Airone Magazine - Ipotesi di Restyle

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SCIENZA

Scoperto un nuovo carburante: sostituirà la benzina

ARTE

Salvate la Gioconda: rischia di scolorire!

SPORT

I primi calciatori? Erano cinesi di duemila anni fa

STORIA

Mussolini: la vita segreta del duce da giovane

euro 2.00 N°390 - OTTOBRE 2013

MIRACOLI, APPARIZIONI, PREMONIZIONI La verità per i credenti e per la scienza e altri misteri del mondo mai risolti

SALUTE / COMPORTAMENTO / TECNOLOGIA / SOCIETÀ / RECORD / ANIMALI / SPAZIO / MISTERI / CURIOSITÀ




MISTERI Miracoli: ognuno ha la sua verità Otto fatti straordinari spiegati dalla scienza Quando russare è una malattia

TECNOLOGIA Ecco l’aereo del futuro Il museo dove tutto è da toccare (e da rompere) Vincere la forza di gravità è possibile

ARTE La gioconda diventerà nera entro cinque anni

SOCIETÀ Blue jeans, i numero uno al mondo

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SCIENZA

Argomenti Attualità, natura, scienza...

L’energia del futuro viene dal metano I nuovi progetti per i viaggi spaziali

STORIA L’enigma della tomba di Alessandro Magno A Gettysburg gli americani inventano la guerra moderna Mussolini fu espulso da scuola perchè era una peste Evita Peròn: nuove scoperte Chi l’ha detto? L’origine di 12 modi di dire

150 Tecnonovità La tecnologia sul mercato

SPORT Calcio: macchè inglesi! Fu inventato dai cinesi

CURIOSITÀ Esco a fare due passi Barba fatta? È meglio di no Il vantaggio di essere timidi Sai centrare i tuoi obiettivi? Modi strani per dirsi di si

ANIMALI Il piatto di vermi è servito Incredibile! Anche loro si drogano

146 Giochi Quiz, rompicapo, calcoli

148 La foto Museo di Oegstegeest



Tecnologia: Vincere la forza di gravitĂ


Un gruppo di ricercatori ha annullato l’irresistibile forza che attira verso la terra sfruttando le onde sonore. Si apre così la strada a nuove ricerche in campo medico e ambientale. di Rosanna Rossi

Vincere la forza di gravità è possibile Alcuni ricercatori del Politecnico di Zurigo sono realmente riusciti a far levitare degli oggetti e a manipolarli nell'aria. Nel dipartimento di ingegneria meccanica dell'ateneo svizzero, un team internazionale del quale fanno parte due italiani -l'ingegnere meccanico Daniele Foresti e il biologo molecolare Aldo Ferrari- è stato messo a punto un dispositivo che sfrutta le onde sonore per mantenere sospese in aria le particelle di solidi e liquidi senza alcun tipo di contatto con altri strumenti, quindi evitando interazioni o contaminazioni. «Il fenomeno della cosiddetta levitazione acustica», spiega Foresti, « è noto da diversi decenni, ma finora si riusciva solo a ottenere un galleggiamento statico, in cui gli oggetti venivano mantenuti in equilibrio in un punto fisso». Per ottenere questo tipo di

levitazione si sfrutta la forza dell'onda acustica che spinge l'oggetto verso l'alto attraverso una compressione pulsante dell'aria circostante e impedisce la caduta per gravità: proprio come fa un phon che con il suo flusso d'aria può mantenere sospesa una pallina da ping-pong. La levitazione può essere utile nella gestione di materiali tossici, pericolosi o radioattivi, ma sono possibili anche applicazioni in campo farmaceutico o biologico, per esempio nella manipolazione del DNA o nel trattamento delle cellule staminali. Già dal 2002 alcuni ricercatori cinesi erano riusciti a sollevare piccole sfere di iridio e mercurio usando gli ultrasuoni. Ma i ricercatori di Zurigo si sono spinti oltre, ottenendo anche di far muovere gli oggetti. Il loro successo si basa su un'idea semplice: usare tanti levitatori disponendoli vicini in modo

Che cos’è la levitazione? É il processo che mantiene un oggetto sollevato, in una posizione stabile, mediante una forza che contrasta la gravità senza contatto fisico. Il sollevamento può essere ottenuto in diversi modi, sfruttando mezzi gassosi o campi magnetici. I primi, che si basano sull'espulsione di getti d'aria, trovano impiego negli hovercraft, in grado di spostarsi su diverse superfici senza toccarle perché sostentati da un cuscino d'aria. I secondi sono stati utilizzati soprattutto in campo ferroviario. Ne è un esempio il Maglev, treno che viaggia senza toccare le rotaie sfruttando le polarità opposte dei magneti disposti sotto il veicolo e sui binari: la forza repulsiva che ne risulta mantiene il treno appena sollevato sul binario eliminando attrito, vibrazioni e rumori.

