IL MENSILE INTERNAZIONALE DELLA PESCA ALLE GRANDI CARPE
Tariffa ROC – POSTE ITALIANE Spa – Sped. Abb. Post. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n. 46) – Art. 1 C. 1 – DCB Milano
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Boilie fast Come realizzare esche veloci per sessioni “rapaci”
Sicurezza Giubbetti di salvataggio: ecco quali scegliere
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Esche fai-da-te
Stiff rig pop-up
Tutto sui ceci: preparazione, pasturazione e innesco
Per prendere le più furbe
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Anno II - N° 14 MENSILE SETTEMBRE 2007
e 5,40 (Italia)
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Gamberi Vincere le chele d’acciaio
Fiume Sile 4 spot al top
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I ferri del
MESTIERE
Giubbetti di Da un drammatico racconto alle dritte per salvarci la pelle: da leggere!
stato un attimo. Una piccola, impercettibile vertigine. E poi il buio. Il freddo, migliaia di coltelli affilati che ti colpiscono il viso. Una mano polare che suadente e inesorabile ti ghiaccia il collo, il petto, la schiena, penetrando là dove solo il calore speravi fosse ammesso. È novembre e sei in acqua. Pensavi di esserne immune, che non sarebbe capitato proprio a te. Ma ti è successo, e ora devi fare di tutto per uscirne. Mu-
È
lini le braccia con forza, scateni le gambe con slancio, ma le senti avvolte da uno stretto costume di piombo. Hai una pinna ai piedi: l’ipertecnologico wader che doveva preservarti da acqua e freddo non lo sta facendo, non lo può fare. Sei un goffo tritone immerso in un mare di colla, succulento boccone per l’oscuro mostro dell’abisso. Sollevi centinaia di spruzzi, urli il tuo sforzo e cerchi di afferrare quella mano che vedi là, tesa, che sembra gridare disperatamente il tuo nome; ma non ce la fai, ogni sforzo per avvicinarti di un centimetro, per respirare, è inghiottito da quell’oscuro mostro dell’abisso che ti sta tra-
scinando con sé. La tua passione si sta trasformando nel tuo inferno, i tuoi sogni nell’incubo che mai avresti voluto vivere. Ciò di cui sei composto, l’acqua, la tua fonte di vita, ti sta portando via come il più glaciale dei veleni.
Voglio vivere! Ti dai forza, dicendoti che ce la farai. Che non è il tuo momento, che la calma ti salverà. Un ultimo, immane sforzo per prendere il più profondo respiro possibile, e poi ti lasci andare verso il mostro, concentrando le tue ultime risorse per aprire i lucchetti che ti legano alla
Mai più 58
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salvataggio
tua pinna. Uno, due, tre tentativi, ma la mano è fredda, gonfia, stordita da un anestetico che la rende una protesi inutile. Non hai più sensibilità, è come se il tuo cervello non riuscisse più a controllare il resto del corpo. Sforzo vano. L’aria che custodisci nei polmoni sta per implodere. Non resisti con quel demone che sembra mangiarti da dentro. Esplodi in migliaia di bollicine che ti trafiggono gli occhi. Spilli affilati che ti rendono cieco, mentre intorno è solo buio. È la fine. Custodisci quei pochi atomi di ossigeno che ancora ti tengono in vita per ripensare alla tua casa, a lei, l’unica donna che ti abbia mai
amato, l’unica per cui hai lottato, l’unica che abbia capito la tua passione sinceramente. Quanti progetti, quanti sogni... Tutto si sta infrangendo contro una perfida notte di novembre, contro l’infinito limite della stupidità umana. Pensi al tuo lavoro, ai sacrifici che hai fatto per essere dove sei; ai successi sudati, alla stima dei tuoi colleghi, a tutte quelle piccole routine quotidiane che ti sembravano tanto pesanti ma che ora ti paiono piccoli sassolini sul percorso della tua realizzazione. E pensi alla mano lassù, quella che urlava il tuo nome. Al tuo compagno di pesca, al tuo fedele amico. Lui che ti ha
foto S. Mandelli
foto O. Portrat
Questa volta abbiamo a che fare con la vita, la nostra, e con uno strumento fondamentale per proteggerla. Oltre a indicarvi tutto ciò che occorre per scegliere, usare, controllare il vostro giubbetto, vogliamo farvi riflettere con un racconto, un sogno movimentato che ha un lieto fine grazie a fantomatiche “carpe salvatrici”… Una suggestione che tocca ognuno di noi nel profondo, affinché il sogno non diventi mai incubo!
