Ministero Affari Esteri ISTITUTO AGRONOMICO PER L’OLTREMARE
LIBIA “ MIGLIORAMENTO E VALORIZZAZIONE DELLA PALMA DA DATTERO NELLE OASI DI AL JUFRAH”
La coltivazione della palma da datteri in Libia nella Regione diAl Jufrah Studio di filiera Gennaio 2011 Massimo Battaglia
La coltivazione della palma da datteri in Libia nella Regione di Al Jufrah Studio di filiera
INDICE Introduzione 1. La palma da dattero nel mondo
3 5
1.1 La produzione e il commercio mondiale 1.2 Le esportazioni e il mercato del dattero in Europa 1.3 Attualità della coltivazione della palma da dattero nei Paesi del Maghreb: problematiche e limiti
2 La Palma da dattero in Libia
5 7 9
11
2.1 L’antichità 2.2 Il periodo coloniale italiano 2.3 Il XXI secolo: limiti e prospettive della coltivazione 2.4 La geografia del dattero in Libia
3 Le oasi di Al Jufrah
11 12 15 18
20
4.1 Geografia e morfologia 4.2 Il suolo 4.3 L’acqua 28 4.4 Informazioni socio-economiche
5 La coltivazione della palma da dattero nelle Oasi di Al Jufrah 6 Il sistema produttivo della palma da dattero nell’oasi di Al Jufrah
26 27 31
32 41
6.1 Propagazione ed impianto 6.2 Irrigazione, concimazione, consociazione e difesa antiparassitaria 6.3 Impollinazione 6.4 Maturazione, raccolta e conservazione 6.5 Meccanizzazione 6.6 Post-raccolta, trasformazione e commercializzazione 6.7 Altre produzioni ottenute dai datteri
41 43 46 48 56 61 63
7 Le schede pomologiche delle migliori cultivar di palma da dattero delle Oasi di Al Jufrah 67 8 La filiera agroalimentare del dattero in Libia 68
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Introduzione Il presente studio è stato condotto nell’ambito del programma Miglioramento e valorizzazione della palma da dattero nelle oasi di Al Jufrah in Libia coordinato dall’Istituto Agronomico per l’Oltremare di Firenze (IAO) in collaborazione con l’Ente libico per lo sviluppo e il miglioramento della palma da dattero e dell’olivo, del Ministero dell’Agricoltura Libico Il programma è stato avviato nel maggio 2009 ed è finanziato dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero Italiano degli Affari Esteri. Il progetto trae origine dagli impegni assunti dall’Italia e dalla Libia per rafforzare e sviluppare le relazioni tra i due paesi. Il governo centrale e le amministrazioni locali libiche condividono l’interesse a migliorare i sistemi agro-silvo-pastorali. Il governo italiano, nell’intento di sostenere la «valorizzazione agricola dei terreni bonificati dai residuati bellici della II Guerra Mondiale», ha pertanto avviato una proficua opera di assistenza e di collaborazione nel settore agrozootecnico e ambientale. Ad Al Jufrah le attività concordate dai due paesi intendono sostenere lo sviluppo economico locale attraverso azioni coordinate a favore dei produttori singoli o associati - di datteri, degli addetti alla trasformazione e al commercio dei prodotti delle fenicicoltura, delle amministrazioni locali (Shabia ed autorità tradizionali preposte al controllo delle risorse naturali locali) e dei centri di ricerca e di sviluppo agro-silvo-pastorale della Regione. La strategia si ispira a due principi-guida: individuare e garantire datteri di qualità attraverso disciplinari di produzione che assicurino omogeneità e qualità del prodotto finale; tutelare l’agro-biodiversità di Al Jufrah, promuovendo le varietà locali di palma e rafforzando i sistemi tradizionali di gestione delle oasi. A tale riguardo si prende a riferimento l’esperienza maturata in Italia nel campo della promozione dei prodotti tipici locali (Igp e Dop), nella logica di una valorizzazione del prodotto e dell’intero territorio. Gli obiettivi della collaborazione tecnico-scientifica italo-libica sono: incrementare, a livello quantitativo e qualitativo, la produzione di datteri attraverso la selezione e il miglioramento genetico delle varietà locali; introdurre sistemi colturali in grado di ottimizzare l’uso di risorse idriche ed energetiche riducendo gli effetti negativi esterni; migliorare i sistemi di trasformazione e vendita dei prodotti all’interno e all’estero.
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Le attività di coordinamento e di supervisione tecnico-scientifica del progetto fanno capo all’Istituto Agronomico per l’Oltremare (IAO), organismo del Ministero per gli Affari Esteri con vasta esperienza nella gestione di interventi di cooperazione internazionale nel settore rurale, esecutore di altri programmi agricoli e zootecnici bilaterali in Libia. L’Unità GIS (Geographic Information System) dello IAO mappa la distribuzione delle differenti varietà di palma nelle cinque oasi di Al Jufrah. L’Ente per lo sviluppo e il miglioramento della palma da dattero e dell’olivo, fondato nel 1988, con sede principale a Tripoli e branche operative in tutta la Libia, è l’interlocutore locale sul piano operativo e ha un ruolo chiave nel programma. Nei suoi laboratori specializzati si effettuano le analisi biologiche, mentre nelle sue serre e nei suoi terreni si svolgono le prove di campo. In un reciproco scambio di know how specialisti italiani e libici del settore hanno collaborato e collaborano nelle indagini sui sistemi e le potenzialità produttive, al fine di garantire l’uso ottimale delle risorse idriche, energetiche e naturali e migliorare le condizioni di vita delle popolazioni rurali. Alcuni Dipartimenti dell’Università di Agraria di Firenze hanno lavorato insieme ai tecnici dell’Ente libico per lo sviluppo e il miglioramento della palma da dattero ed hanno provveduto al trasferimento di importanti competenze specifiche. Ricercatori coordinati dal Dipartimento di Biotecnologie Agrarie hanno analizzato ed applicato le tecniche e le modalità di identificazione genetica e di miglioramento varietale della palma da dattero. Sotto la supervisione del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali, del Suolo e dell'Ambiente Agroforestale sono stati individuati i caratteri biologici e produttivi delle varietà di datteri presenti nelle oasi selezionate. Con la consulenza del Dipartimento di Economia, Ingegneria, Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali Ingegneria Agricola e Forestale sono state elaborate proposte per la meccanizzazione dei processi di lavaggio, conservazione e confezionamento dei frutti. La Fondazione Slow Food per la Biodiversità onlus, in virtù della sua comprovata esperienza nella promozione di prodotti agroalimentari tradizionali con elevate qualità organolettiche, ha seguito le attività di valorizzazione e promozione commerciale dei datteri di Al Jufrah; in particolare, esperti della Fondazione, in collaborazione con i produttori, definiscono i parametri di qualità per selezionare i datteri di eccellenza.
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1. La palma da dattero nel mondo 1.1 La produzione e il commercio mondiale
Negli ultimi anni la coltivazione della palma da dattero (Phoenix dactylifera L.) ha raggiunto a livello mondiale, valori di superficie coltivata e di produzione – nonché di esportazione – tali che oggi questa specie è ampiamente rivalutata e rappresenta un’importante settore dell’agricoltura e del commercio per numerosi Paesi della fascia climatica subtropicale e desertica dell’emisfero boreale. Nel 2008 la superficie coltivata ha raggiunto 1,2 milioni di ha e la produzione i 7 milioni di tonnellate (FAOSTAT 2008). La coltivazione avviene principalmente nelle regioni aride del Medio Oriente e nel Nord Africa; solo recentemente sono state introdotte moderne piantagioni anche in America del Nord. I principali produttori sono (in ordine decrescente di produzione): Egitto, Repubblica islamica dell’Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Pakistan, Algeria, Iraq, Sudan, Oman, Cina, Tunisia, Grande Repubblica Araba di Libia,Yemen, Marocco. Nella figura 1.1 viene riportata la produzione di dattero nel mondo (sia in termine di quantità che di valore) nei principali Paesi produttori e nella figura 1.2 le aree di produzione di eccellenza. 1400 1200
800 600 400
Altri
G. Rep. Araba di Libia
Tunisia
Cina
Oman
Sudan
Iraq
Algeria
Pakistan
Emirati Arabi Uniti
Arabia Saudita
0
Rep. islamica dell’Iran
200 Egitto
Produzione.
1000
Paesi Produzione (Mt)
Produzione ($1000)
Figura 1.1 - Produzione di dattero nel mondo (anno 2008, FAOSTAT)
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Figura 1.2 – Distribuzione della produzione di dattero di eccellenza a livello mondiale
1400
7000
1200
6000
1000
5000 800 4000 600 3000 400
2000
Area coltivata (ha x 1000)
8000
200
1000
20 09
20 06
20 03
20 00
19 97
19 94
19 91
19 88
19 85
19 82
19 79
19 76
19 73
19 70
19 67
0 19 64
0 19 61
Produzione (t x 1000).
La produzione mondiale di dattero è incrementata da circa 1,8 milioni di tonnellate nel 1961 a circa 3,5 milioni nel 1990, raddoppiando tale valore negli ultimi tre anni (2007-2009) e portando la produzione mondiale a superare i 7,2 milioni di tonnellate nel 2009 (figura 1.3). L’incremento di oltre 3,5 milioni di tonnellate dal 1990 ad oggi rappresenta una crescita media annua di circa il 5%.
Anni Produzione
Area coltivata
Figura 1.3 - Produzione e area coltivata a palma da dattero nel mondo (periodo 1961- 2009, FAOSTAT)
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1.2 Le esportazioni e il mercato del dattero in Europa
La figura 1.4 mostra la quantità e il valore delle esportazioni di dattero nell’anno 2007 da parte dei principali Paesi esportatori, in ordine decrescente secondo il valore delle esportazioni stesse. Negli ultimi anni le esportazioni annue di dattero hanno superato le 600.000 tonnellate, per un valore complessivo di oltre 500 milioni di dollari. Se confrontiamo questi dati con quelli relativi alla produzione mondiale, si evidenzia subito che il surplus di produzione che non viene esportata viene comunque consumata all’interno dei Paesi produttori. Delle 600.000 tonnellate esportate, 400.000 provengono dal Medio Oriente (di cui 240.000 dalla Repubblica Islamica dell’Iran), circa 100.000 dal Pakistan e circa 70.000 dalla Tunisia. Il mercato internazionale del dattero risulta essere abbastanza volubile: i cambiamenti sono spesso associati all’instabilità politica ed economica dei principali Paesi produttori, oltre che a problemi di natura ambientale che possono portare ad ingenti perdite nella produzione. Come mostra la Figura 1.4 i cinque principali Paesi esportatori di dattero nel 2007 sono stati la Tunisia, la Repubblica islamica dell’Iran, Israele, l’Arabia Saudita e il Pakistan, anche se si nota una certa differenza fra il valore delle esportazioni in termini di quantità e di valore. 250000 200000 150000 100000
Altri
Iraq
Germania
Stati Uniti d'America
Emirati Arabi Uniti
Algeria
Francia
Pakistan
Arabia Saudita
Israele
Rep. Islamica dell'Iran
0
Tunisia
50000
Paesi Qiantità (t)
Valore (1000 $)
Figura 1.4 - Esportazioni di dattero nel mondo (anno 2007, FAOSTAT)
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Di questi cinque Paesi infatti soltanto la Tunisia e Israele riuscivano a spuntare prezzi di esportazioni elevati. Nel 2000, grazie alle strategie di esportazione di un dattero di qualità che la Tunisia ha messo in atto nel mercato Europeo, il prezzo del dattero tunisino raggiungeva 1700 $/t, mentre quello proveniente dall’Iran - di peggiore qualità e destinato al mercato indiano - solo 240 $/t. I dati relativi all’esportazione francese si riferiscono alla riesportazione del dattero di qualità, comprato in grandi quantità dai Paesi Nord africani (Tunisia e Algeria) e ri-confezionato in Provenza, verso altri Paesi europei (Botes, 2002). L’Europa è di gran lunga il primo importatore di dattero in termini di valore con oltre 200 milioni di dollari, e il secondo in termini di quantità con più di 100.000 tonnellate importate nel 2007 (figura 1.5). Il 50% delle importazioni avviene in Francia e nel Regno Unito che nel 2007 hanno importato rispettivamente quasi 30.000 e 15.000 tonnellate di dattero. Tradizionalmente il dattero consumato in Europa proviene dai Paesi del Nord Africa, anche se negli ultimi anni si è avviato un canale diretto anche con nuovi Paesi come gli Stati Uniti. Nei diversi paesi europei il dattero è commercializzato prevalentemente secco e spesso melassato, anche se non manca il mercato del dattero fresco (spesso confezionato con il racemo) e quello denocciolato destinato alla preparazione di dolci. Il periodo di commercializzazione è prevalentemente legato alle festività natalizie e al periodo del Ramadan, il mese sacro dell’Islam in cui i musulmani digiunano dall’alba al tramonto. Durante questo periodo infatti, la tradizione vuole che quando il sole tramonta il digiuno venga rotto mangiando un dattero perché così faceva il profeta Maometto. Data la grande e crescente produzione mondiale di dattero, che non sempre è seguita da una proporzionale domanda, si stanno studiando nuove utilizzazioni del dattero nell’industria. Considerando l’elevato contenuto in fruttosio del frutto (circa 28% a piena maturità), nuovi studi sono volti alle tecniche di estrazione del monosaccaride (Al Eid, 2006) già largamente impiegato come dolcificante nell’industria alimentare e farmaceutica.
