il Fatto Nisseno - maggio 2015

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RESS ISSN: 2039/7070

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Maggio Mensile di approfondimento Direzione Editoriale: Michele Spena

-

redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta

2015

Anno V Num. 37

- Tel/Fax: 0934 594864

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL

- Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011

Riflessioni

Potere e burocrazia Palazzo del Carmine nelle “mani” del Segretario Generale

È

lei Rita Lanzalaco segretaria generale del comune di Caltanissetta, la potentissima Rais dell’amministrazione. La donna che tiene sotto scacco dipendenti e consiglieri, amministratori e dirigenti. Alla sua prima esperienza in un comune capoluogo di provincia a meno di un anno dal suo arrivo, è stata presentata alla stampa il 9 di settembre, al fianco del sindaco Ruvolo, ha già mosso abbastanza le acque da diventare argomento di discussione nella sede dei partiti e all’interno dei gruppi consiliari. I. Baiunco

UNITED COLORS OF CALTANISSETTA PiazzAcolori, gioiose pennellate di simpatia nel cuore del capoluogo nisseno M. Spena

a pagina 3

Il personaggio

Ciak e celluloide, il talento di Luca Vullo

A. Giunta

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a pagina 11 I Fatti di Etico

Trinacria maltrattata: “peggio degli eletti ci sono gli elettori” Etico

scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it

continua a pagina 2

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Fatti & Palazzo del Carmine

La potentissima

Rais del comune

“La carceriera della politica”

di Ivana Baiunco

segue dalla prima

N

on ama dispensare sorrisi, riservata, occhi bassi sul computer, di poche parole e spesso sferzanti così la si vede in consiglio comunale, luogo che pare non ami frequentare, silenziosa e quasi distratta dalle vicende e dalle beghe del civico consesso. Si è insediata dopo essere stata scelta ed aver scavalcato fior di insigni e blasonati candidati, direttamente dal primo cittadino leggendo il suo curriculum e dopo un colloquio. Oramai la prassi delle scelte dell’amministrazione passano tutte per colloquio, stesso criterio è stato utilizzato per la selezione degli assessori, i partiti hanno fornito un elenco di nominativi ed il sindaco, lui e solo lui, dopo un colloquio ha scelto la giunta. Nonostante adesso le funzioni del segretario generale siano cambiate radicalmente rispetto al ruolo svolto un tempo, i più si aspettavano porte aperte, confronti, continue presenze in consiglio e supporto sui quesiti amministrativi. Pare che così non è. I primi mugugni sono arrivati dalle commissioni consiliari dai presidenti che non si sono sentiti supportati, domande poste, risposte non date. È diventata leggenda metropolitana una famosa risposta data durante una commissione :” Non è di mia competenza, io non sono il direttore generale.” Nel corso dei mesi gli aneddoti sulla presunta incomunicabilità, la difficoltà di relazione con la “lady di ferro” si sono molt iplicati. Dalla violentissima discussione con la presidente del consiglio Leyla Montagnino,

L’incomunicabilità con i dipendenti comunali ha determinato il blocco dell’attività amministrativa seconda carica del comune, per un permesso non voluto firmare, alle lettere di censura che pare fiocchino per tutti come neve a Natale. Sono tre le donne al vertice del potere burocratico di Palazzo del Carmine e pare che il tanto auspicato clima di collaborazione dichiarato nelle interviste del giorno di insediamento sia stato solo un

miraggio. Le une contro le altre armate a colpi di porte che sbattono e di pianti improvvisi e fluviali. Anche il rapporto con la giunta e gli assessori fatto salvo il sindaco che pare la difenda a spada tratta al di sopra di tutto e di tutti non sia dei più rosei. Nel corso degli ultimi nove mesi numerosi sono stati i fatti amministrativi accaduti e raccontati anche fuori le mura di un un palazzo che sta sempre più diventando, dei veleni. Dalla risposta data dagli enti locali ad un parere richiesto, che ha avuto il sapore di un sonoro richiamo alla presa di responsabiltà del ruolo, a vicende che hanno riguardato la chiusura improvvisa delle ville comunali per mancanza di personale, senza una soluzione immediata. Fatti che hanno dato all’esterno l’immagine di un’amministrazione lenta, dai tempi pachidermici. Al di là dei fatti amministrativi che comunque se non risolti celermente rischiano di bloccare una città, adesso è arrivata la politica a prendere, pare una

posizione netta sull’operato della Lanzalaco. Se la macchina non si muove la politica non può dare risposte e pian piano perde consenso. Per chi la politica la conosce comprende perfettamente che onta terribile è frapporsi fra essa e l’elettorato. Per molto meno sono saltati sodalizi politici apparentemente granitici. La politica non perdona, il consenso non si tocca. L’aria d’insofferenza che si respira nei corridoi del comune è la stessa che si percepisce nelle stanze delle segreterie di partito e non solo, sull’argomento segretario generale. Probabilmente questo è l’unico tema che unisce destra e sinistra, maggioranza e opposizione, pare che lo scontento sia diffuso. Tutto ciò accade in un clima ancor più avvelenato dalle lettere anonime, dal venticello della calunnia che spira sulle teste di chi a palazzo comanda. Sembra essere ormai una partita di giro oggi a te, domani a me, non c’è scampo per nessuno. “Il lavoro non

più volte chiesto di parlare con la segretaria e gli è stato negato. Ma poi lo racconta previo l’anonimato.Nessun assessore ammetterebbe di aver imprecato contro un diniego definendolo ostruzionismo, ma poi lo ha fatto, perchè magari ci sono i testimoni che lo raccontano. È tutto un si sa, ma non si dice e chi sa tace. Si sono ribaltati i ruoli se fino a 10 anni fa la burocrazia chinava la testa alla politica perchè organismo di supporto, se fino a 10 anni fa l’amministrazione attiva esercitava quel timore reverenziale sui dirigenti che collaboravano, aiutavano, supportavano adesso anche e soprattutto grazie alla riforma della pubblica amministrazione, i dirigenti si sono strasformati nei carcerieri della politica.”Non si muove foglia che la Lanzalaco non voglia”, filastrocca fresca fresca di conio, bisogna vedere adesso quanto durerà e come finirà. La politica non dimentica e non perdona.

Direzione Editoriale Michele Spena

Direttore responsabile Marco Benanti

Collaborazioni:

Ivana Baiunco Liliana Blanco Etico Fiorella Falci Filippo Falcone Annalisa Giunta Franco Infurna Lello Lombardo Salvatore Mingoia Donatello Polizzi Cardinale Richelieu Alberto Sardo Giuseppe Taibi Giovanbattista Tona Rosario Neil Vizzini

Disegno grafico e Impaginazione

Corridoi del Comune: è di fresco conio la sferzante filastrocca “Non si muove foglia che la Lanzalaco non voglia”

mi spaventa” aveva detto ai microfoni di un ‘emittente locale il giorno del suo insediamento Rita Lanzalaco, ma adesso il problema pare essere non tanto la mole di lavoro che comporta dirigere un comune capoluogo, quanto i rapporti umani con chi è dentro la macchina burocratica, ma anche e sopratutto con chi è fuori da essa ma per consuetudine la controlla. Nessun dipendente comunale direbbe mai a viso aperto per ragioni varie che ha

Antonio Talluto

Distribuzione

Giuseppe Cucuzza

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L’Editoriale

di Michele Spena

Una visione nuova della città, delle vie come sbocco dell’arte. La kermesse, nata da un’intuizione su Facebook, ha infiammato gli animi dei cittadini

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ono stati i cittadini di Caltanissetta i padrini e le madrine dell’inaugurazione di Corso Vittorio Emanuele, mai avvenuta con un rito ufficiale, ma che è stato “varato” con un vero e proprio “battesimo del fuoco”, proprio direttamente dai Nisseni, senza Autorita’ presenti. Una sola folgorante fiammata di allegria e di colore che, almeno per il 9 e 10 maggio scorso, ha fatto dimenticare sacrifici, disagi e polemiche dei lavori di riqualificazione della “Grande Piazza”, progettati, finanziati ed appaltati dall’Amministrazione Campisi e completati, con l’ultimo stralcio in ordine di tempo di Corso Vittorio Emanuele, dall’attuale Amministrazione Ruvolo. “I centri storici rappresentano una tela ideale dove “re” imprimere i colori del vivere a dimensione umana, in un ritrovato rapporto tra insediamenti e natura, ripristinando quel sistema di relazioni che trovano un loro normale intrattenersi in un ambiente, caratterizzato da rapporti misurabili tra edifici e spazi aperti e luoghi rappresentativi del senso di appartenenza ad una comunità”, scriveva Milazzo nell’atto di indirizzo per la rigenerazione del Quartiere Provvidenza. Da questa citazione partiamo per raccontare “PiazzAcolori”, che come a voler evocare la metafora, ha trasformato la grande “tela ideale” del riqualificato Corso Vittorio Emanuele, in una “matriosca” che ha contenuto una moltitudine di piccole “tele reali” degli artisti

(pittori e non solo) che si sono cimentati in questa straordinaria estemporanea, accompagnata da musica, giochi ed esibizioni di magia, danza teatro e tanto altro, in un clima di allegria ipnotico e contagioso, che ci ha ricordato per un attimo la Caltanissetta gli anni settanta ed ottanta. Un’altra Città, un’altra Italia, era quella passata, che viveva nella prosperità e positività di un dilagante e necessario consumismo, giustificazione e presupposto stesso delle condizioni di benessere. A Caltanissetta “a Chiazza” da una parte e “il Viale” dall’altra costituivano, in assenza di internet e cellulari, i luoghi naturali di relazioni e rapporti, nel tem-

L’idea, nata da Lorenzo Ciulla, cantante dei “merce fresca”, e dal sempre verde Roberto Gallà e da Claudia Tornatore, prevedeva una iniziale impostazione di “estemporanea d’arte”, che ha rapidamente aggregato, con un inaspettato meccanismo febbrile di entusiasmo collettivo, una interessante sintesi di

PiazzAcolori: il centro risorge

Migliaia di nisseni hanno “risposto” all’iniziativa

po recisi e sostituiti da un voyeurismo depressivo, dove l’era della globalizzazione offertaci da internet, di cui abbiamo abusato, in realtà celava una insidiosa prigione dorata, dove siamo stati tutti più o meno attratti, mentre fuori tutto deriva in un pervasivo oblio di relazioni “virtuali”.

iniziative da parte di musicisti, fotografi, artigiani, danzatori, attori, categorie tutte apparentemente diverse tra di loro, ma accomunate da un’unica chiave di lettura della volontà di soddisfazione di un represso bisogno di stare insieme e farlo nel miglior modo possibile. Non è mancato l’associazionismo, che ha sa-

Non è stato nemmeno necessario impiegare neanche più vigili o “transenne” del solito. Tutto si è svolto nella assoluta civiltà, nonostante la grande presenza di cittadini di tutte le età ed appartenenze sociali. Sembrava che tutti aspettassero solo il “colpo della partenza”, come se una

più basso, da chi riteneva che sarebbe stata necessaria la presenza di artisti internazionali, tutte osservazioni meritevoli di attenzione, ma che vengono messe in secondo piano rispetto alla straordinario risultato ed all’entusiasmo di quanti vi hanno partecipato mettendoci la faccia e le risorse e tutti quanti

enorme energia cinetica fosse proprio lì, in attesa di essere liberata. Tutto ciò è avvenuto spontaneamente, senza alcuna guida o stimolo dall’alto, a prova che nella nostra apparentemente “Calmanissetta” esiste ancora l’esserci e stare insieme, nonostante la crisi ed il periodo non proprio allegro, e ciò avviene senza l’ausilio di troppo elaborate teorie sulla democrazia partecipata, ma semplicemente perché a Noi Cittadini va e basta. Naturalmente non sono mancate e non mancheranno le critiche da parte di chi avrebbe voluto il volume della musica

vi sono intervenuti contribuendone al successo. A noi piace pensare all’evento come un grande banco di prova, ad un punto di partenza, dal quale ognuno potrà trovare le ragioni, non solo per una riproposizione, magari rivisitata e migliorata anche con il contributo di chi la critica. Riteniamo comunque che la cosa più importante, è farne un elemento catalizzatore di un vero e proprio cambio di mentalità, rendendo pregnante, nell’agire quotidiano, la voglia ed il bisogno di fare per il collettivo.

I social network sono stati sommersi dagli scatti che hanno immortalato il sorriso “colorato” dei bambini pientemente intuito la valenza collettiva dell’evento. Il successo decretato dalle migliaia di nisseni che hanno affollato il Centro Storico ha, praticamente, dato il via all’organizzazione della seconda edizione di PiazzAcolori, in programma il 20 giugno dalle ore 17 alle 24. Ai tre organizzatori “originari” si aggiunge Giovanni Balbo. La kermesse sarà più “ricca”. Spazio per lo sport (basket, ping pong, calcio, rugby, spinning), danza e musica con gli spettacoli live di: “Maybellene” (Evelyn Leone e Fabio D’angelo), Elio Lombardo, Sergio Zafarana, Miki Rosano, Studio Jazz Group, un laboratorio intitolato “La musica e la pace” a cura di Danilo Lapadura dedicato dell’integrazione. La prima edizione di PiazzAcolori, costata soli 540 euro, è stato interamente sostenuta dagli organizzatori, senza alcun contributo finanziario, progettuale ed organizzativo da parte dell’Amministrazione Comunale o altri Enti pubblici, a controprova che nulla può mettersi in mezzo tra la voglia di fare e lo straordinario risultato che può generarsene.


