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ISSN: 2039/7070
edizione Marzo 2017
Mensile di approfondimento
Anno VII Num. 50
Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL
Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel: 0934 594864 / Fax: 0934 1935990 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011
Cultura
L’INTERVISTA
Post Scriptum
L’analisi di Rudy Maira:
c’era una volta... la politica Il settantenne avvocato nisseno racconta della sua grande esperienza tra le aule nazionali, regionali e cittadine. Un viaggio tra valori e idee, sogni e bruschi risvegli, senza tralasciare le vicende giudiziarie in cui è stato coinvolto. “Penso che chi abbia un ruolo politico non debba sentirsi perseguitato e mai deve protestare se ci sono indagini”.
di V. Martines
a pagina 12
Solo se c’è la Luna
Selezionato per il premio Campiello l’ultimo romanzo di Silvana Grasso di F. Falci
a pagina 18
Filippo Siciliano,
l’intellettuale mazzarinese che ha attraversato il ‘900 di F. Falcone
a pagina 22
di D. Polizzi
a pagina 10-11
Carmelo
Iacono
Una vita in sanità. L’oncologo ragusano, direttore dell’ASP di Caltanissetta, racconta la sua vita tra medicina, famiglia e passione per i fornelli
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Marzo 2017
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Anno I Num. 0 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL
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Febbraio
Mensile di approfondimento
Anno I Num. 1 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL
Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Testata in attesa di registrazione presso il Tribunale di Caltanissetta
I ricordi di Giovanna Candura divisi tra politica e famiglia
Il 27 dicembre i Modà infiammeranno il Palacarelli Ed è già tutto esaurito
a pagina 16
a pagina 19
a pagina 21
Povero Natale
di Marco Benanti
POLITICA
TENDENZE
La moda dei tatoo ha conquistato Caltanissetta
di A. Vizzini
di R. Li Vecchi
a pagina 5
a pagina 5
L’INCHIESTA
Gioco d’azzardo L’allarme degli esperti
Anche i saldi non compiono il miracolo Ingrassia
er la prima volta un “cacciatore di criminali” si racconta e racconta ad un giornale il suo mestiere. “Il Fatto Nisseno” ha in-
VERGOGNA
tidiane della sua professione, dei rischi ma anche e soprattutto delle soddisfazioni. Di cosa si cela dietro ad un blitz, delle emozioni e del rispetto umano che viene concesso anche
he fine fanno le Vare della Settimana Santa nel resto dell’anno? Noi de “Il Fatto Nisseno” lo abbiamo scoperto e la risposta
Via Filippo Paladini, 172 - Caltanissetta
continua a pagina 12
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non è per nulla gratificante: diventano facili prede dei piccioni. Il deposito ospitato in una sala della chiesa di San Pio X, tutto l’anno è abbandonato al suo destino, e con esso i gruppi statuari
che in tutta Italia ci invidiano. Nel servizio all’interno, attraverso alcune foto esclusive, è possibile notare le Vare sporcate dai piccioni. Tuttto per colpa di una finestra aperta. La Provincia
C
ha intanto deciso di intervenire, in modo da rendere il deposito fruibile. E buone notizie arrivano sul progetto del Museo delle Vare.
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Giugno Anno I Num. 5
Luglio - Agosto
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Anno I Num. 6
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A CASA DI...
SOLIDARIETA’
FATTI & DINTORNI
Elisa Ingala si racconta. “Non solo conti”
Nisseni silenziosi aiutano i piccoli della Tanzania
Pier Amico, il mussomelese che cantò con i big
di D. Polizzi
di R. Colajanni
a pagina 14
di O. Barba
alle pagine 12 e 13
a pagina 27
FIAMME GIALLE
STORIA & CULTURA
Il neo comandante della Dia calabra si racconta
La lotta alla mafia in epoca fascista Tra bluff e verità di G.B. Tona
a pagina 9
di R. Li Vecchi
Lucia Lotti, il giudice che lotta per liberare Gela
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ucia Lotti è un magistrato di frontiera. Un giudice che non si sente asserragliato in un fortino, la Procura di Gela, ma che anzi guarda con interesse a quello che accade nelle strade della città del golfo. In questa intervista, data in esclusiva al “Fatto Nisseno”, Lucia Lotti riconosce la funzione economica che il Petrolchimico continua ad onorare, nonostante la crisi imperante, e dà conto del ruolo assolto dalle associazioni antiracket e dalla società civile. Risposte ispirate dal pragmatismo di chi
DONNE NISSENE
Quando la passione per il tavolo verde diventa un mestiere
alle pagine 10 e 11
previsione burrasca
CIAK si gira Voci e colori dal cuore di Caltanissetta
PERICOLO
STORIA & CULTURA
volte l’origine etimologica delle parole può supportarci nella comprensione dei nostri ruoli nella società per poi poterli svolge-
Due nisseni e la loro passione per il mare
a pagina 22 e 23
alle pagine 16 e 17
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re al meglio. Governare – dal latino Gubernare – vuol dire “reggere il timone”. Ognuno di noi regge un timone, chi della propria famiglia, chi della propria azienda, chi, con ruoli istituzionali, regge
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le sorti della collettività. Dirigere la barca con perizia per assicurare una buona navigazione verso porti sicuri è prerogativa del buon comandante. A volte il mare non è piatto e la burrasca fa paura.
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Febbraio Anno II Num. 10
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Anno II Num. 11
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SAN CATALDO
CALCIO NEL CAPOLUOGO
SETTIMANA SANTA
Il sindaco Di Forti: “Non mi ricandido”
La Nissa nel pallone nell’anno dei 3 presidenti
Il Capitano Ricotta e il suo sogno di sempre
IL ROCK DEGLI ADELS VARCA I CONFINI
Diego Geraci, chitarrista e voce della band, racconta le origini di un gruppo cult
Lo stato di salute del distretto secondo Salvatore Cardinale. “Orgoglioso di lavorare in questa sede”
Marzo
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CORTE D’APPELLO, PARLA IL PRESIDENTE
V. Pane
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Mensile di approfondimento Direzione Editoriale: Michele Spena
Coraggio a tutti i “Comandanti”, timonate con saggia perizia e se serve tirate fuori gli “attributi” nella tempesta. La Città non ha voglia di affondare...
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a pagina 28
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PROFONDO BLU
Place de Milena, dedicata al paese nisseno
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torio: dall’emergenza rifiuti fino alle tante storie di lavoro negato o messo in pericolo. Nell’intervista all’interno, Guidato parla del suo ruolo di garante dei diritti, e racconta un lato di sè poco conosciuto: quello del padre di famiglia e dell’appassionato di sport. E fa cenno al suo rapporto con la città. Intervista a pagina 4
NAUFRAGIO
di Rosamaria Li Vecchi alle pagine 8 e 9
C. Costanzo
M. Benanti
alle pagine 22 e 23
a pagina 14
a pagina 5
a pagina 27
alle pagine da 4 a 5
...da Palazzo del Carmine
L’analisi Politica
PAGANO
S. Mingoia
Revisori, la “patata bollente” nelle mani di Zummo
S. Mingoia
La sfiducia a Campisi non fa proseliti
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R
ischia di finire a colpi di carta bollata la contestata elezione dei componenti del collegio dei Revisori dei Conti di Palazzo del Carmine. Allora da una parte ci sono i revisori eletti: Massimo Bellomo presidente e Luigi Tricoli e Paolo Buono che sono pronti a fare ricorso nell’eventualità che la seduta del consiglio per le votazioni dovesse ripetersi con esito sfavorevole per loro; dall’altro c’è il primo dei non eletti Fausto Assennato (in quota amministrazione comunale e consiglieri di maggioranza) che minaccia pure lui ricorso perché ritiene illegittima quella votazione per la presenza ed il voto in aula di Lorenzo Tricoli fratello di Luigi. Sul fronte del consiglio e dei consiglieri comunali i pareri sono discordanti.
La pattuglia di coloro che in Consiglio comunale invocano la mozione di sfiducia per il sindaco si assottiglia sempre di più. Oramai i consiglieri sono presi da altri interessi, come ad esempio la nomina dei componenti del Collegio dei revisori dei conti e la scelta dei presidenti di varie commissioni. a pagina 2
Comunicazione istituzionale
Speciale
segue a pagina 2
La provincia nissena paralizzata come tutta l’Isola dai blocchi
Caltanissetta
“La notizia della beatificazione di Giuseppe Toniolo, grande economista e sociologo cattolico italiano, ha un significato molto importante non solo per la Banca di Credito Cooperativo di San Cataldo, che ne porta il nome, ma anche per tutto il movimento del credito cooperativo e per la comunità locale”. Dice così il presidente della BCC sancataldese Salvatore Saporito. “E’ una notizia – continua – che in qualche modo ribadisce il significato del nostro impegno economico e sociale che, oggi a maggior ragione, deve continuare ad ispirarsi al pensiero cristiano che pone l’uomo al centro della società.
L. Spitali e D. Polizzi
alle pagine 8 e 9
Intervista al capo dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Caltanissetta, Felice Puzzo. Secondo il funzionario la città è tollerante, mentre il fenomeno dell’immigrazione non può offrire motivi di preoccupazione: i reati a Caltanissetta, commessi da extracomunitari, rientrano nella media. alle paginae 12 e13
LA PROTESTA. Categorie in rivolta unite dalla battaglia: basta sacrifici per i siciliani
Si “scaldano” i Forconi
capitale della legalità, adesso occorre lo sviluppo “Sono arrivata in Sicilia otto anni fa ed era una camminata nel deserto. C’era Crocetta che aveva intrapreso una vera e propria battaglia contro la mafia. Ho detto: “che Dio lo aiuti”. Poi sono arriva-
segue a pagina 24
Fatti in Redazione
La testimonianza
Romualdo, naufrago sulla Costa Concordia Il ricordo di quei momenti drammatici da parte del parrucchiere nisseno. “Schettino avrebbe potuto fare la parte dell’eroe. Invece...”
a pagina 21
ti Montante e Lo Bello, ma erano molto soli. Hanno continuato cocciutamente a portare avanti la loro battaglia e a Caltanissetta erano come apostoli nel deserto”. Ha esordito così il ministro dell’Interno
L’assessore Calafato parla di sviluppo
Questo mese è venuto a trovarci in redazione Armando Amico, capo dell’Ufficio Protezione civile del Comune. Nell’intervista tutta la sua preoccupazione sulle minacce ambientali che fanno temere per la città e per i suoi abitanti. a pagina 24 e 25
Questo mese è venuto a trovarci in redazione, l’assessore al bilancio e allo sviluppo economico Salvatore Calafato. Lucida la sua analisi sullo stato attuale del capoluogo nisseno e sulle strade da percorrere.
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Anno II Num. 16
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SOLIDARIETA’
GIUSTIZIA & SOCIETA’
Loredana Scillaci: “La scuola è il lavoro che amo”
Monsignor Antonio Migliore ed il suo Brasile
Giuseppe Iacona: “La giustizia non è un’azienda”
di L. Spitali
di V. Pane
a pagina 28
a pagina 14
a pagina 7
L’editoriale
C
on questo grido incalzante a due voci, incitanti all’invocazione,alternate, insistenti e a tratti strazianti, lentamente rientra San Michele, a piccoli passi e all’indietro, nella sua chiesa, la Cattedrale, ogni qual volta esce in processione. E il popolo dei fedeli e dei devoti affollati tra i banchi e sotto le arcate del tempio fissa, con gli occhi in lacrime, il dolcissimo viso rassicurante del Santo Patrono di Caltanissetta. Un abbraccio finale, sconosciuto ai più, ripetuto e mai stanco, che la Città rinnova tre volte l’anno, specialmente il 29 settembre. In quel grido dei Devoti Portatori ci ritroviamo proprio tutti: e gridammu tutti! Tutta la Città, almeno in questo, ritrova la sua unità. Un grido che ci accomuna nella richiesta di aiuto e di protezione al Santo Patrono per i bisogni personali, familiari e per le necessità dell’intera comunità nissena. Alla luce della tristissima crisi economica, con un incredibile tasso di disoccupazione, con povertà diffusa, in presenza di un grave dissesto sociale e familiare, e di fronte allo smarrimento della dimensione del trascendente, ci sentiamo tutti più insicuri e vulnerabili,
a pagina 10 e 11
POLITICA
N
on siamo in palestra, niente bilancieri o dischi, polvere di magnesio o gare. Il nisseno Antonio Urso, presidente della federazione italiana ed europea di pesistica, ha tralasciato i suoi luoghi abituali per visitare la nostra
ma al contempo più uniti e solidali al cospetto dell’Arcangelo Michele. Ci rivolgiamo a Lui, a ‘lu Principi, perché per sua intercessione aumenti in noi la fede, perché ‘lo Spirito Santo ci aiuti a credere con il cuore e a confessare con le opere che Gesù è il Cristo’. Perché per la potenza di San
“
Il sovraffollamento delle carceri italiane, le condizioni di vita disumane nelle celle dei vari istituti penitenziari, l’elevatissimo numero di suicidi che ogni anno si registra-
DAL VALLONE
Le prediche “scomode” di Padre Calcara
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della sanità nel nisseno
Servizio a pagina 24
Teatro di L. Spitali
“Mutu” di Aldo Rapè ha incantato al festival di Avignone
no sia tra i detenuti che tra gli agenti di polizia penitenziaria, sembrano non interessare chi, più o meno democraticamente, è preposto a risolvere certi problemi.
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ISSN: 2039/7070
a pagina 5
Luglio 2013
Mensile di approfondimento
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Anno III Num. 22
L’Angolo dell’Avventura ospita Dacia Maraini
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alle pagine 12 e 13
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Il Redentore rientra dal
Gestione acqua
L’intervista
Un rebus di debiti, crediti, licenziamenti e assunzioni facili
Politica di S. Mingoia
Palazzo del Carmine “Manca un anno”
inizziato il conto alla rovescia in vista della prossima scadenza delle elezioni amministrative nel capoluogo nisseno. Campisi si ricandida e dovrà confrontarsi con un nutrito “battaglione rosa”. La strada si presenta per tutti in salita.
Mulè
«Ogni volta che passo davanti ai cancelli di Rebibbia a Roma, la casa circondariale dove è detenuto Cuffaro, mi ritrovo a gridare: “Scusa, Totò”». Questa è una sua famosa frase apparsa in un articolo sul quotidiano il Foglio
“La grande incompiuta”
San Luca,
gli abitanti tolgono le sterpaglie dal “giardino della legalità”
di D. Polizzi
a pagina 36
di D. Polizzi
alle pagine 38 e 39
segue a pagina 32
a pagina 12
di R. Cinardi
Settant’ anni fa le bombe sulla città
I
l 1943 è stato uno spartiacque drammatico nel contesto della guerra mondiale più devastante della storia: in Italia la fine della dittatura fascista e l’inizio faticoso di un percorso democratico, in Sicilia l’occupazione militare, il separatismo, il riemergere prepotente del potere mafioso e il conflitto sociale riesploso nelle campagne e nelle zolfare più forte
a pagina 20 e 21
di F. Falci
Tra reato e malessere,
che nel primo dopoguerra. La società del ventennio decapitata dalla fine del regime ed una nuova classe dirigente che si aggregava e combatteva intorno ai grandi temi in campo: l’autonomia regionale, la riforma agraria, la ricostruzione democratica.
continua alle pagine 8 e 9
lo STALKING
FOCUS
un dramma sociale
di L. Rovetto
Il frigomacello, desolante l’attuale scenario dell’impianto
Da un po’ di tempo, a giusta ragione, è in forte crescita l’attenzione dei mass-media su un inquietante fenomeno sociale con forti connotati devianti: lo “stalking”. All’interno un “Focus” di cinque pagine per conoscere meglio il fenomeno.
a pagina 19 scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it
COMANDO V.U.
IL FATTO DEL GOLFO
PIANETA GIUSTIZIA
La ricetta del neo-comandante Maurizio Parisi
A Gela la nascita asessuata che suscita interrogativi
Fernando Asaro assume la guida di ANM nissena
di F. Infurna
a pagina 8
di V. Pane
a pagina 18
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2014
Direzione Editoriale: Michele Spena
Gennaio-Febbraio
Mensile di approfondimento redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta
Anno IV Num. 26
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Il viaggio con
2014
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IDEE E SORRISI U A CINQUE STELLE
a pagina 28
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Tagli all’ospedale Longo, Mussomeli si ribella. Abitanti ed Istituzioni solidali nella lotta
di A. Di Vita
di G. Taibi
a pagina 34
osario Crocetta, gelese, ex sindaco della città del Golfo ed europarlamentare, da sedici mesi guida la Regione Sicilia. L’estroso e dinamico governatore, che ha da poco traghettato le sessantatré primavere, ha raccontato l’impegno profuso nella guida della nostra amata Isola, i risultati raggiunti, i problemi affrontati e i tanti ostacoli con i quali deve quotidianamente confrontarsi. Non dimentica la sua provincia, non dimentica la sua terra, non trascura i…fatti nisseni.
a pagina 6
stato per anni il vanto dell’economia della città del golfo, poi è giunta la crisi che sembrava aver dato un colpo di grazia alla struttura dell’Eni. Nuovi investimenti, la ristrutturazione di alcuni settori e la diversificazione della produzione, hanno rappresentato una “boccata d’ossigeno” per la Raffineria. La realtà però è ben diversa: molteplici difficoltà e lo spettro sempre incombente dell’eccessivo inquinamento, complicano, e non poco, la risalita.
“ …
a pagina 8
F. Infurna
Fatti & Territorio
…
La svolta è epocale, ma da più parti si sollevano dubbi sull’istituzione dei Liberi Consorzi di Comuni: fu vera gloria? Il testo della legge sviscerato dall’assessore regionale agli Enti Locali, Patrizia Valenti.
a pagina 26
M. Benanti
a pagina 14
Amministrative 2014
I candidati della società civile
Il Capitano della Real Maestranza è la carica che assurge a simbolo, fra i più prestigiosi, della Settimana Santa. Michele Simone, 67 anni, della categoria dei Muratori, vive il suo ruolo con fierezza e passione. Una vita dedicata al lavoro, con il sogno ricorrente di poter un giorno rappresentare il prestigioso impiego onorifico. Devoto di San Michele, assapora, con orgoglio, la fortuna di aver realizzato la sua aspirazione più grande.
Svincolo Anghillà, la compensazione in sospeso. Il Comune incontra Empedocle 2 per “trattare”
a pagina 24
E’
Addio alle Province, riforma controversa
Fiero di essere Capitano, realizzo il mio sogno
Palazzo del Carmine
di S. Mingoia
A. Giunta
a pagina 3
…
Sale la febbre elettorale e prosegue il nostro viaggio per conoscere i candidati sindaci. E’ il turno di Gioacchino Lo Verme di Alternativa Civica Liberale e Giovanni Ruvolo del Polo Civico. Entrambi lontani dai partiti. D. Polizzi
a pagina 18
alle pagine 20 e 21
Children’ s Collection Spring Summer 2014
cettina bivona
cettina bivona
a pagina 4
di M. Benanti
isseno illustre, nato il 21 marzo del 1924, una vita fra politica (PCI), sindacato (CGIL) e giornalismo, direttore de “L’Unità” e poi de “Il Riformista”. Ha attraversato, vissuto, respirato, contribuito a scrivere la storia del nostro paese, della nostra Sicilia. Mai banale, sempre sul pezzo, adesso siede sui banchi del Senato. Non è tempo di candeline o mielosi cori di Buon Compleanno, è solo la fermata di un cammino che prosegue. Il Fatto Nisseno racconta i fatti di un nisseno stimato.
Fatti & Settimana Santa
Fatto del Vallone
Mussomeli abbandonata. Uffici statali e regionali, la spending review impone tagli
Il Fatto del Vallone
Querelle strisce blu, contratto in scadenza. I cittadini preferiscono il parcheggio libero
N F. Falci
di G. Taibi
Il Governatore racconta la sua “Rivoluzione”
“Res au o”
SENATORE
n nuovo pericolo si aggira nel web, il cyberbullismo. E’ una devianza che spesso si pone alla base della cultura della prepotenza e della prevaricazione, nasce sovente sui social network per poi trasferirsi sui banchi di scuola. Fondamentale guidare i giovani nel loro percorso di crescita “virtuale”, facendo in modo che lo sviluppo delle competenze concernenti la tecnologia sia accompagnato da una crescente consapevolezza nell’uso di tali strumenti.
Palazzo d’Orleans apre le porte al Fatto Nisseno
Industria
Petrolchimico di Gela Il rilancio dello stabilimento frenato da diversi “nodi”
Buon compleanno
L’analisi
CYBERBULLISMO
di A. Giunta
il Fatto del Golfo
D. Polizzi a pagina 16
Adolescenti, social network e molestie: la frontiera dei pericoli e delle minacce di ultima generazione
Il Fatto di San Cataldo
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On the road
Web & società
L’INTERVISTA
Anno IV Num. 27
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Nello Musumeci
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La corsa a Palazzo del Carmine
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a pagina 10
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Caltanissetta
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“
SORR SO
9 Luglio 1943
Società
La grande piazza non vissuta dai nisseni
su Caltanissetta
quartiere “autonomo”
ripone la bandierina
a pagina 2
Centro Storico
a pagina 4
Fatti & Quartieri
Michele Giordano
E’
Giorgio
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Ma o
I
l Progetto “ Animiamo il Redentore”, proposto dal Coordinamento dei Comitati di quartiere, approvato dalla Curia Vescovile, unica proprietaria del Santuario e dello spazio di 6000 mq, antistante il Monumento., è stato presentato alla cittadinanza in una conferenza stampa tenuta alla presenza del Vescovo, presso il Museo diocesano di Caltanissetta. Quando si parla di Redentore i ricordi di tanti nisseni, soprattutto quelli di una certa età, vanno ai giorni in cui si recavano sul monte San Giuliano dove è presente un monumento al Redentore, unico in tutta la Sicilia, spinti dalla devozione e dal desiderio di trovare ristoro alla calura estiva oltre che per ammirare un panorama indescrivibilmente meraviglioso.
a pagina 16 e 17
di L.Rovetto
M GRANT
“fuori gioco”
di G. Falci
Quattro chiacchiere con l’intellettuale Pietrangelo Buttafuoco
IL LIBRO
In uscita il noir di Salvatore Falzone ambientato in città
Raddoppio statale 640: sicurezza, legalità e ambiente i punti di forza
a pagina 14 e 15
di F. Falci
a pagina 22
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INFRASTRUTTURE
IL VENTENNALE
L’anniversario della visita a Caltanissetta di Giovanni Paolo II
a pagina 6 e 7
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CAFFE’ LETTERARIO
Esclusiva
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MUSUMECI
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La scomparsa della vedova Borsellino, una grande donna
di D. Polizzi
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segue a pagina 6
a pagina 8
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Orgogliosi delle nostre 700.000 copie
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Ono evo
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IL RICORDO
di G.B. Tona
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l sistema sanitario della provincia nissena: è “sano” o “malato”? Argomento ciclopico da analizzare con ponderatezza. Abbiamo intervistato Paolo Cantaro, attuale commissario straordinario dell’A.S.P. di Caltanissetta, già per tre anni Direttore Generale di questa struttura, che ha minuziosamente sviscerato le problematiche della sanità ed illustrato gli ingenti investimenti, ed i notevoli miglioramenti apportati all’offerta dei servizi sanitari in provincia di Caltanissetta.
Il 29 Settembre sarebbe auspicabile un’iniziativa pubblica di solidarietà
Michele, che ci insegna a vincere il male con il bene, col nostro impegno credente e solidale, migliorino le condizioni di vita nella nostra Città e, in particolare, si allevino le sofferenze di quanti sono in difficoltà. A tal proposito, a livello simbolico ma con tutta la forza che un segno può contenere e sprigionare, sarebbe auspicabile una qualche iniziativa pubblica di solidarietà che, nel giorno della festa dia sollievo ai più disagiati. Non è niente, ma sarebbe un’attenzione significativa, in quel giorno, perché nessuno si senta solo.
O
Il manager
redazione e raccontarci la sua vita all’insegna dello sport, costellata di notevoli successi sia come atleta, sia come allenatore e sia come dirigente. Una storia esemplare, all’insegna della dedizione e dell’impegno ovvero “nothing is impossible”.
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a pagina 16 e 17
Cantaro
segue a pagina 8
di G. Nicosia
a pagina 12 e 13
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di D. Polizzi
I disagi del carcere di San Cataldo in un’interrogazione parlamentare
a pagina 2
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Slot machines e video poker, la Polizia di Stato...fa saltare il banco. A Caltanissetta un’imponente operazione smantella l’ organizzazione criminale spalleggiata da Cosa Nostra.
Paolo
Fatti in redazione
Antonio Urso parole e... pesi, una storia esemplare
— di P. Gaetano Canalella —
La corsa all’ ARS ed il gioco delle tre carte
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Les jeux sont fait
“E gridammu tutti:Viva lu Principi San Michele Arcangilu”
Fatti & San Cataldo
Anno II Num. 17
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“L’abbraccio finale”
“Caro San Michele ...salvaci tu”
Ottobre
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FATTI IN REDAZIONE
di L. Ingrassia
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ISSN: 2039/7070
Settembre
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Annamaria Cancellieri, a Caltanissetta per siglare un patto per la legalità e per illustrare l’apertura di uno sportello che assista gli imprenditori nella ribellione al pizzo. alle paginae 6 e 7
Fatti in Redazione
Territorio in pericolo L’allarme di Amico
ISSN: 2039/7070
L. Ingrassia
Immigrazione: “La nostra città città è tollerante”
Fatti e Territorio
La Bcc Toniolo orgogliosa del suo futuro “Beato”
ISSN: 2039/7070
da pagina 16/I
Fatti & Territorio
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“
Guidato, il prefetto delle crisi Originario di Lecce, rappresenta in provincia di Calltanissetta lo Stato. Ma a pieno titolo, il prefetto Umberto Guidato può essere considerato uno dei personaggi di spicco della cosiidetta “Primavera nissena”. Per tutti comunque è l’uomo che più di ogni altro fronteggia le gravi crisi che imperano nel terri-
m
N
FATTI & ISTITUZIONI
opera in un ambiente difficile, e suggerite da un certo ottimismo manifestato con la consapevolezza di chi conosce le prospettive di una terra che non ha mai issato bandiera bianca. E che in fondo non lo farà mai.
Na a e
LARDO
a pagina 12
Servizio alle pagine 6 e 7
ROSSO & NERO
C
TURISMO IN PROVINCIA
L’ assessore: “aumentano le presenze”
Aldo Rapè e il suo mercato di celluloide
Il sindaco e il paragone che non regge
a pagina 20
di M. Benanti
Tutti a mare
INTERVISTA ESCLUSIVA
Strata a’ foglia
L’ANNIVERSARIO
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Caltanissetta
Cha enge s c ano T a zo o e cu u a
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Il turismo in Sicilia “cambia rotta”
Direzione Editoriale: Michele Spena
il Fatto del Golfo Industria
ENI: dramma sociale Nella città del Golfo a rischio 3000 posti
parola di Michela Stancheris
di Marco Benanti a pagina 15
Settembre 2014
Mensile di approfondimento
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2014
Anno IV Num. 31
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Luglio Mensile di approfondimento
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Anno III Num. 32
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L’ANNIVERSARIO
CURIOSITA’
Sono trascorsi 200 anni dalla nascita di Mons. Guttadauro
Giuseppe Cancemi, il professore nisseno di storia e filosofia del premier Renzi
I parlamentari siciliani, soldati obbedienti ma non incisivi per l’Isola. “Sono i peggiori”
di S. Falzone
di G. A. Falci
a pagina 10
di F. Falci
Speranza e cambia-menti — di Mario Russotto —
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rmai l’Eni non nasconde più le sue intenzioni, non usa mezze frasi: dalla fine di luglio, la raffineria di Gela sarà declassata a deposito costiero di carburanti. Niente più investimenti per 700 milioni di euro, come l’azienda si era impegnata a spendere per realizzare il programma di riconversione e riqualificazione produttiva di gasoli. Niente più riavviamento delle tre linee produttive di Topping, Coking ed Fcc. a pagina 24 F. Infurna
Città Disperata
Fatti in Redazione
D’Antona e la mission della Pro Loco nissena
A. Giunta
il vicesindaco che “scuoterà” la cultura in Città...