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300000 250000 200000 150000 100000 50000 0 Europa
Africa e Medio Oriente Quantità (t)
Asia
America e Australia
Valore (1000 $)
Figura 1.5 - Importazioni di dattero nel mondo (anno 2007, FAOSTAT)
1.3 Attualità della coltivazione della palma da dattero nei Paesi del Maghreb: problematiche e limiti
L’Europa importa quasi esclusivamente datteri della varietà Deglet Nour: L’elevata produzione e il frutto di ottima qualità, nonché un rapido tasso di crescita della pianta, ha fatto di questa cultivar il “modello” di palma da dattero in tutti i Paesi del Maghreb. I palmeti algerini attualmente sono costituiti per oltre il 50% da questa cultivar, che occupa circa il 60% delle piantagioni tunisine e continua a moltiplicarsi (nel 1939 la Deglet Nour era presente solamente per il 14% delle piantagioni complessive). La spinta propulsiva derivata dall’apertura relativamente recente del sud tunisino (Nefzaoua) al sistema economico internazionale, ha infatti consentito alla varietà Deglet Nour di occupare il posto di grande rilievo che detiene nel campo della fenicicoltura, accelerando contemporaneamente il declino di altre varietà. Tale impulso è stato accelerato sulla metà degli anni ’70 dal Programma governativo tunisino di rinnovamento e creazione di nuove oasi che ha previsto la riconversione dei vecchi palmeti con l’introduzione della Deglet Nour per il 70%, percentuale che ha raggiunto il 90% nel caso di nuovi impianti. Cifre significative che, se da un lato mettono in risalto l’entità delle trasformazioni in corso di realizzazione, giustificano seri interrogativi sull’evoluzione che sta assumendo la coltivazione della palma da dattero a livello mondiale.
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Tutto questo ha infatti comportato una notevole e talvolta radicale trasformazione nella composizione varietale dei palmeti, giacché sono proprio le varietà ritenute meno pregiate o di scarso valore mercantile a farne le spese. Il progressivo depauperamento delle varietà comuni, il cui rinnovo e soprattutto la conservazione non è più assicurata, ha già portato un impoverimento della base genetica. Il completo abbandono della loro coltivazione porterà inevitabilmente alla riduzione della variabilità genetica a disposizione della specie, che è la risultante di una lunga selezione naturale e costituisce il fattore primario di adattamento ambientale. L’uniformità ecologica e genetica delle colture commerciali inoltre, sono alla base del diffondersi d’infezioni specifiche nei Paesi del Maghreb; prevalentemente dovuta all’estensione della coltivazione mono-varietale dei palmeti con la cultivar Deglet Nour. La diffusione della patologia del Bayoud della palma da datteri, una fusariosi vascolare causata dal Fusarium oxysporum, ha distrutto nell’ultimo secolo i 2/3 dei palmeti marocchini, si estende in Algeria e minaccia le piantagioni tunisine e libiche. Questi problemi fitosanitari e la diminuzione nella diversità genetica si aggiungono agli altri vincoli che oggi limitano e condizionano la coltura della palma da datteri nei Paesi del Maghreb rappresentati dalla siccità, dalla salinità, dalla età dei palmeti, dai processi di desertificazione e dal lento processo di rinnovamento dei palmeti: tutti fattori che hanno condizionato lo sviluppo della fenicicoltura degli ultimi 60 anni.
Libia Wadi Loud - Impianto di nuovi palmeti realizzati nelle aziende di stato
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2 La Palma da dattero in Libia 2.1 L’antichità
Fin dall’antichità la coltivazione della palma da dattero (Phoenix dactilyfera L.) è stata ampiamente praticata in Libia ed ha esercitato un ruolo rilevante nel sostentamento delle popolazioni delle aree desertiche e sub-desertiche. Trattandosi di una specie plastica dai molteplici usi (alimentazione, foraggio, combustibile, materiale da intreccio e costruzione, etc.), adattabile a condizioni ambientali estreme, essa ha trovato largo impiego nei sistemi agro-silvo-pastorali delle regioni xerotermofile, nelle oasi, lungo gli uadi e in ambienti dove è possibile praticare un’irrigazione minima, anche con acque ad elevata salinità. Lo sviluppo della coltivazione della palma da dattero in Libia si perde nella notte dei tempi. Le prime indicazioni risalgono al V secolo avanti Cristo e sono riportate da Erodoto, che menziona nei sui scritti, i palmeti di alcune oasi. In quell’epoca le zone costiere della Libia godevano di condizioni climatiche molto più favorevoli delle attuali. Erodono menziona nei sui scritti i palmeti di Awjilah Galo («procedendo verso occidente, s'incontrano per primi i Nasamones che lasciando l'estate il loro bestiame sulla costa si spingono per il raccolto dei datteri nel deserto chiamato Augila» Erodoto). Scylax, navigatore e geografico greco (521 – 486 a.C.), che esplora le coste su ordine di Darius segnala i famosi giardini delle Esperidi. Questo autore non segnala la presenza di palme, che in effetti erano diffuse in questo periodo più a sud e fuori dalla zona del litorale. I palmeti infatti, si svilupparono in vicinanza del mare solamente nei primi secoli della nostra era, e furono successivamente distrutti durante l’invasione araba del VII secolo d.C. e nuovamente reimpiantati durante l’occupazione turca del XVIII secolo d.C. Plinio il vecchio, riporta le informazioni raccolte dalla spedizione militare romana nel Sahara realizzata da Cornelio Balbo nel Fezzan e più a sud a Hoggar – Tassil, e conferma le informazioni di Erodoto, indicando l’esistenza di palmeti in queste aree, a protezione del deserto. L’introduzione e la valorizzazione dei palmeti libici quindi beneficia delle tecniche colturali ed idrauliche egiziane dove la coltura della palma era più sviluppata; molte varietà libiche infatti, si possono considerare di origine egiziana.
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L’introduzione e la valorizzazione dei palmeti libici beneficia delle tecniche colturali ed idrauliche egiziane dove la coltura della palma era più sviluppata; molte varietà libiche infatti, si possono considerare infatti di origine egiziana (vedi la cv Saiedi) 2.2 Il periodo coloniale italiano
La Libia italiana fu una colonia del Regno d'Italia durata ufficialmente dal 1911 al 1947. In questo periodo furono numerosi gli studi sulla fenicicoltura libica ad opera del Ministero delle Colonie e dell’Ufficio di Colonizzazione del Governo della Tripolitania. Fra i molti studiosi che già in quegli anni avevano intravisto l’importanza economica che poteva rivestire la coltivazione della palma da dattero in Libia, ricordiamo il dott. E. Niccoli, C. Zoli, E. F. Franceschi, E. De Cillis, A. Micheli, G. Zucco, G. Vivoli, H. Scaetta, E. Scarin, E. O. Fenzi. Quest’ultimo, nel 1916, scriveva: “L’Italia che possiede nella Libia un numero di Palme dattilifere superiore a quello di ogni altro singolo paese dell’Africa, ha il dovere, ed insieme il massimo interesse economico di occuparsi dello studio dei Datteri” (Fenzi, 1916).
Libia – 1938 Confezionamento dei datteri per l’esportazione (fototeca IAO)
Durante il periodo coloniale italiano si fece opportuna propaganda e di persuasione specialmente nei confronti degli agricoltori delle oasi di Jufrah perché nell’impianto di nuovi palmeti venisse curata la moltiplicazione specialmente di quelle palme i cui datteri avessero caratteristiche tali da poterli ritenere adatti alla commercializzazione ed eventualmente alla esportazione. 12
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Questa concezione è stata ripresa negli ultimi anni dal governo libico con la creazione di un ente per lo sviluppo e per la valorizzazione della palma con sede a Tripoli, preposto alla diffusione ed alla selezione delle varietà più interessanti per riorientare, migliorare e valorizzare la fenicicoltura del Paese, in vista di una eventuale apertura ai mercati internazionali. (qui di seguito il decreto regio riportato dal Bollettino). Per la disciplina delle esportazioni ortofrutticole si fa riferimento al Regio Decreto (di seguito riportato nella sua pubblicazione nel Bollettino) n 2002 in data 10 ottobre 1929 in forza del quale il Governatore della Tripolitania e della Cirenaica autorizzava ad istituire un marchio coloniale di esportazione per la frutta fresca, secca, agrumi ed ortaggi ed un sistema di controllo delle esportazioni verso la Madre Patria. Il decreto entrò in vigore il 25 aprile 1930 con un centro di controllo a Tripoli.
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Il decreto governatoriale coloniale che ne disciplinava il commercio precisava inoltre che i datteri tipo esportazione erano solo quelli delle varietà Kathari, Saiedi, Bestian, Hamria, Tagiat e di questi solamente Kathari ed Saiedi erano considerati di prima qualità. Altre varietà di interesse erano considerate Abel e Halima. In questo periodo gli studi riguardarono le diverse zone del territorio libico interessate dalla coltivazione della palma da dattero: la Tripolitania, il litorale Bengasino, il Fezzan e le oasi occidentali del 29° parallelo, quelle cirenaiche (Jalu, Awjilah, Maradah) e quelle occidentali (Al Jufrah, Ghadames).
La figura 2.2 è una sezione della carta dimostrativa della Tripolitania (Istituto Geografico Militare, 1911) che riporta, in rosso, le antiche strade carovaniere che passavano dall’oasi di Al Jufrah.
Fig. 2.1 - Foto pubblicitaria del periodo coloniale, sullo sfondo una palma da dattero.
Fig. 2.2 - Antiche carovanier che passavano per AlJufrah
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I diversi programmi di studi proposti per un miglioramento della coltura si orientarono al censimento delle piante esistenti, all’inventario delle principali varietà con i loro caratteri biologici e colturali, al valore economico e commerciale della palma e dei suoi prodotti. Fin dall’inizio, emerse subito la differenza qualitativa fra le varietà di dattero coltivate sulla costa e quelle coltivate nelle aree più interne, di qualità superiore, sia per gusto, produttività, conservabilità e caratteristiche organolettiche dei frutti. Il clima della costa infatti, per alcune varietà non raggiunge le temperature necessarie per la maturazione completa del frutto.
2.3 Il XXI secolo: limiti e prospettive della coltivazione
Trattandosi di una specie dai molteplici usi (alimentazione, foraggio, combustibile, materiale da intreccio e costruzione, etc.) e adattabile a condizioni ambientali estreme, la palma da dattero ha trovato nei secoli largo impiego nei sistemi agro-silvo-pastorali delle regioni xerotermofile, nelle oasi, lungo gli uadi e in ambienti dove è possibile praticare un’irrigazione minima, anche con acque ad elevata salinità. Attualmente la coltivazione della palma da dattero in Libia presenta una situazione molto particolare. La chiusura del Paese per le note vicende politiche dagli anni ’70 in poi, se da una parte ha limitato notevolmente lo sviluppo economico, dall’altra non ha permesso lo sviluppo commerciale della coltivazione della palma da dattero verso i mercati internazionali, principali responsabili dei cambiamenti varietali e della impostazione della nuova fenicicoltura magrebina. Il mercato interno, infatti, meno esigente e più povero di quello europeo, ha permesso di mantenere la coltivazione di moltissime varietà locali, il cui frutto è gradito anche allo stato fresco. La produzione di datteri in Libia è piuttosto modesta, tutta la produzione viene consumata localmente e le tecniche colturali e l’industria di trasformazione non si sono sviluppate in senso moderno. Ciò nonostante, come mostra la figura 2.3 e 2.4, la produzione nazionale di dattero è aumentata notevolmente negli ultimi 25 anni e proporzionalmente anche l’area coltivata a palma da dattero, grazie soprattutto all’impulso del
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governo libico che negli ultimi anni ha fatto ingenti investimenti nella coltivazione (FAOSTAT 2009). Dal 1994 al 2009 la produzione di dattero in Libia è raddoppiata, portando la produzione nazionale a superare le 200.000 tonnellate.
