Heos.it n. 604 venerdì 17 Aprile 2015

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Anno

XIV

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PER IDENTIFICARE IL VINO ARRIVA IL TEST DEL DNA

MATERIA OSCURA: “VERSO UN NUOVO FENOMENO FISICO DI TIPO FONDAMENTALE”

GALASSIE GIGANTI,

LA MORTE INIZIA DAL CENTRO


Sommario PRIMO PIANO

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UNO SMARTPHONE PER DIAGNOSTICARE I TUMORI ATTUALITÀ

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PER IDENTIFICARE IL VINO ARRIVA IL TEST DEL DNA DONNE E CARRIERA NELLA RICERCA, PERCORSO A OSTACOLI CONTINUI AMBIENTE

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CON “WESENSEIT” I CITTADINI DIVENTANO PROTAGONISTI E GESTORI DELLE RISORSE IDRICHE BREVETTO ENEA RECUPERA VECCHIE SCHEDE ELETTRONICHE “INMARE”, RICERCATORI SETACCIANO GLI OCEANI A CACCIA DI BIODIVERSITÀ TECNOLOGIA

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CON “PLATON” ROUTER MINIATURIZZATI E SUPERVELOCI GOCE, I SUOI DATI PER LA RICERCA DI ENERGIA GEOTERMICA REFRIGERANTI NATURALI E NANO DIAMANTI PER EDIFICI AD ALTA EFFICIENZA ENERGETICA SCIENZE

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“CLOCK”, OROLOGIO DI GENIO: REGOLA LE MIGRAZIONI DEGLI UCCELLI ERUZIONI VULCANICHE, DALLA SOLUBILITÀ DEI GAS PREVISIONI PIÙ ACCURATE SALUTE

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IDENTIFICATO UN ENZIMA IMPLICATO IN SINDROME DA IPERATTIVITÀ REMPARK, UN AIUTO PERSONALIZZATO AI MALATI DI PARKINSON SPAZIO

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OSSERVATI I PRIMI SEGNI DI MATERIA OSCURA AUTO-INTERAGENTE GALASSIE GIGANTI, LA MORTE INIZIA DAL CENTRO FOCUS

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MATERIA OSCURA: “VERSO UN NUOVO FENOMENO FISICO DI TIPO FONDAMENTALE” CULTURA

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LA ROSA DI FUOCO

In copertina, i vigneti del “Tamburino sardo” a Custoza (Sommacampagna, Vr)

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Newsletter settimanale di scienze politica cultura Direttore responsabile Umberto Pivatello Aut. Tr. Verona n°1258 -7 Marzo 1997 Roc n. 16281 Redazione Heos.it Via Muselle,n. 940 - 37050 Isola Rizza - Vr (It) Tel +fax +39-045-6970187 345 9295137 E-mail heos@heos.it www.heos.it

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PRIMO PIANO

Regaliamoci un libro

UNO SMARTPHONE

ALLE ORIGINI DEL DUALISMO ITALIANO Regno di Sicilia e Italia CentroSettentrionale dagli Altavilla agli Angiò (1100-1350)

PER DIAGNOSTICARE I TUMORI

di AA.VV. a cura di Giuseppe Galasso

Rubbettino pp 312 € 15,00

Tra il Mille e il 1300 - ricorda l'autore e storico Giuseppe Galasso - il Sud si qualificò per la sua economia agraria, il Nord in senso più manifatturiero, mercantile e finanziario”. Nel ‘300 furono protagonisti i mercanti toscani; poi, nel ‘500 e ‘600, i genovesi. Già nel ‘400 si diceva che il paese abbondava di ogni tipo di beni, ma gli stranieri vi si arricchivano e i meridionali, per la loro infingardaggine, restavano poveri: uno stereotipo durato tenace nei secoli. Col declino post-rinascimentale dell’Italia e del Mediterraneo quale mare dei traffici mondiali le cose peggiorarono. Ma ciò non vuol dire che tutto il divario accumulato fra le due Italie dal ‘300 al ‘600 fosse svanito. La ricerca storica prova che il dualismo del paese preesiste al 1861, ma che da allora si sono avute condizioni per cui la precedente. Il volume, nato da un convegno organizzato dal Centro Europeo di Studi normanni in Ariano Irpino (12-13-14 settembre 2011), è dedicato al dualismo fra Nord e Sud, dal quale l’Italia è così fortemente caratterizzata fra tutti gli altri paesi europei. Il dualismo italiano vi è, però, trattato con un’angolazione millenaria, che vuole risalire alle origini stesse di tale dualismo, evitando di restare, nella considerazione del problema, schiacciati, come suole avvenire, sui pochi decenni che precedono e seguono l’unificazione nel secolo XIX. Il guadagno di prospettiva storica è tanto maggiore in quanto l’estensione cronologica dello studio di un tema così dibattuto si rivela del tutto corrispondente alla genesi e alla natura del problema, e consente di superare – attraverso i contributi di alcuni dei maggiori esperti italiani ed europei degli argomenti qui trattati – le angustie e le banalità sia celebrative sia polemiche tanto consuete nella considerazione del dualismo italiano, di comprenderne a fondo la genesi originaria e le ragioni delle sua persistenza e delle sue varie vicende nel corso dei secoli, con importanti apporti a tutta la storia non solo dell’Italia, ma anche dell’Europa, che sono l’ineludibile e naturale contesto della storia del Mezzogiorno. (red)