A
lessandro Pagano, 55 anni, da San Cataldo, il politico più discusso della provincia nissena da oltre 18 anni, si è raccontato a cuore aperto. La storia di un protagonista del proscenio della vita pubblica: tre elezioni all’Assemblea Regionale Siciliana, tre volte Assessore, due deputazioni nazionali. Pagano non ha fatto ricorso al politichese. Ha descritto il suo percorso, quello di un uomo, guidato da valori cristiani, che non nasconde i suoi difetti, i suoi errori, ma che non vuole siano disconosciuti o sminuiti i suoi pregi e l’impegno per la sua terra.
Storia & Cultura
Fatti contro la mafia
Don Calò Vizzini capomafia “contemporaneo”
Antonio Saetta La fermezza di un uomo riservato che faceva paura a “cosa nostra”
Il 12 luglio del 1954 moriva a Villalba Calogero Vizzini conosciuto da tutti come don Calò, il capo dei capi della mafia del primo ‘900. Rileggendo la sua storia criminale, non mancano analogie con il presente.
A. Sardo a pagina 16
Caltanissetta, Corso Vittorio Emanuele
Fatti & Vallone
La Compagnia di Mussomeli deve fare i conti con la spending review
Concessionaria BMW - MINI
Via di Santo Spirito, 102 Caltanissetta
a pagina 28
di G. Taibi
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redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta
Gennaio 2015 Anno IV Num. 35
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Mensile di approfondimento -
SETTIMANA SANTA
SPORT
Due volte Capitano, le emozioni di Francesco Riggio
Ernesto Torregrossa, l’assist più bello è di papà Lirio
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SOCIETA’
a pagina 16
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ANM: il nuovo corso, Palazzo di Giustizia aperto ai cittadini
a pagina 28
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Speciale Scuola
La scelta “Superiore”
Mensile di approfondimento Direzione Editoriale: Michele Spena
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redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta
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Anno V Num. 36
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Territorio
Frana Sant’Anna, tra ritardi e burocrazia
Un sorriso per non dimenticare
Gli Istituti superiori di Caltanissetta illustrano la loro offerta formativa. L’intervista
di A. Sardo
L’intervista
“Lo stato di salute del pianeta istruzione”
Storia
a pagina 12
di D. Polizzi
il Fatto Globale
di G. Tona
“L’immigrazione non è un male, ma è il sintomo delle ingiustizie nel mondo”
tra dubbi e certezze
P
L’ultimo trentennio della politica del nostro territorio sembrerebbe non aver lasciato tracce di rilievo nelle aule di Montecitorio. Viene subito in mente la favola di Fedro ovvero “La cornacchia superba e il pavone”. di F. Falcone
a pagina 11
Racconti di vita
Cyber bullismo: Marco Venturi: la Polizia nissena “Scuola e impresa, in prima linea percorso sinergico”
La “scalata” di un ex studente nisseno
Totò Pignataro
Dal Viale della Regione alla Luna
L’impresa è il cuore dell’economia, la preparazione è la fonte dell’impresa, la scuola è la base della preparazione. Un rapporto trilaterale che nella moderna didattica si coniuga negli stage che gli studenti spesso svolgono presso le aziende. Questa tematica è l’asse portante dell’intervista a Marco Venturi.
a pagina 50
a pagina 4
Post Scriptum
Politica nissena gli ultimi 30 anni: “Graculus superbus et pavo”
a pagina 7
Imprenditoria
Sc a
a pagina 2
L’ Antimafia in parlamento tra politica e affari
Rosario, padre del giovane medico, spiega le ragioni di un impegno
Pregi e criticità nella disamina del dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Antonio Gruttadauria. I giovani e le famiglie ripongono ancora aspettative in questa istituzione, fondamentale per la crescita sociale ma anche economica del territorio. di A. Sardo
Marzo 2015
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Aldo Naro
Un viaggio nella scuola nissena per orientare studenti e genitori verso la scelta più opportuna.
Società
Sca an no
Emergenza organico, Carabinieri insufficienti
A.D. PUGLIESE S.p.a.
Direzione Editoriale: Michele Spena
L
a festa di San Michele Arcangelo, Patrono della diocesi e della città di Caltanissetta, quest’anno rischia di vedere un popolo lasciarsi cadere sempre più nell’abisso delle paure e della rassegnazione. Certo, la vita è spesso un lungo terribile travaglio del parto, ma è anche il grembo fecondo in cui l’umanità può imparare l’alfabeto della speranza. Nulla della vita, pur nel suo grande carico di dolore, è estraneo alla speranza. Sperare significa che, nonostante errori e fallimenti, esiste la possibilità di ricominciare, di percorrere di nuovo un cammino di vita e d’amore che sembrava chiuso per sempre. Il nostro è un tempo di “crisi”, cioè un’epoca di passaggio; è un tempo in cui ci è chiesto di sognare e costruire il futuro, la nuova civiltà dell’amore. Il nostro è tempo di semina, è il tempo della Speranza crocifissa che chiede di risorgere e rinascere ancora nel cuore di ciascuno di noi. Perché la speranza è più di un sentimento, più di una esperienza, più di una previsione. La speranza è un comando. E seguirlo significa vivere, sopravvivere, perseverare, non cedere mai alla rassegnazione, non concedere mai rabbiosamente spazio alla frustrazione. Ma occorre cambiare “dentro” per cambiare ciò che è fuori di noi. La speranza è una “lotta continua” che mantiene sempre viva la tensione tra essere e cambiare. Perché dobbiamo, prima di tutto, essere noi il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo!
a pagina 4
di G. Tona
alle pagine 12 e 13
F. Falci
Cambiare “dentro” per cambiare ciò che è fuori di noi
a pagina 13
di D. Polizzi e M. Spena
a pagina 18
A
il Messaggio
Diciotto anni di politica, Alessandro Pagano: “Entusiasmo immutato”
Marina
2015
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a pagina 7
“Quindici righe”
Fatti in Redazione
Castiglione
M
MONTECITORIO
a pagina 3
L’intervista
L’Arcivescovo di Agrigento, Cardinale Francesco Montenegro, ha partecipato all’incontro che si è svolto nel capoluogo nisseno, su invito del Vescovo Monsignor Mario Russotto, promosso dalla consulta delle Aggregazioni laicali della Diocesi nissena, sulla “Società globale e cooperazione internazionale”. L’incontro ha originato un interessante dibattito sul tema dell’immigrazione, “gli immigrati non sono tutti terroristi, com non erano tutti mafiosi i nostri migranti”.
Una storia, che speriamo, funga da stimolo per ogni giovane, quella di Salvatore Pignataro, 48 anni, direttore della missione “Futura” per conto dell’Agenzia Spaziale Italiana. Animato dal suo sogno, impegno e studio gli hanno consentito di realizzare il suo desiderio: molto semplicemente, volere è potere. di M. Spena e D. Polizzi
a pagina 6 scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it
di Rosario Neil Vizzini
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S
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xx xxxxxxxxxxx xxxxxxxxxx xx xxxxx xxxxx xxxxxx
ISSN: 2039/7070
Ottobre 2015 Anno V Num. 40
REPORTAGE
Storia e Cultura
FREE PRES
Mensile di approfondimento
Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 -
a pagina 3
segue a pagina 11 a pagina 28
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di G. Tona
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LETTURA
xx xxxxxxxxxxx xxxxxxxxxx xx xxxxx xxxxx xxxxxx di G. Taibi
a pagina 7
xx xxxxxxxxxxx xxxxxxxxxx xx xxxxx xxxxx xxxxxx di L. Spitali
a pagina 30
a pagina 17
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La medaglietta da
Exporre
Maggio 2014
Mensile di approfondimento Direzione Editoriale: Michele Spena
-
redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta
Anno III Num. 29
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Governo
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L’intervista
La
“Io, prefetto di un territorio difficile”
ISSN: 2039/7070
FREE PRES
Porta
della
Speranza
Pasqua
L’editoriale di F. Falci
xxxxxxxxxx xxxxxxxxxx
U
n popolo che si è riconosciuto come comunità. Per attraversare la Porta Santa del Giubileo, la porta della Misericordia che Papa Francesco ha voluto si aprisse in tutto il mondo, in ogni Cattedrale, vicino alla gente e alla sua fame di perdono, di accoglienza, di quella Misericordia dell’amore di Dio che non aspetta il nostro pentimento, ma lo precede, lo prepara, lo attende, lo riconosce, come nell’abbraccio del padre al figliol prodigo. A Caltanissetta diecimila perso-
M
Sc o
Quanto è difficile amministrare lo Stato in una provincia in crisi come quella di Caltanissetta? Il Fatto Nisseno lo ha chiesto alla prefetta Maria Teresa Cucinotta, a un anno dal suo insediamento. Viaggio tra le emergenze da affrontrare e vertenze occupazionali da mediare. E il ricordo del telefono che squillò nel giorno della strage di Capaci.
a pagina 6
di V. Martines
di M. Spena
Fatti & Viabilità
a pagina16
La morte di Aldo Naro. L’inchiesta sul delitto del
di V. Martines
A
bbiamo incontrato il nuovo questore di Caltanissetta, il calabro Bruno Megale, 49 anni, in servizio nel capoluogo nisseno da 5 mesi. Un intervista in cui ha raccontato oltre che dell’impatto con il centro Sicilia e delle sue aspettative professionali, dal terrorismo alla mafia, del suo percorso da uomo dello stato: dei suoi 15 anni a Milano, dei suoi affetti, dei suoi valori. Uno sportivo, amante del rock, che privilegia un rapporto diretto con i suoi uomini e la città. Fiero figlio del sud: l’ascesa di chi parte dalla provincia. di D. Polizzi
Acqua pubblica
Fatti in Redazione
L’intervista
Bruno Megale,
il Questore dal Dna calabrese giovane sancataldese si arricchisce di nuovi e dall’ aplomb milanese elementi: molti i dubbi
I conti in tasca al Consiglio comunale
a pagina 22
Il civico consesso di Gela nel 2013 è costato ai cittadini quasi 550.000 euro
Petizione del Forum dei Movimenti per l’acqua, il Vescovo Mario Russotto ai sacerdoti: “Sostenete la raccolta firme” di A. Sardo
il Messaggio di Mario Russotto Vescovo
a pagina 21
a pagina 32
di M. Benanti
«Nella festa dell’Immacolata Concezione avrò la gioia di aprire la Porta Santa. Sarà in questa occasione una Porta della Misericordia, dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza… Ho scelto la data dell’8 dicembre perché è carica di significato per la storia recente della Chiesa. Aprirò infatti la Porta Santa nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. La Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo quell’e-
vento. Per lei iniziava un nuovo percorso della sua storia» (MV, 3-4). Così ha scritto Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia. E uno degli aspetti peculiari e significativi del Giubileo è il pellegrinaggio: «attraversando la Porta Santa – scrive il Papa – ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi» (MV, 14).
segue a pagina 3
ne in piazza, e migliaia, silenziose, in Cattedrale, non si erano mai viste come domenica sera. Finalmente riconciliate alla disponibilità di aprire il proprio cuore, per “passare attraverso il costato di Cristo” come ha ricordato il Vescovo nella sua omelia appassionata, attraversando e superando l’esperienza del dolore per “spalancare una porta che è anche la nostra coscienza”. Quando la coscienza di un popolo si apre alla speranza, all’impegno e alla fatica che la speranza richiede, un futuro è possibile, anche se non si vede ancora.
Via F. Paladini, 97 Caltanissetta
a pagina 4
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S
FREE PRES
ISSN: 2039/7070
le nostre strade sono piene di buche, io lo racconto e non mi interessa di chi si mette il broncio. Caltanissetta è un microcosmo, al pari di una grande città, ha tutto, probabilmente la forbice sarà meno estrema rispetto alla grande capitale che accosta in un’unica inquadratura il grattacielo a vetri e il mendicante sul marciapiede, ma la città ha tutto. Ha il suo piccolo grande festival canoro, le sue ville e la sua povertà, ha tre televisioni e la sua normale crisi economica, i suoi potentati e le sue debolezze, i suoi vizi nascosti i suoi imprenditori e artigiani, la sua politica vicina alla formazione. Capitolo a parte merita la Settimana Santa. Quella si che è un patrimonio da valorizzare sempre più per far conoscere la tradizione cristiana in una terra che è peraltro storico esempio di integrazione. I suoi talenti dicevamo, la città si, ha tutto, ma probabilmente non ha una di quelle caratteristiche che le farebbero spiccare il volo. I suoi talenti per emergere, devono per forza andare via, uscire, confrontarsi con ambienti dove l’emergente non è il nemico, ma una risorsa. Ebbene, considerate Il Fatto Nisseno come una risorsa, una risorsa di tutti. Usateci, scriveteci, segnalateci tutto quello che volete. Nonostante gli sforzi di tutti, Caltanissetta rimane a mio avviso una città troppo sonnolenta dal punto di vista dell’informazione. Fatti e accadimenti, più o meno gravi, avrebbero certamente avuto un’eco diversa qualora si fossero verificati in altre città. Una sconfitta? Forse. Per questa ragione, invito pubblicamente i miei colleghi che con fatica provano a raccontare questa città a fare una profonda analisi, un’autocritica. Perchè se dei cittadini lamentano di aver perso una casa devono rivolgersi a Le Iene per fare scoppiare un caso? Perchè noi non siamo stati capaci di lasciar intendere che siamo vigili sulla città? Lavoriamoci insieme per crescere tutti. Ben vengano più voci che fanno informazione, la competizione dovrebbe far crescere il livello. Il Fatto Nisseno c’è. @marcobenanti
C
ai criminali. Un racconto a 360 gradi: una “confessione” di un uomo delle Istituzioni, e che ogni giorno combatte il crimine.
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Cataldo Naro, un pastore amato e perseguitato
... 50 volte
stra agricoltura, allora è chiaro che così non funziona. E’ chiaro che quel giornale non mi dice una verità, non mi sta cioè raccontando la verità sostanziale dei fatti, cardine unico della nostra professione. Se ascolto un radiogiornale e mi dice che in Italia è calato il consumo dei biscotti e mi dice che è una buona notizia “perché gli italiani fanno colazione al bar”, devo chiedermi se quel radiogiornale sta dicendo una fregnaccia. In Italia cala il consumo dei biscotti perché la gente non ha più una lira per comprarseli, non perchè fa colazione al bar. Cala quindi la credibilità del mezzo di informazione, calano gli ascolti e la raccolta pubblicitaria. Insomma un circuito dal quale per uscirne più o meno indenni sono necessarie delle componenti fondamentali tra le quali la credibilità della testata e dei suoi collaboratori. Ora, noi non pretendiamo di fare informazione meglio, o peggio degli altri, cerchiamo però di farlo nel modo più dignitoso possibile. Probabilmente, quando abbiamo iniziato il 20 dicembre del 2010 con il numero 0, non immaginavamo nemmeno che saremmo arrivati a 50 uscite. Abbiamo raccontato tanto di questa città e della nostra terra e tanto ancora vorremmo continuare a farlo. 50 uscite dicevamo, fanno oltre mezzo milione di copie distribuite per un totale di oltre 1000 articoli e 750.000 i giornali per essere precisi. Mille gli articoli pubblicati, mille fatti, mille personaggi, mille riflessioni. Tanto lavoro, tanta testimonianza dei quotidiani accadimenti, dai piccoli talenti alle inchieste. Siamo entrati dentro le questure, dentro i palazzi e tra le vie buie dei quartieri dimenticati. Ci siamo sgamati carte, inciuci politici, abbiamo dato delle anteprime, molte anteprime, cercando di avere equilibrio in frangenti scivolosi, siamo stati criticati e vogliamo continuare ad esserlo. Il piglio è sempre lo stesso, notizie, fatti, verità sostanziale, critica, analisi e voce alla città e al suo territorio. Sul web poi, si gioca ormai la partita, la grossa fetta di informazione dicevo all’inizio, data la metamorfosi dell’informazione si gioca tutta lì. Dal 1 febbraio del 2011 i numeri sono per
contrato Enrico (nome di fantasia), l’uomo posto a capo di una squadra della Mobile che si occupa di combattere la criminalità organizzata. Il poliziotto parla delle difficoltà quo-
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Fatto
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miglie si ritrovano in difficoltà. Nonostante tutto i nisseni si augurano un 2011 migliore. e sperano in una ripresa veloce e che ridia finalmente fiato ad una economia boccheggiante. Auguri!
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a pagina 20
Un uomo della Squadra Mobile si racconta di Leda Ingrassia
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redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta
alle pagine 16 e 17
STORIA & CULTURA
Biangardi, il “padre” delle Vare Barrafranca
da pagina 6 a pagina 8
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alle pagine 8 e 9
Li Vecchi
a pagina 12
Mensile di approfondimento
o Cap ano
GIOVANI E POLITICA
DIARIO DI UNA CRISI S
Direzione Editoriale: Michele Spena
Non abb a e pau a
a pagina 24
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D
Il 17 Marzo arrivano i Pooh al Palacarelli
servizio a pagina 21
L’impazienza dei baby consiglieri
a pagina 9
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SPETTACOLI
Si accendono i riflettori sul challenger
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alle pagine 18 e 19
Benanti
VACANZE
sifiche soltanto nelle peggiori graduatorie. Un Natale di crisi e difficoltà per un’intera comunità. Intanto aumentano coloro che bussano alle porte delle mense dei poveri, i consumi si riducono, e molte fa-
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SPORT
L’INCHIESTA
Capodanno In pochi partiranno
esti per il livello di disoccupazione e tra gli ultimi per qualità di vita. Gli indicatori nazionali offrono un’immagine sconfortante di Caltanissetta. Condannata nelle retrovie, si ritrova ai piani alti delle clas-
Anno I Num. 2
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Minerario, il museo incompiuto
a pagina 14
noi molto gratificanti: sul ed sito www.ilfattonisseno. it , quasi 43.000 articoli, contiamo 16 milioni di accessi, 5 milioni di utenti, 35 milioni di pagine visitate. Ci attestiamo su una media di 25 mila visite al giorno, con picchi anche di 50 mila. Numeri che attestano la nostra piccola testata tra quelle più lette in Sicilia. In questi anni probabilmente abbiamo perso alcuni amici, abbiamo guadagnato delle antipatie, ma speriamo di essere sempre all’altezza della sfida più grande. Poter offrire ai lettori quello che meritano, un’informazione sempre chiara, bipartisan, equidistante dagli equilibri del palazzo e con un ruolo quasi pedagogico e soprattutto da pungolo per le istituzioni e la politica. A proposito di palazzo, tengo a ricordare che Il Fatto Nisseno è uno strumento libero che dà voce alla città e se la voce della città è un grido d’allarme perché ci sono delle sacche di povertà e bisogno, chi sta dentro i saloni è tenuto quantomeno ad ascoltarle. Agire poi è un’altra cosa... Il Fatto Nisseno racconta i fatti. Se c’è una cosa buona, da chiunque questa arrivi, la si racconta, se un ufficio è vuoto, questo è vuoto e lo si racconta, dando spazio al cittadino che lo segnala. Né più, né meno. Se
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a pagina 12
PORTAFOGLIO
ne zo
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L’ INTERVISTA
Rosalba Panvini scontenta per il suo nuovo incarico
alle pagine 6 e 7
PORTAFOGLIO
Feste, quanto spenderanno i nisseni?
iciamoci la verità, il giornalismo vive una crisi profonda. Al di là, dei selfie e della spettacolarizzazione della professione, il mondo dell’informazione sta profondamente cambiando. Scelte editoriali scellerate hanno portato molti giornali a non vendere più copie. Credetemi, non è solo colpa del fatto che le notizie le scriviamo e le mettiamo in rete e il fruitore finale, il lettore, le legge gratis. Il gusto nello sfogliare un quotidiano al mattino, toccarne la carta e sentirne l’odore è uno dei piaceri della vita. Se però su quel giornale devo leggere fatti e notizie che non mi corrispondono alla verità, allora pian piano me ne distacco e perdo quel gusto nello sfogliare un quotidiano. Se per esempio sono un agricoltore, coltivo grano con sudore e lacrime amare e faccio fatica a stare sul mercato perchè il prezzo del mio grano lo stabilisce una multinazionale che me lo paga pochi centesimi per colpa della politica italiana, gradirei che il giornale me lo raccontasse. Se poi nei nostri porti arrivano navi colme di grano dal Canada e il Ministro dell’agricoltura o l’assessore regionale di turno intervistati dal mio quotidiano regionale mi dicono che tutto è ok, che tutelano la no-
Direzione Editoriale: Michele Spena
Alfonso Cicero difende l’Asi dagli attacchi
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La mia vita: servire lo Stato
La solitudine del sindaco Campisi
Mensile di approfondimento
INDUSTRIA E SVILUPPO
La ricetta di Sergio Iacona per uscire dalla crisi
L’INTERVISTA
Maggio-Giugno 2016
Mensile di approfondimento
Anno VI Num. 45
Fatti contro la mafia
L’INTERVISTA
EVENTI
Storia antica dei fuorilegge che vogliono diventare “legge”
Un incontro immaginario con Napoleone Colajanni
Dal 7 al 9 ottobre il meeting diocesano sul lavoro
di G. Tona
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di F. Falcone
di F. Falci
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ISSN: 2039/7070
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Gianfranco Jannuzzo racconta lo spettacolo che metterà in scena al Teatro Margherita
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L’ editoriale
FREE PRES
Dicembre
Mensile di approfondimento
Direzione Editoriale: CL Press di Michele Spena - redazione@ilfattonisseno.it - info pubblicità Tel. 333/2933026 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Testata in attesa di registrazione presso il Tribunale di Caltanissetta
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Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel: 0934 594864 / Fax: 0934 1935990 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011
Fatti e Istituzioni
La Regione ha 70 anni
FREE
Mensile di approfondimento
PRESS
Agosto-Settembre 2016 Anno VI Num. 46
Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel: 0934 594864 / Fax: 0934 1935990 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011
Sport
“Non è una festa”
Verso Tokyo 2020: Mirco già al lavoro per la terza Olimpiade
L
a Sicilia a “Statuto speciale” ha 70 anni: nel maggio 1946 il decreto che approvava la Regione Autonoma, il suo Statuto di rango costituzionale, un Parlamento con poteri legislativi quasi pari a quelli di uno Stato sovrano. Ma 70 anni dopo per i Siciliani non è una festa: la Regione Siciliana è ormai da troppi anni sinonimo di sprechi, corruzione, burocrazia onnipotente quanto inefficace, con una classe dirigente politica
che si è dimostrata totalmente inadeguata al livello delle questioni da affrontare e dei problemi da risolvere. Nel nostro inserto dedicato a questo evento proveremo a proporre elementi di informazione e di riflessione ai nostri lettori, ai Siciliani: perché se sono stati altri i responsabili del passato non sono altri i responsabili del presente e del futuro, se non noi. Con le idee che sapremo mettere in campo, con la passione con cui le sapremo sostenere, con l’onestà con cui sapremo impegnarci per fare diventare finalmente storia la speranza di tante generazioni, passate e future.
L’INTERVISTA
“Non cantiamo vittoria, i boss fanno ancora affari”. Il monito di Casabona
“Andiamo a ... governare”, la verve del nuovo vicesindaco: passione e progetti per una sfida titanica di D. Polizzi
John Robert Brucato: cosmo e stelle, che passione
Quando la mafia si inchina davanti alla corruzione
C
armelo Casabona, ex capo della Mobile di Caltanissetta ed adesso Prefetto di Vibo Valentia, racconta la sua battaglia contro la criminalità organizzata. “Non bisogna abbassare la guardia”. Nel capoluogo nisseno coordinò le ingarbugliate indagini sull’omicidio del compianto sindaco Michele Abbate.
di V. Martines
a pagina 8
a pagina 31
Scienza
pagine 19-22
Fatti contro la mafia
Fatti e Sanità
Marcella Santino, una donna in carriera
di A. Sardo a pagina 14
a pagina 18 di A. Giunta
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di G. Tona
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CONTRAFATTO
Vito
Margherita
di F. Falci
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Fatti & Palazzo del Carmine
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na terapia per combattere le disuguaglianze. Una sorta di social compact in piccolo, un provvedimento inclusivo attraverso la creazione di piccole opportunità lavorative per disoccupati ed inoccupati. A giorni dagli uffici di Palazzo del Carmine dovrebbe uscire il bando per dare vita ad una seconda fase ( la prima di quest’anno)dei mini cantieri di lavoro ( o cantieri sociali) finanziati dal comune allo scopo di contrastare
cito dei mini cantieri. L’assessore alla Solidarietà Sociale Carlo Campione pensa adesso di ripercorre le stessa strada, pubblicando un altro bando finalizzato all’avviamento al lavoro dei disoccupati evitando la ricerca di manodopera da utilizzare per piccoli lavorati di ordinaria manutenzione soprattutto nei quartieri storici della città: l’ammontare del finanziamento che il comune metterà a disposizione dei cantieri sociali non è ancora defi-
il quaranta per cento. Con le nostre risorse ci stimo sostituendo a chi invece avrebbe dovuto farlo già da tempo: siano in pratica di fronte ad una sorta di reddito di cittadinanza anche se minimo rispetto a quello che nella realtà dovrebbe rappresentare un percorso più dignitoso in favore di quei soggetti che oggi non sanno a quale santo votarsi”. Nei prossimi giorni, forse entro la fine del mese o del prossimo mese di aprile, il bando andrà in pub-
di Salvatorer Mingoia
voro dei disoccupati. L’iniziativa del comune, come è noto, è stata messa in campo dopo il flop dei cantieri di servizio che dovevano essere finanziati dalla Regione in diversi comuni della Sicilia. Un provvedimento che la giunta regionale aveva preannunciato con rulli di tamburi, ma che alla fine è miseramente fallito. Lo scorso anno l’amministrazione comunale aveva stanziato circa 70 mila euro in favore di precari e disoccupati che sono stati
Una terapia per combattere le disuguaglianze. Un provvedimento inclusivo attraverso la creazione di piccole opportunità lavorative per disoccupati ed inoccupati
fiscale e non incide sullo stato di disoccupato o inoccupato ed è anche cumulabile con i trattamenti pensionistici. Il valore netto di un voucher è di poco inferiore ai 20 euro al giorno, di cui la metà in favore del lavoratore mentre la restante percentuale servirà per garantire la copertura previdenziale presso l’Inps e quella assicurativa presso l’Inail, per cui il valore effettivo sarà destinato in parte al beneficiari ed in parte ai contributi. I lavoratori chiamati a prestare la loro attività saranno assegnati alle diverse direzioni comunali che potranno disporre della manodopera a secondo delle singolo esigenze nei settori di propria competenza.