Figura 2.3 - Produzione e valore dei prodotti basici prodotti in Libia (anno 2007)
Quindi, se da una parte la fenicicoltura libica si trova in condizioni di palese inferiorità rispetto a tutti gli altri Paesi africani produttori che si affacciano nel Mediterraneo, d’altra parte questo Paese, molto più dei confinanti dove si sono sviluppate coltivazioni monocolturali, risulta depositario di una notevole biodiversità e risulta tuttora immune da fitopatie e parassiti di provenienza esterna. È per questo che il germoplasma fenicicolo libico rappresenta un patrimonio di grande interesse agricolo ed ambientale e costituisce una sorgente di variabilità genetica utilissima ai fini del miglioramento genetico, necessario per superare gli attuali limiti produttivi. La componente varietale inoltre contribuisce in modo determinante alle caratteristiche qualitative dei datteri prodotti, basati su varietà locali a forte tipicizzazione regionale ed elevato valore nutrizionale. Questi caratteri di naturalezza e di genuinità rendono il dattero libico potenzialmente assai appetibile e ricercato sia per le specifiche caratteristiche organolettiche, che per le potenzialità genetiche di miglioramento varietale (resistenza a fitopatogeni, adattabilità a condizioni ambientali estreme, 16
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incremento produttivo, miglioramento dei sistemi di conservazione, etc.) insite in un pool genico molto ricco e vario. 30 25
200
20 150 15 100 10 50
5
09
06
20
03
20
00
20
97
20
94
19
91
19
88
19
85
19
82
19
79
19
76
19
73
19
70
19
67
19
19
19
19
64
0
61
0
Area coltivata (ha x 1000)
Produzione (t x 1000).
250
Anni Produzione
Area coltivata
Figura 2.4 - Produzione e Area Coltivata a palma da dattero in Libia dal 1961 al 2009
Contrariamente a quanto praticato negli altri Paesi del Maghreb e del Medio Oriente, nei nuovi palmizi artificiali realizzati negli ultimi 5-6 anni in Libia si fa largo uso di varietà locali di datteri ottenuti attraverso selezione genetica di massa, mentre ancora limitato è l’impiego di cultivar ad alta resa produttiva appetite dai mercati internazionali come la cv Deglet Nour. Le conseguenze negative della coltura monovarietale in territorio libico sono sinteticamente rappresentate da: • maggiori rischi di suscettibilità di fronte ad eventuali epidemie parassitarie, quali il Bayoud che, dopo aver decimato i palmeti del Marocco, si è introdotto in forma virulenta anche in Algeria e sta premendo alle frontiere della Tunisia e della Libia, e contro il quale non sembrano sussistere, allo stato attuale, valide difese (la cultivar Deglet Nour risulta molto sensibile a questa malattia); • maggiori rischi di fronte ad eventi climatici eccezionali durante determinate fasi vegetative delle piante, come quelle della fioritura e dell’allegagione, con conseguenti gravi perdite di produzioni; • rischi connessi al mercato: la monocultura della Deglet Nour, aperta solo negli ultimi anni agli scambi internazionali, si troverebbe totalmente esposta alle fluttuazioni di mercato dettate dalle mutevoli preferenze dei consumatori.
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La coltivazione della palma da datteri in Libia nella Regione di Al Jufrah Studio di filiera
2.4 La geografia del dattero in Libia
Le zone di produzione della palma da dattero in Libia possono essere suddivise in tre regioni principali (figura 2.5): a) la zona costiera situata a Nord del 32° parallelo N b) la zona centrale situata fra il 30° ed il 27° parallelo N c) la zona meridionale situata a Sud del 30° parallelo N
Fig. 2.5 - Zone di coltivazione ed espansione della palma da dattero in Libia nel 1930
a) Nella zona costiera le migliori palme si trovano nelle aree di Tripoli, di Zanzur, di Zuara, di Homs, di Zliten, di Misurata, di Tawurgha e di Hisha dove vi è esuberanza di acqua di irrigazione e non fa difetto una certa tecnica colturale abbastanza progredita. Si riscontrano anche palmeti a nord di Bengasi. Lontano dal litorale la palma è solo sporadica e si riscontra in vicinanza di qualche pozzo o sorgente. Solamente una percentuale piuttosto limitata di palmeti può considerarsi produttivo. Agli effetti pratici e come distinzione dalle coltivazioni di palma delle oasi sahariane, va notato che lungo la costa si producono esclusivamente, data anche l’influenza dell’umidità marina che si unisce a temperature meno elevate, dei datteri di scarsa qualità, assai acquosi e non molto zuccherini, da utilizzarsi rapidamente ed esclusivamente per il consumo allo stato fresco. Le principali cultivar sono rappresentate dalle varietà Bukerary, Taboni, Lamsy, Biondi, Halaway, Bronzi e Baudi.
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La coltivazione della palma da datteri in Libia nella Regione di Al Jufrah Studio di filiera
b) La zona intermedia centrale, nella quale le migliori palme si trovano nelle aree predesertiche relative all’arcipelago delle oasi che corrono lungo la linea del del 29° parallelo Nord (Ghadames, Sokna, Hun, Waddan, Zellah, Al Fugha, Maradah, Jalu, Awjilah, Giarabub), presenta le condizioni pedoclimatiche più favorevoli alla coltivazione della palma da dattero. Le condizioni climatiche sono rappresentate da: - unità termiche (°C/giorno) di 1569 ± 138 di Al Jufrah, di 1944 ± 124 di Jalu, di 1718 ± 96 di Giarabub; - principali temperature per il periodo maggio-ottobre di 35°C di Al Jufrah, di 35,2°C di Jalu, di 34,8°C di Giarabub; - umidità relativa del 40-50%; - piovosità di 10 mm durante il periodo agosto-ottobre. Le principali varietà coltivate in questa zona sono: Abel, Bestian, Deglet, Halima, Hamria, Kathari, Tagiat, Saiedi.
Libia – Oasi di Fellah, coltivazione spontanea di palme da dattero
c) Nella zona meridionale della Libia si hanno invece una serie di oasi sahariane a Sud del 27° parallelo N (Fezzan, Ghat, Sabha, Murzuk, Kufra, Tazerbo) dove la coltivazione della palma da dattero ha uno sviluppo diverso dal punto di vista produttivo e qualitativo. I datteri di queste oasi hanno un contenuto molto elevato in sostanza zuccherina, che di solito supera il 70% ed una percentuale assai limitata di umidità e sono di conseguenza atti ad una lunga conservazione qualora siano preservati dagli attacchi degli insetti e ben confezionati. I datteri di questa terza zona appartengono prevalentemente al tipo secco. Le principali cultivar sono rappresentate dalle varietà Amjog, Emeli, Awarig, Tascube, Intalia e Idaw. 19
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3 Le oasi di Al Jufrah La località prescelta per la realizzazione dell’indagine è il nucleo di oasi della Shabia di Al Jufrah costituito da tre oasi principali contigue tra loro: • Hun, Waddan e Sawkanah (in un raggio di circa trenta chilometri dal centro di Waddam), e da due oasi localizzate a sud-est del nucleo principale, • Al Fuqaha e Zellah, ad una distanza di circa 200 chilometri. Il complesso di oasi identificato si trova a circa 400 chilometri dalla costa, in una Regione con spiccati caratteri sub-desertici dove si praticano ancora forme d’agricoltura e di allevamento tradizionali tipiche delle oasi e dove la coltura della palme da dattero ha un ruolo significativo nell’economia domestica e nel commercio interno.
Libia – Divisione delle Regioni politiche
Le cinque oasi, facilmente accessibili attraverso la rete viaria asfaltata, percorribile tutto l’anno, hanno mantenuto i caratteri ecologici tipici di questi ecosistemi autocatalitici grazie alla consociazione delle palme da dattero con altre specie destinate all’alimentazione umana ed animale (ortaggi, foraggiere, frutta, cereali) e al mantenimento di sistemi d’irrigazione, di conservazione e di distribuzione idrica funzionali all’economia rurale e zootecnica di zone subdesertiche.
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Mappa delle carovaniere - Fonte: U.C.I.P.I. – Tripoli 1936
Mappa orografica - Fonte: Istituto Geografico Militare, Carta Dimostrativa, Firenze – Italia 1911
Il Gebel Uaddan divide Al Jufrah dalla Sirtica, della quale rappresenta l’estremo lembo meridionale permettendo la formazione della falda freatica necessaria alla vita delle oasi.Il Gebel es-Soda (la montagna nera) chiude verso Sud e verso Ovest la conca con il suo aspetto nerastro, costituito da lave basaltiche.
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La superficie della parte più centrale dell’altopiano è leggermente ondulata, con una serie di bassi rilievi basaltici, che terminano ben presto in una zona calcarea con arenarie quarzose rossastre e giallastre. La conca di Al Jufrah e quella di Zellah, con le piccole depressioni intermedie, rappresentano la continuazione dell’ampia fossa del 29 parallelo della Cirenaica e dell’Egitto: in Al Jufrah termina il predeserto ed inizia il vero deserto (mare di sabbia). L’idrografia (o perlomeno quello che ricorda i vecchi corsi dei fiumi) è limitata da una rete di uidian, più o meno profondamente incisi, con corsi lunghi e tortuosi, che scendono dai rilievi sopra ricordati. Gli abitati si trovano in mezzo ai palmeti oppure esternamente ad essi, in dipendenza delle cause contingenti storiche della loro formazione, ma anche approfittando di una determinata posizione di un piccolo rilievo del terreno da cui si possono dominare tutti i palmeti dell’oasi.
Oasi di el-Fogha – Particolare della città vecchia
Generalmente l’abitato si viene a costruire sulla sommità e sui fianchi del rilevo stesso intorno ad un castello edificato nella sua parte più alta. Il villaggio molto compatto presentava molti vantaggi per la popolazione in passato perché consentiva maggior possibilità di difesa contro le scorribande dei predoni.
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Di questo tipo sono gli abitati di Waddan e Zellah, ed in parte anche Socna, che rappresentano i tre abitati piĂš antichi della Regione, presentando caratteristiche costruttive molto similari fra loro.
Oasi di Zellah – Particolare castello
Oasi di Sokna – Particolare del castello
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Oasi di Hun – Particolare della città vecchia
Oasi di Hun – Particolare del castello (in alto a dx) e delle nuove aree istituzionali Fonte: Google Hearth
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Oasi di Waddan – Particolare dell’entrata al castello
Oasi di Waddan – Particolare delle mura di cinta del castello
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4.1 Geografia e morfologia
Fino a poco tempo fa parlare di Al Jufrah era come parlare di una lontana località sperduta nel deserto. Nel passato infatti molti studiosi visitarono la Libia interna, ma tutti ebbero di mira il Fezzan e nessuno di loro si preoccupò di questa regione che pur dovettero quasi sempre attraversare, tralasciando di descriverla. L’oasi della Shabia di Al Jufrah è un ampia regione che si estende per circa 117000 km2 fra le montagne di Djebel Waddan (650 m s.l.m.) e Djebel es-Soda (800 m s.l.m.). Le prime limitano a N-E la conca di Al Jufrah dividendola dalla Sirtica, della quale rappresenta l’estremo lembo meridionale permettendo la formazione della falda freatica necessaria alla vita delle oasi, le seconde (Djebel es-Soda: la montagna nera), costituite da lave basaltiche e di aspetto nerastro, chiudono verso Sud e verso Ovest la conca.
Figura 4.1 - Localizzazione dell'oasi di Al Jufrah e modello digitale di elevazione (Unità GIS-IAO)
Verso Sud il maestoso ed inquietante el-Harug el Asued, raggiunge i 1.200 metri di altezza. La conca di Al Jufrah e le piccole depressioni intermedie rappresentano la continuazione dell’ampia fossa del 29° parallelo della Cirenaica e dell’Egitto: in Al Jufrah termina il predeserto ed inizia il vero deserto.
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La regione settentrionale di Al Jufrah è caratterizzata dalla presenza di un’area depressa di circa 2000 km2 e da alcune depressioni più piccole che – a causa della presenza superficiale della falda – hanno determinato la formazione di cinque località più o meno estese: le tre principali sono quelle di Sokna (307 m s.l.m.), Hun e Waddan (265 m s.l.m.), e due localizzate a sud-est del nucleo principale, Al Fugha (525 m s.l.m.) e Zellah (216 m s.l.m.), ad una distanza di circa 200 km (figura 4.1). 4.2 Il suolo
Nel suo complesso tutta la regione è prevalentemente calcarea, vi sono però anche arenarie e qualche piccolo tratto di origine vulcanica con ciottoli di selce (figura 4.2). Il suolo ha una tessitura prevalentemente sabbiosa, con una maggior percentuale di limo e argilla nella località di Sokna, la sostanza organica è scarsa e i suoli mancano spesso di struttura e di orizzonti pedologici. In Hun e Waddan è presente una “strato calcareo” dello spessore di 1 m a circa un 1-2 m di profondità (figura 4.3). È di fondamentale importanza tenere in considerazione questo strato che, se non fosse rotto al momento dell’impianto dei nuovi palmeti, limiterebbe la coltivazione della palma da dattero impedendone l’espansione dell’apparato radicale.
