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Dicembre
Mensile di approfondimento Direzione Editoriale: Michele Spena
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redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta
ISSN: 2039/7070
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Anno II Num. 18
- Tel/Fax: 0934 594864
Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL
- Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011
Molteplici le difficoltà del capoluogo nisseno
L’intervista
L
Il Prefetto
A otto mesi dal suo insediamento, il massimo rappresentante del governo nella provincia, ha raccontato il nascere ed il consolidarsi del suo rapporto con la città. Mafia, legalità, rifiuti, approvvigionamento idrico, co-
Carmine Valente
“l’uomo delle emergenze”
esione sociale, sono soltanto alcuni degli argomenti affrontati ed analizzati. Sua Eccellenza ha rimarcato come la crescita della coscienza civile cittadina e la solidarietà, siano le uniche alternative alla crisi che attanaglia l’intera società. di D. Polizzi
alle pagine 2 e 3
Politica di G. Falci
Un governatore, un assessore e quattro deputati
Cinque uomini e una donna per cambiare marcia nel nisseno
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inite le regionali cerchiamo di tirare le somme sul voto. “Chi ha vinto, chi ha perso?” Sono queste le domande che hanno accompagnato addetti ai lavori e non, all’indomani del voto dello scorso 28 ottobre. Ecco il bilancio post-voto. Abbiamo un nuovo presidente della Regione, che si chiama Rosario Crocetta, una giunta nuova di zecca, metà composta da donne, con uomini del calibro di Franco Battiato e Luca Bianchi, e una maggioranza che si regge sull’asse Pd-Udc. Sì, l’esperimento di Casini e Bersani supera la
“Gian”
Onorevoli Adesso... tocca a voi Fatti & Quartieri
Natale, la passione degli “Angeli” per il presepe vivente
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l primario Michele Vecchio del reparto di Neurologia, illustra le terapie innovative utilizzate nella struttura nissena per la cura dell’attacco ischemico tramite la trombolisi, efficace farmaco che scioglie i coauguli; importante la multidisciplinarietà del plesso ospedaliero del capoluogo nisseno che adesso può vantare la qualifica di Stroke Unit II avvenuta con decreto. Nella nostra regione questa qualifica è stata concessa a due unità a Palermo, ad una a Siracusa e ad una a Messina. Una lotta contro il tempo che salva molte vite.
A Caltanissetta si gioca alla “guerra”. Cos’ è il Soft Air
di R. Cinardi
a pagina 14
Giuistizia & Società
I tempi biblici della giustizia civile, riflessioni con i tecnici del Palazzo
- www.confidicl.it -
Il presidente del Tribunale Claudio Dell’Acqua ed il presidente della sezione civile del Tribunale Antonino Porracciolo, hanno argomentato sui meccanismi della macchina giudidi V. Pane
ziaria. Il cittadino rischia di vedersi riconoscere un suo diritto dopo molti anni. La mini-riforma del filtro in appello, correttivo i cui effetti sono da valutare. segue a pag 30
scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it
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Crocetta sostenuto dall’asse Pd-Udc, ha numeri “limitati”
leader dell’Udc e i moderati (Non lo escludiamo perché conosciamo Casini) alle elezioni politiche della primavera prossima si prefigura un’alleanza Pd-Udc da estendere al partitino di Nichi Vendola.
segue a pagina 19
L’ictus: nemico subdolo e letale. Il Sant’Elia in prima linea nella cura
Tempo Libero
prova del “laboratorio Sicilia”. Adesso, salvo un ritorno di fiamma fra il
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Storia & Cultura di F. Falci
Buon Compleanno Seminario Vescovile, cento di questi anni
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edificio in cui sono stati formati i candidati al sacerdozio, ospita una mostra fotografica che racconta con immagini suggestive
un passato ricco di avvenimenti, un presente florido ed un futuro denso di auspici. Il Palazzo è diventato un luogo di cultura, arte e pensiero. a pagina 6
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Fatti & Istituzioni
L’ intervista
Il Prefetto Carmine Valente:
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La rifondazione dello Stato parte da noi, sta in noi di Donatello Polizzi
Pillole biografiche e curriculum Nato a Pago del Vallo di Lauro (AV) il 24 agosto 1954, è coniugato ed ha tre figli. E’ laureato in Giurisprudenza. Entrato in carriera nel novembre 1982, è stato assegnato ad Asti, ove è stato addetto alla Divisione Affari Economici e Sociali. Dal giugno 1986 è stato
agosto-settembre 2011 ha svolto le funzioni di reggente dell’incarico di Direttore della Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno. Tra gli incarichi espletati nel corso della carriera, si ricorda la partecipazione in qualità di componente in varie Commissioni. E’ stato in-
Sua Eccellenza il Prefetto durante la consegna degli encomi alla festa della Polizia del 2012
trasferito a Roma-Ministero, Gabinetto del Ministro, ove è stato addetto all’Ufficio Stampa. E’ stato promosso alla qualifica di Viceprefetto Ispettore dal 1° gennaio 1999 e dal giugno dello stesso anno ha disimpegnato le funzioni di Dirigente del Settore Stampa presso il Gabinetto del Ministro. Dal 17 giugno 2000 è stato inquadrato nella qualifica di Viceprefetto, ai sensi del decreto legislativo 19 maggio 2000, n.139. Dal luglio 2001 è stato trasferito alla Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno, per disimpegnare le funzioni di Dirigente del I Settore dell’Ufficio Affari Generali, Programmazione e per la Formazione e Aggiornamento Professionale. Dal gennaio 2003 al giugno 2006 ha assunto l’incarico di Dirigente dell’Area I: Formazione Manageriale, presso la Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno. Dal dicembre 2005 ha disimpegnato, in sostituzione temporanea, le funzioni di Vicedirettore della Scuola, assumendone dal giugno 2006 la titolarità. Nel mese di agosto 2009 e
viato in missione a Madrid in occasione della Riunione del Gruppo trilaterale sulla droga. Ha seguito i Ministri che si sono succeduti alla guida del Viminale dal 1986 al 2000, nei viaggi nazionali ed internazionali e nell’attività parlamentare e di Governo, curando tutta l’attività connessa con la stampa e l’informazione. Ha partecipato ai seminari di formazione su “Nozioni di informatica”, “La riforma del sistema amministrativo”, “Pianificazione e controllo” presso la Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno. Ha conseguito il Master di II livello in “Management pubblico” rilasciato dall’Università di Perugia. Nel mese di gennaio 2012 ha assunto l’incarico di Commissario prefettizio per la provvisoria amministrazione del Comune di Trevi (PG).
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armine Valente è stato nominato Prefetto di Caltanissetta il 23 marzo 2012, con decorrenza 2 aprile 2012. Sono trascorsi oltre otto mesi da quando è arrivato nel capoluogo nisseno, un tempo congruo per rendersi conto dei problemi, delle eccellenze e delle peculiarità che contraddistinguono questa provincia. Abbiamo voluto incontrarlo per analizzare la situazione socio-economica del territorio. Per una volta ci sia consentito partire dalla fine; da oltre due ore discutiamo con Sua Eccellenza di mafia, crisi economica, lavoratori in difficoltà, problemi delle amministrazioni pubbliche, una carrellata di dilemmi che gettano un velo infausto sull’inizio del nuovo anno. Il prefetto ci racconta di una visita a Casa Rosetta, dell’emozione cagionata nel vedere tante persone dedite agli altri, a coloro che maggiormente soffrono: diseredati, malati di Aids e di Sla, portatori di handicap: “La rifondazione dello Stato parte da noi, sta in noi. Siamo arrivati sul fondo, dobbiamo ripartire. Ogni individuo nel momento di maggior difficoltà, cerca e trova le forze per riemergere; la società vuole risorgere, ripartire. La società giusta è quella in cui i forti aiutano i deboli. Le associazioni che svolgono questo ruolo filantropo sono gli anticorpi endogeni contro cattiveria, protervia, cinismo. Esempi positivi di solidarietà che danno il senso della vita, che inducono chi deve produrre a lavorare con lena”. Parole pregne di etica e consapevolezza dell’utilità della coesione sociale, metro della misura di un uomo che svolge il suo incarico non solo guidato dalle leggi ma anche dalla coscienza. Sin dall’inizio abbiamo notato la capacità del prefetto di rispondere alle nostre domande, percorrendo una strada a due corsie: legge ed etica. Mafia, sostantivo che ammorba la vita dei siciliani e che ne riempie scritti e parole; come interviene il prefetto: “Esercitiamo un potere notevole nella lotta alla mafia, forse anche più del magistrato che per condannare deve avere le prove; il prefetto ha la possibilità di emettere informative interdittive alle aziende in odore di mafia che hanno in atto contratti con la Pubblica Amministrazione; dopo tale informativa quel soggetto imprenditoriale non potrà più lavorare con le amministrazioni pubbliche. È un potere forte. Lo stato per combattere la mafia ha deciso di fare sul serio qualche anno fa approntando una serie di disposizioni normative che stanno colpendo nel segno. La ‘certificazione antimafia’ e l‘informativa anti-mafia pos-
sono avere effetti devastanti nel ciclo produttivo territoriale. La legge ci impone di attenzionare i contratti pubblici superiori ai centocinquantamila euro. I piccoli contratti purtroppo sfuggono a questa verifica; sarebbe bello avere risorse e personale da impiegare nell’investigazione di ogni appalto ma è impossibile. Questo spiega ad esempio perché tutti vogliono e chiedono di stipulare
La società giusta è quella in cui i forti aiutano i più deboli un protocollo di legalità col prefetto, in cui s’impegnano a comunicare tutti i passaggi di denaro, le aziende fornitrici o subappaltate e soprattutto a farsi controllare. Tutto ciò crea un circuito virtuoso. I grandi appalti sono visionati e monitorati dal prefetto con un ufficio apposito”. Passaggio dialettico quasi obbligato dalla mafia alla legalità: lei ritiene sia, nella nostra realtà, un termine abusato? “Legalità è termine abusato ma non solo a Caltanissetta. Mi permetto una valutazione, credo che la svolta sia avvenuta dopo il 1988 allorquando il pontefice Giovanni Paolo II lanciò il suo monito per la ‘coesione sociale’. Ci fu un processo di risveglio delle coscienze che subì un’accelerazione nel 1992 con le morti di Falcone e Borsellino. La rivoluzione culturale dei siciliani si è concentrata contro la mafia; una vera
modifica dello spirito per cercare di essere finalmente dei cittadini come gli altri. La cittadinanza tutta ha fatto davvero un grande sforzo perché ha, avvertivo in maniera preponderante e deleteria la cappa della mafia. Sono nate associazioni, movimenti civici spontanei, si sono moltiplicati i seminari. Quando sono giunto nel capoluogo nisseno, ho notato che ovunque si parlava di mafia: nelle scuole, sui giornali, in ogni convegno. Questo a Roma non c’è, nella capitale non si parla di mafia, al massimo se ne legge sui giornali. Credo che oggi abbiamo superato il guado, adesso siamo cittadini con una nuova consapevolezza, non perché abbiamo vinto, si badi bene, ma perché abbiamo acquisito coscienza. La mafia è la no della società, il negativo e oggi il 90 % della popolazione si oppone con forza. Qualcuno con questo tipo di attività, è vero, si è travestito da paladino dell’antimafia perché era di moda. Legalità è stato un grande cavallo di battaglia, una parola quasi magica che sembrava riuscisse a sanare ogni guaio. Legalità è un termine astratto ma con cui intendiamo ormai tante cose, non sempre uguali ma è stata la vera panacea per migliorarsi. I professionisti dell’antimafia avranno pure avuto i loro vantaggi, ma forse dobbiamo ringraziare anche loro perché ci hanno aiutato ad avere consapevolezza. Ricordiamo l’omicidio di Rosario Levatino, braccato nelle campagne dai suoi assassini per essere freddato: era l’immagine di una società senza regole, di una terra martoriata. Molti allora non sapevano, adesso tutti sanno cos’è il rispetto delle regole. Oggi la situazione è cambiata”. Le sue sensazioni sulla città di Caltanissetta. “Una città in cui lavorano persone che
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TRIBUNALE DI CALTANISSETTA SEZIONE FALLIMENTARE
Avviso di vendita - Fallimento n.20/99
Contro la mafia abbiamo superato il guado, abbiamo acquisito coscienza possiamo definire grandi servitori dello stato, impegnati nella lotta alla mafia con risultati di prim’ordine. A Gela negli anni novanta si contavano più di cento morti l’anno. Questo dato, confrontato con quello di oggi, rende l’idea dei progressi compiuti. Siamo consapevoli che probabilmente la lotta alla mafia non riesce a intaccare la zona così detta grigia, quel magma umano, generato dagli interessi della civiltà industriale. Un meccanismo perverso: interessi che creano la zona grigia che a sua volta genera illegalità diffusa ed organizzata. Noi dobbiamo allontanare il più possibile il confine della zona grigia, limitarne gli ambiti. La società fino ad un certo punto sopporta, digerisce, somatizza una certa quantità di criminalità. Oltre questo punto la criminalità prevarica la società civile e la distrugge. Il nostro compito è di non far superare questi limiti”. Realtà positive nissene che hanno incuriosito la sua persona. “Da quando sono qui, ho visitato cinque scuo-
le: sono ammirato dalla quantità di progetti didattici positivi in atto nelle scuole elementari e medie. È giusto così. A mio giudizio bisogna lavorare ancora di più e meglio, perché è lì che crescono i cittadini del domani. A Mussomeli è nata la banca dei ragazzi. Gli alunni di questa scuola elementare hanno creato uno sportello bancario, nel quale i bambini versano denaro sino a 15 euro, compilando vere distinte di versamento e consegnando il denaro a ragazzi cassieri. Ovviamente l’incasso dopo va in un vero conto bancario di un Istituto di Credito che versa un interesse del 3% lordo. Si va oltre la formazione, s’incide sulla cultura etica dei minori. Inoltre permettetemi una nota di merito per il torneo internazionale di Tennis del TC Caltanissetta. Non lo dico solo perché sono un appassionato di tennis, è un evento che genera un’immagine positiva per la città. È una manifestazione da rispettare e mantenere”. Approvvigionamento idrico e rifiuti: problema nisseno o nazionale? “Con questa domanda s’intende affrontare, credo, il problema numero uno di questa provincia e dell’intera Sicilia. Si sono fatte scelte sbagliate nel tempo che si sono perpetuate, anche laddove si è voluto mettervi riparo. Sia l’approvvigionamento idrico sia lo smaltimento dei rifiuti meritano un’attenzione particola-
Mens sana in corpore sano: il Prefetto Carmine Valente dedito al suo sport preferito, il tennis. Settimanalmente calca la terra rossa dei campi del Tennis Club di Caltanissetta
re dalla nuova Giunta regionale. Non è possibile continuare a mettere toppe in un sistema che deve essere rifondato. Se dovessi essere io a decidere comincerei d’accapo. Per il sistema idrico inizierei dalla sufficienza o meno del numero degli invasi oggi esistenti e dalle tariffe praticate nella vendita dell’acqua. Successivamente porrei l’attenzione sulla rete idrica dell’intera Regione stabilendo gli investimenti necessari per renderla efficiente. Soltanto dopo imporrei alle società che gestiscono l’erogazione dell’acqua ai cittadini contratti con i comuni in cui siano stabiliti doveri e obblighi e, non ultimo, il numero degli addetti. Per quanto riguarda l’Ato Ambiente partirei dal numero delle discariche evitando monopoli e stabilendo tariffe di sversamento identiche in tutta l’isola e nel contempo pianificando il passaggio ai termovalorizzatori e all’effettivo avvio della differenziata. Ripeto, sono i problemi più seri che questa provincia e la Sicilia abbiano, non è possibile affrontarli o spiegarli in poche parole”. La politica come può incidere su questa situazione di crisi economica? “Purtroppo in passato l’ha fatto in maniera estremamente negativa. Pensiamo, adesso, alla stabilizzazione dei precari: non è realizzabile. Cito un esempio: le Cooperative per il sostegno alle piccole e medie imprese che hanno occupato giovani a 500 euro. In Sicilia ne sono nate tantissime, un fenomeno che interessa oltre 6500 persone che alla fine non hanno dato sostegno alle imprese, ma sono state impiegate nei comuni, negli ospedali, finanche qui in prefettura. Avrebbe avuto un senso questa iniziativa se fosse durata sei mesi ma dura da dodici anni! Queste persone che adesso hanno
40 anni o più, sposati e con figli che devono fare? Abbiamo abituato le persone alle sovvenzioni e anche alla sopravvivenza. Gennaio e febbraio saranno mesi terribili”. Quadro realista anche se fosco ma il prefetto, è convinto che la presenza delle forze sane e positive della società sia preponderante e che troveranno la forza per risalire la china e superare questo periodo infelice. “La rifondazione dello Stato parte da noi, sta in noi”.
Direzione Editoriale Michele Spena
Direttore responsabile Salvatore Mingoia
Collaborazioni:
Ivana Baiunco Osvaldo Barba Alessandro M. Barrafranca Rita Cinardi Alberto Di Vita Etico Fiorella Falci Giuseppe Alberto Falci Filippo Falcone Salvatore Falzone Gaia Geraci Annalisa Giunta Leda Ingrassia Lello Kalos Donatello Polizzi Laura Spitali Giovanbattista Tona
Disegno grafico Michele Spena
Impaginazione
Claudia Di Dino
Distribuzione
Giuseppe Cucuzza
Redazione Viale della Regione, 6 Caltanissetta redazione@ilfattonisseno.it Tel/Fax: 0934 - 594864 pubblicità: 389/7876789 info@ilfattonisseno.it
Il Giudice Delegato ha disposto procedersi alla vendita senza incanto della seguente unità immobiliare con le seguenti modalità e condizioni: Lotto 1): fabbricato sito nel Comune di Serradifalco, C.so Garibaldi n.162, composto da un piano terra ad uso commerciale e da un primo piano destinato a locale di sgombero (deposito) ad uso deposito con superficie di mq 48,19 circa per piano. L’immobile risulta censito al Catasto fabbricati del Comune di Serradifalco al fg.15, particella 610, cat.c/6. L’immobile, giusta concessione rilasciata l’8/07/1993 n. 005526, è stato oggetto di lavori di manutenzione straordinaria e cambio di destinazione d’uso del piano terra già esistente per convertirlo ad uso commerciale e realizzazione di sopraelevazione a primo piano per adibirlo a locale di sgombero. L’immobile presenta delle difformità rispetto al progetto assentito consistenti in difformità di distribuzione interna, difformità di prospetto e di copertura. Tali difformità, tuttavia, sono suscettibili di autorizzazione in sanatoria così come sarà necessario effettuare il riaccatastamento dell’immobile e richiedere il certificato di agibilità. Gli oneri conseguenti, stimati dal consulente tecnico e maggiorati delle necessarie spese per competenze tecniche (complessivi € 4.000,00) sono già detratti dal prezzo indicato a base d’asta. L’immobile dotato di impianto elettrico si presenta in buono stato di manutenzione e interessato solo in parte, nel piano destinato a locale di sgombero, da fenomeni di umidità. Prezzo base: € 30.600,00 (euro trentamilaseicento/00). In caso di gara per pluralità di offerenti ciascun rilancio non potrà essere inferiore ad € 250,00 (euro duecentocinquanta/00); -la vendita si intende effettuata a corpo e non a misura e ha come oggetto l’immobile sopra descritto che sarà consegnato dal Curatore all’acquirente libero da persone nell’attuale stato di fatto e di diritto, con le eventuali servitù attive e passive legalmente costituite nonché di quelle nascenti dalla situazione dei luoghi; al riguardo ogni interessato potrà esaminare la consulenza tecnica e gli altri documenti inerenti la vendita presso la Cancelleria fallimentare e visionare il bene previa richiesta al Curatore del fallimento. Lotto 2): terreno esteso Ha 00.62.70 sito nel Comune di Caltanissetta, c.da Perciata in prossimità della S.P. Caltanissetta-Pietraperzia, classato come seminativo di classe 3, allo stato incolto, censito al N.C.T. al fg.193, part.133. Il lotto di terreno avente una giacitura di colle, ricade nella zona E 2, verde agricolo dei feudi, secondo la variante generale di revisione del P.R.G. Prezzo base: € 6.112,50 (euro seimilacentododiciecinquanta). In caso di gara per pluralità di offerenti ciascun rilancio non potrà essere inferiore ad € 250,00 (euro duecentocinquanta/00); -la vendita si intende effettuata a corpo e non a misura e ha come oggetto l’immobile sopra descritto che sarà consegnato dal Curatore all’acquirente libero da persone nell’attuale stato di fatto e di diritto, con le eventuali servitù attive e passive legalmente costituite nonché di quelle nascenti dalla situazione dei luoghi; al riguardo ogni interessato potrà esaminare la consulenza tecnica e gli altri documenti inerenti la vendita presso la Cancelleria fallimentare e visionare il bene previa richiesta al Curatore del fallimento. Il Giudice delegato fissa alle ore 12,15 del 26 Febbraio 2012 l’udienza avanti a sé (Palazzo di Giustizia, terzo piano, stanza 318, Giudice C.D. Cammarata) per la deliberazione sulle offerte e l’eventuale gara tra gli offerenti. Dispone che, nel caso in cui la vendita senza incanto non abbia luogo per mancanza di offerte o per altra ragione, gli stessi beni siano venduti mediante incanto con prezzo base pari al prezzo minimo sopra indicato. Fissa l’incanto avanti a sé alle ore 12,00 del giorno 5 Marzo 2012 stabilendo il rilancio minimo di € 250,00. Condizioni della vendita -l’offerente deve presentare nella cancelleria dichiarazione, in regola con il bollo, contenente l’indicazione del prezzo, del tempo e del modo del pagamento, che in ogni caso dovrà avvenire entro e non oltre sessanta giorni dalla data di aggiudicazione e ogni altro elemento utile alla valutazione dell’offerta; -l’offerta non è efficace: a) se perviene oltre le ore 12,00 del giorno precedente la vendita; b) se è inferiore al prezzo come sopra determinato; c) se l’offerente non presta cauzione, a mezzo di assegno circolare non trasferibile intestato alla Cancelleria fallimentare in misura non inferiore al decimo del prezzo da lui proposto. -l’offerta è irrevocabile salvo che: 1) il Giudice ordini l’incanto; 2) siano decorsi 120 giorni dalla sua presentazione ed essa non sia stata accolta; -l’offerta deve essere depositata in busta chiusa all’esterno della quale sono annotati, a cura del cancelliere ricevente, il nome, previa identificazione, di chi materialmente provvede al deposito, la procedura fallimentare di riferimento e la data dell’udienza fissata per l’esame delle offerte; -l’assegno circolare per cauzione deve essere inserito nella busta; -le buste sono aperte all’udienza fissata per l’esame delle offerte alla presenza degli offerenti. Per il caso di eventuale successiva vendita all’incanto si precisa che: -essa deve aver luogo al prezzo e con offerte in aumento non inferiori a quanto sopra indicato; -con presentazione delle relative istanze di partecipazione agli incanti (mediante domanda in regola con il bollo vigente) presso la Cancelleria fallimentare entro le ore 12,00 del giorno precedente a quello stabilito per l’incanto; -con versamento contestuale alla presentazione delle dette istanze, della cauzione in ragione di un decimo del prezzo base d’asta suddetto, a mezzo di assegno circolare non trasferibile intestato alla Cancelleria fallimentare. Il Giudice delegato stabilisce, altresì, con riferimento alle disposizioni relative sia alle vendite senza incanto sia a quelle con incanto: -che l’aggiudicatario dovrà versare la differenza del prezzo (detratta dal prezzo di aggiudicazione la cauzione di cui sopra) entro un termine massimo di 60 giorni dalla data di aggiudicazione a mezzo di assegni circolari non trasferibili intestati alla Cancelleria fallimentare. In mancanza del suddetto versamento verrà pronunciato decreto di decadenza dell’aggiudicatario e pronunciata la perdita della cauzione (art.587 c.p.c.); -le spese inerenti la vendita ed il trasferimento di proprietà sono poste a carico dell’aggiudicatario, così come pure le spese per la cancellazione delle formalità pregiudizievoli; -che soltanto all’esito degli adempimenti precedenti sarà emesso il decreto di trasferimento, ai sensi dell’art.586 c.p.c.. Maggiori informazioni, anche relative alle generalità del fallito, possono essere fornite dalla Cancelleria a chiunque vi abbia interesse. Il bando, l’ordinanza di vendita e la perizia sono pubblicati sul sito internet www.astegiudiziarie.it. Il curatore del fallimento è la Dott.ssa Emanuela Maria Vella, Viale Trieste, 157, Caltanissetta, tel. 0934/1900511. Caltanissetta lì, 04/12/2012
il curatore Dott.ssa Emanuela M. Vella
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L’ America è l’ America
di Salvatore Falzone
e qui non siamo in America
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’accordo: l’America è l’America e qui siamo non siamo in America. Ma in questi giorni in cui nella “piccola Atene” si ritorna a parlare di onore e diffamazione, libertà di stampa e reputazione, diritto di critica, satira e potere politico, ritorna alla mente un famosissimo caso giurisprudenziale d’oltreoceano. Un caso estremo, non c’è che dire, quasi paradossale, che però la dice lunga sulla tutela giuridica che l’ordinamento americano accorda alla cosiddetta libertà di parola e di stampa. Stati Uniti, fine anni Ottanta. Il predicatore televisivo Jerry Falwell è il capo di una nutrita congregazione religiosa; fervente sostenitore della destra, è un personaggio pubblico impegnato nella vita sociale e politica. Nei suoi appassionati e puritani sermoni, Falwell addita tra i peggiori peccati della corrotta società americana l’aborto, l’omosessualità e la pornografia. Larry Flynt dirige la nota rivista “Hustler
quando l’irrisione di Flynt trova espressione in una ferocissima satira che suscita scalpore e ripugnanza. State a sentire. Imitando una nota pubblicità del Campari in cui un celebre personaggio parla della sua “prima volta” (in riferimento al primo assaggio dell’aperitivo), il giornale porno-
piccola confessione: prima di salire sul pulpito, ammette, sente la necessità di bere. Altrimenti, si domanda, “come potrei raccontare tutte quelle balle da sobrio?”. Nella sconcertante e offensiva parodia, Falwell descrive la madre come una prostituta
Sopra il predicatore televisivo Jerry Falwell. A sinistra Larry Flynt
LA QUERELLE. Il tribunale ha dato ragione al giornalista
Travaglio versus Schifani Un interessante caso italiano è quello Travaglio-Schifani. Il noto giornalista, in un articolo apparso sul quotidiano l’Unità, accusava il presidente del Senato di essersi “messo in affari con gente di mafia”, avendo detenuto partecipazioni societarie insieme al “fior fiore di cosa nostra e dintorni”. Il Tribunale di Torino ha osservato che si trattava di un “breve ritratto” che delineava alcuni aspetti ritenuti “di interesse pubblico perché influenti sull’immagine di uomo politico che ricopre la carica di presidente del Senato”. Trattandosi di ritratto, lo stesso risente delle valutazioni soggettive di colui che lo tratteggia. L’articolo incriminato assolve pienamente le condizioni di rilevanza: non si può dubitare dell’interesse pubblico di un fatto del genere riferito al presidente Schifani. Per quanto attiene poi al tono del pezzo, il Tribunale ha affermato che le espressioni, sebbene “dure e colorite”, non possono considerarsi “gratuite”. Infine, sotto il profilo della verità, lo stesso attore aveva ammesso la sua partecipazione societaria con soggetti poi rivelatisi mafiosi. Insomma, le affermazioni di Travaglio non avevano ad oggetto la
Magazine” (a metà strada tra erotismo e pornografia) e non perde occasione per lanciare strali contro il predicatore: una volta, per esempio, lo rappresenta all’interno di un cartoon insieme a Ronald Reagan in una scena orgiastica. I due – il moralizzatore e il dissacratore – continuano a fronteggiarsi per un bel po’ a colpi di stampa e di microfono. Poi la lotta si trasferisce nelle aule giudiziarie: precisamente
“mafiosità dell’attore” ma la sua indegnità a ricoprire la seconda carica dello Stato. Soprattutto in quello della competizione po-
ta una sovraesposizione oltreché il rischio di critiche addirittura lesive dell’onore o del decoro di una persona. L’efficacia scriminante della critica in ambito politico, infatti, può essere esercitata con le modalità più “nette e vibranti, senza rituali e ipocriti omaggi a stili e forme espressive”. È inevitabile, dunque, che l’uomo politico si espone inevitabilmente e coscientemente a un controllo approfondito da parte dei giornalisti e dei cittadini. S.F.
litica, si assiste dunque a un’estensione della sfera di liceità del dissenso. La giurisprudenza ha riconosciuto alla critica politica un ambito di operatività ancora più ampio. La motivazione? L’assunzione di cariche pubbliche, soprattutto se politiche, compor-
grafico manda in edicola un’intervista inventata al reverendo Falwell. Nell’intervista, in modo equivoco e vivacemente espressivo, il predicatore racconta ai lettori la sua “prima volta”. E così riferisce, con dovizia di particolari, il rapporto incestuoso a suo tempo consumato con la madre in un gabinetto esterno. Il rigorosissimo predicatore afferma anche di essere dedito all’alcol e a tal proposito si abbandona a una
battista che “va con tutti i ragazzi della città”. E svela poi alcuni dettagli piccanti. Entrambi, mamma e figlio, durante il rapporto nella latrina hanno bevuto Campari; infine la donna “è svenuta prima che lui venisse”. Falwell dice poi di essere andato con la madre altre volte, ma mai più nel gabinetto perché tra la “madre, gli escrementi e le mosche era tutto insopportabile”. In calce alla pagina satirica, cor-
redata di foto di Falwell, l’editore riporta alcune avvertenze: Ad parody. Not to be taken seriously. E poi nell’indice: Fiction: ad and personality parody. Accorgimenti, questi, che naturalmente non scoraggiano Falwell dall’intraprendere l’azione legale. Il famoso editore statunitense (ricchissimo e sempre al centro di violente polemiche) viene condannato. Si va in appello. E anche qui
viene confermata conferma la condanna di Flynt e di Hustler al pagamento di duecentomila dollari (cento a titolo di risarcimento e cento a titolo di danni punitivi). Contro questa decisione viene presentata un’istanza di revisione alla Corte Suprema: il condannato lamenta l’incompatibilità tra il Primo Emendamento e la responsabilità per distress producing speech (una sorta di “inflizione intenzionale di stress emotivo”). Come va a finire? La Corte Suprema dà ragione a Flynt. La sentenza a favore dell’editore specifica come personaggi pubblici non possano accusare danni da una “inflizione intenzionale di stress emotivo” tramite una farsa. La Corte precisa che per ricorrere uno statement diffamatorio deve sussistere una
L’ uomo politico è inevitabilmente esposto al controllo dei gionalisti correlazione tra i criteri soggettivi di responsabilità e la falsità fattuale. E che nel caso di opinion si potrebbe parlare di “irresponsabilità”: sia nella defamation sia nell’emotional distress tort. Perché? Perché non è possibile qualificare oggettivamente le opinioni né come vere né come false. A ciò si aggiunga, continuano i giudici, che già in common law il ridicolo e la satira vanno ricondotti nell’ambito dell’opinion. Morale della favola: la Corte riconosce una sorta di immunità di rango costituzionale alle opinion e il conseguente rifiuto di responsabilità per l’espressione di quest’ultime. Dunque la libertà di parola e stampa garantita dal Primo Emendamento non prevede alcuna forma di risarcimento a personaggi pubblici a titolo di scompenso emotivo… Detto ciò, torniamo al punto di partenza. L’America è l’America e qui non siamo in America.
