Heos.it n. 615 venerdì 3 Luglio 2015

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XIV

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GHOST,

LA TECNOLOGIA CHE BALZA FUORI DALLO SCHERMO E FINISCE IN TASCA “WHIM”

SOFTWARE CHE CREA STORIE E LE GIUDICA

L'EUROPA

E IL RISCHIO COLLISIONE ASTEROIDI


Sommario PRIMO PIANO

3

APPELLO DEI MEDICI: STOP ALL'ELIO NEI PALLONCINI MANCHERÀ NEGLI OSPEDALI ATTUALITÀ

4 5

“PRESERVEWINE” ELIMINERÀ GLI ADDITIVI DAL VINO “STRUCTURES”, SCUDO CONTRO GLI ATTACCHI ELETTROMAGNETICI AMBIENTE

6 7

UN “ARGO” “A PROVA DI ARTIDE PER TRACCIARE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO NANOREM, BONIFICA IL SUOLO E LE ACQUE INQUINATE TECNOLOGIA

8 9 10

GHOST, LA TECNOLOGIA CHE BALZA FUORI DALLO SCHERMO E FINISCE IN TASCA UN BATTITO DI “ALETTE” AIUTA GLI ELICOTTERI A SPICCARE IL VOLO SENZA FAR RUMORE LIGHTNESS: TRASFERIRE DATI ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE ENTRO IL 2018 SCIENZE

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CONSUMATO IL NOSTRO ULTIMO “SECONDO INTERCALARE” NETWORK EUROPEO AL LAVORO PER STUDIARE IL CERVELLETTO SALUTE

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NEONATI, IMMAGINI E SVILUPPO DELL’ATTENZIONE BIOLOGIA DEI SISTEMI PER CAPIRE L’INVECCHIAMENTO CEREBRALE SPAZIO

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L'EUROPA E IL RISCHIO COLLISIONE ASTEROIDI QUELLE STELLE NASCOSTO NEL CUORE DI UN GIGANTE FOCUS

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“WHIM” IL SOFTWARE CAPACE DI CREARE STORIE DI FANTASIA E … GIUDICARLE CULTURA

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“MEZZANO ROMANTICA”, UN PIENO DI EMOZIONI

In copertina, esperimenti con tecnologia GHOST (foto ghost-fet.com/)

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Newsletter settimanale di scienze politica cultura Direttore responsabile Umberto Pivatello Aut. Tr. Verona n°1258 -7 Marzo 1997 Roc n. 16281 Redazione Heos.it Via Muselle,n. 940 - 37050 Isola Rizza - Vr (It) Tel +fax +39- 345 9295137 E-mail heos@heos.it www.heos.it

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PRIMO PIANO

Regaliamoci un libro

UNA TRACCIA

APPELLO DEI MEDICI: STOP ALL'ELIO NEI PALLONCINI MANCHERÀ NEGLI OSPEDALI

NEL BUIO di Arnaldur Indridason Editore Guanda luglio 2015 pp320 € 18,50

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l piccolo appartamento è in ordine e il suo anziano proprietario, sdraiato nel letto, apparentemente dorme sereno. Ma la verità è un’altra. Qualcuno ha soffocato nel sonno Stefán Bórdarson, qualcuno che evidentemente la vittima conosceva e a cui ha aperto la porta della casa dove viveva solo da anni. Konrád è un detective di Reykjavík ormai in pensione, ma vuole comunque dare una mano ai colleghi, anche perché un particolare di questo caso colpisce la sua attenzione: sulla scrivania dell’uomo ucciso ci sono ritagli di vecchi giornali risalenti all’epoca della Seconda guerra mondiale, riguardanti un omicidio mai risolto, quello di una bella ragazza ritrovata morta dietro il Teatro Nazionale, ai tempi usato come deposito di approvvigionamento dalle truppe di occupazione britanniche e americane. Perché a Bórdarson interessava quella vecchia vicenda? E soprattutto, chi è Þórdarson, un uomo che sembra venuto dal nulla, senza parenti né amici? L’indagine di Konrád si muove tra presente e passato, tra la Reykjavík di oggi e quella del 1944, tra leggende popolari, occultismo e depistaggi, fino a sollevare il velo su una verità sconcertante…

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el corso della conferenza annuale della British Medical Association (Bma) che si è tenuta a Liverpool, è stato chiesto di vietare l'uso non medicale dell'elio, ad esempio per gonfiare i palloncini durante le feste. È stato evidenziato che questa risorsa potrebbe esaurirsi in poco tempo. L'elio, è stato ricordato, viene usato come refrigerante per le macchine di risonanza magnetica per imaging o mischiato con l'ossigeno per creare l'Heliox, di aiuto alla respirazione. In altre parole utilizzare l'elio per gonfiare i palloncini viene giudicato una “colossale perdita”. L'elio impiega milioni di anni per formarsi prima di essere estratto dal terreno, come un sottoprodotto di perforazione del petrolio e del gas. Più della metà delle scorte mondiali si trova nella US National Helium Reserve in Texas. L'offerta però sta diminuendo dopo che gli Usa hanno approvato una legge nel 1996 che obbliga a svendere un certo volume di elio ogni anno a un prezzo fisso, per raccogliere fondi pubblici. La maggioranza dei medici presenti alla conferenza ha votato a favore della mozione che raccomanda il divieto di usare l'elio per scopi non medicali e nello stesso tempo ha chiesto alla Bma di avviare una campagna internazionale per sensibilizzare l'opinione pubblica su questa tematica. (Red)

L’autore. Arnaldur Indridason è nato nel 1961 a Reykjavík, dove ha sempre vissuto. Si è dedicato alla scrittura, sia di romanzi sia di sceneggiature, dopo aver lavorato come giornalista e critico cinematografico per la maggiore testata islandese, il «Morgunblaðið». Guanda ha pubblicato "Sotto la città", "La signora in verde", "La voce", "Un corpo nel lago", "Un grande gelo", "Un caso archiviato", "Un doppio sospetto", "Cielo nero", "Le abitudini delle volpi" e "Sfida cruciale".

IL CAPILANO BRIDGE, CANADA Capilano Bridge si trova nel territorio di Vancouver (Canada). Dal 1889 Iil lquesto ponte, sospeso a 70 metri sopra le cime di una foresta boreale e sotto fiume Capilano, non smette di far rabbrividire i visitatori . Il nome è quello di Joe Capilano (1850 -1910) un capo del popolo dei nativi americani Squamish dell'odierna Columbia Britannica. È ricordato per essersi battuto per i diritti dei nativi americani e per la conservazione del loro stile di vita tradizionale .

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CRONACHE

LA NUOVA TECNICA UE PERMETTERÀ FORTI RISPARMI ENERGETICI E MIGLIORE QUALITÀ DEI PRODOTTI

“PRESERVEWINE” ELIMINERÀ GLI ADDITIVI DAL VINO Una particolare tecnica basata sull’alta pressione prospetta la possibilità in un prossimo futuro, di sostituire l’impiego di anidride solforosa nella vinificazione e di risparmiare anche sui costi energetici, rendendo tra l’altro più competitivo il settore sul mercato globale.

