RESS ISSN: 2039/7070
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Settembre Mensile di approfondimento Direzione Editoriale: Michele Spena
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redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta
2015
Anno V Num. 39
- Tel/Fax: 0934 594864
Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL
- Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011
Il Presidente della Repubblica a Caltanissetta
il valore del ricordo tra vittime di mafia e miniera pagine 15-18
Palazzo del Carmine
Salvare la città: impresa da Supereroi
Polizia Municipale
L’addio di Parisi, il racconto della sua verità L’ex comandante, in un’intervista, spiega i motivi che lo hanno indotto a rassegnare le dimissioni dal comando di via Kennedy. Il mancato supporto dell’Amministrazione, incomprensioni e lettere anonime: gli ingredienti di un “giallo” che non ha avuto un lieto fine e in cui non si è scoperto “il colpevole”.
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Racconti di vita
In giro per la Sicilia per ricordare Aldo Naro
Marco Carletta
“Cammino contro la violenza” È partito da San Cataldo per un viaggio che si è protratto 50 giorni in giro per l’Isola. È la storia di Marco, sancataldese di 32 anni, che ha voluto onorare la memoria di Aldo Naro, il giovane ucciso lo scorso febbraio nella notte di San Valentino in una discoteca di Palermo. Abbiamo raccolto le emozioni e le sensazioni che ha vissuto nelle strade siciliane: un racconto lungo 1300 chilometri. F. Palmigiano
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Fatti & Palazzo del Carmine
Asili e finanziamenti “Una giostra senza fine”
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’amministrazione comunale vara il programma di interventi negli asili nido della città con l’utilizzo, in parte, dei finanziamenti Pac. Il piano di azione che utilizza i fondi europei. Si parte con il completamento dell’asilo nido di via Pier Paolo Pasolini dove sono a rischio i fondi stanziati dalla regione tanto che è stata autorizzata una gara a proceduta aperta per evitare la perdita del finanziamento di circa 300
di Salvatore Mingoia mila euro. Da ricordare che il provvedimento riguarda la gestione dell’asilo nido di via Pier Pisolini nel quartiere Balate-Pinzelli, i cui lavori del primo lotto sono stati completati. Adesso si tratta di ultimare gli interventi che riguardano il secondo lotto che prevede l’arredo della struttura e l’ultimazione delle opere come l’area circostante che sarà utilizzata come giardino. La Regione nell’ambito del sostegno alla cre-
azione di nuovi sili nido ha ammesso a finanziamento, per un importo di circa cinquecento mila euro, il progetto di realizzazione di un asilo nido in contrada Balate, con la clausola che dovrà essere incrementata l’attività di assistenza in favore dei bambini anche attraverso l’apertura pomeridiana dello stesso. In questo senso oltre al finanziamento da parte della Regione per i lavori di completamento è stata prevista la somma
di circa trecento mila euro per l’avvio della gestione anche pomeridiana. La non adesione al programma della Regione, che prevede un prolungamento dell’attività, comporterebbe la perdita del finanziamento e la restituzione alla Regione delle somme incassate per la costruzione del primo lotto. Si dovrà intervenire anche, tramite il piano di azione coesione all’utilizzo dei finanziamenti dei fondi strutturali dell’u-
Molteplici gli interventi previsti, ma per adesso tutto rimane come prima. Cronici i ritardi nei pagamenti degli stipendi agli operatori nione europera, al progetto di completamento dell’asilo nido per 18 lattanti e 42 divezzi in contrada Santa Petronilla, con un appalto, mediante cottimo fiduciario, per un importo complessivo di 103 mila euro. Stesso meccanismo e stessa procedura per il progetto di ma-
Il Comune batte cassa all’ASP A
desso è guerra dichiarata. Il comune fa guerra all’azienda sanitaria provinciale. In tempi di magra il comune rivendica i quattrini per il ricovero dei disabili derivanti dalle spese sostenute per il mentenimento e ricovero dei disabili psichici presso le comunità alloggio. L’amministrazione comunale ha fino ad oggi saldato le fatture emesse dalla stessa comunità. Si tratta della comunità alloggio San Pietro e San
L’Amministrazione vanta un credito di quasi 1,5 milioni di euro. La cifra è relativa ai servizi fino al 2013 Paolo gestita dall’associazione Casa Famiglia Rosetta in territorio di Caltanissetta che da anni accoglie persone con disagi psichici, con difficoltà a relazionarsi in un contesto familiare. In collaborazione con il dipartimen-
nutenzione straordinaria dell’asilo di via Napoleone Colaianni dove è in cantiere un progetto di circa cento mila euro. Il quadro degli interventi nelle strutture della prima infanzia si chiude con un ulteriore progetto che riguarda il completamento definito dell’asilo nido ex Onmi dove nel corso della esecuzione dei lavori si è reso necessario apportare delle modifiche al progetto originario per alcune migliorie riscontrate per situazioni imprevedibili per cui si è reso necessario predisporre una opportuna perizia di variante e assestamento, senza per questo prevedere l’aumento dell’importo complessivo del progetto a suo tempo approvato, che è di 500 mila euro. Per quanto riguarda la funzionalità di tutti gli asili comunali si è appena conclusa la nuova gara di appalto la cui gestione è stata affidata ad una cooperativa di imprese. La nuova gara, che come detto, si è appena conclusa e definitivamente assegnata doveva prevedere la riapertura degli asili anche nel mese di agosto e per due strutture comunali anche l’apertura pomeridiana, ma così non è stato. Previsioni queste che erano state programmate allo scopo di migliorare la qualità e l’incremento dell’erogazione del servizio e garantire la piena attuazione dei diritti dell’utenza. Tutto rimane come prima, compreso i cronici ritardi nei pagamenti delle spettanze agli operatori.
Direzione Editoriale Michele Spena
Direttore responsabile to di Salute Mentale e dei servizi sociali mira a prevenire ed alleviare le patologie che portano ad una emarginazione sociale. L’Azienda Sanitaria Provinciale è tenuta a rimborsare al Comune una parte della retta, secondo il regolamento di settore; si tratta di una cifra non indifferente che ammonterebbe fino al 2013 ad 1.415.734,10, di euro, somma considerata in aumento per il prolungamento dei ricoveri e alle nuove degenze. L’azienda non ha mai provveduto a rimborsare le somme, più volte richieste nonostante i ripetuti solleciti da parte del Comune. Adesso la giunta ha deciso di rompere gli indugi promuovendo un azione giudiziaria nei dell’Asp, come anche in più occasioni rilevato da alcuni consiglieri comunali. Da qui quindi la proposta di resistenza in giudizio
conferendo l’incarico ad un legale di fiducia dell’amministrazione in grado di rappresentare il comune che ha deciso finalmente di bussare a quattrini. (SMI)
Marco Benanti
Collaborazioni:
Ivana Baiunco Liliana Blanco Etico Fiorella Falci Filippo Falcone Giusy Fasino Annalisa Giunta Franco Infurna Lello Lombardo Salvatore Mingoia Fabiola Palmigiano Donatello Polizzi Alberto Sardo Giuseppe Taibi Giovanbattista Tona
Disegno grafico e Impaginazione Antonio Talluto
Distribuzione
Giuseppe Cucuzza
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Riflessioni
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ono i magnifici sette, i candidati a salvare le sorti della città. In un tourbillon di comunicati, annunci, buoni propositi e rilanci amministrativi ad ogni piè sospinto. Lo fanno per passione per diletto ed anche per missione. I super eroi sono arrivati al momento giusto, quelli che tolgono ai ricchi per dare ai poveri. C’era negli anni ottanta un cartone animato che li aveva messi tutti assieme da Wonder Woman a Supermen, l’uomo invisibile, flesh Gordon e numerosi altri che facevano parte della ricca compagine di valorosi guerrieri. Senza volere obbligatoriamente associare nessuna delle figure frutto della fantasia e uscite dalla matita di abili disegnatori ai nostri amministratori, della serie ogni riferimento a persone e cose è puramente casuale, c’è un super eroe che più degli altri attrae e suscita interesse. Wonder Woman nata per comparare la presenza nel mondo fantastico dei super eroi uomini. Una donna che doveva avere la stessa forza di Superman ed in più la gentilezza, l’eleganza e la
bellezza femminile. A dimostrazione che anche nel mondo dei sogni le donne sono, possono, devono essere forti e volitive, decise ed al contempo dolci ed eleganti. Ahimè un sogno, un desiderio, un’aspirazione. Nessuna delle
scussioni animate tra le scale o durante l’audizione in commissione. Una volta un consigliere che interrompeva continuamente l’intervento di una compita e compunta signora allora assessore, si senti rispondere, cito te-
risposta sbagliata, solo pochi sonori colpi assestati. Erano le eroine dei comizzi in piazza Garibaldi delle battaglie per il lavoro, le antesignane delle attuali quote rosa. Niente mantelli e super poteri ma solo pazienza conoscenza
una sorta di delirio di onnipotenza che trasuda anche dagli sguardi. Ma se non si hanno super poteri il che pare difficile nel mondo degli umani e neanche tanta gavetta e conoscenza alle spalle, è improbabile che i problemi
I Supereroi salveranno la Città di Ivana Baiunco donne attualmente ai vertici delle istituzioni politiche riescono a comparare figure di fantasia e tante di quelle reali che sono passate per le stanze del potere nel corso degli anni. Ciascuna con le sue peculiarità in alcuni casi spigolosità ma che comunque sapevano tenere dritta la barra. Giammai nessuna ed una in partiolare avrebbe consentito in un qualunque consiglio comunale attacchi scomposti ad allta voce. Di-
stualmente perchè non si può scordare:” Consigliere se fa silenzio e mi lascia parlare magari può essere che impara pure qualcosa.” C’erano le signore della politica che quando entravano in una stanza, gli uomini, in tempi in cui il femminismo ancora era un’astrazione del pensiero, si alzavano cedevano posto e ascoltavano il loro contributo di pensiero. Mai un atteggiamento fuori posto, mai un atto di isteria, mai una
e tanto studio.La gavetta della politica partiva dalle associazioni femministe, dal sindacato, dalle lotte di classe, per trasformarsi dopo tanto, ma tanto tempo in assessorati o scranni in consiglio comunale. Adesso tutto troppo semplice, troppo facile, soprattutto quando si arriva senza rappresentanza senza cursus honorum, sembra tutto in discesa ed allora è in quel momento che parte l’embolo,
si possono aggiustare da soli. Non sono due tre attività che riempiono il centro storico di gente, non sono quattro articoli di giornale con tanto di foto in prima a dar ragione di un percorso. Le risposte le trovi dentro di te diceva un signore tanto saggio. Ma prima di trovarle bisogna cercarle, è necessario che si capisca di aver necessità di fermarsi e far chiarezza. Non c’è vento propizio per chi non ha direzione.
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Maurizio Parisi Le ragioni di un
“Divorzio Amaro”
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ndando via non ha “sbattuto” la porta nonostante, probabilmente, ne avesse i motivi. Soltanto Maurizio Parisi, 52 anni, laureato in giurisprudenza, da un anno e mezzo comandante della polizia municipale di Caltanissetta, può dipanare l’intricata vicenda che si è conclusa con le sue dimissioni. Da qualche tempo i “veleni” di Palazzo del Carmine, sembra abbiamo contagiato pure gli uffici del Comando di via Kennedy. Dopo un cocktail micidiale di ricorsi alla graduatoria di merito del concorso, lettere anonime, incomprensioni con l’Amministrazione e una quotidianità sempre più difficile tra mancanza di risorse finanziarie e carenze di personale, il comandante ha deciso di lasciare l’incarico. Ripercorriamo con lui il periodo trascorso a Caltanissetta ed i perché di una scelta dolorosa e molto discussa. Ci racconti la sua esperienza nissena, ci aiuti a capire meglio quanto sta succedendo. “Il mio percorso di dirigente al comune di Caltanissetta inizia già in maniera tortuosa. Alla graduatoria di merito, vengono proposti numerosi ricorsi al Tar, il principale ed il più importante dei quali rigettato sei mesi or sono. Detta situazione ha comportato il mio inserimento nel l’organico dirigenziale a tempo determinato, in quanto l’eventuale esito positivo del ricorso mi avrebbe comportato, una volta licenziatomi dal mio datore di lavoro di origine (ministero della giustizia) la perdita dell’impiego, dal quale sono rimasto in aspettativa per tutta la durata del mio incarico, ed al quale tornerò avendo nel frattempo perso l’interesse al posto di comandante, purché lo avessi desiderato tanto e inseguito con pazienza e sforzi notevoli”.
Una vicenda pirandelliana tra incomprensioni, ostruzioni e lettere anonime Sentiamo più di una punta di rammarico e di rimpianto nella sua voce. Lasciare l’impiego di dirigente del corpo di Nisseno, dopo essere stato vincitore del concorso bandito dall’amministrazione precedente è una scelta che ho operato con dispiacere, soprattutto dopo avere fatto tanti sacrifici, allontanandomi e disagiando la mia famiglia, con due figli ancora adolescenti, scelta che ho adottato dopo un’attenta valutazione di ogni alternativa concretamen-
te percorribile. Quali le motivazioni? La principale la mancanza di sinergia con l’organo politico, con il quale, nonostante tutti i miei sforzi non sono riuscito a costruire un rapporto di collaborazione. Si riferisce all’amministrazione del sindaco Ruvolo. Si purtroppo. Per la verità io prendo in carico un comando sottodimensionato.66 componenti, escludendo il personale amministrativo ed ausiliario, dei quali 2 ufficiali, categoria D1, provenienti da progressioni verticali dai ranghi dei sottoufficiali, oggi tutti in quiescenza, 47 ispettori capo, sotto ufficiali apicali di categoria c5, provenienti dalle progressioni orizzontali degli agenti ed assistenti, e solo 17 assistenti, agenti graduati di categoria C1 C2, di cui 16 con contratto a tempo determinato (ex l.s.u.) ed un solo stabilizzato. In detta situazione il dato più stridente è la mancanza di ufficiali, per i quali, in tempo utile l’amministrazione precedente, con Delibere di giunta 9, 10 e 11 del 6.2.2014 e n. 17 del 21 febbraio 2014, provvedette a organizzare la procedura è bandire i concorsi. Per detti provvedimenti fu espletata ritualmente la concertazione sindacale, conclusasi positivamente il 14 aprile 2014, ed oggetto di ricognizione con Delibera di giunta 54 del 24 aprile 2014. In quella sede, valutata congiuntamente alle Organizzazioni Sindacali, la possibile durata delle procedure concorsuali, rivelatasi poi veritiera, atteso che ancora oggi non risultano concluse, si stabilì, nel rispetto delle regole di trasparenza e pubblica evidenza, nelle more della conclusione delle procedure concorsuali, di conferire le mansioni superiori a tempo determinato di Ufficiale di Polizia Municipale al personale interno in possesso dei requisiti di legge. Faccio presente che detta operazione non avrebbe comportato costi per l’Amministrazione, in quanto il trattamento retributivo del C5 apicale del Sottufficiale di
P.M. e’ superiore a quello del livello iniziale di inquadramento degli ufficiali di Categoria D1. Su tale procedura l’amministrazione Ruvolo non fu dello stesso avviso dell’amministrazione Campisi, con il risultato che ho dovuto gestire un comando senza il normale ausilio di figure intermedie che potessero aiutarmi nelle quotidiane incombenze e sostituirmi nelle mie a quel punto impossibili assenze per ferie o malattia. A ciò si aggiunge la mancanza di risorse delle quali avevo più volte chiesto disposizione per divise, automezzi, formazione professionale, progetti per il miglioramento della sicurezza dei cittadini. Difficile gestire senza strumenti delle esigenze del territorio sempre crescenti, e per di più con un amministrazione le cui aspettative sono inversamente proporzionali alle risorse che ti mette a disposizione. Quindi un carico di lavoro e responsabilità insostenibili alla base della sua decisione? Assolutamente no. Il lavoro non mi ha mai spaventato, e per questo ho ricevuto riconoscimenti da tutte le amministrazioni per cui ho lavorato, non ultima l’amministrazione Campisi che mi ha formalizzato un encomio. Il vero problema è la mancanza di dialogo e di rapporto fiduciario tra datore di lavoro e dirigente. Detto rapporto, instaurato precedentemente mi ha permesso, insieme all’amministrazione, di raggiungere obiettivi ambiziosi quali la riorganizzazione degli uffici, il pon sicurezza con l’installazione delle telecamere di sorveglianza, è venuto meno con la attuale giunta del Sindaco Ruvolo, conseguendone un calo dell’efficacia dell’azione. Responsabilità dell’attuale amministrazione sulla sua scelta quindi? Non è compito mio stabilire responsabilità. Posso certamente affermare di aver continuato a servire il comune di Caltanissetta con il medesimo zelo. Devo constatare, purtroppo che nei miei confronti, se escludiamo i tentativi, purtroppo infruttuosi, effettuati dagli assessori Falci e Centorbi, di stabilire una linea di dialogo con il sindaco, ho dovuto, con rammarico, constatare che
mi è sembrata fin da subito preclusa la possibilità di instaurare un normale rapporto di collaborazione. A cosa addebita tale apparente chiusura nei suoi confronti? Ritengo che ogni sindaco voglia scegliere i propri collaboratori, sta nella logica delle cose. Nel mio caso la precarietà del rapporto di lavoro, così come prima di me lo era stata quella del segretario generale dott. Alessi, abbia offerto all’attuale compagine di governo della città una possibilità di cambiare almeno una parte della compagine dirigenziale. Anche alla luce delle notizie diffuse dal consigliere Oscar Aiello circa azioni di mobbing che la giunta avrebbe esercitato nei suoi confronti, ritiene ammissibile tale comportamento? Valuterò in seguito tutti i tristi aspetti della vicenda che mi ha riguardato, ringraziando tutti quanti coloro se ne sono interessati con il desiderio di fare chiarezza. Per fortuna ho un posto di
lavoro in cui ritornare. Mi costa rinunciare alla mia passione di fare il comandante della polizia municipale, ma sarebbe di nocumento al mio benessere psico fisico perseverare in una situazione per la quale francamente non vedo sbocchi. Dedicherò più tempo alla mia famiglia ed ai miei figli. Cosa porterà con se di Caltanissetta, solo un brutto ricordo? Al contrario. Forse solo della parte finale della mia permanenza. Indipendentemente dalla stranezza di un mondo politico variegato con cui sono stato costretto a confrontarmi, ho conosciuto tante persone per bene, ho apprezzato la sinergia con le forze dell’ordine e le istituzioni che ringrazio per la collaborazione offerta, e salvo rare eccezioni, con il personale del comando dì polizia municipale. È stata comunque, nonostante le difficoltà, un esperienza costruttiva della quale non ho rimpianti per averla vissuta. Ringrazio e saluto infine i cittadini nell’interesse dei quali ho avuto il compito di operare”.