Fig. 4.2 - Carta Geologica della Libia (Desio, 1938)
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Fig. 4.3 - Profilo di suolo (Waddan). In rosso il limite superiore delle strato calcareo
4.3 L’acqua
La regione ha un clima sub-desertico, con temperature che presentano una considerevole escursione diurna, mentre la differenza delle medie stagionali non è molto forte. L’umidità atmosferica risulta limitata, anche se non manca neppure nelle aree desertiche dove si riscontra una rugiada notturna. La nuvolosità è molto ridotta, così come la pioggia, anche se talvolta si presenta con forti temporali. L’idrografia (o perlomeno quello che ricorda i vecchi corsi dei fiumi) è limitata da una rete di uadi, più o meno profondamente incisi, con corsi lunghi e tortuosi, che scendono dai rilievi sopra ricordati. Dal punto di vista idrologico gli uadi hanno un interesse molto limitato, in quanto i loro letti rimangono quasi sempre asciutti, infatti le precipitazioni medie annue che non superano i 50 mm (figura 4.4).
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La coltivazione della palma da datteri in Libia nella Regione di Al Jufrah Studio di filiera
Figura 4.4 - Carta Pluviometrica della Libia (Fantoli, 1939)
L’acqua per l’irrigazione è comunque assicurata dalla presenza di una falda freatica e una artesiana, sia per il consumo umano che per l’irrigazione di palmeti e giardini. Nel passato la falda freatica era molto superficiale, qualcuno ricorda ancora che solo 60 anni fa era sufficiente scavare 10-20 cm con il cavo della mano per trovare l’acqua. Oggi nelle tre località principali la profondità della falda freatica oscilla fra gli 8 e i 15 metri e l’acqua è mediamente ricca di sali. La profondità media della falda artesiana invece varia fra le tre località: a Sokna si trova a 200 m, a Hun a 500 m, a Waddan a 1200 m; ma c’è differenza anche nella qualità dell’acqua. Infatti fra Sokna e Hun si trova una faglia che ha subito degli assestamenti migliaia di anni fa. Quest’ultimi hanno causato l’aumento della permeabilità dello strato impermeabile superiore della falda di Hun e Waddan che ha portato l’acqua a contatto con il suolo sovrastante con il conseguente innalzamento dei valori di salinità.
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A Waddan le acque sono ricche anche di solfati. La salinità media (e temperatura) dell’acqua della falda artesiana nelle diverse località è la seguente: - Sokna: 1000-2000 ppm – 25 °C - Hun: 3500 ppm – 30 °C - Waddan: 4500 ppm – 60 °C.
Figura 4.5 – Croste saline in superficie (Waddan)
La salinità dell’acqua utilizzata per l’irrigazione sta diventando sempre più una seria minaccia per l’agricoltura della regione, soprattutto nella parte meridionale di Waddan ed Hun dove è sempre più comune vedere croste saline sulla superficie del suolo (fig. 4.5). La gestione dell’acqua avviene attraverso la costruzione di pozzi privati nelle singole aziende e attraverso bacini idrici costruiti del governo che vengono gestiti attraverso dei consorzi (fig. 4.6). I bacini contengono acqua prelevata dalla falda artesiana e, nel caso di Waddan, hanno lo scopo anche di raffreddare l’acqua che esce a circa 60°C. Dai bacini ogni azienda, con la propria pompa, attinge all’acqua secondo un calendario di turni. Fig. 4.6 - Bacino di acqua di falda artesiana (Sokna)
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La coltivazione della palma da datteri in Libia nella Regione di Al Jufrah Studio di filiera
Nonostante che il prelievo dell’acqua dai bacini sia economicamente più vantaggioso, di fatto gli agricoltori ne usufruiscono solo in parte per le problematiche connesse alla gestione in comune con le altre aziende. In particolare a Waddan, questo fenomeno ha portato la costruzione di numerosi pozzi privati (per il prelievo di acqua dalla falda freatica) che hanno contribuito all’abbassamento del livello di falda. Nelle singole aziende è facile vedere piccole vasche dove l’acqua salata di falda freatica viene mescolata con quella dolce prelevata dai bacini. 4.4 Informazioni socio-economiche
La popolazione della regione, costituita nel suo complesso da una maggioranza araba e da minoranze berbere, fezzanesi e sudanesi ed in ambito agricolo, nel suo complesso è in assoluta maggioranza sedentaria e dedita all’agricoltura ed in piccolo parte alla pastorizia. La popolazione sedentaria vive accentrata nei villaggi a poca distanza dai palmeti e dagli orti coltivati. Scarsa risulta la popolazione che vive per tutto l’anno sparsa nelle piantagioni, trattandosi solitamente di persone di origine saheliana che vi lavorano. Da un punto di vista agricolo, forme d’agricoltura e di allevamento tradizionali tipiche delle oasi sono le occupazioni della popolazione attuale della regione. L’allevamento è limitato ad ovini e caprini di cui il commercio della carne è abbastanza redditizio, mentre l’agricoltura è fortemente legata alla coltura della palma da dattero che ha un ruolo significativo nell’economia domestica e nel commercio interno. In consociazione alla palma o negli orti vengono coltivati foraggi, cereali e fruttiferi di diversa natura.
Oasi tradizionale a Hun – palma consociata con foraggere (orzo)
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La coltivazione della palma da datteri in Libia nella Regione di Al Jufrah Studio di filiera
5 La coltivazione della palma da dattero nelle Oasi di Al Jufrah La palma da dattero può essere considerata la specie cardine dei sistemi agricoli desertici e predesertici e la sua coltivazione rappresenta il presidio più efficace a difesa delle aree a rischio ambientale. La specie ha un’ampia plasticità di adattamento a condizioni pedologiche ed climatiche difficili, garantita dall’evoluzione e differenziazione di numerosissime varietà ed ecotipi locali, che sono stati sottoposti a pressione selettiva naturale ed antropica durante la millenaria storia di coltivazione in microareali estremi. La palma da dattero (Phoenix dactylifera L.) è una monocotiledone dioica longeva che si coltiva per alimento, per combustibile, per fibra e le cui foglie vengono utilizzate per la costruzione di ripari dal sole e recinti. Da un punto di vista agricolo l’agricoltura e l’allevamento sono le occupazioni della popolazione attuale della regione di Al Jufrah, la prima limitata alla coltura della palma da dattero esistenti soprattutto nelle aree maggiormente depresse ed agli orti ove vengono coltivati foraggi e cereali e fruttiferi di diversa natura, la seconda limitata ad ovini e caprini di cui il commercio della carne è abbastanza redditizio. L’abbondanza dell’acqua nel sottosuolo ha permesso la coltivazione della palma, che in tutta l’area è presente con una grande biodiversità e con varietà di qualità ottima e che trovano in questa conca le condizioni agrologiche favorevoli di coltivazione e di produzione. Il Professor Emilio Scarin già nella sua pubblicazione del 1938 “La Giofra e Zellah - Le Oasi del 29 parallelo della Libia Occidentale” indica in circa 110.500 il numero delle palme presenti, di cui 7.000 improduttive. Il Professor Ardito Desio, dopo aver attraversato i monti Harugi a sud soggiorna a Zellah e ne da scarse notizie, anche se fa riferimento ai palmeti presenti ed alla qualità dei datteri. Il Rolhlfs stimava nelle oasi di Sokna, Hun e Waddan, la presenza di 15.000 palme, sebbene le dichiarazioni degli abitanti, per tema di imposte, le facessero ascendere a solamente 5.000. L’autore poi enumera le varietà delle altre piante da frutta coltivate nei giardini, cintati da muretti a secco molto alti e dotati di pozzo per l’irrigazione. Sorprendentemente lo stesso Rolhlfs indica in Zellah la parte della regione con un maggiore numero di palme circa 100.000, comprensive delle piantagioni
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più o meno lontane. Questo valore comunque si può considerare sovrastimato e dovuto a informazioni non corrette ricevute. La situazione della coltivazione della palma da dattero nella Regione di Al Jufrah nel 1938 (Scarin) viene riportata nella tabella seguente. Oasi Sokna Hun Waddan Al Fugha Zellah1
N palme 20.000 39.000 29.000 2.500 20.000
N palme improduttive 1.000 4.000 2.000 -
Attualmente nell’area di Al Jufrah la coltivazione della Phoenix dactylifera è una attività tradizionale, diffusa là dove ci sia sufficiente disponibilità di acqua per il suo sviluppo naturale o per la sua irrigazione. La coltivazione della palma da dattero trova in questa Regione le condizioni agro-pedologiche ottimali di coltivazione e di produzione, è infatti presente in tutta l’area una grande biodiversità con varietà di ottima qualità, fra le principali ricordiamo (in ordine alfabetico): Abel, Bamour, Berni, Bestian, Deglet, Halima, Hamria, Kathari, Noyat Meka, Omglaib, Saiedi, Saila, Sokeri, Tagiat (figura 4.12), Talis, Tameg, Tranferit, Zebur. Esistono altre varietà non classificabili che vengono definite “mag mag”: sono le piante che non appartengono a nessuna delle varietà note e probabilmente sono quasi tutte piante provenienti da seme.
1
Il Rohlfs aveva calcolato in 100.000 le piante di Zellah. Questo probabilmente perché gli abitanti ne aveavano magnificato la prosperità dei palmeti, non avendo la preoccupazione della decima (Zellah godeva a quei tempi di una propria autonomia) aumentandone di circa tre volte. Il vero valore di Rohlfs doveva essere di circa 30.000 palme poi diventate 20.000 ai tempi dello Scarin a seguito della fase di decadenza)
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La coltivazione della palma da datteri in Libia nella Regione di Al Jufrah Studio di filiera
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La coltivazione della palma da datteri in Libia nella Regione di Al Jufrah Studio di filiera
Nei palmeti di Al Jufrah la maggior parte delle piante femminili sono di varietà nota, mentre le piante maschili lo sono più difficilmente, dato che mentre la propagazione delle piante femminili avviene quasi esclusivamente per pollone (così da ottenere cloni con le medesime caratteristiche qualitative), quelle maschili sono propagate principalmente da seme. La propagazione in vitro è ancora in fase di sviluppo. A seguito degli ultimi rilievi effettuati nell’anno 2010 dall’Unità GIS dello IAO all’interno del programma “Miglioramento e valorizzazione della palma da dattero nelle oasi di Al Jufrah in Libia” si stima che oggi il numero di palme presenti nelle oasi di Al Jufrah supera i 3 milioni. Nella tabella 5.1 è riportata la superficie coltivata a dattero suddivisa per tipo di piantagione e per località, mentre nella mappa in appendice n. 1 sono rappresentate le superfici interessate dai diversi tipi di piantagione nella località di Hun. Tipo di piantagione Moderne non ancora in produzione (1-5 anni) Moderne in produzione Tradizionali in produzione Abbandonate Aree non irrigate Nuove aree di espansione Totale
Waddan
Hun
Superficie (ha) Sokna Al Fugha
742,0
91,9
46,0
0
1588,6 646,2 243,0 353,7 6886,0 10459,5
649,4 201,3 234,9 250,9 9628,5 11056,8
113,8 873,5 214,9 382,1 14428,4 16058,8
0,5 22,6 0,2 0 0 23,3
Zellah 10,4
Totale 890,3
84,4 2436,7 251,5 1995,1 26,3 719,4 0 986,7 0 30942,8 372,7 37971,1
Tabella 5.1 - Superficie coltivata a dattero suddivisa per località e tipo di piantagione
In Al Jufrah ci sono circa 2.000.000 palme in produzione. Il prodotto viene quasi interamente consumato fresco localmente ed all’interno del Paese. I palmeti più vecchi sono spesso abbastanza mal tenuti. La proprietà è frammentata e generalmente di piccola superficie (200-500 piante in totale) e si sviluppa nelle vicinanze dei centri abitati o di sorgenti. Le palme sono disposte in maniera disordinata nelle parcelle più vecchie, sia per la modalità originaria di impianto che per la perdita degli allineamenti in seguito agli interventi di sostituzione delle piante morte.
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La coltivazione della palma da datteri in Libia nella Regione di Al Jufrah Studio di filiera
Sono presenti anche parcelle abbandonate con palme morte per mancanza di acqua a causa dell’interruzione della pratica dell’irrigazione, dell’abbassamento della falda o dell’avanzamento di dune sabbiose. Nelle parcelle impiantate più di recente e soprattutto nei nuovi impianti governativi le palme sono disposte regolarmente a quadrato o a quinconce con distanze variabili (spesso 8 x 8 m) e frequente presenza di colture erbacee nell’interfilare. In particolare sono presenti impianti razionali realizzati negli anni ’70 nell’ambito di progetti statali di messa a coltura e distribuzione di terreni secondo uno schema fisso e nuovi impianti di palmeti (ed oliveti) non ancora produttivi, realizzati con iniziative similari. Gli appezzamenti sono in genere delimitati e protetti da barriere di foglie di palma rincalzate alla base con terra o da bordure di causarina o eucalipto, in alcuni casi dalle stesse palme a cui vengono lasciati sviluppare i polloni basali. A Waddan gran parte delle coltivazioni si sviluppano in direzione E-O, per circa 30 km, ai due lati della strada che costeggia l’aeroporto e che porta verso E, in direzione di Zellah. Allontanandosi da Waddan i vecchi palmeti lasciano il posto ai nuovi impianti ed alle aree già lottizzate ed in parte preparate per l’impianto (scasso effettuato a buche o esteso su tutta la superficie). La dimensione dei lotti è in genere di 4 ha. A Hun ed a Sokna abbiamo una situazione molto tradizionale mentre in quet’ultima ci sono due aree realizzate negli anni ‘70 e distribuite alla popolazione con le dotazioni necessarie (casa, macchine, ricoveri) e nuovissime aree di recente preparazione (2005/2007) ed impianto (appezzamenti di 10 ha delimitati da causarina e eucalipti). La disponibilità di acqua rende possibile la coltivazione senza irrigazione dei vecchi palmeti, benché ci siano degli appezzamenti irrigui di recente realizzazione con impianti a goccia. Nel caso degli impianti statali, che saranno ben presto distribuiti alla popolazione rurale, il primo raccolto avverrà nel 2010, l’inizio di una produzione di una certa importanza è previsto dal 2012 (30 kg/pianta per le palme), la piena produzione dal 2015 (100 kg/pianta per le palme).