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na buona vinificazione è una tradizione europea e una componente importante dell’economia, dalla Germania al Portogallo, dalla Francia alla Grecia passando per l’Italia. Spesso, per mantenere la stabilità e la qualità dei vini, si impiegano conservanti chimici. Tale prassi dovrà cessare per rispettare le nuove regolamentazioni dell’UE. Il progetto PRESERVEWINE, finanziato dall’UE, si è proposto di vincere tale sfida. Indagando su un promettente processo non termico a basso costo, denominato tecnologia del cambiamento di pressione (PCT), per stabilizzare i vini, il team del progetto ha lavorato su un’alternativa praticabile finalizzata a ridur-

Nella foto, il prototipo di “Preserwine” capace di trattare 120 litri /h di vino ad una pressione di 500 bar

re l’impiego di anidride solforosa nella vinificazione. La nuova tecnica prevede il caricamento e la pressurizzazione del vino con un gas inerte e poi il rapido rilascio della pressione, disattivando i microrganismi che causano il deterioramento e fornendo un’atmosfera protettiva per evitare l’ossidazione. Il team del progetto è

riuscito a sviluppare e convalidare un sistema PCT capace di stabilizzare il vino e il mosto di vino. Il prototipo può trattare 120 litri all’ora a una pressione di 500 bar. Il team ha anche sviluppato il relativo software e sensori integrati nel sistema, che consentono il monitoraggio on line di parametri durante il trattamento del vino. Un altro aspetto positivo del nuovo processo è la sua capacità non solo di mantenere le proprietà fisiche e chimiche del vino, ma anche di preservare le proprietà sensoriali dei vini analizzati, garantendo così l’assenza di interferenze con il delicato equilibrio del vino e di variazioni nel suo bouquet. Gli studi a lungo termine sulla stabilità e la qualità dei vini continueranno durante il progetto Preservewine-Demo. Supportato da tale esito positivo, il team ha realizzato la dimostrazione del sistema PCT nella regione francese del Bordeaux, rinomata per il suo primato nella vinificazione. Alla fine, quando sarà stata introdotta su larga scala, la tecnologia potrebbe far risparmiare perfino il 40 % sui costi energetici, consentendo anche di sostituire gli additivi e contribuendo al tempo stesso a preservare l’ambiente. Indubbiamente si tratta di un’altra vittoria per la competitività e la qualità del settore della vinificazione europea. (Red) Vedi http://www.preservewine.fraunhofer.eu/

RASSEGNA STAMPA. LA VIGNETTE DELLA SETTIMANA Corriere.it 3 Luglio

Corriere.it 2 Luglio

Italiaoggi.it 3 Luglio

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Italiaoggi.it 2 Luglio


“STRUCTURES”, SCUDO CONTRO GLI ATTACCHI ELETTROMAGNETICI Allo studio nuove tecnologie in grado di valutare e arginare la crescente minaccia di potenti interferenze di segnale intenzionali che potrebbero attaccare soprattutto industrie, trasporti e banche.

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sistemi di distribuzione dell’energia, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, i trasporti e le infrastrutture per la sicurezza (anche sul piano economico) sono tutti settori vulnerabili alle interferenze elettromagnetiche (EMI). Le EMI a bassa frequenza, come ad esempio quelle provocate dai fulmini o da un’esplosione nucleare, sono state oggetto di studi approfonditi e integrate in politiche e procedure standard.

Ciononostante, le minacce crescenti provenienti da dispositivi piccolissimi ed economici, ma allo stesso tempo a elevata potenza e alta frequenza, che arrivano nelle mani di soggetti malintenzionati pongono nuove sfide. Structures. A tale scopo, gli scienziati hanno lanciato il progetto STRUCTURES (“Strategies for the improvement of critical infrastructure resilience to electromagnetic attacks”), finanziato dall’UE, per colmare questo divario, concentrandosi principalmente sulle infrastrutture civili, quali i sistemi bancari e di comunicazione, che presentano numerosi punti di ingresso e non sono stati concepiti allo scopo di contrastare le interferenze elettromagnetiche ad alta frequenza. I ricercatori stanno

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conducendo un’analisi che condurrà all’elaborazione di misure di protezione, standard e politiche tesi a sventare le azioni criminose dei potenziali malintenzionati, ossia terroristi. Il gruppo ha avviato i lavori occupandosi della caratterizzazione delle tipologie più probabili di fonti di interferenze elettromagnetiche ad alta potenza (HPEM) e dell’analisi di sei tipi di infrastrutture critiche. La fase successiva è stata incentrata sull’individuazione dei componenti maggiormente suscettibili alle EMI intenzionali. Gli scienziati hanno condotto uno studio esaustivo dei componenti, dei sistemi esistenti e delle vulnerabilità, allo scopo di delineare le condizioni di interferenza e le soglie di suscettibilità delle parti più a rischio. Partendo dai risultati ottenuti nell’ambito delle analisi condotte in precedenza, sono stati identificati i meccanismi di accoppiamento tra le fonti potenziali di interferenza e i componenti suscettibili. Queste informazioni si riveleranno estremamente utili ai fini dello sviluppo di modelli e di simulazioni previsto nella fase 2, che condurranno a un impatto a lunga durata dei lavori progettuali. Sono stati inoltre definiti i protocolli sperimentali che consentiranno di eseguire l’inserimento dei dati e di sostenere lo sviluppo dei modelli. L’iniziativa STRUCTURES sta conducendo un’analisi dettagliata delle minacce alle infrastrutture critiche causate da interferenze elettromagnetiche intenzionali, che si traduce in un’importante opportunità di contrasto delle sorgenti HPEM facilmente accessibili e delle attività terroristiche in continuo aumento. Gli orientamenti, le procedure e gli strumenti creati nell’ambito del progetto daranno un forte impulso al benessere socioeconomico dell’UE e dei suoi cittadini, nonché di numerose regioni del resto del mondo. (Red)

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Vedi http://cordis.europa.eu/ http://www.structures-project.eu/


AMBIENTE A destra, Brigitte Robineau, direttore esecutivo di Québec-Océan, e l’ingegnere José Lagunas-Morales, ispezionano il drone “Argo” prima della partenza verso il mare di Baffin (Photo: Claudie Marec)

UN “ARGO” “A PROVA DI ARTIDE PER TRACCIARE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO Un team dell’Università di Laval in Canada ha sviluppato un drone che può resistere alle estreme temperature dell’Oceano Artico, per svelare dati che potrebbero aiutarci a tracciare l’effetto del cambiamento climatico.

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droni generalmente hanno una cattiva reputazione, ma oltre che per la distruzione e la guerra essi possono essere impiegati in molti altri contesti; ad esempio, la tecnologia dei droni può aiutare a salvare vite umane nelle zone disastrate raggiungendo luoghi non accessibili ai soccorritori. Adesso i ricercatori dell’Università di Laval (Québec, Canada), hanno mostrato un altro sorprendente e positivo impiego dei droni: il rilevamento dell’impatto del cambiamento climatico nell’Artide. Il drone “Argo” dell’Università di Laval è in grado di sopravvivere nelle condizioni estreme dell’Oceano Artico, immergendosi fino a profondità di quasi 2.000 metri per raccogliere dati sugli organismi marini. Questo significa che esso può raccogliere informazioni in precedenza inaccessibili per migliorare la nostra comprensione dell’ecosistema marino artico e per seguire gli effetti del cambiamento climatico. La costruzione del drone Argo è in corso da alcuni anni. Nel 2000 la Commissione oceanografica intergovernativa dell’UNESCO e l’Organizzazione meteorologica mondiale avevano lanciato

il programma Argo con l’obbiettivo di creare una rete globale di segnalatori per un sistema integrato globale di osservazione degli oceani. Adesso ci sono migliaia di “galleggianti” o droni Argo nei nostri oceani, ma a causa delle condizioni inclementi, l’Artide ne ospita molto pochi, come spiega Brigitte Robineau, direttore esecutivo di Québec-Océan: «Ci sono ora quasi 4.000 galleggianti Argo schierati negli oceani. Tuttavia, a causa delle limitazioni imposte dal ghiaccio e dagli iceberg nel mare freddo, ce ne sono molto pochi nell’Oceano Artico». Poiché questi strumenti sono in grado di fornire dati preziosi ai ricercatori che conducono gli studi, si è deciso di progettare e costruire un galleggiante adattato a questo ambiente. Secondo José LagunasMorales, un ingegnere specializzato in sistemi integrati che lavora al progetto, la sfida principale era quella di proteggere il drone dalla minaccia costituita dal ghiaccio. Il drone in realtà passa la maggior parte del suo tempo sott’acqua, ma è quando esso affiora e verosimilmente si scontra con il ghiaccio che le attrezzature per le telecomunicazioni, i sensori di temperatura o altre attrezzature si potrebbero danneggiare. Oppure potrebbe rimanere intrappolato dal ghiaccio, e questo potrebbe essere molto costoso. Lagunas-Morales sottolinea: «Dobbiamo evitare che il dispositivo rimanga intrappolato nel

