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Le nuove sfide per il risparmio energetico ed idrico

Non finiscono di stupire i successi dei nuotatori italiani nelle competizioni internazionali. Con tanti giovani vincenti e molti altri sulla strada dei campioni. Per un po’ queste stelle illuminano uno scenario che, diversamente, appare davvero poco rassicurante. Ma sono rappresentanti comunque di una speranza per il futuro.

Nel quotidiano invece ci si deve confrontare con una realtà sempre più incerta. Come previsto anche il costo dell’acqua sta subendo rincari a doppia cifra: si va da un minimo del 10% ad una media del 15%. Una percentuale all’apparenza modesta rispetto l’indiscriminato costo delle altre materie prime, ma molto alto rispetto ai margini operativi che può dare una gestione ordinaria di vasche dalle dimensioni medie.

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I volumi in gioco sono elevati ed il ricambio giornaliero di una frazione di questo volume idrico comporterà comunque una evidente perdita nel conteggio dei costi di esercizio. Ma se per gli impianti esistenti qualche risparmio si potrà ottenere con una maggio- re e razionale attenzione ad alcune voci come l’illuminazione o la termotecnica, l’acqua che serve è sempre la stessa. Diventa allora interessante riprendere il tema della tecnologia: forse che il bisogno aguzzi l’ingegno?

I casi sono due: o le norme vengono modificate o si mettono a punto nuove tecniche che consentano di risparmiare. E bisogna trovare soluzioni subito per evitare che decine e decine di impianti chiudano o si delinei l’incubo del fallimento di molte realtà. D’altronde stipendi e pensioni rimangono gli stessi ed il costo della vita aumenta giornalmente: se per entrare in piscina si va fuori dalle possibilità economiche della famiglia media, molti potenziali campioni di nuoto si dovranno adattare a frequentare sport meno costosi Ed il mondo dell’acquaticità dovrà affrontare scenari molto complessi e di ardua soluzione.

In questo contesto suscita molto interesse l’affacciarsi sul mercato di dispositivi e tecnologie pensate per ridurre i consumi della piscina in genere. Non c’è mese che

Adoperiamoci ora per dare un futuro sereno e di sviluppo al nostro comparto la pubblicità non presenti nuovi prodotti, tutti con ambiziose prospettive di poter risolvere almeno in parte i problemi connessi alle nuove criticità circa i consumi energetici ed idrici. Ovviamente tutto da verificare, ma forse qualcosa di buono c‘è.

Tuttavia è d’obbligo il dubbio su soluzioni mirabolanti

E’ doveroso per questo considerare quanto successo in un recente passato ed allontanare lo spettro degli stessi errori. Poco tempo dopo l’avvio della pandemia da Covid e conseguente chiusura di molte attività, riapparve in due e due quattro la necessità della prevenzione igienico sanitaria. Improvvisamente comparvero sul mercato nuove soluzioni di sanificazione, di disinfezione e di trattamento igienico sanitario di ambienti e di superfici. E nuovi dispostivi per la somministrazione di gel, di soluzioni alcoliche, di gas e cento altre possibilità basate sulla chimica di base. In poco tempo molte attività e diverse professioni si trasformarono per soddisfare le necessità della domanda crescente di ridu- zione del rischio infettivo. Troppi diventarono improvvisamente esperti di prevenzione igienico sanitaria, con relative speculazioni e inflazione nell’offerta. Tutti ricordiamo che per le strade erano presenti addetti con tute e maschere da guerra chimico biologica che irroravano quantità enormi di ozono sotto forma di aerosol. Senza ricordare che l’ozono, somministrato in grande quantità, è molto tossico e contribuisce ad alterare gli equilibri già precari della biosfera, compresi i cambiamenti climatici. Inoltre una buona parte di prodotti, da quelli chimici a quelli fisici (i filtri per trattamento aria), non disponevano di alcun accreditamento sanitario e non potevano essere considerati presidi medico chirurgici (perchè privi dei requisiti di sicurezza e della necessaria evidenza di efficacia clinica necessaria). Quanti soldi buttati via nel mondo dell’acquaticità per evitare verbali e infrazioni a regole che spesso e volentieri si sono dimostrate prive di corretta motivazione scientifica

Non bisogna dimenticare questi errori, anche se le necessità di trovare soluzioni in tempi brevi portano spesso ad atteggiamenti da creduloni.

Difficile in questo comparto che venga verificata a priori la veridicità di quanto afferma una pubblicità spesso ingannevole

Si rischia in questo modo di spendere due volte, inficiando la volontà di trovare soluzioni che consentano davvero di risparmiare. Il rischio è molto elevato.

Perché andare sulla Luna con il meglio della scienza e della tecnologia e poi non essere in grado di risolvere problemi come quello del risparmio idrico ed energetico sulla Terra?

Alcune delle esperienze nello spazio hanno consentito lo sviluppo di molti rami delle diverse scienze terresti. Gli enormi costi delle missioni spaziali hanno comunque sempre un risvolto in termini di applicazioni per l’evoluzione dell’uomo. E rappresentano un egregio esempio nell’ aggregare diverse realtà di ricerca scientifica tra imprese tecnologiche e articolate realtà industriali. Con indubbi vantaggi per tutti.

Qualcosa di simile, ma molto più piccolo, realizzato con l’intento di dare risposte concrete, ma certe, potrebbe rappresentare un prima risposta al vasto mondo dell’acquaticità

Partendo da due considerazioni: la prima è che non esiste un censimento di tutte le strutture (pubbliche e private) comprese le piccole vasche per ville, alberghi e condomini. Quindi non si conosce davvero la reale entità della domanda. Ma tutte hanno bisogno di risparmiare sui costi gestionali. La seconda comporta invece una riflessione culturale: solo una entità tecnico scientifica terza, priva di condizionamenti, ma con obiettivi condivisi e concordati tra i promotori, sarebbe credibile per tutti Forse una scelta oculata in questa direzione potrebbe fornire quelle risposte che i singoli oggi non sono in grado di offrire.

Oggi che diminuiscono ancora una volta i finanziamenti per la sanità pubblica, per la scuola e l’università, per lo sport, per la ricerca scientifica e la cultura, un colpo di coda (da balena o delfino) aprirebbe scenari di innovazione che il mondo dell’acquaticità non può continuare a rimandare, restando imbrigliata in un circuito autoreferenziale come se nulla fosse accaduto negli ultimi tre anni!

Le riflessioni al riguardo sono d’obbligo. Senza dimenticare che in effetti la piscina può divenire un presidio sanitario a tutti gli effetti: ma i costi devono essere sostenibili perché le strutture siano moderne e tecnicamente proiettate all’innovazione sia in termini di concept che di contenuti. Buona fortuna! 

Filippo Caldon filippo.caldon@favaretti.it

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