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n un futuro prossimo gli smartphone saranno utilizzati per la diagnosi molecolare di tumori ed altre malattie importanti. Questo particolare meccanismo di diagnosi precoce permetterà di eseguire l'attività diagnostica anche in zone svantaggiate del pianeta. Chiamata D3 (Diagnosi per diffrazione digitale), l’innovativa tecnica permette di registrare le immagini dei tessuti malati, di impacchettare i dati relativi a più di 100.000 cellule e di trasmettere tutto online ai laboratori di analisi. Sperimentato su donne con tumore alla cervice il test ha fornito la diagnosi in 45 minuti. La Diagnosi per diffrazione digitale è stata messa a punto da un gruppo di ricercatori del Massachusetts General Hospital di Boston (Usa). Si basa sull'utilizzo di microsfere capaci di legarsi solo alle cellule malate. Il dispositivo D3 viene installato sullo smartphone ed è costituito da un modulo per ottenere immagini tridimensionali, ossia ologrammi. Operativamente: i ricercatori per analizzare il tumore prelevano del sangue o dei tessuti, poi inseriscono le microsfere. Subito dopo Il campione viene caricato nel modulo D3 e fotografato. A questo punto si ottengono immagini tridimensionali delle microsfere i cui dati vengono trasmessi online per l'analisi. L'immancabile algoritmo analizza le immagini tridimensionali per identificare le cellule malate legate alle microsfere. Attualmente gli scienziati lavorano al miglioramento della capacità del sistema di analizzare virus, batteri, allergeni, proteine e Dna. (Red) Vedi https://csb.mgh.harvard.edu/

LE FORNACI ROMANE DI LONATO DEL GARDA Le Fornaci Romane di Lonato del Garda (Bs) testimoniano un importate sito produttivo di età romana la cui scoperta risale al 1985 quando, in seguito a lavori per la costruzione di una stazione di trasformazione elettrica, fu rinvenuto casualmente un complesso di ben sei fornaci verticali, un “unicum” nel Nord Italia. Dopo anni di ricerche, studi e restauri, ora il sito è accessibile al pubblico. Vedi www.fornaciromanedilonato.it

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CRONACHE

IL KIT PORTATILE REALIZZATO DAL CNR DI PALERMO

VECCHIE CERTIFICAZIONI IN SOFFITTA

PER IDENTIFICARE IL VINO ARRIVA IL TEST DEL DNA

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n arrivo il kit portatile per sottoporre il vino al test del Dna al fine di stabilire con certezza la sua origine e quindi la sua qualità. Il progetto che ha portato alla realizzazione del kit è stato sviluppato dall’Istituto di bioscienze e biorisorse (Ibbr) del Cnr di Palermo in collaborazione con la società di ricerca e sviluppo Bionat Italia Srl. Basteranno poche gocce di vino, e in soli 30 minuti sarà possibile, tramite l’identificazione genetica delle sequenze dei vitigni e il successivo confronto con quanto riportato nelle etichette delle bottiglie, tracciare l'origine del vino, tutelando consumatori e produttori da informazioni mendaci e truffe. Oggi, i vini “certificati geneticamente” sono già disponibili presso cinque cantine siciliane che hanno aderito al progetto e grazie ai risultati ottenuti Bionat Italia ha in programma di industrializzare e commercializzare strumenti portatili di rapido e semplice