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ghiaccio poiché in quel caso esso diventerebbe inutile per la ricerca. Qualsiasi errore nella progettazione o nella programmazione potrebbe essere molto costoso, sia in senso letterale che figurato, poiché ogni dispositivo vale circa 90.000 dollari». Pensando a tali conseguenze, Lagunas-Morales ha sviluppato un sistema ottico che consente ad Argo di percepire la presenza di ghiaccio: «Quando si avvicina alla superficie, esso emette un fascio laser e poi raccoglie e analizza la luce riflessa per riuscire a distinguere l’acqua libera dal ghiaccio. Il galleggiante ha bisogno di solo un metro quadrato di acqua libera sulla superficie, ma noi lo abbiamo programmato con un margine di sicurezza di tre metri quadrati». Argo è già stato testato nelle acque della baia di Baffin, situata tra l’isola di Baffin e la costa sud occidentale della Groenlandia. Secondo l’Università di Laval, se i test saranno coronati da successo, quattro galleggianti Argo attrezzati con questo sistema ottico di rilevamento del ghiaccio verranno schierati nell’Oceano Artico nei prossimi mesi. Entro tre anni, si prevede che i ricercatori saranno in grado di fare affidamento sui dati provenienti da una squadra di ben 23 dispositivi. Il drone ha una batteria in grado di durare per ben quattro anni. Se tutto andra per il verso giusto il drone inizierà a seguire gli effetti biologici del cambiamento climatico tra alcuni mesi. (Red) Vedi http://www.engadget.com/2015/06/22/ argo-arctic-drone/ https://www2.ulaval.ca/en/home.html

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NANOREM, BONIFICA IL SUOLO E LE ACQUE INQUINATE Utilizzo di nanoparticelle per bonificare i suoli e le acque inquinate. È questo l’obiettivo di un gruppo di scienziati europei attualmente impegnati a valutare la tossicità di alcuni gruppi di nanoparticelle che potrebbero essere impiegate come spazzini.

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onostante il suo impatto positivo sulla qualità della vita, l’industrializzazione ha lasciato molti siti inquinati dietro di sé. È cronaca di tutti i giorni. Ogni anno in Europa si spendono 6 miliardi di euro per gestire tali siti. Nel frattempo, si prevede che la superficie di suoli inquinati aumenterà del 50 % entro il 2025,.Secondo una relazione dell’Agenzia europea dell’ambiente pubblicata nel 2012. Inoltre, l’UE stima che il 20 % dell’acqua europea è seriamente minacciato dall’inquinamento. Mentre la maggior parte dei paesi applica i metodi “estrarre e trattare” e/o versare nelle discariche (tecniche ex situ) per la bonifica dei suoli e delle acque, lo scavo dei materiali contaminati a volte può risultare non preferibile o non fattibile. È qui che entrano in gioco le tecnologie in situ – processi biologici, chimici, fisici o termici per il trattamento del suolo e delle acque a livello sotterraneo – che possono essere applicate con il minimo intervento in situ, riducono al minimo l’esposizio-

ne degli addetti ai lavori e lasciano un’impronta molto ridotta rispetto ai metodi ex situ. Con lo scopo di innalzare qualitativamente le tecniche in situ, il progetto NANOREM si affida all’impiego delle dimensioni ridotte e della reattività elevata delle particelle. Il ferro zerovalente nanostrutturato (nZVI), ad esempio, dovrebbe fornire un miglioramento sostanziale nelle prestazioni di risanamento per una vasta gamma di situazioni. L’utilizzo di queste nanoparticelle, tuttavia, è limitata a causa delle incertezze legate all’impatto ambientale. Risultati incoraggianti Il progetto ha cinque obiettivi principali, uno dei quali è quello di aumentare le conoscenze. Per riuscirci, il team ha misurato la tossicità di nanoparticelle potenzialmente interessanti, valutando la loro tossicità quando entrano in contatto con il suolo e i contaminanti, misurando il cambiamento della tossicità nel tempo e descrivendo come le nanoparticelle interagiscono con i microrganismi durante e dopo il trattamento di risanamento. Recentemente il team NANOREM ha annunciato i primi risultati delle prove ecotossicologiche per una serie di nanoparticelle che potrebbero essere impiegate per i progetti di bonifica: NanoFer 25S, Carbo-Iron, Fe-

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Oxide, Fe-Zeolites e Bionanomagnetite. Le nanoparticelle sono state testate su una serie di organismi tra cui i vermi, i crostacei, le alghe verdi e i batteri, e il team non ha rilevato effetti tossicologici in nessuno di loro. Il team ha anche annunciato due altre scoperte positive. In primo luogo hanno confermato che, osservando le variazioni della reattività e tossicità delle nanoparticelle nel tempo, si scopre che esse diventano meno reattive quando interagiscono con le matrici del suolo. In secondo luogo, hanno studiato se le nanoparticelle utilizzate per trattare gli inquinanti riuscivano a degradarli completamente anziché trasformarli in composti più tossici – una preoccupazione diffusa tra gli addetti ai lavori. Benché le sperimentazioni siano ancora in corso, i risultati iniziali non sembrano indicare un aumento della tossicità degli inquinanti, anche solo a pochi metri e poco dopo l’introduzione nei pozzi. Al contrario, è stato rilevato che i campioni di acque freatiche di uno dei siti avevano un’elevata tossicità prima dell’introduzione di nanoparticelle di ossido di ferro, ma che tale tossicità risultava notevolmente ridotta dopo tre settimane. Il progetto continuerà fino a gennaio 2017, quando il team spera di avere a disposizione tecniche di produzione a basso costo da utilizzare in applicazioni commerciali su larga scala. I prossimi passi saranno di compiere test sulla ecotossicità, continuando il monitoraggio dei siti trattati per vari mesi e svolgendo prove sul funzionamento microbico durante la seconda parte del progetto. I ricercatori sono ottimisti e considerano i risultati ottenuti finora estremamente promettenti. (Red)

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Vedi http://cordis.europa.eu/ http://www.nanorem.eu/


TECNOLOGIA

GHOST, LA TECNOLOGIA CHE BALZA FUORI DALLO SCHERMO E FINISCE IN TASCA

Immagina di tirare oggetti e dati fuori dallo schermo e di manipolarli sospesi nell’aria. In arrivo straordinarie nuove tecnologie che permettono agli utenti di cambiare la forma dei display con le proprie mani. Si intravede una rivoluzione totale nel modo in cui oggi interagiamo con gli smartphone, i laptop e i computer.

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ggi viviamo in un mondo fatto di schermi piatti che usiamo tutto il giorno – che sia il computer in ufficio, uno smartphone sul treno per tornare a casa, la TV o l’iPad sul divano la sera. Il mondo in cui viviamo non è piatto però, è fatto di colline e valli, persone e oggetti. Immaginiamo per un istante di poter usare le punte delle dita per manipolare il display e tirar fuori le funzioni nel nostro mondo tridimensionale. Una tale visione ha portato al lancio nel gennaio 2013 di GHOST (“Generic, Highly-Organic Shape-Changing Interfaces”), un progetto di ricerca sostenuto dall’UE ideato per sfruttare la capacità degli umani di riflettere sopra e manipolare oggetti fisici per mezzo delle interfacce di computer e disposi-

tivi mobili. «Questo avrà tantissime implicazioni per il futuro, dall’interazione quotidiana con i telefoni cellulari, all’apprendimento tramite computer e al lavoro di progettazione», ha spiegato al Cordis il coordinatore di GHOST, il prof. Kasper Hornbæk dell’Università di Copenaghen. «Non è solo questione di cambiare la forma dello schermo, ma anche dell’oggetto digitale che si desidera manipolare, forse persino mentre è sospeso in aria. Mediante la tecnologia di levitazione a ultrasuoni, ad esempio, possiamo progettare il display al di fuori dello schermo piatto e grazie agli schermi deformabili possiamo immergere le dita dentro di esso». Display proteiformi da toccare e sentire Questa rivoluzione dell’interazione dell’utente con la tecnologia ci permetterà in futuro di manipolare oggetti, e persino dati, in un modo completamente nuovo. Un chirurgo, ad esempio, potrà lavorare fisicamente su un cervello virtuale, con un’esperienza tattile completa, prima di effettuare l’intervento vero e proprio. I designer e gli artisti che usano surrogati fisici come l’argilla potranno modellare e rimodellare gli oggetti e conservarli nel computer man mano che lavorano. I ricercatori di GHOST stanno lavorando anche con interfacce deformabili come cuscinetti e spugne che i musicisti potranno piegare per controllare il timbro, la velocità e altri parametri nella musica elettronica. GHOST ha prodotto una linea di assemblaggio di prototipi per mostrare applicazioni proteifor-

