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Paradisi

nostrani

Lago di a cura di Paolo Meneghelli

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Carpe e amur di

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Bertignano

A pochi minuti da Viverone c’è un piccolo e suggestivo bacino dove le partenze di amur e carpe arrivano a raffica. Qui non si cerca la big, si pesca per il puro piacere di tornare a casa con le braccia stanche. L’abbiamo affrontato insieme ai ragazzi del Carpfishing Club Viverone: ecco come è andata

una calda estate CF34_066_077_Bertignano_L_A.indd 67

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ra un temporale e l’altro, è arrivata l’estate. Afosa, torrida, luminosa. Periodo tabù per i carpisti: il clima è perfetto per passare qualche giorno all’aria aperta ma catturare carpe si fa più difficile. L’acqua va in ebollizione, le baffone diventano apatiche, si rintanano tra gli ostacoli e gli avvisatori restano muti. È per questo che in estate si fa da parte per un po’ la “voglia di big” e ci stuzzica il desiderio di provare “sentieri” alternativi: o tiriamo fuori il costume e andiamo al mare con borsa frigo e ombrellone, oppure ci fiondiamo sugli spot di nicchia, dove si cattura bene ma le carpe non pesano tanto da far venire l’ernia. È il momento giusto per privilegiare la bellezza del paesaggio: magari questa volta la nostra compagna verrà con noi...

La voce delle sirene

Ci hanno detto che in Piemonte, tra le colline vicine a Viverone, c’è un piccolo bacino naturale immerso nella tranquillità, dove il verde degli alberi sfuma nel giallo dei campi di grano. Pare che sia uno spot ricco di carpe e ricchissimo di amur: ci hanno promesso che non dormiremo la notte e di giorno ci stancheremo a forza di remare. Aspettative esagerate? Vogliamo vederci chiaro. Un giro di telefonate e salta fuori il Lago di Bertignano. A farci compa-

gnia saranno tre esperti ragazzi del Carpfishing Club Viverone, i fratelli Simone e Vito Catanzaro e Roberto Loggia. Il cielo sopra di noi non promette niente di buono e iniziamo a sentire i rombi dei tuoni. Ma siamo fiduciosi: le nostre guide ci hanno promesso di svelarci tutto il potenziale del lago. Carta, penna e fotocamera: siamo pronti per la “radiografia”.

Piccolo ma bello... e mai in secca Il Lago di Bertignano riposa tranquillo ai piedi della Serra di Ivrea, la collina morenica più lunga d’Europa. è un bacino naturale che si trova a 379 metri sul livello del mare, a pochi chilometri dal Lago di Viverone. Lungo 470 metri e largo 320, ha un perimetro di 1.180 metri e occupa una superficie di 85mila metri quadrati. Non molto profondo (massimo 11 metri), è un bacino pluviale formatosi in seguito al naturale deposito d’acqua. Il suo livello cresce e decresce sensibilmente a seconda della quantità di pioggia: per via dei temporali tardo-primaverili, nei giorni in cui abbiamo steso questo servizio il lago era al suo massimo livello e l’acqua aveva ricoperto parte della vegetazione lungo le sponde. Nei periodi di siccità non va mai in secca, però, perché l’afflusso d’acqua è garantito anche da una piccola fonte sotterranea.

Ci vogliono tessera e permesso Costo: 30 euro per un weekend e si può prenotare la postazione

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ome spiegato, ci sono solo tre postazioni dedicate ai carpisti. Prima di arrivare bisogna sempre telefonare a uno dei responsabili del bacino, Giorgio Cillo (339 39.47.347), altrimenti non si pesca. Telefonando qualche giorno prima potremo anche prenotare una delle postazioni e sapere quali sono rimaste libere. Per pescare in questo bacino non è necessaria la

licenza di pesca ma bisogna acquistare una tessera annuale del club Amici della Pesca Gsd Lago di Bertignano (costa 10 euro), più un permesso aggiuntivo del costo di 20 euro (1 notte) o 30 euro (weekend da venerdì a domenica). Se vogliamo fermarci più a lungo, dobbiamo aggiungere 10 euro ogni giorno: per intenderci, per pescare anche lunedì bisogna aggiungere 10 euro ai

