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Enti, club, associazioni, singoli lettori: queste pagine sono dedicate anche alle vostre notizie, manifestazioni, iniziative, esperienze e catture Carp Fishing Magazine c/o Acacia Edizioni srl Via Balduccio da Pisa, 7 20139 Milano
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A pago: sì o no? Un articolo sulle cave a pagamento, le critiche del forum Passione Carpfishing, le nostre ragioni e una proposta accettata: gli utenti della comunità online Passione Carpfishing ci illustrano i loro pensieri riguardo gli spot a pago
Pusiano ripulito Seconda edizione della giornata ecologica
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omenica 1 marzo 2009 si terrà una nuova edizione della giornata di pulizia delle sponde del Lago di Pusiano (Co/Lc), organizzata dalla sede 166 (Milano) e dalla sede 62 (Canonica d’Adda) di Carp Fishing Italia. Per informazioni, contattare Umberto Banchieri (338 50.88.527) o Andrea Spini (340 38.59.408).
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aleotto fu il servizio di Riccardo Poli sul numero 27 di Carp Fishing Magazine. Lo ricordate? Parlava dei trucchi ad hoc per affrontare i laghi a pagamento, ritenuti dall’autore non solo semplici palestre, ma anche veri e propri bacini dall’alto grado di difficoltà. L’articolo in questione ha prodotto un polverone inatteso tra le finestre del forum Passione Carpfishing (http://ilmercatinosenzaregole. forumup.it): sotto il faro degli accusatori è finita la nostra scelta di pubblicare, a fine articolo, una cartina dell’Italia con i relativi hot spot “a pago”. Ad alcuni utenti del forum la cosa non è piaciuta.
All’interno del post “Cercasi neuroni in buono stato”, aperto da Tristano Magnani venerdì 12 dicembre 2008, siamo stati accusati di aver fomentato indirettamente il traffico illecito di pesce dalle acque libere a quelle a pagamento, di aver dato una visione distorta del carp fishing, in cui è la grossa cattura a rendere grande un pescatore, non il contrario, e di aver citato alcuni laghi a pagamento “poco limpidi”. Noi ci siamo messi in gioco e siamo intervenuti direttamente nella discussione per cercare di capire i motivi di tanto rumore, per ascoltare le voci di alcuni carpisti e per spiegare il nostro punto di vista e quindi
spazzare via qualche luogo comune che vuole le riviste “schiave” al servizio del più forte. Non è così, e queste pagine ne sono una dimostrazione: qui di seguito leggerete sei interventi sul tema “laghi a pago”. A parlarne non sono i nostri collaboratori, ma proprio i carpisti iscritti al forum Passione Carpfishing. Ci piace così: vogliamo avere un colloquio schietto con chi ci legge e siamo disposti, nei limiti di un discorso civile ed educato, a dare spazio alla voce di tutti. Riteniamo sia il modo migliore per crescere con i nostri lettori e per stimolare il pensiero critico. E di questi tempi, concedetecelo, non è poca cosa.
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errarese doc, Giuseppe Benea ha 50 anni ed è un convinto appassionato della pesca nei fiumi e nei canali. Ecco cosa pensa in tema di laghi a pagamento: «Il “come” si sia sviluppata questa vicenda è ormai assodato, il “perché”, quesito che sarebbe interessante da sviluppare, necessiterebbe di una ricerca socio-psicologica. Perché i moderni pescatori hanno tradito le Virtù Capitali del “vangelo piscatorio” come la Pazienza e la Perseveranza? Mi pare assodato il fatto che “abbiamo le mani legate”, cioè siamo impossibilitati ad opporci legalmente e giuridicamente verso il macromondo delle “carpe volanti” e di tutto ciò che ci ruota attorno e, a mio avviso, essendo con
Giuseppe Benea
le spalle al muro, abbiamo solo due alternative per opporci con decisione. La prima non la voglio neppure nominare, essendo radicalmente in opposizione alla mia concezione di convivenza civile, la seconda è lo sciopero. Certo, è un termine un po’ grottesco in riferimento alla nostra passione, ma esplicativo di ciò che io, come tanti amici a me cari, viviamo e sentiamo questo problema. Non abbiamo che l’alternativa di esimerci dal frequentare i laghi a pagamento e dobbiamo coinvolgere più persone possibili nell’intento di frenare quel fenomeno che negli ultimi anni sta devastando le nostre acque e le giovani leve che si affacciano per la prima volta a questa disciplina.
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Joseph Masut
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questo carpista trentaseienne di Treviso piace pescare soprattutto in lago. Joseph Masut teme le divisioni intestine tra i carpisti e ritiene che dovremmo darci da fare soprattutto attraverso l’associazionismo: «Laghi a pagamento... quanti ne esistono? Molti, direi, e non solo per il carp fishing. Quanti angler hanno iniziato qui? Tanti. E quante sono state le paure e le gioie per il primo pesce? Mai abbastanza. Così adesso si vorrebbero creare le due fazioni “lago a pago sì versus lago a pago no”, perché non c’è una regolamentazione in grado di garantire una sana gestione delle acque pubbliche e della fauna ittica, e nessuno può vigilare a 360 gradi con autonomia. Ecco allora che si generalizza e
appaiono “carpe con le ali”, bocche distrutte, gestori senza scrupoli, certificazioni regolari ma rilasciate irregolarmente e ancora “carpari” da laghetto. Le istituzioni non si muovono e quelle che si muovono lo fanno trovando limiti d’azione e, a mio modo di vedere, di sensibilizzazione. A chi spetta tale compito? A tutti noi, ma anche alle riviste e le aziende del settore, attraverso i propri canali, lasciando un po’ da parte il business. Come carpisti che pagano regolarmente licenze e tessere, che rispettano le regole dei laghi “autorizzati”, non vorremmo arrivare a una frattura tra noi che ci allontanerebbe da quell’associazionismo forte tanto inseguito: perderebbe di attendibilità tutto il carp fishing italiano».