a cura di Paolo Meneghelli
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senza! 59
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Giubbetti di
SALVATAGGIO sempre offerto la sua spalla quando ne hai avuto bisogno, lui che ti considera un fratello maggiore, la persona con cui hai condiviso l’afa e il gelo, le stelle e le nubi, i tuoi sogni e le tue delusioni più grandi. Ti pare tutto più chiaro ora: quanto è splendida la semplicità, e quanto cieco sei stato a non vedere il valore di tutto quello che hai intorno. Tutto è importante ora, davanti alla morte. Piangi, ma non ti è concesso di essere uomo fino in fondo: questo non è il tuo regno, qui le lacrime non esistono. Insignificante acqua nell’acqua. Un pugno ghiacciato ti squarcia la gola entrando dalla bocca. Troppo forte, il diavolo, per resistergli. Riapri gli occhi, inarcando la testa: vedi la luna sfumare via, illuminando la silhouette del piccolo guscio con cui prima credevi di dominare la natura. E non lo farai mai più; tu, stupido uomo. Mai più.
È finita...
Autogonfiante o rigido?
foto O. Portrat
Poche cose sono così appassionanti come pescare... ma in sicurezza!
Pregi e difetti delle due categorie di attrezzature
F
Giubbetti autogonfianti Pregi
foto S. Mandelli
acciamo una premessa semplice e diretta: quello che conta è il risultato, cioè avere addosso un prodotto che, nel caso malaugurato cadessimo in acqua, ci tenga a galla con la testa ben fuori dalla superficie anche se avessimo perso conoscenza. Una volta chiarito questo, per il carpista arriva il momento della scelta: giubbetto autogonfiante o rigido? Entrambi i modelli hanno pregi e difetti che, una volta conosciuti, consentiranno di scegliere con consapevolezza quello che più fa per noi. Vediamoli insieme.
Hai sempre creduto che di là ci fosse qualcosa, una seconda possibilità, una seconda vita. Che la tua anima sarebbe sopravvissuta alla morte della tua carne. E ora che i tuoi piedi toccano il fondo, ti sembra di averne la conferma. Puoi aprire gli occhi, guardarti intorno nel buio totale, e non ti serve respirare. Pensi di avere le
Occupano pochissimo spazio, quindi si trasportano con facilità e non danno fastidio una volta indossati: possiamo portarli anche pescando a lancio da rive pericolose, cioè ripide, franose, ricche di massi. A dire la verità, possiamo indossarli sempre e comunque, sia di notte mentre dormiamo, perché non limitano i movimenti e non compromettono la postura, sia d’estate,
quando il sole picchia forte, perché la parte a contatto con il corpo è minima. Il pregio più importante, però, è che il cuscino, una volta gonfiato, avvolge bene il collo e sorregge la testa fuori dall’acqua.
Difetti Per quanto sulla sicurezza non si debba mai scendere a compromessi, bisogna dire che questi tipi di giubbetto costano un po’: anche per i modelli più
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con febbrile curiosità. Un ultimo, poderoso strattone non ti lascia il tempo per altre domande. Due mani ti afferrano per i capelli e ti cingono le spalle, l’aria ti invade i polmoni, scacciando il demone acquatico che se ne era impadronito. E vedi anche lei. L’autrice di quei dolci colpi che ti hanno portato di nuovo alla vita. «Beatrice», l’avevi chiamata. La regina del lago, il tuo sogno di pescatore diventato realtà pochi mesi orsono. Incroci il suo occhio, e la vedi sparire maestosa nell’abisso che ti stava tenendo prigioniero, accompagnata da una scia d’argento e d’oro. Grazie a lei sei salvo, hai capito il valore di ciò che hai, hai compreso quanto tu e i tuoi simili siete piccoli di fronte alla Natura. E grazie a lei ora puoi tremare tra
le braccia del tuo amico, le cui lacrime calde annunciano alla tua pelle il ritorno alla vita. «Mai più...», balbetti. «Mai più...».
