22 luglio 2007
IL CAFFÈ
l’anniversario
Locarno, “città aperta” A PAGINA 51
la piazza
Un’esplosione digitale A PAGINA 53
i luoghi
Mappa del divertimento A PAGINA 64
Diciannove autori in concorso, cinque sezioni, ma soprattutto la grande attesa per la Piazza
Dagli anni Quaranta al nuovo millennio, le pellicole e i volti che hanno fatto grande la rassegna cinematografica
Illustrazione di Lido Contemori per il Caffè
Dieci appuntamenti da non perdere [1 ]
Ricevimento inaugurale Tradizionale aperitivo d’ouverture alle 18,30 del 1° agosto al chiostro della ‘Magistrale’. E quest’anno il gala vale doppio, considerando la concomitanza con la festa federale. Dopo il brindisi, poi, tutti in Piazza per il ‘manga’.
Speciale de
[2 ]
Il ‘manga’ in digitale ‘Vexille’ è il film che inaugura le proiezioni ad alta definizione in Piazza Grande, il 1° agosto alle 21,30. Il cartoon giapponese riserva effetti specialissimi grazie al nuovo doppio proiettore D-cinema installato per il 60° Festival.
[3 ]
Scamarcio in Piazza Torna il grande cinema italiano in Piazza Grande, giovedì 2 agosto, con ‘Mio fratello è figlio unico’ di Daniele Luchetti. Successo al box office, anche grazie all’interpretazione di Riccardo Scamarcio ed Elio Germano.
[4 ]
L’ultimatum di Damon Vuoi vedere che Matt Damon, in occasione di ‘The Bourne Ultimatum’ (in Piazza sabato 4 agosto) si concede una vacanza sul Verbano? Locarno non ha nulla da invidiare a Laglio, dove Matt è spesso ospite dell’amico George Clooney.
Direttore responsabile Lillo Alaimo
[5 ]
Le signore del Festival Da Alida Valli a Sofia Loren, da Anna Magnani a Monica Bellucci. Il Festival ospita in anteprima europea la rassegna ‘Signore & Signore’, realizzata da Cinecittà Holding, con 19 film con le prim’attrici del cinema italiano.
[6 ]
[7 ]
[8 ]
Dopo il macho Tony Manero la ‘febbre’ ha stravolto John Travolta che diventa trans in ‘Hairspray’, momento clou della Piazza venerdì 10 agosto. Più difficile vederlo atterrare ad Agno col suo Boeing 707 personale...
Jacob Berger, regista svizzero e vecchia conoscenza dei cinefili locarnesi, si presenta in gran spolvero al pubblico di Piazza Grande martedì 7 agosto con il suo ultimo lavoro, ‘1 Journée’
Retrospettiva di grandi registi visti al Pardo per festeggiare la 60esima edizione. Da segnalare la proiezione dei ‘Pugni in tasca’ di Marco Bellocchio e di ‘Maledetti vi amerò’ di Marco Tullio Giordana.
John Travolta Maxischermo Ritorno in… trans alla Svizzera a Locarno
[9 ]
Hopkins in concorso Antony Hopkins si mette in gioco con il suo ‘Sleepstream’ in concorso al Fevi il 3 agosto. Terza fatica dietro la macchina da presa per Hopkins che probabilmente vedremo passeggiare con il suo ‘panama’ sul Lungolago.
[ 10 ]
La notte dei pardi La notte di sabato 11 agosto Piazza Grande aspetta l’annuncio del Pardo d’oro, il film vincitore della 60ª edizione del Festival. Per tacere degli altri premi minori, che, com’è capitato in passato, tanto ‘minori’ non sono.