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a trent’anni, è un “guru” dei canali ferraresi ed è stato l’artefice di questo spazio dedicato alle opinioni dei carpisti di Passione Carpfishing. Infatti, è stato proprio Matteo Marchesini a contattarci per primo: «Il problema “laghetti a pagamento”, paradossalmente, non è strettamente legato alla gestione degli stessi, bensì alla smania e alla voglia di primeggiare di diversi carpisti. Purtroppo, molti, per sentirsi “qualcuno”, mettono da parte ciò che è alla base stessa di questa tecnica, ricercando la via più breve per arrivare a un’ affermazione che si rivela poi del tutto effimera. Non voglio né discriminare né categorizzare, e capisco che ognuno di noi ha le proprie necessità, ma vedere persone che fanno
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centinaia di chilometri per pescare in questi luoghi, credo sia la riconferma di ciò che ho detto poc’anzi. Comportarsi in questo modo, ricercando sempre e solo il pesce di taglia, significa ripercorrere la strada che ha portato alla nascita e allo sviluppo del commercio di carpe vive, a volte addirittura legalizzato (per non parlare di quello illegale), provenienti da bacini del tutto liberi. Sinceramente, poi, poco mi importa dei certificati degli allevamenti ittici. Gli stessi allevamenti che possono, dopo un periodo di quarantena, certificare come proprie le carpe prelevate in acque libere. Ciò che manca in Italia, secondo me, è la cultura della pesca, sia come hobby ricreativo, sia a livello istituzionale».
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ive a Roma, pesca prevalentemente nei laghi o nei fiumi e ha trentacinque anni. Mauro Palombini comprende le ragioni di chi pesca nei laghi a pagamento per necessità, ma non sopporta una certa “cultura della pigrizia”: «Laghi a pagamento: giusto andarci? È sbagliato smentire la loro frequentazione, tutti prima o poi ci sono passati una volta e tanti continuano, più o meno frequentemente, a lanciarci le loro lenze. Capisco chi, per motivi sicuramente validi, quali tempo, denaro e famiglia, pesca in laghi a pagamento; non capisco invece chi, avendone la possibilità, persevera in questi posti creando così una domanda che con difficoltà può essere soddisfatta in modo lecito. Discriminare chi pesca in queste
acque è sbagliato, ma non è assolutamente da sottovalutare il fenomeno che negli ultimi anni si è sviluppato, e che ha danneggiato indirettamente i bacini naturali. Infatti, il risultato è stato un continuo bracconaggio a danno delle acque libere, spesso effettuato senza tener conto della salute dei pesci e del loro habitat naturale. Questo significa che tutti i laghi privati sono colpevoli? No, ma non considero giusto favorire questo mercato, che da una parte saccheggia illegalmente le acque libere e, dall’altra parte, in modo legale, sfrutta un altro tipo di pesce, quello di allevamento. Questo contrasta chiaramente con il significato del carp fishing e del suo approccio alla pesca, nel pieno rispetto della natura e dei pesci pescati».
Oris Ottaviani
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Mauro Palombini
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la voce fuori dal coro: 29 anni, senese, frequenta i laghi a pagamento e non crede che ci sia da vergognarsi. Oris Ottaviani ci spiega che andare “a pago” è per molti una necessità, dovuta allo stato di assoluto degrado in cui versano le acque libere italiane: «Eccomi a rappresentare quelle persone che, come me, lavorano tutto il giorno, tutta la settimana, che hanno una famiglia, che hanno un solo week end al mese per dedicarsi un paio di giorni a questa passione chiamata “carp fishing”, che abitano in paesi in cui le alternative ai laghetti a pagamento sono poche, e i problemi legati a questa tecnica sono invece molti: i laghi sono invasi da stranieri o da persone che non rispettano le regole, che fanno le notti con le tende anche dove è proibito,
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mentre le associazioni organizzano enduro senza che tu possa essere informato in tempo per cambiare meta. Addirittura, in alcuni luoghi rischi che ti rubino l’attrezzatura, o che ti capiti anche di peggio. Quindi, non è per avere il bagno a due metri dalla tenda o il barbecue “comodo” che si pesca in questi posti. Nei laghetti a pagamento è possibile passare qualche ora in tranquillità, insieme a qualche amico, insieme a questa passione che vivo solo da due anni, insieme all’opportunità di conoscere gente nuova, che ti aiuta, che ti dà consigli. Sono posti in cui puoi fare esperienza e cominciare a imparare, magari seguito da qualcuno più esperto, come si tratta la nostra “amica”, mettendo in pratica ciò che magari avevi letto solo sui giornali».