Un esempio di levitazione acustica Una goccia di liquido verde si solleva a mezz’aria grazie all’azione delle due superfici che la circondano: la superficie inferiore emette onde sonore che a loro volta vengono riflesse da quella superiore.

Tecnologia: Vincere la forza di gravità


Treno a levitazione magnetica Viaggia senza toccare le rotaie grazie alle opposte polarità dei magneti posti sotto il veicolo e sopra i binari.

"...si sfrutta la forza dell’onda acustica che spinge l’oggetto verso l’alto attraverso una compressione pulsante dell’aria circostante e impedisce la caduta per gravità...”

Fedeli in preghiera Undici fedeli nella moschea del villaggio di Shivapur, in India: pregando ad alta voce sollevano il masso di 60kg con la forza di un solo dito ciascuno. La spiegazione del fenomeno starebbe nella levitazione acustica.

da far passare degli oggetti dall'uno all'altro guidandone il movimento. «Per ora», dice Foresti, «riusciamo a far levitare piccoli oggetti, come stuzzicadenti e gocce d'acqua, in modo lineare. Ma il nostro obiettivo è di ottenere gli stessi risultati con corpi più pesanti». Attualmente lo strumento messo a punto nei laboratori svizzeri permette di muovere oggetti con una sezione fino a 7 millimetri, senza limiti di lunghezza, ed è utilizzabile su qualsiasi tipo di materiale. I processi e le reazioni da sperimentare sono infiniti. Foresti è riuscito, per esempio, a creare a mezz'aria un mini-caffè unendo a una gocciolina d'acqua un granello di caffè solubile. Allo stesso modo gocce di leghe metalliche fuse possono essere mescolar insieme per formare nuovi materiali o si possono studiare le reazioni dei liquidi anche a temperature inferiori al punto di congelamento: in un contenitore, infatti, i liquidi solidificano non appena in contatto con le pareti, mentre in aria si mantengono tali anche a temperature molto basse.

Il mistero della pietra sollevata da 11 dita Secondo la tradizione la levitazione acustica era praticata anche in Tibet e in India fin dai tempi più antichi. Forse il caso più curioso riguarda un fenomeno che si verificherebbe ancora oggi nel villaggio indiano di Shivapur. Nel cortile della moschea dedicata al santo Sufi Qamar Alì Dervish c'è una etra cilindrica di oltre 60 chili che ogni giorno viene visitata da 11 fedeli che vi si raccolgono in preghiera. Essi la circondano continuando a ripetere il nome del Santo fino a raggiungere una particolare intensità acustica: a quel punto sollevano la pietra utilizzando un solo dito ciascuno e,

Tecnologia: Vincere la forza di gravità

terminata la litania, fanno un rapido balzo all'indietro per evitare di restare schiacciati dalla caduta. Secondo alcune leggende arabe, anche gli antichi Egizi erano capaci di far spostare le pietre con il suono e la sola forza del pensiero, lasciando così inten-dere che avrebbero potuto usare questo sistema per costruire le piramidi. Del resto, i sacerdoti egizi erano depositari delle "Parole del potere": insegnate dal dio Thot, consentivano loro di edificare e creare con il solo suono della voce.



Sai centrare

Ogni giorno ce ne diamo uno (cominciare una dieta, iscriversi in palestra), ma poi qualche cosa va storto e non riusciamo a raggiungerlo (cediamo di fronte a un cioccolatino, paghiamo un abbonamento per non andare mai ad allenarci). Ecco che cosa ci influenza e ci spinge a mollare prima di raggiungere ciò che ci siamo prefissati. di Francesca Grillo

CuriositĂ : sai centrare i tuoi obiettivi?


