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ALCUNI DEI “PENSIERI DIVERSI” DI FRANCESCO ALGAROTTI
A cura di PIERO VENTURELLI gran cosa col guardo più là. Intanto che i tre uomini ch’egli metteva sopra gli altri erano Cartesio nella filosofia, Cornelio nella poesia, e La Mothe (4) nella letteratura.
[266] La diligenza e lo stento non debbono mai apparire in cosa che tu faccia, e senza la disinvoltura che nasce da una certa libertà niente vi ha di naturale, o che possa veramente piacere. Gli scrittori dovrebbono imitare i pittori di quadratura (5), i quali nel disegnare il quadro tirano ben a filo le linee degli edifizi con la riga, e nel dipingerlo le vanno poi rompendo a luogo a luogo col pennello.
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[275] Lo imperio dell’ingegno è sottoposto più che qualunque altro a sedizione, a partito, a guerra e a divisioni; né ci è mappa dove si trovi la Capitale della Repubblica delle lettere.
[276] Non merita il secolo del Seicento quella tanto mala voce che data gli viene comunemente tra noi. Oltre a molti scrittori che in mezzo alle ampollosità, alle acutezze, e alle altre infermità di quel secolo si conservarono sani, come il Filicaia, il Redi, il Marchetti, e sopra tutti il Chiabrera (6) che ne fece tra noi sentire alcun concento della greca lira, il Tassoni nella Secchia rapita diede l’esempio di un nuovo genere di poema imitato in Francia da Despreaux (7), e l’autore de’ Dialoghi del sistema del mondo (8) gli seppe scrivere in modo, che se l’occhio de’ Critici vi scorge qualche difetto non son già quelli del secolo, e si può dire che assai sovente alla cote (9) della eloquenza è in essi affilata la dottrina. […] Che diremo poi degli studi delle Mattematiche e della Fisica per non parlare degli ecclesiastici, de’ quali siede maestro Fra Paolo (10)? Con la scorta dei Galilei, dei Malpighi, dei Torricelli, dei Borelli, de’ Santori, de’ Guglielmi- ni, de’ Cassini (11) ed altri fecero tra noi le scienze tali progressi che forse il Seicento sarà per alcuni posto al di sopra degli aurei tempi di Leone (12). Malissimo sonante sarà senza dubbio una tal proposizione agli orecchi de’ più tra i letterati. Fanno essi più caso di un sonetto nello stile del Petrarca, della qual merce abbondò il secolo del Cinquecento ed è anche ricchissimo questo nostro, che non fan caso della scoperta del peso dell’aria, e del teorema dell’accelerazione dei gravi, che nel passato secolo fecero in gran parte mutar faccia alla Filosofia.
[281] I Romani erano grandi uomini in virtù di una educazione primigenia, universale, che tendeva tutta a rendergli atti tutti a patire ed a fare le cose più forti. Gli esempi di virtù che aveano sempre dinanzi agli occhi, che si davano l’uno all’altro, le lodi e i premi che ne conseguivano gli animavano scambievolmente e gli tenevano fermi nelle maggiori difficoltà.
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