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Storia & Cultura

Fatti contro la mafia

E

per non dimenticare

Quando si fa vincere la mafia sulla buona economia

rano i primi giorni del 2000 quando una famosa società di costruzioni, di lunga tradizione, cominciava i lavori per il rifacimento di alcuni tratti della più nota incompiuta del nostre paese, l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. A dirigere uno dei cantieri, dalle parti di Cosenza era stato mandato un giovane ingegnere settentrionale con un nome e cognome da orgoglioso soldato dell’antica Roma. E con la stessa perentoria intransigenza di un soldato, l’ingegner Marco Fulvio (così si chiamava) si comportò dinanzi a due personaggi che dicevano di rappresentare le persone del posto e che, a loro nome, gli chiedevano dei soldi per fargli tenere aperto il cantiere: non pagò e, quando se ne andarono, si recò subito dai carabinieri a raccontare quello che era accaduto. Poco tempo passò e l’ingegnere si presentò alla sede centrale della sua società per chiedere di essere sollevato dall’incarico. Lo accontentarono subito e a Cosenza a dirigere il cantiere stavolta mandarono un geometra. Con un titolo di studio più modesto e con un nome meno altisonante, il geometra Angelo Spiga non dovette essere scelto perché seguisse le orme dell’ingegnere Fulvio. D’altronde prima di andarsene Fulvio scrisse agli stessi investigatori dinanzi ai quali aveva sottoscritto le circostanziate denunce sui tentativi di estorsione in danno della sua ditta e nella lettera sostenne che non aveva detto bene, che non aveva capito bene, che insomma quello che lui aveva detto in realtà non lo aveva detto. Gli inquirenti non credettero alla ritrattazione, anche era stata fatta da uno del Nord. E d’altronde non solo Fulvio era stato dettagliatissimo nella sua prima improvvida denuncia ma aveva anche riconosciuto nelle foto le persone che si erano presentate a chiedere denaro. Evidentemente qualcuno o qualcosa gli avevano fatto cambiare idea... forse qualcuno gli aveva spiegato che non doveva comportarsi così. E i suoi datori di lavoro dovettero condividere che non era opportuno che Fulvio rimanesse in cantiere. Meglio mandarci il geometra Spiga.

di Giovanbattista Tona

La strana storia di un ingegnere e di un geometra sulla Salerno-Reggio Calabria

Il quale, appena cominciò ad occuparsi dei lavori, si dimostrò capace di fare andare tutto tranquillo. Nessun’altra denuncia, nessun altro problema. Forse perché nessuno più si era permesso di avvicinarsi in cantiere e

no imprese e maestranze locali e una confederazione di ‘ndrine rappresentate da un contabile che teneva i contatti con gli emissari della grandi ditte stabiliva come ripartire i lavori. Tutte le esigenze erano garantite.

lavori. Questa vicenda come tante altre simili é finita in un processo contro la criminalità organizzata. E questa volta come tante altre volte si sono visti dipendenti di grosse ed importanti società venire a patti con

chiedere soldi? In apparenza sembrava così. Ma gli investigatori scoprirono presto che in cantiere di tanto in tanto Spiga si intratteneva cordialmente con le stesse persone che l’ingegnere Fulvio aveva denunciato. Nel frattempo la prestigiosa società di costruzioni cominciò a concedere in subaffidamento tantissimi lavori ad alcune piccole imprese, “la cui professionalità ed esperienza nel settore e la cui disponibilità di mezzi era pari a zero”, come scriveranno alcuni anni dopo i giudici calabresi. Problemi non ce n’erano, lavorava-

Il mercato aveva trovato un equilibrio pacifico tra metodi leciti e metodi criminali. E c’era da guadagnare per tutti. Ci voleva gente come il geometra Spiga per fare funzionare il cantiere, mica un saccente e sprovveduto giovanotto come l’ingegnere Fulvio. In tutto questo ovviamente l’unica cosa di cui sembrava non occuparsi nessuno è che i lavori venissero eseguiti bene: né chi stava in Calabria e che di quella strada si sarebbe dovuto servire, né chi stava ai vertici delle grandi società che si aggiudicavano i

la mafia locale per portare a termine i lavori. In tante di queste vicende ovviamente chi viene a patti con la mafia è il responsabile del cantiere non certo i suoi superiori. Esaminate le prove e stabilite le re-

sponsabilità, in queste storie resta sempre un po’ di amaro. E viene da farsi una domanda. Possibile che uno come il geometra Spiga non si rende conto di potere essere scoperto? Possibile che non tema anche di creare un danno di immagine alla società per la quale lavora? E la società poteva immaginare che il geometra Spiga sedesse al tavolo della confederazione delle ‘ndrine per decidere come spartire i lavori di subappalto e di sub fornitura ? Difficile rispondere. E in ogni caso ci vogliono prove. Poi però scopriamo (perché lo scrive il Tribunale di Cosenza in una sua sentenza) che ogni mese, per badare ad un cantiere solo, il geometra Spiga riceveva una somma ben più alta di quella che risultava nella busta paga dell’amministratore delegato della sua società. Quindi i suoi supe-

riori lo dovevano considerare davvero bravo. E cosa dimostra questo? In un processo nulla. Ma fa riflettere lo stesso.


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Storia & Cultura

Arcangelo

Russo

Intellettuale cattolico dalla scuola alle istituzioni di Fiorella Falci

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ecuperati alla memoria collettiva gli scritti pedagogici e politici di Arcangelo Russo, pubblicati in un volume a cura dell’UCIIM: illuminano un trentennio della vita del Paese e del nostro territorio, con il rigore e la passione civile di un intellettuale cattolico, nostro concittadino, che è stato

protagonista di una stagione complessa e difficile della nostra storia recente. Arcangelo Russo, uomo di scuola, laico impegnato in Azione Cattolica, dirigente nazionale dell’UCIIM, uomo politico, senatore dal 1972 al 1975, è

la personalità che l’UCIIM (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi) di Caltanissetta ha deciso di ricordare in occasione del 70° della propria fondazione, ricostruendo un’esperienza istituzionale e un’elaborazione culturale di cui non si era fatto tesoro in questi anni. Arcangelo Russo infatti moriva, prematuramente, quaranta anni fa, nel maggio del 1975, stroncato da un male incurabile, a soli 51 anni, e sulla sua esistenza dedicata all’impegno pedagogico, culturale e politico non era stata coltivata alcuna memoria pubblica, se si eccettuano alcune intitolazioni di locali scolastici a Caltanissetta. E’ stato riscoperto invece, un patrimonio di scritti, di interventi, di elaborazioni, assolutamente pregevoli per la qualità dei contenuti, e preziosi per ricostruire il contesto della vita della scuola italiana nella fase strategica della riforma della scuola media unica, che aveva posto fine ad un sistema arcaico e discriminatorio, quello della scuola media anticamera dei licei e dell’avviamento professionale per i ragazzi destinati invece

“ad metalla”. E’ stata quella, dall’inizio degli anni ’60, la sfida più importante sostenuta dalla scuola italiana non solo all’interno delle proprie aule, ma strategica per costruire una democrazia inclusiva, per sostene-

re la mobilità sociale legata al “boom” economico con un investimento nella promozione della conoscenza e della coscienza di tutte le nuove generazioni italiane; una sfida che mise in moto le intelligenze degli uomini di pensiero e le sperimentazioni degli operatori della scuola con uno slancio di generosità e di impegno sociale senza pari. In quella sfida Arcangelo Russo ha saputo essere protagonista e leader educativo. Profondo conoscitore non soltanto della letteratura pedagogica, ma del dibattito a lui contemporaneo sui temi della didattica e dell’educazione, lo ha messo a fondamento del suo impegno di docente e poi di preside, con una coerenza che tutti i suoi allievi e colleghi ancora ricordano, ed ha portato la sua esperienza sul campo, nelle scuole “di frontiera” della Sicilia dell’interno, in quegli anni flagellata dall’emigrazione e dalla fine dell’economia dello zolfo, e all’attenzione nazionale con i suoi articoli su tutte le più importanti riviste pedagogiche del tempo. Mai cattedratico nello stile comunicativo, ma modernamente essenziale ed efficace, mai retorico ma sempre problematico nel proporre questioni e delineare soluzioni possibili, tenace e determinato sulle proprie convinzioni, capace di sostenerle con ricchezza di

tra ortodossia ed ortoprassi, non soltanto nella corrispondenza tra le sue idee e i suoi comportamenti, ma anche nella capacità di relazionarsi con il potere e i suoi uomini, nel suo partito come nelle istituzioni, con lealtà ma senza alcun timore reverenziale, senza compiacenze e senza “sconti” rispetto al dovere della politica di garantire i diritti delle persone e di “rimuovere gli ostacoli” alla loro piena realizzazione. Autorevole per questa coerenza, stimato e rispettato anche dagli avversari politici, avrebbe potuto guidare, se ne avesse avuto il tempo, la crescita di un gruppo dirigente rinnovato e competente nel mondo politico del suo territorio, perché aveva lucida consapevolezza, come emerge dai suoi interventi parlamentari, delle dinamiche di involuzione che erano in corso nella Sicilia e nel Mezzogiorno dei suoi anni; involuzione non soltanto economica, ma anche sociale, antropologica, e soprattutto relativa alla credibilità delle classi dirigenti. Riproporre oggi la figura di Arcangelo Russo non è però soltanto una operazione di ricostruzione di una memoria importante.

argomenti e di esemplificazioni, senza mai scadere di tono, anche nelle inevitabili polemiche in un’epoca conflittuale. La sua passione di educatore, vissuta con una coerenza esemplare, si era intrecciata da sempre con la sua militanza appassionata di credente impegnato in Azione Cattolica, di cui è stato dirigente diocesano e regionale, e di intellettuale impegnato nella vita politica, nella Democrazia Cristiana, di cui fu segretario provinciale giovanissimo, nel 1951, e poi dirigente regionale, fino alla elezione al Senato, in cui ha lavorato con passione e competenza negli ultimi tre anni della sua vita. In queste diverse declinazioni della sua esistenza ha testimoniato sempre al massimo livello una lucida coerenza

L’attualità della sua elaborazione e della visione pedagogica e antropologica che emerge dai suoi scritti è positivamente sconvolgente, ci parla con le parole dell’oggi, con le idee e lo spessore etico che oggi sarebbe indispensabile tornassero ad essere alla base della vita pubblica. La memoria è sempre responsabilità per il presente, non è consolazione nostalgica di fronte alle inadeguatezze che viviamo, è fondamento del futuro, è l’ancoraggio culturale della capacità di progettare il cambiamento. Questa responsabilità, questa coerenza, questa dirittura morale attraverso personalità limpide e autorevoli come Arcangelo Russo, vorremmo che ritornassero a guidare oggi la nostra società e la nostra scuola.

Arcangelo Russo è nato a San Cataldo (Caltanissetta) il 1° settembre 1923. Professore di Lettere, è stato Preside delle scuole medie “F. Cordova” di Caltanissetta e “P. Balsamo” di San Cataldo. Il suo impegno professionale è stato caratterizzato da una tenace passione di educatore, che lo ha portato ad investire nella nuova scuola media unificata, le sue qualità di studioso di pedagogia e didattica e la sua creatività di educatore. Dirigente regionale e nazionale dell’UCIIM, ha rappresentato nel dibattito nazionale sui problemi della scuola italiana un punto di riferimento autorevole, coniugando l’urgenza della promozione umana dei giovani con la puntualità scientifica delle sue proposte di metodologia e didattica. Sin da giovanissimo ha militato nell’Azione Cattolica, di cui è stato presidente diocesano dal 1951 al 1958. Segretario provinciale della Democrazia Cristiana di Caltanissetta nel 1951, ha maturato poi una ricca esperienza amministrativa nelle istituzioni sociali, anche come Presidente, per cinque anni, dell’Ente Ospedaliero “Vittorio Emanuele II” di Caltanissetta. Eletto Senatore il 7 maggio 1972, ha fatto parte delle Commissioni Lavoro e Pubblica Istruzione del Senato, e della Commissione speciale per i problemi ecologici (1972). Nel suo impegno istituzionale si è speso con grande determinazione e competenza sui temi dello sviluppo socio-economico del Mezzogiorno e della Sicilia interna, e sui problemi dell’educazione, lavorando all’adeguamento legislativo della riforma della scuola media e dell’istruzione professionale. E’ scomparso prematuramente, a soli 51 anni, l’11 maggio del 1975. Gli sono stati intitolati, a Caltanissetta, il plesso di scuola media del villaggio S. Barbara e l’aula magna della scuola media “Rosso di S. Secondo”.


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Fatti & POST SCRIPTUM di Filippo Falcone

Social e tecnologia “Agenti dell’oblio” Breve riflessione su giovani e Resistenza a 70 anni dalla lotta di Liberazione

D

urante una nota trasmissione televisiva, qualche settimana fa, venivano mandate in onda alcune interviste a giovani di varie città italiane, ai quali veniva chiesto che cosa si celebrasse nella giornata del 25 Aprile. La stragrande maggioranza non sapeva rispondere.

ti giovani a rischiare la propria vita e molti a perderla - dovremmo tornare a parlare, anzitutto, di memoria storica; di cui oggi c’è un gran bisogno. La memoria è, nel senso comune, la possibilità di conservare nel nostro cervello i ricordi, le esperienze compiute nel nostro percorso. La memoria

moria, in entrambi i casi, è una funzione essenziale e, come tale, va salvaguardata e custodita. Oggi, invece, purtroppo, assistiamo all’incessante opera di una pericolosa truppa invisibile di “agenti dell’oblio”; molto presente nei nuovi mezzi di informazione. Se, infatti, sino a qualche

Nel nostro Paese, dunque, prima di parlare di valori di democrazia, di libertà - quegli stessi che indussero tan-

è l’archivio storico della nostra vita. Analogamente la memoria collettiva è l’archivio storico di un popolo. La me-

decennio fa, il libro, la carta stampata, avevano il monopolio dell’informazione, oggi questa egemonia è finita,

CALTANISSETTA - SAN CATALDO - ENNA

ha lasciato il posto ad altri strumenti di informazione, più sofisticati; quelli informatici, mutando, di fatto, lo stesso modo di informare. La complessità, la lentezza, di cui hanno bisogno i fatti storici, per sedimentarsi e per costruire le loro descrizioni, le loro interpretazioni, non possono non far fatica a star dietro alla velocità, alla semplificazione, alla rapidità, dei nuovi mezzi che ci informano oggi. Anche la canalizzazione dei risultati della ricerca attraverso l’insegnamento scolastico ha perso, di fatto, la sua esclusività, sopraffatta dall’abbondanza dei messaggi che giungono ai giovani attraverso moltissime altre fonti. Quindi la storia, in questi nuovi scenari di iper-modernità, fa molta fatica ad imporsi come fonte maestra di conoscenza del passato. Fa fatica ad essere considerata - come invece dovrebbe essere - non un magazzino, dove i fatti restano lì, conservati nel tempo, ma invece un laboratorio dove i dati vengono continuamente rielaborati nella ricerca anche, e soprattutto, in una proiezione per il futuro. Tutto oggi scorre velocemente, tutto rimane in superfice, esattamente in contrario di quello che invece necessita al lavoro storico. Nel passato si scriveva per i posteri. I poeti dell’antichità erano sicuri che le loro opere fossero destinate soprattutto alle genti ancora da venire. Purtroppo, non è più così. Quindi la necessità di una memoria storica collettiva, rimane un elemento centrale,

specie per occasioni come la citata ricorrenza del 25 aprile, che va vista come una ricorrenza soprattutto di pace. Basterebbe leggere le Lettere dei condannati a Morte della Resistenza, per scorgere i tanti messaggi di pace che quei giovani ci hanno lasciato, prima di essere fucilati. Quelle lettere di ragazzi, che vanno a morire, non sono lettere certo di guerra, sono semmai lettere di un sogno per un futuro di pace. Sappiamo che il mondo, da quel 1945, è profondamente mutato, non solo rispetto a quegli accadimenti, ma anche rispetto ai decenni successivi. E tuttavia, non hanno perso di attualità e validità le grandi motivazioni ideali della Resistenza, E’ stato questo, nelle sue forme più alte, lo spirito generoso dei giovani della Resistenza: un impulso di fratellanza, una lotta contro l’offesa dell’uomo contro l’altro uomo, un messaggio universale di concordia. Quello che scrive Anna Frank nei suoi Diari, assume, per intero, il senso di una testimonianza perenne di pace. Scriverà, un grande intellettuale come Luigi Firpo, che basterebbe la sola morte di questa ragazzina a farci misurare intero l’orrore dell’umanità oltraggiata in ciascuna delle vittime; una per una. Dobbiamo ricordare, ma anche agire con il nostro esempio pacifico e di cittadinanza attiva, di impegno sociale, di difesa di ogni forma di democrazia e di libertà, perché non si ripeta mai più quello per cui molti altri giovanissimi dovettero combattere e morire.