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La coltivazione della palma da datteri in Libia nella Regione di Al Jufrah Studio di filiera
E’ praticata la coltivazione intercalare di sorgo ed orzo, considerate benefiche per la qualità dei datteri in quanto assorbono parte della radiazione solare nei mesi di maturazione dei datteri e creano un microclima più umido al di sotto delle chiome. In alcuni casi sono presenti canalette di irrigazione lungo i filari, con rami trasversali distanziati di 40-50 m. Gli agricoltori non praticano generalmente trattamenti antiparassitari perché non necessari. Solamente in casi specifici (cocciniglia) si utilizzano olii minerali ed insetticidi specifici. A Fuqha ci sono due oasi semi-abbandonate con alcune centinaia di palme sparse confusamente. La sorgente, proveniente dalla scarpata dell’altopiano sovrastante l’oasi, in entrambi i casi è canalizzata da un tunnel sotterraneo fino alla pianura dove ci sono palme e piccole coltivazioni di ortaggi. Le palme sono vecchie ed in alcuni casi superano i 10 m di altezza. Sono utilizzate dagli abitanti di Fuqha che raggiungono l’oasi per prestare le cure essenziali (irrigazione) e per la raccolta. Qualche micro appezzamento è meglio tenuto, recintato e con palme di nuovo impianto. A Zellah ci sono circa 200.000 palme, solo in parte irrigate. Sono in genere vecchi impianti sparsi, non in aree concentrate. Sulla strada per Marada si notano alcuni piccoli appezzamenti recenti. In generale in tutta l’area fenicicola di Al Jufrah di tipo tradizionale ed a conduzione privata, la tecnica colturale è sommaria ed in genere vengono effettuate solo le operazioni essenziali, come l’irrigazione, l’impollinazione e la raccolta, mentre la potatura, la pulizia dei tronchi e la sistemazione delle infiorescenze vengono molto spesso trascurate. L’irrigazione viene effettuata con tubi di polietilene, in genere stesi sul terreno, per il trasporto dell’acqua dai pozzi o dalle cisterne direttamente alla base delle palme o fino ai canalette realizzati lungo i filari. L’unica operazione meccanizzata è la lavorazione del terreno, quando viene effettuata, (normalmente a beneficio di colture erbacee consociate) mentre l’impollinazione e la raccolta vengono effettuate manualmente, da terra o arrampicandosi sulle palme più alte, più raramente con l’ausilio di scale su palme fino a 4-5 m. 37
La coltivazione della palma da datteri in Libia nella Regione di Al Jufrah Studio di filiera
L’altezza delle palme è in genere contenuta e solo nelle piante più vecchie, oltre i 20 anni, supera i 3 m, infatti delle 1.500.000 palme con più di 30 anni di Al Jufrah solo circa il 30% è più alto di 6 m. Nella tabella successiva viene riportata la situazione percentuale delle Cultivar presenti nella Regione di Al Jufrah e nelle differenti oasi. Distribuzione percentuale delle principali Cv nella Regione di Al Jufrah e nelle sue oasi Variety Abel
All oasis 9.2
Sokna 4.0
Hun 6.1
Waddan 14.8
Zellah 1.5
Al Fugha 0.0
Bamour
0.1
0.0
0.0
0.3
0.0
0.0
Berni
0.4
0.3
0.6
0.3
0.0
0.0
Bestian
3.2
1.2
1.3
3.3
3.2
12.0
Deglet
25.2
29.0
32.8
24.4
6.0
0.1
Halima
0.1
0.3
0.1
0.2
0.0
0.0
Hamria
3.7
1.3
1.0
0.5
27.1
27.3
Kathari
21.7
19.2
12.6
33.9
4.3
0.1
Noyat Meka
0.3
0.1
0.2
0.6
0.0
0.0
Omglaib
0.3
0.7
0.3
0.2
0.0
0.0
Saiedi
2.9
5.9
1.7
2.8
16.7
0.0
Saila
0.2
0.1
0.5
0.0
0.0
0.0
Sokeri
1.0
2.5
0.8
0.8
0.6
0.8
Tagiat
18.4
18.1
32.1
9.6
6.1
16.1
Talis
0.9
1.7
1.2
0.6
4.2
0.0
Tameg
0.8
1.2
1.1
0.6
0.6
0.0
Tasferit
0.2
0.5
0.3
0.1
0.7
0.0
Zebur
0.4
0.4
0.8
0.2
0.0
0.0
10.9
13.5
6.4
6.7
29.0
43.6
Other cv
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La coltivazione della palma da datteri in Libia nella Regione di Al Jufrah Studio di filiera
Nelle quattro mappe seguenti vengono rappresentati gli studi integrati realizzati per identificare i sistemi produttivi nelle cinque oasi nella Regione di Al Jufrah (gli studi sono stati realizzati dall’Unità GIS dello IAO).
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La coltivazione della palma da datteri in Libia nella Regione di Al Jufrah Studio di filiera
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La coltivazione della palma da datteri in Libia nella Regione di Al Jufrah Studio di filiera
Il prezzo medio dei datteri destinati al mercato locale durante la stagione di raccolta varia in funzione della varietà: 8 €/kg per la cv Halima, 4-5 €//kg per la cv Deglet (1a classe) e varia da 0,5 e 2 €/kg per le altre cultivar, utilizzate per confezionare paste e sciroppi. I datteri non buoni per il mercato oppure eccedenti alla vendita vengono seccati al sole e destinati al bestiame. 6 Il sistema produttivo della palma da dattero nell’oasi di Al Jufrah 6.1 Propagazione ed impianto
La pianta madre produce polloni (radicali ed aerei) nei primi 20 anni di vita (figura 6.1). I polloni radicali cominciano ad essere pronti per il trapianto a 4-5 anni di vita quando hanno un diametro di circa 25 cm ed un proprio apparato radicale. I polloni aerei sono spesso non utilizzati perché privi di radici e l’operazione di margottaggio non è conveniente né in termini di denaro né di tempo in quanto la pianta produce molti polloni radicali. Il pollone viene utilizzato anche per sostituire la pianta madre, una volta che raggiunge uno sviluppo sufficiente. Il commercio dei polloni avviene direttamente fra le aziende; i polloni più costosi sono quelli della cv Halima (230 €/pollone) in quanto Fig. 6.1 – Polloni radicali ed aerei è una varietà a scarsa attitudine pollonifera e molto ricercata per la qualità del frutto. Anche i polloni della cv Deglet (40 €/pollone) spuntano un buon prezzo sul mercato in quanto è la varietà più richiesta e attualmente la più impiantata fra i privati. I polloni delle altre cv invece hanno un prezzo inferiore ai 10 € e sono stati e sono utilizzati in grande numero nella realizzazione degli impianti governativi (dove la cv Deglet non è stata considerata).
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Talvolta vengono i polloni vengono regalati. Per il proprietario è comunque vantaggioso trovare qualcuno disponibile ad asportare un pollone dalla pianta madre. Dovrebbe infatti in ogni modo provvedere lui stesso a farlo per evitare che il pollone diventi competitore con la pianta madre. La palma inizia a produrre dopo circa 4-5 anni dall’impianto (questo intervallo dipende dalla varietà), e la curva della produttività cresce fino ad un picco individuato intorno al 51° anno di età. Il massimo di sviluppo vegetativo viene raggiunto in condizione di alte temperature (30-40 °C), mentre la velocità di crescita della pianta varia in funzione delle varietà. E’ rapida nelle cv Deglet, Bestian, Tagiat, mentre le più lente sono Abel e Kathari. Dall’esperienza di un’azienda recuperata dopo una situazione di completo abbandono di tre anni, le varietà che hanno tollerato meglio le condizioni di abbandono sono state Abel e Kathari, mentre quelle morte oppure che hanno avuto i maggiori danni sono state Berni e Bamour. La preparazione del terreno per la messa a dimora dei polloni prevede l’escavazione di buche con volume di circa 1 m3 (1x1x1 m) per dissodare il terreno ed eliminare lo scheletro, anche se spesso le dimensioni eccedono, sia in profondità che in larghezza. È importante rimuovere lo scheletro per evitare la formazione di cavità che potrebbero compromettere la buona crescita radicale. Come accennato precedentemente, nelle località di Waddan ed Hun è fondamentale rompere lo strato calcareo (cappellaccio), che è presente a circa 1-2 metri Fig. 6.2 - Nuovo impianto di palma da dattero (Hun) di profondità. Una volta rimosso lo scheletro e le masse calcaree, la fossa viene riempita con lo stesso terreno, talvolta aggiungendo sabbia di buona qualità e sostanza organica.
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Una volta messo a dimora il pollone, il suolo attorno alla pianta viene ben compattato e si crea una piccola conca per l’irrigazione del diametro di 2 m. Nelle Oasi di Al Jufrah, i periodi di messa a dimora dei polloni sono due: il principale in primavera, da marzo ad aprile, l’altro in estate da metà agosto a metà settembre. Il sesto d’impianto più comune è quello di 6x6 m oppure 8x8 m (figura 6.2). Con densità maggiore (5x5) si ha troppo ombreggiamento all’interno del palmeto tanto che le foglie di piante contigue arrivano ad intersecarsi fra loro. Un tipo particolare di impianto è quello definito “cross type”: l’impianto del palmeto nasce con sesto 10x10 m per poi aumentare la densità aggiungendo una pianta al centro dell’interfila. Spesso la varietà predominante nell’interfila è Deglet in quanto non ha bisogno di una grande esposizione al sole. 6.2 Irrigazione, concimazione, consociazione e difesa antiparassitaria I sistemi di irrigazione adottati nei palmeti sono due: quello tradizionale di superficie (a conche) e quello più moderno localizzato (a goccia) (fig. 6.3) Il primo metodo è costituito da un sistema di canalizzazioni in terra o muratura a cielo aperto (canali), mentre il secondo da tubazioni in plastica nelle quali è immessa l’acqua in pressione. Il fabbisogno idrico della palma da dattero è stimato, in bibliografia, fra 15.000 e 25.000 m3/ha, anche se ci sono grandi variazioni fra una zona e l’altra. Nell’area di Al Jufrah non si conoscono i quantitativi esatti di acqua somministrata; nel periodo della fioritura e maturazione del frutto (da febbraio a ottobre) gli alberi adulti vengono irrigati per circa 2 ore. La concimazione chimica non è una pratica molto diffusa. È comune invece l’utilizzo di concime organico sia fermentato che non, con l’ulteriore scopo di migliorare la struttura del suolo e favorire la riduzione della salinità. Il concime organico è spesso mescolato con sabbia e distribuito nel periodo invernale. Nei palmeti la consociazione è una pratica diffusa in quasi tutte le aziende. Le principali colture consociate sono: erba medica, graminacee (grano, orzo, avena), mais, aglio e ortaggi vari. L’erba medica è seminata in primavera o in autunno e, con adeguate fertilizzazioni, persiste per circa 5-6 anni con tagli mediamente mensili. (fig. 6.4) 43
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Fig. 6.3 –Impianti a goccia per giovani palmeti di recente impianto
Fig. 6.4 –Palmeti in consociazione con foraggere
La consociazione con foraggere permette la creazione di un microclima umido sotto chioma, che favorisce la regolare maturazione del dattero e mitiga (effetto oasi) l’effetto delle alte temperature estive che, se persistenti possono disseccare i frutti. 44
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Grazie all’isolamento geografico della conca di Al Jufrah, gli attacchi parassitari sono molto limitati. I tre principali patogeni della palma da dattero in questa area sono: - Cocciniglia dei datteri (Parlatoria blanchardi, famiglia Diaspididae): attacca le foglie in dicembre e gennaio provocando la comparsa di pustole biancastre. - Ragnetto della palma (Oligonychus afrasiaticus, famiglia Tetranychidae): comincia ad attaccare i frutti verdi in maggio e prosegue in modo esponenziale se non bloccato. - Perforatore delle foglie (Phonapate frontalis – Apate molachus, famiglia Bostrichidae): perfora il rachide delle foglie vicino alla base nutrendosi del mesofillo fino a quando, persa la rigidità, la foglia si rompe e cade. L’uso di prodotti chimici nelle coltivazioni è limitato solitamente all’inverno, quando la pianta è senza frutti, utilizzando atomizzatori in grado di raggiungere anche le chiome più alte. Il trattamento contro l’acaro è effettuati a maggio quando il frutto è ancora verde, in questo caso è importante che i trattamenti siano effettuati da tutte le aziende, altrimenti l’acaro di ri-diffonde velocemente dalle aree non trattate a quelle trattate.