Fotoservizio Ti-Press - Capo servizio grafico Ricky Petrozzi
IL CAFFÈ
50
22 luglio 2007
EVENTI
il concorso I FILM IN GARA AL FEVI GIOVEDÌ 2 AGOSTO
Ore 14
MEMORIES (JEONJU DIGITAL PROJECT 2007) di Eugène Green, Pedro Costa e Harun Farocki
60° festival del film di locarno
La competizione internazionale come “esame di geografia”
Corea del Sud GIOVEDÌ 2 AGOSTO
Ore 16.15
LA MAISON JAUNE di Amor Hakkar
Francia VENERDÌ 3 AGOSTO
Ore 14
O CAPACETE DORADO di Jorge Cramez
Portogallo VENERDÌ 3 AGOSTO
Ore 16.15
SLIPSTREAM di Anthony Hopkins
Stati Uniti SABATO 4 AGOSTO
Ore 14
LADRONES di Jaime Marques
Spagna SABATO 4 AGOSTO
Ore 16.15
CONTRE TOUTE ESPÉRANCE di Bernard Emond
Canada DOMENICA 5 AGOSTO
Ore 14
FRÜHER ODER SPÄTER di Ulrike von Ribbeck
Germania DOMENICA 5 AGOSTO
Ore 16.15
FUORI DALLE CORDE di Fulvio Bernasconi
Svizzera LUNEDÌ 6 AGOSTO
Ore 14
FREIGESPROCHEN di Peter Payer
Austria LUNEDÌ 6 AGOSTO
Ore 16.15
CAPITAINE ACHAB di Philippe Ramos
Francia MARTEDÌ 7 AGOSTO
Ore 14
AI NO YOKAN di Masahiro Kobayashi
Giappone MARTEDÌ 7 AGOSTO
D
iciannove pellicole ad ampio respiro internazionale, con spazio per i giovani talenti e apertura per personaggi già noti sulla ribalta cinematografica. È il riassunto della competizione internazionale al sessantesimo Festival internazionale del film di Locarno che, anche quest’anno, presenta un concorso variegato. Sono infatti sette le opere prime e quattro le opere seconde che caratterizzano il cartellone dei film che sono al festival per conquistare il Pardo d’oro. Più che lo sguardo alle cinematografie emergenti salta all’occhio un nome nel programma: Sir Anthony Hopkins, premio oscar quale migliore attore protagonista per “Il silenzio degli innocenti”. Hopkins presenta a Locarno “Slipstream”, suo terzo film da regista. Così come le tematiche che fanno da filo conduttore al concorso sono molte - si va dal thriller psicologico (Slipstream) alle opere impegnate politicamente e socialmente come “Extraordinary Rendition” di Jim Threapleton, che si avvale di Andy Serkis (Gollum ne “Il Signore degli Anelli) nel suo cast -, il festival propone un’ampia “cartina geografica”. Si va dall’Argentina (Las vidas possibles di Sandra Gugliotta, regista del fortunato “Un dìa de suerte”) alla Spagna con registi emergenti come Roser Aguilar. Dalla Corea del Sud, per il secondo film di Dong-seok No, alla Germania con Ulrike von Ribbeck che presenta un’opera prima (Früher oder später) realizzata negli Atelier della Cinéfondation di Cannes. Anche da cineasti affermati arrivano a Locarno opere di sicuro interesse, come “Ai no Yokan (Pressentiment d’amour) del giapponese Masahiro Kobayashi, già in corsa per la prestigiosa Palma d’oro a Cannes. Originario del
[✼]
MASSIMO SCHIRA
Tra le 19 in concorso sono sette le opere prime al debutto mondiale
Haiti è il set cinematografico sperimentale del film di Claudio Del Punta; Natalia Oreiro è protagonista di Las Vidas Posibles
Kurdistan iracheno, Hiner Saleem - autore di “Vodka Lemon”, premiato anche a Venezia, porta in Ticino “Sous les toits de Paris”, suo recente lavoro. Torna a Locarno anche Bernard Emond (Contre toute espérance), premiato dalla giuria ecumenica e dai giovani nell’edizione 2005 per “La Neuvaine”. Anche Svizzera e Italia sono rappresentati nel concorso internazionale. A fare “gli onori di casa” è il luganese Fulvio Bernasconi - già noto tra gli spettatori della kermesse locarnese nella sezione “Pardi di domani” e autore della pellicola “La Diga” - che porta a Locarno il suo primo lungometraggio, “Fuori dalle corde”. Dopo la vittoria di “Private” di Saverio Costanzo nel 2005, l’Italia si presenta in concorso con un particolare film di Claudio del Punta. Con “Haiti chérie”, l’autore di “Femminile singolare” porta sul grande schermo una serie di attori non professionisti. Stessa scelta anche per il francese Amor Hakkar ne “La maison jaune”. Per tornare brevemente ad Anthony Hopkins, il titolato attore gallese presenta una pellicola piuttosto interessante, basata sulla storia di un anziano aspirante scrittore di copioni cinematografici alle prese con alcuni dei suoi personaggi che prendono vita nella sua testa. Un film che non fa mancare nemmeno la sottile ironia di cui Hopkins - tra i protagonisti - è maestro. Uno degli appuntamenti da non perdere del concorso. Per la prima volta nel concorso internazionale fanno la loro apparizione i “digital short films” del festival coreano di Jeonju. Nei tre mediometraggi di “Memories” è inserito anche “The Rabbit Hunters” del regista Pedro Costa, affiancato dalle “opere brevi” di Harun Farocki e Eugène Green. mschira@caffe.ch
