Heos.it n. 618 venerdì 24 Luglio 2015

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XIV

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GEO600 E LISA DAI CUBI D’ORO, CACCIATORI DI ONDE GRAVITAZIONALI

DRONI, SENSORI E GPS: ECCO L’AGRICOLTORE DI PRECISIONE 2.0

LILLER 1,

FLIPPER COSMICO LE STELLE COME PALLINE


Sommario PRIMO PIANO

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IL WIFI DEL FUTURO: AVARO NEI CONSUMI MA TRE VOLTE PIÙ VELOCE ATTUALITÀ

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L’ECOSISTEMA DEL BUSINESS CAMBIERÀ LE DINAMICHE INDUSTRIALI ESTREMO ORIENTE SIBERIANO: TRASPORTI E SICUREZZA AFFIDATI A GIGANTESCHI DIRIGIBILI HI TECH AMBIENTE

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SONDAGGIO CNR SUL CIBO DEL FUTURO IN ATTESA DEL TRASPORTO MERCI URBANO CHE VERRÀ ... TECNOLOGIA

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“APP” PER SMARTPHONE PERMETTE AI NON VEDENTI DI SCATTARE FOTO E FARSI UN “SELFIE” RIVOLUZIONARIO PROTOTIPO DI PANNELLO SOLARE CNR E IPZS UNITI CONTRO LA CONTRAFFAZIONE DRONI, SENSORI E GPS: ECCO GLI STRUMENTI DELL’AGRICOLTORE DI PRECISIONE 2.0 SCIENZE

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GEO600 E LISA DAI CUBI D’ORO, CACCIATORI DI ONDE GRAVITAZIONALI I NOSTRI OCCHI COME LASER QUANDO FRUGANO TRA I RICORDI SALUTE

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TISSUEGEN, NUOVE TERAPIE RIGENERATIVE APERTA LA STRADA AL VACCINO UNIVERSALE CONTRO L’INFLUENZA SPAZIO

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LILLER 1, FLIPPER COSMICO: LE STELLE COME PALLINE UNIVERSO PRIMORDIALE ALMA OSSERVA LA COSTRUZIONE DI ANTICHE GALASSIE FOCUS

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ANALISI DELLA SCENA DEL CRIMINE: PRECISIONE E VELOCITÀ SE IN 3D CULTURA

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IPPOLITO CAFFI. DIPINTI DI VIAGGIO TRA L'ITALIA E L'ORIENTE

In copertina, immagine artistica di onde gravitazionali

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Newsletter settimanale di scienze politica cultura Direttore responsabile Umberto Pivatello Aut. Tr. Verona n°1258 -7 Marzo 1997 Roc n. 16281 Redazione Heos.it Via Muselle,n. 940 - 37050 Isola Rizza - Vr (It) Tel +fax +39- 345 9295137 E-mail heos@heos.it www.heos.it

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Regaliamoci un libro

PRIMO PIANO

LA SCIENZA

IL WIFI DEL FUTURO:

IN TRINCEA Gli scienziati italiani nella prima guerra mondiale di Angelo Guerraggio Raffaello Cortina Editore Anno 2015 pp 242 € 22,00

AVARO NEI CONSUMI MA TRE VOLTE PIÙ VELOCE

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a prima guerra mondiale obbliga gli scienziati italiani a scelte combattute. Difendere l’internazionalismo scientifico che parla di pace o raggiungere il fronte per combattere il militarismo prussiano? Il matematico Vito Volterra non ha dubbi e si arruola volontario (a 55 anni!), mentre Tullio Levi-Civita, anche lui matematico, tiene ben salda la bandiera del pacifismo. Ma nel libro troviamo anche la storia dei fisici e di Guglielmo Marconi, premio Nobel nel 1909, e quella dei chimici, in gran parte ostili al conflitto ma pronti a partecipare con impegno allo sforzo bellico del Paese. La scienza serve per vincere le guerre. Quella del ’14-’18 vede fra l’altro la tragica novità delle armi chimiche, il battesimo militare per aerei e dirigibili, l’invenzione del sonar per la guerra dei sommergibili. La scienza serve anche per costruire la pace, un progetto che i sopravvissuti al bagno di sangue della prima guerra mondiale portano avanti con grande determinazione etica. Il libro si apre con due capitoli che ripercorrono l'evoluzione dei rapporti tra scienza e mondo militare fino al XX secolo per poi presentare il contesto politico, scientifico e militare italiano alla vigilia della guerra. Con il terzo capitolo si entra nel vivo con il racconto delle posizioni dei principali intellettuali a proposito della guerra e la fine dell'internazionalismo scientifico. Emblematico è il caso della cacciata del matematico tedesco Max Abraham dal Politecnico di Milano in seguito a una vera e propria insurrezione capeggiata dagli studenti. Le sezioni finali del libro sono invece dedicate alla scienza che esce dal conflitto e alla sua riorganizzazione che culminerà, nel caso italiano, con la nascita nel 1923 del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) per opera del matematico Vito Volterra. L'autore. Angelo Guerraggio insegna Matematica generale all’Università dell’Insubria di Varese e l’Università Bocconi di Milano, dove dirige il Centro di ricerca Pristem (Progetto ricerche storiche e metodologiche). I suoi interessi di ricerca spaziano dalla programmazione non lineare alla storia della matematica, con particolare riferimento a quella italiana del dopo Unità.

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icercatori dell'Università della California e del Jet Propulsion Laboratory della Nasa hanno messo a punto una nuova tecnologia in grado di migliorare la velocità del Wifi e allo stesso tempo ridurre l'energia che serve per trasmettere e ricevere informazioni. La soluzione, sperimentata sui dispositivi indossabili come gli orologi (nella foto), sarebbe ben tre volte più veloce del Wifi tradizionale. Le applicazioni future vanno dal risparmio di batteria del nostro smartphone a quello di energia nei sofisticati strumenti che volano nello spazio. Il lavoro attorno a questa nuova tecnologia è stato condotto da Adrian Tang del Jet Propulsion Laboratory della Nasa a Pasadena, in California, e M.C. Frank Chang dell'Università della California a Los Angeles. La loro intuizione è stata quella di costruire un chip wireless in grado di captare e annullare i riverberi della luce, permettendo al segnale Wifi di essere trasmesso senza interferenze. (Red) Vedi http://www.caltech.edu/

IL VULCANO E IL RESORT TURISTICO l vulcano di Villarrica di notte visto dalla cittadina di Pucon (Cile). Il vulcano Ificato di Villarrica, si trova vicino al rinomato resort turistico di Pucon ed è classitra i vulcani più attivi del sud America (foto independent.co.uk REUTERS/Cristobal Saavedra)

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CRONACHE

LE STIME DI FROST & SULLIVAN

L’ECOSISTEMA DEL BUSINESS CAMBIERÀ LE DINAMICHE INDUSTRIALI

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ell’evoluzione verso il paradigma della produzione intelligente, i requisiti degli utenti finali sono destinati a diventare sempre più complessi. I fornitori globali trovano sempre più difficile soddisfare le crescenti esigenze degli utenti finali, ulteriormente aumentate da un grado di complessità molto elevato. Ma lo scenario attuale fornisce anche la più grande opportunità di riallineare il proprio approccio agli affari e stringere alleanze e partnership con gli operatori di mercato. Il risultato sarà un nuovo ecosistema di fornitori che potrà rispondere efficacemente alle esigenze degli utenti finali per la crescita delle prospettive a breve e lungo termine.

raggiungere elevati livelli di ottimizzazione dei costi e una maggiore efficienza operativa. Ad esempio, il rapporto tra gli utenti finali e i fornitori è attualmente determinato da architetture di servizi fondate su framework definiti da sistemi ICT avanzati. Risulta che i servizi basati su concetti ICT avanzati hanno rappresentato più del 75% del mercato globale dei servizi industriali nel 2014. Mentre le parti di ricambio e la manutenzione conservano ancora una quota rilevante dei modelli di ricavo relativi ai servizi, si prevede i servizi avanzati avranno un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 20% nei prossimi anni.