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mi. Il risultato è un’applicazione che permette di tirar fuori dallo schermo i dati dei grafici con le punte delle dita. Le informazioni – che si tratti di risultati delle elezioni o di tendenze delle precipitazioni – possono essere poi riordinate e scomposte in colonne, righe o singolarmente, per visualizzarle meglio. I ricercatori hanno lavorato anche con “morphee”, dispositivi mobili flessibili con display in lycra o leghe che si piegano e si allungano a seconda dell’uso. Possono cambiare forma automaticamente per formare ad esempio schermi che coprono le dita quando si digita un codice pin, oppure per muovere il display a seconda dei movimenti di rotazione e svolta in un gioco. Non solo. Questi dispositivi possono inoltre essere ingranditi nella mano per esaminare più da vicino i dati e rimpiccioliti nuovamente per conservarli in una custodia o in tasca. La tecnologia tattile arriva sul mercato Uno dei partner di GHOST, l’Università di Bristol, ha creato una start-up che adesso conta 12 impiegati, chiamata UltraHaptics, per sviluppare la tecnologia studiata nell’ambito di GHOST che usa gli ultrasuoni per creare il senso del tatto in aria. L’azienda ha attratto un finanziamento di avviamento nel Regno Unito e altri finanziamenti nell’ambito del programma Orizzonte 2020. «GHOST ha potuto fare tanti progressi semplicemente riunendo i partner e permettendoci di condividere le nostre scoperte», ha commentato il prof. Hornbæk. «I display che cambiano forma quando vengono usati saranno probabilmente disponibili tra appena cinque anni. Se volete che il vostro smartphone proietti la vista di un paesaggio 20 o 30 cm fuori dal display, ci vorrà ancora un po’ di tempo – ma ci stiamo lavorando!» GHOST, che si concluderà alla fine di quest’anno, coinvolge quattro partner dal Regno Unito, Paesi Bassi e Danimarca e riceve 1,93 milioni di euro dal programma Tecnologie future ed emergenti dell’UE. (Red)

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A lato, una coppia di Gurney flap applicati alla deriva di un elicottero Bell 222U (image wikipedia)

UN BATTITO DI “ALETTE” AIUTA GLI ELICOTTERI A SPICCARE IL VOLO SENZA FAR RUMORE

Un’aletta posta perpendicolarmente rispetto alle superfici delle auto da corsa e degli aeroplani ha contribuito per anni a potenziare il livello di aerodinamicità di questi veicoli. Oggigiorno, gli scienziati utilizzano una versione attiva di questi dispositivi sulle pale delle eliche degli elicotteri per ridurne rumore e resistenza.

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l flap di Gurney, creato per le auto da corsa negli anni 70 de secolo scorso, rappresenta il primo dispositivo aerodinamico utilizzato nel settore dell’automobilismo a essere stato adattato all’industria aerospaziale. Questa aletta del bordo di uscita, posizionata perpendicolarmente rispetto al flusso sulle ali, determina un aumento dell’elevazione registrando un effetto minimo sulla resistenza.

Nel tentativo di potenziare le prestazioni delle eliche degli aeromobili allo scopo di migliorarne l’efficienza e di ridurre il livello di emissioni e di consumo di carburante, scienziati finanziati dall’UE stanno studiando una nuova applicazione nell’ambito del progetto AGF (“Active Gurney Flap”). L’iniziativa ha condotto allo sviluppo dell’unità di controllo, dell’attuatore e del meccanismo del flap di Gurney. Il gruppo di lavoro prevede di creare un sistema conforme ai requisiti più rigorosi previsti per gli aeromobili attraverso la conduzione di test nella galleria del vento sui modelli in scala delle pale degli elicotteri. In base alle specifiche, il meccanismo deve poter entrare in uno spazio disponibile di appena 1,5 mm e adattarsi a una frequenza di attuazione di 60 Hz. Un eccellente livello di attuazione piezoelettrica e di rigidezza meccanica in condizioni operative e ambientali estremamente impegnative ha consentito al prototipo di superare ogni aspettativa. Il meccani-

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smo AGF registra buone prestazioni su frequenze di attuazione comprese tra 0 e 150 Hz, superando di gran lunga l’obiettivo di 60 Hz e raggiungendo valori ideali rispetto all’argomento principale. Il primo prototipo è stato presentato nel corso del 51° Salone internazionale dell’aeronautica e dello spazio di Parigi-Le Bourget. Attualmente, gli scienziati stanno realizzando la progettazione finale dell’AGF, che prevede un’integrazione con altri componenti di elicotteri. La conduzione di simulazioni a elementi finiti ha facilitato l’ottimizzazione delle parti meccaniche strutturali. Il progetto AGF offrirà un significativo contributo agli obiettivi aerospaziali dell’UE in termini di riduzione del rumore e delle emissioni determinando, nel contempo, segnerà un potenziamento della competitività dell’industria aeronautica europea. (Red)

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http://arc.aiaa.org/ http://cordis.europa.eu/


LIGHTNESS: TRASFERIRE DATI ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE ENTRO IL 2018 progetto. «La scalabilità del progetto è la parola chiave se vogliamo soddisfare l’aumento della domanda in futuro».

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rasmissione ottica nel futuro del traffico dei dati mobili. Traffico destinato a crescere di centinaia o migliaia di volte entro il 2020, quando i nuovi standard telecom 5G dovrebbero arrivare sul mercato. Nella gara in corso per trovare nuove soluzioni per le reti di telecomunicazioni per gestire questa enorme crescita, un progetto di ricerca dell’UE denominato LIGHTNESS ha già sviluppato una soluzione superveloce usando una tecnologia di trasmissione ottica. LIGHTNESS è stato avviato nel 2012 per potenziare la tecnologia europea dedicata al collegamento dei centri dati e anticipare il crescente traffico tra di essi. E lo sta facendo sfruttando i miglioramenti in termini di potenza, velocità e convenienza garantiti dalla trasmissione ottica rispetto a quella elettrica. «L’infrastruttura che sviluppiamo deve aumentare per il 5G in un modo che non è possibile per gli attuali commutatori raggruppati Ethernet,” ha spiegato al Cordis Matteo Biancani, di Interoute, il fornitore di servizi di telecomunicazioni e cloud che coordina il

Alla velocità della luce Persino le reti 4G e 3G di oggi stanno sperimentando un’enorme richiesta di capacità di trasmissione dati e tempi di risposta veloci, a causa del crescente utilizzo del calcolo ad alte prestazioni e di applicazioni di memorizzazione cloud e lato server. Questo rende il lavoro del progetto LIGHTNESS immediatamente rilevante, oltre ad anticipare l’avvento delle tecnologie 5G. L’obiettivo principale di LIGHTNESS è progettare tecniche di commutazione fotonica e trasmissione per stabilire interconnessioni ad alte prestazioni e a basso costo tra e all’interno di centri dati. In particolare, le università e le strutture di ricerca che partecipano al progetto – nel Regno Unito, Paesi Bassi e Spagna – hanno collaudato l’OCS (Optical Circuit Switching) e l’OPS (Optical Packet Switching) in speciali banchi di prova. I banchi di prova simulano gli ambienti di rete all’interno di centri dati e testano la tecnologia per vedere se possono soddisfare le esigenze delle applicazioni emergenti in termini di banda ultralarga e tempi di attesa ridotti. Tenendo a mente la scalabilità, hanno svolto molti studi e simulazioni per valutare i vantaggi dell’architettura LIGHTNESS in schieramenti molto grandi, usando oltre 100 canali di lunghezza d’onda diversi contemporaneamente, con un risultato di capacità di larghezza di banda di diversi terabit/secondo per collegamento in fibra. L’utilizzo delle tecnologie OCS e