Ore 16.15
JOSHUA di George Ratliff
Stati Uniti MERCOLEDÌ 8 AGOSTO
Ore 14
EXTRAORDINARY RENDITION
Il vincitore della Mostra di Venezia nell’Academy locarnese
di Jim Threapleton
Gran Bretagna MERCOLEDÌ 8 AGOSTO
Un Leone tra i giurati del Pardo
Ore 16.15
C’È un Leone tra i giurati del Pardo. Un Leone d’oro. Il nome di maggior rilievo nell’Academy chiamata ad attribuire i premi del sessantesimo Festival internazionale del film di Locarno è certamente quello del regista cinese Jia Zhang Ke, vincitore della Mostra del Cinema di Venezia lo scorso anno con “Sanxia haoren”. Accanto al regista cinese, nella giuria siederanno altri nomi importanti del mondo della settima arte, a partire dal brasiliano Walter Carvalho, direttore della fotografia di fama internazionale. Di ritorno in Piazza Grande - anche se in un ruolo diverso - il vincitore dell’edizione 2005, l’italiano Saverio Costanzo. Tra i sei esperti anche il regista tedesco Romuald Karmakar. A completare la giuria internazionale, infine, anche due attori svizzeri, l’affascinante Irène Jacob e Bruno Todeschini. Per passare brevemente in rassegna il ricco palmarès
BOYS OF TOMORROW di Dong-Seok Noh
Corea del Sud GIOVEDÌ 9 AGOSTO
Ore 14
SOUS LES TOITS DE PARIS di Hiner Saleem
Francia GIOVEDÌ 9 AGOSTO
Ore 16.15
LAS VIDAS POSIBLES di Sandra Gugliotta
dei sei giurati locarnesi, basti pensare che Zhang Ke è probabilmente il maggior regista del cinema cinese, pluripremiato e nominato nei maggiori festival internazionali, sia per documentari, sia per lungometraggi. Il Leone d’oro di Venezia 2006 non è che l’apice di una brillante carriera. Discorso analogo anche per Walter Carvalho, che i cinefili ricordano soprattutto per la fotografia in “Central do Brasil”, film del 1998 di Walter Sallers, nominato per l’Oscar per la miglior interpretazione femminile e come miglior film in lingua straniera. Oltre a quello di Saverio Costanzo - Pardo d’oro 2005 per la sua opera prima, “Private” - il 60° Festival registra il ritorno, stavolta da giurato, del regista tedesco Romuald Karmakar, che nel 2005 aveva ricevuto una menzione speciale nella categoria video per “Between the Devil and the Wide Blue Sea”. Karmakar è pe-
rò noto al grande pubblico soprattutto per aver diretto “Der Totmacher”, un thriller psicologico di grande impatto, in lizza per il Leone d’oro in laguna nel 1995. Il regista tedesco è anche entrato nel lotto dei possibili vincitori dell’Orso d’oro di Berlino nel 2004 per “Die Nacht singt ihre Lieder”. Da sottolineare pure la presenza svizzera nella giuria del Pardo. A rappresentare il cinema elvetico sono stati invitati due attori di successo: Irène Jacob e Bruno Todeschini. Jacob, ginevrina cresciuta artisticamente tra la Francia e Londra, è “nata” grazie a Louis Malle, che nel 1987 le ha affidato il suo primo ruolo di rilievo in “Au revoir les enfants”, dove interpretava una giovane maestra di pianoforte. Todeschini - che ha circa 80 film all’attivo - ha recentemente lavorato accanto a Monica Bellucci e Vincent Cassel in “Agents Secrets”, del 2004. m.s.
Argentina/Germania VENERDÌ 10 AGOSTO
Ore 14
LO MEJOR DE MI di Roser Aguilar
Spagna VENERDÌ 10 AGOSTO
Ore 16.15
HAITI CHÉRIE di Claudio del Punta
Italia SABATO 11 AGOSTO
RESTUL E TACERE di Nae Caranfil
Romania
Ore 13 BRUNO TODESCHINI
Attore Svizzera
WALTER CARVALHO
Direttore della fotografia Brasile
IRENE JACOB
Attrice Svizzera/Francia
JIA ZHANG KE
Regista Cina
ROMUALD KARMAKAR
Regista Germania
SAVERIO COSTANZO
Regista Italia
IL CAFFÈ
51
22 luglio 2007
EVENTI
60° festival del film di locarno
D.Agosta/Ti-Press
Locarno come Roma… ‘città aperta’ al cinema EZIO ROCCHI BALBI
A
distanza di sessant’anni il Caffè ripropone al Festival del film di Locarno “Roma, città aperta”, il capolavoro di Roberto Rossellini. Una visione riservata al presidente Marco Solari e al direttore artistico Frédéric Maire, che hanno accettato di rivedere il classico del Neorealismo come punto di ripartenza nell’anno del 60esimo anniversario del Pardo. Quasi un trait d’union tra la capitale italiana e Locarno, città “aperte” al cinema. Il tempo di leggere il nome del regista che subito ci si ritrova catapultati nell’Urbe occupata dai nazisti. Una pattuglia in marcia, una piazzetta deserta con due camionette che vomitano soldati. Eccoli battere ad una porta ed irrompere, armi in pugno, alla bellicosa ricerca di qualcuno. “Sei subito perfettamente coinvolto in quel clima: l’attentato di via Raselli, i rastrellamenti e la strage per rappresaglia delle Fosse Ardeatine”, commenta Solari che, nonostante abbia già visto il film, non