AVVISI LEGALI TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Procedura di divisione endoesecutivo n. 978/2012 RGAC Estratto avviso di vendita Si rende noto che in data 07 dicembre 2015, alle ore 12,30 presso la Cancelleria del Tribunale di Caltanissetta in Via Libertà si procederà alla vendita senza incanto, dei seguenti immobili: Lotto Uno: La piena proprietà di un appezzamento di terreno sito in agro di Santa Caterina Villarmosa, cda Musciarello, di ha 1.60.19 ricadente in zona E. -Distinto in catasto terreni del predetto Comune al foglio 26, particella 121 (seminativo, cl. 2, di ha 00.19.70) e al foglio 27, particelle 50 (mandorleto, cl. 3, di ha 00.05.60); 121, (seminativo, cl. 4, di ha 00.19.40), 149 (sem. arbor., cl. 3, di ha 1.11.90), 202 (sem. arbor., cl. 3, di ha 0.01.00), 203 (fabbr. rurale della superficie catastale di ha 0.00.54) e 204 (seminativo,cl. 4, di ha 0.02.05). Prezzo base €uro 4.565,41. Offerta minima in aumento €uro 350,00. Lotto Due: La piena proprietà di un fabbricato sito in Santa Caterina Villarmosa via XXVII Maggio,3, 5, 7, composto da un vano a piano terra con accesso dal civico 7, adibito a magazzino, della superficie di mq.17 circa, due vani al primo piano aventi superficie complessiva di mq. 78 circa ai quali si accede dal civico 3 e due vani al secondo piano della superficie complessiva di mq.78. Il fabbricato è stato realizzato in epoca antecedente il 1967 e versa in cattivo stato di manutenzione. Distinto in catasto al foglio 73, particelle 262 sub 6 (piani 1° e 2°, categoria a/4, classe 1, vani 4) e 262 sub 8 (piano T, categoria C/2, classe 1, mq.17) Prezzo base €uro 14.512,50. Offerta minima in aumento €uro 1.000,00 Domande di partecipazione in bollo, contenenti la indicazione del prezzo, del tempo e modo del pagamento ed ogni altro elemento utile alla valutazione della offerta, da depositare entro le ore 12,30 del giorno precedente la data fissata per la vendita presso la Cancelleria del Tribunale di Caltanissetta. - Cauzione: non inferiore al decimo del prezzo proposto mediante assegni circolari non trasferibili intestati alla Cancelleria del Tribunale di Caltanissetta – Sezione Civile – Procedimento di divisione endoesecutivo iscritto al n. 978/2012 RGAAC Versamento residuo prezzo entro 60 giorni da aggiudicazione. Eventuale vendita con incanto si terrà il 21 dicembre 2015 alle ore 12:30, al prezzo base sopra indicato con offerta in aumento non inferiore a € 350,00 per il lotto Uno e ad € 1.000,00 per il lotto Due. Domande di partecipazione in bollo da depositare in Cancelleria entro le ore 12,30 del giorno precedente quello stabilito per l’incanto con assegni circolari non trasferibili, intestati come sopra, di importo pari al 10% del prezzo base d’asta suddetto a titolo di cauzione ed in conto prezzo di aggiudicazione. Versamento saldo prezzo entro giorni sessanta dall’incanto, salvo aumento di quinto a norma dell’art. 584 c.p.c. Il tutto nello stato di fatto e di diritto in cui si trova. Presente avviso, ordinanza di vendita, elaborato peritale ed allegati, consultabili sul sito www.astegiudiziarie.it e sul periodico quindicinale “Aste Giudiziarie”. Per ogni ulteriore informazione rivolgersi alla Cancelleria del Tribunale Civile di Caltanissetta. Caltanissetta lì, 9 Seteembre. 2015
Il Cancelliere Simona Ferrara
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Gela & dintorni di Liliana Blanco
Gela verso Catania Fu vera gloria ? E
ra un sogno inseguito dai gelesi da quasi due secoli, quello dell’autonomia dalla provincia di Caltanissetta. Il sogno si è materializzato con l’adesione del consiglio comunale all’area metropolitana di Catania del 14 settembre, ma dopo due soli giorni una spada di Damocle è stata posta sul progetto perseguito da Comitati ed associazioni. La legge su liberi consorzi potrebbe essere impugnata per motivi di incostituzionalità Da rumors provenienti da Roma
La legge sui liberi consorzi potrebbe essere impugnata per motivi di incostituzionalità arriva la notizia che il Governo Renzi pare che stia pensando di impugnare la legge che ha riformato gli enti intermedi. Si profila nuovo provvedimento che potrebbe azzerare la riforma territoriale. Il sospetto è nato dalle riflessioni di Gianclaudio Bressa, sottosegretario agli Affari Regionali, sull’ipotesi di impugnativa che potrebbero rimette in discussione l’assetto sui Liberi consorzi. Ci sono alcune norma del disegno di legge che danno adito all’equivoco sul quale si avanzano i dubbi di incostituzionalità: ad esempio l’assenza di voto ponderato e l’impossibilità per i sindaci di poter concorrere all’elezione avendo da espletare un anno e mezzo di mandato. Questi articoli di legge sono in fase di un nuovo studio e la legge
potrebbe essere impugnate dal governo Renzi. Tutto da rifare all’indomani della grande festa? Si vedrà nelle prossime settimane. Certo il transito nelle province comporta una serie di spese e ‘traslochi’ di non piccola entità. La classe forense si chiede che fine farà l’assetto giudiziario della ex provincia nissena. Che fine farà il Tribunale di Gela? E la Corte d’appello cui fanno riferimento gli avvocati della provincia? Sono domande a cui nessuno ha ancora dato una risposta, solo il sindaco Enzo Bianco in visita a Gela qualche giorno fa, ha dato rassicurazioni sul tema. La doccia fredda proveniente da Roma non ha bloccato l’iter procedurale. Le associazioni che hanno sostenuto il passaggio continuano a lavorare per sollecitare l’adesioni di altri comuni con azioni di volantinaggio indirizzate ai cittadini invogliandoli a partecipare ai consigli comunali dove c’è in agenda la discussione in aula sul progetto e Piazza Armerina fa il gran passo. E intanto è sta-
ta pubblicata all’albo pretorio la delibera di approvazione del passaggio di Gela all’Area Metropolitana di Catania: il 4 ottobre la delibera passa a Palermo per la ricezione all’ARS. Durante il lasso di tempo in cui l’atto è pubblicato, i cittadini potranno avanzare eventuali opposizioni. Nell’attesa sono cominciate le grandi manovre per l’elezione del sindaco metropolitano, previste per il prossimo 29 novembre: il sindaco di Gela
non potrà partecipare, poiché dalla sua elezione sono trascorsi meno dei 15 mesi previsti dalla legge per la candidatura. Tuttavia Messinese rivendica il ruolo di Gela protagonista. Questa è la situazione degli ultimi giorni ma facciamo un passo indietro nella storia remota e recente. L’assetto delle province siciliane nasce sotto il dominio dei Borboni nel 1818 e viene riordinato da Mussolini nel 1927. Da quel
piato l’applauso dei gelesi. Assente la presidente Ascia, che aveva mostrato perplessità sull’eventuale passaggio; i consiglieri comunali Bennici, Bonura, Scerra e Siragusa hanno detto ‘no’ con voto palese. “Quella a Catania sarà solo un’annessione marginale – ha detto Salvatore Scerra di F.I. - Bisogna mirare ad un libero consorzio con Gela capofila. Questa scelta potrebbe rivelarsi una stronza-
care la delibera del Consiglio comunale per rendere operativa l’adesione e l’area metropolitana deve accogliere con delibera Gela,nonostante l’ipotesi dello stop del Governo. Nei prossimi giorni il presidente del consiglio comunale di Niscemi fisserà la data dell’assise civica chiamata a deliberare l’adesione all’area metropolitana etnea. Si attende anche l’adesione di Piazza Armerina. “Un lavoro partito da
La polemica
La vignetta di Lello Kalos: è satira, non provocazione
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a vicenda della separazione non “consensuale” di Gela da Caltanissetta sul nostro sito, il 15 settembre, era stata raccontata con la consueta verve ironica e dissacrante dal nostro “mitico” vignettista Lello Lombardo. Il nostro intento voleva essere quello di far “scendere” il termometro delle polemiche che in quei giorni aveva raggiunto livelli di guardia. Convinti assertori che ogni argomento, di qualsiasi genere, possa essere affrontato appassionatamente ma senza mai trascendere. Probabilmente non tutti la pensano come noi. Un sito internet d’informazioni di Gela, con fare ambiguo e volutamente strumentale, ha utilizzato “impropriamente” la nostra vignetta per imbastire una becera polemica. Premettiamo che nel raccon-
m o mento Gela è agganciata a Caltanissetta ma orgogliosa della sua storia mantiene un atteggiamento di sufficienza percepito e snobbato dai nisseni. Gela, la città greca dalla storia importante dotata di bellezze naturali e di un clima ridente. Caltanissetta titolare della provincia: storia moderna e posizione geografica interna. Ed è conflitto secolare. Adesso la storia cambia. Il consiglio comunale con 25 voti favorevoli e 4 contrati il consiglio comunale ha detto si’ all’Area Metropolitana di Catania e in aula è scop-
tare la nostra vignetta hanno scritto “una vignetta satirica pubblicata dal sito online Il Fatto Nisseno da tale Lello Lombardo sul distacco di Gela da Caltanissetta”. Partiamo dai criteri di bon ton. Per conoscere il valore di Lello Lombardo, che non è un “tale”, basta una ricerca su internet: immediatamente si trovano tanti articoli sui numerosi premi nazionali e internazionali che ha collezionato nella sua carriera. Ricordiamo inoltre che talvolta si può dissentire dal “valore” e dalla simpatia che suscitano un articolo, una vignetta, uno scritto, ma la difformità di pensiero non deve mai scadere nella strumentalizzazione. Chiarito ciò, auguriamo ai nostri ex-cugini di Gela, depositari di una storia antica e di grande tradizione, che la loro scelta di aderire a Catania, sia positiva e ricca di proficue novità. A coloro i quali volevano accendere ad ogni costo la diatriba, comunichiamo che è prevalso il concorde buon senso di gelesi e nisseni: non hanno dato credito a quella strumentalizzazione, preferendo concentrarsi su altro. Altra dimostrazione, qualora ne servissero, che gli ex-cugini quanto vogliono sanno cooperare per raggiungere buoni risultati.
ta!”. “Il sindaco non può nascondersi dietro alla volontà del popolo – ha commentato Guido Siragusa di Polo Civico - Deve spiegare tutti gli effetti di questo passaggio dettato da chi sa solo sobillare. Domani mattina non succederà nulla. Si avvierà solo un percorso. Non posso accettare atteggiamenti mirati che hanno il sapore di speculazione”. “Il sindaco mi deve spiegare – dice Sandra Bennici - se il sì a Catania vada giustificato solo perché gli specialisti medici o le università sono in quell’area”. Credo che sia un errore andare a Catania. La mia coscienza mi ha imposto di votare no”- ha detto Sara Bonura del Megafono. Adesso la Regione deve ratifi-
lontano- commenta il portavoce del Comitato di sviluppo per l’area di Gela Filippo Franzone - dalla Provincia di Gela, attraverso il Libero Consorzio di Gela, il Libero Consorzio di Catania, fino alla Città Metropolitana di Catania, un percorso difficilissimo, che ha variato più volte progetto a causa di una Regione insensibile ai cambiamenti, che solo gente molto ostinata e coesa poteva portare al termine. Tutto ciò rappresenta un nuovo inizio per Gela, una nuova vita in un territorio più omogeneo e con molte più prospettive di sviluppo. Manca solo questo ultimo passaggio per poter festeggiare tutti insieme, tutti, senza distinzione alcuna, mostrando quella coesione che,
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I Fatti di
Etico
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questa città ha già dimostrato con la Proposta di Legge popolare, con il Referendum, quell’unità che porterà la nostra città ad assumere il ruolo che le compete e l’importanza che merita. Da subito bisognerà mantenere coesione con Piazza Armerina e Niscemi, ma non solo, Caltagirone, San Michele di G., Mirabella I., Mazzarrone, San Cono, Grammichele, Ecc. attendono l’ingresso di queste tre co-
La delibera di approvazione è stata pubblicata all’Albo Pretorio della città del Golfo munità per poter progettare insieme un futuro migliore. La storia siamo noi. Può sembrare una delle tante frasi fatte o semplicemente il titolo di un programma televisivo, ma non è così. Forse per la prima volta in Italia, la popolazione, con uno sforzo costante nel tempo, riesce a smuovere ciò che tutti pensavano fosse irremovibile”.
utu. Resta muto il cittadino più celebre e famoso o politicamente famigerato di Gela Saro Crocetta. Ha parlato eccome ha parlato fin dall’inizio del suo mandato per creare la sua Provincia, ha parlato eccome ha parlato per difendere la nuova legge, continua a parlare in merito alle ovvie impugnative, ma è silenzio assoluto sulla decisione della quasi totalità dei gelesi e di quasi l’intero consiglio comunale di aderire all’area metropolitana di Catania. Non è valso a nulla il disperato tentavo dei deputati regionali locali di spiegare ai loro elettori che stare con Caltanissetta sarebbe stata una pacchia: seggi assicurati, potere assicurato, sicura leadership su un territorio sempre amico nei confronti dei gelesi che hanno fatto sempre blocco unico di fronte invece all’elettorato naif e un poco snob di Caltanissetta. Lo sanno bene i vari Federico, Arancio, etc, che se sono e sono stati deputati lo devono ai voti nisseni. Il campanile
Ora tocca a Niscemi scegliere di seguire l’esempio gelesi. “Le ragioni dell’adesione di Niscemi alla Città metropolitana di Catania sono ovvie – dice Gaetano Buccheri, presidente della Pro Loco di Niscemi - Solo pretesti, bizantinismi e miopi interessi di parte, di categoria o, peggio, personali possono spingere i nostri amministratori comunali a non deliberare il divorzio di Niscemi da Caltanissetta e dal remoto Vallone per far parte di un territorio dinamico e ricco di grandi potenzialità economiche, sociali e culturali come quello catanese. Tra l’altro i nostri amministratori comunali non devono far altro che confermare la delibera consiliare e il referendum popolare del 2014 che hanno avuto un esito inequivocabile: secessione da Caltanissetta e adesione consapevole a Catania. Con l’adesione di Gela alla quinta città metropolitana
d’Italia, Niscemi non ha altre alternative serie e responsabili oltre quella d i restare con Gela e consolidare i propri rapporti con Caltagirone. Chi volesse, spinto da calcoli ragionieristici di bottega restare con una delle aree più depresse del Meridione quale è quella nissena, condannerebbe la nostra comunità a continuare ad essere un’appendice fastidiosa di una circoscrizione amministrativa. I nostri rapporti economici prevalenti sono quelli che intratteniamo da tempo immemorabile con Gela e Catania. Questo non è il momento di avere dubbi e perplessità sulla futura collocazione di Niscemi nell’ambito degli uffici periferici dello Stato (Prefettura, Questura, Agenzia delle Entrate, Catasto ecc.). È piuttosto la fase di una scelta coraggiosa: l’adesione, insieme a Gela, alla Città metropolitana di Catania”.
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...Mutu!
adesso da forza e compattezza granitica rischia di crollare sulla testa dei gelesi che si illudono di essere leader in un consorzio metropolitano in cui sono, adesso si, realmente marginali. L’illusione di essere capifila è svanita in questi giorni con l’impugnativa da parte dello Stato. Il voto da parte degli aderenti deve essere ponderato, on c’è discussione. Un Comune di ics abitanti non può avere stesso peso specifico di uno che ne ha centinai di mi-
sta legge è ben altra rispetto a quella che lui agognava. Domani, ammesso che Saro abbia voglia di confrontarsi col suo elettorato, cosa dovrebbe spiegare, dire, promettere? Ma la volontà popolare va rispettata e avrebbe anche un plauso generalizzato qualora si interpretasse il campanilismo esasperato espresso in senso positivo come sinonimo di “difesa delle tradizioni”: ma qui il campanilismo si manifesta nell’odiare o invidia-
gliaia. Quindi la pia illusione di essere capifila del Consorzio Metropolitano di Catania crolla d’incanto. E chi dice che comunque aderendo ad una Area Metropolitana arriveranno finanziamenti per servizi e infrastrutture? Dove è scritto? E dove è scritto che Gela ne dovrebbe avere benefici? Mutu Crocetta, non parla. Non prende impegni e non può spiegare. Que-
re, senza motivazione, gli usi dei “vicini di casa”, peraltro simili e per nulla incompatibili. La parola capoluogo di provincia ai gelesi ha sempre fatto venire l’orticaria e chissà quali traumi causerà adesso quando il capoluogo ci sarà sempre, ma spostato di cento chilometri ad est. Si passerà da CL a CT. Che bella soddisfazione!
AVVISI LEGALI
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Fatti contro la mafia
per non dimenticare
Storia & Cultura
Storia di un omicidio eccellente, dimenticato dopo essere stato mistificato
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l 29 aprile del 1946 quando a Corleone si sparse la voce che avevano trovato morto il dottor Carmelo Nicolosi e che il decesso non aveva avuto cause naturali, ognuno fece il suo pensiero ma pochi dovettero dirlo a voce alta. L’Italia si stava ruvidamente preparando al referendum in cui i cittadini avrebbero scelto se il paese sarebbe rimasto una monarchia o sarebbe diventato una Repubblica, ma intanto a Corleone chi e come avrebbe dovuto comandare si decideva in altro modo e per altre vie. Carmelo Nicolosi era un medico molto stimato. Il capitano comandante della Compagnia dei Carabinieri di Corleone che qualche anno dopo sarebbe tornato ad occuparsi dell’omicidio di Nicolosi lo descrisse in un suo rapporto come “professionista serio... ed in alcun modo compromesso con la mafia”. Questo Capitano si chiamava Carlo Alberto Dalla Chiesa e di mafia già allora se ne intendeva. Nicolosi era direttore dell’ospedale e ufficiale sanitario di Corleone, un ruolo importantissimo in quel territorio e di grande prestigio; un ruolo attraverso il quale si potevano fare favori, se ne potevano
“
Corleone
Quando la mafia ci racconta le storie alle quali ci piace credere
di Giovanbattista Tona
ottenere e si poteva in tanti modi consolidare potere. Ma quel dottore era un tipo schivo; a 50 anni, tanti ne aveva, si occupava di fare bene il suo lavoro e niente più. Nel 1946 c’era da conquistare il mondo e alcuni rampanti professionisti si davano da fare, un pò trescando con la mafia, un po’ inserendosi nella politica, un po’ consolidando patrimoni e condizionando l’economia. E uno come Nicolosi in quel posto lì, a capo dell’ospedale e dell’ufficio sa-
tro medico importante, molto, ma non tanto quanto lo era Nicolosi. Si chiamava Michele Navarra. Gli anziani lo ricordavano come una testa calda che da ragazzo aveva spesso assunto atteggiamenti spavaldi contro il padre e contro le forze dell’ordine. Ma era intelligente e si laureò in medicina. Nel 1934 riuscì a farsi nominare medico condotto fuori ruolo per la seconda condotta del comune di Corleone, un posto sgradito a più: significava lavorare nelle
che con i militari americani dopo il loro sbarco in Sicilia, nel 1946 Navarra aveva assommato diversi incarichi professionali e dalla condotta sperduta nel bosco era passato a fare il medico a Corleone, era anche medico fidu-
Sopra il medico Michele Navarra A sinistra il giovane capitano Carlo Alberto Dalla Chiesa, comandante della compagnia dei Carabinieri di Corleone
nitario, era un problema. Non tanto perché comandava lui. Quanto più perché non faceva comandare gli altri, in particolare quelli che ritenevano di doverlo fare a maggior titolo. A Corleone c’era un al-
campagne sperdute del bosco di Ficuzza, dove peraltro si riparavano mafiosi, organizzatori di furti di bestiame e di attività di macellazione clandestina. Di costoro Navarra fu l’amico importante e attraverso una vasta rete di contatti da loro propiziati si propose come grande elettore a uomini politici che si fecero accreditare imprenditori, lavoratori e tanti piccoli clienti alla ricerca di prebende e di favori. Capace di intessere utili relazioni an-
ciario dell’INAM ed era capo reparto medicina dell’ospedale di Corleone. Ma il capo dell’Ospedale era Nicolosi e, a quanto pare, non si faceva influenzare da Navarra. L’assassinio di Nicolosi non sembrava avere spiegazioni. La vittima era irreprensibile, in apparenza non aveva nemici, non sembrava che nessuno avesse interesse ad eliminarlo. Ma in paese cominciò presto a circolare una voce che si irrobustì fino a diventare un ineludibile spunto per gli investigatori. Di mezzo c’era una donna. Ma quale donna? Era stato ucciso da un marito tradito? Bisognava individuare la donna e conseguentemente anche il marito.