Libia – Hun Cocciniglia dei datteri su foglie giovani (Parlatoria blanchardi, famiglia Diaspididae)
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6.3 Impollinazione Per ottenere una produzione di qualità, la pianta femminile deve essere impollinata manualmente attraverso l’inserimento di qualche spiga dell’infiorescenza maschile all’interno di quella femminile. Nelle oasi di Al Jufrah il periodo dell’impollinazione si protrae dalla fine di febbraio alla metà di aprile, in funzione delle condizioni ambientali (temperatura ed umidità) e della varietà. Il rapporto ottimale fra le piante maschili e femminili è 1:20. L’infiorescenza, prodotta all’ascella della foglia, è uno spadice ramificato avvolto in una spata coriacea che protegge i fiori fino alla loro maturità. Lo spadice può raggiungere una lunghezza di 130 cm. La spata maschile è generalmente più corta e larga di quella femminile, entrambe si aprono longitudinalmente quando i fiori sono maturi (figura 6.5 e 6.6). Ogni albero femminile porta mediamente una decina di spate; questo numero aumenta solitamente nel maschio. Lo spadice ramificato è formato da “spighette” (in numero variabile da 50 a più di 110) ognuna delle quali porta un gran numero di piccoli fiori unisessuali, che possono variare da una media di 20 Figura 6.5 - Infiorescenza femminile
a più di 50. Le infiorescenze maschili hanno un numero di fiori maggiore rispetto a quelli femminili. I fiori femminili sono biancastri, con 6 stami rudimentali e 3 carpelli. I fiori maschili sono color crema, con 6 stami. Entrambi i fiori hanno 3 petali e 3 sepali. Soltanto un ovulo per fiore è fecondato, portando alla formazione di un solo frutto per fiore. Figura 6.6 - Infiorescenza maschile
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Gli altri due ovuli abortiscono e si possono notare come due punti scuri sul calice del frutto maturo. Dal fiore non fecondato si possono sviluppare tre piccoli frutti oppure un unico frutto, in entrambi i casi senza nocciolo (partenocarpici); sono frutti che non vengono consumati perché di scarsissime caratteristiche organolettiche (Zaid, 2002). L’impollinazione manuale viene effettuata due - tre volte dall’apertura della spata (figura 6.7 e 6.8), inserendo il polline maschile a mano o aiutati da un bastone biforcato, anche se nelle aziende più grandi può essere conveniente usare un compressore. Ciononostante, il vento conserva un ruolo fondamentale nell’impollinazione. Sebbene si conosca eccezionalmente la varietà delle piante maschili, si ottengono i migliori risultati produttivi in termini qualitativi (seme più piccolo) e quantitativi usando il polline di una pianta della stessa varietà di quella da impollinare, mentre normalmente l’impollinazione maschiofemmina avviene in maniera randomizzata. Anche se i maschi vengono classificati dai produttori con il nome di una varietà spesso siamo in presenza di un’attribuzione impropria. Tali classificazioni si rifanno ad una somiglianza esclusivamente fenotipica Figura 6.7 - Impollinazione manuale (inizio fioritura) dell’albero maschile con quello femminile, mentre l’attribuzione genotipica rimane alquanto difficoltosa. La possibilità di riconoscere con esattezza anche le varietà delle piante maschili è un’esigenza che sta sempre di più emergendo anche nell’oasi di Al Jufrah per permettere un miglioramento qualitativo del dattero. Analisi genetiche sul materiale vegetale delle piante maschi potrebbero servire per identificarne i profili allelici e – confrontandoli con quelli delle varietà femminili – riconoscerne la varietà.
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Questo lavoro è attualmente portato avanti dal progetto attraverso Dipartimento di Biotecnologie Agrarie dell’Università di Firenze, attraverso l’analisi e l’applicazione di tecniche di identificazione genetica sia per le piante femminili che per quelle maschili.
Figura 6.8 - Impollinazione manuale (fine fioritura)
6.4 Maturazione, raccolta e conservazione
La palma da dattero è una pianta molto alternante: per questo motivo la pratica del diradamento dei grappoli sta acquistando negli ultimi anni una particolare importanza. Si effettua normalmente a maggio e prevede l’eliminazione di un certo numero di grappoli per lasciare solamente 8 grappoli sulla pianta, due per ogni punto cardinale, in modo tale da incrementare la produzione sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Il processo che porta il frutto alla piena maturazione ne implica diversi cambiamenti interni ed esterni, spesso basati sulla variazione del colore dell’epicarpo e sulla composizione chimica della polpa, e sui quali si basa la classificazione dei diversi stadi di maturazione. Gli stadi di maturazione sono cinque: Hababouk, Kimri, Khalal, Rutab, Tamar (figura 6.9). I frutti possono essere raccolti e commercializzati negli ultimi tre stadi di maturazione in funzione della varietà, delle condizioni climatiche e della domanda del mercato. Solitamente quasi tutte le varietà sono adatte ad essere consumate sia fresche (Rutab) che secche (Tamar). 48
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Figura 6.9 - Frutti della cv Saiedi a diversi stadi di maturazione (da sx): Kimri, Khalal, Rutab, Tamar.
Il dattero è un frutto climaterico e come tale continua a maturare anche dopo essere stato raccolto. I principali cambiamenti che si verificano durante la maturazione sono riportati graficamente nella figura 6.10 (Barreveld, 1993).
Figura 6.10 - Principali cambiamenti durante la maturazione del frutto
Le caratteristiche di ciascuno stadio di maturazione sono: a) Hababouk: questo stadio inizia con l’impollinazione e dura circa 4-5 settimane. Il tasso di crescita è molto basso, il frutto è immaturo ed è completamente avvolto dal calice fiorale.
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b) Kimri (detto anche “stadio verde”): il frutto è duro, di colorazione verde mela e non è ancora adatto al consumo. Durante questo lungo stadio di maturazione, che dura dalle 9 alle 14 settimane (dipende dalla cv), il frutto si accresce fino quasi a raggiungere le dimensioni finali. Questa fase è caratterizzata da un rapido accumulo di zuccheri totali e riducenti, da un’elevata acidità totale e umidità (maggiore del 80%). c) Khalal: il frutto è fisiologicamente maturo e il colore comincia a virare dal verde al giallo fino ad interessare tutto l’epicarpo. Alla fine di questo stadio, che dura circa 3-5 settimane a seconda della varietà, il frutto raggiunge le dimensioni e il peso massimo. Gli zuccheri totali continuano ad aumentare, anche se con un tasso minore di quello allo stadio Kimri, mentre comincia a diminuire il contenuto di saccarosio e di acidità totale. L’umidità decresce mediamente dal 85% al 50%. Una delle poche varietà che vengono consumate già a questo stadio di maturazione è la cv Sokeri. d) Rutab (in arabo significa morbido/umido): il colore vira dal giallo al marrone scuro cominciando dall’apice e procedendo verso la base fino ad interessare tutto il frutto. La varietà Kathari a questo stadio assume la sua tipica colorazione verde. Il frutto comincia a perdere l’astringenza e la consistenza diviene soffice: è lo stadio ideale per consumare il dattero fresco. Durante questo stadio, che dura dalle due alle quattro settimane, si verifica un costante calo del peso del frutto dovuto alla perdita di umidità (dal 50 al 30%), mentre incrementa rapidamente il tasso di conversione del saccarosio facendo aumentare il contenuto in zuccheri semplici. I datteri raccolti a questo stadio di maturazione si definiscono “freschi” e, se non refrigerati, vanno incontro a fermentazioni indesiderate perdendo rapidamente le loro caratteristiche organolettiche e il valore commerciale. Le varietà che vengono consumate esclusivamente a questo stadio sono Saila e Tameg. e) Tamar (in arabo significa dattero): la maturazione è completa e la colorazione dell’epicarpo è interamente di colore scuro, caratteristico per ogni varietà. È lo stadio secco: infatti questa fase è essenzialmente caratterizzata dalla perdita di acqua del frutto (inizialmente dal 30% al 10%, poi <10%) con conseguente raggrinzimento dell’epicarpo. Il contenuto di solidi solubili è massimo e il rapporto fra zuccheri ed acqua è sufficientemente elevato da impedire l’insorgere di fermentazioni durante la conservazione. È lo stadio ottimale per la preparazione della pasta e lo sciroppo di dattero. La pasta, ottenuta denocciolando i datteri e comprimendoli in appositi contenitori, è un prodotto molo comune nelle aree desertiche che ha lo scopo di aumentare la 50
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conservabilità dei frutti. Lo sciroppo invece è prodotto filtrando e concentrando il succo di dattero, ottenuto facendo bollire in acqua i datteri. Le varietà consumate esclusivamente a questo stadio sono: Abel, Bestian e Tasferit. Ultimamente la cv Abel è raccolta anche allo stadio Rutab perché così richiesta dal mercato della costa. Varietà
AGO
SETT
OTT
NOV
DIC
Abel Bamour Berni Bestian Deglet Halima Hamria Kathari Noyat Meka
Omglaib Saiedi Saila Sokeri Tagiat Talis Tameg Tasferit Zebur
Fig. 6.11 - Periodi di raccolta
Ad Al Jufrah il periodo della raccolta inizia ad agosto per le varietà precoci e si protrae fino a novembre per quelle che possono persistere sulla pianta, anche se i mesi prevalenti della raccolta sono settembre ed ottobre (fig. 6.9). Sono precoci le cv Bamour, Saila, Tagiat e Tameg: i primi datteri della stagione raccolti verso la fine di agosto non sono commercializzati lontano dal sito di raccolta ma vengono venduti esclusivamente nei mercati locali.
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A differenza delle altre, la cv Tagiat ha una grande capacità di persistenza sulla pianta (fino alla fine di ottobre/primi di novembre). Altre varietà possono essere lasciate sulla pianta fino a novembre, come Sokeri. La maturazione del dattero è scalare all’interno del grappolo e la raccolta avviene inizialmente (agosto e settembre) per selezione sulla pianta dei frutti maturi (frutti di I categoria) (fig 6.13) e successivamente attraverso il taglio dell’intero grappolo. In quest’ultimo caso il rachide può essere tagliato e fatto cadere a terra (fig. 6.12), oppure calato con una corda per evitare danni ai frutti. In entrambi i casi vengono posti dei teli a terra per facilitare la raccolta ed evitare il contatto dei frutti con il terreno. Sui teli i grappoli sono “battuti” così da distaccare i singoli frutti che vengono scelti, selezionati (quelli da destinare al mercato e quelli per il bestiame) e lavati.
Fig. 6.12 – Taglio dell’intero grappolo e selezione a terra dei frutti
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Fig. 6.13 – Selezione dei frutti sulla pianta
La tabella 6.14 illustra le principali caratteristiche legate alla raccolta delle più note varietà di Al Jufrah Periodo di Tipo di Qualità raccolta raccolta Abel T sett-ott H Bamour R, T agosto-sett S, H Berni R, T sett-ott S, H Bestian T ott H Deglet R, T sett-ott S, H Halima R, T sett S Hamria R, T ott H Kathari R, T sett-ott S, H Noyat Meka R, T sett-ott S Omglaib R, T sett-ott H Saiedi R, T sett-ott S Saila R agosto-sett H Sokeri K, T ott-nov H Tagiat R, T agosto-ott S, H Talis R, T ott H Tameg R ago/sett S Tasferit T ott H Zebur R, T ott H Legenda: Stadio di consumo: K: Khalal, R: Rutab, T: Tamar. Tipo di raccolta: S: selezione dei frutti dal grappolo, H: taglio dell’intero grappolo. Qualità: il “grado” di qualità (da 1 a 5 stelle) è stato attribuito in base alle caratteristiche organolettiche. Tabella 6.14 Principali caratteristiche legate alla raccolta delle più note cv di Al Jufrah Varietà
Stadio di consumo
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I frutti freschi possono essere conservati in celle frigorifere a circa -20 °C ( fig. 6.15) per diversi mesi senza alterarne il gusto, confezionati in scatole di cartone mentre non hanno bisogno di refrigerazione i datteri secchi, che una volta essiccati al sole (fig 6.16), vengono conservati in sacchi di juta. Solitamente sono conservate allo stadio fresco le varietà più redditizie: Deglet, Khatari, Halima e Saiedi.
Fig. 6.15 – Conservazione dei datteri in celle frigorifere
Fig. 6.16 – Essiccazione dei datteri in patio al sole.