Da oggi dieta. Poi basta un cioccolatino a farci desistere. O l’abbonamento in palestra: fatto e mai utilizzato. Succede: ci prefissiamo un obiettivo, prendiamo una decisione e poi qualcosa va storto e ci ritroviamo a non fare ciò che avevamo deciso. Perché? Il più delle volte intervengono elementi di cui ignoriamo l’importanza e che, invece, ci influenzano. Francesca Gino, docente di Economia aziendale alla Harvard Business School e autrice del libro La scelta giusta (Sperling & Kupfer), fa luce sui fattori che condizionano le nostre decisioni, dei quali spesso neanche ci accorgiamo.

Ti dico come sono Capita che adottiamo un atteggiamento auto-comunicante, e cioè che prendiamo decisioni per comunicare a noi stessi, e di riflesso agli altri, che persone siamo. Un esempio? Fare la fila per ore per ore comprare il nuovo telefonino o un oggetto di culto. Qualche anno fa a Disneyland-Tokyo, migliaia di visitatori ogni giorno facevano code in media di quattro ore per acquistare un braccialetto, dove far incidere il nome della persona amata. Alcuni ricercatori si domandarono perché la Disney, nel rispetto dei criteri domanda-offerta, non aprisse altri

negozi per smistare le file, vista la richiesta. Risposta: era proprio fare la fila che rendeva così ambito l’oggetto perchè farsi un dono simile era simbolo del legame amoroso e, quindi, in base all’atteggiamento autocomunicante, non era tanto l’oggetto in sé, ma il comportamento (fare una coda chilometrica) che comunicava l’amore per il parthner. Accetta i consigli Prefissare un obiettivo e poi ignorare i consigli altrui o perché troppo sicuri di noi stessi, può farci prendere la decisione sbagliata. Secondo l’esperta,

ntrare i tuoi OBIETTIVI? Anche il meteo può far “saltare” l’obiettivo.

Secondo le ricerche, certe circostanze suggestionano le nostre scelte e comportamenti senza che noi ce ne accorgrgiamo. Ecco 8 casi: • una giornata di sole può farci cambiare idea in un attimo; • nelle giornate uggiose siamo più predisposti a dare giudizi negativi; • ricevere un “grazie” ci fa lavorare meglio, ancora di più se associato a un sorriso; • un dono inaspettato stimola la dopamina e quindi creatività e produttività; • bastano un paio di occhiali da sole per incoraggiare la disonestà; • la fretta ci fa perdere d’occhio situazioni di pericolo; • se una figura autoritaria ci dà ordini, siamo disposti a seguirli, anche se si tratta di comportamenti crudeli; • sotto pressione possiamo comportarci in modi che mai potremmo immaginare.

Curiosità: sai centrare i tuoi obiettivi?


siamo egocentrici e pensare di avere sempre ragione ci preclude la possibilità di dare ascolto agli altri. Nel 1997 fu chiesto a mille cittadini americani: «Chi ha più possibilità di andare in paradiso?». Risposte: Madre Teresa, il cestista dei Blullos Michael Jordan e Bill Clinton. Ma prima di questi tre personaggi, oltre l’80% degli intervistati si autocandidò pensando di meritare un posto in paradiso più di chiunque altro. La convinzione di essere superiori può essere utile per combattere lo stress e motivarci, ma ci fa anche rischiare di ignorare consigli validi e prendere decisioni sbagliate. Francesca Gino ha studiato anche la trasmissione televisiva Affari Tuoi, dove i concorrenti devono decidere in modo casuale quali pacchi aprire: dentro possono trovare premi miseri o ricchi, fino a centinaia di migliaia di euro. Nel gioco, il concorrente riceve offerte che possono essere superiori o inferiori al premio che ha nella sua scatola e può decidere se accettarle o meno, non sapendo cosa troverà dentro al suo pacco. Secondo i dati raccolti in oltre cento puntate, per un totale di 400 decisioni prese, la maggior parte dei concorrenti ha ignorato i suggerimenti del pubblico che, a posteriori, invece, si sono rivelati la scelta giusta. L’insidia del potere Rifiutano i consigli soprattutto le persone di potere, o che credono di averlo, secondo l’esperta, che ha

Imparare ad ascoltare Se vogliamo avere più possibilità di centrare un obiettivo, conviene imparare ad ascoltare i consigli degli altri: essere troppo sicuri di sé, può rendere miopi e condurre a prendere una decisione errata.