nasconde la sua emozione. Apparentemente più distaccato Maire, forse perchè è l’ennesima volta che assiste a quello che è considerato una pietra miliare del cinema italiano. “Mezzi e modi sono cambiati, ma la magia e lo spirito del cinema non cambia - spiega -. L’iraniano Kiarostami, lanciato proprio da Locarno, non ha mai nascosto anche a mezzo secolo di distanza, di ispirarsi a Rossellini”. Via via prendono corpo i protagonisti dal ricercato “ingegner” Manfredi (Marcello Pagliero ) alla popolana sora Pina (Anna Magnani) che nasconde i vari attivisti partigiani) al prete Aldo Fabrizi che mette a repentaglio la sua vita per un ideale di libertà. Balza all’occhio la “povertà” del film, girato in condizioni a dir poco precarie pochi mesi dopo il periodo narrato, mentre Cinecittà era occupata dai senzatetto), con diversi tipi di pellicola scadente e attori presi dalla strada. Povero come quel primo festival di Camillo Beretta ospitato dal Grand Hotel. “Le difficoltà economiche, la lotta per ogni singolo franco sono una costante del Festival. Il problema affrontato da tutti i presidenti è che i soldi non bastavano mai - sottolinea Solari collegando le diverse edizioni -. I preventivi erano una cosa e i consuntivi tutt’altra; io sono stato fortunato perchè, anche se dopo discussioni, urla e panico sono sei anni di gestione senza cifre in rosso”. Dalle immagini sempre più sgranate si moltiplicano visi, espressioni e sguardi che non hanno di finzione per trasmettere sensazioni forti. “Che film - sbotta Solari ricordando che già nella prima edizione c’erano ben cinque film italiani in lizza -! Certo che ai tempi ce n’era di bei film...”. Il direttore artistico non riesce a star fermo sulla poltroncina: “Sembra che ci sia stato un cinema italiano di qualità e ora faccia schifo; e non è vero - contesta Maire -. Forse è un cinema meno conosciuto e sommerso, ma non per questo meno vivace. C’è un cinema giovane e Locarno aiuta a rivelare; anche quest’anno, ad esempio, a Cannes c’era un solo film italiano, da noi una decina”! La pellicola di Rossellini, nel frattempo, arriva al suo momento clou. La Magnani viene falciata da una raffica di mitra mentre corre, innocua, dietro al ca-
[✼]
mion che aveva caricato il suo compagno. Una morte inutile, gratuita, ma così drammatica e commovente da essere indelebilmente impressa nella memoria collettiva di tutti. “Che attrice. Anche se, per fortuna, questo divismo non esiste più - commenta Solari, anticipando la costante richiesta di divi e divette a Locarno -. La società è cambiata e per spiegare questa identificazione un po’ adolescenziale nei personaggi famosi servirebbe un sociologo”. Maire parla di ‘commercializzazione del divismo’. “Ora una star è quella che fa la pubblicità, non quella che fa Roma città aperta - spiega -. Ma a Locarno avremo sempre le Magnani di domani, ma ci si dimentica troppo facilmente di aver avuto artisti come Penelope Cruz, Spike Lee all’esordio, Sandra Bullock...”. Intanto nel film l’ingegner Manfredi viene torturato a morte davanti agli occhi attoniti di un memorabile Fabrizi. Entrambi convengono sul coraggio, sessant’anni fa, di rappresentare al pubblico elegante del Festival opere del genere. “Un coraggio e una libertà che Locarno ha sempre avuto; siamo un festival che ha fatto della ricerca della diversità la sua ragione d’essere” dice Solari, con evidente orgoglio, seguito a ruota da Maire che la ritiene “una missione che porta il pubblico a scoprire film di cui, in realtà, non sa niente, ma che viene a vedere sulla fiducia, senza vagoni di pubblicità che l’attirano”. Un altro confronto parallelo con le vecchi edizioni del Festival è dato dall’audacia, ieri come oggi, di proporre autori, cinematografie o generi completamente inediti. Inedito come il Neorealismo che, appunto, aveva trovato subito ospitalità nella rassegna targata 1946. “In fondo è un genere che esiste tutt’ora ed è presente a Locarno - assicura Maire -. Un cinema che ha le stesse radici del neorealismo italiano, anche se è girato da un cinese, con una videocamera e pochi soldi. O giovane come il cinema rumeno che abbiamo proposto l’anno scorso. Ma sono i film che portano gli argomenti, non i festival”. Il presidente Solari ricorda che, in ogni caso, la scelta dei titoli è di Maire e che non è una combinazione se, anche nella programmazione del 60esimo, spiccano i film di impegno, come quelli dei movimenti sociali americani, o la condizione femminile in Europa, o gli arresti illegali. “Il cinema per essenza è un riflesso del mondo - aggiunge Maire -, e il festival a sua volta non può che raccogliere questo riflesso”. Lo schermo riserva ancora l’epilogo, con la fucilazione di Fabrizi davanti agli occhi atterriti dei bambini della parrocchia. Un’altra scena che ha fatto di Roma, città aperta uno dei più famosi film della storia del cinema. Anche se, al momento della sua uscita, il capolavoro di Rossellini fu criticato perchè accusato di evidenziare la condizione pietosa degli italiani di quel periodo. Considerazione che permette a Solari di ricordare come il Pardo non abbia mai avuto timori reverenziali nei confronti di opere che, agli occhi del Paese, potevano apparire “scomode”. “C’è voluto un Vinicio Beretta, direttore nel 1960, per assicurare, tra mille difficoltà e amarezze, un livello artistico coraggioso e audace”. L’impegno per una buona causa a Locarno non è mai mancato, assicura Solari, e lo “specchio della realtà è stato sempre mostrato da Müller, Bignardi e ora da Maire”. “Diciamola tutta allora, perchè non va dimenticato che Freddy Buache, alla fine degli anni ‘60, era sotto sorveglianza - ricorda Maire -. Parliamo di direttori sospettati di filocomunismo per i film che si presentavano, ma l’impegno c’è sempre stato perchè il cinema d’autore è un sismografo di quello che gli artisti pensano...”. erocchi@caffe.ch
D.Agosta/Ti-Press
Il presidente e il direttore del Festival in sala con il Caffè per rivedere la pellicola cult della prima edizione
Il presidente del festival Marco Solari
D.Agosta/Ti-Press
Il direttore del festival Frédéric Maire
IL CAFFÈ
52
22 luglio 2007
EVENTI
60° festival del film di locarno
i vip
[ ➜]
Mister Grease sorvola la piazza I Gadget e saluta Sir Anthony Hopkins LA BORSA “RICICLATA”
Gadget da collezione la borsa ricavata dal vecchio schermo dello schermo in Piazza
PATRIZIA GUENZI
N
on è il 1946 quando, comodamente appoggiati alla balaustra di un terrazzino del Grand Hotel di Locarno, si facevano immortalare gli attori Gino Cervi e Paolo Stoppa, elegantissimi, accanto alla splendida Alida Valli. Più in là, il giornalista e scrittore Italo Calvino si aggirava con il taccuino in mano alla ricerca della prima vera vedette mai vista sulle rive del Verbano, l’attrice italiana Lilia Silvy, che non rilasciava volentieri interviste, ma amava, invece, farsi fotografare sul lungolago di Muralto indossando i suoi splendidi abiti bianchi. Altri tempi, certo. Tuttavia, sessant’anni dopo, il Festival del film di Locarno non smette di attrarre sempre e comunque frotte di personaggi: quest’anno c’è grande attesa per i registi Alain Tanner e Claude Chabrol e gli attori Michel Piccoli, John Travolta, Sir Anthony Hopkins e Monica Vitti, tanto per fare qualche nome. Insomma, il 2007 per la rassegna cinematografica locarnese è un anniversario molto importante, il sessantesimo, e grandi festeggiamenti s’impongono. Così, anche se gli invitati non saranno proprio tutti vip al cento per cento, gli amanti del gossip avranno comunque di che godere. I papabili, infatti, sono tanti… Fra i registi, ad esempio, nell’ambito di “Back in Locarno”, già confermata la presenza di Marco Bellocchio, Raul Ruiz, Marco Tullio Giordana e Catherine Breillat. Fitto mistero sull’arrivo, invece, per l’attore John Travolta, in Piazza Grande con “Hairspray”, una scatenatissima commedia musicale, con Christopher Walken, la bellissima Michelle Pfeiffer, Queen Latifah e la giovane Nikki Blonsky. Il fatto è che non si sa dove, come e se il già protagonista di “Grease” potrà atterrare col suo mega Boeing 707. Intanto, tecnici e responsabili dei due aeroporti cantonali incrociano le dita e sono già in fibrillazione. Forse è solo un sogno. Comunque sia, Travolta o no, c’è da giurare che saranno sicuramente numerosissimi i vip che si siederanno sulle
[✼]
E la cittadina è invasa da un ventata di mondanità
Da sinistra a destra, Marco Bellocchio, John Travolta, Queen Latifah, Sir Anthony Hopkins, Michelle Pfeiffer
poltroncine a loro riservate davanti allo schermo di Piazza Grande e, perché no, a farsi ammirare da noi comuni mortali in giro per la città negli afosi pomeriggi d’inizio agosto. Il piatto forte, che farà da calamita alle tante celebrità del mondo della celluloide, nel programma: “Signore & Signore”, organizzato per rendere omaggio alle “Signore” del cinema italiano. Non solo una selezione delle migliori produzioni, ma anche opere restate a lungo inedite. Diciannove film, girati dal 1941 sino ad oggi, con le dive delle pellicole tricolore, tutte interamente ristampate da Cinecittà Holding. L’occasione, insomma, per ammirare da vicino attrici diventate ormai vere icone come Sofia Loren e Gina Lollobrigida e altre, seppur già affermate, ma ancora con una carriera ancora molto lunga all’orizzonte, Asia Argento, Margherita Buy e Giovanna Mezzogiorno. Molti i personaggi della Confederazione, veri amanti della kermesse cinematografica locarnese. In testa la presidente Micheline Calmy-Rey, l’ex consigliere federale Ruth Dreifuss e i consiglieri federali Pascal Couchepin e Moritz Leuenberger. Atteso anche l’ex capo di Stato tedesco Helmut Kohl, più volte ospite al sud delle Alpi. Non mancheranno, tra la piazza, la rotonda, la terrazza Martini accanto alle mura del Castello Visconteo e i numerosi altri ritrovi che faranno da cornice all’evento Vip politici rossoblu: Marco Borradori non si farà mancare una o più capatine, dispensando sorrisi e strette di mano. Attese pure le “signore” del governo: Patrizia Pesenti e Laura Sadis oltre ai numerosi esponenti del gran Consiglio che non perderanno l’occasione di dare un’occhiata alla sessantesima edizione festivaliera. pguenzi@caffe.ch
IL CLASSICO COLTELLINO
Il tradizionale coltellino milleusi per una volta cede la livrea rossocrociata al maculato
IL FOULARD PARDATO
Ovviamente con i colori “ufficiali” della rassegna il foulard a macchie gialle e nere
IL BASCO IN PANNO
Top secret l’alloggio degli ospiti Massimo riserbo sugli alberghi che ospiteranno i vip festivalieri
L’Albergo Giardino, uno dei gettonati ‘ritiri’ dei vip festivalieri
MASSIMO riserbo sul nome degli alberghi e degli hotel che ospiteranno i personaggi della sessantesima kermesse festivaliera locarnese. Non trapela nemmeno la più flebile notizia. Nessun albergatore, infatti, ha voluto confermare al Caffè l’arrivo di questo o quest’altro personaggio di spicco nel proprio hotel. Tutti, malgrado le nostre insistenze, si sono trincerati dietro un assoluto silenzio per proteggere - questa la spiegazione – la privacy degli ospiti. Tuttavia, fatti quattro conti, non è poi così complicato evidenziare quali saranno le dimore più accreditate dei vip festivalieri del 2007. In F.Agosta/Ti-Press testa l’albergo Giardino e il Parkhotel Delta, immersi nel verde ad Ascona, assieme all’hotel Ascolago, Eden Roc, in riva al lago, e al Castello del Sole, a due passi dal porto patriziale e dal golf. A Locarno, a disposizione
della clientela “preziosa” l’albergo Arcadia, sul lungolago, e l’hotel Belvedere, che gode di una bellissima vista su tutta la regione grazie alla sua posizione, a pochi passi dai monti di Locarno. Per chi vorrà spingersi a qualche chilometro dalla Piazza Grande, una possibilità la offre l’hotel Ronco, a Ronco sopra Ascona, a picco sopra il Verbano, e l’albergo Brenscino, sopra la collina di Brissago. Eppure, fino ad una decina di anni fa il problema neanche esisteva. A decine erano alberghi e hotel pluridecorati e in grado di ospitare vip di qualsiasi caratura. Mai, a quei tempi, si sarebbe pensato, un giorno come oggi, di dover invece fare i conti con un’offerta così risicata di alberghi a quattro-cinque stelle capaci di attrarre vip di… peso. Tanto che, per gli organizzatori del festival di Locarno, era davvero un gioco da ragazzi organizzare l’alloggio ai numerosi ospiti attratti dalla kermesse cinematografica. Il Grand Hotel e l’albergo Reber, a Muralto, coi loro saloni super lussuosi, camere da mille e una notte e un servizio accuratissimo, la facevano da padroni. Oggi, invece, dopo le tante chiusure di prestigiosi hotel, o le ristrutturazioni in corso, come il Belve-
dere di Orselina, non è più così semplice trovare una sistemazione decorosa alla carovana di registi, attori e personaggi del mondo della celluloide che giungono sulle rive del Verbano per godere di una settimana di buon cinema. Come ogni anno, divi e star, avranno a disposizione una flotta di auto di servizio con tanto di driver che si prenderanno cura di loro, dall’arrivo all’aeroporto della Malpensa - almeno per quanto riguarda le star internazionali - e per tutto il periodo del festival, per accontentarli in tutto e per tutto nelle loro esigenze, anche le più capricciose. E non è tutto.Visto il trattamento principesco sopraccitato, le teste “coronate”, oltre al chaffeur, avranno a disposizione pure il coiffeur. Tutti i giorni, nel primo pomeriggio, previo appuntamento, Marco del salone Elisir di Lugano, sarà a Locarno con un suo collaboratore per rendere ancora più affascinanti registi, attori, attrici e tutti i personaggi più o meno famosi che ruotano attorno alla manifestazione cinematografica. Non solo capelli, però. Essendo visagista total look, Marco si occuperà pure del trucco degli ospiti della Piazza Grande. p.g.
Realizzato da Viviana, nella serie “spezialfilmfestival” il basco in panno maculato
IL CAFFÈ
53
22 luglio 2007
EVENTI
60° festival del film di locarno
in piazza
GIOVEDÌ 2 AGOSTO
ORE 21.30
GIOVEDÌ 2 AGOSTO
ORE 23.30
VENERDÌ 3 AGOSTO
ORE 21.30
SABATO 4 AGOSTO
ORE 21.30
Mio fratel o è figlio unico
Knocked up
Son of Rambow
The Bourne ultimatum
DANIELE LUCCHETTI
JUDD APATOW
GARTH JENNINGS
PAUL GREENGRASS
Commedia romantica e in dolce attesa
Quindici anni di scontri politici tra Accio e Manrico SABATO 4 AGOSTO
ORE 23.30
DOMENICA 5 AGOSTO
Lunga estate calda e inglese degli anni ‘80
ORE 21.30
LUNDÌ 6 AGOSTO
ORE 23.30
DOMENICA 5 AGOSTO
Terzo atto della spia pentita senza volto e identità ORE 21.30
Vogliamo anche le rose
Death at a funeral
Grindhouse: Planet ter or
Le Voyage du Ballon Rouge
ALINA MARAZZI
FRANK OZ
ROBERT RODRIGUEZ
HASIAO - HASIEN HOU
Una cavalcata femminile nei ‘60 e ‘70
Il caro estinto ha un segreto ed è il caos
Una baby-sitter taiwanese e cinefila a Parigi
La seconda parte splatter made in Quentin
Il grande schermo si trasforma in un videogame giapponese
A [✼]
zione e fantascienza abbinate nella purezza dell’alta definizione per il film che inaugura, il 1° agosto, la Piazza della sessantesima edizione. Se è il manga giapponese “Vexille” ad aprire i fuochi d’artificio tecnologici sul grande schermo, è invece il cinema americano, sia nella sua veste più glamour, sia in quella più sperimentale, a riprende possesso di Piazza Grande e degli appuntamenti destinati al grande pubblico. Nel programma del 60esimo non mancano, come tradizione, le prime mondiali e (a grande richiesta) due film italiani. La scommessa è quella di proporre titoli che siano appetibili sia per i cinefili dal gusto più “delicato”, sia per le migliaia di spettatori che riempiono l’enorme sala open air del Festival, ma non necessariamente sono esperti di Neorealismo, Nouvelle Vague o Cinema Novo... Una scommessa difficile, ma scorrendo i titoli annunciati per l’edizione del Sessantesimo, vinta almeno sulla carta. Giovani autori e maestri della cinepresa si mescolano, esattamente come i generi cinematografici che sfruttano tutti gli elementi a disposzizione; dalla commedia all’action movie, dalla ricerca documentaristica d’autore al film di denuncia più impegnato. Un palinsesto trasversale che sa cogliere le tendenze più disparate, quasi alla soglia del videogame. Non a caso, sfruttando i nuovi e fantascientifici mezzi tecnici della nuova cabina di proiezione, realizzata in partnership con Xdc e in grado di esaltare la qualità del D-cinema, l’apertura è stata affidata a “Vexille” di Fumihiko Sori, un manga made in Japan capace di trasformare lo schermo in videogame. Solo l’antipasto di un programma che non lesina in spettacolarità, soprattutto grazie ai film a stelle e strisce, come l’attesissimo “Bourne Ultimatum” di Paul Greengrass, terzo episodio della serie dei “Bourne” di cui le due prime opere erano già state proiettate sulla Piazza - con Matt Damon e Joan Allen. Un John Travolta per la prima volta en travesti sarà la star dello scatenato “Hairspray”, commedia musicale di Adam Shankman, e remake dell’omonimo film di
John Waters. Per i “palati forti” la serata da non perdere è quella di “Planet Terror” di Robert Rodriguez, zombie movie ultrasplatter e seconda parte del progetto Grindhouse, realizzato in simbiosi con Quentin Tarantino. Giusto per ricordare che il Pardo non vive solo di box office, la programmazione di Maire non trascura l’altra faccia del pianeta America, rappresentata dai film indipendenti dall’elevato potenziale, come la commedia “Waitress” di Adrienne Shelly e il docu-fiction “Chicago 10” di Brett Morgen. Anche la vecchia Europa è ben rappresentata in Piazza, a partire da quel “Mio fratello è figlio unico” di Daniele Luchetti, considerato il miglior film italiano dell’anno indipendentemente dalla partecipazione del giovane divo Riccardo Scamarcio. L’altra faccia del tricolore sarà rappresentata da Alina Marazzi, la regista del premiatissimo “Un’ora sola ti vorrei” che, con “Vogliamo anche le rose” porta in Piazza Grande mezzo secolo di condizione femminile in Italia. La rappresentanza rossocrociata è nelle mani di Jacob Berger che, dopo essersi cimentato in ben tre selezioni in altre sezioni del Festival, finalmente approda sulla Piazza col suo ultimo lavoro: “1 journée”. Riproponendo una formula inaugurata nel 2006, la Piazza offrirà anche una finestra su altre sezioni del Festival, in seconda serata, con la proiezione di cortometraggi e film tratti dalle sezioni specialoe, ma il pubblico oceanico della Piazza probabilmente sarà più attirato da “The drummer”, il kolossal di Kenneth Bi, scandito dal suono dei maestosi tamburi zen cinesi e, sempre rimanendo in Oriente, da “Il viaggio del palloncino rosso”, l’ultima fatica del maestro taiwanese Hou Hsiao-Hsien, Pardo d’onore 2007. In quel mescolamento di generi e gusti che Locarno riesce a non trasformare mai in compromesso, anche la chiusura della rassegna riserva sorprese. La scelta di Maire è caduta su “Winners and Loosers”, documentario di Lech Kowalski dedicato alla finale dell’ultimo campionato mondiale di calcio vista dagli spettatori. erocchi@caffe.ch
EZIO ROCCHI BALBI
Dalla commedia all’action-movie senza scendere a compromessi
LUNEDÌ 6 AGOSTO
ORE 23.30
MARTEDÌ 7 AGOSTO
Nicht als gespenster MARTIN GYPKENS
Nel programma trasversale kolossal, arte e film d’impegno
MERCOLEDÌ 1 AGOSTO
Vexil e ORE 21.30
ORE 21.30
ORE 21.30 FUMIHIKO SORI
Il trailer del manga impazza già su YouTube MERCOLEDÌ 8 AGOSTO
ORE 21.30
Ho sempre sognato. .
