e di nostri fanti immobili nel rigore della morte. Bosco Cappuccio rimase saldamente nelle mani nemiche….” Di Pietro non ci furono più notizie. Venne dato per disperso nella località Bosco Cappuccio nella battaglia fra truppe Italiane ed Austriache. Dal Ministero della Guerra venne inviata la notifica di morte alla moglie Francesca. Il 19 febbraio 1917 gli venne liquidata una pensione vitalizia pari a £ 630.00 …”

Foto di “Bosco Cappuccio”.

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Foto di “Bosco Cappuccio”.

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Soldato Barletta Antonio Nasce a Trebisacce il 13 giugno , 1897; figlio di padre ignoto e Barletta Rosa. Antonio nasce e si forma nella campagna Trebisaccese non avendo mai conosciuto il padre , ebbe la fortuna di avere un nonno molto tenace, un gran lavoratore che gli insegnò a produrre lavorando nei campi. Nel 1915 a soli 18 anni viene chiamato nel Regio Esercito Italiano ; fu un soldato semplice di 1° categoria. Raggiunge per mobilitazione generale , il 34° RGT Fanteria

“Livorno”

Sede dei reggimenti in pace: 33° Fanteria, Cuneo – 34° Fanteria, Fasano ; distretti di reclutamento: Avellino, Cuneo, Ferrara, Foggia, Lecco, Mondovì, Padova, Palermo, Pesaro, Piacenza, Rovigo, Taranto, Treviso. Anno 1915: La brigata Livorno, partita dalle ordinarie sedi di Cuneo e Fossano il 13 maggio, giunge il 17 nei pressi di Udine, ed è destinata ad agire, alla dipendenza della 4ª divisione, nella zona di S. Martino Quisca-S. Floriano. Attraversata la zona collinosa fra Judrio ed Isonzo, essa è la prima ad attaccare, il 26 maggio, con un battaglione del 34°,il Sabotino, il pilastro settentrionale della testa di ponte di Gorizia. Dal 4 al 6 giugno rinnova il tentativo, conseguendo lievi progressi verso Oslavia. Nei mesi successivi, sempre operando nella zona fra Plavia e il Sabotino, essa prende parte alle battaglie dell’Isonzo, prima (23 giugnio-7 luglio) e seconda (18 luglio-3 agosto) cooperando con altri reparti ai primi vani, ma sanguinosi tentativi per la conquista del Sabotino e della zona fra Val Peumica ed Oslavia. L 23 ottobre (3° battaglia dell’Isonzo,18 ottobre-4 novembre) il 3/33° con un battaglione della brigata Pavia, conquista il così detto “Dentino” del Sabotino, rappresentato da uno sperone di roccia sulle pendici del monte fortemente apprestato a difesa. L’occupazione viene rinforzata da un battaglione del 34°,ma essa non può essere mantenuta, e, dopo una lotta accanita durata tutta la notte, i reparti sono costretti a ripiegare. Il 10 novembre (4°battaglia dell’Isonzo. 10 novembre-5 dicembre) la brigata entra nuovamente in azione: il 33° fanteria opera contro quota 188 di Oslavia; gli attacchi si svolgono nei giorni 10,11,12,13 con lievi progressi e perdite notevoli. L’azione sospesa il 14 novembre, viene ripresa il 18 e continua, con alterna vicenda, per tutta la giornata del 19,finchè nelle prime ore del 20 il 127° fanteria (brigata Firenze) e due battaglioni del 33° conquistano q.188,catturando oltre un centinaio di prigionieri. Frattanto il 34° fanteria esercita energica pressione contro le trincee di q.609(Sabotino) spingendo numerose pattuglie fin presso i reticolati nemici:il29 novembre, un più vigoroso attacco è rinnovato contro le posizioni del Sabotino senza raggiungere sensibili risultati: il nemico rimane però impegnato con vantaggio dell’azione generale sul resto della fronte. Per le prove di valore, fermezza ed ardimento date dalle truppe durante le azioni dal maggio al novembre le Bandiere dei reggimenti vennero decorate con medaglia d’argento al valore militare. Nel dicembre i reggimenti si alternano tra le posizioni di prima linea di Oslavia e la zona di riposo e di riordinamento di Orsaria. La Livorno durante l’anno, nei continui attacchi eseguiti con tenacia e valore nella zona del Sabotino e di q.188 annovera circa 3000 uomini fuori combattimento, dei quali 97 ufficiali. 40


Anno 1916: All’inizio dell’anno la brigata si trova ancora sul Sabotino ed inizia, nelle posizioni da essa occupate, i lavori difensivi destinati a rendere meno disagevole il compito della difesa e più facile quello dell’attacco. Alla fine di gennaio, sostituita dalla brigata Lombardia, si raccoglie, per riordinarsi, nella zona di Oleis-Vedrignano, ed il 15 febbraio inizia il trasferimento, per ferrovia, nelle Giudicarie, ove passa alla dipendenza della 6° divisione. Entrata in linea nel marzo successivo, nel settore di Val Daone (alto chiese),ai primi di aprile esegue piccole azioni di fondo Val Chiese per migliorare la nostra linea di osservazione; operazione che portano all’occupazione di Prezzo e Baite. Ai primi di novembre la Livorno viene sostituita, ed il 17 novembre si trasferisce a Palmanova, alla dipendenza della 23ª divisione, e con questa entra in linea sul Fajti e sul M. Peconka,per difendere quelle importanti posizioni conquistate di recente, nella 9° battaglia del Isonzo.

Anno 1917: Sino al mese di marzo la brigata rimane nel settore Fajti-Pecinka, avvicinando i reparti fra la prima linea e la zona di riposo, si reca quindi nei pressi di Udine per riordinarsi, ed il 16 maggio, assegnata alla 10ªdivisione,trovasi a S. Floriano, presso Cormos (Gorizia).Iniziatasi la 10° battaglia dell’Isonzo (12 maggio-8 giugno) anche la Livorno entra, il 23 maggio, in azione, partecipando col 2° battaglione e la 9° compagnia del 33° fanteria, posti agli ordini del comandante della brigata Palermo, ad un’azione offensiva contro M. Santo. Nonostante l’accanita resistenza del nemico e le difficoltà opposte dal terreno impervio, pochi valorosi del 33°fanteria riescono a raggiungere il convento di M. Santo; ma il violento tiro di interdizione dell’artiglieria avversaria impedisce l’afflusso dei rincalzi, permette al nemico di contrattaccare con successo e costringere i superstiti dell’eroico manipolo a ripiegare sulle posizioni di partenza. Le perdite subite dal 33° sono gravi, circa 600 uomini fuori combattimento, dei quali 29 ufficiali. Dopo un periodo di riposo (4 giugno-10 luglio) a S. Giovanni di Manzano, la brigata si trasferisce nella zona di Plava, mentre si attuano i preparativi per l’offensiva sull’altopiano della Bainsizza (11° battaglia dell’Isonzo: 17 agosto-12 settembre). Rimane in prima linea nel tratto fra Globna e il vallone di Rohot, fino al 9 agosto,si trasferisce poi in zona di riposo a Cosbana e rientra in trincea il 20 agosto. Il giorno successivo il 33° fanteria, partendo dalle posizioni avanzate di Descla, muove all’attacco in direzione di q.747: i due battaglioni in scaglione avanzato, superati con impeto i primi reticolati avversari, a malgrado della tenace resistenza incontrata, guadagnano terreno e catturano 500 prigionieri. All’alba del giorno 22,due battaglioni del 34° (5° e 6°) sostituiscono sulle posizioni conquistate il 33° e, superate dopo lotta accanita le trincee avversarie, raggiungono la q.400,sul costone, si ritira, e il 34° l’insegue senza tregua, riuscendo a conquistare la q.747,la q.652, Ravne, la q.800 e Sveto. La sera del 24 agosto il 34° fanteria, seguito dal 33° in rincalzo, riesce, nonostante la resistenza nemica, ad affermarsi sulla linea Breg-Cefenrisce e ,mirando a raggiungere l’orlo del Vallone di Chiapovano, prosegue l’azione contro q.878-Podlaka,conseguendo nuovi favorevoli successi specialmente in direzione di q.878. Il 27 agosto la brigata, che ha sopportato perdite notevoli (circa 800 uomini fuori combattimento, dei quali 31 ufficiali) viene sostituita in linea ed inviata a Dragovice. Il valido contributo dato dalla tenacia e dal valore dei fanti della Livorno alla vittoria dell’agosto 1917 sono ricordati nella motivazione della medaglia d’argento che onora le Bandiere dei due reggimenti. Il 3 settembre la brigata si trasferisce a Dolegna in riposo, passando alla dipendenza della 25° divisione. Iniziatasi il 24 ottobre l’offensiva austro-tedesca (12°battaglia dell’Isonzo,24 ottobre-26 dicembre). La Livorno, in conseguenza dei successi austriaci all’ala sinistra della 2° Armata, riceve l’ordine di trasferirsi a Verhovlje, per schierarsi sulla linea del Korada con la 30° divisione, Ivi, il giorno 26,sostiene il primo urto del nemico che ,travolte le nostre difese, ha già passato l’Isonzo; ripiega quindi ordinatamente, dapprima sulla linea S. Giorgio-M Zuanin, ove combatte il 27 ed il 28,poi su Orgnano, ove il 29 ed il 30 sostiene tenacemente la pressione del nemico; nella notte sul 31 passa il Tagliamento a Madrisio, il 2 novembre giunge a Castion ed il 6 a Volpago. Il 7 novembre la brigata viene disciolta, ma è ricostituita il 22 successivamente a Badia Polesine; ed il 26,assegnata alla 10° divisione, si trasferisce nella zona di Thiene ,dove il 13 dicembre entra in prima linea sul fronte Portecche-M Valbella-Bertigo, con la 2° divisione. Il nemico continua nei mesi di novembre e dicembre 41


i tentativi contro il Grappa e l’altopiano di Asiago, per far crollare il nuovo fronte di resistenza italiana. Il 23 dicembre ,con un attacco veemente, preceduto da una intensa preparazione di artiglieria, riesce a sopraffare la difesa delle Portecche e del ridotto di M. Valbella, tenuti dal 33° fanteria e dal 1/34°,ma l’intervento dei rincalzi, energico e tempestivo, lo arresta nettamente. Nei giorni successivi, contrattaccando più volte col concorso di altri reparti, la brigata riesce a recuperare gran parte delle posizioni perdute; dopo di che, tra il 26 e il 31 dicembre, ricevuto il cambio, si reca nella zona di Thiene per procedere al proprio riordinamento, reso necessario dalle gravi perdite subite (1100 uomini fuori combattimento).

Anno 1918:

Dopo due mesi ,la Livorno, riordinatasi, rientra in linea il 7 marzo, schierandosi nel tratto Col d’Echele-Pizzo Razea-Col dei Nosellari, dove rimane fino al 16 aprile. Dopo un nuovo periodo di riposo trascorso in Val Rovina,il 18 maggio si trasferisce in fondo Val Brenta ,alla dipendenza della 2ª divisione, per presidiare gli sbarramenti di prima linea (Grottelle-Rocce Anzini) e di seconda linea (Col Moschin). Ivi nessun avvenimento notevole si verifica fino al 15 giugno, allorchè il nemico, iniziata la grande offensiva dall’Astico al mare (battaglia del Piave: 15-24 giugno),precedendo da una formidabile preparazione di artiglieria, attacca su tutta la linea, puntando, per quanto concerne la fronte della Livorno,sulla Grottella,su Rocce Anzini e su Col Moschin: mentre sulla Grottella si resiste, la posizione di Rocce Anzini viene perduta ma poi subito ripresa; quella di Col Moschin, invece, occupata dal nemico, resta nelle sue mani. Il giorno dopo la situazione migliora sensibilmente con la riconquista, da parte del 9°Reparto d’assalto, coadiuvato da elementi del 34° fanteria, del Col Moschin. Ripresa tale, posizione, la brigata, con piccoli reparti e con gli arditi reggimentali, procede alla graduale rioccupazione di gran parte delle posizioni perdute. Il 24 giugno, cessata l’offensiva nemica, si inizia un periodo di calma, interrotta però il 9 luglio da fortunati colpi di mano, che consentono a nuclei del 33° di impossessarsi brillantemente della q.800. Dopo pochi giorni il nemico, attaccando ripetutamente il 14 e 15 luglio, tenta riprendere le posizioni contese, ma è respinto con perdite a Rocce Anzini; riesce soltanto ad occupare a mantenere la contrastata q.800. Il 23 luglio la brigata si reca in Val Rovina a riposo; rientra poi in linea, nelle stesse posizioni di Val Brenta, il 23 agosto..

Cartina della “Val Brenta”.

Foto della “Val Brenta”.

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Foto “Val Brenta” e le cime ad oriente della conca di Asiago.

“… 12 settembre, 1918 “Oliero val Brenta” q. 747 ore 2:30 am, una nostra pattuglia fu inviata in perlustrazione , comandata dal Sergente Maggiore Oliveti, tra cui vi trovava Antonio. Dopo circa due ore di marcia sui camminamenti scavati nella roccia viva si scontrano con una sentinella austroungarica che era di guardia. Venne subito abbattuta, per non dare l’allarme, dopo un centinaio di metri si imbatterono in un accampamento di soldati, con una tattica di sorpresa ideata dal Sergente Maggiore circondarono il perimetro facendo tre prigionieri . Dal Brogliaccio …” Ci siamo rimessi in marcia per ritornare al nostro accampamento, per portare i prigionieri. Verso l’albeggiare, camminando sul ciglio di un burrone, il soldato Antonio Barletta mette un piede in fallo e ivi cade. Con un ardua operazione di salvataggio abbiamo recuperato i resti. Dal nostro medico di campo abbiamo saputo che si fratturò la base del cranio, commozione viscerale e frattura dell’arto inferiore …” Venne sepolto nel cimitero di (Oluro) In Val Brenta come costa da verbale redatto.

Foto odierna “Val Brenta”.

Foto della “Val brenta”.

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Soldato Catera Antonio Antonio nasce a Trebisacce l’8 agosto , 1897 ; figlio di Domenico e Parise Vittoria. Figlio di padre contadino e madre filatrice, ha avuto una vita molto semplice e umile, finita la seconda elementare inizia a lavorare con il padre nei campi. All’età di 18 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano. Nel 1915 fu chiamato come soldato semplice di 1° categoria. Nello stesso anno raggiunge per mobilitazione generale il 31° RGT Fanteria

“Siena”

Sede dei reggimenti in pace: 31° e 32° Fanteria Napoli; distretti di reclutamento: Alessandria, Ancona, Avellino, Cremona, Cuneo, Firenze, Girgenti, Milano, Napoli, Perugia, Sacile, Sassari.

Anno 1915: La brigata, partita il 1° giugno da Napoli ,si raccoglie il 4 a Codroipo e, dopo vari spostamenti, giunge il giorno 2 a Turriaco, ove è posta alla dipendenza della 19ªdivisione,che dalla riva destra dell’Isonzo tende ad affermarsi sul margine dell’Altopiano Carsico. La brigata raggiunge dal 16 al 23 giugno la fronte S. Pietro dell’Isonzo - rotabile di Ronchi: e nella 1° battaglia dell’Isonzo (23 giugno-7 luglio),dopo combattimenti accaniti, nei quali perde oltre 1500 uomini dei quali 61 ufficiali, riesce ad espugnare importanti trinceramenti nella zona di Castelnuovo. La lotta per la conquista delle difese di Castelnuovo continua violenta anche nella 2°battaglia dell’Isonzo (18 luglio-3 agosto); e la brigata ,con tenacia e gravi perdite (800 uomini dei quali 32 ufficiali), conquista ancora altri importanti trinceramenti a sud di Castelnuovo. Inviata in zona di riposo il 1° agosto, ritorna il 22 settembre in linea, sempre nel settore di Castelnuovo. Nella 3° battaglia dell’Isonzo (18 ottobre-4 novembre) le viene assegnato il compito di impadronirsi della trincea nemica detta “delle Frasche”; fra il 21 e 23 ottobre i suoi reggimenti si sforzano, con ripetuti assalti, di raggiungere e mantenere la forte posizione nemica; il 23 la trincea ,in un violento assalto, è conquistata, ma nella notte successiva un contrattacco ne ricaccia i difensori, costringendoli a ripiegare sulle linee di partenza. Il 28 e 29 ottobre ed il 1° novembre reparti del 32° ed il 1°reggimento bersaglieri bis (poi 15°) rioccupano la contesa trincea, che è resa però intenibile dal tiro di distruzione dell’artiglieria e dai contrattacchi nemici, onde ancora una volta i nostri sono obbligati a sgombrare. Il maltempo, la spossatezza delle truppe, esauste da tanti giorni di lotta, le gravi perdite subite (oltre 200 uomini della Siena fuori combattimento, dei quali 53 ufficiali) impongono la sospensione dell’azione, tra il 4 e l’8 novembre la brigata si trasferisce nei pressi di Palmanova per riordinarsi.

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Anno 1916: Fra il 25 e il 27 gennaio la brigata compie per ferrovia il trasferimento a Feltre, ove rimane fino al 12 marzo, in riserva, alla dipendenza della 15ªdivisione. Frattanto, essendo ormai palesi i preparativi di una offensiva nemica contro la nostra fronte fra Brenta ed Adige e con l’idea di attuare una serie di operazioni offensive, progettate da parte nostra per l’aprile prossimo, viene disposto che la 15ª divisione avvicini alla fronte le sue riserve. L brigata Siena si trasferisce pertanto verso la metà di marzo fra Grigno e Strigno, donde distacca due battaglioni sulle posizioni arretrate del torrente Maso e dello sbocco di Val Maggio. Il 12 aprile partecipa all’attacco del M. Carbonile (Armentera) e di Spigolo Frattasecca (Panarotta); il 3/32°,insieme con un battaglione dell’83°,opera contro il M. Carbonile; il 2/32° costituisce la riserva dei reparti dell’84°,operanti contro lo Spingolo Frattasecca; il resto della brigata forma la riserva generale. La prima giornata di azione è favorevole alle nostre armi: vengono conquistati il M. Carbonile e la posizione di S. Osvaldo, primo gradino verso il Frattasecca, ma il giorno successivo un violento bombardamento costringe i nostri reparti ( un battaglione dell’83° e il 2/32°) a sgombrare le posizioni più avanzate ed a costituire una linea provvisoria di difesa sul meridiano di Villa Ceschi; mentre a sua volta il nemico, affacciatosi al M. Carbonile, è costretto dal tiro di distruzione della nostra artiglieria a sgombrare la sommità, sicchè questa rimane non occupata fra le linee avversarie. Fra il 14 e il 16 aprile, per dare maggiore saldezza alle posizioni conquistate raffittendone l’occupazione, il Comando della 15ª divisione dispone che la brigata Siena entri in linea nel tratto di fronte fra le pendici settentrionali di Cima Manderiolo Villa Ceschi-Armentera-S. Osvaldo,limitando il compito della brigata Venezia, già in linea e provata nelle azioni svolte precedentemente, all’occupazione del tratto di fronte più settentrionale M. Collo-Val Leggia. Il mattino del 16 aprile il nemico attacca in forze le posizioni di S. Osvaldo, occupate del 3/32°; questo, a malgrado della resistenza opposta, con l’ausilio del 2/31°,è costretto a cedere; i nostri ripiegano dapprima sulla posizione di Volto, indi sulla linea del torrente Larganza (Roncegno). Le nostre posizioni vengono così stabilite: Larganza-M. Armentera-Villa Ceschi - pendici settentrionali di cima Manderiolo. La brigata occupa tale linea, allorchè il nemico inizia la progettate grande offensiva nel Trentino, che avrebbe dovuto portarlo nella pianura Padana alle spalle della nostra fronte dell’Isonzo. La sera del 15 maggio il nemico, risalendo dal Brenta il fianco nord dell’Armentera, riesce ad infiltrarsi alle spalle dei difensori delle posizioni di Villa Ceschi, le quali, riuscito vano ogni sforzo per arginare l’irruzione, vengono abbandonate. L nostra difesa viene così arretrata, in un primo tempo, sulla linea Villa Hippoliti-Moschene (giorno16) ed il 18 sull’altra, ancora più arretrata, fra Borgo-M. Armentera-Case Bianchi ( fondo di Val Maggio)-falde settentrionali di Cima Dodici. M la pressione del nemico, crescente su tutta la fronte della divisione, impone un arretramento ulteriore, effetuato in giorno 22,sulla linea M. Civaronriva sinistra del torrente Maso. Lungo il tratto meridionale della detta linea (M. Civaron-fondo Val Brenta) sono state preventivamente schierate le truppe della 10ª divisione (brigata Campania), giunte allora in linea: la Siena ripiega dietro tali truppe per riordinarsi a costituire un’altra linea di difesa a sbarramento dalla Val Brenta, all’altezza di Ospedaletto. Ai primi di giugno il 32° fanteria viene schierato sull’altopiano fra Costa Alta ed i Castelloni di San Marco ,per costituire, insieme con reparti alpini, un nucleo di collegamento fra l’altopiano stesso e la Val Sugana. Frattanto è in corso di attuazione la nostra controffensiva; ed il 23 dello stesso mese il 1 e 3/32°,posti a disposizione del 20ªCorpo d’Armata, concorrono, con reparti alpini ,all’attacco ed alla conquista di Cima della Caldiera, affermandosi sulle posizioni dominanti il Passo dell’Agnella; il 4 luglio, anche il 31°fanteria viene impegnato per conquistare la cima della Caldiera, affermandosi sulle posizioni dominati il Passo dell’Agnella; il 4 luglio, anche il 31° fanteria viene impegnato per conquistare la cima orientale del M. Civaron (q.775),ma l’efficace tiro di sbarramento dell’artiglieria nemica impedisce di raggiungere l’obbiettivo; la lotta prosegue ininterrotta fino al 7 luglio, ma senza successo. Il 32° fanteria, il 6 ed il 24 luglio, unitamente a reparti alpini, attacca le posizioni dell’Ortigara, conquistando la q.2003; il 26 ritorna alla dipendenza della propria brigata. Occorrendo dare lena ai reparti esausti, l’azione viene sospesa, e la Siena si ritrae, temporaneamente, dalla linea ,dopo aver perduto nella lunga lotta circa 1200 uomini, dei quali 43 ufficiali. Il 32° fanteria, passato a disposizione della 15ª divisione, si trasferisce il 9 agosto a Forcella Magna e si schiera di fronte alle posizioni nemiche delle Alpi di Fassa; il 31° col comando di brigata, alle dipendenze della 10° divisione, ripresa l’offensiva contro il Civaron. Il 13 agosto, avanzo’ arditamente con alcune compagnie, oltrepassando i reticolati, ma il fuoco efficace del nemico impedisce ancora una volta ogni progresso; il 22 agosto, il reggimento, 45


ricevuto il cambio del 135°,è inviato a Grigno per riordinarsi. Il Comando della Siena col 31° e col 135° forma il sottosettore Maora-Brenta. Il 19 ottobre ,il 32° fanteria sostituisce in linea il 135°,che lascia il sottosettore; in questo restano quindi i reggimenti della Siena ,che alternano il loro servizio di trincea con turni di riposo a Selva. Anno 1917: Fra il 24 e il 31 marzo la brigata si trasferisce per ferrovia nella zona di Treviso, ove passa alla dipendenza, prima della 57ª divisione, poi della 61ª,indi della 33ªnella zona di Ferleti, per prendere parte alla 10° battaglia dell’Isonzo (12 maggio-8 giugno). La battaglia è già in corso quando la brigata Pisa raggiunge nella notte sul 23 maggio la località di Ferleti (regione di Doberdò);ad essa viene assegnata la conquista del tratto di fronte fra q.247 e la rotabile di Selo e contro tale linea il 24 e il 27 maggio la brigata dirige i suoi sforzi, non coronati dal successo dovuto al valore spiegato ed alle forti perdite sofferte (circa 2000 uomini fuori combattimento, dei quali 80 ufficiali). Il 28 maggio l’operazione viene sospesa ed il 1° giugno la brigata si porta in riserva divisionale a sud-est della strada q.192-q.175 (Jamiano). Il 3 giugno il nemico, dopo violento bombardamento, attacca decisamente la fronte della 61ªdivisione,ma la fermezza dei fanti della Siena, del 140° reggimento e dei granatieri ne arresta nettamente l’avanzata. Il mattino successivo, con un nuovo attacco l’avversario riesce a conquistare la q.241,ma ne viene ricacciato da un energico contrattacco delle truppe della 61ªdivisione,fra le quali reparti della brigata Siena. Uguale esito hanno gli attacchi nemici del giorno 6 contro le quote 235 e 219 che, occupate in un primo tempo dall’avversario, vengono anch’esse riconquistate brillantemente mediante un contrattacco, cui concorrono i reparti della Siena. La brigata rimane in trincea fino al 20 luglio e, dopo un periodo di riposo, vi torna dal 1° al 16 agosto, nel settore Komarje-q.241. Dopo pochi giorni di riposo a Polazzo, la brigata è nuovamente inviata in linea, alla dipendenza della 2° divisione, nel tratto Selo-q.219-Komarje,per prendere parte alla 2° battaglia dell’Isonzo (17 agosto-12 settembre). Fra il 23 agosto ed il 5 settembre tenta ripetutamente di impadronirsi di alcune trincee del costone di Komaje, ma non ottiene, a malgrado delle forti perdite (1400 uomini, dei quali 28 ufficiali),che lieve risultati e la cattura di un centinaio di prigionieri. Rimane ancora in prima linea nel settore di Selo fino al 12 ottobre, indi si raccoglie nella zona fra Pozzecco e Talmassons, dove il 24 ottobre, iniziò l’offensiva austro-tedesca (12° battaglia dell’Isonzo: 24 ottobre-26 dicembre). La ritirata dell’ala sinistra della 2ªArmata obbliga anche le truppe del medio e basso Isonzo a ripiegare al Torre, e successivamente, al Tagliamento. La brigata Siena, il 27 ottobre, è schierata sulla destra del Torre, ove contende vivamente al nemico l’avanzata; indi ripiega e passa il Tagliamento, il 29 ottobre, sul ponte ferroviario di Cornino. Il 1° novembre è messa a disposizione del Corpo d’Armata speciale Di Giorgio e si disloca col 31° reggimento a Lestans-Col del Bosco, ed il 32° a Madonna di Zucco. Il 31° reggimento, il giorno 4,contrastata tenacemente l’avanzata al nemico ed alle ore 16,dopo vivace combattimento, lo contrattacca e lo respinge più volte sinchè, sopraffatto da forze soverchianti, è costretto a ripiegare verso Sequals e poscia su S. Leonardo. Il 32°,chiamato da Madonna del Zucco ad Usago insieme con reparti bersaglieri, muove contro le colline di Travesio: il 2 battaglione passa a guado il torrente Cosa per raggiungere ed occupare l’altura di S. Giorgio ma, costretto dalle violenti raffiche del fuoco nemico a ripiegare, si riunisce alle rimanenti forze e con queste combattendo arretra sul Meduna, ove viene costituita una testa di ponte all’altezza di Sequals. Sostituita alla sera da truppe alpine, la brigata riunita prosegue il 5 novembre per Polcenigo, ed alla dipendenza della 12° divisione passa il Piave al ponte della Priula; il 12 si trasferisce nella zona di Padova, ove è posta alla dipendenza della 21°divisione e finalmente il 23 viene inviata a S. Secondo Parmense per riorganizzarsi. Anno 1918: Riordinatasi, la brigata si trasferisce in marzo nella zona del Garda, e si schiera nel settore Palone-M. Dei Pini, in val d’Ampola (Giudicarie). Il 20 e 21 giugno, cioè nella fase culminate dell’offensiva austriaca, dall’Astico al mare (battaglia del Piave,15-24 giugno),si sposta per ferrovia nella zona di Treviso, rimanendovi, come unità di riserva, fino al 24 giugno, allorché, ricacciato definitivamente il nemico al di là del Piave e cessata così ogni probabilità di impiego delle riserve, ritorna nel primitivo settore. Durante i preparativi di Vittorio Veneto la brigata 46


si trasferisce a Bassano, nella notte sul 24 ottobre si sposta nelle immediate retrovie del settore Col-Moschin-M. Asolone ed il 26 entra in prima linea sotto l’Asolone. Alcuni suoi reparti, unitamente ad altri della brigata Forlì, si lanciano più volte all’assalto per impadronirsi delle quote dell’Asolone, ma senza riuscire a vincere la resistenza nemica; il 29 all’attacco viene rinnovato col concorso di due battaglioni del 60°fanteria e, nonostante il fuoco violentissimo del nemico il 2/32° riesce a penetrare nelle contese posizioni. Il giorno 31 i fanti della Siena attaccano il Col della Beretta, che riescono ad occupare dopo aver vinte le ultime resistenze del nemico. Incominciato l’inseguimento, nella notte sul 1° novembre la brigata supera le difese di Col Bonato e scende a Cismon; il 2,vinta l’estrema resistenza delle retroguardie; giunge a Grigno e il 3 a Borgo, ove cattura reparti avversari con armi e carreggio.

Cartina “Monte Cavalazza”.

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Soldati Italiani sul “Monte Cavalazza”.

Veduta del “Monte Cavalazza”. “… 27 Febbraio 1918, un giorno freddo, e come tutti gli altri, intenso, di quest’inverno che sembrava interminabile. Una giornata piovosa, la temperatura arrivava sotto zero; alle ore 04:30 iniziò un violento fuoco di artiglierie austro – tedesca . Verso le 15 del pomeriggio il fuoco si concentrò sulle prime linee delle nostre trincee. I soldati fuggirono, cercando riparo nelle caverne naturali o nelle gallerie precedentemente scavate nelle alture vicino le nostre trincee. Ben presto la linea di difesa venne sfondata a sinistra e al centro. In un clima di totale confusione si decise la ritirata generale, che si concluse con molte perdite, e prigionieri, tra cui vi era Antonio. Da fonti ufficiali riportate dal deposito del 31° fanteria Antonio morì in prigionia, per malattia e deterioramento organico ….” L’8 ottobre 1919 venne consegnata notifica di morte alla zia paterna, dato che i genitori Domenico e Vittoria morirono durante la guerra. 48


Resti di Trincea M. Cavalazza

Veduta M. Cavalazza

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Soldato Catera Vincenzo Nasce a Trebisacce il 02 febbraio , 1890 ; figlio di Giuseppe e De Marco Mariangela; coniugato con Odoguardi Vincenza da cui ha avuto una figlia di nome Mariangela. Vincenzo cresce e si forma nella campagna Trebisaccese diventando contadino come il padre. All’età di 21 anni riceve la chiamata dal Regio Esercito Italiano.

Nel 1911 fu chiamato come soldato semplice di 2° categoria; nello stesso anno il 16 agosto raggiunge per mobilitazione generale il 19° RGT Fanteria

“Brescia”

Sede dei reggimenti in pace: 19° fanteria, Monteleone Calabro ; 20° fanteria, Reggio Calabria; distretti di reclutamento: Belluno, Bologna, Cefalù, Cosenza, Firenze, Monza, Parma, Reggio Calabria, Sacile, Salerno.

L’8 febbraio 1912 gli viene concessa dichiarazione di aver tenuto buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore; lasciato in congedo a tempo determinato. Il 25 maggio 1915 viene chiamato alle armi tale nel 142° RGT Fanteria

“Catanzaro”

Costituita il 1° marzo 1915: il comando di brigata ed il 141° dal deposito del 48° fanteria; il 142°, formato fin dal 1° gennaio, dal deposito del 19° fanteria. Anno 1915.: Ultimate il 7 giugno le operazioni di mobilitazione, la brigata parte da varie sedi della Calabria e raggiunge, per ferrovia, Udine ed il 12 si disloca fra Zugliano e Tarenzano alla dipendenza della 23° divisione. Il 23 giugno si sposta a Borgnano,l’11 luglio a Ruda e S. Nicolò di Ruda. Il 21 luglio è a Turriaco (10 corpo d’armata) ed il giorno seguente il 142° sostituisce in linea, verso Fogliano, i reggimenti 32° e 48°. Dopo aver compiuto piccole azioni tendenti a rettificare le posizioni occupate, il 25 tutta la brigata, rinforzata da altre unità, riceve ordine di avanzare per cooperare alle operazioni che il 7° corpo d’armata svolge verso M. Sei Busi. 50


La resistenza avversaria non consente di raggiungere i risultati voluti e l’azione è ripresa il giorno 26 luglio con notevoli vantaggi da parte del 142°,che fa parte della colonna centrale di attacco assieme al 31°. Dopo successivi tentativi d’avanzata, il 28 la “Catanzaro” riceve ordine dal comando della 19° divisione di raggiungere le quote 121,164 e 177 ed ha a sua disposizione il 123° fanteria ed il 4° battaglione bersaglieri. Alla tenace resistenza del nemico, fortemente trincerato, la colonna di sinistra (142° ed un battaglione del 123°),avanzando lentamente, occupa il ciglio sud-ovest del costone di M. Cappuccio, mentre quella di destra (un battaglione del 123°,uno del 48° ed il 4° bersaglieri), cozza contro una trincea blindata e protetta da reticolati ed è obbligata a fermarsi. Il 30,mentre la sinistra consolida la posizione conquistata, la destra ha ordine di attaccare nuovamente la trincea antistante, ma non fa che lievi progressi poiché, superati due ordini di trincea, ne trova un terzo ancora intatto. Intanto il 141°,trasferitosi il 21 luglio da Turriaco a Sagrado, entra in linea il 25 col 1 battaglione a q.150 (ovest della strada Sdraussina-Sella di S. Martino) e disloca gli altri due alla Filanda di Sdraussina alla dipendenza della 21° divisione. Il 26 il 1/141° occupa alla baionetta un trincerone della Sella di S. Martino ed il 27,rinforzato dal 3° battaglione, avanza verso il margine del Bosco Cappuccio e lo raggiunge, mentre due compagnie del 3° battaglione sostengono la ritirata del 155° fanteria che non può mantenere i progressi della sua avanzata sulla destra. Il 2°battaglione,già dislocato al casello 46 sulla ferrovia Sdraussina-Savogna a sostegno della brigata Bari operante nei pressi di q.170,il 29 agisce in rincalzo del 151° ed il 4 agosto occupa una trincea al limite del Bosco Cappuccio, che consolida gradualmente fino al 10. Dopo un’ultima permanenza nelle rispettive posizioni durata fino al 27 agosto, la brigata è inviata a riposo fra Mariano e Fratta quale riserva del 14° corpo d’armata. Il 18 settembre rileva alla Sella di S. Martino del Carso il 148° fanteria (28° divisione). Dopo un’alternativa fra turni di linea e di riposo, il 21 ottobre la “Catanzaro” ha ordine di agire contro il tratto Cappella di S. Martino-S. Martino. I primi attacchi, durati due giorni, si infrangono contro una tenacissima resistenza; si intensifica allora l’azione sulla fronte del 141°per avvolgere le difese antistanti al 142° e favorire l’ulteriore avanzata di questo reggimento. Difatti due battaglioni del 141° (1 e 2),agendo nel territorio del settore di destra (30° divisione),con fulmineo sbalzo sorprendono il nemico ed occupano la trincea catturando numerosi prigionieri e molto materiale bellico. Procedono poi lungo il Valloncello di S. Martino occupando altra trincea nemica; ma il favorevole esito di questa azione non consente al 142° di progredire, tanto è intensa la resistenza avversaria. L’attacco prosegue il 23 ottobre su due colonne a sinistra il 1/141° e due battaglioni della brigata Caltanisetta, a destra gli altri battaglioni del 141° e due compagnie del 142°. Con lotta accanita la colonna di sinistra raggiunge il trincerone nemico che sbarra la valle S. Martino e sensibili progressi fa anche l’altra colonna, ma un micidiale fuoco di artiglieria e mitragliatrici obbliga i reparti avanzati a ripiegare. Sostituita parzialmente dalla “Regina”, la brigata opera successivi tentativi di avanzata fino al 30 ottobre, senza riuscire ad avere ragione della resistenza avversaria. Eguale sorte hanno gli altri attacchi compiuti fino al 3 novembre, tranne quello operato il 31 ottobre da una compagnia del 141°che riesce ad occupare e mantenere un tratto di trincea nemica. Nei giorni 4 e 5 novembre la “Catanzaro”, sostituita dalla “Pisa”, si porta a S. Vito al Torre. Le sue perdite in questo periodo di aspra lotta, durata dal 18 ottobre al 3 novembre, sono di 97 ufficiali e 3511 militari di truppa. Vincenzo durante la campagna della “Catanzaro”, si ammala, nel Ottobre del 1915 di poliomelite acuta e viene rimandato dopo mesi di ospedale in licenza straordinaria di convalescenza in attesa di provvedimento a Trebisacce. Dopo tre anni di convalescenza per avvenute complicazioni cardiache e polmonari , muore a Trebisacce il 25 Settembre, 1918 all’ eta’ di 28 anni.

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Cartina del “Monte San Gabriele”.

Monte del “San Gabriele”.

Munizioni saccheggiate al “Monte San Gabriele”. 52


Veduta del “Monte San Gabriele”.

Panorama sudovest “S. Gabriele” e Sabotino. 53


Soldato Cavaliere Domenico Domenico nasce nell’ attuale centro storico di Trebisacce il 08 gennaio, 1882; figlio di Giuseppe e Corigliano Mariangela, si sposa con Amerise Rosa, dall’unione con Rosa ebbe tre figli: Giuseppe nato nel 1908, Mariangela nata nel 1913, Domenico nato nel 1916. Trascorre la sua adolescenza nelle campagne del paese natio seguendo le orme del padre Giuseppe diventando a sua volta contadino. nel 1901 diventa soldato semplice di 1° categoria, e fu lasciato in congedo limitato. Chiamato alle armi il 24 marzo, 1903 raggiunge per mobilitazione generale 86° RGT Fanteria

“Verona”

dove vi giunge il 05 aprile 1903. Dopo circa tre settimane dello stesso anno fu spostato nel deposito del RGT Fanteria “Civitavecchia”, e mandato in congedo illimitato il 14 settembre 1904. Nello stesso anno dopo circa un mese gli viene concessa dichiarazione di buona condotta. Il 12 agosto 1910 viene chiamato nuovamente alle armi ma dispensato dall’istruzione perché all’estero con regolare nulla osta. Richiamato alle armi per istruzione e giunto il 05 agosto, 1913, mandato in congedo illimitato il 03 settembre dello stesso anno. Il 18 ottobre 1915 raggiunge per mobilitazione generale il 24° RGT Fanteria

“Como” sede dei reggimenti in pace: 23° e 24° Fanteria Novara; distretti di reclutamento: Catanzaro, Ivrea, Lodi, Lucca, Palermo, Savona, Varese.

Anno 1915: La brigata Como il 23 maggio è schierata, con le truppe della 2ª divisione (1ª Corpo d’armata;4ª Armata),in occupazione avanzata in val Boite (Sentinella Chiapuzza-Punta Caiella), a sbarramento delle provenienze dalla via d’Alemagna. Iniziatesi le ostilità ,allo scopo di approfittare della presupposta inferiorità numerica dall’avversario, la 2ª divisione, che opera in Val Boite, riceve il compito di occupare subito, con decisa azione offensiva ,quelle posizioni d’oltre confine, la cui conquista, quando il nemico avesse il tempo di portarvi forze adeguate, costerebbe a noi gravi sacrifici. E pertanto la brigata Como, dopo un rapido e brillante sbalzo innanzi, il 54


29 maggio entra in Cortina d’Ampezzo e costituisce quella linea di investimento, dalla quale verrà poi intrapreso l’attacco delle ben munite fortificazioni dietro cui il nemico si è ritirato. Già il 9 giugno, collegata a destra col 55° reggimento fanteria, e a sinistra col battaglione alpini Fenestrelle, la Como occupa Podestagno e nei giorni 13 e 15,insieme con le altre truppe della 2ª divisione, attacca più volte, invano, le posizioni dello sbarramento di Som Pauses, da lunga mano preparate a difesa. Il contegno di tutte le truppe, ed in speciale modo quello del 1/23ª,è tanto mirabile che il Comando della divisione ritiene opportuno segnalarlo ai superiori comandi. In questa azione il 23° subisce le prime sensibili perdite (circa 180 uomini, dei quali 10 ufficiali). Sospese, provvisoriamente, le operazioni offensive, per raccogliere e mettere in azione tutti i mezzi di distruzione dimostratasi indispensabile per superare le difese avversarie, la brigata, allo scopo di rendere più solida la propria linea di occupazione e di mantener desto lo spirito aggressivo delle truppe, inizia una serie di piccole azioni e di ricognizione offensive in Val Fiorenza, verso Punta del Forame e M. Cristallo. Il 30 giugno occupa, infatti, di sorpresa l’importante osservatorio nemico di Col Rosà. L’8 luglio la 1°compagnia del 23° reggimento, insieme alla 83° compagnia alpini, con audace colpo di mano, si impadronisce di un posto avanzato nemico, catturando una quindicina di prigionieri; il 19° il 4° battaglione del 23° fanteria concorre con le truppe della 10ªdivisione alla presa di M. Piana, mentre la 12°compagnia del 24° fanteria, durante tutta la seconda quindicina di luglio, dà bella prova di valore, partecipando con la brigata Reggio all’attacco del Rifugio Tofana. A metà d’ottobre le condizioni atmosferiche, finalmente favorevoli, consentono alla 2ªdivisione di riprendere l’attacco delle pendici nord del Forame, dello Schonleitenschneit e del Rauckhkofl per completare così la conquista del massiccio del Cristallo, già felicemente iniziata nel luglio con la occupazione del Cristallino e di Cresta Bianca. Vi prende parte, insieme alla brigata Umbria, la Como, che ha particolarmente il compito della conquista del Forame. Il 21 ottobre il 24° fanteria dalla Val Grande penetra nella Valle delle sorgenti del Felizon, occupandone la testata; nella notte sul 23 perviene sino ai reticolati nemici del Forame, ma non riesce a superarli, perché il nemico, forte della prevalente superiorità che gli deriva dal completo dominio del terreno, può respingere gli attacchi ed infliggere loro sensibili perdite (circa 170 uomini dei quali 7 ufficiali).

Mappa del “Forame”.

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Foto del “Forame”.

Obice da 280mm sul “Forame”. “…Novembre 1915,la temperatura sulle Dolomiti sia di notte che di giorno si trovava di parecchi gradi sotto zero, le improvvise nevicate e il freddo gelido penetrava fin sotto le giubbe dei nostri soldati provocando congelamenti agli arti e malattie polmonari. … dislocata nel suo consueto settore l’attività della “Como” è essenzialmente caratterizzata da apprestamento di lavori difensivi, da ricognizioni e colpi di mano di piccoli reparti. Il 26 novembre il reparto di cui faceva parte Domenico fu mandato in missione; dopo un epica scalata notturna a 20 gradi sotto zero lungo la cresta del Forame attacca le forti posizioni nemiche e con aspra lotta all’ arma bianca se ne impadronisce, catturando circa trenta prigionieri e materiale bellico. Conclusa questa missione dopo due giorni, Domenico si ammalò di pleuro polmonite. 56


Venne trasportato all’ospedale da campo n° 039 in Santo Stefano di Cadore; il 5 dicembre, 1915 mori di complicazione respiratorie all’ età di 33 anni. Dopo otto mesi dalla morte di Domenico venne spedita la notifica di alla moglie Rosa; dopo due anni, esattamente il 17 febbraio 1917 gli venne concessa alla moglie una pensione vitalizia di £630.00.

Foto del “Forame”.

Foto panoramica del “Forame”.

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Soldato Ciancia Giuseppe Giuseppe nasce a Trebisacce il 15 maggio , 1894; figlio di Giuseppe Antonio e Russo Caterina. In giovane età si trasferisce con tutta la famiglia a Montalbano Ionio dove vi risiede; iniziati gli studi elementari li lascia alla fine della seconda, per aiutare la umile famiglia, si avvicina al mondo del lavoro con il padre diventando un agricoltore. Il 3 giugno 1914 a 20 anni venne chiamato dal Regio Esercito Italiano in qualità di soldato semplice di 1° categoria e lasciato in congedo illimitato. Il 16 giugno dello stesso anno venne richiamato alle armi, tre giorni dopo raggiunge per mobilitazione generale 81° RGT Fanteria

“Torino”

Sede dei reggimenti in tempo di pace : Roma Distretti di reclutamento: Castrovillari, Catania, Milano, Mondovì, Novara, Padova, Siena, Siracusa, Venezia

Anno 1915: Partita di Roma alla metà di maggio ,la brigata Torino giunge a Conegliano e Susegna e, dopo successive tappe a Vittorio Veneto, Forno di Zoldo, Longarone, Mareson, Staulanza e Fornaza è destinata nella regione dell’Alto Crodevole ,ove il 3 giugno si schiera nel tratto Larzonei-M Porè, alla dipendenza della 17ª divisione. Il 15 per appoggiare l’azione che il battaglione alpini Val Chisone svolge contro il Sasso di Stria, quattro compagnie dell’81° fanteria puntano verso il Castello di Buchenstein ed Andraz occupando il primo ;mentre il giorno successivo il 6/82° si impadronisce di Andraz. La notte del 17, in seguito agli avvenimenti svolti nei settori laterali, i reparti citati rientrano nelle loro linee di partenza sul Monte Porè. In luglio, iniziatisi gli attacchi agli sbarramenti dell’Alto Cordevole ,la brigata ha il compito ti tendere alla occupazione della cortina Settsass-M. Sief ed il 15 luglio, dopo aspra e tenace lotta, riesce a rafforzarsi con alcuni suoi reparti al margine del bosco che fronteggia la cortina stessa; nei giorni 16 e 17 rettifica e consolida ancora la linea raggiunta. Il 18 ottobre si inizia un’azione offensiva per la conquista della conca di Val-parola-Settsas-M Sief, che si svolge accanita e violenta per parecchi giorni senza però tangibili risultati a causa della consistenza delle difese passive e della insidiosa e tenace difesa del nemico; gli attacchi ripetuti riescono solo a fare avanzare in vari tratti la nostra linea fino a portarla a contatto del primo ordine dei reticolati nemici. Dopo una breve sosta, dal 2 al 12 novembre, l’azione viene ripresa sempre fra le citate difficoltà e con alternanza vicenda; i reparti della “Torino” superano il primo ordine di reticolati antistanti le posizioni nemiche nel tratto Settsass-Sief,ma l’attiva reazione dei difensori non permette di penetrare nella prima linea austriaca. Le operazioni di questo anno costano alla brigata la perdita di circa 400 uomini di truppa e 34 ufficiali. L’inverno sospende ogni altra attività.

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Anno 1916: Il 15 maggio riprendono gli sforzi contro la linea Setsass – Sief – selletta del Sasso di Stria, con scarsi risultati; il 21 maggio due battaglioni tentano di passare a viva forza, la trincea nemica della selletta viene presa, ma la reazione nemica costringe i superstiti a ripiegare alle linee di partenza. Nel settembre, due battaglioni, il I/81° e IV/82°, sono destinati al raggruppamento truppe “Giuseppe Garibaldi”, che opera tra la Marmolada ed il Costabella. Il resto della Brigata Torino, che nel frattempo è passata alle dipendenze della 18° divisione, usufruisce di un periodo di riposo sino a fine anno. Anno 1917: Dal gennaio all’agosto nessuna operazione importante. I battaglioni passati alla dipendenza del colonnello Garibaldi in Valle di S. Pellegrino, conquistano le posizioni di Cima Costabella accanitamente difese dal nemico favorito dall’asprissimo terreno ed il 4 marzo occupano un nuovo elemento di trincea, catturando circa 250 prigionieri e numeroso materiale bellico. Il nemico tenta con reiterati contrattacchi di riprendere la posizione di Costabella ma ne viene sempre nettamente respinto e con gravi perdite, però, nella notte sul 14 agosto, dopo intensa preparazione di artiglieria a prezzo di gravi sacrifici riesce ad occupare un tratto della posizione citata. Il 26 agosto la brigata inizia il suo trasferimento alla fronte del baso Isonzo e si raccoglie a S. Maria la Longa, ove trascorre un periodo di intense istruzioni. Scatenatasi, il 24 ottobre, l’offensiva nemica sul fronte della Giulia, i reparti della brigata respingono, il 24 ed il 25,con violenti corpo a corpo tutti gli attacchi dell’avversario. Questi, però, la sera del 26,con una poderosa preparazione di fuoco riesce a raggiungere il Fajti, ma ne viene respinto dal pronto accorrere di nostri rincalzi. Anche nella giornata del 27 i battaglioni della “Torino” riescono a resistere tenacemente alla poderosa spinta avversaria, ma la situazione generale impone il ripiegamento che si effettua in ordine perfetto e secondo le modalità prestabilite. La brigata passa l’Isonzo al ponte di Peteano il 28 giunge a Romans e qui continua la marcia verso il Tagliamento. Il 5 novembre è al Piave ed il 7, passato il fiume, si riunisce a Cabonera come unità di riserva alla dipendenza della 14ª divisione; essa ha perduto più di 1500 uomini di truppa e oltre 50 ufficiali. Il 2 novembre la brigata si schiera in prima linea sul Piave nel tratto fra Maserada e Candelù di fronte alle grave di Papadopoli, ove compie un periodo di trincea senza importanti avvenimenti fino al 26 dicembre, alla quale data, ricevuto il cambio, si trasferisce a Treviso e vi trascorre un periodo di riordinamento e di riposo.

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Anno 1918: Nel febbraio, la brigata si trasferisce sul basso Piave alla dipendenza della 4ª divisione. Dal marzo al maggio i reggimenti si alternano nel servizio di prima linea sul Sile tra Cà del Negro e Salsi, ed in turni di riposo nella zona Casale sul Sile-Zerman. Il 15 giugno la brigata si trova con l’82° schierato in prima linea sul Sile e l’81° in riserva al Zerman. Iniziata l’offensiva nemica ,verso sera l’avversario riesce a rompere le nostre linee di difesa alla testa di ponte di Capo Sile e a disporsi a cavallo del Taglio del Sile; il 3/82° allora, estrema sinistra dello schieramento della brigata, con energico e sanguinoso contrattacco riesce a stabilire l’integrità della difesa nel tratto conteso. I giorni 16 e 17 trascorrono nella sistemazione difensiva dei tratti di linea rioccupati: all’alba del 18 il nemico tenta il passaggio del Sile sulla fronte presidiata dal 3/82°,ma l’audace tentativo è nettamente respinto. Nei giorni 20 e 21 la brigata con tentativi di passaggio del Sile, tiene sul suo fronte fortemente impegnano il nemico ,a concorso delle operazioni svolte da unità laterali in direzione delle teste di ponte di Cavazuccherina e Cortellazzo. All’alba del 22 il 1/82° con audace slancio, riesce a passare sulla sinistra del Sile ricacciando il nemico da C.Massocco: l’urto travolgente sconcerta l’avversario che si ritira perdendo circa 270 uomini e abbondante materiale da guerra. Proseguendo il giorno successivo l’azione offensiva, il 2/82° riceve l’ordine di attaccare per attestarsi alla Piave Vecchia: in terreno acquitrinoso, fittamente coperto, contro posizioni validamente organizzate a difesa ,il battaglione, dopo due giorni di asprissima lotta, raggiunge l’obbiettivo catturando oltre 300 prigionieri e molte armi. Mentre così combatte l’82° fanteria dando mirabile esempio di valore e saldezza di disciplina,l’81°sulla linea del Meolo-Vallio, alla dipendenza della 61° divisione, resiste con pari valore alle incalzanti puntate del nemico. Infatti, schierato dal giorno 15 giugno lungo la linea Meolo-Vallio nel tratto Cì Malimpiero-Cà Bellesine-Canale delle Pertiche,fino al 24 contiene e respinge con costante bravura ripetuti attacchi lanciati dalla 46° divisione Sciitzen.

Trincee Italiane distrutte dai bombardamenti sul “Piave”.

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Fiume “Piave”. “… Nella notte sul 24 Giugno inizia il movimento per incalzare il nemico che ripiegava, e alle prime ore dello stesso 24 tutto il reggimento si trova schierato sul Piave; mentre il 2°/battaglione di cui faceva parte Giuseppe con audace slancio , riesce a portarsi sulla riva sinistra del Piave, catturando un battaglione austriaco (circa 500 uomini) e rimane fino 24 notte respingendo valorosamente i ripetuti contrattacchi. Ricevuto l’ordine di ripiegare sulla riva destra, il battaglione compie la difficile operazione in pieno giorno, resistendo ai ripetuti tentativi che il nemico fa con ogni sforzo per catturalo nel momento più critico del ripiegamento. Le azioni svolte costano al reggimento la perdita di 53 ufficiali e 780 uomini di truppa tra cui vi e il nostro Giuseppe morto in seguito a ferite d’arma da fuoco per fatto di guerra, fu sepolto al cimitero di Val Piano.

Fiume “Piave”.

Fiume “Piave”.

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Soldato Corigliano Vincenzo Nasce a Trebisacce il 20 maggio 1890, figlio di Francesco e Falabella Fortunata. Proveniente da un’umile famiglia, giovanissimo inizia a fare il contadino con il padre Francesco. All’età di 20 anni risponde alla chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano, segnando cosi il suo destino sulla cima del monte “San Martino” in provincia di Gorizia Nel 1910 fu chiamato come soldato semplice di 1°categoria ma venne lasciato in congedo limitato. Richiamato alle armi il 23 novembre dello stesso anno raggiunge per mobilitazione generale il 52° RGT Fanteria.

“Alpi”

Sede dei reggimenti in pace: 51° Fanteria, Perugia – 52° Fanteria, Spoleto ; distretti di reclutamento: Castrovillari, Catania, Milano, Mondovì, Novara, Padova, Siena, Siracusa, Venzia. Il 29 maggio 1911 viene mandato in licenza straordinaria di convalescenza. Trattenuto alle armi, al senso del R. Decreto 22 dicembre 1912 nel deposito di Castrovillari del RGT Fanteria di Civitavecchia, fu mandato in congedo illimitato il 27 gennaio 1912. Il 18 aprile 1912 ricevette la comunicazione di aver tenuto buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore. Chiamato alle armi il 18 agosto 1914 raggiunge per mobilitazione generale il 19° RGT Fanteria.