Ecco otto link utili
Il risveglio Ti svegli di soprassalto, fradicio di sudore, e ti guardi intorno, poco lucido e decisamente impaurito. E vedi il tuo socio che sorride, maneggiando un terminale. «Mi sa che la cena di stasera ti ha un po’ provato… mentre dormivi ti agitavi e continuavi a dire: “Mai più così stupido! Mai più così stupido!”». Istintivamente, ti porti la mano sul petto e lo senti: è lì, lo hai addosso e ben allacciato, il tuo giubbetto di salvataggio. «Mai più così stupido», dici tra te e te sorridendo. «Mai più...».
di salvataggio
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www.veleriasangiorgio.com Veleria San Giorgio è l’azienda leader in Italia per la sicurezza in barca. www.ital-cer.com Azienda italiana che distribuisce i giubbetti autogonfianti Vindel. www.sailormarket.com www.nautimarket.com www.indigoboat.com Tre negozi con un vasto assortimento di giubbetti. www.hotfisher.com Distributore in Italia del modello Hurricane prodotto dalla Veleria San Giorgio. www.lamincio.com www.blackhooksnc.com Due negozi forniti: nel Nord Italia il primo, nel Centro l’altro.
Giubbetti rigidi Pregi Con pochi euro acquistiamo un prodotto sicuro. Si possono maltrattare molto più dei “cugini” autogonfianti senza che perdano una virgola in fatto di performance.
Difetti
foto S. Mandelli
economici non ce la caviamo con una spesa inferiore a 65 euro. Importante è non “maltrattarli” troppo per non rovinare i meccanismi di gonfiaggio: non vanno messi sotto pesi né appallottolati per infilarli nel bagagliaio. Se si bagnano accidentalmente, il meccanismo si aziona e... buttiamo via una bomboletta e una pastiglia. Inoltre, quest’ultimo accessorio ha bisogno di un controllo ogni 5 anni. Il che, però, è un difetto relativo: la sicurezza viene prima di tutto!
Dove li cerco?
foto S. Mandelli
branchie dietro le orecchie come quel famoso attore in quel film che ti era piaciuto tanto. Un colpo, poi un altro ancora. Percepisci il tuo corpo immobile che comincia a ruotare piano. Un altro colpo e un bagliore argenteo. I tuoi piedi lasciano il molle limo e ti sembra di iniziare una lenta risalita. Un colpo, un bagliore dorato. Un colpo, un bagliore. Plani nell’acqua come accompagnato dalle lucciole, senza che i tuoi muscoli si muovano di un millimetro. E finalmente la tua vista ti consente di vederle: cinquanta, cento, mille bagliori, piccole regine e piccole specchi che creano un vortice intorno a te che ti sta portando verso l’altro. Accompagnano quel colpo che continui a sentire sui tuoi piedi, ma di cui ancora non scorgi l’autore. Guardi verso l’alto, e ti riappare la luce della luna. Stai risalendo, inesorabile, troppo velocemente per un uomo immobile; stai tornando lassù, nel regno in cui sei benvenuto. Ti senti un uccello che plana sull’acqua, un angelo delle profondità. Tutto è ovattato intorno, così dolce da non averne mai abbastanza. Vorresti restare così per sempre, amico come ora sei di quell’elemento che prima ha cercato di portarti via. «È questo il modo in cui si sale al cielo? Proseguirò il mio percorso fino alle stelle?», ti chiedi
Sono molto ingombranti e scomodi da trasportare. Inoltre, anche una volta indossati, non sono il massimo della comodità: limitano i movimenti e non consentono una buona traspirazione della pelle. Infine, di solito sono di colori accesi, tipo l’arancio, per favorire la localizzazione dei dispersi (questa è una caratteristica molto utile in mare). Ma anche questo è un difetto relativo: per una volta lasciamo pure perdere l’abbigliamento mimetico.