BASTANO POCHE GOCCE DI VINO E IN SOLI 30 MINUTI SI ARRIVA A DETERMINARE LA GENETICA DELLE SEQUENZE DEI VITIGNI

utilizzo, anche al fine di contribuire alla valorizzazione delle produzioni vitivinicole di qualità. «Queste tecniche modificano radicalmente l’approccio delle attuali certificazioni “doc”, “dop” o “igp” basate sul solo monitoraggio dei processi di produzione», spiega Francesco Carimi dell’Ibbr-Cnr. E subito dopo aggiunge: «La caratterizzazione genetica, infatti, permette di individuare in maniera definitiva, attraverso analisi molecolari, i vitigni utilizzati nella vinificazione, rilevando subito la presenza di eventuali adulterazioni». La ricerca, realizzata nell’ambito del Piano di sviluppo rurale della Regione Sicilia, rappresenta un ulteriore sviluppo degli studi già intrapresi dall’Istituto nel settore della tracciabilità

dei prodotti agroalimentari. Un ambito di ricerca che contribuisce anche a far riscoprire varietà minori di interesse locale 'dimenticate’ dai mercati. «Il vino è storia, cultura, racconto del territorio», conclude Carimi. «Attraverso le nostre analisi spesso riusciamo a coniugare l’obiettivo della tracciabilità con il riconoscimento o la riscoperta di vitigni tipici da valorizzare e da tutelare, ad esempio consultando testi antichi o raccogliendo i racconti di vecchi contadini, la vera memoria storica del nostro Paese». (Red) vedi www.cnr.it

RASSEGNA STAMPA. LA VIGNETTE DELLA SETTIMANA Corriere.it 17 Aprile

Corriere.it 16 Aprile

ilfattoquotidiano.it 17 Aprile

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Italiaoggi.it 17 Aprile


“PORTRAIT OF A LADY”

DONNE E CARRIERA NELLA RICERCA, PERCORSO A OSTACOLI CONTINUI Nel nostro Paese le donne occupate nel settore della ricerca sono il 38% e arrivano al 44% in ambito pubblico. Ma se al livello iniziale le ricercatrici sono il 48%, salendo nella carriera scendono fino al 24%. Tra i direttori, poi, le donne sono ancora meno. È quanto si legge nel volume Portrait of a Lady, curato da Sveva Avveduto e Lucio Pisacane dell’Irpps-Cnr.

Da anni si parla di soffitto di cristallo e forbice delle professionalità, studi e conferenze affrontano il tema, ma la presenza delle donne nelle sedi decisionali e ai vertici delle istituzioni della ricerca scientifica resta bassa. All’argomento è dedicato il volume Portrait of a Lady, edito da Gangemi e curato, con Lucio Pisacane, da Sveva Avveduto, dirigente di ricerca dell’Istituto di ricerca sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Irpps-Cnr). «Secondo il rapporto She figures 2013, realizzato dalla Direzione generale per la ricerca e l’innovazione della Commissione europea, le donne ricercatrici sono il 32% del totale europeo (Eu27), anche se il tasso di crescita è maggiore di quello degli uomini», sottolinea Avveduto. E subito dopo aggiunge: «Per 1.000 occupati si registrano nell’Ue 7,6 don-

ne contro 11,9 uomini. È donna il 40% di quanti lavorano nell’università (38% in Italia), il 40% negli Enti pubblici di ricerca (44% in Italia), il 19% nelle imprese nel settore (21% in Italia). La segregazione verticale è dunque ancora accentuata e se lo squilibrio fosse lasciato alla sua naturale correzione impiegherebbe decenni a colmarsi». Un capitolo del libro è dedicato al settore delle Public Research Institutions. E in Italia, per la peculiare configurazione economicoimprenditoriale, l’occupazione nei settori scienza e ricerca si realizza prevalentemente nelle strutture pubbliche. I dati Istat pubblicati nel dicembre 2013 evidenziano anzi come il personale in queste istituzioni aumenti (+4,3%) in maniera decisamente più rilevante rispetto al comparto privato (+0,2%%). I ricercatori pubblici sono 62.607, mentre nelle imprese 39.808. A determinare tale preferenza nell’orientamento femminile concorre anche la presenza di una serie di garanzie: dalle tutele della maternità all’eguaglianza di opportunità di accesso, fino all’avanzamento di carriera formalmente paritario.