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Il personaggio

Luca

V ullo Filmaker di successo di Annalisa Giunta

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n artista poliedrico, con una grande sensibilità per le tematiche sociali e antropologiche che ha approfondito con un’originale creatività e competenza come regista e nelle sue produzioni cinematografiche: parliamo del 36enne filmaker nisseno Luca Vullo. Dopo aver concluso gli studi al corso di Laurea Dams, indirizzo cinema, all’Università di Bologna ha cominciato a fare le sue prime esperienze e a realizzare i primi lavori: documentari, cortometraggi, videoclip musicali e spot pubblicitari curando l’intero processo creativo dall’ ideazione, alla scrittura, alle riprese, alla regia, all’editing. Da diverso tempo si occupa della media education nelle scuole e nelle università; di laboratori del cinema e didattici per lo studio della lingua italiana e dal suo trasferimento in

mi sono reso conto che mi piac e v a moltissimo: dovevo provare a fare una mia creazione, era quella la mia strada. Tornai in Sicilia e con la mia telecamera comprata a rate e un microfono di quelli che si trovano dai cinesi nacque nel 2003 “Cumu veni si cunta”, documentario pensato per un pubblico straniero che racconta la storia e l’esperienza dei personaggi della nostra città, che con molta umiltà e ingegno, hanno trovato nell’arte di arrangiarsi l’unico modo per sopravvivere”. “Con la mentalità d’indipendente - prosegue - mi sono mosso privatamente trovando piccoli sponsor, poi mi recai al Comune per chiedere uno spazio dove

Luca Vullo allo “Short Film Corner” del 68° Festival di Cannes

Inghilterra ha iniziato un percorso con le università di tutto il mondo alla scoperta della gestualità italiana. “Stavo cercando la mia valvola creativa – afferma Luca Vullo - per esprimere tutta la passione e l’energia che avevo dentro e che non sapevo canalizzare. Quando ho cominciato a giocare con la telecamera amatoriale, a raccontare storie, a mettermi in gioco anche come attore

qualcosa di lungimirante e così fu. “Cumu veni si cunta” diventò un cult che tutti avevano nel pennino e nei dvd pirati”. Un documentario che ha avuto diversi riconoscimenti e ha girato tutto il mondo. Tra i lavori del suo percorso nisseno, volto a far conoscere e promuovere la città all’estero: “Caltanissetta oro di Sicilia” e “La settimana a Caltanissetta”, entrambi realizzati in collaborazione con la storica Rosanna Zaffuto Rovello. Grazie a questi lavori e alle ricerche storiche Vullo conobbe meglio l’aspetto minerario, nacque così il cortometraggio “U carusu senza nome” e “Dallo zolfo al carbone”, uno dei documentari in Italia più premiati del 2008, selezionato in concorso al David di Donatello nel 2009 e in nomination come miglior documentario al Globo D’oro 2009. Dopo aver trattato della migrazione dei minatori siciliani alle miniere di carbone in Belgio con il documentario “Dallo zolfo al carbone”, con il suo ultimo lavoro “Influx” Luca Vullo affronta la tematica relativa alla migrazione italiana in Inghilterra, di cui il giovane regista nisseno ne è parte integrante. Un documentario “Influx”, già molto apprezzato, che è stato selezionato all’interno dello “Short film corner” del Festival di Cannes. Al momento è in fase di lavorazione il lungo metraggio. “Sono contento della risposta da parte dei nisseni - afferma Vullo – e del coinvolgimento di alcune figure im-

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presentare il documentario, qui incontrai Fiorella Falci allora Assessore alla cultura che apprezzò il mio lavoro, chiedendomi di far parte del progetto. Nacque così la mia prima collaborazio- ne con le istituzioni locali che videro nella mia idea

portanti per il progetto Influx. Un personaggio chiave è stato Leonardo Orlando, sostenitore e promotore finanziario del progetto, un amico d’in-

Il suo primo successo è “Cumu veni si cunta” del 2003. Nel suo ultimo lavoro, “Influx”, racconta le vite londinesi degli italiani: Londra tra gioie, delusioni e opportunità fanzia che ho ritrovato dopo 15 anni in Inghilterra. In questi anni ho coinvolto nel mio percorso artistico e nel film Influx altri nisseni, in primis mia sorella Liana e la mia famiglia, che mi hanno sostenuto affettivamente e moralmente; tra gli altri anche Santino Castronovo, Giuseppe Vasapolli compositore della colonna sonora, Marco Giannone che ha dato il suo contributo con un brano. Grazie all’aiuto di Fabio Ruvolo e del progetto “Un posto tranquillo” a dicembre abbiamo lanciato una campagna fondi on line per completare il film. Un esperimento ben riuscito, tante persone hanno creduto in me e altri investitori sono entrati a far parte come azionisti del film. E’ stata la prima volta che ho visto un segnale forte della mia città e dei mie concittadini che hanno creduto in me e mi hanno dimostrato la loro stima”. Luca Vullo da 2 anni e mezzo ormai vive a Londra ance se come può torna nella sua città natale a trovare i suoi affetti più cari. “Io non ho mai tagliato – afferma Vullo - il cordone ombelicale con la mia città, con l’Italia, anche se ho sentito l’esigenza di allontanarmi per lavorare meglio. Con il mio lavoro porto in giro per il mondo la mia terra, le mie origini, l’amore per il mio paese”. Abbiamo voluto chiedere al giovane regista come vede Caltanissetta: “E’ una sabbia mobile che ha degli sprazzi di genialità, di persone meravigliose, gente

incredibile ma è terribilmente fottuta da un sentimento atroce che è l’invidia che non ti fa vedere e apprezzare quello che gli altri stanno facendo senza toglierti nulla semplicemente perché ti pongono di fronte allo specchio e ti fanno vedere quello che stai facendo tu. Io sono felicemente uscito da questa concezione, vivo in una delle città più libere che esistono al mondo da questo punto di vista. Ogni volta che torno da un lato è bello rivedere gli amici, la famiglia, risentire certi sapori odori e sensazione ma allo stesso tempo è triste vedere che non ci sia evoluzione sulla mentalità che alla fine è quello che ammazza il territorio. Una delle pecche principale è proprio quella di non saper valorizzare le risorse”. “Ai giovani dico – conclude - di credere nelle proprie idee e di sognare, di non tener conto dei giudizi degli altri, rischiare e buttarsi nei propri progetti. Buttarsi significa abbandonare le certezze, le false sicurezze che crediamo di avere e le abitudini; significa anche fare un cambiamento radicale, se questo non è il paese giusto per realizzare i propri obiettivi bisogna cercare da un’altra parte: questo non vuol dire che tu non possa tornare portando quello che hai imparato altrove. Sicuramente aprire le finestre del cervello fa bene. Consiglio vivamente ai giovani di fare un’esperienza all’estero. I miei suggerimenti sono: fai e vai dove credi che si possa fare, non fermarti prima; volere è potere”.


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Ornamenti

di Ivana Baiunco

La politica

del gioco delle parti rovesciato

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embra essere il gioco delle parti rovesciato dove i nemici diventano amici e gli amici diventano nemici. L’era del civismo e del cambiamento della profezia rivelata e della verità in tasca ha ribaltato anche le storiche posizioni politiche: la maggioranza e l’opposizione, l’una che dovrebbe appoggiare l’operato dell’amministrazione l’altra che lo dovrebbe contestare. Ma gli schemi sono saltati. In una produzione quotidiana di comunicati stampa non si comprende più chi sta con chi. Il Partito Democratico scrive una nota piccata sulle disfunzioni dell’ufficio tecnico sulle inefficienze a causa di un dirigente a scavalco. La perdita di milioni di euro per i progetti è uno spauracchio forte. C’è da darsi una mossa, fare qualcosa, ridefinire le responsabi-

lità interne. Se non fosse che i democratici a tratti smemorati, non ricordano che l’assessore al ramo nella giunta Ruvolo è proprio stato indicato da loro, quell’Amedeo Falci che ama le farfalle, la natura e non si scompone mai. Si scompongono in compenso i compagni di partito che in una battaglia senza limiti accusano di immobilismo uno degli uffici cuore dell’amministrazione e della macchina burocratica, l’ufficio tecnico che ha un capo inesistente, dove gli impiegati sono talmente oberati di lavoro che non riescono a smaltire gli arretrati. E’ tutta colpa della burocrazia si intende perfettamente dal tenore della lettera. “Sono necessari funzionari con adeguata preparazione professionale ed esperienza tecnica” non le mandano a dire sicuramente

all’amministrazione Ruvolo i suoi maggiori alleati. Alla nota del Pd fa eco un’altra nota di due ex assessori della giunta Campisi (centro destra ndr) con la quale plaudono l’uscita del Partito democratico. Fermi, alt gioco, come stanno le cose? Stanno così, che il sindaco è riuscito a fare il miracolo, a mettere assieme maggioranza ed opposizione, peccato che adesso sono tutti contro di lui. La maggioranza diventa la maggiore oppositrice e l’opposizione si sente rafforzata. Tutto era cominciato nell’idillio più totale, un bilancio passato a mani basse, provvedimenti votati senza grandi dibattiti, tutto volgeva con il vento in poppa.

Consiglio comunale educatissimo, tranne qualche irrequietezza di genere atavica, era tutto un grazie, prego, tornerò. Se non fosse che questo clima da paese dei campanelli si è spezzato proprio per mano dei parenti più stretti dell’amministrazione Ruvolo i suoi stessi, quelli del Polo Civico, che non è un partito ma un movimento e quindi i movimenti sono più democratici, hanno dentro la vera essenza della democrazia, perché nascono dal basso, e però al primo lamento, al primo sentore di dissenso si convocano organismi di garanzia, si riunisce l’assemblea che sovrana dall’alto della verità rivelata deciderà il destino del traditore. Intanto in sordina si

apre una campagna acquisti figlia della peggiore politica, non quella polverosa, dalla quale il vento fresco del civismo si allontana in apparenza, un’altra politica figlia di un ibrido creato ad arte del “c’è ma non si vede”. Qualche uscita scomposta, qualche labile segno di nervosismo, in un clima che comunque continua a sonnecchiare. Nonostante i proclami: “La città comincia a svegliarsi” “Le cose cominciano a muoversi”, questo è il tenore di ogni buona notte del primo cittadino. Ci avevano creduto in tanti, molti, moltissimi che l’aria fresca del cambiamento avrebbe spazzato via il caldo afoso del gattopardismo, ci avevano creduto in tanti che sarebbe arrivato il tempo della brezza ristoratrice, invece pare che ci sia dopo un anno ancora più afa.

“Un amore negato”

la seconda opera di Salvatore Pasqualetto ispirata a una storia vera di Marianna La Barbera

“… da queste parti la verità nasce da sola, nasce dalla terra, dalle strade, dai muri, così ci chiude da ogni lato e ci imprigiona dentro, come selvaggina”. Non è azzardato affermare che una simile asserzione possa essere concepita solo dalla penna di un autore siciliano, che, quando si riferisce genericamente a “queste parti” , indica invece, con precisione estrema, il ventre intimo della propria isola, inchiodata da un feroce determinismo e capace di riscattarsi solo episodicamente attraverso alcuni dei suoi figli più coraggiosi.

gioni il contesto, la provenienza, la dimensione atavica dei luoghi e la loro diretta influenza su chi li abita, che non può rimanere avulso dall’influenza esercitata dalle consuetudini e persino dal “genius loci” che ogni territorio racchiude. Sia chiaro: “Un amore negato” lascia spazio, e anche tanto, all’approfondimento psicologico dei personaggi, alle loro altalene umorali, al ticchettio delle coscienze e all’incapacità di lavare il passato come alcuni di loro vorrebbero fare; tuttavia la protagonista assoluta è lei, la Sicilia, stretta tra vocazione alla legalità e rottura delle

letto non è corretto, e non perché non lo sia. Le pagine procedono interrogando se stesse, e lo fanno , da acrobate, attraverso angoli visuali diversi: quello predominante è lo sguardo di una donna ancora giovane ma piegata dalla vita, alle prese con un fisiologico ribaltamento di posizioni, da signora che conduce una vita perfetta fino allo sfinimento ad ex bambina abbandonata e umiliata; c’è anche lo sguardo del consorte colpevole, talmente ottuso da avere ritenuto, negli anni, che agi e benessere potessero mandare in soffitta sensi di colpa e tragiche

finte certezze di una comunità tanto falsa quanto, a tratti, intollerabile nella propria prolissità e devozione alle abitudini, più che alle persone. Ci sono i frammenti di verità affidati ad un ex galeotto che devoto, invece, lo è davvero; ci sono i personaggi di una Chiesa straniante e ruffiana, c’è il mafioso vecchio ma potente che , al di là della propria deprecabile

ambiguità; c’è la cugina inviperita che vomita veleno e demolisce le

condizione, è comunque capace di provare e manifestare intima grati-

La tensione civile e il senso profondo di appartenenza ai luoghi d’origine animano il secondo lavoro letterario dell’autore, da sempre impegnato nel sociale e nella promozione della legalità in Sicilia “Un amore negato”, seconda opera di Salvatore Pasqualetto, siciliano doc della provincia nissena e profondo conoscitore delle bellezze e delle miserie estreme della propria terra d’origine, è la sintesi perfetta di una scrittura che, prima ancora di descrivere personaggi e fatti, mette al centro delle proprie ra-

regole, in una mistione ombrosa che, per i lettori non siciliani, può rivelarsi tanto tragica quanto incomprensibile, salvo poi essere disvelata attraverso i bagliori di uno approccio letterario generoso, compiuto, onesto. Definire semplicemente un gran bel lavoro il romanzo di Pasqua-

tudine. Grazie, Salvatore Pasqualetto, per non averci consegnato un’umanità fintamente conciliata: grazie perché ogni pagina è una “mise en abyme” nera che più nera non si può, e per questo più vera del vero. Nessuno è al sicuro dai propri demoni e non esistono disinfestazioni che tengono, quando è il passato che viene a cercarti. Il lettore pensa che Lucia , alle prese con una crisi di nervi degna di almodovariana memoria, continui a vivere un’altra vita dopo le rivelazioni subite e poi volute: ma una certezza aleggia su tutto il romanzo, ed è quella del cambiamento irreversibile che nelle vite di ognuno solo la violenta irruzione del passato può comportare. Si perdoni l’insistito citazionismo cinematografico, ma se Robert Altman fosse vivo, ci avrebbe fatto un film.


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Gela & dintorni

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di Liliana Blanco

Il frazionamento dei partiti politici ha generato 20 liste. In molti cercano voti, in pochi offrono idee

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a guerra elettorale è iniziata! Ma solo per i candidati. Perché per i cittadini comuni la politica è ‘una cosa sporca’ e molti sono decisi a non esercitare il diritto di voto. L’ esercito dei candidati è sceso in campo dopo la composizione delle liste. E quante liste! Sono venti, con 11 candidati a sindaco e 583 candidati complessivi. Su un altro fronte si muove un altre esercito, quello dei lavoratori per tre giorni, gli scrutatori: 4685 domande sono state presentate per l’incarico temporaneo scrutatori, divise in 1883 uomini e 2802 donne. I posti disponibili sono 359 per 130 euro. Sono i numeri della ‘corte dei miracoli’ in cerca di un posto di lavoro o di qualche prebenda che in tempi di crisi non guasta. Disoccupati, inoccupati, insoddisfatti, arrivisti e anche professionisti che

le promesse e, qualche volta, con qualche favore, quando ne ha la facoltà. In questi giorni l’amministrazione uscente sta tirando a lucido la città con un impegno

speciale ma, arrivano puntuali eventi straordinari che mettono in luce le richieste ancora inevase dei cittadini. E in questo clima infuocato il primo episodio ‘rovente’ è stato registrato il primi attentato incendiario ai danni di un comitato elettorale sito in

ne. E qui scatta la prima querela. Articoli di parte per difendere le donne e repliche senza esclusione di colpi. Il candidato a sindaco Saverio Di Blasi nei suoi comizi solitari non risparmia invettive per l’ex direttore generale del Comune Renato Mauro, indagato per i presunti abusi sulla realizzazione della Residenza

La “carica” elettorale

Undici candidati per una fascia vogliono esercitare un qualunque potere nelle stanze dei bottoni, stanchi di oltre vent’anni di potere della sinistra, perché il potere logora chi non ce l’ha, diceva uno statista che di potere se ne intendeva, e tanto! E poi c’è la sinistra che continua a combattere per tenere fermo il piede nella staffa; che si aggrappa alla biga Crocetta, strattonata di qua e di là e completamente disconosciuta dai gelesi che rinnegano quel cittadino supervotato che non avrebbe ricambiato la fiducia degli elettori. Ma quale destra o sinistra però. I partiti si sono dissolti come neve al sole, tutti parlano con gli stessi argomenti , solo da angolazioni diverse. C’è chi afferma di avere aperto una strada e chi sogna un’altra Gela perché questa Gela non gli piace. Le ideologie sono state messe al bando: niente citazioni di teoria della politica, né speculazioni filosofeggianti. Il terreno su cui si combatte è una ‘trazzera di campagna’ dove vince chi ha la furbizia di catturare i numeri con

corso Salvatore Aldisio, dove si pubblicizzava la candidatura di un esponente del Megafono. Ma se c’è chi combatte col fuoco delle saracinesche in campagna elettorale, c’è anche chi fa fuoco con le parole. E’ il caso di un candidato