Non era facile. Ma tutti sapevano che era una cosa di donne. E d’altronde per quale altro motivo si poteva morire ammazzati in Sicilia a quell’epoca? Chiacchiera dopo chiacchiera, la donna non si identificò con precisione ma si identificò l’uomo che avrebbe ucciso il dott. Nicolosi. Sospinti da informatori sempre più impegnati e collaborativi, gli investigatori incriminarono un trentenne di Corleone, tale Giovanni Littori. L’ipotesi era che il dott. Nicolosi fosse spasimante segreto di una giovane, che a sua volta sarebbe stata anche amante del Littori. Il trentenne, infiammato dalla gelosia, avrebbe allora ucciso il più anziano e prestigioso concorrente in amore per non perdere le grazie dell’amata. Una storia bellissima e a tinte fosche come tanto piaceva allora e come tanto piacerebbe ancora oggi. Fatto è che quando si cominciarono a cercare i riscontri obiettivi, la storia risultò del tutto infondata, Littori fu prosciolto e l’omicidio rimase irrisolto. Quel che è certo è che, dopo l’assassinio del dott. Nicolosi, il dott. Navarra gli subentrò subito come direttore interinale dell’ospedale e dopo due anni come titolare. Fu così che Navarra e la sua cosca aumentarono il loro potere sul territorio di Corleone, mentre i corleonesi e gli investigatori si appassionavano all’intera vita amorosa dell’insospettabile Nicolosi. Scrisse Dalla Chiesa in un suo rapporto; “si asserì allora (ed anche dopo) che il movente dell’omicidio fosse stato artatamente affidato alla voce pubblica ad opera della cosca facente capo al Navarra, onde stornare ogni sospetto a carico di quest’ultimo”. Anche la storia del depistaggio era una voce e non era certo succulenta come quella relativa alle tresche e alla gelosia. Ma forse sarebbe stato più ragionevole credere a questa.
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Eventi in città di Alberto Sardo
Da Pupi Avati a Umberto Veronesi al Salus Festival Scienza e cultura per la salute
L
a salute declinata attraverso messaggi, esempi, valori e nozioni veicolate con le più disparate iniziative, diffuse in tanti luoghi della città: dal Cefpas al centro storico, dal teatro Margherita al Consorzio universitario, la biblioteca Scarabelli e il “Centro Abbate”. Sarà ricco di eventi il Festival nazionale dell’educazione alla Salute, “Salus Festival”, dal 15 al 25 ottobre a Caltanissetta, organizzato dal Cefpas con Assessorato regionale alla Salute, Regione Siciliana, Asp 2, Comune di Caltanissetta, Consorzio Università e con il contributo della VI commissione consiliare Sanità. Oltre a divulgazione scientifica (non mancano convegni e conferenze con ricercatori dell’Organizzazione Mondiale della sanità, dell’Istituto superiore di Sanità e di strutture sanitarie nazionali ad alta complessità) saranno undici giorni dedicati alla cultura della salute a 360°. Registi di fama, come Pupi Avati, che hanno raccontato la convivenza con la malattia, psichiatri che da sempre si sono curati di benessere e disagio come Paolo Crepet, sportivi come Juri Chechi, Sara Simeoni e Mirco Scarantino che dello sport rappresentano un esempio di stile di vita. Sono soltanto alcuni degli ospiti di maggior richiamo che parteciperanno al “Salus Festival”, che vedrà giornate di incontri anche con artisti, esponenti del mondo dello spettacolo, (tra cui Pippo Baudo), campioni dell’automobilismo (il mitico pilota Nino Vaccarella), operatori della sicurezza, medici, ricercatori, esponenti delle istituzioni, giornalisti e scrittori specializzati. Nelle diverse location si alterneranno convegni scientifici, seminari sulla salute, spazi informativi sulla prevenzione, postazioni per screening e test di primo livello (vista, celiachia, udito, diabete, etc.), show cooking di gastronomia salutare con chef stellati e incontri con testimonial di sport, medicina e cultura. Alla base del Festival nazionale della salute ci sarà un’altra rete, quella che condi-
vide i percorsi dell’associazionismo e del volontariato che operano sui territori. In contemporanea su due giornate, il “Salus Cine Festival” con proiezioni di lungometraggi e corti, dibattiti e premiazione di un inedito con la partecipazione di Avati, che sabato 17 mattina sarà invece con gli studenti al Liceo Classico. Tra le rappresentazioni teatrali ci sarà “Ciatu” con attori disabili. Sempre su due giorni, il 15 e 16 ottobre, i meeting forum di “Disabil@abile” su disabilità, ausili digitali per l’inclusione e percorsi assistenziali. Ad aprire il Festival nazionale della salute sarà il ministro Beatrice Lorenzin al Cefpas, dove il direttore
“
emerito dello IEO, terrà una lectio magistralis i cui i focus saranno anche ambiente, attività fisica, sana alimentazione. Mentre la proiezione di “Sconfinata giovinezza” si terrà sabato 17 ottobre alle 21,30 al teatro Margherita alla presenza del regista Pupi Avati. Domenica 18, lo show cooking dello chef Carmelo Chiaramonte, al “centro culturale Abbate”, dove cucina, benessere e materie prime del territorio saranno protagoniste anche il 23 con lo chef Pino Cuttaia e il 24 con Ottavio Miraglia. Di sicurezza stradale e prevenzione parleranno il pilota Nino Vaccarella, il vicequestore Maria Grazia Milli con Carlo Alessi, presidente ACI e
Dal 15 al 25 ottobre il Festival nazionale dell’educazione alla salute organizzato dal Cefpas con un ricco cartellone di eventi, dibattiti, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche, screening, in diverse location
del Centro, Angelo Lomaglio, presenterà l’evento. Il 15 ottobre saranno attivi gli spazi diagnostica e info-point su prevenzione primaria dei tumori, patologie cardiovascolari, donazione di organi e midollo, donazione del sangue. Stand e punti informativi anche nella “Piazza della Salute” in centro storico. Il prof. Umb er to Ve r o n e s i , direttore
Pippo Baudo moderatore. Di contrasto alle dipendenze, tra gli altri, la giornalista del Corriere Alessandra Arachi, autrice di “Non più briciole” sull’anoressia, Vladimir Luxuria, Laura Dalla Ragione e Salvatore Requirez. Tra gli eventi in programma,
sp 2 , il consorzio universitario, la Camera di Commercio e una rete di associazioni e operatori, come l’Ordine dei Medici e quello dei Farmacisti”, spiega il direttore del Cefpas, Angelo Lomaglio, che sottolinea la partecipazione attiva delle scuole e della “rete civica della salute”. “Si unisce – spiega Lomaglio l’approfondimento scientifico con la capacità di suscitare emozioni, quale passaggio per arrivare alla consapevolezza di dover assumere diversi stili di vita per vincere le battaglie che la malattia ci pone davanti”. Giorno 16 ottobre si terrà in città una riunione di giunta Regionale in cui Lomaglio auspica che “il Governo della regione assumerà impegni precisi sui temi del Salus Festival: nuova agricoltura, prevenzione e pratica sportiva, sistema formativo e scolastico per indurre un cambiamento degli stili di vita”. “L’assessorato alla Salute – spiega Lomaglio - ha finanziato il Salus Festival individuando Caltanissetta quale realtà per eventi di carattere nazionale e internazionale, che in passato si facevano a Palermo o Catania. La sfida è che il Festival diventi un appuntamento annuale”. Di un Festival “che va tra la gente”, parla il direttore generale dell’Asp 2 Carmelo Iacono. “In un moderno concetto assistenziale, ricondurre la prestazione sanitaria alla prevenzione e all’educazione sanitaria, serve a dare credibilità alle strutture della nostra provincia”. “Vi è stata una disaffezione nei confronti delle strutture sanitarie – ammette Iacono - quindi andare in piazza, dimostrando le potenzialità, fa recuperare credibilità. Spesso infatti il cittadino nisseno non conosce le prestazioni ad altissimo livello che vengono offerte nel suo territorio e va a cercarle presso altre strutture, possibilmente con una
setta Giovanni Ruvolo è “un’esperienza in cui il Cefpas ha saputo interpretare la volontà della nostra città di mettersi in gioco, in questo caso nella promozione della salute e dei sani stili di vita”. “Accogliendo l’istanza di fare rete e sistema – spiega il Sindaco - abbiamo dialogato con chi ha organizzato il festival, intercettando così il lavoro della VI Commissione Sanità che si era già attivata, e mettendo insieme le risorse per creare sistema”.
Il direttore Lomaglio: “Unire approfondimento scientifico e capacità di produrre emozioni per un Festival nazionale in città” Tra gli ospiti del Salus Festival lo psichiatra Paolo Crepet, il campione olimpionico Yuri Chechi e il regista Pupi Avati
che è possibile consultare su www. salusfestival.it , anche la lectio magistralis del filoso Pino Ferrara. “La scommessa è aver realizzato il Festival a Caltanissetta, insieme all’assessorato regionale alla salute, la Regione Siciliana, il comune, l’A-
qualità inferiore. Utilizzando la sanità quale bene comune prezioso, il cittadino avrà il massimo possibile, riducendo le problematiche di una cattiva fruizione, con richieste di prestazioni inutili o non appropriate per la patologia, oppure prenotazioni che poi non vengono eseguite”. Prevenzione e soprattutto diagnosi precoce consentono di dare adeguata assistenza, limitare la patologia e per altro verso liberare risorse. Il Salus Festival per il sindaco di Caltanis-
“Abbiamo la possibilità – conclude infine Angelo Lomaglio - di affrontare i temi dal punto di vista scientifico, con la presenza di medici e scienziati di fama nazionale e internazionale, ma abbiamo anche la presenza di testimonial che nei campi dello sport, cultura, cinematografia e teatro, fanno comprendere come l’educazione e la prevenzione passano dalla consapevolezza di cosa sia la salute, l’alimentazione, tasselli importanti di un mosaico del cambiamento”.
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Ornamenti di Ivana Baiunco
Le cose che ho capito ... T
utto nasce da una canzone che nell’ultimo mese ascolto continuamente in macchina, è la splendida voce di Malika Ayane che mi accompagna nei vari percorsi quotidiani, soprattutto da casa in redazione, la canzone si intitola “Le cose che ho capito di me” e lei canta: “So svegliarmi senza un caffè, senza amore so vivere” beh, insomma sulla prima non ci si riesce facilmente per la seconda a mani basse. Mentre guidavo l’altra mattina verso la redazione mi chiedevo: cosa ho capito di me alla veneranda età di 40 anni. Mi sono risposta subito scriverò un pezzo su quello che non ho capito, poi ci ho ripensato, invece scriverò ciò che ho capito ma non di me, che alla gente non gliene frega nulla. Ma delle cose della città di quelle sì che voglio parlare, delle persone che la popolano, dei veri finti buoni che la gestiscono. Ho capito che ci vuole tanto per scalfirmi ed altrettanto poco per offendermi. Ma quella è un’altra storia che forse un giorno racconterò. Che preferisco i veri “no” ad i finti “sì”. Ed anche di questo scriverò un giorno. Se mi deciderò di raccontare alcune storie che ho chiuse
nel cassetto, facciamo in cassaforte, qualcuno tremerebbe e tanti altri gongolerebbero. C’è un momento per tutto e ancora quello giusto non è arrivato. Ho transitato nei corridoi della politica, nelle polverose stanze del potere nei meandri di Palazzo del Carmine talmente tanto tempo, peccato che ero troppo giovane, che adesso “niente più mi sciocca”, come dice spesso un mio amico, abbiamo perso la capacità di stupirci, ovviamente in positivo. Ritornando al (leitmotiv) della rubrica sulle cose che ho capito. Ho capito che molti si credono talmente furbi da sotto-
valutare sempre l’interlocutore che in questo caso sono i cittadini. Una lunga lettera del sindaco pubblicata qualche giorno addietro su un quotidiano locale nella quale si raccontavano le mirabilia di una città che sta rialzando la testa, dove stanno crescendo le attività imprenditoriali e bla bla bla, mi ha fatto trasalire. Mi sono detta ed io che provo a raccontare la città ogni giorno dove vivo. Ma dove stiamo risorgendo? Desidererei ardentemente saperlo, quali le attività che si sono sviluppate negli ultimi mesi, sia i soliti tre bar che hanno aperto in centro storico senza incentivi, a
spese proprie e senza dehors che per capirci sono le coperture per fare quei famosi giardini d’inverno e poter ospitare i clienti al di fuori del locale ma non al freddo. Per aiutare i poveri esercenti che stanno fiorendo da soli, l’amministrazione ha pensato bene di bloccare il regolamento che gestisce la collocazione delle strutture, peccato che già un regolamento esiste, allora umilmente noi poveri mortali pensiamo che, intanto si potrebbe utilizzare l’esistente e poi magari lavorare su uno nuovo. Se non fosse che colti da sindrome di Adamo e Eva, da loro il principio di tutte le cose, gli attuali amministratori decidono di spazzare via il pregresso e rifare tutto da capo. Ho capito che nonostante l’esercizio quotidiano di elaborare sogni poi arriva la realtà di una mensa scolastica che non parte, perché non ci sono soldi perché la gara che in tempi normali si bandisce a Luglio per tre anni e non annualmente adesso non è stata manco pubblicata. Si chiamano servizi a richiesta individuale necessari per la città come il trasporto pubblico o lo stadio aperto ed agibile o gli impianti sportivi in genere. Va bene sognare, va bene sperare,
ma a tutto c’è un limite. Un evento di massa al mese sarebbe la giusta strada per arginare il malcontento e l’insoddisfazione che dilaga in città, la gente ha bisogno, chiede servizi e relax, l’effetto catartico dei Tinturia in centro storico è il segnale palese che quello cercano i nisseni è lavoro e spensieratezza. I bisogni dei cittadini si leggono dai loro volti e dalle parole, i bisogni non si sognano ma si comprendono. Cose che ho capito forse troppe ma anche troppo poche, tante le altre ancora da capire. Però un piccolo spazio per le cose che non ho capito me lo voglio concedere. Non capisco perché tutti si lamentano e nessuno ci mette la faccia. Tanti troppi quelli che si trincerano dietro i nick . Non capisco perché i consiglieri comunali di opposizione non fanno le barricate contro i disservizi. Non capisco perché manca il coraggio delle idee e delle azioni che ne conseguono. Non capisco perché nessuno parla più di bene comune nel senso più alto della parola. Le città sono dei cittadini non di chi le amministra, loro passano e per la maggior parte di essi a distanza di qualche anno dall’uscita di scena resta solo l’oblio.
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Economia & Società
di Marcello Curatolo
“ I
l 15 aprile 2014 l’Europarlamento ha dato il via libera alla direttiva Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive) sul Meccanismo Unico di Risoluzione delle crisi bancarie (Srm). La Brrd prevede il potere di assoggettare al bail-in tutte le passività diverse da quelle espressamente escluse, ossia i depositi protetti, le passività garantite da attivi emessi dalla stessa banca e i prestiti interbancari con scadenza originaria inferiore a sette giorni. Dopodichè 26 Stati membri Ue (Svezia e Gran Bretagna esclusi) hanno creato il Fondo di dotazione (Srf), che dovrà mettere a disposizione i capitali nel caso di crisi di una banca europea. Brrd e Srf tuttavia dovranno essere recepiti dai Parlamenti nazionali in modo che il nuovo meccanismo delle crisi creditizie possa entrare in vigore dal 1° gennaio 2016. Con 270 voti favorevoli, 113 contrari 22 astenuti, il 2 luglio 2015 il Parlamento Italiano ha recepito la direttiva comunitaria. Per capire il bail-in bisogna partire dalla crisi di Cipro del 2013, quando si impose un principio: non sarebbero stati i creditori istituzionali di Cipro a pagare, ma i cittadini e le imprese cipriote. Il Paese è piccolissimo: rappresenta appena lo 0,20% del Pil dell’economia europea. Il momento storico è delicatissimo: c’è molta più politica che economia. Gli ingredienti di questo thriller sono intriganti: c’è un Paese sull’orlo del baratro per la crescita sproporzionata del proprio sistema bancario; un altro, anzi, L’ALTRO, la Germania, pesantemente esposto (si dice che l’esposizione degli istituti di credito tedeschi con l’Isola sia pari a 5,9 miliardi di euro); un terzo Paese, la Russia, che ha visto i propri oligarchi riversare per anni fiumi di denaro nel paradiso cipriota per evadere il Fisco; c’è un ampio “rischio di contagio” in una zona – l’Europa – già pesantemente in deficit di fiducia da parte degli investitori stranieri. C’è anche il fulmen in clausura dopo ore di estenuanti trattative, nella notte del 15 marzo 2013 i ministri delle Finanze europei trovano un accordo destinato a cambiare per sempre la “disciplina della crisi” bancaria europea. Cipro diventa infatti il quinto Paese dell’unione monetaria a ricevere il sostegno dei suoi partner da quando è scoppiata la crisi del debito, ma a fronte dei circa 17 miliardi di euro necessari ne vengono erogati solamente 10 attraverso il fondo comunitario “salva Stati”. La differenza? Attraverso un prelievo forzoso sui conti correnti superiori a 100.000 euro. Si parlò del 9,90%, infine si arriva al 37,5%. Pertanto il primo gennaio 2016 entrerà in vigore la direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie. Se fino ad oggi le banche sono state salvate anche con soldi pubblici, da gennaio 2016 in caso una banca sia in difficoltà non interverrà più lo Stato, ma dovranno farsi carico delle perdite anche i privati come gli azio-
nisti, obbligazionisti. Se tutto questo non fosse ancora sufficiente a coprire le perdite, interverrà un fondo che sarà finanziato dalle banche europee. Continueranno ad essere garantiti i depositi fino a 100mila euro. Questo in gergo si chiama bail-in; difficile che correntisti e risparmiatori ne siano a conoscenza e dei veri rischi e gli effetti collaterali della sua introduzione. Nei prossimi mesi molte magagne “italiane” verranno fuori. Il bailin non riguarda sol chi investe sui titoli bancari, che siano azionari o titoli obbligazionari, ma anche i correntisti. E gli investitori come saranno coinvolti? Il passaggio dal bail-out in cui i costi dei salvataggi bancari sono pagati dai contribuenti, al bail-in prevede che nel caso in cui una banca Ue sia insolvente
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100.000 euro? I depositi delle persone fisiche e delle piccole e medie imprese riceveranno un “trattamento preferenziale”. La direttiva europea – spiegano la Banca d’Italia e la nota esplicativa dell’Abi - prevede che questa tipologia di creditori dovranno “sopportare un sacrificio solo nel caso in cui bail.in di tutti gli strumenti con un grado di protezione minore nella gerarchia fallimentare non fosse sufficiente a coprire le perdite e a ripristi-
Dal 1 gennaio 2016 entra in vigore la nuova direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie
quest’anno, “quando sia necessaria per evitare un dissesto”. Chi per primo tra i risparmiatori, sarà chiamato a partecipare al salvataggio? I primi chiamati a partecipare saranno gli azionisti della banca; poi i detentori di altri titoli di capitale, come le obbligazioni; gli altri creditori subordinati; i creditori chirografari; le persone fisiche e le piccole imprese titolari di depositi per l’importo sopra i 100.000 euro; infine il “Fondo di garanzia dei depositi, che contribuisce al bail-in al posto dei depositanti pro-
non decida di escludere tali crediti in via discrezionale, al fine di evitare il rischio di contagio e preservare la stabilità finanziaria. Il rischio riguarda solo i titoli che acquisterò in futuro o anche quelli già in possesso? Le misure si applicheranno anche agli strumenti già emessi e già in possesso degli investitori. Come evitare il rischio di compartecipazione? Le banche dovranno offrire –e come prima opzione– certificati di deposito coperti dal Fondo di garanzia in luogo delle obbligazioni, soggette a bail-in. Tutte le informazioni dovranno essere comunicate nel dettaglio, s o prat-
Cos’è il bail-in
e quali sono i rischi per risparmiatori e correntisti i suoi azionisti, creditori, obbligazionisti e correntisti coprano fino all’8% delle passività. Azionisti e sottoscrittori di bond possono perdere fino al 100% di quanto investito. Il meccanismo di risoluzione prevede come novità il coinvolgimento degli investitori prima dell’intervento del Fondo Unico di Risoluzione; da qui il termine bail-in, ovvero salvataggio da dentro: “saranno chiamati a far fronte allo stato di crisi della banca fino a un massimo dell’8% del passivo della stessa e attraverso un ordine prestabilito: prima gli azionisti, dopo gli obbligazionisti junior, poi gli obbligazionisti senior e infine i correntisti con giacenze superiori a 100 mila euro”. Analizziamo i singoli casi. Cosa rischio a lasciare i miei soldi in banca, sul conto o investiti? I depositi fino a 100.000 euro, sono protetti dal Fondo di garanzia dei depositi, ed esclusi dal bail-in. Questa forma di protezione tutela le somme detenute sul conto corrente o in un libretto di deposito e i certificati di deposito coperti dal Fondo di garanzia. In caso di bail-in che succederà ai depositi che superano i
nare un livello adeguato di capitale”. Sono previste eccezioni? I depositi al dettaglio “eccedenti i 100.000 euro
Banche in difficoltà: non interverrà più lo stato, risponderanno anche azionisti e obbligazionisti possono essere esclusi dal bail-in in via discrezionale, al fine di evitare il rischio di contagio e preservare la stabilità finanziaria a condizione che il bail-in sia stato applicato ad almeno l’8% del totale delle passività della banca”. Quando scatterà la compartecipazione al rischio? In Italia l’applicazione del bail-in è prevista dal primo gennaio 2016. E se una banca fallisce o entra in crisi nel 2015? La svalutazione o la conversione delle azioni e dei crediti subordinati sarà applicabile già da
tetti”. L’intervento dello Stato per evitare il fallimento è l’ultima risorsa. Se si investe in prodotti speculativi cosa si rischia? Il bail-in prevede che chi investe in strumenti finanziari più rischiosi sostenga prima degli altri le eventuali perdite o la conversione in azioni. Solo dopo aver esaurito tutte le risorse della categoria più rischiosa, si passa alla categoria successiva. Prima, si sacrificano gli interessi dei “proprietari” della banca, ossia degli azionisti esistenti, riducendo o azzerando il valore delle loro azioni. Dopo, si interviene su alcune categorie di creditori, le cui attività possono essere trasformate in azioni – al fine di ricapitalizzare la banca – e/o ridotte nel valore, nel caso in cui l’azzeramento del valore delle azioni non risulti sufficiente a coprire le perdite. E chi possiede obbligazioni bancarie? Potrebbe veder convertito in azioni e/o ridotto (in tutto o in parte) il proprio credito, ma solo se le risorse degli azionisti e di coloro che hanno titoli di debito subordinati (più rischiosi) si sono rivelate insufficienti a coprire le perdite e ricapitalizzare la banca, e sempre che l’autorità (in Italia la Banca d’Italia)
tutto al momento del collocamento di titoli di nuova emissione. Quello che è dentro la cassetta di sicurezza si salva? Possono essere compresi nel bail-in “ i beni della clientela o in virtù di una relazione fiduciaria, come ad esempio il contenuto delle cassette di sicurezza o i titoli detenuti in un conto apposito”. E se i soldi sul conto servono per pagare debiti, spese o tasse? Sono esclusi dal rischio di bail-in i debiti verso i dipendenti, i debiti commerciali e quelli fiscali privilegiati dalla normativa fallimentare e anche i covered bond. Se ho 200.000 euro liquidi in banca cosa rischio? Sui primi 100.000 non verrà applicato alcuno prelievo, sui restanti 100.000 rischio di contribuire al salvataggio della banca. E se nel conto posseggo 100.000 euro liquidi e 100.000 euro investiti in Bot o azioni o obbligazioni che non sono della banca in difficoltà? La soglia di garanzia vale a salvaguardare i 100.000 in contanti sul conto corrente o sul conto deposito. I titoli di Stato, gli investimenti che non siano in azioni o obbligazioni della banca in crisi, non subiscono aggressione.