Secondo un recente studio di Frost & Sullivan sul mercato dei servizi industriali, una nuova ondata di innovazione sta rivoluzionando le dinamiche esistenti tra utenti finali e fornitori in ambito business. Questo cambiamento si fonda su nuovi paradigmi di servizio che consentono agli utenti finali di

«Al fine di progettare e fornire servizi avanzati, i fornitori industriali devono stringere partnership con i fornitori di tecnologie cloud e di servizi di analisi dei dati. In alcuni casi di utilizzo finale, anche le soluzioni più rudimentali costruite su un pacchetto integrato di analisi dei dati hanno consentito ai fornitori di aumentare

le vendite e incrementare i prezzi dei prodotti fino al 10%. Hanno inoltre contribuito a raggiungere la differenziazione in un mercato già saturo di tecnologia», osserva Muthukumar Viswanathan, Practice Director per i settori di Automazione Industriale & Controllo dei Processi e Misure & Strumentazioni di Frost & Sullivan. Non è tutto. Sono previste anche importanti revisioni strutturali nei diversi reparti, guidate dall’avvento delle comunicazioni M2M (machine-tomachine). Entro il 2020, quasi 12 miliardi di dispositivi in questo settore saranno connessi attraverso tecnologie M2M avanzate. Viswanathan, riprende: «Tuttavia, è ancora molto lo scetticismo che circonda questa rapida transizione verso il paradigma delle fabbriche intelligenti. Ciò può essere riassunto in una domanda chiave che emerge in tutti i principali forum di discussione industriale. Chi sarà il soggetto responsabile per la soluzione integrata fornita a un utente finale? Credo che, sebbene le esigenze di business emergenti dovrebbero giustificare un approccio rivolto all’ecosistema, continuerà ad esserci - conclude - un partner chiave che mantiene i contatti con l’utente finale e che accetterebbe di essere responsabile per i rischi associati alla soluzione fornita al cliente». (Red) Vedi http://www.frost.com

RASSEGNA STAMPA. LA VIGNETTE DELLA SETTIMANA Corriere.it 24 Luglio

Corriere.it 21 Luglio

Italiaoggi.it 24 Luglio

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Italiaoggi.it 20 Luglio


ESTREMO ORIENTE SIBERIANO: TRASPORTI

“ATLANT”, È UN MIX TRA AEREO, ELICOTTERO, DIRIGIBILE E HOVERCRAFT. È DESTINATO AL TRASPORTO QUOTIDIANO IN SIBERIA E NELL’ESTREMO ORIENTE RUSSO. ATLANT SARÀ LUNGO 130 METRI POTRÀ VOLARE A 170 KM/H, TRASPORTARE 200 PASSEGGERI E OPERARE A– 40 GRADI SOTTOZERO. POTRÀ INTERVENIRE IN CASO DI CALAMITÀ NATURALI E CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI. I COLLAUDI INIZIERANNO A DICEMBRE. DOVREBBE ENTRARE IN SERVIZIO NEL 2018

E SICUREZZA AFFIDATI A GIGANTESCHI DIRIGIBILI HI TECH

Sopra, foto artistica di due aeromobili “Atlant” ( Immagine: Augur RosAeroSystems)

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na nuova generazione di dirigibili f potrebbe solcare i cieli sopra la Siberia e l'Estremo Oriente, nell'ambito di un rivoluzionario sistema di trasporto aereo. L'aeromobile in questione ha un nome: Atlant. Avrà una lunghezza di 130 metri ed è un mix tecnologico tra aereo, elicottero, hovercraft e dirigibile. Promette di essere più conveniente nella costruzione di un aereo e molto più economico in termini di operatività. È destinato a diventare il cavallo di battaglia della rete di trasporto nelle vastissime zone rurali

della Russia e della Siberia. L'aeromobile ha destato gli interessi di molti operatori del settore petrolifero e del gas che operano appunto nell'estremo oriente russo. L'Atlant potrebbe sostituire in un futuro non molto lontano, aerei ed elicotteri oggi impegnati quotidianamente nelle regioni siberiane remote, sia per i pendolari sia per il trasporto dei turisti, un fenomeno nuovo e in costante ascesa. Non solo. Un simile aeromobile, date le sue caratteristiche, è destinato a diventa-

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re un mezzo centrale da impiegare nel monitoraggio di eventuali calamità naturali, portare aiuti a popolazioni colpite da disastri, contenere e domare gli incendi boschivi. Sarà in grado di volare a velocità fino a 170 chilometri all'ora e, dotato di computer ad alta precisione, sarà in grado di decollare e atterrare anche senza una pista. Sarà in grado di trasportare fino a 200 passeggeri o 60 tonnellate di carico. Probabilmente una base speciale per questi nuovi dirigibili sarà costruita nella regione della Yakutia per diventare operativa dal 2018. L'azienda costruttrice del dirigibile, la Augur RosAeroSystems, ha fatto sapere che la prima fase del lavoro di sviluppo sarà completata entro dicembre e subito dopo inizieranno i collaudi. Il nuovo dirigibile utilizzerà un sistema di bilanciamento speciale grazie al suo guscio estremamente resistente fatto di materiali compositi. Atlant, infine, è stato progettato per essere operativo quotidianamente a temperature di -40 ° C, che significa l'ideale per assicurare trasporti efficienti e puntuali in ogni angolo della Siberia anche in pieno inverno. (Red)

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AMBIENTE

SONDAGGIO CNR SUL CIBO DEL FUTURO nella società di domani» spiega Marco Padula dell’Istituto per le tecnologie della costruzione (Itc) del Cnr di Milano, tra gli ideatori dell’iniziativa. Aggiunge: «A fine ottobre, quando il sondaggio sarà chiuso, potremo effettuare previsioni e analisi degli orizzonti attesi nei prossimi 20-30 anni». Il Cnr ha presentato all’Expo di Milano i primi risultati di Future for food, Food for future, l’iniziativa che ha permesso di raccogliere aspettative, speranze, timori legati al futuro dell’alimentazione di esperti e cittadini comuni. Al sondaggio (F4F)2 accessibile anche da smartphone con Qr code e web app si può contribuire on line http://f4f.cnr.it/ fino al 31 ottobre.

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ecessità di investire in qualità delle materie prime, filiere agricole biologiche, educazione alimentare. Ma anche paure per le problematiche ambientali e di salute derivanti dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse, dall’uso incontrollato di sostanze chimiche dannose, dalla perdita di biodiversità. È un quadro in chiaroscuro quello che emerge dalla prima, parziale valutazione dei questionari compilati nell’ambito del sondaggio di (F4F)2, acronimo di Future for Food and Food for Future, iniziativa promossa dal Consiglio nazionale delle ricerche nell’ambito di Expo 2015. «Il sondaggio ha coinvolto sia ricercatori ed esperti sia persone comuni, che da diversi Paesi – non solo l’Italia – hanno espresso aspettative, speranze e timori sul cibo e la disponibilità alimentare

Tra gli elementi su cui è maggiormente focalizzata l’attenzione dei partecipanti al sondaggio c’è la forte preoccupazione espressa per gli scarsi controlli sulle lobby del cibo e per i cambiamenti climatici che rendono ulteriormente difficile la pianificazione di metodologie agricole sostenibili. Oltre la metà dei partecipanti al sondaggio, comunque intravede scenari di crescita grazie a un auspicato cambio di mentalità: «Molti intervistati sottolineano la necessità di una cultura alimentare basata su una maggiore consapevolezza del benessere alimentare, in cui una dieta sana si unisce alla capacità di autoproduzione di alimenti, ad esempio sfruttando nuovi spazi urbani. Altri ancora puntano alla sicurezza, esprimendo l’esigenza di una migliore tracciabilità degli alimenti e sistemi di packaging più sicuri e amici dell’ambiente», prosegue il ricercatore. Nell’ideazione e organizzazione sdel sondaggio ono coinvolti Davide Di Pasquale dell’Itc-Cnr, Sabato D'Auria e Maria Staiano dell’Istituto di scienze dell’alimentazione; Elisabetta Punta dell’Istituto di elettronica e di ingegneria dell’informazione e delle comunicazioni; Angelo Volpi dell’Ufficio attività e relazioni con istituzioni europee, ed esperti della Commissione Europea.