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Tasferit 3% Tameg 6%
Zebur 4% Abel 7%
Bamour 2% Berni 5%
Talis 7%
Bestian 8%
Tagiat 11%
Deglet 7%
Sokeri 4%
Halima 4% Hamria 8%
Saila 3%
Saiedi 6%
Omglaib 3%
Noyat Meka 2%
Kathari 9%
Distribuzione in percentuale delle più importanti cultivar di palma da dattero nella Regione di Al Jufrah. Le varietà evidenziate sono quelle che, sulla base dei risultati, sono risultate le più rilevanti dal punto di vista organolettico e di potenzialità commerciali.
Zebur Tasferit Tameg Talis Tagiat Sokeri Saila Saiedi Omglaib Noyat Meka Kathari Hamria Halima Deglet Bestian Berni Bamour Abel 0
10 SOKNA
20 HUN
30 WADDAN
40 ZELLAH
50
60
AL FUGHA
Presenza delle Cultivar nelle differenti oasi della Regione di Al Jufrah
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I risultati ottenuti dal presente studio riguardanti la distribuzione e la rilevanza economica delle 18 varietà in oggetto hanno permesso di identificare per ogni località di Al Jufrah le 4 varietà più diffuse, le 2 varietà locali ed eventuali altre varietà peculiari della zona. Località
Varietà più diffuse
Varietà locali
Varietà peculiare
Abel, Deglet,Kathari, Bestian, Noyat Bamour Tagiat Meka Abel, Deglet,Kathari, Hun Berni, Tameg Saila Tagiat Deglet, Kathari,Tagiat, Sokna Sokeri, Halima Saiedi Zellah e Al Bestian, Hamria,Tagiat, Talis, Kathari Fugha Saiedi Varietà più diffuse, locali e peculiari nelle cinque località di Al Jufrah
Waddan
6.5 Meccanizzazione In tutta l’area di Al Jufrah la coltivazione della Palma è in genere poco meccanizzata ed ancora molto tradizionale.
Non esistono infatti, macchine specifiche sul mercato ed anche gli studi e le sperimentazioni a riguardo sono scarsi o poco approfonditi. Anche se la vastità di soluzioni offerte oggi dalla meccanizzazione agricola, insieme al livello raggiunto dalla meccanica agraria, permetterebbero di automatizzare l’intero ciclo l’economia di questa produzione non lo rendere sostenibile dato che, sopratutto nelle aree di maggior diffusione, i mercati sono in genere limitati e la manodopera è ancora disponibile a basso costo. D’altra parte l’introduzione o l’intensificazione della meccanizzazione porta indotto, contribuisce ad aumentare il livello tecnico degli agricoltori e li coinvolge direttamente, mentre per le operazioni manuali si fa in genere ricorso a manodopera straniera, la cui disponibilità è adesso data per scontata ma potrebbe non esserlo più in futuro, anche a causa della grande espansione che i palmeti stanno avendo nella zona.
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Per questo motivo appare utile pensare a degli interventi di meccanizzazione nell’area di Al Jufrah, anche se di entità limitata, ma la convenienza delle operazioni indicate in questo paragrafo dovrà essere valutata, caso per caso, dagli agricoltori stessi, in base alla loro situazione, ai loro programmi ed alle loro aspettative Le proposte considerano la filiera in generale ed in particolare i problemi evidenziati al paragrafo precedente e riguardano: a – interventi di meccanizzazione, in particolare alla fase di raccolta b – interventi nella fasi post-raccolta e condizionamento dei datteri Di seguito vengono esaminate alcune operazioni cruciali nel ciclo colturale della palma da dattero e formulate delle proposte per un intervento appropriato al contesto economico ed alle aspettative degli agricoltori. Lavorazioni: là dove ritenute necessarie per la coltivazione dell’interfilare, sia a beneficio del palmeto che di eventuali colture erbacee; i terreni, in genere sabbiosi, poveri in sostanza organica e salini, consigliano l’uso di erpici a dischi più o meno pesanti o di coltivatori. Sfalcio: la dove vengano praticate colture di foraggi lo sfalcio potrà avvenire con barre falcianti portate lateralmente dalla trattrice mentre le successive operazioni di rivoltamento e raccolta potranno essere eseguite manualmente nei palmeti più piccoli e con le attrezzature specifiche della fienagione in quelle di maggiore dimensione. Controllo delle infestanti: le malerbe possono essere controllate con ripetuti sfalci effettuati con decespugliatori a zaino Trattamenti antiparassitari: In alcune aree di Al Jufrah è disponibile un servizio pubblico di aspersione per il controllo dei parassiti delle palme. Questo servizio ha lo svantaggio di non essere regolare e tempestivo per cui, la dove la necessità dei trattamenti sia provata, gli agricoltori dovrebbero dotarsi di irroratrici portate con lancia ad alta pressione.
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Pulizia dello stipite: Si tratta di un lavoro semplice ma che richiede molta energia dato che le guaine fogliari sono saldamente collegate allo stipite. Questa operazione viene spesso svolta con l’uso di martello e scalpello sulle singole guaine, ma questo è un metodo che non è proponibile per il recupero in larga scala di palme che non hanno beneficiato di questa operazione per molti anni. Non dovrebbe essere difficile realizzare uno strumento specifico, portato da un braccio idraulico, ma in mancanza di questo potrebbe essere considerato l’uso di testate trincianti come quelle impiegate per la pulizia delle scarpate. Anche la potatura delle foglie più vecchie è un’operazione utile e praticata nelle aree dove la phoenicoltura è più sviluppata, e può essere eseguita con cesoie o seghetti, manuali o motorizzati. I residui della pulizia e della potatura, se non destinati ad altri impieghi, possono essere ridotti con un biotrituratore ed impiegati successivamente come ammendante o lettiera. Trasporti: in agricoltura il trasporto dei mezzi di produzione e del raccolto costituisce un’operazione di grande importanza nell’economia di un’azienda; anche in questo caso un rimorchio, adeguato alla struttura aziendale ed alla capacità di traino della trattrice in dotazione, svolge una funzione di primaria importanza. Se per il trasporto dei datteri raccolti da poche palme alla volta al magazzino aziendale può essere sufficiente una carriola o un carretto, nel caso di un’attività più intensiva, basata sul conferimento quotidiano di più importanti quantitativi ad un centro di lavorazione/raccolta, come proposto nella sezione successiva, un rimorchio agricolo è fondamentale. I Trattori utilizzati, potranno essere di bassa potenza per via della dimensione aziendale prevalente non superiore ai 10 ha, in questo ambito la classe di potenza compresa tra i 35 ed 50 kW pare adeguata. Stante il costo solo di poco superiore, la doppia trazione è da preferirsi a quella singola, per la maggiore versatilità delle macchine che ne sono dotate e per la diffusa presenza di aree sabbiose. Raccolta ed altre operazioni a livello della chioma: la raccolta dei datteri è un’operazione condotta manualmente nella maggior parte dei Paesi produttori. Finché la palma non supera i 4 m è possibile effettuare la raccolta da terra o con l’aiuto di scale; quando le palme superano i 4-5 m di altezza l’operatore si arrampica sulla palma con l’aiuto di strumenti rudimentali (corde, cinture, staffe …) e raccoglie i singoli frutti deponendoli in un cestino o taglia il racemo per poi calarlo a terra o 58
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discendere con esso. L’operazione è ovviamente lenta, faticosa e comporta rischi per cui la produttività è molto bassa e si possono verificare incidenti. Nell’area oggetto della missione i raccoglitori non sono quasi mai libici, ma ciadiani o egiziani e gli agricoltori non sembrano sentire questa operazione come limitante della produttività, né riportano casi di incidenti per caduta. Un problema comunque riscontrato in più occasioni è la laboriosità del lavoro, principalmente a causa della mancata disposizione dei racemi al di sotto delle foglie, per cui le infruttescenze sono spesso impigliate nel fogliame e quindi danneggiate dalle spine e difficili da raggiungere e soggette a cascola per il vento o per le operazioni stesse di raccolta. Questa operazione riceve molta attenzione in altri contesti ma qui è trascurata per il maggior lavoro che richiede e per la paura che i racemi, non sorretti dalla foglie, si stronchino sotto il peso dei frutti maturi, evento possibile per certe varietà. Per questi motivi appare comunque utile considerare la possibilità di agevolare le operazioni in elevazione in quanto questo porterebbe ad aumentare la produttività del lavoro concorrendo anche alla salvaguardia della salute degli operatori ed alla qualità del prodotto. Una maggiore facilità di accesso alla chioma delle palme più alte permetterebbe di svolgere più facilmente le varie operazioni ed anche di inserire tra le operazioni colturali,la potatura delle foglie e l’aggiustamento delle infiorescenze dotandole, se necessario, di appositi sostegni che ne impediscano la rottura. Il primo passo nella agevolazione meccanizzata della raccolta è rappresentato dalle scale di alluminio, che possono raggiungere altezze considerevoli con peso e costo contenuti. Queste scale che, se costituite di elementi sfilabili, raggiungono anche altezze oltre i 10 m, possono essere dotate di dispositivi di ancoraggio allo stipite per renderle più stabili ma non consentono l’accesso alle parti superiore ed esterna della chioma e l’operatore può raggiungere al massimo un settore di circa 90120° per cui sono necessari più piazzamenti per ogni palma. L’uso di queste scale è quindi limitato alle palme di altezza contenuta, al di sotto dei 4-5 m
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Il sistema più efficace di accesso all’intera chioma è rappresentato dalle piattaforme elevabili che, nel caso di piantagioni regolari, con un solo piazzamento permettono di raggiungere 4 palme. L’accesso ad ogni zona della chioma è assicurato da cestelli a forma di ferro di cavallo o da pedane rettangolari (in dotazione a quasi tutte le piattaforme standard) con movimento finale a compasso. Questi dispositivi sono utilizzati con successo in California su palme di grande altezza, ma non sono diffusi in Nord Africa ed in Medio Oriente a causa dei costi elevati. Una possibilità di rendere più accessibile l’impiego di piattaforme elevabili nei palmenti è quella di impiegare le macchine in altri settori (es. edilizia) quando non servono per le operazioni colturali, di noleggiarle o ricorre ad imprese di contoterzismo o di dotarsi di bracci elevatori portabili da trattrici agricole o da pick-up e quindi di costo ridotto rispetto a quelle semoventi. La stabilità e la facilità di accesso alla chioma assicurata da questa tipologia di macchine permette l’utilizzo di utensili motorizzati, come cesoie, seghe e scalpelli elettrici o ad aria compressa per le operazioni di potatura e toilettatura, di soffiatori per l’impollinazione e di lance per l’aspersione dall’alto della chioma. Un'altra possibilità di meccanizzazione della raccolta è quella di ricorrere a sistemi di scuotimento dello stipite per favorire la caduta dei singoli frutti su un telo disposto ai piedi della palma. Questa via è praticabile per i datteri di qualità inferiore destinati alla trasformazione o alla alimentazione animale, ma potrebbe essere adattata anche a datteri di buona qualità adeguando il dispositivo di intercettazione. Non ci sono però molte esperienza a proposito e non sono note eventuali reazioni negative della pianta alle sollecitazioni della scuotitura. Impollinazione: questa è una delle operazioni che beneficiano della possibilità di accesso agevolato alla chioma decritta sopra, ma può anche essere praticata da terra con l’ausilio di specifici soffiatori con serbatoio per il polline. L’operazione così praticata è meno precisa, ma certamente più semplice da eseguire che non la tradizionale legatura dell’infiorescenza maschile a quella femminile.
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6.6 Post-raccolta, trasformazione e commercializzazione
Cv Saidi
Fig. 6.17 – Confezionamento dei datteri in scatole da tre e un chilogrammo
I datteri raccolti possono avere varie destinazioni a seconda della varietà, delle caratteristiche qualitative e di maturazione e delle tradizioni locali. La produzione più remunerativa è quella per il consumo diretto e richiede particolare cura in tutte le fasi a cominciare dalla raccolta, altre destinazioni possono comprendere la produzione di pasta, di sciroppo e di derivati della fermentazione (alcol, aceto, lievito ecc..) o l’alimentazione animale.
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Per quanto riguarda il consumo diretto questo comprende il prodotto fresco in diversi stadi di maturazione, che in genere richiede la conservazione a basse temperature, l’essiccazione e il condizionamento sottovuoto o in panetti pressati. I vantaggi ottenibili con la trasformazione razionale del prodotto fresco o essiccato sono invece, oltre alla maggiore igiene, la diversificazione commerciale, la maggiore conservabilità e la riduzione del volume e della massa. Nell’area in esame l’unico condizionamento praticato è il confezionamento in scatole di cartone dei datteri freschi (1,3,5 Kg) disposti manualmente su 2 o 3 strati o la pressatura di datteri parzialmente essiccati con o senza nocciolo. La destinazione del prodotto fresco è il mercato della costa (soprattutto Tripoli) mentre le paste vengono utilizzate nell’industria dolciaria nella Regione di Bengasi.