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1912 - 2012
1° centenario di fondazione
Storia & Cultura
del Seminario vescovile di Caltanissetta
di Fiorella Falci
O
gni casa ha una storia da raccontare, e il Seminario Vescovile, la casa della Chiesa nissena, è un luogo ricco di storia e di storie. Festeggia i cento anni
della Caltanissetta post-unitaria, con le sue istituzioni territoriali a fronteggiarsi armonicamente, in un boulevard rettilineo e alberato, che iniziava con le istituzioni scolasti-
territorio delle istituzioni, terminale di quello Stato unitario giovane che aveva nutrito grandi speranze nel tempo della lotta per la sua costituzione. E la scelta di offrire alla Chie-
di episcopato per ottenere il rispetto dell’impegno che il Re delle Due Sicilie aveva assunto all’atto di costituzione della Diocesi, di finanziare e costruire una sede degna di ospitare
dalla sua apertura, nel lontano ottobre del 1912, nell’Italia della guerra di Libia che dopo cinquant’anni di Unità coltivava le illusioni del co-
che, la scuola “San Giusto”, (la prima ad avere un edificio proprio in città)
sa il posto d’onore in quel viale sembrava prefigurare una concordia che anticipava i tempi di qualche decennio. La costruzione del Seminario era stata il primo obiettivo della Diocesi, a partire dalla sua istituzione, nel 1844; ed il primo Vescovo, Antonino M. Stromillo, aveva lottato ogni giorno dei suoi 13 anni
i Vescovi ma soprattutto il Seminario, la scuola di formazione del clero, fondamento di pietre vive della comunità diocesana. Ma la burocrazia borbonica aveva navigato su oceani di carta e d’inchiostro, per anni, rimbalzando da Napoli a Palermo progetti, preventivi, promesse di finanziamento ed autorizzazioni; prima e dopo la visita del re Ferdinando II a Caltanissetta nel 1847, e dopo il ’48 e la sua rivoluzione che aveva visto rompersi, per la prima volta, il rapporto di fedeltà di Caltanissetta alla corona borbonica. Il nuovo Vescovo, Giovanni Guttadauro, gigante della Chiesa italiana (uno dei due Vescovi a votare contro il dogma dell’infallibilità papale nel Concilio del 1870), aristocratico di grande levatura spirituale e di vulcanica energia e determinazione, decise di non attendere oltre, e, nel settembre del 1859, istituì un Seminario provvisorio, in attesa della costruzione della sede definitiva, ospitando lezioni e giovani chierici in palazzi e Chiese diversi, in tutto il centro storico cittadino, fino a comprare con risorse personali il terreno accanto alla chiesa di San Giuseppe di fuori (in fondo al Viale Regina Margherita) e far costruire lì gli alloggi per i seminaristi, sempre più numerosi. Le vicende tormentate dell’unità d’Italia colpirono anche il nuovo Se-
La Casa dei Pastori Il 29 Ottobre 1912, dopo 43 anni dalla sua istituzione, fu inaugurato il Seminario lonialismo. Oggi una mostra fotografica e documentaria racconta con immagini suggestive ed eloquenti i primi cento anni della sua storia, e ha aperto l’anno delle celebrazioni che, fino all’ottobre del 2013, solennizzeranno questa memoria, che non appartiene soltanto alla Chiesa locale ma è patrimonio di tutta la comunità. Al centro del viale Regina Margherita, esattamente di fronte al Palazzo della Provincia e poi della Prefettura, il Palazzo del Seminario rappresentava anche, nella sua collocazione urbanistica, il mettersi al centro del futuro della città e del Paese, in quell’area che, dopo lo spianamento della collina del Tondo, era stata scelta come il centro direzionale
A sinistra Monsignor Giovanni Guttadauro. Nel 1886 fece edificare il primo seminario vicino l’antica chiesa di San Giuseppe “di fuori”, oggi non più esistente
A destra Monsignor Ignazio Zuccaro che il 5 Ottobre 1901 pose la prima pietra dell’attuale Seminario
e terminava con il presidio sanitario, il grande ospedale Vittorio Emanuele II nel Convento dei Cappuccini ammodernato, ed il presidio militare, la caserma che ospitava il Distretto. Caltanissetta si rappresentava in quel Viale, la strada dei saperi e dei poteri, come
minario: chiuso d’imperio per decisione ministeriale dopo una serie di ispezioni rifiutate. Ma dopo qualche anno le attività ripresero, più intensamente di prima, e da quel seminario itinerante uscirono decine di sacerdoti e tanti Vescovi che avrebbero fatto la storia della Chiesa e della società siciliana. Guttadauro morì il giorno stesso in cui da Roma partiva il parere positivo del Ministero al progetto definitivo per la costruzione del nuovo Seminario, e il vecchio presule non lo seppe mai!
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Una mostra fotografica racconta il primo secolo di vita del palazzo vescovile A sinistra il messaggio inviato da Pio X per l’inaugurazione del seminario nel 1912.
“Al venerabile fratello Antonio Intreccialagli Vescovo di Caltanissetta accordiamo la facoltà di impartire in Nostro nome la Benedizione Apostolica coll’Indulgenza Plenaria, pei confessati e comunicati, al Rev.mo Capitolo, al Venerando Clero e ai diletti Alunni del Seminario, e a tutti gli altri che in qualunque modo concorsero alla fabbrica del nuovo Istituto manifestando a tutti per quest’Opera di Religione la Nostra viva gratitudine.” Dal Vaticano 4 Ottobre 1912 PIUS PP. X.
Sopra Giovanni Paolo II con il Vescovo Alfredo Maria Garsia durante la visita del 1993
A destra Sotto l’augurio di Benedetto XVI per il centenario:
Oggi si promuove nel palazzo la cultura, l’arte, la riflessione del pensiero ai massimi livelli Toccò al suo successore, Mons. Ignazio Zuccaro, bandire la gara d’appalto e benedire la prima pietra
dei lavori, nel 1901, in quell’inizio di secolo in cui Caltanissetta ospitava la statua del Redentore al centro della Sicilia, per il Giubileo del ‘900. Il palazzo prendeva forma, ma i lavori si fermarono presto, esaurite le risorse e colpito il Vescovo da una ispezione della Santa Sede provocata da una campagna di calunnie dettate dalla ritorsione dei poteri forti della città, contro il Vescovo che si era schierato dalla parte del movimento dei lavoratori, e che aveva schierato la parte più attiva del suo clero nelle Casse Rurali che sottraevano
“In occasione del 1° Centenario di fondazione del Seminario Vescovile di Caltanissetta, auspico una feconda prosecuzione della benemerita opera formativa a servizio dei candidati al sacerdozio e mentre invoco su Superiori e Alunni copiosi favori celesti, di cuore invio una speciale Benedizione Apostolica”.
i contadini all’usura e ne costruivano una nuova dignità. Sarà Mons. Antonio Augusto Intreccialagli, ( il Vescovo Santo di cui è in corso la causa di beatificazione) a completare la costruzione del Palazzo, dopo una sottoscrizione diocesana e interna-
anche sede dei Vescovi, da quando, nel 1929, Mons. Jacono decise di andarvi ad abitare e di intrecciare così indissolubilmente con quell’atto simbolico, la storia della Chiesa diocesana con il percorso di formazione spirituale dei sacerdoti, in un progetto di comunione interna ed esterna alla Chiesa che continua ancora oggi con impegno pari alle difficoltà. Ogni Vescovo ha lasciato il suo segno nello sviluppo di A sinistra Monsignor Antonio Augusto Intreccialagli che inaugurò il 29 Ottobre del 1912 il primo e secondo piano del seminario assieme alla cappella
Una foto del 1935 che ritrae un gruppo di seminaristi della diocesi durante i lavori di costruzione del terzo piano. A destra Monsignor Giovanni Jacono
zionale e un donativo personale del nuovo Papa Pio X. E finalmente, il 29 ottobre del 1912, la Cappella maggiore ospitava l’inaugurazione ufficiale del Seminario, dopo 43 anni dalla sua istituzione. Da allora fino ad oggi quel Palazzo è cresciuto, ha aggiunto nuovi piani e nuove funzioni, è diventato
questo Palazzo, spazio simbolico dell’insediamento sociale di una
Chiesa che ha offerto alla società le sue intelligenze, i suoi talenti, la sua capacità di costruire legame sociale e autorevolezza morale, insieme alla fragilità di non sapersi sempre presentare unita rispetto alle tentazioni del potere politico e delle sue strumentalizzazioni. Oggi è la casa che accoglie anche i laici, con le Lectio Bibliche dedicate a loro dal nostro Vescovo, Mons. Mario Russotto. E dove si promuove la cultura, l’arte, la riflessione del pensiero, al massimo livello nel nostro territorio. Il Museo Diocesano, pensato e voluto da Mons. Giovanni Speciale e oggi diretto dalla Prof. Francesca Fiandaca, è il centro propulsore di una serie di iniziative di grande qualità, unico riferimento istituzionale su cui la cultura può ancora contare. Nel 1993 la visita del Papa Giovanni Paolo II ha portato in questo Palazzo una pagina della grande storia e un respiro di grande speranza. Papa Karol scelse di parlare alla Città all’aperto e davanti al Seminario, mentre Caltanissetta viveva il dramma della decapitazione della sua classe dirigente, decimata dalle azioni giudiziarie. Oggi (che di una classe dirigente forse non se ne può nemmeno più parlare) una statua in quello stesso luogo ricorda quell’evento e alimenta quella speranza, quasi a riportare a casa il cuore dei nisseni, vicino a quella Casa dei Pastori dove si impara a coltivare lo spirito e ad ascoltare il soffio penetrante di una Parola che continua ad interrogarci.E da cui si può sempre ricominciare ad esistere, come persone e come comunità.
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Fatti contro la mafia
per non dimenticare
Storia & Cultura
Quel poliziotto antiracket di cui non ci ricordiamo più
Oltre Falcone e Borsellino, vent’anni fa la mafia uccise l’ispettore
di Giovanbattista Tona
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nche nella storia dell’antimafia ci sono corsi e ricorsi. Il 3 settembre 1982 a Palermo veniva ucciso il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il “superprefetto”, l’uomo di vertice della lotta alla mafia di quel tempo: un potente senza poteri. Dopo poco più di due mesi, il 14 novembre, sempre a Palermo veniva ucciso Calogero Zucchetto, un giovane agente di polizia, impegnatissimo nella ricerca dei latitanti ma certamente molto meno importante e noto di Carlo Alberto Dalla Chiesa. A “cosa nostra” non era stato sufficiente togliere di mezzo un generale. Anche un piccolissimo investigatore ne poteva minacciare le sorti e pertanto andava eliminato. E’ così: le organizzazioni criminali possono essere azzoppate sì dai generali, ma anche (e talvolta soprat-
tutto) dai soldati semplici, da quelle persone poco note, poco potenti, e tuttavia in grado di incidere grazie al loro piccolo impegno quotidiano. Molti non lo capiscono; qualcuno
invece sì e tra questi pochi ci sono proprio i mafiosi, i quali, nella distrazione generale, si preparano e agiscono. La storia si è ripetuta nel 1992. Fu l’anno delle stragi: il 23 maggio l’obiettivo fu Falcone; il 19 luglio Borsellino. Tremò un paese intero, si mobilitarono tutti i potenti dell’epoca per partecipare ai funerali e alle commemorazioni; la gente di Palermo si riversò sulle strade per gridare rabbia e indignazione. In Sicilia arrivò l’Esercito e tutte le
strade furono presidiate, come se fosse iniziata una guerra; che in realtà non era iniziata, semmai era proseguita. Fu un susseguirsi di riunioni, comitati, vertici e unità di crisi. Il 27 luglio, otto giorni dopo l’esplosione di via D’Amelio, a Catania si svolse una riunione fra tutti i prefetti della Sicilia orientale per discutere delle modalità di impiego dei militari in arrivo nell’Isola. Poiché si temeva che la
Giovanni Lizzio mafia uccidesse ancora, attorno a loro, si predisponevano misure di sicurezza di tutto rispetto. Mentre i prefetti concludevano quella riunione, l’ispettore capo della Polizia di Stato Giovanni Lizzio terminava la sua giornata di lavoro e si preparava a rientrare a casa, nella periferia di Catania, dove lo aspettavano la moglie e le due figlie di sedici e di vent’anni. Chi seguiva la lotta alla mafia dalla stampa e dalla televisione non poteva conoscere l’ispettore Lizzio; di lui non parlava nessuno. Ma a Catania lo conoscevano tutti; era il simbolo della Questura, più dei vari Questori avvicendatisi nei tanti anni in cui lui aveva lavorato alla Squadra Mobile, muovendosi di quartiere in quartiere fino a conoscere ogni dettaglio delle vicende cittadine, lecite e illecite. Da poco lo avevano incaricato di dirigere uno speciale nucleo che indagava sulle estorsioni e, cosa insolita per Catania, un po’ di commercianti che pagavano il “pizzo” si misero a collaborare. In Questura sapevano pure che stava gestendo un pentito. La mafia aveva eliminato Falcone e Borsellino e avrebbe dovuto adottare contromisure contro tutti i Ministri, i Capi della Polizia, i Generali, i Prefetti, che, insieme ad un contingente dell’Esercito Italiano, stavano muovendosi contro di lei con l’obiettivo di salvare la Sicilia. E invece i clan mandarono due giovani armati su una moto a seguire l’Alfa Romeo di Lizzio all’uscita del suo ufficio. Quando Lizzio dovette fermarsi al
semaforo rosso di Via Leucatia, all’incrocio di via Pietro Novelli, i sicari portarono a termine l’agguato: un colpo alla testa e uno al torace. L’ospedale Cannizzaro non era molto lontano, ma i killers erano stati molto precisi e quindi la corsa fu vana. Prima di allontanarsi i malviventi lasciarono accanto alla macchina alcune banconote da mille lire, come per scrivere un preciso messaggio. Chi ci tocca i soldi muore e per noi vale poche lire. Tutta la mobilitazione istituzionale, che seguì alle stragi, forse in parte tradiva la cattiva coscienza di chi aveva lasciato ingrassare la mafia e ora non sapeva controllarla più; ma accanto ai professionisti della sottovalutazione, trasformatisi in guerriglieri dell’emergenza, c’erano stati tanti piccoli e ignoti eroi che, lavorando ogni giorno, avevano creato le condizioni per fare davvero del male alle organizzazioni criminali. Grazia, la figlia dell’ispettore Lizzio, dopo 15 anni dalla morte di suo padre, scrisse una lettera aperta molto dura. Si lamentò che in quel lungo arco di tempo a Catania le Istituzioni non avevano detto nulla e aveva invitato tutti a vergognarsi: “non c’è stato un semplice elogio per un uomo di Stato, non c’è una targa che lo ricordi... che delusione per i professionisti dell’antimafia e per le associazioni antiracket”.
Gli onori all’ispettore Lizzio furono resi dalle sentenze che hanno condannato alcuni tra esecutori e mandanti e hanno evidenziato come un
La questura di Catania
uomo irrilevante per le alte sfere e per gli uomini potenti stava minando alle fondamenta il potere e gli affari dei clan catanesi. L’antimafia dei generali è una cosa inutile se non c’è l’antimafia dei soldati semplici. Sembra una cosa banale, sembra anche facile da ricordare, ma, sia prima sia dopo i funerali dei soldati dell’antimafia, ce lo scordiamo sempre.
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Fatti & Politica
La città in ginocchio
“Quando il monaco fotte il convento piange” di Salvatore Mingoia
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a surroga dell’assessore dimissionario della Giunta del Sindaco Michele Campisi, Loredana Schillaci con delega alla Pubblica Istruzione e tempo libero, arriverà sotto l’albero di Natale e forse anche dopo. Poi ci saranno i botti di Capodanno che potrebbero anche fare traballare l’attuale assetto politico della giunta di governo di Palazzo del Carmine. In questi ultimi giorni si registrano spazi vuoti e musi lunghi all’interno della ristretta famigliola di assessori che fiancheggia il primo cittadino. Una sedia è rimasta vuota in occasione della con-
ferenza stampa del sindaco che ha presentato il programma delle festività di Natale: era quella dell’assessore allo Sviluppo Economico Salvatore Calafato. In quella occasione c’era però l’assessore alla Solidarietà Sociale Giuseppe Firrone che ha preferito il silenzio alle solite benevoli promesse di ispirazione cristiana e sempre in quella occasione si aggirava nell’indifferenza più totale l’assessore allo
Sport Gaetano Angilella amministrativamente stremato dalla vicenda della pubblicazione dei bandi di gara per l’affidamento in gestione delle strutture sportive comunali. Qualcuno degli attuali assessori sarebbe anche pronto a gettare la spugna e seguire la strada di Loredana Schillaci. Per cui il primo cittadino che sta maturando l’idea di sostituire la dimissionaria Loredana Schillaci, si troverebbe costretto, tra capo e collo a tirare dalla manica un’altra carta per rimpiazzare il prossimo assessore dimissionario. E’ solo una ipotesi; un’ombra, che però si allunga quando più il sole si avvia ver-
so il tramonto. E’ in sintesi il tramonto della vecchia politica, espressione delle segreterie di partito, quella cioè che è uscita pesantemente penalizzata dalle recenti elezioni regionali nell’isola.
Occorre tagliare il nastro per inaugurare una nuova stagione politica e amministrativa Nonostante i buoni propositi, resi anche vani dall’attuale e pesante situazione economica, l’amministrazione comunale è come imbalsamata, non in grado di dare risposte concrete ed esaurienti alla città;
i comitati cittadini di quartiere sono in uno stato di perenne conflittualità con l’amministrazione; le famiglie e i singoli che vivono in situazione di disagio economico non trovano risposte adeguate al loro stato di necessità; i commercianti non si sentono rappresentati. La macchina della pubblica ammi-
nistrazione gira secondo l’ordinaria amministrazione, non c’è nemmeno il tentativo di un sussulto per uscire dal grigiore della quotidianità. Adesso il problema non è se chiamare al comune, in sostituzione della dimissionaria Loredana Schillaci, Manuela Cigna o Tilde Falcone, o quello di chiamare tra i ranghi di esperti e consulenti la signora Pina Frazzica, ma quello di accendere la luce della partecipazione attraverso la collaborazione di quanti potrebbero con il loro contributo di esperienza sospingere questa logora macchina amministrativa: parliamo di sindacati, rappresenti di associazioni professionali e di categoria, di associazioni sportive, di quanti cioè sulle loro spalle per via diretta o indiretta vivono
e subiscono i problemi di questa città. Le segreterie di partito non pagano e nemmeno i santoni che all’interno delle segreterie continuano a recitare messa lasciando credere di pregare
Dio per poi, come è a tutti noto, fottere il prossimo. Fottere la Città. Già anche perché a nostre spese abbiamo sperimentato che “quando il monaco fotte il convento piange”. L’intero convento, la città: quella piegata in due, anzi quasi in ginocchio, a causa della crisi che sta devastando interi nuclei familiari che fa abbassare le saracinesche dei negozi e che mette in giro nuovi e vecchi disoccupati. A loro dovrebbe guadare la politica. Il sindaco ha tagliato il nastro che inaugura le manifestazioni del Natale 2012. Adesso è arrivato anche il momento di tagliare il nastro per inaugurare un’altra stagione politica ed amministrativa senza ne cess ar i amente seguire le presunte stelle, o meglio starlette, che brillano nelle segre-
terie dei partiti che puzzano di vecchio e di morte. Buon Natale e buon anno a tutti.
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Focus & Palazzo del Carmine
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E se si diventasse consiglieri per concorso? “Un’ analisi neanche tanto approfondita nel microcosmo del Consiglio Comunale di Caltanissetta”
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ualcuno di tanto in tanto tira fuori l’idea che per essere eletti in Consiglio Comunale bisognerebbe fare un concorso non solo per titoli ma anche con specifiche prove scritte e orali. Pur violando ogni elementare principio democratico questa proposta certe volte verrebbe proprio voglia di metterla in atto e non soltanto per le elezioni dei consiglieri comunali ma pure per il parlamento nazionale. Le domande, neanche tanto difficili, delle Iene all’uscita di Montecitorio con le imbarazzanti risposte dei deputati risuonano ed echeggiano di tanto in tanto nei nostri ricordi e “invocano” il concorso. Tuttavia il grado culturale non garantisce efficienza nell’operato dei politici e nemmeno dei consiglieri comunali; non è detto infatti che un avvocato o un medico colti e indottrinati siano dei buoni rappresentanti del popolo, come non è assolutamente certo che consiglieri con un semplice diploma non partoriscano idee o non svolgano in modo più che dignitoso il loro ruolo. Siamo andati a curiosare nei meandri dell’attuale Consiglio Comuna-
Non è detto che il livello culturale garantisca efficienza all’azione consiliare le di Caltanissetta per comprendere se il massimo consesso sia diverso nella media nazionale in merito a partecipazione e qualità degli uomini che vi stanziano. Qualche sorpresa viene fuori. Ci siamo permessi di fare ai consiglieri comunali nisseni qualche domanda innocente, a loro insaputa, e molti di essi non sanno ad esempio quanti siano con precisione i Comuni della Sicilia, oppure sappia rispondere in inglese a “Hello, how do you do?” (Ciao, come va?), rimanendo inebetiti. Dando una sbirciata ai verbali di commissione poi c’è un vasto campionario di “un” con l’apostrofo a seguire di nomi o aggettivi maschili e un uso pressoché costante di “che” seguito non dal congiuntivo ma dall’indicativo. Non si contano le firme con prima il cognome e poi il nome e altri esempi di ignoranza diffusa. E non sempre è colpa dei segretari verbalizzanti! Negli interventi rimbomba di tanto il verbo “stranizzarsi” che non esiste e l’odioso “ricordo a me stesso” per dire qualcosa di vacuo e
insignificante, a qualcuno che non si ha il coraggio di additare. Ci raccontano di un medico consigliere comuna-
siglieri su 30 risultino laureati (qualcuno giunto al traguardo grazie ad approfonditi studi di atenei privati che consentono di affrontare le fatiche universitarie dal salotto di casa). Ma quello che più deprime è come ci siano consiglieri che disertano regolarmente commissioni, consigli e question time al punto che c’è realmente da chiedersi: ma perché si candidano? Costoro obiettano che i lavori sono sterili, molte sedute di commissione inutili e i Consigli Comunali banali e inconcludenti. Allora cari amici, visto che siete così bravi perché non vi impegnate e rendete tutto più efficiente, ricco di contenuti e contribuite ad alzare
Ben 13 consiglieri non hanno avanzato un’interrogazione, un’interpellanza o un ordine del giorno Ci sono ben 13 consiglieri che non hanno mai avanzato un’interrogazione, un’interpellanza o un ordine del giorno, sistematicamente assenti quindi dai Question time. Vuol dire che per loro tutto va bene e sono contenti dell’operato dell’Amministrazione oppure preferiscono utilizzare comunicati, conferenze stampa o esternazioni plateali in sede di Consiglio Co-
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MICHELANGELO LOVETERE ANTONIO FAVATA LEJLA MONTAGNINO CALOGERO RINALDI ALFREDO FIACCABRINO MASSIMILIANO TURCO VITO MARGHERITA GIANLUCA BRUZZANITI RITALBA MAZZE’ GIUSEPPE TERRITO OSCAR AIELLO FELICE DIERNA DAVIDE CAMPISI ADRIANA RICOTTA ANGELO SCALIA SERGIO AVERNA RICCARDO RIZZA LORENZO TRICOLI GIORGIO MIDDIONE SILVANO LICARI MICHELE ALU’ GIUSEPPE M. FIRRONE ILARIO FALZONE CALOGERO BELLAVIA SERGIO SPECIALE UGO LO VALVO CALOGERO ADORNETTO GIANLUCA NICOSIA CALOGERO ZUMMO SERGIO IACONA
le che in merito agli insediamenti in centro storico delle cooperative chiedeva agli esterrefatti componenti della commissione che tipo di palazzi e a quanti piani sarebbero stati previsti alla Provvidenza. Gli aneddoti sarebbero infiniti e qualcuno rasenta e forse supera Nino Frassica; ma come diceva Napoleone, oltre duecento anni fa e non certo oggi, in politica la stupidità non è un handicap. Però gli studi non pare abbiano granché elevato il livello culturale generale per quanto ben 19 con-
il livello dei lavori? Un segnale inequivocabile dell’attività che si svolge in Consiglio è dato dalle interrogazioni e interpellanze presentate al Sindaco. Anche qui non mancano le sorprese. Quasi inesistenti, ad eccezione del consigliere Scalia, le interrogazioni proposte dai gruppi di opposizione. Qualche malalingua dice con la elezione del consigliere Zummo a Presidente del Consiglio è “tutto accordato”; un inciucio per intenderci e quindi a fare da guastatori ci pensano quelli che hanno più di
Lo Vetere lo stakanovista di Palazzo del Carmine Consigliere Lovetere, lei è lo stakanovista del Consiglio Comunale, lo sa perché si dice così? “Tutti colti e preparati su ogni argomento i giornalisti, e invece mi spiace per voi mai io so chi era Stakanov e comunque stakanovisti sono quelli che lavorano tanto senza risparmiarsi, come faccio io in Consiglio Comunale”. Ma perché altri consiglieri non si dedicano alla loro attività come fa lei? “Non mi riguarda cosa fanno gli altri, so soltanto che io insieme a pochi in
Totale presenze nel triennio 2006, 2007, 2008
Presenze in consiglio comunale nel biennio 2011/2012
Interrogazioni presentate nel biennio 2011/2012
MICHELANGELO LOVETERE ANGELO SCALIA VITO MARGHERITA ALFREDO FIACCABRINO GIORGIO MIDDIONE OSCAR AIELLO CALOGERO ZUMMO SERGIO SPECIALE GIANLUCA BRUZZANITI LEJLA MONTAGNINO DAVIDE CAMPISI MASSIMILIANO TURCO ANTONIO FAVATA SILVANO LICARI UGO LO VALVO RICCARDO RIZZA ILARIO FALZONE CALOGERO RINALDI SERGIO IACONA RINO BELLAVIA CALOGERO ADORNETTO GIUSEPPE TERRITO SERGIO AVERNA MICHELE ALU’ GIANLUCA NICOSIA ADRIANA RICOTTA RITALBA MAZZE’ FELICE DIERNA LORENZO TRICOLI GIUSEPPE M. FIRRONE GIUSEPPE CIGNA
un sasso da togliersi dalla scarpa a partire da Michelangelo Lovetere (ex PdL).
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GIARRATANA MASTROSIMONE TERRITO CICERO SCALIA D’ANNA RUSSO RIZZA AZZARO PRIVITERA LONGOBARDO TAGLIALAVORE BARRILE ADORNETTO FERRANTE FAILLA FALZONE LONGO DELPOPOLO MICCICHE’ AVERNA SALVAGGIO SPECIALE EUFRATE AMICO FASULO MAIRA IACONA
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(Dati aggiornati al 30 Giugno 2012)
munale ma solo in presenza della televisione o della radio. Un quadro sconsolante che mortifica la storia di un Consiglio Comunale che ha visto a Palazzo del Carmine protagonisti personaggi come Trigona della Floresta, Picardo, Mancuso, Arnone, Carelli e tanti altri ancora che tanto hanno dato a Caltanissetta. Molti dei nostri consiglieri purtroppo ci spiace dirlo ma sono degli incapaci; non ci resta che sperare che i restanti non siano capaci di tutto.
Michelangelo Lo vetere
Consiglio lavoriamo con passione e conosciamo ogni argomento e ogni problematica del Comune; sono orgoglioso della fiducia che mi hanno dato i miei elettori e io mi sento di ricambiare con estrema determinazione; sarebbe auspicabile che tutti si impegnassero come dovrebbero e il contributo dato alla cittadinanza e a Caltanissetta sarebbe evidente”. Perché ha lasciato il PdL ed è diventato il maggior oppositore dell’Amministrazione? “Perché i patti non si tradiscono, perché il mio amico e punto di riferimento politico Michele Giarratana, il nostro gruppo di “Caltanissetta Protagonista”, è stato umiliato e poi anche deriso. Non è giusto e poi lo sanno tutti che Michele Giarratana non poteva stare in questa Giunta perché rispetto al Sindaco e a tanti altri del PdL ha dieci marce in più; del resto il giudizio sul mandato di Campisi lo danno i cittadini, se fosse stato un buon Sindaco e se i suoi riferimenti fossero stati all’altezza non sarebbero stati puniti così gravemente nelle ultime tornate elettorali”. La crisi del PdL è irreversibile? “Se continuano su questa strada si andrà verso la polverizzazione; parlano, pontificano, concertano ma nessuno ha il coraggio di dire: basta abbiamo fallito, andiamo a casa diamo spazio a chi merita e chi ha qualcosa da dire e proporre, ripartendo da zero. Invece sono tutti ancora attaccati alla poltrona”.
