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HEMO_BGM

bIENNALE DEL MEDITERRANEO BARI_2008





Per un writer scrivere il proprio nome (o meglio il proprio nome d’arte) sui muri è parte integrante di una rigida disciplina di demarcazione di un territorio. La firma, o meglio la TAG, è il prigenio contatto tra il writer e la città. E’ il primo spazio incontro/scontro tra l’idea, il progetto e la sua realizzazione. E’ veloce, chiusa, perfetta, sempre uguale e sempre diversa. Per Hemo è un pretesto, un oggetto di studio, un modulo cromatico/compositivo alla base di ogni sua opera. La sua ricerca sui muri (outdoor) si è sempre ripercossa nelle sue opere, sui più svariati supporti, in un cammino coerente di indagine della base del writing:la Tag. Il suo percorso analitico - empirico come quello di uno scienziato - consta di fasi ben distinte: individuazione dell’oggetto d’analisi elaborazione formale e studio progettuale; sviluppo del motivo decorativo; moltiplicazione seriale. Da un lato l’evoluzione degli stili nel writing porterà inevitabilmente ad una loro classificazione, e nel tempo ad un loro ordinamento sistematico, dall’altro il legame con la strada e con le prime forme grafiche all’alba della tecnica, non è mai andata perduto. Il segno lasciato sui muri riporta la forma verbale, la scrittura appunto, alla sua radice etimologica (skar; “scalfire”, “graffiare”), compiendo un salto all’indietro che rifiuta la stampa a caratteri mobili e le successive evoluzioni, tornando verso la pratica amanuense. Attraverso queste indagini intraverbali, intralinguistiche Hemo ha sviluppato un tratto estremamente “calligrafico” (si intenda: di affascinanante purezza formale) che dal muro si sposta e contamina ogni supporto che accolga l’aerosol della bomboletta. Si infiltra nei mezzi di comunicazione come i cartelloni pubblicitari, ri-mediandoli attraverso il suo nome, ossessivamente ripetuto. Non è strano poi, che si avvicini al video - sempre commistionandolo alla pratica del Graffitismo - poiché la sua ricerca fa esplodere in mille pezzi la scritta, e successivamente la ricompone in un numero infinito piccole tag, con un chiaro rimando estetico e tecnico alla stesura delle tessere di un mosaico e in rapporto omologico con i pixel che compongono gli schermi che guardiamo continuamente. La parola HEMO è divenuta un virus che contagia qualsiasi cosa tocchi. Hemo, invece, un simbolista che dopo aver astratto un modulo, lo ripete, mutandolo e giustapponendolo in greche decorative.


BIENNALE DEL MEDITERRANEO


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