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oglietegli tutto, ma non i grandi laghi e i fiumi. Tristano Magnani, viterbese di 41 anni, è l’autore del post che ha dato origine alla discussione sul forum Passione Carpfishing. I laghi a pagamento non gli vanno proprio a genio: «Il discorso sui laghi a pagamento è piuttosto controverso nel mondo del carp fishing e spesso porta a diatribe tra gli appassionati. Discorsi e commenti riempiono riviste, forum, e... le sponde dove peschiamo. Difficile spiegarsi in 1200 caratteri. Personalmente credo che il nocciolo della discussione sia da focalizzare sull’effettiva provenienza delle carpe che abitano i laghi a pagamento e cosa si intende per “carp fishing”. Chi, come me, vede nel carp fishing una tecnica
di pesca che impernia la sua indole nel contatto con la natura, nella salvaguardia incondizionata del pescato, sia nel trattamento post-cattura sia nell’accurato suo rilascio, e nella salvaguardia dell’habitat in cui vive, non vede certo di buon occhio luoghi contornati da reticolati ed artifici vari, che promettono la cattura “da copertina”. Il fenomeno sempre più dilagante di carpe di grossa mole prelevate da bacini naturali e pubblici, e immesse in questi laghi a pagamento dovrebbe far riflettere chi li frequenta sul fatto che la carpa che si apprestano a fotografare potrebbe esser stata (sfido chiunque ad esser certo del contrario) violentemente prelevata dal proprio ambiente naturale. Poi, ognuno agisce secondo la propria coscienza».
tristano magnani
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Enduro a Salasco D SOLUZIONE INTELLIGENTE: quando fuori fa tanto freddo (foto sopra), i carpisti trovano sempre il modo di “riscaldarsi” (foto sotto).
al 21 al 23 novembre si è svolto il primo enduro benefico del Lago di Salasco (Vc), organizzato da Mauro Mittino e dal Carpfishing Club Novara: 15 coppie si sono sfidate sulla base di un regolamento “particolare”. Cosa prevedeva? 6 canne per coppia, consentite solo boilie e particles, obbligo di immediata pesatura degli amur. Ma la vera novità è stata la possibilità di utilizzare il barchino radiocomandato per calare le lenze e pasturare, ma solo con quattro canne su sei e non oltre la metà lago. Il clima atmosferico, decisamente non tra i più clementi, si è scontrato con l’ottimo clima di socializzazione respirato tra i carpisti in gara, provenienti dalle più disparate regioni italiane e anche dalla Svizzera. Nonostante le bufere di vento e la temperatura esterna a -4 gradi, il Lago di Salasco ha concesso qualche cattura, sia di giorno sia di notte.
Vince la coppia abruzzese Cicolini-Candoli con 116 chili totali e una big carp di quasi 16 chili
Le due classifiche finali, quella del pesce più grosso e quella del maggior peso totale, hanno visto al primo posto la coppia abruzzese Cicolini-Candoli, con 116 chili di pescato totale e una big carp da 15,850 chili, catturata da Candoli. Oltre alla competizione, l’enduro si Salasco è stato importante per la beneficenza: il
ricavato è infatti stato consegnato alle associazioni onlus “Dottor Sorriso” e “Idea Insieme”. I carpisti e l’organizzazione ringraziano anche il mitico “Mosca”, che ha offerto ai pescatori una grigliata il sabato a mezzogiorno, occasione per raccogliere ulteriori offerte da destinare alle due associazioni onlus. PREMIO “SUDATO”: Nicolino Cicolini si è sciroppato quasi 750 chilometri insieme al suo socio Daniele Candoli, ma è stato ricompensato con il primo posto nella classifica a peso totale.
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Fimon: novità Regole rigide: addio long range di giorno... e i tendifilo diventano obbligatori
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na serie di norme restrittive tutelerà la convivenza tra i carpisti e gli appassionati di altre tecniche sul Lago di Fimon (Vi). In una nota del 26 gennaio, Francesco Nassi, coordinatore della Polizia Provinciale, ci ha anticipato ciò che verrrà scritto nei libretti dei regolamenti della Provincia di Vicenza. «Le lenze e i segnalatori della zona di pastura posati con l’ausilio di un natante possono essere utilizzati solo da un’ora dopo il tramonto fino a un’ora prima della levata del sole»: questa è la prima norma e, fuori dai denti, ci dice che d’ora in avanti potremo pescare con l’ausilio della barca solo di notte. Così come la seconda, ancora più precisa: «In orario diurno le lenze potranno essere posate solo se lanciate da riva». Niente long range di giorno, quindi, per far respirare un piccolo bacino dove è massiccia la presenza di pescatori a spinning. Non è un caso che le due nuove norme si aggiungano ad altri due articoli espressamente dedicati al long range. Il primo risale all’anno scorso e dice: «È fatto obbligo di utilizzare appositi affondafilo e di tenere la canna in posizione parallela all’acqua». Mentre il secondo fa riferimento alla brut-
ta abitudine di “dimenticare” i segnalini in acqua a sessione finita: «I segnalatori delle zone di pastura devono essere rimossi alla fine della giornata di pesca». Nassi ha approfittato di questo comunicato per ribadire che nel Lago di Fimon vigono il divieto di utilizzare il carp sack, il divieto di utilizzo del motore (anche elettrico) e il divieto di servirsi dell’ecoscandaglio. Poi, per smorzare alcune polemiche nate nel web, precisa: «I divieti relativi alla pesca sono decisi dal Bacino B, previa approvazione della Provincia, mentre le norme relative alla navigazione e all’ecoscandaglio hanno origini diverse. La navigazione è regolata da una speciale legge regionale del Veneto, che consente l’utilizzo del motore solo nelle acque del Lago di Garda e di Santa Croce, mentre quelle che vietano l’ecoscandaglio fanno parte proprio della legge regionale sulla pesca, sempre della Regione Veneto. Pochi lo sanno, ma l’utilizzo del sonar è vietato in tutto il Veneto». A fine comunicato, Nassi ci informa che a breve saranno appaltati i lavori di riqualificazione del lago, tra cui rientra la costruzione di piazzole per la pesca entro l’estate del 2009.
IL REGOLAMENTO è UFFICIALE: nel numero 21 di Carp Fishing Magazine lo abbiamo commentato in anteprima quando era ancora una proposta: ora è realtà.
