6 minute read

PRODUCTION TALK

Next Article
TITOLI DI CODA

TITOLI DI CODA

PRODUCER Donatella Palermo

“Ho capito che l’arte cambia la vita delle persone.”

Intervista a Donatella Palermo

Intervista

MARGHERITA BORDINO

D. Palermo

DONATELLA PALERMO

con il regista Gianfranco Rosi, di cui ha prodotto il pluripremiato Fuocoammare e il nuovo film Notturno, attuale candidato italiano all’Oscar.

PRODUCER Donatella Palermo

Ha conquistato l’Orso d’Oro alla Berlinale con

Cesare deve morire dei fratelli Taviani nel 2012, stesso riconoscimento che ha poi avuto con Fuocoammare di Gianfranco Rosi nel 2016, il film che le ha permesso di entrare nella storia degli Oscar con la nomination al Migliore Documentario nel 2017. Donatella Palermo è una delle produttrici che negli ultimi anni stanno contribuendo a fare grande il cinema italiano del reale.

Una giovanissima Donatella Palermo che scriveva fumetti è poi diventata un’importante produttrice. Quando è arrivato il cinema nella sua vita? DONATELLA PALERMO Io vengo dalla provincia, e in provincia è molto difficile dire “voglio fare il cinema”. All’inizio raccoglievo storie di amici e le trasformavo in fumetti, era divertente ma mi mancava qualcosa. Sono una persona socievole, mi piace lavorare con gli altri e non stare da sola. Un giorno, per strada, ho trovato un cane e l’ho portato a casa. Era un cane chiaramente smarrito. Ho messo vari annunci, su un giornale e in alcuni negozi. Il cane era di una produttrice americana. Da quell’incontro siamo diventate amiche ed è lei che mi ha coinvolta in un primo film.

Qualche tempo fa ha detto: “Il mestiere del produttore è una specie di scuola dove non si può finire di imparare”. Cosa ha imparato fino a oggi? DP Io non sono un’artista, non ho quel tipo di talento ma sono una brava supporter: difendo gli artisti, li sostengo, comprendo la loro predisposizione. Per il resto, il cinema cambia e lo fa in continuazione. In questi mesi mi sto chiedendo quali siano i film che la gente vorrà vedere dopo l’esperienza del 2020. Se mi avessero detto che sarei rimasta chiusa in casa per oltre due mesi e che avrei avuto paura di abbracciare le persone, non ci avrei creduto. E oggi io come tutti sono, in modo impercettibile, una persona diversa. Di cosa si vorrà parlare dopo? Penso ai film del dopoguerra, quando è nato un modo di fare cinema del tutto diverso da quello precedente. Credo che ora i produttori, ma soprattutto gli autori, dovranno capire quale sia il sentimento di questa epoca, e non è per nulla semplice. Bisognerà riflettere anche sui modi di visione… DP Per me la sala è tutto, è magia. Non riesco a immaginare un cinema senza sala. Io ho fatto la proiezionista. So cosa vuol dire quel momento preciso in cui nella sala buia si accende la luce del proiettore e lo spettacolo inizia. Non è assolutamente la stessa cosa di accendere la televisione. Quando facevo la proiezionista mi sentivo veramente importante!

Cosa vuol dire per lei produrre un film? DP Dare realtà a qualcosa che all’inizio è immateriale, poi diventa un foglio di carta, poi immagine e dentro quell’immagine confluisce la creatività di tante persone. Per me un film è un pensiero fisso. Devo credere nel regista e nella sua storia. Per questo motivo scelgo facendomi guidare da un sentimento e non da un ragionamento logico. Mi emoziona molto il cinema del reale, l’ho scoperto con Gianfranco Rosi. Con lui ho scoperto un modo diverso di fare cinema, in cui tutto ha un valore etico. Lui dice che la cosa più difficile da stabilire è la distanza della realtà quando si è davanti la macchina da presa. Quella distanza lì ti dà la chiave del racconto, del tuo sentimento. Con questo concetto qui mi ha aperto un mondo di comprensione. Ho capito che una distanza scorretta può significare sopraffazione e violenza sull’immagine e sul suo significato.