Lunghe file La capacità di sostenere nel tempo uno sfrozo contribuisce a elevare il valore di un obiettivo. Lo testimoniano le code di fronte ai negozi che vendono costosi oggetti di moda. In alcuni casi, quando l’oggetto da acquistare non è per chi lo compra, lo sforzo e l’investimento necessari aggiungono il valore più significativo: quello affettivo.

Così ci convincono a fare di testa loro • Secondo Francesca Gino i rapporti sociali e di appartenenza condizionano le interpretazioni dei fatti. Provate a pensarci: Inter e Milan giocano il derby, scatta un diverbio in campo e i dati per stimare chi ha ragione sono pochi. Difficile rimanere obiettivi: se siete interisti avrà ragione il neroazzurro, se tifate Milan sarà il rossonero. Più condividiamo punti di notato con una persona più siamo inclini a emularla e più predisposti a imitarne il modo di fare, anche se questo significa comportarsi in modo disonesto.

Curiosità: sai centrare i tuoi obiettivi?

• Scatta la cosiddetta empatia psicologica che può anche avere effetti positivi, come si deduce da questo esperimento: un albero negli Stati Uniti risparmia circa 2 dollari al giorno se una persona riutilizza lo stesso asciugamano. Per a care di contenere questa spesa sono stati messi cartelli con scritte differenti nelle stanze. La prima tipologia diceva: «Riutilizza il tuo asciugamano per difendere l'ambiente». La seconda:«Il 75% degli ospiti di questa stanza ah riutilizzato l'asciugamano per difendere l'ambiente». Chi credete che

abbia evitato di farsi cambiare le salviette? La percentuale maggiore (oltre il 50%) è stata totalizzata nell'ultimo caso, poi nel secondo e infine nel primo. Aver creato un legame con altri aveva sviluppato l'empatia psicologica. • Lo sanno bene i siti di vendite che suggeriscono altri acquisti con la frase:« Chi ha comprato questo libro ha anche comprato questi articoli». È il tentativo di farvi mettere nel carrello un altro articolo in più, rischiando di spendere il doppio.


“...se i suggerimenti sono a pagamento allora siamo più disposti ad accettarli, e più costano più aumentano le possibilità di seguirli...”

“...mai fare valutazioni in momenti di rabbia o quando siamo dominati dalle emozioni, quindi. Si chiama contagio emotivo...”

condotto uno studio per scoprire quanto la condizione di autorità o supremazia influenzi gli atteggiamenti. Avere potere accentua la sicurezza e, di conseguenza, la tendenza a ignorare i consigli. Attenzione, però. Se i suggerimenti sono a pagamento allora siamo più disposti ad accettarli, e più costano più aumentano le possibilità di seguirli. Per questo pensiamo che una consulenza dispendiosa sia più efficace di una più economica e se un medico ci dice, gratis, che dobbiamo fare un esame e uno specialista privato, a pagamento, ci dice di farne un altro, con ogni probabilità seguiremo il consiglio del secondo. Il meccanismo psicologico che scatta è: se è costoso sarà vero. Ed ecco che magari ci allontaniamo dal nostro obiettivo. Misura le emozioni Stavolta gliene diciamo quattro! Ci armiamo di coraggio, ma poi sale l’ansia e il proposito scompare. L’emozione influenza le nostre decisioni. Per capirlo, Scott Wiltermuth dell’Università della Southern California e Lara Tiedens della Standford University hanno proposto

due filmati a due gruppi di studenti: un video sul bullismo per il primo, un documentario naturalistico per il secondo. Poi è stato chiesto ai due gruppi di valutare nuove idee per il miglioramento del campus universitario o di proporre dei progetti. Chi aveva visionato il primo filmato era incline a valutare le idee degli altri e meno propositivo. Perché? Per poter giudicare gli altri e criticare i progetti. La rabbia indotta, infatti, aveva provocato il desiderio di “colpire” il prossimo. Mai fare valutazioni in momenti di rabbia o quando siamo dominati dalle emozioni, quindi. Si chiama contagio emotivo e lo sa bene il team della Ducati Corse: qualche anno fa i piloti erano considerati “i sensori più costosi” perché le loro valutazioni servivano ad apportare eventuali correzioni ai mezzi. A fine corsa, i piloti suggerivano variazioni o modifiche che si rivelavano spesso inutili e non coincidevano con i dati ottenuti attraverso i sensori tecnologici e simulazioni. L’emozione comprometteva l’oggettività. Una giornata storta, una situazione psicologica particolare e le valutazioni erano condizionate.