Storione record di 50 chili nelle acque del Pusiano Paolo Frulla ha catturato uno dei “miti” del frequentatissimo lago lombardo
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rima era solo una voce, ma finalmente ci è giunta la conferma della “leggenda” e possiamo mostrarvi anche le foto: ecco Paolo Frulla, da Senigallia (An), con uno storione record di 50 chili catturato al Lago di Pusiano (Co/Lc). L’inaspettata cattura è arrivata a fine settembre, come racconta Frulla in persona: «Ho catturato lo storione in circa 9 metri di profondità, davanti alla zona chiamata “Bosco”. Ha abboccato a un doppio innesco bilanciato di boilie 20 millimetri alla banana e ai crostacei. Il combattimento, per mia sorpresa, non è
stato molto lungo: il vero problema è stato staccarlo dal fondo e “guadinarlo”. Nella rete entravano solo la testa e pochi centimetri della pancia, quindi io e il mio socio Filippo non abbiamo potuto fare altro che aiutarci a vicenda, uno tenendo la coda e l’altro la rete del guadino: è stata dura, perché il pesce era lungo come il gommone! Una volta a riva, l’abbiamo velocemente pesato e fotografato, per rilasciarlo dopo pochissimi minuti: avevamo paura di fare del male a questo magnifico prodigio della natura... di 50 chili!».
PRODIGIO DELLA NATURA: questo storione oversize era una delle “leggende” del Pusiano. Ora è realtà, grazie al bravo Paolo Frulla e ai suoi soci Filippo e Nicola.
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a cura di Paolo Meneghelli
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Cfi ha un nuovo direttivo. Parola d’ordine: identità! w.
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è chi lo chiama “Paolone”, e non a torto: visti la stazza e il sorriso, Cominelli è il “gigante buono” di Cfi. Responsabile della sede 55 di Rudiano (Bs), è al suo primo mandato come consigliere. Gli addetti ai lavori lo conoscono bene per l’impegno profuso per ottenere qualche apertura regolamentare nel Lago di Endine, in provincia di Bergamo.
Paolo Cominelli
Ecco le dichiarazioni a caldo dei sette consiglieri del direttivo di Carp Fishing Italia eletti durante la due giorni di Gonzaga. Motivazioni, progetti e aspirazioni per affrontare quattro anni decisivi per tutto il movimento dei carpisti italiani Com’è la situazione attuale a Endine? Ho inoltrato una proposta alla Provincia di Bergamo per un nuovo incontro. Stiamo aspettando una risposta, anche se sanno bene di cosa vogliamo parlare e quindi stanno allungando i tempi. Dovremmo farcela entro la fine del mese di febbraio, io sarò il rappresentante di Cfi in quella sede. Sappiamo che, in questa trattativa trattativa, Cfi ha come alleata la Fipsas. La situazione, però, è ancora a un punto morto… La nostra sede periferica è iscritta sia alla Fipsas di Brescia sia al Coni. Purtroppo, la sezione bresciana della federazione non ha alcuna voce in capitolo nei confronti delle acque bergamasche,
come il Lago di Endine. La Fipsas di Brescia è dalla nostra parte, ma l’unica cosa che può fare, e che farà, è contattare la Provincia di Bergamo e in un certo senso “fare pressioni”: dal momento che molte associazioni sportive bergamasche svolgono manifestazioni e gare nelle acque bresciane, non possono non ascoltarci. È auspicabile una fattiva collaborazione tra Cfi e la federazione anche a livello nazionale? In questo momento c’è bisogno di appoggiarsi alla Fipsas per ottenere qualcosa. Ma non permetteremo che la nostra associazione perda la sua identità. Domanda secca: perché ha deciso di candidarsi per il nuovo consiglio direttivo? Penso sia arrivato il momento giusto per dare il mio contributo. Con l’esperienza che ho accumulato credo di poter aiutare il direttivo soprattutto sotto l’aspetto organizzativo, nel tenere i rapporti e i contatti che tengono viva l’associazione.
Forse manca una buona comunicazione tra la cima e la base? Assolutamente no. Ma è importante migliorare i rapporti e i contatti tra le sedi periferiche. Penso che l’elezione di responsabili regionali possa rivelarsi una cosa utile. Quale sarà la prima proposta di Paolo Cominelli al consiglio direttivo? Credo che si debba affrontare subito il problema del bracconaggio. Io stesso, con la mia sede, mi sono informato per far partecipare i miei iscritti ai corsi per diventare guardapesca. Certo non è facile, perché bisogna trovare gente disposta a rinunciare a qualche ora di pesca per fare il “controllore” e, soprattutto, bisogna essere portati per farlo. Per concludere: perché è giusto iscriversi a Cfi? Se vuoi essere preso in considerazone, devi dimostrare di avere qualcosa alle spalle. Solo così le istituzioni possono pensare che tu sia in grado di fare quello che proponi.