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Il sondaggio Il sondaggio online è finalizzato a raccogliere informazioni per delineare gli scenari futuri attesi nei prossimi 2030 anni. L'indagine è stata ideata ed organizzata con la collaborazione di esperti della Commissione Europea. Esperti e cittadini comuni sono invitati a partecipare al sondaggio online sulla base delle proprie esperienze scientifiche e tecnologiche e dei propri desideri, immaginari ed aspettative. Il sondaggio è condotto attraverso un questionario coerente con i temi di CNRxEXPO (il cibo e gli esseri umani, il cibo e la produzione, inoltre tecnologie alimentari e di trasformazione). Il sondaggio è finalizzato alla raccolta ed alla comprensione di tendenze, orientamenti e desiderata che potrebbero influire sul futuro del cibo. Il questionario è diviso in una sezione generale che invita a descrivere uno scenario futuro e classificarlo ed una sezione specifica che richiede un contributo più dettagliato. Tutte le domande sono opzionali. La maggior parte degli interrogativi richiede una risposta specifica, alcuni danno la possibilità di esprimere opinioni personali con parole proprie. Tutti i contributi confluiranno in una banca dati. Al termine dell’indagine, grazie a strumenti ICT, i dati raccolti saranno analizzati, classificati, posti in relazione ed organizzati in temi generali. Grazie questa elaborazione e successiva interpretazione, per gli scienziati sarà possibile individuare scenari relativi al futuro del cibo ed al cibo del futuro. (Red) Vai al sondaggio http://f4f.cnr.it/ Vedi: https://www.expo.cnr.it/it/ node/247

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IN ATTESA

concentrazione di merci per la distribuzione urbana tesa al miglioramento dell’efficienza, il collaudo di un rimorchio per deposito mobile, la localizzazione delle rotaie e una migliore gestione dei magazzini. Le dimostrazioni illustrano inoltre innovazioni ad alta tecnologia come monitoraggio a distanza, sistemi GPS (Global Positioning System) per la gestione del magazzino e acquisizione/condivisione dati automatica per consegne più prevedibili e tempi di consegna più brevi.

DEL TRASPORTO MERCI URBANO CHE VERRÀ ...

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e aree urbane mettono a dura prova il trasporto merci sia sul piano della logistica, sia in termini di impatto ambientale. Un’iniziativa dell’UE ha sviluppato una varietà di innovative dimostrazioni sul campo in relazione al trasporto merci in ambienti urbani allo scopo di trasformare le città in luoghi più verdi, puliti e silenziosi. Le proiezioni. Entro il 2050, l’84 % degli europei vivrà nelle città, e questo evidenzia un’urgente necessità di riorganizzare e modernizzare il trasporto merci urbano. Molte delle misure attuate dai politici per affrontare le sfide del trasporto merci urbano non hanno ancora sortito l’effetto deside-

rato. Sullo sfondo di questo scenario, il progetto STRAIGHTSOL (“Strategies and measures for smarter urban freight solutions”), finanziato dall’UE, sta sviluppando nuovi modi per valutare le misure applicate alle interfacce del trasporto merci urbanointerurbano. Aziende e agenzie comunali hanno condotto dimostrazioni sul campo relative all’utilizzo di sette diverse soluzioni intelligenti di trasporto merci urbano in tutto il continente che hanno consentito di illustrare i recenti sviluppi in termini di pratiche operative del trasporto merci sul territorio. Tra gli esempi di dimostrazioni e soluzioni è possibile annoverare la

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La valutazione delle dimostrazioni è stata affidata all’utilizzo di nuovi metodi appositamente pensati per tale scopo. Le analisi di impatto condotte nell’ambito dell’iniziativa sono state incentrate su una combinazione di varie metodologie, tra cui modelli aziendali, analisi costi-benefici e analisi multi-attore e multicriterio che consentono di studiare il ruolo e gli interessi dei vari soggetti coinvolti nell’ambito del trasporto merci urbano. Sono state elaborate specifiche raccomandazioni che rappresenteranno il punto di partenza delle politiche future in materia di trasporto merci, nonché delle pratiche operative basate sui meccanismi di valutazione. Queste risorse sono state indirizzate ai responsabili politici a livello locale, regionale, nazionale e internazionale, nonché a esponenti del mondo industriale, tra cui spedizionieri marittimi, fornitori di servizi logistici e destinatari di merci. Sono stati infine elaborati strategie e programmi di attuazione delle nuove soluzioni rivolti a spedizionieri e fornitori di servizi logistici. Il progetto STRAIGHTSOL ha introdotto soluzioni testate e collaudate per un trasporto merci ottimizzato, oltre a standard informativi comuni finalizzati all’elaborazione di politiche relative al trasporto merci urbano più sostenibili. I risultati contribuiranno alla riduzione degli impatti della congestione del traffico, dell’inquinamento, del rumore e delle emissioni, nonché al contenimento della dipendenza dai combustibili fossili in questo settore. (Red)

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Vedi http://www.straightsol.eu/


TECNOLOGIA

UNA NUOVA TECNOLOGIA SU SCHERMO TATTILE CONTRO LA DISABILITÀ PRESENTATA A CHICAGO (USA) DAL SANT’ANNA DI PISA

A sinistra, l’app che permette ai non vedenti di scattare foto (immagine: sssup.it)

“APP” PER SMARTPHONE PERMETTE AI NON VEDENTI DI SCATTARE FOTO E FARSI UN “SELFIE”

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nche le persone non vedenti potranno scattare foto o farsi autoritratti. La tecnologia necessaria è stata messa punto grazie ad un’applicazione sviluppata da un gruppo di allievi phd che svolgono il dottorato al Laboratorio di robotica percettiva (Percro) dell’Istituto Tecip (Tecnologie della Comunicazione, dell’Informazione, della Percezione) del Sant’Anna di Pisa. Lo strumento si chiama Tpad Phone, smartphone con schermo aptico, ovvero in grado di fornire sensazioni tattili all'utente nel momento della sua interazione. Il Tpad Phone è stato il protagonista della “Student innovation challenge”, competizione tenutasi a Chicago (USA) nei giorni scorsi a Chicago nel contesto della conferenza internazionale “IEEE Worldhaptics 2015”, per presentare nuove applicazioni che consentano ai “telefoni intelligenti” di migliorare il loro uso con l'aggiunta del senso del tatto. Utilizzando la tecnologia di partenza, ovvero lo smartphone con lo schermo aptico, il gruppo di dottoran-

di italiani in “Digital emerging technology” ha sviluppato la app “Tactile blind photography” che guida l’utente, con deficit visivi nell’azione dello scatto. “Centrare” l’immagine è ovviamente un passaggio problematico per le persone non vedenti. La app dei dottorandi del Sant’Anna utilizza sia l'audio sia un feedback tattile fornito sullo schermo, per rilevare in maniera automatica i volti sulla scena e aiuta gli utenti nell’individuare la posa migliore. Inoltre, “Tactile blind photography” facilita l’operazione evidenziando grazie alla tecnologia aptica i volti dei soggetti e i bordi dell’immagine, migliorando l’esperienza della persona con disfunzioni visive. «L’obiettivo della competizione era creare una nuova applicazione Android che utilizzasse lo schermo aptico per risolvere un problema reale – spiega Domenico Buongiorno, a nome del gruppo dei dottorandi Domenico Chiaradia, Massimiliano Gabardi e Michele Barsotti, coordina-

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ti dal prof. Antonio Frisoli – e su questa linea ci siamo mossi. Nella fase di sviluppo della app abbiamo coinvolto una ragazza non vedente che ci ha aiutato a capire quali fossero le sue difficoltà nell’interagire con uno smartphone per scattare fotografie e, soprattutto, per farsi i selfie, operazione davvero difficoltosa. Abbiamo compreso le sue necessità – prosegue Domenico Buongiorno – e con la guida del prof. Antonio Frisoli abbiamo sviluppato la tecnologia da utilizzare su schermo aptico, per unire efficacia e piacevolezza dell’esperienza di uso con la facilità nell’azione. A Chicago – conclude – la nostra app ha suscitato un fortissimo interesse. L’obiettivo, adesso, è continuare a svilupparla, per sfruttare al massimo le potenzialità dello schermo aptico, dimostrando come le nuove tecnologie possano risultare davvero utili per superare le disabilità». Il futuro. Al riguardo Antonio Frisoli così conclude: «A Chicago l'app è stata accolta con notevole interesse per il funzionamento e per le sue possibili applicazioni, tanto che media americani hanno voluto intervistare gli sviluppatori e i possibili utenti. La possibilità di dotare gli smartphone di sensazioni tattili sullo schermo può portare a un miglioramento significativo del loro utilizzo in alcuni ambiti e farci giungere a promettenti applicazioni, che possano supportare, in particolare, le persone non vedenti». (Red)

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Vedi www.sssup.it


RIVOLUZIONARIO

CNR E IPZS UNITI CONTRO

PROTOTIPO DI PANNELLO SOLARE

LA CONTRAFFAZIONE

Sviluppato un pannello solare termico che si avvale di nuovi polimeri, per fornire il riscaldamento e l’acqua calda alle case europee.