La guerra elettorale è stata cruenta: querele, attentati incendiari e “facili” promesse a sindaco che ha commentato i presunti ‘facili costumi’ di una candidata di un partito opposto alla sua coalizio-

sanitaria assistita Caposoprano e oggi candidato con una lista che sostiene il sindaco. Di Blasi non teme nulla e continua a gridare allo scandalo per la presunta laison fra l’amministrazione e Mauro. Questi ha un contenzioso aperto con Di Blasi. Il sostituto procuratore Lara Seccaccini ha fissato per il 13 luglio la prima udienza a carico di Saverio Di Blasi, Peppe Di Dio e Emanuele Amato, che dovranno rispondere di diffamazione che risalgono al 2012 -2013. Di Blasi ha definito Mauro “noto personaggio a dir poco delinquente… fallito dirigente dell’ex Banca del Golfo chiusa per mafia. Nell’anno 2009 raccomandato dall’onorevole Speziale». Ma lo fa ancora nei suoi comizi. Di Dio è stato citato in giudizio da Mauro che si è ritenuto offeso nella sua dignità per queste affermazioni: «Il Comune di Gela vuole imprenditorializzare il territorio affidandosi e pagandolo profumatamente , a un soggetto che ha intrapreso parecchie iniziative

tutte rigorosamente andate male per i soci: Banca del Golfo, Oasi del Golfo, Consorzio universitario, Eurobic, Associazione Oasi Club, Aeroporto di Gela». “Penso che siano banalità le cose su cui attacca – ribatte l’altro candidato a sindaco Giuseppe Di Dio - Pensi piuttosto a difendersi dalle indagini che sono in corso e lo riguardano personalmente”. Il centrosinistra che per 5 anni è stato osteggiato da un’opposizione interna adesso si è ricompattato, mentre, come al solito il centrodestra si frantuma e la guerra fra le fazioni si infiamma : anziché combattere la guerra politica contro la coalizione opposta si preoccupa della guerra interna e pensa a defenestrare chi ricopre cariche nell’interno. Il primo ‘scisma’ è avvenuto all’interno della coalizione dove i candidati sono due, dopo essere stati 4 in pectore e nessuno ha voluto fare un passo indietro. E’ il caso si fa serio all’interno di Forza Italia. Il coordinatore provinciale Michele Mancuso ha detto di voler revocare il mandato di coordinatore cittadino a Vincenzo Pepe. Da due a zero dunque: perché anche l’altro coordinatore, Massimilano Falvo, si è allontanato dopochè la sua autocandidatura non è stata accettata dalla dirigenza. Tutto nasce dalla nota inviata da Mancuso: “Il comitato elettorale di forza Italia si propone una Alternativa Repubblicana contro la falsa democrazia - scrive Mancuso - a cui abbiamo assistito in questi anni con i governi Renzi, Crocetta e Fasulo. Sono davvero in tanti, giovani e meno giovani . È chiaro che Pepe ha scelto di sostenere un candi-

dato avversario che per giunta lo ha indicato come assessore in alleanza con il Ncd, ha scelto una strada diversa che non può più coincidere con la nostra. Dunque non sarà più commissario e noi ripartiamo a sostegno del candidato Pellitteri con dei giovani brillanti accompagnati da alcuni veterani che non hanno mai smesso di credere in Forza Italia e nel Presidente Berlusconi”. Mancuso ha inoltrato un ricorso contestando il simbolo di una delle liste a sostegno del candidato a sindaco Lucio Greco, ma il Giudice non lo ha accolto. Arriva tempestiva la risposta della controparte dal segretario del Club ‘Forza Silvio’, Angelo Ciscardi che ha esternato riflessioni, nella convinzione che Mancuso debba spiegare come mai ha fatto scappare i giovani tesserati di Forza Italia. E poi ci sono le decine di migliaia di cittadini arrabbiati, quelli che inveiscono contro i candidati ricordando che la politica ha fallito perché non è riuscita a creare opportunità di lavoro. La chiusura della raffinazione non aiuta, anche se il disegno già tracciato non permetteva molte mosse e il premier Renzi non ha lasciato spiragli su questo tema. Ma altri candidati incalzano e sostengono che a poche decine di chilometri da Gela, un altro sindaco è riuscito a bloccare il progetto statunitense sul Muos. Questo è il clima delle elezioni amministrative 2015, con 71 i seggi per le votazioni con due seggi speciali (ospedale e carcere Balate). Sono 65.873 gli elettori, divisi in 32153 uomini e 33720 donne. Tra gli elettori 74 sono i cittadini comunitari che voteranno a Gela, invece sono 5234 i residenti all’estero che potranno votare in Italia. Il mese di giugno svela il mistero.

AVVISI LEGALI TRIBUNALE DI CALTANISETTA Procedura Fallimentare n. 2/04 R.F. Lotto unico - Comune di Caltanissetta (CL) Via Borremans, 66/A. Autorimessa al p. seminterrato, sc. D. Prezzo base: Euro 38.296,00 in caso di gara aumento minimo Euro 100,00. Vendita senza incanto: 30/06/2015 ore 12.30, innanzi al G.D. Dott. Calogero Domenico Cammarata presso il Tribunale di Caltanissetta, Via Libertà, 5. Deposito offerte entro le ore 11.30 del 30/06/2015 in Cancelleria Fallimentare. In caso di mancanza di offerte vendita con incanto: 07/07/2015 ore 12.30 allo stesso prezzo base e medesimo aumento. Deposito domande entro le ore 11.30 del 06/07/2015. Maggiori info in Cancelleria Fallimentare o presso il Curatore Avv. A. Calabrese tel. 0934553458 e su www. astegiudiziarie.it. (A302921).


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Economia & Società

di Marcello Curatolo

Molte aziende mettono in gioco il loro futuro quando avviene il passaggio del testimone dal padre ai figli. Uno snodo delicato regolato da un mix di norme del diritto di famiglia e di quello d’impresa

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n Italia circa il 90% delle imprese è condotta dal nucleo familiare e oltre il 40% degli imprenditori ha più di 60 anni. Ogni anno tantissime aziende, si stimano più di 50 mila, devono affrontare un momento determinante per la loro sopravvivenza, cioè il momento in cui il padre deve lasciare il testimone ai figli. Il tema è più che mai rilevante per il tessuto economico/finanziario/sociale poiché circa un terzo sopravvive al cambiamento e meno di un quinto riesce a superare la seconda generazione. E’ ovvio, pertanto, che il passaggio del testimone può concludersi con successo solo ed esclusivamente se ben programmato. I nuovi imprenditori dovranno proiettarsi nel futuro, senza dimenticare il passato, favorendo l’innovazione e individuando nuovi modelli di business. Purtroppo, però, non esiste una ricetta uguale per tutti: infatti chi sopravvive ha utilizzato strategie variegate che risultano efficaci in quel contesto, ovviamente dipende dal business e dalle caratteristiche dell’impresa. Però alcune indagini statistiche evidenziano come vi sia una certa avversità a pianificare e programmare il “RICAMBIO GENERAZIONALE”, rimandandolo nel tempo, non per ragioni meramente aziendali, ma per scelte, spesso, dettate dall’emotività. Spesso la questione si complica ancora di più poiché, oltre alla mancanza di una cultura di impresa tendente al passaggio generazionale, vi sono questioni personali e patrimoniali dovute a litigi familiari, a scomparse di qualche componente del nucleo familiare, a malattie sia degli imprenditori che di eventuali eredi. Pertanto dove vanno ricercate le soluzioni? Probabilmente è opportuno fare riferimento a quel mix di norme facenti capo al diritto di famiglia e a quello d’impresa. Da un punto di vista tecnico il quadro normativo è molto complesso e variegato, il nuovo ordinamento si caratterizza per norme molto invasive, la quota legittima riserva ¾ del patrimonio ed è la più alta d’Europa. L’unica novità è stata l’introduzione del “patto di famiglia”; infatti l’art. 768 bis del c.c. sancisce che il patto di famiglia è il contratto con il quale l’imprenditore può trasferire in tutto o in parte la propria azienda a uno o più discendenti. Ma anche questo istituto giuridico, però, prevede parecchie limitazioni. Se l’imprenditore, come potrebbe accadere, ha avuto affettivamente una vita “dinamica” vi sarà una conflittalità latente che avrà ripercussioni sull’azienda. In alcuni casi si assiste a situazioni limite che inficiano il futuro aziendale. E’ evidente che per questa problematica non esiste una ricetta ma-

gica, per tutte le situazioni. Alcune volte potrebbe aiutare un testamento, oppure, se si tratta di società di capitali, di attribuzioni di quote societarie anche con l’apposizione di eventuali vincoli ecc…Certamente quando nel patrimonio familiare vi è anche un’azienda bisogna intervenire sul governo della stessa. Spesso è opportuno affidare solo ad uno dei futuri eredi, la direzione aziendale e ricompensare gli altri aventi diritto (coniuge e altri figli) con proprietà immobiliari, titoli, rendite varie L’assegnazione del patrimonio totale diventa determinante per una equa distribuzione tra gli aventi diritto,

nus ha interesse a destinare la quota disponibile ai figli limitando alla sola legittima le pretese ereditarie del coniuge separato. Il testamento è particolarmente indicato per la sua capacità di assegnare singoli beni ai figli (ad esempio immobiliari o societari) evitando le complicazioni derivanti dalla comunione ereditaria. Uno strumento finanziario con l’individuazione di uno o più beneficiari diventa mezzo per l’assegnazione della componente liquida del patrimonio, magari anche a compensazione del diverso valore dei beni assegnati mediante testamento. Una polizza mortis causa invece ben si adatta a coprire eventuali

riservatezza. Infine nel caso della pianificazione successoria della famiglia allargata spesso l’esigenza più sentita è quella di rafforzare la tutela di un solo dei “letti”, di solito il nucleo familiare più recente. Al fine di poter suggerire le corrette strategie è tuttavia indispensabile comprendere se il nucleo da tutelare è legittimo o di fatto e se tra i discendenti vi siano figli unilaterali (di un solo dei partner). Se il “letto” da tutelare è legittimo il testamento è particolarmente indicato per la sua capacità di assegnare singoli beni al coniuge ed ai figli evitando le complicazioni derivanti dalla comunione ereditaria. Una polizza

Se invece il “letto” da tutelare non è quello legittimo di fatto il testamento ha la vocazione di creare quota disponibile a tutela del convivente e dei figli assegnando gli asset societari ed immobiliari. Esso è necessario inoltre per assegnare il diritto di abilitazione o l’usufrutto al convivente altrimenti costretto ad abbandonare il focolare familiare. Uno strumento finanziario con l’individuazione di uno o più beneficiari , in questo caso, è vocato al trasferimento della ricchezza mobiliare in esenzione dall’imposta di successione a favore di convivente e suoi figli unilaterali. La polizza mortis causa infine può efficacemente rafforzare la posizione

Ricambio generazionale

Opportunità o problema?

fermo restando la volontà del “capo famiglia”. Come già detto non esiste una soluzione unica, ma bisogna individuare delle casistiche comuni e da li iniziare a ragionare. Infatti possiamo trovarci in presenza di pianificazione successoria della famiglia allargata,di quella dei separati con o senza figli, della famiglia legittima con figli, giusto per citare i casi più frequenti. Pertanto se volessimo passare dalla teoria alla pratica, precisando che si tratta di mere esemplificazioni, analizziamo i singoli casi. Ad esempio nella pianificazione successoria dei separati con o senza figli l’esistenza del diritto alla legittima tra coniugi separati genera spesso il desiderio di

La tutela dei diritti non riguarda solo la famiglia tradizionale ma anche quella “allargata” voler ridurre al minimo i diritti ereditari spettanti al partner spingendo il dominus verso il rafforzamento della tutela dei figli o di altri soggetti meritevoli. Nel primo caso il domi-

passività legate ai beni da assegnare ai figli come nell’ipotesi di immobili gravati da mutuo o a fornire ai figli il capitale necessario alla liquidazione della quota di legittima da riconoscere in questi casi al coniuge separato. Diversa è la situazione di pianificazione successoria della famiglia legittima con figli, infatti è opportuno individuare bisogni percepiti o spesso latenti al fine di trasferire la ricchezza alla persone più care. Ad esempio, volendo semplificare, nel caso della famiglia tradizionale composta da due coniugi con figli possono essere essenzialmente due le esigenze che spingono il dominus alla pianificazione:La tutela dei familiari con trattamento ereditario equo oppure il rafforzamento della posizione di soggetti deboli o meritevoli. Ovviamente in questo caso il testamento, in qualunque forma viene redatto è lo strumento più idoneo, tranne nel caso si voglia rafforzare la posizione di soggetti deboli e meritevoli, garantendone la privacy. In questo caso l’utilizzo di strumenti finanziari con l’individuazione del beneficiario garantisce a quest’ultimo la

vita intera con contraente/assicurato il dominus e beneficiari i figli diventa strumento utile per l’assegnazione della componente liquida del patrimonio, soprattutto quando si vuole tutelare in riservatezza il figlio unilaterale del coniuge che altrimenti non avrebbe alcun

diritto. La TCM invece ben si adatta a coprire eventuali passività legate ai beni da assegnare come nell’ipotesi di immobili gravati da mutuo o di beni gravati da imposta di successione.

di conviventi e loro figli unilaterali grazie all’effetto leva che può generare: solo i premi versati “consumano” quota disponibile . La restante prestazione viene generata al di fuori dell’asse ereditario. Pensate alla recente scomparsa del cantautore partenopeo Pino Daniele che ha lasciato in vita l’ex

coniuge divorziato, il coniuge separato, la convivente ed i 5 figli dei primi due letti….Quanto avrebbe avuto bisogno di un supporto consulenziale!