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Il pessimismo intelligente di Mario Farinella
Fatti & POST SCRIPTUM
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uanti tra i nisseni hanno mai sentito parlare di Mario Farinella? Forse pochi, eppure fu, tra gli anni ’50 e ’70, un brillante giornalista, acuto anticipatore dei tempi nelle sue inchieste. Era nato a Caltanissetta il 26 luglio 1922, iniziando la sua attività giornalistica, nel secondo dopoguerra, ne “La Voce della Sicilia” e “L’Unità”, per poi passare a “L’Ora” di Palermo. Qui
di Filippo Falcone
lia”, in collaborazione con Carlo Levi (1966); “I cattolici siciliani dopo il Concilio” (1967); “Il soldato che veniva dal Sud”, con nota introduttiva di Mario Tobino (1973); “La miniera morta” (1975). Si sarebbe spento a
Mario Farinella, fu in quegli anni, esempio di testimonianza diretta - attraverso la carta stampata -
Fu testimonianza diretta di impegno sociale profondo mai appiattito sui potenti di turno sarebbe stato, inviato speciale, editorialista ed infine condirettore per lungo tempo. Fu anche prolifico scrittore. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: “Tabacco nero e terra di Sicilia”, con introduzione di Leonardo Sciascia, (1951); “I siciliani a Milano” (1960); “Rapporto sulla mafia” (1964); “Profonda Sici-
Palermo il 7 febbraio 1993. Sempre intelligenti furono le sue riflessioni e le sue denunzie sulla condizione della Sicilia, sui suoi processi di degenerazione sociale, economica, politica, sul sistema di potere regionale e nazionale.
di un impegno sociale profondo, mai appiattito sui potenti di turno. Sempre nel cuore ebbe la sua Caltanissetta, della quale spesso scrisse. Memorabile rimane un suo corsivo, alla città dedicato, uscito su “L’Ora” il 17 ottobre 1969, dal titolo “La bella
addormentata”. Tra le città siciliane - sostiene Farinella in quel pezzo - Caltanissetta fu tra quelle più vive, estrose ed intelligenti, le sue maestranze zolfifere, durante il fascismo, la risparmiarono all’onda del conformismo. Ed ancora, della sua generosa classe operaia “così fiera delle proprie bandiere, così orgogliosa di sfilare in corteo a braccetto con gli studenti e gli intellettuali, così sprezzante della morte laggiù nel caldo profondo cuore delle zolfare”. Fino a quando la classe politica del secondo dopoguerra liquidò quel
patrimonio di lotte, costringendo i suoi “figli del popolo a sparpagliarsi a mendicare la vita ai quattro angoli del mondo”. Pur tuttavia, mai Farinella si fece prendere da vacuo pessimismo. Ne è testimonianza la raccolta dei suoi corsivi usciti su “L’Ora” dal 1967 al 1972 e poi pubblicati per l’editore Flaccovio di Palermo. Il titolo emblematico è “Diario siciliano”. Egli qui, ritornando a scrivere della sua Caltanissetta ormai alle porte della dismissione del comparto dello zolfo - si augura in un sussulto della città, “dove i giovani che sono cresciuti respirando l’aria di quelle campagne e di quelle zolfare lottino, nelle difficoltà, ma forti di quel solido retroterra, per costruire una Sicilia nuova”. Quell’intelligente pessimismo di Mario Farinella, pieno anche di speranze, ci fa ancora oggi riflettere su tante cose. Su quello che negli anni nella nostra terra è stato fatto, ma anche su quello che non è stato fatto e che invece si sarebbe potuto fare.
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Fatti & Salute
Neurologia al S. Elia
Eccellenza salva-vita
di Rita Cinardi
Tre ore. E’ il lasso di tempo necessario per salvare un uomo colpito da ictus limitando al massimo i danni. Quello che è considerato la seconda causa di mortalità e la prima per quanto riguarda la disabilità può trovare una risposta efficace anche al reparto di Neurologia dell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta, guidato dal primario Michele Vecchio, divenuto recentemente, mediante decreto, Stroke Unite di II livello. In pratica, anche i pazienti della provincia potranno essere trattati con nuovi farmaci che consentiranno di arrestare l’attacco ischemico. Già dieci pazienti sono stati trattati con la nuova terapia, che peraltro può essere intrapresa solo dopo un’attenta valutazione dello stato generale del paziente, e su tutti ha dato esito positivo e nessun effetto collaterale. Il che vuol dire che sono stati rispettati i protocolli internazionali che dettano nello specifico i criteri di inclusione ed esclusione cui il medico dovrà attenersi scrupolosamente. “I primi sintomi sono spesso sottovalutati da chi è colpito da ictus e da coloro che gli stanno intorno – spiega Vecchio – che possono prendere sotto gamba una lieve parestesia. In realtà il formicolio ad una guancia o ad una mano, non legati ad una precedente compressione del nervo, possono essere il primo campanello di allarme di una sindrome vascolare acuta. Per cui questi pazienti devono essere portati velocemente in pronto soccorso così come chi perde i sensi o chi accusa forti dolori al torace. La tempestività in questo caso è fondamentale dal momento che la nuova terapia è efficace solo se si rispettano alcuni criteri. La trombolisi è una terapia che si può somministrare, solo in ospedali dotati di Stroke Unit, ai pazienti che hanno avuto un’ischemia cerebrale al massimo entro tre ore dall’esordio dei sintomi cui viene somministrato un farmaco che scioglie i coaguli ed è indispensabile che il personale specializzato valuti se il paziente è in grado di poter essere trattato con questa terapia che ha, su particolari soggetti, alcune
controindicazioni”. Un altro grande passo in avanti se si considera che di Stroke Unit di II livello, ossia le Unità Urgenza Ictus, in Sicilia ce ne sono soltanto altre due a Palermo, una a Siracusa e una a Messina. Il reparto di Neurologia dell’ospedale Sant’Elia è dunque considerato un’eccellenza ma non solo per quanto riguarda il trattamento degli ictus, qui infatti vengono sperimentate nuove terapie su pazienti malati di sclerosi multipla, malattia degenerativa del sistema nervoso particolarmente diffusa nel nostro territorio. Ed è sempre grazie a Michele Vecchio, e il suo staff che, in collaborazione con il nuovo reparto
nata dal fatto che atrio sinistro e atrio destro sono rimasti comunicanti, visto che il foro non si è chiuso dopo la nascita. Questa condizione spesso emerge solo nel momento in cui si sta compiendo un forte sforzo fisico, per esempio durante attività sportivo agonistiche. Il dottore Francesco Amico ha dunque effettuato un intervento della durata di venti minuti con anestesia locale e paziente assolutamente vigile cui è stato impiantato un device che ha chiuso la co-
lo Cantaro, ma anche di un nuovo reparto di Osservazione Breve Intensiva che si occupa dei malati del pronto soccorso per i quali è necessario effettuare valutazioni più approfondite. “Quando si è in presenza di patologie particolari – continua Michele Vecchio – è necessario confrontarsi con i medici di altri reparti. Le esperienze multidisciplinari ci consentono infatti di risolvere in maniera efficace casi sanitari più complicati”. Ma il primario di Neurologia spiega anche
è bene che i nostri cittadini vengano costantemente informati su tutti gli
“I primi sintomi sono spesso sottovalutati. La tempestività è fondamentale”
Michele Vecchio:
“Siamo all’avanguardia”
interventi che è possibile effettuare in loco, cosa che per altro consente ai pazienti non solo di rimanere tra i propri affetti ma anche di risparmiare sul costo del viaggio e del soggiorno fuori. E alla collettività rimane il vantaggio di tenere in sede i soldi destinati alla nostra sanità che solo così può progredire”. Il reparto di Neurologia, tra i primi ad essere interessato da una ristrutturazione che oggi lo ha reso particolarmente accogliente a differenza di qualche altro reparto dove ancora gli arredi restano poco idonei rispetto alle crescenti richieste dell’utenza, con venti posti letto (più quattro per il day hospital) è sicuramente uno tra quelli che contano il maggior numero di ricoveri giornalieri e anche in
Che cos’è la terapia trombolitica? Il dottore Michele Vecchio
di Emodinamica, guidato dal dottore Francesco Amico, è stata salvata una giovane paziente cui è stato diagnosticato un forame ovale pervio, in pratica la stessa sindrome che ha colpito il calciatore Antonio Cassano. La giovane, una sportiva nissena, manifestava i classici sintomi dell’ictus: un lato del corpo era stato colpito da paralisi motoria. L’episodio, molto raro in persone di giovane età, è stato oggetto di studio di una equipe multidisciplinare che alla fine è arrivata ad una diagnosi corretta e tempestiva che ha permesso di salvare la donna. “In pratica la paziente – spiega Michele Vecchio – aveva un’anomalia cardiaca determi-
municazione tra i due atri. Adesso la giovane donna sta bene e ha potuto riprendere tranquillamente non solo la sua vita normale ma anche l’attività sportiva”. Le esperienze multidisciplinari fanno dell’ospedale Sant’Elia un presidio ormai considerato all’avanguardia nel cuore dell’Isola, che non solo si è arricchito del reparto di Emodinamica, grazie al quale non più un solo elicottero si è alzato
Il reparto del nosocomio cittadino è diventato Stroke Unite di II livello per trasportare un paziente infartuato verso Catania o Palermo come ha più volte sottolineato il manager Pao-
La terapia trombolitica consiste nell’eliminare un embolo o un trombo che per cause diverse può formarsi all’interno dell’albero arterioso celebrale provocando anche l’ischemia. La terapia si effettua con la somministrazione, nei tempi e nei modi previsti nei protocolli su pazienti selezionati che devono essere valutati secondo precisi criteri di inclusione o esclusione, di un farmaco ad azione trombolitica entro tre ore dall’insorgenza dei sintomi l’importanza per la sanità provinciale di effettuare visite e interventi nel nostro ospedale evitando di viaggiare verso altri centri all’interno della Sicilia o addirittura in altre regioni del nord Italia. “Ogni anno la nostra Asp – sottolinea il dottore Vecchio perde 400 milioni di euro per quanto riguarda la mobilità sanitaria. In pratica ogni volta che un nostro paziente decide di effettuare interventi altrove i fondi dell’assessorato regionale passano a quell’altra struttura piuttosto che alla nostra. E’ così che in Lombardia riescono ad avere sempre reparti all’avanguardia, proprio perché siamo noi che li finanziamo indirettamente sottraendo soldi ai nostri ospedali. Dunque
momenti di pienone, medici e personale infermieristico si adoperano per non costringere utenti e familiari a trasferte in ospedali vicini (Enna) dove esiste una grande disponibilità di posti letto. Un reparto divenuto fiori all’occhiello, al pari di qualche altra divisione, soprattutto nel trattamento di patologie degenerative del sistema nervoso. Senza contare la recente diagnosi effettuata sempre dal primario Michele Vecchio che aveva individuato, in collaborazione con un rinomato centro lombardo, una sindrome di Creudzfeldt-Jacob che ha colpito un paziente su cui inizialmente si sospettava una Bse (comunemente definita sindrome della mucca pazza).
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Ornamenti
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di Ivana Baiunco
La sanità che vorremmo C’
è una sanità senza nome e cognome uguale per tutti , che accoglie con un sorriso e cura amorevolmente non sappiamo dove si trovi ma sappiamo che forse in un luogo, quello dove albergano i desideri esiste. Intanto ci dobbiamo accontentare di ciò che abbiamo, che è tutt’altro rispetto a ciò che vorremmo. Chi ricorre alle cure mediche d’urgenza, chi arriva nel posto di primo intervento è già disarmato di suo, non sa cosa accadrà da li a qualche minuto, dunque con l’equilibrio umorale alterato e la preoccupazione a mille,almeno l’accoglienza dovrebbe essere rassicurante. Invece ci si trova dinnanziad un muro di cemento espressioni sgarbate, atteggiamento borioso e molta insofferenza ed indifferenza, guai a pensare che si arriva nell’hall di un hotel cinque stelle ma neanche in un riformatorio. Certo che poi quando giungono i comunicati nei quali i direttori generali si sperticano nel raccontare i risultati conseguiti, anzi i prestigiosi risultati conseguiti, ci sarebbe da rispondere qualunquisticamente, ma quali risultati?Per un nuovo reparto inaugurato, ce ne sono tanti altri che fanno acqua da tutte le parti, e la carenza di personale è una piaga che pare insanabile, i concorsi sono sempre banditi ma sta di fatto che non arriva nessuno. Se non fosse
che chi scrive ha vissuto una vicenda sanitaria da raccontare, sulle sue spalle si penserebbe che è facile parlare senza sapere. Invece no, io so, e posso raccontare. Se non hai un santo in paradiso o un nome ed un cognome che dice qualcosa a qualcuno, si rischia
pensa che la sanità dovrebbe essere uguale per tutti. Ma come può essere uguale per tutti se al pronto soccorso ci sono solo due medici ed una serie infermieri che fanno il loro lavoro per inerzia non guardando negli occhi i pazienti che
di essere solo un numero e tra l’altro un numero basso che non vuol dire essere i primi ma gli ultimi della lista, se poi hai un carattere garbato ed educato finisci pure per essere ignorata. Ho assistito alla vicenda di un uomo che è rimasto in barella quattro giorni prima di essere ricoverato, gente umile senza pretese che aspetta perché
assistono, come se fosse tutto dovuto. E’ il sistema che li rende così, bene allora e lo stesso sistema che dovrebbe accorgersene e mettere ordine. Ogni malato porta con se una storia che bene che vada è di sofferenza e dolore, se in più si aggiungono a volte condizioni di disaggio sociale e povertà, il quadro è completo. Pensare poi che i
deputati nazionali hanno in aggiunta alla loro indennità 1500 euro per curarsi nelle strutture private, ma allora se non credono neanche loro nella sanità pubblica perché dovrebbero crederci i cittadini? Perché a volte incontrano sulla loro strada camici bianchi con sguardi attenti e sorrisi compiacenti che ti danno anche una pacca sulla spalla, sono Lino, Stefania, Raffaella e tanti altri che sicuramente esisteranno ma sempre troppo pochi e dunque per questo fanno la differenza. E’assurdo pensare che riuscire ad ottenere quello che è dovuto diventa invece un privilegio di pochi. Ho “soggiornato” al pronto soccorso dell’ospedale “Sant’Elia” quasi ventiquattrore, mi è sembrato di essere sotto le tende in un ospedale militare medici che correvano freneticamente e barelle che arrivavano, ma poi ho compreso di non essere dinnanzi ad una scena di guerra, perché in guerra due infermieri non sarebbero mai andati a fumare fuori dalla porta in pieno attacco delle forze nemiche. Non siamo noi utenti che dovremmo trovare la soluzione ma chi è pagato profumatamente dovrebbe occuparsene, invece di fare anticamera negli uffici dei potenti per assicurarsi la conferma dell’incarico. Parliamo della sa-
lute della gente ed a volte ci vorrebbe pocoper far si che articoli, riflessioni come questa non vengano più scritte, non stiamo parlando dei massimi sistemi ma dell’essenziale e se così non ci si riesce,bene, allora bisognerebbe collocare in pensione chi è stanco e assumere forze giovani e specializzate preparate alla comunicazione con i pazienti e soprattutto con i parenti dei pazienti. Poi emigri, decidi di farlo perché ti costringono ad i famosi viaggi della speranza e cisi meraviglia quando un medico di un qualunque ospedale del nord ti chiama per nome e si ricorda la tua storia, allora gridi al miracolo, invece quella è la normalità, normalità che non si conosce perché troppo lontana dalla nostra. Gli sbagli avvengo al nord come al sud i disservizi ci sono anche lì e lo leggiamo tutti i giorni. Racconto del rapporto umano, io parlo della stretta di mano e della pacca sulla spalla che dovrebbe esseredata a tutti. Ci sono alcuni primari per fortuna pochi, ma ci sono, che per parlarci bisogna fare anticamera e chiedere quasi scusa del disturbo, che per metterti in difficoltà usano paroloni incomprensibili ai più, e ce ne sono degli altri che entrano in corsia e scherzano, salutano tutti, anche in questo caso sono troppo pochi. La sanità non si svende e Loro l’anno svenduta.
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Fatti, salute & tecnologie
Donare sangue con un’App Francesco Profumo, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, premia i progetti vincitori del bando Social Innovation
“Smart Donor”
l’applicazione creata da un ingegnere nisseno
di Marco Benanti Nel dedalo delle migliaia di applicazioni tecnologiche dalla dubbia utilità, le ormai ben note “App” per Smart Phone e Tablet di ultima generazione, inventate forse più per fare business e creare finte esigenze, esiste una sparuta minoranza di applicazioni concepite per farci vivere meglio. Tra queste, si farà da qui a breve apprezzare quella di un qualificato e giovane ingegnere nisseno che consentirà una mappatura ed una immediata risposta alle esigenze di donazione di sangue. Un giovane ricercatore nisseno tra gli innovatori under 30 delle Regioni Convergenza sta beneficiando dei finanziamenti previsti dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca nell’ambito del PON-Ricerca e Competitività-Smart Cities and Communites e Social Innovation per lo sviluppo di progetti di innovazione sociale. Si tratta di Marco Cannemi, ingegnere di Caltanissetta, e della sua App “Smart Donor”. Marco Cannemi, 29 anni, laureato in ingegneria gestionale, con un dottorato in matematica applicata all’ingegneria è riuscito a studiare un progetto che rientra tra quelli selezionati e finanziati dal Miur per favorire lo sviluppo di idee tecnologicamente innovative per la soluzione di problematiche sociali presenti nei territori delle Regioni Convergenza. Il finanziamento ottenuto da Cannemi sarà impiegato non in gestione diretta, ma con responsabilità sul loro utilizzo. L’applicazione di Cannemi si chiama “Smart Donor” ed è un progetto che mira alla realizzazione di un’appli-
cazione per Smart Phone, Tablets e Social Network rivolta ai giovani donatori volontari di sangue. Nelle aree del Mezzogiorno, inclusa la provincia di Caltanissetta, il numero di donazioni annue è purtroppo inferiore a quello necessario. Ciò produce una carenza di sangue che grava soprattutto sui Servizio Trasfusionale dei Presidii Ospedalieri, che sono spesso costrette a importare unità di emazie necessarie al fabbisogno. Negli ultimi anni, soprattutto durante la stagione estiva, nella Provincia di Caltanissetta le Associazioni di donatori volontari hanno dovuto affrontare numerose Emergenze Sangue. Tali emergenze, dovute prevalentemente alla mancanza di autosufficienza dei sistemi trasfusionali presenti nella provincia, impattano drammaticamente, oltre che sull’efficienza generale del sistema sanitario locale e sulla qualità della vita dei soggetti talassemici e drepanocitici che numerosi afferiscono al territorio nisseno. La mancata autosufficienza ematica dovuta in parte allo scarso coinvolgimento della fascia giovanile della popolazione risente, inoltre, della difficoltà che i Centri di Raccolta sangue gestiti dalle Associazioni di volontari devo giornalmente affrontare nel gestire e pianificare razionalmente la raccolta del sangue sul territorio. Tale problematica sociale rischia di raggiungere livelli drammatici a causa dell’aumento del fabbisogno di sangue strettamente connesso al generale invecchiamento della popolazione e alla reale mancanza di
un ricambio generazionale dei donatori volontari di sangue. Partendo dall’identificazione di questa problematica sociale, Cannemi ha ideato “Smart Donor”, un’applicazione che verrà sviluppata in collaborazione con INNOVA S.p.A., azienda attiva in Europa nella gestione e nello sviluppo dell’ innovazione. “Smart Donor” al momento in fase di sperimentazione, sarà uno strumento a disposizione delle Associazioni dei donatori volontari come la Fidas nissena, per gestire al meglio la raccolta di sangue sul territorio, per sensibilizzare le nuove generazioni avvicinandole alla cultura della trasfusione e garantire un maggior ricambio generazionale. La nuova App permetterà in pratica una vera e propria interazione tra donatore e centro di raccolta del sangue, consentirà al donatore di individuare i centri di raccolta più vicini, prenotare le proprie donazioni, consultare lo storico delle sue precedenti donazioni e la sua cartella clinica, condividere attraverso i Social Network il suo impegno sociale. “L’applicazione- spiega Cannemi- consentirà al donatore di poter donare quando serve, non a caso, quando cioè ve ne è la reale necessità, altro vantaggio- continua Cannemi- l’avere la richiesta in tempo reale di un gruppo sanguigno specifico, il donatore diventa quindi più Smart, ovvero più intelligente, con una donazione davvero mirata”. Le Associazioni potranno, inoltre, veicolare informazioni ai propri donatori, sollecitare le donazione nei momenti
di maggiore emergenza e pianificare con maggiore efficienze i propri piani di raccolta del sangue. Forse un giorno, anche grazie all’idea di un giovane nisseno, la provincia di Caltanissetta potrà raggiungere e garantire la totale autosufficienza ematica tipica
delle provincie italiane più virtuose del Nord. “L’innovazione sociale- conclude Cannemi- riguardamoltissimicampi, ma è chiaro che la tecnologia in questo caso deve essere introdotta per singoli campi, ad ogni problema può essere progettata una singola applicazione, e chissà che il nostro “Smart Donor” possa aprire le maglie di applicazioni sempre più
utili ai servizi sociali. Se a migliorare le condizioni di vita dei cittadini, o ad innescare un processo virtuoso verso tale senso è già cosa positiva, lo è oltremodo (consentiteci un tocco di campanilismo!) se a dare tale input è un qualificato ingegnere nisseno.
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Fatti & Politica
Dalla provincia di Caltanissetta arriva lo
“squadrone”
Segue dalla prima Sempre dall’analisi delle elezioni sicule di contro abbiamo anche una percentuali altissima di astenuti: lo scorso 28 ottobre il 53% dei siciliani ha preferito non recarsi alle urne. Una percentuale altissima che la dice lunga su quello che è stata la politica in Sicilia in questi ultimi 17 anni. Una politica fatta di promessa non mantenute, di slogan pubblicitari, di prebende distribuite ad amici e compari, e di poco altro. Tant’è che per la prima volta il partito di Berlusconi, e i partitini che gli girano intorno, raccolgono pochissimi consensi nell’isola dell’ormai famoso “61 a zero”, e si trovano confinati all’opposizione. Tira una nuova aria? La Sicilia si rial-
linea al modello bersanian-casianiano? Probabile, ma, allo stesso tempo è giusto dire, che il centrodestra siciliano ha partecipato alla competizione regionale diviso in mille rivoli. Se solo avessero trovato la sintesi attorno ad un candidato, ad esempio attorno a Musumeci (Tutti da Micciché a Lombardo, passando per Fini) sarebbe stato difficile per l’asse Casini-Bersani primeggiare. Ma tant’è. Il compito del neo governatore Rosario Crocetta è arduo. Ha davanti a sé una regione a rischio fallimento, figlia della malagestione dei precedenti
governi. Ma non ha (sostanzialmente) la maggioranza. Ergo dovrà negoziare
Adesso risposte chiare per risollevare le sorti di questa “dannata” Provincia
provvedimento dopo provvedimento, cercando di farsi condizionare il meno possibile dagli Scilipoti di turno. E, sopratutto, dai titoloni e dagli annunci dovrà passare ai fatti. Altrimenti la “rivoluzione” tanto evocata in campagna elettorale resterà carta straccia. Ma veniamo alla nostra provincia, e ai riflessi del voto su Caltanissetta. La provincia e la città di Caltanissetta escono vincenti dal voto regionale. Perché Rosario Crocetta è natio di Gela, e vive a Gela. Perché Linda Vancheri, neo assessore alle Attività produttiva, è nata a San
Cataldo ma lavora da diverso tempo per Confindustria Caltanissetta. E poi il leader del primo partito in Sicilia, ovvero del Movimento Cinque Stelle, è un trentacinque nisseno che si chiama Giancarlo Cancelleri. A essi dobbiamo aggiungere Gianluca Micciché, Pino Federico, e Giuseppe Arancio. Adesso la provincia e città di Caltanissetta attendono risposte. Risposte chiare, che possano risollevare le sorti di questa “dannata” provincia e di questa città dimenticata dalla politica regionale. Ecco, al nuovo governo regionale i nisseni e i cittadini della provincia hanno dato un’altra chance. Se la giochino al meglio. @GiuseppeFalci
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Viale della Regione Fatti in Redazione
Giancarlo
Cancelleri
un onorevole dall’ anima
di Ivana Baiunco
H
a gli occhi che ridono, va in giro con la sua bicicletta, e risponde al telefono a tutti. Così Giancarlo Cancelleri a qualche settimana dall’elezione a deputato regionale con il “Movimento Cinque Stelle”. Lui, l’uomo che ha fatto incetta di voti in provincia più di cinquemila, primo degli eletti e adesso capo gruppo all’Ars, giubbino di pelle e jeans, si definisce un timido apparente. Parla di quando a scuola piangeva sempre perchè non ci voleva stare, della sua maestra che un giorno incontrando sua moglie Francesca raccontò di questo bam-
Sono entrato in politica perchè ho voglia di cambiare quello che non va bene bino piagnone. Ride e non smette di farlo, come se in realtà accogliesse la vita, così, con un sorriso. Non si fa abbattere neanche dalla grossa responsabilità che adesso gli è arrivata sulle spalle. La scelta di candidarsi condivisa con la moglie: “Se lei mi avesse detto di no -dice- io non l’ avrei fatto, mia moglie è la persona a cui devo rendere conto, ma
non per avere il permesso di fare le cose ma per condividerle con lei, mi disse: ” Quando tu fai le cose per il movimento sei vivo, non potrei mai chiederti di morire”. Mi sono molto emozionato quando mi ha risposto così”. Gli sarebbe piaciuto fare il professore, per la grande stima che aveva della sua professoressa di italiano del geometri. “Ero innamorato della materia mi piaceva tantissimo”. Idealista e poco realista, duro l’impatto con la cruda realtà e comunque non demorde, ritorna come un filo conduttore la voglia di cambiare le cose. Parla soprattutto del desiderio di essere padre e della paura di esserlo, adesso che è molto più impegnato. “Vorrei essere un padre come il mio – racconta- una persona che non ci ha fatto mai mancare niente, si è spesa tantissimo per darci una sistemazione, io non so se riuscirò mai a fare quello che lui ha fatto per noi, tutto questo essendo un impiegato”. Si è diplomato in contemporanea con il padre, che per avanzare di carriera da adulto decise di mettersi sui libri. “Mio padre: un bell’ esempio”. Una vita tranquilla, ordinaria,una bella famiglia, un fratello, Vincenzo, il suo supporter, fu lui per primo a sposare in provincia l’idea di Grillo di fondare un movimento i ”Grillini” prima, e il “Movimento 5 Stelle” poi, e tirò dentro con se Giancarlo che è adesso il leader regionale, anche se a lui questa parola non piace
Rock In alto Giancarlo Cancelleri con la moglie Francesca Sicilia, il giorno del voto. A sinistra all’età di 8 anni, insieme al fratello maggiore Vincenzo
come non piace l’appellativo di onorevole. “Mi piace espormi, sono entrato in politica perché le cose non mi stavano bene, siccome quando le cose non mi piacciono ho voglia di cambiarle allora ho deciso di farlo”. Racconta con trasporto della madre, non una mamma assillante, che gli faceva ai ferri i maglioni di lana, e del rapporto distaccato ed al contempo emotivo, non troppe smancerie. Dice di essere sempre stato estremamente liberal nei confronti della sorella minore, Azzurra, anima organizzativa della campagna elettorale. Due grandi emozioni: il pianto di suo padre il giorno dell’elezione ed il primo bacio con la moglie “La sera più bella della mia vita – sorride-”.
Ammette di avere un animo romantico e non se ne vergogna. Spazia dalle lettere a Lucilio di Seneca a Bukowski del quale ama l’irriverenza e l’ironia. Il suo “Grazie” per questi 35 anni di vita va alla nonna Letizia, la mamma del padre che descrive così: “Una persona che mi ha insegnato il rispetto delle regole, il rispetto per le persone e soprattutto l’armonia della famiglia”. Un rapporto personale con Dio, non pratica perchè dice: “Spesso la religione dell’uomo ha preso strade diverse da quella di Dio”. Ha una guida spirituale, un amico prete, che ha celebrato il suo matrimonio, al quale si rivolge quando ha voglia di parlare, di approfondire alcuni temi. “Una persona che ti fa
respirare l’aria buona che si dovrebbe respirare nella chiesa -afferma-”. Nessuna vendetta solo perdono, non è un uomo rancoroso, parte dal presupposto che l’uomo è buono e dunque come primo approccio si avvicina agli altri con le braccia aperte. I suoi amici spesso gli rimproverano questo atteggiamento di fiducia disarmante nei confronti del prossimo. Lo scopriamo fine conoscitore della musica di un certo periodo; la sua canzone “Made in Japan” dei “Deep Purple” gli piace perchè rappresenta un bel periodo storico, un periodo nel quale era forte la voglia di cambiamento e di ribellione verso i poteri forti, ecco che esce fuori in ogni risposta della conversazione la voglia di cambiamento che applica a tutti i ragionamenti . “Bello dal punto di vista musicale il periodo da cui poi è partito tutto un filone rock e metal che è il mio substrato culturale a livello musicale -ci racconta-”. E’ il giallo il suo colore, il colore del sole dei buoni, della positività. Nonostante l’animo romantico non ha
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L’INTERVISTA. L’Ars e la politica siciliana visti dal leader del movimento cinque stelle dell’Isola
“Ci guardano come gli alieni” di Giuseppe Alberto Falci
E’
L’ emozione più grande, il tappeto di gente per il comizio di chiusura in Viale Regina Margherita una poesia nel cuore, ma sponsorizza il libro di poesie scritte dal suo amico Luciano Zaami. L’ emozione più grande della campagna elettorale, il tappeto di gente per il comizio di chiusura in viale Regina Margherita. La cosa più brutta della campagna, la polemica con Crocetta che poi si è riverberata contro il suo datore di lavoro. Si trasferirà solo per qualche giorno a settimana a Palermo con la moglie, niente alberghi di lusso ma un monolocale in un condominio ad impatto zero, arriverà in assemblea con la sua bici e metterà la cravatta solo il giorno del giuramento per rispettare le regole. Continuerà a battersi per le sue idee con jeans e giubbino in pelle così come è partito dalla sua città con in testa la musica del cambiamento.
stato candidato alla presidenza della Regione per il Movimento Cinque Stelle. Inizialmente dato come “outsider”, ha messo paura ai primi due della classe, Rosario Crocetta e Nello Musumeci. Raggiunto telefonicamente dal FattoNisseno nella ore dell’elezione del Presidente dell’Ars, Cancelleri non l’ha mandata a dire: «Siamo lontani dalle logiche spartizione». Crocetta non ha la maggioranza? «Guardi, io non so come Crocetta si stia ponendo su questo problema». Giancarlo Cancelleri, si aspettava l’exploit di Grillo in Sicilia? No, non me l’aspettavo completamente. E’ stato un risultato grandissimo, che ci ha portato ad avere una rappresentante in ogni provincia. Tutto ciò è al di là di ogni aspettativa. Al di là dell’explot del Movimento Cinque Stelle resta in primissima piano un dato: il 53% dei siciliani non si è recato alle urne. Quello dell’astensionismo non me l’aspettavo. Il 53% è davvero tanto. I cittadini hanno voluto mandare un segnale netto alla politica tradizionale, optando per un’altra direzione. D’altronde come può continuare un metodo come quello dei partiti tradizionali che è stato eccesivo? Passiamo al nuovo governo presieduto da Rosario Crocetta. Cosa pensa della nuova compagine di governo? I nomi non sono male. Più in là, quando saranno operativi, entreremo nel merito del loro operato. Diciamo che la prima uscita di Zichichi, «sarei felici se la Sicilia fosse piena di centrali nucleari», lascia un po’ perplessi. Non trova? Ma Zichichi dove ha vissuto? Forse a Ginevra, dove vive, non gli hanno ancora detto che in Italia c’è stato un referendum sul nucleare. Questa è la cosiddetta dichiarazione di “letto”. Una curiosità: si narra che nel Palazzo siciliano gli altri deputati abbiano paura dei “grillini”.