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n Europa quasi il 40 % dell’utilizzo di energia è destinata al riscaldamento e all’acqua calda delle case. Gli attuali pannelli solari termici si basano su materiali costosi come il rame e l’alluminio, con la conseguenza di renderne impraticabile un uso molto diffuso. Attraverso il progetto POLYSOL, finanziato dall’UE, è stato sviluppato un pannello solare termico alternativo e più economico per le applicazioni di riscaldamento e acqua calda di uso domestico. I ricercatori hanno testato un’ampia varietà di polimeri, prima di fermarsi su un determinato materiale policarbonato. Hanno così creato un rivestimento a 5 strati che ha dimostrato un assorbimento termico del 95 % e un’emissione del 17 %, ben oltre le prestazioni dei pannelli solari attuali. Per il materiale del contenitore, i ricercatori hanno selezionato due polimeri che nei test si sono dimostrati capaci di trattenere il calore meglio rispetto alle plastiche tradizionali. POLYSOL ha anche creato i modelli di quattro sistemi termici solari teorici in tre luoghi diversi, per fornire parametri di riferimento per l’esecuzione di test sui prototipi di pannelli solari termici. Parallelamente, il team ha svolto un’analisi di mercato e una valutazione della proprietà intellettuale, per predisporsi alla commercializzazione del prodotto. Si prevede che i pannelli solari termici a basso costo POLYSOL rappresenteranno un notevole incentivo per i consumatori a investire nel riscaldamento solare. (Red) Vedi http://cordis.europa.eu/result/ rcn/149243_it.html

A

l via lo sviluppo di nuovi materiali, processi e metodi per la tutela del made in Italy grazie ad un accordo quadro siglato tra Il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Come è noto la contraffazione è un fenomeno in forte espansione e incide, in un paese che punta all’eccellenza dei suoi prodotti come l’Italia, sia in maniera diretta sulle casse delle singole aziende, sia indirettamente e in termini di contributi non versati sul patrimonio dello Stato. Per fronteggiare questa tendenza e salvaguardare la salute e la sicurezza dei consumatori, Luigi Nicolais, presidente del Cnr e Paolo Aielli, amministratore delegato dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (Ipzs), hanno firmato un accordo quadro, della durata di cinque anni, che prevede lo sviluppo di materiali, tecnologie e strumenti in grado di assicurare la certificazione del made in Italy. «Con questo accordo il Cnr contribuirà insieme ad Ipzs a sviluppare soluzioni originali per l’identificazione, la tracciatura e l’anticontraffazione dei materiali in numerosi settori merceologici e produttivi favorendo la tutela del made in Italy», afferma Nicolais. Aggiunge: «Attraverso l’uso integrato delle conoscenze e delle tecnologie sviluppate presso le nostre due strutture interverremo nei diversi momenti del ciclo produttivo ricorrendo a materiali intelligenti di nuova generazione appositamente progettati e realizzati, che consentiranno di realizzare prodotti sempre più avanzati, competitivi, sicuri e di valorizzarne l’originalità, la bellezza e la qualità caratteristiche distintive dello stile e della cultura italiana». Uno degli obiettivi dell’Ipzs è quello di ideare e realizzare soluzioni a elevato livello tecnologico volte a fornire gli strumenti sempre più efficaci per la tutela del “Marchio Italia”. Va in questa direzione, quindi, la partnership con il Cnr, che mira a rafforzare l’impegno dell’Istituto nell’attività di ricerca scientifica, settore capace di generare conoscenze e know-how indispensabili nella lotta alla contraffazione. «Questo Accordo si inscrive perfettamente nella mission dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, tra i cui compiti figura la promozione delle attività di ricerca e sviluppo di nuovi materiali e metodi al fine di assicurare un’idonea protezione dalla contraffazione e dalla falsificazione dei prodotti del made in Italy, salvaguardando, allo stesso tempo, la salute e la sicurezza del consumatore», spiega l’Ad Ipzs, Paolo Aielli per il quale «Il partner ideale non poteva che essere il Cnr» . (Red) Vedi www.cnr.it

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DRONI, SENSORI E GPS: ECCO GLI STRUMENTI DELL’AGRICOLTORE DI PRECISIONE 2.0

concepito come un laboratorio nel quale fare il punto della situazione sull’utilizzo e la diffusione di tali strumentazioni hi-tech in Italia, chiamando a confronto il mondo della ricerca e quello dell’impresa. Durante la giornata di lavoro sono stati analizzati anche altri settori di applicazione dell’agricoltura di precisione: dalla filiera vitivinicola a quelle orticola e cerealicola. «L’agricoltura di precisione è un sistema integrato di informazioni e metodologie progettato per aumentare l’efficienza e la produttività, basato su strumenti di monitoraggio e su una gestione specifica delle reali necessità delle colture», continua Matese. L’agricoltore 2.0 avrà a disposizione stazioni meteo, sensori wireless per la caratterizzazione del suolo, pistole che monitorano la temperatura, strumenti di telerilevamento come immagini satellitari o scattate in volo da droni, che restituiscono al computer o sullo smartphone una serie di informazioni mirate. Elaborati i dati con tecniche geostatistiche, l’agricoltore del futuro arriverà a definire le esigenze di determinata pianta o microarea, trattandole in modo selettivo.

Nella foto, un drone attrezzato per lavori di precisione nell’agricoltura 2.0

Droni, sensori ottici e gps sono il set tecnologico mutuato dal mondo militare a vantaggio dell’agricoltura di precisione, capace di ottimizzare gli interventi agronomici e soddisfare il fabbisogno idrico e nutrizionale delle colture, evitando sprechi per un uso sostenibile di risorse.

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ttimizzazione della resa agricola e della gestione delle risorse, sostenibilità delle coltivazioni: è l’obiettivo dell’ “agricoltura di precisione”, che mutua tecnologie dal campo militare per rispondere al fabbisogno di acqua, concimi e fertilizzanti evitando sprechi, nel rispetto dell’impatto ambientale. Droni, sensori ottici e gps dunque diventeranno in un prossimo

futuro i nuovi strumenti di lavoro dell’agricoltore 2.0 per rilevare il grado di umidità del terreno, e per controllare la crescita e la salute delle piante. «Un vigneto o un campo di mais, soprattutto se molto estesi, sono la somma di tanti piccoli appezzamenti coltivati con la stessa coltura. In uno stesso campo possiamo trovare però condizioni di suolo, meteorologiche, di esposizione solare, di topografia anche molto differenti tra loro», spiega Alessandro Matese ricercatore dell’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr) e coordinatore del convegno “Agricoltura di precisione e uso sostenibile delle risorse” che si tiene all’ Expo di Milano. Un convegno

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I trattori, ad esempio, servendosi del gps potranno distribuire selettivamente e quantitativamente concime o pesticidi in ciascuna zona. Sono ormai disponibili vendemmiatrici a rateo variabile, in grado di selezionare l'uva migliore in un cassone separato. In Francia hanno sviluppato un trattore capace di operare potature differenziate in base ai dati raccolti. Nonostante i notevoli vantaggi dell’agricoltura di precisione, in Italia manca però un’informazione approfondita. (Red)

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SCIENZE

Sopra, GEO600 e i suoi lati da 600 metri

GEO600 E LISA DAI CUBI D’ORO, CACCIATORI DI ONDE GRAVITAZIONALI

A

d Hannover dove si costruiscono macchine straordinariamente precise per poter osservare meglio alcuni fra gli eventi più violenti del cosmo, come le collisioni di buchi neri e la fusione di galassie. Un centinaio di anni fa, Albert Einstein ha immaginato che il nostro universo fosse pervaso da onde gravitazionali. Si tratta di increspature nel tessuto spazio-temporale che possono dirci molto su oggetti misteriosi, come i buchi neri. Ma ancora non sappiamo se Einstein abbia ragione, visto che gli scienziati le stanno ancora cercando. Per gli scienziati del progetto LISA Pathfinder, dell’Agenzia spaziale europea (ESA) le onde gravitazionali vengono da qualsiasi punto dell'universo. La gravità passa attraverso le stelle, le galassie, attraverso la Terra, attraverso di noi, attraverso ogni cosa. Un’onda gravitazionale quando tocca una persona la rendere più snella e più lunga, più bassa e più grassa, a intervalli regolari, ma non si vede perché tutto avviene in un microcosmo. Queste sfuggenti onde gravitazionali sono estremamente tenui. Per questo gli strumenti ideati per registrarle sono grandi e molto sensibili. Uno dei più grandi rilevatori in Europa si trova ad Hannover, in Germania. È stato chiamato GEO600. Ha braccia di 600 metri che si estendono ad angolo con tubi che contengono potenti raggi laser. L'esperimento con GEO600 misura la differenza relativa in lunghezza tra i due raggi laser. Al passaggio dell'onda gravitazionale i due fasci non si troveranno più in fase, ma mostreranno una differenza sottile, ma misurabile. Gli scienziati però non hanno ancora osservato il fenomeno, ma ogni minuto una stella può esplodere si potrà co-