30 spesi per il weekend, oltre ai 10 per la tessera annuale. A occuparsi dei permessi è proprio Giorgio Cillo. Anche per pescare a spinning o a mosca è obbligatoria la tessera annuale, più un permesso giornaliero del costo di 20 euro (pesca da riva) o di 30 euro (pesca dalla barca). Ovviamente, chi fa il permesso per il carp fishing non può pescare contemporaneamente con le esche artificiali.

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Regole ad hoc Tre canne, notte e tenda: che sballo!

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Palestra per “elettricisti” Pur essendo un lago naturale, il Bertignano è di proprietà di Terna (ex Enel), la più importante società italiana di produzione e distribuzione dell’energia elettrica. «In mezzo al lago ci sono ancora le vecchie pompe dell’Enel», ci spiegano i nostri accompagnatori, «di giorno spedivano l’acqua dal Lago di Bertignano a quello di Viverone, che si trova più in basso, mentre di notte risucchiavano l’acqua e la riportavano su. Così veniva prodotta l’energia elettrica». Oggi il bacino non è più utilizzato per scopi idroelettrici, ma Terna ne è ancora proprietaria e lo utilizza sporadicamente per formare gli addetti ai tralicci. Si spiegano così i cavi dell’alta tensione che ci sfiorano le teste e che tagliano in due il lago. Ma niente paura... sono “scarichi” e si tratta di semplici strutture di addestramento prive di elettricità. Come ci hanno fatto notare i nostri amici con un’espressione simpatica: «È solo un parco giochi per aspiranti elettricisti!».

Pace tra gli opposti

L’accesso alle sponde è libero (passeggiate, tintarella, pic-nic e via dicendo) ma da moltissimi anni il lago è gestito da un’associazione di pescatori, il club Amici della Pesca Gsd Lago di Bertignano, che lo ha trasformato in un’oasi orientata soprattutto alla pesca dei predatori. Qui nuotano tanti lucci di dimensioni notevoli (ben sopra i 10 chili), black bass e molti persici reali. E sono numerosi gli spinner che ogni settimana tentano il “bestione” dalla riva o dalla barca. Da qualche anno, però, il Bertignano è entrato nelle mire anche di parecchi carp angler perché è ben popolato di baffone e di affamati amur. Insomma, le due passioni agli antipodi (spinning e carp fishing), devono convivere in santa pace. E lo fanno. Scordiamoci litigi, fili tagliati e alterchi tra pescatori: qui ci si rispetta l’un l’altro, altrimenti si torna a casa. È per questo motivo che l’associazione ha dedicato solo tre postazioni ai carpisti: nelle prossime pagine le vedremo una per una, indicando i punti caldi e le strategie per affrontarle.

Arrivarci è semplice

e regole del Lago di Bertignano sono pro-carp fishing. Si possono usare tre canne per pescatore, si può pescare di notte e pure accamparsi con la tenda nelle tre postazioni “ufficiali”. Inoltre, si può utilizzare la barca per calare la lenza, pasturare e recuperare il pesce, così come è consentito l’uso del motore elettrico. Ma attenzione: c’è una regola non scritta che vale più di tutte le altre, cioè il rispetto degli spinner e dei moschisti. Per intenderci, nel Lago di Bertignano è consentito fare long range ma solo quando la nostra azione non disturba chi pesca a spinning, sia a lancio sia dalla barca. Se abbiamo le canne “lunghe” e sul lago ci sono pescatori in barca, recuperiamole immediatamente e aspettiamo la sera per calarle di nuovo. Il rispetto di chi pesca con gli artificiali è fondamentale e non possiamo permetterci di alterare un equilibrio che negli anni si è rivelato perfetto. D’altronde, chi non rispetta le regole viene rispedito a casa...