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2015 embre 25 Sett
idente il Pretstà in Ci
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l Presidente dei silenzi eloquenti, con la sua prossemica della compostezza, che comunica senza retorica la serietà che la politica può avere ancora, ha incontrato la Sicilia a Caltanissetta, il 25 settembre scorso, nell’anniversario della morte dei giudici Saetta e Li-
(quello dei magistrati), transenne dappertutto a tenere a distanza i nisseni dal primo Presidente siciliano della storia che vorrebbero abbracciare da vicino, perché lo sentono credibile, come non ce ne sono più molti, e avrebbero voluto essere visti, ascoltati da lui, affidargli
sulla porta di casa prima di andare a faticare in miniera. Quei “carusi” non avevano avuto carezze dai loro genitori, costretti dalla miseria a venderli ai picconieri per poter sopravvivere, non hanno avuto diritti, né riconoscimento di dignità. Per avere una croce ano-
Il Presidente a Caltanissetta “il silenzio che ascolta e comprende” di Fiorella Falci vatino. Anzi, ne ha incontrate due. La Sicilia delle istituzioni del suo presente incerto, schierata nel Palazzo di Giustizia per ricordare i giudici uccisi dalla mafia e dalla solitudine, e la Sicilia della memoria del passato, lavoro e sfruttamento delle zolfare, la tragedia dei carusi senza nome morti bruciati dal grisou a Gessolungo, nel 1881. Una parete lunga del Palazzo di Giustizia nisseno, quella del grande corridoio che porta all’Aula Magna, coperta dalle parole di tanti martiri della legalità, iscrizioni che restituiscono voce e memoria ai pensieri di Livatino, Saetta, Costa, Piersanti Mattarella, La Torre, Chinnici, Falcone, Giovanni Paolo II, è stata scoperta e presentata al Presidente insieme ai componenti del Consi-
Scoperta una parete del Palazzo di Giustizia che riporta le parole di tanti martiri della mafia glio Superiore della Magistratura, alla Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, al Presidente della regione Crocetta e dell’Assemblea Regionale Ardizzone, a tutti i vertici della magistratura siciliana, ospiti dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) nissena, diretta da Fernando Asaro, che ha organizzato la manifestazione. Rigidissimo il protocollo dell’evento, blindati gli accessi al Palazzo di Giustizia, il Presidente Mattarella che entra dall’ingresso posteriore
le loro preoccupazioni, le loro (poche) speranze. Sono stati i giovani a farsi ascoltare, invece: due studenti selezionati in tutte le scuole superiori della città, dagli istituti tecnici e dai licei, Benia Mihai Serban dell’I.T.I. “Mottura” e Paola Dell’Utri del Liceo “Ruggero Settimo” che ha meritato un’ovazione finale col suo intervento: parole chiare e impegnative, senza lamentazioni e vittimismi. “ Noi ragazzi vogliamo impegnarci seriamente in questa lotta di liberazione, in cui la posta in gioco è il nostro futuro, la possibilità che ognuno di noi possa fare, nella propria vita, il lavoro che lo rende felice. Non il meno peggio, o l’emigrazione, lontano. Bisogna essere pronti a mettersi in gioco, a riprendere il testimone da dove i nostri padri hanno fallito.” I “carusi” nisseni di oggi non vanno a morire in miniera, come quelli della strage di Gessolungo del 1881; hanno la fortuna di potere studiare ma quasi mai il privilegio di potere lavorare qui, nella loro terra. E la loro presenza e le loro parole al Presidente sono state il filo conduttore che ha legato i due momenti della sua presenza nissena: il Palazzo di Giustizia e il cimitero dei “carusi”. Luogo di suggestione potente, per chi sa ascoltare il silenzio, il Cimitero dei “carusi”: una magia della memoria che ha conquistato anche il Presidente, visibilmente emozionato dopo avere deposto sulla tomba dei ragazzi senza nome una corona di fiori molto particolare, dolcissima e solenne nello stesso tempo: orchidee bianche, rose rosse ed anturium sul verde delle felci, il tricolore della patria portato dai corazzieri in alta uniforme con il nastro sistemato dal presidente come se fosse la sciarpa al collo del proprio figlio salutato
Coinvolgente l’intervento di due studenti selezionati tra tutte le scuole superiori della città nima sulla loro tomba hanno dovuto attendere più di un secolo, e per nove di loro neppure il ricordo del proprio nome ha potuto essere tramandato. Esistenze divorate dal sottosuolo della povertà, vissuti come se non fossero mai esistiti, soffocati da uno sfruttamento disumano, che il Presi-
dente ha voluto ricordare oggi. Senza parole, scrivendo un biglietto lasciato ai piedi del piccolo monumento come si fa a Gerusalemme con le preghiere nel Muro del pianto: “Dopo aver reso omaggio a chi lavorando è morto e ai bambini sfruttati per sottolineare la loro di-
gnità”. La dignità di chi deve lavorare per vivere, è ancora oggi “il” problema, in Sicilia. Dopo l’omaggio del Presidente, l’impegno dello Stato, se vuole essere davvero “patria” per i “carusi” del secolo che stiamo vivendo. E senza attendere altri 134 anni.
Editoria
Un libro “nisseno” del presidente Mattarella Donata al Presidente Mattarella la prima copia del libro che contiene un suo testo inedito legato a Caltanissetta: si tratta degli Atti di un Convegno tenuto il 17 maggio del 2011 nel Salone del Museo Diocesano del Seminario, promosso dalla Sezione “Don Felice Dierna” dell’UCIIM (Unione Cattolica Insegnanti Medi) di Caltanissetta in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. “La scuola ha unito l’ItaliaLa costruzione del l’ident it à culturale e civile degli Italiani in 150 anni di storia unita-
ria”, questo il titolo della Giornata di Studi che ha visto tra i relatori il prof. Sergio Mangiavillano (“La scuola, la lingua italiana e la comunicazione dei new media oggi”), don Calogero Panepinto (“Educare alla vita buona del Vangelo”), e che è stato concluso dalla Lectio Magistralis del prof. Sergio Mattarella, già Ministro della Pubblica Istruzione nel 1989/90: “La scuola ha unito l’Italia – La formazione dell’identità culturale e civile degli Italiani in 150 anni di storia unitaria”. Del Vescovo Mons. Mario Russotto il saluto finale al Convegno (“La scuola anima della cultura”) e la Prefazione del volume, curato da Fiorella Falci, presidente dell’UCIIM di Caltanissetta, che aveva introdotto e moderato i lavori. Proprio Fiorella Falci ha potuto consegnare al Presidente Mattarella la prima copia del volume (edito da Lussografica) al termine della manifestazione in ricordo dei giudici Saetta e Livatino al Palazzo di Giustizia.
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l Cimitero dei “Carusi” di Caltanissetta è uno dei luoghi della memoria più autentici e suggestivi della Sicilia. Vi sono sepolti 49 zolfatari morti nella strage (a quei tempi
anni in su, venduti dalle famiglie ai picconieri in cambio di un salario anticipato, il “soccorso morto”, che non avrebbero mai potuto riscattare per liberarli, e che li condannava a vive-
I Carusi erano elementi essenziali in quel sistema: e non erano solo ragazzi, ma anche adulti invecchiati in quel mestiere ma rimasti in fondo alla gerarchia del lavoro. Come “Ciàula”,
miniere di Caltanissetta: “Questi ragazzi, detti “carusi”, s’impiegano dai 7 anni in su; (…) I fanciulli lavorano sotto terra da 8 a 10 ore al giorno, i ragazzi impiegati all’aria
perfino l’animo del più sviscerato adoratore delle armonie economiche.(…) Completamente nudi, grondando sudore, e contratti sotto i gravissimi pesi che portavano, dopo essersi arrampi-
I Carusi di Gessolungo
“La purificazione di Fiorella Falci
della memoria”
le chiamavano “disgrazie”) della miniera di Gessolungo, il 12 novembre del 1881: un incendio divampato per uno scoppio di grisou (“l’antimonio” della novella di Leonardo Sciascia), il gas mortale, inodore, insidioso, che si addensava nelle gallerie delle miniere prive di impianti di ventilazione. I minatori portavano nel sottosuolo un canarino in gabbia: l’unico segnale d’allarme della presenza del grisou era la sua morte. Non c’erano altre misure di sicurezza per quegli schiavi dei tempi moderni che si spaccavano la schiena a centinaia di metri sottoterra per scavare lo zolfo che serviva alle grandi industrie chimiche dell’Europa capitalista. Non c’erano diritti né dignità per chi non aveva altra scelta per sopravvivere. L’ultimo anello
re nell’oscurità, a subire prepotenze e angherie, maltrattamenti, violenze di ogni sorta.
il protagonista della novella di Pirandello. Il loro compito consisteva nel trasportare all’esterno il materia-
Ph: Gaetano Camilleri
Sopra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella rende omaggio ai Carusi di Gessolungo. In alto il Capo dello Stato lascia un suo pensiero: “Dopo aver reso omaggio a chi lavorando è morto e ai bambini sfruttati per sottolineare la loro dignità”
della catena dello sfruttamento erano proprio i “carusi”: bambini dai 7-8
Interessi fortissimi, dei poteri economici locali e internazionali, ruotavano intorno all’economia dello zolfo, quando ancora dal nostro territorio veniva il 90% del minerale dell’intero pianeta.
le estratto nelle viscere della terra, in un’epoca in cui non c’erano ascensori meccanici o non si volevano impiantare perché costava troppo. Franchetti e Sonnino, nella loro inchiesta del 1876, avevano descritto così quello che avevano visto nelle
aperta lavorano 11 a 12 ore. (…) I più piccoli portano sulle spalle, incredibile a dirsi, un peso di 25 a 30 chili; e quelli di sedici a diciotto anni fino a 70 e 80 chili. La vista dei fanciulli di tenera età, curvi e ansanti sotto i carichi di minerale, muoverebbe a pietà, anzi all’ira,
cati su, per una salita di un centinaio di metri sotto terra, quei corpicini stanchi ed estenuati uscivano all’aria aperta, dove dovevano percorrere un’altra cinquantina di metri, esposti a un vento ghiaccio. (…) un altro operaio li sorvegliava, gridando, spingendo, dando ogni tanto una sferzata a chi si muoveva più lento”. Il destino di questi “carusi” era spesso quello di morire sottoterra, schiacciati dai crolli o bruciati dal grisou, come i 19 ragazzi della strage di Gessolungo del 1881, di cui 9 rimasti senza nome, non identificati né rivendicati da nessuna famiglia nemmeno come cadaveri da piangere, anonimi nella loro condizione di sfruttamento disumano, cancellati dalla storia prima ancora di vivere. Il Cimitero dei Carusi di Gessolungo soltanto da pochi anni si chiama così. Dopo la strage era poco più di una fossa comune, un ossario di poveri corpi straziati e carbonizzati, estratti dalla miniera venti giorni dopo, quando l’incendio era stato domato. Per molte delle loro famiglie neppure un funerale e una tomba erano spese che si potevano sostenere. Il Prefetto del tempo decise la sepoltura lì, a 300
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Storia e Cultura
Saetta e Livatino
Martiri della giustizia sulla strada
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metri dalla miniera. Non si vollero portare nel cimitero cittadino, nessuno se ne volle occupare. Per più di un secolo è stato un luogo della rimozione piuttosto che un luogo della memoria. Di quella memoria per tanti anni ci si voluti liberare, come quella di un passato infame, di miseria, senza speranza. La miniera Gessolungo è stata chiusa trent’anni fa, nel 1985, una delle ultime in Sicilia. Poi sulle zolfare è sceso il silenzio, e la dissoluzione della memoria, insieme alla dissoluzione dell’identità economica e civile di un intero territorio, di un’intera popolazione. Nel 2008 il Vescovo Mons. Russotto ha celebrato una messa solenne sul piccolo piazzale di quel cimitero, e ha parlato di “purificazione della memoria” di cui la Chiesa nissena si faceva protagonista, memore dei tempi in cui agli zolfatai morti in miniera veni-
I bambini erano venduti dalle famiglie ai picconieri in cambio di un salario anticipato vano negati persino i funerali religiosi, e l’unico segno di benedizione lo ricevevano, frettolosamente, nella cappellina delle Anime del Purgatorio, tra la città e le miniere, prima della sepoltura. Ogni anno, il 12 novembre, molti ragazzi delle scuole della città si ritrovano lì, a ricordare i loro coetanei sconosciuti, insieme all’Associazione “Amici della Miniera” e alle istituzioni cittadine, da quando il Comune, nel 2001, ha assunto il compito di sistemare il piccolo cimitero, ne ha acquistato l’area, e decine di volontari periodicamente lo ripuliscono dalle erbacce e ne difendono la dignità e il ricordo.