Direzione Editoriale Michele Spena
Direttore responsabile Marco Benanti
Collaborazioni:
Disoccupazione ed Emarginazione sociale Presto il bando per mini cantieri di lavoro il fenomeno della disoccupazione e della emarginazione sociale. Il primo esperimento è stato avviato lo scorso anno ed i il risultato, tutto sommato, pur nei limiti delle ristrettezze finanziarie, è stato considerato, positivo dai soggetti che hanno preso parte all’esperimento. A differenza della passata stagione con il prossimo bando in via di pubblicazione i cantieri sociali dovrebbero avere la durata di un mese e non di quindici giorni. Lo scorso anno su 170 aspiranti, che erano stati utilmente inseriti in graduatoria ( l’originale graduatoria era formata da 300 soggetti) si erano presentati alla chiamata circa un centinaio di disoccupati. Pochi invece i lavoratori precari che non avevano avuto l’autorizzazione dei datori di lavoro per fare parte del piccolo eser-
nito “in questo senso stiamo lavorando per verificare le somme da investire in questo tipo di attività” per cui, in relazione alla entità dell’investimento i mini cantieri potrebbero avere la durata di un mese o di quindici giorni, come lo scorso anno. Piccoli lavori per un periodo di tempo ben definito, evitando quindi di creare una sorta di precariato infinito sulla falsa riga dei lavoratori del reddito minimo di inserimento, nati precari e destinati a rimanere tali. ”E’ un piccolo escamotage per contrastare il triste fenomeno della disoccupazione; niente di duraturo, ma solo una boccata di ossigeno per alleviare il disaggio della disoccupazione che nella nostra città ha raggiunto livelli di guardia allarmante – commenta l’assessore Campione – con una percentuale di circa
blicazione e questa volta ci potrebbero anche essere delle risorse aggiuntive che provengono dai fondi della legge 328 che assegna un cospicuo finanziamento ai comuni del nostro distretto
I beneficiari percepiranno poco più di venti euro al giorno per due o tre settimane socio sanitario i cui rappresentanti di governo sono concordi nel destinare parte delle risorse finanziarie al la-
chiamati ( sarà pure così anche in questa occasione) ad interventi che hanno riguardato la manutenzione nel settore della segnaletica stradale, nella sistemazione di marciapiedi e soprattutto la bonifica e la sistemazione dei quartieri del centro storico, la sistemazione del verde cittadino ed attività di uscieri nei diversi settori della pubblica amministrazione. Per il pagamento l’amministrazione si avvale di voucher dall’Inps. Si tratta di una particolare modalità di prestazione lavorativa, definita occasionale. Complessivamente ogni singolo beneficiario potrà prestare la propria opera per un massimo di tre ore lavorative al giorno: in pratica ogni singolo percepirà una somma di poco più di venti euro al giorno per due o tre settimane lavorative. Il compenso è esente da ogni imposizione
Ivana Baiunco Cinzia Daidone Etico Fiorella Falci Filippo Falcone Roberta Fuschi Annalisa Giunta Lello Lombardo Valerio Martines Andrea Milazzo Salvatore Mingoia Donatello Polizzi Alberto Sardo Marcella Sardo Giuseppe Taibi Giovanbattista Tona
Disegno grafico e Impaginazione Antonio Talluto
Distribuzione
Giuseppe Cucuzza
Redazione Viale della Regione, 6 Caltanissetta redazione@ilfattonisseno.it Tel: 0934 - 594864 Fax: 0934 1935990 pubblicità: 389/7876789 commerciale@ilfattonisseno.it
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di Ivana Baiunco
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on è più politica, quello a cui si assiste è un’altra cosa, non si comprende cosa sia, ma sicuramente è anni luce lontana da quella che nel termine più alto eravamo abiutati a sentire, guardare, scrivere, raccontare. Chi avrebbe mai detto che una cosa talmente normale nella progressione della vita consiliare e degli assetti della mutevole geografia del consiglio comunale , come la rimodulazione delle commissioni consiliari, sarebbe diventato motivo paventato di aria di crisi di una giunta, di un’intera coalizione. Quando il motivo occasionale della guerra che tanto prima o poi sarebbe scoppiata, è il regolamento delle consulte cittadine, allora vuol dire che non c’è più niente da discutere, nient’altro da dire, nulla da dichiarare. I venti di crisi dopo neanche nove mesi dalla rimodulazione della giunta Ruvolo spirano forti su palazzo del Carmine. Il luogo del dibattito oramai si è spostato dalle segrete stanze ai mezzi di informazione, la coalizione si parla attraverso i comuncati stampa, Ma una bella riunione, di quelle vere dove volano parole grosse, dove i portacenere giacciono pieni di mozziconi e le tazze di caffè che affollano i tavoli diventano simbolo della permanenza del passaggio di più persone che sono rimaste incollate lì, tra quattro mura ma per raggiungere un obbiettivo, una conclusione, non la vogliono fare? Una cosa del genere sarebbe normale. Lor signori della “politica”invece di riempire le caselle di posta dei giornali raccontando le più grandi nefandezze a carico di questo o quello, regalando, servendo, su un piatto l’indiscrezione a chi invece avrebbe piacere ed il dovere di cercarselo il retroscena, l’altro, il racconto dei corridoi, si occupassero di due tre temi importanti da portare avanti da qui a fine legislatura e ci lasciassero fare il nostro mestiere non sarebbe meglio. Invece ormai tutto imboccato e passa pure il gusto di sapere e scrivere quel particolare in più, che gli altri non hanno, che rende-
Non è più politica rebbe unico un pezzo. La proposta: riunioni di coalizione o di giunta in streaming, per chi fa della trasparenza vessillo di novità non ci sarebbe nulla da obbiettare forse. Il fatto è che questa “Alleanza” è nata male sin dall’inizio un insieme di simboli con storie diverse, dietro ai quali ci stanno persone con storie diverse, percorsi politici diametralmente opposti dai neofiti prodotti dal civismo alle vecchie volpi della democrazia cristiana poi transitati un pò qua un po là. Si sono messi assieme per non perdere e non tanto per un progetto comune da portare avanti, quanto per ottenere quanti più scranni possibile per assicurarsi una maggioranza più o meno solida. La verità, ristabilire la verità innanzi tutto prima di ogni
altra cosa davanti a se stessi ed ai cittadini, che si sentono ogni giorno più traditi, questo c’è da fare prioritariamente, e mentre discutono delle presidenze delle commissioni, assurdo un tempo si definivano in un paio di riunioni tra partiti adesso diventano argomento di dibattito, andassero ad incatenarsi per le opere di compensazione unico spiraglio di luce di una città dove l’interruttore è stato già spento da tempo. Parlare di ideali adesso sembra quasi, anzi è desueto, ci si sente anche un pò bacchettoni, ci si aspetta che qualcuno con ghigno sarcastico faccia qualche battuta. Allora parliamo di progetti, dove sono finiti? Cosa si vuol fare di questa città oltre che un parcheggio a cielo aperto. Quanti atti ha prodotto la giunta e quanti le commissioni, quanti consigli comunali seri concreti sono stati celebrati ? Cosa fa la burocrazia
oltre a tenere in ostaggio la politica ?A quanto ammonta il riscatto per liberarla? Che qualcuno ce lo faccia sapere ci adopereremo per una colletta. Cosa resterà del passaggio del civismo in questa città? Quelli che abiurano il vecchio modo, vecchio inteso come deplorevole, di fare politica poi cadono essi stessi nel tranello delle farraginose macchinazioni mutuando gli arcani imperi dello scambio. Il nuovismo autoreferenziale sta provando a mettere sotto scacco la politica strutturata che si è distratta dall’abiettivo ed adesso sorprendentemente indebolita prova a parare i colpi del fuoco amico che arrivano da più parti. In tutto questo un primo cittadino che si innamora e disinnamora delle idee, dei progetti, con la stessa velocità di ebollizione dell’acqua quando la fiamma è al massimo e poi non
ne concrettizza neanche uno. Non prende una posizione Giovanni Ruvolo, tirato per la giacca da tutti da più lati, non decide, si lascia vivere e si lascia passare le cose sopra la testa e sul tavolino senza problemi. Una città non si governa così, è un altro il modo. Innanzitutto l’identità, la difesa di un’identità forte che bisogna ridare a tutti ed a ciascuno sta alla base di ogni progetto e poi le battaglie quelle vere per diritti calpestati, adesso i sindaci sono diventati combattenti guerriglieri di frontiera che sulla linea del confine combattono per difendere i propri cittadini. Invece i nisseni si sentono sempre più svenduti al primo acquirente immolati sull’altare di interessi superiori. Finché non resterà neanche l’ultimo scampolo di terra da proteggere, sarà tutto svenduto e sarà troppo tardi.
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I Fatti di Etico
Chi ci salverà dai maleducati? S
empre più spesso sentiamo levarsi voci di dissenso nei confronti degli incivili o se preferite dei maleducati. Ma non vi è dubbio che i loro comportamenti disinvolti e inurbani denunciano un reale disagio sociale. Il disagio è di chi vive in questa società che assume quotidianamente atteggiamenti decorosi e rispettosi nei confronti degli altri ma esiste anche il disagio di chi certi comportamenti li assume e li manifesta evidenziando complessi mentali che vanno bel oltre il limite della maleducazione. Ma nella parola “maleducato”, per la valenza che essa aveva in tempi passati, era implicito un giudizio negativo sulle capacità educative di chi aveva allevato sin dalla prima infanzia colui che si comportava male. Oggi non è necessario invocare responsabilità materne o paterne nei comportamenti di individui adulti e consapevoli: ci si può forse riferire alla famiglia quando si tratta di minori, ma non lo si può certamente fare superata una certa età. E mentre in passato parlando di “maleducazione” ci si riferiva alle origini sociali di soggetti che ignoravano le regole del vivere civile perché appartenevano a fasce inferiori della società, ora purtroppo la scortesia e la cafonaggine è praticata indifferentemente da chiunque e spesso mascherata da disinvoltura. Comunemente, chi si rivolge ad un suo simile (a qualunque classe sociale appartenga e qualunque sia il suo ruolo, qualunque il suo sesso) o si comporta nell’ambito della società in maniera incivile, scorretta ed arrogante, viene detto scortese, sgarbato, insolente, barbaro, selvaggio, villano, cafone: in una parola, maleducato. Tuttavia per comprendere meglio quali siano le cause di tali comportamenti sarà opportuno esaminarne alcuni per tentare di compiere un’analisi di un fenomeno le cui origini sono complesse e vengono da lontano. Non c’è bisogno di uscire dalle mura domestiche per cercare esempi di sgarbataggine se non addirittura di volgarità e villania. Si confonde spesso, infatti, la familiarità con l’eccesso di confidenza e con la mancanza di rispetto. E’ il caso del rapporto fra coniugi, sempre più deteriorato dinanzi agli occhi dei figli. La mancanza di
rispetto continua quasi sempre vicendevole, mai una parola gentile di ringraziamento, se non addirittura violenza e malversazioni: nel contesto familiare cova l’inciviltà. Pensate anche a quello che spesso avviene coi membri più anziani della famiglia, spesso emarginati, mal sopportati e trattati sgarbatamente mostrando apertamente di considerarli non graditi. Quanto ai bambini, nei loro confronti si diramano messaggi che leggono molto bene e purtroppo usano a loro volta considerandoli esempi. A nulla serve se a parole si tenta di insegnare loro come comportarsi
stri cocchi di mamma che crescono senza regole e senza limiti. Il massimo della capacità di sopportazione è però necessario quando si viene a contatto con gli estranei, nei locali pubblici, sui mezzi di trasporto, negli uffici, sul posto di lavoro. Sono tutte situazioni che ormai sono ampiamente note a chiunque: dal “mobbing”, che spesso si esercita servendosi anche di maniere volgari e impositive, ai comandi espressi dai superiori con arroganza, alle confidenze che si prendono i colleghi, al “tu” ingiustificato che ormai è entrato nell’uso comune nei rapporti anche con persone sconosciute o
devono dare delle risposte: ma non sempre questo diritto è rispettato e il dovere è compiuto. Certo non sempre il comportamento dell’utenza è consono e qualcuno ne approfitta per ergersi a personaggio in un’evoluzione estemporanea di inciviltà. E maleducazione. Dagli uffici alla strada il passo è breve: tutti ci ritroviamo,se siamo al volante, ad aver attraversata la strada da un motorino che per poco non investiamo pur senza volerlo, o da una motocicletta che pretende di non restare, come gli automobilisti, bloccata nel traffico e che cerca di svignarsela salendo su un mar-
correttamente e con i fatti ci si comporta male e sarà sempre l’esempio concreto quello che insegnerà loro qualcosa, non le regole esposte verbalmente. La scuola, modello di vita, spesso sentivamo dire. Ma anche qui purtroppo, tranne in rare eccezioni, i modelli di maleducazione si moltiplicano. E la scuola diventa un habitat in cui crescono i modelli negativi e si esaltano in una folle corsa verso il basso gli esempi di degenerazione sociale. Assistiamo ormai impotenti e sconvolti alle manifestazioni modaiole e di malcostume dei nostri figli, qualcuno li ammira pure i no-
che s’incontrano per la prima volta, quasi a volere istituire subito una forma d’intimità dalla quale può nascere poi qualsiasi tipo di rapporto. E’ anche un segno di maleducazione mettere in difficoltà un collega rilevandone l’incapacità a svolgere un determinato lavoro perfino davanti ad altri. Nessun posto poi è, per tutte le persone in genere, più pericoloso per scontrarsi con esempi di mala creanza di un ufficio aperto al pubblico (banca, posta, anagrafe, etc.) Tutte queste attività sono svolte da normali cittadini che hanno diritto ad essere ascoltati e a cui gli impiegati
ciapiedi senza osservare i diritti dei pedoni. Ma questo è niente di fronte al maleducato che posteggia la sua macchina in seconda fila davanti alla tua che hai sistemato faticosamente sulle strisce blu, oppure dinanzi ad un automobilista che non solo ti sorpassa da destra , ma per giunta ti insulta perché a suo dire gli sbarri la strada, e se sei donna il complimento più gentile è un invito ad occuparti delle faccende domestiche anziché della guida di un’auto. Avete fatto caso alla cattiva educazione delle commesse nei negozi,che danno del tu a tutti quelli che entra-
no per fare acquisti, o la scortesia delle infermiere degli ospedali e degli ospizi per anziani che si rivolgono ai loro pazienti come a dei bambini scemi e dando sempre del tu, ammiccando tra loro per prendere in giro le persone che dovrebbero assistere con pietà e rispetto e che invece diventano lo zimbello del personale addetto all’assistenza e alle pulizie. Maleducati sono quelli che, se tu stai aprendo una porta o un portone, ne approfittano ed entrano prima di te che resti a tenergli aperta la porta per non fargliela sbattere addosso (e se lo meriterebbero) oppure quelli che ti telefonano ad orari improponibili. Grossolani e villani sono quelli che parlano perennemente in modo sboccato per darsi delle arie, infilando una parolaccia ogni tre, parlando ad alta voce pure al ristorante o sul treno. Peggiore è la volgarità del mezzo televisivo, che lascia liberi attori e conduttori di abbandonarsi al turpiloquio, al massimo fingendo disappunto per qualche vocabolo che sfugge al controllo. Vogliamo parlare della cacca dei cani sul marciapiede, anzi su ogni marciapiede o dei wc dei bar, dei ristoranti, degli autogrill sempre sporchissimi e puzzolenti. Ma scusate anche a casa vostra urinate a terra? Potrebbe continuare all’infinito sugli esempi di maleducazione. Potremmo ricercare le cause con approfondite analisi storiche. Potremmo anche pensare di fare fronte comune, fra gli uomini di buona volontà, contro questo fenomeno sempre più crescente rintuzzarlo. Mi sa che servirebbe a poco. Perché il maleducato è stupido ed anche ignorante. Anzi è tutte e tre le cose. Il maleducato peraltro è quello che ha diritto di voto. A questo punto il maleducato si scinde in due categorie, quello che esercita il diritto di voto e quello che invece non va mai a votare. Quest’ultimo in genere non segue la politica e vive fuori dall’ambito democratico. E si vede! Il secondo, quello che va a votare poi è il primo a lamentarsi della classe politica, quella a cui magari si è rivolto per un favore, piccolo o grande. Hanno ragione quelli che dicono che peggio degli eletti, sono gli elettori. Grazie a Dio non tutti.
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Il Fatto Siciliano di Marco Benanti
Quei 400 milioni di euro sospetti che la Regione pagò per l’acquisto di quote di MPS. Intervista al dimissionario amministratore di Riscossione Sicilia
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lla fine ha mollato. Quando ledi la maestà del palazzo e degli onorevoli abitanti, questi si incazzano e non ti fanno più parlare, anche quando di cose da dire ce ne sarebbero eccome. Più o meno così è andata in questi giorni a Palazzo dei Normanni dove era in programma l’audizione alla Commissione Bilancio dell’amministratore unico di Riscossione Sicilia Antonio Fiumefreddo per discutere dell’eventuale nuovo stanziamento per l’Ente riscossore da parte della Regione Siciliana. Con il presidente Crocetta fuori dalla porta ad indossare oltre la sempre presente sigaretta anche un ghigno di soddisfazione che davanti sala Mattarella gli faceva dire sottovoce “vedrete oggi Fiumefreddo quante cose pesanti ha da dire…”. Più o meno dicevamo così sarebbe andata, sin quando però, lui, l’irriverente avvocato catanese Antonio Fiumefreddo ha osato dire, cercando di contrastare
la tesi del capogruppo del Cantiere popolare Toto Cordaro secondo il quale all’Ars ci sono “tante persone perbene” che - ha detto Fiumefreddo - “il precedente presidente della commissione bilancio è stato indagato per fatti di mafia” riferendosi a Nino Dina “raggiunto da provvedimenti dell’autorità giudiziaria e non certo per costruzione abusiva”. Da lì in poi apriti cielo, Fiumefreddo viene letteralmente buttato fuori dalla Commissione Bilancio con il presidente l’onorevole Vinciullo che interrompe l’audizione perché con quelle parole, Fiumefreddo stava ledendo l’onorabilità del Parla-
mento Siciliano. Fuori dalla porta l’avvocato, visibilmente scosso ci confida che da lì a qualche ora, si sarebbe dimesso da presidente di Riscossione Sicilia e di fatto, così è stato. Ma cosa avrebbe dovuto dire Fiumefreddo in quella Commissione? Probabilmente qualcosa di meno pesante rispetto a quanto ha detto in Commissione Antimafia dinanzi alla presidente Rosy Bindi, ma ugualmente preoccupante.
pluri condannati proprio per reati di mafia. Negli anni 90 arriva Montepaschi-Serit, società che fa capo all’istituto di credito Monte dei Paschi (e su questo passaggio torneremo dopo). Ad oggi si riscuote solo l’8% dell’evaso. A capo della società viene posto l’avvocato Antonio Fiumefreddo che però inizia a stare antipatico ai deputati dell’Ars perché tra coloro i quali non pagavano i tributi pare ci fossero
ri. A mancare all’appello ci sarebbero 22 miliardi in cartelle mai saldate. 22 milioni sono ancora esigibili ma in realtà mancherebbero 52 miliardi di euro. Ma oltre ai politici furbetti, alla mafia e ai comuni, da dove arriva il debito? Scorrendo le carte, si trova una cosa molto interessante. Nel 2010 quando era presidente della Regione Raffaele Lombardo, La Regione Siciliana acquista quote in
Antonio Fiumefreddo Vi svelo le ombre sui politici furbetti
Facciamo un passo indietro. Cos’è Riscossione Sicilia e perchè tutto sto clamore, perchè proprio adesso? Ebbene, in Sicilia, la riscossione dei tributi non avviene attraverso Equitalia ma, dopo una serie di passaggi da un’altra agenzia che si chiama Riscossione Sicilia. La struttura societaria risultava così composta: 90% delle azioni di proprietà della Regione Siciliana ed il rimanente 10% di proprietà di Equitalia S.p.A.. Successivamente, con atto di cessione sottoscritto il 28 febbraio 2013 Equitalia S.p.A. ha ceduto al socio di maggioranza, Regione Siciliana, parte della propria quota azionaria e, pertanto, al momento attuale, la Regione Siciliana detiene il 99,885% delle azioni di Riscossione Sicilia S.p.A. mentre il restante pacchetto azionario, pari allo 0,115%, è detenuto da Equitalia S.p.A.. Ebbene, dal momento della sua genesi, la società è diventata un postificio per accontentare la politica d e l l’e p o c a , centinaia di dip endenti che però portano ad una bassa percentuale di raccolta. Riscossione Sicilia era gestita dai cugini Salvo, Ignazio e Nino che vinsero l’appalto nel 1962 e considerati gli esattori mafiosi,
alcuni degli inquilini di Palazzo dei Normanni. La procura di Catania ha infatti concluso le indagini e contestato a nove dipendenti di Riscossione Sicilia l’abuso d’ufficio in concorso e continuato e ipotizza un danno erariale di quasi di 390 mila euro. I deputati che avrebbero ricevuto agevolazioni nel pagare il dovuto a Riscossione sono Nello Musumeci, leader di Diventerà Bellissima e presidente della commissione regionale antimafia, il deputato di Ncd Nino D’Asero e il deputato del Partito democratico Raffaele Nicotra, appena entrato nei dem in quota renziana. I tre non sono indagati: ma Musumeci si è difeso strenuamente attaccando Crocetta: “E’ la più grande corbelleria che abbia mai sentito, tutto falso, ma la vicenda mi preoccupa, visto che siamo vicini alle primarie”. “Avvierò le procedure di licenziamento per i dipendenti di Riscossione Sicilia accusati di aver favorito tre deputati dell’Ars - dice il presidente di Riscossione Sicilia Antonio Fiumefreddo - Prima c’erano le case acquistate all’insaputa, di recente le polizze intestate all’insaputa e ora abbiamo pure le tasse cancellate all’insaputa dei diretti interessati, che guarda caso sono dei parlamentari e non gente comune. Le indagini confermano altresì che non ci sono più zone franche per nessuno” A proposito di zone franche poi, Fiumefreddo è un fiume in piena. “Incontriamo presidi mafiosi in cui non si entra né si notifica”, poi gli Enti Locali, a partire dai Comuni che con i crediti per tasse che non incasseranno mai abbelliscono i bilanci: “E se togliessero quei crediti - dice il nostro avvocato - i loro bilanci sarebbero ancora più falsi di quanto già sono”. A proposito di Comuni, Catania sarebbe moroso per 19 milioni di euro, seguono Messina, Siracusa e Palermo. Il debito di Caltanissetta ammontava al gennaio 2016 a 83 mila e 691 euro, Gela, oltre 174 mila, Montedoro oltre 134 mila e Santa Caterina oltre 130 mila euro. Ma parliamo ancora di nume-
possesseo a Monte dei Paschi di Siena MPS con un’operazione su cui ci sono molti dubbi, soprattutto per il valore attribuito alle quote dei privati: La Regione pagò circa 400 milioni di euro, un prezzo “assolutamente esoso” ha denunciato Fiumefreddo, ma soprattutto è che pare non l’abbia deciso nessuno, “anzi - dice Fiumefreddo - pare lo abbia deciso chi vendeva”. C’è poi la questione delle piattaforme petrolifere che non hanno mai pagato le tasse: “nessuno aveva mai chiesto loro di pagare. Quando abbiamo chiesto l’elenco delle piattaforme ci è stato risposto che non c’è. Dall’indomani non hanno consentito ai nostri ufficiali esattoriali di entrare nelle piattaforme petrolifere”. Il suo principale sponsor politico, ovvero il presidente della Regione però, tace sull’argomento. E quando ha chiesto di centralizzare l’Ufficio grandi evasori, ed ha messo come responsabile dell’ufficio un dirigente di 50 anni, Mario Capitani, questi, nel luglio del 2015, si è suicidato “dopo avermi mandato messaggi in cui diceva di aver scoperto cose molte gravi”. Dopo quella morte, nessuno ha voluto occuparsi di quell’ufficio. Oggi Fiumefreddo, all’indomani di quella audizione in Commissione Bilancio si è dimesso da amministratore unico. “Presentatomi in commissione bilancio all’ARS per illustrare ai deputati i risultati raggiunti da Riscossione Sicilia in questi due anni, uno per tutti il passaggio dai 4 miliardi di patrimoni aggrediti nel 2014 agli oltre 10 miliardi di patrimoni invece aggrediti nel 2016, ho subito io un’aggressione violenta, inquietante ed inaccettabile. Allorquando ho iniziato a parlare di infiltrazioni mafiose nel parlamento siciliano e ho provato a fare i nomi, mi è stata tolta la parola e si è comandato ai commessi di portarmi a forza via dall’aula”. Qual è secondo lei la sua colpa? “La mia colpa? Aver trattato i potenti come cittadini comuni”. @marcobenanti
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Fatti & Sanità
Il direttore dell’ASP nissena, tra famiglia e sanità
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l rispetto professionale e sociale verso tutti e la famiglia, le mie due direttive, quelle che hanno guidato la mia vita ed il mio progetto di vita”. Carmelo Iacono, 65 anni, direttore generale dell’ASP Caltanissetta, si racconta al Fatto Nisseno. Un percorso esistenziale ricco di umanità, di gioie, di dolori, di intuizioni brillanti: un viaggio a ritroso iniziato nel lontano 1976 con il conseguimento della laurea in medicina, il primo passo di un cammino che ancora prosegue, di un uomo che si è dedicato anima e corpo al suo sogno. “Scelsi oncologia perché allora era una disciplina giovane, avevo la possibilità di crescere insieme a lei. Non c’erano i grossi ‘baroni’, categoria che ho sempre combattuto perché per me prima di tutto viene la meritocrazia. Prima ho costruito i mie
titoli professionali, tre specializzazioni: Chirurgia generale ad indirizzo oncologico, oncologia medica e anestesia e rianimazione. A Ragusa, dove vi era la prima divisione di oncologia nata in Italia, s o n o cresciuto come u o m o e come medico.