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SALVATAGGIO
foto S. Mandelli
Giubbetti di
Archimede, Newton... e le norme EN A
ché un solido galleggia. Il famoso Archimede scoprì il principio secondo cui «un corpo immerso totalmente o parzialmente in un fluido, riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto pari al peso di una massa di fluido di forma e volume uguale a quella della parte immersa del corpo». Ecco perché una nave galleggia: essendo “piena d’aria”, il volume occupato ha un peso inferiore a quello dello stesso volume d’acqua che ha spostato. In poche parole, il volume d’acqua spostato dalla nave pesa più del volume
foto S. Mandelli
Quelli a gilet si “aprono” in tre modi Xxxxxxx SISTEMA DI APERTURA AUTOMATICA: dentro il giubbetto c’è una bomboletta di CO2 (anidride carbonica) collegata a una pastiglia di sale; quando quest’ultima si bagna, si innesca un meccanismo che libera l’anidride carbonica sotto pressione nella bomboletta e il salvagente si gonfia all’istante. In questo modo, anche se il malcapitato ha perso conoscenza, non rischia di finire sott’acqua.
della nave stessa, quindi dà una spinta verso l’alto che consente all’imbarcazione di rimanere a galla. Di conseguenza una persona galleggia solo se la spinta di Archimede è maggiore del peso del suo corpo.
Fatti due conti… I giubbetti di salvataggio a norma sono classificati in base alle normative europee EN 393:1998, EN 395:1998, EN 396:1998 ed EN 399:1998 che, rispettivamente, classificano quattro cate-
I giubbetti di questo tipo funzionano
foto S. Mandelli
chi non è capitato da piccolo di esercitarsi a “fare il morto”? Ebbene, torniamo dietro i banchi di scuola e proviamo a spiegare il principio del galleggiamento applicandolo all’argomento di questo Dietro le “aride” servizio. Annuncio ai naviganti: le informazioni di sigle tecniche seguito non hanno alcuna può nascondersi pretesa di esaurire comla nostra salvezza pletamente l’argomento dal punto di vista scientifico, non è certo questo l’ambito, ma cercano di spiegare in modo chiaro e semplice per-
APERTURA MANUALE: sul lato destro del giubbetto spunta una piccola maniglia rossa che, tirata con forza, aziona il meccanismo che libera l’anidride carbonica e gonfia il salvagente. Questa soluzione è utilissima quando, malauguratamente, il meccanismo automatico non dovesse funzionare. Per compiere questa operazione serve solo una manciata di secondi di lucidità.
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di 10,2 kg. Per semplificare, arrotondando in difetto i dati scopriamo che: 50 N = 5 kg; 100 N = 10 kg; 150 N = 15 kg; 275 N = 27,5 kg. In soldoni, basta dividere la forza per 10 e scopriremo quanto “spinge” il giubbetto.
… ecco quelli giusti Una persona di 70 kg che cade in acqua e rimane in posizione verticale sviluppa una spinta di Archimede pari circa al suo stesso peso. Questo non è però sufficiente
foto S. Mandelli
in automatico, con una leva oppure a fiato GONFIAGGIO A BOCCA: si usa solo in casi disperati e nella remotissima ipotesi che i due meccanismi precedenti non funzionino. Una cannuccia rossa spunta sul lato sinistro del giubbetto: soffiandoci dentro, il salvagente si gonfia. Serve un po’ di tempo e funziona solo nel caso in cui il malcapitato sappia nuotare, non porti vestiti o accessori che potrebbero portarlo a fondo e non abbia perso conoscenza.