Ora non ci resta che telefonare al responsabile dei permessi di pesca (ovvero all’associazione citata) e partire con la macchina carica. Per arrivare a Bertignano dobbiamo prendere l’autostrada Milano-Torino e uscire al casello di Santhià. Da qui proseguiamo verso Cavaglià e poi seguiamo per il Lago di Viverone. Ci ritroveremo poco dopo sulla strada provinciale 228. Alla seconda rotonda che incontriamo giriamo a destra in Via Marchese di Gattinara e proseguiamo verso la frazione Rolle. Proseguiamo ancora fino a quanSiamo solo a pochi do non troviamo il primo minuti dal Lago di cartello che indica la Viverone ma qui è direzione per il Lago di Bertignano. Superiamo tutto più tranquillo qualche abitazione lungo una strada tortuosa e molto in salita e, improvvisamente, ci troviamo davanti un piccolo chiostro che ospita la statua di una Madonna nera. Siamo arrivati: il Lago di Bertignano si staglia alle sue spalle. Da qui partiremo per la nostra panoramica canna in mano.

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“Il campo”

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ietro il chiostro con la Madonna nera troviamo la prima postazione. Le nostre guide la chiamano “Il campo” ma abbiamo scoperto che è conosciuta anche come “La pompa”. Scendiamo lungo la strada sterrata fino al lago, facendo attenzione a non mettere le ruote sulle coltivazioni a lato. La postazione è divisa in due: c’è il primo spiazzo, dove abbiamo spazio per due pod, e un centinaio di metri a destra ce n’è un altro, più piccolo, che si raggiunge a piedi. Insomma, si pesca comodi in tre. SOLO CARPE! Nei carp sack non dobbiamo mai e poi mai infilare gli amur: soffrono molto e facilmente muoiono.

È subito erbivora

Quanto agli spot, sulla destra c’è un’ansa molto frequentata dagli amur, soprattutto quando il livello dell’acqua è alto: il terreno che circonda l’ansa, pieno di arbusti e di piante, viene allaga-

to e le erbivore... ci sguazzano. Simone e Vito hanno scelto tre punti tutti sul margine: vogliono l’amur e questo è il settore migliore per prenderlo. Una canna va subito sulla destra, in mezzo agli arbusti che si tuffano in acqua. Se prestiamo attenzione, ci accorgiamo che manca qualche foglia ai rami di quegli arbusti: chi le avrà mangiate? Il secondo punto caldo è il “muretto”, una piccola sponda in cemento che si vede facilmente dalla barca: pescando nel sottoriva tra il “muretto” e due pali paralleli che emergono dall’acqua abbiamo molte possibilità di beccare l’erbivora. Infine, curiamo l’angolo dell’ansa più lontano da noi. Si pesca poco oltre le punte dei rami di alcuni alberi caduti in acqua, in un fondale profondo tra i 2 e i 3 metri (a seconda del livello del lago).

Il margine opposto

Se invece vogliamo pescare “centrali”, abbiamo due possibilità sulla sponda opposta: possiamo mettere i rig sullo scalino a pochi metri da riva, a circa 3/4 metri di profondità, oppure calare più lontano e avvicinarci al grande gruppo di alberi sommersi che vediamo dritto davanti a noi. È impossibile sbagliare, perché sono grandissimi. La prima opzione è da preferire quando il clima non è granché: i pesci, invece di passare radenti alle sponde, quando c’è bufera preferiscono la quiete delle profondità maggiori e quindi transitano sul bordo dello scalino. La seconda opzione è tipica della pesca estiva perché carpe e amur si rintanano tra gli ostacoli e si spostano poco per mangiare.