Mettersi nei panni degli altri conviene Mettersi nei panni degli altri aiuta a prendere decisioni migliori. Per scoprire quanto vi immedesimate negli altri provate a fare questo giochino: disegnatevi sulla fronte una "E" in stampatello. Come l'avete scritta? Frontale a voi, E, oppure rivolta verso un ipotetico pubblico quindi al contrario? Nel primo caso non siete molto inclini a considerare la prospettiva degli altri, nel secondo siete più disposti a immedesimarvi. Secondo Francesca Gino, una grande azienda come Tim avrebbe dovuto affidarsi a più persone del secondo gruppo per la realizzazione degli spot di qualche anno fa. L'operatore telefonico,nel 2010 decise di affidare la campagna pubblicitaria alla showgirl Belèn Rodriguez, il cui atteggiamento troppo sexy e disinibito non piacque alle famiglie, che così decisero di cessare il contratto. Un autogol clamoroso costato 700 milioni di euro (tanto calarono i profitti) che si sarebbe potuto evitare studiando più attentamente il tipico consumatore Tim. Un esempio positivo, invece, lo ha fornito l'azienda Vitality che nel 2010 ha messo in commercio la GlowCap, un contenitore per medicine che, con un segnale, avvisa il paziente di prendere i farmacI. Una dimenticanza che costa ogni anno al sistema sanitario americano circa 290 miliardi di dollari in spese mediche extra. L'azienda si è messa nei panni del paziente: da una parte contribuisce alla sua salute, dall'altra favorisce un minore dispendio di risorse pubbliche.

Curiosità: sai centrare i tuoi obiettivi?


Quanto ci influenza il pregiudizio? Spesso le "scelte di pancia" sono solo frutto di pregiudizi e possono portarci conclusioni sbagliate. Atteggiamento che può influire sul portare a termine l'obiettivo che ci siamo prefissati. Pregiudizio da confronto sociale: si verifica quando stabiliamo un paragone con gli altri. Per esempio: ricevete due offerte di lavoro. La prima: 80mila euro l'anno, cifra che viene pagata a tutti i neoassunti come voi, con il vostro percorso di studi. La seconda: 90mila euro l'anno sapendo che l'azienda paga 100mila euro l'anno altri neoassunti con lo stesso percorso di studi. Scatta il confronto sociale che condiziona la decisione.

Pregiudizio da empatia: quando siamo chiamati a giudicare dei comportanti, per esempio, tra poveri e ricchi. Siamo più indulgenti verso i poveri rispetto a chi è economicamente fortunato e molto spesso il senso di ingiustizia ci spinge a barare pur di compensare l'iniquità. Pregiudizio di qualità: per esempio, valutiamo un prodotto di qualità in base al tempo impiegato per realizzarlo. Ci viene detto che il lavoro è stato prodotto in 2 settimane anche se ci sono volute 2 ore? Lo consideriamo di qualità più elevata. Pregiudizio da informazioni: una persona risponde a 8 domande su 10 in un quiz facile. Un'altra a 3 su 10 in un quiz molto complesso. Chi dei due è più bravo?

Test: cambi spesso le tue scelte? Le nostre decisioni, prese in vista di un obiettivo, spesso vengono influenzate dalla percezione che abbiamo di noi. Ecco un test proposto da Francesca Gino nel suo libro La scelta giusta (Sperling &Kupfer) per scoprire come valutiamo le nostre capacità in confronto agli altri. Per eseguire il test compila gli spazi vuoti con un numero dove 0 corrisponde a capacità inferiori agli altri, 50 nella media e 100 superiori agli altri. Secondo l'esperta, le persone tendono ad attribuirsi voti tra 70 e 80. Queste valutazioni significano che la maggior parte pensa di essere sopra la media e, di conseguenza, riluttante ad accettare i consigli altrui. Il che, come si è visto, spesso si rivela la scelta sbagliata. Ecco il test: 1. Capacità di prendere decisioni 2 .Intelligenza 3. Capacità di collaborare 4. Onestà 5. Avvenenza fisica 6. Esperienza di vita 7. Abilità nella guisa 8. Raffinatezza dei gusti culinari 9. Gusti estetici 10. Il numero dei vostri amici intimi

Curiosità: sai centrare i tuoi obiettivi?