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el 2004 abbiamo deciso di affiliarci a Cfi. All’epoca lo scopo era raccogliere persone accomunate dagli stessi interessi. Inizialmente era solo pesca, ma nel corso degli anni mi sono accorto che i laghi erano stati ripuliti... trovavo i tramagli, anche in periodo di frega. Chiamavo le autorità, ma non intervenivano. Poi il fenomeno si è spostato sui laghi naturali: inquinamento e bracconaggio. Le acque stanno scomparendo e nessuno fa qualcosa»: a raccontare questi aneddoti è Pietro Cicchetti, responsabile della sede 101 Civitanova Wild Anglers, consigliere Cfi di fresca nomina e al suo primo mandato. Sappiamo che ha fatto molto per i carpisti delle Marche... Oggi la nostra è l’unica regione dove i carpisti sono rappresentati in tutte le consulte provinciali, ad esclusione della città di Fermo. Se guardiamo alle leggi che regolano la pesca, c’è da mettersi le mani nei capelli: non si sono adeguate alla modernità, ai cambiamenti ambientali, all’avvento del catch & release e delle nuove tecniche di pesca. Come si entra in una consulta? Ogni singola provincia è un mondo a sé stante. Per questo ritengo che sarà importante, in questi quattro anni, “decentrare” il potere e
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esponsabile della sede 116 Padova Carp Team dal 2004, anno della sua creazione, Andrea Pistorello è il membro più giovane del consiglio direttivo appena eletto. Poco più che trentenne, in quattro anni ha trasformato un semplice gruppo di amici in una delle sedi Cfi più attive d’Italia. Cosa spinge un giovane responsabile di sede a proporsi come membro del consiglio
lavorare provincia per provincia. È chiaro che in alcune i requisiti per entrare nelle consulte sono proibitivi. Il quorum per le consulte del Lazio e della Lombardia è altissimo per Cfi, perché attualmente non abbiamo i numeri della Fipsas. Quindi, nel breve periodo è impossibile entrare in determinate consulte senza accordi con associazioni “con i numeri”. Ma dove i numeri non sono così consistenti, Cfi deve darsi da fare per essere presente. La ratifica ufficiale di un accordo nazionale faciliterebbe le cose? È bene che ci sia un accordo ai vertici, ma questo deve essere rapportato a tutte le piccole realtà. Io sono a favore di qualsiasi sinergia, purché sia finalizzata alla salvaguardia dell’ambiente e dell’identità della nostra disciplina. Poi, non c’è solo la Fipsas. Ci sono associazioni, per esempio alcuni gruppi ambientalisti, che possono darci una mano: noi, come sede 101, abbiamo partecipato ad alcune giornate ecologiche perché dobbiamo farci conoscere, soprattutto dall’opinione pubblica. Come si risolve il problema della scarsa partecipazione del centrosud agli obiettivi di Cfi? Il centro-sud non ha ancora capito che è “territorio di conquista” per Cfi. Io la penso così: per esempio, la
direttivo? È semplice: ho visto il potenziale dei giovani. Ho puntato molto su di loro nella mia esperienza al Padova Carp Team: ho cercato di responsabilizzarli e di stimolare lo spirito sano che dovrebbe contraddistinguere tutti i carpisti. Il mio club è cresciuto così: grazie all’apporto coerente di ognuno di loro. Io cercherò di portare questo modo di fare e di vedere le cose su scala nazionale. Raggiungerà questo obiettivo? Il consiglio direttivo deve puntare sui giovani attraverso informazioni mirate e con aiuti concreti. Deve farsi sentire vicino a loro. Istituire i responsabili regionali è una buona idea per far comunicare le varie realtà locali e stimolare non solo i carpisti, ma anche le sedi periferiche più giovani. Un’organizzazione piramidale è quasi una necessità: così facendo, porteremo un maggior numero di iscritti motivati e coinvolti. Perché dei giovani abbiamo bisogno.
Andrea Pistorello
Quale obiettivo importante non è stato ancora
provincia di Campobasso richiede requisiti inferiori rispetto a quella di Milano per entrare in consulta. Una volta “conquistata” una provincia, bisogna estendere gli obiettivi a macchia d’olio. Ovviamente, si tratta di un lavoro di lungo periodo. La nomina di coordinatori regionali può aiutare? Uno dei punti di forza di Cfi è la comunicazione tra le sedi stesse, anche attraverso il semplice forum. Qui nelle Marche abbiamo ottenuto qualcosa proprio perchè abbiamo coinvolto ogni singolo ragazzo nei nostri progetti: chi fa parte dei nostri club deve avere responsabilità e dare il suo contributo per cercare di cambiare le cose. Quando proposi alle istituzioni di estendere la notturna a tutte le acque di categoria C, mi dissero di no perché non garantivamo il controllo delle sponde durante le ore notturne. Io ho cercato di spiegare che è un cane che si morde la coda: senza di noi, le acque sono in balia di bracconieri e altri malintenzionati. Noi abbiamo raccolto documentazioni, li abbiamo sfiniti. E da poco abbiamo ottenuto la deroga per altri due bacini. Tutti insieme: io ho visto che se ai carpisti dai delle responsabilità, e quindi devono intervenire in prima
raggiunto? E quale dovrà assolutamente essere raggiunto nel prossimo mandato? L’ultimo direttivo ha fatto tutto ciò che poteva fare: un lavoro eccelso. Cfi sta crescendo in modo esponenziale e ciò porta ovviamente ad avere obiettivi ogni volta più “alti”. Il consiglio direttivo deve semplicemente continuare il buon lavoro già iniziato quattro anni orsono. Eppure, qualcuno dice che l’associazione ha trascurato il centro-sud: un bel grattacapo... Lo è solo in parte. Ho passato tanto tempo a osservare la situazione del centro-sud Italia e a mio avviso il problema sta nella scarsa fiducia nei confronti di Cfi: fortunatamente, vedo che ci sono molte nuove leve che si stanno legando a noi, anche dalla Toscana in giù. Punteremo proprio su di loro. Fipsas: una buona alleata? È una questione molto delicata. La situazione attuale dice che c’è una federazione che ha molto potere a livello nazionale, ma che spesso si comporta in modo differente nelle diverse realtà locali. Il direttivo appena sciolto ha già dato mandato
persona, le cose le fanno. Per concludere: qual è il primo obiettivo che lei proporrà di affrontare al nuovo consiglio direttivo? Potenziare il collegamento tra il direttivo e le piccole realtà locali. E una gerarchia “militare”: consiglio direttivo, responsabili regionali, responsabili provinciali e, infine, responsabili di sede, in continua comunicazione tra loro. Perché è dalle piccole realtà che si parte per risolvere i problemi. Ci vogliono poi responsabilità per tutti, perché i carpisti devono essere parte attiva. Non per niente, Cfi siamo noi.