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I Fatti di

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Etico

Sicilia,

isola bellissima abitata da stronzi C

’è un’isola con oltre mille chilometri di costa incantevoli con litorali mozzafiato e un mare di un blu impossibile da replicare; e come se non bastasse questa isola è coronata da tante altre piccole isole che sono dei paradisi terrestri. Quest’isola fantastica non ha solo il mare, ha anche il sole che la bacia oltre nove mesi l’anno. Dio la illumina e la riscalda per coccolare chi vi abita, la flora che vi cresce la fauna che la popola. Quest’isola ha anche un grande vulcano che spicca verso il cielo, buono, vanitoso, poche volte irascibile che rappresenta la forza e il vigore di questa terra. Cotanta bellezza nella storia è stata apprezzata da tutti i popoli del mondo al punto tale che romani, greci, fenici, cartaginesi, spagnoli, normanni, francesi si sono rovinati per conquistarla. Per essa hanno speso fortune che sono rimaste come dono e allora in quest’isola possiamo trovare il più grande patrimonio archeologico dell’umanità. E la storia ha lasciato in quest’isola il meglio dell’architettura, della cultura, della gastronomia, dell’intelletto. Quest’isola non è frutto della mente di un sognatore; non è la costruzione fantasiosa di un libero pensatore; non è la meta agognata da tanti e conquistata da pochi privilegiati; no, non è un progetto costruito pensando al posto ideale dove vivere. Questo posto esiste: è la Sicilia! Ma in questo posto purtroppo vivono degli stronzi, dei maleducati, degli incolti, degli ignavi, degli imbroglioni, degli accattoni, dei miserabili, dei corrotti, dei lumaconi; ci sono costoro, mica solo i mafiosi o i “delinquentelli” o i “piscialetto”. Questi sono tanti e le leggi che egli stessi spesso partoriscono permette

loro di pascolare impudentemente ovunque, permette loro di vivere, far finta di lavorare e perfino partecipare alle elezioni e anche di essere eletti. E i rappresentanti spesso sono espressione delle categorie sopra citate. Perché altrimenti non si capisce come in quella, in questa, terra

di davanti a segretari politici che sono peggio di loro ma che parlano però in perfetto italiano, possibilmente con inflessione fiorentina; non si capisce come ci possano essere rappresentanti delle istituzioni commerciali, industriali, artigianali indagati, arrestati, sospesi; come ci possano essere funzionari

come ci possano essere la maggioranza di consiglieri comunali e assessori di oltre 800 comuni che, pur di racimolare 50 euro di gettone di presenza, continuano a “coglioniare” 5 milioni di persone. E non si capisce come non esista un progetto, una programmazione, un ‘idea non di sviluppo, significa

baciata da Dio ci possa essere un Presidente della Regione come quello che c’è, come ci possano essere deputati di cosi infimo valore anche culturale e professionale, che non abbiano presentato nemmeno un’interrogazione, che abbiano votato contro il Ponte di Messina, che abbiano regalato royalties alle multinazionali, che si piegano a 90 gra-

che decidano “fottendosene” del potere politico e “ammuccandosi” anche 300 mila euro all’anno di stipendio, che non si assumono alcuna responsabilità e bloccano tutto, senza che nessuno dica nulla; come ci possano essere minuscoli e insignificanti dipendenti di ancora più piccoli e insignificanti paesi che bloccano iniziative di sviluppo;

chiedere troppo, ma di riassetto e bonifica istituzionale, amministrativa e tecnica oltre che morale ed etica. Anzi si capisce bene per le premesse esposte che confortano (o sconfortano) i dati di ogni tipo che riguardano l’interesse e l’attrazione che la Sicilia oggi rappresenta negli investitori e nei turisti stranieri.

Due dati su tutti. 1. I finanziamenti europei. Rimandiamo indietro ogni anno l’87% dei fondi comunitari per mancanza di progetti, bandi e idee. Nessuno si è mai premurato di capire perché e quindi porre rimedio e questo è assolutamente più delittuoso. 2. Traffico aereo passeggeri. La somma di coloro che transitano nei nostri aeroporti (Palermo, Catania, Comiso, Trapani) in un anno è all’incirca il 10% rispetto al traffico aereo che gravita sulle sole Baleari! Si aprono appena gli occhi quando crolla un pilone dell’autostrada e poi non ci si accorge che si è presi per i fondelli quando qualcuno arriva al punto di dire, in preda ad un delirio, che l’alta velocità passera per Enna e Caltanissetta al modico investimento di oltre 6 miliardi di Euro (cinque volte l’impegno dello Stato per la realizzazione del Ponte sullo Stretto!) e perfino quando propinano con disinvoltura i numeri degli immigrati che silenti i siciliani ospitano non per benevolenza ma perché ormai è in atto una silenziosa cloroformizzazione. Altro che “buttanissima” Sicilia come scrive Buttafuoco! Allora ditemi voi se i siciliani non siano degli stronzi. Ditemi se non sono degli stronzi presidenti, deputati, sindaci, assessori, consiglieri, sindacalisti, artigianali e via dicendo. Ma se non sia altrettanto stronzo quello che parcheggia in terza fila, quello che butta la chewngum a terra, quello che fa pagare 6 euro un cono gelato, quello che truffa il turista americano, quello che va impunemente in moto in moto senza casco, quello che per 50 euro fa votare questo o quel politico. Come dice un mio amico, peggio degli eletti ci sono gli elettori.


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Fatti & San Cataldo

Ripulire la città per far vincere la civiltà N

on si tratta certamente di un invito qualsiasi, quello che il sindaco Giampiero Modaffari ha lanciato nelle scorse settimane ai suoi concittadini. Solitamente l’appello rivolto ai cittadini a partecipare alla pulizia di questo o quell’angolo o sito di San Cataldo non è usuale né tantomeno consueto in altre amministrazioni comunali. Specie se poi viene fatto da un sindaco! Oggi, soprattutto in Sicilia, la gente si lamenta apertamente per il fatto che si pagano troppi soldi per la bolletta della Tari, cioè per la tassa sui rifiuti. Eppure, nel momento in cui il sindaco Modaffari ha invitato i suoi cittadini a condividere una esperienza di pulizia, la gente ha risposto. E lo ha fatto per pura partigianeria o perché ambisce a fare episodica quanto gratuita passerella, ma perché in ogni cittadino c’è una coscienza civica che fa si che quell’invito diventi un appello forte alla civiltà, un richiamo affinchè i cittadini che vivono e abitano in quelle zone nel quale regnano sovrane sporcizia, erbacce e quant’altro non si arrendano alla bruttezza, ma cerchino la bellezza del loro stesso ambiente restituendogli dignità e splendore. Qualcuno afferma che dovrebbero essere coloro che sono addetti a questo tipo di servizio a svolgere questa pulizia straordinaria. Tuttavia, la filosofia che anima il sindaco Modaffari è diversa: se le cose non vanno per come dovrebbero, allora cominciamo a darlo noi l’esempio! C’è un’area di verde piena di erbacce e sporcizia? Bene. Allora non è il caso di piangersi addosso o di attendere l’esito di una missiva indirizzata per avere risposte che, quando arriveranno, vedranno quelle aree ricolme di ulteriori sporcizie! Ci si sbracci in prima persona, si cominci a dare l’esempio, si cerchi di creare un percorso di civiltà entro cui incanalare buone intenzioni e volontà di dare una nuova vivibilità al centro abita-

to e ai suoi spazi verdi. D’altronde, che l’amministrazione Modaffari abbia da subito posto tra i suoi obiettivi immediati quello della civiltà da raggiungere attraverso forme di rispetto condiviso di regole e norme, non è una novità. Tuttavia, stavolta il sindaco è voluto andare oltre rivolgendosi direttamente ai suoi concittadini, ma anche ai propri assessori e consiglieri, come anche ad associazioni ed enti per dare l’esempio. Tutti sono stati invitati nel piazzale del mercato settimanale che si svolge a Santa Germana per rendere questa zona più pulita e vivibile. Ci sono problemi legati alla mancanza di adeguate risorse economiche? C’è il problema legato alla mancanza di un numero adeguato di personale? Bene, allora tutti diano una mano per

che, a partire dall’esempio del sindaco, i cittadini danno anche loro un contributo ad una battaglia di civiltà partendo dalla pulizia di piccoli e grandi angoli della Città strapieni di erbacce e sporcizia. E si badi bene: in questa battaglia di civiltà non

Il sindaco Modaffari, in tuta arancione e tagliaerba, al lavoro con i cittadini per ridare vivibilità alla sua San Cataldo ripulire la Città. Tutti, nessuno escluso, nemmeno il sindaco. Anzi, il primo cittadino, proprio perché “primo”, lo deve essere in tutto: lo deve essere anche nel momento in cui si fa promotore di queste iniziative. E allora, ecco Giampiero Modaffari indossare la classica tuta arancione e imbracciare il tagliaerba trasformandosi in un operaio qualsiasi che, tuttavia, a differenza di quest’ultimo, dedica gratuitamente il proprio lavoro e il proprio tempo libero per ridare vivibilità alla propria comunità. E così, ecco

ci sono generali o soldati, caporali o tenenti. Tutti sono alla pari, anzi il sindaco suda e lavora più degli altri perché sa che anche il suo impegno, come quello dei suoi concittadini, alla fine, consentirà la pulizia di quella zona. Si crea così un lavoro di squadra che unisce i sancataldesi in nome di una civiltà della vivibilità che diventa una battaglia da vincere per ridare un volto pulito alla città in cui si vive. A Santa Germana la pulizia straordinaria ha prodotto i suoi esiti con sterpaglie e sporcizia varia che sono stati

stanati a suon di decespugliatori, scope, palette e sacchi dell’immondizia. Un lavoraccio notevole che ha impegnato per ore il sindaco e i cittadini che vi hanno preso parte. La seconda tappa sarà a Santa Maria di Nazareth. Anche lì c’è tanto da fare e, soprattutto, tanto da pulire. E anche in quella occasione, il sindaco è pronto a mettersi in prima linea per dare il proprio contributo alla battaglia più difficile con la quale San Cataldo e i sancataldesi sono costretti a combattere: quella di uno sporcare abbandonato che sembra essere divenuto segnale di una inciviltà nella quale ognuno si nasconde adducendo come scusa il fatto che si tratta di un male inguaribile. Queste iniziative, invece, dimostrano che dall’inciviltà si può guarire, e lo si può fare a partire da gesti semplicissimi, come quelli di prendere in mano un decespugliatore oppure una scopa o una paletta per dare una mano ad un percorso di civiltà per il quale non ci sono né soldi nè medaglie, ma solo tanto duro lavoro per la comunità in cui si vive. In un simile contesto, decespugliatori, rastrelli,

tridenti e sacconi diventano altrettanti strumenti con i quali viene combattuta la battaglia della civile vivibilità. E i risultati si ottengono. Il sindaco Giampiero Modaffari, indossando una sgargiante tuta arancione, al termine di tre ore di duro lavoro, può dire che sono state ripulite dalle erbacce le aiuole del quartiere e la scuola San Giuseppe. Una pulizia fatta avvalendosi di dieci decespugliatori all’opera in contemporanea. Alla fine, sia la zona di Santa Germana che quella di Maria di Nazareth sono state ripulite per la gioia di un Giampiero Modaffari consapevole, più che mai, che solo lanciando idee come quella di ripulire la città è possibile stimolare autenticamente l’amore per la Città”. Alla fine, dopo tanto lavoro con il decespugliatore, il sindaco ha potuto dirsi soddisfatto dai risultati che, in termini di pulizia e decespugliamento, sono stati ottenuti contribuendo a far sì che i cittadini possano sentire e trattare come proprio il patrimonio pubblico. Altre zone saranno oggetto di pulitura straordinaria. Altri cittadini saranno coinvolti, altri tagliaerba, altri rastelli, altre palette; sarà versato tanto sudore, ma alla fine, raccogliendo l’appello del sindaco a ripulire la città per far vincere la civiltà, avrà vinto la bellezza che, in definitiva, è l’unico autentico patrimonio che resta ad ogni cittadino che vuol risiedere in un centro abitato veramente vivibile.


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Dal Vallone

Mussomeli, la carica dei 163

il sogno di conquistare un posto in consiglio comunale

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entosessantatre pretendenti consiglieri raccolti i n nove liste, tre candidati ad indossare la fascia tricolore e per il momento dieci aspiranti assessori designati dalle tre coalizioni. Numeri che danno la misura di un’orda di politici di razza e di

altri molto più improvvisati pronti a marciare verso il building comunale di piazza della Repubblica. Altro che disaffezione dei mussomelesi alla politica. Queste elezioni verranno ricordate per la massiccia partecipazione di candidati. Ogni famiglia ha il proprio golden boy, non c’è mussomelese che non abbia ritrovato il faccione del proprio amico, fratello, cugino o collega su un volantino. E’ vero anche che la “lievitazione”, la moltiplicazione di aspiranti consiglieri dipende in parte

di Giuseppe Taibi alla nuova legge regionale che obbliga alle liste la partecipazione di donne. Le quote rosa quindi ingrossano le fila di chi punta a giugno a sedersi in uno dei venti scranni dell’Aula “Francesca Sorce”. Mussomeli è uno dei quattro comuni nisseni (assieme a Villalba, Serradifalco e Gela), che il 31 maggio ed il primo giugno andranno all’appuntamento con il voto. Come detto, tre i personaggi che ambiscono alla poltrona più autorevole del paese: diversissimi fra loro ma uniti da una certa “illibatezza” politica. Il centrosinistra punta su Amedeo Cumella, 60 anni, avvocato impegnato professionalmente tra il suo studio privato e l’insegnamento. Nel tempo libero, da consulente, dà una mano all’agenzia assicurativa di famiglia. Nel suo passato persino una breve esperienza di corrispondente del Giornale di Sicilia. A sostenere Cumella una corazzata i cui vertici non nascondono di potere raggiungere il 40% dei suffragi; una soglia necessaria a conquistare la maggioranza in Consiglio e a guadagnare anche il premio di maggioranza. Tre i simboli: Pd, il Pdr (l’ultima invenzione di Totò Cardinale) e che ha scelto Mussomeli

per il suo battesimo di fuoco, e Senso civico, una lista legata all’assessore al Turismo Enzo Nucera. Con la vittoria di Cumella il centrosinistra riconfermerebbe, per altri cinque anni, il proprio potere sul Comune. E per dare una parvenza di continuità con l’Amministrazione uscente, Cumella ha designato come proprio assessore proprio il (quasi ex) sindaco Salvatore Calà. E non solo. Anche l’assessore uscente Monia Carrubba è stata indicata come componente di una probabile squadra Cumella. Cosa nasconda tale strategia non è chiaro. Improbabile che Calà finisca davvero per accettare di fare l’assessore. Dall’altra parte del guado, dalle parti del centrodestra, a correre per riconsegnare all’area liberale la guida del paese, dopo cinque anni relegata all’opposizione, corre il quarantacinquenne Giuseppe Catania, esperto del mondo cooperativistico. Catania ha compiuto l’impresa: quella di ricostruire le fondamenta della vecchia casa delle libertà di berlusconiana memoria. Una coalizione negli anni sfilacciata, disgregata, che ha ritrovata un’instabile unità nella lotta alle politiche di Calà. Certo Catania ha compiuto l’impresa ma non il miracolo. Fuori dall’alleanza creata attorno alla sua figura è rimasta la componente legata all’ex parlamentare Filippo Misuraca. Per la prima volta, un pezzo consistente di

città, custode di una considerevole riserva di voti, sarà fuori dai giochi. Bisognerà vedere dove finiranno queste preferenze. Quattro le liste a sostegno di Catania, alcune delle quali riconducibili ai vari maggiorenti, come l’ex sindaco Gero Valenza, a Pasquale Mistretta, in questi cinque anni tra i leader dell’opposizione, e all’ex direttore sanitario

stelle, dopo un lungo travaglio interno, ha preferito non presentarsi al giudizio degli elettori, attirando lo scherno del sindaco Salvatore Calà che li ha irrisi per l’incapacità di costruire una lista. La tornata di fine maggio verrà anche ricordata per l’assalto dei parenti. A tentare di conquistare una poltroncina in aula mogli, cugini, figli, fratelli,

Partecipazione record di aspiranti politici. E i parenti di vecchi e nuovi amministratori vanno all’assalto del Palazzo di città dell’Azienda sanitaria provinciale Salvatore Mancuso. Infine, gruppo che viene considerato l’outsider, quasi la cenerentola di queste elezioni, la componente civica di Pensare solidale. Portabandiera di questa formazione non legata ad alcun partito il giovane ingegnere Rino Genco. Ventinove anni, Genco potrebbe rappresentare la sorpresa di questa tornata, attirando su di lui il cosiddetto voto di protesta. Due le liste in suo supporto. Oltre ai “misurachiani”, le comunali 2015 saranno orfane anche di un’altra componente fondamentale: quella grillina. Il Movimento cinque

nipoti di… Tra le candidate vi figura ad esempio Pina Rita Morreale, moglie del consigliere fedelissimo all’assessore Enzo Nucera Salvatore Mantio. Pasquale Mistretta ha fatto un passo indietro dinanzi la candidatura del figlio Simone. Giuseppe Rizzo, tra gli uomini simbolo del Pd, lascerà il posto nella lista al fratello Salvatore che correrà col Pdr. Sempre nel centrosinistra si registra il ticket in casa Capodici: al posto dello zio Salvatore ecco spuntare il nome del nipote Davide; discorso identico per il collega Domenico Blandino, al posto del quale si presenterà la moglie Domenica Salvatrice Alio.