E ancora, chi scegliereste per un posto di lavoro: un neolaureato con la media del 28, quando la media generale dell'università che frequenta è 27, oppure un altro la cui media è 21, dove quella generale è del 20? Meglio chiedersi: le informazioni che abbiamo sono sufficienti? Pregiudizio da risultato: si verifica in base all'esito della circostanza. Per esempio un medico consiglia a un paziente un'operazione che comporta alti rischi. Gli suggerisce ugualmente di farla. In un caso il paziente sopravvive e guarisce, nel secondo muore. Come giudicate il medico? Nel primo caso in modo positivo, nel secondo negativo, eppure la decisione è la stessa.


CuriositĂ : sai centrare i tuoi obiettivi?


Sarà un batterio a tingere i jeans Sul mercato sono comparsi già da tempo i jeans in cotone bio, presto arriveranno anche quelli tinti senza pigmenti sintetici e sostanze chimiche. Se il caratteristico colore blu dei jeans in origine era dovuto all'indaco, estratto un tempo dalla pianta indigofera, oggi viene invece creato con una tintura completamente artificiale e molto inquinante. Un'équipe di genetisti di Palo Alto, in California (Usa), ha messo a punto un batterio geneticamente modificato in grado di dar origine a una splendida tintura blu eco-compatibile e a impatto zero.

Perfino Garibaldi combattè i jeans Nella spedizione dei mille e nella conquista del regno delle Due Sicilie, Giuseppe Garibaldi (1807-1882) indossò la celebre camicia rossa e un paio di "genovesi", cioè di jeans. Questi pantaloni sono esposti al Museo del Risorgimento, a Roma. Cuciti nel 1860 e modellati sui tradizionali pantaloni dei marinai e dei portuali genovesi, sono larghi, a vita alte e blu chiaro; arrivano a stento alla caviglia e mostrano una toppa tra la coscia e i ginocchio sinistro, probabilmente per rimediare a uno strappo.

I tre nuovi modelli • Sono già in vendita negli Usa i jeans Dunderdon, modello P zero, realizzati in un denim fatto al 70% da cotone twill e al 30 da Kevlar, la fibra sintetica cinque volte più dell'acciaio. • Presto Levi's commercializzerà giubbotti e pantaloni in denim costituito all'80% da cotone e al 20 da una fibra ricavata riciclando le bottiglie in pet. • Negli StatiUniti già da tempo circolano jeans con tasca per smartphone. Sono ancora in fase di studio quelli con tastiera wi-fi incorporata.


I jeans compiono 140 anni dalla registrazione del brevetto costato appena 68 dollari! Storia del capo più venduto al mondo, nato come tuta da lavoro per i cercatori d’oro di Anissia Becerra

Blue Jeans: i numeri uno al mondo Tutto comincia nel 1847, quando il diciottenne Loeb Strauss, giovane ebreo bavarese, sbarca a New York in cerca di fortuna, insieme alla madre e a due sorelle. Nella grande Mela Loeb resta poco: si trasferisce subito in Kentucky dove per 5 anni lavora come venditore ambulante per conto dei fratelli maggiori, proprietari di un commercio all'ingrosso di tessuti, fazzoletti, mutande, tende e abiti da lavoro. Nel 1853, dopo aver cambiato i proprio nome in Levi e aver acquisito la nazionalità americana, decide di giocarsi il tutto per tutto in California: laggiù c'è un grande fermento per via della Gold Rush, la corsa alloro che

Marlon Brando

James Deam

attira, assieme a a cercatori e minatori, anche un folto numero di avventurieri e fuorilegge. Tutti i bisognosi di vestirsi. Levi ha un progetto ben chiaro: vuole sviluppare un fiorente commercio di abiti e tute da lavoro. Sa bene come fare: gira per le miniere e i campi coltivati, osserva i lavoratori, crea dei modelli nuovi e robusti, come le tute a salopette, e ha un discreto successo. Niente boom, però. Almeno fino al 1872. Un'idea geniale In quell'anno, un sarto di Reno (Nevada) di nome Jacob Davis mette a punto un'idea geniale: per migliorare la