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La punta Infine, la parte di sinistra ci dà due opzioni subito nel sottoriva. Quando il livello è alto possiamo pescare davanti al palo di ferro che porta il cartello “Proprietà Privata”: con un paio di occhiali polarizzanti notiamo che qui il fondale è costituito da pietre piuttosto grosse alternate a punti in cui prevale la ghiaia. Poi, si vedono le “rumate” delle carpe: è in questi punti che dobbiamo pescare! Poco oltre teniamo in considerazione una punta di canneto e di arbusti che si protende in acqua. Dobbiamo superarla e pescare davanti ai rami sommersi, in 3 metri di profondità. In questa zona gli amur arrivano in branco e spazzolano via tutto in un attimo. Se miriamo alle carpe prendiamo come riferimento la punta di canneto e spostiamoci verso il largo. Sull’ecoscandaglio noteremo che la profondità scende velocemente fino ai 6 metri per poi rallentare: piazziamo un segnalino in questo punto e iniziamo a pescare.

Occhio alle pietre!

Il fondo lungo lo scalino è tappezzato di grosse pietre taglienti

che ci fanno perdere molte carpe. Sono indispensabili piombi a perdere e snag leader anche da 0,70 millimetri. Lenze toste, che resistano agli ostacoli, sono fondamentali per pescare a Bertignano, perché in tutto il lago si rischiano incagli pericolosi. Se decidiamo di pescare “lungo”, nel sottoriva opposto, è meglio usare la treccia per sentire il più rapidamente possibile l’abboccata. Gli ostacoli sono in gran parte costituiti da rami e da tronchi, quindi la treccia non corre troppi rischi. Viceversa, pescando lungo lo scalino che troviamo nel nostro sottoriva, è meglio imbobinare nylon spesso (anche da 0,40 millimetri) per garantirsi qualche chance in più. I pesci vanno sempre recuperati dalla barca perché da riva abbiamo quasi zero possibilità di portare a buon fine il combattimento. Colpa degli ostacoli sulla sponda opposta ma anche di quelli che ci sono davanti alla postazione. Se la stanchezza non ci permette di uscire in barca, evitiamo di calare le canne per un po’ e riposiamoci. Oppure peschiamo nell’immediato sottoriva, prima delle pietre e dei rami.

È il lago degli amur F

ino a un decennio fa, il Lago di Bertignano era pieno di vegetazione acquatica. Poi sono arrivati i tagliaerba... con le pinne, e di quelle macroalghe è rimasto ben poco. Potere dei rimedi “naturali”: le carpe erbivore sono state immesse nel lago poco meno di 10 anni fa per arginare la proliferazione degli erbai e si può ben dire che abbiano fatto il loro dovere! Oggi la vegetazione subacquea è contenuta (gli erbai sono pochi) e gli amur... sono tanti e affamati. I piccoli esemplari immessi anni fa oggi sono “silurotti” che superano i 10 chili. E anche se la taglia media delle erbivore del Bertignano è di 8-9 chili, non mancano “bestiole” che superano i 15. Molti carpisti vengono qui per cimentarsi nella pesca specifica

Non c’è elettricità nei cavi: servono solamente per gli addestramenti

Ce ne sono tanti, ma sono parecchio “lunatici”

a questi esemplari: ci si diverte e, se si becca la giornata giusta, si assiste anche a partenze multiple. Ma occhio al clima: deve dominare l’alta pressione. Sole forte, caldo soffocante e assenza di vento sono, in questo caso, dalla nostra parte.

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“Le panchine” A

LE VECCHIE POMPE: fino a qualche anno fa producevano elettricità spostando grandi flussi d’acqua tra il Lago di Bertignano e il Viverone.

rrivati al chiostro giriamo a sinistra e prendiamo una piccola strada asfaltata: si chiama Strada del Lago di Bertignano e costeggia tutto il bacino. Dopo un paio di curve intravediamo sulla destra una casa che si affaccia sull’acqua. È l’unica costruzione sulla riva di tutto il bacino ed è il “quartier generale” dell’associazione Gsd Amici della Pesca. Proseguiamo: il lago sparisce alla vista, inghiottito dalla vegetazione riparia. Si arriva così a una curva verso destra: rallentiamo e parcheggiamo la macchina su un ampio spiazzo. La seconda postazione, chiamata “Le panchine”, è qui: si tratta di una bella spiaggia verde affacciata sulla curva del lago. Non si può sbagliare, perché... ci sono due panchine!