ccisi tutti e due su quella strada, la SS. 640, Agrigento-Caltanissetta, la “strada della morte” (e non solo per i tanti incidenti mortali) a distanza di due anni l’uno dall’altro: Antonino Saetta nel 1988 e Rosario Livatino nel 1990, entrambi legati al mondo della giustizia nissena, che ha voluto ricordarli alla presenza del Presidente della Repubblica. A Caltanissetta Rosario Livatino aveva lavorato nel suo primo anno di servizio in magistratura, il 1978, e Antonino Saetta a Caltanissetta era stato Presidente della Corte d’Assise e d’Appello nel 1985-86, dopo aver lavorato come giudice nel nostro Tribunale dal 1955 al 1960. E a Caltanissetta Antonino Saetta aveva studiato da giovane, nello storico Liceo Classico “Ruggero Settimo”, lo stesso del giudice Costa, e lì si era diplomato, nel 1940, mentre l’Italia era entrata nella seconda guerra mondiale da poche settimane. Un’altra guerra avrebbe dovuto combattere, Antonino Saetta, nella sua vita di magistrato: quella contro la mafia, la criminalità organizzata, con le armi della giustizia, quelle che aveva dovuto usare, con intelligenza affilata pari soltanto al suo equilibrio, nel processo per la strage in cui era morto il giudice Roc-
Sergio Mattarella, Luigia Pantano (vedova Saetta), il figlio Roberto e don Giuseppe Livatino, durante la commemorazione al Palazzo di Giustizia di Caltanissetta
co Chinnici, celebrato proprio a Caltanissetta, con imputati di alto rango, i Greco di Ciaculli (il “Papa” e il “Senatore”) capi indiscussi della mafia in giacca e cravatta, al vertice della gerarchia criminale di allora, ai quali in appello aveva rincarato la dose delle condanne e delle pene. Limpidamente, secondo la legge, senza “prudenze” di opportunità. Due vite parallele quelle di Saetta e Livatino, martiri della giustizia ed eroi di tutti i giorni, concittadini di due generazioni diverse (nato nel 1922 Saetta, trent’anni dopo, nel 1952 Livatino, entrambi a Canicattì), entrambi testimoni di uno stile professionale sobrio e rigoroso allo stesso tempo, mai esibito, che hanno lavorato duramente senza mai apparire sui circuiti mediatici, senza prestarsi a spettaco-
larizzazioni, come il giudice Costa, che in tutta la sua vita non aveva mai concesso neppure un’intervista. Non hanno mai vissuto la loro professione come un privilegio, una condizione di vantaggio esclusivo, una “casta”, e sono morti mentre guidavano per strada senza scorta, cittadini come tanti, coerenti nel fare il proprio dovere con serenità inflessibile, con il coraggio consapevole di chi conosce l’avversario, la sua potenza e la sua violenza, sa guardarlo negli occhi, da vicino, in profondità, vuole svelarne il mistero smitizzandone le suggestioni, smascherandone la miseria, senza timore. Non era stato sempre così in Sicilia, anche tra i magistrati. La generazione del Procuratore del Re di Caltanissetta che si alzava dalla sua poltrona del Circolo dei Nobili e si toglieva il cappello quando passava don Calò Vizzini, e il tempo dei tanti processi ai mafiosi conclusi per insufficienza di prove, erano stati archiviati definitivamente dal lavoro di giudici come loro. Pionieri, profeti, testimoni di una classe dirigente siciliana finalmente “non allineata” con le logiche del potere, occulto o palese che fosse. E finalmente schierata dalla parte opposta della criminalità, fuori dalla “zona grigia”. Alla luce del sole. Il giudice Rosario Livatino (di cui è in corso il pro-
cesso di beatificazione) aveva scritto nei suoi appunti: “Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”. Lo ha citato una studentessa del Liceo Classico, nel suo saluto al Presidente Mattarella, a palazzo di giustizia, parole pesate e pesanti, senza retorica di circostanza: “A scuola dovremmo imparare, con l’arte e la letteratura, a vedere la bellezza nella credibilità (quella di cui scriveva il giudice Livatino) e nella legalità; imparare ad essere capaci di individuare, di denunciare e di contrastare il compromesso e il degrado, la cecità di fronte agli illeciti e al disprezzo delle regole condivise. L’educazione alla credibilità è il sorriso che ci lascia ogni servitore dello Stato ucciso dalla mafia. L’educazione alla bellezza è lotta contro la mafia.” Se cresceranno così, i nostri ragazzi, con questo respiro e questa determinazione, con questa forza nel cuore, i “giudici ragazzini” su cui aveva ironizzato con una certa volgarità un Presidente della Repubblica del passato, non avranno più bisogno di morire da soli uccisi per strada. Su quella strada, la SS. 640, che oggi è la più importante e costosa opera pubblica siciliana in corso, e su cui, per ora, non si sentono più i rumori degli spari. Fiorella Falci
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“Una parete per non dimenticare”
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Rigore e Giustizia
Il valore della parola, il rispetto del silenzio
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di Valerio Martines
l rigore, innanzitutto. E poi le parole. Calibrate, mai strombazzate perché arrecano fastidio e non soltanto alle orecchie. E anche i silenzi, spesso, significano più di mille lettere messe in fila che ne danno un senso compiuto. Nella carriera di un magistrato, breve o di lungo corso che sia, il rigore – abbinato alle parole e ai silenzi – è la quintessenza che dà ulteriore valore alla toga che porta sulle spalle. Gli esempi di Antonino Saetta e Rosario Livatino, a distanza di oltre vent’an-
Qualcuno ha mal interpretato il silenzio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la sua presenza alla cerimonia commemorativa organizzata dalla Giunta distrettuale dell’Associazione nazionale magistrati. Le “non parole” di Mattarella – casomai – sono in linea con quel rigore e quei silenzi a cui si sono ispirati Antonino Saetta e Rosario Livatino. Chi ha percepito una mancanza di rispetto da parte del Capo dello Stato, dimentica che lui, Mattarella, è una vittima della
noi cronisti cerchiamo spasmodicamente per battere un titolo shock e stupire chi legge. Quella parete al pianoterra del Palazzo di Giustizia di Caltanissetta che riporta i pensieri di una straordinaria attualità di coloro i quali hanno lanciato il guanto di sfida alla mafia – da Papa Wojtyla a Rocco Chinnici, senza dimenticare Piersanti Mattarella – può e deve essere considerato un monumento alla memoria di tutti i siciliani onesti, non soltanto un “memorandum” per i tanti magistrati che quel corridoio lo percorrono quotidianamente e nelle aule amministrano Giustizia in nome di un popolo italiano e siciliano sempre più oltraggiato, nauseato, smarrito. Disorientato davanti agli atteggiamenti di alcune toghe finite sotto inchiesta per intrecci affaristici, parentopoli e affiliazioni a club di potere. Polvere e veleni che cancellano il seminato che divide la sacra Legge dal becero malaffare. Schizzi di fango che liquefanno
Cristo... mi rivolgo ai responsabili: convertitevi!Un un giorno verrà il giudizio di Dio!”
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La parete del Palazzo di Giustizia di Caltanissetta, che riporta i pensieri di chi ha lanciato il guanto di sfida alla mafia, può e deve essere considerato un monumento alla memoria di tutti i Siciliani onesti
Il Presidente Mattarella con il Prefetto Maria Teresa Cucinotta, il Presidente della Corte d’Appello Salvatore Cardinale ed il Procuratore Generale Sergio Lari. A destra il Sostituto Procuratore Generale Fernando Asaro, presidente dell’ANM nissena
ni, sono attuali come non mai. Uomini di Legge, anzi per la Legge. Loro che per essere rigorosi sono morti da soli, senza scorte e auto blindate al seguito. Coraggiosi malgrado tutto, in una terra maledetta dove il rigore mafioso imperava, dettava legge quasi quanto i Tribunali.
re davanti al capo dello Stato e a tanti colleghi in platea, le opinioni che Livatino e Saetta avevano sul ruolo del magistrato. Ci hanno ricordato che certi magistrati, nella Sicilia del passato e del presente, parlano più con le carte che firmano piuttosto che in conferenza stampa davanti a una plètora di microfoni e telecamere. “Colui che si compenetra talmente in quei problemi – diceva il giudice ragazzino – che li soffre fino al punto da farli propri e portarli con sé ovunque vada, macerandosi nel dubbio dell’errore ben oltre quel segno che il proprio stretto dovere
Rosario Livatino: “Sarebbe sommamente opportuno che i giudici rinunciassero a partecipare alle competizioni elettorali in veste di candidato o, qualora ritengano che il seggio in Parlamento superi di molto in prestigio, potere ed importanza l’ufficio del giudice, effettuassero una irrevocabile scelta, bruciandosi tutti i vascelli alle spalle, con le dimissioni definitive dall’ordine giudiziario”. Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili” Antonio Saetta: “La nostra dignità ci impone, alle volte, di affrontare con coraggio situazioni difficili. E ci dà, anche,tutto il coraggio di cui, in quei casi, abbiamo bisogno”. Giovanni Paolo II (Agrigento, Valle dei Templi, 9 maggio 1993) “Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio”. “Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte!” “Nel nome di questo Cristo questo
mafia. Silenzi che ribadiscono come sia tramontata l’era delle frasi ad effetto, degli ipocriti piagnistei ad ogni ricorrenza segnata più dal calendario che dal valore della memoria, dei proclami sull’antimafia che
un’antimafia biodegradabile che ha trovato linfa in questa terra baciata dal sole e stuprata dal carrierismo. Bene hanno fatto il presidente dell’Anm Fernando Asaro e il procuratore generale Sergio Lari a rilegge-
imporrebbe”. E poi c’è la dignità del magistrato, che per Saetta va usata “per affrontare con coraggio situazioni difficili. E ci dà anche tutto il coraggio di cui, in quei casi abbiamo bisogno”. Sono dichiarazioni ingiallite dal tempo, roba da archivio, eppure sono così vere che potremmo averle sentite qualche ora fa. E v’è la necessità, per magistrati e cittadini, di sentirle con maggiore assiduità. Ora più di
prima. Felice il Paese che non ha bisogno di eroi. A noi il compito di attraversare l’oscuro e tortuoso tunnel, consapevoli che laggiù – ad aspettarci in fondo al corridoio dove riflette la luce – ci attendono Rocco, Boris, Giovanni, Paolo, Piersanti, Pio e Giovanni Paolo II e i loro insegnamenti. Perché se non è rispettata la Giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? Ci ricorda giustamente Sant’Agostino.
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Fatti & Iniziative di Fabiola Palmigiano
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È la storia di Marco, un ragazzo di San Cataldo, che ha deciso di camminare per urlare no alla violenza: 50 giorni di emozioni
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l giro della Sicilia in 50 giorni tra palazzi e villette comunali, caserme dei carabinieri, spiagge e case della gente. Sono i passi di Marco Carletta, sono i sogni, le speranze racchiuse in un viaggio lungo 1300 Km che si chiama “Walk for Peace”. E’ la storia di Marco, un ragazzo di San Cataldo, la città c h e 32 anni fa ha visto muovere i suoi primi passi e poi ancora altri fino alla sua decisione di portare avanti in una calda giornata d’estate, una mis-
dove vive ed infine messo sulla fronte la sua go pro per immortalare i passi lungo un cammino fatto di tappe: 50 come i giorni che hanno attraversato l’intero viaggio. Poco tempo per decidere ma tanta la voglia di agire per denunciare ogni forma di violenza. Marco ce la racconta così quella che lui stesso definisce la
sua vita per fare il missionario di fede percorrendo a piedi le città italiane dedicando la sua vita ai più poveri. “I palermitani e i siciliani cercano i santi e i miracoli a Pietrelcina, a Lourdes a Medjugorje, invece non sanno che hanno il santo a casa loro, la missione di fra Biagio è un miracolo e forse in pochi l’hanno capita” ha commentato
Naro, un ragazzo che non c’è più il cui ricordo è ancora vivo nella mente di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di chi ha semplicemente conosciuto la sua storia” ha commentato Marco parlando di pensieri, discorsi che si riconducono anche al giorno in cui assieme all’amico Cri-
Passeggiata per la pace: 1300 km
Walk for peace per Aldo sua “missione”. “Un medico ha la missione di salvare le vite umane, un giornalista ha la missione di informare la gente, un avvocato di difendere i cittadini; la mia è quella di “camminare per la pace” - afferma Marco - che itinerante tra una città e l’altra incontra la gente; si ferma a parlare con loro, condividendo emozioni e ospitalità. Sono tante le persone che lo fermano, lo rincorrono ma soprattutto lo riconoscono e forse perché sanno già della sua missione. La maggior parte di loro però conosce la storia di un altro giovane sancataldese, un ragaz-
Marco Carletta con il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando
sione che va contro ogni forma di violenza, capace di uccidere l’indifferenza, la rabbia e forse anche un po’ il dolore. Sono passati pochi istanti dal momento in cui Marco ha pensato di percorrere l’intera isola a piedi all’istante in cui ha allacciato le sue scarpe da ginnastica, impugnato il suo carrello da trekking con i suoi effetti personali, salutato i suoi cari al Cristo Re, il quartiere
Marco ha voluto onorare la sua memoria, partendo proprio da San Cataldo per poi tornarci, 50 giorni dopo, consapevole di aver urlato il suo “no” alla violenza per tutta la Sicilia . “Sono stati tanti i momenti di sconforto, non lo nego – racconta Marco – ma erano legati soprattutto alla logistica, vi erano dei giorni in cui non sapevo
zo, Aldo Naro, un medico di 25 anni che durante la notte di San Valentino è stato ucciso in una nota discoteca di Palermo ed insieme a lui il sogno di salvare vite umane si è interrotto per sempre perché qualcuno, un giovane come lui, ha deciso di spezzare la sua vita e tutto questo per dei futili motivi, una banale lite trasformata in una rissa e poi in una tragedia.
dove andare a mangiare, dove andarmi a lavare ma soprattutto dove montare la mia tenda; poco dopo, però, succedeva qualcosa che mi permetteva di andare avanti, di continuare il mio cammino insieme al mio inseparabile compagno di viaggio: Wilson”. Quando Marco parla del suo fido
Il fido compagno di viaggio è “Wilson”, il carrello da trekking che è stato la sua seconda casa compagno è al suo carrello da trekking che si riferisce, la sua seconda casa che ha affettuosamente chiamato Wilson come l’amico immaginario del protagonista del film Cast Away: Chuck Noland, il film che trae ispirazione dal romanzo di Daniel Defoe Robinson Crusoe. Marco però, a differenza di Chuck Noland, non era naufrago su un’isola deserta ma itinerante tra la gente, in cammino per la pace. L’isola che ha percorso non era deserta ma piena di luoghi, di incontri, di gente. “Non riuscirei neppure a quantificare le persone con cui ho scambiato sorrisi, sguardi, pensieri e parole durante il mio cammino, sono davvero tante e ognuna di loro ha lasciato dentro me qualcosa, la speranza che un mondo diverso forse esiste ed io voglio crederci”. Tra le persone e i luoghi Marco, al suo trentaseiesimo giorno di cammino, ha incontrato i familiari di Peppino Impastato a Cinisi in provincia di Palermo, ha visitato i luoghi in cui è vissuta una delle tante vittime della mafia. Ha raggiunge la sua casa, percorrendo i cento passi che separano quest’ultima da quella del boss Tano Badalamenti. Ma è a Palermo che Marco ha incontrato per la seconda volta fra Biagio Conte, un uomo che il giovane sancataldese definisce “un esempio di vita, un santo in carne ed ossa”, colui che ha lasciato la
Marco. Ma il suo viaggio è fatto anche di incontri casuali come quello con Elia, un ragazzo conosciuto a Catania che ha offerto a Marco ospitalità a casa sua e che sempre casualmente ha incontrato qualche giorno dopo a Milazzo. Questa volta però era proprio Elia a non avere un posto dove andare a dormire e Marco ha condiviso la sua tenda con lui. “Sono tante le tappe che hanno reso questo viaggio indimenticabile, un’esperienza che porterò per sempre dentro di me diventata speciale non soltanto perché ho percorso 1300 Km a piedi per tutta la Sicilia ma soprattutto per aver raggiunto una meta fatta di incontri e strette di mano, portando con me l’esempio di Aldo
stian Bruscancino, durante il cammino di Santiago, altra esperienza vissuta da Marco lo scorso 2013, hanno deciso di percorrere a piedi l’intera Sicilia, un sogno che Cristian non ha potuto realizzare perché di ritorno da Santiago è venuto a mancare ma che Marco ha coronato onorando la memoria di tutti coloro che troppo presto hanno lasciato questa vita accompagnando il loro indelebile ricordo per le strade della città e forse anche nei cuori della gente, facendosi portavoce di un solo ed unico sentimento: la pace.
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Il chirurgo della fotografia
Scatti per beneficenza
di Annalisa Giunta
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l fumo delle caldarroste a segnare l’inizio dell’autunno; le onde del mare che si increspano, spumeggiano e si infrangono a riva così come i pensieri; un uomo che percorre il suo cammino verso l’infinito; un tramonto a simboleggiare la fine del giorno e l’attesa di un domani migliore. Scatti che raccontano la quotidianità vista da chi giornalmente vive e lotta a fianco di chi combatte il male oscuro e vuol continuare a vivere e sorridere, apprezzando le sfumature che ogni giorno la vita regala.
Mostra dal 17 al 21 dicembre al centro commerciale “il Casale” e raccolta fondi per la LILT Immagini impresse sulla pellicola viste con gli occhi del chirurgo Giovanni Di Lorenzo, che ha voluto coniugare la passione per la fotografia e le tecnologie alla sua professione,
Aldo Amico, in alto Giovanni Di Lorenzo. A destra alcuni scatti della mostra
ideando l’iniziativa “Una foto ... per la vita!!! I LIKE, lo specchio dell’anima” grazie alla quale l’arte ancora una volta sposa la prevenzione divenendo un connubio vincente. Una mostra che sarà allestita dal 17 al 21 dicembre al centro commerciale “Il casale”, cinque giorni durante i quali saranno raccolti dei fondi poi devoluti alla Lilt, la Lega Italiana per lotta contro i tumori di Caltanissetta. “Un’idea che nasce dall’amore e dalla passione per la fotografia – dichiara Giovanni Di Lorenzo, dirigente medico di chirurgia generale all’Ospedale S. Elia – unita alla mia professione. Circa sessanta le fotografie che saranno esposte nei cinque giorni della mostra che hanno ricevuto
il numero più alto di mi piace sulla mia pagina facebook, un modo per ringraziare chi ha apprezzato i miei scatti che raccontano le mie esperienze personali e lavorative, ma anche per aiutare la ricerca e chi lotta contro i tumori”. “Un’occasione conclude il chirurgo Giovanni Di Lorenzo - per diffondere la cultura della prevenzione che vuole diventare un appuntamento con cadenza annuale per rimarcare ancora una volta che oggi, grazie alla diagnosi precoce, di tumore non si muore”. Da oltre 90 anni la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, infatti, opera quotidianamente senza finalità di lucro nella prevenzione della malattia più antica e crudele che abbia colpito l’essere umano: il cancro. Grazie alle 106 sezioni provinciali, ai 250.000 soci e 400 ambulatori, la Lilt promuove su tutto il territorio nazionale la prevenzione primaria finalizzata a ridurre i fattori di rischio e le cause di insorgenza della malattia, quella secondaria grazie a visite mediche ed esami strumentali per la diagnosi precoce dei tumori e la prevenzione terziaria volta a “prendersi cura” delle problematiche del percorso di vita di chi ha vissuto l’esperienza cancro. Si stima che in Italia ogni giorno ci siano 1.000 nuovi casi di cancro e che nel corso del 2014 secondo i dati dell’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM) siano state riscontrate 366.000 nuove diagnosi di tumore (esclusi i tumori della pelle, per i quali è prevista una classificazione a parte a causa della difficoltà di distinguere appieno le forme più o meno aggressive), circa 196.000 (54%) fra gli uomini e circa 169.000 (46%) fra le donne. I tumori che colpiscono maggiormente la popolazione sono quelli al colon retto, al polmone, al seno e alla prostata. Negli ultimi anni sono complessivamente migliorate le percentuali di guarigione: il 63% delle donne e il 57% degli uomini è vivo a cinque anni dalla diagnosi. Merito soprattutto della maggiore adesione alle campagne di screening, che consentono di individuare la malattia in uno stadio iniziale, e della maggiore efficacia delle terapie. Un fine lodevole dunque quel lo d e l l’ i n i z i a t i v a “Una foto ... per la vita!!! I LIKE,
lo specchio dell’anima” che ha come obiettivo anche quello di avvicinare i più giovani alla prevenzione: la mostra, infatti, potrà essere seguita grazie a una workstation attraverso l’omonima pagina facebook. Entusiasta del progetto il presidente della sezione nissena della Lilt Aldo Amico che ha accolto l’iniziativa con grande entusiasmo. “Devo ringraziare il mio collega Di Lorenzo – afferma Aldo Amico – per almeno tre buoni motivi: il primo perché ha apprezzato il lavoro portato avanti dalla Lega; ha voluto unire un momento di arte all’arte medica offrendo la possibilità di scoprire un tumore quando ancora non ha dato segno di sé e infine perché il ricavato di coloro che vorranno durante la mostra fare una donazione
andrà alla lega. Giovanni Di Lorenzo ha proposto un’immagine per parlare della bellezza e della vita; in un’immagine c’è la vita se questo lo possiamo coniugare con la prevenzione possiamo dire che in un momento di prevenzione c’è una guarigione”. Dieci della sessanta foto che saranno esposte nella mostra “Una foto ... per la vita!!! I LIKE, lo specchio dell’anima” potranno essere viste in anteprima durante la terza edizione di “Piazza a colori” il 10 e l’11 ottobre che tornerà ancora una volta ad illuminare con i suoi colori il centro storico per valorizzare l’arte, lo sport e lo spettacolo ma anche per parlare del sociale e dell’importanza della prevenzione. Un piccolo assaggio dell’evento di dicembre e contemporaneamente per far conoscere la Lega Italiana contro i tumori e avviare la raccolta fondi grazie a uno stand che sarà allestito nella Grande Piazza.