Steve Mc Queen

Marilyn Monroe

La storia: così i jeans si sono affermati nel mondo

ANNI 50

Marlon Brando indossa un paio di blue jeans e un'attillata canottiera bianca in Un tram che si chiama desiderio (1951), mentre ne Il selvaggio (1953) cavalca una rombante Triunph Thunderbird 6T del 1950 in jeans in denim grezzo, accompagnati da T-shirt bianca, chiodo di pelle nera e stivali da motociclista. James Dean indossa un paio di jeans Lee 101 Z ridere in Gioventù bruciata, celeberrima pellicola del 1955. Nel giro di qualche anno, i Blue jeans diventano una sorta di divisa per i giovani maschi americani: nel 1958, il 90% di loro possiede almeno un paio di Levi's, Lee o Wrangler e, come scrisse un giornalista, se l'infila sempre, «tranne che a letto e in chiesa».

ANNI 60

Steve Mc Queen è l'emergente star di Hollywood e la nuova icona maschile; ne L'ultimo tentativo (1965) e in Built (1968) compare spesso in blue jeans: i Levi's Sugar Cane 501 1947 Big E sono indossati con una camicia Wrangler in denim e, ai piedi, le mitiche scarpe Buzz Rickson's. Molte scuole negli Usa vietano agli studenti di indossare jeans i classe perché sono un simbolo di ribellione, ma questi divieti non servono a nulla: il trionfo del jeans è inarrestabile. Anche Marilyn Monroe, sex symbol femminile, ne va pazza: nei momenti di svago e relax, porta i Levi's a vita alta e a gamba dritta, con un'unica civetteria, un alto risvolto all'orlo. Ne Gli sposati, il suo ultimo film girato nel 1960 e uscito nel 1961, indossa un giubbotto jeans Lee Storm Rider, un classico paio di blue jeans in denim grezzo, stretti da una cinturetta in vita, e ai piedi le Frye Deborah pull, classici stivali in tradizionale stile western.

Società: Blue Jeans, i numeri uno al mondo


ANNI 70

Nella cultura hippie, i jeans sono rigorosamente unisex, a vita ribassata e flare o bell bottom, cioè a zampa di elefante; s'indossano con ampie bluse a fiori o in colori psichedelici, con gilet o giacche in suede a mille frange. Alcuni "figli dei fiori" cominciano a personalizzare i jeans con applicazioni, tessuti in patchwork e strappi: nascono i pantaloni multicolore, trasandati e anticoncezionali. Le Charlie's Angels, le tre protagoniste della serie televisiva trasmessa in tutto il mondo, interpretano la versione meno "arrabbiata" e più glamour dei jeans.

ANNI 80

Il 1984 è l'anno del rock di Born in the USA di Bruce Springsteen. Che cosa può indossare un cocker dalla voce profonda che canta l'anima dell'America? Un paio di blue jeans, ovviamente. Sul palco "the Boss" suona la chitarra in T-shirt e Levi's 501 super consunti e indossati sugli immancabili stivaletti Frye. Sul versante femminile, la musica regala un'altra potente icona del decennio: Madonna si impone come la regina del pop e di nuovo stile. Gioielli, catene, croci, borchie, orecchini vistosi accompagnano l'immancabile giubbotto jeans, indossato su top scollati e blue jeans attillati e strappati al ginocchio e al gluteo.

robustezza e la durata dei pantaloni da lavoro, pensa di rinforzare le cuciture con dei rivetti metallici, soprattutto nei punti di maggior usura. Davis vorrebbe brevettare il procedimento, ma non ha i 68 dollari necessari a depositare il brevetto e chiede un prestito a Levi. I due uomini s'incontrano, aprono una società in comune e nel 1873 depositano il brevetto che segna ufficialmente la nascita dei blue jeans: si tratta di pantaloni da lavoro a 5 tasche, in tela denim, robusta e confortevole, rinforzata nelle cuciture con rivetti in rame. Il successo è immediato: nel 1890, l'azienda inventa il mitico modello Levi's 501 che nel 1920 si trasforma nella divisa degli operai della ferrovia transamericana, di minatori, agricoltori e naturalmente cowboy. Anche i nomi hanno una storia Secondo alcuni, il nome denim, con cui si disegna la particolare stoffa a trama bianca e ordito blu, e il termine blue jeans, con in quale si indica il taglio dei pantaloni, avrebbero una storia ben più antica di quella di Strauss e Davis. I loro primi pantaloni, in effetti, si

