Questa storia breve, il cui vero titolo è “Oltre ogni previsione”, è stata scritta da Mapina. Noi di HP8, con l’espediente del “sogno”, l’abbiamo solo inserita tra le pagine del nostro libro senza apportare alcuna modifica. Ringraziamo infinitamente Mapina per il suo bellissimo lavoro, sicuri che piacerà anche a voi!
IL SOGNO DI RON
Il giardino della villetta alla periferia di Godric’s Hollow era deserto quando, con uno schiocco sonoro, due persone si materializzarono proprio davanti alla porta d’ingresso. I loro abiti da cerimonia avrebbero certamente attirato l’attenzione di una vecchietta che passeggiava con il suo cane, se sol o avesse potuto vederli. Ma il giardino, come pure tutta la casa, era invisibile per lei e per tutti i Babbani del villaggio. Ron non trattenne un sorriso, aprendo la porta di casa: il giardino era ancora occupato dal cantiere, ma l’interno della villetta era uno splendore. Non aveva ancora realizzato come fosse riuscito a sistemare la casa spendendo così poco, ma al momento la sua attenzione era distratta da qualche altra cosa: la ragazza che aveva sposato poche ore prima, anziché entrare insieme a lui, lo stava aspettando in giardino con aria perplessa. “Cosa aspetti?” chiese Ron. “Comincia a fare freddino, lì fuori”. Hermione gli sorrise, incoraggiante. II
“Non ti sei dimenticato niente?” Lo sguardo perso di lui fu una risposta più che esauriente; non riuscì a trattenere un sospiro, mente gli spiegava compita: “Lo so che è una usanza Babbana, ma credevo di averti già detto che è tradizione che lo sposo prenda un braccio la sposa per oltrepassare la soglia di casa”. Ron si batté una mano sulla fronte, mentre tornava precipitosamente indietro, prendendola in braccio di slancio, come quando le aveva chiesto di sposarlo. Hermione allacciò le braccia al suo collo, baciandolo sulla guancia; dovette piegare la testa per evitare di sbatterla contro lo stipite della porta, ma riuscì ad arrivare incolume nell’ingresso. “Meno male che sei leggera, altrimenti sai la mia schiena...” commentò Ron, non appena lei si fu rimessa in piedi. Incredibilmente romantico, come al solito, pensò Hermione, mentre lo guardava teneramente: dopotutto Ron le era sempre piaciuto così, e lei adorava il suo tempismo perfetto nel dire sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato. Comunque, era risaputo che Ron non reggeva molto bene lo stress e la giornata lo aveva già logorato a sufficienza: aveva retto zia Muriel, incassato signorilmente i salaci commenti degli amici e, insomma, si era comportato abbastanza bene, per il suo standard; era davvero fiera di lui. III
Mentre indugiava in questi pensieri, si accorse che il suo fresco marito sembrava davvero indeciso sul da farsi; eppure non è che ci fosse molto da pensare, circa il programma della serata. Ma non era il caso di metterlo sotto pressione, così Hermione attese pazientemente la prossima mossa; purché Ron si decidesse, però: la mattina dopo dovevano essere in aeroporto presto, quindi non era il caso di passare tutta la notte nell’ingresso. Ron non si era mai sentito più insicuro in vita sua: di solito era sempre lei a prendere l’iniziativa, era lei che decideva per tutti e due; oppure era Harry, a fornirgli la spinta giusta. Lui non aveva mai avuto fiducia nelle proprie doti, né come studente, né come giocatore di Quidditch: figuriamoci come marito. A volerci pensare bene, c’era una sola cosa nella quale era assolutamente certo delle proprie capacità. “Hermione, ti andrebbe una partita a scacchi?”. Lei sgranò gli occhi, mentre rispondeva divertita: “Ma certo! Che ne dici portare la scacchiera di sopra?”. Se c’era una cosa che poteva infondere sicurezza a Ron, era stracciarla a scacchi; però questa volta si sarebbe dovuta impegnare a fondo. La mezz’ora successiva vide i due novelli sposi, seduti a gambe incrociate sul loro letto nuovo fiammante, impegnati in una avvincente partita: Hermione aveva rimboccato per bene il suo abito bianco, le cui pieghe rischiavano di far cadere i pezzi, ed era così concentrata da non accorgersi che lo sguardo di Ron si posava ripetutamente sulla sua scollatura. IV