Grazie al mirabile primario Sebastiano Ferrera ed a mio zio Luigi, fratello di mio padre, ai tempi aiuto anziano, ho appreso l’arte medica. Caratteristica fondamentale del medico artigiano, ricordiamo sempre che parliamo di 40 anni or sono, capace di sopperire con le sue conoscenze alle carenze della strumentistica”. Frammenti di passato ancora molto vivi come svela l’appassionato tono della voce. “Volevo contrastare i viaggi della speranza, creare al sud Italia un’assistenza qualificata per i malati oncologici. Nel 1982 attivammo il day hospital, cresceva l’oncologia e cresceva la nostra unità operativa”. Un crescendo di impegno ma anche di responsabilità. Nel 1991, a soli 39 anni Carmelo Iacono diventa primario, è il più giovane d’Italia: imposta il ‘suo’ progetto. Il ciclo di assistenza è all’avanguardia e completo: chemioterapia prima dell’intervento,
fu chiusa. Per capire l’impatto sociale negativo di quella decisione, basti ricordare che furono raccolte oltre 8.000 firme in pochi giorni per dire no a quella scelta scellerata: tutti chiedevano a gran voce di riaprire la chirurgia. Carmelo Iacono, non molla, decide (poiché consentito dall’allora Legge Bindi) di proseguire ad operare utilizzando le case di cura. La sua “ostica” volontà di non abbandonare i pazienti, di non distruggere ciò che era stato creato, acuisce lo scontro con la direzione. Si apre un’indagine penale, Iacono finisce sotto processo per peculato e concussione. Il tono della voce cambia, diventa ombroso. Ricorda: “L’accusa chiamò oltre 50 testimoni che parlarono tutti in mio favore. Decisi si rinunciare ai miei testi. Sono stato assolto perché il fatto non sussiste ed il giudice, nel dispositivo della sentenza, mise una virgola dopo la motivazione e aggiunse tutti i testi interrogati hanno manifestato apprezzamento per la grande umanità e la professionalità dimostrata dal dottore Iacono”. Il buio
A sinistra Carmelo Iacono con lo staff dell’ASP di Caltanissetta durante un momento conviviale Accanto con il personale del dipartimento oncologico dell’Ospedale “Maria Paternò Arezzo” di Ragusa Ibla Nella pagina accanto, in alto con la moglie Pinella e le figlie Maria Ida e Daniela a Washington Sotto, la sua grande passione: la cucina
petuarsi della vita. La paziente realizza dodici quadri ad olio, corredate da poesie. Ma non finisce qui. Coinvolti gli alunni della scuola d’arte “Salvatore Fiume” di Comiso. Il Gruppo di Scicli, i “dodici Movimenti” di Acireale, il collettivo Bai di Comiso e il fotografo Giuseppe Leone: tutte le opere arredano e abbelliscono il dipartimento. Non c’è tempo per fermarsi a riposare sugli allori. Iacono nel suo racconto, svela, spiega, illustra, come cresce l’oncologia, come cresce il suo impegno, come crescono le sue idee. Pari alla sua voglia di raccontarsi, di fissare nel tempo. Nelle ore trascorse insieme, ci
Carmelo Iacono
“l’oncologo manager” 3.0
di Donatello Polizzi
poi l’intervento ed anche il trattamento successivo. Nel 1994 al via la sottoscrizione “progetto Icaro” per la raccolta fondi per l’acquisto di un accelleratore lineare. Iacono coinvolge l’Airc che promette “se raccogliete più di 600 milioni, il resto lo mettiamo noi”. Detto, fatto: la sottoscrizione supera gli 800 milioni. Iacono vola a Milano per acquistare un acceleratore lineare da 6 Mev e nel 1998 a Ragusa si inaugura la radioterapia. Tutto quasi…troppo bello per essere vero. La direzione strategica del tempo decise che Iacvono avrebbe dovuto fare solo attività medica e la sala operatoria
si squarcia, la luce torna a splendere. Decide allora qualcosa di inusuale: a sue spese compra tre pagine su tre quotidiani differenti in cui pubblica per intero la sentenza. E’ il momento di tornare a lottare per trasformare in realtà il suo disegno. Nel 2005 la nomina a direttore del dipartimento oncologico che viene allocato presso l’ospedale Maria Paternò Arezzo di Ragusa Ibla. Altra intuizione, l’arte in medicina. Per curare una paziente sottoposta a chemioterapia che era depressa, durante la ristrutturazione, Iacono la invita a sviluppare un tema pittorico: i dodici mesi. La ciclicità senza inizio e senza fine, il per-
rendiamo conto di non avergli fatto neanche una domanda. Prosegue nel suo ricordare, tirando fuori parti di “vita”. Non mancano i riconoscimenti: nel 2007 è eletto presidente dell’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica). Il resto è storia recente. Il bando per direttori generali, la domanda, il superamento delle due selezioni. Arriva la telefonata dell’allora assessore alla Sanità Regionale Siciliana, Rita Borsellino: “Carmelo, vorrei affidarti l’ospedale Cannizzaro”. Il giorno della firma del contratto il governatore Rosario Crocetta incontra Iacono: “Mi hanno parlato benissimo di lei, che è stato presidente degli oncologi. La
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La “modernizzazione” dell’Azienda Sanitaria C mia provincia è sotto questo profilo a rischio: ho deciso di affidarle l’azienda provinciale sanitaria”. Iacono, consapevole delle responsabilità, non esita ad alzare la posta: “Io accetto soltanto se lei e l’assessore mi garantite massimo appoggio”. Il Governatore è laconico: “Le daremo una mano”. Iacono ribatte prontamente: “Non ci siamo capiti, le mani devono essere due”. Non nega: “Apprezzo molto la sincerità di Crocetta, ad oggi non mi ha mai condizionato su niente. Il suo rapporto con me è stato improntato alla massima correttezza”. Eventi che si succedono in maniera tumultuosa: come tenere dritto tra le mani il timone della rotta della vita? Iacono torna a sorridere, la sua risposta è immediata: “La famiglia”. Inizia dal padre, Giuseppe, laureato in filosofia: “I suoi due consigli mi hanno sempre guidato. Rispettare sempre gli altri e megghiu na vùota arrussicari ca cìentu vùoti aggiarniari (Meglio arrossire una volta che farsi giallo di bile cento volte), avere sempre il coraggio di fare la cosa giusta onde evitare di pentirsene tutta la vita. Mio nonno aveva
dodici figli, ne fece laureare sette. Il fratello di mio nonno è Mons. Giovanni Jacono, avviato alla beatificazione: questo traccia il quadro degli insegnamenti che hanno permeato la mia famiglia e dunque il mio essere”. Di famiglia in… famiglia il passo è breve: “Mia moglie Pinella, pediatra, e le mie due ‘ragazze, Maria Ida e Daniela. Hanno tollerato le mie assenze e creduto nel mio progetto e aiutato a realizzarlo”. L’orgoglio paterno prende il sopravvento: “Maria Ida è biomedico, laureata al Politecnico di Milano, dottorato a Boston ed attualmente lavora a alla FDA (Food and Drug Administration) di Washington. Ha realizzato un modello funzionale di encefalo
ricavato da risonanze magnetiche: il giorno della pubblicazione, ha collezionato oltre mille download ed è stato preso in carico per utilizzarlo da oltre dieci gruppi internazionali. Daniela, invece, ha scelto Oncologia ed attualmente lavora al San Camillo di Roma”. Le parole trasudano fierezza; la certezza di essere stato un buon genitore nonostante gli impegni professionali, di aver perpetrato e portato avanti i valori che Carmelo Iacono aveva ricevuto da papà Giuseppe e mamma Ida, che lui definisce maestri di vita. Un amore familiare che non è un semplice messaggio verbale ma un “fatto” sostanziale che riempie ogni sua attività. Siede al pc ed iniziamo a cercare tra le sue foto quelle che potrebbero corredare questo articolo; scorre centinaia di scatti, soggetto ricorrente: la famiglia. Un segno tangibile della voglia e necessità di fermare attimi di vita familiare, da conservare, custodire e rivivere. Ma tra le foto anche tanta arte e moltissima cucina: già cucina, altro grande amore di Carmelo Iacono che racconta una passione e coltivata con trasporto come certifica la sua
appartenenza alla Confraternita dei Cenacolari dell’Antica Contea che promuove e valorizza le tradizioni enogastronomiche di Ragusa e del suo territorio, mediante la diffusione e la conservazione delle ricette tipiche iblee. Confraternita che si cimenta anche nella preparazione delle prelibatezze. “La cucina è cultura e relax. Non immaginate come sia rilassante in gruppo pulire un sacco di verdura selvatica raccolta; ognuno adempie ai propri compiti, la comunione promuove lo spirito”. Percepiamo la sua grande perizia tra i fornelli e come spesso ricorda Ferran Adrià (talentuoso chef spagnolo) “Se si pensa bene, si cucina bene”.
armelo Iacono, direttore generale dell’Asp di Caltanissetta, illustra i risultati conseguiti alla guida dell’azienda e i progetti da realizzare entro il febbraio 2018, data in cui scadrà il suo mandato. Non sempre per relazionare sulla situazione è sufficiente sintetizzare le cifre o esporre le statistiche, può essere più proficuo capire le ragioni che determinano le scelte. Iacono ci racconta come ha “trovato” un milione di euro per acquistare cinque tac. Il fatto è esemplificativo di come il manager intenda ed applichi il concetto di “amministrazione” “Ho 73 farmacie territoriali. Se ritardiamo di un
visitare e monitorare tutte le strutture. Poi abbiamo cominciato ad operare sulle emergenze e poi avviato la programmazione”. E’ il momento del tessuto “nervoso” ossia la connessione informatica. Da lì inizia la progettualità per il rilancio della sanità in provincia. “Mi sono affidato a mio fratello che è il migliore informatico in Sicilia, un giorno la settimana è in comando a Caltanissetta. Prima ho compiuto il rinnovamento del parco tecnologico (800 computer nuovi, con programmi e relative licenze). Poi, dopo aver ristrutturato un’ala del Dubini, abbiamo creato un Ced (Centro Elaborazione Dati) di prim’ordine,
stanza di isolamento, nella stanza di codice rosso, nell’ambulatorio di codice giallo o nell’ambulatorio di codice verde. Dal post triage, si tranditerà anche in una sala d’attesa per codici verdi e gialli da 110 mq. Nuova camera calda (NdR. è il locale, collegato con il “Pronto Soccorso – Medicina d’Urgenza”, in cui arrivano i mezzi di soccorso e in cui avviene il passaggio di consegne del paziente). Sono inoltre previste aree servizio per medici, infermieri e farmacia. Prevista anche una camera rosa dedicata alle vittime di violenza, per tutelarne la privacy. In pratica parliamo di 5 ambulatori all’interno del pronto soccorso”. Previsto
giorno il pagamento della fattura ci fanno il decreto ingiuntivo: che vuol dire 1.250 euro più interessi, per 73 farmacie, che vanno moltiplicati per 12 mesi. Per risparmiare questi soldi, cioè più di un milione di euro l’anno, ho fatto un accordo con FederFarma. Noi paghiamo gli interessi sulle fatture se c’è ritardo ma niente più decreto ingiuntivo”. Svisceriamo un’opera complessiva di riordino, riorganizzazione, e modernizzazione della sanità nissena iniziata al suo insediamento: “Prima mi resi conto della situazione; nei sei mesi iniziali ho girato in lungo e largo in tutta l’azienda che in realtà proveniva dalla presunta riunificazione che in realtà in dieci anni non è mai stata compiuta, specialmente nel settore amministrativo”. Iacono ha operato in maniera analitica, con una programmazione lungimirante che ha coinvolto ogni settore dell’azienda. “L’azienda è vasta, la provincia conta poco meno di 300mila abitanti ed il nostro impegno si sviluppa in ben cinque presidi ospedalieri, senza dimenticare l’attività territoriale. Inizialmente è stato fondamentale
il migliore della Sicilia: server, call center, officina di pc”. Non mancano le anomalie da sistemare. “Analizzai il contratto di connessione dati, era a dir poco terrificante: presidi ospedalieri connessi a tre mega. Ricontrattai il tutto, risparmiando centomila euro e ottenendo una connessione a 100 mega che in pratica connette tutti i presidi ospedalieri. Esempio chi fa una Tac a Niscemi, può essere refertato a Mussomeli in tempo reale. Questo è il presupposto del fascicolo sanitario”. Capitolo a parte è stato dedicato alle strutture ed alle ristrutturazioni. “Ho recuperato un’ala del Sant’Elia di sei piani che ho dato ai reparti. A breve apriranno il nuovo pronto soccorso e la piastra chirurgica (con nuove sale operatorie). Ristrutturazione ed apertura IV piano ospedale V.Emanuele di Gela ed allocazione Ortopedia e traumatologia, riabilitazione, sala gessi e fisoterapia”. Sul nuovo pronto soccorso dell’Ospedale Sant’Elia del capoluogo nisseno, Iacono svela maggiori dettagli. “Il triage è di quasi 60 metri quadrati. Dal triage si potrà poi accedere direttamente: nella
anche l’inglobamento del “vecchio” pronto soccorso. “La vecchia struttura sarà ristrutturata: rifaremo l’ambulatorio per i codici bianchi (circa 70 metri quadrati). Inoltre dove attualmente ci sono le sale visite costruiremo una sala di degenza per l’area di espansione: parliamo di un luogo dove il malato che non trova posto in reparto viene ricoverato e trova assistenza. Vogliamo offrire agli utenti una struttura adeguata, al passo con i tempi, che possa servire a migliorare il servizio”. Strumentazioni: per il 2016 spesi 3 milioni di euro, per il 2017 pronti altri 2 milioni di euro. Evidenti i benefici (diretti e indiretti) in termini di servizi che ricadono sui pazienti. Il tutto con il bilancio in pareggio. Nota di merito per l’azienda, con positiva e incoraggiante ricaduta sul territorio, il rinnovo del contratto per 465 dipendenti “precari” dell’Asp di Caltanissetta: 160 tra medici (120), infermieri (40): prolungato per altri sei mesi (a partire dal dicembre 2016); 246 amministrativi: delibere di proroga per altri due anni, e cioè sino al 31 dicembre 2018.
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L’intervista
di Valerio Martines
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Le stanze dei bottoni e gli anni d’oro della politica: “Nella mia carriera ho gestito potere, ma ora sento la mancanza dei lavori d’aula”
S
e volete conoscere chi ha masticato pane e potere, citofonate al terzo piano di uno studio legale di via Sardegna. Se volete parlare con chi, negli ultimi quarant’anni di vita politica, è rimasto a galla anche quando hanno cercato di affondarlo a suon di avvisi di garanzia e accuse di pentiti, chiedete di Rudi Maira. All’anagrafe Raimondo Luigi Bruno. Do you remember Maira? Certo che no, risponderebbe oggi la new generation sfiduciata dalla politica e incline al populismo, fedelissima al partito del #nonvoto. E vagli a dare torto ai tempi della crisi, di lavoro e di valori. Il barone democristiano ha 70 anni, metà dei quali vissuti nelle stanze del potere. Protagonista delle scene, e dei retroscena, del Risiko nostrano e isolano. Deputato nazionale e regionale in varie legislature, per due volte sindaco, consigliere comunale. E poi mattatore nelle aule di giustizia, da avvocato ma non solo. Indagato, imputato, una pendenza alla Corte dei Conti per l’affaire “rimborsopoli” all’Ars, ma assolto più volte. L’ultima vittoria: uscito innocente, come chiedeva la Procura, dall’accusa di una maxi evasione fiscale. Rudi odiato, amato, chiacchierato. A proposito, avvocato. Il potere logora chi non ce l’ha. Realtà o fantascienza? È un’affermazione in parte vera ma non è essenzialmente la verità. Dipende come hai interpretato il modo di fare politica e l’ambito in cui ti sei mosso. Io l’ho fatto con tanto impegno, così come nella professione, e ho basato tutto sull’amicizia. Tenendo lontani i falsi amici, che erano tali quando speravano e ottenevano qualcosa, ma tutti gli altri non si sono preoccupati di ricevere. Amici fedelissimi, al di là delle brutte e delle belle stagioni. Gli amici mi sono sempre rimasti, sia nei momenti di grande presenza politica ma anche nei momenti di difficoltà o di decadenza, oppure quando si sono verificate situazioni che mi hanno messo da parte. È vero, ci sono stati momenti in cui ho gestito grande potere, che non sempre è coinciso col ruolo di deputato. Ricordo quando, neanche quarantenne, ero contemporaneamente sindaco di Caltanissetta,
presidente dell’Ordine degli avvocati, legale unico e membro del Cda della Banca Popolare Siciliana. Molto potere ho continuato a gestirlo, il resto l’ho perso. Voglio ricordare che durante il mandato parlamentare, al di là della caduta della Prima Repubblica, ho avuto delle difficoltà giudiziarie ed è trascorso un decennio prima di essere
Non ho più l’età né la forza per amministrare. Per farlo bisogna essere giovani e gagliardi. Durante la mia Amministrazione ho dato risposte di modernità alla città, penso alla soluzione della crisi idrica, al servizio di nettezza urbana, abbiamo lottato per il nuovo stadio. Ammetto che alcune cose le ho fatte male. E ho il rimpianto
Rudy Maira
come lei, non è più quella di una volta. Fino a sette anni fa molti amici venivano per chiedere promozioni e trasferimenti. Poi sono venuti per cercare un’occupazione per i figli e i nipoti, poi per bisogno. Persone che, con grande dignità, ti chiedono di prestargli 50 euro. E sono consapevo-
Una passione chiamata politica assolto. Gli anni d’oro della Dc, tra santi e falsi dei... I primi mesi quando tornavo da Roma ricevevo gli amici in segreteria il sabato, fino al pomeriggio. C’era chi mi aspettava sulle scale per parlarmi. Si coltivava parecchio il rapporto personale. Da deputato regionale, negli ultimi anni, ho gestito molto potere politico prima con l’Udc ai tempi di Cuffaro e poi come capogruppo di
di non essere stato rieletto alla Regione nel 2012 e l’anno dopo al Senato. Erano tempi nei quali la politica aveva il potere di dare risposte, offrendo perfino opportunità di lavoro... Se dovessi fare una valutazione e mettessi in fila tutte le persone che con la mia attenzione sono state sistemate, arriveremmo fino alla Cattedrale. Badi, lo facevano tutti. Erano sicuramente altri tempi, periodi di fortuna
“Macché Piccola Atene, a me sembra Nairobi. Servono impegno e un progetto decennale. Vecchi e nuovi poteri hanno cercato di abbatermi con le inchieste giudiziarie, non ci sono riusciti”. Pid-Cantiere Popolare. All’Ars contavo molto così come nelle conferenze dei capigruppo, la mia convinzione aveva un peso. Non dico che i colleghi mi seguivano, ma sicuramente non si mettevano contro. Oggi è questo che mi manca della politica, come sento molto l’assenza dal Consiglio comunale di Caltanissetta. Dica la verità, scalda i muscoli per ritornare nell’arena? Attenzione, ho detto che mi manca l’aula consiliare non la sindacatura.
in cui potevi raccomandare qualcuno, quasi sempre nel privato. Le aziende lavoravano, se capitava di segnalare qualcuno mica prendevano tutti. Non ho mai promesso posti di lavoro, tant’è che il rapporto l’ho mantenuto con chi non riceveva risposte. Come non ho mai preso in giro i giovani, perché rischi di creare aspettative, mortificare le loro sensibilità. Ed essendo giovani te li ritroverai contro per tutta la vita. Quindi anche la raccomandazione, per un democristiano purosangue
le che quei soldi non li riavrò indietro. Il degrado sociale si percepisce anche da queste situazioni. Non so se erano migliori i tempi di allora o questi, però dico che prima c’era molta più solidarietà e sussidiarietà. I politici che continuano a promettere posti di lavoro finiranno male, perché oggi la gente reagisce votando alternative politiche o, peggio, fisicamente. Quanto conviene governare una città in crisi come Caltanissetta? Siamo veramente col popò per terra. La città negli ultimi anni è vittima di una serie di errori amministrativi, strafottenze e insufficienze. Ma le colpe non sono soltanto dell’attuale sindaco, lui forse sta esagerando. Non basta la buona volontà di uno, qui occorre un impegno decennale e collettivo della città, dei suoi strati sociali. Al di là delle posizioni politiche, occorre ripartire dando risposte eccezionali. Sindaco, assessori e consiglieri comunali devono entrare in Municipio la mattina e uscirne la sera. Ma non bastano solo i programmi insulsi imposti dalla legge. Servono amore per la città, impegno per la politica e un progetto. Insomma, darsi un orizzonte e impegnarsi per obiettivi fattibili. Col giusto equilibrio tra giovani innovativi e adulti d’esperienza. Negli ultimi quindici anni, alcuni sindaci di Caltanissetta hanno interpretato la loro funzione come trampolino di lancio per candidarsi a deputato. Non
va bene, perché gli interessi della città sono altri e più complessi. Ma come dovrebbe ricrescere la piccola Atene? A me sembra la piccola Nairobi... Per dirla con Andreotti: eccetto le guerre puniche, l’hanno accusata di tutto. Si sente un perseguitato dalla magistratura? Che ciò sia frutto di un pensiero giustizialista no, ma che tutto ebbe inizio quando cadde la Prima Repubblica e Tangentopoli imperversava al Nord e “mafiopoli” in Sicilia, ritengo di sì. Prendiamo le telefonate fatte poco prima della strage di Capaci per le quali sono stato assolto. Oltre al pentito sono state le indagini dei poliziotti, prima promossi e poi sputtanati, che hanno deviato la vicenda. Leggendo i rapporti, si capisce chiaramente che in questa storia mi ci hanno voluto infilare. Un pubblico ministero di prestigio quale è Luca Tescaroli, all’apertura del processo per l’eccidio di Falcone, ebbe il coraggio di dire che io ero estraneo a tutto. Ma ho vissuto anni di inferno prima che la magistratura, o certa magistratura, affermasse ciò. E tutte le altre inchieste a suo carico? Il resto è avvenuto per conseguenza. Per anni, quando spuntava un pentito gli chiedevano “cosa sai su Maira?”. Fortunatamente non sapevano dire nulla. Nella mia vita mi sono fatto tanti amici e molti nemici, militando in una posizione politica sbagliata. Anche dalle nostre parti ci sono stati una serie di emergenti che volevano abbattere molti totem, e io ero tra questi perché ero sempre vivo nonostante tutto. Quindi, se si poteva fare un piacere ai nuovi poteri cercando di eliminarmi... Ma tutto s’è chiuso perché era giusto così, non c’era nulla contro di me. Penso che chi abbia un ruolo politico non debba sentirsi perseguitato e mai deve protestare se ci sono delle indagini. Anzi, sarebbe giusto evitare due pesi e due misure e che le inchieste vengano fatte periodicamente nei confronti di deputati e coloro che amministrano la cosa pubblica. È corretto che i controlli di legalità non siano sporadici e individuali, ma siano puntuali e pressanti così tutti possiamo sapere con chi abbiamo a che fare. Altrimenti sì, diventa persecuzione.
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Fatti & Sanità
di Alberto Sardo
Medici in prima linea Al Cefpas i corsi per lavorare nell’emergenza sanitaria territoriale “Teoria e tirocini sul campo. Per i medici anche la possibilità di utilizzare il Cemedis, il centro mediterraneo di simulazione in medicina del Cefpas”
U
n percorso prestigioso che forma i medici dell’emergenza sanitaria territoriale in Sicilia, ovvero del 118, in un momento in cui i posti vacanti nell’Isola, secondo l’assessorato, sono circa 250. L’assessore regionale alla Salute Baldo Gucciardi ha firmato l’8 marzo scorso il decreto di approvazione del programma di formazione per l’esercizio dell’attività di Medico dell’emergenza sanitaria territoriale (Mest), affidando al Cefpas di Caltanissetta l’intera
organizzazione dei corsi. Si parte con tre corsi con 25 partecipanti ciascuno, per un totale di 75, entro il 2017. Il Cefpas di Caltanissetta sarà responsabile delle attività didattico-organizzative necessarie per la realizzazione del programma di formazione fino all’esame finale. Si tratta di medici che hanno un rapporto di medico convenzionato con le Asp che fino ad oggi per lavorare nell’emergenza sanitaria territoriale dovevano svolgere tale corso obbligatorio fuori dalla Sicilia. E’ dunque evidente l’importanza che si faccia a Caltanissetta anche per la qualità della formazione. È un corso lungo che tra formazione frontale e tirocinio comprende 360 ore. Rappresenta un pre requisito per lavorare nella rete dell’emergenza ed ha una proiezione occupazionale immediata. Non è comunque rivolto soltanto per medici siciliani ma i profesisonisti dell’Isola avranno un’agevolazione. Il corso, infatti, costa 2 mila e 500 euro ma per i siciliani la regione contribuisce con mille euro. Finora i medici già specializzai in medicina generale, sono dovuti andare fuori dalla Sicilia a seguire i corsi in Calabria, Lazio o Emilia Romagna.
Il tirocinio si farà nelle ambulanze e nelle centrali Sues del 118 della Sicilia, e nei reparti ospedalieri di particolare interesse per le emergenze-urgenze come anestesia e rianimazione, cardiologia e terapia intensiva coronarica, sala parto e unità stroke. In pratica questi medici vengono formati ad affrontare diverse tipologie di emergenze e imprevisti,
gio toracico o decompressione. Soccorrere pazienti in stato di shock per incidenti e traumi, o anche pazienti violenti, ed avere nozioni di piccola chirurgia per intervenire immediatamente quando è necessario. Oltre a questo dovranno però conoscere i sistemi di comunicazione territoriale della Seus nella rete del 118, conoscere e pianificare il coordinamento delle urgenze tra i vari
razione tra la Sues e il Cefpas, attivando questi corsi che coprono una vacanza molto seria di medici nell’emergenza sanitaria territoriale, come ambulanze e servizi di pronto intervento. I corsi si rivolgono a medici già specializzati in medicina generale e consentiranno a chi supererà l’esame finale di essere immediatamente utilizzabile nella rete dell’emergenza sanitaria territoriale e quindi nei po-
Lomaglio: “I corsi coprono una vacanza molto seria di medici nella rete dell’emergenza sanitaria territoriale della Sicilia. Chi supererà l’esame sarà immediatamente utilizzabile nei posti vacanti in organico nelle Asp”. acquisendo competenze in aula e sul campo per assistere i pazienti in ambulanza, trattare persone in arresto cardiaco o insufficienza respiratoria, ustionati e traumatizzati a cui vanno operate manovre di drenag-
reparti siciliani disponibili. “E’ un fatto importante per la Sicilia, anche per la qualità del servizio sanitario”, spiega il direttore del Cefpas, Angelo Lomaglio. “E’ un’iniziativa dell’assessore Gucciardi che consente con una collabo-
sti vacanti in organico nelle Asp”. “L’attivazione dei tre corsi- spiega l’assessore regionale alla salute Baldo Gucciardi- nasce dalla necessità di formare nuovo personale medico per le attività di emergenza sanitaria territoriale per colmare le carenze che in questo ambito si sono venute a determinare negli anni, tenuto conto anche delle nuove competenze affidate al Sues 118”. I partecipanti al corso, infine, si avvarranno anche del Cemedis, il centro euro mediterraneo per la simulazione in medicina del Cefpas. “L’impostazione delle attività infatti sono legate non solo alla formazione frontale ed ai tirocini sul campo presso tutte le aziende ospedaliere della Sicilia e le ambulanze della Sues, ma anche la possibilità di fare simulazioni delle emergenze al Cemedis”, conclude il direttore del Cefpas.
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Cultura
di Fiorella Falci
“
Dentro i pensieri non detti, dentro la mente segreta di uomini e donne l’autrice riesce a entrare nella loro visione antitetica, come solo i grandi scrittori sanno fare, senza ammiccamenti ne facile autobiografismo
È
uno specchio piantato davanti al nostro inconscio “Solo se c’è la luna”, ultimo romanzo, straordinario, di Silvana Grasso, in cui le profondità più inconfessabili di uomini e donne vengono squadernate sotto i nostri occhi di lettori con potenza inquietante ed inequivocabile, senza spazi di assoluzione né di consolazione per nessuna forma di perbenismo o di moderata mediocrità. È una storia che gioca sul filo del rasoio tra la normalità/eccellenza borghese, inseguita, presunta, simulata, enfatizzata oltre ogni misura dal protagonista/antagonista maschile, Gerri l’americano, ex manovale che ha fatto fortuna in America e torna in Sicilia a sposarsi ed esibire la sua ricchezza e il suo successo, come il Plutone del “Ratto di Proserpina” di Rosso di San Secondo, altrettanto espressionista ed esplicito, archetipo tribale di un capitalismo primigenio, quasi mitologico, da un lato, e dall’altro la vita capovolta delle protagoniste femminili: Gelsomina, Luna e Gioiella, donne che non hanno nomi di sante, segnate dalla luna come mistero generativo, tutto fuorché “normali”, nei corpi e nella psiche, alternative, dissonanti, notturne e insondabili, padrone di
Solo se c’è la luna
Selezionato per il Premio Campiello l’ultimo romanzo di Silvana Grasso
un tempo interiore, irraggiungibile e intangibile dai maschi che le circondano cercando di possederne l’anima, insieme al corpo, ma capaci soltanto di comprare e vendere, di prendere, di rubare. E il filo del rasoio continua a dividere un linguaggio esplicito, capace di entrare nella testa dei personaggi e tirarne fuori l’ossessione sessuale che ne scandisce l’intercalare in ogni pensiero, e un erotismo intensissimo quanto spirituale, quello dell’amore ideale di Gelsomina e del desiderio amoroso di Gioiella per Luna, travolgente come un’estasi mistica quanto deciso nel non voler consumare il pensiero in
azione, il desiderio in carnalità, per non strapparlo dalle sue radici invisibili, quasi metafisiche, incompatibili con la corporeità. Il corpo, i corpi, sono gli spazi della comunicazione o dell’incomunicabilità totale dei personaggi e tra i personaggi, e della rappresentazione della loro identità. Dal corpo di Luna segnato dalla malattia sconosciuta che fa della luce del sole il suo assassino, al corpo di Gioiella così estraneo alla sua vita interiore, al corpo di Gelsomina nei dolori del parto e nei corpi di pietra, di legno, di sughero che scolpisce come linguaggio espressivo al posto delle parole che non dice e
che poi diventano anche loro lavoro, produzione e insieme libertà. Ma sarà proprio una di quelle sculture, un Crocifisso sorridente e paradossale, regalato alla figlia prima di scomparire dalla sua vita, che chiuderà il cerchio tragico dell’esistenza capovolta di Luna, che sfiderà il sole assassino proprio per ritrovarlo. La maternità è il filo sottotraccia che si dipana a costruire il senso della narrazione: quella di Gelsomina che partorisce Luna stravolgendo la sua vita e accompagnandola come assenzapresenza, nascosta; quella della madre di Gioiella, segnata dall’abbandono e dall’inganno; quella interessata e stru-
mentale della zia di Luna, CiccinaFrensis, funzionale soltanto al reddito che ne ricava. Maternità svelata nelle sue declinazioni meno retoriche, meno scontate, più determinanti per il nostro soffrire; maternità struttura fondamentale di ogni relazione umana e insieme distacco, solitudine, interfaccia lunare della solare arroganza maschile che cosifica tutto, tutto traduce in denaro, nel bisinèssche è la vita di Gerri, mastro don Gesualdo contemporaneo, archetipo del padrone globale, che decide la vita di chi lavora per lui e tutto deforma in termini di marchetìnghi. Ma c’è un’altra maternità, più misteriosa, archetipo di tutte le maternità dell’universo, ma traslitterata secondo i codici della mitologia generatrice e verginale: la Madonna-luna, che Gelsomina vede nei dolori del parto e a cui affida la figlia quando ancora non sa che soltanto alla luce della luna lei potrà vivere, per sempre, per il male sconosciuto che porta nascosto dentro. Mitologia e spiritualità si intrecciano in questa simbologia mariana e lunare, capace di proteggere la vita con la forza di entrambe, ma soltanto se insieme e non in contraddizione, così come insieme si intreccia, per potere parlare della passione d’amore di Gioiella, l’eco della lirica appassionata di Saffo e la forza dionisiaca, incontenibile, del desiderio, scandita dal ritmo di una prosa metrica, musicale, attenta ai suoni, oltre che ai significati, che la lingua produce. Ma l’amore che muove l’azione dei personaggi non è mai disincarnato e neppure soltanto pulsione sessuale, così come il linguaggio che lo racconta: è il tessuto inestricabile del nostro vissuto che in quell’intreccio si può riconoscere, non senza fatica, perché non si può guardare nello specchio dell’inconscio senza dolore, ma senza ipocrisia né opportunistica sublimazione. Semplicemente così come scorre nei nostri pensieri anche quando non ce ne accorgiamo, o non ce ne vogliamo accorgere perché ci interroga sul simulacro che ognuno costruisce di se stesso. E dentro i pensieri non detti, dentro la mente segreta di uomini e donne l’autrice riesce ad entrare profondamente, nella loro visione antitetica, come solo i grandi scrittori sanno fare, senza ammiccamenti né facile autobiografismo.