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Note & dintorni di Donatello Polizzi

MusicalMuseo

“Piccoli” musicisti invadono Caltanissetta, città in festa

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n normale sabato pomeriggio a Caltanissetta: 16 maggio ore 18.40. Un gruppo di studenti che partecipano alla quinta edizione del concorso nazionale MusicalMuseo, si esibiscono in corso Vittorio Emanuele. I nisseni che passeggiano si fermano incuriositi, attratti dal talento dei giovani musicisti e dalle note delle melodie di musica classica che risuonano nelle vie. Nel frattempo giunge un’altra carovana di giovani, anche loro in gara al concorso musicale, il professore che accompagna gli studenti, si ferma e sorridendo, tira fuori dalla custodia un clarinetto ed improvvisa un duetto con uno dei ragazzi che suona il sax. Tutti sorridono, tutti iniziano a battere le mani, il trionfo della musica, dell’armonia e dei sogni del Maestro Mirko Gangi, ideatore, fondatore e organizzatore di MusicalMuseo. La manifestazione, concorso nazionale per le scuole secondarie di Primo Grado per gli alunni dell’indirizzo musicale e sezione giovani

2 a 5 elementi, gruppi da 6 a 12 elementi e gruppi da 13 a 19 elementi. Ancor più agevole potrebbe sembrare “pesare” l’importanza di questa “creatura” nissena che sulla vetta del panorama nazionale per qualità di partecipanti e maestri membri le commissioni esaminatrici. Andiamo oltre, analizziamo il valore che MusicalMuseo conferisce a Caltanissetta. La scelta dei luoghi delle esibizioni ha offerto uno spaccato

tripudio di gioia, di foto, di selfie, di domande su quelle imponenti figure di cartapesta. Social network invasi dagli scatti: bacheche virtuali degli studenti, invase dalle istantanee che ritraggono i grandi gruppi sacri; una promozione diretta, reale, efficace del centro Sicilia, senza se e senza ma. Mirko Gangi, mente della manifestazione, è molto schivo, ma non può esimersi dal raccontare le sue

strazione ci ha sostenuto, una mano ci ha dato anche la Pro Loco, ma è inutile nascondersi, la crescita ed il consolidamento del concorso necessita di ulteriori impulsi. Basti pensare alla logistica organizzativa che sottende alle audizioni, con quasi 2000 studenti necessita di coordinamento e pianificazione di notevole spessore. Io non arretro di un passo, anzi moltiplico i miei sforzi ed il mio impegno. Un ringraziamento devo rivolgere a mio padre Rolando e mia

Foto di Eleonora Barilà

In alto il Maestro Mirko Gangi. Sopra un momento dell’esibizione di alcuni studenti nel centro storico di Caltanissetta. A sinistra il Maestro con Martina Vacca durante la serata finale

talenti, è l’unica che nel 2015, in tutta Italia, ha ottenuto il patrocinio della commissione nazionale per l’Unesco. Forse è troppo facile analizzare il valore economico di questa kermesse che, dal 14 al 17 maggio, ha portato nel capoluogo nisseno oltre cinquanta scuole da tutto lo Stivale; tradotto in soldoni più di un migliaio di studenti che ha stipato le strutture ricettive di Caltanissetta e del circondario. Le cifre, i dati, spesso sono “fredde”, ma servono ad inquadrare ulteriormente le dimensioni dell’evento. Il concorso mette in palio premi per diecimila euro. Tantissime orchestre, 37 sezioni. Categorie: giovani talenti di pianoforte, archi, fiati, chitarra, fisarmonica, batteria e percussioni; solisti scuole medie: archi, fiati, chitarra, pianoforte; gruppi da

La quinta edizione del concorso creato dal Maestro Mirko Gangi ha ottenuto il patrocinio dell’Unesco della ‘grande bellezza’ della nostra città: la Biblioteca Luciano Scarabelli, la chiesa di Sant’Agata al Collegio, la “Sala Belli” di Palazzo Moncada, il Teatro Regina Margherita, l’istituto superiore di studi musicali “V. Bellini”. L’idea di far esibire gli studenti per le vie del centro storico, l’intuizione di portare tutti questi ragazzi a visitare le “Vare”. Un

emozioni, le tante difficoltà affrontate: “Dopo cinque anni posso tracciare un piccolo bilancio, che è sicuramente positivo. Questa edizione è stata impreziosita dal patrocinio della commissione nazionale per l’Unesco, segno tangibile della qualità del concorso ormai conosciuto è apprezzato in tutto il territorio nazionale. Ogni anno mi trovo a combattere con mille problemi, davvero è difficile non solo organizzare, ma anche crescere. La mia gioia, legata all’amore per la musica, non è determinata solo dalla buona riuscita del concorso, ma anche, anzi principalmente dalla possibilità che ho di far conoscere Caltanissetta all’Italia. Anzi mi devo correggere, dalla possibilità che abbiamo, uso il plurale, perché tutta la città concorre. Strutture ricettive e ristorative che registrano il tutto esaurito e che offrendo un servizio eccellente, contribuisco al successo; diamo conoscibilità ad alcuni scorci bellissimi del capoluogo e esportiamo il nome della nostra amata città legandolo alla musica”. Il futuro di MusicalMuseo, sembra roseo e promettente, ma non è tutto oro quello che luccica. “L’Ammini-

madre Paola, che rappresentano una forza aggiuntiva; ovviamente non posso dimenticare la mia fidanzata Martina, l’eventuale dimenticanza non mi verrebbe perdonata. Io amo Caltanissetta, amo MusicalMuseo e voglio continuare ad intonare questa sinfonia, spero che l’orchestra possa continuare a crescere. Prendo spunto dal sommo Ludwig van Beethoven, la musica è una rivelazione, più alta di qualsiasi saggezza e di qualsiasi filosofia”.

AVVISI LEGALI TRIBUNALE DI CALTANISETTA Esecuzione Immobiliare n. 30/2013 R.G. Il professionista delegato Avv. Giancarlo Spiaggia avvisa che in data 10 luglio 2015 alle ore 16,00 presso il proprio studio sito in San Cataldo, via Caltanissetta n. 18, procederà alla vendita senza incanto, dei seguenti Lotti: LOTTO UNO: Piena proprietà di un appartamento adibito ad abitazione ubicato a Caltanissetta, in via Napoleone Colajanni n. 292, posto al primo piano, con circostante corte di pertinenza. Censito al C.F. del Comune di Caltanissetta, al foglio 122, particella 211, sub 5. Prezzo base: Euro 95.500,00. Offerta in aumento non inferiore ad € 5.000,00. LOTTO DUE: Piena proprietà di un Magazzino ubicato a Caltanissetta, in via Napoleone Colajanni n. 292, posto al piano terra e facente parte del medesimo edificio. Censito al C.F. del Comune di Caltanissetta, al foglio 122, particella 211, sub 5. Prezzo base: Euro 64.500,00. Offerta in aumento non inferiore ad € 3.000,00. Deposito offerte di acquisto in bollo ed in busta chiusa entro le ore 12,00 del giorno precedente la data fissata per la vendita presso lo studio del professionista delegato, Avv. Giancarlo Spiaggia. Cauzione: 10% del prezzo offerto per il lotto al quale si intende partecipare, mediante assegno circolare non trasferibile intestati a “Avv. Giancarlo Spiaggia n.q. Procedura Esecutiva n. 30/13”. Versamento residuo prezzo entro il termine massimo di sessanta giorni da aggiudicazione. Eventuale vendita con incanto si terrà in data 17 luglio 2015 alle ore 16:00, al prezzo base sopra indicato con offerte in aumento non inferiore agli importi sopra indicati per i rispettivi lotti. Domande di partecipazione in bollo da depositare entro le ore 12:00 del giorno precedente la vendita con assegno circolare non trasferibile di importo pari al 10% del prezzo base a titolo di cauzione, intestato come sopra indicato. Versamento saldo prezzo entro giorni sessanta dall’incanto, salvo aumento di quinto a norma dell’art. 584 c.p.c. Bando integrale, ordinanza di vendita e relazione di stima degli immobili consultabili sul sito www.astegiudiziarie.it .Per ogni ulteriore informazione rivolgersi presso lo studio del professionista delegato, Avv. Giancarlo Spiaggia, ogni Lunedì e Giovedì dalle 16,30 alle 19,30. San Cataldo lì, 8 aprile 2015 Avv. Giancarlo Spiaggia


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Cuore di Sicilia batte sul palco ... Peppe e Donato presenti

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ue nisseni dinanzi ad oltre 500mila persone. Non è un sogno, ma semplicemente la riduzione estrema di ciò che è accaduto a piazza San Giovanni, a Roma, per il tradizionale concertone del Primo Maggio che nel 2015 ha festeggiato il suo venticinquesimo compleanno. Sul palco nella kermesse musicale più seguita del panorama nazionale hanno offerto il loro “talentuoso” contributo, Donato Emma, batterista, al seguito di Mario Venuti e Peppe Milia, chitarrista dei Tinturia. Due nisseni sul palco per la prima volta nella storia del Primo Maggio; due facce note di Caltanissetta, due musicisti bravi e talentuosi, due ragazzi dediti al loro sogno, alla passione per le note, all’obiettivo di vivere con e per la musica, personaggi positivi che si distaccano dai tipici masochisti “tafazziani” made in Nissa. Due caratteri diversi che hanno vissuto in modo differente il confronto con un pubblico oceanico e con un “circo” mediatico di proporzioni immani. Una storia che vogliamo raccontare, che abbiamo “vissuto” in diretta ai piedi di quel troneggiante e imponente palco. Peppe Milia, 31 anni, laureato in chitarra classica con il massimo dei voti presso l’Istituto Musicale Vincenzo Bellini di Caltanissetta, laureando al DAMS, Discipline della Musica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo, si affaccia al mondo “elettrico” successivamente, suonando preferibilmente rock e pop, non disdegnando il blues e il funk. Dal 2008 è docente di “Officina Sonora”, dal 2012 entra a far parte della squadra docenti dell’accademia “OFFICINE SONORE”; è chitarrista e voce del trio “NOTTEFONDA” del quale è il fondatore, a breve l’uscita del primo disco della band; è chitarrista della band “EX!T”; dal 2013 è chitarrista dei TINTURIA, storica formazione capitanata da Lello Analfino. Inu-

tile dilungarsi nel curriculum, del barbuto e riccioluto musicista, parliamo di Roma: “Palco girevole con due facciate, mentre ci stavamo preparando, appare il nome dei Tinturia è apparso nel videowall, abbiamo sentito il ruggito della gente. Nel frattempo un computer è andato in tilt: addetti al palco ‘incartati’, volavano imprecazioni da paura e mentre tutti eravamo tesi a tentare di recuperare la situazione, il palco inizia a girare. Indescrivibile ciò che ho provato, alzo gli occhi e vedo un’impressionante muraglia umana. Scarica di adrenalina, modello elettroshock. Poi il nulla, le nostre tre canzoni, la gente che

altrettanti meritati riconoscimenti. Dal 2005, è membro della band pop/ska Merce Fresca. Nel 2010, sempre in veste di batterista, suona con l’Orchestra Filarmonica Nissena nei principali teatri siciliani. Dal 2011 al 2013 suona con l’Orchestra Pop Siciliana. Da settembre 2012 insegna batteria presso la Scuola di musica Téchne di Caltanissetta. Nel 2013 entra a far parte della nuova band di Mario Venuti, con il quale nel 2014 ha registrato il nuovo

Davanti ad oltre 500 mila persone: il chitarrista ha suonato con i Tinturia, il batterista con Mario Venuti

Le esibizioni dei due nisseni sul palco di San Giovanni in Laterano: il alto il chitarrista Giuseppe Milia e sotto il batterista Donato Emma

cantava”. Racconta senza prendere fiato: “Ricordo ancora quel boato. E’ vero tutti cantavano”. Noi eravamo in quella piazza, accanto a noi ragazzi da tutta Italia e tutti conoscevano le strofe e i ritornelli delle tre canzoni eseguite dai Tinturia: Precario, 92100 e Extra. “Bella storia” sentire la Piazza cantare. Immediata la domanda, ma…poi come è stato: “Non ho ancora metabolizzato. Alle 20 dovevamo prendere l’aereo, l’indomani era in programma un concerto in Sicilia. Con mano chitarra e pedaliera sono salito dal taxi. A tutt’oggi, non me ne rendo conto”. Dall’istrionico Peppe, al più posato, apparentemente, Donato Emma. Nato a Caltanissetta nel 1987, originario di Santa Caterina Villarmosa, laureato in giurisprudenza, inizia il suo percorso musicale a 6 anni con lo studio del pianoforte. Poi due anni dopo, seguendo le orme del padre Arcangelo, si avvicina anche alla batteria: è amore a prima vista. Concorsi musicali, tanta gavetta,

album “Il tramonto dell’Occidente”. La mattina dell’uno Maggio gli abbiamo inviato un messaggio, per incontrarci prima del concerto: risposta affermativa. Ore 13, la piazza è stipata di giovani, stranamente ci troviamo senza difficoltà. Lui è sereno, riposato, pettinato, fresco come una rosa, nonostante intorno a lui scorrano fiumi di alcool e

“fumo”. Sul palco, poco meno di tre ore dopo, lo ritroveremo scatenato come non mai: “Tanta emozione, già prima di salire sul palco. La visuale dal palco toglieva il fiato, una bolgia umana della quale non vedevo la fine. Energia senza limiti, ad ogni colpo della mia cassa, sentivo vibrare il palco, la gente, l’aria. Mario ha proposto “Ventre della città”

singolo dell’album e “Sulu” brano del 2006; con noi anche Mario Incudine. Quando sono sceso dal palco travolto dall’adrenalina, ho acceso il cellulare migliaia di messaggi. Anche d’ipocriti che non mi considerano mai e che in quell’occasione hanno fatto gli amici”. Donato è un ragazzo sincero, introverso, perbene: “Mi ha emozionato il siamo orgogliosi di te dei miei genitori. Mi ha sorpreso l’organizzazione generale che vi era sul palco, nonostante i 34 artisti in scaletta. Vorrei riuscire a comunicarti di più, ma non sono bravo a parlare, io devo ed amo suonare”. Donato e Peppe, a Roma erano solo di passaggio, probabilmente ci ritorneranno, ma sono consapevoli che la strada è lunga, irta di difficoltà, ma non mollano: sono nisseni doc, gente tosta, musicisti veri.