Destra ad alto rischio

È uno spot meno “selvaggio” e meno infrascato rispetto a “Il campo”. Anche dal punto di vista tecnico abbiamo a

che fare con qualche ostacolo in meno. Sulla sponda destra, infatti, non vi sono grandi rami sommersi o legnaie. C’è un solo, mastodontico ostacolo: le vecchie pompe usate dall’Enel nel processo di produzione di energia elettrica. Si tratta di una grossa costruzione in ferro che poggia su un’enorme base in cemento: qui non c’è snag leader che tenga! è uno spot rischioso soprattutto perché è abbastanza lontano da riva. Se possiamo, evitiamo di pescarci vicino. Piuttosto, mettiamo gli inneschi lungo il sottoriva a destra. È “pulito”, non ci sono ostacoli ma solo qualche arbusto che si tuffa in acqua: ci può disturbare solo qualche pietrone ma, in definitiva, si pesca abbastanza tranquilli. Nelle giornate più calde potremo vedere gli amur brucare le foglioline quasi poggiati alla sponda. Oppure sentiremo gli schiocchi delle mascelle che “piluccano” i piumini dei pioppi.

SARà AMUR? Se lo chiedono anche le granaglie, che tracciano un punto interrogativo in aria prima di cadere sul fondo.

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Banchetti per gli amur Lontani dal mondo... Lo scenario è un po’ diverso a e niente squilli! sinistra, dove c’è una piccola fascia di canneto. Possiamo pescare nel sottoriva, contro le cannelle, oppure a qualche metro da alcuni alberi sommersi. Questi ultimi non sono proprio vicini alle sponde, ma un po’ al largo. Le nostre guide si sono ben guardate dal calare gli inneschi vicino agli alberi, ma si sono tenute 3/4 metri distanti per evitare di perdere ogni cattura. Sempre a sinistra, teniamo d’occhio i salici che si tuffano in acqua: i rami che lambiscono l’acqua sono tutti spelacchiati, indizio che gli amur spesso fanno festa proprio qui. Quanto alla pesca in profondità, c’è sempre il solito scalino che porta il fondale a 5-6 metri. È un po’ più lontano da riva rispetto al resto del lago, ma è facile da trovare anche con il semplice plumbing. Se becchiamo la giornata giusta, qui si fa incetta di erbivore. Ne vedremo molte vicine ai rami, a galla, in gruppi da 5/6 esemplari: quelle che ci interessano, però, sono sul fondo a papparsi i nostri letti di granaglie.

Concludiamo la panoramica su questa postazione con una dritta logistica: a Bertignano i cellulari non prendono ovunque. Solo chi possiede una linea Tim ha qualche speranza di rimanere in contatto con il mondo (ma non a tutte le ore), soprattutto nella zona dei tralicci oppure vicino al chiostro della Madonna nera. Chi ha Vodafone, Tre o Wind, deve accontentarsi del roaming (con buona pace delle tariffe) oppure di qualche piccola “finestra”: per farla breve, se troviamo il punto in cui il cellulare “prende”, non dobbiamo spostarci neanche di un metro! Poco male: staccare da tutto e da tutti si rivela un vero toccasana per chi, in settimana, lavora da mattina a sera. A chi non può fare a meno del cellulare, invece, consigliamo di attrezzarsi con i caricabatterie da auto: a forza di ricercare il segnale, le batterie si scaricano molto presto.