Pietro Cicchetti
di cercare collaborazione e molte sedi Cfi oggi sono già affiliate alla Fipsas. Noi ci siamo, con chi ci vuole. Ma non perderemo mai la nostra identità. Quale sarà la sua prima proposta agli altri membri del nuovo consiglio direttivo? Il problema veramente caldo è sicuramente quello del bracconaggio. Poi, sicuramente dovremo organizzarci bene per “formare” i nuovi responsabili di sede e fornirgli un aiuto. È per questo che è importante nominare i responsabili regionali. Cfi difetta di comunicazione? No. Da responsabile di sede ho sempre avuto informazioni in tempo reale. Abbiamo 4 riviste che ci danno spazio, un forum, e un giornalino che va a tutti gli iscritti: non mi sembra poco. Chi ci critica per la comunicazione è uno che si informa poco. Cosa dice agli scettici che non vogliono iscriversi a Carp Fishing Italia? I problemi sono tanti e, ad oggi, siamo l’unica associazione che può dare una mano ai carpisti.
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a sua candidatura è stata una sorpresa, ma questo ragazzo di Gambassi Terme (Fi), responsabile della sede 169 di Castelfiorentino, pare avere le idee molto chiare: «In Toscana, negli ultimi anni, le sedi Cfi sono andate tutte “a morire”, bisogna fare qualcosa», dice con voce bassa e calma. È alla prima esperienza nel consiglio direttivo ed è responsabile di sede da appena un anno. Sul vostro forum ufficiale (www.carpfishingitalia.it) ha dichiarato che il suo team è stato a lungo affiliato “a un’altra associazione, molte forte in Toscana”, ma poi è successo qualcosa. Ci svela il mistero? Noi eravamo affiliati alla Fipsas, poi abbiamo avuto problemi e ne siamo usciti... Quali problemi? Volevamo collaborazione, ma è mancata. Quindi l’anno scorso ci siamo iscritti a Cfi. Eppure, pare che in altre regioni la singergia con la Fipsas stia dando buoni frutti... Certo, noi dovremmo lavorare
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ue occhi di ghiaccio ti guardano fissi, sprizzano sicurezza. È così il primo approccio con Massimo Covre, da anni colonna portante di Cfi e reduce, insieme a Zurma e ad Angeli, dell’ultimo consiglio direttivo. È iscritto alla sede 34 di Silea, in provincia di Treviso, ed è al suo secondo mandato come consigliere di Cfi. Altri quattro anni dedicati a Cfi: perché riproporsi? Non si dimenticano quattro anni di grosso impegno nei contatti con gli enti
Massimo Covre
con la Fipsas, non fare a testate. Ma non dimentichiamo che le problematiche e le “teste” cambiano da provincia a provincia e da sezione a sezione. Probabilmente, in alcune province ci sono responsabili federali più lungimiranti. Comunque, una collaborazione futura farebbe bene a entrambe. È questo il primo obiettivo di Cfi? No, ma credo che sia necessario inserire prima possibile i nostri rappresentanti nelle consulte. E poi è necessario che Cfi ampli il numero di iscritti nel centro-sud. Quindi esiste un “problemasud”? Credo di sì, ma è tutta una questione di numeri: ci sono tanti carpisti nel centro-sud che non sono iscritti all’associazione Cfi. Dobbiamo capire perché, e questo è un obiettivo prioritario, a mio avviso. Visiteremo le sedi periferiche già esistenti e poi vedremo cosa si può fare, perché i carpisti nel centro-sud non mancano. Pistorello sostiene pubblici. Quattro anni di lotta per le convenzioni con acque pubbliche e private. E adesso arrivano altri quattro anni non più volti alla crescita dell’associazione, ma alle cose concrete, ai progetti. C’è qualcosa che avrebbe voluto fare e che non ha avuto il tempo di portare a termine? Tante cose. C’è molto da fare, ma vi assicuro che ci saranno molte sorprese positive. Ha accennato alle convenzioni con i laghi privati. Argomento scottante... Il consiglio direttivo appena sciolto ha già dato un’indicazione di massima nella sua ultima riunione di dicembre: noi dobbiamo dialogare con i privati per evitare che vengano commessi errori macroscopici. Meglio collaborare che andare a cercare lo scontro. Quindi, sì alle collaborazioni con i laghi privati, ma sì anche a regolamenti che tutelino le acque pubbliche. Si deve lavorare su due fronti: da un lato bisogna sensibilizzare i gestori delle acque private e i carpisti, dall’altro è necessario impedire il trasferimento