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OPS insieme costituisce la soluzione più promettente per commutare enormi flussi di dati, praticamente alla velocità della luce. Da 40 a 100 gigabit per secondo Nei banchi di prova, i ricercatori di LIGHTNESS hanno sviluppato un OPS che in effetti fornisce il tempo di attesa di nanosecondi di cui le reti avranno bisogno per soddisfare le esigenze degli utenti mobili in futuro. Hanno anche provato un commutatore ToR (Top-ofRack), usato per collegare scaffali di attrezzature di memorizzazione alla rete OPS/OPC del centro dati, aggregando il traffico in flussi di dati di lunga e di breve durata. LIGHTNESS è riuscito a testare tali operazioni a velocità che non si erano mai viste prima nelle reti, dai 40 ai 100 gigabit per secondo. Implementazione entro il 2018 I prototipi preliminari del progetto sono stati presentati alla Conferenza europea sulle reti e le comunicazioni tenutasi a Parigi l’anno scorso, durante la quale LIGHTNESS ha vinto il Best Booth Award per la dimostrazione della sua nuova rete ottica di centri dati (Optical Data Centre Network – ODCN) definita mediante software. «L’implementazione completa dei prototipi di hardware e software LIGHTNESS è adesso pronta e in fase di valutazione sperimentale e verifica nel banco di prova del progetto. Una dimostrazione completa avrà luogo il prossimo settembre durante la Conferenza europea sulle comunicazioni ottiche, a Valencia. Stiamo costruendo attrezzature che saranno utilizzate nelle nostre reti di centri dati e la cui produzione raggiungerà un picco tra due o tre anni»” dice Biancani. LIGHTNESS è un progetto di ricerca specifico mirato che ha ricevuto 2,44 milioni di euro di investimenti dal 7° Programma quadro dell'UE. Coinvolge sette partner in Italia, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito e si concluderà a ottobre di quest’anno. (Red)

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Vedi http://www.ict-lightness.eu/ http://cordis.europa.eu/


SCIENZE

A lato, in uno degli orologi atomici del National Physical Laboratory si posizione il secondo intercalare o leap second nel 1994

CONSUMATO IL NOSTRO ULTIMO “SECONDO INTERCALARE”

Se solo avessi più tempo ...”, lo diciamo spesso. Bene, questa settimana abbiamo avuto un pizzico di tempo in più: un secondo intercalare per essere pignoli. Martedì scorso, appena prima della mezzanotte GMT, i nostri orologi si sono fermati e il pianeta ha guadagnato un secondo. Gli orologi automatici segnavano le 23:59:60 e poi sono saltati a 00:00:00. Poiché la rotazione della Terra sta gradualmente rallentando, il secondo intercalare ci permette di riallineare il tempo coordinato universale (UCT) all’ora solare. Questo può essere fonte di ansia nei mercati finanziari e nell’industria tecnologica, del resto nel 2012, quando è stato aggiunto l’ultimo secondo intercalare, diverse città si sono fermate e – secondo il Guardian – in Australia oltre 400 voli rimasero a terra perché si era fermato il sistema di check-in Quantas. Peter Whibberley, scienziato del National Physical Laboratory (NPL) nel Regno Unito, ha esposto le sue preoccupazioni al Guardian: «Armeggiare con il tempo comporta delle conseguenze. Poiché i secondi intercalari vengono introdotti solo sporadicamente, è difficile implementarli nei computer e gli errori possono causare un arresto temporaneo dei sistemi».

Parlando alla BBC, Whibberley ha aggiunto: «Se si sbaglia ad aggiungere i secondi intercalari, ci possono essere perdite di sincronizzazione nelle reti di comunicazione, nei sistemi finanziari e in molte altre applicazioni che si basano sull’ora esatta». Ha continuato: «Ogni volta che si aggiunge un secondo intercalare, ci sono computer che hanno problemi a causa dei glitch del codice scritto per gestirli. Le conseguenze sono particolarmente gravi nella regione dell’Asia-Pacifico, dove i secondi intercalari sono aggiunti durante la normale giornata lavorativa». Linus Torvalds, la forza trainante del kernel Linux che è alla base di moltissimi importanti servizi internet, ha spiegato in WIRED i problemi causati dal secondo intercalare per il software: «Quasi ogni volta che abbiamo un secondo intercalare, scopriamo qualcosa di nuovo. È davvero fastidioso, perché è un classico caso di codice che praticamente non viene mai usato e così non è testato dagli utenti in condizioni normali». Secondo il Guardian, il bisogno di secondi intercalari è, in un certo senso, motivato dal fatto che la misurazione ufficiale del tempo è diventata molto precisa: «Gli orologi atomici misurano il tempo circa un milione di volte meglio rispetto alla rotazione della Terra, che fluttua di giorno in giorno e a lungo termine sta rallentando, a causa di un fenomeno conosciuto come “resistenza della Luna” ... Senza la correzione, l’ora civile si allontanerebbe lentamente dall’ora basata sulla rotazione della Terra, il che significa che tra circa 800 anni il sole sarebbe allo zenit nel cielo alle 13:00 anziché a mezzogiorno». Tale pratica è cominciata nel 1972 e il secondo intercalare di martedì è stato il primo in tre anni. C’è disaccordo tra i cronometristi del mondo sulla questione di mantenere la pratica di aggiungere secondi intercalari o no, considerando i potenziali rischi per i nostri sistemi finanziari, di comunicazioni e persino dei trasporti. WIRED è contrario al mantenimento di tale pratica per motivi di comodità: «Manteniamo il secondo intercalare perché, ecco, ci fa sentire bene. Non ci piace l’idea che il Sole sia a picco sulle nostre teste se non è mezzogiorno. Ci irrita il pensiero che tramonti quando l’orologio segna, ad esempio, le tre del pomeriggio. Ma anche se smettiamo di aggiungere il secondo intercalare, queste cose non succederanno per secoli. Questo ci lascia un sacco di tempo per prepararci in qualche altro modo per sincronizzare di nuovo gli orologi e i computer del mondo con la rotazione della Terra». Non si è parlato di shock nei mercati o collassi tecnologici mercoledì mattina, quindi il secondo intercalare di quest’anno potrebbe essere passato senza incidenti. Tuttavia, potrebbe essere stato il nostro ultimo secondo in più, visto che i cronometristi del mondo discuteranno se mantenere o meno questa pratica in occasione della Conferenza mondiale della radiocomunicazione che si terrà a Ginevra il prossimo novembre. (Red) Vedi http://www.npl.co.uk/

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NETWORK EUROPEO Uno studio multidisciplinare sul cervelletto è stato avviato da un network europeo di università e industrie. Le informazioni così generate stanno portando gli scienziati un po’ più vicini a comprendere il funzionamento di questo complesso organo.

AL LAVORO PER STUDIARE IL CERVELLETTO cervello. Ciò permetterebbe di prevedere i fenotipi comportamentali dall’attività neuronale nel cervelletto.

I

l cervelletto è la parte del cervello che regola il controllo motorio e l’apprendimento. Considerato che la plasticità neuronale è centrale per il processo di apprendimento, comprendere come la plasticità si forma nel cervelletto e in che modo questa parte del cervello computa i suoi segnali potrebbe avere importanti conseguenze per la salute di ogni essere umano. Con il finanziamento dell’UE il progetto C7 (“Cerebellar-cortical control: Cells, circuits, computation, and clinic”) ha riunito esperti di primo piano nel campo delle neuroscienze per studiare le reti neuronali cerebellari. Nel corso del progetto, 17 giovani ricercatori sono stati formati dai membri del network in vari aspetti delle neuroscienze. Gli obiettivi principali del progetto erano delineare l’attività neuronale nel cervelletto e comprendere in che modo le modifiche nelle sinapsi neuronali portino all’apprendimento. A tal fine il consorzio ha utilizzato elettrofisiologia,

ricerca comportamentale e clinica, modellizzazione al computer e neuroimaging. I ricercatori hanno fatto significativi progressi tecnici nel registrare i neuroni cerebellari per studiare il modo in cui il cervelletto scambia informazioni con il resto del

Per l’aspetto clinico hanno esaminato gli eventi neuronali coinvolti nella riabilitazione dei pazienti cerebellari e nella degenerazione. Hanno anche generato importanti informazioni sul meccanismo della stimolazione transcranica a corrente continua, un metodo utilizzato per stimolare l’apprendimento. Si sono studiati anche i ruoli del cervelletto rispetto all’apprendimento dei tempi e dell’ordine dei movimenti sequenziali, e nell’elaborazione e previsione del linguaggio. Attraverso la formazione della futura generazione di neuroscienziati, il consorzio pertanto ha lavorato per promuovere le neuroscienze, e in particolare lo studio del cervelletto. (Red) http://cordis.europa.eu/ http://www.cerebellumc7.eu/

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SALUTE

Brevi

NEONATI, IMMAGINI

DA UNA PIANTA LA SOSTANZA CHE UCCIDE IL TUMORE AL CERVELLO

E SVILUPPO DELL’ATTENZIONE

L

Scoperta l’esistenza di una correlazione tra lo sviluppo attentivo nei primi giorni di vita e lo sviluppo di possibili disordini dell’attenzione in età successiva.