Sulla scrittura traboccante e fascinosa di Silvana Grasso più di duecento tesi di laurea sono già state discusse nelle università di tutto il mondo; di recente anche in Tunisia, da due studentesse col burka, tanto dissonanti apparentemente rispetto alla tensione erotica, esplicita, che pulsa nei suoi romanzi. “Io non le ho viste mai, dietro quel burka, ma loro hanno visto me nella scrittura” ha raccontato l’autrice durante la presentazione del suo romanzo, intervistata da Ivana Baiunco nell’aula magna dell’ITAS “Luigi Russo” di Caltanissetta; “la scrittura deve molestare la nostra letargia – ha concluso – e fare parlare lo tsunami emotivo che è dentro di noi”. In tempi di post-verità, di verità nascoste, di verità negate, la letteratura può essere ancora capace di raccontare la verità.
Biografia in pillole Nata a Macchia di Giarre, sulle pendici dell’Etna, filologa classica e docente di latino e greco al Liceo Classico “Eschilo” di Gela, ha pubblicato romanzi, racconti, testi teatrali e collabora con diverse testate giornalistiche. Dal 2013 dirige il Laboratorio “Officina di scritture e linguaggi” presso l’Università di Catania Tra i suoi titoli più noti (tradotti in tutte le lingue, anche in cinese): Nebbie di ddraunàra (La Tartaruga, 1993) (Premio Grinzane Cavour, Premio Mondello), Il Bastardo di Mautàna (Anabasi, 1994), Ninna nanna del lupo (Einaudi, 1995), L’albero di Giuda (Einaudi, 1997) (Premio Napoli, Premio Vittorini), La pupa di zucchero (Rizzoli, 2001), Enrichetta (Obi, 2001), Disìo (Rizzoli, 2005), 7 uomini 7. Peripezie di una vedova (Flaccovio, 2006), Pazza è la luna (Einaudi, 2007), L’incantesimo della buffa (Marsilio, 2011), Il cuore a destra (Le Farfalle 2014), Solo se c’è la luna (Marsilio 2017). Per il teatro ha scritto Manca solo la domenica, con la regia e l’interpretazione di Licia Maglietta, andato in scena nel 2008 al Piccolo Teatro Studio di Milano.
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Dal Mortorio dei Gesuiti fino “A Scinnenza” di A.Te.Pa
di Marcella Sardo
La tipicità delle Sacre Rappresentazioni dei “Misteri” nisseni
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a tradizione delle sacre rappresentazioni a Caltanissetta è molto antica.I primi cenni storici risalgono al 1780. Durante queste manifestazioni, che si svolgevano davanti la chiesa di San Domeniconei 4 venerdì di Quaresima, a interpretare Gesù flagellato era un membro del clero. Queste rappresentazioni, secondo quanto riportato nei testi di Michele Alesso, Canonico Pulci e Giuseppe Pitré, proseguirono fino al 1860. Non si conoscono i dettagli che hanno portato alla sospensione dei rituali ma l’ipotesi più probabile la ricollega alla cacciata della confraternita dei Gesuiti “di la Bammina” , principali organizzatori delle rappresentazioni. I Misteri sonostati ripresi nel 1957 su proposta di Vincenzo Scuderi, direttore dell’istituto salesiano. In quegli anni il “Mortorio”, che fedelmente portava in scena le parole del Vangelo,è stato battezzato con il nome ancora oggi utilizzato: “’A Scinnenza”.Il Venerdì Santo, a rappresentare Gesù non c’era un uomo ma quel crocifisso tuttora
esposto all’interno della chiesa Sacro Cuore.L’opera “Il riscatto di Adamo”, scritta da Filippo Orioles, metteva in evidenza come il sacrificio di Gesù abbia consentito all’uomo, identificato con il suo capostipite Adamo, di potersi liberare dal peccato originale.
migliorato la qualità senza alterare la tradizione. Tra questil’entrata in scena un attore per il ruolo Gesù e l’uso del playback. La rappresentazione, che negli anni torna a essere un appuntamento fisso, cambia nuovamenteabitudi-
nispostandosi, il Sabato Santo,nella coreografica e suggestiva scalinata Lo Piano. C’è chi, addirittura, ricorda il momento della Risurrezione scenograficamente rappresentato con l’ausilio di fuochi d’artificio. Questa gestione è andata avanti fino al 1998
piazza”, è stata preferita un’alternativa che, di fatto, ha reso l’evento molto più suggestivo: un palcoscenico diffuso. Gli attori, la banda musicale e i cavalli adesso sfilano e recitano lungo tutto il Centro Storico delineando un virtuale triangolo delimitato da stazioni
quandola tradiz deione subisce un’altra battuta d’arresto. Bisogna arrivare agli inizi del 2000 per vedere riaccendersi in città il fervore religioso che circonda questa manifestazione. La compagnia “I nuovi discepoli”, come si può evincere dal nome scelto, non ha voluto stravolgere le tradizioni religiose che da secoli hanno connotato la città ma raccoglierne l’eredità. Proprio per avviare le procedure di valorizzazione di queste rappresentazioni, e regalare ai Misteri la visibilità che hanno sempre meritato, nel 2004 è stata costituita l’Associazione Teatro della Parola (A.Te.Pa). Una serie di scelte di tipo organizzativo e spirituale hanno spinto la Curia e la compagnia teatrale a suddividere la rappresentazione in momenti e ambientazionidiverse. Al netto rifiuto della gruppodi usare un teatro al chiuso, ritenendo la scelta non aderentealla tradizione cittadina di “teatro di
scenicamente nevralgiche: la chiesa di Santa Croce (Badia) e le scalinate Silvio Pellico e Lo Piano. A queste tre location ne va aggiunta un’altra che, al momento, continua a essere itinerante: quella nella quale si svolge la rappresentazione storica dell’Ultima Cena. Con l’aggiunta di questi tre appuntamenti, il Lunedì, il Martedì e la Domenica di Pasqua, Caltanissetta completa la lunga maratona di eventi che volutamente, “salta” il Sabato. Questo giorno, secondo i dettami della Chiesa, va dedicato all’intima e individuale riflessione interiore. L’associazione A.Te.Pa ha compreso la ricchezza culturale del territorio nisseno. “Non si tratta soltanto dei testi, resi in un linguaggio più comprensibile per il pubblico, della recitazione adesso fatta dal vivo o dell’approfondimento psicologico dei personaggi – ha sottolineato il vicepresidente A.Te.Pa Piero Carà -. Quello al quale
I Misteri sono stati ripresi nel 1957 su proposta di Vincenzo Scuderi Un copione dal linguaggio ottocentesco con termini poco comprensibili dai cittadini comuni ma dalla forte valenza simbolica. Nel 1972 alla manifestazione, acquisita da Aldo Riggi e dalla compagnia teatrale “I discepoli”, vengonoaggiunti diversi fattori innovativi che ne hanno
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Teatro Sacro
Metanoeite: P
quella grande famiglia che porta in scena il teatro sacro
er realizzare un sogno non bisogna fermarsi ad aspettare un segno o un aiuto dall’esterno ma alzarsi, percercare il sentiero da percorrere,e lasciarsi guidare dalla propria passione. È questo l’orientamento che, come una bussola, ha sempre guidato il flusso di pensieri e di azioni di Francesco Miceli, attuale presidente dell’associazione nissena Metanoeite. Questa ricca realtà, attiva da oltre 10 anni,è sempre più nota nel panorama locale e nazionale per le rappresentazioni sacre realizzate e portate in scena sotto forma di musical.
teatro sacro sia come momento ricreativo sia, soprattutto, per la sua valenza educativa.Lui, del resto, ama presentarsi come “un ragazzo siciliano che ha fatto del teatro la sua casa”.Nonostante abbia firmato i testi, la regia e abbia attivamente collaborato con diversi musicisti alla creazione delle canzoni, Francesco Micelitende sempre a sottolineare che tutte le attività dell’associazione sono il risultato di un grande lavoro di squadra. Dietro gli attori sul palco che recitano un copione ci sono tante persone che, come il fonico o la sarta, si sono impegnate per il successo della
Quella che era una semplice “passione” esternata da alcuni parrocchiani della chiesa San Marco si è trasformata in un progetto sempre più esteso fino a trasformarsi in uno strumento di evangelizzazione. È lungo l’elenco di trasposizioni teatrali messo in scena dalla compagnia: da “’A Simana Santa” a “Eccomi sono qui”, da “Madre Speranza” fino all’ultima opera, “Ecce Homo”, che debutterà l’8 aprile al Teatro Rosso di San Secondo di Caltanissetta. I copioni, però, hanno una linea guida comune. Questi lavori, tratti dai testi sacri o dalla vita dei santi, riescono a innescare una riflessione profondaproprio grazie all’uso di un linguaggio moderno. concetto Il nome dell’associazione è tratto dall’espressione greca “cambiare il proprio pensiero” e, in questo contesto, vuole provocatoriamente stimolare lo spettatore aesaminare un fatto sotto una luce differente. Il musical, stimolandole emozioni con le note, riesce a far penetrare le parole nell’intimità dell’animo umano portando anche a una rivalutazione delle proprie opinioni e preconcetti. Chi, invece, non ha mai cambiato la propria rotta è Francesco Miceli. Il giovane autore e registanon ha mai nascosto la sua passione per il
rappresentazione. Durante la nostra chiacchierata Francesco si è soffermato su due momenti rappresentativi di tutto il suo percorso personale e associativo. Il primo è stato il musical sulla vita di Maria che ha fatto vincere a Metanoeitediversi riconoscimenti tra cui il Premio Primo come “miglior musical originale italiano” e il Premio Apollonio. Il secondo, quello personale, è legato all’incontro con le Paoline durante il Festival della Comunicazione che si è svolto a Caltanissetta nel 2012.Per Francesco questa non è una semplice “casa editrice” ma un’azienda che lo ricollega emotivamente alla sua infanzia. Cresciuto tra gli scaffali delle opere delle Paoline, l’autore ha maturato la sua personalità condividendo quegli stessi valori cristiani presenti sui libri e audiocassette. Un approccio ludico – educativo che gli è tornato molto utile quando ha scelto di diventare parte integrante e membro attivo dell’associazione. Con uno dei suoi ultimi lavori, “Un Natale spettacolare” Francesco ha coronato uno dei suoi sogni: entrare a far parte degli autori delle Paoline; una partecipazione che il giovane auspica possa proseguire nel tempo. Negli anni sono stati oltre 100 i partecipanti che, a vario titolo,
aspiriamo è affermare la tipicità deiMisteri nisseni”. Una caratteristica confermata anche dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali che ha incluso le rappresentazioni di questa associazione nel catalogo del patrimonio archeologi-
La XIII assemblea Europassione per l’Italia si terrà a Caltanissetta dal 29 settembre al 1 ottobre co, architettonico, storico artistico e demoetnoantropologico nazionale. “Questoci impone il mantenimento di elevati standard di qualità – ha commentato la presidentessa A.Te.Pa Concetta Cataldo -.Un’impresa talvolta ardua dato che i finanziamenti pubblici sono sempre più esigui e bisogna andare alla ricerca di sponsor privati”. A.Te.Pa. non si è fermata e ha proseguito puntando verso obiettivi sempre più ambiziosi ma realizzabili. L’associazione è diventata membro attivo di Europassion ed Europassione per l’Italia, realtàche aggregano circa 80 associazioni dislocate in 15 Paesi europei e che mirano ad annunciare il messaggio di Cristo attraverso la Rappresentazione della Passione. Per accendere i riflettori sulla realtà nissena e portarla alla ribalta è utile sfruttare tutti i canali disponibili e coinvolgere il maggior numero di persone. A.Te.Pa., in questa ottica, si è proposta e ha ottenuto di poter ospitare la XIII assemblea Europassione per l’Italia. Un appuntamento che si svolgerà a Caltanissetta dal 29 settembre al 1 ottobre 2017. C’è un altro riconoscimento ambito dall’associazione e per il quale è stato già avviato l’iter: si tratta della proposta di candidatura al patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO nella categoria Passioni di Cristo in Europa. Un “fiore all’occhiello” che potrebbe stimolare la realizzazione di un redditizio indotto turistico – culturale di cui beneficerebbe l’intero territorio nisseno.
hanno preso parte agli spettacoli. “La nostra è una grande famiglia nella quale c’è posto per tutti”.Un clima di affetto, di stima e di cameratismo che eleva, come protagonista assoluto, non il singolo individuo ma l’intero gruppo. Nonostante i successi portati a casa negli anni l’associazione continua a lavorare gratuitamente spostandosi da nord a sud, accettando gli inviti per eventi parrocchiali o feste di paese e chiedendo soltanto il rimborso delle spese di viaggio. La compagnia teatrale è stata accolta, tra le altre sedi, anche al Teatro Preneste di Roma, Teatro
degli Oscuri di Siena, il Real Collegio di Lucca, il Teatro Massimo di Benevento. Questo carattere di gratuità e il desiderio di portare avanti il lavoro come strumento di conversione, ha spinto l’associazione a sviluppare la formula del “cast fluido” nel quale non esistono protagonisti inamovibili e sostituti improvvisatima persone chelavorano in sinergiaandando incontro alle esigenze personali di ciascuno. Metanoeite è, di fatto, un grande gruppo affiatato dove i bambini di due mesi vengono cullati da chi ha abbondantemente superato gli “anta”, dove alle prove si arriva con tutta la famiglia portando dietro anche il proprio cane al guinzaglio. A prevalere, però, è sempre la voglia di presentare al pubblico un prodotto di grande qualità e, quando iniziano le prove, vengono messi da parte gli scherzi goliardici per poter immergersi completamente nel ruolo assegnato. Quello che resta alla fine non è soltanto qualche “rigo in più” nel curriculum della compagnia teatrale nel quale si cita la partecipazione ai teatri del Sacro o alNext Musical Generation. La cosa importante, proprio come si ribadisce in tanti dei lavori portati in scena, è la gioia di vivere e di essere felici per ogni traguardo raggiunto insieme.
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Fatti & Post Scriptum
Filippo Siciliano su politica ieri, politica oggi: “Panta rei” tutto scorre
L’intellettuale mazzarinese che ha attraversato il Novecento
Biografia in pillole
di Filippo Falcone
A
ssodato che la politica non è statica ed è soggetta ad un continuo mutamento, che differenze sostanziali trova, tuttavia, tra il periodo del suo impegno politico ed oggi? Molti secoli prima di Cristo, Eraclito di Efeso filosoficamente affermò “panta rei”, tutto cambia. Questa ricordanza mi aiuta a dire la differenza tra il tempo del mio impegno socio-politico e quello che scorre oggi. Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale tutti, in unità d’intenti, restaurammo la Patria distrutta, oggi si
anche mafiosi e fu eletto con altri 25 candidati consigliere comunale. Nelle trattative per l’elezione del sindaco, si accorse che il primo cittadino sarebbe stato il rappresentate dei latifondisti. Per evitare questo male, chiese e ottenne i voti della minoranza social comunista. L’elezione di Calogero Petralia, reduce dalla prigionia nazista e di idee sturziane, creò la rottura con gli alleati. Quella rottura ebbe un importante seguito. Dopo pochi giorni, il 18 aprile 1946, si votò per il referendum (Monarchia - Repubblica e per i deputati della Co-
pensa e si mira prevalentemente al potere individuale, al denaro, all’affermazione della propria parte, o a soccorrere le proprie clientele e - soprattutto - al proprio potere personale. Oggi, con Dante, possiamo gridare: “…le città d’Italia tutte piene sono di tiranni, e un Marcello diventa ogni villan che parteggiando viene”. Il male comune, però, in quella fase, a Mazzarino prese una strada diversa, rivoluzionaria. Ecco: padre Cannarozzo, dotto e autorevole sacerdote, in occasione delle prime elezioni amministrative dopo il tirannico ventennio, mise insieme nostalgici, rappresentati dei locali latifondisti e i loro sostenitori
stituente): una maggioranza assoluta votò a favore della Repubblica e per i deputati social comunisti. Quella maggioranza assoluta, nonostante l’ostilità feroce subita, ha retto e regge ancora a Mazzarino, paese antico quando il dolore dei contadini poveri. A Mazzarino, non impera più il latifondismo. Francesco Renda, senatore, professore universitario, storico di fama, ha scritto che a Mazzarino è stato realizzato, nella sezione del Pci, l’intellettuale collettivo teorizzato da Antonio Gramsci, nel carcere fascista. Che giudizio da dell’odierna politica regionale, che si fregia, forse in maniera un po’ eccessivamente au-
toreferenziale, di avere il più antico parlamento del mondo e dove chi vi siede ama fregiarsi del titolo di parlamentare? I Siciliani memori della grande Storia, a cui tu ti riferisci, e testimoni della recente politica autonomistica, si aspettavano molto dal Rosario Crocetta, a Palazzo dei Normanni. Le “cose”, però, non sono andate secondo i motivati prospetti: incompetenza, presunzione, intrighi vari ecc. Ma… per saperne di più, si rende utile se non necessaria la lettura di un libro: L’eradicazione degli artropodi - La politica dei beni culturali in Sicilia di Mariarita Sgarlata. Gli artropodi del titolo sono le zecche che dissanguano l’organismo socio politico della nostra isola. Mariarita Sgarlata divenne Assessore ai Beni Culturali della Giunta regionale guidata da Crocetta nell’aprile 2016, come tecnico; venne poi assegnata all’Assessorato Territorio e Ambiente. Dopo 507 giorni, dovette dimettersi “in seguito ad un pesante dossieraggio” di lei “e contro la Soprintendente di Siracusa, Beatrice Basile, nominata durante il suo “mandato” governativo della Regione. Nel suo libro l’autrice precisa e documenta il suo impegno “in tema di cultura e ambiente” ed elenca “le riforme, e i decreti, le mostre, i parchi archeologici e i piani paesaggistici, i disegni di legge, le scelte fatte per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale siciliano tangibile e intangibile, i siti Unesco, il partenariato pubblico-privato, la rivoluzione e la controrivoluzione, nell’infelice stagione Crocetta”. E di quella nazionale, che stando ai dati sulla disaffezione generale della gente, non vive certo tra i suoi momenti più alti? I sistemi politici, attuali “nell’aiuola che ci fa tanto feroci”, si dimostrano sempre più inefficaci. Perché? Perché la ricchezza del mondo sta accumulandosi nei portafogli di una ristretta oligarchia sempre meno numerosa, perché la povertà galoppa senza freni, perché terroristi suicidi odiano l’intera umanità e si allenano all’uso di bombe più distruttive di quelle atomiche… Che fare? Varie risposte si dimostrarono inefficaci, tranne una: quella che portò alla proposta, in Italia, della collaborazione - almeno nell’esercizio del potere temporale - dell’utopia ragionevole che si è “fenomenizzata” nel “compromesso storico” di Enrico Berlinguer e nelle
“convergenze parallele” di Aldo Moro e pure “nell’amore amico” di Papa Francesco. Il Partito Democratico è nato sulla base di questa proposta e ha promesso tante speranze. Ma… le anime del partito non riescono a ringiovanire per rinnovarsi. Sono iniziati perciò le scissioni, ultima delle quali è di questi giorni. Un’altra via, altro viaggio… l’homo sapiens deve trasumanare, che ormai, il problema dei problemi è quello di rendere il mistero dell’esistenza universale sempre meno spaventoso e sempre più mirabile. Se è vero che le ideologie, in testa quella marxista da cui lei proviene, è morta, secondo il suo giudizio, di fronte ad una società fatta sempre più di ingiustizie, manca in generale, e nel nostro paese, una sinistra che svolga un ruolo di critica dell’attuale stato sociale? L’ideologia - insieme di principi che caratterizzano epoche storiche, gruppi, partiti, correnti, culturali… - nascono, crescono, e tramandano. Al funerale di una ideologia succede la nascita di una nuova ideologia. Nella terminologia marxista, l’ideologia copre e sostiene gli interessi della classe dominante: la borghesia. Il tramonto delle ideologie staliniane è stato rapido e traumatico: Francis Fukuyama ha pensato addirittura alla fine della Storia. La Storia, tuttavia, è continuata, continua e continuerà a svolgersi, fino a quando vivrà la specie umana, che è creatrice della sua Storia. Vede una possibile via d’uscita da questo stato di cose, che il sociologo polacco Zygmunt Bauman, recentemente scomparso, definiva “società liquida”? “Tutto scorre”: Eraclito lo affermò filosoficamente - lo abbiamo già detto - lo conferma scientificamente la Meccanica quantistica. L’Universo è uno sterminato mare tremolante. Nello scorrere di tutto ci sono fasi di apparente condensazione. Ma fibrillano anche i metalli. Zygmunt Bauman, morto da poco, con la sua metafora della liquidità, ha riproposto, per ricognizioni contemporanee, l’antica intuizione del moto perpetuo. Nella realtà eterna - sostiene - prevalgono tendenze preoccupanti e ambigue: individualismo, isolamento sociale, dubbiosità, misogenismo, antipolitica, antinomadismo… oggi, in-
Filippo Siciliano è nato a Mazzarino il 12 agosto 1920. Guidò, assieme a Salvatore La Marca (futuro parlamentare del Pci) ed atri, le lotte contadine a Mazzarino. Nel 1947 si laureò in Storia e Filosofia all’Università di Catania e, nel dicembre dello stesso anno, in seguito alle agitazioni contadine, fu arrestato e rinchiuso nel carcere di Caltanissetta tra il 1948-1950. Fu poi assolto con formula piena. Sindaco di Mazzarino tra il 19521954, dopo quella fase si occupò di insegnamento, prima nella locale Scuola media e poi, sino al pensionamento, all’Istituto Tecnico “S. Cannizzaro” di Catania, città dove ha vissuto. Da sempre punto di riferimento culturale di Mazzarino e della provincia di Caltanissetta, vive tra Catania e Mazzarino. somma, i più ricchi, potenti e poco numerosi alzano i muri, stendono fili spinati. La situazione generale si aggrava; la gran massa della palude umana si fa affascinare dagli individui forti, ricchi. C’è una via d’uscita? È impossibile ora trovarla o aprirla. Ma è bene ricordare che l’antico Eraclito e i sostenitori delle Teorie quantistiche sostengono che panta rei. Lei è stato per decenni un “uomo di scuola”, stimato docente di Lettere, cosa ne pensa del recente appello di seicento professori universitari che hanno lanciato l’allarme che i nostri giovani, anche a livello universitario, pare non sappiano più né scrivere né parlare in corretto italiano? La scuola secondo lei ha delle responsabilità o è solo colpa dell’ormai troppo invasività del web? Purtroppo è vero: quasi tutti i nostri giovani, anche quelli di livello universitario, scrivono male e parlano peggio. La mia personale esperienza - ho insegnato Lettere italiane e Storia nelle scuole medie e superiori - mi suggerisce di ricordare il “corso di avviamento al comporre” che tenevo nei tre anni che precedevano l’esame di maturità. Nel primo anno, a una lezione introduttiva, seguivano gruppi di lezioni sulle tre fondamentali capacità umane: osservazione, associazione, espressione. L’obiettivo didattico era quello di potenziare al massimo le tre attività; quello formativo mirava a far capire agli educandi che la realtà offre pure “cose” per cui vale la pena di vivere. Questo programma, più esteso e approfondito, veniva svolto nei due seguenti anni scolastici. Nelle prove relative a tutte le materie degli esami finali, i miei alunni conseguivano risultati di buona qualità.