ze, dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, relativi al 20002012. «In 10 anni, vari provvedimenti legislativi da un lato non hanno consentito l’accesso a nuove forze, dall’altro hanno procrastinato la fuoriuscita pensionistica dagli Enti di ricerca, producendo una sostanziale stabilità», riprende Avveduto, che evidenzia «la scarsa capacità del sistema di assorbire il personale precario». I dati Istat confermano che il 44,2% della forza lavoro nel comparto pubblico della ricerca appartiene al genere femminile, che nelle procedure concorsuali e selettive ha, in media, risultati migliori rispetto al maschile. Ricercatrici e tecnologhe sono aumentate di 10 punti percentuali rispetto al 2000. Quadro però meno positivo se si considerano le posizioni apicali. «A dispetto del 48% di ricercatrici al grado iniziale della carriera, la percentuale femminile nel ruolo di primo ricercatore scende al 39% e tra i dirigenti di ricerca cala inesorabile al 24%», continua la ricercatrice. «Lo stesso si verifica per i tecnologi. Appartengono al genere femminile il 44% del grado iniziale, il 34,6% dei primi tecnologi e il 22% dei dirigenti tecnologi. Ancora meno incoraggianti i dati relativi alla direzione. Sono meno del 17% le donne tra i direttori di Istituti di ricerca e di Dipartimento - conclude - malgrado dal 2010 al 2012 ci sia stato un incremento del 3,6%, e non si conta neanche una presenza femminile su cinque direttori generali». Il gruppo di ricerca dell’Irpps-Cnr coordinato da Avveduto ha vinto il Progetto europeo Horizon 2020 “Genera”, che porterà avanti iniziative sull’equità di genere nell’European Research Area. (Red)

La situazione in Italia presenta luci e ombre, come emerge dai dati del ministero dell’Economia e delle finan-

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Vedi www.cnr.it


In fase di realizzazione modelli sperimentali e computazionali per comprendere l’effetto delle solubilità dei gas nelle varie composizioni magmatiche sulle eruzioni vulcaniche.

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o studio dei processi che influenzano l’attività vulcanica rappresenta un punto di partenza estremamente importante nell’ambito della modellizzazione e della previsione di eruzioni vulcaniche potenzialmente devastanti. Un’attenzione a parte merita la composizione dei gas vulcanici che si sprigionano direttamente dalla lava, vengono intrappolati nelle cavità rocciose o si dissolvono nel magma. La solubilità dei gas nel magma (principalmente vapore acqueo e biossido di carbonio nelle colate di silicato) dipende dai livelli di pressione, temperatura e composizione magmatica. Nell’ambito dello sviluppo di modelli di processi vulcanici, il progetto SOLVOM (“Solubility of volatiles in magmas”), finanziato dall’UE, ha indagato gli effetti dei parametri composizionali sulla solubilità delle miscele di gas. I gas si dissolvono nel magma in presenza di livelli di pressione elevati. Tuttavia, con l’aumento del magma e la riduzione della pressione, si assiste alla riduzione della solubilità, alla formazione di bolle e, infine, alla fuoriuscita dei gas. Questo fenomeno di “degasaggio” è influenzato dalla viscosità del magma. In particolare, livelli elevati di viscosità determinano solita-

ERUZIONI VULCANICHE, DALLA SOLUBILITÀ DEI GAS PREVISIONI PIÙ ACCURATE

Stromboli, eruzione (foto ingv.it)

mente eruzioni esplosive, mentre bassi livelli di viscosità consentono ai gas di fuoriuscire lentamente sotto forma di fontane di lava. Nell’ambito dell’iniziativa SOLVOM, sono stati sviluppati e progettati esperimenti di laboratorio finalizzati alla comprensione delle dinamiche dei sistemi magmatici in condizioni di pressione e di temperatura elevata nelle profondità della Terra. La centralità del ruolo dei gas nella forzatura dell’ascesa e dell’eruzione del magma ha spinto i ricercatori a osservare anche il fenomeno

della partizione e della solubilità del vapore acqueo/biossido di carbonio nelle colate di silicato. Gli esperti hanno così sviluppato un modello basato su equazioni in grado di prevedere la solubilità massima del biossido di carbonio in varie composizioni di colate di silicato in condizioni di temperatura e di pressione specifiche. Sono stati inoltre condotti oltre cento esperimenti finalizzati alla previsione della solubilità del cloro nel magma dai quali è emerso un aumento della viscosità del magma dovuto allo zolfo che causa eruzioni esplosive. Infine, i ricercatori di SOLVOM hanno impiegato un modello matematico per la previsione del “ringiovanimento” vulcanico, che consiste nella riattivazione dei vulcani in seguito a un periodo di inattività compreso tra 20 giorni e centinaia di anni. Queste nuove scoperte potrebbero contribuire all’elaborazione di previsioni più accurate degli aspetti legati alle eruzioni vulcaniche. (Red) Vedi http://cordis.europa.eu/

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