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Cultura
Michele
di Andrea Milazzo
Di Martino
Il racconto del percorso di fede di un “Dottore della Chiesa”
Santa Teresa d’Avila
P
ersonaggio valente ma discreto, Michele Di Martino, nasce e trascorre a Caltanissetta la prima metà della sua vita; studia al Liceo Classico “Ruggero Settimo” e dopo la Laurea in Lettere inizia ad insegnare nei licei. Come molti di noi negli anni ’80, trascorre le sue estati nella campagna nissena con il papà Nicolino, costruttore, la mamma Carmela ed il fratello Mario. Chi ha l’opportunità di conversare con Michele rimane affascinato dalla precoce e non comune sensibilità, supportata da una profonda formazione umanistica, spesa nel tentativo di soddisfare un’insaziabile sete di conoscenza. La ricerca di una propria interiorità, di ciò che sta dietro le apparenze, ne caratterizzerà in seguito l’opera artistica. A trent’anni si trasferisce a Milano, poi a Roma dove vive e insegna attualmente italiano e latino presso il Liceo Classico “Luciano Manara”. Fonda l’associazione culturale “Segni dell’anima” ed inizia una duratura e fiorente collaborazione culturale con, tra gli altri, i registi Beppe Arena,
non di rado, in proprie subliminali incursioni, assecondando così il proprio malcelato desiderio di redenzione di una società, troppo spesso superficiale e arida di valori. Con raffinate doti artistiche, Michele cura la drammaturgia di numerosi spettacoli in cui emerge una approfondita conoscenza antropologica e culturale (“Sicilitudine”, “La morte si sconta vivendo”, “Il buon governo”, “Dio maternamente”, “Memo-
scorso, in una repliche di “Teresa d’Avila, Un castello nel cuore”, opera che amiamo considerare della sua maturità artistica ed esistenziale. Per celebrare i cinquecento anni dalla nascita della Santa (28 marzo del 1515), due anni e mezzo or sono i teologi carmelitani Antonio Sicari e Fabio Silvestri, insieme a Pamela Villoresi, propongono a Michele la composizione di un dramma per raccontarne l’esistenza. Figura
In alto Michele Di Martino e il presidente del Senato Pietro Grasso (31 marzo 2015 Palazzo della Cancelleria); accanto una scena di Teresa d’Avila, un castello nel cuore
Maurizio Panici e l’attrice Pamela Villoresi. Compone numerosi testi per il teatro, messi in scena sia in Italia che all’Estero. “Il caso Fedra”, “Atreus et Iliona”, “Atridi”, “Didone”, “L’Arca di Noé”, “L’ora di Otranto”, “Il Cantico dei Cantici”,” Odi et amo”, “Il salotto parigino di Rossini”, sono solo una parte della sua opera, intrisa di ricercatissime ispirazioni e riferimenti classici, storici, filosofici, religiosi, caratterizzata da uno struggente e fatale disagio rispetto alla mal tollerata modernità. L’autore, tradendo una più scontata impostazione meramente narrativa, si avventura,
riae temporum”, “Il leone maremmano”) e traduce ed adatta numerose opere di autori greci e latini (Eschilo, Aristofane, Plauto, Virgilio, Ovidio, Petronio, Seneca) e moderni (Grillparzer, Checov). Infaticabile e creativo, affianca al suo percorso artistico la ricerca didattico-scientifica. Consulente per il Ministero dei Beni Culturali e la Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, collabora con l’Università di Firenze, dove svolge dal 2004 attività seminariali per il modulo di Storia del Teatro e dello Spettacolo. Lo incontriamo a Siracusa nel Luglio
femminile tra le più significative della storia della Chiesa, riformatrice dell’Ordine del Carmelo, ne diffuse la dottrina in tutto il mondo religioso cattolico. Anche a Caltanissetta, nell’attuale sito del Palazzo Municipale, si fondò nel sedicesimo secolo il convento dei Carmelitani scalzi con l’annessa chiesa di Maria Santissima Annunziata (Madonna del Carmine), nel quale l’Ordine rimane presente fino al diciannovesimo secolo. Personaggio straordinario e di grande attualità (prima donna nella storia proclamata nel 1970 da Paolo VI Dottore della Chiesa), forte e carismatica, conduce nella sua dimensione temporale un esistenza piena ed empatica, indissolubilmente intrecciata con l’esperienza mistica e spirituale. Entra nel convento del Carmelo, ad Avila, all’età di vent’anni, percorrendo un cammino di esperienza dell’anima, nella ricerca del “matrimonio con Dio” che la conduce, all’età di 39 anni, ad una seconda conversione. Quel “momento determinante” dell’esistenza che ognuno di noi, anche in un cammino laico, tende troppo spesso infruttuosamente a ricercare nell’ ”età dell’esperienza”. Il cammino di fede dalla Santa viene sapientemente condensata nella
metafora del “Castello interiore”, la sua opera spirituale per eccellenza. Tutto ciò emerge dalla lettura del testo di Michele (“Un castello nel cuore”, Edizioni OCD, recentemente pubblicato) apprezzatissimo dalla critica, pure avulso dalla rappresentazione teatrale in cui Teresa è interpretata da una sublime Pamela Villoresi. La vicenda drammatica di pregnante sapore mistico, si svolge in un castello, la cui immagine virtuale in sette stanze, (moradas in spagnolo), materializza il percorso di conversione di Teresa, ambientato in un sottofondo onirico, creato da personaggi secondari della scena che diffondono canti e parole , in cui emergono, in un fortissimo contrasto chiaroscurale, i colloqui tra la Santa e le figure fondamentali che hanno concorso al discernimento della fede e alla nuova opera fondatrice e di riforma del Carmelo. Vivere e consumare il proprio travaglio esistenziale condividendolo con gli interlocutori, guida Teresa alla ricerca della “chiave” per “la dimora
L’opera teatrale che ha debuttato il 31 marzo, sarà in scena il 29 ottobre ad Enna ed il 30 a Palermo successiva”, nonostante le difficoltà: “Vado avanti, oltre le paure, tra le soste aspre e opache del castello, in un viaggio che confonde, che è velato, ma non sospende, mi conduce oltre”. Nella “prima dimora” Teresa, all’età di ventiquattro anni, in un ambiente di temporale mestizia, è in punto di morte. Quando ormai i presenti hanno abbandonato le speranze, Don Alonso de Cepeda, suo padre, rifiutandone la morte prematura senza la riconciliazione con Dio, la sveglia, dando inizio al dialogo in una prima parte autobiografica e penitenziale del cammino. Teresa confessa così di essere stata distratta, in gioventù, dal sentirsi apprezzata e desiderata dagli altri. Per preser-
varne la fede il padre l’aveva accompagnata nel convento delle Suore agostiniane, scoprendo presto, con apprensione, che la figlia desiderava la clausura per voler completamente recidere i rapporti con la vita mondana. Il cammino prosegue nella Seconda dimora. Teresa, sempre più consapevole, incontra la consorella Suor Giovanna, sua guida spirituale. Continua la confessione delle proprie debolezze arrivando financo a paragonarsi al figliol prodigo. L’interlocutrice la esorta ad affidarsi completamente “a chi illumina la via” ed abbandonare “futili rapporti”. Donna e religiosa già consapevole delle sue opere, ma ancora bramosa di penitenza, La troviamo nella “Terza dimora”, nel dialogo con Francesco de Salcedo, ricco nobile di Avila e Santo Cavaliere. L’aristocratico la incita ad andare avanti nel suo grande progetto dell’Ordine dei Carmelitani scalzi. Teresa, con l’animo intriso dal senso di colpa, denuncia all’interlocutore il proprio senso di inadeguatezza. Le sue opere nulla sono rispetto al sacrificio di Cristo. Si sente incapace di donarsi completamente a Dio, di passare definitivamente dalla Sua mano a quella del creatore “la preziosa perla” del suo “avere terreno”. Di ciò fu capace Donna Guiomar del Ulloa, nobildonna di Avila, importante interlocutrice laica che incontriamo nella Quarta dimora. Giovane vedova, benefattrice delle missioni di suor Teresa, seppe ignorare con moderno anticonformismo il pensiero bigotto dei benpensanti della buona società dell’epoca, accogliendo a casa propria mendicanti ed ultimi con cui condivise i propri averi. Esempio laico di chi ha avuto il coraggio, ancora non sentito proprio da Teresa, di lasciare ogni cosa e seguire Dio, con la stessa fiducia del bambino che si lancia da un alto muretto, fiducioso che il padre lo possa accogliere tra le braccia. È invece una fede matura che ritroviamo in Teresa nella Quinta dimora. L’interlocutore è padre Girolamo Gracian, pilastro della riforma del Carmelo, condotta dalla Santa non senza persecuzioni e processi subiti dall’Inquisizione. Cosciente delle sue opere, incurante delle maldicenze, finalmente paga nel seguire la volontà di Dio, è conscia di dover continuare nella rifor-
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L’autore nisseno si è trasferito a Milano e ha fondato l’associazione culturale “Segni dell’anima” ma del Carmelo per “sanare le ferite della Chiesa” e sente di aver attuato quella metamorfosi che dall’operoso ma brutto baco da seta che rappresenta l’uomo e le sue opere terrene, si trasforma nella bellissima farfalla che idealizza l’anima redenta che si presenta al Signore. Ed è così che entra nella Sesta dimora , interloquendo con padre Giovanni della Croce, mistico Carmelitano, da Lei definito “la migliore pietra per la costruzione del Carmelo”. Spetterà a lui accompagnarla nella lunga e tormentata notte che le espressioni poetiche di Michele ci fanno vivere e toccare con mano attraverso il buio assoluto e l’attesa angosciosa. Teresa invoca la sua morte corporale per ricongiungersi a Dio nella vita eterna. Al termine della notte, al primo bagliore dell’aurora, finalmente Dio, consolandola, Le appare. La vita di Teresa è stata spesa per Lui. Le Sue opere hanno realizzato la volontà del Signore. L’estasi della Santa si sta consumando in quella transverberazione solennemente rappresentata nel gruppo scultoreo di Gian Lorenzo Bernini. Nella Settima dimora, è avvenuto il matrimonio con Dio, Teresa lascia la vita terrena in un atmosfera gioiosa, contrapposta all’atmosfera tetra della prima dimora. Un
albero morto, dinnanzi alla finestra del suo capezzale, per miracolo rifiorisce. Il castello di Teresa, offrendo la possibilità di essere abitato nella fede in Dio, si contrappone alla straziante esperienza del “Castello” di Kafka dove il protagonista è impossibilitato ad entrare perché continuamente ingannato. Teresa è stata mano del volere del Signore, perché amore e spiritualità nulla sono se non producono opere e, come lei sostiene, “nessuno deve volare troppo in alto pensando di aiutare il proprio prossimo solo con la spiritualità”. Il cammino di Teresa, si rivela non solo nutrimento per la Chiesa contemporanea, che guidata da Papa Francesco, con il suo rapporto diretto e informale con i fedeli, sta tentando un percorso di recupero del significato originale e dell’azione del cristianesimo, ma costituisce una grande lezione esistenziale universale. Michele Di Martino, da autore laico, nel testo de “Un castello nel cuore”, ha sapientemente colto ed interpretato questa straordinaria esperienza, offrendo al lettore contemporaneo un’infungibile occasione di conoscenza di se stessi, contrapposta alla confusione indotta da effimeri “nuovi” orizzonti antropologici ed utilitaristici, troppo spesso caratterizzati da indeterminatezza e futilità. Lo spettacolo scritto da Michele Di Martino ha debuttato a Roma il 31 marzo scorso al Palazzo della Cancelleria alla presenza del presidente del Senato Pietro Grasso.
I Fatti di
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Etico
Un linguaggio
sempre attuale:
S
il politichese
pesso ci si chiede perché la gente si allontana dalla politica, perché addirittura le causa nausea e rigetto. Non è soltanto la mancanza di scelte coraggiose e incisive nell’interesse della popolazione che non riescono a dare i nostri politici ma è il loro atteggiamento, il loro modo di essere, di agire che disturba e non piace. E soprattutto è il loro linguaggio che marca il
mentano, si rispettano”. Oppure: ”noi diciamo no al giustizialismo, ma aspettiamo con serenità che la magistratura porti al termine le indagini: poi trarremo le nostre conclusioni. Ma parlare adesso sarebbe inutile e affrettato”. E se qualche facinoroso crea tafferugli e danni nel giro di pochi secondi le agenzie cominciano a sparare: “la violenza va condannata sempre: senza se e senza
vogliono più giovani in politica”, “ci vuole una classe dirigente nuova per il paese”, ”lei lo sa che ci sono manager che guadagnano molto più dei politici?”, “occorre mettere a posto i conti”, “se non c’è il finanziamento pubblico ai partiti, la politica possono farla solo i ricchi”, “dire che i politici dovrebbero prendere quanto gli altri cittadini è qualunquismo”, “strumentalizzazioni di questo tipo
equità, rigore”, “non si può pensare alla scuola come a un ammortizzatore sociale”, “occorre rendere più flessibile il mercato del lavoro”, “occorre valorizzare le tante risorse culturali e paesaggistiche di cui il paese è ricco”, “senza crescita economica le disuguaglianze sociali aumenteranno”, “siamo disponibili al confronto con l’opposizione e le parti sociali”, “un sindacato veramente responsa-
distacco dalla gente comune. Il linguaggio dei politici è spesso, se non sempre, ampolloso, tronfio e inutile. I loro discorsi sono spesso confezionati per non informare, per non spiegare, per affrontare qualunque argomento in qualunque contesto pubblico senza in realtà dire alcunché. Dicono qualcosa, su qualsiasi cosa, senza in realtà mai dire niente. Così la maggior parte degli esimi eletti e nominati si rifugiano in metafore, vaghezza, genericità, ambiguità, evasività, termini specialistici, astrazioni, luoghi comuni, stereotipi, allusioni e tautologie. Le loro frasi fatte, i luoghi comuni, le roboanti banalità, gli stereotipi e le tautologie condiscono ogni intervista e illuminano (solo secondo loro) ogni conferenza stampa. Anche nei momenti di grande tensione. Infatti se arriva ad esempio un avviso di garanzia ad un parlamentare eccovi una sfilza di: ”al senatore va tutta la nostra solidarietà”. Qualcuno bene in vista è condannato? A raffica: ”le sentenze della giustizia non si com-
ma” (il “senza se e senza ma” è ormai un tormentoso cult!), “le vetrine rotte sono di una gravità inaudita”, “occorre isolare i violenti”, “solidarietà alle forze dell’ordine”, ”le opere pubbliche sono fondamentali per lo sviluppo. Nessun facinoroso può pensare di impedirle, perché a quel punto lo Stato userà la forza”. E se qualcuno dovesse accusarli si chiudono a riccio vestendo i panni delle vittime; “la critica è legittima, l’insulto no”, “siamo di fronte a un caso evidente di persecuzione politica”, “come si fa a dire che il governo non ha lottato contro l’evasione? Abbiamo recuperato miliardi di euro” (?). Chi fa politica e ha un ruolo di parlamentare si rende conto delle accuse che vengono mosse loro soprattutto per il fatto che sono restii a rinnovare la politica, che guadagnano tanti soldi, etc. E a questo punto le frasi fatte sono precise e come al solito ripetitive e provengono da ogni; ed eccole qui in crescendo verdiano: “ci vogliono più donne in politica”, “ci
sono vergognose”, “non è vero che sono stati dati soldi alle banche”, “il paese ha bisogno di riforme, riforme che non possono più essere rinviate”. Quindi niente dimissioni o elezioni anticipate, ci devono pensare loro a salvarci e infatti si sente spesso dire: “Occorre salvaguardare le istituzioni democratiche. Oltre, c’è il baratro” Guai poi a sottolineare la necessità di essere coerenti e dimettersi se non si è d’accordo su qualcosa. Dimettersi? Siete pazzi? La parola”dimissioni” è sparita dal Devoto Oli dei parlamentari, tutti pronti a dire: ”le battaglie si fanno dal didentro”! Al primo convegno o incontro in cui è possibile avere un microfono in mano senza limiti di tempo per i nostri è un trionfo, di politichese allo stato puro, di banalità e ovvietà tali da far arrossire Catalano in “Quelli della notte”: “conta il programma, prima ancora dei partiti”, “democrazia è partecipazione” “il confronto non sia ideologico”, ”il nostro è il governo del fare”, ”la manovra punta su tre cardini: sviluppo,
bile non si oppone al cambiamento”. Se fate notare la disaffezione del popolo nei confronti della politica, vieppiù prima di ogni tornata elettorale, è pronta la risposta: “non m’interessa quello che dicono i sondaggi, quello che contano sono i voti”. E quando arriva puntuale la sconfitta, anche dopo un tracollo in doppia cifra di percentuale alle elezioni al primo collegamento utile in diretta tv ecco la risposta uguale da decenni: “non è vero che abbiamo perso voti rispetto alle ultime elezioni: occorre confrontare dati che siano omogenei tra loro”. Anche i nostri amministratori per quanto si sforzino di essere moderni e innovativi incappano automaticamente nel politichese. Il cinico civico Ruvolo non si è sottratto alla frase canonica post elezioni: “sarò il Sindaco di tutti” chiosando l’affermazione con la ovvia e scontata frase: “un vero sindaco non può che essere per la democrazia partecipata”. Vi evitiamo i suoi pensierini della buona notte per fare in modo che l’ilarità non si trasformi in incazzatura.
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Fatti & San Cataldo
18 settembre 1865 ...
San Cataldo, 150 anni da Città
C
entocinquanta anni da Città per San Cataldo. Un secolo e mezzo da quel decreto firmato il 18 settembre 1865 dall’allora Re d’Italia Vittorio Emanuele II che gli conferiva l’elevazione al rango di Città per benemerenze. E’ stata veramente una giornata emozionante, quella che la comunità sancataldese ha vissuto lo scorso 18 settembre in occasione di un anniversario come il 150° che s’è rivelato veramente speciale. In quel decreto dell’allora Re d’Italia, infatti, c’è la storia stessa di una comunità che, da allora, ha avuto l’indiscutibile merito di proporsi come una realtà autenticamente cittadina nel concreto e non solo sulla carta. Un secolo e mezzo nel quale San Cataldo è cresciuta non solo nel suo spessore urbano, ma anche in quello culturale e sociale, oltre che civile e istituzionale. L’amministrazione Modaffari, sensibile a questa importante ricorrenza, non ha voluto farla passare sotto banco. Per questa ragione, ha organizzato una giornata di festeggiamenti che ha riscosso l’indiscutibile plauso dei sancataldesi. Un plauso che non è stato solo quello dello storico, o del politico di turno, ma anche, e soprattutto, quello delle scolaresche, e di tanti semplici cittadini che, per un giorno, con la loro presenza e testimonianza, hanno voluto sentirsi protagonisti di questo secolo e mezzo di storia sancataldese. Proprio la variegata proposta presente nel programma dei festeggiamenti, ha fatto si che, tutti ed ognuno, dal bambino delle elementari al pensionato, dall’uomo di cultura a quello delle istituzioni, potesse sentire proprio un giorno veramente speciale. La cui cronaca è stata scandita da diversi passaggi. In particolare, l’incontro mattutino con le scuole cittadine da parte del sindaco Giampiero Modaffari nel Teatro comunale “Marconi” ha rappresentato un momento di forte presa nel quale le applauditissime evoluzioni musicali di Laura Blandino, Raimondo Capizzi, Liliana Aiera e Flavio Randazzo, ma anche l’intervento del prof. Giuseppe Mammano hanno
arricchito di emozione un momento veramente speciale nel quale il sindaco stesso ha voluto ricordare alle giovani generazioni come l’elevazione al rango di Città di San Cataldo abbia rappresentato, e rappresenti un autentico fiore all’occhiello per tutta la comunità sancataldese. Non meno rilevante il momento di rievocazione storica con il convegno che s’è tenuto nella sala Paolo Borsellino del palazzo comunale. Qui la presenza del prof. Giuseppe Mammano, ma anche quella della prof. Rosanna Zaffuto Rovello, hanno arricchito di ulteriore verve culturale un evento che i sancataldesi hanno vissuto come un vero e proprio giorno dell’orgoglio, senten-
dol o c o m e qualcosa di veramente proprio. L’annullo di una cartolina dedicata al 150° anniversario ha rappresentato un ulteriore contributo di storicità ad un evento che ha avuto anche l’onore di essere immortalato in un annullo postale per la gioia dei tanti collezionisti, sancataldesi e non, che sono letteralmente andati a caccia dei preziosi annulli dell’evento legato ai 150 anni di elevazione a rango di Città di San Cataldo. Il sindaco Giampiero Modaffari è stato tra i primi a vedersi consegnare uno degli storici annulli. E mentre fuori cresceva l’attesa per rendere onore ai caduti sancataldesi di tutte le guerre,
anche l’arrivo della Fanfara dei Bersaglieri della provincia di Caltanissetta ha rappresentato un momento da con-
segnare innegabilmente alla storia stessa della comunità sancataldese. “Emozione intensa per l’onore ai caduti con una cerimonia suggestiva; magnifica la fanfara dei bersaglieri di Caltanissetta”: è stato questo l’emozionato commento del sindaco Giampiero Modaffari che, assieme ai componenti della sua Giunta e dello stesso presidente del consiglio Roberta Naro, ha presenziato ai momenti che hanno segnato questa indimenticabile giornata. Per altro, in occasione dei 150 anni anche gli amministratori dei Comuni della Provincia di Caltanissetta hanno voluto, con la loro presenza istituzionale testimoniare il rapporto di collaborazione e sinergia che, nel tempo, i loro rispettivi Comuni hanno sempre avuto con quello di San Cataldo. Gli amministratori di Delia come quelli di Serradifalco, di Montedoro come di Caltanissetta, hanno voluto
dare un contributo forte, con la loro presenza, ad un evento che ha segnato la storia recente di San Cataldo. “Ringrazio anche gli amministratori dei comuni della provincia che, con la loro
Sancataldesi in festa: grande successo per la giornata della celebrazione presenza hanno testimoniato la loro vicinanza ed il nuovo modo di fare politica: uno per tutti e tutto per uno”, ha ribadito il sindaco di San Cataldo. I 150 anni di elevazione al rango di Città di San Cataldo sono così diventati l’occasione non solo per una festa sancataldese, ma anche per un festeggiare la Città di san Cataldo da parte
degli amministratori dei Comuni viciniori. Il corteo dal palazzo municipale sino al Piazzale degli Eroi e l’omaggio ai caduti sancataldesi di tutte le guerre ha sancito la solennità di un evento al quale hanno preso parte tutte le più alte autorità militari. Il sindaco Giampiero Modaffari, in tale contesto, ha avuto modo di sottolineare quanto sia stato fondamentale il sacrificio dei caduti sancataldesi per far si che quel decreto del Re d’Italia non restasse a livello di scritto cartaceo, ma diventasse impegno concreto per la libertà anche a costo della vita. Valori di libertà e rispetto delle leggi per la democrazia che sono stati al centro di una commemorazione davvero toccante. Poi la fanfara dei bersaglieri, la gioia di una esibizione spettacolare e sempre carica di sentimento che ha onorato non solo l’evento in sé ma l’intera comunità sancataldese che non ha smesso un solo secondo di seguire e inseguire con lo sguardo i bersaglieri che, con il loro tipico passo, suonavano intonando le loro storiche marce. E alla fine di questo lungo 18 settembre ricco di eventi commemorativi, la consapevolezza che i 150 anni di elevazione di San Cataldo a rango di Città abbiano avuto la risonanza che meritavano, ha lasciato il posto ad una vera e propria giornata dei sancataldesi, una giornata nella quale, ancora una volta, l’orgoglio dell’appartenenza ad una Città ha ricordato a tutti, grandi e piccoli, che appartenere ad una comunità che ha il rango di Città non è un semplice titolo da sfoggiare quando serve, ma un impegno da portare avanti per far si che nel suo essere Città San Cataldo ritrovi il senso stesso del suo essere più autentico.