I

l neonato fissa le immagini per un tempo più lungo rispetto ai suoi coetanei? Sarà meno esposto durante la crescita ai disturbi dell’attenzione. Lo dimostra uno studio, finanziato dall’Unione Europea, condotto da ricercatori dell’Università di Padova, della Birkbeck University of London e della London Metropolitan University e pubblicato sulla prestigiosa rivista «Scientific Reports». Nello studio, il comportamento visivo nei primissimi giorni di vita è stato correlato alla comparsa successiva di problemi comportamentali. I ricercatori hanno scoperto un’associazione tra le differenze individuali nell’attenzione visiva che i neonati nei primi giorni dopo la nascita rivolgevano a diverse immagini e problemi comportamentali comparsi nel successivo sviluppo, tra cui iperattività e problemi nei rapporti con i coetanei. Al riguardo, Teresa Farroni, docente del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova spiega: «Abbiamo studiato l’attenzione visiva su un campione di 180 neonati nati tra il 2004 e 2012 in un reparto di maternità di un ospedale di Monfalcone (Gorizia). Per la prima volta abbiamo dimostrato che c’è un legame significativo tra le modalità in cui i neonati guardano le immagini e il loro temperamento che si manifesta nel loro comportamento in età successive. Guardare le immagini per tempi più lunghi alla nascita sembra essere associato a una minore presenza di comportamenti impulsivi e iperattivi nello sviluppo del bambino». I ricercatori hanno esaminato tre aspetti principali del temperamento e del comportamento: la capacità di regolare le emozioni (uno scarso controllo è stato collegato a una maggiore impulsività e iperattività, il bambino può quindi essere a rischio di sviluppare ADHD - Attention Deficit Hyperactivity Disorder); un tratto caratteriale che descrive una tendenza verso livelli elevati di estroversione e impulsività e che è stato collegato con l’aggressività e problemi comportamentali nell’infanzia; la presenza di difficoltà comportamentali. «Lo studio dell’attenzione visiva dei neonati costituisce una finestra sui meccanismi di sviluppo che contribuiscono alla variazione di attenzione e del comportamento per tutta la durata della vita – commenta Farroni. I risultati delle nostre ricerche suggeriscono che una parte di ciò che influenza il comportamento più tardo è già presente alla nascita. Questi risultati conclude -potrebbero in futuro aiutare a identificare i bambini che sono a più alto rischio di difficoltà di attenzione e potrebbe favorire lo sviluppo di primi interventi con lo scopo di contribuire a migliorare precocemente le capacità attentive». (Red) Vedi www.unipd.it

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'estratto acquoso della pianta mediterranea Ruta graveolens (molto diffusa in Italia) è capace di uccidere le cellule di glioblastoma (tumore al cervello) risparmiando le cellule sane. Il procedimento è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori della Seconda Università degli Studi di Napoli. Nel loro studio pre-clinico, pubblicato sulla rivista scientifica PLOS One, i ricercatori hanno dimostrato come l'estratto acquoso ottenuto dalla pianta Ruta graveolens L. sia in grado di indurre la morte di cellule di glioblastoma coltivate in vitro.

SCOPERTI I NEURONI CHE RIACCENDONO IL SESSO

U

n gruppo di ricercatori della National Chi Nan University di Nantou a Taiwan ha scoperto i neuroni che riaccendono il desiderio sessuale nei maschi riportando alla normalità i livelli di dopamina che tendono ad abbassarsi con l'età. Gli esperimenti sono stati condotti sui moscerini della frutta. Lo stesso meccanismo però è presente anche nell'uomo. Questi risultati permetteranno, in un futuro relativamente breve, di approntare nuove terapie contro le disfunzioni sessuali. I neuroni scoperti sono noti come PPL2ab.

FARMACI: VIA LIBERA ALLA VENDITA ONLINE

D

a luglio anche in Italia, è ufficiale la vendita online di medicinali senza obbligo di prescrizione tra cui gli antidolorifici come l'aspirina e gli antipiretici, come la tachipirina. È questo l'effetto del recepimento della direttiva europea sui medicinali ad uso umano. In pratica ora è possibile ordinare con il computer il farmaco che arriverà direttamente a casa. Il prodotto sarà venduto online solo da farmacie e parafarmacie autorizzate, attraverso siti web contrassegnati da un bollino di qualità così composto: un logo del ministero della Salute, conforme a quello previsto dalla direttiva Ue e costituito da una croce bianca sullo sfondo di quattro bande, tre in verde e una in grigio. In questo modo i cittadini potranno riconoscere i siti di e-commerce certificati, ed evitare così le truffe sul web sempre in agguato.

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BIOLOGIA DEI SISTEMI PER CAPIRE L’INVECCHIAMENTO CEREBRALE

La popolazione europea sta invecchiando rapidamente e il conseguente problema del declino cognitivo ha assunto un’importanza rilevante, se si considera che circa il 50 % degli adulti di età superiore a 85 anni soffre di malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer.

F

ino ad oggi, non sono ancora disponibili strategie terapeutiche efficaci per trattare il declino cognitivo, poiché anche la conoscenza del processo di invecchiamento cerebrale è ancora parziale. Per affrontare questo problema, i ricercatori del progetto AGEDBRAINSYSBIO (“Systems biology of pathways involving brain ageing”), finanziati dall’UE, hanno adottato un approccio basato sulla biologia dei sistemi. Il team svilupperà modelli idonei basandosi sulla malattia di Alzheimer a esordio tardivo (Late-onset Alzheimer’s

disease, LOAD) in un contesto patologico per identificare il fenotipo dell’invecchiamento in condizioni normali e patologiche. Il lavoro sull’integrazione di set di dati di vari livelli è attualmente in corso e includerà anche informazioni tratte da recenti studi di associazione dell’intero genoma (GWAS)-LOAD. I test su 17.008 casi di LOAD e 37.154 controlli sono già stati eseguiti e hanno portato all’identificazione di 20 “loci” di suscettibilità dell’AD. Il lavoro ha permesso di identificare percorsi associati alla crescita assonale (conduzione di impulsi elettrici) e alla plasticità sinaptica che potrebbero essere utilizzati come obiettivi farmacologici per il LOAD. Il progetto ha sviluppato un modello quantitativo per uno di essi, il percorso di segnalazione del glutammato. Avvalendosi della microscopia di ricostruzione ottica stocastica diretta

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e del test di proximity ligation, i ricercatori stanno localizzando le proteine interessate nei geni LOAD-GWAS. Il consorzio ha adottato un approccio innovativo basato sull’analisi evolutiva per identificare i geni associati alle malattie neurodegenerative umane e all’invecchiamento nei primati e negli umani. Hanno ricercato i geni con differenze funzionali derivanti da sostituzioni di specifici nucleotidi o da duplicazioni/eliminazioni incomplete, riuscendo a identificare recenti adattamenti dei dati genomici. Si prenda ad esempio il recettore GRIK1 (recettore di glutammato, ionotropico, kainato 1) del cromosoma 21. Utilizzando un metodo Y2H (Yeast twohybrid, lievito doppio ibrido), i ricercatori hanno identificato anche gli interattori correlati alle nuove sinapsi della Drosophila e degli esseri umani. Hanno inoltre analizzato in modo approfondito i neuroni umani derivati da cellule staminali pluripotenti indotte e attualmente stanno caratterizzando i neuroni di pazienti con rare mutazioni LOAD. Attraverso attività di trascrittomica (studio dell'insieme degli RNA messaggeri di una cellula) comparativa procederanno poi all’identificazione dei percorsi di segnalazione danneggiati. Un risultato importante è lo sviluppo di cellule staminali di ratti per l’identificazione dei geni implicati nella funzione sinaptica, nell’invecchiamento e nel LOAD. L’analisi dei neuroni derivati da queste cellule è attualmente in corso. Le attività di ricerca del team AGEDBRAINSYSBIO dovrebbero identificare strategie terapeutiche efficaci per il LOAD e per altre condizioni simili, migliorando la qualità della vita dei pazienti e riducendo i costi di assistenza sanitaria. La maggiore competitività delle quattro piccole e medie imprese europee che hanno partecipato al consorzio avrà anche ripercussioni positive dal punto di vista economico. (Red)