Un incontro molto importante è quello con la regista Roberta Torre. È lei che ha prodotto il suo Tano da morire. Come è nato questo film? DP Roberta era venuta da me con due proposte: una sceneggiatura e un documentario, la storia di Tano. Una storia fantastica. Abbiamo deciso insieme che quello era il nostro film e che era non solo una storia presa dalla vita ma anche un musical. Era un progetto folle far ridere sulla mafia, far ballare e cantare veri mafiosi. Non riuscivo a trovare i soldi. Un giorno, l’allora direttore di Rai1, Giovanni Tantillo, mi ha consigliato di fare un piccolo documentario su Tano, per vedere se potesse aprire altre porte. Così abbiamo realizzato Appunti per un film su Tano, dove abbiamo raccontato la sua storia e mostrato i provini fatti per i vari personaggi

PRODUCER Donatella Palermo

Stemal Entertainment

Donatella Palermo ama i progetti “difficili”, come Notturno, docu-drama sui conflitti mediorientali, il musical sulla mafia Tano da morire e Faith, documentario su una setta.

dell’ipotetico film. Abbiamo presentato questo piccolo lavoro a Venezia, alla Settimana della Critica, dove ha avuto un grande successo a cui è seguito un contratto col quale abbiamo potuto realizzare il film. Senza quell’idea avventurosa non avremmo forse mai realizzato Tano da morire!

E poi c’è stato l’incontro con i fratelli Taviani. Cesare deve morire riceve un importantissimo riconoscimento, l’Orso d’Oro della Berlinale. DP È stato un incontro magico. È stata un’esperienza incredibile vedere come lavoravano in due, quale era il rapporto che avevano instaurato con i carcerati. Giravamo nel braccio di massima sicurezza dove c’erano assassini e trafficanti. Uno dei nostri protagonisti aveva ammazzato quattro persone in carcere. Le storie individuali dei nostri protagonisti erano terribili, non abbiamo mai voluto cristallizzarle. Uno di loro, improvvisando in una scena del film, ha detto “Adesso che ho conosciuto l’arte, la mia vita non è più la stessa” e così ho capito che l’arte cambia la vita delle persone. Quando siamo rientrati da Berlino siamo andati in carcere a Rebibbia per fare vedere loro l’Orso d’Oro ed è stato incredibile. Tutti si sono fatti le foto con il premio e le hanno mandate ai loro cari. Di colpo, le loro famiglie erano per la prima volta orgogliosi di quello che avevano fatto. E dopo, con Fuocoammare, ho toccato con mano che il cinema quando è arte può cambiare anche la società.

Più recentemente ha prodotto il nuovo documentario di Rosi, Notturno. Per questo e per Fuocoammare ci sono voluti rispettivamente uno e tre anni di riprese. Cosa vuol dire il tempo per un produttore? DP Per quanto riguarda Gianfranco Rosi che gira da solo, cura la fotografia, il suono, raramente ha un assistente, il tempo non è un lusso ma una necessità imprescindibile. È già iscritto nei geni del cinema Gianfranco! Durante il lavoro di Notturno io l’ho seguito passo passo da Roma. La mia giornata era scandita dalle telefonate con lui. Avevo con me le mappe dove seguivo l’itinerario. Sento di avere fatto il viaggio, un viaggio, il mio, dentro una stanza. Ho studiato le tappe, ho cercato di capire quali fossero i pericoli e sono sempre stata con la paura che potesse succedere qualcosa. Credo che Notturno sia il film più importante che abbia mai fatto. Un film che ha un valore etico, storico, artistico.

Il 2020 è stato un anno straordinario anche per il cinema. Pochissimi sono stati i festival in presenza, tra questi Berlinale dove è stato presentato Faith di Valentina Pedicini, da poco scomparsa. DP Una regista meravigliosa. Una delle persone migliori che ho conosciuto. Lei ha dato tantissimo amore e oggi piangiamo in tanti. Avevamo in progetto un prossimo film, bellissimo e intenso. Adesso è solo un’idea su un foglio di carta. Vale insegnava documentario a Palermo. I suoi alunni hanno scritto una frase bellissima: “Adesso non ci resta che sognare i film che lei avrebbe fatto”. La sento mia. Tutti con la morte di Valentina abbiamo perso qualcosa. Quando abbiamo presentato Faith all’IDFA, sono usciti in una settimana due bellissimi articoli su Variety, e Gianfranco Rosi in una telefonata con il sottofondo di mitra e sirene mi diceva contento “vedi, Valentina è stata riconosciuta dal grande cinema internazionale, è una cosa importantissima”. Ed è vero! Inoltre, con Valentina e per il suo film, ho avuto un’esperienza bellissima con IDM Film Commission. Sono stati precisi, attenti, vicini al film.

This article is from: