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ARCH IT ECT UREP ORT FOL IO ILARIA FALCON
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LA QUINTA CAPITALE I GIARDINI DI PERSEPOLI NUOVI PUNTI DI VISTA
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CONCEPT HOUSE LA CASA ATELIER
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RENWICK MUSEUM
NUOVO PARCO ARCHEOLOGICO NELLA ROOSEVELT ISLAND
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URBAN SCENOGRAPHY PIAZZA DUOMO
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AMANISHAKHETO
I GIOIELLI DELLA REGINA GUERRIERA
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01 CONCEPT HOUSE LA CASA ATELIER
PROGETTO PERSONALE 2019
Il progetto si basa sulla necessità di ideare uno spazio dedicato alla figura dell’artista: un luogo dove possa vivere e al contempo nascondere le sue idee. Esso è stato concepito come un rifugio, una seconda casa in cui scappare dalla frenesia della metropoli. L’abitazione si sviluppa seguendo una maglia regolare quadrata ed è divisa in due macro-aree: da un lato si ha uno spazio interamente dedicato all’atelier inteso come laboratorio, un luogo di raccoglimento dove l’artista possa dedicarsi alle sue opere; dall’altro l’abitazione vera e propria che, sviluppandosi su due piani, costeggia una vasca rettangolare, un vero e proprio “impluvium” posto nel cuore del progetto. I due ambienti, seppur profondamente connessi, sono in realtà indipendenti in quanto dotati di ingressi differenti. L’unico punto di contatto fra loro avviene in corrispondenza del pozzo di luce. L’atelier è dotato di spogliatoio e di un piccolo bagno e le grandi finestre permettono l’ingresso della luce e l’accesso alla vasca. L’ingresso all’abitazione vera e propria può avvenire da due zone differenti: l’ingresso principale (posto sul lato ovest dell’edificio), o da un porticato che connette l’ambiente del laboratorio alla zona giorno. Il soggiorno a doppia altezza si estende costeggiando il pozzo di luce fino alla cucina, dalla quale si può accedere sia alla sala da pranzo sia ad un piccolo plateatico esterno. In ausilio a questi ambienti vi è un piccolo bagno di servizio con annessa zona lavanderia. Al piano superiore è possibile trovare il bagno padronale e due camere da letto (entrambe con affaccio verso l’interno). Dalla camera da letto padronale si può accedere ad una grande terrazza coperta che ricopre un’area pari a quella dell’atelier e del portico sottostanti. Qui la luce viene filtrata da dei frangisole in legno.
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Ovest
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Il Fārs, luogo unico per la suggestiva bellezza del paesaggio e per la straordinaria ricchezza in termini storico-architettonici, abbraccia parte della costa orientale del Golfo Persico e si spinge fino ai grandi bacini chiusi del Kermān nell’odierno Iran. È proprio qui, nel cuore dell’altopiano, che si erigono le rovine di Persepoli, a testimonianza di una stirpe, gli Achemenidi, che portò l’impero persiano al massimo del suo splendore. La città s’innalza su di un imponente podio composto da ciclopici blocchi di roccia, il cui scopo consisteva originariamente nell’enucleare il complesso di palazzi dal suo contesto, difenderlo e soprattutto conferirgli quell’aura di grandiosità e misticismo che ancora affascina il viaggiatore. A costui appare oggi in mezzo al deserto come un miraggio, offrendo un’immagine suggestiva del suo glorioso passato. La posizione strategica nella pianura del Marv Dasht, ricca di acque e protetta da una corona di montagne, ha fatto sì che il sito si prestasse al ruolo di deposito del tesoro imperiale e come luogo di culto. Tappa obbligatoria del pellegrinaggio culturale di ogni iraniano, Persepoli è a tutti gli effetti l’emblema e il simbolo di una cultura millenaria ricca di misteri e di fascino che non lasciano indifferente nemmeno il pubblico occidentale. Nonostante gli scavi siano stati effettuati in epoca recente, rimane sconosciuta ai più l’esistenza di un’antica cinta muraria difensiva che, seguendo l’orografia del monte retrostante, cingeva ad anello la città. Di essa non rimangono altro che poche tracce sulla cima del monte. La scoperta delle antiche mura e la necessità di spazi verdi adeguati sono stati gli spunti di riflessione che hanno portato ad una proposta di valorizzazione di questa antica città: la realizzazione di un nuovo percorso paesaggistico, sviluppato lungo il primo tratto dei bastioni occidentali fino a giungere sulla vetta del monte e la costruzione di giardini terrazzati che fungano al contempo da luogo di ristoro e da nuovo osservatorio sulla città e sul territorio circostante. Il giardino è il punto nevralgico dell’intero progetto in quanto, nella cultura persiana, ha assunto nel corso dei secoli un ruolo fondamentale e significativo per l’immaginario e il mistero che porta con sè. Soggetto di canti, musiche e raffigurazioni iconografiche, il giardino è una visione, un’oasi in cui trovare ristoro dopo intere giornate trascorse in viaggio in un ambiente dal clima difficile e severo. Si palesa così, in tutta la sua evidenza, l’etimologia della parola “paradiso”, che passando dal greco paradeisos (con corrispettivi in siriaco e in ebraico) risale fino all’antico persiano “paridaida”, che in origine stava a indicare proprio il giardino.
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1. Vista aerea del sito scattata dall’archeologo Schmidt durante i sopralluoghi degli anni ‘30 2. Ortofoto di quel che resta delle mura difensive sulla cima del monte 1
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3. L’archeologo Tadjvidi in una rara foto degli anni ‘60 durante gli scavi in cima al monte Rahmat 4. Stato di fatto dei resti delle mura difensive oggi
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Masterplan di progetto e vista sul percorso di risalita
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Planimetria dei giardini pensili
Sezione longitudinale dei giardini pensili e della cisterna di raccolta dell’acqua piovana
Mura perimetrali
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Assi ordinatori ortogonali
Specchi d’acqua
Vegetazione rigogliosa
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03 URBAN SCENOGRAPHY PIAZZA DUOMO
MUSEI - BUILT ENVIRONMENT POLITECNICO DI MILANO 2017 - 18
Piazza Duomo a Milano è da sempre crocevia di lavoratori, cittadini, turisti e studenti attirati in questo luogo per motivi lavorativi, commerciali e di svago. Dopo un’attenta analisi dei flussi e dopo aver individuato quali fossero i veri fruitori della piazza, sono state studiate le criticità a cui l’area è soggetta nell’ottica di individuare i migliori punti su cui interventire. Il nuovo progetto è stato studiato come supporto al già esistente Urban Center collocato in Galleria Vittorio Emanuele che attualmente non è adeguatamente pubblicizzato e non è in grado di sopperire a tutte le funzioni di cui si avrebbe bisogno. Si è scelto di intervenire su più fronti in modo diffuso nei punti in cui le criticità si sono manifestate con maggiore importanza individuando un linguaggio comune che unisse gli interventi dal punto di vista formale. La prima proposta riguarda la piazza di Palazzo Reale con un porticato che funga sia da indirizzamento della fila che viene spesso a crearsi in occasione delle mostre ospitate dalla struttura, sia da nuova biglietteria in sostituzione di quella ricavata da strutture provvisorie di fianco al Duomo. La pensilina si colloca a chiusura della piazza per ridefinirne i confini ma senza chiudere la visuale sul palazzo; infatti, il ritmo dei pilastri riprende elementi derivanti sia dal Duomo che dal prospetto di Palazzo Reale creando un ritmo dinamico. In un secondo momento la nostra attenzione si è spostata su Piazza Mercanti in prossimità del Broletto, molto raccolta e particolare ma anch’essa poco valorizzata. In questo caso l’intervento è stato composto da setti murari posti in modo da invitare il pedone ad addentrarsi fra i porticati e scoprire nuovi ambienti dedicati a workshop ed allestimenti e, nella piazza retrostante, uno spazio di raccolta dotato di schermi e spazi di sosta. L’ultimo intervento riguarda l’attuale aiuola in Piazza Duomo di fronte a Palazzo Carminati. L’intento è di creare una vera e propria scenografia a chiusura della piazza riprendendo il progetto mai concluso di Mengoni. La struttura composta da terrazze e pilastri funge da belvedere sul Duomo e da collegamento con il piano mezzanino della metropolitana dove è collocato un infopoint. Il ritmo dei pilastri, come avviene per Palazzo Reale, è dato dalla proiezione di elementi della facciata del Duomo e da quella di palazzo Carminati. Le tamponature sono ricavate tramite stampa 3D di cemento e richiamano alle forme dei palazzi progettati da Mengoni ai lati della piazza. Quest’ultime sono state lasciate volutamente interrotte per dare l’idea di incompiutezza della piazza.
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Piazza Mercanti
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Piazzetta Reale
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Piante
Prospetto laterale
Sezioni
Piazza Duomo
Pianta mezzanino
Attacco a terra
Pianta tipo
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04 TESI DI MASTER ACCADEMIA ADRIANEA PRATT INSTITUTE NEW YORK 2016 - 17
RENWICK MUSEUM: NUOVO PARCO ARCHEOLOGICO NELLA ROOSEVELT ISLAND
Lo Smallpox Hospital venne realizzato a cavallo degli anni 1854-56 su progetto di James Renwick jr, un giovanissimo architetto autodidatta che si era fatto notare in città per le sue doti compositive ispirate al revival gotico. La sua collocazione geografica risultava particolarmente idonea per soddisfare le condizioni necessarie per le norme vigenti sulla quarantena e per curare le malattie infettive come il vaiolo, morbo che a quel tempo affliggeva la città di New York a causa del forte tasso di immigrazione. La proposta affronta il tema del recupero dell’edificio storico inteso come scrupolosa conservazione del “documento”, mettendo in evidenza la rovina in contrapposizione al nuovo intervento di consolidamento. Quest’ultimo avviene mediante la costruzione di un nuovo involucro murario interno in pietra calcarea Limestone, particolarmente prestante dal punto di vista strutturale, ruvida al tatto e caratterizzata da una tonalità grigia con venature giallastre che si scostano cromaticamente dalle tonalità del granito, materiale in cui è costruita la rovina. Il consolidamento, oltre a stabilizzare l’edificio, ha anche il compito di ristabilire l’antica volumetria assieme alla ricostruzione del tetto alla francese realizzato con una struttura di archi a tre cerniere e tiranti in acciaio e vetro per dare una nuova percezione dello spazio interno attraverso la luce zenithale. La struttura viene convertita a spazio espositivo e museale su due livelli con annessa area caffetteria e bookshop dedicato al tema delle quattro libertà dell’uomo (libertà dalla paura, libertà di parola, libertà dal bisogno, libertà di religione) enunciate da Roosevelt durante il suo celebre discorso del 1941. La disposizione interna degli ambienti al piano terra riprende l’antica suddivisione dell’ospedale in stanze in grado di ospitare esposizioni temporanee. I setti hanno, oltre alla funzione espositiva, anche lo scopo di sorreggere la passerella in acciaio rivestita in pietra situata al piano superiore che invece ospita la mostra permanente suddivisa in quattro stanze sospese, ciascuna rappresentante, tramide particolari colori e geometrie, una delle quattro libertà. Lo scopo di tale passerella, che si rifà al progetto di Sverre Fehn per il museo a Hamar, è quello di indirizzare il visitatore ad un percorso, definito attraverso le quattro stanze, completamente immerso nella luce (la vera protagonista del progetto) che riprende l’antica distribuzione interna dell’ospedale donando però una percezione diversa dello spazio.
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1. Vista aerea della Roosevelt Island 2. Le rovine del Renwick Hospital viste dal memoriale progettato da Louis Kahn 3. Prospetto della rovina 4. Masterplan di progetto
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Attacco a terra
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Primo piano passerella
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LibertĂ dalla paura
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LibertĂ di parola
LibertĂ dal bisogno
LibertĂ di religione
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Involucro murario originale Nuova struttura muraria di rinforzo Passerella espositiva in acciaio rivestita in pietra Ricostruzione della copertura in vetro e acciaio
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05 WORKSHOP ACCADEMIA ADRIANEA NEUES MUSEUM BERLINO 2016 - 17
I GIOIELLI DELLA REGINA GUERRIERA
Il workshop aveva come tema lo studio dell’allestimento di una mostra temporanea dedicata al corredo funebre della regina egizia Amanishakheto, che regnò sull’Egitto dal 10 a.C. al 1 d.C., e in particolar modo alla sua collezione di gioielli e collane. Gli spazi museali a nostra disposizione si trovavano all’interno del Neues Museum, restaurato dallo studio berlinese di David Chipperfield. Lo scopo di questo progetto è stato di mettersi in relazione con uno spazio di prestigio studiando interventi sobri che non andassero a disturbare il delicato equilibrio dell’ambiente progettato. Le aree su cui io ed il mio gruppo ci siamo concentrati sono state quelle della piattaforma (o “sala delle teste”) e l’area espositiva sottostante costituita da un ballatoio di collegamento ad altre sale adiacenti. Essendo la luce l’elemento fondamentale di quest’ambiente, abbiamo deciso di agire per contrasto creando un tunnel in acciaio corten nella zona d’accesso alla piattaforma, e collocando al termine del medesimo due teche contenenti i due highlight della collezione. L’acciaio del tunnel scivola come un nastro fino al livello inferiore in corrispondenza del portale d’accesso alla sala, in modo da creare un collegamento ed un percorso espositivo anche a questo piano. Infatti, con lo stesso materiale sono state studiate delle nuove teche sospese al parapetto del ballatoio contenenti i restanti pezzi della collezione.
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Planimetria intervento - piattaforma
Planimetria intervento - ballatoio
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Ingresso al piano del ballatoio dedicato alle teche
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Vista sulla sala della piattaforma dal tunnel
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INFORMAZIONI D I CO N TAT TO 93 Ilaria WQ Falcon Ilaria Falcon ilarius_ill ilaria.falcon@gmail.com +39 347 5852793