“Brescia” Sede dei reggimenti in pace: 19° fanteria, Monteleone Calabro 20° fanteria Reggio Calabria ; distretti di reclutamento: Belluno, Bologna, Cefalù, Cosenza, Firenze, Monza, Parma, Reggio Calabria, Sacile, Salerno. Mandato in congedo illimitato il 15 novembre dello stesso anno. Il 22 maggio 1915 partì con il 19° fanteria in territorio dichiarato in stato di guerra. Anno 1915: Dall’inizio della guerra sino alla fine della 1° battaglia dell’Isonzo (7 luglio) la brigata è schierata con la 22°divisione nella zona di Lucinico ,ove rimane come riserva. L’8 luglio venne assegnata alla 21° divisione; prende parte alla 2°battaglia dell’Isonzo (18 luglio-3 agosto) nella zona di “Bosco Cappuccio” e di “Bosco Triangolare” con il compito di raggiungere la fronte S. Martino-S. Michele. Fin dal primo giorno della battaglia i suoi battaglioni, insieme a reparti misti del 29°,40°,152°e 155° fanteria, si lanciano nella bellicosa lotta che lo stesso nemico chia62


ma “violenta e insopportabile”. Dalla q.197 del Bosco Cappuccio alla trincea cosi detta “Muraglione” del Bosco Triangolare riescono a conquistare tutto il Bosco Triangolare e quasi per intero il Bosco Cappuccio catturando un migliaio di prigionieri. Grazie all’accanimento e lo spirito aggressivo dimostrato in questa occasione dai due reggimenti che “sanguinosamente ascesero le contrastate pendici del Bosco Cappuccio” ricevette la medaglia d’argento al valore militare. Inviata in zona arretrata per ricostituire i suoi organici decimati, ritorna nello stesso settore all’inizio della 4°battaglia (10 novembre-5 dicembre),combattendo sino al 21 novembre con tenacia e valore contro le agguerrite posizioni nemiche di cima 3 e 4 del S. Michele; in questo periodo la brigata perde 2.500 uomini fra quali 70 ufficiali. Anno 1916: Fino a Maggio la brigata alterna i reggimenti nelle trincee fra cima 3 S. Michele e S. Martino, contribuendo validamente al mantenimento ed al rafforzamento di quelle posizioni; il nemico, per attenuare la nostra pressione, giornalmente si accanisce con tiri di artiglieria e contrattacchi. Il 14 maggio, durante l’azione dimostrativa eseguita dagli Austriaci su tutta la fronte dell’Isonzo per mascherare l’inizio dell’offensiva del Trentino, alcuni reparti nemici riescono a penetrare in una trincea della sella di S. Martino ma furono costretti a indietreggiare a causa del contrattacco della 19° fanteria che presidia quelle posizioni, lasciando anche nelle nostre mani qualche prigioniero. Il 29 giugno, l’attacco austriaco contro S. Michele, preparato con lancio di gas venefici, coinvolge anche il 1/19° ed il 2/20° reggimento che difendevano le trincee presso cima 1 e cima 2 insieme al 2/48°. Benchè decimati, i battaglioni della brigata, con un furioso ritorno offensivo, riprendono le trincee momentaneamente perdute ,catturando un centinaio di prigionieri. Le perdite sofferte nella giornata dai due battaglioni ammontano a circa 1200 uomini, tra i quali 32 ufficiali. Vincenzo viene ritrovato esanime sul Monte S. Martino; la causa della sua morte fu per scoppio di granata a distanza ravvicinata durante un attacco. Dopo circa qualche mese dalla morte di Vincenzo venne comunicato alla madre Fortunata il triste evento. Le fu riconosciuta una pensione vitalizia di £ 630.00 solamente due anni dopo la scomparsa del figlio, precisamente il 14 gennaio 1918.

Foto mappa di San Martino del Carso. 63


Case distrutte a “San Martino del Carso”.

Trincea Italiana a “San Martino del Carso”.

Campo di battaglia a “San Martino del Carso”. 64


Trincee italiana a “San Martino del Carso”.

Chiesa di “San Martino del Carso”. 65


Soldato Costanzo Giovanni Giovanni nasce a Trebisacce il 3 ottobre , 1893; figlio di Gaetano e Costanzo Raffaela; Si forma nella vita Trebisaccese, di umile famiglia, padre agricoltore madre filatrice. Nel 1913 venne chiamato dal Regio Esercito Italiano, alla visita di leva viene classificato come soldato semplice di 1°categoria. Il 29 aprile 1916 fu chiamato alle armi; due mesi dopo dello stesso anno raggiunge per mobilitazione generale il

12° RGT Bersaglieri

“Battaglioni XXI, XXIII, XXXVI E XII Ciclisti”. Sede dei reggimenti in pace: Milano; distretti di reclutamento: Alessandria, Barletta, Belluno, Nola, Orvieto, Parma, Pinerolo, Vercelli, Vicenza. Distretti di mobilitazione: Bari, Barletta, Foggia, Lecce, Milano, Taranto, Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria. Per le sue grandi doti di soldato dimostrate con il 12° RGT, il 15 settembre dello stesso anno entra far parte della “317°compagnia Mitragliatrici FIAT” del

7° RGT Bersaglieri

“Battaglioni VIII, X e VII Ciclisti” Sede dei reggimenti in pace: Brescia; distretti di reclutamento: Catanzaro, Lucca, Messina, Novara, Reggio Emilia, Sulmona. Distretti di mobilitazione: Bergamo, Brescia, Cremona, Ferrara, Lecco, Mantova, Rovigo. Con una circolare del Ministero della Guerra del 14 dicembre 1916, Giovanni fu trasferito, raggiunge per mobilitazione generale il 77° RGT Fanteria

“Toscana”

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Sede dei reggimenti in pace: 77° Fanteria, Brescia – 78° Fanteria, Bergamo; distretti di reclutamento: Arezzo, Bari, Ivrea, Potenza, Ravenna, Reggio Emilia, Treviso. Anno 1917: Compiuti alcuni turni di trincea nelle linee di Monfalcone, la brigata partecipa all’avanzata di primavera; il 77°reggimento, inviato in rincalzo della brigata Arezzo che opera a nord ed a est del Lisert, fra il 23 e il 28 maggio riesce a conquistare alcune forti posizioni nemiche fra q. 77 (viadotto di Flondar) e le gallerie di q. 43 e q. 40, catturando un migliaio di prigionieri e molto materiale; il 77° avanzava contro la linea di q. 21 – q. 12 – ponti del Timavo e dopo più giorni di combattimento accanito, occupa le citate quote spingendo arditi elementi del I/77° oltre il Timavo fino alle trincee nemiche di q. 28, ma un violento e poderoso contrattacco nemico travolge quei valorosi che solo in parte possono ripiegare salvandosi a nuoto, mentre i più periscono travolti dalla corrente del fiume. Nella notte sul 31 maggio la brigata, che nell’aspra lotta ha perduto oltre 2000 uomini dei quali 75 ufficiali, riceve il cambio e si trasferisce a S. Canziano per riordinarsi

“Cima Merzli”.

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Soldati Italiani sul Monte “Merzli”.

Attacco notturno sul Monte “Merzli”. “… al mattino del 1 agosto 1917, la 317° Compagnia Mitragliatrici Fiat in appoggio con il 77° RGT fanteria e il 12° RGT Bersaglieri: si attestano per l’uscita dalle trincee previo a un fuoco di preparazione di artiglieria, le due colonne con un attacco irruento, conquistano completamente la cima catturandovi tutti i reparti nemici e giungendo ad affermarsi la sera sul Monte Merzli. Il giorno successivo l’avversario contrattacca violentemente per riconquistare le posizioni perdute; la lotta con alterna vicenda si svolge accanita tutto il giorno, ma in fine il nemico stremato, ripiega definitivamente lasciando oltre 700 prigionieri. In questi quattro giorni di lotta hanno subito forti perdite le nostre truppe (circa 1400 uomini dei quali 55 ufficiali) viene sostituita e inviata a riposo per ordinarsi. Tra le nostre perdite nella notte del 1 agosto alle ore 00:30 in età di anni 24 mancava tra i vivi il Bersagliere Giovanni Costanzo della 317° Compagnia Mitragliatrici Fiat, natio di Trebisacce, morto in seguito a ferite al petto riportate in servizio per fatto di guerra, sepolto a “Wamno”. Venne inviata notifica di morte alla zia materna non avendo più i genitori Gaetano e Raffaela morti prematuramente. …” 68


Panorama Monte “Merzli”.

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Soldato De Marco Giuseppe Nasce ad Amendolara l’8 gennaio , 1892; figlio di Antonio e di Oriolo Maria Giuseppa. Si sposa con Russo Maria Domenica. Giuseppe cresce e di forma nel paese di Trebisacce diventando mulattiere. Il 19 aprile dello stesso anno riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano , nel quale , incontra il suo destino sulle cime montagnose del fronte Albanese.

Diventa soldato semplice di 2° categoria , lasciato in congedo limitato fin al 20 luglio dello stesso anno.

Dopo circa una settimana viene chiamato alle armi, e raggiunge per mobilitazione generale il 19° RGT Fanteria

“Brescia”

Gli venne concessa dichiarazione di buona condotta e di aver servito con fedeltà il 14 gennaio 1914. Il 24 maggio 1912 gli venne consegnata una circolare del Ministero della Guerra dove vi era scritto che era stato di nuovo chiamato alle armi, e raggiunge per mobilitazione generale il 142° RGT Fanteria

”Catanzaro”

Costituita il 1° marzo 1915; il comando di brigata ed il 141° dal deposito del 48° fanteria; il 142°, formato fin dal 1° gennaio, dal deposito del 19° fanteria. “…26 luglio 1915 settore di Castelnuovo iniziatasi una nostra offensiva, con brillante attacco alla baionetta, conquista una trincea austriaca e ci muoviamo verso la trincea chiamata “Delle Frasche” , mentre altri reparti attaccano con pari bravura le antistanti posizioni che più volte sono prese e perdute. L’azione continua per tutto il giorno, a sera tra i feriti della battaglia di Castelnuovo vi e’ annoverato il fante De Marco Giuseppe…” … Partito dal territorio dichiarato in stato di guerra perché ferito. Passati due anni esattamente il 30 settembre 1917 venne chiamato per mobilitazione generale tale nel 101° RGT di marcia, 3°battaglione, 1426°compagnia mitragliatrici fronte Albania. 70


Foto di “Castelnuovo”.

Foto di “Castelnuovo”. “… Fronte Albanese 28 Settembre , 1917; ha inizio la nostra ripresa offensiva nel settore di Stranol e Baba, l’azione deve tendere alla conquista dei due caposaldi ma per la reazione violenta del nemico specialmente con fuoco di mitragliatrici e per le cattive condizioni climatiche, non si raggiungono sensibili risultati, malgrado gli energici tentativi. Seguono due giorni di relativa calma durante il quale i reparti della brigata si alternano nel servizio di trincea. Dal 13 al 15 ottobre è tentata un’azione offensiva per l’occupazione di cima 144, l’intenso fuoco di artiglieria e bombarde non fermano i nostri valorosi fanti e dopo circa 36 ore di duri e sanguinosi combattimenti riescono a conquistare la cima ambita. Nei giorni successivi i reparti attendono al rafforzamento delle nuove linee raggiunte e trascorrono in seguito un periodo di attività normale. In questi mesi in cui la brigata fu stazionata sul fronte Albanese vi si trovava anche Giuseppe , dove si ammalo di malaria. Mori’ il 16 ottobre 1917, nell’ospedale da campo n° 33, in seguito a “Perniciosa malarica con ittero grave generalizzato” ; sepolto a Drasciovizza “Albania”. Solo nel 1918 venne inviata notifica di morte alla moglie Maria Domenica. Autorità che parteciparono al decesso l’incaricato della tenuta dei registri dell’ospedale da campo n° 33

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Cartina del Fronte Albanese.

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Veduta della zona di “Drasciovizza”. 73


Soldato De Marco Pietro Medaglia Interalleata della Vittoria Pietro nasce a Trebisacce l’11 gennaio , 1880; figlio di Leonardo e di Petta Maria, coniugato con Gallerano Concetta.

Provenendo da una famiglia umile, alla fine della prima elementare abbandona la scuola per intraprendere il lavoro di contadino.

Venne chiamato dal Regio Esercito Italiano della classe 1880 diventando soldato semplice di 1° categoria, del distretto di Castrovillari.

Il 27 dicembre , 1916 fu richiamato alle armi e giunto nel deposito del 75° RGT Fanteria; Dopo circa quattro mesi dello stesso anno raggiunge per mobilitazione generale il 76° RGT Fanteria

“Napoli”

Sede dei reggimenti in pace: 75° Fanteria, Siracusa – 76° Fanteria, Messina; distretti di reclutamento: Aquila, Cagliari, Firenze, Lecce, Livorno, Mantova, Spoleto, Vicenza.

Anno 1917: La brigata rimane nella zona di Tolmino alterando i reparti nelle prime linee, fino ai primi di agosto. Il 3 settembre ,mentre è nel pieno svolgimento la battaglia della Bainsizza (17 agosto-12 settembre), la brigata si porta di fronte alle posizioni nemiche Lom di Canale-Lom di Tolmino ed il 14, ricevuto l’ordine di attaccare il Costone di Log e gran parte del costone omonimo viene inviata a riposo nei pressi di Ruchin (Testata del Indro),dove si trova ancora quando, nella notte sul 23 ottobre, riceve l’ordine di mettersi a disposizione della 19ªdivisione e d’inviare il 76°fanteria a presidio delle posizioni di M. Piatto-Uplatnac con un battaglione avanzato tra M. Plezia e q. 174. Il reggimento in condizioni di inquadramento e di forze deficienti, marciando tutta la notte, raggiunge nelle prime ore dello stesso 23 le posizioni che non ha potuto controllare in precedenza e che risultano prive di ogni sistemazione difensiva (telefono, munizioni, armi di trincea, strumenti da lavoro ecc.).Il 3° battaglione schierato nel tratto di fronte Plezia-Foni verso l’Isonzo, tratto esteso più di un chilometro in linea retta, in zona ripida e boscosa, non 74


occupa però materialmente il fondo valle e non può mettere in prima linea che 200 fucili circa e 2 sezioni mitragliatrici. Il 75°fanteria rimane in riserva a Case Ardiella (Clabuzzano). Il primo contatto col nemico avviene nel pomeriggio del 24 ottobre verso le 13; le fanterie della 14ª Armata tedesca, superate le pendici settentrionali di Costa, raggiungono M. Plezia e M. Piatto. Il battaglione wuttemberghese, che attacca in corrispondenza del tratto presidiato dal 3/76°,incontrando resistenza di fronte a Foni, cerca di aggirare la posizione ed accortosi che il fondo valle Isonzo è indifeso, invia un reparto a prendere alle spalle Foni. Il plotone del 76° che difende questa posizione, trovandosi sull’imbrunire attaccato di fronte e a tergo da forze superiori è costretto a cedere. Gli altri reparti del battaglione in parte si ritirano verso l’alto (9° e 11° compagnia),ma rimanendo isolati e circondati da ogni lato sono al mattino costretti alla resa (25 ottobre); la 10° compagnia invece, distesa da Foni verso l’Isonzo, nella sera del 24 sentendosi isolata tenta ritirarsi verso il fondo valle Isonzo, ma accerchiata rimane, dopo strenua difesa catturata. Il 75° fanteria in riserva, verso le ore 13 del 24 riceve ordine di portarsi alla destra dello schieramento della brigata fino al Bucova Ieza, ma prevenuto dal nemico, tenta invano di rafforzarsi sull’Uplatnac e sul Bucova Ieza. La sera del 24 la brigata passa alla dipendenza della 3°divisione ed il 25,unitamente a reparti delle brigate Elba (261° e 262°) e Firenze (127° e 128°) occupa le linee dal passo di Navecco escluso, per il passo di Zagradan alle pendici di M. Uplatnac e del Bucova Ieza. All’alba del 25 il 75°fanteria attacca il nemico che si è rafforzato sull Bucova Ieza,ma senza risultato; anzi un violento contrattacco costringe il reggimento a ripiegare sull’Uplatnac. Intanto il 76° attacca in direzione di M. Piatto, ma, a sua volta contrattaccato da forze preponderanti, viene quasi tutto travolto; egual sorte subisce nel pomeriggio anche il 75°. I resti della brigata ripiegano allora sulla linea del Castello Madonna del Monte-S. Nicolò-fondo valle Indro, ove sostano fino al 27,il 28 raggiungono S, Daniele e il ponte di Pinzano. Nei giorni seguenti continua il ripiegamento verso il Piave; attraversato il 1°novembre il Tagliamento, i resti della brigata per Arba-Trevignano-Ponte Vigodarzere raggiungono il 9 novembre Mestrino (Padova),ove si ricostituiscono su due battaglioni.

Mappa del “Montello” 75


Foto d’Italiani internati in “Sigmundsherberg”.

Foto di Italiani internati in “Sigmundsherberg”.

“… l’8 di aprile 1917 la Brigata viene inviata a riposo,ma improvvisamente, nella notte del 9-10 aprile, riceve l’ordine di mettersi a disposizione della 19° divisione e d’inviare un battaglione del 76°R.gt di fanteria in posizione avanzata a presidio di una vasta area operativa . Il primo contatto col nemico avviene nel pomeriggio del 12 aprile verso le 13.00: le fanterie della 14° armata tedesca, superate le pendici settentrionali raggiungono Monte Plezia. Il battaglione Wiittemberghese, che attacca in corrispondenza del tratto presidiato dal III Plotone del 76°, incontrando resistenza, di fronte a M.Foni, cerca di aggirare la posizione, ed accortosi che il fondo valle è indifeso, 76


invia un reparto per presidiare M. Foni. Il plotone Italiano che difende questa posizione, trovandosi attaccato e in inferiorità numerica sia come uomini che come armi e’ costretto ad arrendersi. Gli altri reparti del battaglione in parte si ritirano verso l’alto, ma rimanendo isolati e circondati da ogni lato sono al mattino del 14 Aprile, costretti alla resa . La 10° compagnia invece, distesa da Foni, nella sera del 15 sentendosi isolata tenta di ritirarsi verso il fondo valle, accerchiata, e dopo strenua difesa, catturata. Proprio questa ultima battaglia fu fatale a Pietro; catturato, fatto prigioniero ed internato nel campo di “Linunuvasterberg”, località di “Sigmundsherberg”. Sono passati 7 mesi dalla sua cattura e per Pietro sono stati mesi duri, tra interrogatori, e lavori forzati. In questo arco di tempo Pietro si ammala di bronco polmonite, il 20 novembre 1917 fu ricoverato nell’ospedale da campo n° 0130 M. Montello di Trieste. Circa un anno dopo alle ore 24 cessava di vivere all’ età di anni 38, fu sepolto nel cimitero di Trieste. Venne inviata una notifica di morte alla moglie Concetta lasciandola vedova. Campagne di guerra 1917, 1918. Il soldato semplice Pietro De Marco fu decorato della “Medaglia Interalleata della Vittoria”

Foto del “Montello”. 77


Soldato De Vita Giuseppe Giuseppe nasce a Trebisacce il 5 maggio , 1882; figlio di Gaetano e Petrone Rosa ; si sposa con Gatto Lucrezia, da cui ebbe due figli Filomena nata il 18 giugno 1910 e Gaetano nato il 13 dicembre 1916.

Giuseppe non ebbe l’opportunità di andare a scuola, in giovane età inizia a lavorare diventando uno dei tanti pescatori del paese. Per la sua passione per il mare viene arruolato nel Compartimento Marittimo di Taranto dell’anno 1903, il 30 gennaio , al seguito diventa un fuochista di 1° categoria per ferma di anni quattro. Gli venne concessa dichiarazione di buona condotta , chiamato sotto le armi con la sua classe per rassegna arduria con R. Decreto 23 giugno n°67. Giunto alla capitaria di porto di Taranto venne rinviato in congedo illimitato il 02 ottobre 1907. Venne trasferito alla milizia territoriale del Regio Esercito Italiano alla classe 1882 nel distretto di Castrovillari per aver soddisfatto agli obblighi di servizio nel Corpo Reale Equipaggi, ed in seguito soldato di fanteria 31 marzo 1913. Il 25 maggio 1915 , fu chiamato alle armi per mobilitazione generale, non si presento’. Dichiarato disertore per non aver risposto alla chiamata suddetta. Dopo quattro mesi precisamente il 24 settembre dello stesso anno si costituì al distretto militare di Castrovillari , venne denunciato al tribunale militare di Castrovillari. Il 18 luglio 1917 , venne chiamato per mobilitazione generale nel 230° RGT Fanteria

“Campobasso”

Costituita il 27 maggio 1916: il comando di brigata ed il 229° , già formato il 15 maggio 1916 , dal deposito del 35° fanteria; il 230° costituito sin dal 15 maggio 1916, dal deposito del 36° fanteria.

Anno 1917:

Fino al maggio la brigata si alterna in prima linea con la “Ionio” sulle posizioni fronteggianti S. Caterina. Dalla zona di riposo in Val Penmica: (Podsabotino-Marmorie) invia, alternativamente, un battaglione a difesa del Sabotino, fra q. 412 e S. Valentino. Alla 10°battaglia dell’Isonzo (12 maggio-8 giugno) partecipa con la 10ªdivisione che ha il compito di conquistare la linea M. Santo-S. Gabriele. Alla brigata viene affidata l’occupazione della sella di Dol e di M. Santo. Essa vi rincorre con due colonne: una principale (229°) che da Cima Verde (Sabotino)-rotabile di Dol, puntando sulla Sella, deve impadronirsi di M. Santo e delle sue pendici nord-orientali; una sussidiaria (230°) che dalla fronte Isonzo-rotabile di Dol, deve puntare al Convento, sulla vetta del M. Santo, provvedere alla protezione del suo fianco sinistro, e facilitare l’avanzata del 2° corpo d’armata. Il 14 maggio, le colonne irrompono dalle proprie posizioni e con ardimento si lanciano verso i rispettivi obbiettivi: il 3/230°,per il fondo valle dell’Isonzo, raggiunge sollecitamente la mulattiera che dalla strada di Zagora, sotto q. 287,risale il versante di M. 78


Santo; il 2/229° si porta immediatamente ad ovest del risvolto della strada di Dol in prossimità di q. 287,mentre il 1/229° raggiunge la q. 280 a nord di Kamarca. L’avanzata delle due colonne è seriamente contrastata da incrociati e precisi tiri di artiglieria che, fin dall’inizio, producono serie perdite. Malgrado ciò, mentre i battaglioni del 229° trovano un ostacolo insormontabile nella organizzazione difensiva nemica, e nelle micidiali raffiche di fuoco, la colonna del 230°,pure essa momentaneamente arrestata dalle mitragliatrici in caverne, riprende l’avanzata verso il suo obbiettivo e sferra l’attacco al M. Santo. Il 3/230°,con mirabile ardimento, penetra e conquista le trincee avversarie catturandovi prigionieri e materiale. Sulla posizione raggiunta resiste eroicamente ai ripetuti contrattacchi ma, poi, minacciato d’accerchiamento è costretto a ripiegare sul rovescio del monte. Il 16 maggio, il 230°,in concorso di riparti della “Palermo” ritenta l’attacco, ma le prime ondate urtano contro robuste difese e, falciate dalle mitragliatrici, invano tentano d’aprirsi un varco per riconquistare il terreno perduto. Il 17, causa le perdite sofferte, il 230° viene ritirato dalla prima linea ed inviato per riordinarsi a Marmorie, mentre il 229° resta a presidio delle posizioni in precedenza conquistate. Il 200 viene nuovamente tentato l’attacco a M. Santo ed il 229° ha il compito di sostenere l’azione svolta dalla brigata Palermo che punta verso il Convento. Anche questa volta lo sforzo compiuto non è coronato da successo: la resistenza avversaria è cosi tenace da non permettere all’attaccante sensibili progressi. Alla sera il reggimento viene ritirato sulle posizioni di partenza. Il 25 maggio, anche il 229°viene inviato a riposo e così tutta la brigata si riunisce a Pubrida da dove prosegue, lo stesso giorno, per la zona Buttrio-Manzinello-S Lorenzo, per un nuovo periodo di riposo e di riordinamento. Il 1°giugno,destinata sull’altopiano di Asiago, si porta per via ordinaria a Mestre e per ferrovia raggiunge Carpanè dislocandosi nella zona S. Nazario-Cismon-Solagna. Il 7,la brigata inizia il suo trasferimento in autocarri e raggiunge le pendici orientali di M. Magari accampandosi. L’11 giugno, si sposta in val Gozzo e a Busa di Wolf, ove i suoi reparti vengono impiegati in lavori stradali. Il 24 giugno, passata alla dipendenza della 21°divisione,inizia lo spostamento per val Capra, per attendere alle consuete istruzioni. Il 6 luglio, chiamata in prima linea, inizia il suo trasferimento per rilevare, il 9,la brigata Sassari nelle pendici di M. Zebio (25ªdivisione). Qui i suoi reparti si alternano in turni di linea e di riposo, svolgendo azioni di pattuglie ed eseguendo lavori di rafforzamento sulla fronte occupata. Il 24 luglio, sostituita dal 5°reggimento bersaglieri, si porta nella zona di riposo a val Capra, ove permane fino al 15 agosto, nel qual giorno, destinata nuovamente alla fronte Isontina, si muove, per ferrovia, dalla stazione di Carpanè alla volta di Cividale che raggiunge il 17,accampandosi nella zona di Ponte di S. Quirino.

Il 24 agosto tutta la 25ªdivisione inizia la marcia per portarsi sulla sinistra dell’Isonzo. L a “Campobasso” raggiunge in tal giorno la valle dell’Indro, nella zona tra Miscek e Podresca,il 25 quella di Debenje,ed il 26 per la strada Golievo-Lozice,passata sulla sinistra dell’Isonzo, sosta tra Descla-Britof-Globna per proseguire nello stesso giorno, attraverso la valle Rohot, alla volta di M. Santo-Vallone a nord di Gargano (8ªdivisione). Occorre in questi giorni sfruttare i successi conseguiti colla conquista di M. Santo ed attraverso Foca, Zagorje, Ravnica premere sul rovescio del S. Gabriele e determinare la caduta. Il 29 agosto, il 229°,concorre,con reparti della brigata Forlì, all’ attacco di q. 367,ma la tenace resistenza nemica non cede alla nostra pressione. Il 30 tutta la brigata è in linea nel settore Zagorie-Dol,ove ha sostituito la “Forlì” e opera su due colonne, poste alla dipendenza della brigata Avellino, il 230° sulla sinistra verso il quadrivio di q. 476,Osteria,q. 441 (Ravnica).

Avanzando sotto vivissimo fuoco, le due colonne riescono ad oltrepassare le prime difese nemiche, dopo aver subite ingenti perdite, devono sostare sulle posizioni raggiunte. L’azione, benché ritentata con uguale vigore, non ottiene sensibili risultati e viene quindi sospesa. Il 3 settembre, la brigata, sostituita dalla “Treviso”, si porta nella zona più arretrata nel vallone a nord, di Gargano, ove l’8,rilevata dalla “Forlì”, si trasferisce in valle dell’Iudrio nei pressi di Bodigot per riordinarsi e riposare.

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Foto del “Monte San Gabriele”.

Mappa del “Monte S. Gabriele”.

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Trincea Italiana sul“Monte San Gabriele”.

Foto del”Monte San Gabriele”.

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Trincea Italiana sul “Monte San Gabriele”.

“… 5 settembre, le colonne irrompono dalle proprie posizioni e con ardimento si lanciano verso i rispettivi obbiettivi: il 230°, raggiunge sollecitamente la mulattiera che dalla strada di montagna , sotto q. 287, risale il versante di M. Gabriele; il 229° si porta immediatamente ad ovest del risvolto della strada in prossimità di q. 287, mentre il I/229° raggiunge la q. 235 a nord. L’avanzata delle due colonne è seriamente contrastata da incrociati e precisi tiri di artiglieria che, fin dall’inizio, producono serie perdite. Malgrado ciò, mentre i battaglioni del 229° trovano un ostacolo insormontabile nella organizzazione difensiva nemica, e nelle micidiali raffiche di fuoco, la colonna del 230°, pure essa momentaneamente arrestata dalle mitragliatrici in caverne, riprende l’avanzata verso il suo obbiettivo e sferra l’attacco. Con mirabile ardimento, penetra e conquista le trincee avversarie catturandovi prigionieri e materiali. Sulla posizione raggiunta resiste eroicamente ai reparti contrattaccati ma, poi minacciato d’accerchiamento è costretto a ripiegare sul rovescio del monte. Per il 230° RGT ci furono molte perdite e viene ritirato dalla prima linea. Tra i morti si trova Giuseppe, deceduto in seguito a ferita in combattimento alla testa il 5 settembre 1917 zona S. Gabriele. Il Ministero della Guerra constatato il decesso, notifico la notizia della morte, alla moglie Rosa, il 10 dicembre 1918 gli venne riconosciuta una pensione vitalizia di £ 855.00…”

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Foto odierna del “Monte San Gabriele”.

Foto del “Monte San Gabriele”.

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Soldato Falabella Gaetano Gaetano nasce a Trebisacce il 22 giugno 1886, figlio di Domenico e Galizia Maria. Si sposa all’età di 29 anni l’8 novembre 1914 con De Marco Francesca.

Trascorre la sua infanzia a Trebisacce, aiutando il padre come contadino e seguendone le orme.

All’età di 20 anni riceve la chiamata dal Regio Esercito italiano incontrando il suo destino sulle cime del monte “San Michele” in Friuli Venezia Giulia in provincia di Gorizia. Fu chiamato come soldato semplice di 1°categoria e posto in congedo illimitato.

Il 22 ottobre 1906 viene chiamato alle armi; cinque giorni dopo contrae la malaria e viene congedato in seguito a suddetta malattia.

Viene nuovamente richiamato alle armi nel Luglio del 1914. Dopo 7 mesi di malattia e giorni di congedo prolungato raggiungendo per mobilitazione generale il 20° RGT Fanteria.

“Brescia”

Sede dei reggimenti in pace: 19° Fanteria, Monteleone Calabro, 20° Fanteria Reggio Calabria; distretti di reclutamento: Belluno, Bologna, Cefalù, Cosenza, Firenze, Monza, Parma, Reggio Calabria, Sacile, Salerno.

Anno 1915: Fronte S. Martino-S. Michele. Inviata in zona arretrata per ricostituire i suoi organici decimati, la Brigata ritorna nello stesso settore all’inizio della 4°battaglia (10 novembre-5 dicembre) combattendo sino al 21 novembre con tenacia e valore contro le agguerrite posizioni nemiche di cima 3 e 4 del S. Michele. In questo periodo la brigata perde 2.500 uomini fra quali 70 ufficiali.

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Mappa del “Monte San Michele”.

Posizioni al 4 luglio 1915, alla fine della prima battaglia dell’Isonzo. Si nota come l’Esercito italiano sia stato in grado di conquistare due posizioni importanti come Bosco Lancia e Bosco Cappuccio, trampolini per la seconda battaglia dell’Isonzo che inizierà solo qualche giorno dopo la chiusura della prima. Gli italiani non riuscirono comunque a conquistare un’altra posizione favorevole come il Bosco Triangolare che rimase saldamente in mano austriaca. Inutili gli attacchi partiti da Sdraussina (oggi Peteano) contro il Monte San Michele.

Tutti i tentativi si infransero contro i primi ordini di reticolati sistemati dalle truppe austro-ungariche a protezione dell’importante posizione.

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Foto del “Monte San Michele”

Foto del “San Michele del Carso”.

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“… 21 novembre 1915 località S. Michele del Carso cima 3. Il 20° reggimento fanteria 15° campo di cui faceva parte Gaetano prende parte all’azione per la conquista della estremità meridionale della cima 3. Raggiunto con rapido balzo l’obbiettivo ,l’altura di cima 3, dovette in seguito abbandonarlo a causa di un violento ritorno offensivo dell’avversario. Furono conquistate nello stesso giorno le qq. 25 - 34 e la cima 4 dai riparti della “Brescia”, coadiuvati da nuclei del battaglione, bersaglieri “7”. Portatosi a presidio delle nuove trincee di q. 25 resiste tenacemente ai reiterati contrattacchi nemici. Nella notte del 21 alle ore 4 mancava ai vivi Gaetano di anni 30 morto in seguito a ferita di proiettile al petto. Sepolto a San Michele del Carso come riportato dalle testimonianze dei presenti.. Dopo qualche mese dalla morte viene inviata la notifica del decesso alla moglie Francesca. Il 27 ottobre 1916 gli viene liquidata una pensione vitalizia pari a £630.00.

Lapide di soldati Italiani sul “Monte San Michele”.

Veduta panoramica del ”Monte San Michele”.

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Soldato Falabella Biagio Nasce a Trebisacce il 4 aprile 1894 figlio di Nicola e di Ciacci Mariangela. Biagio, , per la realtà dell’epoca, fu costretto a rinunciare alla sua spensieratezza per aiutare la sua famiglia; finita la seconda elementare iniziò a lavorare diventando un contadino come i suoi genitori. Il 3 giugno 1914 venne chiamato dal Regio Esercito Italiano, diventando soldato semplice di 1° categoria. L’8 settembre dello stesso anno venne chiamato alle armi ; undici giorni dopo la chiamata raggiunse per mobilitazione generale il 54° RGT Fanteria

“Umbria”

Sede dei reggimenti in tempo di pace : 53° Fanteria, Vercelli ; 54° Fanteria, Ivrea ; Distretti di reclutamento : Catanzaro, Lodi, Lucca, Palermo, Savona, Varese. Il 23 novembre 1915 raggiunse per mobilitazione generale il 59° RGT Fanteria

“Calabria”

Sede dei reggimenti in pace: 59° Fanteria, Civitavecchia – 60° Fanteria, Viterbo. Distretti di reclutamento: Castrovillari, Catania, Milano, Mondovì, Novara, Padova, Siena, Siracusa, Venezia. Il 24 maggio dello stesso anno giunse in territorio di guerra, trattenuto alle armi per mobilitazione in base all’articolo B3 del testo unico delle leggi del reclutamento dell’esercito.

Anno 1915: La brigata Calabria parti’ il 15 maggio da Roma, il 25 dello stesso mese si trovò nella zona di Agordo, alle dipendenza della 18ª divisione. Iniziavano il 5 luglio le operazioni per l’attacco degli sbarramenti dell’Alto Cordevole, Concorre, operando nella zona del Col di Lana: l’8 luglio il 1 e 3/59° occupando lo sperone Col di Lana-Castello, favoriti dall’avanzare della 6° compagnia sullo sperone Col di Lana-Agai; nei giorni successivi i molteplici tentativi di avanzata, incontrarono una tenace resistenza e non riuscirono così nell’intento. Il 28 luglio i due reggimenti dirigono l’operazione di avanzata sul costone di Salesei, sempre sul Col di Lana. Il 2 agosto venne ripresa 88


l’avanzata verso il territorio belligerante: il 2/60° raggiunse una trincea nemica, occupandola, sul cosiddetto “Panettone” del Col di Lana; il nemico rispose all’offesa a colpi di artiglieria costringendo il reggimento a lasciare il luogo nemico, dopo aver subito perdite. La notte del 28 agosto il 59° reggimento sostituisce il 60° ,ed il mattino successivo il 3/59°,avanzando sul costone Agai riuscì, malgrado la bellicosa resistenza, a portarsi fin sotto la posizione nemica detta “Cappello di Napoleone. Le operazioni ripresero i primi di ottobre, alla “Calabria” è affidato il compito di attaccare la zona fortificata: La Corte-Montagna del Sief, per poi procedere alla completa conquista del Col di Lana. L’azione si svolge fra il 18 ottobre ed il 2 novembre. Le truppe della brigata si addentrarono nella zona del forte La Corte, ad attenderle un attacco pugnace, contrattaccato con prontezza, ma ardua fu la resa. Due battaglioni del 59° e uno del 51°,costituirono una colonna speciale, al comando il tenete colonello Garibaldi; il giorno 26 ottobre si impadronirono oltre che della forte posizione, detta “Cappello” anche della Cima del Col di Lana. Il 7 novembre, infine, il 3/60°, attacca e riesce a raggiungere la Cima del Col di Lana, ma nella notte venne sferrato un contrattacco dal nemico. Il 20 novembre due compagnie speciali del 59° e due del 52° tentarono di riprendere la Cima Lana, ma l’attacco condotto in condizioni atmosferiche pessime, non riuscì, nonostante le perdite notevoli e gli immensi sforzi. Il 21 dicembre la brigata si trasferiva nella zona Caprile-Alleghe, dove i reggimenti andavano alternativamente a presidiare le posizioni del Col di Lana. Anno 1916: Mentre proseguivano i lavori di mina sotto la vetta del Col di Lana, i reggimenti, alternandosi in prima linea, attendevano con perseveranza, malgrado i rigori dell’inverno, i lavori di rafforzamento; venivano compiute solo piccole operazioni; fra esse notevole è quella del 28 febbraio, nella quale reparti del 59° e 60° occupavano una posizione avanzata sul fianco occidentale della montagna, costituendovi una base di partenza per l’attacco del rovescio di Cima Lana. Il 18 aprile, avvenuto lo scoppio della mina precedentemente preparata, il 1/59° avanzava risoluto sulla Cima Lana, occupandola; catturarono 170 prigionieri, trafugarono un cannone, 4 mitragliatrici e numeroso materiale da guerra. Contemporaneamente il 3/59° attaccò il rovescio della posizione, offensiva vana per raggiungere l’obbiettivo assegnatoli (selletta fra Cima Lana e Cima Sief). L’azione costò al 59° nove ufficiali ed oltre 170 uomini di truppa fuori combattimento. Il 20 e 21 aprile il 60° fanteria continuava l’azione, puntando sul M. Sief e sul “Montucolo austriaco”: il 5/60° giunse fin sotto il cosiddetto “Dente del Sief”, bloccato da un progredire e violento fuoco di sbarramento. l’assalto del “Montucolo” ebbe esito vittorioso, dopo ripetuti sforzi, all’alba del 21 aprile. L’azione sul M. Sief riprese il 26 maggio dal 3/59°: la 12° compagnia si spinse fin verso la cima, ma decimata dal tiro nemico di repressione, è costretta la sera stessa a ripiegare. Il 18 luglio la brigata, passando alla dipendenza della 17ªdivisione, iniziava il trasferimento in Val Travignolo. Lì ha l’incarico di attaccare la fronte fra Colbricon Piccolo e Cima Stradon, spingendosi fino a Pragarol, in armonia con operazioni che altre truppe svolgevano nelle regioni di Val Cismon e Val Vanoi. L’azione riprese il 20 luglio, venne compiuto qualche progresso; il giorno 26 poi, la brigata Calabria irrompe nelle posizioni nemiche di Cima Stradon, impossessandosene e catturando circa 200 prigionieri ma, immediatamente contrattaccata, è costretta a ripiegare. La “Calabria” perse in queste operazioni oltre 1000 uomini, dei quali 45 ufficiali. Il 4 agosto superando difficoltà di ogni genere i reparti della brigata giunsero fin sotto i reticolati del Colbricon, ma non poterono progredire. Dopo una sosta di alcuni giorni, l’offensiva si accese nei giorni 23, 24, 25 agosto; una compagnia del 59°(6°) occupando le trincee del Piccolo Colbricon, un scontro violento dovette reprimere, ripiegando a testa bassa. Le perdite sofferte dalla brigata nel mese di agosto ammontano ad oltre 650 uomini fuori combattimento, dei quali 14 ufficiali. Fino al dicembre quindi i reparti si alternarono nelle prime linee rafforzandone e limitando la loro attività combattiva a ricognizioni di pattuglie. Anno 1917.: Fino al novembre nessun avvenimento notevole; la brigata rimaneva nelle stesse posizioni mentre il nemico tentò, il 22 maggio ed il 1° agosto, alcuni attacchi contro le nostre posizioni del Piccolo Colbricon e Cima Stradon, ma venne sempre respinto. 89


Posizioni Italiana sul “ Colbricon”.

Mappa del “Colbricon”.

Colbricon 2 ; Grunen Sattel 4 ; Piccolo Colbricon 5 ; soldati contro montagne 90


“… 1 agosto il nemico alle ore 4.00 inizia un violentissimo bombardamento nella zona di Piccolo Colbricon. Il 59° fanteria violentemente attaccata, resiste valorosamente, ma per le notevoli perdite riportate è costretta a ripiegare dalle linee di Colbricon; anche il 60° dopo strenua difesa cede la prima linea, ma resiste indomito sulle posizioni di seconda linea. La brigata soffre gravi perdite, arginata nei giorni successivi la poderosa offensiva, il 2 agosto con deciso slancio, attacca e rioccupa la linea perduta; proseguendo l’azione, tutte le posizioni sono riconquistate. Nei mesi successivi la brigata alterna i reggimenti nelle posizioni di prima linea, limitando la sua attività ad azioni di pattuglie ed arditi colpi di mano. Il 2 di agosto mentre ripiegavano dalla trincea di Piccolo Colbricon, il soldato Biagio Falabella del 59° fanteria 11° campo, cade colpito mortalmente dallo scoppio ravvicinato di una granata. Il Ministero della Guerra; inspiegabilmente comunicarono la notizia della morte alla madre Mariangela dopo quasi un anno dalla scomparsa; le venne concessa una pensione vitalizia di £ 630.00….”

Resti di Trincea Italiana sul “Colbricon”.

Foto del “Colbricon”. 91


Soldato Filograno Gaetano Nato ad Amendolara il 12 gennaio , 1887 ; residente a Trebisacce, figlio di Michele; Gaetano in giovane età si trasferisce a Trebisacce diventando contadino come il padre. All’età di 18 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano , nel quale , incontra il suo destino sulle cime “Carsiche”. Fu chiamato come soldato semplice di 1° categoria , ma venne lasciato in congedo. Richiamato alle armi , raggiunge per mobilitazione generale il 31° RGT Fanteria

“Siena”

Sede dei reggimenti in pace : 31° e 32° Fanteria, Napoli. Distretti di reclutamento : Alessandria, Ancona, Avellino, Cremona, Cuneo, Firenze, Girgenti, Milano, Napoli, Perugia, Sacile, Sassari.

Anno 1915: La brigata ,partita il 1° giugno da Napoli, si raccoglie il 4 a Codroipo e, dopo vari spostamenti, giunge il giorno 2 a Turriaco, ove è posta alla dipendenza della 19ªdivisione, che dalla riva destra dell’Isonzo tende ad affermarsi sul margine dell’Altopiano Carsico. La brigata raggiunge dal 16 al 23 giugno la fronte S. Pietro dell’Isonzo-rotabile di Ronchi: e nella 1° battaglia dell’Isonzo (23 giugno-7 luglio),dopo combattimenti accaniti, nei quali perde oltre 1500 uomini dei quali 61 ufficiali, riesce ad espugnare importanti trinceramenti nella zona di Castelnuovo. La lotta per la conquista delle difese di Castelnuovo continua violenta anche nella 2°battaglia dell’Isonzo (18 luglio-3 agosto); e la brigata, con tenacia e gravi perdite (800 uomini dei quali 32 ufficiali), conquista ancora altri importanti trinceramenti a sud di Castelnuovo. Inviata in zona di riposo il 1° agosto, ritorna il 22 settembre in linea, sempre nel settore di Castelnuovo. Nella 3° battaglia dell’Isonzo (18 ottobre-4 novembre) le viene assegnato il compito di impadronirsi della trincea nemica detta “delle Frasche”; fra il 21 e 23 ottobre i suoi reggimenti si sforzano, con ripetuti assalti, di raggiungere e mantenere la forte posizione nemica; il 23 la trincea, in un violento assalto, è conquistata, ma nella notte successiva un contrattacco ne ricaccia i difensori, costringendoli a ripiegare sulle linee di partenza. Il 28 e 29 ottobre ed il 1° novembre reparti del 32° ed il 1°reggimento bersaglieri bis (poi 15°) rioccupano la contesa trincea, che è resa però intenibile dal tiro di distruzione dell’artiglieria e dai contrattacchi nemici, onde ancora una volta i nostri sono obbligati a sgombrare. Il maltempo, la spossatezza delle truppe, esauste da tanti giorni di lotta, le gravi perdite subite (oltre 200 uomini della Siena fuori combattimento, dei quali 53 ufficiali) impongono la sospensione dell’azione, fra il 4 e l’8 novembre la brigata si trasferisce nei pressi di Palmanova per riordinarsi. 92


Anno 1916: Fra il 25 e il 27 gennaio la brigata compie per ferrovia il trasferimento a Feltre, ove rimane fino al 12 marzo, in riserva, alla dipendenza della 15ªdivisione. Frattanto, essendo ormai palesi i preparativi di una offensiva nemica contro la nostra fronte fra Brenta ed Adige e con l’idea di attuare una serie di operazioni offensive, progettate da parte nostra per l’aprile prossimo, viene disposto che la 15° divisione avvicini alla fronte le sue riserve. La brigata Siena si trasferisce pertanto verso la metà di marzo fra Grigno e Strigno, donde distacca due battaglioni sulle posizioni arretrate del torrente Maso e dello sbocco di Val Maggio. Il 12 aprile partecipa all’attacco del M. Carbonile (Armentera) e di Spigolo Frattasecca (Panarotta); il 3/32°,insieme con un battaglione dell’83°,opera contro il M. Carbonile; il 2/32° costituisce la riserva dei reparti dell’84°,operanti contro lo Spingolo Frattasecca; il resto della brigata forma la riserva generale. La prima giornata di azione è favorevole alle nostre armi: vengono conquistati il M. Carbonile e la posizione di S. Osvaldo, primo gradino verso il Frattasecca, ma il giorno successivo un violento bombardamento costringe i nostri reparti ( un battaglione dell’83° e il 2/32°) a sgombrare le posizioni più avanzate ed a costituire una linea provvisoria di difesa sul meridiano di Villa Ceschi; mentre a sua volta il nemico, affacciatosi al M. Carbonile, è costretto dal tiro di distruzione della nostra artiglieria a sgombrare la sommità, sicchè questa rimane non occupata fra le linee avversarie. Fra il 14 e il 16 aprile, per dare maggiore saldezza alle posizioni conquistate raffittendone l’occupazione, il Comando della 15ª divisione dispone che la brigata Siena entri in linea nel tratto di fronte fra le pendici settentrionali di Cima Manderiolo Villa Ceschi-Armentera-S. Osvaldo, limitando il compito della brigata Venezia, già in linea e provata nelle azioni svolte precedentemente, all’occupazione del tratto di fronte più settentrionale M. Collo-Val Leggia. Il mattino del 16 aprile il nemico attacca in forze le posizioni di S. Osvaldo, occupate del 3/32°; questo, a malgrado della resistenza opposta, con l’ausilio del 2/31°,è costretto a cedere; i nostri ripiegano dapprima sulla posizione di Volto, indi sulla linea del torrente Larganza (Roncegno). Le nostre posizioni vengono così stabilite: Larganza-M. Armentera-Villa Ceschi-pendici settentrionali di cima Manderiolo. La brigata occupa tale linea, allorchè il nemico inizia la progettate grande offensiva nel Trentino, che avrebbe dovuto portarlo nella pianura Padana alle spalle della nostra fronte dell’Isonzo. La sera del 15 maggio il nemico, risalendo dal Brenta il fianco nord dell’Armentera, riesce ad infiltrarsi alle spalle dei difensori delle posizioni di Villa Ceschi, le quali, riuscito vano ogni sforzo per arginare l’irruzione, vengono abbandonate. L nostra difesa viene così arretrata, in un primo tempo, sulla linea Villa Hippoliti-Moschene (giorno16) ed il 18 sull’altra, ancor più arretrata, fra Borgo-M. Armentera-Case Bianchi ( fondo di Val Maggio)-falde settentrionali di Cima Dodici. M la pressione del nemico, crescente su tutta il fronte della divisione, impone un arretramento ulteriore, effettuato in giorno 22,sulla linea M. Civaronriva sinistra del torrente Maso. Lungo il tratto meridionale della detta linea (M. Civaron-fondo Val Brenta) sono state preventivamente schierate le truppe della 10° divisione (brigata Campania), giunte allora in linea: la Siena ripiega dietro tali truppe per riordinarsi a costituire un’altra linea di difesa a sbarramento dalla Val Brenta, all’altezza di Ospedaletto. Ai primi di giugno il 32° fanteria viene schierato sull’altopiano fra Costa Alta ed i Castelloni di San Marco, per costituire, insieme con reparti alpini, un nucleo di collegamento fra l’altopiano stesso e la Val Sugana. Frattanto è in corso di attuazione la nostra controffensiva; ed il 23 dello stesso mese il 1 e 3/32°,posti a disposizione del 20ªCorpo d’Armata, concorrono, con reparti alpini, all’attacco ed alla conquista di Cima della Caldiera, affermandosi sulle posizioni dominanti il Passo dell’Agnella; il 4 luglio, anche il 31°fanteria viene impegnato per conquistare la cima della Caldiera, affermandosi sulle posizioni dominati il Passo dell’Agnella; il 4 luglio, anche il 31° fanteria viene impegnato per conquistare la cima orientale del M. Civaron (q.775),ma l’efficace tiro di sbarramento dell’artiglieria nemica impedisce di raggiungere l’obbiettivo; la lotta prosegue ininterrotta fino al 7 luglio, ma senza successo. Il 32° fanteria, il 6 ed il 24 luglio, unitamente a reparti alpini, attacca le posizioni dell’Ortigara, conquistando la q.2003; il 26 ritorna alla dipendenza della propria brigata. Occorrendo dare lena ai reparti esausti, l’azione viene sospesa, e la Siena si ritrae, temporaneamente, dalla linea, dopo aver perduto nella lunga lotta circa 1200 uomini, dei quali 43 ufficiali. Il 32° fanteria, passato a disposizione della 15° divisione, si trasferisce il 9 agosto a Forcella Magna e si schiera di fronte alle posizioni nemiche delle Alpi di Fassa; il 31° col comando di brigata, alle dipendenze della 10ª divisione, ripresa l’offensiva contro il Civaron. Il 13 agosto, avanza arditamente con alcune compagnie, oltrepassando i reticolati, ma il fuoco efficace del nemico impedisce ancora una volta ogni progresso; 93


talchè, il 22 agosto, il reggimento, ricevuto il cambio del 135°,è inviato a Grigno per riordinarsi. Il Comando della Siena col 31° e col 135° forma il sottosettore Maora-Brenta. Il 19 ottobre, il 32° fanteria sostituisce in linea il 135°,che lascia il sottosettore; in questo restano quindi i reggimenti della Siena, che alternano il loro servizio di trincea con turni di riposo a Selva. Anno 1917: Dal 24 al 31 marzo la brigata si trasferisce per ferrovia nella zona di Treviso, ove passa alla dipendenza, prima della 57ª divisione, poi della 61°,indi della 33°nella zona di Ferleti, per prendere parte alla 10° battaglia dell’Isonzo (12 maggio-8 giugno). La battaglia è già in corso quando la brigata Pisa raggiunge nella notte sul 23 maggio la località di Ferleti (regione di Doberdò);ad essa viene assegnata la conquista del tratto di fronte fra q.247 e la rotabile di Selo e contro tale linea il 24 e il 27 maggio la brigata dirige i suoi sforzi, non coronati dal successo dovuto al valore spiegato ed alle forti perdite sofferte (circa 2000 uomini fuori combattimento, dei quali 80 ufficiali). Il 28 maggio l’operazione viene sospesa ed il 1° giugno la brigata si porta in riserva divisionale a sud-est della strada q.192-q.175 (Jamiano). Il 3 giugno il nemico, dopo violento bombardamento, attacca decisamente la fronte della 61°divisione,ma la fermezza dei fanti della Siena, del 140° reggimento e dei granatieri ne arresta nettamente l’avanzata. Il mattino successivo, con un nuovo attacco l’avversario riesce a conquistare la q.241,ma ne viene tosto ricacciato da un energico contrattacco delle truppe della 61°divisione,fra le quali reparti della brigata Siena. Uguale esito hanno gli attacchi nemici del giorno 6 contro le quote 235 e 219 che, occupate in un primo tempo dall’avversario, vengono anch’esse riconquistate brillantemente mediante un contrattacco, cui concorrono i reparti della Siena. La brigata rimane in trincea fino al 20 luglio e, dopo un periodo di riposo, vi torna dal 1° al 16 agosto, nel settore Komarje-q.241. Dopo pochi giorni di riposo a Polazzo, la brigata è nuovamente inviata in linea, alla dipendenza della 2° divisione, nel tratto Selo-q.219-Komarje,per prendere parte alla 2° battaglia dell’Isonzo (17 agosto-12 settembre). Fra il 23 agosto ed il 5 settembre tenta ripetutamente di impadronirsi di alcune trincee del costone di Komaje, ma non ottiene, a malgrado delle forti perdite (1400 uomini, dei quali 28 ufficiali),che lieve risultati e la cattura di un centinaio di prigionieri. Rimane ancora in prima linea nel settore di Selo fino al 12 ottobre, indi si raccoglie nella zona fra Pozzecco e Talmassons, dove trovasi il 24 ottobre, giorno d’inizio dell’offensiva austro-tedesca (12° battaglia dell’Isonzo: 24 ottobre-26 dicembre). La ritirata dell’ala sinistra dell’ala sinistra della 2ªArmata obbliga anche le truppe del medio e basso Isonzo a ripiegare al Torre, e successivamente, al Tagliamento. La brigata Siena, il 27 ottobre, è schierata sulla destra della Torre, ove contende vivamente al nemico l’avanzata; indi ripiega e passa il Tagliamento, il 29 ottobre, sul ponte ferroviario di Cornino. Il 1° novembre è messa a disposizione del Corpo d’Armata speciale Di Giorgio e si disloca col 31° reggimento a Lestans-Col del Bosco, ed il 32° a Madonna di Zucco. Il 31° reggimento, il giorno 4,contrastata tenacemente l’avanzata al nemico ed alle ore 16,dopo vivace combattimento, lo contrattacca e lo respinge più volte fino a che, sopraffatto da forze soverchianti, è costretto a ripiegare verso Sequals e poscia su S. Leonardo. Il 32°,chiamato da Madonna del Zucco ad Usago insieme con reparti bersaglieri, muove contro le colline di Travesio: il 2 battaglione passa a guado il torrente Cosa per raggiungere ed occupare l’altura di S. Giorgio ma, costretto dalle violenti raffiche del fuoco nemico a ripiegare, si riunisce alle rimanenti forze e con queste combattendo arretra sul Meduna, ove viene costituita una testa di ponte all’altezza di Sequals. Sostituita alla sera da truppe alpine, la brigata riunita prosegue il 5 novembre per Polcenigo, ed alla dipendenza della 12° divisione passa il Piave al ponte della Priula; il 12 si trasferisce nella zona di Padova, ove è posta alla dipendenza della 21°divisione e finalmente il 23 viene inviata a S. Secondo Parmense per riorganizzarsi. Anno 1918: Riordinatasi, la brigata si trasferisce in marzo nella zona del Garda, e si schiera nel settore Palone-M. Dei Pini, in val d’Ampola (Giudicarie). Il 20 e 21 giugno, cioè nella fase culminate dell’offensiva austriaca, dall’Astico al mare (battaglia del Piave,15-24 giugno),si sposta per ferrovia nella zona di Treviso, rimanendovi, come unità di riserva, fino al 24 giugno, allorchè, ricacciato definitivamente il nemico al di là del Piave e cessata così ogni pro94


babilità di impiego delle riserve, ritorna nel primitivo settore. Durante i preparativi di Vittorio Veneto la brigata si trasferisce a Bassano, nella notte sul 24 ottobre si sposta nelle immediate retrovie del settore Col-Moschin-M. Asolone ed il 26 entra in prima linea sotto l’Asolone. Alcuni suoi reparti, unitamente ad altri della brigata Forlì, si lanciano più volte all’assalto per impadronirsi delle quote dell’Asolone, ma senza riuscire a vincere la resistenza nemica; il 29 all’attacco viene rinnovato col concorso di due battaglioni del 60°fanteria e, nonostante il fuoco violentissimo del nemico il 2/32° riesce a penetrare nelle contese posizioni. Il giorno 31 i fanti della Siena attaccano il Col della Beretta, che riescono ad occupare dopo aver vinte le ultime resistenze del nemico. Incominciato l’inseguimento, nella notte sul 1° novembre la brigata supera le difese di Col Bonato e scende a Cismon; il 2,vinta l’estrema resistenza delle retroguardie; giunge a Grigno e il 3 a Borgo, ove cattura reparti avversari con armi e carreggio.