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Imprenditoria

Dalle piramidi del Rally dei Faraoni, ai tornanti siciliani della Targa Florio

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uando arriviamo in sala stampa, loro hanno già montato tutto, compresi i router wi-fi di cui ci forniscono chiave d’accesso già stampata in più copie. Accortezze non da poco se si considera che loro, pur lavorando a testa bassa e quasi in punta di piedi, hanno alle spalle decine di gare mondiale Rally ed il loro calendario 2015 conta al momento 140 gare. Stiamo parlando degli uomini della RDS, azienda siciliana con sede principale a Caltanissetta, che opera a livello mondiale per le soluzioni tecnologiche al servizio del motorsport, dal sistema di radiocomunicazione al neonato (per le gare italiane) Tracking, dalla radio amplificazione ai servizi integrati. Proprio così, ancora una volta il profondo sud sforna eccellenze tali che, sebbene con qualche vocale aperta di troppo, nulla hanno da invidiare in termini di know how agli esperti delle corse dall’accento emiliano, solitamente convinti depositari dello scibile motoristico. Dal rally Mondiale dei Faraoni in Egitto dove Massimo Larecchiuta, titolare della RDS, il servizio radio lo allestiva sugli elicotteri, alle gare del Cir, dalla Targa Florio al Ciocco al San Remo, passando per 9 su 12 appuntamenti del CIVM

rimenti. Gli apparati GPS, installati sui veicoli dei concorrenti, rilevano e trasmettono dati ai server (nel nostro caso quello di RDS) e li mettono a disposizione della direzione di gara ai fini del monitoraggio della manifestazione per motivi di sicurezza e sportivi. Ed in questo l’azienda nissena ha mostrato di avere competenza da vendere, con tutti i componenti fatti in house. La RDS fornisce quindi un “KIT Rally di predisposizione” da collegare, di gara in gara, con un BOX GPS, che serve a geolocalizzare le vetture durante le gare. L’apparato è composto da due dispositivi: il “KIT Rally” di predisposizione (acquistato

rezza di pubblico e piloti che partecipano ad uno sport si affascinante, ma che presenta ovviamente una alta percentuale di rischio. “Parliamoci chiaro – sottolinea Larecchiuta – il

tware che consente la visualizzazione in 3d. Oggi con il sistema in piena applicazione anche ai rally minori, raccogliamo l’apprezzamento di tutti gli organizzatori”. Tra le chicche che

Tecnologia nissena around the world l’azienda nissena offre negli allestimenti delle gare anche l’info point, una struttura dove ogni pilota a fine prova ha a disposizione un monitor touch screen attraverso il quale può selezionare il proprio crono e

L’azienda RDS di Caltanissetta opera a livello mondiale per soluzioni tecnologiche al servizio del motorsport tra cui la Trento Bondone, la Pedavena e la Coppa Nissena. Proprio in questi giorni gli uomini dell’azienda nissena sono impegnati alla Targa Florio, la gara più antica del mondo, altra soddisfazione non da poco. “Abbiamo iniziato 18 anni fa – racconta Larecchiuta – acquisendo una piccola azienda e sin da subito abbiamo fornito il servizio di comunicazione radio a manifestazioni che non abbiamo più abbandonato, tra cui la Targa Florio. Da allora abbiamo investito in innovazione e tecnologia sin quando nel 2014 ci siamo aggiudicati l’appalto della federazione nel coprire il Tracking del Campionato Italiano Rally, dove abbiamo esordito al Rally del Ciocco con ottimi risultati”. Il Tracking System Service è un sistema di comunicazione GPS/GSM tramite il quale tutti i concorrenti di un rally vengono monitorati lungo il tragitto dalle prove speciali ai trasfe-

dal pilota/equipaggio) ed il “BOX GPS” (di proprietà di RDS). Il “KIT Rally” comprende un box con pulsante di richiesta SOS, pulsante OK, spie di monitoraggio alimentazione e cablaggi di connessione alla BATTERIA, alla IGNITION e al “BOX GPS” di RDS. Il kit viene acquistato dai piloti ed installato sulla vettura in modo stabile, mentre a fine gara, il “BOX GPS” (il modulo di proprietà RDS) viene scollegato dal “KIT Rally” di predisposizione e riconsegnato ad RDS. Diavolerie tecnologiche quindi che però sono ormai adottate in tutta Italia, ed a giovarne è la sicu-

coinvolge non solo gli appassionati di motorsport ma tutti i cittadini del piccolo capoluogo isolano. “Farsi la barba nel deserto usando lo specchietto dei camion come al Rally dei

tracking salva la vita, lo abbiamo dimostrato con il pilota Andrea Nucita al Rally del Ciocco dell’anno scorso e lo dimostriamo in ogni gara. Oggi grazie a questo sistema i tempi tra l’incidente e l’avvio dei soccorsi si riducono a pochi istanti. Chiaramente – sottolinea ancora Larecchiuta – nessuno ti regala niente e l’investimento che abbiamo dovuto affrontare per partecipare al bando di gara della federazione è stato pesante. Oggi possediamo 650 apparati di localizzazione con relative SIM, periferiche, diverse decine di pc, monitor, ecc. ed un innovativo sof-

stampare ogni sessione, roba da piloti è vero, ma se a farlo è un’azienda nissena, l’orgoglio dovrebbe

di Marco Benanti

Faraoni o ricevere suggerimenti da campioni come Jacky Ickx sono ovviamente il bagaglio più bello di questa esperienza che consente anche a molte famiglie di portare il pane a casa”.


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Motori

Nel “feudo” nisseno regna l’automobilismo

13esima edizione

C

altanissetta è terra di motori. E’ un assunto che nasce in tempi lontani ma che si alimenta costantemente pur cambiando i tempi e quindi i protagonisti. In quel lontano 1922 quando si disputò la prima Coppa Nissena nessuno osava immaginare che un secolo dopo Caltanissetta potesse ancora emozionarsi sentendo il rombo dei motori e potesse vivere eventi che ora come allora coinvolgono l’intera cittadinanza. La passione per l’automobilismo è stata un volano per la città anche dal punto di vista economico; la nascita di tante officine con tecnici competenti, l’attrazione nei confronti di tanti gentlmen del volante che hanno gravitato su Caltanissetta, la creazione di tante realtà imprenditoriali nel settore della commercializzazione di vetture, mezzi pesanti e ricambi; oltre alla crescita di tecnici e piloti che si sono affermati anche fuori dal nostro ambito.

ramente li avremmo visti in bel altri ambiti di gara. A “Cchianata di Capitarsu” per i nisseni è come, con tutto il rispetto, i riti della Settimana Santa; certo il pubblico non è più quello di una volta che dormiva le notti prima sul percorso e numericamente più esiguo. C’era la lotta per un posto al “ponte da nuciddra” o “al quartararu” ora l’appassionato preferisce la più comoda bretella di Capodarso con relativo parcheggio senza possibilità di imbottigliamento. Ma se prima gli idoli erano Amphicar o Scola oppure sua maestà Nesti o ancora il Principe Grimaldi ora tutti si meravigliano delle performances di Faggioli o Merli. Se prima

che continuano a sostenere uno sport che non è solo uno sport. Ci vorrebbe in verità un maggiore coinvolgimento nell’ambito delle scuole e dei giovani in genere oggi più che mai orientati verso altre attrazioni. Ma sentire parlare gli anziani e o gli appassionati di lunga data dell’automobilismo nisseno è una meraviglia. S e vo-

Sopra a destra, Antonio Pucci su Ferrari nella Coppa Nissena del 1955. Sotto, Christian Merli vincitore dell’edizione 2015. A destra, l’equipaggio Doria-Martorana vincitore della 12a edizione del Rally di Caltanissetta.

Certo oggi i tempi sono diversi e perfino quelle scuderie automobilistiche che prima pullulavano (Scuderia Nissena e Scuderia Centro Sicula) faticano ad affacciarsi nell’ambito delle gare. I piloti da decenni accusano la crisi ma se i tanti talenti che sono nati negli ultimi anni avessero avuto maggiori sostegni economici sicu-

ci si ubriacava del gradevole puzzo dell’olio di ricino oggi, grazie alla tecnologia, si fa fatica a sentire perfino quel filino di olio bruciato che eppure continua ad esistere. Caltanissetta ha un poderoso ed emozionante album di ricordi e la fortuna di avere nell’ambito delle corse tante persone appassionate e istituzioni come l’Automobil Club

gliamo garantire un futuro dei nostri ricordi attraverso i nostri figli non bisogna perdere più tempo a inculcare nella loro mente certe tradizioni e certi usi che hanno fatto la storia della nostra città. L’automobilismo è uno spaccato bellissimo e appassionante che apre una finestra nella nostra storia che va tutelato come un vero e proprio patrimonio.

Rally di Caltanissetta, rombano i motori

N

on ancora esauritesi le eco della Coppa Nissena ecco che i motori si rimettono in moto. Il 27 e 28 giugno infatti si disputa la 13esima edizione del Rally di Caltanissetta, appuntamento ormai classico nel pan o - rama delle corse siciliane. Grazie all’impegno e alla smisurata passione del Presidente della Caltanissetta Corse Peppe Lombardo, questo evento ha permesso di continuare la tradizione dei rallies a Caltanissetta; infatti il Rally di Caltanissetta rappresenta la continuità con il mitico Rally di Primavera la cui prima edizione si disputò ormai 33 anni addietro. Quest’anno la manifestazione rallistica si presenta con un nuovo vernissage molto accattivante. Innanzitutto c’è la novità della prova spettacolo in città. Teatro della prima prova speciale sarà infatti la zona di Via delle Calcare e Via Rochester. Due chilometri di adrenalina pura regalata ai nisseni che potranno ammirare gli equipaggi e le loro vetture fra le strade cittadine. Il percorso quest’anno è comple-

tamente modificato; delle prove cronometrate dello scorso anno è stata confermata soltanto la prova di San Cataldo (da Mimmiani a Fontanelle) mentre viene ripescata la difficile prova di Mappa e inserita, novità assoluta, la prova di Marianopoli, veloce, tecnica e spettacolare, partirà infatti dal centro abitato del Comune “manchese”. In tutto oltre 66 chilometri di prove speciali che metteranno a dura prova i partecipanti. Cambiati

Giuseppe Lombardo

anche i luoghi del riordino e del parco assistenza, adesso tolti dallo scomodo sito della zona industriale. In questa edizione le assistenze saranno allocate nel confortevole parcheggio sotterraneo del Centro Commerciale “Il Casale”. Un rally quindi profondamente rivoluzionato che si offre a concorrenti e pubblico in modo totalmente nuovo. I piloti possono misurarsi su un percorso così complesso e completo che non lascia spazio ad alibi di alcun tipo: vincerà chi saprà unire velocità e costanza di rendimento. Il pubblico non avrà che l’imbarazzo della scelta dove seguire la gara.


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Fatti & Sport

Basket ... alla nissena

L’Airam

e i tre moschettieri

una storia che parte dal passato di Donatello Polizzi

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atale del 1988, Caltanissetta, via Benedetto Croce: un ragazzo con un megafono porge gli auguri a tutti gli amici del mitico “campetto” ed inevitabilmente a tutto il vicinato, intonando i canti di Natale. Pochi minuti e si ricostruisce il classico quadro che in quei periodi rappresentava la vitalità di quella struttura, la passione di quel gruppo storico di cestisti da strada: pallone di basket e gli immarcescibili frequentatori di quel ‘mitico’ luogo, iniziano a giocare senza sosta: non erano previsti giorni di pausa, neanche a Natale. L’aneddoto fotografa perfettamente il sano clima di sport, divertimento e goliardia che regnava al campetto di via Benedetto Croce, culla storica di molti cestisti

conquistato il Minibasket Jamboree a Priolo, poi è stata la volta del torneo Nazionale “Slam Basket” di Vulcano e quest’anno la vittoria del campionato Under 13 dell’Airam-Novarobur che ha concluso imbattuta la stagione con una striscia vincente notevole: 16 vittorie su altrettanti incontri. Poi alle regionali il sogno dei talenti nisseni si è infranto contro la Nova Virtus Ragusa, ma che nulla toglie all’impegno degli atleti della nostra città ed alla voglia profusa dalla società. Un ponte, un collegamento tra via Benedetto Croce tempio del basket da strada e l’attività cestistica che si svolge oggi. Emilio Galiano, tenta di riannodare le fila di un ragionamento complesso: “Doveroso partire

un certo spessore”. Dalla scuola-strada, dai campi all’aperto, agli istruttori, alle palestre al chiuso ed al caldo. Tutto è cambiato in modo repentino. Dal tempo libero on the road, al tempo libero on line tra pc, tablet e smartphone; dello sport nessuna

Sopra un momento goliardico dei ragazzi dell’Airam. A sinistra i coaches Emilio Galiano, Davide e Settimo Arcarisi (i tre moschettieri). Nella pagina a destra, una foto degli anni ‘80 del campetto di via Dalmazia che ritrae Maurizio Ferrara, una tra le eccellenze del basket nisseno, che effettua una schiacciata. Accanto, lo stato di degrado nel quale versa il mitico campetto.

inizi del 2000, poi il movimento è sembrato conoscere un lento, inesorabile, declino. L’età dell’oro di ogni sport passa necessariamente dal numero dei praticanti, in particolar modo dei bambini. Nel capoluogo nisseno, per quanto riguarda il basket, sembrano registrarsi timidi, ma progressivi segnali positivi; conside-

ragazzi, la possibilità che hanno di confrontarsi con realtà diverse, sono occasioni formative particolari e formative. Inutile nascondere che anche noi ci divertiamo, ma prima di tutto desideriamo che siano i ragazzi a divertirsi, a coglierne l’aspetto lieto. Non dimentichiamo però l’aspetto agonistico, ci piace vincere, ma sappiamo

Siracusa, giugno 2014: l’Airam vince il Jamboree regionale di mini basket

nisseni. Luogo di socializzazione che era frequentato da centinaia di giovani nisseni e che per almeno quattro lustri è stato uno dei maggiori punti di ritrovo di Caltanissetta. Sembra passato un secolo e quella banda di indomabili “baskettari” che fine ha fatto? Sono cresciute le pance, imbiancati i capelli, sopravvenute le primavere, ma il primo vero amore ossia il basket non è stato dimenticato, anzi Emilio Galiano, Settimo e Davide Arcarisi, due di quella banda, hanno operato in termini di divulgazione creando, nel 1998, l’associazione Sportiva AIRAM. Svolgono la loro attività presso la Palestra della scuola elementare Don Milani: non sono mancate le soddisfazioni nel corso degli anni: nel giugno 2014 è stato

con la classica frase tutto è cambiato ma, è un’incontrovertibile verità che è necessario esplicitare. Adesso spesso sono i genitori a spingere i figli a praticare sport; i ragazzi poi si appassionano, si impegnano ma, peccano di spinte autonome. Una volta era diverso; tutti eravamo abituati ad uscire da casa ed a vivere l’attività sportiva come passione che poi diventava modello di socializzazione. Fenomeni, di lunga durata, come quello del campetto di via Benedetto Croce erano spontanei, virali e contagiosi. Addirittura all’interno avveniva una sorta di cambio generazionale, con i più giovani che prendevano il posto di chi ‘spariva’. Senza dimenticare che era una fucina di talenti, molti di quei gruppi hanno poi avuto carriere sportive di

traccia, eppure era o dovrebbe essere una dei valori fondanti per i giovani, per la loro crescita fisica e caratteriale. “Noi dell’associazione Airam, ci impegniamo nella promozione dello sport a Caltanissetta; cerchiamo di favorire lo sviluppo dei bambini sia dal punto di vista motorio che sociale, perché il “mini atleta” di oggi sarà il cittadino di domani. In questi tempi in cui si e perso il piacere di fare sport “per strada” la palestra diventa un punto di riferimento importante nella crescita di un adolescente ecco perché l’aspetto educativo in particolar modo oggi contraddistingue il modo di fare sport della nostra Associazione”. Caltanissetta è stata punto di riferimento regionale del basket fino agli

La società cestistica nissena sta tentando di riportare in auge il basket giovanile. Il movimento, che riscontra molte adesioni tra i ragazzi, è supportato anche dall’entusiasmo di tanti genitori. rando che in Italia è uno sport che non gode di grandissima medianicità, fagocitato come tutti gli altri, dall’onnipresente e cannibalistico Calcio. “Valore primario, ancor più di quello tecnico e tattico, è la socializzazione che deriva dall’aggregazione, dal fare gruppo, dal concetto di squadra. Le trasferte con i nostri

anche perdere”. I “tre moschettieri” (Emilio Galiano, Settimo e Davide Arcarisi) della palla a spicchi faticano a rimettere insieme ricordi, parole e ragazzi, anche perché questa “specie” di intervista l’abbiamo fatta mentre effettuavano, o meglio tentavamo di effettuare, la foto ai piccoli cestisti: delirio in palestra. E per