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Fatti & Territorio
di Donatello Polizzi
Caltanissetta, al via l’iniziativa Sicoil-Adiconsum
I motivi per dire NO P
arte dal capoluogo nisseno una nuova “crociata” contro l’olio di palma, bandito già da molte industrie alimentari nazionali. L’Adiconsum di Caltanissetta, sposando l’idea di Sicoil (azienda nissena che si occupa di consulenza ambientale nel settore dei rifiuti, impegnata a divulgare la forte campagna mediatica sulla pericolosità dell’olio di palma) ha deciso di intestarsi l’iniziativa facendosi carico della registrazione del marchio “No olio di palma”, della promozione sul territorio e della gestione organizzativa e tecnica. L’iniziativa, la prima nel panorama nazionale, ha sin dall’inizio riscosso grande successo con l’adesione di circa il 30% degli esercenti del settore (pasticcerie, rosticcerie, friggitorie, panifici, pizzerie) tra Caltanissetta e San Cataldo: un trend positivo, che cresce costantemente. L’olio di palma è stato costretto ad “uscire” allo scoperto dal Parlamento e dal Consiglio europeo che hanno adottato il 25 ottobre 2011, il regolamento (UE) n. 1169/2011 relativo alle informazioni che devono essere riportate sulle etichette dei prodotti alimentari (conosciuto anche con la sigla FIAC): le aziende hanno dovuto sostituire la parola “grassi vegetali” con il nome preciso dell’olio utilizzato. L’olio di palma è costituito per più del 50% da acidi grassi saturi che sono correlati a un aumento del rischio cardiovascolare, in particolare di infarto miocardico e ischemia coronarica (occlusione o restringimento delle arterie che portano sangue al
cuore). L’olio di palma contiene il glicidolo esterificato, sostanza considerata cancerogena. Ne contiene quantità sei volte superiori all’olio di mais e 19 volte superiori rispetto alle miscele di oli vegetali per friggere: 4000 volte di più dell’olio di oliva. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) si è pronunciata il 3 maggio 2016 sulla questione, pubblicando un dossier che conferma i possibili rischi sulla salute connessi ad alcune sostanze potenzialmente cancerogene che si formano durante la raffinazione degli oli vegetali, tra cui anche l’olio di palma. Stiamo parlando dei contaminanti da processo a base di glicerolo presenti nell’olio di palma, in altri oli vegetali. Si tratta dei glicidil esteri degli acidi grassi (Ge), 3-monocloropropandiolo (3-mpcd), 2-monocloropropandiolo (2-mpcd) e relativi esteri degli acidi grassi. Il gruppo di esperti scientifici dell’Efsa ha esaminato le informazioni sulla tossicità del glicidolo per valutare il rischio dai Ge, ipotizzando una conversione completa degli esteri in glicidolo dopo l’ingestione. Quest’ultimo è noto per avere potenziali effetti cancerogeni e genotossici, cioè la capacità di danneggiare le informazioni genetiche all’interno delle cellule, un fenomeno all’origine di mutazio-
ni che possono degenerare in cancro. L’Efsa ha poi messo in relazione il rischio per la salute alle quantità di contaminanti consumate quotidianamente, concentrando soprattutto l ’a t t e n z i o n e sui più giovani. Non bisogna dimenticare che l’olio di palma, oggi, è ampiamente utilizzato dall’industria alimentare. Si trova infatti nel pane, nelle merendine, nei biscotti, ma non solo: anche in creme di vario tipo sia salate che dolci, negli omogeneizzati e altri prodotti per bambini, nonché in diversi cibi pronti sia secchi che congelati. Il monocloropropandiolo (2MCPD) e relativi esteri degli acidi grassi sono da considerare nefrotossici. Il 3-monocloropropandiolo (3MCPD) e i relativi esteri degli acidi grassi, sono stati classificati come possibili cancerogeni. Rene, sistema nervoso e testicoli sembrano essere i principali organi bersaglio. Dato che il glicidolo è stato considerato una sostanza genotossica non è possibile stabilire una dose giornaliera tollerabile, ma un margine di esposizione, ottenendo 0,4 microgrammi per kg di peso corporeo al giorno. Quindi per una persona che pesa 70 kg: 28,5 mcg/die. In 10 g di olio di palma sono contenuti 39 mcg di glicidolo. Per il 2-MCPD i dati tossicologici sono ancora insufficienti, quindi non sono state fissate soglie di sicurezza. Servono nuovi studi. Per il 3-MCPD e i suoi esteri degli acidi grassi: la dose giornaliera
L’idea della Sicoil è stata sposata dall’Adiconsum. Al marchio hanno aderito anche la Confcommercio di Caltanissetta e l’Associazione provinciale dei cuochi. tollerabile (TDI o DGT) è 0,8 mcg/ Kg-PC/die. “No olio di palma” l’iniziativa di Adiconsum e di Sicoil nasce proprio dall’esigenza da un lato di informare
consumatori, rinunciando ad acquistare quel tipo di olio che è il più economico per invece orientarsi all’utilizzo di olii più “sani” ma anche più economicamente onerosi.
L’imprenditore nisseno Salvatore Di Palma e l’avvocato Giuseppe Impaglione presidente Adiconsum
i consumatori nisseni su dove poter acquistare prodotti cotti non in olio di palma e dall’altro dalla possibilità di fregiare di un marchio di qualità/sicurezza tutti quegli esercenti che non utilizzano l’olio di palma. Gli aderenti a “No olio di palma” mostrano grande attenzione pe i
Il marchio ha un costo: i proventi saranno gestiti dall’Adiconsum e saranno utilizzati per avviare iniziative nel settore enogastronomico. Chi ha aderito all’iniziativa ha anche accettato di non utilizzare neanche i prodotti pre-fritti nell’olio di palma. Per garantire consumatori ed eser-
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Olio di palma, latte artificiale e merendine:
l’allarme lanciato dall’EFSA
centi aderenti al marchio, l’Adiconsum effettuerà dei controlli, a campione, con prelievi di olio dalle friggitrici per sottoporli ad analisi chimica (per stabilire il tipo di olio utilizzato) presso i laboratori dell’Agenzia delle Dogane di Palermo, ente statale che ha sposato questa iniziativa e che ha messo a disposizione la propria struttura per le attività analitiche. Il marchio è stato anche sposato dalla Confcommercio di Caltanissetta e dall’Associazione Provinciale di Caltanissetta dei Cuochi che ha in cantiere delle iniziative: un corso a fine marzo 2017, sulla frittura con utilizzo dell’olio di girasole al posto dell’olio di palma. E’ stato formato un comitato con un rappresentante per ciascuna delle realtà che promuovono il progetto: Giuseppe Impaglione (Adiconsum), Salvatore Di Palma (Sicoil), Alessio Matraxia (Confcommercio) e Massimo Savoja (Associazione Cuochi Caltanissetta). La speranza è che “No olio di palma” prosegua nella sua crescita, possa espandersi tutta la Sicilia prima e in Italia poi. Oggi è più che mai importante l’informazione e l’educazione alimentare diretta alla popolazione: la sicurezza alimentare è un impegno comune che investe tutti, ma il consumatore dovrà esserne il baricentro. Il consumatore dovrà avere un ruolo attivo anche nei confronti della sicurezza degli alimenti: dal controllo dell’etichetta, all’osservanza di una scrupolosa igiene nella conservazione, preparazione e cottura dei cibi. In Italia, così come nella maggior parte dei Paesi occidentali, il problema alimentare riveste oggi un ruolo di estrema importanza: sotto l’influenza di uno stile di vita profondamente modificato rispetto al passato, si è assistito - dal periodo post-bellico ai nostri giorni - ad un aumento rilevante di molte malattie, soprattutto dell’obesità, del diabete, delle malattie cardiache e vascolari, dell’ipertensione, dei tumori. “No all’olio di palma”…. sì alla tutela della salute.
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econdo un documento dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, negli alimenti contenenti olio di palma - ma anche altri oli vegetali - sono presenti sostanze che potrebbero comportare rischi per la salute. Il problema riguarda soprattutto i bambini, perché l’olio di palma è presente in moltissimi cibi destinati ai piccoli, a partire dal latte in formula. Ma quali sono i pericoli reali? Che cosa fare per ridurre i rischi? L’ultimo allarme relativo all’olio di palma viene da un parere scientifico rilasciato lo scorso maggio dall’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Il documento dice che gli alimenti contenenti questo ingrediente ma anche altri oli vegetali e margarine - possono contenere sostanze potenzialmente pericolose per la salute umana. E che l’esposizione a queste sostanze dei consumatori europei, e in particolare dei bambini, sembra più alta di quanto dovrebbe essere per stare completamente tranquilli. Le sostanze “incriminate” Sul banco degli imputati sono finiti tre gruppi di sostanze: i derivati del glicidolo, il 3-monocloropropandiolo (3-MCPD) e il 2-monocloropropandiolo (2-MCPD). “Si
tratta di contaminanti che si formano durante i processi di raffinazione industriale degli oli vegetali e soprattutto di quello di palma” spiega la tossicologa Patrizia Hrelia, professore ordinario all’Università di Bologna e presidente della Società italiana di tossicologia. “Dunque sotto accusa non è l’olio di per sé, ma alcuni prodotti che possono formarsi durante la sua lavorazione”. Bambini europei: troppo esposti ai contaminanti Del resto, sono tantissimi gli alimenti per la prima infanzia e per i bambini contenenti olio di palma e, dunque, a rischio di contaminazione con queste sostanze: formule per lattanti, formule di proseguimento, merendine, biscotti, gelati confezionati, creme spalmabili, prodotti da forno e così via. Tra preoccupazione e rischio reale. Ma che cosa significa tutto ciò per la salute dei bambini? Queste osservazioni provano definitivamente che il consumo di alimenti con olio di palma comporti effetti tossici o un aumento del rischio di sviluppare tumori? Chi ha dato o sta dando al proprio bambino del latte artificiale contenente olio di palma deve smettere immediatamente? Altroconsumo suggerisce
di “non dare ai bambini prodotti con olio di palma”, ma quali sono i rischi concretamente in gioco? Patizia Hrelia suggerisce un atteggiamento di cautela, ma senza demonizzazioni: “E’ giusto drizzare le antenne su questo tema, ma non è il caso di andare nel panico, per varie ragioni”. Non ci sono dati certi, basati su studi epidemiologici condotti nell’uomo, che il consumo di queste sostanze porti effettivamente a un aumento del rischio di tumore. Ci sono indicazioni provenienti da studi animali, questo sì, ma ripetiamo - non ci sono certezze derivanti da indagini fatte appositamente nella nostra specie. Per altro, vale la pena ricordare che i dati derivati da studi sugli animali si riferiscono a livelli altissimi di esposizione, non a quelli che, in genere, si raggiungono con l’alimentazione. Niente panico, dunque, ma neppure troppa tranquillità. Anche se non ci sono dati definitivi e certi sugli effetti del consumo di olio di palma in tenera età rispetto al rischio di tumori, porsi il problema è doveroso. A preoccuparsi dovrebbero essere anzitutto le autorità regolatorie: l’EFSA ha sottolineato un aspetto
critico, ora spetta al Ministero della Salute, per l’Italia, e in generale alla Commissione europea stabilire che cosa fare. Per esempio, se valga la pena dare nuove indicazioni alle industrie alimentari sui limiti possibili di alcuni ingredienti. Anche a casa, però, si può fare qualcosa per ridurre i rischi a cui potrebbero essere esposti i bambini. “Per quanto riguarda l’allattamento, sappiamo che le scelte individuali sono complesse e dipendono da molti fattori. È comunque da preferire quello al seno, e ci vorrebbe più sostegno istituzionale, sociale e culturale in questa direzione” afferma il pediatra Sergio Conti Nibali, referente dell’Area nutrizione dell’Associazione Culturale Pediatri. Per chi utilizza formule artificiali, comunque, i nuovi dati EFSA non cambiano la situazione. “Sappiamo già - perché ce lo dicono anni e anni di studi - che i bambini alimentati con la formula tendono ad ammalarsi di più, nel breve, medio e lungo periodo” afferma Conti Nibali. Che a questo proposito non ritiene quindi risolutiva l’offerta di formule prive di olio di palma. “Al momento non ci sono studi che dimostrino che una formula sia meglio dell’altra: sono all’incirca equivalenti”. Insomma, il pediatra conferma quanto ci aveva già detto a proposito di palma e latte artificiale: non è questo ingrediente, da solo, a rappresentare un particolare problema per la salute dei bimbi. Conferma però anche un altro punto fondamentale, e cioè che il vero sforzo va fatto soprattutto dallo svezzamento in poi. “L’obiettivo deve essere chiaro: ridurre gli alimenti di origine industriale - merendine, succhi di frutta, bevande zuccherate - e puntare a un’alimentazione di tipo mediterraneo, ricca di frutta e verdura”. Uno sforzo che, ovviamente, deve riguardare tutta la famiglia e non solo il bambino. E che potrebbe compensare eventuali rischi a cui il piccolo potrebbe essere stato esposto se alimentato con la formula invece che con latte materno.
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Economia & Società
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i tratta di prodotti a lungo termine che prevedono agevolazioni fiscali sotto forma di detassazione delle plusvalenze, ovvero dei guadagni, per chi decide di investire in un PIR per almeno 5 anni. I piani individuali di risparmio sono stati introdotti con la Legge di Bilancio 2017 e seguono uno schema già rodato in Francia dove esistono i Plan d’Epargne en Actions (PEA) e nel Regno Unito dove sono attivi gli individual Savings Accounts (ISAS). I piani individuali di risparmio sono
del 10% del portafoglio può essere destinato a strumenti emessi dallo stesso emittente. I piani di investimento individuale non hanno una durata massima. E’ invece definita una durata minima di 5 anni sopra i quali non verranno applicate tasse sulle rendite finanziarie. Rispettando questo limite, siamo difronte ad un investimento che possiamo considerare di medio periodo. E per chi lo vuole, anche di lungo termine. La tassazione delle rendite finanziarie è stata portata
di Marcello Curatolo
il 21% del totale del portafoglio in Pmi è dovuto al fatto che ad oggi non esiste un mercato dei capitali abbastanza liquido per le Pmi e quindi risulta più difficile per queste imprese raccogliere risorse. Infatti normalmente la scelta di investire in società quotate è più diretta e meno rischiosa grazie alla maggiore trasparenza e visibilità offerta. Infatti tra gli obiettivi centrali della manovra vi è quello di promuovere canali di finanziamento alternativi per le imprese, specialmente quel-
piccole e medie imprese e il gestore ha quindi un’ampia gamma di possibilità davanti a sé anche nel mercato italiano e inoltre può scegliere se investe in azioni o in obbligazioni. Naturalmente un buon gestore è quello che sa fare stock picking (selezione dei titoli) e mi permetto di segnalare che i Pir arrivano in una fase di mercato in cui Piazza Affari è stata sottopesata rispetto alle altre aree geografiche per tutto il 2016. Attualmente, infatti, le azioni delle società italiane quotate in Borsa
tuato un efficace stock picking e, piuttosto, si fossero focalizzati sulle imprese di medie dimensioni, appartenenti ai settori dell’eccellenza industriale italiana (come Moda, Food & Beverage e Automotive, insieme agli altri player emergenti nel campo dell’e-commerce) e con fondamentali robusti. Ad esempio, il FTSE STAR, indice che include la maggior parte delle medie imprese più virtuose appartenenti ai settori strategici dell’industria italiana, ha mostrato una
sono tra le più interessanti perché mediamente hanno prezzi più bassi rispetto agli altri mercati azionari unitamente ad aspettative di un trend di utili in miglioramento per il 2017. Infine resta il problema dei costi dei Pir, previsti spesso alti e poco trasparenti; proprio perché le società di gestione sono consapevoli che i Pir siano un’occasione straordinaria e vogliamo in tutti i modi favorirne il decollo, le commissioni di gestione saranno in linea o addirittura più basse dei fondi comuni di equivalente profilo di rischio. Per concludere sottolineo che le protratte difficoltà del nostro sistema bancario, hanno ulteriormente rafforzato l’importanza dei mercati dei capitali e, per la prima volta da diversi anni, i mercati hanno guadagnato un ruolo di riguardo anche nella definizione delle politiche economiche dei più recenti governi. In tale contesto di accresciuto bisogno di raccogliere capitali – nonostante il mercato azionario italiano sia stato nel suo complesso negativamente impattato dalle performance del settore bancario – molte aziende italiane hanno registrato buone performance e spesso i titoli da queste emessi negli ultimi 10 anni sono stati fonte di profitto per gli investitori. Infatti l’equity italiano avrebbe garantito agli investitori rendimenti interessanti se essi avessero effet-
performance buy-and-hold del 2% medio annuo a cui si deve sommare un ulteriore 2,7% medio annuo relativo ai dividendi distribuiti. Pertanto se si analizza in maniera più critica i luoghi comuni che caratterizzano il mercato italiano che, anche tra le molteplici difficoltà imposte della crisi economica e finanziaria, le aziende industriali appartenenti al tessuto italiano sono state capaci di garantire rendimenti a chi in esse ha riposto la propria fiducia. Occorre sottolineare l’importanza di un mercato dei capitali solido, necessario perché le numerose imprese virtuose italiane possano proseguire il proprio percorso di crescita e di remunerazione degli azionisti: “Nella mia esperienza professionale ho visto molte imprese italiane valide, con storie di crescita importanti e capaci di competere nel contesto europeo e mondiale dare grandi soddisfazioni a tutti i loro stakeholders, azionisti in primis. Ma anche tante imprese, specialmente piccole e a forte vocazione imprenditoriale, penalizzate nelle loro potenzialità di sviluppo dall’assenza di fonti finanziamento alternative al mondo bancario. Sviluppare in Italia un mercato dei capitali efficace e non solo è prioritario per le imprese, ma anche remunerativo e compatibile con i rendimenti richiesti dal lato investitori.
Piani individuali di risparmio 2017 in arrivo i PIR: la novità più attesa dell’anno nel settore del risparmio gestito
stati creati come forma di investimento a medio termine, capace di veicolare i risparmi verso le imprese italiane, e in particolare verso le piccole e medie imprese. Saranno proposti e gestiti da società di gestione del risparmio (SGR), e sono riservati alle persone fisiche. Non potranno essere cioè sottoscritti da aziende e da altre persone giuridiche. I piani individuali di risparmi sono uno strumento dedicato in particolare ai piccoli investitori. E prevedono un investimento minimo di 500 euro e un investimento massimo di 30 mila euro; il limite in 5 anni è fissato a 150 mila euro. Secondo quanto previsto dalla legge di Stabilità 2017 sono dei contenitori che possono ospitare varie tipologie di strumenti finanziari: azioni, obbligazioni, quote di fondi di investimento e anche conti correnti bancari. Il 70% di quanto investito deve essere destinato a strumenti finanziari emessi da imprese italiane, ed europee, purché abbiano una stabile organizzazione in Italia. Il restante 30% può essere destinato ad altri strumenti finanziari, anche ai conti correnti o ai conti deposito. Il 21% del 70%da destinare alle imprese deve essere investito in strumenti emessi da imprese diverse rispetto a quelle incluse nel FTSE Mib. E cioè verso aziende di dimensioni minori (PMI), non più
nel 2014 al 26%, ad eccezione dei titoli di stato emessi da Stati Sovrani che rientrano nella White List, per cui rimane al 12,5%. L’aliquota del 26% si applica anche il rendimento dei conti correnti (compresi i conti deposito) e dei depositi postali. Per quanto riguarda i piani individuali di risparmio, è prevista l’eliminazione della tassazione sulle rendite finanziarie se i soldi vengono tenuti nel Pir per più di cinque anni. Chi li riscatta prima dovrà pagare il 26% sulle rendite finanziarie maturate fino a quel momento. Quelle maturate negli anni precedenti a quello del riscatto verranno anche maggiorate degli interessi. I Pir sono esenti dall’imposta di successione. Si prevede che i Pir possano mobilitare dai 10 ai 15 miliardi di nuovi investimenti nei prossimi tre anni. Anche se si sono avanzati alcuni dubbi sull’effettivo funzionamento del vincolo di composizione, che impone per una parte del portafoglio l’investimento in aziende escluse dal FTSE Mib, se da un lato la scelta può sembrare favorevole per le Pmi, va anche tenuto presente che la parte restante delle risorse investite nei Pir sarà indirizzata verso le rimanenti 260 imprese quotate a Piazza Affari che fanno, anche loro, parte dell’economia reale italiana. Il vincolo di investire almeno
le di piccole e medie dimensioni (Pmi), che sono quella parte di economia reale italiana con il maggior fabbisogno di risorse e che fa più fatica a finanziarsi presso le banche. Le Pmi sono la base dell’industria italiana, per cui una loro spinta è essenziale per contribuire alla crescita economica italiana. C’è chi dice che, insieme agli indubbi vantaggi fiscali, i Pir presentano però tre rischi per i risparmiatori : sono investimenti poco liquidi, sono concentrati sul mercato italiano – con tutte le incognite del sistema Paese e l’impossibilità di diversificare l’investimento e soprattutto sono costosi, perché i fondi si preparano a presentare commissioni di gestione, commissioni di benchmark e in qualche caso anche commissioni di ingresso per i Pir molto salate. Mi permetto di fare alcune considerazioni; per quanto concerne la diversificazione ritengo che questo aspetto va inteso correttamente: se devo investire il 70% in società residenti o organizzate in Italia, vuol dire che il fondo ha lo spazio per investire il restante 30% anche all’estero e che dunque è più diversificato di un normale fondo comune specializzato sull’Italia. In secondo luogo, il 70% che va investito in Italia può essere ulteriormente diversificato, perché il 30% di questa quota deve essere destinato a
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Riflessioni di Andrea Milazzo ispirata a quella del passato. Comincia a preparare delle slide, includendo bellissime foto, grandi, che dessero agli allievi uno “schiaffo” alla loro attenzione e percezione. L’essere architetto pregna con una forte impronta interdisciplinare l’attività didattica di Emanuela. Le questioni artistiche vengono affrontate da punti di vista inconsueti e originali, ‘anarchici’ talvolta, ma certamente più comprensibili. L’illuminotecnica fa spesso capolino quando approfondisce temi come la visione dei colori, la luce nei quadri e nell’architettura, la percezione delle texture, il chiaroscuro nel disegno, le ombre proprie e portate. La reazione degli studenti è presto positiva e proattiva. Tutti chiedevano il materiale didattico, fino a quando Emanuela, estenuata dalle continue richieste di email e chiavette usb un bel giorno esclama:“Vabbè ragazzi, faccio un sito.” Il nome costò il tempo delle vacanze di Natale, e fu “Didatticarte”. Inizialmente solo un archivio, ma già prima di Pasqua pagina Facebook, aperta a tutti. Al programma didattico Emanuela aggiunge articoli e notizie provenienti da altre fonti. Presto, oltre agli studenti si iscrive alla pagina un numero crescente di persone, mille, duemila, cinquemila, a livello esponenziale. Nell’aprile 2013 arriva il blog, frutto delle necessità sviluppate in un Istituto ancora più problematico. Dopo un rapido apprendimento delle tecniche informatiche, Emanuela inizia a ricercare i contenuti. Sogna ed immagina la sua didattica, diversa da quella tradizionale. Decide di osare, diffondendo i suoi “carbonari” esperimenti didattici. Pubblica così i “Tableau Vivant”, inventati per una classe che non riusciva a coinvolgere in alcun modo. Gli studenti diventano “parte” dell’opera d’arte, integrando o sostituendo i personaggi rappresentati. L’opera diventa l’apparecchiatura scenica di una
Didatticarte Insegnare arte con un blog
La buon scuola interattiva di
Emanuela
Pulvirenti I
nterpretare il web come possibilità di diffusione di un metodo didattico innovativo, sviluppato per affrontare le criticità rilevate sul campo. Un tessuto sociale, giovanile soprattutto, impermeabile alla cultura dell’arte e del bello. Questa la sfida di una professionista siciliana, nissena di adozione. La Professoressa Emanuela Pulvirenti, Architetto, sposata con Mario e mamma di due figli, a dicembre dello scorso anno è stata insignita del prestigioso premio “Silvia Dell’Orso” per la divulgazione dei Beni Culturali. Il merito riconosciuto a Emanuela è di aver ideato, e di gestire, (in forma assolutamente volontaria e gratuita), il blog di cultura artistica “Didatticarte”, accreditato da circa 500.000 visitatori al mese e 160.000 iscritti nella pagina Facebook.. Emanuela mostra fin dal suo percorso didattico una creatività non comune. La sua esperienza è prova che non vi è crisi nelle professioni intellettuali, dove soggiornano talento, impegno e capacità. Si laurea nel 98 in Architettura all’Università degli Studi di Palermo, indirizzo disegno industriale e tesi in illuminotecnica, affascinata dal rapporto tra luce ed architettura. Subito assunta dall’AEM di Milano (azienda municipalizzata per la pubblica illuminazione, oggi la quotata in borsa A2A), progetta l’illuminazione stradale e monumentale di diverse zone della metropoli. Ma la “luce” ed il sole della Sicilia ha la meglio su una promettente carriera al nord Italia. Torna a Palermo, si sposa
ed apre lo studio associato Triskeles con Mario. Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in fisica tecnica ambientale, tra il 2004 ed il 2006, insegna Light Design all’Istituto Europeo di Design di Milano, e pubblica diversi testi specialistici. Tra questi si annoverano i capitoli dell’illuminazione stradale e pedonale del Manuale di Progettazione Illuminotecnica di Mancosu Editore. Progetta, in collaborazione con Piero Castiglioni l’illuminazione per la Galleria Vittorio Emanuele di Milano, la Scala di Santa Maria del Monte a Caltagirone, la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis a Palermo. Con lo studio Triskeles progetta le illuminazioni architettoniche della Sinagoga di Firenze (esterni), della Tonnara di Favignana, del Duomo di Monreale (interni), della Sala delle Capriate, del chiostro di Palazzo Steri a Palermo e della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina. E’ ideatrice di apparecchi di illuminazione per esterni per conto della Castaldi Illuminazione. Progetta altresì l’illuminazione del progetto “Grande Piazza” a Caltanissetta, in attesa di realizzazione. Nel luglio 2006, la svolta “didattica”. A seguito del concorso a cattedra, cui partecipa reticente su spinta dei genitori, viene immessa in ruolo al Liceo Scientifico di Castelvetrano. Il primo settembre entra a scuola per la prima volta. Non ha mai fatto neanche una supplenza. I primi anni, sono duri. Transfuga da un istituto all’altro, comincia a mettere in pratica i suoi “esercizi di
sopravvivenza”. Il problema pratico era: “Come coinvolgere e appassionare gli studenti che non ne vogliono proprio sapere di studiare la storia dell’arte?” Mutuando il pensiero filosofico dello psicologo maltese Edward de Bono, (“Un problema è semplicemente la differenza tra ciò che si possiede e ciò che si vuole.”) Emanuela trasforma così ogni ostacolo nel suo lavoro d’insegnante di storia dell’arte, nell’opportunità e volontà di realizzare un cambiamento e, soprattutto, condividerlo. Nella biblioteca di un liceo trova una lavagna elettronica interattiva sul- la quale poter scrivere, disegnare, allegare immagini, testi e così via. Avrebbe così potuto raccontare ai ragazzi cose nuove, far vedere molte più opere rispetto a quelle nel libro, fare confronti e soprattutto mostrare l’arte contemporanea
scuola. Il blog non è mai stato considerato uno strumento didattico “obbligatorio”, in quanto ciò avrebbe distrutto l’immediatezza, la spontaneità, il piacere dei ragazzi nel parteciparvi. I numeri delle visite sul blog sono vissuti come montagne russe da una riservata Emanuela, ormai involontariamente catapultata in una esaltante prova di resistenza contro se stessa.”Ora è solo il tempo il mio vero cruccio, perché adesso le cose da fare stanno diventando tante - Io che amo le cose fatte bene (altrimenti non si fanno) avrei bisogno di una giornata di 50 ore per stare dietro a ogni cosa, c’è anche la mia famiglia, i miei due figli. A volte mi sento spremuta come un limone. Però tutto questo mi piace e ormai non potrei farne a meno”. Emanuela, per il futuro sogna che ciò che ha fatto per la scuola torni nella scuola, restituendole così ciò che Lei dalla scuola ha preso. L’obiettivo è trasformare una realtà scolastica di zone
Ogni ostacolo nel lavoro come opportunità e volontà di realizzare il cambiamento disagiate, definite dalla docente di “notevole povertà economica e culturale”, concorrendo alla crescita del territorio. Nel suo presente Emanuela viene chiamata a tenere seminari in cui illustra il suo metodo in diverse scuole e workshop pres-
s o l’Accademia di Belle Arti
rappresentazione didattica, dove i discenti diventano protagonisti. La diffusione dell’originale esercizio creativo collettivo, permette di abbattere il muro che divide la scuola dal mondo esterno, e quest’ultimo reagisce con interesse interloquendo con la
di Palermo. Dal 2014 ha iniziato ad intrattenere un rapporto con l’editore Zanichelli ed è stata recentemente invitata dal MIUR a tenere un workshop alla Reggia di Caserta insieme ad altri formatori per un evento realizzato ad un anno dal lancio del Piano Nazionale Scuola Digitale.
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Fatti & Territorio
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di Annalisa Giunta
Il centro diurno, promosso dalla sezione nissena del Soroptimist International club, da oltre trent’anni è un punto di riferimento tra le realtà socio-assistenziali della città di Caltanissetta.