Ha già notato qualcosa? Sì, ci guardano come alieni. In realtà è normale che cittadini vengano eletti, ed entrino nel Palazzo. D’altronde noi siamo logiche di spartizione delle poltrone, tipica
si tutte le poltrone. Tutto ciò è legato al fatto che Crocetta non ha la maggioranza. Ergo cerca sponde con le forze d’opposizione. Io non so come Crocetta si stia
province? Certo che sono d’accordo su abolizione province. I consigli provinciali non servono a nulla, invece la parte amministrative delle province andrebbe ripartita fra regioni e comuni. In questo modo potremmo risparmiare.
Promuoverò l’associazione “Opportunità e sviluppo”
16ª Legislatura. Il primo giorno di Giancarlo Cancelleri all’Ars
della Prima e della Seconda Repubblica. Ad ogni modo per lei, Cancelleri, si profila la vice presidenza dell’Ars. Non è questo l’aspetto che ci interessa.
Nonostate il nostro 32% l’aria a Caltanissetta non è cambiata Per come è andato il voto in occasione del voto sulla Presidenza dell’Ars, voi del Movimento Cinque Stelle sarete l’unica vera opposizione? Guarda, questo è un momento nel quale loro cercheranno di spartir-
ponendo con le altre forze d’opposizione. Passiamo alla provincia di Caltanissetta. L’aria è cambiata anche nella nostra provincia? Penso alla sconfitta dell’onorevole Torregrossa, dell’onorevole Maira. Guarda tutto ciò non lo so. A dire il vero non credo che a Caltanissetta sia cambiata l’aria. Il risultato di Caltanissetta è proprio di un lavoro che dura da anni. Noi abbiamo fatto in città il 32%. Chiaramente non sono questi gli equilibri in città. Lei ovviamente è il leader del M5S. Ma ha optato per il collegio di Caltanissetta. Si dedicherà principalmente a Caltanissetta? In qualità di leader del M5S lavorerò non solo per la provincia di Caltanissetta. Ma, come M5S, ci siamo imposti di lavorare non ognuno per ogni provincia, ma lavoreremo a livello regionale. E’ d’accordo sull’abolizione delle
Cosa serve a Caltanissetta e alla sua provincia fino ad oggi dimenticata dalla politica locale? Io sono convinto di una cosa che Caltanissetta è una Sicilia in piccolo. Ha bisogno di far ripartire l’economia, la piccola e media impresa, e il turismo. E noi dobbiamo ripartire da questo spazio. Ad esempio, a Caltanissetta c’è un’associazione che si chiama Opportunità e Sviluppo, che io cercherò di far veicolare il più possibile.“Opportunità e Sviluppo” è un ente privato che si occupa di interfacciare tutte le amministrazione comunali per creare un distretto turistico. Un’ultima domanda: con quale mezzo ci andrà a Roma? Io ci andrò in autobus. D’altronde conoscendo il traffico di Palermo come dovrei andare... (Giovanni Carlo Cancelleri, classe ’75, nisseno, geometra, sposato senza figli. Il suo politico di riferimento è Bob Kennedy, e Cancelleri cita spesso una sua frase: «Se tu non ti interessi alla politica, sarà la politica ad interessarsi di te». Ad agosto disse al quotidiano online Linkiesta«Se vengo eletto, mi dedicherò con cura alla mia missione e lascerò Caltanissetta per Palermo». Oggi è il leader del Movimento Cinque Stelle in Sicilia.)
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L’intervista
l’ “alieno”
Salvatore Cardinale
si confessa
A tu per tu con il politico che ha resistito al tempo e allo spazio di Osvaldo Barba E’ innegabile che di questi tempi la politica ha sempre più bisogno di veri e propri “esorcismi” per essere accettata dalla gente comuna. Molti afferenti a questa politica d’annata, con o senza apostrofo in base ai punti di vista, pur sulla via di un esorabile quanto orami improcrastinabile tramonto, elemosinano posti “d’onore” in liste bloccate per rimanere attaccate a tutti quei privilegi che sono inversamente proporzionali alla dignità che ognuno di loro ha, o per meglio dire,…. pensa di avere. Molti dei politicanti sembrano non avere passato e soprattutto (e direi anche per fortuna) futuro. Ma esistono le eccezioni. Esiste gente che, partita dai movimenti giovanili, ha fatto la sua carriera politica coerentemente con le sue origini. Salvatore Cardinale, cinque volte parlamentare e tre volte ministro delle Poste e Telecomunicazioni, dopo la diaspora della Democrazia Cristiana ha sempre seguito(ed a volte creato) partiti generati da quello in origine fu il Partito Popolare Italiano creato da Don Luigi Sturzo. Se sia stato o meno un buon politico lo si deve chiedere ai posteri che, in quanto attuali e quindi contemporanei, continuano a far di lui un uomo sempre in auge e dietro il tavolo di regia della politica regionale e nazionale. Come Caronte, ha provato a “traghettare” molti degli avventori della politica durante un percorsodi attività parlamentare lungo più di quattro lustri. Molti “errano” ancora e sono stati inghiottiti dal buio della ”fama politica”. Oltre un ventennio di attività parlamentare hanno fatto di lei un uomo politicamente migliore? Senza dubbio mi hanno dato la possibilità di confrontarmi con grossi problemi, a volte apparentemente irrisolvibili, ai quali ho trovato la soluzione. Questi vent’anni mi hanno dato la possibilità di conseguire quell’esperienza, oggi alla base di qualunque scelta politica. Posso affermare che questo lungo percorso mi ha aiutato a crescere e ad avere quella maturità indispensabile per es-
sere sempre me stesso. In qualunque occasione. La sua è stata una carriera politica lungimirante. Sente di dover ringraziare qualcuno particolarmente? Più che qualcuno voglio ringraziare il mio paese d’origine. Mussomeli mi ha dato la possibilità di essere il designato al ruolo istituzionale preposto in tutte le occasioni in cui mi sono messo in gioco. Ed essendo la nostra una democrazia matura non posso che essere profondamente grato verso la mia co-
Sono profondamente grato a Mussomeli che mi ha permesso di arrivare così in alto munità che mi ha permesso di arrivare così in alto. Onestamente parlando: sente di essere stato per la provincia di Caltanissetta, il politico giusto al momento opportuno? Sento di aver avuto, ed ho, la consapevolezza di un ruolo importante per la nostra provincia. Del resto, ho iniziato da giovanissimo la mia carriera politica, militando nei gruppi giovanili per approdare, successivamente, in quella Democrazia Cristiana dalla cui diaspora sono nati via via i partiti a cui ho sempre dato il mio contributo. La provincia di Caltanissetta è stata fondamentale per il raggiungimento di quelle responsabilità politiche che, tradotti in termini di risultati, equivalgono al ruolo di Ministro delle Poste e Telecomunicazioni che ho ricoperto per ben tre volte dal 1999 al 2001. Come saprà, politicamente parlando molti hanno di lei un’idea negativa. Si sente Nemo Profeta in Patria? Come sempre, parto dal presupposto che non tutti e sempre possono con-
dividere le mie idee politiche. Sarebbe assolutamente antidemocratico. Io comunque faccio sempre un distinguo tra quelli che hanno contrastato la mia attività politica con grande senso di responsabilità e altri che hanno tentato di ostacolarmi anche con mezzi fuori dalla politica. In ogni caso io, nei loro confronti, non ho fatto mai ricorso a questi “mezzi” di bassa lega. Ancora oggi nella nostra provincia ho molti amici che continuamente mi sollecitano per un impegno politico sempre maggiore. Quindi, non mi sento un Nemo Profeta in Patria Ieri era lei il deputato, oggi sua figlia Daniela. Quanto del suo ascendente politico c’è nell’operato dell’attuale deputato Cardinale? Nessuno. Daniela vive in un tempo che non è il mio. Nella politica di oggi sarei un “alieno”. Sono sempre a sua disposizione quando mi chiede un consiglio. I giovani parlamentari di oggi hanno un modus operandi totalmente diverso da quello della mia generazione. Daniela, come riportato da OpenPolis, è tra le più attive parlamentari siciliane. Il mio ruolo è di tipo prettamente notabilare. Non mi sottraggo quando e se mia figlia mi chiama in causa. E’ opinione diffusa che tra le giovani leve della politica nissena non sia ancora “nato” il nuovo Cardinale. Concorda? Innanzitutto sono estremamente contento di tale affermazione. Diciamo che il tempo in cui viviamo è assolutamente complesso e difficilissimo da vivere anche nel contesto politico. Comunque esistono molti talenti, nella politica siciliana ed anche nissena, che possono rappresentare il futuro di questa provincia. Una fra tutti Gianluca Miccichè. Lui è passato dalla mia scuola politica. Anzi, sono sicuro di poter affermare che con me, Gianluca ha fatto la sua primissima esperienza partitica. Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare. Si rispecchia in questa frase? Si. Non ho più nulla da chiedere alle istituzioni. Mi aspetto però dalle stes-
se una risposta adeguata a quello che è il grande dramma che vive adesso la nostra Nazione. Io vivo la vita politica all’interno di un partito come il P.D., con un leader che è una persona capace oltre che mio amico personale, che sarà in grado di vincere e di diventare il nuovo Presidente del Consiglio. Se tutto ciò accadrà allora mi sentirò appagato. Soprattutto sarebbe ricambiato il mio impegno che, quotidianamente, riverso al Partito Democratico In politica, come nella vita di tutti i giorni, il tradimento è dietro l’angolo. Lei si sente più tradito o traditore? Io non ho mai tradito nessuno. Lo posso affermare senza possibilità di essere smentito. Per D.N.A non sono un traditore anche grazie ai geni a me trasmessi dai miei genitori. Gli insegnamenti di mio padre e di mia madre li attuo quotidianamente nel mio impegno politico. Sono stato sempre leale anche quando, nelle vicende politiche, ho prevalso sugli altri. Posso affermare che rifarei tutto quanto fino ad oggi svolto. Posso anche serenamente affermare che ho conosciuto moltissimi ingrati…….. Guardandosi allo specchio, l’onorevole Cardinale che immagine ha di se? Sono una persona molta pratica ma anche un eclettico. Quando mi guardo
allo specchio comunque, non abbasso mai lo sguardo. Questo per me vale più di qualunque altra cosa. Concluda con gli auguri più sinceri che Lei pensa di rivolgere alla comunità nissena! L’augurio non può essere altro che cambino lo stato attuale delle cose. Alla giuda della Regione Sicilia c’è un Governatore che vuole eliminare i privilegi e gli sprechi. Soprattutto, dopo cinquant’anni, questa provincia ha un Presidente della Regione. Spero che Crocetta riesca a trovare gli strumenti per dotare Caltanissetta e provincia, di tutte quelle infrastrutture ad oggi mai realizzate.
Sono una persona molto pratica ma anche un eclettico, non abbasso mai lo sguardo In primis, penso all’assetto viario; poi anche alla formazione, alla cultura ed a tutto ciò che serve per innalzare questa desolata provinciadall’isolamento a cui è relegata da un’infinità di tempo.
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Viale della Regione Fatti in Redazione
Gianluca Miccichè
Un uomo normale, in un posto speciale di Ivana Baiunco
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a stradina che porta alla grande casa di campagna è sterrata, costeggiata da piante e fiori, si scorgono gli oleandri verdi. Il cancello aperto sorretto da pietre vive a fare da cornice naturale. Alla fine del vialetto di ciottoli e prato inglese, un grande slargo alcune macchine posteggiate e un trattore sul quale armeggia con suo padre, non ne vuol sapere di partire, li c’è lui, pantaloni di fustagno marrone, un maglione rosso il sigaro tra le labbra, unico vizio che si concede nei momenti di relax. Gianluca Miccichè neo deputato regionale Udc; ci riceve in un momento di vita privata, per chi
Famiglia, politica e natura le sue passioni, è un uomo semplice ma ha i suoi vezzi ha la terra ed i suoi valori nel sangue. Un sorriso, e continua ad armeggiare su quel trabiccolo. Scopriamo poi, che di trattori ne ha più di 100, ma in miniatura collezione della quale va fiero, sistemati per bene in una vetrinetta nel suo studio. La tavola nella dependance è ancora imbandita, dolci, frutta, il pranzo della domenica è un rito che si consuma assieme. In attesa
che arrivi l’onorevole la mamma, una bella signora dai capelli a caschetto, ci offre il caffè e la sorella,Fabiola presto mamma di una bambina, sposata con un ufficiale dei carabinieri, comincia a sfogliare vecchi album di foto, sono i suoi familiari che lo raccontano più che lui stesso. “Era un bambino discolo ed imprevedibile,monello un monello - dice Cettina sua mamma - mia mamma dopo Gianluca non voleva più figli” – aggiunge la sorella minore Fabiola -. Sul tavolo le foto di una vita di ricordi, la comunione, le recite a scuola, i compleanni, e tutti insieme i tre fratelli Miccichè, Giuseppe, Gianluca, Fabiola. Uno scatto un giorno di settembre in occasione di una cresima, quella della cugina. I Miccichè sono un “clan”, uno per tutti , tutti per uno. Arriva Gianluca, entra innesca una discussione con la madre su alcuni libri che non trova, i suoi libri, guarda le foto e sorride. Non ama parlare di se l’onorevole Miccichè, 36 anni compiuti il giorno della festa di Gesù Redentore il 6 agosto ed una carriera di successi politici alle spalle. Primo degli eletti in consiglio comunale, primo degli eletti al consiglio provinciale, poi assessore ai servizi sociali ed infine un sogno realizzato l’Ars, sala d’Ercole. Ma la sua passione per la politica nasce più lontano sin dalle elementari. Rappresentante d’istituto all’agrario dove consegue il diploma e senatore accademico all’università di scienze politiche. Si è laureato con una tesi in diritto
costituzionale,sui sistemi elettorali, la sua passione,non gli sfugge nulla, regole, le leggi, la materia elettole per lui non ha misteri. Un uomo normale così si descrive, le grigliate, le feste. La campagna che sormonta “Cozzo di Naro”
è stata teatro di momenti felici e tristi, di tante scampagnaterigorosamente con lui al barbecue. Ha un lavoro da dirigente Telecom, ufficio che continua a frequentare, ci racconta e che non abbandonerà nonostante il prestigioso incarico istituzionale. Si ferma, riflette, una tirata al sigaro , “Qui c’è la mia vita – dice - guardandosi intorno”. Un rapporto molto stretto con i
Sopra Gianluca Miccichè nella sua campagna. A sinistra il giorno della prima comunione (28 Giugno 1987). Accanto una foto che lo ritrae all’età di 9 anni con il fratello Giuseppe di 12 anni e la sorella Fabiola di 4 anni.
fratelli, protettivo nei confronti di Fabiola, di grande complicità con Giuseppe il maggiore, bello, alto, biondo, fisico atletico occhi verdi e fascino da attore, che descrive diverso da se, timido ed ombroso. Di amore non si parla con l’onorevole Miccichè, gli uomini non parlano di sentimenti, almeno quelli di vecchio stampo, intanto il suo cuore batte per una donna, di più non dice, non si sbilancia. Si alza e continua a cercare i suoi libri. E’ un uomo semplice ma ha dei vezzi, il profumo sempre lo stesso sin da ragazzo, quello di suo padre il “Vetiver” e poi le cravatte esclusivamente “Ermes” e “Marinella” e le scarpe di stile inglese le sue predilette fatte a mano se possibile. Racconta della sua infanzia felice e della giacca ed i giornali sotto braccio dell’ultimo anno di superiori. La gavetta l’ha fat-
ta nelle giovanili della “Democrazia Cristiana” quando i grandi erano i soloni e si era considerati sempre troppo giovani, eppure in quegli ambienti guardando i “grandi” molto ha imparato che adesso ha messo a frutto senza però mutuare gli stessi errori. Il suo mito politico, Piersanti Mattarella. “L’unico vero sicilianista – afferma con un tono di voce mutato, adesso è serio e deciso- l’unico che veramente voleva attuare lo statuto sganciandoci dal potere delle banche del nord e delle industrie del nord alle quali voleva fare pagare le tasse qui giù, questo è il vero motivo per cui lo hanno ucciso”. Gli amici: la sua forza. Non prende mai una decisione politica se non la condivide con il gruppo che tiene coeso del quale dirime le controversie. Estremamente pragmatico alla domanda a chi dire grazie, risponde: “Ho detto grazie mille volte in questi giorni a mio padre, e non mi stancherò mai di farlo, lui è il mio sostegno, la mia sicurezza, questo non vuol dire che non discutiamo i nostri scontri sono memorabili, da questi sono venute fuori le decisioni più importanti”. Schiettezza e diplomazia sono le caratteristiche che tutti unani-
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L’INTERVISTA. Dalla Dc alla Margherita fino all’Udc, con un solo obiettivo: restare al centro
“Sogno l’unità di tutti i cattolici” di Giuseppe Alberto Falci
Curiosità: gli amici lo hanno sempre chiamato onorevole, sin dai tempi dell’università memente gli riconoscono. C’è anche chi dice che ha un brutto carattere perché alcune volte non va troppo per il sottile, eppure i suoi amici sono gli stessi da tempo immemore, semmai se ne sono aggiunti di nuovi, “se qualcuno è andato via non era un vero amico” – aggiunge-. A chi lo chiama onorevole risponde: “Mi chiamo Gianluca, onorevole va bene i primi 20 giorni dopo l’elezione”. Pensare che gli amici lo hanno sempre chiamato onorevole così per gioco sin dal periodo universitario, sarà stato di buon auspicio. Mentre gli parliamo da segni di insofferenza non riesce a stare fermo per molto tempo. Si alza e dice: “Va be, credo che ti ho raccontato tutta la mia vita, adesso me ne vado”. Gira le spalle e con la sua inconfondibile camminata, elegante e pacata, sicura e fiera si avvia con il sigaro in mano verso il vialetto. Un giorno suo nonno disse al padre dell’onorevole Miccichè: “Questo ragazzo diventerà qualcuno, guarda come cammina”.
On. Micciché, ci racconti la storia politica. Inizio a fare politica a scuola, sono stato l’ultimo dirigente giovanile dei giovani della Dc. Quando scompare la Dc, e si divide in diversi tronconi, aderisco alla Margherita. E nel 2004 mi candido al Consiglio Comunale fra le fila della Margherita. Penso che l’esperienza comunale sia stata l’esperienza più bella, quella nella quale mi sono maggiormente divertito. Furono quattro anni meravigliosi dove si portarono avanti tante battaglie. Perché l’esperienza comunale è stata quella più divertente? Intanto perché ero più giovane, a quel tempo avevo 26 anni. Fu un’elezioni particolare, che somiglia tanto a quelle delle regionali di qualche settimana fa. In quell’occasione il popolo nisseno chiese un cambiamento radicale. Io ero nelle liste della Margherita, allora forza di governo al comune di Caltanissetta. E in lista c’erano sette consiglieri comunali uscenti, e quattro assessori della prima giunta Messana. Nonostante tutto, mi candidai nella prima lista, e fui il primo degli eletti. Fu un successone. Quella fu una fase politica nella quale i nisseni chiesero un cambiamento... Arriviamo alle provinciali del 2008. Lei in quell’occasione si candiderà fra le file dell’Mpa. Come mai? La mia scuola è quella democristiana. Quando nasce il Pd non condivido il progetto, che porta alla fusione a freddo di Ds e Margherita. E aderisco al Movimento per l’autonomia, che nasce da una costola dell’Udc. Però il passaggio all’Udc avviene nell’ultimo anno. Cosa succede? Io ho condiviso il progetto di Raffaele Lombardo finché è rimasto alleato con i moderati. Quando nel dicembre del 2011 l’Udc scelse di staccare la spina a Lombardo, presi in considerazione il partito di Pierferdinando Casini. In sintesi lei nasce Dc, poi diventa Margherita, poi aderisce al progetto all’Mpa, e oggi è con Pierferdinando Casini. In sostanza è un centrista 2.0 .
Io non ho mai cambiato partito. In realtà sono i partiti in cui ho militato che hanno cambiato posizione. Dopo la fine della Dc, nascono tre partiti: Partito Popolare, Ccd, e Cdu. E io che faccio? Aderisco al Ccd, uno dei tre lo dovevo scegliere. O no? Poi il Partito Popolare si scinde, e nascono altri due partiti. Poi nasce la Margherita. Capisci bene, che è stato ed è un gran casino. Lei vorrebbe che tutti questi parti-
Ma secondo lei, il modello UdcPd, che è risultato vincente in Sicilia, può essere esportabile alle elezioni politiche del 2013? Lo dicono i numeri. In Italia con questa aggregazione andiamo oltre il 40%. D’altronde il Pd è al 30%, noi siamo al 7%. Se poi riuscissimo ad aggregare altre forze moderata, sarebbe perfetto. Se dovesse esserci in questo modello anche Nichi Vendola?
Io riconosco un merito al M5S: hanno denunciato fatti veri. Ovviamente dopo la denuncia si deve passare alla proposta. Però hanno avuto un grande valore. E se non ci fosse Grillo 60 parlamentari uscenti sarebbero stati rieletti. Il rinnovamento all’Ars avviene grazie a Beppe Grillo. Passiamo alla provincia di Calta-
“Sì ad accorpamento della provincia di Caltanissetta
con quella di Enna”
16ª Legislatura. Il primo giorno di Gianluca Miccichè all’Ars
tini di centro trovassero la sintesi? E’ il sogno di tutti la riaggregazione dei moderati. Ma dei moderati, o dei centristi? Dei moderati cattolici, e quindi dei centristi.
“Il rinnovamento all’Ars grazie a Grillo e al suo movimento” L’idea di Luca Cordero di Montezemolo è proprio questa. Ma è l’idea di Casini. Tant’è che Casini a Chianciano toglie dal simbolo la scritta “Casini”, e ci scrive sù “Italia”.
Io mi troverei in forte difficoltà. Ovviamente non cambierei partito. La fortuna è che a livello regionale non esistono, e a Caltanissetta ancora meno. Tuttavia, le posso dire, che a Caltanissetta ho ottimi rapporti con la dirigenza locale di Italia dei Valori. E se facessimo un passo in avanti: nel 2014 si voterà per il rinnovo del consiglio comunale, e per l’elezione diretta del Sindaco di Caltanissetta. Anche qui la formula sarà sempre la stessa? L’Udc andrà con il Pd? Io credo che i cittadini di Caltanissetta sarebbero favorevoli ad un’alleanza fra Udc e Pd. Anche se non possiamo fare una proiezione sulle amministrative, sono elezioni differenti. E cosa pensa del Movimento Cinque Stelle. E sopratutto dell’exploit in Sicilia?
nissetta, e alla città di Caltanissetta: per prima cosa farà? Abbiamo da affrontare alcune urgenze. In primis il bilancio della regione. Ma superate le urgenze, inizierà la nostra azione politica. La madre di tutte le battaglie per me sarà la legge di riordino degli Enti Locali, quindi la legge di riforma della Province. Se noi riuscissimo a salvare questa provincia, avremmo assicurato il futuro ai nostri e alle generazioni che verranno. La mia idea è la seguente: accorpamento con la provincia di Enna, ma con la democrazia partecipata. Ovviamente con il Presidente eletto dal popolo, e con la riduzione del numero dei consiglieri provinciali. Potremmo avere 4 assessori, e 15/16 consiglieri provinciale. Ne ho già parlato con il Presidente Crocetta, che è d’accordo sul mantenimento delle province. Questa sarà la mia battaglia politica. (Gianluca Micciché, classe ’77, si definisce un democristiano degli anni 2000. Già consigliere comunale, consigliere consigliere provinciale, e assessore alla Provincia. Oggi è stato all’Ars fra le fila dell’Udc, al Fatto Nisseno sussurra:«Presto mi farò un profilo twitter, così invierò messaggi di 140 caratteri ai cittadini di Caltanissetta)
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Comunicazione Istituzionale
Fatti, economia & territorio
L’ anima sturziana
ereditata a Caltanissetta
Dal 7 novembre la B.C.C. “Luigi Sturzo” è passata nelle mani della Banca del Nisseno
C
resce il Credito Cooperativo Nisseno; in controtendenza rispetto a tutti gli altri, la Banca del Nisseno investe sul territorio e conclude un’operazione destinata a rimanere nella storia: rileva la consorella “Luigi Sturzo” di Caltagirone ed entra a pieno titolo nel territorio calatino. Si risolve così uno stato di crisi che aveva interessato la B.C.C. di Caltagirone, in amministrazione straordinaria da oltre un anno. Il provvedimento di rigore era stato disposto dalla Banca d’Italia nel settembre del 2011 e, mancando le condizioni per la rimessa “in bonis”, si temeva il peggio e cioè la liquidazione della banca. A salvare il credito cooperativo a Caltagirone è intervenuta la Banca del Nisseno che ha teso la mano acquistando attività e passività e subentrando nello sportello sulla piazza. Questi i numeri dell’acquisizione: 40 milioni di euro di prestiti alla clientela, 25 milioni di euro di depositi e 9 dipendenti (tutti assorbiti). Passano, quindi, da 8 a 9 le agenzie della Nisseno sul territorio siciliano e viene superata la soglia dei 350 milioni di euro di attivo. Abbiamo incontrato il Presidente Di Forti, visibilmente soddisfatto, per saperne di più e ca-
ciproche, per la banca - che si rafforzerà - e per il territorio - che si svilupperà ulteriormente. Con quali strumenti bancari vi presentate ai nuovi territori? Con tutti i servizi bancari e le operazioni di sempre e con qualche strumento nuovo. Mi riferisco ai
Luigi Sturzo (1871-1959) Nato a Caltagirone il 26 novembre 1871, figlio di Felice Sturzo e Caterina Boscarelli Il progetto politico e sociale di Sturzo non si limitò al settore economico e produttivo con l’associazionismo cooperativo ma gettò le basi della rete cattolica nell’amministrazione comunale. Nota cartolina dell’epoca raffigurante il Palazzo delle Poste centrali di Caltanissetta. Oggi sede della Banca del Nisseno Credito Cooperativo
rone? Per il territorio siciliano significa il mantenimento della presenza del credito cooperativo in una Città, Caltagirone, e in un territorio, quello calatino, dove è nata la cooperazione; va ricordato, infatti, che Luigi Sturzo è il padre del coopera-
conformemente al messaggio sociale dell’enciclica “Rerum Novarum” di Papa Leone XIII che Luigi Sturzo, sacerdote e intellettuale, declinò nel concreto non solo per la Sicilia ma per l’Italia tutta. E per la sua Banca? Per la Banca del Nisseno, che come
Attualità del pensiero sturziano: “…………. Noi vogliamo operare e far vivere il Mezzogiorno con la sua vita e la sua figura, non avulso dal ritmo dell’economia e della politica nazionale, ma come parte integrante dell’Italia una. Dunque, si autonomia no separatismo. “ “…..Il privato impiega il denaro assai meglio dello Stato; la produttività dell’impresa privata è superiore a quella dell’impresa pubblica. Per una politica di maggior impiego di mano d’opera è obbligo dello Stato non solo non ostacolare l’investimento privato, ma anche favorirlo”. I vertici della Banca al termine della conferenza stampa da sinistra: Calogero Parrinello (Vice Presidente Vicario), Michele Augello (Direttore), Giuseppe Di Forti (Presidente), Salvatore Augello (Vice Presidente)
Oggi più che mai c’è bisogno di sostenere l’economia locale pire le ricadute dell’operazione per il nostro territorio. Presidente, una filosofia controcorrente quella che anima la Banca del Nisseno che, in un momento storico difficile per via della crisi economica e finanziaria, mentre i più tirano i remi in barca, investe sul territorio. Cerchiamo di fare la nostra parte. Siamo banca di credito cooperativo e come tale impresa a responsabilità sociale; ciò vuol dire che dobbiamo pensare ed agire in una logica di sostegno del territorio. E oggi più che mai c’è bisogno di sostenere l’economia locale perché tutto il Paese ed in particolare la Sicilia sta attraversando una fase di grande difficoltà reale. Chi ha residue possibilità finanziarie ma anche idee e potenzialità di sviluppo ha il dovere di metterle in campo; vale per tutti e a maggior ragione per noi. Cosa significa l’acquisizione della B.C.C. “Luigi Sturzo” di Caltagi-
no la fiducia e la credibilità che la banca si è conquistata nei confronti della gente e delle Istituzioni in tanti anni di lavoro serio e trasparente. In questi giorni lo spot pubblicitario del credito cooperativo sulle tv nazionali presenta la BCC
tivismo economico e sociale nonché il fondatore, nel 1896, di una delle prime Casse Rurali della Sicilia: la “San Giacomo”. Quell’idea vincente, interrotta negli anni per via di alterne vicende e rilanciata nel 2004 con la nascita della BCC “Luigi Sturzo”, continua a vivere oggi per il nostro tramite. Di questo siamo orgogliosi e al tempo stesso consapevoli della grande responsabilità che ci siamo assunti. Abbiamo incorporato un pezzo di storia, il pezzo di storia più importante, quello fondante il credito cooperativo in Sicilia secondo l’ispirazione cristiana che anima i nostri statuti
dice la denominazione non è mia, è una occasione di crescita e di sviluppo in un territorio molto interessante. L’area calatina e quella ragusana è economicamente più sviluppata della nostra, e non mi riferisco solo alle ceramiche di Caltagirone. La presenza di tante imprese attive e vitali nel settore dell’agroalimentare, dell’artigianato e del turismo rende quei territori molto interessanti dal punto di vista bancario. Al di là della clientela acquisita, vi è molto da fare e, sapendo operare nel rispetto e con la filosofia cooperativa, si possono ottenere grandi soddisfazioni re-
crediti all’agricoltura, investimento e conduzione, che eroghiamo con garanzia statale grazie ad un accordo con l’ISMEA. Siamo stati la prima banca in Italia ad erogare il credito di conduzione che l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare a messo a punto nel 2012. Seppur in crescita, siete pur sempre una piccola banca locale eppure non è la prima volta che realizzate questo tipo di acquisizioni; chi vi da la forza? 110 anni di storia alle spalle, 35 milioni di euro di patrimonio, 1.200 soci che annualmente ci rinnova-
come “una Banca differente”; in cosa sta la differenza? Una Banca “differente” è una banca attenta, dinamica, coraggiosa e generosa; un banca capace di interpretare i bisogni delle famiglie e delle imprese, generando fiducia e promuovendo sviluppo; una Banca che sa mantenere ben salde le radici nel territorio e che si pone come motore dell’economia locale con slancio ed in autentico spirito di servizio; una Banca che non tradisce le origini e che mette a primo posto la persona. La Banca che tutti vorremmo avere alle spalle.