a garantire la piena galleggiabilità e, soprattutto, non aiuta a tenere la testa fuori dall’acqua. Qualora indossasse un giubbetto di salvataggio da 100 N, invece, avrebbe dalla sua un’ulteriore spinta pari a 10 kg. E questo gli consentirebbe di stare a galla in qualsiasi posizione, perché la spinta totale sviluppata è maggiore del peso del suo corpo, anche in condizioni meteorologiche avverse o in stato di incoscienza. Attenzione! I giubbetti classificati 50 N, pur essendo regolamentari ai fini della normativa sulla sicurezza, non sono quello che ci serve. Infatti, definiti “aiuti al galleggiamento”, possono essere utilizzati solo dagli sportivi ai quali è prescritto l’obbligo delle cinture di sicurezza, cioè windsurfer, piloti di acquascooter e via dicendo, categorie che poco hanno a che fare con noi pescatori. La soluzione migliore è acquistare giubbetti da 150 N: sviluppano una spinta sufficiente a garantire il pieno galleggiamento anche in condizioni molto difficili. Quando scegliamo il giubbetto, infatti, dobbiamo considerare anche il fatto che i vestiti inzuppati d’acqua aumentano il nostro peso e limitano all’inverosimile i nostri movimenti. I modelli da 275 N, invece, sono pensati per situazioni estreme in alto mare e tengono a galla persone vestite anche in modo molto pesante. ‹ foto S. Mandelli
gorie di giubbetti: 50 N, 100 N, 150 N, 275 N. Cosa significano queste sigle? N sta per “Newton”, cioè l’unità di misura della forza. Un Newton equivale a 0,102 kg. Quindi, per sviluppare una forza pari a 1 kg servono 9,8 N. Per scoprire quanta spinta verso l’alto sviluppa il giubbetto, è sufficiente dividere i Newton che lo identificano per quelli necessari a sviluppare una forza pari a 1 kg: per esempio 100 N / 9,8 kg = 10,2 kg. In questo caso, il giubbetto svilupperà una spinta verso l’alto
Ci vuole la “revisione” Dopo un certo periodo gli “auto” vanno controllati
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utti i giubbetti autogonfianti superano severi test di sicurezza per ottenere il marchio CE. Ovviamente, hanno bisogno di buona cura per funzionare a dovere… e persino di un controllo periodico. La stessa azienda produttrice, al momento dell’acquisto, segnala quando far controllare l’accessorio su un apposito talloncino cucito su una fibbia del giubbetto: in genere, la bomboletta e la pastiglia vanno cambiate ogni 2 anni mentre il controllo del salvagente e dell’imbracatura va fatto dopo 5 anni.
MEGLIO QUELLI DA 150 N (a sinistra, il marchio), perché ci tengono a galla anche se perdiamo conoscenza. Quelli da 50 N (a destra) sono solo “aiuti al galleggiamento”.
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foto A. Cucconi
Giubbetti di
SALVATAGGIO
In nome della legge... onoscere i nostri obblighi è fondamentale, perché la legge non ammette ignoranza. Prenderemo in considerazione gli articoli delle leggi italiane e delle normative europee accolte dalla nostra legislazione in materia di natanti e di sicurezza. Tuttavia, per chi volesse approfondire l’argomento in maniera certosina, è sufficiente collegarsi al sito www. infrastrutturetrasporti.itt del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: troveremo tutti i documenti italiani e comunitari inerenti alla navigazione nonché una tabella riepilogativa delle dotazioni di sicurezza obbligatorie (cliccare “Nautica da diporto” oppure “Approfondimenti”). In più, possiamo contattare l’Ufficio Relazioni con il Pubblico del Ministero (06 41.58.21.43 - 06 41.58.21.44 urp@infrastrutturetrasporti.it). Chi volesse leggere testi più agili e immediati senza... fare a cazzotti con il linguaggio giurisprudenziale, può collegarsi al sito www.nautica.itt e cliccare sulla sezione “Normativa”. Attraverso un menu a tendina, si potranno verificare tutti gli aspetti principali, dalle norme di sicurezza alle assicurazioni. Prima di adden-
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LA “CIAMBELLA” è obbligatoria e perfetta se c’è corrente, per esempio nei grandi fiumi dove spesso nuotano le “big”.
trarci nell’argomento, è doveroso fare un’ulteriore piccola premessa: di seguito scopriremo quali sono le condizioni per essere in regola e, tra l’altro, navigare più sicuri. Tuttavia, è bene sapere che alle norme generali, come molto spesso avviene nelle acque interne, si aggiungono provvedimenti regionali, provinciali o addirittura comunali che regolano la navigazione in un determinato bacino o fiume.
Informiamoci sempre A partire dal divieto di mettere una barca in acqua, scoperta amara per noi carpisti, ci sono tante altre potenziali limitazioni: divieto di motore a scoppio, di motore elettrico, di navigazione notturna, zone interdette o addirittura interi periodi dell’anno durante i quali non si può usare la barca… e così via. Questo vuol dire che, prima di partire per una sessione di pesca, sarebbe sempre cosa saggia informarsi sulle norme particolari adottate dalla Regione, dalla Provincia o dal Comune che hanno in gestione le acque che ci interessano. Ci può andare male, e quindi non potremo usare la barca; ci può andare
“malino”, e quindi saremo limitati in svariati modi… ma ci può andare anche bene. Questo, però, non significa che possiamo fare come ci pare: quando non ci sono norme aggiuntive, ecco cosa bisogna sapere per essere in regola.