sìvedere il segnale. Con milioni di fonti potenziali in tutto l'universo, l'eventuale osservazione di onde gravitazionali potrebbe rappresentare una rivoluzione per l'astronomia. Si tratta di una finestra sull'universo completamente diversa rispetto all’osservazione di onde elettromagnetiche e neutrini. Osservare le onde gravitazionali significa vedere qualcosa che non emette ciò che consideriamo luce. L'unico tipo di radiazione che emette direttamente un buco nero è la radiazione gravitazionale. Perché un buco nero può scuotere lo spazio e il tempo intorno a esso, e queste increspature nello spazio e nel tempo si propagano dal buco nero e dicono agli scienziati esattamente a cosa assomiglia. Per aumentare le probabilità di osservare onde gravitazionali è prevista una missione nello spazio. Verrà inviato un veicolo pioneristico dell'ESA, visto che nulla di simile ha volato finora. Si tratta del LISA Pathfinder spacecraft, che, se tutto va bene sarà lanciato intorno al prossimo mese di ottobre. LISA Pathfinder, come suggerisce il nome, ha il compito di mostrare la strada da percorrere. Uno strumento costruito dopo ricerche durate vent’anni. Per cui lle aspettative degli scienziati sono enormi. LISA Pathfinder non misurerà in realtà le onde gravitazionali. Metterà alla prova la tecnologia, incentrata su due cubi di oro e platino fluttuanti all'interno del veicolo spaziale. Una volta concluso il test la missione si allargherà coinvolgendo tre satelliti collegati da laser. Il futuro di LISA Pathfinder sarà quello di interagire con 2 o 3 veicoli spaziali separati da 5 milioni di chilometri l'un dall'altro. Ognuno porterà un cubo e gli scienziati vogliono misurare la distanza tra questi cubi. In pratica si avrà un osservatorio spaziale concepito esclusivamente per captare le onde gravitazionali. E la gravità è la forza fondamentale dell'universo: stelle, galassie e l’universo stesso sono tutti dominati dalla gravità. Con questo osservatorio spaziale gli scienziati cercano qualcosa che è stato ipotizzato circa 100 anni fa, ma che non è stato ancora dimostrato. E prima o poi gli scienziati dovranno risolvere questo enigma. Non solo. Poiché tutto l'universo interagisce attraverso la gravità ciò fa sperare che le onde gravitazionali siano in grado di farci ascoltare anche il suo lato oscuro, sicuramente pieno di enigmi certamente affascinante e intrigante. In altri termini, dai buchi neri fino ai primi momenti dopo il Big Bang, l'astronomia delle onde gravitazionali potrebbe cambiare per sempre il modo in cui vediamo e ascoltiamo l'universo. (Red)

Video http://www.esa.int/ita/ESA_in_your_country/Italy/ Euronews_Alla_ricerca_delle_onde_gravitazionali

11 - n. 618 | Venerdì 24 Luglio 2015

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Due puntatori laser che cercano le informazioni nella mente. È così che funzionano i nostri occhi quando devono ricordare le informazioni archiviate nella memoria a breve termine. Il nostro cervello memorizza le informazioni sistemandole ordinatamente da sinistra a destra. E quando dobbiamo recuperarle dalla memoria, esploriamo lo spazio mentale muovendo gli occhi nella stessa direzione.

L

o dimostra una ricerca dell’Università di Milano-Bicocca, condotta in collaborazione con l’Università di Zurigo. I ricercatori hanno analizzato mediante occhiali speciali i movimenti spontanei degli occhi sia quando memorizziamo sia quando ricordiamo le informazioni della cosiddetta memoria di lavoro, quella a breve termine. La ricerca conferma che il nostro cervello ricorda con più facilità le informazioni se le memorizza organizzandole da sinistra a destra. Come se fosse lo scaffale di una biblioteca dove i volumi dell’enciclopedia sono sistemati secondo un ordine prestabilito. Per la prima volta questa ipotesi trova diretta conferma dall’analisi dei movimenti oculari spontanei che accompagnano la ricerca e il recupero delle informazioni memorizzate. I ricercatori hanno chiesto a 10 partecipanti di memorizzare una sequenza di cinque numeri, che comparivano uno alla volta al centro di uno schermo che avevano di fronte. Poi,

I NOSTRI OCCHI COME LASER QUANDO FRUGANO TRA I RICORDI hanno mostrato loro altri numeri (da 1 a 10) e hanno chiesto ai partecipanti di indicare verbalmente se questi facessero o meno parte della sequenza memorizzata. Infine, in un’ultima fase, i partecipanti hanno dovuto ripetere i numeri verbalmente, secondo l’ordine di memorizzazione. I ricercatori, utilizzando il sistema EyeSeeCam, un sistema ad infrarossi che cattura la posizione degli occhi, hanno registrato i movimenti oculari spontanei per studiare le strategie di visualizzazione interna che i partecipanti hanno messo in atto per svolgere il compito. Dall’analisi dei movimenti oculari è emerso che i partecipanti ricorrevano a una strategia visiva ben definita per ricercare nella memoria le informazioni. In particolare, gli occhi si muovevano da sinistra a destra in base alla posizione del numero da ricordare, a suggerire non solo che le sequenze ordinate sono organizzate spazialmente nella nostra memoria, ma che muoviamo gli occhi anche per esplorare lo spazio mentale.

«Questi risultati – spiegano Luisa Girelli e Luca Rinaldi, autori dello studio e rispettivamente associato di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica e dottorando di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca - mostrano quindi come il nostro cervello si avvalga di strategie visuo-spaziali per codificare e rappresentare dell’informazione puramente verbale. L’informazione memorizzata, infatti, viene rappresentata spazialmente dal nostro cervello e gli occhi orienterebbero la nostra attenzione proprio lungo tale rappresentazione. Sembrerebbe dunque che gli occhi vengano utilizzati come uno strumento attivo per ricercare nella memoria informazione recentemente appresa e disposta in “scaffali” spazialmente ordinati». (Red) La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Cognition (Keeping an eye on serial order: ocular movements bind space and time doi:10.1016/j.cognition.2015.05.022). Vedi www.unimib.it

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SALUTE

Brevi

CELLULE STAMINALI FANNO CRESCERE SISTEMI BILIARI IN LABORATORIO

TISSUEGEN, NUOVE TERAPIE

FAVOLE E SOLIDE VERITÀ SULLA TINTARELLA

RIGENERATIVE

E

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perimentata una tecnologia rivoluzionaria con le cellule staminali per testare e valutare nuovi approcci di cura. Gli scienziati hanno usato con successo cellule staminali per far crescere sistemi biliari completamente funzionanti in laboratorio, che potrebbero un giorno prevenire i danni al tessuto epatico. I sistemi biliari sono vitali per permettere al fegato di eliminare le scorie. Il cattivo funzionamento dei sistemi biliari è alla base di una percentuale significativa di tutti i trapianti di fegato: il 30 % negli adulti e il 70 % nei bambini. La terapia adesso dovrà essere testata in modo approfondito in test clinici prima di poter essere usata sui pazienti. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Biotechnology, è stato possibile grazie al progetto TISSUEGEN dell’Ue. Il progetto, iniziato nel 2012, ha cercato di sviluppare una piattaforma “in vitro” (in laboratorio) che aiuterà gli scienziati a sviluppare nuove terapie di medicina rigenerativa. La piattaforma si basa sulla generazione in vitro di tessuti umani coltivati a partire da cellule staminali umane pluripotenti indotte (CSPI). Si tratta di cellule che si possono generare direttamente da cellule adulte e questo apre la via a una fornitura virtualmente illimitata di tipi di cellule proprie di un paziente per rigenerare tessuti e organi evitando allo stesso tempo i problemi etici legati all’uso di cellule staminali embrionali. Il progetto TISSUEGEN si è occupato in particolare dei tessuti del fegato a causa della loro importanza scientifica e commerciale. Durante la prima fase del progetto quadriennale, la cui conclusione è prevista per la fine del’anno, i partner hanno prodotto una biblioteca di CSPI di un disturbo metabolico del fegato ereditario e hanno sviluppato i parametri fondamentali della coltura di cellule staminali pluripotenti umane. Queste cellule, insieme agli epatociti umani - cellule che costituiscono tra il 70 e l’85 % della massa del fegato – sono state quindi caricate sulla piattaforma del tessuto del fegato 3D. Sono stati quindi costruiti dei bioreattori usando una serie di tecniche microfluidiche innovative per produrre sistemi compatibili con i sistemi di analisi comunemente usati nei laboratori di tutto il mondo. Uno dei principali benefici di questi nuovi sistemi è che permettono di sviluppare e testare terapie rigenerative su batterie di tessuti umani in laboratorio in modo rapido ed economico. Per dimostrare che le cellule cresciute in laboratorio stavano veramente formando sistemi biliari, i ricercatori hanno cercato marcatori e funzioni caratteristiche delle cellule. Hanno poi confrontato questi campioni con altri provenienti da donatori umani e hanno riscontrato che erano quasi identici. Questo suggerisce che gli epatociti derivati da CSPI prodotti da donatori malati possono essere usati per produrre modelli ottimizzati, nei quali le malattie genetiche possono essere ricreate fedelmente nei tessuti umani. L’approccio tentato da TISSUEGEN potrebbe dare a scienziati e professionisti del settore medico l’opportunità di capire meglio come crescono e si sviluppano gli organi e di capire meglio la malattia. La piattaforma permetterà inoltre di testare nuovi farmaci e di valutare le terapie rigenerative in modo scalabile ed economico. Anche la modellazione 3D del tessuto canceroso è una possibilità, che potrebbe portare a terapie più mirate ed efficienti. (Red) Vedi http://cordis.europa.eu/ 13 - n. 618 | Venerdì 24 Luglio 2015