Mappa del “Carso”.

Postazione italiana sul “Carso”.

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Fanti italiani all’attacco sul “Carso”. … Nel giugno, ultimato un breve periodo di riposo, raggiunge assieme ad altri rincalzi il reggimento, impegnato dal 25 luglio al 17 agosto nel settore Carso Binetti 1. Questo settore è uno dei più contrastati del fronte carsico: negli accaniti combattimenti che portano i soldati italiani a superare l’Isonzo e ad attestarsi a ridosso del monte San Michele e del villaggio di San Martino posizioni accanitamente difese da alcuni reggimenti ungheresi (vi si alternano soldati del l°, 4°, 17°, 20° Honved) comandati dal generale Lukachich - il 155° reggimento perde 167 uomini, 811 sono i feriti e 62 i dispersi (per dispersi le fonti militari intendono anche i prigionieri). Il reggimento gemello della brigata, il 32, subisce 207 morti, 935 feriti, 185 dispersi. Dopo un breve periodo di riposo nelle retrovie, , dal 6 al 13 settembre la brigata ritorna in linea nelle trincee del Carso.

Il compito del 31° reggimento è di rafforzare le trincee e le posizioni raggiunte nel corso delle precedenti offensive estive….. Il tenente Verlengia di Aquila , con la sua squadra,, è davanti al villaggio distrutto di San Martino, in prossimità delle trincee austriache, in posizione abbastanza scoperta ed in vista. Sferra un poderoso attacco di sorpresa sbaragliando quasi metà trincea austriaca. Presi alla sprovvista i fanti austriaci non riuscirono ad arginare l’attacco battendo in ritirata. Ma il plotone del tenente Verlengia venne decimato, tra fanti morti i si trova Gaetano , caduto vicino la trincea “Binetti” nell’ attacco del 1 ottobre 1917 in seguito a ferita riportata in combattimento…

Sepolto dal deposito del 31° RGT, sul Carso ; Autorità che parteciparono alla sepoltura Ministero della Guerra . Inviata notifica di morte alla madre …

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Foto panoramica del “Carso”.

Foto Panoramica del “Carso”.

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Soldato Genise Luigi Nasce a Trebisacce il 15 maggio , 1893 ; figlio di Giuseppe e di Lategana Lucrezia ; Luigi cresce e si forma a Trebisacce, diventando muratore. All’età di 20 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano , nel quale , incontra il suo destino sulle cima del monte “Sabotino” in Friuli – Venezia Giulia Provincia di Gorizia. Il 13 maggio 1913 fu chiamato come soldato semplice di 1° categoria, ma venne lasciato in congedo limitato. Chiamato alle armi, raggiunge per mobilitazione generale il 5° RGT

Genio Minatori “Bolsena”

Durante il conflitto 15 – 18 il deposito mobilità nove battaglioni minatori dal 1° al 9° per un totale di 53 corpi , plotoni autonomi delle specialità: teleferiste, motoristi, idrici e due corpi di Milizia Territoriale. Costituito il 1° novembre 1895 come reggimento Minatori, fornisce personale per i contingenti impegnati nella guerra Italo-Turca del 1911-12. Durante la Prima Guerra Mondiale mobilita nove battaglioni minatori che operano nei diversi settori del fronte. Trasformato in Reggimento Minatori del Genio nel 1919, viene sciolto il 30 settembre 1922 e ricostituito come 5° Raggruppamento Genio di Corpo d’Armata. Più volte riordinato nei reparti alle dipendenze, fornisce personale e mezzi per la Campagna d’Africa Orientale del 1935 - 1936. “… Nelle prime ore dell’1 aprile 1916 il nemico, con un attacco di sorpresa, occupa le trincee di q. 609, presidiate da una compagnia della 152° Brigata Sassari; la brigata con il 5° RGT Genio corrono al contrattacco e riescono ad arrestare l’avanzata degli austriaci ed a scacciarli dalle trincee di q. 606. Con un nuovo attacco sul tratto fra q. 609 e la ferrovia, il nemico, nel pomeriggio, si impadronisce di alcuni elementi di trincea, che vengono in parte riconquistati da reparti della brigata Sassari i quali arrestano l’avanzata avversaria. Il 9 aprile viene ripresa l’azione per riconquistare il resto delle posizioni occupate dagli Austriaci nel marzo , e alcuni plotoni della Sassari con reparti del 5° RGT Genio torna in possesso della q. 590 ; il 10 dello stesso mese, con una fulminea irruzione il 5° genio compie la riconquista totale della trincea del costone nord – est già in parte ripresa dalla brigata Sassari. Le operazioni vengono continuate per l’espugnazione delle scoscese e sconvolte posizioni di q. 580 e 595, e la sera del 11 aprile 1916 il 5° genio con l’appoggio di un plotone della Sassari , con repentino sbalzo , se ne impossessa. 98


Un vigoroso contrattacco nemico obbliga a cedere dopo aspra lotta; ma esso fallisce contro la q. 580, difesa da reparti dell’152° rinforzati da altri reggimenti a prezzo di sacrifici lievi ( 800 uomini fuori combattimento , dei quali 37 ufficiali )…” 11 aprile 1916 perde la vita Luigi, morto in seguito per ferita da scoppio di granata, sepolto sul monte Sabotino dal deposito del 5° genio minatori; Il ministero della guerra inviò notifica di morte al padre Giuseppe rimasto vedevo dopo la morte della moglie. Concessa pensione vitalizia di £ 630.00 …

Mappa del “Monte Sabotino”.

Fanteria italiana all’assalto del “Monte Sabotino”.

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Vallata dell’Isonzo: a sinistra il Sabotino,a destra il Vodige e sullo sfondo il Monte Kuk.

Foto del “Monte Sabotino”. 100


Foto del “Monte Sabotino”.

Foto del “Monte Sabotino”. 101


Soldato Giorgio Antonio Nasce a Trebisacce il 3 febbraio 1893,figlio di Leonardo e di Amerise Filomena. Giorgio si forma nella campagna Trebisaccese, diventando contadino come il padre. All’età di 21 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano, incontrando il suo destino sulla cima della “Sella di San Martino”, in Provincia di Gorizia. Nel 1913 fu chiamato come soldato semplice di 2° categoria, ma venne lasciato in congedo limitato. Nel 1915 venne richiamato alle armi e raggiunge per mobilitazione generale il 142°RGT Fanteria

“Catanzaro”

il 1° marzo 1915 fu costituito il comando di brigata ed il 141° dal deposito del 48°fanteria mentre il 142° il 1°gennaio, dal deposito del 19° fanteria.

Anno 1915 : Dopo un ’alternarsi fra turni di linea e di riposo, il 21 ottobre la “Catanzaro” la brigata ha ordine di agire contro il tratto Cappella di S. Martino. I primi attacchi, durati due giorni, incontrano una tenacissima resistenza; si intensifica allora l’azione sulla fronte del 141°per avvolgere le difese antistanti al 142° e favorire l’ulteriore avanzata di questo reggimento. Difatti due battaglioni del 141° (1 e 2),agendo nel territorio del settore di destra (30° divisione),con fulmineo sbalzo sorprendono il nemico ed occupano la trincea catturando numerosi prigionieri e molto materiale bellico. Procedono poi lungo il Valloncello di S. Martino occupando altra trincea nemica; il favorevole esito di questa azione non consente al 142° di progredire, tanto è intensa la resistenza avversaria. In questo vicenda bellica muore Antonio, all’età di 21 anni in seguito ad una ferita d’arma da fuoco; soldato della 4° campo del 142 RGT. Le autorità che parteciparono al decesso: deposito del 19° RGT. Il 6 febbraio 1916 viene consegnata una notifica di morte al padre Leonardo ormai vedovo. Il 6 giugno 1919 viene liquidata una pensione vitalizia di £ 630.00 al padre.

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“S. Martino del Carso”.

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Veduta di “S. Martino del Carso” distrutta.

“S. Martino del Carso”. 104


Lapide della poesia di “S. Martino del Carso�.

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Soldato Massafra Vincenzo Nasce a Trebisacce il 9 luglio, 1891 ; figlio di Nicola e Gaudio Gelsomina, coniugato con Amerise Lucrezia da cui ebbe due figli: Francesco nato 11 dicembre 1910 e Domenico nato il 2 aprile 1914. Vincenzo cresciuto in un umile famiglia, padre contadino e madre filatrice finita la seconda elementare intraprende il lavoro del padre. Soldato di Leva di 1° categoria classe 1891, distretto di Castrovillari del Regio Esercito Italiano il 18 novembre 1915. Chiamato alle armi sette giorni dopo dello stesso anno, per mobilitazione generale, raggiunge il 63° RGT Fanteria

“Cagliari”

Sede dei reggimenti in pace: 63° e 64° Salerno. Distretti di reclutamento: Alessandra, Ancona, Cremona, Cuneo, Firenze, Girgenti, Milano, Perugia, Sacile, Sassari. Anno 1915: Ultimate le operazioni di mobilitazione, il 3 Giugno la Brigata parte da Salerno e si porta nei pressi di Codroipo; il 24 giugno, passa alla dipendenza della 20ª divisione e sostituisce la brigata Savona nell’occupazione della testa di ponte di Pieris. E incominciata frattanto la 1° battaglia dell’Isonzo (23 giugno-7 luglio): il giorno 30 il 63° fanteria è chiamata in rinforzo alla brigata Savona, operante contro le posizioni nemiche del M. Sei Busi: fra il 30 giugno e il 2 luglio il reggimento prende parte a sanguinosi assalti e soltanto nel pomeriggio del 2 luglio il 3/64°,che nel frattempo si era attestato a rincalzo, riesce ad occupare la trincea sovrastante Polazzo; alla sera gli altri due battaglioni del 64° rinforzano l’occupazione della trincea conquistata, contro la quale il nemico si accanisce con numerosi contrattacchi; il giorno 4 l’azione è ripresa da tutta la brigata e vengono occupate altre posizioni sul M. Sei Busi; i reparti si rafforzano sulla linea raggiunta fra q. 89 e il M. Sei Busi. Le perdite sofferte dalla brigata ammontano complessivamente a circa 1800 uomini, dei quali 51 ufficiali. L’offensiva viene ripresa nella seconda metà di luglio (2° battaglia dell’Isonzo-18 luglio-10 agosto); ad essa prende parte specialmente il 63° fanteria che, fra il 18 e il 22 luglio, tenta ancora la conquista delle linee del M. Sei Busi, senza peraltro riuscirvi. Il 23 luglio la brigata riceve il cambio e si trasferisce a Turriaco, per riordinarsi. Ritorna in prima linea il 28 settembre per concorrere, sulle alture fronteggianti q.118 e di M. Sei Busi, alla 3° battaglia dell’Isonzo (18 ottobre-4 novembre). Il 21 ottobre, dopo tre giorni di preparazione di artiglieria, il 1 e 4/63° assaltano e conquistano alcuni elementi di trincea sulla q.118, ma la vivace reazione dell’artiglieria avversaria impedisce di conseguire altri vantaggi a malgrado dei reiterati e sanguinosi attacchi, che arrecano al 63° reggimento, in due sole giornate di cruentissima lotta perdite assai rilevanti. Il 28 ottobre l’azione viene continuata dal 64° fanteria, ma i reticolati ancora in efficienza ed il fuoco micidiale del nemico ne arrestano l’impeto. Il 6 novembre la brigata, bisognosa di riordinarsi, viene sostituita e inviata a riposo a Scodovacca e più tardi nei pressi di Romans. 106


Anno 1916:

Il 25 gennaio la brigata Cagliari inizia il suo trasferimento nel Trentino e giunge il 26 nei pressi di Marostica. Il 27 febbraio prende posizione nel settore di Tonezza, nel tratto M. Maronia-M Coston-Soglio d’Aspio, alternando fino a maggio i reparti nelle trincee. Il 15 maggio si manifesta l’offensiva austriaca nel Trentino con un intenso bombardamento, dopo il quale il nemico, penetrato nelle prime linee di Costa d’Agra, aggira la sinistra della brigata e cade sul rovescio delle trincee di Val Fonda e Tre Sassi, presidiate dal 3/64° che oppone strenua resistenza fino alla sera ma alla fine, accerchiato, deve cedere; anche il 1/64° resiste tenacemente a Soglio d’Aspio finchè, attaccato sul fianco sinistro e a tergo e stremato dalle perdite, i suoi resti si ritirano, il 16, a Coston d’Arsiero. Su tale linea il 2/64°,1/63° col concorso di altri reparti, resistono tenacemente dal 17 al 20,costringendo il nemico a rallentare la sua pressione. Il 20 la brigata riceve l’ordine di ripiegare su Arsiero e l’indomani si ritira nella zona Carrè-Chiuppano per riordinarsi, avendo avuto nell’aspra lotta perdite rilevanti. Frattanto il nemico progredisce ed il 20 maggio già punta contro le nostre nuove linee, dai Sogni di Campiglia al M. Novegno. Data la gravità della situazione, la brigata riceve l’ordine di rinforzare la difesa di M. Novegno ed il 1° giugno si schiera nel tratto M. Spien-M. Brazome. Il mattino del 2 il nemico attacca il settore del Novegno, ma l’urto s’infrange contro la resistenza del 63° fanteria; anche nei giorni successivi l’avversario tenta inutilmente di impadronirsi della posizione di M. Spin e M. Calliano. Il 64°,nella notte sul 3,si sposta sulle posizioni di M. Giove-M. Brazome, dove respinge violenti attacchi. Nei giorni successivi si svolgono azioni controffensive contro Pria Forà e bombardamenti nemici sulla conca del Novegno e sul M. Giove, tenuto dal 64°. Il 4 giugno la brigata viene inviata a Bosco, per riordinarsi. Il 25 giugno, iniziata dal nemico la ritirata, la brigata viene richiamata nella conca del Novegno e ed il 26 avanza da M. Giove su M. Brazome e Pria Forà,e da M. Cogolo in Val Posina e giunge a schierarsi il 29 nel tratto M. Aralta-Roccolo dei Sogli, ove rimane fino al 26 luglio; il 28 si trasferisce nei pressi di Schio. Destinata in Macedonia, il 31 luglio i primi scaglioni della brigata iniziano da Schio il movimento per trasferirsi a Taranto ed imbarcarsi quindi per Salonicco. Il 27 agosto, si trova riunita nella zona Akeeklise-Sarigol, alla dipendenza della 35ª divisione, ed i primi di settembre entra in linea nel settore Krusa Balcan,fra il lago di Dojran e il forte Dova Tepi, ove fino alla metà di ottobre attende a lavori difensivi. Il 19 ottobre, insieme con reparti di artiglieria, cavalleria e genio, costituisce una colonna autonoma, agli ordini dell’Armata francese, che opera contro Monastir. Il 15 novembre ha inizio l’avanzata, resa penosa dal terreno e dalle intemperie ,dopo più giorni di lotta la brigata, cooperando colle unità alleate, conquista il Dente di Velusina ed il colle di Ostrec, proseguendo il 19 su Monastir, che occupa in concorso colle truppe alleate. Sino al 30 novembre partecipa alle operazioni per allontanare i bulgari dalle posizioni montane a nord e ad ovest di Monastir, conquistando alcuni elementi di trincea. Per valore dimostrato dalla colonna autonoma nella conquista di Monastir il generale Desenzani, comandante la colonna stessa, fu citato all’ordine del giorno dell’Armata d’oriente, distinzione che dà diritto a fregiarsi della Croce di guerra francese con palma; ricompensa intesa ad onorare col comandante le sue truppe. Anno 1917: Ai primi di gennaio la brigata si trasferisce a Trepavci; a febbraio sostituendo i reparti della brigata Ivrea, entra in linea nelle posizioni ad est di q. 1050,ove nelle giornate 12,13 e 17 febbraio respinge violenti attacchi lanciati dai bulgari contro alcuni tratti delle nostre linee. Il mal tempo e la neve rendono l’attività combattiva limitata fino a tutto marzo. Il 23 aprile la brigata, ricevuto il cambio, è riunita nella zona di Jaratok; nelle giornate dal 9 all’11 maggio, con la brigata Ivrea, nel settore del Piton Brulè reparti della “Cagliari” tentano alcuni attacchi, ma senza successo. Fra il maggio e la fine di dicembre la brigata compie turni di trincea sul Piton Brulè e nel così detto “Settore ovest” alternati a periodi di riposo.

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Soldati Italiani a “Salonicco, Grecia”.

Cartina fronte “albanese – macedone”.

“… La brigata riceve l’ordine di superare l’ultima resistenza nemica nel settore del Piton Brulè. Sull’imbrunire del 20 giugno 1917,i primi reparti muovono all’attacco delle posizioni nemiche a nord – est del “Piton Brulè”. Respinti e catturati elementi di retroguardia, i reggimenti proseguono decisamente nell’inseguimento raggiungendo nella notte del 21 la posizione nord.. Il nemico ripiega intanto sulle alture a nord ove tenta ancora di resistere, solo nella notte del 21 il 64° riesce a fargli abbandonare le posizioni. Il 63° passa agli ordini del XVI Corpo D’Armata, 108


che deve puntare verso la trincea a sud. La mattina del 22 settembre il 64° fanteria, dopo una marcia di 45 chilometri, giunge nei pressi della trincea sulla vetta del Piton Brulè, ove riprende il contatto col nemico. Nonostante il logorio dei combattimenti e delle lunghe marce precedenti, attacca risolutamente le posizioni , senza peraltro riuscire a vincere la tenace resistenza dell’avversario, che ha ricevuto notevoli rinforzi. In questa ultima battaglia perse la vita Vincenzo ferito da scheggia di granata alla “regione feritodea sinistra” recidendo uno dei grossi vasi sanguigni, procurandone la morte. Venne sepolto nel settore nord del cimitero di OHEHOY e ORCHOV Macedonia. Il Ministero della Guerra, accertato il decesso notifica alla moglie Lucrezia la perdita del proprio caro, concedendo alla stessa successivamente una pensione vitalizia £ 630.00, il 14 ottobre 1917.

Vista del Monte “Piton Broulè”.

Foto del Monte “Piton Broulè”.

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Soldato Massafra Leonardo

Nasce a Trebisacce il 15 gennaio , 1879 ; figlio di Vincenzo e di Costanzo Maria ; coniugato con Micelli Concetta da cui ha avuto due figli: Maria nata il 2 febbraio 1911 e Mariangela nata il 31 ottobre 1913. Leonardo cresciuto in un umile famiglia Trebisaccese, inizia in giovane età a svolgere il lavoro di contadino. All’età di 20 anni , il 1 luglio 1899, viene arruolato nel Regio Esercito Italiano diventando soldato semplice di 1°categoria. Chiamato alle armi, e raggiunge per mobilitazione generale il 92° RGT Fanteria

“Basilicata”

Sede dei reggimenti in pace: Torino Distretti di reclutamento: Catanzaro, Lodi, Lucca, Palermo, Savona, Varese. 11 aprile 1900 gli viene revisionato il mandato della ventura leva in seguito a rassegna speciale per debole costituzione; congedato in seguito alla suddetta rassegna; rilasciata dichiarazione di buona condotta avendo servito meno di 3 mesi. 25 maggio 1915 richiamato alle armi raggiunge per mobilitazione generale il 274° Battaglione M.T. ; nello stesso giorno viene spostato nel 48° RGT Fanteria

“Ferrara” Sede dei reggimenti in pace: 47° Fanteria Lecce – 48°Fanteria Catanzaro. Distretti di reclutamento: Belluno, Bologna, Cefalù, Firenze, Monza, Parma, Sacile, Salerno.

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Anno 1915: Subito dopo l’inizio delle ostilità, la brigata, lasciate le sedi di pace il 27 maggio, si trasferisce per ferrovia in zona radunata, ed il 2 giugno accampa nei pressi di S. Giorgio di Nogaro, alla dipendenza della 22ª divisione. Si trasferisce nella zona di Medea (5 giugno),indi a S. Lorenzo di Mossa, come riserva della 22° divisione. Partecipa alle operazioni contro il campo trincerato di Gorizia, con ardite ricognizioni verso l’Isonzo ed azioni dimostrative. Il 30 giugno, mentre è in corso la 1° battaglia dell’Isonzo (23 giugno-7 luglio),schierata di fronte a Lucinico, fa avanzare due battaglioni del 48°che,dopo avere invano tentato di aprire dei varchi nei reticolati antistanti ai ponti di Gorizia, ripiegano nelle posizioni di partenza. Il 3 luglio la “Ferrara” passa a disposizione della 3° Armata e si sposta a Turriaco, alla dipendenza della 20ªdivisione; il 5 luglio entra in linea fra Castelnuovo e Polazzo ed alle 12 inizia col 47° l’attacco contro le posizioni nemiche antistanti alla linea Castenuovo-q. 92. Viene di primo slancio conquistato e oltrepassato un trincerone a sud del bosco di Castelnuovo, ma da difesa del nemico, che cagiona gravi perdite (25 ufficiali e circa 500 uomini di truppa fuori combattimento),impediscono di procedere ancora. Ripresa l’offensiva il 18 luglio (2° battaglia dell’Isonzo,18 luglio-3 agosto): la brigata, alla dipendenza della 19°divisione,opera contro le posizioni di Castelnuovo. Il 19 luglio, il 48° conquista la trincea nemica detta “a squadra”, ed il 47°,insieme con reparti del 39° e 19° fanteria, riesce, il giorno successivo ad occupare il “Trincerone” fra Castelnuovo ed il “Bosco Triangolare”. Nuovi sforzi per estendere l’occupazione falliscono. Date le sensibili perdite sopportate dal 48°(circa 500 uomini, dei quali 19 ufficiali),tale reggimento il 1 agosto viene inviato a Cavenzano (Palmanova) per riordinarsi, mentre il 47°rimane sulle posizioni di seconda linea tra Bosco Lancia e q. 143,e raggiunge poi, il giorno 19,il 48°a Cavenzano, ove la brigata rimane in riposo. Il 17 settembre il 48° fanteria si trasferisce per ferrovia a Tolmezzo, successivamente nel settore But-Degano, in rincalzo di truppe alpine operanti nella zona di M. Paularo; ma viene impiegato soltanto in lavori difensivi; l’8 ottobre, ritorna per scaglioni a Cavenzano. Il 7 novembre la brigata è di nuovo in linea sul Carso schierata fra Cima 4 del S. Michele e la strada Sdraussina-S. Martino. Iiniziata la 4°battaglia dell’Isonzo (10 novembre-5 dicembre),fra il 10 e 24 novembre assalta più volte la Cima 4; il 21,il 2/47°riesce ad occupare parte della così detta “Trincea curva”, catturando circa 200 prigionieri, respinto nella notte un ritorno offensivo del nemico, il giorno successivo viene conquistata la posizione detta “La Cappella”, con la cattura di circa 230 prigionieri; infine, il giorno 23,il 2/48° penetra nella trincea nemica detta “Superiore” fra (Cima 4 e “l’Albero Isolato”),e vi conquista un ridotto, catturando altri 500 prigionieri. Alla brigata, esausta per l’aspra lotta e per le fortissime perdite (circa 1400 uomini fuori combattimento, dei quali 76 ufficiali) viene concesso quindi un meritato riposo; fra il 23 e il 26 novembre viene sostituita e inviata a Romans per riordinarsi. Il 13 dicembre torna di nuovo in linea fra Cima 4 e S. Martino, ove i reparti si alternano fino al 29,giorno in cui la brigata viene inviata in riposo a Chiopris. Anno 1916: La brigata trascorre i mesi di gennaio e febbraio alternando periodi di prima linea sul S. Michele con turni di riposo nella zona Versa-Chiopris; in marzo partecipa alla 5°battaglia dell’Isonzo (11-29 marzo),attaccando, il giorno 13,la linea Cima 4-Cappella Diruta di S. Martino: la resistenza nemica consente soltanto l’occupazione temporanea di un elemento di trincea, ove vengono catturati circa 500 prigionieri. Nei successivi mesi di aprile e maggio la “Ferrara” continua ad alternare periodi di trincea sulle stesse posizioni con turni di riposo; il giorno 28 giugno, trovandosi in linea fra Cima 3 e la Cappella Diruta, compie un’azione dimostrativa, in sostegno di operazioni offensive che altre truppe stanno attuando; le compagnie 5°e 6° del 47°,a prezzo di gravi perdite (6 ufficiali e oltre 200 uomini di truppa),conquistano, dopo vivace combattimento, un elemento di trincea. Il giorno dopo,29 giugno, all’alba, nubi di gas asfissianti lanciate improvvisamente dagli austriaci, investono la sinistra e il centro della linea tenuta da reparti del 48°,i quali, decimati dal terribile veleno e dal furioso cannoneggiamento, sono costretti a ripiegare; ma i reparti di destra, meno colpiti, reagiscono prontamente con fuoco di mitragliatrici, interdicendo al nemico, penetrato nelle trincee abbandonate, di ricevere rinforzi, finchè le compagnie di rincalzo del 48° ed una compagnia del 47°,con energico contrattacco, riprendono tutte le posizioni, catturando anche un centinaio di prigionieri. L’infausta giornata costa al 48°fanteria la perdita di 25 ufficiali ed un migliaio di uomini 111


di truppa. Nessun avvenimento importante si verifica nel mese di luglio. Ai primi di agosto ha inizio la 6°battaglia dell’Isonzo (6-17 agosto),durante la quale la brigata conquista finalmente le tanto contese posizioni fra Cima 4 e la Cappella Diruta, mentre le brigate Brescia e Catanzaro occupando le altre cime del M. S. Michele. Nei giorni successivi, avanza in direzione di Cotici, ed il 14 si schiera fra Oppacchiasella e q. 187,ad oriente del Vallone, sostituendovi la brigata Regina; attacca il giorno stesso le posizioni nemiche di Segeti-q. 202,a sud del Pecinka, senza risultato, ma il giorno dopo l’attacco è ripreso e due battaglioni del 47° (1° e 2°) ed uno del 48°(3°) riescono, dopo breve preparazione d’artiglieria, a penetrare nelle dette linee, catturandovi 150 prigionieri. Malgrado le gravi perdite subite (circa 2700 uomini fiori combattimento, dei quali 84 ufficiali),la brigata rimane sulle posizioni fino al 26 agosto, attendendo a lavori di sistemazione difensiva; quindi viene trasferita alle falde del S. Michele per un periodo di riposo e di riordinamento. Al’’inizio della 7° battaglia dell’Isonzo (14-18 settembre) la brigata, in linea nel settore di Oppacchiasella, attacca le posizioni nemiche fra q.194 e la strada Oppacchiasella-Castagnevizza: il 24 settembre, il 3/48° ed il 1/47°assaltano ed occupano alcune trincee nemiche, catturando circa 500 prigionieri; proseguendo la lotta, resa più aspra dal terreno difficile e fittamente coperto, il 1/47°,il giorno 15, avanza per circa 400 metri, mentre il 2/48°puntando decisamente verso la linea q. 172-q. 202,conquista brillantemente alla baionetta le trincee occupate dal nemico; nel pomeriggio del 16, l’avanzata viene ripresa lentamente ed alla sera la brigata si trova con la destra all’altezza di q. 201 (strada Oppacchiasella-Castagnevizza); il 17 l’azione va affievolendosi, per cessare il 18. Oltre 1100 uomini di truppa e 41 ufficiali rappresentano il nuovo sacrificio della brigata in queste azioni. Ai primi di ottobre l’offensiva viene ripresa (8° battaglia dell’Isonzo,9-12 ottobre): il giorno 10 il 3/47° ed il 1/48°occupano la linea austriaca fra Dolina di Tercenca e q. 201,catturando circa 300 prigionieri; l’azione, tenacemente ostacolata dal nemico, prosegue l’11 e il 12,ma senza risultati sensibili. Il giorno 14,la brigata viene sostituita e si trasferisce nei pressi di Versa, per riordinarsi. Dopo un breve riposo la “Ferrara” viene inviata nel settore del Pecinka, per partecipare alla 9° battaglia dell’Isonzo (31 ottobre-4 novembre): essa, avanzando il 1° novembre a cavaliere della strada Segeti-Castagnevizza, riesce, il giorno seguente, con dura lotta, spingendosi fino a un centinaio di metri dalle prime case di Castagnevizza, perdendo circa 1400 uomini di truppa e 41 ufficiali. Sospese le operazioni, i reparti si alternano nelle posizioni di prima linea sino alla fine dell’anno. Anno 1917: Dopo un periodo di riordinamento e d’istruzione trascorso nei pressi di Palmanova, la brigata si schiera il 7 febbraio nel settore Fajti-Pecinka e vi compie fino a maggio turni di trincea senza avvenimenti notevoli, tranne alcuni attacchi nemici respinti nei giorni 24,29 e 30 marzo.

Soldati Italiani a “Chiopris”.

Foto di “Chiopris”.

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Cartina di “Chiopris”. Il 14 maggio 1917, essendo in linea nel settore fra q. 376 e q. 319, attaccando la 3° linea difensiva nemica ad oriente del Vallone, nel tratto fra q. 484 e q.378 ; i reggimenti raggiungono gli obbiettivi ma ne vengono ricacciati da violenti contrattacchi nemici e ripiegano sulle linee di partenza. Il 19 maggio due battaglioni del 48° e due del 47°,passato l’Isonzo su un ponte gettato a nord di Auzza, si lanciano all’attacco delle posizioni fra Auzza e Na Raunick, ed il 20 riescono a raggiungere le pendici nord-ovest : sono catturati complessivamente 800 prigionieri e prese numerose mitragliatrici. Dal 21 al 22 prosegue l’azione, vivamente contrastata; il 23 maggio, dopo accanita e furiosa lotta, i reparti del 47°giungono sino a q.763 ed il 48° sino all’abitato di Mesnjak. Per le forti perdite subite (circa 1400 uomini di truppa e 75 ufficiali), la “Ferrara” viene inviata indietro a riordinarsi. Durante l’ultimo attacco sferrato il 23 maggio, venne ferito Leonardo soldato del 48° RGT 9°campo , “….ferita in detta coscia destra….”, viene trasportato al ospedale da campo n 047 di “Chiopris” ma il 28 maggio dello stesso anno morì. Dalla diagnosi fatta dal medico dell’ospedale, morì per ferita da scoppio di granata. Autorità che partecipò al decesso Ministero della Guerra, dopo pochi mesi dalla scomparsa venne inviata notifica di morte alla moglie Concetta, e le venne concessa pensione vitalizia di £ 630.00.

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Soldato Micelli Rocco Nasce a Trebisacce il 24 febbraio, 1888 ; figlio di Leonardo e di De Marco Rosa ; si sposa il 22 agosto 1909 con De Vincenzi Maria da cui ebbe due figli : Rosa nata il 19 giugno 1910 e Leonardo Antonio il 9 marzo 1913. Rocco cresce e si forma nelle campagne Trebisaccese, diventando contadino come il padre. All’età di venti anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano. Fu chiamato come soldato semplice di 1°categoria, ma fu lasciato in congedo limitato. Chiamato alle armi, giunge per mobilitazione generale la 907° Compagnia Mitraglieri Fiat. All’atto dell’entrata dell’Italia in guerra, era organicamente assegnata ad ogni battaglione di fanteria sia bersa glieri una sezione mitragliatrici con il tipo Perino 1910 poi cambiata con il Mod. FIAT 1914. Durante il periodo della guerra vennero apportati ai reparti mitraglieri successivi incrementi di personale e tipo di arma. La 907° Compagnia Fiat era stanziata a Torino nella caserma della 50° brigata Parma.

“Parma” Sede dei reggimenti in pace : 49° fanteria e 50° fanteria, Torino. Distretti di reclutamento: Catanzaro, Lodi, Lucca, Palermo, Savona , Varese. Anno 1915 : La brigata Parma, all’inizio delle ostilità trovasi riunita a Sedico – Bribano. Verso la metà di luglio, risalito il Cordevole, le viene affidato il compito di presidiare i passi di S. Pellegrino e di Valles, alla dipendenza della 1° divisione. Nell’ultima decade di ottobre il IX Corpo d’Armata svolge un attacco sulla fronte Col dei Bois – Col di Lana, e la “Parma” vi partecipa, sempre alla dipendenza della 1° divisione. Il 49° fanteria muovendo dai passi di S. Pellegrino e di Valles, riesce, il 22 ottobre, ad occupare con due compagnie il M. Castellazzo, mentre il 50° manda i suoi battaglioni a rincalzare altre unità operanti contro la linea Col di Lana, Sief, Settsass. Dal 7 al 23 novembre si rinnovano gli attacchi contro le unitissime posizioni del Col di Lana, ed il 50°,quale riserva del Corpo d’Armata,movendo, parte dal Castello di Buchestein e parte dalle trincee di Livinallongo, rincalza coi suoi battaglioni le truppe in azione, fino a che, arrestate dal mal tempo le operazioni, il reggimento non riprende il suo posto nel consueto settore della brigata. Alla fine dell’anno la 1° divisione passa a far parte del I Corpo d’Armata: il 13 dicembre,quindi,anche il comando della brigata Parma e il 50° cominciano il trasferimento nella zona fra Auronzo e Villapiccola, mentre il 49° rimane in Val Bois col IX Corpo d’Armata.

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Anno 1916 : Nel febbraio il comando della brigata e il 50°, trasferitisi nel settore Boite – S. Cristallo, entrano in linea nel tratto Tofana Seconda – Boite e tengono le posizioni, senza notevoli avvenimenti, fino al giugno. Nell’imminenza di nuovi combattimenti, anche il 49° viene avvicinato alla zona ove opera il resto della brigata; si schiera il 16 maggio con due battaglioni a S. Vito di Cadore e successivamente in Val Ansiei, fra Misurina e S. Marco, quale riserva del Corpo d’Armata. Gli attacchi hanno principio il 7 giugno a cavaliere della strada d’Alemagna, contro la fronte Croda dell’Ancona – Punta Forame. Nei giorni dal 7 al 10 il 50°, con alcuni suoi reparti, raggiunge i reticolati di Val Ruffredo e nelle due giornate successive, 11 e 12, aiutato da un battaglione del 49°, riesce ad iccupare alcuni tratti di trincea nemica; ma le impervie Dolomiti, presidiate da un nemico agguerrito ed abile nello sfruttare le risorse della montagna, oppongono un baluardo insuperabile al valore dei nostri fanti; i combattimenti languono; interrotti il 13, sono ripresi vigorosamente, ma senza il premio di concreti risultati fra il 15 e il 22. A testimoniare il valore della brigata Parma in questi combattimenti, valgono le cifre delle sue perdite: dall’11 al 22 giugno sono 909 uomini fuori combattimento fra cui 34 ufficiali. Il 24 giugno il 49° si trasferisce a Fiera di Primiero e passa a far parte di una speciale unità tattica, denominata “Nucleo Ferrari” e destinata ad agire nell’alta Val Cismon. Il 21 luglio al reggimento è afidato il compito di conquistare il Passo di Rolle e il M. Cavalazza. Lo slancio e l’ardimento delle truppe portano il 49° alla rapida conquista di tutto il massiccio della Cavalazza; 233 prigionieri e abbondante materiale di guerra catturati coronano il successo. Dì la il 49° scende al passo di Rolle e si unisce a reparti della 17° divisione che avevano operato sulla destra. Circa un mese dopo, i combattimenti nella Alpi di Fassa vengono ripresi; il 49°, sempre col “Nucleo Ferrari”, punta sulla posizione di Cima Forcella Maggiore; il terreno è molto aspro, così come il fuoco e la resistenza del nemico assai vivi, ed il reggimento, nonostante il valore, la tenacia e i sacrifici, giunge solo ad intaccare le prime difese della posizione che,in complesso, resiste. Il 26 si interrompe il combattimento, e il 49° si sposta nel settore di Cima Busa Alta. Il 13 e fino al 21, la lotta è ancor ripresa nelle Alpi di Fassa; le cime più alte non cadono, ma diverse posizioni avanzate sono occupate stabilmente dai nostri. Frattanto nel settore Boite – Cristallo il 50°, rimasto nella Val Rufreddo, non riposa; ripetuti attacchi sono sferrati contro la Punta Forame: più intensi il 29 agosto, essi si chiudono il 3 settembre, portando in complesso alla stabile conquista di una notevole parte del “Trincerone” austriaco. Ai primi di ottobre due battaglioni del 50° sono trasferiti in Val Grande e a Passo Tre Croci, quali riserva. Il 21 novembre il comando della brigata passa dal settore Boite – Cristallo a Caoria, in Val Vanoi, dove assume il comando della Brigata mista 23° - 49° fanteria. Più tardi, in dicembre, il 50° lascia il fronte di Val Rufreddo ed inizia i movimenti per riunirsi alla brigata, che viene in tal modo ricostituita; il secondo anno di guerra si chiude per essa senza altri notevoli avvenimenti. Anno 1917 : I primi mesi del 17 la brigata li trascorre nelle posizioni dell’alta Val Cismon; la stasi invernale non consente, fino all’aprile, alcuna operazione. Il 30 aprile la “Parma,”passata a far parte della 4° divisione scende a Feltre, per proseguire verso la più tormentata fronte dell’Isonzo. Alla vigilia della 10° battaglia dell’Isonzo la brigata Parma si avvia al suo nuovo posto di combattimento. Il 25 maggio è già in linea sulla fronte di Castagnevizza, dove attacca verso le posizioni della Montagnola; nei soli due primi giorni di battaglia i reggimenti proseguono accaniti contendendo al nemico, con furiosi assalti e contrassalti, palmi di terreno, primeggia, fra gli altri battaglioni, il I/49° che riesce ad ottenere sensibili vantaggi verso Castagnevizza.

Nella notte sul 14, la brigata va a riposo e inizia così il ritmo alterno di lotte o di soste brevi,caratteristico,del Carso. Il 21 giugno è di nuovo in linea, dove l’attende un poderoso attacco nemico, che si sferra il 2 luglio. Dopo 115


un intenso bombardamento gli austriaci riescono a penetrare nelle trincee del 50°. Ma per brev’ora, che il giorno 3 successivo un brillante deciso contrattacco riporta il reggimento sul terreno lasciato; nella giornata del 4 ,poi, con ardita azione di pattuglie, i nostri snidano e ricacciano il nemico fin dagli ultimi posti avanzati. Sono tre giorni di battaglia che da soli costano al 50° 69 morti (2 ufficiali) e 240 feriti (6 ufficiali). Il 6 luglio la “Parma” riceve il cambio dalla “Novara” e va a riposo a Sagrado, sempre alla dipendenza della 4° divisione. Il 24 agosto la brigata è di nuovo in linea sul fronte Volkowniak – Vippacco con suddetta divisione. L’11 battaglia dell’Isonzo, a questa data, è già in pieno e grandioso sviluppo, il nemico, rovesciato dalle posizioni della Bainsizza e premuto nella morsa di un nuovo potente attacco sul Carso, reagisce violentemente. Ai due reggimenti della “Parma” tocca respingere vigorosi attacchi nemici.

Ciò si verifica il 25 – 28 e il 29 agosto, e soprattutto il 4 settembre; gli attacchi son tutti respinti valorosamente, non senza gravi sacrifizi di uomini. Dopo un periodo di calma, il 9 ottobre, il 49° respinge un nuovo attacco nemico, sferrato verso sera contro la q. 126 (Vippacco). Il 20 ottobre la brigata lascia il settore e si trasferisce a S. Maria la Longa, alla dipendenza della 63° divivisone. Cominciata il 24 ottobre la grande offensiva austro – tedesca, la brigata viene subito inviata tra Flambro e Talmassons, per organizzare la difesa della testa di ponte Codroipo; un successivo ordine prescrive alla “Parma”il trasferimento nella zona Carnia,ma, data l’eccezionale congestione dei trasporti ferroviari, essa non può partire al completo ed il giorno 26 ottobre, alla stazione di Codropio, s’imbarcano solo il comando della brigata e il 49°, mentre il 50° viene posto alla dipendenza del Corpo d’Armata speciale Di Giorgio. Da quel giorno la sorte dei due reggimenti della “Parma” è separata. Il comando di brigata e il 49° sono a Gemona il 27 ottobre, quando già la rapida avanzata nemica dal piano e dalle colline di S. Daniele raggiunge quasi il Tagliamento; il 49° passa il fiume al ponte di Braulins e si dispone a difesa della stretta di Trasaghis e M. Brancot. Quivi si sostiene fino al 4 novembre; per sottrarsi quindi ad un inevitabile avvolgimento, è costretto ad un rapido ripiegamento. Il 49° è all’avanguardia, respinge a Pielungo reparti nemici, tenta invano di rompere la stretta avversaria verso Clauzetto e cerca infine, coi resti delle divisioni 36° e 63°, di scendere, il giorno 6 novembre, in Val Meduna; ma i reparti,stanchi,ridotti senza viveri e munizioni, circondati da ogni lato, dopo una valida resistenza, riconosciuta ed elogiata anche dal nemico, vengono in gran parte catturati. Fortuna migliore tocca al 50°. Il 28 ottobre esso si schiera sulla line a del Tagliamento, fra Pinzano e Spilimbergo, e fino al 4 novembre, contiene la pressione del nemico, respingendone con slancio i ripetuti attacchi.

La crescente pressione nemica obbliga le nostre truppe a ripiegare dal Tagliamento al Piave; il 50° alla retroguardia con incrollabile disciplina e ardente valore, come è detto nella motivazione della medaglia d’argento alla sua Bandiera. Per Polcenigo e Conegliano il reggimento giunge la notte dell’8 sulla linea del Monticano, ove riesce ancora a trattenere il nemico fino a ripiegamento compiuto delle unità dietro il Piave. Il 9 a sera, fatti saltare i ponti sul Monticano, il reggimento passa il Piave a Ponte di Piave e si raccoglie neo pressi di Padova, alla dipendenza della 20° divisione, Il 21 novembre, ai pochi superstiti del 49°, sono uniti battaglioni di marcia tratti dai depositi del 21°,22° 3 87°, ricostituendo completo il reggimento, e così l a”Parma”, è finalmente ricomposta. Il 22 dello stesso mese essa inizia il trasferimento nelle Giudicarie. Il 9 dicembre, con la 20° divisione, è già in linea, con un reggimento, sull’aspra montagna del Lavanek, mentre il 50° è tenuto dal Corpo d’Armata in fondo valle, quale riserva.

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Mappa del fiume “Tagliamento�.

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Ponte di Pinzano sul fiume “Tagliamento”.

Veduta al tramonto del “Tagliamento”.

“… Il giorno 15 Giugno 1918, con un violento bombardamento, si annunzia l’inizio della grande offensiva austriaca detta “del solstizio”. Al bombardamento segue un attacco veemente che ha sopraffatto dopo lotta accanita le linee avanzate tenute dai nostri soldati, e permette al nemico di impadronirsi della nostra ambita linea. Impadronitosi della prima linea, malgrado i contrattacchi eseguiti dai nostri reparti di rincalzo, il nemico investe poi il ridotto di cima 4 tentando di irrompere in fondo valle del tagliamento attraverso la seconda linea di resistenza da noi occupata. Ma la strenua difesa e il contrattacco del 50° reggimento, in appoggio con reparti della 907° compagnia mitraglieri fiat, fermano il contrattacco del nemico , permettendo agli altri due battaglioni del 49° reggimento prontamente accorsi di disporsi a un attacco combinato, per la riconquista dell’importante caposaldo. Punto di congiunzione della prima linea con la seconda. Il contrattacco è effettuato nei giorni successivi col concorso di altri reparti della 20° divisione e dopo molti sforzi frutta finalmente la riconquista della contesa posizione avvenuta, con la cattura di prigionieri, e materiale vario. Dopo questa grande vittoria dei nostri fanti, si contano migliaia di feriti tra cui vi è Rocco. È trasportato nell’ospedale di Torino, morì il 28 giugno 1918 per ferite riportate in combattimento.

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Dopo pochi mesi viene inviata una notifica di morte alla moglie Maria.

“Fiume Tagliamento” dal Monte di Ragogna.

La valle del “Tagliamento”.

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Soldato Petrone Egidio Croce al Merito di Guerra

Nasce a Trebisacce il 20 settembre 1896 ; figlio di Francesco e Amerise Rosa ; Egidio, ragazzo vivace ed estroso con l’hobby della musica, in giovane età imparò a suonare il clarinetto, e questa sua passione lo portò giovanissimo a suonare nella banda del paese, non tralasciando comunque ad intraprendere il mestiere del padre nella bottega di sartoria. Viene chiamato nel Regio Esercito Italiano diventando un soldato semplice di 1°categoria. 19 maggio 1915 raggiunge per mobilitazione generale il 14° RGT Fanteria

“Pinerolo”

Sede dei reggimenti in pace : 13° Fanteria, Aquila ; 14° Fanteria, Foggia Distretti di reclutamento : Aquila, Brescia, Caltanisetta, Frosinone, Genova, Novara, Padova, Verona. Anno 1915: La brigata Pinerolo ,partita dalle ordinarie sedi il 21 maggio, all’apertura delle ostilità si trova nei pressi di Palmanova; il giorno 24 passa il confine a sud-est della città ed il 28 si trova fra S. Leonardo e Villesse ,alla dipendenza della 14ªdivisione (7ª Corpo d’armata). Ai primi di giugno partecipa alle operazioni per il passaggio dell’Isonzo ed avanza nella direzione Pieris-Turriaco, superando deboli resistenze fino alle trincee di Selz ,ove il 13°fanteria è arrestato dal nutrito fuoco dell’avversario, protetto da robusti reticolati. Iniziata la serie delle battaglie per la conquista dell’altopiano Carsico, la brigata Pinerolo viene impiegata durante la 1° battaglia dell’Isonzo (23-giugno-7 luglio) nell’attacco contro il M. Sei Busi e le alture di Selz, riuscendo ad occupare alcuni tratti di trincea a sud-est di questa località. Nella 2°battaglia dell’Isonzo (18 luglio-3 agosto) vengono rinnovati fra il 18 ed il 24 luglio gli assalti contro il M. Sei Busi; il 23 luglio il 14°fanteria,posto alla dipendenza della brigata Benevento (133°-134°),conquista con grande slancio ed a costo di gravi perdite le quote 3 e 118 del M. Sei Busi. Quest’ultima, perduta in seguito ad un contrattacco nemico, ripresa con un nuovo assalto, e dimostratasi poi intenibile per l’intenso fuoco di artiglieria che il nemico vi concentra, viene alfine abbandonata, rimanendo sgombra fra le due linee avversarie. Nel corso della battaglia 1500 uomini della Brigata sono messi fuori combattimento, dei quali 44 ufficiali. Dopo un periodo di riposo nelle retrovie, interrotto da qualche turno di trincea nel settore di Ronchi, 120


la brigata Pinerolo è richiamata in linea durante la 3°battaglia dell’Isonzo (18 ottobre-4 novembre) per operare contro le alture di Selz ove, a malgrado degli sforzi eroici e delle forti perdite sopportate (1200 uomini dei quali 41 ufficiali),specialmente nei combattimenti sostenuti il 21 e 22 ottobre ,non riesce ad espugnare le posizioni nemiche. Inviata a riposo presso Aquileja ai primi di novembre, rientra in linea il giorno 11 novembre ad est di Monfalcone, fra q. 93 e le officine Adria e vi rimane fino alla fine dell’anno. Anno 1916: Dal settore di Montefalcone, dove , agli ordini della 14ªdivisione,la brigata passa di nuovo alle posizioni del M. Sei Busi, alterando i turni di trincea con brevi periodi di riposo; il 28 marzo il 3° battaglione del 14°concorre,con azione dimostrativa in direzione di Doberdò, all’attacco della q. 70 effettuato dalla brigata Acqui. In aprile e maggio la brigata respinge alcuni attacchi nemici. Incominciata, nella seconda metà di maggio, l’offensiva austriaca nel Trentino, mentre sull’altopiano di Asiago si svolge un’epica lotta ,le assottigliate truppe dell’Isonzo cercano con energie azioni di tenere impegnata la maggior quantità possibile di forze avversarie, rintuzzandone anche, con violenti contrattacchi ,i tentativi di sorpresa e le puntate offensive. In questa fase d ‘operazione sulla fronte del Carso la brigata Pinerolo compie il 14 giugno, col 1° battaglione del 14°,in linea a q.70,un’azione dimostrativa a sostegno di un attacco che la 14°divisione effettua nel settore di Montefalcone. Alla fine dello stesso giorno (29 giugno) del loro attacco con gas asfissianti sul M. S. Michele, la brigata Pinerolo riesce a conquistare un tratto della trincea nemica di q. 70 ed, unitamente a reparti del 123° e 132° reggimento, ad estendere l’occupazione resistendo poi con fermezza a contrattacchi dell’avversario; il 1°luglio il 1° battaglione del 13°ed il 1° del 132°completano la conquista così due trincee nemiche dominati la valle di Doberdò cadono nelle nostre mani insieme a 650 prigionieri e ad abbondante materiale. Respinti nei giorni successivi altri tentativi austriaci per riprendere le posizioni perdute, il 14 luglio la brigata viene inviata in riposo ad Aquileja passando alla dipendenza della 42°divisione. Dopo la conquista di Gorizia le nostre truppe, nel corso della 6°battaglia dell’Isonzo (6-17 agosto),avanzano sul Carso portando l’attacco contro le alture ad oriente del Vallone; e la brigata Pinerolo, rientrata in linea il 14 agosto, vi concorre movendo, l’indomani, all’assalto delle nuove posizioni del Pecinka e del Veliki Hriback,e contro di esse lotta per 3 giorni, ottenendo qualche vantaggio, e malgrado del fuoco violento e di un poderoso contrattacco che causano perdite molto gravi (quasi 2000 uomini fuori combattimento, dei quali 54 ufficiali).

Mappa del “Nad Logem”. 121


“Nad Logem” Trincea Italiana

Accampamento Italiano sul “ Nad Logem”

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Il 18 agosto 1916, il 14° reggimento fanteria, agli ordini della brigata Lombardia, partecipa all’attacco di q. 265 (Nad Logem) che porta un lieve ampliamento delle posizioni primitive; il 2° e il 3° battaglione del 13° riescono con grandi sforzi ad occupare un tratto della linea nemica. Queste azioni costano alla brigata la perdita di un altro migliaio di uomini dei quali 45 ufficiali. Nella notte dello stesso giorno con una brillante azione condotta di sorpresa contro le posizioni nemiche di Bosco Muretto e di q. 269, permette alla brigata di raggiungere il Bosco da nord e iniziano a fortificarlo con due postazioni di artiglieri e mitragliatrici. I reparti si rafforzarono sulle posizioni conquistate e con una difesa eroica, si opposero ai violenti contrattacchi del nemico, fino alla fine di Dicembre, allorchè, ricevuto il cambio, si trasferiscono a Sdraussima per un periodo di riposo. Proprio nella battaglia di Nad Logem, perse la vita Egidio colpito da una granata, fu sepolto nelle Trincee Rimpetto q. 269. Il Ministero della Guerra accertato il decesso notifica alla madre Rosa la perdita del proprio figlio, e solo dopo 4 anni gli venne concessa una pensione vitalizia di £ 630,00. Egidio fu insignito della Croce di Guerra per atti eroici alla memoria.

Complesso fortificato sul”Nad Logem”.

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“Nad Logem”.

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Complesso militare “Nad Logem”.

Complesso fortificato “Nad Logem”.