La Legge 172 Non possiamo parlare di sicurezza senza prendere in considerazione la navigazione. L’argomento ha base normativa nella Legge n. 50 dell’11 febbraio 1971, modificata negli anni da successive leggi, decreti, regolamenti, direttive europee e circolari, fino alla versione definitiva della Legge n. 172 dell’8 luglio 2003. Questa regola la navigazione da diporto a scopi ricreativi non a fine di lucro (Capo I, Art. 1, comma 1), che è la categoria in cui rientriamo noi carpisti, in acque sia interne sia marittime. Ecco una veloce panoramica sui punti di maggiore interesse. Il consiglio, comunque, rimane quello di leggere il testo integrale al fine di conoscere la regolamentazione precisa riguardo alle nostre attività e non incorrere in sanzioni o diventare un pericolo per sé e per gli altri.
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Fra le categorie delle varie imbarcazioni, i mezzi utilizzati dai carpisti rientrano tra quelli definiti “natanti da diporto”. Il comma 1 dell’Art. 13 recita: “Sono natanti: a) le unità da diporto a remi; b) le unità da diporto di lunghezza pari o inferiore a 10 metri [omissis]; c) ogni unità da diporto di cui alla lettera a) e alla lettera b), destinata dal proprietario alla sola navigazione in acque interne”. Mentre il comma 2 ci ricorda: “I natanti sono esclusi dall’obbligo dell’iscrizione nei registri (Art. 5), della licenza di navigazione (Art. 9) e del certificato di sicurezza”. Tuttavia, anche se non abbiamo l’obbligo di un certificato di idoneità, una direttiva europea stabilisce una linea di demarcazione tra i natanti che dispongono del marchio CE e quelli che, al contrario, non lo hanno. Il marchio CE non è altro che un’attestazione di conformità a determinati parametri costruttivi che attestano la sicurezza della barca stessa. Questo non vuol dire, però, che i natanti senza marchio siano fuori norma. Tuttavia, così come dice l’Art. 13 della Legge n. 172: “I natanti non marcati CE possono navigare [omissis]] se omologati per la navigazione senza alcun limite o se riconosciuti idonei per la navigazione da un organismo tecnico autorizzato o notificato; in tal caso durante la navigazione deve essere tenuta a bordo copia del certificato di omologazione con relativa dichiarazione di conformità ovvero l’attestazione di idoneità rilasciata dal predetto organismo”. Non c’è niente di astruso: i natanti marcati CE sono adatti per la navigazione mentre quelli non marcati devono essere riconosciuti idonei da una commissione tecnica. Non preoccupiamoci: le barche espressamente dedicate ai carpisti sono marcate CE oppure conformi alle leggi, e l’attestazione di conformità la fornisce il venditore stesso.
