Freitag, 10. Oktober 2014 – Nr. 199
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Jefferson Starship waren 1975/1976 auf dem Höhepunkt ihres Erfolges, Nr. 1 Hits und Platin-Alben inklusive (v.l.n.r.): Pete Sears (Keyboards, Bass), Craig Chaquico (Gitarre), Grace Slick (Stimme), Paul Kantner (Gitarre), David Freiberg (Keyboards, Bass), Marty Balin (Gitarre, Stimme) und Johnny Barbata (Schlagzeug).
L’astronave Jefferson in arrivo a Collepietra Intervista esclusiva con Paul Kantner e David Freiberg in vista del concerto a Steinegg Live di Paolo Crazy Carnevale
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uest’anno Klemens Riegler e gli organizzatori di “Steinegg Live” hanno davvero messo insieme un programma da urlo: Colosseum (23 ottobre), Roomful Of Blues (24 ottobre) e Jefferson Starship (sabato 25). Il gruppo californiano capeggiato da Paul Kantner, come all’epoca della sua nascita, vede ancora presente un altro dei fondatori, David Freiberg (già con i Quicksilver Messenger Service) e porterà alle orecchie del pubblico altoatesino il suo rock fantascientifico a base di storie utopistiche e classici immortali che affondano le radici in quasi cinquant’anni di musica americana, partendo dai Jefferson Airplane fino alle canzoni più recenti e includendo magari anche qualche brano tradizionale. Per
l’occasione, con l’intercessione di Michael Gaiman, manager del gruppo, “Headliner” ha intervistato Kantner e Freiberg che hanno risposto alle numerose domande sul loro passato e sul loro presente. Ecco il risultato. Paul, è passato molto tempo da quando hai usato per la prima volta il nome Jefferson Starship per un progetto musicale, cosa significa essere di nuovo “on the road” con questo nome? Paul Kantner: Uso il nome Jefferson Starship da quando abbiamo cominciato a suonare intorno al 1974, e prima di allora era la denominazione del mio primo disco solista; continua una sorta di tradizione legata alla “science –fiction” e ad altre idee che ho sempre portato avanti fin da quando ho fondato il
gruppo. Canzoni come “Wooden Ships”, “Crown Of Creation”, “Have You Seen The Suacers”, “I Want To See Another World” sono tutte da intendersi come legate a questo concept fatntascientifico. Al di là della musica, la vostra generazione di musicisti ha sempre avuto una posizione particolare nel combattere l’establishment. Qual è la vostra posizione oggi, con i venti di guerra che stanno soffiando di nuovo prepotentemente? Paul Kantner: Mi piace pensare che non abbiamo mai combattuto “contro” qualcosa, piuttosto credo che ci focalizzassimo sulle cose meravigliose della vita e che volessimo comunicare la gioia che provavamo a chi ci ascoltava… David Freiberg: A-ha… Si sono mai fermati i venti di guerra? La
mia posizione è che non è certo bombardando la gente che otterrai che questa abbracci le tue idee, non ti pare ovvio? Credo che il dialogo sia la sola risposta. Io cerco di praticare la Pace ogni giorno e provo a convincere gli altri a fare altrettanto. Non mi arrenderò mai. Se non sbaglio il nome Jefferson Starship è apparso la prima volta sul disco “Blows Against Empire”, hai ricordi particolari del periodo in cui l’hai registrato (1970)? Paul Kantner: Il ricordo più caro è il fantasioso stile pianistico di Grace Slick, che ha elevato tutto il disco; non posso poi non ricordare il fatto che con quel disco è iniziata la nostra relazione che ha portato alla nascita di China, nostra figlia… Fortsetzung >
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Si trattava davvero di un disco solo o era una sorta di disco collettivo? David Freiberg: Di certo l’idea di base era di Paul, Fu una vera occasione per poter usare tutti i suoi amici nel progetto – Graham Nash, David Crosby e altri - oltre ai membri dei Jefferson Airplane, di certo è quello che ha poi portato alle PERRO (Planet Earth Rock’n’Roll Orchestra) sessions. Paul Kantner: Ho cominciato registrando dei demo per quello che avrebbe potuto essere un nuovo disco dei Jefferson Airplane, ma il gruppo stava andando verso la separazione e un sacco di gente stava registrando come me nello studio che Wally Heider aveva da poco aperto a San Francisco. Durante le pause di registrazione si andava a vedere cosa facevano gli altri, così finì che tutti più o meno si suonava anche nei dischi degli altri. Avete ancora rapporti con gli altri musicisti coinvolti in quella che è comunemente definita PERRO?
Aufdrehen/Ausdrehen
2015 steht das 50. Bestandsjubiläum der Band an: Gründungsmitglied Paul Kantner (im Bild links) ist noch nicht zu müde für die Bühne und kommt mit den teils erneuerten Jefferson Starship am Samstag, 25. Oktober zu „Steinegg Live”.