sia indispensabile un’organizzazione di tipo piramidale: concorda? Sì, è una buona soluzione: è per questo che dobbiamo istituire i responsabili regionali. Si parla poco dei problemi della sua regione, la Toscana... La situazione non è delle più rosee. La pesca notturna non è ammessa, ma solo tollerata, in quasi tutta la regione. Ci sono solo pochissimi tratti autorizzati dalle varie province, ma non sono praticabili per i carpisti. Per esempio, in alcuni di questi le sponde sono troppo pericolose. Non siamo rappresentati nelle varie consulte e per questo ci escludono da qualsiasi processo decisionale. Uno degli obiettivi della mia sede periferica è proprio quello di entrare nella consulta di Firenze. Entrare nelle consulte non è facile: bisogna prima verificare le caratteristiche e i requisiti imposti dalle normative. Ci vuole più coinvolgimento? Noi della sede di Castelfiorentino del pesce dalle acque pubbliche a quelle private. Catalogare le acque private secondo criteri etici è una soluzione? Sì, ci siamo già impegnati in questo senso. Cfi e Fipsas: sinergia vincente? Il consiglio deciderà la direzione da prendere fin da subito. Io ho molta fiducia nelle potenzialità della collaborazione. Ovviamente, se la Fipsas ci vuol dare una mano, noi ci siamo. Dove non vorrà darci aiuto, noi correremo da soli. In fondo, siamo due cose diverse: Fipsas è l’unica associazione di pesca che ha numeri e struttura per sostenere i pescatori davanti alle istituzioni. Cfi non ha ancora questo potere, e per me è un onore quando li si accosta. Perché Cfi è fatta di volontari, ed è talmente ampio il divario sotto tutti i punti di vista, che le due realtà non possono essere paragonate. Serve un accordo nazionale? Sì, ma è già realtà. Però non ha ovunque lo stesso valore... Questa è la storia di ogni giorno: sta ai responsabili locali e al loro buonsenso lavorare per portare tutto a buon termine. Cfi dovrebbe organizzarsi su base
Thomas Salvi organizzeremo nel 2009 un corso di ben tre mesi per avviare le nuove generazioni al carp fishing e per far sì che crescano secondo determinati principi etici. È un nostro obiettivo prioritario. Cosa direbbe a un giovane che non ne vuole proprio sapere di Cfi? È l’unica associazione che rappresenta davvero tutti i carpisti. regionale? Molti non lo sanno, ma già un paio d’anni fa si è deciso di istituire dei coordinatori regionali! In alcune regioni già li abbiamo individuati, ora ufficializzeremo tutto. Stiamo cercando le persone giuste. Anche nel centro-sud? Il problema non è “nord contro sud”: è una questione di partecipazione. È un dato di fatto che in alcune zone del nord c’è una tale partecipazione che ottenere risultati è più semplice. Mi viene da ridere davanti a chi dice che Cfi non fa niente per il sud: bisogna rimboccarsi le maniche. Forse si sa poco di quello che l’associazione fa per i carpisti: Cfi non sa comunicare? No, ma faccio mio il concetto “è sempre possibile fare meglio”: certo, ci vogliono anche le risorse... Qual è il primo progetto da lanciare? Una legge organica da proporre a tutte le province che vieti il trasporto dei pesci di più di 10 chili dalle acque libere, sia che si tratti di pesca professionistica sia dilettantistica. C’è bisogno di una legge che vada a colpire chi trasporta pesce dalle acque libere a quelle private. Risolveremmo così la questione del bracconaggio e tutti i dubbi etici che riguardano i laghi a pago.
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opo i primi quattro anni, sento l’esigenza di continuare. È un impegno gravoso, ma candidarmi vuol dire continuare a credere in un progetto di salvaguardia della nostra tecnica, che oggi è tanto bistrattata». Si presenta così Francesco Angeli, carpista di Reggiolo, una piccola cittadina a due passi da Gonzaga, proprio dove ogni anno si svolge il Carpitaly. Fa parte della sede 76 di Gonzaga ed è una delle “vecchie volpi” di Cfi. È appena stato eletto consigliere per la seconda volta. Sul vostro forum ufficiale (www.carpfishingitalia.it) dichiara che ha dovuto pensarci molto prima di ricandidarsi... Volevo mandare un segnale: servono persone più brave di me dal punto di vista dialettico per aprire un canale di comunicazione con le istituzioni. Perché più Cfi cresce, più deve intervenire nelle varie realtà del territorio. Però io sono ancora qui, disposto a dare il mio contributo per il bene dell’associazione e di tutti i carpisti. Del vecchio direttivo ritrova solo Zurma e Covre, mentre gli altri non sono mai stati consiglieri prima
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on i prossimi quattro anni di mandato Agostino Zurma diverrà uno dei presidenti più longevi di Carp Fishing Italia: è stato infatti eletto per la seconda volta di fila, all’unanimità, come presidente. Altri quattro anni: cosa ha spinto Agostino Zurma a ricandidarsi e ad accettare di nuovo la carica di presidente? Semplicemente, credo molto nell’associazione e in quello che può fare per tutto il carp fishing nazionale. I nostri successi sono per tutti, non solo per gli iscritti. Ho imparato che non si è mai arrivati: bisogna lavorare per raggiungere obiettivi sempre più grandi e ambiziosi. Ne approfitto per ringraziare i consiglieri che sono stati al mio fianco nei passati quattro anni e dare un benvenuto ufficiale al nuovo direttivo.