Tra amur e carpe, scordiamoci pure i cellulari: qui non sempre prendono

Granaglie in abbondanza Serve tanta pastura per attirare i branchi di carpe e i golosi amur

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uando si pesca in questo lago possono essere necessari anche 50 chili di granaglie. Non stiamo scherzando: se nel nostro settore entrano i branchi di amur, i tappeti di particle non resistono più di un paio d’ore. E non si tratta solo di pesca alle erbivore, perché anche le carpe sono molto golose di granaglie. Insomma, non è il classico lago da poche palline intorno all’innesco, stick e stringer in Pva. Qui funziona meglio una pasturazione abbondante sparsa su una superficie ampia. Esagerare con le boilie non serve: piuttosto, prepariamo un

bel “fondo” di particle misti. Il top è miscelare il mais al fioccato, inserendo qualche chilo di bacche d’acero e tiger nut. Se gli amur sono in caccia, i nostri avvisatori non rimarranno muti per molto. C’è un’altra chicca che ci hanno svelato i ragazzi del posto: si vedono più partenze se alle granaglie aggiungiamo qualche millilitro di asa foetida, un additivo per il self-made dall’odore nauseabondo. Consigliamo di usare i guanti quando si maneggiano le granaglie “potenziate” con questo additivo... se no si rischia di buttare via il sacco a pelo!

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Calate precise sono indispensabili quando si pesca vicino ai tronchi

“I pini”

rriviamo così all’ultima postazione adibita al carp fishing, “I pini”, conosciuta anche come “La pineta”. Prende il nome da tre enormi alberi (pini, ovviamente) che si ergono altissimi e dominano la sponda. Dalla postazione “Le panchine”, proseguiamo sulla strada fino a un bivio. La strada asfaltata proseguirà sulla sinistra, ma noi dovremo tenere la destra e immetterci in una strada sterrata che continua a costeggiare il lago. Passeremo un bel tratto di sponda infrascata fino a vedere a destra uno spiazzo con una piccola spiaggetta. Ci siamo: parcheggiamo la macchina poco più avanti, cercando di non ostacolare il passaggio delle auto sulla carreggiata, e scarichiamo l’attrezzatura. Secondo le nostre guide è la postazione più comoda: la macchina è vicinissima, lo spazio è ampio e d’estate possiamo gustarci l’ombra degli alberoni.

“Il Campo”. Gli spot buoni ci sono, eccome se ci sono! La sponda a destra è super-infrascata: arbusti, salici, piccoli ciuffi di canneto e alberi caduti in acqua rendono questo settore una sfida tecnica molto interessante. Possiamo pescare in modo “classico”, cioè in 2 metri d’acqua contro le sponde, oppure un po’ più al largo, alla base dello scalino, dove le carpe passano quando domina la bassa pressione e spira il vento freddo. La parte più buona dello scalino l’abbiamo però esattamente davanti a noi, al termine della spiaggia di ghiaia. Lanciando a 20-30 metri di distanza riusciamo a raggiungere uno scalino molto marcato. Se possiamo utilizzare un ecoscandaglio è tutto molto più facile: possiamo mettere un segnalino sopra e uno sotto lo scalino e piazzarci due canne. Qui il fondale è ghiaioso e molto duro, si tratta di un punto di passaggio buono tutto l’anno.

Per i più tecnici

Uno spot per due

Siamo esattamente sulla sponda opposta rispetto alla postazione

Il “Cafudda Rig”

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Il gioco si fa duro, invece, se peschiamo sulla sinistra. Vediamo

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È elastico e riesce a piantarsi anche nelle bocche più dure

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imone e Vito Catanzaro ci hanno mostrato come realizzare un rig ad hoc per le carpe con le bocche molto dure come quelle del Lago di Bertignano. Si chiama “Cafudda Rig” in onore del loro ormai leggendario (almeno in zona) soprannome di battaglia: “Fratelli Cafudda”. Qui a destra vediamo la sequenza dei gesti per realizzarlo. È semplice: si tratta di un combi rig “evoluto”, reso elastico grazie a un tubicino di silicone. L’elasticità è il nocciolo della sua efficacia: una volta che l’amo ha punto la bocca del pesce, il terminale rimane sempre in tensione e quindi ben puntato. Poi, quando la carpa si avvicina per aspirare l’esca dal fondale, si insospettisce meno perché l’elasticità del terminale rende più mobile l’esca.