Paul Kantner: Certo, poco tempo fa parlavo proprio con Jorma Kaukonen e Jack Casady a proposito di quello che potremmo fare in occasione del cinquantenario degli Airplane, l’anno prossimo… E sono sempre in contatto, a più livelli, con David Crosby… Che mi dite di Jack Traylor che incideva per la Grunt Records, la vostra etichetta? David Freiberg: Jack è vivo e canta ancora, ogni volta che può. Ogni
“Shadowlands” e ho una mezza idea di resuscitare anche “America” dal disco dei KBC inciso con Jack Casady e Marty Balin. Tornando alla PERRO, nel 1983 hai inciso un disco intitolato “Planet Earth Rock’n’Roll Orchestra”, va considerato come un tributo al periodo magico in cui tutti registravate ai Wally Heider’s Studios? Paul Kantner: No, non va considerato in nessun modo come un tribu-
Teilten sich nicht nur Bühne, Ehebett und Gerichtssäle: Grace Slick und Paul Kantner, 1975, während eines Konzertes mit Jefferson Starship.
Brenk Sinatra & Fid Mella – „Chop Shop 2.1 – Singende Klingende Unterwelt“ (Exclusiv Bonus LP, September 2014)
Low – „Illegal!“ (EP, September 2014)
volta che abbiamo la fortuna di averlo con noi lo coinvolgiamo a cantare un paio di brani con Paul nei concerti… “Baron von Tollbooth” è uno dei miei dischi preferiti di sempre, c’è qualche speranza di ascoltarne dei brani nel tour europeo? David Freiberg: È tra quelli che preferisco anch’io; un paio di brani ci potrebbero anche essere in scaletta, tipo “Sketches Of China” e “Harp Tree Lament”, dipende da Paul… Paul Kantner: Sì, di solito la scaletta la butto giù poco prima di salire sul palco, abbiamo una lista di un centinaio di canzoni tra cui scegliere, “Harp Tree Lament “ e “Sketches Of China” ci potrebbero essere, come anche “The Baby Tree”,
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ta solista e alla batteria c’è di nuovo Donnie Baldwin che stava con noi negli anni ottanta. David, un paio di domande sui Quicksilver Messenger Service: recentemente la Cleopatra Record ha pubblicato alcuni fantastici vostri live, ti hanno coinvolto nella pubblicazione? David Freiberg: Non ne ero al corrente, mi dispiace non averci avuto a che fare… Il mio preferito e “Hawaii 1970”…
In dieser Formation werden Jefferson Starship nach Steinegg kommen (v.l.n.r.): Jude Gold (Gitarre), David Freiberg (Gitarre), Cathy Richardson (Stimme), Paul Kantner (Gitarre), Chris Smith (Keyboards und Bass) und Donny Baldwin (Schlagzeug).
to a qualcosa. Era solo il mio passo successivo a cavallo tra musica e fantascienza, ho scritto anche un romanzo con quel titolo, forse il primo romanzo con una colonna sonora. Le session del 1971/72 registrate da Stephen Barncard sono recentemente apparse su un doppio disco uscito nel regno Unito. Sei stato coinvolto in qualche modo nella pubblicazione? Paul Kantner: Solo in maniera marginale. Chi suona nella band attuale oltre a voi due? David Freiberg: C’è Cathy Richardson, una cantante fenomenale, al basso e alle tastiere c’è Chris Smith che è stato col gruppo per dodici anni, Jude Gold è il chitarris-
David Freiberg: C’è stato un momento nel 1970 in cui suonammo dei concerti davvero grandi, prima che tutto si disintegrasse, in quel gruppo c’erano davvero ottimi musicisti. Dino Valenti ne aveva il controllo, venivano fuori drammi ogni volta che qualcun altro cercava di proporre brani che non fossero di Dino. Ho sempre pensato che fosse un grande performer come solista ma che avesse poco a che spartire con lo stare in una band… Ti manca John Cipollina? David Freiberg: Certo che mi manca, a chi non mancherebbe? Non c’era nessuno che suonasse come lui! Info: www.steinegglive.com www.jeffersonstarshipsf.com
Das Überetscher Punkrock-Aushängeschild: The Woodheads aus Kaltern.
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NEWS
Foto: The Woodheads
Treffen der Festivalorganisatoren Südtirols
Das Neunte
Ruhe bitte: Die neue EP „Quiet Please“ von The Woodheads ist seit einem Monat zu haben.