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congiurare l’emarginazione dell’anziano, dare un sostegno a chi vive il dramma della solitudine offrendo ore di svago, compagnia ed assistenza. Con questo intento il 27 dicembre del 1986 fu inaugurato il centro diurno per anziani dell’Istituto Testasecca, un luogo che ancora oggi è punto di riferimento per tanti anziani che vi trascorrono la maggior parte del loro tempo. Fu il primo centro diurno per anziani in Sicilia messo a disposizione da un’istituzione pubblica, una struttura realizzata grazie ai finanziamenti previsti dalla legge regionale n. 87 del 1981. Un centro inaugurato trent’anni fa alla presenza oltre del sindaco di allora Massimo Taglialavore, del commissario regionale dell’istituto Armando Turco e di tante altre autorità cittadine, anche dell’assessore regionale agli enti locali Francesco Parisi e del senatore Giuseppe Alessi a quei tempi rappresentante e procuratore del conte Ignazio Testasecca, nipote del fondatore dell’Istituto. “Un servizio aperto – come dichiarò l’assessore Francesco Parisi durante la cerimonia di inaugurazione - in linea con i tempi e con la realtà socio-assistenziale che mira a risocializzare l’anziano attraverso una serie di prestazioni che sono a misura delle sue esigenze”. Un servizio che ancora oggi, a trent’anni di distanza da quel lontano 27 dicembre del 1986, continua ad essere in linea con i tempi per rispondere alle esigenze della realtà socio-assistenziale. Un anniversario importante che
la sezione nissena del Soroptimist International club, promotrice del centro diurno, ha voluto quest’anno festeggiare assieme al presidente dell’Istituto Testasecca Alberto Maira con un momento di convivialità. Un’occasione per puntare i riflettori, in un momento di grande difficoltà
“L’istituzione del centro diurno per anziani – ha affermato Rosella Giannone, presidente del Soroptimist - è una medaglia che con orgoglio il nostro club si può appuntare. Grazie alla professionalità di una nostra socia fondatrice, Italia Lamonaca, che lavorava nel settore si pose il
razione tra il Comune e il centro diurno per anziani che continua a funzionare e ad essere frequentato dagli anziani”. “Nel 1986 – ricorda Italia Lamonaca, socia fondatrice del Soroptimist – abbiamo avviato un’indagine conoscitiva sul territorio finalizzata a riscontra-
alle ore 15,00 che ospita quaranta anziani che svolgono attività ricreativa e possono usufruire di colazione, pranzo e merenda. Oltre al servizio infermieristico il centro offre ai suoi ospiti a prezzo “politico” il servizio di parrucchiera, laboratori, attività motoria e formativa, gite
Anziani e socializzazione La mission dell’Istituto Testasecca
economica che stanno attraversando le Ipab siciliane, sull’importanza del centro e dell’eventuale rilancio della struttura.
Il 27 dicembre 1986 fu inaugurato il centro per anziani dell’Istituto Testasecca
problema in città della riconversione dell’istituto Testasecca voluto come ricovero di mendicità che non era più centro di ricovero per
bambini orfani. Italia Lamonaca propose così alla compianta presidente di allora Rosa Collodoro De Cristoforo di riconvertire l’istituto in un centro per anziani, la proposta fu accolta con un evidente esempio di col l ab orazione tra i club service e le istituzioni. A distanza di tanti anni prosegue questa collabo-
re la necessità di una struttura come quella del centro diurno per anziani e che impatto avrebbe avuto. Abbiamo visitato tutte le parrocchie della città e incontrato gli anziani che hanno gradito questa richiesta che per loro significava tanto. Anche allora, infatti, la lotta all’emarginazione e all’inclusione sociale era molto sentita, il centro era dunque un valido supporto per superare questi aspetti. Un centro che negli anni ha fatto incontrare persone sole, alcune delle quali hanno deciso di intraprendere il loro percorso di vita assieme convolando anche a nozze. C’è anche chi ha festeggiato il suo centenario nell’istituto come Michele Scarlata nel 1997 e chi altri momenti importanti della loro vita”. Un edifico l’istituto Testasecca, dall’architettura imponente che diventò durante la seconda guerra mondiale, a seguito della distruzione dell’ospedale di viale Regina Margherita, luogo di ricovero per i malati grazie alla Croce Rossa, un luogo dove la mattina si faceva l’alzabandiera e la sera l’ammaina bandiera per ricordare la presenza dello Stato. Un edificio che racconta storie ed emozioni di chi ha vissuto parte della propria vita tra le sue mura, che ha visto nascere amori come quello di due ospiti del centro diurno che il prossimo 10 agosto diventeranno marito e moglie. Un centro aperto dal lunedì al sabato, escluso i festivi, dalle ore 8,00
fuori porta, momenti di animazione e intrattenimento. Grazie alla convenzione stipulata con il Testasecca il Comune eroga , secondo il reddito Isee, un voucher giornaliero di 12,50 euro per le persone che giornalmente frequentano il centro che in passato è arrivato ad ospitare sino a 60 anziani. Tra lo staff : un’assistente sociale, un’animatrice, due addette a servizio mensa. “Continuiamo ad erogare gli stessi servizi – ha affermato Alberto Maira, presidente dell’Istituto Testasecca – di quanto il centro fu istituito. Sono diminuiti nel corso degli anni, per la convenzione con il Comune, le presenze degli anziani”. “Un’Ipab quello dell’istituto Testasecca – ha aggiunto – che così come le altre presenti in Sicilia sta attraversando un momento di grande crisi economica. La Regione, negli ultimi anni, non ha più dato un centesimo . Si è perso il conto degli stipendi arretrati al personale, riusciamo ad andare avanti con il centro diurno e qualche affitto. Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza istituite con la legge Crispi del 1890 che andrebbero riviste. Occorrerebbe rilanciare il sistema delle Ipab così come ha fatto il resto d’Italia, tranne la Sicilia, grazie alla legge quadro del 2000 che ha trasformato le strutture ormai datate in Aziende pubbliche di servizi alla persona. Un’idea per il rilancio potrebbe essere quella della lungodegenza, proposta tra l’altro avanzata dall’associazione delle Ipab siciliane. Un’idea che ridurrebbe i costi per la sanità pubblica e in generale per la Regione. Altre proposte di riforma sono ferme nelle anticamere della Regione da anni ormai”.
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Fatti & Società
A
ccogliere un minore in difficoltà, offrirgli il sostegno e l’affetto di cui ha bisogno per crescere. Un gesto d’amore che dà gioia a chi apre la porta della propria casa e del proprio cuore e di chi viene accolto, è l’affidamento familiare. Introdotto dalla legge n. 184 del 4 maggio 1983, poi modificata dalla legge 149 del 28 marzo del 2001 e dalla legge n. 173 del 13 novembre del 2015, l’affido familiare si basa su un provvedimento temporaneo che si rivolge a bambini e a ragazzi fino ai diciotto anni, di nazionalità italiana o straniera, che si trovano in situazioni di instabilità familiare. L’affidamento è dunque un servizio di
animate e guidate anche dallo psicologo Piero Cavaleri, si sono ritrovate a discutere dell’importanza che può assume oggi la donna nella società se matura in lei e negli altri la consapevolezza della sua vera identità e del dono che essa può diventare per l’umanizzazione delle relazioni tra individui, tra gruppi e tra popoli per realizzare un mondo al plurale, fra uguali che si riconoscono e si promuovono reciprocamente. Inizialmente sono state coinvolte le donne della consulta delle aggregazioni laicali, tant’è che per volontà del Vescovo, è diventato un progetto della consulta puntando l’attenzione su temi quali l’affido familiare, donna e lavoro, donna e
di Annalisa Giunta
za in città e l’idea di farsi promotori nel territorio di un progetto volto alla costituzione di una banca dati delle famiglie disponibili a farsi carico in via temporanea di un minore a rischio su segnalazione dell’autorità giudiziaria o dei servizi sociali”. “Un percorso – aggiunge – non semplice, inizialmente abbiamo sensibilizzato tutti i gruppi di spiritualità e le parrocchie, creato un gruppo di formatori e cercato di coinvolgere le assistenti sociali del Comune. Nel giugno del 2012 abbiamo tenuto il primo corso formativo che ha visto il coinvolgimento di 20 coppie e nel maggio del 2013 abbiamo organizzato al Museo
circa i casi concretizzati. “Alcuni affidamenti – ha affermato Gabriella Tomai, consigliere della Corte d’Appello di Caltanissetta – Sezione Minori, per anni magistrato del Tribunale dei Minori e che per un periodo ne ha retto la presidenza – sono andati bene altri no, alcune famiglie non sono risultate idonee ad accogliere i bambini a secondo dei singoli casi, altre hanno deciso di non proseguire questo percorso perché non hanno retto il legame con la famiglia di origine. Il vero regista, in questo caso, è il servizio sociale che deve disegnare dei progetti che devono essere in grado di superare le ritrosie e le difficoltà che possono
è che l’idea che le cose che noi facciamo e vogliamo fare devono avere una significatività culturale, ovvero devono attivare una meccanismo di modificazione del pensiero sulle cose, un pensiero che deve diventare azione. Non è importante la consacrazione del fatto. Avremmo potuto fare in passato dei protocolli, quest’ultimi devono essere il risultato finale e non l’avvio di un percorso. Accendere i riflettori su una dichiarazione d’intenti non serve a far cambiare la realtà, la società”. Un’esperienza quella de Le madri della città che - nel tentativo di coinvolgere anche i comuni del distretto sociosanitario D8 per creare le basi di un
Le Madri della città L’affido familiare, percorso di amore e sostegno aiuto e sostegno creato nell’ottica della tutela dei diritti dell’infanzia, garantendo al minore il diritto a crescere in un ambiente che possa soddisfare le sue esigenze educative e affettive, in grado di rispettare i suoi bisogni, in riferimento alle caratteristiche personali e familiari e alla sua specifica situazione di difficoltà. Da ben cinque anni “Le Madri della città”, della consulta delle aggregazioni laicali, hanno avviato un percorso volto a prendersi cura dei minori che vivono in situazioni difficili contribuendo a promuovere la cultura della solidarietà avviando un percorso di formazione rivolto alle coppie, alle famiglie e ai single che vogliono vivere l’esperienza dell’affido familiare. Un percorso grazie al quale si è creata una rete di famiglie che in questi anni hanno aperto le porte delle loro case a tanti bambini. Il progetto “Le Madri della città” nasce nel 2010 dalla consapevolezza che nella società contemporanea, contrassegnata da un indebolimento o quasi annullamento dei legami di prossimità, la donna con la sua specificità di genere che la rende capace di relazionarsi all’accoglienza e di prendersi cura degli altri può contribuire a reinventare e rifondare il senso del legame sociale. Con questo intento un gruppo di donne appartenenti a varie associazioni,
famiglia, donna e violenza domestica, donna e disabilità. “Un progetto - afferma Pinella Falzone, referente Le Madri della città - che va controcorrente in una società dove la cultura va verso l’individualismo do-
Diocesano un convegno, portando la testimonianza di due famiglie che avevano intrapreso la strada dell’affido familiare. Oggi grazie al nostro impegno esiste una banca dati di famiglie disponibili a farsi carico in via temporanea
La consulta delle aggregazioni laicali ha dato il via al quinto corso del progetto formativo. Un circuito grazie al quale si è creata una rete di famiglie che hanno aperto le porte delle loro case a tanti bambini vuto alla fragilità della persona che non può più farsi carico né di se stesso né degli altri. In tutti questi anni abbiamo coinvolto tantissime persone con lo scopo di mettere in rete le risorse dei gruppi e delle associazione che operano nel territorio per la creazione di una comunità solidale. Un percorso formativo quello che abbiamo avviato che rientra in un più ampio progetto e che rappresenta il risultato di quanto emerso nel corso del primo convegno de ‘Le madri della città’ nel maggio del 2011 incentrato sul rapporto donna e famiglia. In quell’occasione è emersa la carenza di una cultura dell’accoglien-
di un minore a rischio per dare sollievo ai tanti bambini ed adolescenti che non hanno alle spalle una famiglia in grado di soddisfare i loro bisogni materiali, educativi ed affettivi”. Lo scorso 22 febbraio si è svolto il primo incontro che ha dato il via al 5° corso del progetto formativo sull’affido familiare promosso da Le Madri della città che si concluderà il 24 maggio. Un corso che quest’anno darà voce anche alle famiglie affidatarie e alle case famiglia. Una cinquantina in tutto le famiglie formate in questi anni che hanno dato la loro disponibilità all’affido, la metà
sorgere. Altre famiglie del bacino di Caltanissetta e San Cataldo sono invece risultate una risorsa positiva per comuni più lontani. Un percorso quello avviato, con una banca dati di famiglie disponibili all’affido familiare, che dovrebbe prima o poi portare a una presa in carico da parte del servizio sociale o quanto meno - vista l’attività di sensibilizzazioni e informazione portata avanti da Le madri del la città - i vari comuni dovrebbero mettere su un Centro affidi per seguire singolarmente caso per caso o come gruppo le famiglie affidatarie e sostenerle anche psicologicamente. Esperienza quella del gruppo di auto già sperimentata anche da Le madri della città”. “Accogliere un bambino in difficoltà – aggiunge – non significa aprire solo la porta di casa ma il cuore e lasciarsi contaminare, non significa attivare un meccanismo di omologazione di quel bambino e di quella realtà sociale a me. Come dice papa Francesco significa sporcarsi le mani e uscirne con la puzza del carcere. Si deve fare i conti con la realtà di origine del bambino che non va squalificata ma aiutata ed educata assieme ai servizi sociali, solo così l’affido può funzionare”. “La novità di questo percorso avviato da Le madri della città –conclude Gabriella Tomai- che sta dentro quel progetto culturale della chiesa cattolica
centro affidi - è stata portata anche a Sommatino con tre coppie che si sono aggiunte al percorso intrapreso, a Delia dove si sono svolti degli incontri alla chiesa Madre con le coppie appartenenti ai gruppi di spiritualità e a San Cataldo. “La maggior parte delle coppie – ha affermato Pinella Falzone - che hanno intrapreso il percorso dell’affido familiare fanno parte di una mentalità cristiana e di un’esperienza ecclesiale ma siamo certe che in città ci sono tante persone che posso fare questa esperienza di apertura del proprio cuore e che possano capire che questo dei minori a rischio è una ferita sociale che avrà delle ripercussioni sul futuro della società. Per cui lavorare con i minori e adolescenti per creare un clima familiare che possa aiutarli a crescere in modo equilibrato e con una forma di affettività sanata può avere ripercussione positive sulla società. Bisogna rifondare l’etica del bene che è il bene del noi in quanto unità. Le Madri della città attraverso il carisma della donna vogliono fare questo. Il bene si globalizza con delle esperienze che mettono in rete e in dialogo persone che possano strutturare un noi polifonico che cammini per creare una cultura verso un mondo migliore. Questo nonostante le difficoltà è quello che ci spinge ad andare avanti”.
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Fatti, Sport & dintorni
di Francesco Paolo Anselmo
Lo sport come sfida
dall’Agon al Metis
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to rivedendo per la milionesima volta nella mia vita l’Ulisse con Kirk Douglas. Mi ha sempre affascinato questo film del 1954 con Silvana Mangano nel ruolo di Penelope ma anche di Circe, ed uno straordinario Antonhy Quinn nel ruolo di uno dei Proci. Sicuramente il film più bello su Odisseo con una interpretazione magistrale, che meglio di tutti incarna la sua astuzia... ahi, ahi, il mio solito errore che il prof. Isidori cerca di correggermi, debbo parlare della sua Metis e non della sua astuzia. Le lezioni del prof sono state tra le più belle del corso di laurea sia per la mia passione per il mondo greco ma soprattutto per la sua capacità di accompagnarmi con i suoi racconti e con la tonalità della sua voce in quel mondo lontanissimo, parlando del Concetto dello sport o meglio degli Agones o giochi sportivi dell’antica cultura greca classica. Ricordo le lezioni che iniziarono parlandodegli strumenti strutturali della gara, quali erano i principali giochi nel mondo antico, nel mondo greco, come avveniva la preparazione sportiva, quali erano i principali Giochi della Antichità e gli aspetti sociologici e ideologici. Oramai sono un fiume in piena e mi piace avere un dialogo interiore , forse dettato dalla mia perenne solitudine. Posso sintetizzare il concetto di Sport nel mondo greco antico attraverso 6 punti: il concetto di sfida, l’agonismo, la posta in gioco, la Metis, l’onore e la gloria, l’oblio e il biasimo. Questi punti possono essere le costanti per approcciare e comprendere nella loro unità strutturale, il concetto di sport nel mondo antico. IL CONCETTO DI SFIDA Lo sport è legato ad una dimensione originale dell’uomo, ai ritmi della fe-
sta ma è a delle pratiche di sopravvivenza, della caccia, di difesa e di lotta e alle pratiche della guerra , è innegabilel’origine militare , guerresca dello sport, all’utilizzo delle armi. In fondo che cosa sono gli oggetti di cui lo sport nella contemporaneità utilizza? Sono trasformazioni con finalità pacifiche, di oggetti e strumenti che venivano utilizzati dall’uomo antico per cacciare, per fare la guerra. Pensiamo al lancio del giavellotto: che cosa è il lancio del giavellotto? Non ha un obiettivo preciso, se non quello di fare record, di fare un certo punteggio. Può essere considerato una trasformazione dell’antica lancia, che veniva scagliata dagli antichi guerrieri primitivi per cacciare, per sopravvivere, per lottare. Quindi nello sport antico nasce da una sfida, dalla provocazione lanciata da uno dei 2 contendenti. Questa idea della sfida è rimasta in alcune lingue, per esempio in inglese sfida, si traduce Sport, competizione sportiva si traduce contest, che è la traduzione inglese di una derivata del verbo altino Contestare, che vuol dire : io rispondo ad una provocazione, ad una sfida. Perché nel mondo antico, se io leggo l’Iliade nel XXIII libro, la gara sportiva, in cui gli eroi antichi dimostravano il loro valore, nasceva da una sfida: si veniva chiamati. Se leggiamo con attenzione l’Iliade, si nota qual è la struttura di una competizione sportiva: c’era un eroe che ad un certo punto apre i Giochi e mettendosi al centro dell’Assemblea dice: “ in questo momento i Giochi sono aperti, c’è qualcuno che vuole partecipare, sfidare qualche contendente’” e si fanno avanti delle persone. La sfida è il momento iniziale da cui nasce una competizione, un Agon, questo è il termine che i greci utilizzano per intendere una gara. Quindi cosa è una gara? Innanzitutto rispondere ad una sfi-
da, una sfida provocata dall’altro e che ha come scopo dimostrare il proprio valore. Quindi in quella parola inglese Contest c’è tutto il significato. Quindi in questa parola c’è tutta la tradizione , Contest deriva dal latino contesto, che vuol dire rispondo a qualcuno che mi chiama e la domanda per:” chi vuole dimostrare il proprio valore confrontandosi con questa altra persona?”. L’idea della sfida è collegata con una domanda con una risposta ma anche alla dimostrazione del proprio valore ed è questo il valore fondamentale. IL CONCETTO DI AGONISMO La parola Agonismo viene spesso usata in modo improprio anche nella lingua italiana, nei mezzi di comunicazione di massa. Che cosa intendiamo per Agonismo? Una contrapposizione e al tempo stesso la massima assimilazione fra i contendenti. Per farvi capire Agonismo, voglio partire dalla sua etimologia: la parola Agon di Agonismo deriva da Agon, che per i Greci era la competizione, la gara, . l’Agon equivale al significato del nostro sport. La parola Agonderiva dalla radice AG- , da cui deriva la parola Agorà, che vuol dire piazza, luogo d’incontro, luogo in cui ci si scambiano le idee, si dialoga. Infatti nella Polis Greca antica ma anche nella Roma antica, repubblicana, la piazza era il luogo della democrazia, luogo del confronto, dove le persone parlano, dove si è tutti uguali. Prima vi ho parlato del concetto di segolia che è connesso, legatoal concetto di democrazia agonale antico: io ho il diritto a partecipare in quanto cittadino.
L’Agonismo rimanda all’idea della piazza ma nella piazza cosa si fa? Nella piazza si dialoga, ci si incontra. La piazza è n luogo pacifico in cui i conflitti si risolvono pacificamente, attraverso l’utilizzo e l’assimilazione di regole comunicative, in fondo lo sport è questo. Quindi l’Agon non ha un significato negativo, l’Agon è connesso non nella contrapposizione o stile con la guerra, che i Greci chiamavano Polemos, anche se questa parola è connessa con il concetto di città ma al concetto di Agorà e quindi dell’agonismo, con il concetto dell’amicizia, della Filia, con questo termine i Greci intendevano il concetto di amicizia tra le persone. Quindi lo sport antico era Agonale , che rimandava all’idea dello stare insieme, dell’amicizia, quindi con il termine Agonindicavano non soltanto la competizione ma anche l’assemblea, l’idea del confrontarsi, l’idea che lo sport nasceva per dimostrare, dinanzi ad un assemblea, il proprio valore. Ricordo i versi dell’Odissea: “ dimostrare dinanzi all’assemblea per dimostrare per poter essere giudicato, meritorio per il comando, di guidare la cosa pubblica”. Questi sono i concetti su cui de Coubertain lavorerà e saranno alla base del suo concetto di Repubblica Sportiva.
IL CONCETTO DI POSTA IN GIOCO La gara tendeva alla conquista di un qualcosa: questo è importante perché atleta vuol dire colui che gareggia per vincere un premio che è chiaramente immateriale, l’onore e la gloria. Talvolta, molto spesso, era materiale e questo farà sì che dal III° secolo A.C. esistessero delle strutture formative, deputate per la preparazione degli atleti. Il professionismo è stato sempre parte integrante dello Sport greco e qui si nota la differenza con lo Sport decoubertiniano. Possiamo dire che lo Sport antico aveva come finalitàla conquista di qualcosa, che poteva essere un ruolo sociale, un simbolo, un premio materiale, chi vinceva la competizione sportiva, gli Agones, vinceva talvolta delle corone, fatte con elementi naturali, i vincitori delle Olimpiadi vincevano una corona di ulivo. Si tratta appunto di simboli, che erano naturalistici, qualcosa che in apparenza era di poco valore ma che nella civiltà greca aveva un valore altissimo, perché vincere un Olimpiade aveva un profondo significato religioso, perché chi vinceva, una volta tornato in patria, nella sua Polis, poteva tranquillamente intraprendere la carriera politica, perché era considerato una persona amata dagli Dei e quindi di buon augurio, persona meritoria di governare la cosa pubblica. LA METIS Termine per certi versi intraducibile nella lingua italiana, che noi erroneamente possiamo tradurre come astuzia, furbi-
zia. Ulisse poteva essere tranquillamente essere considerato l’eroe della Metis: era il prototipo dell’atleta antico con le sue abilità atletiche si parla di lui sia nell’Iliade che nell’Odissea. Soprattutto nel XXIII libro dell’Iliade si parla di Ulisse che era bravo nella corsa e viene raccontato da Platone che riferisce racconti collegati con la vita di Ulisse, come colui che è basso ma agile, che riesce a vincere con la sua astuzia, con la sua Metis , contro un lottatore che era il doppio del suo peso. Ulisse incarna il concetto di Metische non è furbizia, non è astuzia, Ulisse è l’eroe del cavallo di Troia, dell’inganno che permette ai Greci di vincere la guerra di Troia. La Metis può essere tradotta con il termine di Tattica, termine più idoneo, già i greci si resero conto che una competizione sportiva solo con la preparazione fisico/atletica ma si vinceva con l’intel-
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ligenza tattica cioè con la Metis. Molti autori hanno individuato la Metis nella cultura meridionale, la si può individuare un po’ con il luogo comune del napoletano astuto, sveglio, furbo ma non è soltanto questo, la Metis è la capacità di adattarsi alla vita, alle situazioni per trovare soluzioni, la possiamo intendere come la nostra tattica ed io la tradurrei con il termine di cui facciamo uso nella gara sportiva, che non si vince soltanto con la preparazione tecnica, fisica, con la volontà ma si vince soprattutto con la tattica. IL CONCETTO DI ONORE E GLORIA La corona di ulivo che in altre competizioni era di sedano selvatico, era il premio del vincitore di Olimpia ma era il segno materiale dell’immateriale cioè il mezzo. È significativo il fatto che queste corone fossero fatte con elementi vegetali, perché l’elemento vegetale ricorda la caducità della vita, il fatto che la vittoria è sempre trattenuta, immortale, come quel ramo di ulivo, come quel ramo di sedano selvatico o di pino con cui era incoronato il vincitore delle competizioni antiche, a ricordare che si è sempre mortali ed infatti lo Sport nella antica Grecia era collocato in un preciso orizzonte, anche, religioso. La competizione sportiva doveva servire a ricordare al vincitore che era immortale e che la sua vittoria eratranseau, passeggera e non doveva mai andare contro la volontà degli DEI , peccare di quel concetto della cultura greca, che significa superbia, tracotanza. Quindi quella corona fatta con elementi vegetali, ricordava all’atleta antico, la sua umanità nel fatto di essere un uomo e che doveva stare entro certi limiti e che gli DEI avevano segnato per ogni uomo e che nella competizione sportiva c’era un meccanismo pedagogico, educativo che serviva da controllo delle persone, serviva a ricordare all’atleta che non doveva montarsi la testa , perché l’atleta viveva all’interno di un sistema sociale e politico, che aveva le sue regole che dovevano essere rispettate se no ci sarebbe stata la distruzione totale. Il fatto che le competizioni sportive fossero collegate con la dimensione religiosa era uno strumento di dissuasione a diventare un tracotante, un superbo. IL CONCETTO DELL’OBLIO E DEL BIASISMO Nel mondo antico non esistevano secondi, non esistevano terzi. La cosiddetta medaglia d’argento, di bronzo e quella di legno sono state una invenzione di de Coubertain, una invenzione della Pedagogia Sportiva contemporanea. Nel mondo antico c’era soltanto il vincitore e la riprova che abbiamo soltanto i nomi dei vincitori, non abbiamo i nomi dei secondi. La competizione sportiva terminava con la incoronazione del vincitore, esisteva soltanto lui, il migliore, non esistevano altri. Posso dire che la competizione nel mondo antico è sempre una lotta per un qualcosa ed è sempre in connessione con il sacro. Mi sono distratto e nel film, Kirk/ odisseo si toglie gli stracci di mendicante e inarca il suo arco e fa passare il suo dardo attraverso …… scusatemi ma mi debbo godere il finale del film che mette in grande risalto la Metis di Odisseo.