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http://www.agedbrainsysbio.eu/


SPAZIO

A lato, ricostruzione artistica della scia prodotta della asteroide dopo l'esplosione sopra Chelyabinsk, in Russia, il 15 febbraio 2013. (Foto di Olga Kruglova. Credit: Sandia Labs CC BY -NC-ND/esa.int)

SONO PIÙ DI 12 MILA GLI OGGETTI CLASSIFICATI COME NEO

L'EUROPA E IL RISCHIO COLLISIONE ASTEROIDI

O

gni anno, gli astronomi di tutto il mondo scoprono più di un migliaio di nuovi asteroidi o altre rocce spaziali che potrebbero colpire il nostro pianeta. E se qualcuno di essi si sta dirigendo verso la Terra, gli esperti che lavorano all'ESA devono conoscere i soggetti pubblici locali con i quali dovranno coordinarsi in caso di gestione di un’emergenza. Un fattore fondamentale nel proteggere vite umane e proprietà in caso di un impatto è scoprire in tempo utile la rotta verso la Terra e in che modo le autorità nazionali possano informare al meglio i cittadini su cosa fare. A sua volta, ciò richiede che l'ESA possa disporre degli strumenti scientifici adeguati per informare tempestivamente le autorità nazionali sull’esistenza di un pericolo incombente. In un workshop promosso dall'ESA alla fine di giugno la squadra Situational Awareness dell’Agenzia spaziale europea ha incontrato i delegati provenienti da sei stati membri per discutere di asteroidi e delle contromisure da adottare in caso di pericolo. Gli uffici nazionali di risposta alle emergenze di Svizzera, Germania, Lussemburgo, Romania, Svezia e Regno Unito hanno imparato come funziona il flusso di informazioni tra il NEO (Near-Earth Objects ) Coordination Centre dell'ESA e

le autorità nazionali. I delegati dal canto loro hanno contribuito a fornire informazioni cruciali sulle reti di risposta alle calamità naturali esistenti nei loro rispettivi paesi. L’Optical Ground Station dell'ESA «Ogni anno vengono scoperti più di mille nuovi NEO», osserva Gerhard Drolshagen dell’Esa. «La maggior parte di loro hanno una dimensione di alcune decine di metri e hanno la potenzialità di causare danni al suolo. Prima o poi, però la Terrà sarà effettivamente colpita da uno di questi NEO. Questi workshop ci stanno aiutando a prepararci per un evento del genere». Dei più di 600 mila asteroidi conosciuti nel nostro sistema solare, oltre 12 mila sono classificati come NEO, perché le loro orbite portano a passare relativamente vicino al nostro pianeta. Mentre la probabilità di un impatto rimane molto bassa, capire come si muovono per elaborare l’eventuale migliore risposta è estremamente importante soprattutto dopo la caduta di un meteorite a Chelyabinsk (Russia), nel febbraio 2013. Dopo quell’evento nei governi si sta facendo strada la consapevolezza del fenomeno e del tipo di informazioni che sono necessarie da far arrivare ai cittadini per

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subire il minor danno possibile come ad esempio stare lontano dalle finestre per evitare di ferirsi con le schegge di vetro. «Stabilire interfacce con i vari uffici preposti a dare risposta alle emergenze è ora un processo molto più chiaro», dice Detlef Koschny dell'ESA. «Abbiamo anche imparato che le informazioni devono essere rese disponibili a che ora, e a chi». I delegati del workshop da parte loro hanno preso consapevolezza dei canali attraverso i quali l'ESA informa i paesi in caso di minacce dal cielo, in modo da poter preparare culturalmente e geograficamente risposte appropriate. «In caso di una minaccia, abbiamo bisogno di stabilire in modo chiaro ruoli e responsabilità per la zona d'impatto», ha dichiarato Nicolas Bobrinsky, responsabile dello Space

Situational Awareness dell'ESA. In sintesi si può affermare che “una chiara pianificazione è la chiave per migliorare la sicurezza pubblica”. Un altro importante aspetto preso in considerazione durante il workshop è stato come deve funzionare la comunicazione con i cittadini. Sapere come e quando comunicare le minacce e il rischio con il grande pubblico è cruciale, e potrebbe essere complicato dal fatto che un potenziale rischio può essere conosciuto con anni di anticipo o pochi giorni o settimane prima dell'impatto. (Red) Vedi www.esa.int

QUELLE STELLE NASCOSTO NEL CUORE DI UN GIGANTE

L

a splendida e coloratissima panoramica (accanto al titolo) di un gruppo di stelle immerse nelle nubi di gas è stata catturata dalla camera WFI (Wide Field Imager) montata sul telescopio da 2,2 metri dell'MPG/ESO all'Osservatorio dell'ESO di La Silla in Cile. Nell’immagine è visibile l’ammasso chiamato NGC 2367, un raggruppamento di stelle neonate al centro di una struttura enorme e molto più antica situata ai margini della Via Lattea. Scoperto dall' astronomo inglese Sir William Herschel il 20 novembre 1784, l’ ammasso stellare NGC 2367 si trova a circa 7.000 anni luce dalla Terra nella costellazione del Cane Maggiore. Avendo solo 5 milioni di anni, la maggior parte delle sue stelle sono giovani e calde e risplendono di un intenso colore blu, in contrasto, come si vede nella foto, con la luce rossastra dell'idrogeno gassoso circostante. Gli ammassi aperti come NGC 2367 sono comuni nelle galassie a spirale come la Via Lattea e tendono a formarsi nelle zone esterne delle galassie stesse. Nel loro viaggio intorno al centro galattico sono influenzate dall'effetto gravitazionale degli altri ammassi e delle grandi nubi di gas che incontrano. Poiché gli ammassi aperti sono tenuti insieme da un legame gravitazionale molto debole e poiché continuano a perdere massa a causa del gas spazzato via dalla radiazione delle giovani stelle calde, i disturbi

gravitazionali sono così frequenti da far allontanare alcune di queste stelle, così come si pensa sia accaduto al nostro Sole miliardi di anni fa. Si ritiene che un ammasso aperto duri alcune centinaia di milioni di anni prima di venir disperso completamente. Come molti altri ammassi aperti, NGC 2367 si trova all'interno di una nebulosa a emissione, da cui sono nate le stelle. I resti appaiono come nubi e sbuffi di idrogeno gassoso, ionizzato dalla radiazione ultravioletta emessa dalle stelle più calde. La cosa più insolita è che allontanandosi dall'ammasso e dalla sua nebulosa appare una struttura molto più ampia nota come Brand 16, che a sua volta è solo una piccola parte di un “superguscio” enorme, che prende il nome di GS234-02. Il “superguscio” GS234-02 si trova verso la periferia della nostra galassia, la Via Lattea: è una struttura vasta, di qualche centinaio di anni luce. La sua esistenza inizia quando un gruppo di stelle massicce, che producono forti venti stellari, crea alcune sfere di gas caldo in espansione. Le bolle vicine si uniscono a formare una superbolla e la durata breve della vita delle stelle all'interno implica che sono esplose come supernove in tempi molto ravvicinati, facendo espandere ulteriormente la superbolla, finché questa si unisce ad altre superbolle, fino a formare un “superguscio”. (Red) Vedi www.eso.org

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FOCUS

“WHIM”

IL SOFTWARE CAPACE DI CREARE STORIE DI FANTASIA E … GIUDICARLE ware al mondo per l’“ideazione” (processo creativo per concepire, sviluppare e comunicare nuove idee) di fantasia. Il software genera mini racconti o trame di fantasia usando tecniche di elaborazione del linguaggio naturale e un database di fatti estratti dalla rete (quale deposito di fatti “veri”). In seguito inverte o distorce i fatti per creare “whatifs” (cosa accadrebbe se). Il risultato è spesso incongruo. Un esempio per tutti: “Cosa accadrebbe se ci fosse una donna che si sveglia in un vicolo sotto forma di gatto, ma fosse ancora in grado di andare in bicicletta?” Creato un software che non solo è in grado di concepire trame di fantasia, ma giudica anche la loro possibile utilità e attrattiva. Indubbiamente è un significativo progresso nel campo della creatività computazionale. Il software è stato sviluppato nell’ambito del progetto “What-if Machine” (WHIM), finanziato dall’UE.