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Per gentile Concessione della famiglia Petrone “CROCE AL MERITO DI GUERRA”

Per gentile concessione della famiglia Petrone. 127


Soldato Russo Francesco

Nasce a Trebisacce il 21 novembre, 1893 ; figlio di Antonio e Ippolito Caterina ; coniugato con Cataldi Lucrezia da cui ebbe due figli: Antonio nato il 5 luglio 1914 e Carmela nata l’8 ottobre 1915. Francesco si forma nella vita Trebisaccese , finita la terza elementare inizia a lavorare come mulattiere. Arruolato nel Regio Esercito diventa soldato semplice di 1°categoria fu lasciato in congedo limitato il 7 maggio 1913. 11 novembre dello stesso anno, fu chiamato alle armi, ma lasciato in congedo illimitato provvisorio in attesa del congelamento del fratello Giuseppe della classe 1892 distretto di Castrovillari n° matricola 23881 ai termini dell’art 108 della Legge sul reclutamento. Il 1 giugno 1915 chiamato alle armi giunge per mobilitazione generale nel

12° RGT Bersaglieri

“Battaglioni XXI, XXIII, XXXVI E XII Ciclisti” Sede dei reggimenti in pace: Milano ; distretti di reclutamento: Alessandria, Barletta, Belluno, Nola, Orvieto, Parma, Pinerolo, Vercelli, Vicenza. Distretti di mobilitazione: Bari, Barletta, Foggia, Lecce, Milano, Taranto, Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria. 11 giugno dello stesso anno giunto in territorio dichiarato in stato di guerra ; passati due mesi dall’inizio dei combattimenti Francesco viene spostato nel: 49° RGT Bersaglieri .Dopo circa 19 giorni raggiunge per mobilitazione generale il 15° RGT Bersaglieri

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Anno 1915: Nel gennaio di Aviano il deposito del 6°reggiemento bersaglieri costituisce i due battaglioni 49° e 50°che, dopo successivi trasferimenti a Bologna ed a Peschiera, si muniscono durante i primi giorni del giugno a Castiglione dello Stiviere al 51° battaglione proveniente da Ancona, ove si è organizzato presso il deposito dell’11°bersaglieri. L’8 giugno viene con essi a formarsi, presso il 13ª corpo d’armata (25ªdivisione),e il 13°reggimento bersaglieri provvisorio. I reparti di questo, dopo aver trascorso un breve periodo di addestramento e di istruzione, il 6 luglio si trasferiscono nella zona compresa tra Lonato e Desenzano. Il giorno 23,il 13°provvisorio è a Peschiera da dove, per ferrovia, il 25 raggiunge Cervignano. Di lì i suoi battaglioni partono per diversa destinazione e fino al giorno in cui, di nuovo riuniti, formeranno il 1°reggiemnto bersaglieri bis, subiscono le seguenti differenti vicende: il 49°,messo a disposizione della 20°divisione (10°corpo d’armata), si trasferisce per via ordinaria a Cassegliano; il giorno seguente è nel trincerone di Polazzo ed il 29 luglio, passato alla dipendenza della “Piacenza”, sostituisce reparti del 16°fanteria nel settore est di q. 89. Il 30 sostiene la sua prima prova, partecipando col 112°fanteria alla conquista di importanti trinceramenti nemici; il 2 agosto raggiunge di slancio il ciglio di q. 100,riuscendo a mantenere gran parte ed il 6 agosto, sostenuto dal 1°battaglione ciclisti e da un riparto del 112°fanteria,occupa una forte posizione situata fra le quote 100 e 112, preservandola da violenti contrattacchi. Il 1°settembre, rilevato da riparti del 117°fanteria,si riporta a Cassegliano ed il 17 è Campolongo, ove l’11 sono giunti anche gli altri battaglioni 50°e 51°. Il 50°che come, si è detto in precedenza era giunto il 25 luglio a Cervignano, messo a disposizione del 10°corpo d’armata, raggiunge il giorno stesso Cassegliano poi, il 26,occupa le trincee di Bosco Cappuccio a fianco del 1°battaglione bersaglieri ciclisti. Dal 28 al 30 luglio, il 50° prende parte ai combattimenti che la 19°divisione va svolgendo per completare l’occupazione del margine destro dell’altopiano carsico verso il Vallone, sulla linea delle quote 121-164-167; il 2 agosto è a Sagrado ed il 5,a disposizione del comando della “Chieti”, va ad occupare, in rincalzo ai reggimenti 123° e 124°,le posizioni di q.111. Dopo aver partecipato ad alcuni combattimenti svoltisi con varia fortuna nei giorni seguenti, il 18 agosto due sue compagnie (5° e 7°) s’impossessano con brillante lotta, di un forte trinceramento nemico. Il 28 agosto il 50° è riunito nel bosco di Castelvecchio, da dove, il 3 settembre si distacca la 5° compagnia per concorrere, col 123°fanteria,ad una azione contro le trincee di q. 118. L’11 settembre il battaglione si riunisce agli altri in Campolongo. Il 51°,che pure il 25 luglio con gli altri era a Cervignano, si trasferisce il 26 a Villesse, indi, passato alla dipendenza della 21°divisione (10ªcorpo d’armata),raggiunge le trincee di q.170 (M.S.Michele) e vi si rafforza, rimanendovi fino al 30 luglio, giorno in cui, rilevato da riparti dell’86°fanteria,si reca in riserva divisionale a Sdraussima (30ªdivisione-14ªcorpo d’armata). Dopo uno spostamento al casello 45,il 21 agosto, messo a disposizione della 28ªdivisione,si porta a Bosco Cappuccio col 148°fanteria;fa ritorno al detto casello il 24. Dal 26 agosto al 1°settembre è di nuovo a Bosco Cappuccio, poi si trasferisce a Villasse. Passato dalla 30ªalla 31ªdivisione raggiunge, il 3,Fogliano e l’11 settembre è a Campolongo insieme con i battaglioni 49°e 50°. A Campolongo il 24 settembre, con i battaglioni già appartenenti al 13° reggimento bersaglieri provvisorio, si forma il 1°bersaglieri bis, che viene posto alla dipendenza del 10ªcorpo d’armata. Attende esso, nei suoi primi giorni di vita, a lavori di costruzioni di baracche, ad istruzioni varie e ad inquadramento di complementi; poi, il 21 ottobre, in completa efficienza, destinato alla fronte carsica, si trasferisce a Turriaco. Ivi, mentre il 50°rimane in riserva di corpo d’armata, il comando di reggimento e gli altri due battaglioni si portano a S.Pietro dell’Isonzo, passando a disposizione della 20ªdivisione. Il 24 ottobre il reggimento è alla Conceria di Fogliano (19ªdivisione); di li i reparti vanno in linea per lavori e per preparare nuovi atti offensivi. Perduta dai nostri la contrastata trincea “delle Frasche” il giorno 28 ottobre, al 15°ed al 3/148°è devoluto il difficile incarico di riprenderla. Il 49°attacchera dai due lati il saliente nord-est della detta trincea; il 3/148°avanzerà a tergo ed a sinistra del 49° per concorrere all’attacco del lato est del saliente stesso, parando ogni minaccia controffensiva sul fianco sinistro dei bersaglieri; il 50°agirà nel contempo frontalmente verso la rimanente parte della trincea. Il 51° rimarrà in riserva. Durante le prime ore del pomeriggio, dopo breve bombardamento, i battaglioni 49°e 50° si lanciano contro le opere nemiche. Mentre sul resto del fronte, per la grande consistenza di esso, non riesce a progredire, la 3°compagnià del 49° ed il 50°riescono a raggiungere o ad oltrepassare le trincea “delle Fresche”. Sui fianchi, si sviluppa subito violenta la reazione di fuoco delle mitragliatrici avversarie, mentre un preciso tiro di artiglieria si riversa sulla nuova conquista sconvolgendo il terreno. Ed immediatamente, da un avvallamento 129


profondo che si trova al di là della trincea “delle Fresche”, appaiono numerose forze austriache che vengono al contrattacco. I nostri resistono tenacemente e gli assalitori vengono respinti. Più tardi, però, ferito il comandante del 50°battaglione,ridotti a pochi gli uomini della difesa e non potendo i rincalzi affluire, non si riesce a reggere alla forte pressione, sicchè, nella notte stessa, i pochi superstiti ordinatamente ripiegano. Il 2 novembre l’azione è ripresa. Al 1°reggimento bersaglieri bis ed al 1°battaglione ciclisti, fatto giungere da posizione arretrata, viene dato ordine di impadronirsi del saliente, mentre altre truppe, fra cui l’11°ciclisti,agiranno ai lati. Due larghe brecce vengono praticate dalle artiglierie nei reticolati, di li i reparti avanzano e, dopo aver infranto la breve, ma tenace resistenza avversaria, iniziano il lavoro di rovesciamento del fronte delle trincee occupate. Il nemico, facendo uso di gas asfissiante e di bombe a mano, sforza un vivace contrattacco della parte nord del saliente che ancora non è in nostra mano. Si comincia a retrocedere, ma il pronto intervento di due compagnie del reggimento (5° e 12°) sostiene la situazione e si riesce, anzi, a por piede nelle posizioni dalle quali è partita la puntata avversaria. Le truppe che si trovano sulla destra, visto il saliente, conquistato, avanzano ed un riparto dell’11°battaglioneciclisti si porta con slancio sull’orlo orientale dell’avvallamento che si trova presso la trincea “delle Freschelle”. L’azione è coronata da successo ed i ripetuti contrattacchi vengono respinti. La medaglia di bronzo al valor militare premia il valore dimostrato dal reggimento durante le giornate del 28 e 29 ottobre e del 2 novembre. Rilevato dalla “Sassari” nella notte successiva, il 1° bersaglieri bis si trasferisce a Campolongo giungendovi il 6. Il 12 novembre è a Strassoldo, da dove invia distaccamenti a Bagnaria Arsa. Così trascorse il resto dell’anno. Anno 1916: Il reggimento, dal giorno 5 gennaio, assume la denominazione di 15°bersaglieri. Durante il mese successivo i suoi battaglioni sono soggetti a vari spostamenti. Il 51°,raggiunto il giorno 21 febbraio Cervignano, parte alla volta della Carnia. Dalla stazione di Moggio risalendo la valle Aupa si porta il giorno 22 ad occupare le posizioni tenute da reparti alpini e di fanteria, a protezione della valle Pontebbana (Lius-Casera Ladusset-M. Glazzat-Cereschiatis,24°divisione); rientra al reggimento il 25 marzo. Il 49°,che dal 26 gennaio si trovava a S. Pietro dell’Isonzo, si trasferisce il 19 febbraio a Cà delle Vallade inviando in seguito distaccamenti a Lucinico ed a Verhovlje per lavori; il 29 febbraio è a Strassoldo ed il 14 marzo a Subida, a disposizione del 6°corpo d’armata. Il 50°,trasferitosi il 14 febbraio nella zona di S. Pietro dell’Isonzo-Fogliano-Sagrado,si porta l’11 marzo a Bagnaria Arsa; tre giorni dopo è a Strassoldo. Il 15 aprile il comando del 15°bersaglieri ed i suoi due battaglioni 50°e 51°sono posti alla dipendenza tattica del 7°corpo d’armata; il 50°si trasferisce a Pieris, il 51° col comando di reggimento a S. Canziano. Il 26 aprile il 50°,passato a disposizione della 14ªdivisione,invia due compagnie a Ronchi al 13°fanteria (5°e 8°),una a S. Polo al 18°fanteria (7°) ed una (6°) all’11°ciclisti che combatte sulle alture di Selz. Il giorno seguente il battaglione di nuovo riunito raggiunge il reggimento. Questo, dopo essere passato alla dipendenza di vari comandi, invia i suoi battaglioni 50°e 51°rispettivamente con la 7°brigata di cavalleria sulla fronte Mandria-Adria,con l’8°brigata di cavalleria nei pressi di q. 93. Il 50°giunto a Mandria all’imbrunire, è impiegato a rinsaldare l’occupazione delle trincee occupate dagli squadroni dei reggimenti Nizza e Vercelli, fortemente provati da lotte precedenti; dà bella prova di valore respingendo numerosi contrattacchi avversari. Il 51°,ricevuto ordine di portarsi in rincalzo ai reggimenti di cavalleria Treviso e Guide, accorre verso le prime linee, ove il combattimento si sta svolgendo accanito e sfavorevole. Le compagnie 10°ed 11° si lanciano sul pendio di q. 93 raggiungendo la posizione sulla quale la resistenza vacilla ed occupano tenacemente la trincea a sud del cosidetto “Tamburo”. La tenacia dei bersaglieri e dei cavalieri riesce ad arrestare l’invasore che, avanzando a squadre affiancate ,tenta avvolgerne un fianco; il pronto intervento di una sezione mitragliatrici, seguito da un repentino, contrattacco, piega però la situazione in nostro favore. Il giorno 16 maggio, dopo violento bombardamento, l’avversario tenta di nuovo d’impadronirsi della q. 93,ma i reparti che la presidiano, tre cui quelli del 51°battaglione,riescono a mantenere saldamente il possesso. Due giorni dopo il 51°scende a Monfaleone e con altro spostamento il 22 è a S. Canziano. Il 51° si porta a Pieris; il 23 è ad Armelino unitamente al 51°; entrambi sono a disposizione della 31°divisione. Giunge anche il 49°che dal 14 marzo era stato posto alla dipendenza del 6° corpo d’armata ed impiegato sul Podgora, sul Peuma e tra Gradiscutta e q. 206. Tra il 3 ed il 5 giugno il reggimento sostituisce in linea sul M. Sei Busi il 124°fanteria; pone la sede di comando in Redipuglia. L’8°compagnia,il 10 giugno, compie un’ardita irruzione nella trincea 130


avversaria denominata “Ferro di Cavallo”, catturandovi alcuni prigionieri. Il 14 luglio il 15°,sostituito in linea dal 123°fanteria,si va a dislocare tra Armelino e Turriaco. Dopo breve periodo di riposo, il 30 luglio torna in linea nel settore Polazzo (M. Sei Busi),dando il cambio al 124°fanteria. Durante i primi giorni dell’agosto procede ad azioni dimostrative inviando riparti in ardite in ardite irruzioni sulla trincea del “Monticelli Rossi”, allo scopo di agevolare le unità laterali. Il giorno 9 agosto, per assecondare un’azione che il 122°fanteria va svolgendo contro il “Ridottino dei Morti”, il 15°bersaglieri attacca la linea avversaria dei “Monticelli Rossi” riuscendo in un primo tempo ad impossessarsene in parte. E’ però più tardi costretto a ripiegare sulle trincee di partenza. L’indomani, inseguendo il nemico che si ritira perché la situazione generale volge a lui sfavorevole, il reggimento raggiunge la q. 116 sulla strada Marcottini, Doberdò; l’11,con un altro sbalzo si porta alla metà circa del versante occidentale del Vallone, poi, ricevuto il cambio dal 151°fanteria,si trasferisce nei pressi di Doberdò, in riserva della 31°divisione. Il 12 agosto, unitamente al 161°fanteria costituisce brigata mista; il 49°battaglione è inviato a Boneti, in riserva; in seguito, dopo essere stato impiegato in linea, è rilevato, il 20,dal 50°. Dopo altri turni di trincea i battaglioni, dal 20 agosto al 7 settembre, vanno a trascorrere successivamente un periodo di riposo e di riordinamento a Cassegliano. Il giorno 8 settembre,49°sostituisce in linea il 4°ciclisti;gli altri battaglioni col comando di reggimento si trasferiscono il 13 nel Vallone, poscia il 50°dà il cambio ad uno del 90°fanteria si trova in una trincea nei pressi di q. 208 sud in collegamento col 49°. La 31°divisione deve a metà settembre proseguire la già intrapresa azione offensiva contro le linee nemiche sito tra Nova Vas e q. 208 sud. Il reggimento, rinforzato dal 4°ciclisti,dal 270° riparto mitragliatrici e dai riparti del genio, riceve il compito di penetrare nelle opere nemiche in corrispondenza dalla fronte di q. 208 sud, raggiungere le pendici orientali di questa e procedere contro la linea q. 241-235.

Mappa di q. 208 ( tra bonetti e Nova Vas). Quota 208 Nord e Sud sul ciglione orientale del Vallone di Gorizia, in corrispondenza con il lago di Doberdò, sopra il borgo di Bonetti. 131


Lapide commemorativa a “q.208”.

Trincea “q. 208” sud nei pressi di Doberdò.

Cimitero Italiano al nord di ”q. 208”. 132


“… Iniziatosi l’azione il 10 settembre, i nostri riescono a por piede nelle prime trincee avversarie che, devono poi abbandonare. Il giorno seguente, le operazioni hanno seguito; due compagnie (10°e 12°) del 51°battaglione e riparti del 4°ciclisti conquistano di nuovo i triceramenti nemici, ma anche questa volta, dopo una fiera resistenza ai numerosi contrattacchi nemici e dopo le perdite subite, il comando della “Macerata”, dalla quale il reggimento dipende, da ordine di sospendere l’azione. Un terzo tentativo che ha luogo il giorno 16 ha invece maggior fortuna; le compagnie 1°e 2° del 49° irrompono nella trincea nemica e la oltrepassano, catturando alcune centinaia di prigionieri, il 50° s’impossessa a sua volta di un fortino ridotto. La conquista è mantenuta nonostante la forte pressione avversaria ininterrotta ed a volte impetuosa nei giorni seguenti. Nel fatto d’armi di guerra di q. 208 venne ferito all’addome da proiettile di fucile, Francesco; venne trasportato all’ospedale da campo n°032 ; alle ore 16 del giorno 17 settembre dello stesso anno morì all’età di 23 anni, sepolto nel cimitero di “Cervignano”. Qualche mese dopo viene consegnata alla moglie notifica di morte, gli viene concessa una pensione vitalizia di £ 630.00 il 18 luglio 1917

Resti di un osservatorio “quota 208” postazione mitragliatrice.

Foto panoramica da “quota 208”. 133


Soldato Russo Antonio Nasce a Trebisacce il 22 maggio, 1898 ; figlio di Vincenzo e di Ippolito Caterina. Antonio dopo un infanzia spensierata come tutti i ragazzini di quell’epoca, alla fine della terza elementare, lascia la scuola, per aiutare il padre nel lavoro di mulattiere. All’età di 19 anni diventa soldato semplice di 1° categoria del Regio Esercito Italiano, lasciato in congedo limitato 24 febbraio 1917. 23 marzo dello stesso anno viene chiamato alle armi, raggiunge per mobilitazione generale il

3° RGT Alpini “Battaglione Exilles”

Formato dalle : 31ª, 32ª,33ª e 84ª Compagnia. Per le sue grandi doti viene trasferito nel :

6° RGT Alpini “Battaglione Val D’Adige” Formato dalle : 256ª, 257ª e 258ª Compagnia.

Anno 1917: Fino a tutto marzo, il “Val d’Adige”, dislocato a Maglio, ha distaccante le dipendenti compagnie a M. Cengio, in val di Raboleo, a Malga di Barchetto, in val di Gievano per lavori vari. Il 5 aprile si riunisce a Maglio per un breve periodo di riposo e di istruzioni che dura fino al giorno 15. Il giorno seguente si trasferisce nel sottosettore Valli, dislocando le compagnie a Bedini, a Scalini, nelle valli Camugara e Orsa, a Forte Ratti ed a Tezze. Il 1°maggio,la 256°si porta in val di Valeza. Gli alpini provvedono alla sistemazione delle posizioni e mantengono il contatto con il nemico a mezzo di pattuglie. Sostituito il 13 maggio dal “Val Leogra”,il battaglione si riunisce a Maglio, ove permane fino al 26 maggio, svolgendo istruzioni varie. Il 27 raggiunge Arsiero ed il 28 rileva reparti bersaglieri nelle trincee della regione Caviogio (Cason Poteco,q 1070, q 1156,selletta di M. Cimone, q 1056,versante destro di Val di Valenza). Il 6 giugno un plotone della 258°è inviato a presidio del costone di Cason Brusà. Il 27 luglio il “Val d’Adige” passa a far parte del 7°gruppo alpini (2°raggruppamento); il 9 agosto, sostituito in linea dal “Ceva”,si riunisce ad Arsiero per far ritorno agli accantonamenti di Maglio il giorno successivo. Destinato al 10°gruppo alpini, che deve raggiungere l’altopiano della Bainsizza, ove è in corso la nostra offensiva, la sera del 28 agosto, parte in ferrovia alla volta di Cividale, il 24 prosegue per Sanguarzo. Il giorno seguente è trasportato 134


in autocarri a Clodig, e per Kambresko, Ronzina, passato l’Isonzo sul ponte di barche di Auzza. All’alba del 27 raggiunge il vallone di Ovsje e nel pomeriggio Bizjak. Il gruppo .per la direttrice vallone di Ovsje-q. 774-Vetrnik,deve attaccare il costone del Veliki Vrh. Iniziata l’azione il 29,gli alpini del “Val d’Adige”, dopo ripetuti e sanguinosi attacchi, sono obbligati a sostare nelle prossimità delle posizioni di q. 774. Un nuovo attacco viene sferrato il 30 col concorso di riparti del “Vicenza”, ma anche questa volta lo slancio dei nostri è arrestato dal fuoco incrociato di mitragliatrici e di artiglierie che non consentono di raggiungere l’obbiettivo. Nella giornata del 31 il battaglione svolge un’azione dimostrativa in concorso alla brigata Pescara. Sostituito dal “Vicenza”, nella notte sul 1°settembre,si porta sul rovescio di q. 774,ove rimane fino al 15,impiegando i suoi reparti per la sistemazione a difesa delle nuove posizioni. Il 16 si accampa nel vallone di Ovsje, e dopo una permanenza di due giorni a Bodrez, il 23 ritorna nel vallone per procedere a lavori di rafforzamento delle posizioni del Veliki Vrh.

Ponte sul fiume “Isonzo”.

Cartina “dell’Isonzo”.

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Trincea italiana e camminamento sul fronte dell’”Isonzo”.

“…Il 22 ottobre, nell’imminenza dell’offensiva austro-tedesca, il “Val d’Adige” si trasferisce sulla destra dell’Isonzo, portandosi a Dugo, alle dirette dipendenze della 19°divisione. Nella notte del 24 ha inizio il bombardamento nemico continuo persistente e violento. Alle 13 il battaglione inizia la marcia per portarsi “all’Albero bello”, a difesa del caposaldo di Jeza, ove le truppe delle brigate Taro e Spezia sono impegnate sin dal mattino; l’ordine era quello di avanzare a tutti i costi, anche sotto il tiro violento ed incessante del nemico, malgrado le gravissime perdite, lentamente si avvicinarono alla posizione prefissata, ormai occupata dal nemico. La lotta si riaccende subito, violenta e cruente, le compagnie dopo aver resistito tenacemente fino a tarda sera, contendendo, al nemico il possesso del M. Natpricciar, sono costrette a retrocedere. Il battaglione, ridotto a soli 170 fucili, ripiega in due colonne per il vallone di Dugo e per il Molino di Ruchin, riunendosi, poi, a Lombai, dove si riorganizza alla meglio. Le truppe della 19°divisione,brigate Taro e Spezia, che più tardi vengono sostituite da reparti della “Firenze ”e del l’”Elia”, occupano la linea M. Napour-Ruchin; gli alpini prendono posizioni a nord est di Lombai. La pressione nemica si fa sentire violenta, obbligando il battaglione a ripiegare sul M. Napour, ove una nuova resistenza viene opposta. Ma l’avversario, che ha già occupato Cloding, avanzando lungo la valle del Rieca, si porta alle spalle del “Val d’Adige”, circondandolo. Furono in Pochi gli alpini che, sostenendo una lotta accanita, riuscirono a liberarsi dalla stretta dei nemici e raggiungere Sanguarzo dove ,si unirono alle Salmerie. I resti del battaglione:6 ufficiali e circa 30 uomini, a tappe forzate, oltrepassarono il fiume Tagliamento all’altezza del ponte di Pinzano, avviandosi verso la zona di adunata oltre Piave. Antonio venne dato per disperso dopo l’ offensiva austro – tedesca del 24 ottobre 1917. le ricerche effettuate sul campo di battaglia, dai commilitoni del 6° RGT Alpini 257° battaglione Val d’Adige, portarono al ritrovamento del corpo. Le autorità preposte comunicarono alla madre Caterina la morte, del proprio figlio riconoscendo alla stessa una pensione vitalizia di £ 630.00. 136


Fiume “Isonzo”.

Fiume “Isonzo”.

Veduta aerea del corso dell’”Isonzo”.

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Marinaio Tirotta Enrico Enrico nasce a Trebisacce il 23 maggio, 1893 ; figlio di Salvatore e di Giorgio Domenica. Cresce e si forma nella vita quotidiana Trebisaccese, finiti gli studi, intraprende il lavoro di ferroviere. All’età di 20 anni riceve la chiamata dalla Regia Marina Italiana dalla capitaneria di porto di Taranto. Fu chiamato come Fuochista C.R.E.M. ; successivamente imbarcato sul sommergibile “Jalea” per meno di 6 mesi . Sommergibile Jalea : Una volta operativo fu dislocato a La Spezia, inquadrato nella I Squadriglia Sommergibili. Fu impiegato per l’addestramento nel Tirreno settentrionale, venendo più volte dislocato temporaneamente a La Maddalena Divenuto caposquadriglia sotto il comando del capitano di fregata Ernesto Giovannini, nell’agosto 1914 lasciò la base ligure e si trasferì a Messina. In seguito si portò a Venezia, insieme al gemello Zoeae con la scorta dell’unità appoggio Lombardia. Dopo l’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale – quando si trovava di base a Venezia, caposquadriglia della I Squadriglia Sommergibili– operò nelle acque costiere dell’Adriatico, sulle rotte mercantili austroungariche ed al largo dei porti dell’Impero Austro-Ungarico, svolgendo sette missioni offensive. Il 16 agosto 1915 lasciò Venezia per disporsi in immersione tra la secca di Muggiano e Porto Sdobba e stazionare al largo di Porto Buso nella notte del 17-18 a supporto di alcune torpediniere che avrebbero effettuato la posa di un campo minato nel Golfo di Trieste. Alle 4.30 del 17 agosto il sommergibile fu avvistato più volte dal semaforo di Grado. Il 18 agosto, all’alba, fu avvistato un uomo che stava nuotando in direzione della costa di Grado; soccorso, l’uomo risultò essere il torpediniere Arturo Vietri, appartenente all’equipaggio dello Jalea ed unico sopravvissuto del sommergibile. Dal suo racconto si venne a sapere delle circostanze della perdita. Giunto nel golfo di Trieste, lo Jalea si era posato sul fondale a mezzogiorno del 17 e l’equipaggio aveva consumato la colazione; all’una del pomeriggio il sommergibile era ripartito diretto a nordest, al centro del golfo. Alle 14.30 l’unità, mentre stava accostando per assumere rotta inversa, urtò una mina a prua ed iniziò ad allagarsi, posandosi su un fondale di 14 metri circa 3 miglia a est/sudest di Mula di Muggia. Vietri sollecitò il comandante Giovannini ad abbandonare il sommergibile, ma questi decise di perire con esso. 138


Dei 20 uomini dell’equipaggio (due ufficiali, 5 sottufficiali e 13 fra sottocapi e marinai) solo Vietri, il comandante in seconda tenente di vascello Guido Cavalieri, il capo di seconda classe Ciro Armellino, il sottocapo torpediniere Tullio di Biagio, il torpediniere elettricista Giuseppe Motolese ed il marinaio Alfredo Giacometti riuscirono a fuoriuscire dal relitto affondato tramite il portello prodiero. I sei superstiti cercarono poi di raggiungere a nuoto la costa di Grado, più vicino territorio in mano italiana, per evitare la cattura, ma Cavalieri, Armellino, Di Biagio, Motolese e Giacometti morirono nel tentativo; solo Vietri sopravvisse e fu tratto in salvo da un motoscafo, dopo aver passato in acqua 14 ore. Il relitto dello Jalea (individuato già dieci giorni dopo l’affondamento da un idrovolante pilotato dal tenente di vascello Giuseppe Miraglia) fu recuperato da pontoni nel maggio 1954, portato nei cantieri di Monfalcone ed ivi demolito; i resti di 11 dei membri dell’equipaggio furono tumulati nel Sacrario di Redipuglia. Nel gennaio 1915 Tirotta venne reinviato come Fuochista su navigli minori di stanza nel porto di Taranto. Dopo una lunga convalescenza per problemi respiratori/polmonari muore nell’ospedale militare di Taranto il 21 Maggio 1919.

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Topografia di Taranto.

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Squadra navale della Regia Marina schierata al porto di Taranto.

veduta aerea porto di Taranto.

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Introduzione II Guerra Mondiale : La prima guerra mondiale portò a tutti i Paesi d’Europa crisi e miseria. Le successive difficoltà economiche, aggravate dalla crisi mondiale del martedi nero. Il duro trattamento subito in seguito alla sconfitta nella prima guerra mondiale in base a quanto stabilito dal Trattato di Versailles, causarono un profondo malcontento: la Germania, principale nazione confitta, per le perdite territoriali e per le altre pesanti condizioni imposte dal Trattato; l’Italia e il Giappone, che ritenevano insufficiente quanto ottenuto a seguito della vittoria conseguita. Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna avevano raggiunto i loro principali obiettivi: Washington la riduzione del potere militare della Germania; Parigi e Londra un ordine mondiale funzionale ai propri interessi coloniali ed europei. Conflitto nel quale furono coinvolti quasi tutti i paesi del mondo, combattuto dal 1939 al 1945. Ha visto confrontarsi da un lato le potenze dell’Asse e dall’altro i paesi alleati. I principali contendenti furono Gran Bretagna , Francia, Stati Uniti d’America e Unione Sovietica da una parte, Germania, Italia e Giappone dall’altra. La seconda guerra mondiale nasce dall’azione aggressiva della Germania in Europa e del Giappone in Asia. Mentre in Germania l’ascesa al potere di Hitler aveva segnato la rinascita del nazionalismo, in Giapponesi vedeva nella creazione di una grande impero la soluzione dei gravi problemi interni. Incoraggiato dal potere conquistato da Hitler, Mussolini assunse un atteggiamento colonialista e nel 1936 proclamo l’impero di Etiopia. In seguito, assieme alla Germania offrì il prorpio appoggio alla guerra di Franco contro il fronte popolare spagnolo. Con il patto d’acciaio il Duce impegnò l’Italia a sostenere con tutte le sue forze militari la Germania in caso di guerra. A questi primi atti di violenza, gli stati democratici non reagirono, mentre l’Italia e la Germania erano sempre più unite dall’asse Roma – Berlino. Il 1° settembre 1939 la Germania invase la Polonia e la costrinse ad arrendersi in meno di tre settimane. Con questo fatto Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra e l’inizio della seconda guerra mondiale. Fronte Italiano: Il 10 giugno 1940 l’Italia aveva dichiarato guerra alla Francia e alla Gran Bretagna, nell’errata convinzione che le sorti del conflitto fossero decise. Le operazioni (battaglia delle Alpi Occidentali) contro la Francia , oramai disfatta, si svolsero fra il 21 e il 23 giugno e furono sospese il 24 con l’armistizio di Villa Incisa. Pel l’Italia in un primo periodo la guerra ebbe come teatro esclusivo il Mediterraneo: le battaglie di Punta Stilo (8-9 luglio 1940) e di Capo Teulada (27 novembre 1940) mostrarono l’inferiorità strategica della Marina italiana per la mancanza di navi portaerei, la situazione italiana si aggravò ulteriormente per l’attacco aereo di sorpresa contro la flotta concentrata a Taranto. Nella battaglia di Capo Matapan (27-28 marzo 1941), l’uso notturno del radar da parte britannica avrebbe aggravato la sconfitta della flotta italiana, che non avrebbe più potuto contrastare la superiorità nemica. La guerra in Africa : Nell’Africa Orientale Italiana l’entrata dell’Italia nel conflitto portò l’Asse a contatto con l’Impero Britannico in Egitto, Sudan, Uganda, Kenia e Somalia per una frontiera di circa 6000 km. Nelle più lontane regioni del suo Impero d’Africa lo Stato Maggiore britannico, per guadagnare tempo e per risparmiare energie e uomini, abbandonò le zone più minacciate dalla schiacciante superiorità iniziale italiana: così fu evacuata la Somalia britannica. La controffensiva fu preparata contemporaneamente in Africa Orientale e in Libia, nel primo territorio, per il netto squilibrio delle forze opposte, dopo circa un anno e mezzo di operazioni, la difesa italiana non potè evitare la vittoria britannica ( 6 aprile 1941, capitolazione di Addis Abeba, 27 novembre 1941 caduta di Gondar ultimo presidio italiano in Etiopia a deporre le armi. In Africa settentrionale, dopo l’occupazione di Sidi Barrani a opera dell’esercito italiano comandato dal generale R.Graziani 12 settembre 1940, gli inglesi, al comando del generale A.P. Wavell sferrano un’offensiva (8 dicembre 1940 – 9 febbraio 1941) che si spinse fino a Bengasi, minacciando gravemente l’Africa italiana. L’intervento ddi rinforzi aerei tedeschi e di un reggimento corazzato (Afrika Korps), al comando di E. Rommel invertì i rapporti delle forze, fra il 28 marzo e il 29 aprile1941, le forze britanniche, in una situazione di netta inferiorità tanto più che il governo aveva disposto che una parte dell’armata della Cirenaica fosse inviata in Grecia, furono costrette all’abbandono delle Cirenaica. Restava in mano britannica Tobruk, importante punto d’appoggio per le future operazioni, inutilmente assediata dalle forze dell’Asse. 142


Grecia e Balcani: La guerra d’aggressione contro la Grecia intrapresa dall’Italia il 28 ottobre 1940, dopo un’iniziale penetrazione nel settore dell’Epiro, per l’accanita resistenza greca si era risolta in un sostanziale fallimento, costringendo le armate italiane a retrocedere, subendo forti perdite , in posizoni più vicina ai porti di sbarco. Per rafforzare la situazione dell’Assenella regionre balcanica compromessa dagli insuccessi della campagna italiana in Grecia, Hitler accentuò la pressione sulla Bulgaria, che il 1° marzo 1941 aderì al Tripartito per fronteggiare le conseguenze del colpo di stato antinazista in Yugoslavia. Intanto le armate tedesche provenienti dalla Bulgaria occupata entrano in Tracia, la linea Metaxas ( eretta nella zona di confine della Grecia con la Bulgaria) fu rapidamente aggirata e le masse corazzate tedesche raggiunsero Salonicco dove, dopo il reimbarco del corpo di spedizione britannico, il 23 aprile fu firmato l’armistizio tra Grecia e potenze dell’Asse. Padroni di Salonicco, della valle del Vardar e della conca di Monastir, i Tedeschi occuparono dopo una rapida campagna tutta la grecia (3 maggio 1941) e in 24 giorni fu operata la conquista di Creta. Campagna d’Italia : Alla conferenza alleata di Casablanca (14 – 24 gennaio 1943) fu decisa l’apertura del secondo fronte e vi prevalse la tesi dello sbarco in Sicilia e dell’invasione dell’Italia. Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943, fu sferrato l’attacco anfibio contro l’isola, che cadde il 17 agosto. Alla caduta del fascismo 25 luglio 1943 seguirono le trattative dal nuovo governo Badoglio con gli alleati che portarono il 3 settembre 1943 con la firma dell’armistizio di Cassabile alla resa incondizionata. L’8 settembre 1943 con l’annuncio dell’armistizio , le forze tedesche occuparono le penisola e fronteggiarono lo sbarco effettuato lo stesso giorno dagli Alleati a Salerno. Con la disgregazione delle superstiti forze armate italiane iniziò l’occupazione tedesca della capitale, abbandonata dal re e dal governo che a Brindisi presero contato con gli Alleati, a fianco dei quali il 13 ottobre, l’Italia entrò in guerra contro la Germania, mentre a Salò si formava sotto il controllo tedesco il governo della Repubblica Sociale Italiana. Mentre le forze Statunitensi sbarcavano ad Anzio 22 gennaio 1944, i tedeschi opposero una tenace resistenza sulla linea Gustav, che venne infine spezzata con attacco a Cassino 11 – 19 maggio 1944; seguì l’avanzata alleata verso Roma liberata il 4 giugno. Le forze tedesche abbandonate l’Italia centrale si attestarono sulla linea Gotica lungo l’appennino tosco – emiliano. Il fronte appenninico crollò dopo una nuova offensiva alleata sconfiggendo definitivamente l’esercito tedesco e liberando l’Italia 25 aprile 1945.

Territori di occupazione Italiana durante la II Guerra Mondiale 143


Caduti della Seconda Guerra Mondiale

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Bersagliere Lutri Santino Alfredo Medaglia D’Oro V.M.

Alfredo nasce a Trebisacce il 1 Novembre , 1918 ; figlio di Antonio e di Costa Maria Giuseppa . Cresce e si forma a Trebisacce diventandone parte integrante, finite le scuole inizia a fare il parrucchiere di mestiere. All’età di 21 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano, nel quale , incontra il suo destino sul fronte russo.

Il 30 marzo 1939 raggiunge per mobilitazione generale l’11 RGT Bersaglieri Partecipa 11 giugno 1940 alle operazioni di guerra sul fronte alpino, essendo alle organiche dipendenze della 1a Divisione Celere «Eugenio di Savoia», risulta schierato con tale Grande Unità in Veneto, nella zona di Spilimbergo - Maniago. Il 6 marzo 1941, in previsione dell’inizio delle ostilità contro la Jugoslavia, il Reggimento raggiunge la zona di schieramento di sicurezza nella zona di San Daniele del Carso, Tomadio, Rifembergo. L’11 aprile 1941 la 1a Divisione Celere “Eugenio di Savoia” penetra in territorio jugoslavo. Le compagnie motocicliste dell’11° Reggimento Bersaglieri avanzano rapidamente verso Lubiana, precedendo il proprio Reggimento, cogliendo di sorpresa le truppe jugoslave e costringendole alla ritirata. In pochi giorni i bersaglieri occuparono l’intera Dalmazia. A partire dal 24 aprile, l’11° Reggimento dirige verso sud in territorio croato, raggiungendo Ogulin. Assegnato alla 1° compagnia motociclisti “ Eugenio di Savoia” , partiva il 15 luglio dello stesso anno per la Russia con le divisioni Pasubio, Torino e Celere .

Battaglia per Pokrowskoje: A partire dal 10 luglio le truppe vennero trasportate da Roma (divisione Torino), Cremona (comando CSIR) e Verona (divisioni Pasubio e Celere) tramite 225 treni fino alla città ungherese di Borsa (il trasferimento di tutti i reparti si concluse solo il 5 agosto), da lì raggiunsero il teatro delle operazioni con una marcia di centinaia di chilometri attraverso le pessime strade di Romania, Moldavia, e Ucraina. 145


Questa lunga marcia, che molti reparti non dotati di automezzi dovettero compiere a piedi, causò una certa dispersione, tanto che il CSIR raggiunse il fronte a scaglioni distanziati di giorni interi uno dall’altro Le truppe sovietiche operanti contro il CSIR si rivelarono abilissime nell’uso delle armi di cui erano dotate e, benchè messe in crisi dall’avanzata della Pasubio , resistettero accanitamente, allo scopo di difendere il bacino industriale del Dnieper, importantissimo per l’economia sovietica (si pensi che forniva alla Russia il 60% dei minerali ferrosi di cui disponeva). Le forze sovietiche operanti tra il Dnieper e l’Orel furono appoggiate da notevoli formazioni di carri armati medi e pesanti che, nonostante la insufficienza dei nostri anticarro, furono brillantemente contenute. Anche le artiglierie russe, impegnarono le nostre truppe vigorosamente, senza poterne arrestare lo slancio. La Battaglia per Pokrowskoje inizia l’ 11 agosto 1941, quando elementi della prima compagnia motociclisti Bersaglieri stavano eseguendo una ricognizione della città. Il Bersagliere Lutri e il suo commilitone Germano Narduzzi erano in avanguardia esplorativa a bordo di una moto Guzzi 500 , prima di entrare nell’abitato di Prokowskoje , nella strada di accesso, visto due civili si fermarono a parlare con loro, cercando di ottenere informazioni. Ripartiti e fatti poche centinaia di metri un cecchino russo, con un singolo colpo, sparato da circa 200 mt di distanza ferisce il Narduzzi , il proiettile termina la sua corsa nella gabbia toracica di Lutri. Seppur ferito Lutri riesce a riportare il Narduzzi e la moto al comando della “Pasubio” dando priorita’ alle cure mediche del suo commilitone. Mentre lo stesso Lutri indicava al suo comandante la possibilita’ di imboscata e la posizione del nemico dentro il centro abitato. Dopo pochi minuti Lutri si spegneva per arresto cardiaco derivato da emorragia interna. Una volta che l’informazione fu trasmessa di nuovo al colonnello Epifanio Chiaramonti, del 80° Reggimento Roma, il 3 ° battaglione del maggiore Minchiotti fu inviato per far fronte alla retroguardia russa. Il tutto rinforzato con l’artiglieria da 75mm/27 e dal 3° Battaglione e dal 8° reggimento artiglieria Pausubio . La batteria del 80° Reggimento di artiglieria formata da un calibro 65mm/17 e da una compagnia motociclisti bersaglieri presidiava la zona. In seguito ai combattimenti del 12 agosto le forze russe abbandonarono la testa di ponte di. Nikolajew a sud di Pokrowskoje, sacrificando le possibilità di ritirata per le forze impegnate tra il Dniester ed il Bug. Si concludeva così la prima azione offensiva del CSIR che ricevette il primo elogio ufficiale dell’alleato a mezzo del generale tedesco von Schobert, comandante delle truppe impegnate. 22 settembre 1941. Le azioni della « Pasubio » non furono che il preludio alla battaglia per Petrikowka. Attestatosi finalmente sul Dnieper, l’intero corpo di spedizione italiano si assunse la responsabilità di circa 150 chilometri di fronte fino a Dniepropetrowsk esclusa. Da qui si accinse al balzo del grande fiume unitamente al corpo corazzato di von Kleist, del gruppo Mackensen. La « Pasubio » iniziò l’azione sull’estrema sinistra lungo il fiume Orel, stabilendo la testa di ponte di Zaritschamka. Passato il fiume il 22 settembre sostenne e respinse un rabbioso contrattacco russo dal 24 al 26, stabilendo la testa di ponte di Woinowka che i tedeschi erano stati costretti ad abbandonare. Nel frattempo la « Torino », rinforzata dalla « Tagliamento », e dalla « Celere » passano il Dnieper a Dniepropetrowsk incalzando il nemico oltre il fiume. Il nostro schieramento formava « grosso modo » un angolo retto, nell’interno del quale si trovavano la città di Petrikowka e i resti di 5 divisioni che il Maresciallo Budiennj aveva lasciato a guardia del Dnieper. L’avanzata su Petrikowka, si svolse vittoriosamente. I resti di Lutri furono sepolti nel cimitero militare italiano di Pervomaysk in Ucraina per 60 anni. Nel 2001, nell›ambito dei rapporti tra l’Ucraina e l’Italia, molti dei caduti Italiani sono stati riportati in patria. I resti dell’eroe ritornarono nel paese natio di Trebisacce dove tutto oggi riposano nel cimitero comunale. Lutri venne insignito della prima Medaglia d’Oro al VM ,alla memoria, durante la campagna di Russia

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Riportiamo il testo della motivazione: “Motociclista in esplorazione avanzata, fatto segno ad intenso fuoco dal nemico in agguato, persisteva nel suo compito di ricognizione, finché veniva colpito gravemente insieme al suo compagno di macchina. Con supremo sforzo riprendeva la guida della motocicletta per comunicare al proprio comandante l’esito della ricognizione e per portare in salvo il compagno. Si abbatteva morente subito dopo, ma accennava soltanto alla ferita del compagno perché gli fosse data la precedenza nelle cure. Magnifico esempio di dedizione al dovere, di spirito militare e di cameratismo fino al supremo sacrificio. - Pokrowskoje (fronte russo), 11 agosto 1941-XIX “

Mappa militare Tedesca di “Pokrowskoje”( II Guerra Mondiale)

Prokowka- Ucrania ( ex Pokrowskoje) Rilievi dietro i quali erano appostati i cecchini Russi.

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Prokowka – Ucrania ( ex Pokrowskoje) Sacrario Militare Russo della battaglia di Agosto 1941

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Prokowka - Ucrania ( ex Pokrowskoje) Strada di accesso principale

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Sottotenente Cataldi Giuseppe Italo Giuseppe nasce a Torano Castello nel 1911 ; figlio di Giuseppe e di Tavolaro Marietta. Cresce e si forma nella vita quotidiana Trebisaccese, finiti gli studi, riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano, diventando per le sue grandi doti : Cadetto Ufficiale

Raggiunge per mobilitazione generale il 10° Reggimento Genio.

Partecipa alla guerra d’Etiopia o seconda guerra Italo – Etiopica ( talvolta nota anche come guerra d’Abissinia ). Gli atti di ostilità che portarono al conflitto furono gli incidenti di Gondar e di Ual Ual. Il 4 novembre 1934 il consolato italiano di Gondar fu attaccato da gruppi armati etiopici che causarono la morte di numerosi ascari eritrei e il 5 dicembre 1934 la postazione italiana di Ual Ual, presidiata da 200 militari, venne sottoposta all’attacco di 1.500 soldati abissini che causò 80 vittime tra i difensori italiani. Quest’ultimo episodio divenne il casus belli. Secondo alcuni storici, che si oppongono alle teorie degli studiosi cosiddetti anticolonialisti, lo scoppio dell’ostilità fu provocato dall’Etiopia e dallo stesso negus Selassie, che dalla metà del 1934 consentì a bande armate guidate da ras locali di sconfinare in Eritrea e di attaccare i presidi italiani. L’intenzione era quindi quella di intimorire le autorità italiane e di indurle ad avviare una trattativa per la revisione dei confini, prima che la situazione gli sfuggisse di mano.Coloro che invece danno un giudizio diverso sulle responsabilità del conflitto affermano che è più o meno dal 1925 che Mussolini iniziò a progettare il piano per l’aggressione all’Abissinia. Mussolini chiese delle scuse ufficiali e il pagamento di un’indennità per le famiglie degli uccisi da parte del governo etiope, conformemente a quanto stabilito nell’accordo del 1928. Il negus Selassie, avendone la possibilità in virtù del medesimo trattato, decise invece di rimettersi, tra le riserve italiane, alla Società delle Nazioni (2 gennaio). Ciò provocò la cosiddetta crisi abissina all’interno della Società delle Nazioni che, per far luce sulla vicenda, si impegnò in un arbitrato tra le parti, temporeggiando. Tuttavia i rapporti italo-etiopi erano irrimediabilmente compromessi e le truppe italiane iniziarono a mobilitarsi in previsione di un prossimo conflitto. Come sostenne poi lo stesso Mussolini, fin da dopo la battaglia di Adua gli italiani prepareranno la conquista dell’Etiopia. Tra il 4 e il 7 gennaio 1935 Mussolini incontrò a Roma il ministro degli esteri francese Pierre Laval, col quale vennero firmati accordi in virtù dei quali la Francia accordava all’Italia delle rettifiche di frontiera fra la Libia e l’Africa Equatoriale francese, fra l’Eritrea e la Costa francese dei Somali e la sovranità sull’isola di Dumerrah. L’accordo conteneva soprattutto un esplicito “desistment” francese per una non ben specificata penetrazione italiana in Etiopia. Tale parola, correttamente tradotta come “disinteressamento”, venne interpretata dal governo italiano come “mano libera” da parte dell’Italia all’invasione dell’Etiopia. Laval sperava in tal modo di avvicinare Mussolini alla Francia, al fine di dar vita a un’alleanza in funzione anti-nazista (Hitler rivendicava l’Alsazia-Lorena, persa dai tedeschi dopo la prima guerra mondiale). Il 16 gennaio Mussolini assunse la direzione del Ministero delle Colonie e tre giorni dopo la Società delle Nazioni 150


riconobbe “la buona fede” di Italia ed Etiopia nell’incidente di Ual Ual e decise che il caso dovesse essere trattato tra le due parti interessate; tuttavia il 17 marzo gli abissini presentarono un altro ricorso, appellandosi all’articolo XV dell’organizzazione. Nel frattempo il 23 marzo a Om-Hager una pattuglia abissina, oltrepassato il fiume Setit, sconfinò in Eritrea attaccando alcune guardie di confine e uccidendo il buluk-basci Gherenchiel Tesemma. L’8 giugno a Cagliari, di fronte all’ostilità mostrata in tal senso dalla Gran Bretagna, Mussolini rivendicò il diritto dell’Italia ad attuare una propria politica coloniale e, il 18 settembre, in un articolo pubblicato sul Morning Post, garantì che non sarebbero stati lesi gli interessi francesi e britannici nell’Africa orientale. Un potenziale alleato del governo etiope avrebbe potuto essere l’impero giapponese, nazione presa a modello da molti intellettuali di Addis Abeba: tuttavia il 16 luglio l’ambasciatore nipponico a Roma Sugimura Yotaro dichiarò a Mussolini che il suo governo si sarebbe mantenuto neutrale in caso di conflitto. Questa presa di posizione fu approvata da Tokyo, che preferiva rinsaldare i suoi rapporti con l’Italia piuttosto che avvicinarsi all’Etiopia, nazione con la quale non aveva particolari affinità; il 2 agosto una richiesta d’aiuto bellica presentata dal negus all’Imperatore Hirohito venne rifiutata, così come una successiva offerta di alleanza non militare Ormai sicuro di non rischiare un conflitto su più fronti, il 2 ottobre Mussolini proclamò alle folle la guerra all’Etiopia dal balcone di palazzo Venezia: Dopo pochi mesi al fronte Giuseppe si ammalo’ e venne ricoverato nell’ospedale Civile Umberto Primo della Colonia Eritrea del Bassopiano Orientale, morì il 2 giugno 1935 in età di anni 24 per malattia. Sepolto a Massaua sacrario militare italiano. Nella campagna Etiope gli italiani persero più uomini per malattia e incidenti che non per la guerra.

Dislocazione prevista 16 maggio 1935 del Corpo di Operazione in Eritrea. 151


Artiglieria Italiana nel Tembien.

Soldati Italiani in Eritrea. 152


Altopiano Eritreo

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Marinaio Parise Luigi

Luigi nasce a Trebisacce l’11 maggio 1919 ; figlio di Pasquale e di Rago Vittoria. Trascorre la sua infanzia nelle campagna Trebisaccese. All’età di 19 anni riceve la chiamata dalla Regia Marina Militare. Il 2 aprile 1938 diventa “Fuochista” imbarcato sul cacciatorpediniere “Lampo”. Il cacciatorpediniere Lampo fu assegnato alla VIII Squadriglia Cacciatorpediniere, insieme ai gemelli “Folgore”, “Fulmine” e “Baleno”. Il 7 luglio 1940 Luigi imbarcato nella Lampo partì da Taranto per la Libia insieme ai gemelli e alle corazzate Giulio Cesare e Conte di Cavour ed alla VII Squadriglia CT in appoggio ad un convoglio. Questa formazione si va poi ad unire alla I E II Squadra Navale, partecipando alla battaglia di Punta Stilo del 9 luglio 1940. Battaglia di Punta Stilo: Mar Ionio a sud – est di Punta Stilo in Calabria , si registra la più alta concentrazione d’armamenti navali durante tutto il conflitto. La battaglia di Punta Stilo avvenne poco dopo l’apertura delle ostilità, quando entrambi gli schieramenti si videro costretti ad organizzare dei convogli protetti per il trasporto di rifornimenti da portare a entrambi i teatri di guerra interessati, si trattò di un incontro accidentale dal momento che le due flotte, impegnate appunto nella scorta ai rifornimenti si affrontarono solo dopo che la missione principale era stata portata a termine, da parte di entrambi gli schieramenti. Il 9 luglio 1940 sarà ricordato come il giorno in cui avvenne il primo scontro della storia tra la Royal Navy britannica e la Regia Marina Italiana. Alle 15.20 dello stesso giorno VIII divisione incrociatori leggeri durante la sua navigazione si scontra e aprì il fuoco contro il nemico, seguita dalle navi della IV divisione ma non ci fu nessun danno alle navi inglesi. Gli inglesi contrattaccarono, aprirono il fuoco verso le formazioni italiane, lanciando 9 aerosiluri, senza colpire alcun bersaglio. I grossi calibri si scontrarono, anche gli incrociatori pesanti portarono a tiro i loro 203 mm aprendo a loro volta il fuoco. Il tiro italiano diretto sulla flotta inglese manco l’obbiettivo. Nel frattempo i cacciatorpediniere italiani aprirono il fuoco contro gli incrociatori leggeri britannici. La battaglia si concluse con un pareggio senza vittorie tattiche dal momento che non era andata persa nessuna nave durante il contatto balistico e vi erano stati lievi danni da entrambe le parti e senza sconfitte strategiche infatti entrambi i convogli erano giunti indisturbati a destinazione.

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Nel 1941 partito da Napoli il cacciatorpediniere e diretto a Tripoli, durante una missione di scorta del convoglio “Tarigo” composto dai piroscafi “Arta, Adana, Aegina, Iserlohn e Sabaudia”, con carico di munizioni, carburante, veicoli e carri armati destinati per l’Afrika Korps. Il 16 aprile 1941, mentre si trovava in prossimità delle secche di Kerkennah costa Tunisina il convoglio fu attaccato a sorpresa dai cacciatorpedinieri HMS Jevis, HMS Janus , HMS Nubian e HMS Mohawk nel violento scontro che ne seguì affondarono il Tarigo , il Sabaudia l’Aegina e l’Iserlohn nonché il britannico Mohawk silurato dal Tarigo. All’inizio del combattimento il Lampo che procedeva di lato al convoglio fu la prima nave a venire cannoneggiata dalle navi britanniche, fece in tempo a sparare solo tre salve ed a lanciare alcuni siluri, poi fu più volte centrato con effetti devastanti facendo strage dell’equipaggio. Divorato dalle fiamme il Lampo andò a incagliarsi a 6.0 miglia dalle secche di Kerkennah. In quello scontro Luigi riporto’ varie ferite e ustioni , venne ricoverato nell’ospedale militare di riserva di Tripoli ma morì dopo pochi giorni all’età di 22 anni.