Infiliamo su un ago da lead-core un pezzetto di tubo di silicone lungo circa 8/10 centimetri.

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Prendiamo uno spezzone di trecciato per finale e leghiamo a un’estremità una girella numero 5.

Facciamo scivolare il tubicino lungo il trecciato del terminale fino alla girella.

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TRIPLETTA D’AUTORE: da sinistra a destra, Vito Catanzaro, Roberto Loggia e Simone Catanzaro mostrano tre bei trofei presi tutti vicino allo stesso spot (sopra).

subito un’insenatura dominata da alcuni alberi sommersi: i rami che si proiettano fuori dall’acqua “profumano” di carpe e amur. Questo punto a volte va “condiviso” con chi pesca dalla postazione “Il Campo”, ma se caliamo le lenze a buona distanza dai rami, verso la nostra postazione, c’è abbondanza di spazio per tutti. Si pesca in 3 metri d’acqua, cercando di arrivare il prima possibile sulle canne al momento della partenza per evitare di perdere le prede.

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Tenendo l’estremità della girella, allunghiamo il tubicino fino alla massima estensione.

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Ora leghiamo una girella con anellino nel punto di massima estensione del tubicino.

Approccio da duri Questa caratteristica ci dà il pretesto per parlare anche di montature e terminali. Innanzitutto, le montature devono essere sempre con il piombo a perdere: il fondo di gran parte del lago è davvero tappezzato di rami e non possiamo permetterci di mettere a rischio l’incolumità delle carpe perché il piombo non si stacca dopo la partenza. Poi, attenzione ai materiali: tutto deve essere robusto, a partire dall’amo (meglio

quelli a filo grosso) per arrivare alla lenza e al finale (35 libbre almeno). Nel vedere in pesca Vito, Simone e Roberto abbiamo colto un altro particolare: non utilizzano il lead-core, ma costruiscono l’anti-tangle alla vecchia maniera, ricoprendo i 60 centimetri finali di snag leader in nylon con un tubicino in silicone. Così facendo, il filo è ancora più resistente allo sfregamento contro gli ostacoli. Infatti, l’obiettivo che dobbiamo puntare è uno solo: una partenza, un pesce a guadino.

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7 Come prima, portiamo di nuovo il tubicino alla massima estensione e calziamolo sulla girella (il terminale si arriccia e rimane nascosto all’interno del silicone).

Ecco come funziona: la carpa aspira l’esca, che è molto mobile perché il terminale è elastico; poi si punge e l’amo rimane sempre piantato perché il tubicino in silicone ammortizza il dondolio del piombo.

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Bertignano e i suoi hot spot

Si parte dal chiostro: ecco le 3 postazioni

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Il nostro punto di partenza è un chiostro che ospita la statua di una Madonna nera. Poco distante troviamo un cartello che ci spiega come percorrere il perimetro del lago.

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QUI è DURA PESCARE: il fondale al di sotto delle pompe che una volta producevano elettricità è pieno di rami, legnaie e di... cemento. Meglio tenere le lenze lontane!

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E SONO TRE: la posta “I pini” è inconfondibile. Lasciamo la macchina sul ciglio della strada in modo che non intralci il passaggio. Poi, tutti a pesca: è buono il sottoriva a sinistra.

LA PRIMA POSTAZIONE si trova proprio dietro il chiostro. Si tratta del “Campo”. Possiamo piazzare due pod sotto il grande alberone e uno in un piccolo spiazzo a destra.

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LA SECONDA POSTAZIONE è in uno degli “angoli” del lago. Si riconosce per un paio di tronchi che sono utilizzati come panchine. La sponda di sinistra è ottima per gli amur.

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QUI VOGLIONO PESCARCI TUTTI: è la legnaia che si trova a sinistra della posta “I pini” e di fronte alla posta “Il Campo”. Hot spot da long range: rispettiamo sempre gli spinner!

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