Agostino Zurma
d’ora: sarà in buona compagnia per i prossimi quattro anni? In tutta sincerità, il motivo che mi ha spinto a presentare una nuova candidatura sono proprio le persone che faranno parte del direttivo nel prossimo quadriennio. Sono uomini che stimo tantissimo, grazie a loro credo che riuscirò a dare il meglio di me stesso. Come sono i rapporti tra Cfi e le istituzioni del Mantovano, dove opera la sua sede periferica? Mantova è stata la culla del carp fishing e della nostra associazione. Oggi ci dobbiamo rapportare con Fipsas e Arci, due istituzioni forti, dominanti. Vorremmo collaborare con loro, ma spesso troviamo qualche difficoltà. È un bene stimolare una sinergia con la Fipsas? Cfi è complementare alla Fipsas. La federazione è concentrata sull’agonismo, noi su altre tematiche che toccano da vicino molti pescatori. Noi vorremmo semplicemente essere complementari e portare la nostra esperienza sulla “pesca libera”. Noi vogliamo essere ascoltati e C’è un obiettivo che non ha fatto suo da raggiungere quanto prima? Senza dubbio la collaborazione con le altre associazioni nazionali. Ci siamo vicini, ci stiamo lavorando e credo proprio che entro la fine di questo mandato vedremo i risultati. Il primo è abbastanza vicino, ovvero la costituzione dell’Osservatorio Nazionale della Pesca, che vedrà insieme Cfi, Fipsas e altre associazioni. Sarà un organismo che si propone come fine la tutela del territorio e della fauna acquatica, principi fondamentali per la nostra associazione. Oltre alle sinergie con le altre associazioni, quali sono gli obiettivi prioritari del nuovo consiglio direttivo? Sono tanti, e per questo ci siamo dati delle deleghe: ognuno avrà il suo compito fin da ora. Il delegato agli sponsor sarà Covre, il delegato per il trofeo Cfi, per le iscrizioni e per i rapporti con le istituzioni sarò io, mentre il delegato alle fiere e alle manifestazioni sarà Angeli. In più, abbiamo due delegati esterni al direttivo che cureranno la comunicazione: Carlo Previdi è confermatissimo nel suo ruolo di organizzatore del sito internet dell’associazione, mentre riproporremo Gionata Paolicchi come responsabile per le comunicazioni alla stampa, coadiuvato da me. In più, Cicchetti e Cominelli si occuperanno
raggiungere dei risultati, e con una federazione importante che ci appoggia possiamo farcela, a patto che non quest’ultima non pretenda di cambiare la nostra identità. In qualità di consigliere l’abbiamo vista partecipare alle premiazioni di molti “Enduro Cfi”: sono davvero importanti queste manifestazioni? Sono importantissime, perché aggregano le persone e perché creano momenti di confronto tra tutti gli iscritti. Sia chiaro: non è agonismo, ma pura e semplice aggregazione. Però avete ricevuto alcune critiche perché gli enduro si svolgono spesso nei laghi a pagamento... Sarebbe splendido poter pescare solo in acque libere, ma oggi le problematiche di ordine pubblico impediscono di pescare in molti spot. Non mi sento di catalogare “pescatore di serie B” chi va nei laghi a pago: penso a chi vuole portarsi a pesca la famiglia, la ragazza. Certo, se i pesci sono di
della formazione dei giovani carpisti in qualità di delegati al “Progetto giovani e scuole”. Puntare sui giovani è senza dubbio uno degli obiettivi più importanti, da non dimenticare mai. Il vicepresidente è di Civitanova Marche: un bel segnale per il centro-sud... Non esiste un “problema nord-sud”. Come ho già detto in altre occasioni, l’associazione ha forse avuto qualche carenza verso il sud… Ma non dimentichiamo che le nostre carenze sono direttamente proporzionali all’impegno dei singoli che operano nel territorio. Se non ci sono uomini che mettono a disposizone di Cfi il loro lavoro, difficilmente possiamo mettere radici solide anche al centro-sud. Eppure, Fioranini aveva fatto benissimo nelle Marche e oggi Cicchetti è la persona giusta per continuare su questa strada. Le Marche, per esempio, sono l’unica regione in cui abbiamo un delegato in ogni consulta provinciale, ad eccezione di quella di Fermo: non mi sembra poco. È previsto un progetto per allargare la collaborazione con il centro-sud? Nomineremo alcuni delegati regionali che seguiranno tutte le sedi periferiche. Poi, la prossima finale del Trofeo Cfi avrà luogo nel centro Italia, forse al Lago di Bomba: Cicchetti ha già la delega per muoversi come meglio crede per portare nel centro italia, per la prima volta, una finale del
Francesco Angeli dubbia provenienza il discorso si fa molto delicato... Qual è l’obiettivo che Francesco Angeli vuole raggiungere nei prossimi 4 anni? Avere un numero di iscritti che permetta di avere voce in capitolo presso le istituzioni. Bisogna fare numero, creando però una corretta coscienza di pescatori.
Trofeo Cfi. Io stesso, proprio come durante il mio primo mandato, girerò l’Italia per incontrare i carpisti di tutte le sedi. Si pensi che quasi il cinquanta per cento delle sedi periferiche è nato nell’ultimo quadrienno di mandato: 56 sedi nuove, che io voglio assolutamente visitare. Esiste un problema di comunicazione con gli iscritti? No. E vorrei aggiungere che tra i delegati verrà aggiunta una figura che si occuperà della raccolta delle informazioni su ambientali e sociali da parte delle sedi periferiche. Avrà il compito di aggiornare una sezione del nostro sito ufficiale con tutte le iniziative delle varie sedi. Continuerà a cercare un alleato nella Fipsas? La federazione potrebbe darci una mano, politicamente è l’unica in grado di farlo. Non c’è mai stato uno scontro vero e proprio, ma un confronto schietto sì… come in tutte le alleanze che vogliono essere costruttive. La nostra collaborazione con questa istituzione c’è e continuerà ad esserci. Ci auspichiamo che possa crescere, senza dimenticare che Cfi non deve perdere la sua identità. Tutti iscritti a Cfi, allora? L’ho ribadito migliaia di volte: è l’unica associazione di soli carpisti che cerca di tutelare il movimento del carp fishing italiano.
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