Una banca “differente” è quella capace di interpretare i bisogni di famiglie e imprese
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Fatti & San Cataldo Il paradosso delle
“Permute territoriali” un
muro di gomma
di Alberto Di Vita Non è il più grave, ma senza dubbio uno degli esempi di quanto sia lenta la burocrazia italiana, tanto da trascinarsi problemi talmente “tradizionali” fino a renderli apparentemente irrisolvibili: una di quelle complicazioni, tutte italiane,
breve.
di fronte alla quale il cittadino medio tende a rassegnarsi perché nulla cambierà. Da gran parte dei sancataldesi interessati è percepita così la questione delle permute territoriali tra San Cataldo e Caltanissetta… anche se ci sono ancora pochi e accaniti abitanti che si ribellano allo stato attuale delle cose, pretendendo di pagare il giusto. Pagare cosa? Tasse, ovviamente. E tasse molto alte, come vedremo fra
Nel lontano 1968 un primo provvedimento determina il naturale passaggio di alcune di queste zone a San Cataldo, atto noto come “permuta territoriale” e decretata dal L.R. n. 5 del 22/03/1968. San Cataldo è poi cresciuta e la problematica si è posta nuovamente nel 1987, quando la permuta ha interessato zone come Belvedere, Mimiani e C.da Bigini. Da questi due provvedimenti nasce la complicazione: sono zone amministrate dal nuovo
La storia – Il territorio di Calta-
nissetta si estendeva ben oltre i confini fisici della città e alcune zone ricadevano nei pressi di San Cataldo: per esempio, gran parte dell’attuale Corso Sicilia era territorio nisseno.
comune di appartenenza, e sulle quali sono state costruite case e locali commerciali, ma catastalmente fanno parte ancora dei comuni di provenienza. Si stimano circa 2mila famiglie interessate per un totale di circa ¼ dell’intera popolazione sancataldese. La situazione ha effetti anche in altri ambiti, come nel caso della dichiarazione dei redditi o in caso di compravendita degli immobili. Lo stato attuale – La disparità di trattamento è enorme e inaccettabile. La situazione è così da anni: il primo provvedimento è del 1968, il secondo è del 1987. Dopo 44 anni e 25 anni nulla è cambiato se non le aliquote da applicare su ICI/ IMU: nessun dubbio su quale sia il contribuente che abbia sentito il maggior peso degli aumenti. C’è chi, in passato, si è difeso nelle sedi opportune. Ci sono anche sentenze della Commissione Tributaria Provinciale che danno ragione a chi pretende di pagare il tributo usando la tariffa catastale pertinenti al comune in cui sono ubicati gli edifici oggetto di imposta. Un’importante precedente è dato dalla sentenza n. 4/21/04 del 19/01/2004 da parte della Commissione Tributaria Regionale di Palermo che stabilisce, senza possibilità di interpretazione, che i cittadini “hanno diritto alla applicazione delle tariffe d’estimo previste per i Comuni ai quali i loro immobili sono stati aggregati o trasferiti”. Muro di gomma – Sono mol-
ti i tentativi fatti per risolvere la questione, tutti infranti per le prese di posizione assunte dall’Agenzia del Territorio, che in più di un’occasione avrebbe rimandato il problema, attribuendone la capacità risolutiva alla definizione legislativa dell’iter delle permute, ancora oggi incompiuto. O all’emanazione di un provvedimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Non sappiamo se in Italia ci sono altri casi simili. Facendo delle ricerche su internet, si trovano solo voci relative a San Cataldo e a qualche vecchia “permuta territoriale” precedente al 1900. L’amministrazione – La questione diventa ancora più spinosa in un Comune che si trova in una situazione finanziaria difficile e con il Patto di Stabilità non mantenuto, nella sostanza cambia poco se per malagestione, come sostenuto da Amministrazione e Maggioranza, o per “sfasamenti temporali”, come da comunicato del coordinamento cittadino del PDL: il Comune ha delle oggettive difficoltà economiche. Mettere mani oggi a questa problematica significa non solo farsi carico di un importante problema tecnico e amministrativo, ma anche intaccare ulteriormente le entrate, se è vero
che circa ¼ della popolazione sancataldese contribuisce con una quota IMU sensibilmente maggiore. Non sappiamo l’ammontare della cifra che verrebbe a mancare: ma si tratta di equità sociale. La tematica è stata dibattuta moltissimo in questi anni: circa una decina i Consigli Comunali sul tema, soprattutto su interrogazioni/ mozioni delle precedenti opposizioni. L’attuale Amministrazione è costretta ad affrontarlo, ma fino ad oggi risulterebbe un solo incontro con l’Agenzia del Territorio: a detta del Sindaco Raimondi, sarebbe già stato definito l’iter per la variazione catastale, ma non sono state fissate “scadenze”. Sarebbe utile, almeno, che gli Amministratori si immedesimassero nei concittadini/contribuenti, che vivono in una situazione economica complicata a livello generale, e “consigliassero” pubblicamente a tutti gli interessati dalla questione di versare i tributi usando come base di calcolo il Comune soggetto attivo, cioè San Cataldo: questo è stato l’invito di “Riprendiamoci la Città”, che non ha mai spento i riflettori sul problema. Sarebbe un fortissimo segnale di responsabilità, correttezza, giustizia ed equità sociale.
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PALAZZO DELLE SPIGHE. Dopo sette mesi dall’insediamento il programma sembra arenato
Nessuno pretendeva il “miracolo italiano” a San Cataldo...ma
Il problema e i dati Risulta evidente una disparità fiscale che sfiora i limiti dell’incredibile. Diventa addirittura paradossale nel caso degli immobili destinati a locali commerciali. Facciamo degli esempi:
Immobili destinati ad abitazione,
5 vani, posti uno di fronte all’altro, identici nell’aspetto e nella metratura. L’edificio che ricade sulla zona di Caltanissetta ha una rendita catastale di € 309,85€; l’edificio che ricade sulla zona di San Cataldo ha rendita di € 196,65 €. Importi Imu? Uno € 208,22 e l’altro € 130,13: in più. oltre il
60%
Immobili destinati a locale commerciale,
ipotizzando una superficie di 100 mq, sempre posti uno di fronte all’altro, identici nell’aspetto e nella metratura. L’edificio che ricade nella zona di Caltanissetta ha una rendita catastale di € 3527,40; l’edificio che ricade nella zona di San Cataldo ha rendita di € 919,3. Importo Imu? Per uno è € 2.135,74 e l’altro € 556,61. Una sproporzione imbarazzante: il primo paga un importo di quasi volte maggiore!
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Il 23 maggio di quest’anno si insediava a Palazzo delle Spighe il nuovo Sindaco di San Cataldo, Francesco Raimondi. Quel che spiccava in quelle elezioni comunali erano i programmi elettorali di tutti i candidati: si somigliavano molto per ambizione, coraggio, speranza di rinnovamento e per una diffusa indicazione di discontinuità con la vecchia Amministrazione, anche da candidati “vicini”, se pure in misura minore. Un aspetto che li accomunava era l’avere raccolto il bisogno popolare di informazione, di notizie, di partecipare attivamente alla vita politica del proprio paese. L’allora candidato Raimondi si era più volte speso in tal senso, parlando di politica partecipata e di programma che nasceva dal basso. Il testuale di una delle tante interviste: “Il nostro progetto è espressione diretta delle istanze dei cittadini”. Tutti i candidati avevano ragione, tutti avevano programmi bellissimi e moderni: ma va da sé che fare programmi è indubbiamente più semplice che governare. Perché chi governa deve poi scontrarsi con la realtà, spesso talmente incrostata da non permettere visioni al di là dell’oggi: i problemi li avrebbero avuti tutti. Ma se è vero che quel progetto di città, di amministrazione, di futuro era espressione diretta delle istanze dei cittadini, è anche vero che lo stesso Sindaco Raimondi, in uno dei primissimi Consigli Comunali e rispondendo all’ennesimo pungolo dell’opposizione sul programma elettorale, ha più o meno testualmente affermato che era il caso di voltare la pagina elettorale, dimenticare ciò che era contenuto in quei programmi perché la situazione reale li rende per buona parte inattuabili. Non che sia una cosa anomala: è più o meno quel che accade dopo ogni elezione, a qualunque livello e per qualunque tipo di governo in ogni parte del mondo. Ma oggi, e soprattutto in Italia, c’è
da confrontarsi con un crescente senso di responsabilità del cittadino medio che si evidenzia della necessità di chiarezza: è uno dei motivi per cui il M5S è riuscito a fare breccia soprattutto nella fascia under 40, quella che ha rimestato meno (poco, o nulla) la propria esistenza con quella politica che ci ha regalato lo sfacelo di oggi. Ed è la vera sfida della politica di oggi e domani. Se le due affermazioni sono vere (programma nato da istanze del cittadino e inattuabilità dello stesso), un’Amministrazione nuova, che deve confrontarsi con questa situa-
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Alcuni punti del programma elettorale non dipendono dai conti pubblici e dai debiti
zione, con questa presa di coscienza da parte dei cittadini, ha il dovere di prendersi delle responsabilità e fare un nuovo programma: stavolta non “elettorale” ma di governo. Nessuno pretendeva che ci fosse qualche improbabile “miracolo italiano” da realizzarsi nei fatidici 100 giorni. Ma al 31/12/2012 saranno trascorsi abbondantemente 220 giorni dall’insediamento del Sindaco a Palazzo delle Spighe e su questa Amministrazione pesano più i provvedimenti per coprire i buchi di bilancio che altro: quello che rimane alla gente è l’aumento delle tasse, tra l’altro approvate con un bilancio che tutto era tranne che partecipato (l’opposizione lo ha definito “bilancio comunicato”) e nato da quella “politica di coinvolgimento” più volte richiamata in tempi elettorali. Conosciamo le cifre, che non sono mancate nell’informazione esterna, anche se nel corso dei mesi si è reso sempre più chiaro che le prime
stime dovevano essere aumentate perché fatte per difetto. Dai debiti fuori bilancio (1 milione e 300 mila euro, contro gli 800mila del 2011), 1,5 milioni di euro in meno per mancati trasferimenti da Stato e Regione, 400mila euro per lo sforamento del patto di stabilità, per non parlare dell’impegno pluriennale dovuto ai molti debiti contratti precedentemente per opere pubbliche. Nessuno dice che sia facile né che ci sono ricette magiche in grado di migliorare la situazione dall’oggi al domani. Ma chi ha eletto Raimondi lo ha fatto (anche) perché si è ritrovato in quel programma elettorale, perché ha avuto fiducia nella persona, perché ha colto un messaggio di speranza. Dopo 200 e più giorni, cosa è stato realizzato? Quali sono gli impegni presi, le iniziative importanti messe in atto? Ma soprattutto, cosa è rimasto di quei progetti, di quel programma elettorale? Cosa è possibile fare? Sono aumentate Tarsu e Imu, è aumentata l’addizionale comunale IRPEF e ci è stato detto che questi provvedimenti sono stati fatti guardando al futuro e programmando un risanamento, e ci è stato anche detto che sarebbe stata indetta un’Assemblea pubblica per renderci partecipi delle cifre, dello stato attuale delle cose.
È possibile realizzare un’agenda che contenga impegni precisi, su argomenti concreti come scuola e servizi casa-scuola per chi abita lontano dal centro, rimborsi alunni pendolari, situazione ed eventuale rilancio dell’IPAB, questione delle permute territoriali e tributi relativi, possibilità di potenziamento del PTE [Ex Pronto Soccorso], Raccolta Differenziata, spesa energetica e politica sulle energie rinnovabili, rivalutazione del Centro Storico, opere pubbliche etc…? “Il Fatto Nisseno” è pronto ad ospitare il Sindaco Raimondi sia per raccogliere questo nuovo impegno sia per un’intervista chiarificatrice: va detto che abbiamo provato a contattare il Sindaco, al numero che egli stesso aveva reso pubblico in campagna elettorale con la promessa che avrebbe risposto a chiunque avesse bisogno di parlargli. Non abbiamo ricevuto risposta. Crediamo che non sia chiedere troppo: è un semplice atto di nuova democrazia, se vogliamo definirla così. Perché tra i tanti punti dei programmi elettorali di Maggio 2012 ce ne sono alcuni che non dipendono dai conti pubblici o dai debiti e che sono realizzabili per semplice volontà: politica partecipata, maggiore informazione, chiarezza. Basta poco. A.D.V.
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Giustizia & Società
“Migliaia di cause civili pendono nei nostri uffici” di Vincenzo Pane
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iustizia civile: un argomento che spesso sembra scivolare in secondo piano e che spesso “paga” in termini di attenzione rispetto ai processi penali, che ricevono maggiore attenzione dai media per via degli eventi tragici dai quali scaturiscono. Eppure il settore civile riguarda la quotidianità: basti pensare alle cause di separazione, alle cause di lavoro, alle beghe quotidiane anche di lieve entità per finire ai risarcimenti danni per vicende di una certa gravità e che vengono pure trattate in sede penale. Quello dei processi civili è però un argomento delicato, anche perché i tempi per la risoluzione dei processi sono molto lunghi ed un cittadino rischia di vedersi riconoscere un suo diritto dopo molti anni. Dell’argomento abbiamo parlato con il presidente del Tribunale Claudio Dall’Acqua e con il presidente della sezione civile del Tribunale Antonino Porracciolo. Quello attuale non è un momento facile per la Giustizia. Come sta il settore civile?
qui destinati solo di prima nomina e che, maturata una certa anzianità, vengono trasferiti nelle sedi di provenienza, con l’effetto di una grave e spesso non breve scopertura della pianta organica, come si verificò tra il 2008 ed il 2009, allorché le assenze raggiunsero la misura di quasi il 50% dell’assetto dell’Ufficio”. Una delle soluzioni alla lentezza dei processi è stata individuata nel processo telematico. Quali sono i pro ed i contro? “Non vedo controindicazioni al processo telematico - ha affermato il presidente della sezione civile del Tribunale Antonino Porracciolo sino a questo momento l’esperienza è stata limitata a qualche Tribunale e alla sola materia dei decreti ingiuntivi, ma è facilmente prevedibile che prima o poi la gran parte degli atti processuali viaggerà per via telematica, con evidente risparmio di costi e di tempi. Già oggi, comunque, un certo numero di adempimenti delle
Porracciolo: “La mediazione potrebbe costituire un fenomeno di crescita sociale
A sinistra il presidente del Tribunale Claudio Dall’Acqua. In alto il presidente della sezione civile del Tribunale Antonino Porracciolo
Dall’Acqua: “Difficoltà per i trasferimenti dei magistrati ma il nostro lavoro non si ferma” “Non può dirsi che il settore civile stia meglio degli altri - ha risposto il presidente del Tribunale Claudio Dall’Acqua - anzi, è vero il contrario. Nei nostri uffici pendono migliaia di cause, e chi è stato parte di un processo civile perché ha iniziato una causa o perché è stato chiamato in giudizio, sa bene che non di rado sono necessari alcuni anni prima che il suo processo sia portato a termine. Perché questo? Le ragioni sono molteplici. Forse il primo motivo va individuato nel fatto che nella nostra società esiste una congenita ed estesa conflittualità nei rapporti intersoggettivi, che fa patologicamente ricorrere al giudice anche quando ciò potrebbe essere evitato, se solo prevalesse un po’ di buon senso”. E riguardo al funzionamento della “macchina” giudiziaria? “Non possiamo certo dimenticare che in uffici come il Tribunale di Caltanissetta contribuisce al frequente inceppamento del servizio anche la ciclica discontinuità delle presenze di magistrati, che vengono
cancellerie - per fare un esempio le comunicazioni dei provvedimenti si effettua per mezzo della posta certificata. Siamo solo all’inizio, ma la strada è irreversibilmente tracciata”. Presidente Dall’Acqua, ci dica qualcosa sulla recente mini-riforma della giustizia civile che ha introdotto il filtro in appello? “Il filtro in appello - ha spiegato il presidente del Tribunale di Caltanissetta - ovvero quella valutazione che il giudice di secondo grado deve fare alla prima udienza, e che
consiste nel valutare se l’impugnazione sia priva – come si esprime il “nuovo” articolo 348 bis del codice di procedura civile – della “ragionevole probabilità di essere accolta”. Secondo uno studio de “Il Sole 24 Ore”, il 68% degli appelli si conclude con una conferma della sentenza di primo grado. Il filtro in appello potrebbe dunque “tagliare” sul nascere il 30-35% degli appelli”. Presidente Porracciolo, cosa pensa della mediazione obbligatoria? “Bisogna subito dire che la Corte
Costituzionale ha reso noto di aver dichiarato l’illegittimità costituzionale, per eccesso di delega legislativa, del decreto che aveva previsto il carattere obbligatorio della mediazione. Quindi la Corte non si è pronunciata sulla legittimità della mediazione in sé considerata, ma ha affermato che il Governo, nell’adottare il decreto sulla mediazione stessa, ha disposto qualcosa in più rispetto a quanto gli era stato delegato dal Parlamento. Vedremo nei prossimi mesi se si apriranno altri scenari. Detto questo, per rispondere alla sua domanda, penso che ci si debba riallacciare a quanto affermato in precedenza sull’eccessiva litigiosità dell’italiano. La mediazione nasceva proprio per cercare di creare un argine a tale fenomeno. Bisogna vedere poi come la mediazione era concretamente attuata, ma in linea teorica essa avrebbe potuto costituire anche un fenomeno di crescita sociale, perché – come acutamente osservava il compianto Pierluigi Vigna (ex Procuratore nazionale antimafia, deceduto il 28 settembre scorso, n.d.r.) in un recente convegno qui a Caltanissetta – una mediazione andata a buon fine fa sì che non ci siano né vinti né vincitori. Tutto il contrario della sentenza, che per definizione ha un soccombente
o, addirittura, due soggetti reciprocamente soccombenti”. Ritiene che vi sia un legame tra la mediazione civile ed il filtro in appello? “Intendiamoci - ha aggiunto il dott. Porracciolo - si tratta di due istituti differenti. La mediazione era svolta da un organismo pubblico o privato e non dal giudice, e la relativa istanza andava proposta anteriormente all’inizio del processo di primo grado. Il filtro in appello, invece, è un giudizio che – come ha osservato il presidente Dall’Acqua – spetta al giudice proprio all’inizio del processo di secondo grado. Tuttavia, è innegabile che tra la mediazione e il filtro in appello esista un legame, neanche troppo sottile: entrambi, infatti, rispondono alla logica della creazione di strumenti processuali diretti, per quanto possibile, a decongestionare il carico di lavoro degli organi giudicanti”. Parliamo di numeri. Presidente Dall’Acqua, cosa dicono, al Tribunale di Caltanissetta, i dati riguardanti le pendenze e il tasso di smaltimento dei vari procedimenti? “Dall’Acqua: Partiamo dai dati. Nel periodo dal 1° luglio 2011 al 30 giugno 2012 sono stati iscritti 2.215 procedimenti, un numero sostanzialmente sovrapponibile a quello riferito al periodo dal 1° luglio 2010 al 30 giugno 2011, quando le iscrizioni erano state 2.222. Anche il numero dei procedimenti definiti mantiene un “trend” costante: 2.655 dal 1° luglio 2011 al 30 giugno 2012 contro i 2.753 del periodo dal 1° luglio 2010 al 30 giugno 2011. Questo leggero calo è stato dovuto essenzialmente al fatto che due giudici addetti al settore civile hanno lasciato la sezione tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, il che ha inevitabilmente determinato una diminuzione del numero delle sentenze. Perché la possibilità di dare una risposta celere al cittadino dipende anche, e soprattutto, dalla dotazione umana. E i tempi che ci aspettano non sono dei migliori, perché è molto probabile che l’anno prossimo sette giudici della sezione civile otterranno il trasferimento nella propria sede d’origine”.
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Fatti & curiosità
dal Vallone
“Fulminato”
sulla strada di….Mussomeli Giovanni Morgia, noto pittore romano, trasforma in tela uno scatto fotografico di Walter Lo Cascio sulla rappresentazione vivente mussomelese di Osvaldo Barba
L’ artista, amante del Caravaggio ed impressionato dall’intensità di quello scatto, ha esaltato i contrasti e le luci, cambiato i colori ma riprodotto l’impeto emotivo dell’istantanea “Fulminato” sulla strada dell’ispirazione. Giovanni Morgia come Saulo di Tarso. “L’apostolo dei Gentili”, così come era conosciuto San Paolo ed il noto e talentuoso pittore romano, accomunati da una folgorazione che aldilà del tempo e dello spazio, confluisce in unico ed “Immenso” punto tangente: La Passione di Cristo. Morgia, conosciuto ed apprezzato pastellista della capitale alla ricerca di emozioni artistiche, dopo giorni e giorni di peregrinazione in internet, viene colpito da uno scatto fotografico di Walter Lo Cascio, conosciuto e stimato fotografo nisseno. La foto ritrae la rappresentazione vivente
de “La Passione di Cristo” di e con Salvatore Giardina. Il pittore romano rimane talmente impressionato dall’intensità di quello scatto da realizzare una tela. Lo abbiamo raggiunto ed intervistato. La passione per “La Passione di Cristo” di Mussomeli. Come nasce? Ero alla ricerca di un soggetto classico, dapprima ho pensato alle varie situazioni mitologiche, ma poi ho voluto scegliere un tema sacro che non avevo più affrontato dal mio primo pastello Ecce Homo del 1993. Avrai quindi già scoperto quali sono le mie preferenze in campo artistico, amo il figurativo e in particolar modo il Caravaggio. Ho deciso quindi di fare qualche ricerca sul web per visualizzare alcune foto relative alla deposizione, alla pietà e alle rappresentazioni religiose che nel nostro paese sono molto sentite. Cosa ti ha colpito della foto che hai scelto come soggetto del quadro? Non appena ho visto la foto di Walter Lo Cascio, eccezionale fotografo di cui ho apprezzato gli scatti ri-
traenti la passione di Mussomeli e che ringrazio per avermi permesso di ispirare la mia opera alla sua fotografia, ho avuto la sensazione di aver trovato quello che cercavo. Erano giorni che cercavo un’immagine che suscitasse in me emozioni artistiche. Le espressioni dei personaggi, la loro sofferenza, mi hanno subito colpito, anche se poi ho voluto esaltare i contrasti e le luci, cambiare i colori e alcune fisionomie, proprio per dare un mio stile e per creare un’opera dallo stile classico quasi caravaggesco. Hai detto di aver visto in internet spezzoni del video della rappresentazione. Cosa ti ha colpito? Mi ha colpito l’approccio professionale della rappresentazione ed anche quello spirituale, si capisce subito che non si tratta solo di spettacolo ma di una tradizione vissuta in prima persona da ognuno dei 130 attori che vi partecipano. Salvatore Giardina nel ruolo di Gesù. Ti ha impressionato? Molto, è davvero somigliante all’icona di Gesù che siamo abituati a ve-
dere da sempre nell’arte classica, e mi ha ricordato molto nell’espressività, il Gesù di Zeffirelli. Mussomeli con il tuo quadro sbar-
“Ho visitato la Sicilia, non conosco questa zona spero presto di colmare questa mia lacuna” ca nella capitale. Cosa racconterai a chi ti chiederà notizie sull’opera? Naturalmente racconterò ciò che vi ho detto, da cosa sono stato ispirato e come ho realizzato l’opera, racconterò della manifestazione artistica e di come ho conosciuto, seppur virtualmente, Walter Lo Cascio e Salvatore Giardina. Della loro gentilezza e professionalità e dell’ottima accoglienza ricevuta dalla mia opera.
Pensi che, attraverso la tua opera, sia nato una sorta di gemellaggio virtuale con la comunità mussomelese? Certo! Ho avuto modo di scambiare opinioni con te, Salvatore, Walter e con altri attori tramite internet e questo mi ha fatto molto piacere. Ho sentito l’entusiasmo e la soddisfazione per aver ispirato la mia opera e di
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Accanto a sinistra, “La tristezza di donna Emilia”. Ognuno di noi in questa foto, può vedere ciò che vuole. Le sue rughe, i suoi capelli bianchi, raccontano molto più di mille parole. A destra, paesaggio marino con contaminazioni “umane”. L’uomo ed il mare, binomio dal fascino intramontabile
Ho creato una rete, su internet, che mi collega con tutti questi nuovi amici. L’ arte unisce aver creato qualcosa che va oltre la comunità di Mussomeli. Pensi di venire di persona a conoscere questo straordinario scorcio di Sicilia? Perché no, ho visitato la Sicilia molti anni fa ospite a casa di amici, ma non la conosco molto eccetto la zona di Modica e dintorni, Taormina e poco altro. Colgo l’occasione intanto per salutare tutti i mussomelesi.
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Artista con obiettivo. Una passione giovanile che si è tramutata in amore consolidato
Walter LoCascio
Il fotografo che immortala gli sguardi, lo scatto “espressivo”
di Annalisa Giunta
IIl dipinto del pittore romano Giovanni Morgia
In conclusione: Giovanni Morgia allo stadio è “giallorosso” o “biancazzurro”? La risposta è ovvia, giallorosso da sempre e per sempre, ma... non ditelo a Salvatore Giardina: ho appena scoperto dal suo profilo facebook che è juventino.
“Se a volte per raccontare qualcosa, le parole non ti bastano, esprimiti con una fotografia”: è il pensiero di Walter Lo Cascio. Di fatto le sue foto amano raccontare gli sguardi della gente, i loro visi stanchi per il duro lavoro, le loro espressioni compiaciute, gli sguardi di gente ignara di essere fotografata, le rughe degli anziani che segnano il tempo passato. Ed è questo modo di cogliere la realtà e ciò che si osserva, che ha colpito l’artista Giovanni Morgia che ha deciso di utilizzare, tra tante altre foto visionate, quella scattata dal fotografo nisseno a Mussomeli durante “La passione di Cristo” per realizzare un’opera pittorica. “Non posso che essere orgoglioso – afferma Walter Lo Cascio – che la mia foto sia stata scelta per raffigurare un quadro. Si tratta tra l’altro di una fotografia molto pittorica già all’origine. Un servizio fotografico quello realizzato a Mussomeli difficile, poiché i figuranti si muovevano di continuo e dove bisognava stare attenti a cogliere l’attimo”. Walter Lo Cascio, nasce a Caltanissetta nel 1974, dove vive e lavora. Si laurea in Architettura all’Università degli studi di Palermo nel 2004 e oggi svolge la libera professione, oltre ad essere fotografo. La sua passione in quest’ultimo campo nasce molti anni fa ed è cresciuta nel tempo con l’avvento della digitale. “Da piccolino – ricorda Walter Lo Cascio - odiavo farmi fotografare e scattare fotografie. Poi, ricordo che, avevo circa 15 anni e mio padre, portò a casa un libro di fotografie che ritraevano scorci di vicoli, chiese, palazzi e paesaggi di Caltanissetta. Restai stupito nel vedere come quelle piazze, quei vicoli, quelle chiese, che giornalmente passavano sotto i miei
occhi distratti, assumevano un sapore diverso in fotografia; avevano attorno una poesia diversa da come la vedevo io ad occhio nudo. In quel momento capii che fotografare non voleva dire solamente scattare una
ro (Cuba, Cina, Mexico, Portogallo, Tunisia, Malta, Inghilterra, Francia, Olanda, Turchia, Spagna), oltre numerose
“Una delle immagini a cui sono molto legato è quella dal titolo “La tristezza di donna Emilia”. Ognuno di noi in questa foto, può vedere ciò che vuole. Chi guarda quest’immagine potrà chiedersi cosa mai starà scrutando al di là del vetro la vecchietta con quell’aria malinconica? Può emergere la solitudine di alcuni anziani, che vengono lasciati soli. A mio avviso le sue rughe, i suoi capelli bianchi, raccontano molto più di mille parole”. “La fotografia è una forma d’arte – conclude – che va tutelata. Molti, soprattutto in Sicilia, spesso prendono delle foto dal web non ponendosi il problema che
semplice e banale foto-ricordo. Mi procurai quindi la vecchia macchina fotografica di famiglia e cominciai a scattare le mie prime foto, cercando di
La fotografia è una forma d’arte che va tutelata. Molti, talvolta, “rubano” le foto da internet ritrarre quegli scorci che avevo visto su quel libro. Nel periodo universitario poi Palermo è stata una ‘palestra’ per la mia passione fotografica”. “La foto – prosegue – non è un semplice scatto, è frutto di allenamento, di esperienza; di osservare in modo attento e cogliere l’attimo soprattutto nei reportage, servizi quest’ultimi dove occorre scattare nel momento giusto sfruttando la giusta luce e angolazione”. Una passione cresciuta nel tempo che lo ha portato a realizzare diversi reportages fotografici all’este-
col l ab o razioni per riviste, libri e campagne pubblicitarie. Nel 2005 una sua foto sulla sagra del carciofo di Cerda è stata pubblicata su “Tv sorrisi & canzoni”, mentre nel 2007 un altro suo scatto è stato pubblicato sulla rivista “National geographic Italia”. Sempre nel 2005 e nel 2007 è stato pluripremiato al Concorso Internazionale di Fotografia VIPC che si è tenuto a Venezia, classificandosi al primo posto. Qual è lo scatto a cui lei è più affezionato?
quello scatto è stato realizzato da una persona che ha impegnato del tempo e a investito nelle attrezzature per poterla realizzare. Ecco perché lancio un appello ai neo appassionati di fotografia di non regalare mai propri scatti, anche se richiesti da un’agenzia o da una rivista in cambio della citazione del nome. Regalare una foto è come svalorizzare il proprio lavoro e il valore della fotografia”.