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Fatti & Vallone
AVVISI LEGALI
L’intervista al sindaco Giuseppe Catania
Rilancio e Bilancio
“Questa la ricetta per Mussomeli”
A
d appena 100 giorni dal suo insediamento, il sindaco Giuseppe Catania redige già bilanci positivi, pur non sottovalutando le questioni spinose che vanno ancora affrontate. Prima fra tutte la decisione della Corte dei Conti di Roma sulla legittimità o meno del piano di riequilibrio economicofinanziario del Comune. Perché, sebbene sia stato approvato dai consiglieri di maggioranza, più uno di minoranza, ad una sola settimana dal loro insediamento, rimane tuttavia un atto la cui approvazione è avvenuta in ritardo rispetto ai 90 giorni (dettati dalla legge) dall’avvio che il precedente consiglio aveva fatto il 24 febbraio scorso, senza poi riuscire a portare a termine il lavoro. Ora, il primo cittadino è speranzoso che, anche dalla Capitale, comprendano, come fatto dai colleghi della Corte dei Conti di Palermo, la legittimità delle tesi giuridiche portate avanti dall’amministrazione, legittimità rafforzata ulteriormente dalla risoluzione approvata mercoledì, 16 settembre, dalla V Commissione Finanze del Governo con il supporto dell’onorevole Alessandro Pagano. Da amministratore, ci sono oneri e
onori. Volendo fare un bilancio, cosa può dirci? Che sono due facce della stessa medaglia: da un lato c’è sicuramente il prestigio di essere a capo di un’amministrazione e soprattutto della tua comunità; dall’altro il carico di responsabilità che tale carica comporta, in alcuni accompagnata da un sentimento d’impotenza nel tentativo di dare risposta alle tante esigenze del territorio. Per il corteo storico ha sfilato, in più di un’occasione ha ballato in piazza… E’ questo il nuovo volto della politica? Sono da sempre stato convinto che, prima di tutto, occorre dare l’esempio. Per cui, l’avere sfilato, è stato un modo per sottolineare l’importanza di questo tipo d’iniziative nella valorizzazione, in chiave turistica, del nostro territorio. È mio uso e costume stare in mezzo alla gente, e spero in questi cinque anni di non cambiare. A proposito di estate mussomelese, cosa risponde a chi l’ha attaccata
di Giusy Fasino
dicendo che si è tentato così di distogliere la gente dai problemi che attanagliano Mussomeli? Rispondo che è semplicemente una provocazione. Quando abbiamo programmato l’estate ci siamo posti due obiettivi: il primo di offrire ai nostri concittadini delle occasioni di svago; il secondo, di far sì che Mussomeli ritornasse ad essere punto attrattivo per le comunità del circondariato,
delle tre voci di costo maggiori che pesano sul bilancio in uscita: il personale, l’energia elettrica, la gestione dei rifiuti. Solo così si possono avere margini per tornare a riabbassare la pressione fiscale. A proposito di rifiuti, di chi è la vera responsabilità di situazioni al collasso? Sicuramente della schizofrenia della Regione Siciliana, che un giorno
TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Procedura esecutiva immobiliare n. 44/2012 R.G.ES Estratto avviso di vendita Il professionista delegato Dott. Paolo Buono rende noto che in data 20.10.2015 alle ore 16:00 presso la sede dell’Associazione Professionale Attività Giudiziarie (A.P.A.G.) sita in Caltanissetta, Via Kennedy n. 46, piano secondo, procederà alla vendita senza incanto della piena proprietà dei seguenti beni immobili: LOTTO 1: “Appartamento sito in Caltanissetta, via Re d’Italia n. 46, composto da 3,5 vani, posto al primo piano, mq 49,5 circa, censito al N.C.E.U. al fg. 296, part. 687, sub. 10, Cat. A/4, classe 2, rendita cat. € 108,82”. Prezzo € 21.943,40 - APE: Classe G LOTTO 2: “Porzione di fabbricato sito in Caltanissetta, via Suterese n. 38, composto da 2 vani, mq 32,4 circa, censito al N.C.E.U. al fg. 296, part. 677, sub. 2, Cat. A/5, classe 2, rendita cat. € 41,94”. Prezzo € 11.275,21. Offerte in bollo in busta chiusa da depositarsi presso la sede dell’A.P.A.G. entro le ore 12:00 del giorno precedente la vendita con allegati, a titolo di cauzione, assegni circolari n.t. intestati a “Dott. Paolo Buono Proc. Esec. N. 44/2012” di importo pari al 10% del prezzo offerto. Versamento saldo prezzo entro il termine indicato in offerta, comunque non superiore a giorni 60 dall’aggiudicazione. Eventuale vendita con incanto si terrà in data 23.10.2015 alle ore 16:00, ai medesimi prezzi base sopra indicati con rilancio minimo obbligatorio pari al 5% del prezzo base arrotondato per eccesso al migliaio di euro più prossimo; in tal caso, domande di partecipazione in bollo da depositarsi presso la sede dell’A.P.A.G. entro le ore 12:00 del giorno precedente la vendita con assegni circolari n.t. di importo pari al 10% del prezzo base a titolo di cauzione. Versamento saldo prezzo entro giorni sessanta dall’aggiudicazione, salvo aumento di quinto a norma dell’art. 584 c.p.c. Bando integrale, ordinanza di vendita e relazione di stima degli immobili consultabili sul sito www.astegiudiziarie.it. Caltanissetta, 05.08.2015
Dott. Paolo Buono
TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Procedura esecutiva immobiliare n. 218/1995 e 71/1997 R.G.Es Estratto avviso di vendita
non solo per restituirgli la sua condizione naturale di leadership, ma anche per rianimare l’economia locale. Però è innegabile che a breve i mussomelesi dovranno mettere mano al portafogli per tasse il cui aumento è stato approvato da un consiglio appena insediato. Come reagiranno? La gente ha una maturità molto più profonda rispetto a quello che si possa pensare, nel senso che sa perfettamente quali erano le condizioni del Comune al momento del nostro insediamento: una cassa con appena 800 euro; un ammontare di debiti notevole; uno squilibrio di bilancio conclamato, in cui le entrate erano costantemente inferiori alle uscite. Quindi, il primo passo da fare era rimettere in equilibrio i conti del Comune, chiedendo qualche sacrificio in più alla cittadinanza. Adesso, stiamo lavorando sulla riduzione
dice una cosa, un giorno ne fa un’altra. Da quando ci siamo insediati, però, la situazione a Mussomeli è notevolmente migliorata, grazie alle modifiche fatte sotto il profilo organizzativo: prima non si facevano i doppi turni, adesso sì; prima non si faceva la raccolta festiva e domenicale, adesso sì. Siamo poi riusciti a “requisire” un mezzo all’ATO che ci consentirà, nei prossimi giorni, di aumentare la qualità dell’efficienza della raccolta e d’incidere fortemente sui costi, abbattendoli, in quanto non dovremo più ricorrere al nolo di tale mezzo come avveniva in passato. Infine, ad ottobre, andremo finalmente ad avviare il servizio di raccolta differenziata. È dunque ancora presto per parlare di risanamento? Con l’approvazione del piano di riequilibrio c’è stata una sterzata, e abbiamo imboccato la nuova strada da seguire. È chiaro che siamo ad appena tre mesi dall’insediamento, quindi sarei ipocrita se dicessi che abbiamo affrontato tutte le questioni. Con gli occhi del primo cittadino, come sarà il 2016 per Mussomeli? Sarà certamente un anno carico d’impegni e molto complesso. Un anno in cui inizieremo a raccogliere i frutti del lavoro che come amministrazione stiamo facendo. Il mio auspicio è che sia un anno di rilancio economico della macroeconomia, con ricadute positive anche nella nostra comunità.
Il professionista delegato Dott. Paolo Buono rende noto che in data 20.10.2015 alle ore 18:00 presso la sede dell’Associazione Professionale Attività Giudiziarie (A.P.A.G.) sita in Caltanissetta, Via Kennedy n. 46, piano secondo, procederà alla vendita senza incanto della piena proprietà del seguente bene immobile: LOTTO UNICO: “appartamento per civile abitazione, sito in Caltanissetta Via Ferdinando I° n. 89, posto al piano terzo scala “C”, con ingresso nel lato a sinistra uscendo dall’ascensore, censito al N.C.E.U. al foglio di mappa 117, particella 836 sub 41, zona censuaria 1, categoria A/2, classe 2^, consistenza 6,5 vani e rendita € 453,19”. Prezzo € 121.500,00. APE: Classe G. Offerte in bollo in busta chiusa da depositarsi presso la sede dell’A.P.A.G. entro le ore 12:00 del giorno precedente la vendita con allegati, a titolo di cauzione, assegni circolari n.t. intestati a “Dott. Paolo Buono Proc. Esec. N. 218/1995 e 71/1997” di importo pari al 10% del prezzo offerto. Versamento saldo prezzo entro il termine indicato in offerta, comunque non superiore a giorni 60 dall’aggiudicazione. Eventuale vendita con incanto si terrà in data 23.10.2015 alle ore 18:00, ai medesimi prezzi base sopra indicati con rilancio minimo obbligatorio pari al 5% del prezzo base arrotondato per eccesso al migliaio di euro più prossimo; in tal caso, domande di partecipazione in bollo da depositarsi presso la sede dell’A.P.A.G. entro le ore 12:00 del giorno precedente la vendita con assegni circolari n.t. di importo pari al 10% del prezzo base a titolo di cauzione. Versamento saldo prezzo entro giorni sessanta dall’aggiudicazione, salvo aumento di quinto a norma dell’art. 584 c.p.c. Bando integrale, ordinanza di vendita e relazione di stima degli immobili consultabili sul sito www.astegiudiziarie.it. Caltanissetta, 06.08.2015
Dott. Paolo Buono
TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Avviso Fallimento 03/1996 R.F. Lotto unico – Comune di Caltanissetta (CL) Via Angeli civici 1 e 3. Piano terra e primo e precisamente: a) Unità immobiliare al piano terra destinata a magazzino con accesso dal civico n.3 costituita da una stanza ed un piccolo vano accessorio, senza aperture verso l’esterno per una superficie totale di mq 20,00; b) Unità immobiliare al primo piano, destinata ad abitazione, raggiungibile dal civico 1, salendo una rampa di scale, in cattivo stato di manutenzione, costituito da un vano, un altro piccolo vano accessorio, ingresso e cucina-bagno, per una superficie totale di circa mq. 25,80, con un balcone di dimensioni trascurabili, con altezze dei vani di circa m. 3,00. Prezzo base: Euro 4.320,00 in caso di gara aumento minimo Euro 200,00. Vendita senza incanto: 06/10/2015 ore 12:45, innanzi al Giudice Delegato Dott. Calogero Domenico Cammarata presso il Palazzo di Giustizia di Caltanissetta terzo piano stanza n. 318. Deposito offerte entro le ore 11:30 del 05/10/2015 presso la Cancelleria fallimentare. In caso di mancanza di offerte vendita con incanto: 20/10/2015 ore 12.00 allo stesso prezzo base e medesimo aumento. Deposito domande entro le ore 11:30 del 19/10/2015 presso la Cancelleria fallimentare. Maggiori info presso il Curatore Dott. Marco Bellomo tel. 3285541826 dal lun. al ven. ore 16 – 18 e su e www.astegiudiziarie.it. (A125555).
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Fatti & Sport
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Un curriculum di prestigio per il trentanovenne nisseno: tre mondiali open e vari campionati europei. Adesso trasmette i suoi valori agli allievi
U
n buon insegnante è come una candela, si consuma per illuminare la strada per gli altri. Giovanni Mirasole, 39 anni, maestro di Karate Kyokunshinkai, racconta il suo viaggio: da agonista di successo a maestro. Tanti ricordi, tante emozioni, tanti “incontri”, molte orme sul sentiero che ha trasformato il ragazzo in uomo. Come è sbocciata la tua passione per il Karate Kyokushinkai? “Quando avevo 8 anni i miei genitori acquistarono casa a San Cataldo e lasciai Caltanissetta. I bulli del quartiere
cominciarono a perseguitarmi ed io decisi che non volevo diventare una vittima. Iniziai così a praticare questa disciplina con il Maestro Salvatore Crucillà, mio fraterno amico, che mi fece avvicinare a Shihan Tsutomu Wachiuchi responsabile della Federazione Italiana. Reagii alle angherie. E posso affermare di averli battuti tutti! Non a caso la palestra dove ci si allena nel karate si chiama“DOJO” che vuol dire “luogo della rinascita”. Talento, passione e determinazione, portano Giovanni ad appena 18 anni, a gareggiare all’Europeo. “Si. Ebbi un permesso speciale da Shihan che vide in me del potenziale, perché per
grazie ad un “Domawashi” cioè un calcio volante con rotazione, con il quale mandai KO il mio avversario. Nel 2013 in Francia nel Festival delle arti marziali Open (senza limiti di peso) arrivai ottavo tra tanti atleti provenienti da tutto il mondo. E dire che quel viaggio era iniziato proprio male. All’aeroporto di Parigi smarrirono i miei bagagli e quelli di Shihan”. Il presente. “Il 20 e 21 febbraio 2015 ho avuto l’onore, per la prima volta nella nostra città, di organizzare l’Italian
bati, domeniche né compleanni visto che gli
Da agonista a Maestro
La storia sportiva di Giovanni Mirasole
la gara di selezione e fino a pochi giorni prima dell’Europeo ero ancora minorenne. Persi al primo incontro. Assaggiai tanti di quei calci in faccia che non dimenticherò mai in tutta la mia vita. Ma per me quell’Europeo in Romania fu un’esperienza incredibile che segnò il passaggio ad un livello superiore, dalle gare nazionali dove avevo fatto già tanta esperienza, accedevo all’internazionale insieme ai professionisti. Il confronto con tutti quei combattenti, soprattutto con quelli provenienti dai paesi dell’Est Europa, atleti eccezionali, è stato importantissimo nella mia crescita personale”. Seguirono poi tante altre gare. “Si certo. Fu solo l’inizio. Seguirono Europei in Polonia, Spagna, Portogallo, Russia, Tunisia, Grecia, Bulgaria. Per la Bulgaria fui chiamato a partecipare insieme ad un selezionatissimo gruppo di atleti, scelti dalle Federazioni Europee, ad uno stage molto duro per soli agonisti. Un’esperienza molto formativa e che ha contribuito moltissimo alla mia preparazione. Poi 3 Campionati Mondiali Open (senza limiti di peso) a Tokio nel ’99 – nel 2003 e nel 2007 sono l’unico atleta italiano di K.K. a poter vantare questo primato”. Quali gare hanno lasciato in te un segno? “Beh, ce ne sono tante e comunque tutte, vinte o perse, hanno lasciato un segno positivo per la mia crescita. Se devo fare riemergere i ricordi più significativi posso citare l’Europeo in Polonia dove arrivai quinto ed i bambini venivano a chiedermi l’autografo. Non dimentico l’Ucraina dove ottenni il terzo posto
Challenge Cup. Un desiderio che nutrivo sin dal mio primo Europeo. Sono venuti atleti dall’Ungheria, dall’Inghilterra, dalla Romania, oltre che da tutta Italia. La gara è andata benissimo ed ho ricevuto i complimenti per l’organizzazione dalla Federazione, dagli atleti, dal Sindaco e da tutta la città. Inoltre, i miei allievi si sono distinti conquistando quasi tutti i primi e i secondi posti. Poi a marzo è venuto Cancho Matsui in Sicilia. È il responsabile della Federazione
Europei si tengono a maggio quando io compio gli anni e dovevo curare la mia preparazione e l’alimentazione. Ma non mi pento di niente. Posso dire di non avere rimpianti. La vita è una e bisogna viverla al meglio senza lasciar scappare le occasioni di poter realizzare pienamente se stessi. Non ho mai mollato, neanche quando qualcuno mi diceva di lasciar perdere o quando i miei genitori avrebbero preferito vedermi subito “sistemato”! Oggi
tutte le esperienze del nostro percorso con “spirito forte e fermo”. Da quanti anni insegni il karate? “Dal 1994 a Caltanissetta e per qualche anno anche a Santa Caterina Villarmosa. Oggi ho un dojo con più di 150 allievi nella Palestra Fight Club in via La cittadella e sono l’unico responsabile per la Città di Caltanissetta per l’insegnamento del Karate Kyokushinkai della Federazione Ufficiale. Posso dire di aver contribuito all’educazione di molti
sono molto soddisfatti dell’uomo che sono diventato”. Cosa ti ha dato il Karate Kyuokushinkai? “Mi ha dato una formazione fisica e mentale che oggi cerco di trasmettere ai miei allievi ed ai miei figli. Il Kyokushin ti insegna a dare sempre il massimo in tutto ciò che si fa nella vita, non solo sul tatami! Ad essere sempre pronti per affrontare
ragazzi grazie al Kyokushin ed anche alcuni Maestri di Arti marziali, noti a Caltanissetta, hanno portato i loro figli da me per essere allenati. Ma, la soddisfazione più grande, è stata accompagnare ai Campionati Europei alcuni ragazzi che con me hanno cominciato ad allenarsi sin da piccoli, come Adriano Tripoli e Giuseppe Esposto. La tradizione agonistica continua”.