Differenti utilizzazione del dattero (fresco, pasta, sciroppo e manufatti realizzati con le foglie
I tecnici consultati riferiscono dell’interesse diffuso ad ampliare la vendita dei datteri freschi, magari esportandoli nel mercato europeo. In questo caso pare indispensabile l’attivazione della catena del freddo, operazione non difficile da realizzare essendo questa è già presente nel Paese per la commercializzazione di altri tipi di frutta fresca (mele, pere, gelati e formaggi ecc..).
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I costi energetici non sarebbero troppo maggiori a quelli attuali dato che comunque i datteri vengono mantenuti refrigerati in azienda, ma al giorno d’oggi è saggio considerare anche gli aspetti ecologici e di immagine di un’operazione che comunque comporta un forte dispendio energetico e va a collocarsi nel mercato dei prodotti “fuori stagione” che è oggetto di critiche sempre maggiori per le sue implicazioni ambientali. In ogni caso una maggiore attenzione al postraccolta dei datteri insieme ad un loro confezionamento igienico e razionale in linea con le direttive del mercato europeo, ne prolungherebbe la conservabilità senza particolari implicazioni energetiche anzi, uno stoccaggio centralizzato dopo il condizionamento diminuirebbe drasticamente i costi energetici di conservazione rispetto alla dispersione in piccoli impianti aziendali. I datteri così potrebbero essere conservati più a lungo con minori perdite per deterioramento o attacchi di parassiti. La cernita per eliminare i datteri difettosi è un’azione fondamentale per la qualità e la conservabilità del prodotto, mentre la selezione per calibro è reputata poco importante (se i datteri non sono assortiti c’è la convinzione che le pezzature minori resteranno invendute). In conclusione pare possibile intensificare la commercializzazione del prodotto fresco anche allargandone il mercato, attualmente limitato ad alcune regioni della Libia, e per farlo sarà necessario migliorarne la qualità, l’igiene e la conservabilità, ma in previsione dell’intensificazione della produzione e dell’entrata in produzione dei nuovi impianti dovrebbe essere presa in considerazione l’esigenza di assicurare comunque uno sbocco a quella parte del prodotto che non potesse essere venduta fresca, e quindi ad aprire un canale per la trasformazione dei datteri in prodotti industriali (sciroppo di glucosio, alcol, aceto, lievito …) e semindustriali (sciroppo, pasta, lagbi …). 6.7 Altre produzioni ottenute dai datteri Dalla palma da dattero di ottengono anche altri prodotti come l’aceto, il succo di palma (lagbi) e la fibra. Per la produzione del lagbi si effettua il taglio della zona apicale e giornalmente si estrae la linfa dal tessuto vascolare della pianta (fig. 6.18 e 6.19). Solitamente si effettua a marzo e la raccolta non deve superare i due mesi, contrariamente la pianta può giungere rapidamente alla morte. La palma che ha subito il taglio per l’estrazione del succo ricomincia a produrre datteri dopo 2 anni e si riconosce bene negli anni dalla strozzatura che mantiene a livello del tronco. Il costo di 1 litro di lagbi è di circa 1 €.
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Figura 6.18 – Taglio per Lagbi
Le migliori varietà per la produzione di lagbi sono: Abel, Hamria, Zebur e Sokeri. Tradizionalmente si dice che se la pellicola che avvolge il seme (in arabo “katmer”) si stacca con facilità significa che la pianta produce un buon lagbi. Dopo una fermentazione di quaranta giorni, dal lagbi si ottiene l’aceto. Figura 6.19 – Estrazione del Lagbi: zona apicale
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Dalla fibra della palma da dattero (figura 6.20 e 6.21) si ricavano corde molto resistenti. Ogni anno vengono tagliate le foglie morte lasciandone uno “sperone” di circa 20-30 cm dal tronco. Dai 6 anni si cominciano a tagliare gli speroni più vecchi (generalmente ad ottobre), scoprendo uno strato fibroso che avvolge il tronco. Questo è usato per coprire i giovani polloni e ripararli dal sole e per la produzione di corde (spesso le stesse che servono per arrampicarsi sulle palme): in Figura 6.20 - Fibra di palma quest’ultimo caso viene tenuto in acqua per 4-7 giorni e poi intrecciato. Una delle migliori fibre si ricava dalla cv Tameg.
Figura 6.21 - Fibra di palma
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Le diverse trasformazioni derivate dalla palma
La produzione di sciroppo di dattero in forma artigianale
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8 La filiera agroalimentare del dattero in Libia La filiera agroalimentare del dattero in Libia è ancora molto semplice e legata ad un mercato che si sviluppa solamente a livello locale e nelle principali cittadine della costa (Tripoli, Bengasi, Misurata ecc…) e del Sud (Sebha). I principali attori interni sono essenzialmente rappresentati da: • i piccoli proprietari e produttori, che rappresentano al momento la quasi totalità dei soggetti interessati e raffigurano il 30% della totalità dei palmeti ed il 100% della produzione, • le aziende di stato che come superficie di nuovi impianti rappresenta il 70% della totalità dei palmeti, ma raffigura lo 0% della produzione, in quanto di recente costituzione e non ancora produttivi, (lo saranno nei prossimi 3-5 anni), • piccoli commercianti che trattano il dattero fresco per i mercati della costa, • piccoli commercianti che trattano il dattero secco trasformato (pasta con nocciolo o denolocciolata) o no per la piccola industria del Bengasino. • commercianti che trattano la conservazione in celle frigorifere del prodotto fresco e la distribuzione presso i mercati cittadini, • piccoli impresari di trasformazione e distribuzione del prodotto processato. Come è facilmente intuibile la mancanza di un mercato internazionale dovuto principalmente all’embargo che la Libia ha avuto fino alla fine del secolo scorso e che ancora non è del tutto risolto da un punto di vista organizzativo e pratico, non ha permesso lo sviluppo di una filiera di tipo moderno, ma ha mantenuto uno stato di letargo forzato, legato ad una gestione ancora molto tradizionale e sicuramente molto antica nei suoi principi. E’ paradossale affermare, che la filiera era molto più funzionale e “moderna” durante il periodo coloniale italiano, quando grandi quantità di dattero fresco o trasformato venivano “esportati” in Italia in cassette di legno. Al giorno di oggi, dopo quasi un secolo da questo periodo, la filiera del dattero si caratterizza in Libia per un numero molto esiguo e limitato di soggetti lungo le fasi produttive e distributive e può essere semplificata in: • estrema polverizzazione della fase produttiva, • un grado di concentrazione nella fase commerciale non ancora allineato ai principali Paesi europei ed ai principali Paesi produttori del bacino del Mediterraneo, • la dipendenza dall’estero per packaging e known how tecnologico. 67
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Dalle numerose visite alle aziende effettuate in Libia ed attraverso i dati raccolti nelle schede tecniche è stato possibile acquisire molteplici conoscenze sugli attuali sistemi produttivi della palma da dattero nell’Oasi di Al Jufrah e sulle tecniche colturali principalmente adottate. L’elaborazione dei dati raccolti nella scheda tecnica riguardo le caratteristiche dei palmeti ha permesso di ottenere una serie di dati riguardo la distribuzione delle principali varietà nelle diverse località, le produzioni medie e i diversi sistemi di irrigazione adottati nella Regione. La verifica degli attuali sistemi produttivi della palma da dattero e la valutazione delle misure colturali necessarie per il miglioramento qualitativo del dattero rappresentano uno strumento utile per soddisfare le esigenze attuali dei produttori locali, degli addetti alla trasformazione e al commercio. Nello stesso tempo, la descrizione del germoplasma presente nell’oasi e la comparazione nelle caratteristiche agronomiche, fenologiche, organolettiche e commerciali illustrate e descritte nelle schede pomologiche possono costituire la premessa per quelle scelte varietali che debbono essere attuate sempre sulla base di una corretta ed aggiornata conoscenza del patrimonio genetico disponibile. Sulla base dei risultati di questo studio, sono state individuate le varietà più rilevanti dal punto di vista organolettico e di potenzialità commerciale che sono state presentate al Salone del Gusto di Torino edizione 2010 (21-25 ottobre): Abel, Bestian, Deglet, Halima, Hamria, Kathari, Tagiat, Saiedi. I risultati del panel-test indicano come le cv più promettenti siano Saiedi, Kathari e Halima (anche se quest’ultima ha scarse possibilità di venire commercializzata all'estero perché il numero di piante coltivate è molto esiguo). La tabella seguente riporta le note ed i commenti effettuati dal panel-test dopo la degustazione.
Varietà
Al naso
In bocca
Kathari
Profumo lievissimo, con netto attacco erbaceo.
Astringente, frutta matura, composta/confettura di mele, miele, melata di montagna. Ha un'acidità maggiore della Halima, è molto meno fibrosa. La sensazione zuccherina è molto meno intensa che nella Deglet e nella Halima, nel finale quasi amarognolo. C'è sentore di liquirizia.
Saiedi
Poco intenso; sentori di affumicato o di fungo o tabacco, nota minerale. Molto interessante, soprattutto sottobuccia.
Equilibrato con pizzico di acidità: il dolce è molto ben controllato, ricorda mela cotta, finale leggermente amaro.
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Halima
Profumo non tanto intenso, ma molto complesso. Sa di castagna fresca, per una persona anche di guava e pomodoro. Note di funghi, lievito, finale pepato, piccante
Dura a lungo, dolce molto persistente. All'inizio sa di castagna fresca. Lo zucchero è intenso, ma non stucchevole, è equilibrato da un pizzico di acidità. C'è una nota piccante come di zenzero.
In generale si possono notare alcune caratteristiche limitative di un migliore sviluppo del settore della palma da dattero nella Regione di Al Jufrah: • sfruttamento poco intensivo e poco razionale dei palmeti, • scarsa capacità produttiva, tecnica colturale minimalista, • scarsa capacità di gestione del prodotto nella fase di post-raccolta a cui conseguono: o prodotto di qualità spesso non sufficiente, o prodotto con ovvie e scarse caratteristiche igieniche, o obbligo di uso della refrigerazione per la conservazione di varietà soft, • esistenza di limitati canali di commercializzazione del prodotto, • eccessivi sprechi di prodotto nella fase di produzione ed in quella di post raccolta, • scarsa valorizzazione del prodotto di scarto, • mancanza di una strategia per la valorizzazione del futuro previsto aumento di produzione legata soprattutto agli impianti governativi. Riguardo alle singole operazioni colturali si può osservare che i sistemi irrigui non sono progettati razionalmente e che le tubature di adduzione sono stese in superficie ed esposte ai danni meccanici del calpestamento da parte di persone, macchine o animali o a quelli fisici, in particolare della radiazione solare; questo provoca perdite di acqua con spreco di risorse, creazione di zone asfittiche o sviluppo di flora infestante. La mancata pulizia degli stipiti delle palme dai residui delle guaine fogliari e dall’altro materiale tipico della specie, dove spesso si trovano anche residui di frutti caduti, crea un habitat favorevole allo sviluppo di parassiti come formiche, termiti ed altri insetti che possono danneggiare la pianta e rende più difficile la risalita ai raccoglitori. I datteri vengono raccolti manualmente, uno ad uno o con l’intero racemo dipendentemente dalla varietà e dalla fase di maturazione: questo comporta la necessità di raggiungere più volte l’area produttiva di una stessa pianta e la non razionale
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disposizione delle infruttescenze rende l’operazione lenta, difficoltosa e causa spreco per danneggiamento o caduta e perdita dei frutti2 Riguardo al post raccolta i coltivatori operano una prima cernita in campo dei datteri, in condizioni igieniche precarie essendo questa svolta a mani nude, in un ambiente polveroso e dove pascolano gli animali, mentre il successivo condizionamento avviene in contenitori di carta, prelevati anch’essi da magazzini promiscui e non igienici. I frutti confezionati vengono conservati in celle frigorifere di cui le singole aziende sono dotate, fino al momento del conferimento ai commercianti o ad altri soggetti acquirenti. Nonostante che queste celle siano installate sotto tettoie o all’interno di magazzini, la loro dimensione, in genere limitata a una decina di metri cubi o poco più, le rende energicamente poco efficienti. I frutti sono inoltre soggetti a danni fisici ed a infestazioni occulte di parassiti che possono provocare il deterioramento del prodotto confezionato.
Varietà di dattero libiche di tipo secco
Il livello di concentrazione della fase commerciale in Libia resta ancora ampiamente al di sotto degli altri Paesi magrebini operanti nel settore della commercializzazione del dattero e dei suoi derivati (Tunisia, Algeria, Marocco ed Egitto). 2
A Al Jufrah in le palme sono raramente ben curate, mentre in altre aree, come ad esempio lungo la costa nei dintorni di Misurata, le palme appaiono molto ben curate e toilettate, con le foglie potate ed i regimi ben sistemati al di sotto della chioma. Si tratta di palme alte, in alcuni casi anche oltre i 10 m., ma si vedono anche impianti recenti.
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