L

a scienza raramente guarda al mondo della fantasia, ma adesso si stanno rimescolando le carte in tavola con il progetto WHIM, il cui nome in inglese invoca il “capriccio”. In sintesi il software è capace di inventare e valutare idee di fantasia. «WHIM è un antidoto all’intelligenza artificiale tradizionale che è ossessionata dalla realtà» ha detto al Cordis, Simon Colton, coordinatore del progetto e professore di creatività computazionale al Goldsmiths College, University of London. E ha aggiunto: «Siamo tra i primi ad applicare l’intelligenza artificiale alla narrativa». L’acronimo del progetto sta per What-If Machine ed è il primo soft-

Il computer giudica la creatività WHIM è molto di più di una semplice macchina che genera idee. Il software cerca anche di valutare il potenziale di utilizzo o la qualità delle idee concepite. Poiché le idee generate sono in definitiva destinate a un pubblico, è stato chiesto un contributo diretto per esperimenti effettuati mediante crowdsourcing. Ad esempio, i ricercatori di WHIM hanno chiesto alle persone se pensavano che le “what-ifs” fossero dei romanzi e se possedessero un buon potenziale narrativo. No solo. Hanno anche chiesto di esprimere un’opinione generale. Attraverso tecniche di apprendimento automatico, ideate da ricercatori all’istituto Jozef Stefan a Lubiana (Slovenia), il sistema gradualmente acquisisce una comprensione più raffinata delle preferenze delle persone. «Si potrebbe sostenere che la finzione è soggettiva, ma ci sono degli schemi», ha detto il professor Colton. «Se il 99% delle persone ritiene che un comico sia divertente, allora potremmo dire che quel comico è diver-

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tente, quantomeno nella percezione della maggior parte delle persone». La generazione di mini racconti di fantasia è solo uno degli aspetti del progetto. Alcuni ricercatori della Universidad Complutense di Madrid stanno ampliando i mini racconti in storie complesse che potrebbero essere più adatte, ad esempio, per la trama completa di un film. Nel frattempo, alcuni ricercatori dell’ University College a Dublino stanno tentando di insegnare ai computer a produrre idee e paradossi metaforici, rovesciando e contrapponendo stereotipi raccolti dalla rete, mentre altri ricercatori della University of Cambridge stanno esaminando l’estrazione di dati dalla rete per scopi legati all’ideazione. Tutto questo lavoro dovrebbe portare a idee di fantasia migliori e più complete. È solo l’inizio Benché le idee di fantasia concepite possano sembrare stravaganti, WHIM si basa su una scienza solida. Esso fa parte del campo emergente della creatività computazionale, un’affascinante materia interdisciplinare che si colloca nel punto di incontro tra intelligenza artificiale, psicologia cognitiva, filosofia e le arti. WHIM potrebbe avere delle applicazioni in molti settori. Una delle iniziative si propone di trasformare i racconti in videogiochi. Un’altra importante iniziativa prevede la progettazione computazionale di una produzione musicale teatrale: la trama, le scenografie e la musica. L’intero processo viene ripreso per farne un documentario. E ancora. WHIM potrebbe essere anche applicato in aree al di fuori del campo delle arti. Ad esempio, potrebbe essere usato dai moderatori durante le conferenze scientifiche per rivolgere domande approfondite “what-if” ai partecipanti, al fine di valutare ipotesi o scenari diversi. L’UE ha erogato un finanziamento di 1,7 milioni di euro al progetto WHIM, che è iniziato a ottobre del 2013 e si concluderà a settembre del 2016. (Red)

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http://www.whim-project.eu/ http://www.prosecco-network.eu/


CULTURA

Da sinistra panorama di Mezzano; musicisti si esibiscono per le strade del caratteristico borgo di montagna situato tra Fiera di Primiero e San Martino di Castrozza Sopra, la filarmonica “New York International Music Academy” a Mezzano, l’anno scorso (foto di Luigi Valline )

TORNANO LE FESTE TRADIZIONALI,

LA NEW YORK MUSIC ACADEMY INTERNATIONAL E DOCENTI PROVENIENTI DAI CONSERVATORI DI SHANGAI, SINGAPORE, USA, NORVEGIA, SPAGNA, SVIZZERA E DALLE ORCHESTRE DI PARIGI E ROMA

S

ul limitare di Fiera di Primiero e San Martino di Castrozza, Mezzano (Trento) - delizioso paese di 1.600 abitanti noto per la sua collezione en plein air di cataste di legna artistiche - promette anche per questa estate un calendario di suggestioni per tutti che va sotto il nome di Mezzano Romantica. Folklore, natura, arte e soprattutto grande musica. Dopo il successo strepitoso dello scorso anno tornano anche i talenti della New York International Music Academy. Mezzano Romantica è un’intera stagione di emozioni - spettacoli, concerti, passeggiate, serate a tema, feste tradizionali, gemellaggi folkloristici, sagre. Romantica perché il contesto predispone a pensieri positivi: dalle pitture murali alla spontaneità della gente, dalle cataste di legna che si fanno arte al gorgoglio dell’acqua, dalla canzone popolare alla manualità artigianale, dalla vivacità delle feste tradizionali all’armonia degli elementi naturali. Un insieme di positività che lo scorso anno ha sedotto persino la prestigiosa Music Academy International di New York, facendole scegliere Mezzano per i propri corsi estivi di perfezionamento. È stato un grande successo: entusiasta il pubblico, entusiasti i concertisti - e quindi è parso inevitabile il “bis”. Dunque anche quest’estate il programma di Mezzano Romantica si

“MEZZANO ROMANTICA”, UN PIENO DI EMOZIONI arricchisce di un festival musicale di altissimo livello e di portata internazionale. Le date. Dal 5 luglio al 9 agosto il borgo tornerà a trasformarsi in un palcoscenico diffuso, dove gli artisti americani, asiatici ed europei (cantanti d’opera, strumentisti, pianisti, formazioni corali di grande talento) della Music Academy International - ispirati anche dal scenario rurale d’altri tempi di Mezzano, tanto diverso dallo skyline futurista di New Yorksi esibiranno in un nuovo programma, ancora una volta intenso e di elevatissima qualità. In particolare saranno presenti docenti provenienti dai conservatori di Shangai, Singapore, Stati Uniti, Norvegia, Spagna, e Svizzera e professori delle orchestre di Parigi e Roma. Il programma prevede, oltre a intensi corsi di perfezionamento strumentale, vocale e orchestrale, tre concerti solistici con orchestra, quattro serate di musica da camera e cinque opere liriche. Per quanto riguarda queste ultime – Gianni Schicchi e Suor Angelica (in un’unica serata) di Puccini, Hänsel e Gretel di Humperdinck, Di-

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done e Enea di Purcell, Il Flauto Magico di Mozart- la produzione è originale, completa di regia e scenografia e ne fa il fiore all’occhiello del Festival. Particolarmente attese dal pubblico anche le serate dedicate ai grandi musicals di Broadway. Di prestigio la presenza a Mezzano della soprano americana Deborah Voigt, incontestabilmente una delle migliori voci del panorama internazionale, che terrà una masterclass aperta al pubblico. Di arte in arte, Mezzano Romantica –il cui programma prosegue fino al 29 agosto - mantiene anche le altre sue promesse e nell’estate 2015, dopo un attento restauro delle cataste di legna artistiche, rilancia il percorso artistico open air di Cataste&Canzei, unico e suggestivo e ancora una volta oggetto di visite guidate. Tornano anche gli appuntamenti folk con la Festa di San Giovanni, tradizionale appuntamento campestre, la Festa del Cacciatore, la Festa Alpina a Malga Valpiana e le sentitissime Sagra del Carmine e Festa del Carmenin. (Red)

www.heos.it

Vedi www.mezzanoromantica.it


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