Cacciatorpediniere “LAMPO”

Cartina delle isole Kerkennah, sono un gruppo di isole situato al largo di Sfax, sulla costa orientale della Tunisia, nel Golfo di Gabès. 155

HMS “ Nubian”


Marinaio Amerise Giuseppe

Giuseppe nasce a Trebisacce il 2 marzo 1919 ; figlio di Nicola e Ciacci Antonia. Trascorre la sua adolescenza Trebisaccese. All’età di 19 anni riceve la chiamata alle armi dalla Regia Marina Militare. Il 2 aprile 1938 diventa un Marò imbarcato sul sommergibile Andrea Provana. Il sommergibile Provana , fu inquadrato nella 21ª Squadriglia Sommergibili con base a Napoli. “… Il 17 giugno 1940 durante la navigazione stabilita il Provana verso le 16.00 pomeridiane a un’ottantina di miglia da Orano città dell’Algeria, avvistò il convoglio francese “IR2F” partita da Orano e diretto a Marsiglia, con cinque navi mercantili scortati dalle torpediniere “Commandant Bory” e “La Curieuse”. Da 1800 metri il sommergibile lanciò immediatamente due siluri che andarono a vuoto. In base alla scia del siluro, la torpediniera , determinò la posizione del sommergibile e iniziò a bombardarlo pesantemente con cariche di profondità. Il capitano del sommergibile Ugo Botti prese un ardua decisione per evitare la distruzione del Provana e la perdita di tutto l’equipaggio, per tentare di respingere le unità francesi, l’unica soluzione era emergere e combattere con i cannoni. Nel momento in cui il Provana iniziò ad emergere, sopraggiunse La Curieuse che stava per gettare altre bombe in profondità per l’elevata velocità si scontrò con il sommergibile. Per il violento impatto si creò una falla enorme a prua che provocò l’affondamento in pochi istanti del sommergibile con tutto l’equipaggio. Giuseppe morì nell’affondamento dell’unità il 17 giugno 1940 imbarcato sul sommergibile Provana partito per la missione di guerra sul fronte Mar Mediterraneo Occidentale, della quale non fece più ritorno.

Sommergibile Provana. 156


Sommergibile Provana in navigazione nel Mediterraneo. 157


Torpediniera “ La Curieuse”

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Veduta aerea della citta di Orano.

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Soldato Bosurgi Antonio Nasce a Gallina il 22 aprile, 1904 in provincia di Reggio Calabria; sposato con Amerise Luisa da cui ebbe 4 figli : Giuseppe nato il 16 agosto 1939 , Antonietta nata il 18 febbraio 1931 , Basilio Giuseppe nato il 1 gennaio 1933 e Francescina Rosa nata il 19 ottobre 1928. Antonio cresce e trascorre la sua adolescenza a Gallina ; Compiuta la maggiore età si trasferisce a Trebisacce e inizia a lavorare come autista. All’età di 32 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano. Si arruola come soldato semplice nel Corpo Truppe Volontarie ( C.T.V. ) Composto in gran parte da volontari, inviato in Spagna a supporto di Francisco Franco e delle forze spagnole nazionaliste durante la Guerra civile spagnola. Italia e Germania inviarono aerei da trasporto ed equipaggi (quelli italiani comandati da Ettore Muti) in Marocco, per trasportare le forze Nazionaliste dal Marocco spagnolo alla Spagna europea. I “regulares” Marocchini e il “Tercio” permisero alle forze Nazionaliste di assumere l›iniziativa nella penisola Iberica. Nel settembre 1936, subito dopo la richiesta di aiuto di Francisco Franco, Benito Mussolini, inviò l’allora capo del S.I.M. (Servizio Informazioni Militari), il Generale di Brigata Mario Roatta (alias Comm. Colli, alias Generale Mancini) in Spagna, col compito di creare la “M.M.I.S” (“Missione Militare Italiana in Spagna”), con sede a Siviglia. La “M.M.I.S.” divenne operativa il 15 dicembre 1936 con il compito di inviare materiali, armi e istruttori, nonché di creare due Brigate Miste italo-spagnole. Il 17 febbraio 1937 la “M.M.I.S.” cambiò definizione in “C.T.V.” (“Comando Truppe Volontarie”) mentre la massa operativa costituì il “C.T.V.” (“Corpo Truppe Volontarie). Gennaio: Entro il mese, circa 44.000 uomini, tra soldati del Regio Esercito e della MVSN erano in Spagna. Alla fine di gennaio, la Forza di spedizione fu rinominata in «Corpo Truppe Volontarie», o C.T.V.). Il Corpo fu organizzato su quattro grandi unità di livello Divisionale, di cui tre della Milizia: I Divisione Camicie Nere (CC.NN.) “Dio lo Vuole” ; IV Divisione “Littorio” - Una divisione del Regio Esercito di fanteria integralmente motorizzata ; II Divisione CC.NN. “Fiamme Nere” ; III Divisione CC.NN. “Penne Nere” ; Gruppo Fanteria CC.NN. “XXIII Marzo” Le divisioni CC.NN. contenevano soldati regolari e volontari tratti dal Partito Nazionale Fascista ed erano semi-motorizzate. Il Corpo impiegava anche un Gruppo Celere (carri armati e blindati), un Corpo di Artiglieria su dieci Gruppi di artiglieria campale e quattro batterie di artiglieria anti-aerea. Dal 3 febbraio all’8 febbraio: La I Divisione CC.NN. “Dio lo Vuole”, in appoggio delle forze Nazionaliste, lanciò un’offensiva su Málaga. L’8 febbraio, gli Italiani e i Nazionalisti conquistarono la città. La battaglia di Malaga fu una vittoria fondamentale per i Nazionalisti. Circa 74 soldati Italiani furono uccisi, 221 feriti e due risultarono dispersi. Marzo: Il Corpo Truppe Volontarie per la fine del mese ammontava ad oltre 50.000 soldati. 160


Dall’8 marzo al 23 marzo: Mussolini decise che le forze Fasciste italiane avrebbero dovuto guidare una quarta offensiva contro Madrid. L’offensiva italiana sfociò nella Battaglia di Guadalajara. La battaglia fu una vittoria decisiva per le forze repubblicane. Le forze italiane subirono perdite consistenti, dovute soprattutto allo scarso coordinamento. Le forze corazzate italiane, consistenti soprattutto in carri leggeri L3/35, risultarono non essere all’altezza dei carri armati forniti ai Repubblicani dall’Unione Sovietica. L’offensiva italiana fu respinta da un forte contrattacco repubblicano. Le tre Divisioni CC.NN. furono sciolte e riorganizzate in due divisioni e in un gruppo armi speciali (corazzati e artiglieria). Dalla battaglia di Guadalajara fino alla fine della guerra, i comandanti delle forze italiane non organizzarono attacchi esclusivamente riguardanti il Corpo ma agirono alle dipendenze dell’alto comando Nazionalista. Similmente il comandante della Legione Condor, il Generale Hugo Sperrle, comandò l’Aviazione Legionaria Italiana.

Da aprile ad agosto: Da quando le Divisioni CC.NN. furono ridotte, gli Italiani cominciarono ad operare in unità miste italo-spagnole (le Flechas, Arrows) dove gli Italiani fornirono gli ufficiali e il personale tecnico, mentre gli Spagnoli servirono nella truppa. La prima unità fu la Brigata Mista “Frecce Azzurre” (Brigada Mixta “Flechas Azules”) e la Brigata Mista “Frecce Nere” (“Flechas Negras”), che combatterono rispettivamente nell’Extremadura e in Viscaya dall’Aprile all’Agosto 1937.

In Viscaya operarono anche il Gruppo XXIII marzo e undici gruppi d’Artiglieria, partecipando alla presa della roccaforte repubblicana di Guernica.

Agosto e settembre: il sostituto di Roatta, Generale Ettore Bastico, comandò le forze del C.T.V., compresa la Divisione XXIII marzo formata sulla base del Gruppo XXIII marzo. Il Corpo spezzò le linee repubblicane presso Soncillo, catturando una postazione chiave, il Puerto del Escudo, e penetrando profondamente nelle retrovie repubblicane durante la Battaglia di Santader, ottenendo una vittoria di decisiva importanza per lo schieramento Nazionalista.

Dopo l’offensiva di Santader il C.T.V. fu trasferito sul fronte aragonese.

Alcuni reparti del C.T.V. potrebbero essere stati coinvolti nella Battaglia di El Mazuco, ma i dettagli sono tuttora oggetto di discussione.

Ottobre: Dopo le campagne al nord, la I e la II Divisione CC.NN. furono rinforzate dalla Divisione XXIII marzo e rinominate: Divisione XXIII marzo “Lame Nere”.

Antonio e’ deceduto in un ospedale di guerra nella Spagna durante la guerra civile, per ferite riportate in combattimento. Alla vedova Maria e stata assegnata una pensione vitalizia di £ 2412. 161


Cartina della Spagna del 1936 : parte rosa zona repubblicana , parte beige zona nazionalista .

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Carri leggeri Italiani avanzano con un carro lancia fiamme L3 – 35Lf .

Fiat C.R.32 del XVI Gruppo Autonomo “Cucaracha” scortano un Savoia Marchetti S.M.81 in una missione di bombardamento.

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Soldato Chidichimo Vincenzo

Vincenzo nasce a Trebisacce il 3 dicembre , 1919 ; figlio di padre ignoto e Caterina Chidichimo. Cresce e si forma nella campagna Trebisaccese finiti gli studi della quarta elementare inizia a lavorare nei campi come bracciante. All’età di 20 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano:

Raggiunge per mobilitazione generale il 1° RGT Bersaglieri Anno 1940: Il Reggimento fu inquadrato nel Raggruppamento Celere della 1a Armata sul fronte alpino-occidentale (non prese parte a operazioni). Trasferì il Quartier Generale a Napoli. Il 10-11 novembre, il IX battaglione venne destinato all›occupazione dei cippi di confine (Jugoslavia); il I battaglione si distaccò dal battaglione e si attestò a Ponte Borazzani; il VII battaglione si distaccò dal battaglione, viene inquadrato nella Divisione «Bari» e quindi impegnato per la riconquista del cippo 13 e q. 1.220 di Germenj. Il 14 novembre, il I battaglione passò alle dipendenze della Divisione Alpina «Julia». Il 17 novembre, in Albania il I e VII battaglione furono impiegati a Ponte Perati e a Leskoviku. Il I battaglione resistette validamente, fino a quando ripiegò ordinatamente dopo un colpo di mano. Il 17 e 19 novembre, il I battaglione combatté a Basilican e a Mesarea, a fianco della «Julia». Il 1821 novembre, il 1° Rgt. contrattaccò il nemico per riprendere le creste del Vrumbellake. Il 21 novembre, iniziò, per ordine superiore, un ripiegamento. Il I battaglione venne attaccato nella Valle di Pestan, subì poche perdite a Gostivishza. Il 29 novembre, la situazione fu ristabilita; si dovette comunque ripiegare, e al Col. Giovanni Guidotti, C.te del 1° reggimento, venne affidato il compito di presidiare il settore sinistro della Divisione “Vicenza” fra Lago Ocrida, q. 1.128 e M. Kalase. Dal 29 novembre al 28 febbraio, il C.do reggimento e il IX battaglione furono impegnati sul fronte italo-greco a Ezeke, lago di Ocrida e a M. Kalase. Il 5 dicembre, il I battaglione, nella difesa di Ponte Ferali subì perdite considerevoli. Il 1, 2, 3, 5 e 7 dicembre, vennero respinti alcuni colpi di mano. Il 9 il nemico, con forze preponderanti, conquistò cima Kalase, ma il Col. Guidotti riprese la cima con il IX battaglione e con i superstiti del XXIX battaglione, in un valoroso e violentissimo contrattacco. Per circa ancora due mesi continuò la permanenza del 1° rgt. nel settore di Kalase.

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Anno 1941: Il 22 gennaio, il IX battaglione passò a disposizione del C.do III C.A. e il 13 febbraio, superato un dislivello di 900 m, rioccupò q. 1.876 di Fushi Qenit. Il 15 febbraio, il I e VII battaglione incorporarono l’81° battaglione Complementi del 5° Rgt. bersaglieri. Sempre a Febbraio, il IX bersaglieri fu impegnato a Fushi Qenit, che difese strenuamente dai contrattacchi. Il 20 febbraio, il I e VII battaglione si ricongiunsero al reggimento. Il 28 febbraio, il battaglione lasciò la zona per ordine superiore. Ai primi di marzo i reparti del reggimento lasciarono il III C.A. per andare a rinforzare la D. Corazzata “Centauro” e il I battaglione rientrò al RGT. Sempre nel mese di marzo il reggimento assunse la difesa di Scutari. Il I battaglione combattè il 15, 20, 22, 28, 29 e 30 gennaio a Pavari, Hani Balaban, Hani, Vinocasit, Bubesi e a q. 802 distinguendosi nella difesa con un pugno di uomini. Il 6-17 aprile, il 1° Rgt. si distinse per i fatti d’arme dell’alto Scutarino, Bonzaj, Ragusa. Il 10-15 aprile, 11IX e I battaglione tennero la linea difensiva del Praoni Barush. Il 15 aprile, il 1° bersaglieri, dopo la difesa di Scutari, balzò alla controffensiva. Guadagnò terre abbandonate dal nemico distrutto e avvilito. Il 17 aprile, il reggimento raggiunse Ragusa. Il 23 aprile, il reggimento, che era rimasto sul fronte senza un attimo di pausa, rientrò a Scutari per poi ripartire per il confine albanese. Il 24 giugno, il reggimento fece rientro in Patria. Sbarcò a Bari. Il 31 luglio, il reggimento passò alle dipendenze dell’8a Armata per la difesa dell’Italia Meridionale. Il 15 agosto, il reggimento si trasferì in Calabria. Fece poi parte del Raggruppamento Celere della 7a Armata e quindi della 2a Divisione Celere. Vincenzo, dopo tre anni di combattimenti nel fronte alpino occidentale, Jugoslavia, Albania, contro le truppe Alleate e dopo strenua lotte del suo battaglione venne fatto prigioniero dai soldati britannici. Fu internato in un campo di concentramento Inglese situati in India, precisamente nel 9° campo – Bhopol – India. Il 9 gennaio 1943 all’età di anni 23 morì in seguito a malaria cerebrale in prigionia ( sigla sconosciuta M.T.P. ). E stato sepolto nel sacrario militare di Bombay Sewree.

Foto militari Italiani in un campo di concentramento in India.

Postazione di soldati Italiani in Albania.

Per gentile concessione del Comune di Trebisacce 165


Soldato Gatto Giuseppino

Nasce a Trebisacce il 21 agosto , 1921 ; figlio di Nicola e di Amerise Francesca. Giuseppino cresce e trascorre la sua adolescenza a Trebisacce ; frequenta le scuole del paese, fortuna riconosciuta a pochi ragazzi di quell’epoca. All’età di 20 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano. Viene arruolato come soldato semplice : nella 24ª divisione Pinerolo ; composta da 13°, 14° e 313° RGT fanteria Pinerolo ; 18° RGT artiglieria Gran Sasso ; Legione CC.NN. 136ª Tre Monti ; Unità originarie dal XXIV Brigata Pinerolo, XXIV Brigata di Fanteria, 24ª Divisione di Fanteria

“Gran Sasso” ; dislocata in Grecia.

Anno 1941, 1942: La Divisione viene trasferita in Albania sul fronte greco-albanese nella seconda decade di gennaio. Il 18 gennaio è dislocata sul fronte di Berat ed entra in linea nel settore di Kelcyre comprendente i capisaldi di Chiaf Chiciocut, Bregu Gliulei, Chiaf Bubesit, Bumesi. E’ proprio sui capisaldi di Bubesi che gli uomini della divisione resistono tenacemente per costituire sbarramento all’avanzata avversaria nel Cresciovs; si combatte ininterrottamente dal 29 gennaio al 12 febbraio anche nella zona di Bregu Scialesit. La battaglia d’arresto è sopportata quasi interamente dalla Divisione Pinerolo che partecipa pure alla difesa nel settore di Tepeleni. Dal 29 gennaio al 12 febbraio, è impegnata in ininterrotti combattimenti nella zona di Bubesi. In seguito partecipa alla difesa di Tepeleni. Successivamente, la Divisione prende parte alla controffensiva italiana del 9 marzo ed ha l’incarico di occupare la regione del Cresciovs, compito che viene espletato tra molteplici difficoltà per la natura del terreno e per la presenza di notevoli forze avversarie. L’8 aprile riceve l’ordine di trasferirsi sul fronte jugoslavo-albanese, confinante con quello greco-albanese. A partire dal 9 aprile, la Divisione viene inquadrata nel III Corpo d’Armata e viene trasferita a Perrenjes (confine greco-albanese), e nel mese di giugno viene trasferita in Grecia nella regione della Tessaglia e rimane quindi in zona fino all’8 settembre 1943 svolgendo attività di controguerriglia e di presidio nella vasta regione. 30 Maggio 1942 .Dopo aver passato il confine Greco procede verso il ponte di Gorizza , ove è fermata dal nemico

schierato su quelle alture, già organizzate a difesa. Alla Pinerolo è affidato l’attacco, verso la fine di maggio inizia 166


con slancio l’assalto, ma il nutrito fuoco di fucileria ed il tiro aggiustato delle artiglierie avversarie arrestano le truppe italiane ai reticolati intatti infliggendo loro perdite gravi. Riusciti vani i primi assalti, le nostre truppe si afforzano nelle posizioni raggiunte e si dispongono. Attacca con 3 battaglioni di prima linea coperti dal fuoco di artiglieria del 18° bgt artiglieri terza batteria, permettendo di irrompere le linee nemiche e conquistando trincee nemiche. Il 1 giugno con azione metodica e tenace si tenta di nuovo di avanzare, sgretolando gradatamente le difese nemiche, ma a malgrado dello spirito di sacrificio e della incrollabile tenacia che le anima, le truppe, stanche della lotta, che dura quasi ininterrotta da maggio, ed avversate da condizioni atmosferiche con temperature molto calde, conseguono solo lievi progressi. Nell’ultima battaglia citata partecipò anche Giuseppino artigliere del 18° bgt terza batteria, si ammalò durante l’intrepida battaglia, venne ricoverato nel ospedale da campo n°494, dopo una settimana, precisamente l’8 giugno 1942 morì in seguito a malattia, sepolto a Tokkala (Grecia) cimitero comunale. Dopo la fine della guerra molte salme italiane, di valorosi soldati caduti in terra straniera sono stati tumulati nel sacrario militare “Oltre Mare “ di Bari, li vennero rimpatriate i resti di Giuseppino dove riposa tutt’ora.

Sacrario Militare “ Oltre Mare” Bari

Artiglieri in azione.

Nostre postazioni di mitragliatrici. 167


Soldato Lucante Salvatore Nasce a Castronei il 24 aprile, 1911 in provincia di Catanzaro ; figlio di Antonio e di Anna ; sposato con Lutri Maria. Salvatore cresce e trascorre la sua adolescenza a Castronei ; Compiuta la maggiore età si trasferisce a Trebisacce. All’età di 30 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano. Viene arruolato come soldato semplice nella

1° Divisione “Superga”

Composta dal 91° e 92° RGT fanteria Basilicata ; 5° RGT artiglieria Superga ; Legione CC.NN 2° Alpina ; Unità originarie Brigata Basilicata ; dislocata in Tunisia.

1940 - Il 10 giugno la Divisione risulta inquadrata nella 4a Armata e partecipa alle operazioni contro la Francia.

Il 21 giugno concorre all›offensiva e il 22 raggiunge la cima del Picco Argentier e il lago des Battaillères. Al momento dell›armistizio con la Francia, la maggior parte dei suoi reparti erano dislocati in Francia.

1941 - Dopo l›armistizio con la Francia, la Divisione rientra in territorio metropolitano e viene destinata per l›impiego nella progettata invasione di Malta.

1942 - Nel mese di marzo, la Divisione fissa la sede del Comando ad Avola (Siracusa) con il grosso dei reparti ancora in Campania. Dal mese di maggio al mese di ottobre, la Div. Superga è dislocata tra Formia e Gaeta. A novembre viene deciso di inviarla in Tunisia e sbarca a Biserta l›11 novembre. Il 20 novembre è in zona di operazioni nei pressi di Enfidaville. Il 1° dicembre si dirige verso Sousse e Sfax. Il 26 dicembre risulta schierata a sud di Tunisi.

1943 - In periodi successivi, dalla fine di gennaio al 4 febbraio e dal 23 febbraio in poi, contrasta le forze anglo-a-

mericane nella depressione di Koukat. Il 12 maggio si arrende agli inglesi e viene così sciolta in zona di operazioni.

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Battaglia di Kasserine : La battaglia del passo di Kasserine si svolse durante la campagna di Tunisia della seconda guerra mondiale. Si svolse, in effetti, in una serie di combattimenti intorno al passo Kasserine, un spazio di circa 3 km di larghezza nella catena della grande dorsale delle montagne dell’Atlante nella parte centro-occidentale della Tunisia. Le forze dell’Asse impegnate furono l’Africa Korps del Feldmaresciallo Erwin Rommel e la V Panzer Armee del generale Hans-Jürgen Von Arnim. Da parte alleata le forze impegnate furono essenzialmente quelle del II Corpo dell’esercito statunitense, del maggiore generale Lloyd Fredendall.

La battaglia è significativa in quanto rappresentò il primo scontro, nella seconda guerra mondiale, su grande scala tra truppe americane e tedesche. Le giovani e inesperte truppe statunitensi, guidate in battaglia in modo inetto dal loro comandante, subirono pesanti perdite e vennero respinte di 80 km ad ovest del passo Faid, con una rotta umiliante. Subito dopo l’esercito statunitense apportò diversi cambiamenti drastici, riorganizzando le singole unità e sostituendo i comandanti. Poche settimane dopo, quando tedeschi e statunitensi si reincontrarono, questi ultimi si dimostrarono considerevolmente più forti.

Le forze statunitensi e britanniche erano sbarcate in diversi punti lungo la costa del Marocco francese e dell’Algeria, l’8 novembre 1942 nel corso dell’operazione Torch. Ciò avvenne pochi giorni dopo lo sfondamento ad est del generale Bernard Montgomery, a seguito della seconda battaglia di El Alamein. Comprendendo i pericoli di una guerra su due fronti, nuove truppe tedesche e italiane vennero traghettate dalla Sicilia per occupare la Tunisia, una delle poche aree facilmente difendibili del Nordafrica, e a una sola notte di viaggio dalla Sicilia.

Da parte alleata, anche dopo gli sbarchi dell’operazione Torch, venne fatta poco per impedire il flusso di uomini e materiali dell’Asse verso Tunisi, se non più avanti nel corso della campagna, quando erano già giunte in numero considerevole. Inoltre, sempre da parte alleata, venne data precendeza alle negoziazioni con i comandanti locali della Francia di Vichy rispetto alla presa di contatto con le forze dell’asse. I diversi tentativi di isolare Tunisi prima che le truppe tedesche potessero arrivarvi in forze, furono vanificati dalla scarsa coordinazione e dall’eccellente terreno difensivo permisero a piccoli numeri di soldati tedeschi e italiani di sbarcare e tenere lontano gli avversari.

Il 23 gennaio 1943, l’VIII Armata di Montgomery prese Tripoli (principale base di rifornimento di Rommel). Quest’ultimo aveva previsto tale eventualità, intendendo bloccare l’approccio da sud alla Tunisia occupando un grande insieme di opere difensive, noto come Linea Mareth, che i francesi avevano costruito allo scopo di respingere un attacco italiano proveniente dalla Libia. Con le loro linee assicurate dalle Montagne dell’Atlante ad ovest e dal Golfo di Sidra ad est, anche piccoli numeri di truppe italo-tedesche erano in grado di tenere a bada le forze alleate.

Questo piano fu rovinato dal fatto che alcune truppe statunitensi avevano già attraversato le montagne dell’Atlante e stabilito una base operativa avanzata a Faïd, ai piedi dell’estremità orientale della catena montuosa. Ciò le pose in una posizione eccellente per isolare Rommel dalle forze più a nord, e per tagliare la sua linea di rifornimento. 169


Per contrastare la minaccia le forze dell’Afrika Korps raggiunsero le linee il 30 gennaio, dove la 21ª Divisione Panzer incontrò i difensori francesi a Faid sgominandoli con poco sforzo. La 1ª Divisione Corazzata statunitense fece diversi tentativi di fermare l’avanzata, ma tutti e tre i “Combat Command” si trovarono confrontati con la classica blitzkrieg – ogni volta che gli veniva ordinato di raggiungere una posizione difensiva, la trovavano già occupata e venivano attaccati dai tedeschi subendo forti perdite. Dopo tre giorni gli statunitensi cedettero e le linee vennero arretrate sulle colline. A questo punto gran parte della Tunisia era in mani tedesche, e i punti di ingresso alle piane costiere erano tutti bloccati. Gli statunitensi controllavano ancora l’interno della catena dell’Atlante, ma la cosa era irrilevante dato che gli sbocchi verso est erano tutti bloccati. Nelle due settimane successive, Rommel e i suoi comandanti più a nord, discussero sul da farsi. Alla fine Rommel decise che poteva migliorare la situazione dei suoi rifornimenti ed erodere ulteriormente la minaccia statunitense ai suoi fianchi, attaccando in direzione di due basi di rifornimento statunitensi poste appena ad ovest dell’estremità occidentale delle montagne, in Algeria. Anche se aveva poco interesse nel tenere le piane interne delle montagne, una rapida spinta gli avrebbe fatto guadagnare i rifornimenti, oltre a scombussolare ulteriormente le azioni statunitensi. Il 14 febbraio la XXI Divisione Panzer cominciò di nuovo a muoversi verso ovest, attaccando Sidi Bou Zid, circa 16 km da Faid nella piana interna dell’Atlante. La battaglia infuriò per un giorno, ma il cattivo uso dei corazzati da parte statunitense portò alla loro sconfitta, e alla fine del giorno il campo era in mano all’Afrika Korps. Un contrattacco venne facilmente respinto il giorno seguente, e il 16 febbraio i tedeschi ripartirono per prendere Sbeitla insieme ai reggimenti italiani guidati dal colonnello De Paolis Castrignano. Senza più terreno difensivo rimastogli, le forze statunitensi si ritirarono fino a stabilire nuove linee sul maggiormente difendibile passo di Kasserine, all’estremità occidentale dell’Atlante. A questo punto le forze statunitensi avevano perso 2.546 uomini, 103 carri armati, 280 veicoli, 18 cannoni da campo, 3 cannoni anticarro e un’intera batteria contraerei. Le battaglie del passo di Kasserine e di SbibaIl 19 febbraio, Rommel lanciò diverse avanscoperte e decise che il passo di Kasserine restava il posto più semplice per un assalto. Il giorno seguente guidò personalmente un attacco dell›appena formata 10ª Divisione Panzer, prestatagli dalla V Armata Panzer a nord, nella speranza di catturare i depositi di rifornimenti, mentre la 21ª Divisione Panzer continuò ad attaccare verso nord attraverso Sbiba. Le linee statunitensi vennero spezzate nel giro di minuti. I loro cannoni e carri leggeri non ebbero possibilità contro il più pesante equipaggiamento tedesco (oltre alla scarsa esperienza delle truppe americane). I Panzer IV tedeschi respinsero facilmente gli attacchi; I carri M3 Lee e M3 Stuart che affrontarono erano inferiori nella potenza di fuoco e, soprattutto, con equipaggi meno esperti. Nel frattempo i comandanti statunitensi richiesero via radio ordini superiori, per avere il permesso di preparare un contrattacco o uno sbarramento di artiglieria, ma ricettero il benestare quando ormai il nemico era già passato. La I Divisione Corazzata statunitense si trovò ripetutamente in una posizione inutile, e per la fine del secondo giorno di offensiva due dei tre loro “Combat Command” erano stati mutilati, mentre il terzo non prendeva in genere parte all’azione. Dopo aver sfondato le difese del passo, le forze tedesche si divisero in due gruppi, ognuno dei quali avanzava su una delle due strade che portavano in direzione nord-ovest. Rommel rimase con il gruppo principale della X Divisione Panzer sulla più settentrionale delle due strade, verso Thala, mentre una forza mista italo-tedesca prese la strada più a sud verso Haidra. Per combattere la forza più a sud, il restante “Combat Command B” della I Divisione Corazzata si spostò di 30 km il 20 febbraio, ma non si trovò in grado di fermarne l’avanzata il giorno seguente. 170


Il morale tra le truppe statunitensi iniziò a crollare precipitosamente, ed entro sera molti soldati erano fuggiti, lasciando sul campo il proprio equipaggiamento. Il passo era ora completamente aperto, e sembrò che il deposito di rifornimenti di Tébessa fosse a portata di mano. Comunque, la resistenza disperata da parte di gruppi isolati, lasciati indietro nel corso dell’azione, rallentò seriamente l’avanzata tedesca, e nel secondo giorno, le operazioni di ripulitura erano ancora in corso mentre la punta avanzata dei corazzati procedeva sulle strade. Nella notte del 21 febbraio la 10ª Divisione Panzer era posizionata appena fuori dalla piccola cittadina di Thala, con due collegamenti stradali a Tébessa. Se la città fosse caduta e la divisione tedesca avesse deciso di muoversi sulla più meridionale delle due strade, la 9ª Divisione di Fanteria statunitense a nord sarebbe stata tagliata fuori dai rifornimenti, e il “Combat Command B” della 1ª Divisione Corazzata sarebbe rimasto intrappolato tra la 10ª Panzer e le sue unità di supporto che si muovevano a nord lungo la seconda strada. Quella notte, piccole unità britanniche, francesi e statunitensi, liberate dalla linea a nord, vennero inviate un po’ alla volta sulle linee a Thala. L’intera artiglieria divisionale della 9ª Divisione Fanteria, forte di 48 cannoni, che aveva iniziato a muoversi il 17 dalle sue posizioni ad ovest, venne riposizionata. Quando la battaglia ricominciò il giorno seguente, le difese erano molto più forti; la linea del fronte era tenuta principalmente dalla fanteria britannica, con un supporto eccezionalmente forte dell’artiglieria statunitense. Con le sue forze sovraestese e poco rifornite, Rommel decise di porre fine all’offensiva. Temendo che l’VIII Armata britannica in avvicinamento fosse in grado di attraversare la Linea Mareth, se questa non fosse stata rinforzata, si disimpegnò e iniziò a ritirarsi verso est. Il 23 febbraio, un massiccio attacco aereo statunitense sul passo affrettò la ritirata tedesca, e alla fine del 25 febbraio, il passo era stato ripreso.

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Fanti Italiani della Divisione “Superga”. Salvatore morì l’ultimo giorno della battaglia del passo di Kasserine il 25 Febbraio 1943.

Carro Americano “Grant” al passo di Kasserine 172


Il passo di “Kasserine “ in Tunisia

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Soldato Laschera Giuseppe

Nasce a Trebisacce il 19 febbraio , 1914 ; figlio di Vincenzo e di Costanzo Rosa . Giuseppe cresce a Trebisacce, terminati gli studi inizia a lavorare con il padre imparando il mestiere di figulo ( terracottaio ). Si arruola nell’ Esercito, il 15 settembre 1933 con una ferma minore di secondo grado ( 6 mesi). All’età di 21 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano. Il 21 febbraio 1935 è arruolato come soldato semplice : nella 53ª divisione Arezzo ; composta dal 225° e 226° RGT fanteria ; 53° RGT artiglieria ; Legione CC.NN. 80ª Alessandro Farnese ; Unità originarie Brigata Arezzo , XXIV Brigata di Fanteria ; dislocato confine greco – albanese.

Anno 1940 . Già in Albania dall’inizio del secondo conflitto mondiale, la divisione si trova dislocata nello Scutarino, in zona Tarabosh, Bardhaj, Scutari. Il 10 giugno assume uno schieramento difensivo ai confini con la Jugoslavia. Il 30 ottobre dello stesso anno, subito dopo l’inizio delle ostilità contro la Grecia, elementi della divisione vengono inviati sul confine greco-albanese, nella zona di Peshkopia, a sud-est del Lago di Ocrida, a disposizione della Divisione Venezia. Il 5 novembre, incompleta, la G.U. si sposta, a tappe forzate, per fronteggiare la controffensiva greca particolarmente violenta nella zona nord del fronte, nella zona di Pogradec-Perrenjes. Il 20 novembre la divisione e organicamente completa l’organico assumendo il 23 dello stesso anno il controllo del settore Shkumbini, compreso tra Bregu i Kiaristis e Bregu i Mekalles. Da queste posizioni partecipa alla difesa della zona attaccata da forti unità greche che, nel frattempo, erano riuscite a creare pericolose infiltrazioni a sud dello schieramento della Divisione Arezzo. La lotta è ardua e feroce la divisione, dopo essersi opposta per più giorni all’avanzata nemica, per evitare di essere aggirata, il 2 dicembre ripiega prima su Gjol Lipoves e l’8 dello stesso mese sulle pendici del Monte Kosica e del Monte Djugen. l’8, continuando la pressione greca continua, sulle pendici del Monte Kosica. Nei giorni successivi la divisione, nuovamente premuta da forze considerevoli, respinge forti attacchi portati in corrispondenza della via di penetrazione di Val Dunica costeggiante le pendici ovest di Monte Kosica e più a nord, verso Valle Kalivaci. Anno 1941. Dal 2 gennaio l’attività offensiva nemica sul Kosica diventa sempre più violenta per cui le unità della divisione sono costrette a cedere alcune posizioni del costone sud-orientale del massiccio. Il 10 gennaio altri 174


progressi vengono fatti dal nemico che riesce a spingersi più a nord su Kalivaci e lungo il costone del Beqirit e Dunices. In febbraio ancora violenti attacchi a Beqirit e sul Kosica vengono respinti. Il 20 febbraio la divisione, a causa delle forti perdite subite in oltre tre mesi di lotta, viene trasferita nelle retrovie per riordinarsi. Nel mese di marzo diventa riserva d’Armata con deficienze nei quadri. Il 28 marzo, in previsione dell’inizio delle ostilità contro la Jugoslavia, assume uno schieramento di vigilanza lungo la frontiera albanese-jugoslava, a cavallo dell’asse di penetrazione Qafa Thane-Struga, a nord-ovest del Lago di Ocrida. Il 4 aprile si sposta sulla linea di confine e il 9 dello stesso mese entra in territorio jugoslavo, con obiettivo Conca di Struga e Okrida. Queste ultime località, dopo accaniti attacchi e contrattacchi, durante la giornata del 10 a Mali Vlaj e Radozda e dell’11 alla stretta di Meseviste e Valli Ceni Din, vengono occupate e oltrepassate. La linea di attestamento viene spostata a Vramiste-Trebeniste a nord-est di Ocrida. Il 17 aprile la divisione lascia il territorio jugoslavo e rientra in Albania per partecipare dalle posizioni del Korciano all’offensiva finale contro la Grecia. Ultimate le operazioni di guerra la Divisione Arezzo viene impiegata in azioni di rastrellamento e di vigilanza nella zona di Sarantaporos e Belica a cavaliere del confine greco-albanese. Dopo scontri violenti sul fronte greco – albanese tra le truppe italiane e le truppe tedesche, in conseguenza della’ armistizio dell 8 Settembre, l’esercito tedesco inizio a occupare e presidiare tutto il vecchio fronte deportando migliaia di soldati Italiani in Germania. Vi si trovava tra loro anche Giuseppe deportato in un campo di concentramento tedesco, dove vi morì il 6 aprile 1944 in seguito a debolezza cardiaca e circolatoria da ascesso polmonare destro. Viene sepolto ad Amburgo nel cimitero militare italiano d’onore nella posizione tombale riquadro 5 , fila Q , tomba n° 35.

Per gentile concessione dal Comune di Trebisacce. 175


Soldati Italiani in Grecia. 176


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Mortaio Italiano in azione in Grecia. 179


Soldato Lizzano Gennaro

Nasce a Trebisacce il 14 agosto , 1920 ; figlio di Giovanni e di Golia Angela, coniugato con Massafra Angela. Gennaro nasce e si forma nella campagna Trebisaccese diventando contadino come il padre. All’età di 18 riceve la chiamata dalla Regia Marina Italiana, iscritto nel compartimento marittimo di Taranto. Il 4 dicembre 1939 venne riscritto sulle liste di leva di terra, essendo stato cancellato da quello delle leva di mare, abile arruolato come soldato semplice. Raggiunge per mobilitazione generale la 25° Compagnia Genio Minatori

56° Divisione “Casale” Composta dal 11° , 12° e 311° RGT Fanteria , 56° RGT Artiglieria , 23° Bersaglieri del Mincio Legione CC. NN. . Brigata Monferrato, XXII – XVII Brigata di Fanteria . La Brigata “Monferrato” costituita che ha alle sue dipendenze organiche l’11° e il 12° Rgt. Fanteria. In esecuzione della legge 11 marzo 1926 sull’ordinamento dell’esercito, che prevede la costituzione delle brigate su tre reggimenti, il 28 ottobre il Comando Brigata viene sciolto, l’11° Rgt. Fanteria viene assegnato alla XVII Brigata di Fanteria e il 12° Rgt. Fanteria viene assegnato alla XII Brigata di Fanteria. Nel 1939 si ricostituisce a Forlì con l’appellativo di Divisione di Fanteria Casale (56a) e inquadra l’11° e il 12° Rgt. Fanteria e il 56° Rgt. Artiglieria. Il 10 giugno, la Divisione risulta dislocata a Forlì. A partire dal 14 marzo, le unità della Divisione inizia l’imbarco per l’Albania e raggiungono subito le retrovie del fronte di combattimento greco-albanese, prima in Val Shushitza e poi nella zona di Tepeleni. Il 20 marzo è in linea sotto il XXV Corpo, sul fronte di Tepeleni (settore Vojussa). La divisione non viene impegnata in combattimenti diretti, ma partecipa dal 16 aprile all’inseguimento del nemico in ritirata nella Conca di Luzzati e lungo la valle del fiume Dhrino. Il 18 aprile supera le ultime resistenze opposte dalle retroguardie nemiche sul torrente Cardigu e il 19 per Dervisciani raggiunge Argirocastro. Il 21 è in territorio greco a Hani-Delvinaki dove prende contatto con una pattuglia tedesca. In maggio si disloca oltre il fiume Kalamas a Sitsa, Negrades, 180


Elea e viene impiegata in azioni di rastrellamento. Successivamente si trasferisce a sud del golfo di Arta. La Divisione viene trasferita a sud e dislocata nella zona compresa fra il golfo di Arta e quello di Patrasso, con presidi ad Agrinion, Amphilokia e Missolungi. Durante tutto il periodo che rimane in detto territorio, partecipa ad operazioni di rastrellamento ed antipaitigiane a Agrinion, Katoki, Mussura, Krisovitza, Scutera, Sariadafino. “… 31 dicembre 1943 capodanno molto freddo, e anche se era festa si combatteva senza sosta i nostri valorosi fanti dell’11 RGT Fanteria Casale lanciarono un attacco a sorpresa dopo che la 25° compagnia Genio minatori con un grande lavoro di squadra, iniziava ad abbattere reticolati,e a fare dei passaggi segreti fra le siepi, con asce e con seghe , posizionando a destinazione una dozzina di mine. L’attacco a sorpresa riuscì venne disarmato un intero plotone di soldati nemici catturando molti soldati e conquistando un bel bottino di guerra e distruggendo l’intero accampamento. Alla mattina riprendemmo il cammino verso una zona boscosa nella giornata non incontrammo nessun soldato nemico quindi ci siamo accampammo , nascosti dentro un piccolo boschetto per non farci scoprire dal nemico. Nella notte i minatori scavarono dei camminamenti e spianarono un intera piazzuola costruendo un osservatore. Alle prime luci dell’alba il sergente di guardia avvistò un convoglio formato da tre carri armati e due autocarri che si accampavano a due chilometri da noi. Eravamo in inferiorità numerica quindi il nostro Tenente decise di attuare una tattica a sorpresa nella notte un gruppo di genisti formato da 4 uomini andò fino all’accampamento nemico posizionando le mine sotto i carri. Le mine misero fuorigioco i tre carri da lì inizio un feroce attacco da parte dei nostri fanti, con fuoco di copertura di 5 mitragliatrici. Il nemico rispose con un attacco di mortaio verso le nostre mitragliatrici mettendole fuori gioco, ma il plotone dell’12 RGT Fanteria comandato dal sotto Tenente “Rossi” con un slancio verso le postazioni nemiche catturò il loro comandante chiedendogli la resa incondizionata. Dopo due ore di combattimenti i soldati nemici si arresero ai nostri fanti da questo scontro inaspettato vennero registrate molte vittime, tanti furono i soldati italiani a morire tra questi vi si trovava Gennaro genista della 25° compagnia minatori. Venne sepolto vicino Atene “Kokina” nel 3° cimitero locale campo 36 tomba n° 3.

Atene; Acropoli

Soldati Italiani che avanzano vicino Atene.

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Soldato Micelli Vincenzo

Vincenzo nasce a Trebisacce il 5 marzo , 1920 ; figlio di Agostino e di Massafra Mariangela . Cresce nella campagna Trebisaccese, terminata la terza elementare, diventa contadino come il padre. All’età di 19 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano. L’ 8 aprile 1939 viene arruolato come soldato semplice : Nella 36ª divisione Forlì ; composta da 43° , 44° e 343° RGT fanteria Forlì ; 36° RGT artiglieria ; Legione CC.NN. 112°dell’Urbe ; Unità originarie Brigata Forlì, III Brigata di Fanteria, Brigata di

Fanteria del Monferrato ; dislocata vicino Atene. Anno 1940: Il 10 giugno la Divisione risulta dislocata lungo il confine italo-francese a difesa del settore di Val Maira nell›Argentera, tra Rocca Peroni e Monte Maniglia. In un primo momento mantiene un atteggiamento difensivo, ma il 22 giugno attacca le posizioni nemiche della conca di Meyronne e del nodo stradale di Condamine, aggirando da nord le difese di Viraysse. Le posizioni fortificate di “Bec du Lievre” e “Tête Dure” cadono nelle mani della divisione e il 23 viene occupato Malboisset, successivamente viene raggiunta la sponda sinistra del torrente Ravin e la periferia del villaggio di Larche. Anno 1941: Ricevuti gli ordini di attacco, la Divisione viene trasferita in Albania nei primi giorni di febbraio e a partire dal 12 febbraio è in linea sul fronte greco-albanese nel settore Kalivaci-Dunica, in zona Valle Shkumini. Il 20 febbraio la Divisione ha il battesimo del fuoco partecipando a questa tenace battaglia difensiva combattuta su tutto il fronte greco-albanese. I ripetuti violenti attacchi nemici contro i capisaldi del Monte Kosica e in Valle Kalicavi si infrangono contro le forti posizioni occupate dai reparti della divisione. Il 10 aprile, nel corso dell’offensiva finale, la divisione, dopo essersi attestata in zona Vlocishta-Vashtenija, attacca le posizioni di Bregu i Mucit-Pleu i Kieve e occupa le posizioni antistanti di Curi Gamjas e Hasnati e il 14 aprile occupa Leminoti e Leshunica. Il 17 dello stesso anno raggiunge Erseke e si attesta sul confine a difesa dei passi Q. Manashibit e Monte Messii e a sbarramento della valle di Ponte Perati. In seguito si trasferisce in Tessaglia nella zona di Larissa. 182


Anno 1942: A partire dal mese di agosto, la divisione viene dislocata in territorio d’occupazione in Tessaglia schiera la difesa nelle coste e nel territorio tra Larissa, Volo, Timawos, Partorià, Lamia. Anno 1943: Nel corso dell’anno la divisione viene schierata più a sud rispetto alle precedenti posizioni e si stabilisca tra Lamia, Amfiklia, Levadeia, Tebe, a difesa dei canali d’Atalanti e d’Euripo tra l’Attica. e l’isola Eubea e nel territorio attorno alla Piazza di Atene. La Divisione si scioglie il 16 settembre a seguito dei fatti che determinarono l’armistizio. Dopo la resa dell’esercito italiano, furono in migliaia i soldati deportati in Germania tra cui vi era Vincenzo, fatto prigioniero e deportato nel campo di concentramento di “Aiveshi”, morto in prigionia, fucilato dai tedeschi , il 26 aprile 1945 giorno successivo della liberazione dell’Italia da parte degli alleati, viene successivamente sepolto a Berlino nel cimitero di “Buch Anstaltsgelaende Dr – Heimkrkh .

Per gentile concessione del Comune di Trebisacce.

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Postazione Italiana in Grecia.

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Rincalzi Italiani nella campagna di Grecia.

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Soldato Vuono Ernesto

Ernesto nasce a Spezzano Albanese il 26 luglio , 1910 ; figlio di Luigi e di D’Andrea Maria , sposato con Rina Concetta. Si trasferisce in giovane eta’ a Trebisacce con i genitori . All’età di 19 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano ; ammesso alla visita per delegazione a Trebisacce, viene riconosciuto abile arruolato come soldato semplice. Nel 1939 raggiunge per mobilitazione generale la : 53ª divisione Arezzo ; composta dal 225° e 226° RGT fanteria ;il 53° RGT artiglieria ;la Legione CC.NN. 80ª Alessandro Farnese ; Unità originarie Brigata Arezzo , XXIV Brigata di Fanteria ;

In giugno la divisione viene inviata in territorio albanese e dislocata a presidio delle zone di Korca, Telepeni, Fieri, Berat . Battaglia di Korca ( Grecia) “… 17 novembre 1940,il generale Vercellino aveva ufficialmente assunto la responsabilità della 9ª armata in Pogradec. Nel pomeriggio il generale si recò a Korca per un lungo colloquio con Nasci. La situazione si profilava preoccupante, per la palese superiorità numerica dei Greci e per la persistenza degli attacchi alle ali del Morova gli attacchi andavano anche nella zona intermedia, dove le nostre rade difese, correndo lungo le pendici orientali del massiccio, erano in piena soggezione al fuoco ed all’osservazione dell’avversario. A sud di Hocishti venivano rafforzati gli schieramenti in quanto aumentava la possibilità che i Greci pervenuti ad Erseke, si volgessero contro il fianco destro dell’armata attraverso il passo Qarrit. Infatti, verso la mezzanotte del 16, il col. Azzarro, comandante del distaccamento di Erke, aveva comunicato di aver respinto gli attacchi greci condotti con forze prepotenti, ma di dubitava di poter continuare a lungo la resistenza ; motivo per cui il gen. Nasci aveva ordinato lo sgombero per quanto possibile su passo Qarrit. Anche il gen. Arisio espose le difficoltà del III corpo a causa dello spostamento della Venezia e dell’Arezzo. Non esisteva evidentemente , al momento , altra soluzione all’infuori di resistere tenacemente sul posto, non essendo attuabile un arretramento delle truppe, sotto la pressione nemica. Per il fianco destro dell’armata quindi del XXVI corpo si poteva utilizzare il btg. alp. Verona, unica, risorsa disponibile a brevissima scadenza. Il generale Vercellino ragguagliò naturalmente Soddu, chiedendogli l’avviamento immediato 186


a Pogradec del btg. carri M e l’intervento dell’aviazione su obbiettivi ravvicinati. Soddu, nella sua direttiva n. 3, affermò nuovamente il proposito di tenere ancora le attuali posizioni e la necessità che le forze di previsto arrivo andassero a rafforzare le presenti sul campo predisponevano un minimo di apparato logistico. La 9ª armata poteva contare sulla Tridentina, la 11ª armata sulla Modena e sul gruppo alpini valle. Ciascuna , inoltre, contava su quattro compagnie mitraglieri . Si può rimarcare che il Comando Superiore rinunciava a costituirsi una riserva propria a favore delle pressanti esigenze delle armate , il che però appare giustificato nelle circostanze descritte e rappresentava la necessità di impiegare le truppe in corso d’affluenza sulla P.D. arretrata. Era evidentemente che la linea di condotta teorica migliore però all’atto pratico rischiava di sacrificare le truppe a contatto. Per disimpegnarsi occorreva qualche unità che non contrattacchi locali alleggerisse la situazione, oppure che il nemico, per difetto di alimentazione o per errore di comando, interrompesse l’azione. Nel primo caso la 9ª armata sarebbe stata costretta ad impiegare almeno i primi reparti arrivati. Nella seconda ipotesi, nulla giustificava un ottimismo del genere. I Greci se avessero non soltanto mantenuto la pressione ma intensificato gli sforzi, fatalmente tutto quello che fosse arrivato dalle retrovie sarebbe finito nella fornace …” Ernesto mori il 17 novembre 1940 durante la battaglia di Korca tra l’esercito Greco e il Regio Esercito Italiano, in seguito a ferite all’addome da scheggia di mortaio, fu sepolto a “ Mali Vrunibullake” in Albania.

Fanti dell’ “Arezzo” in marcia sul fronte Albanese

Maliq ( ex Mali Vrunibullake) Albania 187


Sergente Maggiore Bassano Francesco

Nasce a Strongoli il 17 Giugno , 1914 ; residente a Trebisacce Francesco cresce e si forma a Strongoli, compiuta la maggior’età si trasferisce a Trebisacce. All’età di 19 anni riceve la chiamata dal Regio Esercito Italiano. Viene arruolato nella 29° Divisone Piemonte ; composta da 3°,4° e 303° RGT Fanteria Piemonte ; 24° RGT Artiglieria Peloritani ; Legione CC.NN. 166° Peloro ; Brigata Piemonte , XXIX Brigata di Fanteria ,

Divisione di Fanteria “Peloritana”

La Brigata “Piemonte” costituita il 25 ottobre 1831 che ha alle sue dipendenze organiche il 1° e il 2° Rgt. Fanteria e sciolta il 15 ottobre 1871. In esecuzione della legge 11 marzo 1926 sull’ordinamento dell’esercito, che prevede la costituzione delle brigate su tre reggimenti, assume il nominativo di XXIX Brigata di Fanteria e inquadra anche il 75° Rgt. Napoli; la brigata e il 24° Rgt. Artiglieria entrano a far parte della 29a Divisione Militare Territoriale di Messina. Tale unità, poi, nel 1934 prende il nome di Peloritana. Il 28 febbraio 1935 la divisione viene mobilitata quale Divisione di Fanterìa Peloritana (29a) ed è inviata in Somalia; contemporaneamente, e per tutto il periodo di permanenza in colonia della medesima, dal marzo 1935 al dicembre 1936, viene costituita la Divisione Militare Territoriale Peloritana II (129a) a cui vengono assegnati il 146° Rgt. Fanteria, il 222° Rgt. e il 224° Rgt. Fanteria - inquadrati dalia Brigata di Fanteria Peloritana II (CXXIX) anch’essa di nuova costituzione - ed il 52° Rgt. Artiglieria. Il 15 aprile 1939, la Peloritana si trasforma organicamente, inquadra il 3° Rgt. Fanteria, il 4° Rgt. Fanteria e il 24° Rgt. Artiglieria ed assume il nominativo di Divisione di Fanteria Piemonte (29a) Campagna d’Etiopia: 1935 - La Divisione Peloritana è inviata in Somalia il 5 marzo. Iniziato il conflitto viene in un primo tempo schierata a difesa dei presidi costieri di Mogadiscio, Chisimaio e Merca e, nel dicembre, si porta verso i confini con il Kenia.