sistono alcuni cibi che possono favorire l'abbronzatura, come le carote ma anche il te verde o alcuni integratori, mentre il troppo Sole in estate può favorire la caduta dei capelli in autunno. Anche la protezione “50” fa abbronzare. Ad essere pignoli ci fa prendere colore con gradualità e in maniera più duratura a vantaggio della pelle. Non esistono creme solari con durata “dalla mattina alla sera”. Vero è che bisogna riapplicarle ogni due ore. La nostra stella, è certo, fa venire le rughe: l'80% del foto invecchiamento della pelle è dovuto ai danni del Sole e le zone più esposte sono il viso e il décolleté. Infine, il rischio di melanoma aumenta col Sole concentrato in poco tempo, ad esempio nel weekend end.

UN NUOVO FARMACO RALLENTA L'ALZHEIMER

S

econdo gli scienziati sono da prendere con cauto ottimismo gli effetti della molecola solanezumab descritti in occasione della Conferenza internazionale della Alzheimer's Association che si è tenuta a Washington. Il nuovo farmaco può ritardare del 34% la progressione dell'Alzheimer in pazienti in uno stadio iniziale della malattia. Questa nuova molecola attacca le proteine deviate che si formano nel cervello colpito da Alzheimer. I test hanno dimostrato che i pazienti che hanno assunto il farmaco più a lungo hanno avuto i maggiori benefici.

TROPPO CALDO, PRONTO SOCCORSO AFFOLLATI

I

l caldo di queste settimane ha fatto registrare su tutto il territorio nazionale un aumento degli accessi nei pronto soccorso degli ospedali. Nelle prime due settimane di luglio è stato rilevato un aumento di circa il 10% degli arrivi in pronto soccorso rispetto agli inizi di luglio dell'anno scorso. I dati hanno evidenziato inoltre l'esistenza di forti variazioni da regione a regione: Piemontesi e veneti hanno fatto registrare un accesso più contenuto ai pronto soccorso mentre picchi fino al 20% in più rispetto all'anno scorso si sono registrati in alcune zone dell'Emilia Romagna e del Lazio. In alcune regioni, come il Piemonte, si è avuto un aumento di mortalità nei pazienti più fragili.

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APERTA LA STRADA

dell’influenza stagionale umana sin dal 1918, mentre H5 e H7 hanno causato focolai d’influenza tra le popolazioni di uccelli potenzialmente pandemiche. «Quello che abbiamo scoperto è stato veramente inaspettato e straordinario» ha detto Taubenberger. «Quasi tutti gli animali che avevano ricevuto il nuovo vaccino sono sopravvissuti, compresi i topi infettati con il virus dell’influenza del 1918, con i virus dell’influenza aviaria H5N1 o H7N9, ma anche topi messi a contatto con virus che esprimevano sottotipi di emoagglutinina che non erano presenti nel vaccino, virus che esprimevano H2, H6, H10, e H11. Si espongono i topi a virus che hanno una proteina completamente diversa sulla superficie che non è presente nel vaccino, quindi in teoria i topi non dovrebbero essere immuni».

AL VACCINO UNIVERSALE CONTRO L’INFLUENZA

S

coperto un cocktail di particelle in grado di contrastare i ceppi dell’influenza non ancora contenuti nella sua formula, il che potrebbe preparare il terreno a un vaccino universale. Ogni anno, l’influenza stagionale colpisce circa il 10% dei cittadini europei, causando centinaia di migliaia di ricoveri in ospedale in tutto il continente. Anche se esistono i vaccini, la natura altamente variabile del virus dell’influenza fa si che i gruppi più vulnerabili, come bambini e anziani, debbano vaccinarsi ogni anno. Poiché questi vaccini si basano sulle previsioni dell’evoluzione dei ceppi virali, spesso i vaccini non corrispondono al virus – il che spiega perché lo sviluppo di un vaccino universale, in grado di contrastare tutte le variazioni del virus, è da anni in cima alle priorità dei ricercatori. Recentemente, nel 2015, il ceppo è cambiato all’ultimo minuto, rendendo il vaccino meno efficace di quanto previsto inizialmente. Un nuovo studio condotto sui topi ha appena portato i ricercatori dell’Istituto nazionale per le

allergie e le malattie infettive (NIAID) degli Stati Uniti a un passo più vicino a questo risultato. Presentando un cocktail di proteine dell’influenza al sistema immunitario, l’equipe ha scoperto che esse potevano indurre l’immunità a ceppi con cui gli animali non erano mai stati a contatto. «Da un decennio o più il sogno degli studiosi dell’influenza è sviluppare un vaccino universale per l’influenza in grado di proteggere da diversi ceppi attuali o futuri di influenza, che provengano da esseri umani o da animali», ha detto al Cordis uno dei ricercatori impegnati nello studio, Jeff Taubenberger, patologo e specialista in malattie infettive del NIAID. Quindi ha aggiunto: «Quello che abbiamo fatto è ideare una strategia nella quale non c’è bisogno di far corrispondere l’antigene del vaccino con il virus». Per raggiungere questo risultato, il team ha usato particelle di vaccino simili al virus che esprimevano quattro delle 16 proteine H comuni (H1, H3, H5 e H7). H1 e H3 sono state le cause principali

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In circa il 95 per cento dei topi cui era stata somministrata questa miscela, è stata riscontrata una protezione agli otto ceppi di influenza testati. Questo livello di protezione ha superato le aspettative dell’equipe, al punto che non sono ancora sicuri di come funzioni. A differenza degli altri vaccini, sembrerebbe che la risposta degli anticorpi non sia la ragione principale dell’efficacia del nuovo prodotto: le cellule T, un tipo di globuli bianchi, potrebbero avere un ruolo, secondo Taubenberger. I ricercatori stanno adesso studiando come funziona il vaccino e hanno già dimostrato che è efficace per almeno 6 mesi. Lo stanno testando anche sui furetti, che sono gli animali usati più spesso per imitare il modo in cui gli esseri umani contraggono e resistono all’influenza. Se questi test dovessero avere risultati promettenti, la sperimentazione per la sicurezza negli esseri umani del nuovo vaccino potrebbe cominciare l’anno prossimo, con esperimenti clinici di efficacia in programma per l’anno successivo, ha detto Taubenberger. (Red) Vedi http://mbio.asm.org/content/6/4/ e01044-15 http://cordis.europa.eu/

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SPAZIO

A sinistra, l’ammasso stellare Liller1; si trova a 30 mila anni luce dalla Terra e a soli 3.260 anni luce dal centro della Via Lattea

LILLER 1, FLIPPER COSMICO: LE STELLE COME PALLINE Fotografato un ammasso stellare denominato Liller1 talmente denso da essere uno dei pochi posti nella Galassia in cui le stelle possono collidere tra di loro.