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Curiosità dal Vallone
Uno, nessuno, centomila. Peppe Piccica, storia di un uomo
multi…COLOR
Artista ribelle e uomo complesso, è la perfetta sintesi del detto “genio e sregolatezza”
di Osvaldo Barba
S
e fosse un personaggio pirandelliano non potrebbe essere altro che Rosario Chiarchiaro de “La Patente”. Se fosse il titolo di una canzone di Renato Zero non potrebbe essere altro che “Felici e Perdenti”. Se fosse il titolo il film non potrebbe essere altro che “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Giuseppe Piccica, detto Peppe, cinquantacinquenne ex dipendente delle Poste da tempo in pensione, ha vissuto gli ultimi vent’anni della sua esistenza lottando quasi, contro tutto e tutti, per quella che è sempre stata la sua “personalissima” interpretazione di vita. Ha iniziato una lotta contro tutte le manifestazioni di mobbing di cui si reputa esserne “vittima illustre”. Negli anni e dopo il rientro a Mussomeli successivo alla lunga permanenza a Varese, ha visto via via sparire tutto ciò che nella vita ha sempre ritenuto importante e fondamentale. Alcuni rapporti familiari, gli amici, i rapporti sociali e per ultimo….anche la macchina con relativa patente. Piccica, che
si è sempre autodefinito “vittima del sistema”, ha ingaggiato una dura battaglia mediatica con la burocrazia italiana e con le lungaggini amministrative per riottenere tutto quello che, secondo il suo punto di vista, gli era stato impropriamente tolto. La perseveranza gli ha dato ragione. Ha riottenuto macchina e patente e, allorquando pensava di aver definitivamente sconfitto il “brutto mo-
stro” burocratico-amministrativo, ecco che arriva una nuova ed inaspettata sorpresa. Messa in vendita la tanto ed oramai arcinota FIAT MULTIPLA per le sue rinomate e dallo stesso ripetute difficoltà economiche e trovato anche l’acquirente (con annesso e relativo “miraggio” economico) ecco spuntare dal nulla (almeno così lo stesso dice) una visura dell’A.C.I. dalla quale si evince un fermo amministrativo sull’automobile per inadempienze (presunte) del Piccica nei c o n f r o nt i della “famigerata” S.E.R .I.T. Sicilia. Tut-
to ciò si traduce, per l’eclettico cinquantacinquenne mussomelese, in un “nuovo” addio ai sogni di calma apparente. Il racconto sopra menzionato potrebbe indurre il lettore a “catalogare” Piccica come un nuovo “Don Chisciotte” del Vallone. La realtà è ben diversa. Piccica è anche e soprattutto un artista. Un vero talento ed uno dei pochissimi pittori che, grazie all’utilizzo della china, ha fatto dei suoi quadri e dei suoi soprattutto dei suoi ritratti, autentici capolavori. Non solo. Piccica è soprattutto un talentuoso fotografo e reporter. Negli anni ha accumulato una grande quantità di materiale audio-video che, come testimoniano coloro che hanno avuto modo di visionarlo, sono la perfetta sintesi della vita socio-economico e soprattutto culturale-religiosa mussomelese degli ultimi trent’anni. Un
vero e proprio “tesoro” documentale che Piccica, da persona onesta intellettualmente e di grande bontà d’animo, ha donato alla Pro-Loco e all’Associazione PhotoValley. Molti sono gli artisti con i quali intrattieni rapporti virtuali, uno tra i tanti l’altrettanto versatile Graziano Cecchini che, dopo le sue provocazioni a “tinte forti”, viene definito “Rosso Trevi”. Anche Piccica, spinto da una nuova vena creativa a metà tra il Pop Art ed il Dadaismo, in un recente passato ha pensato di dare una mano di “colore” alla sua vita. Per stimolare e richiamare l’attenzione degli amministratori e dell’opinione pubblica ha messo in scena una serie di provocazioni cromatiche che, in termini giornalistici, potremmo definire “Arcobaleno Acrilico”. A qualcuno Piccica può sembrare “eccessivo” ad altri “anonimo”. L’unica definizione che personalmente mi sento di attribuire all’indiscusso artista mussomelese, trova la perfetta sintesi nella definizione che Don Pino Puglisi da del senso della vita: “Ognuno di noi sente dentro di sé una inclinazione, un carisma.Un progetto che rende ogni uomo unico e irripetibile.Questa chiamata, questa vocazione è il segno dello Spirito Santo in noi.Solo ascoltare questa voce può dare senso alla nostra vita”.
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Arte e Religione
Peter Porazik
dalla Slovacchia lo “scultore della fede” di Laura Spitali “L’artista è un testimone della bellezza della fede”, ha dichiarato qualche settimana fa Papa Benedetto XVI in un messaggio inviato al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Un messaggio che racchiude perfettamente lo spirito
artistico di Peter Porazik, scultore slovacco di 37 anni che dal dicembre 2006 vive a Serradifalco e realizza opere d’arte sacra per le chiese della Diocesi di Caltanissetta. Un artista che attraverso la lavorazione della creta e del marmo esprime esteticamente la sua fede religiosa, donando alle sue opere un significato mistico che valorizza l’aspetto meramente decorativo. Peter Porazik ama definire il suo lavoro una missione artistico-religiosa, che segue un percorso indicatogli dalla fede in Dio. Un cammino di religiosità e arte che lo ha condotto in Sicilia, terra nella quale ha creato diverse opere sacre e nella quale continua a vivere per realizzare altri progetti già commissionatigli, nonostante la sua famiglia, composta dalla moglie Marzena, anche lei artista, e dai figli Chiara e Giovanni, si sia dovuta trasferire al nord Italia per esigenze familiari. Abbiamo incontrato lo scultore Peter Porazik per farci raccontare la sua storia personale e professionale, del suo cammino di fede e arte che dalla Slovacchia lo ha condotto in provincia di Caltanissetta. Quando e perché ha deciso di trasferirsi in Italia? “Io e mia moglie siamo arrivati in Italia, precisamente a Roma, nel dicembre 2003. Marzena aveva da poco concluso gli studi all’Accademia delle Belle Arti di Varsavia, in Polonia, dove ci eravamo conosciuti nel 1997 quando io, da Bratislava, ero andato lì per una borsa di studio. Ci siamo sposati nel 1999 dopo essermi laureato, ed io ero l’assistente del rettore dell’Accademia. Al termine degli studi di mia
moglie, il rettore Adam Myjak offrì a me di diventare docente e a mia moglie assistente. Sicuramente una bella occasione, ma decidemmo di rifiutare l’offerta perché volevamo sperimentarci come artisti. Andammo a Roma perché lì vivevano alcuni parenti di mia moglie, che ci offrirono ospitalità per i primi tempi. La capitale, però, si dimostrò chiusa nei confronti di artisti emergenti, così cercammo qualsiasi tipo di lavoro che ci permettesse di essere autonomi. Andammo al colloquio per la selezione di due custodi, nel corso del quale io e mia moglie dicemmo che comunque eravamo degli artisti e facemmo visionare il nostro book con le immagini delle nostre opere. Uno dei presenti, che poi scoprimmo essere un conte, colpito dai nostri lavori ci offrì gratuitamente ospitalità in una delle sue abitazioni, consentendoci anche di utilizzarla come laboratorio artistico. Credo proprio che si sia trattato di un segno della provvidenza! Il conte, in seguito, ci presentò ad un parroco, il quale ci propose di realizzare dei lavori per la sua chiesa, e ci fece conoscere moltissime persone”. Quando avvenne il passaggio da Roma alla Sicilia? “Dopo un anno e mezzo dall’incontro con il conte, nel 2006 io e mia moglie Marzena eravamo in attesa della nostra prima figlia, Chiara. Non volendo continuare ad approfittare dell’ospitalità del nostro “mecenate”, cominciammo a darci da fare per trasferirci. E anche in questa occasione la provvidenza ci è venuta incontro: un giorno,
infatti, conobbi a Roma la signora Di Vita, anche lei molto credente, che ci propose di trasferirci in Sicilia a Sagana vicino Montelepre, in provincia di Palermo, dove ci mise a disposizione una sua abitazione. Arrivati lì, io e mia moglie incominciammo a cercare lavoro sempre nell’ambito dell’arte sacra. Dopo qualche tempo la signora Divita ci presentò due docenti universitari di
In alto lo scultore Peter Porazik. Da sinistra: Pannello in bronzo del Portone della Chiesa S. Maria di Nazareth a San Cataldo, Altare e Ambone della Chiesa Madre San Leonardo a Serradifalco
Ritengo che la mia fede religiosa e il mio lavoro siano legati tra loro Roma originari di Caltanissetta, i quali a loro volta ci misero in contatto con monsignor Giovanni Speciale, ai tempi direttore del Museo Diocesano di Caltanissetta. Quanto ha inciso l’incontro con
Pannelli in terracotta realizzati per la Chiesa S. Pietro di Caltanissetta
monsignor Speciale nel suo percorso artistico-religioso, e quali opere ha realizzato per la Diocesi nissena? “Il compianto monsignor Speciale aveva una grande sensibilità artistica e amava dare spazio agli artisti emergenti. Mi propose diversi progetti, e dopo qualche mese mi presentò l’arciprete Giovanni Galante, il quale fidandosi di me mi commissionò la realizzazione
dell’altare in marmo della Chiesa Madre di Serradifalco, in collaborazione con l’architetto Salvatore Tricoli. Iniziai i lavori nel dicembre 2006 che ultimai nel novembre del 2007. All’inaugurazione vennero diversi parroci provenienti da vari centri della Diocesi nissena, i quali, apprezzando la mia opera, mi chiesero di realizzare dei lavori per le chiese a loro affidate. Fra questi padre Salvatore Tumminelli della chiesa San Pietro di Caltanissetta mi chiese prima di realizzare un’acquasantiera in marmo, e successivamente due pannelli in terracotta che rappresentano scene della vita di San Pietro e del principio mariano. Fra le altre opere, ho realizza-
saggio religioso e l’opera artistica che lo rende visibile e tangibile. Quando mi viene richiesto un progetto riesco il più delle volte a visualizzare mentalmente l’opera finita, ma compio sempre uno studio teologico molto approfondito sull’argomento che andrò a sviluppare. Posso dire che le mie opere non sono frutto di una mia idea, ma la trasposizione dall’invisibile al visibile che passa attraverso un’ispirazione che nasce dalla verità teologica. Ogni opera richiede parecchio tempo, dalla fase progettuale al completamento, e vivo il mio lavoro come un servizio da credente nei confronti della mia religione, che mi accresce spiritualmente e professionalmente. È, naturalmente, ciò che mi permette di vivere e sostentare la mia famiglia, ma ogni opera deve risultare al meglio a prescindere dal guadagno. Così, se al termine di un lavoro non
to per la chiesa Santa Maria di Nazareth a San Cataldo i due pannelli bronzei del portone d’ingresso, raffiguranti il messaggio che l’arcangelo Gabriele affida a San Giuseppe, e dei bassorilievi in terracotta patinata posti sulle pareti interne della chiesa che rappresentano il mistero della vergine Maria. In cosa si distinguono le sue opere? “Ritengo che la mia fede religiosa e il mio lavoro siano legati fra loro. Ho il dono di fungere da canale fra il mes-
sono soddisfatto, continuo a perfezionarlo a discapito del mio introito. Cosa rappresenta per lei la Sicilia? “Questa terra mi ha dato e continua a darmi una grande opportunità. In futuro ovunque andrò porterò con me un grande bagaglio di esperienza che ho praticato qui. Senza la fede non avrei fatto questo percorso, e credo che per andare avanti l’importante sia sempre vivere nella verità affidandosi con fiducia al prossimo”.
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Al passo coi tempi:
E’
inutile stare sempre a sottolineare il particolare momento storico che stiamo vivendo, quello che dovrebbe interessare di più è il nostro impegno verso le nuove generazioni e il loro futuro. Per far questo bisogna partire dalla base, ovvero è necessario riorganizzare i rapporti tra scuola e lavoro. I nostri studenti spesso si trovano titubanti e confusi davanti alle scelte formative prima e lavorative dopo. Si dovrebbe riorganizzare sicuramente la fase di orientamento scolastico, dando ai ragazzi la possibilità di seguire le proprie vocazioni, avendo però ben chiare quali sono le reali aspettative lavorative nell’immediato futuro. Sarebbe
e competenze. Fanno sempre molto discutere i decennali problemi dell’edilizia scolastica, l’assenza di investimenti per le nuove tecnologie e per i laboratori, necessari per mettere la didattica e il lavoro al passo coi tempi. Investire nella conoscenza è una scelta non più rinviabile per evitare il declino, anche perché l’Italia ha bisogno dei giovani. Secondo la fonte : Uniocamere del Ministero del Lavoro, la richiesta di diplomati tecnici in Italia cresce; per i diplomati meccanici da14.840 a 22.660 posti di lavoro, per i diplomati elettrotecnici ed elettronici rispettivamente da 7790 a 10.460 e da 2.840 a 3.730 posti di lavoro, per i diplomati nel biologico da 310 a
necessario far crescere gli studenti in una scuola che sia al passo coi tempi, che sia cioè in stretta collaborazione con le aziende ed il mondo del lavoro, poiché questo ha bisogno di saperi
460 posti di lavoro. Diventa allora chiaro che chi studia negli Istituti tecnici e professionali ha più probabilità di trovare un
“Una scuola per tutti, una professione per te”
lavoro prima degli altri studenti. Ad un anno dal diploma in un Istituto Professionale sono ben il 61% coloro che trovano un lavoro contro il
percentuale proviene dai servizi commerciali (aiuto contabile e assimilati, operatori su macchine di calcolo, grafici pubblicitari ecc…).
“Essere più professionali” 45% dei diplomati tecnici e il 26,7% dei diplomati al Liceo. In particolare negli Istituti professionali le figure maggiormente richieste dal mercato del lavoro provengono dall’ indirizzo manutenzione e assistenza tecniIn alto due ragazzi del corso elettronico sviluppano il progetto di un sistema di allarme. A sinistra uno studente è impegnato a programmare un tornio elettronico a controllo numerico durante il corso meccanico. A destra, nel corso di grafica pubblicitaria, i ragazzi stanno lavorando alla pubblicità di un prodotto alimentare
ca (tecnici meccanici, elettrotecnici, riparatori e installatori di apparati elettrici ed elettromeccanici, tecnici elettronici ecc..); anche una buona
L’Ipsia “Galilei” abbraccia l’Europa Siamo orgogliosi di potere affermare che il nostro istituto è una vera scuola “europea”. Un titolo meritato “sul campo” grazie al lavoro fatto negli ultimi anni che ci ha portato ad abbracciare tanti progetti transnazionali. Iniziative che ci hanno dato e continuano a dare la possibilità di migliorare, ampliare e internazionalizzare l’offerta formativa per fornire ai giovani uno strumento di confronto interculturale fondamentale per la loro crescita. Siamo impegnati in due Programmi settoriali del Life Learning Programme: il Leonardo da Vinci e il Comenius, entrambi finanziati con il sostegno della comunità europea. Le attività progettuali, di
durata biennale, avviate nell’anno scolastico 2011/2012 termineranno il 31 luglio 2013. Obiettivo comune ai due progetti è quello di incrementare la dimensione europea dell’istruzione, promuovere la cooperazione transnazionale tra istituti scolastici in Europa e, negli studenti, la coesione sociale, il rafforzamento delle competenze linguistiche e lo sviluppo di competenze trasversali e interculturali necessarie ai fine di uno sviluppo personale e per la costituzione della cittadinanza europea attiva. Più segnatamente, il progetto Leonardo da Vinci, incentrato sul Microcontrollore e le sue applicazioni, è realizzato congiuntamente a nove istituti tecnici e professionali
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Quali sono dunque le competenze richieste ai giovani dalle imprese? Vengono innanzitutto richieste capacità di saper lavorare in gruppo e in autonomia, competenze informatiche, manuali, capacità di risolvere i problemi, capacità scritte e orali, conoscenza di una o più lingue, infine abilità creative e conoscenze amministrative d’ufficio.
Tra gli Istituti professionali della nostra provincia l’Istituto Galileo Galilei di Caltanissetta ha gestito l’organizzazione e il funzionamento della scuola per essere al passo coi tempi, cercando di rispondere alle esigenze dell’utenza e trasformando il riordino del sistema scolastico in nuove opportunità, garantendo percorsi innovativi tali da offrire ai suoi studenti una formazione che possa agevolare un tempestivo ingresso nel mondo del lavoro. L’offerta formativa della nostra Scuola si è arricchita aggiungendo ai già esistenti corsi elettrico, elettronico e meccanico il corso di grafica pubblicitaria. Tutti gli indirizzi hanno durata triennale per il conseguimento della qualifica professionale, che consente di avviare libera attività imprenditoriale o l’impiego in aziende di settore; e durata quinquennale, per il conseguimento di un diploma spendibile immediatamente nel mondo del lavoro o per l’accesso a qualsiasi facoltà universitaria. Gli alunni oltre che avere la possibilità di avvalersi di laboratori funzionali e tecnologicamente gestiti dalle diverse aree tecniche (quattro laboratori di informatica, disegno, misure, fisica, chimica, laboratori elettronici, di sistemi, meccanici ecc..) hanno la possibilità di usufruire annualmente gratuitamente dei libri di testo; inoltre il servizio di comunicazione via SMS garantisce un continuo rapporto con le famiglie. L’Istituto Professionale dunque fa sì che ogni studente trovi nell’ambiente scolastico le profonde motivazioni della cultura e della pratica utilizzando l’utile bagaglio formativo fornitogli per inserirsi nel mondo del lavoro con competenze specifiche e adeguate.
gara di elettronica denominata“I can and I Know how”. Il Partnerariato Multilaterale Comenius, dal titolo “ Folklore and Dance to Stem Bullysm and Violence” si propone, come obiettivo principale, di promuovere comportamenti positivi scoraggiando i fenomeni, sempre più diffusi, di bullismo e di violenza coinvolgenLo studente Gioachino Gallo che si è classificato al primo posto nella do gli alunni in attività altamente formative e motivanti che hanno gara “I can and I Know how” in Bulgaria riguardato, finora: la scuola, la di sette paesi: Turchia, Romania, un software e realizzato un sistema lingua, la musica, il cibo, le danze Slovenia, Spagna, Austria, Bulga- per il completo controllo di “step- popolari, le tradizioni, le attività di ria e Belgio, che svolgono compiti motors” e “servomeccanismi” . svago e lavorative. diversi ma complementari. Sono stati già realizzati sei mee- Tale progetto, oltre all’IPSIA vede Permetterà agli allievi l’acquisizio- ting, nell’ultimo dei quali in Bulga- il coinvolgimento di sei istituzioni ne di nuove conoscenze e compe- ria, la nostra scuola, rappresentata scolastiche di altrettanti paesi eutenze professionali. Infatti, nell’ar- dallo studente Gioachino Gallo, si ropei Turchia, Romania, Polonia, co dei due anni, verrà sviluppato è classificata al primo posto in una Bulgaria, Slovenia ed Estonia.
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Fatti & tempo libero
compagnia
echo
Soft Air a Caltanissetta di Marco Benanti
S
e una domenica mattina passeggiando per le campagne della valle dell’Imera vi capita di scorgere gruppi di soldati in mimetica ed anfibi, occhiali scuri e soprattutto armati di fucile, il primo pensiero potrebbe essere quello di esservi imbat-
scoli pallini in plastica con lo scopo di colpire ed “eliminare” gli avversari. Raccontata così, potrebbe in effetti apparire riduttiva, ma ad una attenta indagine, si scopre che dietro il SoftAir c’è davvero un microcosmo, costituito di persone che indubbia-
presidente della 1ª Compagnia Echo. Di Gloria è rimasto praticamente folgorato per uno sport classificato come “sport estremo”, che gli ha fatto dimenticare ogni altro passatempo, dalla partitella con gli amici, al campionato di calcio domenicale o
Il vestito della domenica?
Mimetica e anfibi
Nel capoluogo nisseno un piccolo esercito di appassionati gioca con le tattiche da combattimento e simula azioni di guerra tuti in un cartello di narcotrafficanti colombiani che controllano la zona o in una missione militare americana tesa al recupero di resti di chissà quale velivolo alieno precipitato nelle campagne di Caltanissetta (opzione credibile sino a poche settimane fa!). Ed invece niente di tutto questo, siete capitati nel bel mezzo di una partita di SoftAir. Soft che? Soft Air! Ebbene si, siccome i nisseni non si fanno mancare nulla, e lo squash nel nisseno ancora non fa vip, ecco che arriva la guerra con i fucili ad aria compressa, con tanto di squadre, obiettivi militari, nomi in codice, studi e rilievi cartografici, equipaggiamenti ed ovviamente una miriade di armi e fucili, inoffensivi certo, che sparano minu-
mente amano la natura e respirare la fresca bruma mattutina anche se vestiti da Rambo. Se la guerra ha rappresentato per l’uomo uno degli storici passatempi, indispensabile anche per procurarsi il cibo, vedi le pitture rupestri con scene di caccia, oggi la guerra può assumere declinazioni diverse, anche ludiche, che ben di discostano dalle scene di sangue e distruzione di chi le armi le utilizza vere. Ne abbiamo parlato con Massimo Di Gloria, 35 anni, amministratore di una ditta di slot machines, sposato, una bimba di 6 anni ed oggi
il Gran Premio di Formula 1. Niente di tutto questo, o almeno niente più da quando ha scoperto il softAir. “L’ho scoperto per caso- ci raccon-
La domenica ci ritroviamo sul “campo di battaglia” rispettando le regole e sopratutto la natura ta- quando un mio nipotino mi invitò a provare per la prima volta, da allora non esiste nient’altro che l’uscita domenicale, ed anche i giorni che precedono la partita di softAir, sono dedicati a studiare il campo, la strategia, la missione e le possibili soluzioni”. Le partite di softAir si svolgono solitamente in luoghi aperti, o spazi urbani delimitati e dedicati solo a questo, a Caltanissetta l’autorizzazione del Demanio Forestale e della Questura è rilasciata per un parco a Garlatti, nella valle dell’Imera. È li che ogni domenica sul “campo di battaglia” si trovano dalle 30 alle 40 persone, divise in squadre, iscritte ad associazioni sportive, facenti capo al GAS, Gruppo Autonomo Soft Air Italia/Sicilia, a loro volta declinazione di Sport Nazionale, ente di pro-
A sinistra il presidente della 1 ^ Compagnia Echo Massimo Di Gloria. In alto Michele Capizzi detto “jolly roger” e Roberto Averna “capone”
mozione sportiva. A Caltanissetta la 1ª Compagnia Echo (il cui nome è mutuato dall’alfabeto fonetico militare), conta una trentina di iscritti tra i quali anche due donne. Si tratta di un gioco di squadra il cui scopo è riprodurre, in maniera più o meno fedele, le azioni, le tattiche e le situazioni che si incontrano durante una vera guerra. Lo scopo del gioco in ogni caso non è, come si potrebbe pensare, l’eliminazione dell’avversario (semmai quello è una conseguenza), ma il raggiungimento di un obiettivo fissato a priori all’inizio del gioco (game). Prima di iniziare a giocare si decidono le regole, le modalità di gioco e gli obiettivi da raggiungere; ci si divide in due o più gruppi. Le regole del gioco sono molto varie, ma di solito ci si attiene ai regolamenti ormai diffusi tra i vari club e definiti in sede di coordinamenti e associazioni degli stessi. Gli obiettivi possono essere i
più disparati e vari possibili: conquistare la bandiera, difesa e attacco dei campi base, liberazione di ostaggi, ricognizione libera di un territorio, sabotaggio di installazioni, etc. Per fare questo dicevamo è necessaria una discreta preparazione fisica, dato
La 1ª compagnia Echo ospiterà a Caltanissetta nel Febbraio 2013 il torneo regionale del GAS Sicilia che “occorre camminare a lungo - ci spiega Massimo Di Gloria - ci sono missioni in cui si fanno anche 35 km,
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Non manca un tocco di “rosa” mimetico Altro che gentil sesso vien da dire se in una partita di Softair si incontra una giocatrice in mimetica. Sono già in migliaia infatti in tutto lo stivale le donne che si sono avvicinate al Softair e che ad ogni occasione non fanno mancare il loro apporto strategico alla partita. Sicure, decise, pragmatiche con attitudine al comando o all’esecuzione degli ordini, le donne trovano campo fertile in una partita di Softair. A chi solleva il problema di eventuali limiti fisici delle giocatrici, nell’affrontare ad esempio per-
corsi notturni o lunghe salite, la risposta è subito servita: grande affidabilità, discrezione ed onestà, condizione indispensabile in una partita, queste le caratteristiche che si addicono anche alle due donne (una è proprio la moglie del presidente) dell’Associazione 1ª Compagnia Echo, che quasi ogni domenica si danno appuntamento a Garlatti. A chi pensa quindi che il Softair sia una disciplina solo per maschietti, occorre ricordare che niente è più pericoloso di una donna col fucile!
Giusy Calà
Natura, sport e tattica militare, le anime del gioco del Soft Air
I
io ad esempio in 5 mesi ho perso 17 kili, perché si è sottoposti anche ad un certo stress psicologico nel difendersi o studiare le mosse degli avversari, tutto questo mentre si cammina, si scalano piccoli dirupi si affrontano salite o discese tra gli alberi e la vegetazione, anche in piena notte”. Ma per iniziare una partita occorre ovviamente uno specifico equipaggiamento ed i prezzi variano ovviamente in base alle proprie tasche: per il fucile ci vogliono da 70 Euro in su (anche molto in su!), mimetica da 60 Euro, anfibi da 40 Euro, gilet tattico da 50 Euro, pallini da 9 Euro (confezione da 5.000 pz), occhiali infrangibili obbligatori da 9 euro. Ci sono poi la quota di iscrizione all’associazione 110,00 annui con il pagamento di due tranches da 55 euro ciascuna, le iscrizioni sono aperte nei soli mesi di Gennaio e Settembre. Tornando alle cifre, c’è poi la quota di iscrizione alla gara, che è di 80 Euro a squadra. L’età per giocare varia da 1 anno ai 90. Come sempre Caltanissetta riesce a distinguersi per professionalità, anche nelle attività ludiche, così sarà proprio l’associazione nissena 1ª Compagnia Echo ad ospitare il Gas Sicilia per il Torneo Regionale Siciliano che a Febbraio si terrà a Garlatti con un ritorno turistico di diverse centinaia di sportivi che hanno in comune la passione per la natura.
l softair o soft air o tiro tattico sportivo è un’attività ludico-ricreativa di squadra basata sulla simulazione di tattiche militari. Il softair si distingue dalle altre attività basate sulla simulazione militare per l’utilizzo delle Air Soft Gun (in inglese letteralmente arma ad aria compressa, ASG) da cui appunto prende il nome. È caratterizzato da una grande varietà di giochi diversi che spaziano da un approccio meramente ludico ad un approccio di tipo sportivo, da un approccio ricreativo ad un approccio strategico-simulativo, comprendendo va-
in Giappone negli anni ‘80 , in seguito all’invenzione delle ASG a scopo collezionistico, brevettate e prodotte lì per la prima volta, infatti lì la detenzione di armi da fuoco è vietata dalla fine della seconda guerra mondiale e per lo stesso motivo sono più di tre generazioni che in tale Paese non esiste un esercito formalmente detto. Nel softair le armi ad aria compressa vengono caricate con pallini di 6 mm di diametro in plastica, scopo del gioco è colpire gli avversari per eliminarli. La particolarità di questo gioco è l’essere basato sulla correttezza
rie sfumature all’interno di questi quattro estremi. Viene praticato in qualsiasi ambiente urbano o naturale, a qualsiasi ora, con qualsiasi condizione atmosferica. Gli eventi possono durare da poche ore a qualche giorno. Gli appassionati di softair si chiamano softgunners e amano dotarsi di un nome di battaglia. Il softair è nato
del singolo giocatore, dato che non esiste alcun modo per provare oggettivamente che l’avversario sia stato colpito o meno: è dovere del giocatore, nel momento in cui avverte l’impatto del pallino avversario, alzare la mano, smettere di sparare e gridare colpito, morto, o preso (autodichiarazione) e quindi abbandonare l’area di gioco.