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1936 - In marzo le unità della divisione Peloritana partecipano ad operazioni difensive nei confronti di truppe agenti dall›Harrar, a cavallo del fiume Uebi Scebeli. In aprile, nel corso dell›offensiva finale, la Divisione è impiegata quale G. U. di seconda schiera. Ultimate le operazioni di guerra, rimane nel territorio occupato dell›Harrar e conduce operazioni di rastrellamento durante le quali è costretta a sostenere veri e propri combattimenti contro bande armate agenti nelle zone di Giggiga, Abdulla, Cambulcià, Amhara, Dire Daua. 1940 - All›inizio delle ostilità, la Divisione risulta dislocata in Sicilia. Nel settembre viene inviata in Albania e all›inizio delle operazioni contro la Grecia è schierata nel Korciano, nella zona di Pogradec, quale grande unità di riserva di C. d›A. Il 13 novembre è in linea con 4 battaglioni al passo Qarrit. 1941 - La Divisione Piemonte rimane ancora in riserva nella zona di Pogradec; in marzo, dopo una breve permanenza su Mali Spadarit, sulla strada per Klisura, ritorna alle dipendenze della 9a Armata e viene schierata in Val Tomorreza, nel settore già tenuto dalla Divisione Cuneense. In questa zona viene impegnata in combattimenti difensivi a Bregu i Matti e a Makan. Il 13 aprile, iniziata l›offensiva finale, attacca con successo le posizioni di Korbiet. Il nemico, battuto anche su altri settori del fronte, è ormai in fuga e le unità della divisione continuando nell›avanzata raggiungono Erseke, sul confine greco - albanese. Ultimate le operazioni di guerra la divisione si disloca per un breve periodo nel Korciano, poi, in giugno, viene trasferita nel Peloponneso e dispone le proprie nelle regioni dell’Argolide e dell’Acaia, disponendo presidi a Patrasso, Aigion, Platanos Arxoso e Pirgos. 1942/43 - La Divisione rimane dislocata in territorio di occupazione nel Peloponneso ove viene incaricata della sicurezza di quel territorio e della difesa delle sue coste. A tale scopo schiera le proprie unità a sbarramento del Canale di Corinto e organizza una serie di presidi a Patrasso, Aigion, Platanos Arxoso, Pirgos. Ricopre questo compito fino all’8 settembre. Il 2 gruppo del 24° Rgt. artiglieria è schierato a Zante, mentre parte del II battaglione è a Nauplia. Deve considerarsi sciolta l’11 settembre in conseguenza dei fatti che determinarono l’armistizio. Morto in combattimento sul fronte Slavo il 4 Ottobre 1943

Vista panoramica di Zante

Zante; Zacinto foto attuale

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Caporal Maggiore Odoguardi Vincenzo

Vincenzo nasce a Trebisacce l’8 ottobre , 1915 ; figlio di Leonardo e di Cavaliere Antonia. Cresce e si forma nella campagna Trebisaccese diventando contadino come il padre. All’età di 20 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano. Il 19 ottobre 1935, abile arruolato nel Reggio Esercito Italiano, viene promosso con il grado di Caporalmaggiore effettivo 3° compagnia nella :

23° Divisione Ferrara Composta dal 47° e 48° RGT Fanteria , 14° RGT Artiglieria , Legione CC.NN. 82° Benito Mussolini , Unità originarie Brigata Ferrara XXIII , Brigata di Fanteria delle Murge, 23° Divisione Fanteria Murge. Trae origini dalla Brigata “Ferrara” costituita il 1° gennaio 1860 che ha alle sue dipendenze organiche il 47° e il 48° Rgt. Fanteria. In esecuzione della legge 11 marzo 1926 sull’ordinamento dell’esercito, che prevede la costituzione delle brigate su tre reggimenti, il Comando Brigata e il 47° Rgt. Fanteria vengono sciolti e il 48° Rgt. Fanteria viene assegnato alla XXIII Brigata di Fanteria. Nel 1938, con l’assunzione alle dipendenze anche del ricostituito 48° Rgt. Fanteria Ferrara e con il trasferimento ad altro Ente del 9° e 10° Rgt. Fanteria Regina, la XXIII Brigata di Fanteria, ora denominata Brigata di Fanteria delle Murge (XXIII), perde la fisionomia di erede delle tradizioni della Brigata Regina e da tale data diventa custode di quelle della Brigata Ferrara. La Brigata delle Murge e il 14° Rgt. Artiglieria divisionale Murge, già inquadrati nella Divisione Militare delle Murge (23a), in data 28 marzo 1939 vengono mobilitati e danno vita alla Divisione di Fanteria Murge (23a). Due mesi dopo, il 24 maggio dello stesso anno, la Divisione Murge cambia il proprio nominativo in quello di Divisione di Fanteria Ferrara (23a) conservando lo stesso organico: 47° e 48° Rgt. Fanteria e 14° Rgt. Artiglieria che assume ora il nome di Ferrara. Anno 1939 Come Divisione Murge partecipa alle operazioni di sbarco e alla occupazione del territorio albanese. Il 7 aprile con alcuni reparti assegnati al primo scaglione operativo sbarca a Durazzo, mentre le restanti unità della divisione, assegnate al terzo scaglione, il 9 successivo sbarcano a Valona e occupano Fieri, Tepeleni e la zona petrolifera di Devoli. Il 25 aprile la Divisione fissa il Comando ad Argirocastro e presidi a Berat, Devoli, Tepeleni, Klisura e Premeti con funzione di sbarramento di eventuali provenienze da sud. Il 24 maggio 1939 cambia la propria denominazione in Divisione di fanteria Ferrara. 190


Anno 1940 Il 28 ottobre la Divisione Ferrara, all›inizio delle operazioni contro la Grecia, è dislocata nell›alta Valle Vojussa su un settore di schieramento compreso tra Monte Kekeica, Monte Mesine, Mali Kraes, Stugara, con il compito di agire offensivamente in Epiro sulla direttrice Argirocastro-Kalibaki-Janina, attaccando le difese greche della alta Val Suhes e in Val Dhrino. Il 30 ottobre reparti avanzati della divisione entrano in territorio greco, oltrepassano il torrente Kormos, occupano Gheraplatanos e Dollana e si attestano sulla linea del torrente Fitoki. Sempre lo stesso giorno la divisione è in condizione di controllare il bivio di Kalibaki e la rotabile Ponte Perati-Kalibaki, iniziando la sanguinosa lotta per superare il campo trincerato di Kalibaki. La resistenza nemica in un primo momento debole diventa poi sempre più consistente e tenace mentre le poche strade e mulattiere esistenti nella zona, a causa delle piogge continue, diventano impraticabili a casusa dell›acqua e del fango. Malgrado l›avversità dei fattori atmosferici e le molte difficoltà rappresentate da forti posizioni naturali, potentemente organizzate e tenacemente difese, le unità della divisione il 1°, 2 e 3 novembre attaccano la dorsale Mesovunì-Kalivia-Burtopa, per aggirare da nord-est la stretta di Kalibaki e penetrare profondamente in territorio greco. Il nemico cede e si ritira dietro il fiume Kalamas abbandonando le posizioni di Moni Sonjum-Ripitisti-Goritsa. I risultati ottenuti sono limitati, ma l›azione viene ripetuta il 5 e le località di Krisoraki e Sant›Atanasio cadono nelle mani della divisione mentre viene costituita una robusta testa di ponte sulla sinistra del Kalamas. Il 6 novembre viene investito il trincerone di Kalibaki e raggiunte le posizioni subito a nord (500 m) del bivio omonimo e a sud di questo a Paliokastro. Sulle posizioni raggiunte si sviluppa lo stesso giorno 6 e il giorno 7 un violento contrattacco nemico che si manifesta con bombardamenti aerei, concentramenti di artiglierie e mortai e con violente azioni di contrattacco. Da questo momento la divisione è costretta ad assumere un atteggiamento difensivo e si organizza nel settore Mesovunìrotabile Kalibaki Janina. Il 10 il nemico attacca ancora fino a raggiungere Mesovunì e Kalivia, mentre le posizioni di Doliana e Mavrovunì resistono. Il 14 i greci portano un altro attacco nella zona Ripitisti-Moni Sosium, che vengono sottoposte prima ad intenso bombardamento e in un secondo momento quasi completamente accerchiate. Il 16 novembre, poiché la situazione è insostenibile, la divisione inizia il ripiegamento verso la Valle del Fitoki e a ovest di Cani Delvinaki. Il 18 le unità della divisione si organizzano in difensiva nel settore Basilikon-VesaneAkini a occidente del torrente Kormos. Il nemico non da tregua, il 20 investe le nuove posizioni e riesce ad eliminare l’ala sinistra dello schieramento e a far massa contro Vesane. La lotta dura ben tre giorni, le posizioni vengono perdute e riprese più volte fino a che solo l’abitato di Vesane rimane in possesso italiano. Solo a quel punto la divisione riceve l’ordine di sottrarsi alla stretta e di arretrare sulle posizioni di Pontikates-Kaltiri-Monastero di San Jodino. Il 26 si rende necessario un ulteriore arretramento sulle posizioni di Radati-Gaidohori e lungo i roccioni di Makricampos a nord della valle del Dhrino. Il 27 altro violento attacco greco sferrato nella zona di Radati viene contrastato con una strenua resistenza delle unità malgrado le forti perdite subite. Il 3 dicembre le posizioni di Radati vengono consegnate alla Divisione Modena, mentre la Ferrara si raccoglie verso Argirocastro dove, però, è costretta a rischierarsi per proteggere la ritirata della Modena costretta ad abbandonare le posizioni. Il 6 e 7 dicembre investita direttamente si schiera a difesa di Tepeleni, lungo la linea Monte Marizai sud-est della confluenza Dhrino Vojussa-Monte Colico-Monte Bus Devrit a sbarramento della Valle Vojussa e Val Dhrino. Dal 14 al 16 dicembre aspri e accaniti combattimenti vengono portati dal nemico per il possesso del Bus Devrit che alla fine costringe le unità della divisione ad abbandonare le posizioni e a ripiegare verso Ponte Bencia. Solo a prezzo di gravi perdite alcune posizioni del Bus Devrit e di Mali Ormova vengono riconquistate. Anno 1941 Nel mese di gennaio si verificano violenti combattimenti su tutto il tormentato settore divisionale con continui attacchi e contrattacchi per il possesso delle posizioni che passano da una parte all’altra senza far registrare avvenimenti di particolare importanza. Il 10 gennaio la perdita della stretta di Klisura, da parte di altre unità, porta una seria minaccia a tutti i reparti che difendono il fronte di Tepeleni e consente al nemico il 21 gennaio di intensificare gli attacchi contro le posizioni del Bus Devrit, e il 24 e 25 gennaio contro il Colico e Mali Ormova 191


permettendo loro di impadronirsi di tutte le posizioni dominanti la Valle Dhrino e il lato sud della Valle Vojussa dal Bus Devrit al Colico. Il 27 gennaio, nel corso dell’offensiva portata dalla Divisione Legnano contro la stretta del Klisura, le unità della Ferrara impegnano il nemico sul Colico e su Ormovo. In febbraio i greci portano gli ultimi attacchi contro le posizioni che difendono la Valle Vojussa ma non riesce più a progredire e la battaglia per la difesa di Tepeleni, dopo l’ultimo attacco in forze portato dalle posizioni del Colico, può ritenersi vinta. Altro tentativo di attacco greco si cerifica il 7 marzo contro le posizioni di Lekeli, ma viene nettamente respinto. Dopo questa fase di stallo che permette la riorganizzazione dei reparti italiani, il 16 aprile le unità della divisione partecipano all’offensiva finale attaccando il nemico sulle tormentate posizioni di Bus Devrit e del Colico. Il 21, dopo aver superato la tenace resistenza opposta dai greci, la Divisione si impadronisce delle posizioni della Val Dhrino e, spostandosi velocemente lungo la rotabile, raggiunge la linea Argirocastro-Libohovo. Alla fine del conflitto italo-greco, la divisione rimane nella zona di Argirocastro fino al mese di agosto, per poi essere trasferita nella zona di Valona, Tirana, Elbasan. 1942 - Nei primi giorni di gennaio la Divisione viene trasferita nella zona di Durazzo per essere impiegata con compiti di difesa costiera. Assume il controllo della zona da Durazzo al fiume Semeni. Nella prima quindicina di aprile si trasferisce nel Montenegro e organizza presidi nelle zone di Niksic, Danilovgrad, Podgorica, Savnik, con sede del comando a Niksic e poi a Cettigne. 1943 - La Divisione continua a svolgere compiti di difesa del territorio montenegrino da attività terroristica e da scorrerie partigiane. Dal 14 maggio al 16 giugno partecipa, unitamente a truppe tedesche, a vere e proprie azioni di guerra portate nella zona da forti formazioni partigiane che operano nel Montenegro provenienti dalla Bosnia-Erzegovina. Sanguinosi scontri si registrano il 16 maggio nelle zone di Serenic e Val Zupa. Si scioglie il 25 settembre a seguito dei fatti che determinarono l›armistizio. Scomparso in Germania durante l’internamento militare del gennaio 1945 ; Verbale irreperibile: Roma 2 settembre 1952 N° matricola 877623.

Artiglieria del 14° RGT Murge. 192


Militari Italiani in campo di concentramento in Germania

Soldati della Divisione Ferrara.

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Marinaio Cataldi Fedele

Fedele nasce a Trebisacce il 19 febbraio , 1923 ; figlio di Francesco e di Adduci Stella . Cresce e si forma a Trebisacce . All’età di 18 anni riceve la chiamata nella Regia Marina Italiana. Il 10 novembre 1941 diventa un Marò, appartenente al reparto marina “Rodi” ; raggiunge per mobilitazione generale l’isola di Rodi, che apparteneva al Dodecaneso Italiano. “… Con l’annuncio dell’armistizio del 8 settembre colse impreparati il comando militare di stanza a Rodi. Verso le 20.30 del giorno 9 non appena giunse la notizia via aereo ci fu un immediata riunione per decidere se rimanere fedeli a Vittorio Emanuele III, quindi schierarsi con l’esercito inglese oppure schierarsi con i tedeschi. Nello stesso giorno, intorno a mezzogiorno ci furono i primi attacchi tedeschi nei confronti degli italiani che risposero al fuoco. Ma in un azione diretta contro la divisione tedesca “Rhodos”, la divisione Regina in appoggio con l’artiglieria mise fuori uso le batterie tedesche e carri armati, mettendo fuori combattimento un intero plotone di tedeschi. Il 10 settembre alle prime ore del mattino si mise in marcia una formazione di mezzi tedeschi, rallentata però dall’artiglieria presente a Monte Paradiso e Monte Fileremo. A sera i tedeschi conquistarono le posizioni sul monte Paradiso e Fileremo a cui se ne aggiunsero presto altre. Durante la notte ci fu la resa di reparti italiani in Grecia e a Creta rendendo ancora più fragile la posizione di Rodi nel Mar Egeo. Alle ore 6.00 incursioni aeree tedesche colpirono la batteria 3/A e la stazione radio della marina mettendola fuori uso. Dopo tre giorni di accanita lotta e con pochi mezzi per resistere e contrattaccare il nemico, dato che gli aiuti inglesi non potevano arrivare non prima di una settimana, si decise alla resa incondizionata e per evitare anche la morte di tanti civili. Le truppe italiane reagirono negativamente alla notizia della resa anche perché in alcuni casi avevano arginato in maniera efficace gli attacchi tedeschi. Con la resa degli italiani comportò ai tedeschi un grave problema, migliaia di prigionieri. Dal giorno 11 settembre 1943 non si ebbero più notizie del marinaio Fedele dove prese al combattimento per la difesa di Rodi, venne dato per disperso in seguito a eventi bellici.

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Il Dodecaneso Italiano

Sbarco di fanti Italiani a Rodi

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Immagini del Dodecaneso

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Marinaio Lizzano Leonardo

Leonardo nasce a Trebisacce il 15 gennaio , 1920 ; figlio di Vincenzo e di Costabile Angela. Cresce e si forma nella campagna Trebisaccese diventando contadino come il padre. All’età di 18 anni riceve la chiamata nella Regia Marina Italiana . Il 30 novembre 1938 diventa un Marò imbarcato sul cacciatorpediniere Scirocco. Il cacciatorpediniere Scirocco, formava la X Squadriglia Cacciatorpediniere insieme ai gemelli “Maestrale” , “Grecale” e “Libeccio”. Durante la guerra operò con le forze da battaglia, sia nella difesa del traffico convogliato per la Libia. Lo Scirocco aveva svolto in tutto 96 missioni di guerra ( 13 con le forze navali, 4 di posa mine, una di caccia antisommergibile , 2 di trasporto, 14 di scorta di convogli, 16 addestrative e 46 di trasferimento o di altro tipo) percorrendo 33.906 miglia. Prese parte alla seconda battaglia della Sirte, fu una battaglia navale tra un convoglio della Royal Navy e varie unità della Regia Marina . Si svolse il 22 marzo 1942 nel mare Mediterraneo a nord del golfo della Sirte a occidente di Malta. L’azione fu una vittoria della flotta italiana, che riuscì a sgominare il convoglio, poi distrutto dall’aviazione dell’Asse. Ma la riluttanza della Regia Marina nello sfruttare il proprio vantaggio, dovuto alla coraggiosa ed abile difesa dell’ammiraglio Vian, la rese solo una vittoria parziale. Battaglia della Sirte: Nello stesso anno la guerra nel Mediterraneo stava cominciando ad intensificarsi. Le forze aeronavali dell’Asse tentavano disperatamente di impedire ai convogli di rifornimenti inglesi di raggiungere i porti in Egitto per rifornire le truppe inglesi impegnate in Africa Settentrionale, mentre le unità da combattimento della Royal Navy britannica compivano enormi sforzi per proteggerli. L’isola di Malta assumeva in questo teatro una grande importanza per entrambi gli schieramenti , in posizione strategica in mezzo al Mediterraneo risultava una potenziale minaccia ai convogli di rifornimento italiani e allo stesso tempo garantiva una certa sicurezza ai convogli inglesi. I britannici erano consapevoli che ogni tentativo di rifornire l’isola avrebbe incontrato una strenua opposizione, sia da parte della Regia Aeronautica italiana e dalle squadriglie aeree della Luftwaffe. Tuttavia la minaccia di un attacco da parte della marina italiana venne ritenuto di minore probabilità di uno da parte dell’aviazione: gli inglesi sapevano bene che la Marina cominciava a soffrire della penuria di carburante, inoltre speravano che le battaglie del 1941 avessero convinto Supermarina (l›alto comando della marina italiana) ad una condotta più cauta. La scorta era composta da un gran numero di cacciatorpediniere ed includeva l›incrociatore antiaereo Carlisle per fornire una adeguata copertura antiaerea e antisommergibile; includeva solamente tre incrociatori legge198


ri per protezione contro minacce di superficie. Ulteriori cacciatorpediniere ed un altro incrociatore leggero furono inviati da Malta. In caso di avvicinamento di unità navali di superficie italiane, i piani britannici prevedevano di lasciare il Carlisle e metà dei cacciatorpediniere di scorta alle navi da carico in ogni caso, mentre il resto delle navi avrebbe alzato delle cortine fumogene ed avrebbe ritardato le navi italiane. Alle 14:30 del giorno dopo venne avvistato fumo all’orizzonte, i britannici scoprirono con sorpresa che non dovevano affrontare una piccola forza veloce come si aspettavano, ma un gruppo di incrociatori pesanti scortati da cacciatorpediniere. Misero immediatamente in atto il loro piano, il convoglio e le sue scorte virarono allontanandosi da Malta, mentre le rimanenti unità alzarono le cortine fumogene ed ingaggiarono gli italiani. Dopo un scambio di colpi d›artiglieria gli incrociatori italiani si ritirarono, ma ritornarono ben presto accompagnati dalla nave da battaglia Littorio e dai suoi cacciatorpediniere di scorta. La battaglia infuriò per circa due ore e mezzo con le navi britanniche che uscivano dalle cortine fumogene per lanciare alcune bordate, quindi tornavano a nascondersi quando le salve italiane arrivavano troppo vicine. Alle 18:30 i britannici decisero di forzare la mano iniziarono il contrattacco con i loro cacciatorpediniere lanciarono dei siluri da 9 km, la massima distanza alla quale gli italiani si avvicinavano. Nessun siluro colpì il bersaglio ma la Havock e la Kingston furono entrambe colpite da proiettili della Littorio. Nel frattempo la Littorio era praticamente indenne, mentre un altro incrociatore era incendiato ma non danneggiato. Al cadere dell’oscurità gli italiani rinunciarono e fecero rotta verso il porto. Non essendo equipaggiati con radar si sarebbero trovati significativamente in difficoltà se la battaglia fosse continuata. Per tutto il combattimento gli italiani superarono per potenza di fuoco i loro avversari inglesi ed avrebbero potuto facilmente lanciare uno dei loro due gruppi contro il convoglio. Comunque non apparvero decisi a sferrare un colpo decisivo, probabilmente temendo un attacco di siluri dalla numericamente superiore forza di cacciatorpediniere britannici. Secondo i rapporti britannici, le torrette della Cleopatra furono distrutte dai colpi dell›incrociatore Giovanni dalle Bande Nere. Gli incrociatori Euryalus e Penelope vennero gravemente danneggiati. La Havock venne immobilizzata in acqua da un colpo diretto (sebbene successivamente riuscì a ripartire) ed i cacciatorpediniere Sikh, Lively, Legion, Lance e Kingston furono tutti danneggiati. Le navi italiane non furono molto più fortunate. Dopo aver fallito nello sfruttare i loro attacchi vennero sorprese da un’intensa tempesta mentre erano in rotta sul Mar Jonio verso il porto, che affondò i cacciatorpediniere Scirocco e Lanciere. Il 26 marzo un idrovolante impegnato nelle operazioni di soccorso individuò un canotto, ammarò nei suoi pressi e recuperò due superstiti, il sergente nocchiere Michele Perugini ed il marinaio Domenico Frisenda, ad un’ottantina di miglia dal punto dell’affondamento: si trattava degli unici sopravvissuti su un equipaggio di oltre duecento uomini. Leonardo venne dato per disperso dato che vennero ritrovati solo due superstiti, morì sul fronte del Mar Mediterraneo Centrale il 23 marzo 1942 per l’affondamento del cacciatorpediniere Scirocco.

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Cacciatorpediniere Scirocco

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Soldato Amerise Pietro Confuso con il fante della Prima Guerra Mondiale (vedi scheda a pag. 36)

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Campi di battaglia alpini 203


Soldato Agostinacchio Antonio

Nasce a Bitonto provincia di Bari il 21 dicembre 1923; figlio di Domenico e di Mundo Fortunata. Antonio cresce e trascorre la sua adolescenza a Trebisacce ; frequenta le scuole del paese. All’età di 20 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano. Viene arruolato come soldato semplice : nella 156ª divisione Vicenza, composta dal 277º e 278º RGT fanteria Vicenza , 156º RGT artiglieria Vicenza , Brigata Vicenza .

156° Divisione “Vicenza”. Le divisioni di fanteria da occupazione vennero costituite partire dal 1941 per svolgere compiti di guarnigione. Si trattava di normali divisioni di fanteria, di norma prive della legione di camicie nere, le cui dotazioni prevedevano un numero inferiore di artiglierie ma una quantità maggiore di mitragliatrici. La denominazione “da occupazione” venne abolita nel 1942, ma rimasero comunque immutate le loro caratteristiche di organica e gli scopi operativi.

Trae origini dalla Brigata “Vicenza” costituita nel luglio 1917 che ha alle sue dipendenze organiche il 277°, 278° e 279° Rgt. Fanteria e sciolta nel febbraio 1919. La Divisione Vicenza viene costituita il 10 marzo 1941 a Brescia (156a) e assume alle dipendenze il 277° e il 278°Rgt. di Fanteria a cui si affianca in seguito il 156° Rgt. Artiglieria. La Divisione Vicenza, inviata al fronte russo,completa l’adunata dei reparti dipendenti a Rykowo-Gorlovka il 14 luglio e viene subito destinata a protezione delle retrovie dell’8a Armata. Nei mesi di settembre, ottobre e novembre segue l›avanzata delle unità di prima schiera verso il Don fino alla zona di Rossosch, operando in attività antipartigiana.

Il 16 dicembre 1942 , a causa della delicata situazione verificatasi sul fronte dell’Armata, la Vicenza si sposta nel settore del C. d’A. Alpino, a sud di Pavvlowsk, tra le Divisioni Tridentina e Cuneense.

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Il fronte difeso della Divisione Vicenza, durante l’attacco russo nel settore del II C. d’A. dislocato più a sud, viene impegnato solo con azioni locali. La Divisione viene impegnata nella seconda battaglia del Don e il 18 gennaio 1943 ,riceve l’ordine di arretrare a fronte di un vasto attacco sovietico nel settore. Il movimento di ripiegamento dapprima avviene su una larga fronte e contrastando l›avanzata nemica, successivamente vengono predisposte colonne moventi su uno o più itinerari in relazione alle vicende dei combattimenti e alla presenza di unità corazzate nemiche agenti sul terso della divisione.

Il 25 gennaio uno sbarramento russo a Nikitowka costringe le unità in ritirata a serrare le file per aprirsi combattendo un varco fra le unità nemiche. Altro forte ostacolo viene superato il 26 a Nikolajewka per poter raggiungere quattro giorni dopo la zona dei rifornimenti a Boiserie Troizkuje.

Nel pomeriggio del 26 il grosso della grande unità è sopraffatto a circa 4 km ad est di Valuichi. Soltanto pochi superstiti riescono a raggiungere le linee amiche. La Divisione vicenza viene sciolta il 15 maggio 1943 per eventi bellici.

Antonio, fu tra i pochi fortunati a riuscire ad uscire dalla ritirata dell ARMIR in Russia, al suo rientro al corpo di appartenenza in Italia , dopo l ‘armistizio dell ‘ 8 Settembre , venne , insieme a tanti altri soldati Italiani , internato in un campo di concentramento in Germania. Mori in prigionia il 31 gennaio 1945.

Soldati Italiani Fronte Russo.

Cannone controcarri Pak-38 da 5 cm sul fronte russo. Alcuni pezzi di questo tipo furono ceduti dai tedeschi al corpo d’armata alpino nel 1943

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Marinaio Bilotti Vincenzo

Nasce a Cassano Allo Ionio il 02 gennaio , 1920 ; residente a Trebisacce . Vincenzo cresce e si forma nella campagna di Cassano diventando contadino come il padre. All’età di 19 anni riceve la chiamata dal Regia Marina Italiana dalla capitaneria di porto di Taranto. Imbarcato sul Cacciatorpediniere “Vittorio Alfieri” era capoclasse della IX Squadriglia Cacciatorpediniere, che formava insieme ai gemelli Oriani, Gioberti e Giosuè Carducci. Alle due di notte del 12 giugno 1940 lasciò Taranto unitamente ai gemelli, alla I Divisione (incrociatori pesanti Zara, Fiume e Gorizia), alla VIII Divisione (incrociatori leggeri Duca degli Abruzzi e Garibaldi) ed alla XVI Squadriglia Cacciatorpediniere (Da Recco, Pessagno,Usodimare) per pattugliare il Mar Ionio. Il 2 luglio fece parte, unitamente ai gemelli, alla I Divisione (Zara,Fiume, Gorizia), agli incrociatori leggeri Bande Nere Colleoni e dalla X Squadriglia Cacciatorpediniere (Maestrale, Grecale, Libeccio, Scirocco) della scorta indiretta ad un convoglio che stava facendo ritorno dalla Libia (formato dai trasporti truppe Esperia e Victoria, scortati dalle torpediniere Procione, Orsa, Orione e Pegaso, sulla rotta da Tripoli - Napoli). Il 7 luglio, di pomeriggio, salpò insieme ai gemelli ed al resto della II Squadra Navale – incrociatore pesante Pola, Divisioni incrociatori I, II, III e VII per 11 unità complessive e squadriglie cacciatorpediniere X, XI, XII e XIII – che poi si congiunse poi con la I Squadra e combatté la battaglia di Punta Stilo del 9 luglio: durante il ripiegamento della flotta italiana durante questa battaglia, la IX Squadriglia fu la prima squadriglia di cacciatorpediniere, tra quelle mandate all’attacco silurante, ad effettuare il lancio dei propri siluri – cinque in tutto, da 13.500 metri –, senza però colpire navi nemiche; mentre si ritirava, la IX Squadriglia fu bersagliata dal tiro di incrociatori e cacciatorpediniere nemici e l’Alfieri fu colpito da un proiettile, riportando però danni molto lievi.

Tra il 30 luglio ed il 1º agosto fornì scorta indiretta – insieme ai gemelli, agli incrociatori Pola, Zara, Fiume, Gorizia, Trento, Da Barbiano, Di Giussano, Eugenio di Savoia, Duca degli Abruzzi, Attendolo,Montecuccoli ed alle Squadriglie Cacciatorpediniere XII, XIII e XV per un totale di 11 unità – a due convogli per la Libia, che videro in mare complessivamente 10 mercantili, 4 cacciatorpediniere e 12 torpediniere. Intorno a mezzogiorno del 27 novembre partì da Napoli unitamente al Pola, alla I Divisione (Fiume e Gorizia) ed agli altri caccia della IX Squadriglia, partecipando quindi all’inconclusiva battaglia di Capo Teulada; all’inizio dello scontro l’Alfieri fu una delle prime unità italiane ad avvistare la flotta nemica, lanciando, alle 12.16, il segnale di scoperta relativamente ad una nave da battaglia con tre incrociatori. Nel dicembre 1940 partecipò – insieme al Carducci ed al Gioberti – al bombardamento, delle posizioni costier 206


e dell’Albania e della Grecia in appoggio alle operazioni del Regio Esercito in quei territori.Il 6 gennaio 1941 bombardò, insieme al Carducci, al Gioberti, al cacciatorpediniere Fulmine (temporaneamente distaccato presso la IX Squadriglia) ed alla XIV Squadriglia Torpediniere (Partenope, Pallade, Altair, Andromeda), le truppe greche attestatesi a Porto Palermo (Albania). Battaglia di Capo Matapan : La battaglia di Capo Matapan venne combattuta tra il 28 ed il 29 marzo 1941nelle acque a sud del Peloponneso, fra l›isolotto di Gaudo e Capo Matapan, tra una squadra navale della Regia Marina italiana sotto il comando dell›ammiraglio di squadra Angelo Iachino, e la Mediterranean Fleet britannica (comprendente anche alcune unità australiane) dell›ammiraglio Andrew Cunningham. La battaglia in sé si compone di due scontri distinti: uno combattuto nei pressi dell›isolotto di Gaudo tra la mattina ed il pomeriggio del 28 marzo, ed un secondo al largo di Capo Matapan nella notte tra il 28 ed il 29 marzo. Alle undici del 26 marzo, l’Alfieri partì da Taranto al comando del capitano di vascello Salvatore Toscano. Il resto del gruppo da combattimento era composto dalle unità gemelle e dalla I Divisione (Zara, Pola, Fiume). Esse si congiunsero successivamente alla formazione navale – corazzataVittorio Veneto, Divisioni incrociatori III (Trento, Trieste, Bolzano) e VIII (Garibaldi e Duca degli Abruzzi), Squadriglie cacciatorpediniere XIII (Granatiere, Bersagliere, Fuciliere, Alpino), XVI (Da Recco, Pessagno), XII (Corazziere, Carabiniere, Ascari) – che era stata assegnata all’operazione «Gaudo», poi sfociata nella battaglia di Capo Matapan. Nella serata del 28 marzo, il Pola fu colpito da un aerosilurante durante le prime fasi dello scontro ed immobilizzato. Dietro ordine dell’ammiraglio Angelo Iachino, comandante della squadra italiana, tutta la I Divisione e la IX Squadriglia furono mandate a prestare aiuto all’incrociatore immobilizzato. Quando, alle 22.27, le navi arrivarono nelle vicinanze del Pola, furono tuttavia sorprese dalle corazzate britanniche Barham, Valiant e Warspite, che le cannoneggiarono con le loro artiglierie. Furono affondati lo Zara, il Fiume, il Carducci ed, in un secondo, tempo, anche ilPola (silurato da cacciatorpediniere inglesi). All’inizio del combattimento l’Alfieri – che era la terza unità della fila, preceduto dal Fiume e seguito dal Gioberti, nonché, in qualità di caposquadriglia, la prima della fila dei cacciatorpediniere – fu colpito ripetutamente dalle granate sparate dalle corazzate avversarie, subendo gravi danni e restando immobilizzato. Nonostante ciò, fu l’unica unità italiana a riuscire a rispondere al fuoco. Il complesso da 120 di prua sparò quattro salve, mentre un gruppo di superstiti, guidato dal tenente di vascello Vito Sansonetti, lanciò tre siluri contro un cacciatorpediniere nemico, senza riuscire però a colpire il bersaglio. Ridotto ad un relitto in fiamme, l’Alfieri fu finito dal cacciatorpediniere HMS Stuart. Colpito da un siluro, saltò in aria ed alle 23.30 si inabissò trascinando con sé gran parte dell’equipaggio, incluso il comandante Toscano, che rifiutò di lasciare la propria nave. Per questo motivo, alla memoria dell’ufficiale fu conferita la Medaglia d’oro al valor militare. La medesima decorazione fu tributata al capitano Giorgio Modugno del Genio Navale, che dopo aver combattuto strenuamente scampò all’affondamento della nave. Raggiunta una zattera, rinunciò a salirvi per dare precedenza ai numerosi feriti, e alla fine, stremato, scomparve in mare. Sette altri membri dell’equipaggio ricevettero la medaglia d’argento o di bronzo. Dei sopravvissuti all’affondamento, 23 furono recuperati, e fatti prigionieri, dalle navi inglesi; gli altri, parte in acqua e parte a bordo di zatterini, rimasero in mare per diversi giorni e furono in gran parte uccisi dal freddo, dalla fame, dalla sete, dalle ferite, dalla follia. Alle 21 del 31 marzo la nave ospedale Gradisca, inviata a soccorrere i naufraghi delle navi affondate nella battaglia, sentì gridare e poco dopo avvistò in posizione 35°41’ N e 21°11’ E una zattera, dalla quale recuperò quattro 207


sopravvissuti dell’Alfieri; questi dissero che nella stessa area si trovavano altri naufraghi. A partire dalle 5.25 del 1º aprile furono individuate in successione 18 zattere dalle quali vennero tratti in salvo altri gruppi di superstiti sia dell’Alfieri che (nella grandissima maggioranza) del Fiume, in tutto 118 uomini. In tutto, dei 257 uomini che formavano l’equipaggio dell’Alfieri, 211 morirono o risultarono dispersi, 23 furono fatti prigionieri ed altrettanti furono recuperati dalla Gradisca. L’Alfieri aveva svolto in tutto 35 missioni di guerra (8 con le forze navali, 3 di bombardamento controcosta, 4 di scorta convogli, 5 addestrative e 15 di altro tipo), percorrendo complessivamente 16.710 miglia e trascorrendo 26 giorni ai lavori. Il Marinaio Bilotti Vincenzo , si inabbisso’ davanti alle acque di Capo Matapan insieme alla “Vittorio Alfieri”

Cacciatorpediniere “Vittorio Alfieri”.

Battaglia di Capo Matapan.

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Il cacciatorpediniere australiano “ Stuart”, una delle prime unità della “Force A” ad avvistare gli incrociatori di Cattaneo.

La nave ospedale “Gradisca” durante i soccorsi ai naufraghi della battaglia di Capo Matapan

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Soldato Costanzo Leonardo

Leonardo nasce a Trebisacce il 3 luglio , 1920 ; figlio di Vincenzo e di De Marco Antonia. Cresce e si forma nella campagna Trebisaccese diventando contadino come il padre. All’età di 18 anni riceve la chiamata dalla Regia Marina Italiana, iscritto marittimo nel compartimento di Taranto. Il 7 novembre 1939, venne riscritto sulle liste di leva e di terra essendo stato cancellato da quello della leva di mare. Arruolato nel Regio Esercito Italiano come soldato semplice: Nella 61ªdivisione Sirte , composto dal:RGT fanteria: 69° e 70° RGT artiglieria: 43° Sirte , unità originarie: Brigata Ancona, XIX (brigata di fanteria) , località Zona di Tobruk .

Divisioni autotrasportabili AS (Africa Settentrinale) Le divisioni autotrasportabili tipo AS erano stanziate in (Libia). Dal punto di vista strutturale erano simili a quelle metropolitane, ma con l’aggiunta di un battaglione di carri leggeri e la eliminazione di ogni componente di animali da soma e da traino. Al 10 giugno, un’unità di questo tipo risultava composta da 10.978 uomini, equipaggiati con 46 carri armati L35, 68 cannoni ( 16 antiaerei da 20mm, 8 anticarro da 47/32, 8 da fanteria da 65/17, 24 campali da 75/27 e 12 obici da 100/17 ), 123 mortai (111 da 45 mm e 12 da 81) e 494 mitragliatrici ( 232 pesanti e 162 leggere). Per il trasporto di uomini e mezzi, erano disponibili 398 veicoli a motore, 249 motociclisti, 180 biciclette e 36 trattori per l’artiglieria. “… Nella difesa di Tobruk si distinse particolarmente la divisione Sirte che, insieme a reparti dell’esercito e della marina, difese la piazzaforte. La relazione inglese « Da Dunkerque a Bengasi » disse di questi nostri uomini: le truppe di Tobruk combatterono molto risolutamente, e infatti la resistenza appare la più forte che i britannici abbiano incontrato fino a questo momento. La preparazione per l’attacco è stata più elaborata che usualmente, e gli attaccanti soffrirono di più che nelle precedenti operazioni. Caduta Bardia, gli inglesi ripresero con maggiore ampiezza il loro movimento verso Bengasi. Il 10 gennaio iniziavano con cinque divisioni, di cui due corazzate, l’investimento della piazzaforte di Tobruk, presidiata da una sola divisione di fanteria e da elementi della marina, nonchè da un battaglione della Milizia. Anche qui, come a Bardia, la lotta fu dura e aspra. Solo nel pomeriggio del 22 gennaio, cioè dopo dodici giorni di battaglia, gli australiani riuscirono ad aprire un varco nel dispositivo italiano e a penetrare nell’abitato di Tobruk. Tuttavia, nel settore occidentale, alcuni capisaldi continuavano nella loro 210


resistenza, fino a quando non venivano sommersi. Abbarbicati alle modeste fortificazioni campali erette nei primi mesi di guerra, gli italiani resistettero a Bardia con una tenacia e un eroismo che meritarono il rispetto dello stesso avversario. Investita da due divisioni corazzate e da varie altre truppe non indivisionate, la piazzaforte tenne duro fino al gennaio respingendo tutti gli attacchi. Solo quando Wavell iniziò con tutte le forze a sua disposizione l’attacco generale e concentrico, Bardia, dopo altri due giorni di tenace difesa, dovette capitolare alla superiorità del numero e dell’armamento. Il cinque gennaio 1941 Bardia s’arrendeva, alcuni capisaldi avevano resistito fino all’ultima cartuccia. Occupata ‘Tobruk, gli inglesi ebbero nelle loro mani una preziosa base di rifornimento che ridusse notevolmente la lunghezza delle linee di rifornimento attraverso il deserto. L’offensiva potè quindi riprendere con maggiore decisione, anche in considerazione delle gravi perdite italiane e della situazione di crisi in cui si trovavano le nostre divisioni residue. Dopo un duro combattimento a El Mechili, ove Graziani aveva concentrato le poche forze corazzate di cui disponeva, i britannici compivano una manovra a vasto raggio tendente ad intrappolare le truppe italiane poste a difesa di Derna e di Bengasi. Le due località, anche per risparmiare le popolazioni civili, furono quindi sgomberate senza combattimento. Non per questo, tuttavia, la lotta scemava d’intensità. Il 5 e il 6 febbraio, anzi, la 10” armata si sacrificava quasi al completo per bloccare l’avanzata nemica. Cadeva anche il suo comandante, gen. Tellera. Il 6 febbraio Bengasi veniva occupata da reparti inglesi. Dopo l’occupazione di Derna e di Bengasi, le truppe italiane in ritirata subirono l’ultimo grave colpo sulla strada fra Carcuna e Agedabia, interrotta dai mezzi corazzati britannici prima che il grosso fosse passato. Tuttavia anche in quest’occasione i nostri reparti si comportarono con molto valore nella disperata battaglia si immolarono quasi tutti i nostri carri. Ma non invano, la capacità offensiva dell’avversario poteva dirsi ormai esaurita. E difatti, mentre gli inglesi si arrestavano fra Agedabia e El Agheila, le nostre truppe potevano finalmente riorganizzarsi. Nel corso dei due terribili mesi di lotta, le truppe italiane avevano perso quasi tutti i loro materiali, magazzini e depositi, avevano dovuto distruggere le più efficienti installazioni dell’aeronautica e della marina, avevano lasciato nelle mani del nemico, più di tremila autocarri cioè quasi i due terzi dell’intera disponibilità. Le perdite in morti, feriti e prigionieri non erano state meno dolorose, 40 mila uomini nella prima fase della battaglia, 45 mila uomini a Bardia, 25 mila a Tobruk, 15 mila a sud di Bengasi. Tra i nostri caduti vi si trova Leonardo, morto il 23 gennaio 1941 a Tobruk (Libia) Africa settentrionale.

Azioni di pattuglie italiane nella zona di Tobruk. 211


Tiri di sbarramento con proiettili traccianti delle nostre batterie contraeree a Tobruk.

Vista aerea della baia di Tobruk

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Porto di Tobruk

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Soldato De Marco Giulio

Giulio nasce a Trebisacce il 12 gennaio , 1922 ; figlio di Domenico e di Torsitano Rosa ; Cresce e si forma nella campagna Trebisaccese diventando mulattiere. All’età di 19 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano. Il 3 marzo 1941 fu chiamato come soldato semplice, e arruolato : Nella 50° divisione Regina , composto dal: RGT fanteria: 9°, 10° e 309° , RGT Artiglieria 50° Regina , Legione CC.NN 201°Conte Verde , unità originarie Brigata Regina , XXIII Brigata di fanteria delle Murge , località

Dodecaneso. 8 settembre 1943 data dell’armistizio italiano con gli alleati. La campagna del Dodecaneso, portò le truppe anglo-italiane stanziate nel Dodecaneso, allora territorio italiano, ad arrendersi alle truppe tedesche. L’Italia possedeva nel Dodecaneso le isole di Rodi, Lero, Calchi (o Carchi), Scarpanto, Caso, Coo, Calino, Pisco pi, Nisiro, Simi, Stampalia, Lisso,Gaidaro, Levita, Patmo, Castelrosso e altre isole minori. Il soldato Giulio si trovava dislocato nel isola di Lero. Dopo un incursione aerea e un lungo bombardamento, i soldati della Wehrmacht le ( forze armate tedesche) sbarcarono nell’isola, iniziarono i combattimenti per prenderne possesso contrastati dal Regio Esercito e dal British Army ( soldati inglesi ).Dopo tre giorni di combattimenti gli alleati si dovettero arrendere alle forze armate tedesche. Dopo la resa degli anglo – italiani, i tedeschi iniziarono a deportare i prigionieri Italiani e Inglesi, nei campi di concentramento in Germania. La mattina dell’8 febbraio 1944 affondava il piroscafo “Petrella” nave catturata dai tedeschi partita da Creta, sul quale avevano imbarcato 2.670 prigionieri italiani destinati alla deportazione in Germania. A circa 40 miglia da Creta nei pressi della Baia di Suda fu silurata dal sommergibile britannico “SM Sportsman”, causando la morte di tutti i prigionieri italiani tra cui il fante De Marco Giulio.

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Postazione di soldati del 9째 RGT Fanteria.

Il 9째 RGT ritorna dopo una battaglia.

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Per gentile concessione del Comune di Trebisacce.

Per gentile concessione del Comune di Trebisacce

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Nave “Petrella” 1944

Sommergibile Inglese “Sportsman” 217


Soldato Infantino Giuseppe Nasce a Enna il 30 dicembre , 1917 ; figlio di Salvatore e di Bonsignore Maria. Giuseppe cresce e trascorre la sua adolescenza a Trebisacce ; frequenta le scuole del paese. All’età di 20 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano. Viene arruolato come soldato semplice : nella 2ª divisione Sforzesca ; composta da 53°, 54° RGT fanteria Umbria ; 17° RGT artiglieria Sforzesca ; Legione CC.NN. 30° Roberto Forni ; Brigata Umbria, II Brigata di Fanteria, Brigata di Fanteria della Sforzesca.

2° Divisione “Sforzesca”. Trae origine dalla Brigata “Umbria” costituita il 16 aprile 1861 che ha alle sue dipendenze organiche il 53° Rgt. Fanteria e il 54° Rgt. Fanteria e sciolta nel 1871. In esecuzione della legge 11 marzo 1926 sull’ordinamento dell’esercito, che prevede la costituzione delle brigate su tre reggimenti, prende il nominativo di II Brigata di Fanteria e assume alle dipendenze anche il 68° Rgt. Fanteria Palermo. Successivamente la brigata e il 17° Rgt. Artiglieria fanno parte della Divisione Militare Territoriale di Novara (2a) che nel 1934 prende nome di Divisione di Fanteria della Sforzesca (2a), nominativo che si estende anche alla brigata che diventa Brigata di Fanteria della Sforzesca (II). Il 25 aprile 1939 la Divisione di Fanteria Sforzesca (2a) rimane formata con il 53° Rgt. Fanteria, il 54° Rgt. Fanteria ed il 17° Rgt. Artiglieria. 1940 - La Divisione Sforzesca è schierata all’inizio delle ostilità sul fronte occidentale fra Claviere e Cesana, con intendimenti offensivi. Il 20 giugno supera la linea di confine e si dirige verso Bois de Praria e in direzione delle munite posizioni di forte Janus. Forzate le difese sul Colle del Monginevro le avanguardie sboccano nella Conca di Briancon, ma l’azione deve essere sospesa per la violenta reazione degli avversari. Il 24 giugno la divisione viene sostituita in linea dalla Legnano e passa alle dipendenze dirette della 4a Armata, quale riserva d’armata nella zona di Ulzio. 1941 - Mobilitata per l’Albania, la Divisione inquadra anche la 30a Legione CC.NN. Nella terza decade di gennaio la Divisione Sforzesca viene finalmente trasferita in Albania e si schiera sulla destra del fiume Vojussa nella zona di Tepeleni. Il 28 gennaio le unità della divisione, schierate sui costoni di Marizait e dello Scindeli, si contrappongono ad un avversario che tenta di superare le ultime barriere difensive naturali sulla strada per Valona. Aspri combattimenti che spesso sfociano in assalti all’arma bianca si succedono ininterrotti su posizioni che vengono prese e perdute più volte. Fino al 28 febbraio difende lo Shendeli, quando si esaurisce l’offensiva greca. Nei primi giorni di marzo la Divisione passa all’offensiva e il 9 attacca ed occupa le posizioni di Chiaf e Merzgoranit; il 4 aprile, alla ripresa dell’offensiva italiana, muove in avanti ed il 15 una colonna della Sforzesca entra in territorio greco e si spinge oltre Bregu Scesit e Mercurai puntando sul nodo stradale di Klisura che viene raggiunto due giorni dopo. Ultimate le operazioni sul fronte greco-albanese la divisione rimane in territorio di occupazione in Grecia fino alla metà di luglio, quando riceve ordine di rientrare in Italia.

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1942 - Nel mese di luglio, la Divisione riceve l’ordine di trasferimento sul fronte russo e viene inviata nel settore del XXXV C. d’A. in sostituzione della Divisione Torino, e partecipa all’azione offensiva contro le posizioni di Jwanowka. Il 14 si attesta alla periferia di Fatschewka e il 18, superate le residue resistenze nemiche, prosegue a nord di Krasnji Lutsch, completando l’occupazione della zona mineraria omonima. Ai primi di agosto dopo una lunga marcia si porta sul fiume Don a nord di Serafimovic ed assume il controllo del settore compreso fra Jejskij e il fiume Choper. In questa dislocazione, dal 20 agosto all’1° settembre, contrasta con accanimento attacchi russi col concorso di reparti della 3a Divisione Celere; nonostante i numerosi contrattacchi portati per arginare le unità nemiche, queste riescono dapprima ad aprirsi una breccia e successivamente a creare un’ampia testa di ponte. Nuovi attacchi portati a fine agosto sulle linee arretrate di Jagodnyj-Tschebotarewskij, vengono contrastati con il concorso di alcuni reparti della Divisione Celere. Dal 22 al 28 novembre, la Divisione partecipa alla battaglia del Volga diretta da forze russe contro la 3a Armata romena. In dicembre la grande unità è costretta a schierarsi su una linea più arretrata assieme ad aliquote della Divisione Pasubio ed ai resti della 3a Divisione Celere. Dal 22 dicembre fa parte del blocco Sud che si ritira verso Dnjepropetrovsk. Il 25 dicembre raggiunge Krassnojarovka dove combatte fino al 28 contro le forze russe a difesa della città. Il 30 dicembre sostiene un ulteriore combattimento prima di giungere in serata a Jessa Ulof e successivamente Bolschoj Ternow. 1943 - Il ripiegamento continua su colonne che si muovono su uno o più itinerari in relazione alle vicende dei combattimenti e alla presenza di unità corazzate nemiche agenti sul tergo della divisione. I resti della Divisione il 3 gennaio giungono a Forschstadt, sul Donez, da dove per ferrovia giungono a Rykovo il 5 gennaio, per poi raggiungere il campo base di Gomel. A Skassyrskaja, dopo quindici giorni di estenuanti marce e di continui scontri, i resti della divisione riescono a rompere l’accerchiamento e a proseguire più speditamente verso le retrovie. La divisione viene rimpatria nel mese di marzo e sciolta nel mese di aprile. La Divisione Sforzesca si ricostituisce il 1 giugno, per trasformazione della Divisione Novara, inquadrando ancora il 53° e il 54° Rgt. Fanteria e il 17° Rgt. Artiglieria. Viene dislocata in Venezia Giulia nella zona tra Divaccia, Fola, Sesana, Villa del Nevoso lungo la linea di confine italo-jugoslavo. Viene Impiegata in operazioni di rastrellamento e anti partigiane. Nella spedizione in Russia la 2° Divisione Sforzesca faceva parte del II Corpo d’Armata comandato dal generale di Corpo d’Armata Giovanni Zanghieri. Il 54° RGT Fanteria Umbria quando venne inviato in Russia era di istanza nella zona di Krasnij Lutch, combettendo a Tschebotareskij, Kalisnoskij, Napulov, Millerowo fino ad essere decimato. Durante la campagna di Russia, Giuseppe venne fatto prigioniero, portato nel lager di “Kameskovo” dove venne denenuto per 3 anni. In condizioni inumani per la sopravvivenza , si ammala e muore per denutrizione e complicazioni polmonari il 13 Maggio 1946 . Fu sepolto con gli altri militari Italiani in una delle tante fosse comune dentro i boschi.

Kameskovo; Russia

Kameskovo; Russia . Fosse Comuni 219


Soldato Mastromarino Francesco

Nasce a Bovengo in Provincia di Brescia nel 1913, figlio di Natale e Angelina Maria Scala , sposato a Trebisacce con Cantore Angelina il 18 Luglio 1936. Riceve la chiamata alle armi nel 1939 , e viene arruolato nel :

3 RGT 25mo Batttaglione Bersaglieri Guerra 1940-43 1940 A giugno il Reggimento viene inquadrato nella 3a Divisione Celere “Principe Amedeo Duca d’Aosta” e risulta schierato sul fronte alpino occidentale. 1941 Nel mese di luglio, il Reggimento partecipa all’occupazione di Spalato, alla Campagna contro la Jugoslavia, in Bosnia. Il 24 luglio, il reggimento parte da Bardolino per la Russia, nell’ambito del C.S.I.R. Il 5 settembre, il Reggimento entrò in contatto con il nemico nella zona del fiume Dnieper. Il 28 settembre, partecipa alla prima battaglia combattuta e vinta da soli reparti italiani a Petrikovka sul Don. Successivamente prosegue verso il bacino del Donez in condizioni ambientali proibitive conquistando la testa di ponte di Uspenowka. Il 20 ottobre, conquista il centro industriale e ferroviario di Stalino, precedendo la IV Divisione alpina tedesca. Il 1° novembre, i bersaglieri del leggendario Col. Carretto si impadroniscono del centro industriale di Rjkowo, con un ingente bottino di uomini e materiali. L’11 e 12 novembre, dopo una battaglia in cui si copre di gloria, i bersaglieri del XX e quelli del XVIII Battaglione si lanciano in aiuto dell’80° Reggimento fanteria, che riusce così a sottrarsi all’annientamento. Il bilancio è di 54 morti e 222 feriti. Il 18 novembre, il reggimento occupa la linea Rassipnaja-Petropawlowka-Ivanowski, che mantiene per tutto l’inverno, contendendo il terreno a forze enormemente superiori. Il 25 dicembre, nella battaglia di Natale, il reggimento, posto a presidio del caposaldo di Petropawlowka, in tre giorni di furiosi combattimenti, contiene forze dieci volte superiori finché non è costretto a ripiegare sul caposaldo del XXV Battaglione. Il 28 dicembre, spronato dall’eroico Col. Aminto Carretto, il Reggimento conquista tutte le posizioni dopo una serie di contrattacchi.

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1942 A maggio, il reggimento, con gli altri reparti della 3a Divisione Celere, penetra profondamente nello schieramento avversario. Il 19 luglio, il “Terzo” occupa Millerovo, centro del bacino minerario di Bocovo Antrazit. Il 29 luglio, dopo una marcia di oltre 450 km, raggiunge la riva destra del Don, nell’ansa di Serafimowitch, con l’obiettivo di recidere una consistente testa di ponte russa. Il 30 luglio, il XX Battaglione occupa Serafimowitch, dopo un attacco notturno a sorpresa, mentre il XVIII Battaglione occupa Belajewski e il XXV Battaglione occupa Bobrowski. Il 18 agosto, dopo aver respinto ulteriori tentativi di forzamento del Don, il Reggimento viene avvicendato. Il 23 agosto, dopo 5 giorni di riposo, il Reggimento ritorna in linea nella zona di Jagodnji. Il 30 agosto, malgrado fosse ridotto a un quarto degli effettivi, difende le posizioni di Jagodnji. L’avanzata russa fu arginata e respinta. Il 2 novembre, il Reggimento viene ritirato dalla prima linea per essere ripristinato nelle sue forze. Il 17 novembre, il “Terzo” venne schierato sul Don, nella zona di Meskow. Il 19 dicembre, il reggimento combatte la sua ultima battaglia. Ridotto all’osso, riesce a sfondare lasciando sul terreno centinaia di bersaglieri caduti, per affrontare la strada del ripiegamento di fronte a una schiacciante superiorità avversaria. L’offensiva sovietica in forze ebbe inizio, dopo alcune fasi preliminari a partire dal 11 dicembre che intaccarono le linee dell’8ª Armata ed esaurirono le limitate riserve italiane, il 16 dicembre nel settore del 2º Corpo d’armata contro le divisioni “Cosseria” e “Ravenna” e in quello della Divisione “Pasubio”. Le truppe italiane si batterono con onore e il primo e il secondo giorno difesero accanitamente i capisaldi e inflissero dure perdite agli attaccanti, ma a partire dalla sera del 17 dicembre, nonostante il sostegno di vari reparti anticarro tedeschi, le linee italiane iniziarono a cedere e i corpi corazzati sovietici avanzarono in profondità attaccando i centri di retrovia dell’Asse e isolando in grandi sacche le poco mobili fanterie dell’8ª Armata. Per evitare un accerchiamento generale, dopo alcune fasi confuse e drammatiche, le divisioni del 2º, 29º e 35º Corpo d’armata iniziarono dal 19 dicembre la ritirata che si svolse in condizioni climatiche estreme, nella disorganizzazione e sotto il costante attacco del nemico. Dopo aver subito dure perdite a Arbuzovka, Verchne Cirskaja, Kantemirovka, Kalmikov e Certkovo, i resti dei tre corpi d’armata, divisi in due colonne raggiunsero le linee tedesche alla fine dell’anno e, non essendo più in grado di combattere dopo aver perso anche gran parte dell’equipaggiamento e delle armi pesanti, vennero ritirare nelle retrovie. Le unità italiane, durante questa prima fase della battaglia, subirono 43.000 perdite definitive e si contarono 19.300 casi di congelamento. Francesco fu uno de tanti soldati che hanno combattuto per uscire dalle sacche Russe, per giorni , a temperature proibitive , rimasti sul suolo Russo , per ferite , o per congelamento; i suoi resti non furono piu’ ritrovati.