Sicurezza e dintorni Ed eccoci arrivati al tema principale del servizio: le dotazioni di sicurezza. La legge italiana le
impone ai possessori di natanti e, con il Decreto Ministeriale n. 478 del 1995, stabilisce che per l’utilizzo in acque interne bisogna disporre di “cinture di salvataggio (una per ogni persona a bordo) e un salvagente anulare (conforme al Decreto Ministeriale n. 385/99) con cima”. Molti di noi si stupiranno del fatto che sia obbligatorio un salvagente anulare con cima, eppure è proprio così e, in pratica, molti di noi, pur non volendo, sono perennemente fuori norma proprio perché non portano in barca questo accessorio. E non si pensi sia inutile… l’anulare di plastica dura corre in nostro soccorso quando siamo in due in barca e uno cade in acqua: è possibile che il giubbetto non funzioni, oppure che ci sia forte vento e il malcapitato non riesca a nuotare nel lago agitato fino a ritrovare lo scafo della barca e quindi salvarsi, o ancora che cada in un fiume con forte corrente. In questi casi, il compagno rimasto in barca può lanciare l’anulare e tirare a sé il “naufrago” in difficoltà. Chiarito questo, i giubbetti approvati dalla legge sono quelli “a giubbotto” o “a stola” (proprio come quelli che abbiamo visto) e, in particolare, il Decreto Ministeriale n. 109 del 1996 stabilisce che “sono consentiti giubbetti CE nei tre modelli 100 (EN 395), 150 (EN 396), 275 (EN 399); per le persone che svolgono attività ricreative o sportive, per le quali è obbligatorio indossare permanentemente una cintura di salvataggio, oltre ai modelli citati, è consentito anche il modello 50 (EN 393)”. Fermiamoci un attimo. Abbiamo consigliato di non usare i giubbetti 50 (che vengono definiti “aiuti al galleggiamento”)… eppure la legge li ammette, e proprio per la nostra categoria, cioè “persone che svolgono attività ricreative o sportive”. Come mai? Noi vorremmo sottolineare che la nostra disciplina rientra impropriamente in questa categoria: chi pratica windsurf, acquascooter, canoa e quant’altro, lo fa di giorno e spesso in zone attrezzate per il soccorso in acqua. Noi, invece, spesso peschiamo di notte e in posti isolati: molto meglio scegliere giubbetti ben più galleggianti! n
Motori elettrici e normative Per usarli servono il libretto e l’assicurazione
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ur esulando dal tema specifico di questo articolo, è bene chiarire che i motori elettrici che utilizziamo per spostare le nostre barchette devono avere il famoso “libretto” che dobbiamo richiedere al rivenditore. Lo chiarisce sempre l’Art. 1 della Legge n. 172 dell’8 luglio 2003: il comma 6 dice che “Per ogni singolo motore il costruttore, ovvero il suo legale rappresentante o rivenditore autorizzato stabilito nell’Unione Europea, rilascia la dichiarazione di potenza su modulo conforme al modello approvato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”. Sulla base della dichiarazione di potenza, che in pratica è il nostro “libretto di circolazione”, è necessario fare un’assicurazione per il proprio motore elettrico. Ricordiamo, infatti, che il limite dei 3 cavalli fiscali che escludeva dall’obbligo di assicurazione non esiste più. Quindi, ci serve una polizza specifica.
foto O. Portrat
Definizioni generali
Per navigare in modo sicuro ci sono norme precise da rispettare: eccole! 65
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Giubbetti di
SALVATAGGIO
I dieci comandamenti Le regole da seguire se usiamo una barca... o il nuoto non fa per noi! Non usciamo mai in barca nel caso in cui le condizioni 2 meteorologiche fossero proibitive.
No
Sì
Attenzione soprattutto al vento, che alza onde pericolosissime, nonché ai temporali violenti e ai fulmini che li accompagnano.
foto S. Mandelli
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No
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Indossiamo sempre un giubbetto di salvataggio a norma, ben allacciato.
No
Non carichiamo mai l’imbarcazione oltre il 4 peso massimo consentito
Sì
dichiarato dal venditore, sia di attrezzatura sia di persone.
No
Mai salire in barca se non si è lucidi: vietati 3 alcol, cibi pesanti e qualsiasi sostanza che alteri i riflessi.
foto O. Portrat
Fissiamo saldamente gli oggetti pesanti, 5 per esempio le batterie dei motori elettrici, che spostandosi potrebbero sbilanciare l’imbarcazione.
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foto S. Mandelli
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Sì
No
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Evitiamo i movimenti bruschi e cerchiamo di non alzarci mai in piedi, meno che mai di colpo, soprattutto su barche non troppo stabili.
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Anche se peschiamo da riva, specie da un pontile, e non sappiamo nuotare bene, indossiamo il giubbetto: gli inconvenienti sono possibili!
No
foto O. Portrat
No
si combatte con un pesce, anche se non siamo noi ad avere la canna in mano.
No
Controlliamo la barca prima di ogni sessione di pesca e dotiamoci 10 dell’equipaggiamento di sicurezza che la legge (e il buon senso...) ci prescrive.
foto A. Cucconi
Se a bordo siamo in due, è bene avere il maggior affiatamento possibile e 8 rimanere concentrati, soprattutto quando
No
foto S. Mandelli
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Evitiamo di salire a bordo con stivali “a tutta coscia” e wader: se cadiamo si riempiono d’acqua e possono portarci giù!
foto O. Portrat
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Sì
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