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Fatti & curiosità
Arma dei Carabinieri arriva il calendario 2013 di Vincenzo Pane Le due guerre, la lotta alla mafia, gli atti di eroismo. Gli anni che vanno dal 1914 al 1964 contengono pagine storiche dell’Arma dei Carabinieri che entrano adesso a far parte dell’edizione 2013 del calendario storico dell’Arma, distribuito in tutta Italia in 1 milione e 200 mila copie. Il nuovo calendario dei Carabinieri è stato presentato, come ogni anno in ognuna delle sedi dell’Arma: a Caltanissetta il compito è toccato al comandante provinciale Roberto Zuliani ed ai capitani Domenico
Dente ed Antonino Restuccia. Il comandante Zuliani ha ricordato con particolare emozione l’impegno dei Carabinieri nel corso della prima guerra mondiale: all’epoca i militari dell’Arma presero parte alla guerra nelle trincee, in quelle fosse scavate nelle montagne del Friuli, regione di cui è originario il col. Zuliani. Nel calendario viene ricordato il periodo tra i due conflitti mondiali ed è la Sicilia a far da sfondo agli eventi con i primi esempi di lotta alla mafia. Nel calendario viene riprodotta
la prima denuncia per fatti di mafia e viene ricordato l’impiego dell’Ar-
Agenzia Generale di Caltanissetta Fausto Marchese Via Libertà, 198 Caltanissetta Tel. 0934 597226
ma nella caccia ai latitanti. Episodio storico è l’assedio di Gangi, piccolo paese delle Madonie ed all’epoca roccaforte di alcuni gruppi criminali, che venne assediato dai Carabinieri guidati dal prefetto Cesare Mori; quest’ultimo decise di togliere la fornitura dell’acqua in paese affinché la popolazione convincesse i mafiosi ed i briganti
nascosti a consegnarsi alle autorità. Nel corso della seconda guerra mondiale spiccano le figure del brigadiere Salvo D’Acquisto, che si sacrificò per salvare alcune persone che si erano opposte a nazisti e fascisti e di diversi Carabinieri che salvarono gli ebrei dalle persecuzioni del regime nazifascista e che per questo vennero insigniti del titolo di “Giusti tra le nazioni”, riconoscimento che viene conferito ai non ebrei che salvarono coloro che vennero perseguitato durante l’Olocausto. Di particolare interesse pure la nomina del reparIl Comandante provinciale dei Carabinieri Roberto Zuliani
Sopra una delle tavole del calendario sulla quale è riprodotta la prima denuncia per fatti di mafia in Sicilia
to dei Corazzieri a guardie del presidente della neonata Repubblica, che entrò in viogre il primo giorno del 1948, dopo essere stata votata come nuova forma di Governo nel 1946, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale. Prossimo appuntamento tra un anno con l’edizione 2014 del calendario, dedicata all’ultimo mezzo secolo di vita dell’Arma e che celebrerà il due centesimo compleanno dei Carabinieri.
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TURISMO
Un set a cielo aperto Un’ esperienza unica tra glof, relax e barocco
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n territorio splendido, unico, ricco di storia e di cultura tanto da essere dichiarato dall’Unesco pa-trimonio
12 country suites disseminate all’interno di un antico feudo
seppe Tornatore che hanno trasformato la zona in un set a cielo aperto e che fa da sfondo anche ai tanti episodi del celebre commissario Montalbano, magi-stralmente diretto dal regista Alberto Sironi. “Forte rocca e nobile terra, d’antica civiltà e di fondazione antichissima... Circondata di fiumi e riviere, ricca di macine e molini, bella di edifici, ricca di piazze... Possiede una pianura con vaste e feraci terre da seminare...”Così il geografo ara-
struttura al-berghiera da gestire o da comprare e dopo due anni di ricerche è arrivato il colpo di fulmine e ci siamo letteralmente innamorati di un piccolo resort, l’Antica Locanda del Golf - inaugurato nel lu-glio 2011 - incastonato nella campagna ragusana all’interno di una riserva naturale e dei campi da golf di Donnafugata. Siamo stati letteralmente rapiti dal panorama unico e mozzafiato e dalla particolarità della struttura.”
bo Edrissi descriveva Ragusa a Ruggero d’Altavilla, conquistatore della Sicilia dopo averla sottratta agli Arabi. E da questo territorio sono stati rapiti anche Antonio Chiaramonte, imprenditore pugliese e manager del turismo e la sua compagna, un avvocato nisseno trapiantato a Roma. Ci racconta Rosalba Casti-glione “da un po’ di tempo meditavamo di lasciare Roma, troppo caotica e frenetica per tornare nella mia Sicilia dove la vita è più a misura d’uomo. Così ci siamo messi alla ricerca di una
Non si tratta, infatti, di un albergo tradizionale dove le camere e le piscine sono concentrate in un unico edificio ma di 12 country suites ottenute dall’attento restauro dell’originaria torre di avvistamento della tenuta, di un casino da caccia, dai granai e di un piccolo borgo, tutti disseminati all’interno di un antico feudo che dal 1300 appartiene alla famiglia dei Marchesi Arezzo di Palermo e che venivano messi a disposizione dal Marchese ai propri ospiti per le battute di caccia sul lago e nel bosco adiacente. Le tre piscine, tutte a sfioro sono incastonate tra i prati e i muretti a secco. Ad occuparsi dei particolari dell’arredamento è stato scelto lo stesso professionista che ha curato il San Domenico ed il Timeo di Taormina. Racconta Antonio Chiaramonte
“Il nostro slogan è Benvenuti nel Sogno. Da noi l’ospite si sente a casa propria, la privacy è assoluta e i confort e i servizi sono quelli di un albergo a quattro stelle, servizio di prima colazione a buffet, piscine private, room service e un ristorante di alto livello
mondiale del’umanità. E’ la provincia di Ragusa, un susseguirsi di campagne costellate da muretti a secco, piazze con monumentali e meravigliose chiese e palazzi barocchi, vicoletti carat-teristici e panorami mozzafiato.
L’incanto di questi luoghi così caratteristici e dal fascino senza tempo non è sfuggito ai numerosi registi come i fratelli Taviani e Giu-
che esalta i prodotti del territorio e il patrimonio enogastronomico del ragusano. Ad oggi, tra l’altro, è considerato uno dei migliori ristoranti della zona. Non appena si spalancano i cancelli verdi della tenuta ci si immerge in un’atmosfera che sa equilibrare lusso, confort e relax, nel totale silenzio della natura circostante che rende il paesaggio veramente unico. A farla da padrone, però, è il meraviglioso campo da golf di Donnafugata che si perde a vista d’occhio. Per la posizione strategica del resort, infatti, molti dei nostri clienti sono giocatori di golf che vengono da tutta Italia, dalla Francia, dall’Inghilterra e dalla Svizzera che approfittano della loro passione per lo sport per andare alla scoperta di questo meraviglioso territorio. A soli 15 minuti di macchina si raggiunge Ibla, a 20 minuti Modica, a 25 circa la splendida Scicli e a
meno di un’ora Caltagirone, Piazza Armerina e Morgantina. Non dimentichiamo che a 8 Km dalla struttura sorge il Castello di Donnafugata, una delle più grandi dimore storiche di campagna della Sicilia, teatro del famoso Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa con oltre 120 stanze e circondata da un parco all’italiana di 8 ettari. E’ la più grande residenza di campagna dell’Italia meridionale dopo la Reggia di Caserta. I nostri ospiti”, continua Antonio Chiaramonte “a fine vacanza portano via nel cuore questo pezzo di Sicilia, inebrianti dalle meravigli che hanno visto e assaporato e sappiamo che torneranno presto a trovarci. Adesso non è stagione, anche se il tempo qui è piuttosto clemente, ma a soli 5 chilometri si trova il borgo marinaro di Scoglitti con le immense spiagge africane di dune e vegetazione spontanea e le
Un’ atmosfera equilibrata tra lusso confort e relax, nel silenzio della natura vicinissime Kamarina, Punta Secca e Marina di Ragusa.” Continua Rosalba Castiglione; “La vicinanza alla città di Caltanissetta, a meno di un’ora e trenta minuti di macchina ci ha già fatto conoscere a un nutrito numero di ospiti nisseni che non perdono occasione per venirci a trovare spesso e ne siamo molto orgogliosi. L’amore per la mia città ha fatto si che anche molti nostri fornitori siano nisseni e ci auguriamo di poter incrementare gli uni e gli altri sempre di più.”
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Eva
Dagli stage a New York all’insegnamento in Cina
Farinella di Rita Cinardi
L’
odore della pece, il fruscio dei tutù, le scarpette con le punte, le dolci note della musica che avvolgono la sala e passi provati e riprovati mille volte fino a che non si raggiunge la perfezione. E’ l’atmosfera magica della danza, quella dove Eva Farinella è cresciuta e dove le sue allieve sono diventate grandi alternando momenti di gioia al sacrificio che la disciplina richiede. Un mondo che da sempre affascina registi e che ora si sta facendo spazio anche in televisione riuscendo ad appassionare migliaia di ragazzi. Eva Farinella, una delle massime esponenti di questa nobile arte,
contra il suo primo insegnante, lo slavo Ludovico Durst, caratterista della compagnia di Carla Fracci. Il ballerino nota subito le doti fisiche della piccola danzatrice,:le linee,
in America, questa volta in California, a San Francisco al Dance Center. Qui un insegnante di danza vedendomi ballare mi ha chiesto: ma tu da dove vieni? Non gli sembrava vero che provenissi dalla Sicilia. Mi ha detto: non sapevo che anche lì ci fossero ballerini così bravi. E questa è una delle frasi
La danza non si può improvvisare. Il 10% è talento, il resto è sudore comincia a studiare danza da piccolissima e oggi è riuscita a far conoscere il nome di Caltanissetta persino in Cina a Guangzhou (Canton) dove ha soggiornato un mese grazie ad un prestigioso incarico conferitole dall’Accademia Nazionale di Danza di Roma per aiutare le piccole professioniste cinesi, tecnicamente quasi perfette, a migliorare l’espressività. Ma non è un caso se oggi l’insegnante nissena ha raggiunto un traguardo così importante, l’ultimo dopo i numerosi successi conquistati in ambito regionale e nazionale, visto che Eva allo studio della danza ha dedicato tutta la sua vita. A soli quattro anni, figlia della borghesia nissena, comincia a suonare pianoforte e a frequentare una scuola di danza in città dove in-
dove ha imparato il programma Vaganova (della scuola di Leningrado) e si è laureata con 110 su 110. La danza, ha spiegato l’insegnante non si può improvvisare. “Chi decide di aprire una scuola – continua Eva Farinella – ha una responsabilità. Le bambine devono essere affidate a professionisti e non a chi si improvvisa insegnante solo perché ha studiato danza. I passi vanno scomposti e insegnati uno per uno. Si deve stare attenti alla postura per evitare che i ragazzi che studiano danza possano crescere con problemi di scoliosi o di altro genere. Prima di arrivare ad utilizzare le punte per esempio le ragazzine deA sinistra Eva Farinella tra le ragazzine cinesi di Guangzhou (Canton). Sotto con i bambini che frequentano la sua scuola di danza, durante un saggio
il piede, la forma delle gambe. Tutto fa pensare che la piccola ha talento. Finita l’esperienza con Durst comincia a studiare con Gianni Chiuderoli, ex ballerino de La Scala arrivato in città per insegnare danza. Ma è quando Eva diventa maggiorenne che si avvia alla sua carriera da professionista. Una volta trasferitasi a Palermo per studiare all’Università, infatti, comincia a studiare nella scuola di Jacque Beltrame e Angela Bigliati, entrambi ballerini del teatro Massimo. “La vera prima svolta della mia vita – racconta Eva Farinella – arriva quando avevo 28 anni con gli stage negli Stati Uniti, a New York, all’American Dance Teather, dove ho studiato danza moderna, e poi alla Jeoffrey Ballet School. A 35 anni torno
che ricorderò per sempre”. Oggi Eva Farinella è un’insegnante riconosciuta dall’Accademia Nazionale di Danza,
vono avere una forza muscolare tale da riuscire a sostenersi. Ovviamente non tutti coloro che cominciano a studiare
Le immagini del primo saggio di Eva Farinella con il maestro Ludovico Durst. Sopra il suo ultimo saggio
danza diventeranno dei professionisti, è necessario il connubio tra talento e sacrificio ma le due cose da sole non bastano. Tuttavia è sempre un bene che un bimbo cominci questa disciplina perché migliorerà la conoscenza di sé stesso, il rapporto con gli altri, la musicalità, la coordinazione e il rapporto con lo spazio”. Oggi sicuramente il numero di coloro che si iscrivono a danza è aumentato anche grazie al ruolo svolto da tv e reality show. Ma su questo fenomeno Eva ha le idee chiare. “Programmi come Amici – spiega l’insegnante – hanno avuto un duplice effetto. Se da un lato hanno abbattuto il tabù della danza al maschile, con l’iscrizione di numerosissimi ragazzi che prima mai avrebbero sognato di ballare su un parquet, dall’altro crea nei giovanissimi la convinzione che in pochissimo tempo possono imparare tutto. Ebbene non è così la danza per il dieci per cento è talento ma tutto il resto è sudore”. E se le chiedono se la sua passione per la danza sia la stessa di quando era ragazzina l’insegnante non ha dubbi. “Negli anni è aumentata – dichiara con convinzione ed entusiasmo Eva – adesso insegnare mi piace ancora di più. E’ meravigliosa l’idea di trasferire quello che ho appreso io alle mie allieve. Vederle crescere, notare i cambiamenti nel loro corpo, e scorgere i loro sguardi emozionati quando si devono esibire per il saggio di fine anno è una delle soddisfazioni più grandi della mia vita”.
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“Voci dal nisseno” Una donna, una bambina e la loro passione per il canto
E Esther
sther Andaloro è un esempio di come le doti innate, associate allo studio costante e alla tenacia, possano indurre una giovane nissena a entrare di diritto nell’ “olim-
po della lirica”. La soprano, a soli 32 anni, vanta un curriculum ricchissimo di esperienze: diplomata in canto con lode e menzione speciale presso il Conservatorio “Torrefranca” di Vibo Valentia, è inoltre laureata in Lettere Moderne con una tesi sulla figura artistica di Maria Callas presso l’Università degli Studi di Genova. Inizia lo studio del canto come allieva interna presso il Conservatorio “Bellini” di Catania, proseguendo privatamente a Genova con il soprano Luisa Maragliano e, al contempo, frequentando i corsi di arte scenica del regista Italo Nunziata presso l’Accademia A.I.D.A. di Roma. Nella sua carriera ha già interpretato i più celebri personaggi femminili dell’opera lirica in-
di Laura Spitali
L’amore per l’arte del cantare è un sentimento trasversale che unisce grandi e piccoli, e può assumere diverse forme tanti quanti sono i generi musicali. Il canto non è soltanto educazione vocale, ma si compone di elementi essenziali come l’interpretazione, la passione, la ricerca e la voglia di emozionare e di emozionarsi. In queste pagine vi proponiamo due artiste nissene accomunate dall’amore
ternazionale, da Musetta e Mimì ne La Bohème di Puccini a Nedda nei Pagliacci di Leoncavallo, esibendosi nei più importanti teatri italiani e in prestigiose sale liriche di Salisburgo. Fra le ultime interpretazioni quella di Donna Anna nel Don Giovanni di Mozart, andata in scena l’1 dicembre
per il canto: la soprano Esther Andaloro e la giovanissima Gaia Lipani. Differenti fra loro non solo per età ma soprattutto per stile, le due cantanti nissene hanno trovato nel canto la loro forza espressiva, che ha portato la soprano ad esibirsi in importanti palcoscenici nazionali ed internazionali, e la “voce bianca” alla ribalta televisiva di Ti lascio una canzone condotto da Antonella Clerici su Raiuno.
curiosissima”. Potrebbe raccontarci la sua giornata tipo di quando sta preparando la messa in scena di un’opera lirica? “La giornata tipo della preparazione di uno spartito necessita soltanto di un pianoforte e un po’ di concentrazione. Dopo aver letto tutta la parte è poi in-
goniste delle loro opere sono molto passionali, sanguigne, appunto ‘temperamentose’... mi conquistano!”. Quale personaggio che ha interpretato ha amato di più, e perché? “Sono due, Nedda da I Pagliacci di Rug-
la nissena che incanta il mondo della lirica al Teatro Carlo Felice di Genova e per la prima volta in Italia in diretta streaming sul web. Come e quando nasce la sua passione per il canto? “Nasce con me. Infatti, fin da che possiedo ricordi, posso ben affermare di aver cantato sin da piccolissima. E già alle scuole elementari avevo deciso cosa avrei fatto da grande: la cantante lirica!”. Perché la scelta del canto lirico? “È stata una vera e propria vocazione. Certamente ho risentito dell’aria che si respirava in casa: da Mozart, Beethoven, Listz, Rachmaninov fino ad arrivare al jazz, era questa la musica che dal salotto attraversava e percorreva casa mia ad alto volume. Un giorno trovai tra i cd di mio padre un disco della Callas e fu “amore a primo ascolto”. La cosa che mi pareva straordinaria era ascoltare questa strana voce che possedeva grande volume senza l’uso del microfono. La trovavo un’impresa quasi miracolosa e quindi
Andaloro
dispensabile un bravo spartitista, ossia un pianista preparatore che suona tutta l’opera e ti aiuta a ‘mettere in voce’ l’intero ruolo. È un lavoro molto eccitante, perché da un lato devi trovare fisicamente le giuste corrispondenze tra la scrittura della partitura e l’adattamento alla propria voce. Dall’altro devi farvi scorrere dentro emozioni, vibrazioni, sensazioni, ricordi, e fare in modo che la lettura del personaggio abbia a che fare non soltanto con una mera esecuzione ma con una personale interpretazione”. Qual’è il suo autore preferito, e cosa di lui e delle sue opere la affascina particolarmente? “Amo tutti i compositori e ritengo che ognuno abbia tanto da insegnarmi e regalarmi. Nonostante ciò, non posso prescindere dalla mia inclinazione al verismo dato il mio temperamento, per cui vengo ovviamente sedotta maggiormente da compositori quali Puccini, Mascagni, Leoncavallo, Catalani, Rota. Le prota-
donne molto forti che si espongono seguendo il cuore e, ahimè, ne pagano amaramente le conseguenze”. Quale personaggio, invece, vorrebbe interpretare, e perché? “Sto aspettando Violetta de La Traviata di Verdi. È un grande ruolo a livello sia vocale che drammaturgico, mi piacerebbe rivestire quei panni e cercare un po’ di me in
Sin dalle elementari avevo deciso cosa avrei fatto da grande: la cantante lirica
Esther Andaloro
gero Leoncavallo e Amalia da Napoli Milionaria di Nino Rota. Le ho amate per motivi differenti: della prima ho interiorizzato la sofferenza e la schiavitù dell’essere ‘un oggetto di appartenenza’, la mancanza di libertà e l’ingenuità violata, la vera disperazione di donna in catene, tutte cose che mi hanno profondamente commossa e intenerita. Della seconda ho amato invece il cinismo, l’opportunismo, la scaltrezza, la pragmaticità e la passionalità. Due
lei e viceversa”. Quale palcoscenico l’ha più emozionata, e in quale vorrebbe esibirsi? “Sono molto affezionata al Teatro Lirico di Cagliari presso il quale ho già debuttato in due ruoli molto importanti. In generale, un teatro è un piccolo microcosmo dal quale derivano rapporti personali con le persone che vi lavorano: tecnici, sarte, truccatori, attrezzisti. Quando si creano rapporti di complicità e solidarietà lo spettacolo assume ben altro fascino. Spero di cantare presso i ‘grandi teatri’ che hanno, ai tempi, ospitato i cantanti più significativi”. Quali sono i progetti in cantiere per i prossimi mesi? “Vorrei sperimentarmi in un repertorio di nicchia che penso possa darmi bei riscontri futuri: lo studio delle regine donizettiane. Lo studio costante è l’unico vero impegno di un cantante lirico”.
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Gaia
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la piccola Whitney Huston
di “Ti lascio una canzone”
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uò una ragazzina di 11 anni interpretare con naturalezza e maestria brani di cantanti del calibro di Giorgia e Whitney Huston? Si, se si chiama Gaia Lipani, alias la giovanissima cantante nissena che ha conquistato il pubblico della celebre trasmissione di Raiuno Ti lascio una canzone condotta da Antonella Clerici. Un talento naturale, scoperto per caso dai genitori Gianluca Lipani e Elisa Savoia, rimasti stupiti dalle doti canore della figlia quando aveva appena 8 anni. La piccola Gaia, che aveva già dimostrato a 6 anni di essere portata per la danza, ha mostrato la sua attitudine per il canto per caso, intonando le canzoni dei telefilm Hanna Montana e High School Musical, e interpretando i brani cantati dal giovane vincitore dell’edizione 2010 di Io Canto di Canale 5 Cristian Imparato. Gaia Lipani già nel corso della scuola elementare entra a far parte del coro guidato dal maestro Randazzo, e successivamente si iscrive ad una scuola di canto per imparare la tecnica e prepararsi ad affrontare i casting. Un piccolo talento nisseno che ha già raccolto numerosi fan su
di, ma poi abbiamo fatto amicizia. È stato un gioco, e non ci sono mai state invidie fra di noi. Adesso che la trasmissione è finita mi dispiace soprattutto perché non rivedrò più i miei amici”. Con chi in particolare fra i tuoi compagni di trasmissione hai fatto amicizia? “Con Carlo Fantoni, era il più simpatico e giocherellone. Ma mi divertivo
la mamma partivamo il giovedì sera e ritornavamo la domenica. Tutta la giornata del venerdì e il sabato fino al pomeriggio c’erano le prove con il maestro d’orchestra e il vocal coach, mentre la sera del sabato c’era la diretta. Io mi sono esibita in sei puntate su dodici, ma sono stata presente in ogni puntata perché cantavo la sigla assieme a Matteo Martigno-
con tutti, sia nella sala giochi dove passavamo il tempo fra una prova e l’altra, sia in albergo. Una sera abbiamo anche fatto un pigiama party con tutte le mamme”. Quale canzone ti è piaciuta di più fra quelle
ni”. Come sei riuscita a conciliare l’impegno della trasmissione con la scuola? “Non è stato semplice, anche perché sono al primo anno della scuola media Verga. Ma ho cercato di non rimanere indietro con le materie facendo tutti i compiti che i professori assegnavano, anche se non avevo seguito le lezioni”. Come hanno accolto i tuoi compagni di scuola e gli insegnanti la tua partecipazione a Ti lascio una canzone? “Sono stati tutti molto contenti e hanno fatto il tifo per me”. E in famiglia come ti hanno sostenuta? “La mamma mi è sempre stata vicina, accompagnandomi ogni settimana in trasmissione. A casa le mie due sorelline, Erika di 8 anni e Ilary di 3 anni, hanno seguito ogni puntata assieme ai miei nonni materni e a un mio zio. Invece papà durante la settimana mi aiutava a provare i brani, e il sabato sera, mentre lavorava
Gaia Lipani con il suo migliore amico di “Ti lascio una canzone” Carlo Fontani
una canzone? “Quest’estate ho fatto i provini sia per la trasmissione di Antonella Clerici, sia per Io canto, il programma di Canale 5. Era il secondo anno che facevo i casting per Ti lascio una canzone, e a fine agosto mi hanno detto che ero stata selezionata. Quando l’ho saputo sono rimasta sorpresa perché non
La domanda della baby giornalista Come fai ad imparare le canzoni in poco tempo? “Quando rientro da scuola faccio i compiti e poi preparo la canzone che mi inviano per e-mail assieme a mio papà. Ascoltiamo il brano originale e poi lo proviamo con il karaoke.
Facebook e fra i concittadini, anche se i genitori avrebbero gradito maggiore sostegno da parte di tutta la città di Caltanissetta. Ci racconti la tua partecipazione a Ti lascio
me l’aspettavo, ma ho comunque continuato a giocare ai videogames mentre la mamma urlava di felicità! È stata una bellissima esperienza: all’inizio eravamo tutti un po’ timi-
che hai cantato? “Mi sono piaciute tutte, ma in particolare I will always love you di Whitney Huston, perché è la mia cantante preferita. Quanto ti ha impegnato la partecipazione a Ti lascio una canzone? “Molto, perché ogni settimana io e
in pizzeria, coinvolgeva i clienti ad assistere alle mie esibizioni”. Cosa vorresti fare da grande? “Non so ancora se farò la cantante. Continuo a studiare canto, danza e da qualche mese anche pianoforte. L’importante è studiare sia a scuola che nelle altre discipline, e m’impegnerò per affrontare nuovi provini e nuove esibizioni”.
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live music
Tutti pazzi per
MARILU’
di Alberto Di Vita
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ravi, musicali, un po’ ruffiani, grande voglia di stupire e accattivare, fuori dallo stereotipo del musicista sfigato o del professionista per passione, o ancora del poeta maledetto in bolletta perché ama l’arte, può e sa fare solo quello, ma sfortunatamente non è il momento, non è il giorno, non è il periodo, insomma non è vita per veri artisti. Si potrebbe descriverli così i “Marilù”, gruppo al soldo di chiunque abbia voglia di ascoltarli, mercenari della musica, professionisti solerti e instancabili che vestono in jeans e camicia, che usano tablet e smartphone, non vanno in giro con improbabili moto anni 50, abiti anni 50 e capelli anni 50: giovani del 2000 che si divertono mentre fanno musica degli anni 50 e si fanno pagare per questo. E hanno il grande pregio di divertire il pubblico che ha la fortuna di incontrarli. Andrea Amico (contrabasso e cori) e Marco Gioè (chitarra e voce) sono compagni e amici musicalmente inseparabili, da anni condividono quasi ogni esperienza musicale che li ha visti protagonisti: la loro storica formazione, “Shotgun” (primo posto alle selezioni dell’Etna Blues nel 2005), e vale la pena ricordare uno degli esperimenti più originali, il progetto “Storie all’ombra dei grattacieli”, con un demo di sicuro interesse come “Oltre le nuvole di marmo”: un’attività intensa che si protrae per molti anni. A completare il terzetto, Giuseppe Marino (batteria e cori), dal passato eterogeneo, tra rock-blues, grunge, folk popolare con i Baddarò, finché non vede la sua Damasco nella proposta musicale di Amico e Gioè. Giovani che si divertono a riscoprire
la musica di un tempo, quel pezzo di America (intesa come U.S.A.) che devia dal rock’n’roll e non si aspetta d’essere spazzata via dalla “British Invasion” del pop-beat e rock-blues di gruppi come Rolling Stones, Beatles, Yardbirds, Cream, Led Zeppelin, Them di Van Morrison, The Who, The Animals etc… etc… Quella musica a metà tra due forme di ribellioni differenti, tra rock’n’roll statunitense e rock inglese, che era riuscita a conservare il lato prettamente ludico e genuino della musica: fuori dalle lotte
dagli elementi tipici del primo country: “oldies but still goldies” reinterpretati e rivisti, a volte anche calcando la mano e trovando nuovi abiti a canzoni un po’ lontane (come “Malafemmena” e “Nessuno”, per fare due esempi). Un impegno importante dal punto di vista sonoro per realizzare una musica solo all’apparenza semplice, tre voci,
Andrea Amico (contrabasso e cori), Marco Gioè (chitarra e voce), Giuseppe Marino (batteria e cori)
politiche, dalle proteste, dall’inferno delle droghe, dalla forzata sperimentazione sonora. Marilù si incontra lì, tra twist e doowop, tra rhytm’n’blues e una spruzzata di surf, in quel rock’n’roll che abbandona i passi del blues e si lascia dominare
il ritmo giusto per divertirsi e ballare: il primo album ha il grande pregio di essere omogeneo, cosa rara tra le (soprattutto prime) produzioni dei non professionisti, che spesso tendono al “juke box” vivente. Undici canzoni che riescono a dare
un’idea chiara del progetto e in cui spiccano precise scelte stilistiche, tra cui le durate davvero oldstyle: abituati a fiumi di ripetizioni, estenuanti attese di un finale, assoli che sfociano nell’autoerotismo musicale, “Soltanto un twist” si distingue perché diretto, non mediato, rendendosi accattivante, stimolante, “digeribile”: tutte sotto i 3 minuti, due addirittura sotto i 120 secondi. Se a questo aggiungiamo anche un gran gusto musicale, un’ottima registrazione, suoni sempre coerenti e un sapore retrò coerente e credibile, risulta davvero impossibile restarne assuefatti: è un cd che si riascolta spesso con piacere. Ad aprire il disco è “Let’s have a party”, una canzone registrata da Elvis Presley per il film “Loving You”, anche se l’ispirazione per i Marilù arriva probabilmente dalla versione di Wanda Jackson, riportata in auge diversi anni fa da “L’attimo fuggente”, il film più bello di Peter Weir (il regista di The Truman Show, Master & Commander, Witness etc…): scelta azzeccata perché è il compendio perfetto degli altri dieci brani. Sono due brani in particolare a caratterizzare il disco. Il primo è un omaggio all’Adriano Celentano che fu (il lontano parente del barbosissimo di oggi), con il brano che probabilmente ne decreta l’esplosione nel suo periodo più genuino e interessante, ovvero “Il ribelle”. L’altro è una riedizione di uno dei brani più conosciuti e registrati della storia della musica: “Unchained melody”, ispirata alla versione di Gene Vincent,
dal colore decisamente country con aggiunta dei cori in sottofondo. E, in tema di country, non poteva mancarne un tributo, con “You’re my baby” dell’enorme e inarrivabile Johnny Cash, a cui è stata tolta la chitarra acustica in favore del ritmo e dei coretti che fanno tanto fine ’50 e inizio ’60. C’è anche spazio per un inedito e una rivisitazione in lingua italiana di un classico: “È soltanto un twist” (che è anche il titolo dell’album), parole in italiano sulle note della canzone che ha dato i natali al genere in questione, “Twist” di Hank Ballard, portato al successo dal “papà” del twist, quel Chubby Checker a cui si ascrive la famosissima “Let’s twist again”. L’inedito è “Baby please”, brano molto interessante, che sa essere anche moderno e che ha nelle vene gocce di blues e rock’n’roll: è un brano che segna comunque la voglia di sperimentazione e, ne siamo certi, di produrre presto un album tutto nuovo, originale, autoprodotto da capo a piedi. Un album indubbiamente già maturo e che descrive con dovizia di particolari la band, anche se è dal vivo che i “Marilù” danno il meglio: il contatto col pubblico, il coinvolgimento, la spinta naturale a muoversi e ballare li fanno diventare uno spettacolo imperdibile, grazie anche a una proposta musicale più ampia e variegata, in grado di adattarsi all’atmosfera della serata. È quello che hanno provato a disseminare per diverse zone dell’Italia nel mese di novembre, che li ha visti impegnati a Crotone, Soverato, Grosseto, Roma in un tour impegnativo e che ha visto tanta gente divertirsi e ballare, tutti pazzi per Marilù.