Pattuglia di bersaglieri in Ucrania 1941

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Soldati Italiani in Russia Agosto 1942

Soldati Italiani sul fronte Russo

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Ultima lettera di Mastromarino, datata 3 Agosto 1942, alla moglie Per gentile concessione del Sig. Francesco Chiaromonte

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Per gentile concessione del Sig. Francesco Chiaromonte

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Campagna d’Africa orientale Prima guerra Italo –Etiopica 1895 – 1896 : Non riportato sul “Monumento”

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Soldato Micelli Gaetano Fante Micelli Gaetano nato a Trebisacce, deceduto il 03 marzo 1896 , Adua Eritrea , sepolto a “Daro Ghunat”Monumento ai Caduti. DARO GHUNAT Monumento Ossario ai Caduti italiani della Battaglia di Adua

Il significativo manufatto architettonico è stato eretto nell’ottobre 1939 per ricordare la sanguinosa battaglia di Adua del 1° marzo 1896. Il monumento -Ossario sorge sulla collina nei pressi di Daro Ghunat, località situata a 7 km. da Adi Quala, città che si trova a circa 86 km. da Asmara. Nel marzo 1896 tre colonne italiane, della forza complessiva di 14.500 uomini, mal coordinate dal loro comandante Gen. Barattieri, furono sopraffatte da masse di abissini composte da oltre 100.000 uomini armati. Lo scontro avvenne in una zona a Nord-Est di Adua. Le nostre Unità, nonostante l’epico comportamento, furono costrette al ripiegamento lasciando sul terreno 6.345 Caduti, di cui 2.000 indigeni e 1.846 prigionieri. Ancora oggi, sotto un alto obelisco in granito, una grande cripta custodisce i gloriosi Resti mortali di 3.025 Caduti italiani e 618 indigeni, recuperati nella zona circostante che fu teatro dei sanguinosi combattimenti. Alla Cripta si accede scendendo una scalinata che si trova nella parte posteriore del Monumento-Ossario Adua : La battaglia di Adua, momento culminante e decisivo della guerra di Abissinia, ebbe luogo il 1º marzo 1896 nei dintorni dell’omonima località, tra le forze italiane, comandate dal tenente generale Oreste Barattieri, e l’esercito abissino del negus Menelik II. 227


La guerra era iniziata nel dicembre del 1895, quando le truppe etiopiche avevano attaccato gli sparpagliati presidi italiani nella regione di Tigrè, occupata nell’aprile precedente; gli italiani erano stati colti di sorpresa, ed erano incappati subito in una sconfitta nella battaglia dell’Amba Alagi il 7 dicembre. A questa sconfitta si aggiunse poi il 22 gennaio 1896 la resa del presidio di Macallè, che aveva resistito ad un assedio durato due mesi. Le forze italiane al comando del generale Oresete Baratieri, ora rinforzate da truppe fresche giunte dall’Italia, si ammassarono nella zona tra Adigrt ed Edagà Amus, ma l’esercito di Menelik aggirò lo schieramento nemico e si diresse nella zona di Adua, trovandosi così in un’ottima posizione per tentare l’invasione della colonia italiana dell’Eritrea. Baratieri cercò di parare questa mossa cambiando il fronte del suo schieramento da sud ad ovest, spostando le sue truppe nella regione di Enticciò ed attestandosi su una solida posizione difensiva sul monte Saatì il 7 febbraio, a soli pochi chilometri dall’accampamento etiope posto nella conca di Adua. Per i successivi venti giorni i due eserciti si fronteggiarono rimanendo sulle rispettive posizioni. Il negus approfittò di questa inattività per intavolare delle trattative diplomatiche, arrivando anche ad offrire la cessazione delle ostilità in cambio dell’abrogazione del trattato di Uccialli, le cui clausole controverse erano una delle cause della guerra; questa richiesta venne però rigettata dal Governo italiano, ormai convinto che solo un pieno successo militare avrebbe permesso di ristabilire il prestigio italiano nella regione.. Preoccupato per l’inattività di Baratieri, il Presidente del Consiglio Francesco Crispi iniziò a spronare il generale affinché ottenesse al più presto una vittoria decisiva, inviandogli un famoso telegramma il 25 febbraio:

Al tempo stesso, però, già dal 21 febbraio Crispi aveva deciso di sostituire Baratieri con il generale Antonio Baldissera, già in precedenza comandante delle truppe italiane nella colonia, che lasciò l’Italia il 23 febbraio in incognito, per evitare che la notizia della sua destituzione avesse effetti deleteri sul morale di Baratieri. La situazione logistica dei due eserciti andava intanto aggravandosi, soprattutto per quello italiano, nelle cui retrovie erano scoppiate numerose rivolte delle popolazioni precedentemente assoggettate che mettevano in serio pericolo le comunicazioni con la vitale base di Massaua. Il 27 febbraio Baratieri radunò i suoi più stretti collaboratori per discutere della situazione: il capo di Stato Maggiore colonnello Valenzano e i generali Giuseppe Arimondi, Matteo Albertone, Vittorio Dabormida e Giuseppe Ellena, comandanti di brigata. Consapevole del fatto che all’esercito rimanevano solo viveri per quattro giorni, Baratieri propose di operare una ritirata strategica in Eritrea, onde migliorare la situazione logistica e raccogliere nuove forze; tutti i generali, tuttavia, si espressero contro tale piano, proponendo invece di tentare un attacco contro l’esercito etiopico, troppo vicino per ritirarsi in sicurezza. Baratieri, che attendeva maggiori informazioni sulla consistenza dell’esercito nemico, aggiornò la riunione alla sera successiva. Le truppe italiane iniziarono i preparativi per la marcia notturna alle 21:00 del 29 febbraio 1896; le brigate di Albertone, Arimondi e Dabormida lasciarono il campo alle 21:30, seguite dalla brigata Ellena (a cui si era aggregato Baratieri) alle 23:00. La brigata di Albertone, formata quasi interamente da truppe indigene meglio abituate a muoversi su terreni montuosi, acquisì subito un notevole vantaggio sulle altre unità. La situazione si aggravò quando ci si rese conto che i sentieri meridionali (imboccati da Albertone) e quelli centrali (su cui si muoveva Arimondi con dietro Ellena) finivano per convergere in un punto; la brigata Arimondi venne quindi costretta a fermarsi per lasciare sfilare le truppe di Albertone, andando così ad aumentare il distacco tra questa brigata e il resto dell’armata. Verso le 3:30 del 1º marzo la brigata Albertone, in considerevole anticipo rispetto alle altre brigate, occupò il suo obbiettivo, il colle che sulla mappa era indicato come Chidane Meret, e qui si attestò per circa un›ora. A questo punto però le guide informarono Albertone che il colle occupato non era il Chidane Meret, ma il colle Erarà; il vero Chidane Meret sorgeva diversi chilometri più avanti, verso sud-ovest. Invece di restare sulla posizione e proteggere il fianco di Arimondi, che con Dabormida si stava appena attestando su Rebbi Arienni, Albertone decise di obbedire agli ordini iniziali e si spinse ancora più avanti, andando ad occupare il vero Chidane Meret verso le 5:30; la distanza tra la brigata indigena ed il resto dell›armata era a questo punto abissale. 228


Il movimento degli italiani non era passato inosservato alle spie etiopi, che ne diedero pronta notizia al ras Alula, in quel momento attestato sulla sinistra dell’esercito; in assenza del negus, in quel momento in preghiera nella chiesa di Enda Gabrièl vicino Adua (era domenica), fu Alula a dare le prime disposizioni per contrastare la manovra, ordinando alle forze sotto il suo comando e a quelle del ras Menkonenn, Tekle Haymanot e ras Mikael di Wollo, accampate lì vicino, di muovere verso la posizione di Albertone. Quando verso le 6:00 l’avanguardia di Albertone, il I Battaglione indigeni del maggiore Turitto, si avvicinò agli avamposti nemici nei pressi della chiesa di Enda Micaèl vicino Adua, venne ferocemente caricata dai reparti etiopici provenienti dai monti Enda Garima e Gessoso; la carica fu così violenta da investire anche la seconda linea italiana, obbligando Albertone a ripiegare dal Chidane Meret per riattestarsi sulle pendici occidentali del monte Semaiata. Il combattimento proseguì serrato per circa tre ore; nonostante la posizione isolata, gli ascari italiani inflissero pesanti perdite agli etiopici, ma, esaurite le munizioni ed aggirati sul fianco sinistro da una colonna etiope scesa dall’Enda Garima, furono obbligati a cedere, e lo stesso Albertone venne preso prigioniero. Le ultime sacche di resistenza vennero spazzate via verso le 11:00; i sopravvissuti della brigata indigena iniziarono quindi a fuggire in direzione del centro dello schieramento italiano. Le truppe italiane iniziarono i preparativi per la marcia notturna alle 21:00 del 29 febbraio 1896; le brigate di Albertone, Arimondi e Dabormida lasciarono il campo alle 21:30, seguite dalla brigata Ellena (a cui si era aggregato Baratieri) alle 23:00. La brigata di Albertone, formata quasi interamente da truppe indigene meglio abituate a muoversi su terreni montuosi, acquisì subito un notevole vantaggio sulle altre unità. La situazione si aggravò quando ci si rese conto che i sentieri meridionali (imboccati da Albertone) e quelli centrali (su cui si muoveva Arimondi con dietro Ellena) finivano per convergere in un punto; la brigata Arimondi venne quindi costretta a fermarsi per lasciare sfilare le truppe di Albertone, andando così ad aumentare il distacco tra questa brigata e il resto dell’armata. Verso le 3:30 del 1º marzo la brigata Albertone, in considerevole anticipo rispetto alle altre brigate, occupò il suo obbiettivo, il colle che sulla mappa era indicato come Chidane Meret, e qui si attestò per circa un›ora. A questo punto però le guide informarono Albertone che il colle occupato non era il Chidane Meret, ma il colle Erarà; il vero Chidane Meret sorgeva diversi chilometri più avanti, verso sud-ovest. Invece di restare sulla posizione e proteggere il fianco di Arimondi, che con Dabormida si stava appena attestando su Rebbi Arienni, Albertone decise di obbedire agli ordini iniziali e si spinse ancora più avanti, andando ad occupare il vero Chidane Meret verso le 5:30; la distanza tra la brigata indigena ed il resto dell›armata era a questo punto abissale. Il movimento degli italiani non era passato inosservato alle spie etiopi, che ne diedero pronta notizia al ras Alula, in quel momento attestato sulla sinistra dell’esercito; in assenza del negus, in quel momento in preghiera nella chiesa di Enda Gabrièl vicino Adua (era domenica), fu Alula a dare le prime disposizioni per contrastare la manovra, ordinando alle forze sotto il suo comando e a quelle del ras Menkonenn, Tekle Haymanot e ras Mikael di Wollo, accampate lì vicino, di muovere verso la posizione di Albertone. Quando verso le 6:00 l’avanguardia di Albertone, il I Battaglione indigeni del maggiore Turitto, si avvicinò agli avamposti nemici nei pressi della chiesa di Enda Micaèl vicino Adua, venne ferocemente caricata dai reparti etiopici provenienti dai monti Enda Garima e Gessoso; la carica fu così violenta da investire anche la seconda linea italiana, obbligando Albertone a ripiegare dal Chidane Meret per riattestarsi sulle pendici occidentali del monte Semaiata. Il combattimento proseguì serrato per circa tre ore; nonostante la posizione isolata, gli ascari italiani inflissero pesanti perdite agli etiopici, ma, esaurite le munizioni ed aggirati sul fianco sinistro da una colonna etiope scesa dall’Enda Garima, furono obbligati a cedere, e lo stesso Albertone venne preso prigioniero. Le ultime sacche di resistenza vennero spazzate via verso le 11:00; i sopravvissuti della brigata indigena iniziarono quindi a fuggire in direzione del centro dello schieramento italiano.

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I movimenti delle colonne Italiane

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Raffigurazioni grafiche della battaglia di Adua

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Campagna di Libia 1912 Non riportato sul “Monumento�

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Soldato Massafra Angelo Angelo nasce a Trebisacce il 20 Maggio 1890 . Viene chiamato alle armi nel Reggimento di Fanteria Torino, 5° Compagnia dell’82° fucilieri. Il 1º novembre 1884 si forma la Brigata “Torino” per la quale è costituito l’81º e 82º Reggimento Fanteria. Il reggimento fornisce personale per la campagna d’Eritrea (1895 - 96) e partecipa al completo alla campagna di Libia dal 1911 al 1913 meritando una Medaglia d’Argento al Valor Militare. Il 23 ottobre 1912 prese parte allo scontro di Sciara – Sciat e, dopo il combattimento che era stato aspro e con gravissime perdite da parte dei nostri assaliti dagli Arabi, scrisse alla madre, per assicurarla e non farla stare in ansia, le seguenti parole: “….Ieri ci fu un lieve combattimento, stati allegra…..” , ed aveva aggiunto , con un candore ed una semplicità tutta contadina: ….“Fammi sapere come stanno i buoi e come va la semina…..”. Battaglia di Sciara – Sciat : In seguito allo sbarco italiano la guarnigione turca di Tripoli si ritirò nei campi di Azizia e di Suarei Ben Adem, dove radunò un numero imprecisato di mehalla (milizie regionali irregolari) per più di 10000 uomini. Il giorno 23 ottobre, non visti dalla ricognizione italiana, che proprio in quell’occasione iniziò ad usare aeroplani , gli arabo-turchi impegnarono il perimetro difensivo italiano di Tripoli, dal lato ovest e nella zona centrale con attacchi diversivi, respinti con il concorso del tiro delle artiglierie della R.N. Sicilia. In quel momento il perimetro difensivo della città (circa 13 km di sviluppo) era tenuto da circa 8500 uomini e tre batterie di artiglieria: 6° e 40º reggimento fanteria ad ovest, 82° e 84º reggimento fanteria con fronte sud al centro e 11º Reggimento bersaglieri ad est. Le posizioni dei bersaglieri erano quelle peggio organizzate, in quanto attraversavano la Menscia, quartiere dell’oasi di Tripoli densamente abitato e quindi non potevano essere supportate da artiglieria (per mancanza di campo di tiro) e non erano state approntate a difesa per evitare di danneggiare le proprietà degli abitanti. Lo schieramento dei bersaglieri vedeva il 33° battaglione schierato senza riserva tra Forte Messri ed Henni, il 27° battaglione tra Henni ed il mare con una compagnia in riserva a Bu Sette, ed il 15° battaglione in riserva ad est di Henni. L’attacco principale fu rivolto proprio contro i bersaglieri, investendo di prima mattina la 7ª compagnia del 33° battaglione, che presidiava Forte Messri, prontamente rinforzata dalla 9ª compagnia, dalla 3ª compagnia del 15° battaglione e da unità di fanteria, riuscendo a respingere gli assalitori. L’8ª compagnia, schierata ad Henni, veniva ugualmente impegnata duramente, combattendo fino al calar della notte rinforzata dalla 1ª e dalla 2ª compagnia del 15° battaglione e dalla 6ª compagnia del 27° battaglione, che si era prima portata sulla moschea di Bu Mescia lungo la strada del cimitero di Rebab, per poi dirigersi su Henni. La situazione più critica si verificò nel settore del 27° battaglione, posizionato attorno a Sciara el Sciatt con la 4ª compagnia ad est di Henni affiancata sulla propria sinistra dalla 5ª compagnia, schierata fino al mare. Investito anche esso da violenti attacchi, il battaglione non poteva contare su alcuna riserva o rinforzo immediato e si trovò presto in gravi difficoltà, aggravate dal progressivo aumentare degli attacchi alle spalle del proprio schieramento portati dalla popoloazione locale. Le 4ª compagnia fu costretta a ripiegare sul cimitero di Rebab, dove si asserragliò a difesa, venendo quasi annientata. La 5ª compagnia riuscì inizialmente a tenere, ma verso le 13.00 dovette anche essa ripiegare prima su Amedia, poi fino a Tripoli stressa, costantemente incalzata dagli attaccanti e sotto il fuoco della popolazione locale che sparava da ogni casa, riportando anche essa perdite gravissime. La situazione si stabilizzò solo verso le 17.00, con l’afflusso di un battaglione dell’82° fanteria, e di due battaglioni di marinai formati dalle compagnie da sbarco delle RR.NN. Sicilia, Sardegna, Re Umberto e Carlo Alberto, supportati da una batteria da sbarco da 75 mm. già schierata a Bu Meliana. Sciara el Sciatt fu rioccupata solo al tramonto dai fanti dell’82º reggimento fanteria supportati dai resti 233


della 4ª e 5ª compagnia bersaglieri (ridotte a solo 57 superstiti inquadrati in due plotoni), dopo un combattimento casa per casa. Il mattino successivo iniziarono le perquisizioni nella zona di Sciara Sciat, finalizzate al sequestro di armi e munizioni, effettuate da uno dei battaglioni della Marina. La battaglia del 23 ottobre a Sciara el Sciatt fu per gli italiani il fatto d’arme più sanguinoso di tutta la campagna, con 378 morti (di cui 8 ufficiali) e 125 feriti.

Schizzo del combattimento di Sciara el Sciatt (23 ottobre 1911)

Le truppe italiane sbarcano a Tripoli .

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Soldati Italini in Libia 1912.

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Caduti della Prima Guerra Mondiale non riportati sul “Monumento�

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Soldato De Marco Giulio Nasce a Trebisacce il 03 febbraio , 1891 ; figlio di Giuseppe e Barletta Rosa; coniugato con Odoguardi Caterina da cui ha avuto una figlia di nome Mariangela. Giulio cresce e si forma nella campagna Trebisaccese diventando contadino come il padre. All’età di 20 anni riceve la chiamata dal Regio Esercito Italiano. L’8 febbraio 1911 gli viene concessa dichiarazione di aver tenuto buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore; lasciato in congedo a tempo determinato. Il 25 maggio 1915 viene chiamato alle armi tale nel 142° RGT Fanteria

“Catanzaro”

Costituita il 1° marzo 1915: il comando di brigata ed il 141° dal deposito del 48° fanteria; il 142°, formato fin dal 1° gennaio, dal deposito del 19° fanteria. Anno 1915.: Ruda. Il 21 luglio è a Turriaco (10 corpo d’armata) ed il giorno seguente il 142° sostituisce in linea, verso Fogliano, i Ultimate il 7 giugno le operazioni di mobilitazione, la brigata parte da varie sedi della Calabria e raggiunge, per ferrovia, Udine ed il 12 si disloca fra Zugliano e Tarenzano alla dipendenza della 23° divisione. Il 23 giugno si sposta a Borgnano,l’11 luglio a Ruda e S. Nicolò di reggimenti 32° e 48°. Dopo aver compiuto piccole azioni tendenti a rettificare le posizioni occupate, il 25 tutta la brigata, rinforzata da altre unità, riceve ordine di avanzare per cooperare alle operazioni che il 7° corpo d’armata svolge verso M. Sei Busi. La resistenza avversaria non consente di raggiungere i risultati voluti e l’azione è ripresa il giorno 26 luglio con notevoli vantaggi da parte del 142°,che fa parte della colonna centrale di attacco assieme al 31°. Dopo successivi tentativi d’avanzata, il 28 la “Catanzaro” riceve ordine dal comando della 19° divisione di raggiungere le quote 121,164 e 177 ed ha a sua disposizione il 123° fanteria ed il 4° battaglione bersaglieri. Alla tenace resistenza del nemico, fortemente trincerato, la colonna di sinistra (142° ed un battaglione del 123°),avanzando lentamente, occupa il ciglio sud-ovest del costone di M. Cappuccio, mentre quella di destra (un battaglione del 123°,uno del 48° ed il 4° bersaglieri), cozza contro una trincea blindata e protetta da reticolati ed è obbligata a fermarsi. Giulio venne ferito nei fatti d’armi del 26 luglio , trasportato all’ ospedale militare di Palmanova dove, muore per avvenute complicazioni il 28 luglio 1915.

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Foto storica della cinta della fortezza di Palmanova.

Cartina di Palmanova. 238


Edificio distrutto a Palmanova da un attacco aereo .

CittĂ Fortezza Palmanova. 239


Soldato Melingeni Giovanni Nasce a Trebisacce il 03 febbraio , 1897 ; figlio di Giuseppe e Ciacci Mariangela Giovanni cresce e si forma nella campagna Trebisaccese diventando contadino come il padre. All’età di 20 anni riceve la chiamata dal Regio Esercito Italiano. L’8 giugno 1917 gli viene concessa dichiarazione di aver tenuto buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore; lasciato in congedo a tempo determinato. Il 25 agosto 1917 viene chiamato alle armi raggiunge per mobilitazione generale il

5° RGT Genio Il 5° RGT Genio faceva parte della Brigata:

“Sassari”

Costituita a Tempio ed a Sinnai nel febbraio 1915 nel seguente modo : il comando di brigata ed il 152° reggimento del deposito del 45° fanteria ( Ozieri S. ) ; il 151° dal deposito del 46° fanteria ( Ozieri S. ) La Brigata viene formata nel febbraio del 1915. Il 21 luglio si trasferisce per ferrovia a Santa Maria La Longa alle dipendenze della 25° divisione. Durante la Seconda battaglia dell’Isonzo (18 luglio-3 agosto 1915), quattro battaglioni della Sassari passano il fiume a Sdraussina ed entrano in combattimento contro le linee nemiche di Bosco Cappuccio; gli altri due sono di riserva divisionale. La progressione si fa subito dura, ogni metro deve essere conquistato alla baionetta: il giorno 26 cade una parte della prima linea nemica, il 29 altri cento metri, il 4 agosto viene espugnato il trincerone austriaco del Bosco Cappuccio, il 9 è finalmente in vista il paese di San Martino del Carso ed i fanti, stremati, si fermano iniziando a scavare trincee. Nel frattempo i due battaglioni di riserva, chiamati in battaglia il giorno 4 agosto, attaccano il nemico nascosto nel Bosco Lancia, ottenendo parziali ma importanti successi verso la vicina quota 177. Dopo queste giornate, la Sassari, fortemente ridotta negli effettivi, scende a riposo e vi rimane sino ai primi di novembre. Il 10 novembre, con l’inizio della Quarta battaglia dell’Isonzo (10 novembre-2 dicembre 1915), alla Brigata vengono dati come obiettivi la conquista delle trincee nemiche dette delle frasche e dei razzi, di fronte a San Martino del Carso. Alle ore 11 del giorno 11 novembre, i fanti assaltano le posizioni avversarie, i reticolati intatti fermano lo slancio, le mitragliatrici nemiche ne falciano le fila. Il giorno seguente è ritentato l’attacco, con il medesimo risultato. Solo il 13 novembre, dopo che l’artiglieria 240


aveva aperto varchi nelle difese accessorie, al 151° riesce di entrare nella trincea delle frasche, occuparla e mantenerla. La conquista mette in crisi l’intero settore austriaco ed anche i difensori della trincea dei razzi debbono arrendersi. Durante la notte si sviluppano violenti contrattacchi nemici, tutti respinti, pur con gravi perdite. Il 17 novembre la Brigata ritorna a riposo, rimanendovi sino a metà dicembre 1915. Dal 3 gennaio al 29 febbraio 1916, la Sassari alterna turni in linea e di riposo nelle trincee delle frasche, dei razzi, rocciose e dei sacchetti, sotto il San Michele; la notte del 14 marzo, un colpo di mano di due compagnie del 152° consente la conquista della trincea detta la tortuosa, antistante quella delle frasche, che non può essere mantenuta per il pronto contrattacco austriaco. Con l’inizio della grande offensiva nemica, Strafexpedition (15maggio-18 giugno 1916), la Brigata raggiunge l’Altipiano d’Asiago, schierandosi sulla linea Monte Fior-Castelgomberto. Nei giorni 7 e 8 giugno questo settore è investito in pieno dall’offensiva, i battaglioni alpini Morbegno, Argentera, Val Maira, rinforzati da due battaglioni della Sassari, sono costretti a retrocedere sulla linea di massima resistenza Monte Miela-Monte Spil e qui si fermano. Esauritasi la spinta nemica, dal 16 giugno al 2 luglio si sviluppa il contrattacco italiano per la riconquista del terreno perduto; il 151° agisce su Monte Fior ed il 152° su Castelgomberto, raggiunti alla fine di giugno. Successivi sforzi contro il Monte Mosciagh e la Val Galmarara non producono alcun risultato. Fino alla fine di dicembre la Brigata alterna turni di riposo ed in linea nelle trincee di Camporovere. Il 10 giugno 1917 alla Sassari viene affidato il compito di attaccare le difese nemiche sul Monte Zebio tra le quote 1626 e 1476; l’azione ha successo e tre contrattacchi nemici sono respinti; purtroppo il mancato arrivo dei rinforzi, bloccati sulle posizioni di partenza dal fuoco dell’artiglieria nemica, costringe i sopravvissuti ad abbandonare le posizioni conquistate. Durante l’Undicesima battaglia dell’Isonzo (17-31 agosto 1917), la Brigata viene trasferita nei pressi del paese di Canale, a Breg, perché è affidata la conquista delle difese austriache di quota 878 e 833 dello Zgorewnice. Il 30 giugno la Sassari attacca, la reazione avversaria è durissima e costringe per più giorni i fanti a sostare in posizione precaria sotto le due quote; gli sforzi sono allora concentrati su un obiettivo di riserva, la linea di quota 862-895, conquistata il 15 settembre e mantenuta nei giorni successivi. La rottura del fronte a Caporetto, trova la Brigata dislocata presso Buttrio e Manzano (Udine) ed il 27 ottobre i due reggimenti si schierano tra i fiumi Torre e Natisone, iniziando poi il ripiegamento verso il paese di Casarsa, sempre in contatto con le avanguardie austro tedesche. La ritirata termina il 14 novembre ad Abano-Bagni, lungo la strada sono rimasti 1112 soldati. In dicembre la Brigata torna sugli Altipiani alle dipendenze della 2° divisione, occupando la linea C. Lobba-Busa del Termine. A gennaio del 1918, la Sassari è impegnata nella riconquista di Col del Rosso, perduto a dicembre del ‘17 assieme al Col d’Echele e monte Valbella nella battaglia dei Tre Monti. L’azione, violenta e contrastata, inizia il 28 gennaio 1918: all’alba due battaglioni del 151° e due compagnie di arditi assaltano la cima di Col del Rosso, respinti, la aggirano e penetrano sino a malga Melaghetto prima di essere fermati. Nel frattempo un battaglione del 152° ed una compagnia di arditi tenta la conquista del caposaldo nemico di Col d’Echele. L’attacco riesce a far sloggiare il nemico dalle posizioni sul fianco della montagna, purtroppo il mancato successo sulla vicina cima di Col del Rosso espone le truppe attaccanti, ancora allo scoperto, al fuoco incrociato delle mitragliatrici austriache. Le ingenti perdite costringono i fanti a ripiegare su C. Caporai. Solo l’impiego di tutte le riserve sblocca la situazione ed il 30 gennaio Col del Rosso e Col d’Echele tornano italiani. Il 15 giugno, gli Imperiali sferrano l’ultima disperata offensiva, inizia la Battaglia del Solstizio. La Brigata Sassari si trova in linea sul Piave, alle Fornaci di Monastier e avanza verso Fossalta e Capo d’Argine (Venezia). Nell’ansa di Gonfo i reggimenti sono accerchiati ma continuano a combattere, la pressione di forti nuclei nemici costringe i fanti a retrocedere verso il caposaldo di Losson e qui si attestano preparandosi ad una difesa ad oltranza. Il 20 giugno, il nemico, ricevuti rinforzi e munizioni, attacca il caposaldo riuscendo nel pomeriggio ad occuparlo, il pronto contrattacco del II° battaglione del 152° reggimento ristabilisce la situazione. A sera gli austriaci tentano ancora di sorprendere i difensori, inutilmente. Mandata a riposo, la Sassari ritorna in linea a fine agosto nel settore Postiona-Castagnole; il 28, iniziatasi la battaglia di Vittorio Veneto, passa il Piave a Salettuol, puntando poi su Conegliano che occupa alla mezzanotte del 29. Proseguendo nell’inseguimento del nemico il 2 novembre la Brigata raggiunge Aviano, il 3 è al Tagliamento, quando viene comunicata la firma dell’armistizio. Morto in prigionia per malattia il 24 ottobre 1918.

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La brigata Sassari in azione.

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Caduti della Seconda Guerra Mondiale Non riportati sul “Monumento�

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Sergente Maggiore Bagnasco Carlo Alberto Carlo nasce a Trebisacce il 25 aprile 1913 ; figlio di di Salvatore ( ferroviere ) e Maria Maddalena. Cresce e trascorre la sua adolescenza a Trebisacce ; All’età di 27 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano , viene arruolato come soldato semplice nella :

29° Divisione Piemonte

Composta dal 3°, 4° e 303° RGT Fanteria , 24° RGT Artiglieria Peloritani , Legione CC.NN. 166° Peloro , Unità originarie Brigata Piemonte, XXIX Brigata di Fanteria, Divisione di Fanteria Peloritana. Trae origini dalla Brigata “Piemonte” costituita il 25 ottobre 1831 che ha alle sue dipendenze organiche il 1° e il 2° Rgt. Fanteria e sciolta il 15 ottobre 1871. In esecuzione della legge 11 marzo 1926 sull›ordinamento dell›esercito, che prevede la costituzione delle brigate su tre reggimenti, assume il nominativo di XXIX Brigata di Fanteria e inquadra anche il 75° Rgt. Napoli; la brigata e il 24° Rgt. Artiglieria entrano a far parte della 29a Divisione Militare Territoriale di Messina. Tale unità, poi, nel 1934 prende il nome di Peloritana. Il 28 febbraio 1935 la divisione viene mobilitata quale Divisione di Fanterìa Peloritana (29a) ed è inviata in Somalia; contemporaneamente, e per tutto il periodo di permanenza in colonia della medesima, dal marzo 1935 al dicembre 1936, viene costituita la Divisione Militare Territoriale Peloritana II (129a) a cui vengono assegnati il 146° Rgt. Fanteria, il 222° Rgt. e il 224° Rgt. Fanteria - inquadrati dalia Brigata di Fanteria Peloritana II (CXXIX) anch’essa di nuova costituzione - ed il 52° Rgt. Artiglieria. Il 15 aprile 1939, la Peloritana si trasforma organicamente, inquadra il 3° Rgt. Fanteria, il 4° Rgt. Fanteria e il 24° Rgt. Artiglieria ed assume il nominativo di Divisione di Fanteria Piemonte (29a) Campagna d’Etiopia: 1935 - 1936 La Divisione Peloritana è inviata in Somalia il 5 marzo. Iniziato il conflitto viene in un primo tempo schierata a difesa dei presidi costieri di Mogadiscio, Chisimaio e Merca e, nel dicembre, si porta verso i confini con il Kenia. In marzo le unità della divisione Peloritana partecipano ad operazioni difensive nei confronti di truppe agenti dall›Harrar, a cavallo del fiume Uebi Scebeli. In aprile, nel corso dell›offensiva finale, la Divisione è impiegata quale G. U. di seconda schiera. Ultimate le operazioni di guerra, rimane nel territorio occupato dell›Harrar e conduce operazioni di rastrellamento durante le quali è costretta a sostenere veri e propri combattimenti contro bande armate agenti nelle zone di Giggiga, Abdulla, Cambulcià, Amhara, Dire Daua.

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Anno 1940

All›inizio delle ostilità, la Divisione risulta dislocata in Sicilia. Nel settembre viene inviata in Albania e all›inizio delle operazioni contro la Grecia è schierata nel Korciano, nella zona di Pogradec, quale grande unità di riserva di C. d›A. Il 13 novembre è in linea con 4 battaglioni al passo Qarrit. Anno 1941 La Divisione Piemonte rimane ancora in riserva nella zona di Pogradec; in marzo, dopo una breve permanenza su Mali Spadarit, sulla strada per Klisura, ritorna alle dipendenze della 9a Armata e viene schierata in Val Tomorreza, nel settore già tenuto dalla Divisione Cuneense.

In questa zona viene impegnata in combattimenti difensivi a Bregu i Matti e a Makan. Il 13 aprile, iniziata l’offensiva finale, attacca con successo le posizioni di Korbiet. Il nemico, battuto anche su altri settori del fronte, è ormai in fuga e le unità della divisione continuando nell’avanzata raggiungono Erseke, sul confine greco-albanese.

Ultimate le operazioni di guerra la divisione si disloca per un breve periodo nel Korciano, poi, in giugno, viene trasferita nel Peloponneso e dispone le proprie nelle regioni dell’Argolide e dell’Acaia, disponendo presidi a Patrasso, Aigion, Platanos Arxoso e Pirgos. Deceduto in “Albania a Sinanaj ” il 27 gennaio 1941 , sepolto a Bari – Sacrario Militare Caduti “Oltremare”.

Soldati Italiani sul fronte albanese durante l’inverno.

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Sinanaj; Albania

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Sergente Maggiore Altieri Pasquale Medaglia di Bronzo VM

Nato a San Gregorio Magno, provincia di Salerno l’11 aprile 1909 ; coniugato con Parilli Vita. Milizia Volontaria Nazionale Camicie Nere 164^ Battaglione Il 164 BTG CC NN nel 1941 venne inserito nella difesa presidi o ridotti nella zona della Amhara in Etiopia Le operazioni nell’Amhara La difesa (comandante il Generale Nasi) si era dovuta restringere raccogliendo l’insieme delle truppe in vari ridotti fondamentali. Il totale delle forze a disposizione era il seguente: 17.000 nazionali e 23.000 coloniali ripartiti in 12 battaglioni nazionali, 15 battaglioni coloniali o gruppi bande, 3 squadroni, 4 batterie someggiate coloniali, 3 sezioni controaeree, 16 batterie da posizione. Nessun aereo. L’organizzazione difensiva è così distribuita: due ridotti staccati ed un ridotto centrale. 1) Ridotto di Uolchefit-Debarech: costituito da due battaglioni CC.NN. (CXLI e CLXIV), due gruppi bande, 7 cannoni, 1 sezione mitragliere da 20, 4 mortai da 81, 12 mitragliatrici (oltre quelle dei reparti). Totale 5.000 uomini circa (servizi compresi). Comandante; Ten. Col. Mario Gonella. 2) Ridotto di Debra Tabor: costituito da: 3 battaglioni CC. NN. (CXVI - CXXXI e DCCXLV), un battaglione coloniale, un gruppo bande, 6 cannoni, 2 mortai da 81. In complesso 6.000 uomini. Comandante: Col. I. Angelini. 3) Ridotto Centrale: per la piazza di Gondar e Azozò, con 4 capisaldi esterni: • Blagir-Celgà. C.te: Ten. Col. Domenico Miranda. • Tucul-Dinghià. C.te: Ten. Col. Riccardo Casalone. • Ualag C.te: Col. Alberto Polverini. • Culqualber-Fercaber. C.te Ten. Col. Augusto Ugolini. La resistenza del sistema difensivo dell’Amhara non sarebbe stata possibile nel periodo luglio-novembre senza le tempestive ed intelligenti misure adottate per protrarre le autonomie logistiche oltre il limite massimo che era stato previsto per il 15 giugno. Primo provvedimento adottato fu quello dello sgombero dei civili (donne, bambini ed invalidi) su Asmara.

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La battaglia di Gondar inizio’ ufficialmente il10 maggio e si protrasse ,per la strenua difesa dei nostri soldati fino al 30 novembre 1941. Rappresentò la fase finale della Campagna dell’Africa Orientale Italiana 1940 - 1942

Il presidio di Uolchefit :

Il presidio di Uolchefit, composto da due battaglioni di Camicie Nere al comando del tenente colonnello Mario Gonella resistette a oltranza. Alle Camicie Nere si affiancarono due gruppi bande, formate da irregolari indigeni, di cui una era la leggendaria “Banda Bastiani” al comando dell’allora sergente maggiore Angelo Bastiani, e l’altra la 1^ banda Amhara al comando del tenente Enrico Calenda. Già dal 17 aprile, a seguito del tradimento di ras Ajaleu Burrù, il presidio fu completamente isolato e il 10 maggio il tenente colonnello Gonella rifiutò una prima richiesta di resa pervenuta dai britannici, così il 28 maggio un duro assalto inglese obbligò gli italiani ad abbandonare le posizioni più avanzate a passo Ciank e Debarech. Il 22 giugno un nuovo contrattacco italiano, effettuato all’arma bianca dalle Camicie Nere e dalla “banda Bastiani”, portò alla distruzione del presidio e alla rioccupazione del passo Ciank. Nel corso di questa operazione Angelo Bastiani, in combinazione con gli uomini di Calenda, catturò personalmente ras Ajaleu Burrù. Il comandante inglese Ringrose sfuggì alla cattura nascondendosi in un cespuglio. Informato della cattura di ras Ajaleu Burrù, il generale Nasi ordinò di non fucilarlo. In Italia Achille Beltrame dedicò all’azione una delle sue celebri copertine sulla Domenica del Corriere e Bastiani ottenne la Medaglia d’oro al Valor Militare.

Il 19 luglio il comando inglese, inviò al colonnello Gonella una seconda intimazione di resa, che fu respinta. In agosto il presidio di Uolchefit fu posto sotto assedio anche dalla 12ª divisione al comando del generale Charles Fowkes. Per integrare gli scarsi viveri ci si adattò a procurarseli con scorribande notturne per alcuni giorni, ma il 25 settembre questi furono esauriti completamente.

Il 18 e il 25 settembre furono effettuate le ultime due sortite poi il 28 settembre il presidio, dopo 165 giorni di battaglia, si arrese con l’onore delle armi. La resa del presidio di Uolchefit permise agli inglesi di completare l’accerchiamento della ridotta di Gondar e molte truppe furono destinate alla successiva Battaglia di Culqualber.

Il Sergente Maggiore Altieri mori ‘a Uolchefit durante le prime giornate di combattimenti contro le truppe Inglesi il 18 aprile 1941, fu sepolto al sacrario militare Italiano di Nyeri in Kenia . Fu insignito della medaglia di Bronzo al VM alla memoria.

Motivazione della Medaglia di Bronzo : Uolchefit 18 aprile 1941 . “Incaricato di recapitare un ordine di operazioni di somma urgenza durante intensa azione di fuoco di artiglieria nemica sulle nostre posizioni, assolveva il difficilissimo e pericoloso compito, dimostrano perfetta comprensione del momento. Sempre sprezzante del pericolo e col fine supremo di rendere utile servizio alla causa, mentre recava risposta al suo comandante, cadeva colpito da scheggia di granata nemica, spegnendosi con nome del DUCE sulle labbra.”

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Cartina e foto della zona dei combattimenti

Passo di Uolchefit. 250


Raffigurazione dei combattimenti all’arma bianca al passo di Uolchefit

Soldati inglesi del King’s African Rifles raccolgono i fucili catturati alle forze coloniali italiane al passo di Uolchefit marzo 1941. 251


Giovane Fascista Basile Giuseppe Nato a Trebisacce il 12 maggio 1922 ; figlio di di Antonio ( negoziante ) e Annina Giandinetti. Giuseppe trascorre la sua infanzia a Trebisacce. All’età di 20 anni si arruola nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale ( M.V.S.N. ). La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) fu un corpo di polizia civile, ad ordinamento militare, dell’Italia fascista. Per via del colore della camicia, parte integrante della divisa di questo corpo, i suoi membri e la Milizia stessa erano noti anche con il nome Camicie nere. La sua fondazione risale ad una deliberazione del Gran Consiglio del Fascismo del gennaio 1923. La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale nasceva dall’esigenza del Partito Nazionale Fascista, appena giunto al potere, di irregimentare le squadre d’azione in una vera e propria milizia riconosciuta dallo Stato. Un corpo di volontari, inquadrato nell’esercito nazionale mediante regolare reclutamento, in una fascia di età compresa tra 17 e 50 anni. La MVSN era sottoposta alla Presidenza del Consiglio dei ministri e, per legge, concorreva a mantenere sul territorio italiano l›ordine pubblico ed a difendere gli interessi nazionali. L’organizzazione della Milizia si articolava su un Comando generale (il comandante generale era Mussolini, con il grado di Primo Caporale d’Onore; alle sue dipendenze il Capo di Stato Maggiore, preposto a reggere il Comando generale), il quale era sovraordinato a delle Zone Camicie Nere, suddivise in gruppi e quindi in legioni di romana memoria. Ogni legione si componeva di tre coorti, a loro volta formate da tre centurie; ogni centuria era formata da tre manipoli ed ogni manipolo da tre squadre.

Reparti della “MVSN”. deceduto a Roma l’11 agosto 1942 , sepolto a Roma “Verano” Sacrario Militare.

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Soldato Costanzo Domenico

Domenico nasce a Trebisacce il 01 marzo 1910 ; figlio di Leonardo e di Barletta Francesca ;

coniugato con Costanzo Domenica il giorno 21 maggio 1933, da cui ebbe tre figli maschi di nome Leonardo, Vicenzo e Francesco ; manovale.

Arruolato nel Regio Esercito Italiano come soldato semplice:

Nella 55˚ divisione Savona , composto dal : RGT fanteria: 15° e 16° Savona , RGT artiglieria: 12° Sila , unità originarie , Brigata Savona, XXV e XXVII , Brigata di Fanteria.

55°Brigata Savona

Trae origini dalla Brigata “Savona” costituita il 25 ottobre 1831 che ha alle sue dipendenze organiche il 1° e il 2°Rgt. Fanteria (che poi assumono l’ordinativo di poi 15° e 16° Rgt. Fanteria) e sciolta nel 1871.

In esecuzione della legge 11 marzo 1926 sull’ordinamento dell’esercito, che prevede la costituzione delle brigate su tre reggimenti, il 4 novembre la Brigata viene sciolta e il 15° Rgt. Fanteria viene assegnato alla XXV Brigata di Fanteria, mentre il 16° Rgt. Fanteria viene assegnato alla XXVII Brigata di Fanteria. Nell’aprile del 1939 viene costituita a Salerno la Divisione di Fanteria Savona (55a) di tipo autotrasportabile ed assume alle proprie dipendenze organiche il 15° e il 16° Rgt. Fanteria e il 12° Rgt. Artiglieria. Il 10 Giugno 1940 la Divisione Savona risulta dislocata lungo il confine libico-tunisino. Dopo l’armistizio con la Francia, la Divisione viene spostata a Tripoli, nella zona di Azizia.

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La Divisione, fino al mese di Aprile 1941 è ancora impegnata a difesa del campo trincerato di Tripoli. Nel mese di novembre, la Divisione riceve l’ordine di spostarsi lungo il confine libico-egiziano schierandosi fra Ridotta Capuzzo e Sidi Omar, dove sostiene combattimenti con forze inglesi. Nel corso della seconda offensiva che ha inizio il 18 novembre gli inglesi investono contemporaneamente i caposaldi di Sidi Ornar, Frongia, Cova, D’Avanzo, Cirener, Bir Ghirba, dove sono schierate a difesa le unità della divisione che vengono aggirate da truppe meccanizzate e corazzate.

Il 22 Novembre, sottoposta a nuovi attacchi sulla fronte e alle spalle, la Savona è costretta a cedere dopo duri e aspri combattimenti i caposaldi di Frongia e Cirener, ma quest’ultimo viene prontamente riconquistato in seguito ad un deciso e immediato contrattacco. I combattimenti si susseguono violenti e senza sosta contro altri caposaldi e Sidi Omar dopo aspra e accanita lotta viene sommerso.

Dal 25 novembre al 31 dicembre le unità della divisione, praticamente circondate con viveri e munizioni scarse, continuano a resistere alle reiterate azioni di bombardamento e agli attacchi di mezzi corazzati nemici che si susseguono senza sosta riuscendo anche ad effettuare sortite e contrattacchi per alleggerire la pressione nemica nei quali viene esaltato il coraggio, la capacità combattiva di reazione e di resistenza delle unità in situazioni particolarmente delicate sottoposte ad attacchi di forze superiori e a intense azioni di fuoco da parte dell’artiglieria e degli aerei. Continuano gli attacchi inglesi sul fronte della Divisione. Caduta la fortezza di Bardia e rimasti completamente isolati i reparti della divisione continuano a resistere nella speranza di poter essere messi in condizione di ripiegare via mare. Rivelatasi però impossibile l’operazione e risultando sempre più difficili i rifornimenti di viveri e munizioni per mezzo degli aerei, mentre gli attacchi nemici si susseguono a ritmo sempre più intenso sui caposaldi superstiti di Sollum, Halfaya e Cirener, il Comando Supremo autorizza il comandante della Divisione a trattare la resa. Viene sciolta il 17 gennaio 1942 a causa di fatti bellici al passo di Halfaya sul confine lìbico-egiziano. Domenico muore in prigionia il 10 settembre 1944.

Una colonna di prigionieri italiani catturati in Libia

Carri italiani M13/40 nel deserto libico

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Marinaio Elia Luigi

Luigi nasce a Rossano il 02 gennaio 1918 ; figlio di Giuseppe e di Benedetti Mariangela. Si trasferi con i genitori in giovane eta’ a Trebisacce dove frequento’ le scuole, cosi come gli ambienti giovanili

All’età di 20 anni riceve la chiamata dalla Regia Marina Militare, Compartimento Marittimo di Taranto. Imbarcato sul cacciatorpediniere “Bombardiere” , classe : Soldati II Serie

Una volta operativo il Bombardiere fu destinato alle missioni di scorta sulle rotte del Mediterraneo orientale e poi su quelle per la Tunisia, svolgendo un servizio piuttosto breve. Per tutto il periodo in cui l’unità fu operativa – dal luglio 1942 all’affondamento – ne fu comandante il capitano di fregata Giuseppe Moschini.

Il 18 novembre 1942 scortò a Biserta, insieme al gemello Legionario ed alla moderna torpediniera Groppo, i trasporti truppe Puccini e Viminale: il convoglio giunse indenne a destinazione nonostante attacchi da parte di sommergibili inglesi al largo di Capo San Vito.

Tornando in Italia l’unità scortò da Biserta a Napoli le grandi e moderne motonavi Monginevro e Sestriere insieme ai gemelli Legionario e Velite, ma alle 15.04 del 21 novembre, circa 18 miglia a sudovest di Ischia, il Velite fu centrato ed immobilizzato da un siluro: il Bombardiere prese a rimorchio la nave danneggiata, trainandola a Napoli.

Il 17 gennaio 1943 salpò da Biserta per scortare a Palermo, insieme al Legionario, la motonave Mario Roselli. Alle 17.30, poco dopo il tramonto, quando ormai la Sicilia era già in vista, fu avvistata la scia di un siluro, lanciato dal sommergibile britannico United: il Bombardiere cercò di virare a dritta per evitare l’arma, ma fu centrato all’altezza della plancia: l’esplosione distrusse la plancia, gettandone in mare una parte, e fece scoppiare le caldaie, spezzando in due la nave.

Il troncone di poppa affondò quasi subito, alle 17.25, in posizione 38°15’ N e 11°43’ E (24-26 miglia a nordovest 256


di Marettimo), la prua s’inabissò qualche minuto dopo. Il comandante Moschini liberò il timoniere intrappolato nei rottami e lo gettò in acqua, prima di scomparire con la nave: alla sua memoria fu conferita la Medaglia d’oro al valor militare.

Il Legionario, senza fermarsi, si limitò a gettare ai superstiti del cacciatorpediniere gli zatterini di salvataggio che aveva a bordo. Tra coloro che morirono prima dell’arrivo dei soccorsi vi fu il direttore di macchina, capitano del Genio Navale Eugenio Amatruda, che, ferito gravemente, era salito su di uno zatterino dopo essersi prodigato per il salvataggio dei suoi uomini (ricevette la Medaglia d’argento al valor militare alla memoria).

Altre unità inviate in soccorso da Palermo trassero in salvo 49 uomini del Bombardiere, in buona parte feriti od in stato di ipotermia. Scomparvero in mare il comandante Moschini, 7 ufficiali e 167 tra sottufficiali e marinai. Silurato ed affondato dal sommergibile HMS United - Sommergibile - Classe U - Gran Bretagna ( P 44 ) il 17 gennaio 1943 Isole Egadi. Elia non figura tra i 49 superstiti raccolti da i mezzi di soccorso.

Cacciatorpediniere “Bombardiere”.

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Sommergibile HMS United (P44).

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Isole Egadi

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Marinaio Giorgio Antonio

Antonio nasce a Trebisacce il 5 marzo 1908 ; figlio di Vincenzo e di Brunetti Maria ; coniugato con Catera Concetta da cui ebbe due figli Vincenzo e Maria Immacolata. All’età di 18 anni riceve la chiamata nella Regia Marina Italiana; Imbarcato sul cacciatorpediniere “Zeffiro” Nel 1929 lo Zeffiro costituiva, insieme ai gemelli Espero, Ostro e Borea, la I Squadriglia della 1a Flottiglia della I Divisione Siluranti, inquadrata nella 1a Squadra navale, con base a La Spezia. Dal 1929 al 1932 la nave prese parte a crociere in Mediterraneo. Nel 1931 lo Zeffiro, unitamente ai gemelli Nembo, Euro ed Espero ed all’esploratore Ancona, nonché a due flottiglie di cacciatorpediniere (composte rispettivamente da un esploratore e sei cacciatorpediniere e da un esploratore e quattro cacciatorpediniere), formava la II Divisione della 1a Squadra. Nel 1932 lo Zeffiro fu accidentalmente colpito da un siluro difettoso, lanciato dal gemello Aquilone. Nel corso dei primi anni Trenta il cacciatorpediniere subì alcune modifiche, quali il potenziamento dell’armamento contraereo con l’imbarco di una mitragliera binata da 13,2/76 mm, il miglioramento delle sistemazioni di bordo e l’installazione di una centrale di tiro tipo «Galileo-Bergamini», sperimentata con successo sulle unità gemelle della I Squadriglia. Nel 1934 l’unità, insieme ad Espero, Ostro e Borea, formava la IV Squadriglia Cacciatorpediniere, assegnata, insieme alla VIII (composta dalle altre quattro unità della classe Turbine), alla II Divisione navale (incrociatori pesanti Fiume e Gorizia). Il cacciatorpediniere prese parte alla guerra di Spagna, agendo a contrasto del contrabbando di rifornimenti destinati alle truppe spagnole repubblicane. Nella primavera 1939 lo Zeffiro partecipò alle operazioni per l’occupazione dell’Albania. Alla data dell’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale l’unità faceva parte della II Squadriglia Cacciatorpediniere con base a Taranto, insieme ai gemelli Espero, Ostro e Borea. Nella serata del 27 giugno 1940, alle 22.45, lo Zeffiro partì da Taranto per la sua prima missione di guerra, ovvero il trasporto a Bengasi (secondo altre fonti a Tobruk, od a Tripoli), unitamente all’Espero (caposquadriglia) ed all’Ostro, di due batterie contraeree (od anticarro) della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale per un totale di 10 bocche da fuoco, 120 tonnellate di munizioni ed i relativi serventi, 162 camicie nere. 260


Intorno a mezzogiorno del 28 giugno le tre unità della II Squadriglia, che procedevano in linea di fila (Espero in testa, Zeffiro al centro ed Ostro in coda) furono avvistate una cinquantina di miglia ad ovest di Zante da due ricognitori Short Sunderland: ad intercettare il convoglio venne inviato il 7th Cruiser Squadron della Royal Navy, costituito dagli incrociatori leggeri Sydney, australiano, ed Orion, Liverpool, Neptune e Gloucester, britannici, che avvistarono la formazione italiana intorno alle 18 (od alle 18.30) a sud di Malta ed un centinaio di miglia a nord di Tobruk, nonché 75 miglia ad ovest/sudovest da Capo Matapan. Alle 18.59 gli incrociatori britannici, non ancora notati dalle unità italiane, aprirono il fuoco da distanza compresa tra i 16.000 ed i 18.000 metri. Nelle prime fasi dello scontro lo Zeffiro venne colpito e mancò la corrente ai montacarichi, che furono sostituti con un passamano dalle camice nere, che trasportarono le munizioni dal deposito ai pezzi, alternandosi nei punti di maggior pericolo ogni dieci minuti: l’operazione fu diretta dal centurione Federico Vespasiani, poi decorato con Medaglia d’argento al valor militare. La velocità superiore che in teoria i tre cacciatorpediniere italiani avrebbero dovuto avere era annullata dall’appesantimento rappresentato dal carico imbarcato. Il capitano di vascello Baroni, caposquadriglia, prese dunque la decisione di sacrificare la propria nave, l’Espero, nel tentativo di trattenere gli incrociatori inglesi, ordinando al contempo ad Ostro e Zeffiro di dirigere per Bengasi alla massima velocità, disimpegnandosi verso sudovest mentre l’Espero li avrebbe coperti con cortine fumogene: entrambi i cacciatorpediniere scamparono così alla distruzione e giunsero in porto indenni il giorno seguente, mentre l’Espero fu affondato dopo un impari combattimento. Dopo aver raggiunto Bengasi, lo Zeffiro e l’Ostro proseguirono alla volta di Tobruk, dove giunsero il 1º luglio, ormeggiandosi quindi in radar. I due cacciatorpediniere avrebbero dovuto rinforzare i quattro gemelli della I Squadriglia (Euro, Turbine, Nembo, Aquilone) nelle operazioni di bombardamento delle installazioni militari britanniche nei pressi di Sollum, intese ad indebolire le difese britanniche in tale zona prima dell’offensiva italiana che si sarebbe dovuta tenere di lì a poco.