Com’era nell’ordine naturale delle cose, Ron rifilò ad Hermione una sonora batosta; lei gli porse signorilmente la mano per congratularsi, ma nel farlo il vestito le sfuggì da sotto le ginocchia, rovesciando la scacchiera. “Non vedo l’ora di togliermi questo affare di dosso” disse sbuffando; poi rivolse a Ron uno sguardo incoraggiante. “Ti spiace aiutarmi? Non ci arrivo, ai bottoncini sulla schiena”. Ron le scostò delicatamente i capelli, lasciando scoperta la fila di perline: erano minuscole, e gli ci volle parecchio per slacciarle tutte, trattenendo un paio di imprecazioni quando gli sfuggivano tra le dita. E metterci una bella cerniera, al posto di questi accidenti? Quando finalmente riuscì ad avere ragione anche dell’ultimo bottoncino, un rumore improvviso proveniente dal salotto li fece sussultare. “Tu rimani qui” disse Ron, mentre scendeva guardingo le scale: arrivato in salotto, si avvicinò alla pila di regali che avrebbero scartato una volta tornati dal viaggio di nozze. Ma uno dei pacchetti era aperto, e ne era sbucato uno Snaso, che adesso stava tentando di perforare il duro pavimento di pietra; con una presenza di spirito notevole, Ron aprì la porta e spedì la bestiola in giardino. Quando tornò di sopra, Hermione si era già infilata a letto; incoraggiato dalla penombra della stanza, anche lui si liberò dell’abito da cerimonia e la seguì. Certo che Ron bacia proprio bene; Hermione si era sempre trattenuta dal dirglielo, per non bloccarlo mettendolo in imbarazzo; ma
adesso, caricato dalla vittoria, si stava lasciando andare, proprio come lei sperava. Un paio d’ore dopo, Hermione dormiva appoggiata al petto di Ron, che stava giocando con una lunga ciocca dei suoi capelli. Ron piegò la testa per vederla meglio; averlo saputo prima, non avrebbe sprecato tutto quel tempo, nella Stanza delle Necessità, ad ascoltare i suoni provenienti dal salottino accanto al loro. Pensò alla volta in cui avevano formulato il “Teorema di Ron”: sarà anche vero, comunque nello stesso metro quadro si sta decisamente meglio. Solo per un istante la sua mente fu attraversata dall’immagine del suo migliore amico insieme a sua sorella: chissà come era stato, per loro. Forse avrebbe avuto il coraggio di chiederglielo. Aveva sentito solo una volta Fred e George scambiarsi quel genere di confidenze, ascoltando di nascosto dietro alla loro porta: loro l’avevano scoperto subito, approfittandone per spiegargli giusto un paio di cose sull’argomento. La cosa lo aveva leggermente scioccato, ma doveva ammettere che i loro suggerimenti si erano dimostrati utili. Certo che Hermione si era addormentata subito, senza neanche dirgli una parola; non che ce ne fosse bisogno: aveva la netta sensazione che le cose fossero andate bene, ma insomma, si aspettava almeno un commento, una specie di voto, ecco! D’altra parte lei aveva passato l’ultimo anno a giudicare i suoi studenti, di voti doveva intendersene; Ron cominciò a riflettere meglio, perché c’era qualche cosa nel VI
suo stesso ragionamento che lo lasciava perplesso. Per riuscire a dare un voto, è necessario avere qualche cosa come un riferimento, un termine di paragone... Improvvisamente realizzò che probabilmente era meglio che Hermione si fosse addormentata come un sasso. Comunque, era certo di essersi meritato almeno un Oltre Ogni previsione. Cullato da quel pensiero confortante, la stanchezza di quella lunga giornata lo avvolse e si addormentò, con i capelli di Hermione ancora stretti tra le dita. La mano di Hermione che gli accarezzava il viso lo svegliò di soprassalto, e gli ci vollero diversi secondo per rendersi conto che non era a Hogwarts; non era neppure mattina, visto che fuori dalla finestra le stelle erano ancora alte in cielo. “Ron...” sussurrò piano Hermione. Le rivolse un sorriso entusiasta: non doveva essere stato così male, se lo svegliava nel cuore della notte per chiedergli una replica; lei proseguì con tono soave. “... Amore, stai russando”.
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