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Le vignette di Lello Kalos, valore aggiunto del “Fatto”
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l tratto della matita spesso è tagliente e letale ancor più di una lama affilata. Riuscire a far sorridere, definendo con nitidezza un evento, affidandosi esclusivamente al disegno, è dote rara che soltanto alcuni vignettisti possiedono. Noi abbiamo la fortuna di poter contare sull’abilità di Kalos, l’impareggiabile Lello Lombardo, che ricostruisce in forma artistica le notizie più importanti o curiose. In questo collage di vignette già edite, abbiamo voluto rendere omaggio alla sua bravura, alla sua simpa-
tia, alla sua indubbia capacità con un girovignetta alla stregua del giro-pizza. Rapido excursus su vicende che hanno segnato la vita del capoluogo nisseno, della nostra isola e dell’Italia intera. La satira graffia e quanto più graffia, tanto più induce alla riflessione il lettore. Riguardiamo anzi rileggiamo e sorridiamo insieme. Politica: diluvio di candidati per ogni competizione elettorale, ormai in ogni famiglia cova “in pectore” un’aspirante… parlamentare; il successo dei Grillini che hanno “positivamente” invaso
l’Ars. Caltanissetta: non poteva mancare l’omaggio al “Pipitone” oramai assurto a nuovo simbolo cittadino. Infine i cavalli di battaglia a rinomanza nazionale: la suocera, un elemento da trattare con cura; facebook il social network che, pian pianino, si sta trasformando in un’agenzia matrimoniale ed infine il temuto spread e la sua incidenza negativa sul destino di alcuni paesi europei. Caro Lello, auguri di buon Natale, nella speranza che il 2013 non ti debba offrire argomenti negativi ma solo spunti positivi!
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Fatti & quartieri L’iniziativa editoriale
Il quartiere, cuore pulsante della città. La nostra testata, sempre attenta alle problematiche cittadine, ha avviato un percorso di collaborazione con i comitati di quartiere nisseni. Nel mensile cartaceo è stato loro affidato uno spazio, altrettanto sarà fatto nell’home page
del nostro sito. Le risorse umane che si concentrano in questi agglomerati urbani rappresentano una risorsa utile da valorizzare ed incentivare. Il quartiere non è soltanto una “zona” della città, è un piccolo mondo, un concentrato di tradizioni, identità storiche e so-
ciali, uno spaccato, un termine di identificazione, un centro di solidarietà che negli ultimi tempi rivive una crescita culturale e civile. Apprezzabile l’iniziativa di creare un “Coordinamento dei comitati di quartiere” che riunisce i rappresentanti dei Quartieri.
Betlemme agli Angeli, presepe vivente “figlio” dei quartieri di Settimo Ambra Anche quest’anno a Caltanissetta si rinnova il Presepe Vivente con la 4ª edizione “Betlemme agli Angeli”. Il 24 dicembre, al calar del sole, oltre cento figuranti appartenenti alla comunità del quartiere San Domenico, daranno vita, come per incanto, al magico Presepe Vivente. Tutto il quartiere è coinvolto, tutti gli abitanti in prima persona hanno
Tutti i comitati di quartiere hanno sostenuto con vigore l’iniziativa di San Domenico partecipato alla rappresentazione di una manifestazione unica a Caltanissetta, attraverso la realizzazione di alcune case, alcune acquistate, altre diroccate e messe in sicurezza. Il significato del Natale, quello vero, va oltre la semplice tradizione; ogni angolo e ogni vicolo del “Quartiere Arabo” risalente al IX secolo sono
avvolti da un paesaggio naturale che rasenta la magia con movimenti di luci e ombre creati da raffigurazioni che propongono mestieri e tradizioni ormai scomparse. Il fascino del Presepe Vivente trasforma l’antichissimo quartiere Arabo nel vero cuore pulsante della natività e ci conduce nel tempo per far rivivere l’evento più grande che la storia ricordi. Si respira la povertà, espressione di semplicità, solidarietà, disponibilità, gratuità. Nei vicoli del Presepe Vivente sono rappresentati in maniera mirabile momenti della natività con gruppi di figuranti impegnati a riportare alla luce atmosfere surreali. Tutta la Comunità di San Domenico lavora per tutto il mese antecedente la rappresentazione per poter esprimere al meglio l’idea di un Presepe che vive veramente nei giorni di Natale. Durante la rappresentazione i visitatori, la folla in generale si accalca soprattutto nei pressi della grotta che ospita la Natività, proprio come accadeva 2000 anni fa, quando tutto il mondo si presentò a Betlemme. Sullo sfondo un quartiere intriso di storia e di richiami religiosi, con un’atmosfera calda e gradevole nonostante le temperature basse. Molti visitatori che vengo-
no per la prima volta, affascinati, non credono che possa esistere un avvenimento di tale bellezza e realismo. Suggestioni che bisogna vivere per capirle pienamente. Nei giorni del Presepe Vivente, centinaia di volontari si mettono in movimento sin dalle prime ore del mattino portando il loro slancio di fiducia nella laboriosa preparazione del Presepe Vivente rivestendo il quartiere di storia e spiritualità. È l’intero quartiere che si trasforma nel costume e nelle attività svolte 2000 anni fa. Quest’anno tutti i nisseni colpiti dalla capacità offerta dagli abitanti di San Domenico, dal Comitato di
quartiere e dalla Parrocchia, hanno manifestato la volontà di valorizzare questo patrimonio umano e culturale di una città che potenzialmente esprime tanto ma che purtroppo non è valorizzato nei giusti termini. Il Comitato di quartiere, la parrocchia San Domenico e la comunità del quartiere, esprimono, nello spirito del Natale il loro ringraziamento a tutte le istituzioni civili e religiose, le forze sociali e produttive, al mondo della cultura, della scuola, dello sport, del commercio, alle forze dell’ordine e del volontariato e a tutti i privati che hanno contribuito negli anni alla riuscita dell’evento.
Che ha il vero valore nel “da chi e con quale spirito” viene realizzato. Quest’anno tutti i Comitati di quartiere sono stati vicini al quartiere San Domenico nella realizzazione il Presepe vivente che è un patrimonio di tutta la città, garantendo anche un servizio navetta che trasporti i visitatori nel quartiere Arabo. L’auspicio è quello di coinvolgere sempre più e sempre meglio i visitatori di tutta la Sicilia, magari garantendo un percorso privilegiato per i disabili in carrozzina. Un’idea che affascina gli organizzatori e che trova il consenso delle Istituzioni a cui è stata proposta. La città è in movimento a partire
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Dalla natività al recupero dei giovani Don Antonio il parroco del riscatto di Carlo Campione
Sopra due foto che ritraggono il presepe vivente allestito nel quartiere Angeli. In alto a destra Manuel e Giuseppe lavorano per la preparazione del presepe. A fianco padre Antonio Lo Vetere parroco di San Domenico
dal quartieri più antichi. Il quartiere, insieme a tutti i quartieri della città è pronto ad organizzare un tavolo operativo fin da subito per l’Edizione del 2013, insieme alla Soprintendenza ai Beni Culturali, il Comune, la Diocesi, la Provincia, sperando che questa richiesta venga accolta con i fatti.
Il Presepe Vivente, interpretato per sette giorni (26, 27, 29, 30 Dicembre e 4, 5, 6 Gennaio) da 100 figuranti, tutti abitanti del quartiere San Domenico, dichiara alla città di Caltanissetta che l’antico quartiere Arabo ha un cuore che esprime voglia di fare gratuitamente, dimostrando che il quartiere Angeli non è soltanto disagio, povertà, ma è disponibilità, calore, solidarietà. Un fenomeno su cui riflettere e che ci interroga. Parlando con Giuseppe e Manuel, due ragazzi di 23 e 16 anni, che ho incontrato a San Domenico una Domenica di pioggia, mentre stavano collocando delle pietre nello spazio antistante la grotta per renderla calpestabile dalle migliaia di visitatori che avrebbero visitato il Presepe, ho percepito la vo-
glia dei ragazzi di riscattare la propria immagine, orgogliosi delle proprie radici. Dimostrare che sanno fare e il proprio lavoro lo fanno bene e lavorano per un evento che per alcuni giorni metterà il quartiere al Centro della città. Lo fanno anche per don Antonio, il parroco del quartiere, che è un grande riferimento per tutti con la sua presenza instancabile, la sua umiltà e capacità di capire. Ho scoperto pure che negli anni precedenti, le coppie disponibili a recitare per sette giorni, dalle 19,00 alle 23,00 insieme al proprio figlio neonato, erano più di una per rappresentare la Sacra Famiglia (Gesù, Giuseppe e Maria), e che si era fatto addirittura un sorteggio per sceglierla. Anche quest’anno le figure centrali del Presepe vivente sono presentate in Chiesa, dopo la Santa Messa, le domeniche che precedono la rappresentazione: il gran cerimoniere, che quest’anno è una donna, la mamma di Gesù, i tre Re Magi, Maria, Giuseppe e il Bambinello. Don Antonio è il parroco di San Domenico ma è anche il cappellano del carcere, conosce bene i giovani che finiscono in galera perché sbandati, senza riferimenti, senza una colpa personale ma perché frutto di un contesto che li travolge da giovanissimi, perché vissuti per strada. L’avventura di don Antonio inizia sette anni fa, quando s’insedia come parroco a San Domenico. Un quartiere disagiato, dove era presente una criminalità esuberante. Ricordiamo gli attacchi incendiari di tanti auto-
veicoli che hanno caratterizzato la cronaca di alcuni anni fa. Si viveva nel quartiere un clima di scoramento, diffidenza. Spesso gli attacchi vandalici avevano di mira anche la chiesa e i locali limitrofi. L’esigenza di affermare se stessi, di stare al centro dell’attenzione, da parte dei ragazzi del quartiere fu sconvolta da una risposta di ascolto,comprensiva, disarmante da parte del parroco e da chi lo coadiuvava. Don Antonio aveva capito che quei ragazzi non avevano avuto riferimenti parentali: l’unico maestro di vita era stata la strada. E la disponibilità ad ascoltarli ad ogni ora del giorno e della notte, aveva determinato una fiducia che li faceva sentire accolti, per quello che erano. Ma il lavoro di sostegno e fiducia andava fatto anche nei confronti delle famiglie e degli abitanti del quartiere, rassegnati ad un futuro che avrebbero voluto diverso. E quindi la ricerca di un linguaggio che i ragazzi potevano capire e che li tenesse impegnati per quello che sapevano fare: l’organizzazione del Presepe vivente che comportava un impegno a realizzare le coreografie, la messa in sicurezza delle case diroccate, la recita dei figuranti. Spendendosi per un obiettivo che li avrebbe messi al centro dell’attenzione, orgogliosi del proprio lavoro e del proprio quartiere, per una settimana protagonisti dell’intera città. Ma il linguaggio per comunicare con i ragazzi è stato quello anche della messa in scena dei Musical, un nuovo modo di evangelizzare. I ragazzi
di San Domenico, ad oggi hanno recitato 3 Musical: Paulus, Il Risorto, Don bosco, coinvolgendo cinquanta musicanti. San Domenico è un quartiere complesso, dove sono presenti varie etnie che comunque riescono a convivere. E’ stato importante, continua don Antonio, spiegare che nulla è dovuto, spesso si vive nella pretesa del pacco spesa, dei vestiti. A San Domenico si fanno raccolte alimentari e di vestiario dove sono coinvolti i club service della città (Lions, Kiwanis). Il Comitato di quartiere e la parrocchia continuano a chiedere all’Amm. ne Comunale e all’Istituto Autonomo Case Popolari e la gestione della casa dello Studente, ristrutturata da poco dall’ I.A.C.P., che rischia di essere una cattedrale nel deserto, ormai vittima di incuria e in balia del nulla, quando potrebbe essere una sede polivalente di aggregazione utile alla Parrocchia e al Comitato di quartiere che tanto hanno fatto per rendere vivibile un quartiere che stava diventando un ghetto succube della microcriminalità. A San Domenico, uno dei quartieri più antichi della città, bisognerebbe valorizzare il “Piano Artistico” che lo contraddistingue, a partire dalla chiesa di San Giovanni, per continuare con il Castello di Pietra Rossa e Santa Maria degli Angeli, per dar voce a chi con spontaneità e senso di appartenenza valorizza il proprio quartiere.
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I fatti di
Etico
Grillini e Garibaldi, anomalo binomio “sull’ autostrada” Parma - Caltanissetta Guardo l’evolversi della politica e confronto quello che avviene in ambito nazionale con ciò che ineludibilmente si verifica in provincia. Non ci sono grandi differenze nelle dinamiche se si esclude ovviamente il contesto in cui viviamo, da sempre diverso, al di la delle vicende politiche e delle varie epoche. Le polverose strade percorse da Don Fabrizio e dalla sua famiglia in carrozza sono rimaste pressoché uguali mentre quelle padane di Don Rodrigo sono a quattro corsie e i treni sfrecciano a trecento all’ora, viceversa qui
All’eroe dei due mondi intitolata una piazza a Parma ed a Caltanissetta
quelle poche littorine rimaste arrancano mestamente sulla rampa di Roccapalumba. Non voglio parlare d’altro altrimenti il dolore dei confronti scriverebbe la parola fine a questo articolo. Qualcosa che condividiamo col nord c’è, a prima vista, senza un’analisi approfondita: quei giamburrasca dei grillini ci sono a Caltanissetta come a Parma. Non è cosa da poco. Il malcontento della società che li partorisce e li alimenta è identico a qualsiasi latitudine. Chi vuole distruggere l’attuale sistema politico ha votato questi ragazzi non guardando niente del loro profilo: rompono i “cabbasisi”, va benissimo. Ci sono alcuni aspetti dopo la protesta che adesso vanno studiati e indicano la necessità di una chiara e immediata proposta. A questo punto i grillini di Parma diventano diversi da quelli nostrani. O quanto meno il loro ruolo è diverso e impone loro scelte autenticamente radicate nel territorio. Un banco di prova arduo, improbo per chiunque, a maggior ragione per il movimento di Beppe Grillo, demolitore
finché si vuole ma inserito in un contesto democratico e istituzionale che impone loro scelte legislative che niente hanno a che fare con la demolizione fine a se stessa. Il modo di parlare, di proporsi, la protesta ad ogni costo, quel linguaggio
vagamente radical chic, il denigrare a prescindere, li pone pericolosamente su un piano inclinato verso quella deriva sessantottina che ancora oggi crea qualche prurito, perfino a sinistra. Non vorremmo che i giovanotti si crogiolassero quando si assiste ad eventi che demoliscono l’Italia e, per quanto ci riguarda, anche il nostro territorio, ridicolizzando perfino persone per bene, in perfetta buona fede che nulla hanno a che fare col vecchio sistema dei partiti, con le vecchie logiche di assistenzialismo, di clientela e di spartizione di potere. Il fondamentalismo ad ogni costo, il non saper distinguere una persona da un’altra, un progetto da un altro, il vecchio dal nuovo, il ritenersi solo esclusivamente loro i giudici unici sul comportamento della nostra società potrebbe davvero diventare inquietante e le prime avvisaglie del delirio di qualcuno è facilmente visibile sul web. Ma addirittura ancora più pericoloso sarebbe, in preda solo a dei pregiudizi, il rifiuto di appartenere ad una comunità al punto di rinnegare perfino un’identità; in pratica passeremmo in breve tempo dai grillini ai grillisti, per finire ai marxisti. Il rischio che si corre è proprio di alimentare tendenze sinistroidi del tutto fuori dal tempo. Ma il gretto pregiudizio è tipico del becero provincialismo. Ma il provincialismo è somaro e non vorremmo che, paradossalmente, giusto i grillini indossino il paraocchi.
AVVISI GIUDIZIARI
TRIBUNALE DI CALTANISSETTA SEZIONE FALLIMENTARE
Avviso di vendita - Fallimento n.18/85 R.F. IL CANCELLIERE Rende noto che il Giudice Delegato ha disposto procedersi alla vendita senza incanto della seguente unità immobiliare con le seguenti modalità e condizioni : 1) la vendita avverrà in unico lotto, così individuato al relativo prezzo base. - Fabbricato per civile abitazione costituito da un piano terra, 1°, 2° e 3° piano (rispetto alla via E. Vittorini), sito in Mussomeli con ingresso dalla via E. Vittorini e dalla via N. Savarese n. 12. L’immobile, completo e rifinito solo al piano terra ed al 1° piano si presenta privo di tramezzatura al 2° e 3° piano ma definito dal punto di vista strutturale con muri di tompagno e infissi, risulta censito al Catasto Fabbricati del Comune di Mussomeli al foglio 28, particella 1128 sub 1, sub 2 e sub 3. La costruzione, su suolo edificabile acquistato da XXXXXXX nel 1965, del piano del piano terra, del primo piano e di parte del secondo piano è stata autorizzata dal Comune di Mussomeli con licenza edilizia n. 120 del 9.10.1972 mentre per il completamento del 2° piano e la costruzione del 3° piano è stata presentata dalla curatela fallimentare istanza di sanatoria ai sensi della L. 47/85. Il procedimento per il rilascio della concessione in sanatoria dell’immobile è completo mancando solo la produzione degli elaborati grafici relativi al progetto di completamento dei piani abusivi, il ritiro della concessione ed il pagamento dei relativi oneri di urbanizzazione e costo di costruzione i cui importi, come stimati dal consulente, sono già detratti dal valore indicato quale base d’asta. L’immobile è in buono stato di conservazione ed occupato dai falliti senza, tuttavia, alcun titolo opponibile al terzo acquirente. Prezzo base: €. 162.216,00 (euro centosessantaduemiladuecentosedici/00). In caso di gara per pluralità di offerenti ciascun rilancio non potrà essere inferiore ad: € 250,00 (euro duecentocinquanta/00); -la vendita si intende effettuata a corpo e non a misura ed ha ad oggetto l’immobile sopra descritto che sarà consegnato dal Curatore, all’esito dell’aggiudicazione, libero da persone in forza di ordine di liberazione ex art. 560 c.p.c. a spese e cura della procedura fallimentare e nell’attuale stato di fatto e di diritto, con le eventuali servitù attive e passive legalmente costituite nonché di quelle nascenti dalla situazione dei luoghi; al riguardo ogni interessato potrà esaminare la consulenza tecnica e gli altri documenti inerenti la vendita presso la Cancelleria fallimentare e visionare il bene previa richiesta al Curatore del fallimento. Il Giudice Delegato fissa alle ore 12 del 29.01.2013 l’udienza avanti a sé (Palazzo di Giustizia, terzo piano stanza n. 318 . Giudice C.D. Cammarata) per la deliberazione sulle offerte e l’eventuale gara tra gli offerenti. DISPONE Nel caso in cui la vendita senza incanto non abbia luogo per mancanza di offerte o per altra ragione, gli stessi beni siano venduti mediante incanto con prezzo base pari al prezzo minimo sopra indicato. Fissa l’incanto avanti a sé alle ore 12:00 del giorno 5.02.2013 stabilendo il rilancio minimo di €. 250,00. CONDIZIONI DELLA VENDITA - l’offerente deve presentare nella cancelleria dichiarazione, in regola con il bollo, contenente l’indicazione del prezzo, del tempo e modo del pagamento, che in ogni caso dovrà avvenire entro e non oltre sessanta giorni dalla data di aggiudicazione e ogni altro elemento utile alla valutazione dell’offerta; - l’offerta non è efficace: a) se perviene oltre le ore 12.00 del giorno precedente la vendita; b) se è inferiore al prezzo come sopra determinato; c) se l’offerente non presta cauzione, a mezzo di assegno circolare non trasferibile intestato alla Cancelleria fallimentare in misura non inferiore al decimo del prezzo da lui proposto; - l’offerta è irrevocabile salvo che: 1) Il giudice ordini l’incanto; 2) siano decorsi 120 giorni dalla sua presentazione ed essa non sia stata accolta; -l’offerta deve essere depositata in busta chiusa all’esterno della quale sono annotati, a cura del cancelliere ricevente, il nome, previa identificazione, di chi materialmente provvede al deposito, la procedura fallimentare di riferimento e la data dell’udienza fissata per l’esame delle offerte; -l’assegno circolare per cauzione deve essere inserito nella busta; -le buste sono aperte all’udienza fissata per l’esame delle offerte alla presenza degli offerenti; per il caso di eventuale successiva vendita all’ incanto si precisa che: -essa deve aver luogo al prezzo e con offerte in aumento non inferiori a quanto sopra indicato; -con presentazione delle relative istanze di partecipazione agli incanti (mediante domanda in regola con il bollo vigente) presso la Cancelleria Fallimentare entro le ore 12,00 del giorno precedente a quello stabilito per l’incanto; -con versamento, contestuale alla presentazione delle dette istanze, della cauzione in ragione di un decimo del prezzo base d’asta suddetto, a mezzo di assegno circolare non trasferibile intestato alla Cancelleria fallimentare. Il Giudice Delegato con riferimento alle disposizioni relative sia alle vendite senza incanto sia a quelle con incanto stabilisce altresì: che l’aggiudicatario dovrà versare la differenza del prezzo (detratta dal prezzo di aggiudicazione la cauzione di cui sopra) entro un termine massimo di 60 giorni dalla data di aggiudicazione a mezzo di assegni circolari non trasferibili intestati alla Cancelleria fallimentare. In mancanza del suddetto versamento verrà pronunciato decreto di decadenza dell’aggiudicatario e pronunciata la perdita della cauzione (art. 587 c.p.c.), le spese inerenti la vendita ed il trasferimento di proprietà sono poste a carico dell’aggiudicatario, così come pure le spese per la cancellazione delle formalità pregiudizievoli,che soltanto all’esito degli adempimenti precedenti sarà emesso il decreto di trasferrimento ai sensi dell’art. 586 c.p.c.; Maggiori informazioni, anche relative alle generalità del fallito, possono essere fornite dalla Cancelleria a chiunque vi abbia interesse. Il bando, l’ordinanza di vendita e la perizia sono pubblicati sul sito internet www.astegiudiziarie.it. Il curatore del fallimento è l’Avv. Airò Farulla Giovanni, mail: gaf57@libero.it. Caltanissetta, 04.12.2012
Curatela Fallimento Mistretta-Caltagirone, in persona del suo Curatore e legale rappresentante , Avv. Giovanni Airò Farulla, Via Piersanti Mattarella n.3, 90141 Palermo
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Fatti & querele
Permaloso? sarà forse
Il primo cittadino Michele Campisi è stato indispettito da alcuni cittadini che, sul web, a suo parere si sono resi responsabili di fotomontaggi e commenti irriverenti
di Michele Spena
A
vremmo preferito parlare bene del nostro Sindaco poiché avremmo piacevolmente puntato l’attenzione sulla positiva soluzione dei problemi della nostra Caltanissetta; avremmo voluto aprire dibattiti e discussioni su decisioni da prendere nell’interesse dei cittadini; addirittura avremmo voluto non parlare di talune cantonate
L’ opinione pubblica nissena non ha “particolarmente” gradito la decisione dell’Amministrazione
colossali ascrivibili direttamente al nostro primo cittadino; avremmo fatto volentieri a meno di pubblicare notizie che ci hanno reso ridicoli perfino nel Golfo Persico; a costo di essere sfacciatamente di parte, innamorati come siamo di questa città, avremmo glissato, come in fondo abbiamo poi fatto su quello che l’attuale amministrazione non ha fatto rispetto al programma presentato. Ma mai e poi mai avremmo voluto finire per discutere delle manie di persecuzioni di Michele Campisi. Ma Campisi è il Sindaco di questa città, è alla guida di questa città e i suoi problemi finiscono per diventare inevitabilmente i nostri. Se l’autista dell’autobus sul quale viaggiamo sta male i passeggeri si preoccupano e noi siamo preoccupati non solo per lui ma perché non possiamo sostituirci alla guida.
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Permaloso è colui che si risente di atti o parole che altri non considererebbero offensivi. L’essere permalosi è un grave handicap sulla strada verso la felicità perché impedisce di gestire serenamente i giudizi altrui. Infatti il permaloso è molto poco incline a essere giudicato.
Se non si vuole parlare di manie di persecuzione ci si permetta almeno di dire che Michele Campisi è permaloso che secondo la definizione di qualsiasi dizionario di italiano vuol dire che “si offende facilmente, non sta a gli scherzi e sospetta cattiveria dietro ogni parola o gesto”. Quindi a causa di questo suo difetto si pone negativamente nei confronti degli altri al punto di diffidare in
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“La satira è l’esame di coscienza dell’intera società” La risonanza mediatica in campo nazionale è un traguardo cui aspirare, non però quanto sia negativa. Tralasciando l’incursione di Striscia la Notizia vedi “Sultano”, che in fondo ha creato simpatia, diversa valutazione è da compiere sull’articolo che il 9 dicembre è stato posizionato, sull’home page de ilfattoquotidiano.it sito d’informazione nazionale di grandissima importanza, relativo alla determina di nomina di un legale, operata dal sindaco Michele Campisi. In calce a tale articolo, sono
presenti dei commenti, provenienti da tutti Italia, dal tenore tutt’altro che tenero. Il primo cittadino nisseno non ha mai fatto mistero di non gradire i commenti, anche con riferimento alle notizie che pubblichiamo su ilfattonisseno.it. Nel nostro caso però noi siamo cauti ed attenti nell’esercitare una ragionevole, almeno speriamo sia tale, valutazione preventiva. Questi commenti, alcuni foto-montaggi che circolano su facebook e l’incursione dei Tafano Brothers in occasione del premio “nisseni
nel mondo” del 5 novembre 2012 con la sagoma del famigerato Sultano e la faccia del sindaco Campisi, sono da ritenere le cause scatenanti della nomina del legale. Siamo nel campo delle ipotesi ma suffragate da molteplici voci. Citiamo Carlo Cattaneo: “la satira è l’esame di coscienza dell’intera società; è una reazione del principio del bene contro il principio del male; è talora la sola repressione che si possa opporre al vizio vittorioso; è un sale che impedisce la corruzione”.
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In alto uno dei foto-montaggi che hanno invaso facebook dopo la pioggia torrenziale del 23 Ottobre.
A sinistra, l’home page de “il fattoquotidiano.it” del 9 Dicembre, che ha pubblicato unarticolo di G. Pipitone sulla nomina dell’avvocato “controllore”
modo perlomeno auto lesionistico. Formulare una determina di incarico ad un legale perché in modo preventivo ci si possa tutelare per eventuali diffamazioni, non pone l’argomento su livelli di normale prassi amministrativa. Ci inquieta, sul piano della libertà di stampa o di libera espressione di pensiero di ogni cittadino. Ma quell’atto espone Michele Campisi anche a giudizi sul piano personale, sulla sua tranquillità, sulla sua serenità, sul suo equilibrio perché un atto ufficiale di questo tipo non può non avere un concepimento e una nascita senza qualche retro pensiero (ma siamo sicuri davvero “retro“?) fortemente condizionato da manie di persecuzione, pardon, di permalosità. Perché se si esclude questo caso allora, suggeritori, estensori e proponenti della determina sono in malafede
palese, fortemente interessaIn alto i Tafano Broti a far fare brutta figura ad ders irrompono sul un Sindaco che non si rende palco del Margherita, nemmeno conto di quello che durante la serata del firma. premio “nisseni nel Francamente non sappiamo mondo” del 5 Novemquale dei due casi sia il più bre, con la sagoma preoccupante. del “sindaco sultano” La redazione del Fatto Nisseno è stata da sempre fatta oggetto di critiche da parte del SindaSe quell’atto co e dei politici che lo sostengono a volesse poi esvolte con atteggiamenti “ostili”. Ma sere vagamente non per questo ci si è muniti di vac- o precisamencino giuridico legale; chi ha la co- te un bavaglio scienza a posto e fa fino in fondo il nei confronti di proprio dovere non può spaventarsi, questa testata, deve piuttosto avere il coraggio del- se proprio lo si vuole sapere, per le proprie azioni, fare cronaca, fare evitare figuracce e strascichi legali, analisi e soprattutto saper vivere in il Fatto Nisseno, di fronte agli inuna società che interagisce anche terventi scomposti, alle malefatte a con gli organi di informazione come volte ben oltre il limite del ridicolo il nostro. da parte del nostro Sindaco, cancel-
la e cestina giornalmente decine se non centinaia di commenti per lo meno offensivi. Come scrivevamo in premessa abbiamo sempre condotto una linea editoriale a favore della nostra città, evitando estremismi, volgarità e attacchi cattivi ed esagerati. E’ giusto e nel diritto di chiunque difendersi da attacchi personali attraverso diffamazioni. Ma quando queste avvengono! L’ombrello si apre quando piove, i bambini si sgridano quando fanno le marachelle, l’antibiotico si ingerisce quando si sta male, l’arbitro fischia quando c’è il fallo, non prima pensando che esso possa avvenire. L’aspetto economico e a chi e come sia stato dato l’incarico legale ci interessa fino ad un certo punto, non ci lasciamo trascinare alla deriva giustizialista e bavosa di quelli che rispetto alla gigantesca gravità dell’atto che incide e offende principi civili e di libertà si attaccano alla solita querelle della spesa, per quanto questa sia essa stessa deprecabile come ogni sperpero. Vomitare odio per invidia o per becero provincialismo cela limiti e frustrazioni; essere uomini liberi e coraggiosi, rispettosi degli altri, positivi e intellettualmente sani, garantisce un futuro non a noi singoli ma alla nostra società. Caro Sindaco, qualora il 2012 non dovesse sancire la fine del mondo profetizzata dai Maya, ti auguriamo per il 2013 di vivere serenamente i rapporti con il mondo dell’informazione. Auguri!
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