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Una vita sotto canestro, il “galantuomo” Andrea Sanicola U
no dei più bei film che abbia visto è “ Colazione da Tiffany”, con Audrey Hepburn e George Peppard. Lo rivedo ogni volta che vengo assalito dalle “Paturnie” e quello che più mi affascina di questo film è la classe di Audrey e l’essere galantuomo di George e come sempre mi accade viaggio con la mente e che mi porta verso persone che ho incontrato nella mia vita. Certamente Audrey mi ha sempre turbato, non solo in Breakfastat Tiffany” ma anche in “Sabrina” e in “ Vacanze Romane” ……. La mia mente vaga incontrollata e mi piace accompagnarla a d occhi chiusi, seduto nel mio terrazzo, baciato dal sole di marzo dello stretto di Messina, uno dei posti più affascinanti del mondo e mi ritrovo in una palestra accanto ad un pala-
sport di una città del centro Italia: torneo internazionale under. Come al solito, guardo attentamente, la filosofia dei coach anche se mi da molto fastidio che uno dei 2 coach difenda a zona e fa pick&roll contro la squadra dell’est europeo, che è un team under 14…. Ma va bene, non sono affari miei, ognuno a casa sua fa quello che vuole……. A questo punto la mia attenzione si rivolge su una signora con una ragazza, sicuramente la figlia, che attraversando i bordi del campo si dirige verso di me, fermandosi a 2 metri, per parlare con la moglie spagnola dell’amico di cui sono ospite, ci presentano. Il volto è duro, di una donna che ha molto sofferto ma io sono quasi soggiogato dalla sua personalità e dalla sua classe che non riesco a capire il suo nome. Tacchi alti 10-12 centimetri, un tubino nero che esaltano le forme, una camicia bianca con il colletto alzato e foulard, capelli lunghi sulle spalle e un cappello nero con falde stile borsalino che ne esaltano ancor di più la classe, portandolo con nonchalance. Il volto è duro, di una donna che ha molto sofferto ma in quel viso ovale sono incastonati 2 occhi , che ti parlano e ti fanno capire che raramente perdono il sorriso. Ricordo che ero molto preso dal suo essere donna, tanto da non ricordare nulla di ciò che ci siamo detti ma solo che era una gran playmaker e un gran difensore tutto campo. Ricordo perfettamente di averla seguita con lo sguardo dopo che ci
erav a m o salutati, seguendo il suo incedere con classe sconfinata... Ogni volta che vedo in TV George Peppard penso allo zio Vincenzo Sanicola quando quella notte aspettò in piedi fino all’alba Andrea. Quando questi aprì la porta, potevano essere le 4,
con la massima discrezione, non facendo nessun rumore, non accendendo la luce, in modo da non fare capire l’orario del suo rientro, si trovò u zi’ Vice in pigiama che gli sbarrava l’entrata nella sua stanza: “Galantuomo, a questa ora si rientra a casa? Benedetto e Angeluzzu, aspettano sempre i tuoi comodi al lavoro e tu fai sempre tardi a bighellonare tutte le notti”. Due giorni dopo saputo del fatto andai a cercarlo davanti il caffè Romano per mediare, perché Andrea era terrorizzato che non lo avrebbe più fatto giocare a pallacanestro. Incontrandolo, gli confidai che suo figlio moriva ai suoi rimproveri perché teneva tanto a lui ma u ‘zi Vice con la sua immensa classe e il suo essere galantuomo sempre, mi rispose: “ Cicciù, tu che sei Mister (era l’unico a cui ho permesso di non chiamarmi coach), mi capisci, lo debbo fare, per raddrizzarlo, ma gli voglio tanto bene, perché è “u nicu” ed ha lasciato gli studi per lavorare nella nostra azienda, perché ne avevamo di bisogno. Tu non l’abbandonare MAI con i tuoi consigli, soprattutto quando io non ci sarò più, perché deve riuscire nella vita, perché deve diventare galantuomo come suo padre”. Si Andrea è un galantuomo. Lo ricordo da sempre quando piccolino veniva a tifare per me accompagnato da u ‘zi Vice; quando me lo portarono al basket, con quei piedi grandissimi(50!!!!), le mani enormi come un badile, con un fisico gracilissimo, i capelli neri e lunghi, che
gli incastonavano un volto bellissimo. Ogni tanto, dovevo chiedergli qualcosa, soprattutto come potesse essere la giornata un ragazzino che invece di andare a scuola, andava a lavorare: “ Coach, lo sa è molto bello, perché la giornata è più lunga e l’assaporo tutta”. Comincia a giocare bene, 1,98, ruolo di Pivot, ma sono gli altri ad emergere, la palla gliela passano poco ma a 30 anni, si a 30 anni esplode. Inizia a giocare in Bma senza mai lasciare il lavoro. Tutti i coach siciliani lo vogliono: è bravo spalle a canestro, affidabile, serio, fa gruppo, è un esempio per i ragazzi ma è soprattutto un galantuomo. Comincia a segnare anche tanto, e incredibilmente continua a giocare ed ora a quasi a 49 anni, è secondo capocannoniere in Serie D con high di 37-38 punti. Tutti i coach escogitano alchimie per non farlo segnare ma lui imperterrito continua a forare le retine avversarie, nonostante si alzi ogni mattina alle 5 dedicando, prima di andare a lavorare, una preghiera a sua madre e a ‘u zi Vicè, felice di assaporare il giorno che per lui è lunghissimo. Io debbo chiedere scusa a quel galantuomo dello ‘zi vice, purtroppo non do più consigli ad Andrea, perché è lui a darli a me, soprattutto nel non litigarmi con nessuno... ma può essere felice perché Andrea è diventato galantuomo come lui. Allo stesso tempo chissà chi era quella signora con il borsalino…. E intanto sento alla radio Moon River.
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MEMORIAL “NUCCIA GROSSO”
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L’articolo di Luca Augello che ha vinto il primo premio
Nessun essere umano è illegale di Luca Augello
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uando chiedo a Zahur, 17 anni, da dove viene, lui mi risponde «Eritrea» con il suo italiano stentato. Il suo sguardo ripercorre nella propria mente quel deserto e quel mare che ha dovuto attra-versare per arrivare fin qui. «Eravamo in 110 sulla barca, siamo arrivati in 40». La voce gli muore in gola, perché tra la gente persa nella necropoli sommersa del Mediterraneo c’erano i suoi amici. Il ricordo è ancora troppo vivido nella mente di Zahur che, con gli occhi lucidi, non si sente di conti-nuare a raccontare. Quegli stessi occhi mi intimano di fermarmi, per rispetto del suo dolore. Sentire una testimonianza così breve, eppure carica di significato e drammi vissuti, fa venire la pelle d’oca, a tal punto da capire che la storia di Zahur è la stessa dei 160 mila esseri umani appro-dati l’anno
Luca Augello, 18 anni, dell’Istituto Luigi Russo di Caltanissetta, con l’articolo “Nessun essere umano è illegale”, si è aggiudicato la quinta edizione del “Premio al Giornalismo e alla Cultura Città di Caltanissetta” Memorial Nuccia Grosso. La kermesse del 2017, svoltasi al teatro Margherita il 19 febbraio, era dedicata al delicato tema dell’immigrazione: “la presenza del centro accoglienza per gli immigrati pone Caltanissetta come citta’ di frontiera. Analisi sul fenomeno dell’immigrazione al centro di infinite polemiche di natura sociale e politica”. Il concorso giornalistico era aperto a tutti i ragazzi di età non inferiore ai 16 anni ed a tutti gli istituti superiori di Caltanissetta e provincia. Utile spunto di riflessione lo scritto del giovane Augello che offre una visione del problema originale ma arguta e pregna di sensibilità. La redazione del Fatto Nisseno ha ritenuto opportuno offrire allo studente vincitore un congruo spazio sul mensile e pubblicare la sua opera.
scorso in Italia, e dei 729 arrivati sulle nostre sponde nelle prime due settimane di quest’anno. La pressione del flusso migratorio si fa costantemente più
chimento e scambio. Non riusciamo nemmeno a provare un pizzico di rabbia – per alzare la voce e trovare la forza necessaria a promuovere e guidare un cambiamento rivoluzionario – quando le altre Nazioni ci definiscono come “Paese degli scaricamigranti”. Siamo anestetizzati,
alta, ma ad essa non corri-sponde il miglioramento della risposta ai bisogni degli immigrati. Gli enti locali cominciano a farsi promotori della risoluzione dell’emergenza globale: una buona proposta sembra quella del nuovo pacchetto di riforme, che prevede lo svolgimento di lavori socialmente utili da parte degli stranieri accolti nei Cie. Altre associazioni promuovono il calarsi nei panni dei migranti: nascono, quindi, giochi di ruolo in cui i giovani delle nostre comunità devono affrontare le vicissitudini del percorso di vita di richiedenti asilo e rifugiati, per aiutare a rispettare le persone che hanno dovuto prendere la decisione di fuggire e vivere lontani dal loro paese di origine a causa di persecuzioni o guerre. Eppure stentiamo ancora oggi a riconoscere il fenomeno migratorio come grande opportunità di arric-
proviamo indifferenza, quasi siamo d’accordo con le altre comunità europee, uniti dalla paura di essere invasi. L’ignoranza agisce già nella disgregazione della nostra cultura e nella perdita della nostra identità al punto da impedirci di trovare elementi comuni tra noi e loro, utili invece nello scambio, puro e senza alcun giudizio e preconcetto, di esperienze e abilità. Il nostro io culturale – inteso come insieme di principi, esperienze e conoscenze – sta ormai diventando piccolo e frammentato e tentiamo di preservare i nostri valori – di libertà, democrazia, diritti dell’uomo – dalla contaminazione, non rendendoci conto che così contribuiremo a distruggerli piuttosto che a diffonderli. L’identità ha biso-gno di confrontarsi costantemente con l’alterità per poter approfondirsi e rinnovarsi, onde evitare il rimane-
re staticamente custodita nelle torri d’avorio che sono i nostri limiti mentali. Per questo il di-alogo diventa indispensabile, affinché possa essere ottenuto uno scambio di idee bidirezionale: se da una parte l’immigrato conosce i valori, le tradizioni e le leggi della comunità che
il flusso migratorio come un momento di incontro tra culture, conoscenze e ricchezze diverse – di cui possiamo fare tesoro – gli altri Paesi, forse, potrebbero decidere di darci una mano in questo fenomeno di grande portata, a cui l’Italia da sola non riesce più a far fronte. Per
La pressione del flusso migratorio si fa costantemente più alta, ma ad essa non corrisponde il miglioramento della risposta ai bisogni degli immigrati lo ospita, dall’altro lato chi lo accoglie viene a conoscenza di un nuovo patrimonio culturale da dover valorizzare per dare vita a una nuova cultura, fatta di ascolto, incontro e confronto. E se da una parte riscopriremo i fondamenti della nostra identità, dall’altra riusciremo ad accogliere gli immigrati e a condividere i loro sogni di felicità, non tanto lontani dai nostri. Non si vuole – e non si può – dire che l’accogliere i migranti sia facile. Ma se realmente conside-rassimo
arrivare a ciò dovremmo iniziare a godere del nostro stato di crocevia intellettuale, culturale e scientifico di civiltà diverse. Abbiamo ospitato nella nostra terra fenici, greci e romani, saraceni e normanni, e l’elenco potrebbe ancora continuare. I patrimoni ci sono invidiati dalle comunità europea e internazionale. Allora perché vietarci di essere ancora una volta crocevia culturale, così da diventare protagonisti di un neorinascimento moderno, in nome di un’umanità che si riscopra?
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Fatti & Musica
AVVISI LEGALI
Giovani Cantanti nisseni al GEF di Sanremo di Annalisa Giunta
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entisei giovani nisseni, con la passione per il canto, calcheranno il palco dell’Ariston per la 19° edizione del Gef di Sanremo ovvero il Festival mondiale di creatività nella scuola. Il coro “Controcanto” della scuola media di Santa Barbara dell’Istituto comprensivo “Vittorio Veneto” è stato infatti selezionato per prendere parte al festival che si terrà dal 3 al 6 maggio. Intonazione, precisione, musicalità
e polifonia sono state le chiave vincente del coro nisseno che ha inviato nei mesi scorsi la traccia della canzone “Il posto dei Santi” dei Negroamaro. Interpretazione che è stata giudicata da una giuria internazionale che ha valutato positivamente la performance dei giovani cantanti in erba, diretti dal loro insegnante Ernesto Cerrito, che avranno così la possibilità di esibirsi dal vivo sul palco della città dei fiori. Un’esperienza non nuova per la scuola di Santa Barbara che si è sempre dimostrata un’eccellenza nel campo della musica, del teatro e dell’arte in genere. Per due anni consecutivi, infatti, si è aggiudicata il primo premio nella sezione musical del Gef - nel 2012 con “Cappuccetto Rock” e nel 2013 con “Toy Story” - oltre ad aver conquistato nel primo anno il prestigioso premio del delfino d’argento. “Controcanto” è un coro giovane nato nell’ottobre del 2016 che in po-
chi mesi ha già partecipato a numerose iniziative cittadine riscuotendo successo tra il pubblico, tra queste la commemorazione dei carusi alla miniera di Gessolungo, la manifestazione “Pillole per il cuore note per la mente”, il concerto di natale nella parrocchia di Santa Barbara e di recente sono stati ospiti del memorial Nuccia Grosso. Giovani dagli 11 ai 14 anni che hanno intrapreso con grande entusiasmo questa esperienza incontrandosi due volte a settimana in orario extracurriculare, il lunedì e il giovedì pomeriggio, nei locali della scuola. Si tratta di: Zoara Turiano, Nicla Turiano, Michael Anzalone, Ilaria Anzalone, Alessia Caruso, Alessandra Vaccaro, Emanuele Averna, Emanuele Pilato, Giorgia Vitanza, Aurora Dellauri, Maria Rita Riccobene, Alessio Tomasella, Giulia Cammarata, Alessio Picone, Rosa Anzalone, Andrea Giardina, Chiara Cammarata, Moussa Sidibe, Davide Mannella, Roberta Solazzo, Selene Carapezza, Iris Martorana, Miriam Diana, Marco Stagnetto, Michele
attività perché è da una vita che faccio musica ed ho cercato di portare il mio entusiasmo a scuola coinvolgendo i giovani. Considerando che i ragazzi hanno bisogno di queste proposte penso che sia lodevole dare loro queste opportunità e di potersi cimentare nel canto”. “Un coro – aggiunge - con un repertorio pop molto trascinante, niente di tradizionale, perché sui ragazzi ha più presa questa musica. Un coro autofinanziato che tra le mille difficoltà cerca di sostenersi e andare avanti. Numerose le iniziative che stiamo mettendo in cantiere assieme ai genitori, dalle serate danzanti ai sorteggi, all’incisione di un cd con i remake di brani pop adattati al coro, per cercare di racimolare la somma necessaria per finanziare la partenza dei giovanti coristi per Sanremo”. “Una scuola attiva – conclude – che purtroppo paga lo scotto dell’emarginazione, una scuola di periferia che non ha mai avuto la giusta attenzione da parte delle istituzioni e dagli stessi addetti ai lavori no-
TRIBUNALE DI CALTANISSETTA ESECUZIONE IMMOBILIARE N. 30/2013 R.G. ESTRATTO AVVISO DI VENDITA Il professionista delegato Avv. Giancarlo Spiaggia avvisa che in data 7 aprile 2017 alle ore 12:00 presso il proprio studio sito in San Cataldo, via Caltanissetta n. 18, procederà alla vendita senza incanto, dei seguenti Lotti: LOTTO UNO: Piena proprietà di un appartamento adibito ad abitazione ubicato a Caltanissetta, in via Napoleone Colajanni n. 292, posto al primo piano, con circostante corte di pertinenza. Censito al C.F. del Comune di Caltanissetta, al foglio 122, particella 211, sub 5. Prezzo base: Euro 53.718,75. L’offerta minima efficace ai sensi dell’ art. 571 cpc non può essere inferiore al 75% del prezzo a base d’asta ovvero non inferiore a €. 40.289,07. Offerta in aumento, in caso di gara, non inferiore ad € 3.000,00. LOTTO DUE: Piena proprietà di un Magazzino ubicato a Caltanissetta, in via Napoleone Colajanni n. 292, posto al piano terra e facente parte del medesimo edificio. Censito al C.F. del Comune di Caltanissetta, al foglio 122, particella 211, sub 5. Prezzo base: Euro 36.281,25. L’offerta minima efficace ai sensi dell’ art. 571 cpc non può essere inferiore al 75% del prezzo a base d’asta ovvero non inferiore a €.27.210,94. Offerta in aumento, in caso di gara, non inferiore ad € 2.000,00. Deposito offerte di acquisto in bollo ed in busta chiusa entro le ore 12,00 del giorno precedente la data fissata per la vendita presso lo studio del professionista delegato, Avv. Giancarlo Spiaggia. Cauzione: 10% del prezzo offerto per il lotto al quale si intende partecipare, mediante assegno circolare non trasferibile intestati a “Avv. Giancarlo Spiaggia n.q. Procedura Esecutiva n. 30/13”. Versamento residuo prezzo entro il termine massimo di centoventi giorni da aggiudicazione. Bando integrale, ordinanza di vendita e relazione di stima degli immobili consultabili sul sito www.astegiudiziarie.it. Per ogni ulteriore informazione rivolgersi presso lo studio del professionista delegato, Avv. Giancarlo Spiaggia, ogni Lunedì e Giovedì dalle 16,30 alle 19,30. San Cataldo lì, 16 gennaio 2017 Avv. Giancarlo Spiaggia
TRIBUNALE DI CALTANISSETTA
Procedura esecutiva immobiliare n. 10/2012 R.G. ESTRATTO AVVISO DI VENDITA Il professionista delegato dottore Giuseppe Giulio Catalano avvisa che il giorno 08 Aprile2017, alle ore 15:30, presso il proprio studio sito a Mussomeli in via Garibaldi n.24, siprocederà alla vendita senza incanto dei seguenti beni immobili: LOTTO UNO: piena proprietà,unità abitativasita in Caltanissetta alla via Calamita nn. 1-5, piano terra e primo, distinta in catasto “N.C.E.U.” del comune di Caltanissetta al Fg. 302 particelle graffate nn. 415 sub 5, 417 sub 5 e 418 sub 7, vani 5,5, categoria A/4 ( abitazione di tipo popolare).Prezzobasefissatodi€ 7.404,00(settemilaquattrocentoquattro/00); offerta minima per la partecipazione all’asta deve essere pari al 75% del prezzo base d’asta;aumenti minimi di €1.000,00. L’offerta di acquisto in bollo dovrà essere depositata in busta chiusa presso lo studio del professionista delegato alla vendita esclusivamente il giorno 06 Apriledel 2017 dalle ore 15:00 alle ore 17:00. Cauzione non inferiore a un decimo del prezzo offerto mediante assegno circolare non trasferibile intestato a” Dott. Giuseppe Giulio Catalano n.q. Procedura esecutiva n.10/2012 R.G”. Versamento residuo entro sessanta giorni dall’aggiudicazione. La deliberazione sull’ammissibilità delle offerte avverrà a discrezione del professionista delegato. Il giorno 14 Novembre2016, presso il suo studio, dinanzi al sottoscritto professionista delegato e alla presenza degli offerenti si procederà all’apertura delle buste e all’esame delle offerte e all’eventuale aggiudicazione. L’avviso di vendita integrale, l’ordinanza di vendita e la relazione di stima dell’esperto (con i relativi allegati) sarà consultabile sul sito internet “www. astegiudiziarie.it “ . Per ogni informazione e/o per concordare un appuntamento per la visita all’immobile fare riferimento al professionista delegato/custode ( cellulare 338.5231686). Caltanissetta, 11.02.2017 Dott. Giuseppe Giulio Catalano
TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Esecuzione immobiliare N. 34/10 R.G.E.
Diana e Stefania Damico. “Un coro - ha affermato Ernesto Cerrito – nato per coinvolgere gli studenti, abbattere la dispersione scolastica e cercare di migliorare l’offerta formativa della scuola. Tra l’altro ho proposto al dirigente scolastico Mario Cassetti l’istituzione di un coro stabile visto che la nostra scuola è l’unico istituto che non ha l’indirizzo musicale, ciò rende ancora più apprezzabile quello che facciamo, i risultati lodevoli ottenuti e gli apprezzamenti riscossi. Non sono un insegnante di musica ma di educazione fisica che lavora con il sostegno e che si presta a queste
nostante l’impegno degli insegnanti. Ricordo ancora quando tanti anni fa noi insegnati rimanevamo a scuola il sabato sera ed organizzavamo la discoteca per togliere i ragazzi dalle strade e creare momenti di aggregazione e condivisione. Una struttura dotata di una palestra, di un teatro e ampi spazi, una scuola innovativa e all’avanguardia pur dovendoci arrangiare da soli. L’auspicio è che questa scuola possa avere una maggiore attenzione e che un numero sempre maggiore di ragazzi decidano di frequentarla”.
Lotto unico - Comune di San Cataldo (CL) C.da Torre. Fabbricato con corte su 2 elevazioni f.t. e p. seminterrato insistente su appezzamento di terreno di mq. 3.015 oltre terreno adiacente di mq. 790 sul quale insistono 6 alberi di ulivo e fabbricato diruto. Prezzo base: Euro 64.283,62 (Offerta Minima Euro 48.212,71) in caso di gara aumento minimo Euro 3.000,00. Vendita senza incanto: 06/04/2017 ore 09:00, innanzi al professionista delegato Not. Gaspare Mazzara presso lo studio in San Cataldo, P.zza della Repubblica, 7. Deposito offerte entro le ore 12:00 del 05/04/2017 presso lo studio del delegato. Maggiori info presso il delegato nonché custode giudiziario, tel. 0934571264 ogni lun. - mar. e gio. h. 16.30 - 19.30 e su e www.astegiudiziarie.it. (A271427).
TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Esecuzione immobiliare N. 42/07 R.G.E. Lotto unico - Comune di Caltanissetta (CL) Via dei Mille, 81. Locale uso magazzino di ca mq 124 al p. terra. Fg. 119, p.lla 780, sub. 65, zc 1, cat. C/2, cl. 2, rc Euro 307,39. Prezzo base: Euro 39.938,00. Offerta minima Euro 29.953,50 (pari al 75% del prezzo base). In caso di gara aumento minimo Euro 2.000,00. Vendita senza incanto: 14/04/2017 ore 10:00, innanzi al professionista delegato Avv. Gabriella Galante presso lo studio in Caltanissetta, Via Veneto 35. Deposito offerte entro le ore 12:00 del 13/04/2017 presso suddetto studio. Maggiori info presso il delegato nonché custode giudiziario, previo appuntamento tel. 328/1655065 e su www.astegiudiziarie.it. (A304004).
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Fatti & Giovani
Gli studenti nisseni
fanno “rete”
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di Cinzia Alessia Daidone
agazzi che si adoperano per raggiungere obiettivi comuni, come ad esempio quello di tutelare i diritti degli scolari. La Rete degli Studenti Medi è presente anche a Caltanissetta e negli anni ha organizzato numerose attività, il Mercatino del Libro Usato e diverse manifestazioni studentesche. “Siamo presenti in quasi tutte le Regioni italiane”, ci racconta il Coordinatore nisseno Mattia Zirilli. “Siamo un’Associazione che come primo scopo ha
gono dal Liceo Classico e dal Liceo Scientifico, però la Rete è presente in quasi tutte le scuole nissene”. Il diciottenne Mattia Zirilli racconta di aver assunto l’incarico di Coordinatore nel maggio del 2016, dopo un anno e mezzo di militanza all’interno dell’esecutivo e complessivamente quattro anni di partecipazione all’Associazione. “Diventare Coordinatore per me è stato veramente un passo importante – confessa - è stato il momento in cui ho creduto
forte”. Dietro la decisione di diventare Coordinatore della Rete degli Studenti Medi di Caltanissetta c’è un motivo ben preciso, “credo che la Rete – afferma Mattia Zirilli - sia la migliore maniera per esprimere quella voglia di fare, caratteristica dell’adolescenza che tutti noi abbiamo provato e proviamo. Tutti i ragazzi, penso, siano animati dal desiderio di mettersi alla prova. Io ho visto nella Rete – prosegue - l’opportunità di fare qualcosa di concreto per me, per
l’orizzontalità dei propri processi. – e poi prosegue - La Rete degli Studenti Medi è una realtà, una palestra politica per i giovani che molto spesso non sanno quali sono i loro diritti e doveri”. Per quanto riguarda la struttura della Rete degli Studenti Medi di Caltanissetta il Coordinatore Zirilli spiega: “Il nostro organigramma prevede un esecutivo provinciale di cui io sono il Coordinatore; sono affiancato da quattro ragazzi che proven-
realmente nelle mie capacità, in cui ho creduto realmente che io potessi determinare nella mia piccola parte, per quanto riguarda il mio mandato, il futuro di questa Associazione, anche se rappresenta una grandissima responsabilità”. Parla di passione il giovane Zirilli. “E’ una responsabilità che non è facile sostenere per un ragazzo di 18 anni – dichiara - però è una responsabilità che si accetta nel momento in cui la passione è così
le mie condizioni di studente e per la mia città, esempio ne siano i vari mercatini del libro usato, le manifestazioni, i momenti di elaborazione, di formazione o puramente aggregativi in cui i vari studenti di tutte le scuole nissene si ritrovano insieme a lottare per un ideale, si trovano insieme a lottare per un’idea condivisa”. “Il nostro messaggio principale è comunque che l’istituzione scolastica o l’istruzione in generale garantisca
l’equità tra gli studenti”, sottolinea il Coordinatore della Rete degli Studenti Medi di Caltanissetta, che parla anche di innovazione, “noi puntiamo a una didattica non tradizionale – precisa - una didattica innovativa”. La Rete degli Studenti Medi si riunisce attualmente nella sede in via Re d’Italia all’interno della Palestra dell’ex Scuola Luigi Capuana e dove i ragazzi sono impegnati in una fase di nuovo allestimento. “La riapertura del circolo porterà con sé molte attività. In questo momento come Rete degli Studenti Medi stiamo andando verso una campagna a livello regionale sulla legge quadro del diritto allo studio. La nostra attività ci vede reduci da una mobilitazione per i riscaldamenti nelle scuole. Come prossime attività possiamo vedere molte campagne primaverili, ad esempio sugli school bonus o sul problema dei trasporti”. Le manifestazioni organizzate dalla Rete degli Studenti Medi infatti possono riguardare diverse tematiche e soprattutto problematiche, che fanno riferimento alla realtà degli studenti, non soltanto legate al mondo della scuola ma anche al loro futuro, come il lavoro o ancora temi legati all’attualità. “Le nostre manifestazioni si basano su una piattaforma nazionale – spiega Mattia Zirilli, che aggiunge - E’ una piattaforma che comunque viene scelta nel momento di aggregazione e elaborazione più grande della nostra Associazione che è il Revolution Camp, arrivato adesso alla sua sesta edizione”. Facendo riferimento alle iniziative realizzate sul territorio il Coordinatore della Rete degli Studenti Medi di Caltanissetta racconta: “La nostra ultima mobilitazione quella del 7 ottobre è stata su una piattaforma che vedeva la condizione dello studente come una condizione precaria”. E ancora aggiunge: “Tra le nostre date di mobilitazione dobbiamo assolutamente ricordare il 17 novembre che è la Giornata Internazionale degli Studenti e delle Studentesse”. L’attività della Rete prevede anche una collaborazione con un’altra Associazione, “Collaboriamo con il Circolo Aut, l’Associazione Arci”, riferisce Mattia Zirilli. “E’ una col-
laborazione strettissima – precisa il giovane Coordinatore - ovviamente manteniamo le nostre identità però non esiste una reale distinzione nel momento in cui si deve lavorare o nel momento in cui si deve iniziare a realizzare un’iniziativa. C’è una solidarietà estrema e i nostri progetti sono sempre condivisi”. L’inizio dell’anno scolastico 2016/2017 ha visto l’organizzazione della quinta edizione del Mercatino del Libro Usato, ideato per venire incontro alle famiglie degli studenti che si ritrovano a dover affrontare le spese legate all’acquisto di libri di testo e materiale di cancelleria utile per la scuola. “Prima di tutto l’iniziativa del mercatino è pensata dagli studenti per gli studenti poiché a inizio anno tutti, tutte le famiglie sono sottoposte al peso dei libri di testo”, dichiara il Coordinatore Zirilli. “L’iniziativa del mercatino – sottolinea - è nata per mettere in contatto chi effettivamente possiede i libri di testo da voler vendere e chi ne è in cerca, è un’iniziativa che anno dopo anno è andata a perfezionarsi”. Il giovane Mattia Zirilli racconta anche di altre attività correlate, “è un’iniziativa che non vede semplicemente la vendita di libri”, spiega infatti. “Questa sede ha accolto i ragazzi in gruppi studio – afferma – ragazzi che si confrontano sulle stesse materie, sugli stessi argomenti, ma è diventato anche un centro per i ragazzi del quartiere, poiché abbiamo offerto lezioni di inglese e matematica per recuperare, ovviamente tutto a titolo gratuito”. La Rete degli Studenti Medi di Caltanissetta organizza quasi settimanalmente delle riunioni in cui si discute delle iniziative programmate dalla Rete sia sul piano nazionale che regionale, ma si fa riferimento anche ai progetti locali, “una delle attività che privilegiamo – afferma Zirilli - è quella della formazione”. Si tratta dunque di momenti di aggregazione secondo il Coordinatore della Rete degli Studenti Medi di Caltanissetta, “perché lasciano un bellissimo segno all’interno dei nostri ricordi – conclude Mattia Zirilli - ma sono comunque anche momenti di confronto, sono momenti di crescita personale”.
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