Nella mattinata del 4 luglio un ricognitore Sunderland sorvolò il porto di Tobruk, fotografando le navi all’ormeggio: l’ammiraglio Andrew Browne Cunningham,comandante della Mediterranean Fleet, ordinò un attacco aerosilurante sul sorgitore libico, con obiettivo prioritario i cacciatorpediniere (e secondario i mercantili), per il giorno seguenti. Il 5 luglio 1940 lo Zeffiro si trovava ormeggiato pressoché al centro della rada di Tobruk, affiancato al piroscafo Sabbia (che era stato temporaneamente trasformato in nave caserma per gli equipaggi dei cacciatorpediniere dislocati a Tobruk, tra cui quello dello Zeffiro). Alle 20.06 venne suonato l’allarme aereo: la base stava venendo attaccata da nove aerosiluranti Farey Swordfish dell’813° Squadron della Fleet Air Arm. Lo Zeffiro fu il bersaglio del primo aereo attaccante, pilotato dal capo formazione, capitano di corvetta Nicholas Kennedy: il velivolo, portatosi alla quota di 30 metri, passò tra l’incrociatore corazzato San Giorgio ed i mercantili all’ormeggio per avvicinarsi al bersaglio, e sganciò il proprio siluro alle 20.20 (per altre fonti alle 20.35), dalla distanza di appena 400 metri, e da meno di venti metri dalla superficie del mare. L’arma colpì lo Zeffiro a prua, sul lato dritto, in corrispondenza del deposito munizioni prodiero (sito tra la plancia ed il complesso prodiero da 120/45 mm), che deflagrò spezzando la nave in chiglia e provocando così il distacco della prua, che affondò immediatamente. Appruatosi, il resto dello Zeffiro affondò in breve tempo su bassi fondali, lasciando affiorare solo le estreme parti superiori dei due fumaioli, gli alberi ed una piccola parte della sovrastruttura prodiere. In seguito la nave fu giudicata troppo danneggiata per poter essere recuperati. Nel corso dello stesso attacco aereo venne affondato anche 261


il piroscafo Manzoni, mentre subirono gravi danni il cacciatorpediniere Euro ed i piroscafi Liguria e Serenitas. Tra l’equipaggio dello Zeffiro si ebbero a lamentare 21 vittime (10 morti accertati ed 11 dispersi) e 20 feriti (14 gravi e 6 lievi). L’unità fu probabilmente una delle prime navi da guerra (se non la prima) ad essere affondate da aerosiluranti. Continua dal 1940 come marinaio scelto in servizio su navigli minori , Nel 1943 fu ricoverato per ferite d’armi da fuoco nell’ ospedale di Nocera, bombardato dagli inglesi nello stesso periodo, e da lì non si ebbero più notizie. Il tribunale di Castrovillari dichiara la morte presunta di Giorgio Antonio in data 26 settembre 1943, sentenza consegnata alla moglie Concetta.

Cacciatorpediniere “Zeffiro”.

Lo Zeffiro in navigazione.

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Il relitto del cacciatorpediniere fotografato la mattina del 6 luglio 1940. Sullo sfondo, a destra, sono visibili il relitto affiorante del piroscafo Manzoni e l’incrociatore corazzato San Giorgio.

Un’altra immagine del relitto dello Zeffiro, visto verso poppa.

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Soldato Lizzano Domenico Domenico nasce a Trebisacce il 15 settembre 1922 ; figlio di Giovanni e Golia Angela , coniugato con Chiaro Carmelina Cresce e trascorre la sua adolescenza a Trebisacce ; All’età di 20 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano , viene arruolato come soldato semplice nella :

156° Divisione Vicenza

Composta dal 277° e 278° RGT Fanteria , 156° RGT Artiglieria , Brigata Vicenza. Trae origini dalla Brigata “Vicenza” costituita nel luglio 1917 che ha alle sue dipendenze organiche il 277°, 278° e 279° Rgt. Fanteria e sciolta nel febbraio 1919. Anno 1942

La Divisione Vicenza viene costituita il 10 marzo a Brescia (156a) e assume alle dipendenze il 277° e il 278°Rgt. di Fanteria a cui si affianca in seguito il 156° Rgt. Artiglieria. La Divisione Vicenza, inviata al fronte russo,completa l’adunata dei reparti dipendenti a Rykowo-Gorlovka il 14 luglio e viene subito destinata a protezione delle retrovie dell’8a Armata. Nei mesi di settembre, ottobre e novembre segue l’avanzata delle unità di prima schiera verso il Don fino alla zona di Rossosch, operando in attività antipartigiana. Il 16 dicembre, a causa della delicata situazione verificatasi sul fronte dell’Armata, la Vicenza si sposta nel settore del C. d’A. Alpino, a sud di Pavvlowsk, tra le Divisioni Tridentina e Cuneense. Anno 1943

Il fronte difeso della Divisione Vicenza, durante l’attacco russo nel settore del II C. d’A. dislocato più a sud, viene impegnato solo con azioni locali. La Divisione viene impegnata nella seconda battaglia del Don e il 18 gennaio,riceve l’ordine di arretrare a fronte di un vasto attacco sovietico nel settore. Il movimento di ripiegamento dapprima avviene su una larga fronte e contrastando l’avanzata nemica, successivamente vengono predisposte colonne mo264


venti su uno o più itinerari in relazione alle vicende dei combattimenti e alla presenza di unità corazzate nemiche agenti sul terso della divisione. Il 25 gennaio uno sbarramento russo a Nikitowka costringe le unità in ritirata a serrare le file per aprirsi combattendo un varco fra le unità nemiche. Altro forte ostacolo viene superato il 26 a Nikolajewka per poter raggiungere quattro giorni dopo la zona dei rifornimenti a Boiserie Troizkuje. Nel pomeriggio del 26 il grosso della grande unità è sopraffatto a circa 4 km ad est di Valuichi. Soltanto pochi superstiti riescono a raggiungere le linee amiche. Deceduto in Russia il 30 aprile 1943 , sepolto a “Bastianovka” Russia. (Prigioniero)

Mappa dell ritirata dal fronte Russo –

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Bastianovka (Siberia)

Soldati Italiani che partono per il fronte russo.

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Ritirata dell ARMIR dalla Russia

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Soldato Montalbano Antonio Antonio nasce a Trebisacce il 1 aprile 1911 ; figlio di figlio di Vincenzo e Maria Converti. Cresce e trascorre la sua adolescenza a Trebisacce ; All’età di 30 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano , viene arruolato come soldato semplice nella :

53° Divisione Arezzo Composta dal 225° e 226° RGT fanteria ; 53° RGT artiglieria ; Legione CC.NN. 80ª Alessandro Farnese ; Unità originarie Brigata Arezzo , XXIV Brigata di Fanteria ; Anno 1940 Già in Albania dall’inizio del secondo conflitto mondiale, la divisione si trova dislocata nello Scutarino, in zona Tarabosh, Bardhaj, Scutari. Il 10 giugno assume uno schieramento difensivo ai confini con la Jugoslavia. Il 30 ottobre dello stesso anno, subito dopo l’inizio delle ostilità contro la Grecia, elementi della divisione vengono inviati sul confine greco-albanese, nella zona di Peshkopia, a sud-est del Lago di Ocrida, a disposizione della Divisione Venezia. Il 5 novembre, incompleta, la G.U. si sposta, a tappe forzate, per fronteggiare la controffensiva greca particolarmente violenta nella zona nord del fronte, nella zona di Pogradec-Perrenjes. Il 20 novembre la divisione e organicamente completa l’organico assumendo il 23 dello stesso anno il controllo del settore Shkumbini, compreso tra Bregu i Kiaristis e Bregu i Mekalles. Da queste posizioni partecipa alla difesa della zona attaccata da forti unità greche che, nel frattempo, erano riuscite a creare pericolose infiltrazioni a sud dello schieramento della Divisione Arezzo. La lotta è ardua e feroce la divisione, dopo essersi opposta per più giorni all’avanzata nemica, per evitare di essere aggirata, il 2 dicembre ripiega prima su Gjol Lipoves e l’8 dello stesso mese sulle pendici del Monte Kosica e del Monte Djugen. l’8, continuando la pressione greca continua, sulle pendici del Monte Kosica. Nei giorni successivi la divisione, nuovamente premuta da forze considerevoli, respinge forti attacchi portati in corrispondenza della via di penetrazione di Val Dunica costeggiante le pendici ovest di Monte Kosica e più a nord, verso Valle Kalivaci. Anno 1941 Dal 2 gennaio l’attività offensiva nemica sul Kosica diventa sempre più violenta per cui le unità della divisione sono costrette a cedere alcune posizioni del costone sud-orientale del massiccio. Il 10 gennaio altri progressi vengono fatti dal nemico che riesce a spingersi più a nord su Kalivaci e lungo il costone del Beqirit e Dunices. In febbraio ancora violenti attacchi a Beqirit e sul Kosica vengono respinti. Il 20 febbraio la divisione, a causa delle forti perdite subite in oltre tre mesi di lotta, viene trasferita nelle retrovie per riordinarsi. Nel mese di marzo diventa riserva d’Armata con deficienze nei quadri. Il 28 marzo, in previsione dell’inizio delle ostilità contro la Jugoslavia, assume uno schieramento di vigilanza lungo la frontiera albanese-jugoslava, a cavallo dell’asse di penetrazione Qafa Thane-Struga, a nord-ovest del Lago di Ocrida. Il 4 aprile si sposta sulla linea di confine e il 9 dello stesso mese entra in territorio jugoslavo, con obiettivo Conca di Struga e Okrida. Queste ultime località, dopo accaniti 268


attacchi e contrattacchi, durante la giornata del 10 a Mali Vlaj e Radozda e dell’11 alla stretta di Meseviste e Valli Ceni Din, vengono occupate e oltrepassate. La linea di attestamento viene spostata a Vramiste-Trebeniste a nord-est di Ocrida. Il 17 aprile la divisione lascia il territorio jugoslavo e rientra in Albania per partecipare dalle posizioni del Korciano all’offensiva finale contro la Grecia. Ultimate le operazioni di guerra la Divisione Arezzo viene impiegata in azioni di rastrellamento e di vigilanza nella zona di Sarantaporos e Belica a cavaliere del confine greco-albanese

Regione Albanese di Korca Anno 1942/43 La divisione per tutto il 1942 e fino all’8 settembre 1943, data in cui viene sciolta in conseguenza dei fatti che determinarono l’armistizio, svolge attività di vigilanza nella zona di Korça verso i confini con la Grecia. La Arezzo fu la Divisione italiana su cui vennero esercitate le più ricattatorie minacce perché collaborasse con i nazisti e la neonata Repubblica Sociale di Mussolini. Ma la stragrande maggioranza dei suoi soldati e ufficiali si oppose a qualsiasi collaborazione. I combattimenti che i militari italiani ingaggiarono contro i tedeschi e le bande albanesi loro alleate si conclusero in eccidi. Nella notte tra il 17 e il 18 settembre 1943 presso Santomas 4 ufficiali e 21 soldati, che avevano risposto “no” alla capitolazione pur essendo minacciati dalle mitragliatrici puntate su di loro dai carri armati, vennero uccisi senza processo. A questa prima esecuzione sommaria altre ne seguirono nella zona nei confronti dei soldati che si opponevano alle richieste di resa da parte dei tedeschi. Deceduto in Albania nel settembre 1943. (Disperso )

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Artigliere Pitrelli Vincenzo Vincenzo nasce a Trebisacce il 18 giugno 1924 ; figlio di Antonio e Bilotta Cosimina Cresce e trascorre la sua adolescenza a Trebisacce ; All’età di 18 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano , viene arruolato come soldato semplice nella :

44° Divisione Cremona Composta dal 21° , 22° e 321° RGT Fanteria Cremona , 7° RGT Artiglieria Curtatone e Montanara Legione CC.NN. 90° Pisa , Unità originarie brigate di fanteria Cremona, XX Brigata di Fanteria, 20° Divisione di Fanteria Curtatone e Montanara. Trae origini dalla Brigata di Fanteria Cremona costituita nel 1859. In esecuzione della legge 11 marzo 1926 sull’ordinamento dell’Esercito che prevede la costituzione delle brigate su tre Reggimenti, inquadra oltre al 21° e 22° Reggimento anche l’88° Reggimento “Friuli” e si trasforma in XX Brigata di Fanteria di linea. Nel 1926 la Brigata, unitamente al 7° Reggimento Artiglieria entrano a far parte della 28a Divisione Militare Territoriale di Livorno. Nel 1934, tale unità prende il nome di 20a Divisione di Fanteria «Curtatone e Montanara». Nel 1939, con il 21°, il 22° Reggimento di Fanteria e il 7° Reggimento di Artiglieria prende il nome di Divisione di Fanteria “Cremona”. Successivamente viene aggregata la 90a Legione CC.NN. d›assalto. Questi reggimenti, eccetto gli elementi della 90a Leg. CC.NN., vengono conservati fino al 1944 per prendere parte alla guerra di Liberazione operando inizialmente in Sardegna, poi in territorio metropolitano nella zona compresa fra Ravenna e Mestre. Anno 1940 Il 10 giugno, la Divisione è inquadrata nel XV Corpo d’Armata e dislocata in seconda schiera nei pressi di Ventimiglia e non prende parte attiva alle operazioni. Nel mese di marzo, la Divisione riceve ordine di trasferimento in Sardegna destinata alla difesa mobile dell’isola. Anno 1942 In seguito allo sbarco alleato in Algeria e Tunisia, nel mese di novembre la Divisione inizia il movimento di trasferimento in Corsica, alle dipendenze del VII C.d’A. con compiti di presidio e difesa del territorio. Anno 1943 Dal 9 settembre al 4 ottobre concorre alle operazioni per la liberazione della Corsica dai tedeschi ed i suoi reparti combattono a Zonza, nella stretta di S. Polo, a Quenza, Levie, Ponte Sorbolo e in Val di Golo. Successivamente, viene nuovamente trasferita in Sardegna.

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Deceduto in Italia l’8 settembre 1943. (Disperso)

Divisione”Cremona” in Val Padana ( da notare le divise Italiane e gli elmetti Inglesi)

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Soldato Savella Liberato Liberato nasce a Trebisacce il 20 dicembre 1921, figlio di Antonio ( ferroviere ) e Anna Maria Calvitti. Cresce a trascorre la sua adolescenza a Trebisacce ; All’età di 20 anni riceve la chiamata alle armi dal Regio Esercito Italiano , viene arruolato come geniere nella 205° Compagnia Genio Operazioni Ferroviarie . Di istanza a Bengasi faceva parte della riserva dell’Armata Corazzata Italo Tedesca – ACI ; Settore Italiano “Giarub – Siva” ; Deceduto a Bengasi – Libia il 13 ottobre 1942 ; Sepolto a Bari – Sacrario Militare “Oltremare”.

Avanzata delle forze Italo – Tedesche in nord Africa.

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Mezzo Tedesco motorizzato “Campagna Nord Africa.”

Carri armati italiani della divisione “Ariete”nel deserto

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Reduci

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Reduci di Guerra 1915 - 1918:

Tenente della Milizia Territoriale Scillone Ettore; nato a Trebisacce. 140°RGT Fanteria , Medaglia di Bronzo VM ( 1916) , Medaglia di Bronzo VM ( 1917) . Tenente Lo Giudice Antonio; figlio di Domenico , nato a Trebisacce il 19 gennaio 1896, studente, celibe n° matricola 5313 morto a Trebisacce il 16 settembre 1957 (documento distrutto). Sergente Partepilo Luigi; figlio di Vincenzo e di Lo Giudice Raffaela , nato a Trebisacce il 30 dicembre 1885 , coniugato con Falabella Luisa, negoziante. Soldato di 1° Categoria, appartenete al 49° RGT Fanteria “Parma” (Rientrato) Soldato Amerise Nicola; figlio di Giuseppe e Bentivenga Caterina , nato a Trebisacce il 23 agosto 1888 . Appartenente al 219° RGT Fanteria “Sele” n° matricola 2949 morto a Trebisacce il14 novembre 1954 (Rientrato) Soldato Oliveto Leonardo; figlio di Giuseppe e di Bentivenga Concetta , nato il 10 settembre 1889 , coniugato con Bentivenga Antonia da cui ebbe due figli Concetta e Giuseppe. Soldato di 2° categoria appartenente al 23° RGT Fanteria “Como”. Fatto prigioniero di guerra nel fatto d’armi di guerra di Caporetto il 10 novembre 1917. Rientrato dalla prigionia il 12 gennaio 1919. Campagne di guerra : 1915 , 1916 , 1917. Autorizzato a fregiarsi della Medaglia Istituita Ricordo della Guerra 1915 – 1918. Autorizzato a fregiarsi della Medaglia Interalleata della Vittoria. (Rientrato) Morto a Trebisacce il 22 marzo 1963. Soldato Costabile Raffaele; figlio di Michele e Caterina Melfa nato a Montalto il 26 novembre 1896 , residente a Trebisacce , calzolaio. Appartenete al 217° RGT Fanteria “Volturno”. Prigioniero di guerra nel fatto d’armi di Sogli di Campiglia il 29 maggio 1916. Rimpatriato dalla prigionia per l’armistizio il 10 novembre 1918. Campagna di guerra : 1916 Autorizzato a fregiarsi della Medaglia a Ricordo dell’Unità d’Italia. Autorizzato a fregiarsi della Medaglia Interalleata della Vittoria. Autorizzato a fregiarsi della Medaglia Commemorativa Nazionale della Guerra 1915 – 1918. (Rientrato) Soldato Micelli Leonardo; Cavaliere dell ‘ Ordine di Vittorio Veneto (1968) figlio di Vincenzo e di Odoguardi Mariangela nato a Trebisacce , coniugato con Odoguardi Angela da cui ebbe due figli Vincenzo e Mariangela, contadino. Soldato 1° categoria appartenente all’81° RGT Fanteria”Torino” , partito per la Tripolitania e Cirenaica il 9 ottobre 1911. Rientrato in Italia e sbarcato a Napoli il 17 gennaio 1912. Appartenente al 19° RGT Fanteria , 19° Bis Compagnia Mitraglieri di nuova formazione. Prigioniero di guerra nel 29 ottobre 1917. Rientrato dalla prigionia 4 novembre 1918. Compagnia di guerra Italo – Turca 1911 – 1912. Compagnia di guerra : 1915, 1916, 1917 Autorizzato a fregiarsi della Medaglia Interalleata della Vittoria, della medaglia commemorativa della guerra Italo Turca e della medaglie commemorativa per tre anni di campagna 1915-1918. (Rientrato) Soldato Falabella Luigi; figlio di Ferdinando e di Amato Elisabetta nato a Trebisacce il 2 gennaio 1895. Soldato 1° categoria appartenente all’8 RGT Bersaglieri. Fatto prigioniero di guerra nel fatto d’armi nella stretta di “Longarone”. Rientrato dalla prigionia il 20 dicembre 1918. Campagne di guerra : 1915, 1916, 1917 Autorizzato a fregiarsi della Medaglia Interalleata della Vittoria. Autorizzato a fregiarsi della Medaglia a Rientro dell’Unità d’Italia. Autorizzato a fregiarsi della Medaglia Commemorativa Ufficiale della Guerra 1915 – 1918. (Rientrato) Soldato Marino Giuseppe; figlio di Francesco e Corvino Carmela nato a Trebisacce il 23 luglio 1894 appartenente al 20° Reparto D’Assalto , 11° Corpo d’Armata , (55° RGT Fanteria “Marche”) Prigioniero di guerra il 31 ottobre 1917 Rimpatriato dalla prigionia per l’armistizio il 4 novembre 1918. Campagna di guerra : 1915, 1916, 1917 Autorizzato a fregiarsi della Medaglia Istituita a Ricordo della Guerra 1915 – 1918. Autorizzato a fregiarsi della Medaglia Interalleata della Vittoria. (Rientrato) 275


Soldato Ippolito Rocco; figlio di Gaetano e Francesca De Marco nato a Trebisacce l’11 settembre 1893 appartenente al 51° RGT Fanteria “Alpi” (Trombettiere) Prigioniero di guerra il 15 luglio 1918. Rientrato dalla prigionia il 19 novembre 1918. Autorizzato a fregiarsi della Medaglia Istituita a Ricordo della Guerra 1915 – 1918. Autorizzato a fregiarsi della Medaglia Interalleata della Vittoria. (Rientrato) Morto a Trebisacce il 23 novembre 1968. Soldato De Marco Domenico; figlio di Antonio e di Mazzei Caterina nato a Trebisacce il 19 gennaio 1880. Soldato 3° categoria appartenente al 506° Centuria 3° Corpo d’Armata morto a Trebisacce il 19 giugno 1956 Soldato Aloja Nicola; figlio di Leonardo e di De Marco Felicia, nato a Trebisacce il 29 dicembre 1895, fabbro celibe, morto a Trebisacce il 25 settembre 1969. Soldato Amerise Francescantonio; figlio di Natale, nato a Trebisacce il 28 ottobre 1894, pescatore celibe, morto a Trebisacce il 17 luglio 1975. Soldato Amerise Nicola; figlio di Agostino e di Marino Rosa, nato a Trebisacce il 6 marzo 1893, contadino, celibe. Soldato di 2° categoria, appartenente al 243° RGT Fanteria “Cosenza” .Fatto prigioniero nel fatto d’armi di guerra Motta di Livenza. (Emigrato). Soldato Setta Gaetano; figlio di Vincenzo , nato a Trebisacce il 24 novembre 1891, coniugato con Amerise Rosa da cui ebbe un figlio nato il 26 aprile 1912 di nome Vincenzo, contadino. Soldato di 2° categoria. Soldato Fasolino Remo; figlio di Crescente nato a Renzo Avellino il 28 agosto 1891, residente a Trebisacce coniugato muratore , una figlia di nome Rosina. Soldato di 1° categoria granatiere. Soldato Amerise Giuseppe; figlio di Francesco e di Falabella Luisa, nato a Trebisacce il 13 ottobre 1897, ferraio, celibe. Soldato Falabella Pasquale; figlio di Paolo , nato a Trebisacce il 3 gennaio 1894, celibe. Soldato del 5° RGT Fanteria “Aosta”. Soldato Filomeno Antonio; figlio di Benigno e di Madalena nato a Trebisacce il 15 novembre 1893, coniugato, falegname. Soldato di 3° categoria. Soldato Lategana Biagio; figlio di Domenico nato a Trebisacce il 3 aprile 1892, pastore, celibe Soldato di 1° categoria. Soldato Lategana Giuseppe; figlio di Paolo nato a Trebisacce il 26 agosto 1888, ferroviere, coniugato con Giordanelli Benedetta da cui ebbe 2 figli Carmela nata il 19 maggio 1912, Paolo nato il 13 gennaio 1915. Soldato di 2° categoria appartenente al 42° RGT Fanteria “Modena”. Soldato Gatto Francesco; nato a Massafra, residente a Trebisacce coniugato con Giuliano Michelina da cui ebbe 3 figli Maria 1909, Emma 1910, Paolo 1902. Soldato di 2° categoria appartenente al 139° RGT Fanteria “ Bari”. Soldato Mastrota Giorgio; figlio di Leonardo nato a Trebisacce il 5 marzo 1893, coniugato con Filomena, un figlio Leonardo nato il 5 dicembre 1914, contadino. Soldato di 2° categoria. Soldato Oliveto Leonardo; figlio di Antonio e di Torsitano Francesco, nato a Trebisacce l’11 ottobre 1892, celibe. Soldato di 3° categoria appartenente al 276 RGT Fanteria “Belluno”. Soldato Oliveto Natale; figlio di Antonio e Torsitano Francesca nato a Trebisacce il 3 gennaio 1896, celibe. Soldato di 1°categoria. 276


Soldato Tarsitano Giovanni; figlio di Francesco e di Petrone Rosa, nato a Trebisacce il 22 luglio 1895,coniugato con Bentivenga Rosa da cui ebbe un figlio Francesco di anni 2. Soldato di 1° categoria appartenente al 9° RGT Bersaglieri. Medaglia d iBronzo VM (1916) Soldato Tarsitano Paolo; figlio di Francesco e di Petrone Rosa nato a Trebisacce il 27 marzo 1898, pastore, celibe. Soldato di 1° categoria. Marinaio D’Agostino Francesco; Nasce a Trebisacce il 06 ottobre , 1898 ; figlio di Giovanni e Ciacci Angela. All’età di 18 anni riceve la chiamata dal Regia Marina Italiana dalla capitaneria di porto di Taranto. Morto a Trebisacce per malattia il 05 aprile 1919. Soldato Lizzano Giovanni ; Nato il 27 Aprile 1881 a Trebisacce , figlio di Leonardo e De Marco Concetta, coniugato con De Paola Teresa. Appartenente al 139° RGT Fanteria , Croce di Guerra al VM ( Monte Asolone 1918). Morto a Trebisacce il 30 gennaio 1968.

Reduci di Guerra 1939 - 1945 :

Tenente Romanelli Giuseppe Pasquale; Nasce a Trebisacce il 28 gennaio ; 1911 ; figlio di Salvatore e Ferraro Anna ; coniugato con Andriani Giuseppina. Nel 1935 viene chiamato nel Regio Esercito Italiano con il grado di Sottotenente. Di istanza a Gibuti , nell’Africa Orientale, posta all’estremità meridionale del Mar Rosso, presso lo stretto di Bab el-Mandeb situata nel Corno d’Africa. Partecipa alla guerra di Eritrea , dopo due anni viene rimpatriato e per meriti di guerra riceve il grado di Tenente. Nel giugno del 1941 parte per la Campagna di Russia con l’82: RGT Fanteria, Divisione Torino: Viene arruolato nella 52° Divisone Torino ; composta da 81°e 82° RGT Fanteria Piemonte ; 82° RGT Artiglieria Torino ; Brigata Torino ,, Divisione di Fanteria Torino dislocata nella zona del Gorizia. Viene congedato con il grado di Capitano morto a Trebisacce il 16 novembre 1993. Maresciallo Lizzano Giuseppe; Nasce ad Albidona il 16 marzo 1915, Sposato a Trebisacce con Concetta Lategano . Apartenente all’11° Reggimento Granatieri di Savoia di istanza a Cheren; Eritrea 1941, Africa Orientale dal 24 gennaio al 4 aprile 1941. Dal 5 aprile 1941 al 16 marzo 1946 vene fatto priogioniero e mandato in diversi campi di lavoro forzato : Sudan – primi due mesi , Sud Africa – 3 anni e mezzo , Inghilterra – settembre 1944 – marzo 1946 , rimpatriato il 16 marzo 1946. Sergente Maggiore Chiaromonte Giuseppe ; Nasce a Rocca Imperiale nel 1914 , figlio di Nicola e Pellitta Maria Carmela. Appartenente al 5° cp. Genio Sezione Telegrafisti di istanza in Africa Orientale nel 1935 , catturato dagli Inglesi e deportato nei campi di prigionia in Kenia e successivamente a Liverpool, (Ipswich). Rientrato in Italia dopo la guerra al corpo di appartenenza a Livorno nel 1946 , gravemente ammalato muore lo stesso anno di broncopolmonite. Sottocapo Campanella Antonio ; Nato a Trebisacce il 09 gennaio 1919. Nel 1940 viene imbarcato nel Incrociatore leggero Muzio Attendolo . Diploma d’Onore Per la Libertà d’Italia, Ottimo Servitore dello Stato. Cavaliere D’Onore della Repubblica Italiana. Decorato al Merito di Guerra con Croce di Bronzo. Medaglia di Lunga Navigazione. Dopo il suo pensionamento si dedicò alla sezione di Trebisacce Marinai Italiani A.N.M.I. ; dove ricoprì il ruolo di Vice Presidente. Morto a Trebisacce il 20 novembre 2007

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Caporale Carrozo Leonardo nasce a Sava ( Taranto) il 10 Ottobre 1915, coniugato con Maria Domenica. Appartenente alla 33° Compagnia Cannoni “Aqui”. Morto a Trebisacce il 5 Novembre 1998. Medaglia di Bronzo al VM ( 1941) Vranista - Fronte Greco. Marinaio Scelto Ciacci Francesco; Nasce a Trebisacce, imbarcato sul cacciatorpediniere “Nullo” della Squadriglia del Mar Rosso, affondato il 21 ottobre 1940.: “..Siamo stati inseguiti da un convoglio inglese per l’intera nottata, il nostro cacciatorpediniere, per avaria alla bussola, è andato in secca. Purtroppo, in queste condizioni, la nostra infelice posizione, non permetteva di difenderci dagli attacchi nemici. La potenza delle bocche di fuoco del Nullo non aveva sufficiente gittata per colpire le navi nemiche più potenti e meglio organizzate. Alle ore undici, la nostra nave è stata colpita proprio nel centro del fumaiolo squarciandolo. In poco tempo la nave si è spaccata in due, colando a picco. I pochi marinai superstiti ( circa una sessantina su 240 periti nel corso degli assalti inglesi), riuscirono a mettersi in salvo raggiungendo la riva mentre due aerei inglesi continuavano violentemente a mitragliarci dal cielo. Riuscii a mettermi in salvo e ho fatto di tutto per salvare altri commilitoni, tra cui un certo Introcaso, nativo di Montegiordano, che aveva difficoltà a nuotare….” Soldato Chiaromonte Francesco; Nasce a Rocca Imperiale il 10 giugno 1920 ; figlio di Nicola e Pellitta Maria Carmela. Viene arruolato come Artigliere nella 61° Divisone Sirte ; composta da 69° e 70° RGT Fanteria Ancona ; 43° RGT Artiglieria Sirte ; Brigata Ancona , XIX Brigata di Fanteria , dislocata nella zona di Tobruk. Nel 1940 inizia il servizio militare di stanza a Homs ( Libia ) ; Catturato dagli Inglesi in Africa Settentrionale ( Libia ), venne condotto a Liverpool per poi essere trasferito nei campi di lavoro inglesi del Sud Africa. . A Liverpool si incontro’ casualmente con il fratello Giuseppe , fatto prigioniero a Massawa in Abissinia, da li del fratello si perserò le tracce e non si rividero più. Una volta trasferito nel campo di concentramento “Zonderwater” incontra altri Trebisaccesi tra cui Giuseppe Romano e Filippo Castrovillari. Francesco fu catturato nel gennaio del 1941 venne detenuto per 5 i anni, liberato dopo la liberazione dell’Italia il 5 maggio 1946. Marinaio Malatacca Domenico; Nasce a Trebisacce il 18 febbraio 1922 ; figlio di Gaetano e Adduci Rosina . All’età di 18 anni riceve la chiamata dalla Regia Marina Italiana dalla capitaneria di porto di Taranto.Di stanza a Igea, viene catturato dai soldati tedeschi e viene deportato in un campo di concentramento nazista. Scappo’ dal campo di concentramento dov’era detenuto, e collaboro’ con i gruppi partigiani per la liberazione dell’Italia. Ha partecipato alle campagne di Jugoslavia, Grecia e Turchia Morto di malattia il 16 ottobre 1947, all’ospedale di Firenze, sepolto nel cimitero di “Trespiano”, Firenze. Soldato Grotta Michele; Nasce a Trebisacce il 31 maggio 1915, figlio di Francesco ( contadino ) e Vita Maria , coniugato con Giulia Guerriero. Deceduto in Italia il 16 marzo 1946 , sepolto a Bari – Sacrario Militare Caduti “Oltremare”. Marinaio Malatacca Domenico; Nasce a Trebisacce il 22 aprile 1923 ; figlio di Giulio e di Gatto Maddalena. All’età di 19 anni viene chiamato nella Regia Marina Militare diventando un Marò Idrofonista. Arruolato per la ferma di mesi 28 dal Consiglio di Leva Marittimo di Taranto il 23 febbraio 1942. Prestò servizio a Maridistarsen – Borghetto Varo (La Spezia) l’8 settembre 1943. Dall’ intervista con Domenico . …”Mi trovavo distaccato nel Distaccamento della Marina Militare della base di La Spezia , del Comune di Borghetto Vara, per lavori dell’Ispettorato Telegrafonico M.M. di Genova per costruzione nuova linea telegrafica e telefonica al comando dell’ingegnere Angelo Ciaramella , per eventualità in caso di bombardamento aereo fossero interrotte le linee esistenti , il servizio veniva subito collegato alla nuova linea. Il girono 8 settembre 1943, con l’armistizio i tedeschi fecero prigionieri i militari italiani. Così quel giorno venivano al distaccamento ci fecero prigionieri e tutti.

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Col camion militare ci trasportarono a Genova, ed insieme ad altri prigionieri ci caricavano sul treno merci ci portarono al Brennero. Siccome gli aerei degli alleati anno bombardato l’inbocco della galleria i treni non potevano passare ci feceroscendere dal treno e ci fecero nuovamente salire sui Camion che ci portarono a Linz al campo “Motiv” tra i confini della Germania e Austria. Il 22 settembre 1943 , io ed altri 7 prigionieri, di notte piovendo a dirotto, siamo evasi dal campo, tagliando il reticolato e tutta la notte nel bosco , siamo riusciti ad allontanarci. Al mattino eravamo molto lontani dal campo ci siamo cibati dei frutti di bosco ; attraversando la catena delle Alpi siamo rientrati in Italia , dopo 56 giorni a piedi siamo tornati a Borghetto Vara il 5 novembre 1943, abbiamo partecipato con reparti paramilitari della guerra di liberazione fino al 25 aprile 1945 territorio occupato dai tedeschi. Ritornati a La Spezia al Comitato di Liberazione , per l’aggiornamento dei documenti militari, foglio di viaggio di 12 persone siamo rientrati definitivamente a Mardepo Taranto il primo maggio 1945, dove ci siamo congedati il 30 aprile 1946, dopo la descriminazione della Commissione Militare. …” Marinaio Romano Giuseppe ; Nasce a Cordoba (Argentina) il 25 aprile 1920, figlio di Michele e Aurelio Francesca , coniugato con Nerco Emma . Chiamato alle armi dalla Regia Marina Militare imbarcato sull’incrociatore corazzato “San Giorgio”. Dal 10 giugno 1940, giorno di entrata in guerra dell’Italia nella seconda guerra mondiale, venne assegnato, con compiti di difesa aeronavale, al Comando Navale della Libia alla Base di Tobruk. …Fatto oggetto di 10 pesanti attacchi con bombe e siluri, ai quali reagì violentemente con tutte le artiglierie di bordo, abbattendo o danneggiando ben 47 velivoli nemici, venne colpito solo il 21 gennaio 1941 da tre proiettili che misero fuori uso uno dei cannoni antiaerei da 100mm. il comandante del San Giorgio, Stefano Pugliese, chiese l’autorizzazione a lasciare gli ormeggi ed affrontare le navi nemiche in mare. L’autorizzazione non fu concessa perché il comando italiano riteneva il San Giorgio perno della difesa della città ed intendeva farlo rimanere sino all’ultimo a contrastare l’8ª Armata Britannica, effettuando tiri di sbarramento contro le truppe nemiche in movimento intorno a Tobruk. All’occupazione della base da parte del nemico, per non cadere in mano nemica Pugliese predispose l’autodistruzione della nave rimanendo a bordo fino all’esplosione finale… Fatto prigioniero dai soldati Inglesi, viene trasferito nel campo di concentramento di “Zonderwater”. Giuseppe viene catturato nel gennaio del 1941 venne detenuto per 6 anni , liberato rimpatria nel 1947. Deceduto a Buenos Aires il 25 aprile 2008. Soldato Castrovillari Filippo; nato a Rocca Imperiale il 29 luglio 1910 , coniugato con Petta Rosa , morto a aTrebisacce il 7 maggio 1988. Durante la priogionia viene internato nel campo di concentramento di “Zonderwater” , incontra casualmente altri compaesani, Giuseppe Romano e Chiaromonte Francesco . Impara il mestiere di barbiere esercitandolo nel suo blocco di destinazione del campo, guadagnando poche sterline, conservandole e inviandole tutte alla moglie Rosa.

• La lista dei reduci non e’ esaustiva in quanto in nominativi della Seconda Guerra Mondiale sono ancora sotto segreto militare.

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Medagliere

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Bersagliere Lutri Santino Alfredo Medaglia d’ Oro al VM “1941”

Maresciallo Maggiore Lizzano Giuseppe Medaglia Campagna Africa Orientale Medaglia Campagna di Guerra 1940 – 43 Croce al Merito di Guerra Medaglia di Bronzo di lungo comando Distintivo Corona d’alloro tra due spade,promozione per Merito di Guerra. (E’ la Decorazione al V.M., dopo la Medaglia d’oro al V.M.) Croce di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, in data 02 giugno 1960 Croce d’Oro per anzianità di servizio

Sotto Tenente De Meo Ottavio Carlo Alberto Medaglia d’ Argento al VM “1918”

Marinaio Scelto Ciacci Francesco Croce D’Argento al VM ( 1940)

Tenente Scillone Ettore 2 Medaglie di Bronzo al VM “1916” “1917” Medaglia Interalleata della Vittoria (1918) Medaglia Commemorativa 1915 -1918

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Sergente Carlucci Pietro Medaglia di Bronzo al VM “1915”alla Memoria

Soldato Tarsitano Giovanni Medaglia di Bronzo al VM ; “1916” Medaglia Interalleata della Vittoria (1918) Medaglia Commemorativa 1915 -1918

Sergente Maggiore Altieri Pasquale Medaglia di Bronzo alVM “1941”alla Memoria

Sottocapo Campanella Antonio Diploma d’Onore Per la Libertà d’Italia, Ottimo Servitore dello Stato. Cavaliere D’Onore della Repubblica Italiana. Decorato al Merito di Guerra con Croce di Bronzo. Medaglia di Lunga Navigazione.

Marinaio Malatacca Domenico Croce Al Merito Di Guerra al Valor Militare “1944” Riconoscimento delle Campagne di Guerra 1943 – 1944 Distintivo della Guerra di Liberazione 1943 – 1945 con due stellette ;

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Soldato Lizzano Giovanni Croce di Guerra al VM (1918) Medaglia Interalleata della Vittoria (1918) Medaglia Commemorativa 1915 -1918

Soldato Petrone Egidio Croce al Merito di Guerra alla Memoria (1922)

Caporale Carrozzo Leonardo Croce di Guerra al Valor Militare ; “1941”

Tenente Romanelli Giuseppe Pasquale Croce di Guerra al Valor Militare “1942”

Soldato De Marco Pietro Medaglia Interalleata della Vittoria (1918)

Soldato Oliveto Leonardo Medaglia Interalleata della Vittoria (1918) Medaglia Commemorativa 1915 -1918

Soldato Costabile Raffaele Medaglia Interalleata della Vittoria ( 1918) Medaglia a ricordo dell’Unita’ d”Italia Medaglia Commemorativa 1915 – 1918

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Soldato Micelli Leonardo Cavaliere di Vittorio Veneto (1968) Medaglia della Guerra Italo Turca ( 1912) Medaglia Commemorativa 1915 – 1918

Soldato Falabella Luigi Medaglia Interalleata della Vittoria ( 1918) Medaglia a ricordo dell’Unita’ d”Italia Medaglia Commemorativa 1915 – 1918

Soldato Marino Giuseppe Medaglia Interalleata della Vittoria ( 1918) Medaglia Commemorativa 1915 – 1918

Soldato Ippolito Rocco Medaglia Interalleata della Vittoria ( 1918) Medaglia Commemorativa 1915 – 1918

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Bibliografia / Linkografia

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Trebisacce – Registri degli Atti dello Stato Civile. Trebisacce - Fascicoli caduti e prigionieri di guerra 1915 – 1918. Albo d’Oro del Ministero della Guerra – Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915 – 1918 Vol. IV – Calabria . Iriti Editore Reggio Calabria 2008 stampato a cura del Consiglio Regionale della Calabria. A.S.C. (Archivio Stato Cosenza) Liste di leva. A.S.C. (Archivio Stato Cosenza) Fogli matricolari. Roma Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito Roma : Riassunti Storici dei Corpi e Comandi nella Grande Guerra 1915 – 1918 (Brigate di Fanteria) Volumi : I, II, III, IV, V, VI, VII e VIII. Riassunti storici del Corpo degli Alpini nella Grande Guerra 1915 – 1918 (Reparti Alpini) Volume: III . Riassunti storici del Corpo dei Bersaglieri nella Grande Guerra 1915 – 1918 (Reparti Bersaglieri) Volumi: II. Ministero della Difesa – C.G.O.C.G.: Commissione Generale Onoranze Caduti in Guerra – Direzione Storico Statistica, Sezione Statistica – Via XX Settembre, 123/A. Roma Ufficio Storico della Marina Roma : Fascicoli riguardanti alcune imbarcazioni navali della Regia Marina Militare durante la prima guerra mondiale dove vi erano imbarcati 4 marinai nati di Trebisacce. Ufficio storico della Marina Militare, Avvenimenti in Egeo dopo l’armistizio, Roma, Fusa Editrice, 1993. Giuseppe Fioravanzo. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. IV: La Guerra nel Mediterraneo – Le azioni navali: dal 10 giugno 1940 al 31 marzo 1941. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1959. Museo Civico del Risorgimento di Bologna : Pubblicazioni : Luciano Alberghini Maltoni, Rodi 1943, su Storia Militare N° 105 Giugno 2002. Giuseppe Teatini, Diario dall’Egeo. Rodi-Lero: agosto-novembre 1943, Mursia, 1990 Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella Seconda guerra mondiale, Milano, Mondadori, 1987. Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi. Crociani, Piero (2001). Gli Albanesi nelle Forze Armate Italiane (1939-1943) De Felice, Renzo (1990). Mussolini l’Alleato: Italia in guerra 1940-1943. Torino: Rizzoli Ed Giulio Bedeschi, Centomila gavette di ghiaccio, Mursia, 1994 Cristoforo Moscioni Negri, I lunghi fucili, Il Mulino, 2005 Trebisacce: Storia – Cronaca – Cultura Giovanni Laviola Giuseppe Lizzano – Diario di Guerra e di Prigionia

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www.cmbgrguerra.altervista.org www.certosa.cineteca.it www.magicoveneto.it www.ladomenicadivicenza.it www.bonifica.sandonatodipiave.net www.cronologia.leonardo.it www.bur.regione.veneto.it www.ellebigroup.com www.vitatrentina.it www.scurelle.tn.it www.bicigrill-bigfish.it www.trathmans.blogspot.com www.freforumzone.leonardo.it www.associazionenazionalecacciatoridellealpi.it www.lombardibniculturali.it www.alta-badia.org www.vitalpina.info www.smalgheroz.it www.storialogia.it www.old.ecceterra.org www.regolespinalemaner.it www.girovagandointrentino.it www.marinofurlan.altervista.org www.flickir.com www.veramontagna.it www.archiviodelpiave.it www.grandeguerra.ccm.it

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www.testimonedeltempo.blogspot.com www.digilander.libero.it www.geolocation.ws www.altratecnica.it www.politica-internazionale.bolgspot.com www.naturaacavallo.blogspot.com www.isonzo-gruppodiricerca.it www.tropeamagazine.it www.mymilitaria.it www.panoramico.com www.isonzofront.altervista.org www.montesanmichele.altervista.org www.asso4stormo.it www.lineatempo.eu www.filibertputu.it www.corrierechieri.it www.grandeguerra.ccm.it www.vecchioscarpone.org www.leviedelcarso.blogspot.com www.blogamicalien.it www.galles.it www.grandeguerra-ragogna.it www.zenobionline.com www.14-18.it www.prohereditate.com www.picocavalieri.org www.hausser.altervista.org www.storianotizie.blog.com

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www.telemaco.unibo.it www.insomma.it www.eyeonlibya.com www.dodecaneso.org www.clanitak.altervista.org www.wikipedia.com www.divisionevicenza.com www.inilossum.com

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Ringraziamenti Il motivo che ci ha portato alla stesura di questo libro è stata la voglia di ricordare e la curiosità di conoscere le vicende che hanno coinvolto tanti giovani , soldati, chiamati alle armi , partiti per campi di battaglie lontane e non piu’ ritornati. Il loro ricordo, e in alcuni casi le loro informazioni perse nel tempo. E’ stato necessario un tempo quattro volte maggiore di quello che avevamo preventivato per la ricerca di notizie, di documenti, di cartine geografiche; senza l’aiuto di tanti amici , non saremmo stati in grado di completarlo. Seduti alle nostre scrivanie e occupati nelle ultime correzioni del libro, ci sentimmo sorpresi di essere giunti al termine di questo cammino; il merito non è esclusivamente nostro ma, anche, di tutti coloro che ci hanno circondato e che hanno collaborato con noi, ognuno a suo modo. E per noi e’ un piacere oltre che a un onore , ringraziare tutti per il sostegno, l’incoraggiamento e i consigli ricevuti. Per le notizie e i documenti utilizzati, che ci hanno permesso di tracciare le linee guida del libro, ringraziamo: Il Comune di Trebisacce , l’Archivio di Stato di Cosenza, l’Ufficio storico dello Stato Maggiore di Roma, l’Ufficio Storico della Marina Militare di Roma, il Ministero della Difesa – C.G.O.C.G.: la Commissione Generale Onoranze Caduti in Guerra – la Direzione Storico Statistica, la Sezione Statistica – Via XX Settembre, 123/A ,Sacrario Militare dei Caduti D’Oltremare di Bari ed infine il Museo Civico del Risorgimento di Bologna per le cartine geografiche e foto indispensabili per la completare la ricerca. Gli incontri personali sono stati l’anima di questo lavoro; un ringraziamento particolare va alle famiglie dei caduti: Russo, Petrone, Malatacca, Laschera, Lutri, Catera, De marco, Costanzo , Micelli, Amerise, De Vita . Un sentito ringraziamento per le notizie e i fatti raccontati va ad Antonio Gerundino , Mario Brigante e Leonardo Micelli Presidente del Rotary Club, al Sig. Francesco Chiaromonte e al Sig. Silvano Romanelli. Ad Alexandra Brunacci per le foto di Trebisacce odierna. A Filippo Castrovillari, Giulio Malatacca, Antonio Potuto , Antonio Campanella, Francesco Giorgio, Vincenzo Giorgio, Vincenzo Costanzo , Anna Carrozzo, Domenico Malatacca, Adduci Carmine, Vincenzo Cataldi Per l’aiuto e la disponibilita’ al Sindaco di Trebisacce ; Francesco Mundo, al Sig. Francesco Gatto, al Dott. Leonardo Odoguardi per aver saputo trasmettere la voglia di conoscere, all Avv. Antonio De Santis per aver tenuto aperto la sua casa ( e cantina) durante le interminabili discussioni , a “zio George” Vincenzo Romano per il supporto tecnico, all ‘ amico Massimiliano Colombo , fonte di ispirazione continua, a Antonio Pucci per il supporto di ideali. A Annie, essere unico, ineguagliabile. Una dedica all’ anonimo Trebisaccese , incontrato 35 anni fa al monumento , probabilmente morto anche lui, crediamo che con questa raccolta ..”a gent’ s’va a ricurda’”…

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Rassegna Fotografica di Trebisacce

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Centro Storico

Centro Storico visto da via dei giardini agli inizi del 1900.

Fiera di S. Leonardo 1911

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Centro Storico visto da Piazza Michele Bianchi 1927. (da notare che il “Monumento ai Caduti� non era ancora stato realizzato)

Centro Storico 1930.

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Piazza Michele Bianchi agli inizi degli anni 30.

Corteo nuziale sul “Bastione� 1937. 294


Bastione e Centro Storico visto da Piazza Gorizia nel 1949.

Demolizione della scalinata dietro l’abside della Chiesa Madre per consentire il transito delle auto 1966.

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Il “Bastione” e “Centro Storico” 2012

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Corso Vittorio Emanuele III

Corso Vittorio Emanuele III 1907.

Corso Vittorio Emanuele III 1935.

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Corso Vittorio Emanuele III 1937.

Piazza Michele Bianchi 1937.

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Corso Vittorio Emanuele III 1941.

Corso Vittorio Emanuele III 1942. 299


Corso Vittorio Emanuele III 1962.

2012 300


La Marina

Il primo impianto della Marina 1920.

Costruzione della Chiesa “Madonna della Pietà” 1920. 301


Fornace di laterizi 1920

Teatro “Gatto “ 1931 302


Panorama della Marina visto dal Bastione 1935.

Piazza Gorizia 1936 ( Piazza della Repubblica)

303


Piazza della Repubblica 2012

Via della Stazione 1939.

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Via Lutri 1952.

Via Lutri 1962.

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Via Lutri 2012

Incrocio fra Via Lutri e Duca di Genova 1956.

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Incrocio fra Via Lutri e Duca di Genova 1983.

2012

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Mare

Rione “Marina” 1922.

Paranzelle 1925.

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Panorama 1940

“Marina” 1948.

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Spiaggia 1953.

Festa S. Rocco 1959.

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Il pontile 1970 circa

Marina 2012

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Indice

Prefazione pag. 6 Foto del Monumento ai caduti (generale) pag. 7 Foto della lapide della I Guerra Mondiale pag. 8 Foto della lapide della II Guerra mondiale pag. 9 Introduzione della I Guerra Mondiale pag. 10 Cartina del Fronte Italiano della I Guerra Mondiale pg. 12 Caduti I Guerra Mondiale riportati al monumento: Sotto Tenente De Meo Ottavio pag. 13 Sergente Catera Francesco pag. 22 Sergente Carlucci Pietro pag. 28 Soldato Aino Casimiro pag. 32 Soldato Amerise Pietro pag. 36 Soldato Barletta Antonio pag. 40 Soldato Catera Antonio pag. 44 Soldato Catera Vincenzo pag. 50 Soldato Cavaliere Domenico pag. 54 Soldato Ciancia Giuseppe pag. 58 Soldato Corigliano Vincenzo pag. 62 Soldato Costanzo Giovanni pag. 66 Soldato De Marco Giuseppe pag. 70 Soldato De Marco Pietro pag. 74 Soldato De Vita Giuseppe pag. 78 Soldato Falabella Gaetano pag. 84 Soldato Falabella Biaggio pag. 88 Soldato Filograno Gaetano pag. 92 Soldato Genise Luigi pag. 98

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Soldato Giorgio Antonio pag. 102 Soldato Massafra Vincenzo pag. 106 Soldato Massafra Leonardo pag. 110 Soldato Micelli Rocco pag. 114 Soldato Petrone Egidio pag. 120 Soldato Russo Francesco pag. 128 Soldato Russo Antonio pag. 134 Marinaio Tirotta Enrico pag. 138 Introduzione II Guerra Mondiale pag. 142 Cartina Fronti Europei- Africani II Guerra Mondiale Caduti II Guerra Mondiale riportati al monumento: Bersagliere Lutri Santino Alfredo pag. 145 Sottotenente Cataldi Giuseppe pag. 150 Marinaio Parise Luigi pag. 154 Marinaio Amerise Giuseppe pag. 156 Soldato Bosurgi Antonio pag. 160 Soldato Chidichimo Vincenzo pag. 164 Soldato Gatto Giuseppino pag. 166 Soldato Lucante Salvatore pag. 168 Soldato Laschera Giuseppe pag. 174 Soldato Lizzano Gennaro pag. 180 Soldato Micelli Vincenzo pag. 182 Soldato Vuono Ernesto pag. 186

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Dispersi II Guerra Mondiale riportati al monumento : Sergente Maggiore Bassano Francesco pag. 188 Caporal Maggiore Odoguardi Vincenzo pag. 190 Marinaio Cataldi Fedele pag. 194 Marinaio Lizzano Leonardo pag. 198 Soldato Amerise Pietro pag. 202 Soldato Agostinacchio Antonio pag. 204 Soldato Bilotti Vincenzo pag. 206 Soldato Costanzo Leonardo pag. 210 Soldato De Marco Giulio pag. 214 Soldato Infantino Giuseppe pag. 218 Soldato Mastromarino Giuseppe pag. 220 Campagna d’Africa Orientale 1895 – 1896 (non riportato al monumento) Soldato Micelli Gaetano pag. 227 Campagna de Libia 1912 ( non riportato al monumento) Soldato Massafra Angelo pag. 233 Caduti I Guerra Mondiale (non riportati al monumento) Soldato De Marco Giulio pag. 237 Soldato Melingieni Pasquale pag. 240 Caduti II Guerra Mondiale (non riportati al monumento) Sergente Maggiore Bagnasco Carlo Alberto pag. 245 Sergente Maggiore Altieri Pasquale pag. 248 Giovane Fascista Basile Giuseppe pag. 252 Soldato Costanzo Domenico pag. 254 Marinaio Elia Luigi pag. 256

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Marinaio Giorgio Antonio pag. 260 Soldato Lizzano Domenico pag. 264 Soldato Montalbano Antonio pag. 268 Artigliere Pitrelli Vincenzo pag. 270 Soldato Savella Liberato pag. 272

Reduci pag. 274 Medagliere pag. 280 Bibliografia / Linkografia pag. 285 Ringraziamenti pag. 290 Rassegna fotografica di Trebisacce pag. 291

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Diritti Riservati Gli autori si riservano tutti i diritti di copyright della presente pubblicazione. Le foto pubblicate sono state reperite in siti web di pubblico accesso , mentre alcune , sono state donate e/o acquistate da associazioni e musei. La riproduzione parziale o totale del volume e’ vietata. Il volume non e’ in vendita

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Vincenzo Odoguardi: Nasce a Cosenza il 02.03.1964 , trascorre l’ adolescenza nel paese di origine della famiglia ; Trebisacce. Laureato in Architettura all’Universita’ di Reggio Calabria, continua i corsi di studio e specializzazione in Inghilterra e USA. Per breve periodo ricopre come assistente la cattedra di Urbanistica all’Universita’ di Reggio Calabria. Inizia la vita professionale come Direttore di imprese multinazionali in Europa, Africa , Asia , Nord America , Sud America e Caraibi , dove attualmente risiede. Nominato Commedatore dell Ordine della “Stella della Solidarieta’” della Repubblica Italiana nel 2009, ricopre la carica di Vice Console Italiano in Repubblica Dominicana, oltre alla Presidenza della Camera di Commercio Dominico Italiana, e di Gran Priore dell’Ordine Bizantino del Santo Sepolcro di Malta per la Repubblica Dominicana.

Marco Romano : Nasce a Cosenza l’11 ottobre 1989 ; vive a Trebisacce dove frequentò l’Istituo Tecnico Statale Commerciale, Geometri Programmatori, Turismo “Gaetano Filangeri” , Conseguito il diploma si trasferisce a Bologna iscrivendosi al corso di studio “ Scienze Politiche e delle Organizzazioni “ della facoltà di Scienze Politiche. Frequenta Corsi di Perfezionamento all’estero presso la CCDI di Santo Domingo

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