The Woodheads
Ungehobelt A
ls „sehr spartanisch“ kündigte uns Jack Zwerger, Frontmann von The Woodheads, die neue EP „Quiet Please“ an, die beim diesjährigen Cocco-Festival im Kuba Kaltern erstmals live präsentiert wurde. Ander (Schlagzeug), Gringo (Bass) und Jack (Gesang/Gitarre) verzichteten diesmal auf ein Digipack, sogar auf eine Plastikhülle, steckten ihre neue EP kurzerhand in einen einfachen Nylonumschlag und druckten das CD-Cover selbst im Büro aus. Beim ersten Anblick fühlt man sich beinah ein bisschen in die CD-Bastelstunden der späten 90er zurückversetzt. Wir fischen die nicht beschriftete, weiße CD aus der Folie und drücken auf Play. Und siehe da: Sobald sich der Opener „Hundred Years” gegen Mitte so richtig entfaltet, lässt der Überetscher Dreier hörbar durchklingen, dass er durchaus weiß, wie ein Punkrocksong gestrickt sein muss, um auch
auf Platte zu ziehen. So ist „Hundred Years” der wohl stärkste Woodheads-Song bislang, der Punkspirit verzeihe uns! - den Wunsch nach einer besseren Aufnahmequalität aufflammen lässt. The Woodheads legen in ihrem Schaffen den Spaß an die Spitze und dementsprechend roh und ungeschliffen sind die Aufnahmen, die mit Ausnahme des Gesangs alle am selben Abend innerhalb von fünf Stunden live eingespielt wurden. Ob bei den Aufnahmen der ein oder andere Hobelspan hätte fallen dürfen? Wir sagen schweren Herzens „ja”, denn neben dem überzeugenden Einstiegssong weiß auch der darauf folgende Song zu vermitteln, dass The Woodheads auch mit etwas weniger Kellersound genügend Punkrockattitüde hätten. Die Band hat diesmal ein Cover eingespielt, das aus den vorjährigen internationalen Chartlisten nicht wegzudenken war:
„Hey Brother” von Avicii, ein Bluegrass/Dance-Pop-Song, der stilistisch zunächst weit weg erscheint, aber von The Woodheads glaubhaft gefeiert wird, als wäre er in ihrer Schublade zu Hause. Mit „Unpolitical” folgt ein Song in dem die Band unterstreicht, auf der Bühne feiern und ihr Hobby nicht mit Politik vermischen zu wollen. „(The World Is) Not A Cloud” hingegen ist ein Song zum Thema Internet und den damit verbundenen Folgen in Bezug auf den direkten sozialen Kontakt, der in den Augen der Band trotz all der Kommunikationsmöglichkeiten via Smartphones und Tablets nicht zu kurz kommen sollte. Neben den schnellen Nummern findet sich auf der neuen EP auch die Ballade „Goodbye”, die Sänger Jack seiner verstorbenen Großmutter Anna und seinem verstorbenen Onkel Hermann gewidmet hat. Mit „Late At Night”“ beenden The Woodheads die „Quiet Please”-Aufnahmesession schließlich in Form eines Abschiedsdialoges, der den lockeren kollegialen Umgang in der Band gut wiederspiegelt. (eva)
Zwei Mal jährlich treffen sich die Organisatoren der Südtiroler Festivals, um sich auszutauschen, sich gegenseitig unter die Arme zu greifen, die Termine abzusprechen. Am Montag, 13. Oktober, 20 Uhr, findet im Jugendtreff „Jump Out” in Eppan das nächste – bislang neunte – dieser Treffen statt. Controfase
Sechs Stunden am Stück Am „Internationalen Tage der zeitgenössischen Kunst”, das wäre der morgige Samstag, 11. Oktober, wird auch das Bozner Museion einiges in die Waagschale werfen, um diesen ganz besonderen Tag zu feiern. Eines dieser Goldstücke in der besagten Waagschale ist die Performance der Bozner Elektronikformation Controfase, die von 11 Uhr bis 17 Uhr sechs geschlagene Stunden am Stück Musik machen wird. Im Museion natürlich.
Info: www.facebook.com/pages/the-WOODHEADS/247255008619965
Wer bin ich?
JuZe Naturns
Mutilation Station 4
Foto: rhd
Unsere Fotostrecke „Wer bin ich?“ geht in die nächste Runde! Klingt wie ein Selbstfindungs-Esoterik-Krempel, ist aber ein lustiges Bandrätsel zur Südtiroler Musikszene. Wir haben wieder mehrere Bands geknipst bzw. ihre Bandnamen auf einem Foto dargestellt; nun gilt es zu erraten, wer auf dem jeweiligen Bild zu sehen ist. Die Auflösung von heute findet ihr zusammen mit einem neuen Rätselfoto in der kommenden „Headliner“-Ausgabe.
Des Rätsels Lösung von letzter Woche:
Foto: rhd
2DPicche (Rap/HipHop, Bozen)
Am heutigen Freitag, 10.10. geht die Mutilation Station im JuZe Naturns in die vierte Runde, d.h. dass dort wieder eine geHÖRige Ladung Brutal Death Metal auf dem Konzertprogramm steht. Auch diesmal spielen neben den lokalen Vertretern Meat Devourer vier weitere Bands aus dem Ausland: Extinctionist aus Deutschland, Devour The Fetus aus Frankreich, Congenital Anomalies aus Tschechien und Inhuman Perceptions aus der Schweiz. Gemeinsam mit Meat Devourer aus Naturns ergibt dies einen „Five Nations SlamDown“. Die Tore öffnen um 19 h; Beginn ist um 20 h.
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