“A otto anni ero vittima dei bulli, per difendermi decisi di avvicinarmi al Karate. Reagii alle angherie” Internazionale di Karate Kyokushinkai con sede a Tokyo, l’erede diretto del fondatore dello stile Kyokushinkai Sosai Oyama quindi della Federazione Ufficiale. Ha tenuto uno stage per i responsabili di dojo ed alla fine ha presieduto la sessione d’esami. In quell’occasione ho ottenuto il quarto DAN. Un nuovo traguardo. Un nuovo punto di partenza”. Più combattente o più maestro? “Io sono un agonista. La sfida e soprattutto il Kumite sono nel mio DNA. Non è facile essere un agonista e non tutti sono capaci di gestire la propria forza. Si devono fare molti sacrifici e superare tante prove fisiche e mentali per imparare a trasformare la propria energia. Quando ero ragazzo mi alzavo all’alba per allenarmi prima di andare a scuola e poi la sera fino a tarda ora. Non c’erano sa-
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Fatti & Giovani
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di Fabiola Palmigiano
Andrea Marchese e Alessio Abbate hanno raccontato i mercati ambulanti al “Your Gate to Sicilian excellence” nello spazio di Unioncamere Sicilia
“Traficu” all’Expo
L’innovativo video di due giovani nisseni
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’è traffico nella vita di tutti i giorni, c’è armonia nei suoni della natura e voci di gente che si intrecciano e si confondono tra le immagini di Andrea Marchese e Alessio Abbate, due giovani nisseni autori del video “Traficu” proiettato all’Expo 2015. Ma attenzione! Nessun suono incessante di clacson e nessuna grigia marmitta a fare da sfondo alla pellicola che forse, anche solo per un attimo, lascia presagire caos, disordine, urla, generate da macchine e mezzi di trasporto. Niente di tutto ciò a parte una grande nave da carico, l’emblema del commercio, del “traffico”, dell’interscambio: la più alta espressione del vendere e comprare. Questa è la storia che vogliono raccon-
chi passi dall’albero della vita e Palazzo Italia. Da quello stand la memoria storica di un paese, di una città hanno preso forma in immagini e suoni, voci di mercanti, ambulanti che non desiderano altro che vendere la propria merce pescata, coltivata con le proprie mani per poi esporla sui banconi del mercato “Ballarò, a Piscarì, a Strata a’ foglia. Sicilia e sicilianità tra l’agricoltura e la pesca, tra la terra e il mare, un’esplosione di suoni dettati non solo dalla natura con le sue piogge, i suoi venti, ma di un luogo che urla oralità, con le “vuciate” dei venditori che come musica si accompagnano ai suoni degli insetti, delle cicale che per tutta l’estate cantano sotto il sole come se non vi fosse altra stagione.
rappresenta l’anima dei suoi abitanti. La strata a’ foglia di Caltanissetta viene presentata tenendo conto proprio di questo aspetto, una città che come afferma il regista nisseno – “ha un’anima travagliata divisa tra chi rifiuta la propria identità e chi fa di tutto per riscattarla, è un odi et amo continuo, un altro da sè; una città che può avere più risorse di quelle in cui si riconosce: la storia delle miniere, ad esempio è sepolta dai segni di una città che non vuole riconoscersi, un po’ sopita, con delle punte di eccezionalità abbastanza interessanti”. Ritratto di una città nostalgica, di un passato glorioso che ha bisogno di una rinascita, fa presagire la tempesta a metà del video girato all’Expo di Milano nell’i-
che ha imparato ad usare la telecamera realizzando i suoi reportage accompagnando il giornalista Attilio Bolzoni - abbiamo viaggiato per tutta la Sicilia, rappresentando il ritratto di un percorso che va dalla terra con la sua produzione agroalimentare al mare con i suoi pesci e la diffusione di questi prodotti nel mercato, nel traffico di un centro storico siciliano. Io e Andrea lavoriamo insieme a questi progetti da tre anni è la nostra intesa professionale ci ha consentito di
andare oltre i confini della provincia nissena costruendo mondi possibili da condividere ma soprattutto da trasmettere a chi non conosce la sicilianità”. “L’Expo di Milano -conclude Alessio Abate - sotto questo aspetto, ha rappresentato una bella vetrina” Due giovani nisseni che hanno percorso per terra e per mare l’isola mettendo in mostra le tradizioni che racchiudono la vera essenza della Sicilia quella fatta di rumori e odori che si intrecciano diventando l’”insolito”, una scoperta non solo per i turisti ma anche per i giovanissimi dell’entroterra siciliano preoccupati di ottenere un riscatto senza contare che dalla propria terra e dalle proprie origini possono partire, raggiungere posti impensati, tra le reti di un peschereccio, l’infinito del mare, una distesa di terra.
AVVISI LEGALI TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Esecuzione immobiliare N. 91/2012 R.G.
tare Andrea e Alessio due ragazzi nati a Caltanissetta la loro città di partenza, di passaggio ma anche di arrivo. La città che ha visto Andrea partire per studiare all’università dove tra Ferrara e Roma ha coronato il suo sogno di diventare regista, è il posto che ha visto crescere Alessio oggi in giro per il mondo, pronto ad immortalare tutto ciò che intreccia il suo cammino. Ma non è dell’Italia e del resto del mondo che si parla ma di un passato che profuma di spezie, frutta, verdura, pesce fresco, memoria storica che diventa palpabile tra le mani di un contadino fiero del suo raccolto estivo, dentro la rete di un peschereccio, tra i passi della gente che tra un bancone ed un altro cercano il prezzo più conveniente. È proprio questo il “Traficu” che fa da sfondo al video protagonista dell’allestimento “Your Gate to Sicilian Excellence” che per due settimane, dal 4 al 17 settembre, ha riempito lo spazio regionale di Unioncamere Sicilia a po-
Ed è da qui che i protagonisti cominciano a prender vita, non sono dei monumenti, dunque, a caratterizzare la Sicilia di Andrea e Alessio ma la realtà umana rappresentata in un ritratto cinematografico evocativo, suggestivo di una realtà che forse il passare del tempo ha portato un po’ a scolorire, quasi a simboleggiare - come spiega il regista Andrea Marchese - “il passare degli anni dove gli antichi mestieri, il commercio, la pesca, hanno attraversato generazioni intere di uomini, che oggi tendono a rappresentare un passato che seppur glorioso si riflette sempre meno sui giovani che seguono sempre meno le orme dei loro nonni, padri, zii. Amo raccontare l’anima di un paese quella fatta di avvenimenti, ricordi, e sono proprio le persone a caratterizzarlo”, spiega Andrea Marchese autore di numerosi cortometraggi che hanno come protagonisti gli anziani del paese, coloro che custodiscono la tradizione, quella stessa che scorre tra le voci del mercato e che
stante in cui la successione di immagini e suoni si fanno più cadenzate rincorrendosi tra una variazione ed un’altra del tema: “movimento, cambiamento; ed è forse proprio questo che ha bisogno la città – spiega Andrea Marchese – rinnovamento e per farlo deve aprirsi ad una nuova realtà, fatta di mistione di popoli e cultura”. Un “siciliano di mare aperto”, questo il ritratto proposto da Andrea Marchese che prende a prestito dall’Ermeneuta di Leonardo Sciascia, lui che si sente proiettato verso altri orizzonti; “sono nisseno – dice Andrea Marchese - perché sono cresciuto qua anche se ho girato diverse città italiane ed estere. Conosco bene la Sicilia e mi sento più siciliano che nisseno; è una serra che mi appartiene anche se per anni ho vissuto lontano da questa terra in cui vorrei vivere, in cui vorrei restare”. “Abbiamo girato questo video in poco più di una settimana – racconta Alessio Abate, spiegando che è proprio da solo
Il professionista delegato dottore Giuseppe Giulio Catalano avvisa che il giorno 09 Novembre 2015, alle ore 16:00, presso il proprio sito a Mussomeli in via Garibaldi n.24 , si procederà alla vendita senza incanto dei seguenti beni immobili: LOTTO UNO: piena proprietà, dell’immobile costituito da un appezzamento di terreno agricolo sito in territorio di Caltanissetta , contrada Bazia-Santuzza, esteso are settantadue e centiare sessanta ( ha 00.72.60), catastalmente individuato al foglio di mappa 57 particella 374 qualità seminativi, classe 2^, superficie ha 00.30.00, reddito dominicale € 1,55, reddito agrario € 0,46 e particella 375 qualità seminativi, classe 3^, superficie ha 00.69.60, reddito dominicale € 21,57, reddito agrario € 8,99. Prezzo base di €32.670,00 (trentaduemilaseicentosettanta/00), aumenti minimi di €1.500,00. L’offerta di acquisto in bollo dovrà essere depositata in busta chiusa presso lo studio del professionista delegato alla vendita esclusivamente il giorno 07 Novembre del 2015 dalle ore 15:00 alle ore 18:00. Cauzione non inferiore ad un decimo del prezzo offerto mediante assegno circolare non trasferibile intestato a” Dott. Giuseppe Giulio Catalano n.q. Procedura esecutiva n.91/2012 R.G.. Versamento residuo entro sessanta giorni dall’aggiudicazione. La deliberazione sull’ammissibilità delle offerte avverrà a discrezione del professionista delegato. Il giorno 09 Novembre 2015, presso il suo studio, dinanzi al sottoscritto professionista delegato ed alla presenza degli offerenti si procederà all’apertura delle buste ed all’esame dell’offerte ed all’aggiudicazione. Eventuale vendita con incanto si terrà il giorno 23novembre 2015, alle ore 17:00, dinanzi al sottoscritto professionista delegato presso il medesimo studio. L’offerta , in forma di istanza di partecipazione, dovrà essere depositata, in bollo, presso lo studio del professionista delegato sito in Mussomeli (CL) alla via Garibaldi n. 24 esclusivamente tra le ore 16:00 alle ore 19:00 del giorno 21 Novembre 2015. All’atto della presentazione della domanda di ammissione dovranno essere presentati, a titolo di cauzione, a due distinti assegni non trasferibili “NT” all’ordine del professionista delegato di importo complessivo pari al 10% del prezzo base; prezzo base € 32.670,00 , la misura minima dell’aumento da apportarsi alle offerte è stabilito nella misura di € 1.500,00 (millecinquecento/00);versamento saldo prezzo entro sessanta giorni dall’incanto. L’avviso di vendita integrale , l’ordinanza di vendita e la relazione di stima dell’esperto ( con i relativi allegati) sarà consultabile sul sito internet “www. astegiudiziarie.it “ . Per ogni informazione e/o per concordare un appuntamento per la visita all’immobile fare riferimento al professionista delegato/custode ( cellulare 338.5231686). Caltanissetta, 09 Settembre 2015
Dott. Giuseppe Giulio Catalano
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Dal “Ruggero Settimo” a Los Angeles
Il sogno americano di Gaia Violo di Donatello Polizzi
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er lei, il cameriere non è stato, non è e non sarà mai l’assassino. Sarebbe banale, prevedibile, ripetitivo. La sua vocazione all’intreccio e all’imponderabile, rendono la sua storia unica. Non è canonico, ma iniziamo dalla fine, sveliamo il, anzi la colpevole: lei negli ultimi due anni ha lavorato sulla serie TV CSI Scene del Crimine in onda su Mediaset (tanto da comparire nella stagione 15) e due dei suoi scritti sono stati acquistati dalla Sony per diventare una serie TV. Lei è Gaia Violo, 25 anni, residente a Los Angeles, nata a Palermo, ma vissuta a San Cataldo fino all’età di 17 anni e che ha frequentato il liceo Classico “R. Settimo” di Caltanissetta. Il dubbio che ci attanaglia è che da piccola le sue letture preferite fossero quelle dei miti del giallo Agatha Christie, Arthur Conan Doyle e Edgar Allan Poe, e che avesse una predilezione per Alfred Hitchcock, ed invece ci spiazza. “Ero di una timidezza assoluta da bambina, ma avevo un mondo tutto mi che riempiva le mie giornate. Con due fratelli e una sorella più piccoli, ho sempre raccontato storie, non importa se ci fossero pirati o innamorati. L’immaginazione era un modo per superare la timidezza e connettermi con il mondo esterno. Un dono ricevuto che mi ha portato a scrivere e voler creare fil. Comunque poi ho amato Hitchcock”. Dalla fantasia, dall’immaginazione, al voler creare e scrivere film, la strada non deve essere stata facile o breve. “Consapevole della mia “vocazione”, all’età di quattordici anni ho iniziato a spendere le mie estati a Londra. Non posso però non ricordare il mio primo compito d’inglese al Liceo: presi 4. Diciamo che da allora, un po’ sono miglio-
rata. Questo mi ha dato la possibilità di perfezionare il mio inglese e di entrare alla UCL (University College, London), un’università che insieme a poche altre (Cambridge e Oxford tra queste) fa parte del Golden Triangle. Mentre conseguivo la laurea in lettere classiche, ho iniziato a fare tirocini e corsi supplementari. Il primo anno sono stata alla University of Southern California, il secondo alla Lux Vide (ho collaborato alla produzione di Ho Sposato uno Sbirro 2 e Cenerentola, entrambi su Rai Uno), il terzo in una compagnia inglese che produceva “commercials”. Sicuramente non ti mancano grinta, determinazione ed abnegazione. Molto studio, tanti sacrifici, ma anche il confrontarsi con un mercato selettivo e difficile. Come hai migliorato le tue indubbie qualità e quanto è avvenuto il tuo l’approdo negli Stati uniti d’America? “Appena laureata, sono partita per Los Angeles e ho seguito un Professional Program in sceneggiatura alla UCLA per due anni. Nel frattempo ho lavorato un anno come assistente personale per Bobette Buster (una consulente della Pixar, Sony e 20TH Century Fox), per poi entrare come tirocinante a Mosaic, una rinomata compagnia manageriale che rappresenta artisti come Will Ferrell e Jim Carrey”. Potrebbe apparire come la sceneggiatura di un film, invece è la realtà. Gaia incalza e enuncia le varie tappe del suo percorso, del suo tragitto nel sogno americano. “Due anni fa, sono stata accetta al Master in Sceneggiatura alla UCLA. E’ un corso di due anni aperto a soli diciotto studenti l’anno e vanta alunni quali Francis Ford Coppola, Eric Roth (sceneggiatore di Forrest Gump, Il curioso caso di Benjamin Button) e
David Koepp (Mission Impossible, Spider Man) e molti altri professionisti di primo piano di Hollywood. Il Master costituisce un’entrata privilegiata sia nel campo specifico della sceneggiatura, sia in quello più vasto del lavoro. Produttori, agenti e manager hanno diretto accesso alle sceneggiature e le più importanti case cinematografiche tendono ad assumere studenti di
questi corsi di maggior prestigio di UCLA e USC”. Aneddoto, non può mancare: “Durante uno dei miei primi tirocini, Megan Fox e il marito erano nella cucina dell’ufficio con il figlio neonato a chiacchierare con i loro manager e produttori. Ovviamente tutti avevamo immediatamente bisogno di un bicchiere d’acqua o di controllare il caffè. Stessa cosa e’ successa con Jim Carrey. O Olivia Munn”. Cosa ti manca della cucina siciliana: “Mi mancano le arancine e un panino con le panelle. Adoro la cucina asiatica, soprattutto coreana, forse perché per tre
anni ho avuto quasi esclusivamente coinquiline americane-asiatiche”. Nomi altisonanti, sigle che appartengono all’immaginario degli appassionati di film e serie TV, porzioni abbondanti di spunti per gli amanti del cinema: un repertorio già ricco, un curriculum corposo. Il tuo presente? “Sotto la guida di capacissimi professori, ho scritto una sceneggiatura originale per la TV che si e’ aggiudicata diversi premi a Hollywood e alla UCLA. Case
di produzioni e manager hanno iniziato ad interessarsi al prodotto e a me come scrittrice. Adesso ho un manager e tre agenti che curano la mia carriera. Sono infatti rappresentata dalla casa di management responsabile di film come Prisoners (con Hugh Jackman) e con gli agenti che curano la carriera di Steven Spielberg”. Negli ultimi due anni ho lavorato sulla serie TV CSI: Scene del Crimine in onda su Mediaset (tanto da comparire nella stagione 15) e due miei scritti sono stati acquistati dalla Sony nel processo del diventare serie TV”. Il finale è ancora da scrivere, come nella migliore tradizione dei vecchi telefilm americani…to be continued.
migliorare le relazioni umane e sentimentali e stemperare il dramma che lo rendevano partecipe nel suo ambiente di lavoro. Un lungo lavoro, dicevamo, che si inizia con l’incarico di direttore sanitario a Mussomeli, poi in qualità di coordinatore sanitario del dipartimento dei servizi e direttore del dipartimento di scienze radiologiche dell’azienda sanitaria di Caltanissetta. Ha vestito
anche i panni della politico dagli anni ottanta ai novanta quando venne eletto al consiglio provinciale e poi, assessore alla Scuola, Cultura ed Edilizia scolastica e vice presidente di quella che era la provincia regionale. Coprì anche per breve periodo l’incarico di assessore alla Solidarietà Sociale dove ha anche condiviso, fuori dall’ospedale, l’umanità dei più bisognosi. (SMI)
Per 40 anni al servizio della Collettività Va in pensione il radiologo
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opo quarant’anni va in pensione il primario del cuore, il più amato e stimato professionista nel panorama della sanità nissena. Il dottore Giuseppe Claudio Romano, Pino per gli amici, dopo anni di servizio che lo hanno visto percorrere in lungo e in largo le strade che portano a Mussomeli, San Cataldo e Caltanissetta, dal prossimo primo ottobre, a 68 anni, va in pensione. Resta una delle figure storiche della sanità in provincia: una lunga carriera iniziata con la maturità classica al Pennisi di Acireale fino alla laurea in medicina e chirurgia a Catania e alla specializzazione in Radiologia alla Cattolica di Roma. Nella sanità pubblica muove i primi passi a San Cataldo come assistente radiologo
Pino Romano e subito dopo al Sant’Elia e poi ancora a San Cataldo e Mussomeli in qualità di direttore di radiologia, un reparto di trincea nell’ambito della sanità ospedaliera, insieme al pronto soccorso dove si vive l’emergenza continua delle radiografie, tac, ecografie e risonanze magnetiche. Esce dalla sanità pubblica un capitolo della storia della Radiologia; una persona carica di umanità e dotata di grande disponibilità. Romano ha saputo affrontare i momenti difficili della sanità causati dalla grave crisi che non ha risparmiato la sanità nissena raggiungendo obiettivi che ha conseguito nel tempo con tenacia, dedizione totale, testardaggine, tenendo la barra dritta da esperto timoniere pronto a superare ogni ostacolo e mareggiata che
inevitabilmente si sarebbe interposta al suo progetto di consentire che i cittadini di nisseni potessero usufruire di un reparto di Radiologia senza dover migrare presso lontane strutture regionali ed extraregionali. Persona di grande umanità, capace di dare le risposte necessarie al momento giusto, guida sicura, certezza per molti pazienti che hanno avuto bisogno delle sua indiscussa professionalità. Lascia l’ospedale, ma non l’attività; lascia il luogo dove ho trascorso la maggior parte della sua vita, sia professionale che umana. Oltre alla diagnostica l’ironia resta il suo punto di forza; strumento formidabile per affrontare gli ostacoli e sdrammatizzare le situazioni difficili; ironico, spesso gioco forza, per
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