L

o “scoop” è stato realizzato da un gruppo di ricerca dell'Università di Bologna. «Ci permetterà di capire cosa succede quando le stelle sono costrette a vivere in condizioni di estremo sovraffollamento. È un po' come in un tavolo da biliardo: la probabilità di uno scontro dipende dalle dimensioni del tavolo e dal numero di palle in gioco». È l'immagine con cui Francesco R. Ferraro, docente al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna, racconta Liller 1. La regione della nostra galassia in cui si trova Liller 1 è particolarmente difficile da studiare perché molto distante dalla Terra (circa 30mila anni luce) e molto vicina al centro della galassia stessa, la Via Lattea. Liller 1 è stato fotografato da un gruppo di astrofisici dell'Università di Bologna, coordinati da Francesco R. Ferraro in collaborazione con ricercatori delle università di Concepcion e di Antofagasta in Cile. La ricerca è stata da poco pubblicata su The Astrophysical Journal. Liller 1 è un ammasso globulare, una tipologia di oggetti che appaiono solitamente come sfere di stelle molto compatte in orbita attorno al nucleo della nostra Galassia. Gli ammassi globulari più vicini alla Terra possono regalare immagini spettacolari anche se osservati con piccoli telescopi o binocoli. Ma per Liller 1 non è così. «Si tratta di un ammasso talmente oscurato dalle polveri

interstellari che risulta quasi invisibile se osservato alle lunghezze d’onda della luce visibile», spiega Sara Saracino, dottoranda di ricerca dell’Unibo e prima firmataria dell’articolo scientifico. Liller 1, infatti, è collocato in una delle regioni più inaccessibili della Galassia, ad appena 3.260 anni luce dal centro, dove dense nubi di polvere limitano notevolmente il passaggio della radiazione. «Solo la luce infrarossa è in grado di attraversare queste nubi e fornirci informazioni dirette sulla popolazione stellare dell’ammasso», commenta un altro membro del team Unibo, Emanuele Dalessandro. Le osservazioni di Liller 1 sono state realizzate grazie all’utilizzo del potente sistema di ottiche adattive messo a punto dall’Osservatorio Gemini e ora in funzione al telescopio Gemini South in Cile. Un gioiello tecnico chiamato GeMS (acronimo di Gemini Multi-conjugate adaptive optics System) che, lavorando in sincronia con la nuova camera infrarossa ad alta risoluzione GSAOI (che sta per Gemini South Adaptive Optics Imager), è stato finalmente in grado di penetrare attraverso la densa nebbia che circonda Liller 1 e regalare agli astrofisici una visione quanto mai nitida delle sue stelle. La straordinaria risoluzione di queste nuove immagini ha portato alla luce una ricchissima popolazione di stelle costituita da almeno 1.5 milioni di Soli, confrontabile con quella degli ammassi globulari più massivi della nostra Galassia: Omega Centauri e Terzan 5. Lo studio ha inoltre permesso di concludere che il tasso di collisioni tra le stelle è altissimo (il secondo più alto, dopo quello di Terzan 5). «Nonostante la nostra Galassia abbia oltre 200 miliardi di stelle, esistono solo poche regioni ad alta densità in cui possono avvenire collisioni stellari», racconta la docente Unibo, Barbara Lanzoni, altro membro del team di ricerca. «Le nostre osservazioni confermano che le regioni centrali di Liller 1, a causa della loro altissima densità, sono uno dei pochi luoghi in cui questo può accadere». Le collisioni tra stelle sono importanti perché permettono di comprendere l'origi-

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(Continua a pagina 16)

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(Continua da pagina 15)

ne di alcuni oggetti “esotici” che non possono essere spiegati come il risultato della normale evoluzione di stelle singole. Scontri frontali in cui le stelle si fondono assieme condividendo il loro carburante nucleare potrebbero ad esempio essere all’origine (almeno in parte) delle cosiddette “vagabonde blu”. Quando queste collisioni coinvolgono invece sistemi binari, costituiti da due stelle legate dalla mutua gravità, la distanza tra le due compagne può venire talmente ridotta da permettere l'interazione delle due componenti, producendo così una varietà di oggetti come le “binarie X di piccola massa”, le “pulsar al millisecondo” e le “variabili cataclismiche”. In particolare, le pulsar al millisecondo sono vecchie stelle di neutroni riaccelerate fino a rapidissimi periodi di rotazione su se stesse (periodi dell'ordine del millesimo di secondo) grazie all’accrescimento di materiale ceduto dalla stella compagna. Ad oggi nessuna pulsar al millisecondo è stata individuata in Liller 1, ma vista la forte emissione di

raggi gamma proveniente dal sistema stellare (la più intensa mai osservata in un ammasso globulare) i ricercatori sospettano che l'ammasso globulare ne ospiti molte al suo interno. «Le nostre osservazioni confermano che Liller 1 è uno dei migliori laboratori in cui studiare come le interazioni tra stelle possono influire sulla loro evoluzione», conclude Francesco R. Ferraro. «Questo risultato ottenuto nell’ambito del progetto Cosmic-Lab (finanziato dal Consiglio delle Ricerche Europeo), apre alla possibilità di una sorta di studio sociologico delle popolazioni stellari, volto a valutare l’impatto dell’influenza reciproca tra le stelle quando esse sono costrette a vivere in condizioni di estremo sovraffollamento». La somiglianza tra le proprietà di Liller 1 e quelle recentemente scoperte dal gruppo di ricerca Unibo in Terzan 5 fa sperare che anche questo ammasso stellare possa fornire preziose informazioni su come si è formato il nucleo della nostra galassia, all'incirca 12 miliardi di anni fa. (Red) Vedi http://www.unibo.it

UNIVERSO PRIMORDIALE

ALMA OSSERVA

LA COSTRUZIONE DI ANTICHE GALASSIE

A

LMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array, Cile) ha scoperto nelle nubi di gas più lontane, formazioni stellare mai osservate prima in una galassia nell'Universo primordiale. Le nuove osservazioni permettono agli astronomi di iniziare a vedere come si siano formate le prime galassie (nella foto) e come abbiano rimosso la nebbia cosmica durante l'epoca della re-ionizzazione. Per la prima volta per queste galassie si vede più che una semplice debole macchia. Quando le prime galassie hanno iniziato a formarsi centinaia di milioni dopo il Big Bang, l'Universo era riempito da una nebbia di idrogeno gassoso. Ma a mano a mano che sorgenti brillanti - stelle e quasar alimentati da enormi buchi neri - hanno iniziato a brillare hanno spazzato via la foschia e reso l'Universo trasparente alla luce ultravioletta. Gli astronomi la chiamano epoca della reionizzazione, ma non si conosce molto di queste prime galassie e finora sono state viste solo come piccole macchie. Ora le nuove osservazioni che sfruttano la potenza di ALMA iniziano a cambiare questo stato di cose e porta-

re nuove conoscenze. Un'equipe di astronomi, con a capo Roberto Maiolino (Cavendish Laboratory e Kavli Institute for Cosmology, University of Cambridge, Regno Unito) ha puntato ALMA verso galassie note per essersi formate circa 800 milioni di anni dopo il Big Bang. Gli astronomi non stavano cercando la luce delle stelle, ma il debole bagliore del carbonio ionizzato proveniente dalle nubi di gas da cui si stavano formando le stelle. Volevano studiare l'interazione tra una giovane generazione di stelle e i grumi freddi che si stavano formando in queste prime galassie. Invece si sono concentrati su galassie meno spettacolari ma più frequenti: le galassie che hanno re-ionizzato l'Universo e poi si sono lentamente trasformate nelle galassie che vediamo ora intorno a noi. Da una delle galassie - etichettata come BDF 3299 ALMA ha potuto raccogliere un segnale debole ma chiaro dal carbonio incandescente. Il bagliore non proveniva dal centro della galassia, ma dalla sua periferia. (Red) Vedi www.eso.org