chiamarono Waist Overalls e così continuarono a chiamarsi sino al 1960 circa; di "blue jeans" si parlerà solo in seguito, essenzialmente perché con questo nome i teenager della fine degli anni Cinquanta iniziarono a chiamare Levi's e gli altri pantaloni in denim. Se si ricostruisce la storia dei nomicosì sostengono alcuni- si scopre che i blue jeans precedono, e di molto, il brevetto dei due californiani. In effetti, nell'Europa moderna tra Sei e Settecento, i mercanti apprezzavano un ruvido tessuto di cotone color indaco che veniva fabbricato nella bassa valle del rodano, in Francia. Questa tela era nota come Tissu de Nîmes (pronunciato tissù-de-nim), ovvero tela di Nimes, espressione abbreviata poi in denim, cioè proveniente da Nimes. A farle concorrenza c'era all'epoca un'altra tela che si produceva a Chieri, in provincia di Torino: un robusto fustagno di colore blu che veniva esportato via mare, attraverso il porto di Genova dove era usata per confezionare i sacchi per le vele, coprire le merci nel porto e tagliare i pantaloni da lavoro di portuali e marinai.

ANNI 90

È il trionfo del gruge nell'abbigliamento e nella musica. L'icona del decennio è Kurt Cobain, il leader dei Nirvana; il suo stile è una sorta di disinvolto stile street style: T-shirt a righe, Levi's 501 invecchiati ad arte e strappati così da acquisire l'aspetto di seconda mano, e Converse All Star ai piedi. Cominciano a apparire sul mercato nuovi jeans, costosi e snob: sono i fashion jeans, griffati dai maggiori stilisti italiani e americani. Gianni Versace li colora a tinte flou, li taglia così da esaltare il lato B femminile e incarica Richard Avedon di fotografarli a dosso alle top model del momento, le bionde Nadja Auermann e Claudia Schiffer.

Società: Blue jeans, i numeri uno al mondo

Charlie’s Angel

Bruce Springsteen

Kurt Cobain

Nadia Auermann e Claudia Shiffer


OGGI

I blue jeans sono l'unico oggetto dell'Ottocento che noi del nuovo millennio continuiamo ad amare e a indossare. Oggi, se ne trovano di tutti i tipi, dal modello skinny, aderentissimo ed elasticizzato, al bootcut, attillato sino al ginocchio e poi svasato nella parte inferiore, dal baggy, a cavallo bassissimo, ai lowraiders, con la vita di ben 8cm inferiore all'ombelico. Se ne trovano anche per tutte le tasche: dai 10 euro dei jeans del Guangzhou cinese ai 250mila dollari dei Dussault Apparel's Trashed Denim, in vendita negli Usa, e al milione e mezzo di dollari ( 1 milione di euro circa) dei jeans di Secret Crcus Clothing la cui tasca posteriore brilla grazie a 15 diamanti.

Il termine inglese blue jeans si pensa derivi dalla pronuncia inglese dell'espressione francese bleu de Gênes, ossia "blu di Genova". I più antichi blue jeans non sarebbero, quindi, i pantaloni prodotti in California, bensì quelli che Garibladi indossò durante la Spedizione dei Mille, seguendo un'antica tradizione genovese. Secondo questa versione, anche i blue jeans sarebbe made in Italy. Le taglie Esaminiamo le taglie normali: con 450 metri di stoffa denim si possono fabbricare circa 350 paia di jeans. Per ognuno ci vogliono in media 7 etti di cotone e almeno 100 metri di filo in puro cotone per le cuciture.

Pubblicità La campagna pubblicitaria dei jeans Jesus, firmata da Oliviero Toscani nel 1971.

Perfino Garibaldi combattè in jeans Nella spedizione dei mille e nella conquista del regno delle Due Sicilie, Giuseppe Garibaldi (1807-1882) indossò la celebre camicia rossa e un paio di "genovesi", cioè di jeans. Questi pantaloni sono esposti al Museo del Risorgimento, a Roma. Cuciti nel 1860 e modellati sui tradizionali pantaloni dei marinai e dei portuali genovesi, sono larghi, a vita alte e blu chiaro; arrivano a stento alla caviglia e mostrano una toppa tra la coscia e i ginocchio sinistro, probabilmente per rimediare a uno strappo.

In Italia Ogni anno si vendono circa 3,7 milioni di paia di jeans, con una spesa di 1,7 miliardi di euro.

Societvà: Blue jeans, i numeri uno al mondo



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