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Amarcord

Via Dalmazia, quanti ricordi

ma ... adesso che degrado

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chi volesse capire cosa sia il basket o quali emozioni possa regalare, ci affidiamo alla leggendaria massima di sua maestà, l’indiscusso re del canestro, Michael Jeffrey “Air” Jordan: “Avrò segnato undici volte canestri vincenti sulla sirena, e altre diciassette volte a meno di dieci secondi alla fine, ma nella mia carriera ho sbagliato più di novemila tiri. Ho perso quasi trecento partite. Trentasei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Nella vita ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”.

o scenario post apocalittico è degno dei migliori film di Terminator e riporta alla mente la leggendaria scena finale del capolavoro “Il pianeta delle scimmie”, 1968 diretto da Franklin J. Schaffner, allorquando il protagonista Taylor (il mitico Charlton Heston) scopre i ruderi della Statua della Libertà che affiorano dalla spiaggia. Oggi nel visitare l’indimenticato campetto di via Benedetto Croce, sgomento e tristezza, ci attanagliano: svettano tra arbusti, tubi metallici e mattoni divelti, le vestigie dell’antica grandezza. Tutto è decaduto, gli ultimi venti anni hanno segnato una parabola

gno, anche crescente “incazzatura” regna nell’animo di chi ha vissuto i ruggenti anni d’oro dello sport da strada e di luoghi elevati a simbolo, consacratasi come luoghi di sana e goliardica aggregazione giovanile. Strutture, palestre o campi fai da te che hanno originato leggende sportive. Il campetto di via Benedetto Croce è il simbolo; meritano una citazione il campetto di via Luigi Rizzo, il campo del Piano Geraci, il campo di San Luca (dove sorgeva la vecchia chiesa, adiacente al luogo dove adesso è stato costruito l’edificio in cui ha sede la Posta). Usi, consuetudini, costumi di quei

tatori. Ci sembra ancora di sentire in alcune domeniche, i rimbalzi continui e stressanti di quel manipolo di giovani: ciascuno scendeva con il proprio pallone ed iniziava a palleggiare e tirare senza sosta, generando un tamburellante rumore continuativo. Puntualmente, preceduta dallo scorrere nervoso di una tapparella, si propagava, nel quartiere, il rimprovero di chi di domenica mattina veniva svegliato da quel frastuono. La speranza è che quel campetto, cosi come tutte le strutture della nostra martoriata città, possano essere “riconsegnate” ai giovani. Potrebbe essere il segno, l’auspicio della rinascita

discendente di immane proporzioni. Gli impianti sportivi di quartiere sono stati tutti abbandonati, sono diventati ricettacolo di rifiuti, spettrali rovine di ciò che fu. Le Amministrazioni li hanno considerati “pesi”, impedimenti, non hanno tenuto in minimo conto le esigenze degli adolescenti e dei giovani. Amarezza, tristezza, sde-

luoghi, che erano i teatri in cui si consumavano le sfide lanciate tra “quartieri”, tra amici, tra i protagonisti del “Viale della Regione”. Via Benedetto Croce, ci sembra di vederle le figure di Settimo, Davide, Liborio,Vittorio, Michele, Manlio, Luca, Peppe, Antonio, Gioacchino che giocavano fino a tarda notte, sotto la luce fioca dei lampioni che in parte rischiarava il campo. Ricordiamo i tornei estivi di basket, anche di calcio a 4, che raccoglievano masse di giovani: tanti giocatori e moltissimi spet-

di Caltanissetta, mai come adesso in rovina. Sarebbe bello che quel campo, così come chiesto da molti, venisse intitolato a Michele Talluto, uno di quei giovani che su quelle mattonelle spese sudore e sorrisi. Michele, istruttore sub deceduto a Ustica nell’agosto del 2014 in circostanze poco chiare, è ancora in corso l’inchiesta, merita di essere ricordato, di diventare il simbolo di un movimento sportivo-giovanile che ha illuminato il capoluogo nisseno fino ai primi anni novanta.

cettina bivona via Piave - Caltanissetta


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Fatti & Sport

AVVISI LEGALI TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Espropriazione Immobiliare N. 78/2004 R. Es.

Passione Karate:

Il delegato alla vendita Avv. Vincenza Caruso rende noto che in data 23/06/2015, alle ore 16,00 presso il proprio studio sito in Mussomeli nell’a P.tta P. Sorce, 5 avrà luogo la vendita senza incanto di: Lotto Unico Terreno – Uliveto - in Vallelunga Pratameno ( CL ) C/da Salice in catasto al foglio 10, part.la 95 di mq. 1.250,00 e part.la 96 di mq. 1.180,00 Prezzo Base vendita senza incanto .€25.650,00 Le offerte dovranno pervenire entro le ore 12,00 del giorno prima fissato per la vendita presso lo studio della delegata, in bollo ed in busta chiusa Nel caso in cui la vendita senza incanto non dovesse avere luogo, sempre presso lo studio della delegata, si terrà la vendita con incanto il giorno 30/06/2015 alle ore 16;00 al prezzo base d’asta di €.25.650,00 con offerta minima in aumento di €.1.300,00 Le domande di partecipazione dovranno pervenire presso lo studio della delegata entro le ore 12,00 del giorno prima fissato per la vendita con incanto. Ulteriori informazioni possono essere richiesti presso il nominato delegato e custode giudiziario ed è possibile visionar, l’ordinanza, l’avviso di vendita e la perizia di stima sul sito www.astegiudiziarie.it Mussomeli14/04/2015 Il delegato Avv. Vincenza Caruso

i successi di un giovane talento nisseno

P

iccoli “Karate-kid” crescono anche a Caltanissetta. Sudore, impegno, sacrifici e tanta passione per uno sport che qualcuno definisce impropriamente minore. Rosario Campisciano, nisseno di 19 anni, mostra immediatamente le sue doti “di combattente” e sottolinea: “Il karate non è uno sport è un’arte marziale. E’ intende insieme di pratiche fisiche, mentali e spirituali; un percorso di miglioramento individuale e di attività fisica completa. Una filosofia di vita in cui lealtà e correttezza sono caratteristiche imprescindibili”. Per raccontare una giovane promessa, solitamente si parte dai titoli, dagli allori conquistati, dai trofei e dalle coppe che ornano la bacheca. Lui, tesserato per la federazione Wuka (World United Karate do Associations) iniziò a fare incetta di successi nel 2003 al campionato Fesik Italiano di Montecatini Terme: Argento Kata (s er ie di movimenti preordinati e codificati che rappresentano varie tecniche e tattiche di combattimento evidenziandone i principi e le opportunità di esecuzione). Da allora le medaglie si sono accumulate, titoli regionali, nazionali ed internazionali. L’ultimo successo è l’oro nel Kata ai campionati nazionali del 2015 e, durante la WUKO World Cup, il Bronzo nel Kumite (combattimento) Ippon (s’indossano dei guanti, paradenti e conchiglia) e Sanbon (s’indossano anche guantoni e parastinchi). La vita di un’atleta, non si racconta solo dai successi, è necessario partire dalla passione, propellente necessario per accendere i motori e poi per continuare ad alimentare il motore. Il suo percorso inizia da lontano, da quando ad appena cinque anni entrò per la prima volta in una palestra: “Iniziai per gioco ma, immediatamente rimasi rapito. Decisi di seguire alcuni compagni di allora che decisero di intraprendere la pratica di quest’arte marziale. La mia fortuna fu conoscere allora il mio attuale Maestro, Michele Nicosia, uno dei migliori nel panorama regionale e nazionale. Altra figura importante della mia crescita sportiva è Maria Russica. Il mio percorso non è stato lineare. Decisi per tre anni di smettere, poi con l’ingresso alla scuola superiore, tornai sul tatami

e non sono più sceso”. La determinazione non difetta a Rosario che con svizzera precisione coordina tutti i suoi impegni; gli allenamenti, l’intenso studio che quest’anno coincide con la maturità ed il lavoro; ogni week end,da tre anni per pagarsi le gare, lavora in un pub del capoluogo nisseno. Un cumulo d’impegni che sembrerebbe un insormontabile sacrificio: “Sacrificio? Non mi piace questa parola, chiunque svolga un’attività con passione, non potrà mai definirla sacrificio. Gli allenamenti quotidiani, le gare, lo stress pre-competizione, i dolori muscolari, il susseguirsi degli impegni scanditi dall’orologio, non mi pesano. Non rinuncio a niente e poi ho la fortuna di una famiglia che mi ha sempre sostenuto anzi, posso proprio dire accompagnato. Da bambino per partecipare ai campionati nazionali con papà Salvatore, mamma Liliana e mia sorella Erika, in camper affrontavamo lunghe trasferte.” Inutile nascondere che prima o poi viene il

momento delle scelte definitive, dei bivi, delle direzioni da imboccare, del giusto aereo da prendere. “Per favore non mi nominare l’aereo. Nel 2013, mi ero preparato per 4 mesi in vista dei campionati assoluti ad Arezzo, solo a pensarci mi viene un nodo in gola. La mattina mi presento in aeroporto ma il volo che avevo prenotato, spostò il decollo di ben sette ore: decidemmo ugualmente di partire, la gara era già in corso. Ero disperato; quando giunsi in Toscana, il custode stava chiudendo la struttura, vidi in un secondo evaporare mesi di allenamento. Almeno ne trassi un insegnamento utile: partire sempre il giorno prima di una competizione”. L’aereo porta all’azzurro del cielo, ma per Rosario l’azzurro è anche il colore che indica l’appartenenza alla naziona-

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le. Un’altra tappa importante che pone l’accento sull’ascesa del talentuoso nisseno che ama lo sport in ogni sua declinazione. “Ho praticato scherma e nuoto. Io adoro l’attività fisica in ogni sua declinazione. Infatti, dopo il conseguimento della maturità, penso di iscrivermi alla facoltà di Scienze Motorie. Da tifoso seguo anche il calcio, sono un’amante della Vecchia Signora, ossia juventino. Il mio cruccio è la scarsa diffusione del mio karate, nato a Okinawa, città che sogno un giorno di poter visitare”. La gara, la competizione, l’essenza di ogni sport racchiusa ed esaltata in pochi minuti. I segreti, le attese, la preparazione, i riti scaramantici di chi mira alla vittoria, di chi, baciato dal talento, è “condannato” a vincere. “Io sono molto ansioso. Questo carico di ansia, sovente quando arrivo al bordo del tatami, mi porta ad andare in bagno. Poi però, un istante prima della sfida, riesco a trasformare quest’ansia in adrenalina pura e positiva che mi sospinge. Alla fine, io riconduco tutto a una sola parola, passione. Passione vera, alimentata dall’impegno estremo, senza averne riscontri

economici a differenza ad esem- pio, dei calciatori miei coetanei, che guadagnano tanti soldi”. Guarda l’orologio, capisco che deve andare: gli impegni non conoscono sosta. Si volta un attimo e con una punta di orgoglio mi sottolinea: “Sono Cintura nera, primo dan; magari può essere un ulteriore elemento utile per la stesura dell’articolo”. Lo è, perché è un traguardo prestigioso guadagnato in undici anni di allenamenti, gare e passione; lo è, perché quella cintura è il simbolo di una passione autentica e ‘nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione’ (Georg Wilhelm Friedrich Hegel). (DPM)

TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Esecuzione Immobiliare N. 98/2012 Il delegato alla vendita Avv. Vincenza Caruso rende noto che in data 07/07/2015, alle ore 16,00 presso il proprio studio sito in Mussomeli nell’a P.tta P. Sorce, 5 avrà luogo la vendita senza incanto di: Lotto Unico Appartamento per civile abitazione sito in Riesi Via Santissimo Rosario n. 124 posto al piano terra ed al piano seminterrato, censito al N.C.E.U. al foglio di mappa 34, particella 2540 (terreni), 2539 e 2540 ( fabbricati) categoria A/3, consistenza mq 124 c.ca. Prezzo Base vendita senza incanto .€35.650,00 Le offerte dovranno pervenire entro le ore 12,00 del giorno prima fissato per la vendita presso lo studio della delegata, in bollo ed in busta chiusa Nel caso in cui la vendita senza incanto non dovesse avere luogo, sempre presso lo studio della delegata, si terrà la vendita con incanto il giorno 14/07/2015 alle ore 16;00 al prezzo base d’asta di €.35.650,00 con offerta minima in aumento di €1 800,00 Le domande di partecipazione dovranno pervenire presso lo studio della delegata entro le ore 12,00 del giorno prima fissato per la vendita con incanto. Ulteriori informazioni possono essere richiesti presso il nominato delegato e custode giudiziario ed è possibile visionar, l’ordinanza, l’avviso di vendita e la perizia di stima sul sito www.astegiudiziarie.it Mussomeli 23/04/2015 Il delegato Avv. Vincenza Caruso

TRIBUNALE DI CALTANISETTA Estratto Avviso di Vendita n. 2249/2013 Il professionista delegato Avv. Giancarlo Spiaggia avvisa che in data 10 luglio 2015 alle ore 10,30 presso il proprio studio sito in San Cataldo, via Caltanissetta n. 18, procederà alla vendita senza incanto, del seguente Lotto: LOTTO UNICO: Appezzamento di terreno sito in territorio di Caltanissetta, contrada Mandrazzi-Bulgarella della superficie di are 45.00. Censito al C.T. del Comune di Caltanissetta, al foglio 166, particella 257. Prezzo base: Euro 115.600,00. Offerta in aumento non inferiore ad € 6.000,00. Deposito offerte di acquisto in bollo ed in busta chiusa entro le ore 12,00 del giorno precedente la data fissata per la vendita presso lo studio del professionista delegato, Avv. Giancarlo Spiaggia. Cauzione: 10% del prezzo offerto per il lotto unico, mediante assegno circolare non trasferibile intestati a “Avv. Giancarlo Spiaggia n.q. Giudizio di Divisione n. 2249/13”. Versamento residuo prezzo entro il termine massimo di sessanta giorni da aggiudicazione. Eventuale vendita con incanto si terrà in data 17 luglio 2015 alle ore 10:30, al prezzo base sopra indicato con offerte in aumento non inferiore ad €. 6.000,00. Domande di partecipazione in bollo da depositare entro le ore 12:00 del giorno precedente la vendita con assegno circolare non trasferibile di importo pari al 10% del prezzo base a titolo di cauzione, intestato come sopra indicato. Versamento saldo prezzo entro giorni sessanta dall’incanto, salvo aumento di quinto a norma dell’art. 584 c.p.c. Bando integrale, ordinanza di vendita e relazione di stima dell’immobile consultabile sul sito www.astegiudiziarie.it .Per ogni ulteriore informazione rivolgersi presso lo studio del professionista delegato, Avv. Giancarlo Spiaggia, ogni Lunedì e Giovedì dalle 16,30 alle 19,30. San Cataldo lì, 8 aprile 2015 Avv. Giancarlo Spiaggia

TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Esecuzione Immobiliare N. 42/07 R.G.E. Lotto unico - Comune di Caltanissetta (CL) Via dei Mille, 81. Locale uso magazzino di ca mq 124 al p. terra. Prezzo base: Euro 94.572,00 in caso di gara aumento minimo Euro 5.000,00. Vendita senza incanto: 09/07/2015 ore 12.00, innanzi al professionista delegato Avv. Gabriella Galante presso lo studio in Caltanissetta Via Veneto 35. Deposito offerte entro le 12 del giorno antecedente la vendita presso suddetto studio. In caso di mancanza di offerte vendita con incanto: 16/07/2015 ore 12.00 allo stesso prezzo base e medesimo aumento. Maggiori info presso il delegato nonché custode giudiziario, previo appuntamento tel. 328/1655065 e su www.astegiudiziarie.it. (Cod. A304004).


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