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FOCUS

ANALISI DELLA SCENA DEL CRIMINE: PRECISIONE E VELOCITÀ SE IN 3D

D

al 2003, il numero di crimini registrati nell’UE è in costante diminuzione. Sebbene la raccolta e l’analisi di prove forensi - dalle impronte digitali alla balistica e la sierologia - siano state strumentali in questa tendenza, tali metodi presentano comunque dei limiti. Ci sono per esempio dubbi sul carattere unico delle impronte digitali di un individuo o sui criteri per dichiarare una corrispondenza nelle analisi di capelli e fibre. I metodi usati per raccogliere prove forensi inoltre spesso mancano di precisione e può essere difficile garantire la loro integrità dalla scena del crimine all’aula del tribunale. Di tutti questi problemi, gli ultimi due sono stati al centro del progetto 3D-FORENSICS (“Mobile highresolution 3D-Scanner and 3D data analysis for forensic evidence”), che si propone di aumentare la precisione, la flessibilità e la risoluzione delle ricostruzioni-3D delle prove. Sin dal maggio 2013, il consorzio, che conta sette membri, è coordinato da Fraunhofer e comprende cinque PMI, ha sviluppato tre prototipi di sistemi di scannerizzazione 3D e un nuovo software per l’analisi dei dati. Il sistema, che promette di rendere l’acquisizione dei dati più dettagliata e sollevare gli esperti dall’incombenza di elaborare i dati manualmente, ha lo scopo di aiutare l’UE a far crescere il suo tasso di risoluzione dei crimini, che attualmente è di circa il 70 %. La proporzione di reati irrisolti tuttavia rimane preoccupante in Europa. La cause? Per i membri del consorzio le cause sono molteplici tra cui il fatto che l’Europa sia stata gravemente colpita dalla crisi del debito negli ultimi

A destra, dall’alto in basso: l’impronta di una scarpa con i particolari elaborata in 3D; il prototipo portatile high-resolution 3D-Scanner

anni. Molti Stati hanno ridotto i propri budget destinati a combattere il crimine, specialmente per i reati molto frequenti come la rapina e i furti d’auto. Di conseguenza le squadre investigative hanno risorse limitate da utilizzare per assicurare i colpevoli alla giustizia. Compito della ricostruzione 3D delle prove, perciò sarà quello di migliorare le statistiche rendendo più efficiente il lavoro degli investigatori. La tecnologia di scansione ottica 3D generalmente si applica nel settore del controllo dei processi industriali, dell’architettura e del patrimonio culturale. L’obiettivo principale del progetto 3D-FORENSICS è l’applicazione della tecnologia 3D per raccogliere e analizzare tipi specifici di tracce nelle scene del crimine, per esempio impronte di calzature e pneumatici. Le tecniche usate per raccogliere queste tracce sono generalmente la fotografia o i calchi in gesso ma entrambe tali tecniche presentano degli svantaggi: le fotografie per esempio non contengono informazioni sulla profondità mentre i calchi in gesso richiedono molto tempo. La scannerizzazione ottica 3D permette invece di catturare velocemente e senza contatto le tracce con tutte le loro informazioni dettagliate. L’analisi dei

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dati digitali 3D invece dei calchi in gesso renderà più facile il lavoro degli esperti e permetterà inoltre di collegare i dati di diverse scene del crimine. La tecnologia di scannerizzazione 3D si basa sul principio della luce strutturata. Questo approccio permette di costruire uno scanner 3D compatto e facile da usare. Rispetto agli attuali scanner più sofisticati, cattura una scena 3D in un campo visivo più piccolo, circa le dimensioni di una suola di scarpa, con una risoluzione superiore allo 0,2 mm. La risoluzione permette la visualizzazione di piccolissimi segni identificativi. I risultati di 3D-FORENSICS sono prototipi di un sistema per catturare, analizzare e studiare impronte di calzature e di pneumatici delle scene del crimine. Non appena la funzionalità e l’utilità del prototipo saranno dimostrate, sarà necessaria un’altra fase per portare il sistema dallo stato di prototipo a un prodotto commerciale. Il tempo del progetto che rimane sarà anch’esso usato per identificare gli aspetti tecnici che si potrebbero migliorare per la commercializzazione. L’obiettivo è creare un prodotto nel 2016 e lanciarlo sul mercato nel 2017. (Red)

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Vedi http://cordis.europa.eu/ http://www.3d-forensics.de/


CULTURA

I

l Castello di Miramare ospita una mostra di grandi suggestioni dedicata a un artista che fu tra i più importanti e originali vedutisti dell’Ottocento: Ippolito Caffi (Belluno 1809 – Lissa 1866). Erede del vedutismo settecentesco ma anche suo profondo innovatore, Caffi intreccia la sua vita all’arte e alla politica: instancabile viaggiatore, artista-reporter e patriota, è mosso dall’esigenza continua di documentare la realtà. Caffi trova nel viaggio una fonte continua d’ispirazione, fervore e conoscenza; e nella pittura descrittiva di luoghi ed eventi - tanto realistica e puntuale quanto visionaria - la vera anima della sua arte. “Ippolito Caffi. Dipinti di viaggio tra l’Italia e l’Oriente”, curata da Annalisa Scarpa, presenta oltre quaranta dipinti delle raccolte della Fondazione Musei Civici di Venezia, da molto non esposti e in parte restaurati per l’occasione, che faranno rivivere i viaggi e i sogni, le geniali invenzioni e la scenografica arte del pittore bellunese. L’omaggio di Miramare a Ippolito Caffi – che prelude alla ricorrenza dei 150 anni dalla scomparsa dell’artista, nel 2016 – si ricongiunge idealmente all’esperienza di un altro grande viaggiatore: Massimilano d’Asburgo. Una passione per la scoperta del nuovo e per la sua documentazione che ha accomunato due persone tanto diverse, per origine, estrazione e cultura, che hanno trovato nel viaggio una ragione positiva del vivere e che ora – idealmente – si incontrano a Miramare. Qui da sempre è conservato il bellissimo dipinto che lo stesso arciduca volle commissionare, per farne dono alla sua sposa, proprio a Ippolito Caffi: al pittore che con le sue inedite soluzioni cromatico-luministiche aveva traghettato il genere della veduta nella modernità, conquistando i contemporanei. “Sto ultimando un mio quadro grande che rappresenta una festa notturna sull’acqua dirimpetto la Piazzetta di Venezia. Il quadro è di commissione di sua Altezza l’Arciduca, che desidera in presenza della corte di Vienna offrirlo alla sua sposa pel giorno 4 giugno…” Ippolito Caffi , 1857. Animato dall’esigenza continua di documentare la realtà dei tanti luoghi

TRIESTE. CASTELLO DI MIRAMARE,

FINO ALL'8 DICEMBRE

IPPOLITO CAFFI. DIPINTI DI VIAGGIO TRA L'ITALIA E L'ORIENTE visitati, il pittore veneto unì infatti ad una grande abilità prospettica un profondo senso di ampiezza atmosferica e un ricercato studio sugli effetti di luce, dei quali si servì per mettere in scena soluzioni cromaticoluministiche assolutamente inedite, fatte di feste suggestive, di fuochi d’artificio, di vedute notturne teatralmente abbracciate da romantici aloni lunari: la nebbia, la neve, un tramonto infuocato. Una libertà creativa che prende corpo in Caffi nella Città Eterna, dove l’artista si reca per la prima volta per fuggire alle rigidità teoriche e ai modelli settecenteschi sperimentati a Venezia, allievo all’Accademia di Belle

La scheda Dove. Trieste, Castello di Miramare Cosa. Ippolito Caffi. Dipinti di viaggio tra l'Italia e l'Oriente

Quando. Fino all’ 8 Dicembre Orario. 9-19 tutti i giorni dell’anno (chiusura biglietteria ore 18.30) Costo. € 8,00 Info. 040 224143 http://www.castello-miramare.it/

18 - n. 618 | Venerdì 24 Luglio 2015

Arti. Dai celebri soggetti romani affrontati negli anni ’40 del XIX secolo, come Carnevale di Roma. La festa dei moccoletti (’37) - tema più volte replicato e di cui è in mostra il prototipo conservato a Ca’Pesaro – il pittore giunge negli anni e nei viaggi successivi (imposti anche da un’ingiusta proscrizione da Venezia) alle numerose vedute notturne e diurne del Colosseo, fino alle tele degli anni ’50, come quelle in mostra con Piazza San Pietro (1856) o il Foro Romano (1856). Tra le opere che ritraggono la città lagunare, particolarmente rappresentative e toccanti sono Neve e nebbia in Canal Grande (1852), Veduta del Molo (1857) e Panorama dal ponte della veneta marina (1858) - in cui Caffi mette in pratica la più recente empatia per le tecniche fotografiche - o ancora la seducente e scenografica Serenata sul Canal Grande (1858) traguardo significativo della sua poetica dello “spettacolare”. Il percorso espositivo prosegue nella Sala del Trono dove, dopo l’immersione nella luce calda delle opere eseguite a Napoli - come La lanterna del Molo di Napoli a Torre Annunziata (1843) e la Riviera di Posillipo (1843) – si assiste agli esiti del sogno del pittore: il viaggio in Oriente.

www.heos.it


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