JACOB BERGER
ADRIENNE SHELLY
SAMUEL BENCHETRIT
Cameriera disperata e incinta nel profondo sud
ORE 23.30
VENERDÌ 10 AGOSTO
ORE 21.30
The Drummer
1408
Hairspray
KENNETH BI
MIKAEL HHAFSTRÖM
ADAM SHANKMAN
Giovane, ribelle dalla batteria rock allo zen
ORE 23.30
Waitress
Una giornata svizzera al 100% a Meyrin GIOVEDÌ 9 AGOSTO
MERCOLEDÌ 8 AGOSTO
1 journèe
Atmosfere anni ‘20 dal gusto letterario GIOVEDÌ 9 AGOSTO
[✼]
Da un racconto del re del brivido Stephen King
Nei panni della drag queen Divine il divo di Grease
... di essere un gangster a episodi con Jean Rochefort VENERDÌ MARTEDÌ 10 7 AGOSTO AGOSTO
ORE 21.30 23.30
Chicago 10
BRETT MORGEN
Il manifesto Usa della protesta anti - guerra
IL CAFFÈ
54
22 luglio 2007
EVENTI
60° festival del film di locarno
i volti Bruno Ganz
Aishwarya Rai
Mario Monicelli
Duecento sguardi da divi e Vip confusi tra le “facce da festival”
N [✼]
on era facile, anzi impossibile, cogliere un’istantanea di tutti i volti dei personaggi che, per decenni, hanno contribuito a far grande il Festival internazionale del film di Locarno. Non era comunque questa l’intenzione di Otto B. Hartmann, figlio d’arte del famoso e omonimo fotografo tedesco. Col suo “Ritratti/Portraits 1999/2006”, edito per il Festival da Rezzonico editore, Hartmann ha voluto offrire semplicemente una galleria d’immagini intense ed evocative, rigorosamente in bianco e nero, di personaggi famosi abituati ad essere inquadrati, ma che per l’occasione sono ritratti con nessuna delle caratteristiche della classica, professionale “posa”. I quasi duecento scatti ospitati dal volume non potevano cogliere meglio il vero spirito del Pardo, che senza rinunciare al suo ruolo di manifestazione internazionale ha saputo fare della sua “non ufficialità” una delle caratteristiche principali della rassegna. Niente divismo, niente tappeti rossi, niente privilegi da star. I grandi artisti, registi, compositori, manager dell’entertainment sanno che Locarno - a differenza di altre kermesse quasi blindate tra business ed effetto mediatico - è un festival dedicato esclusivamente al cinema e ai suoi spettatori. I portraits di Hartmann hanno il pregio di cogliere proprio questo aspetto, al punto che, se non si trattasse di volti universalmente noti o non ci fosse per ogni immagine una dida a declinarne le generalità, potrebbero essere solo dei volti anonimi dell’enorme esercito dei “festivalieri”
che, da decenni popolano gli spazi del Pardo. Ma forse è proprio questa caratteristica che sorprende, ed attira, gli ospiti di rango, non più abituati a passeggiare senza essere infastiditi, additati, passati ai raggi X. A Locarno, invece, può capitare di sedersi ai tavolini di un bar e ritrovarsi a fianco attori come Bruno Ganz o Vincent Schiavelli, volto indimenticabile di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, che fumano la loro pipa indisturbati, o grandi fotografi come lo svizzero René Burri che, come un turista qualsiasi, scatta istantanee con la sua Leica. Nella carrelata di Harmann sfilano Sidney Pollack e Wim Wenders, John Malkovih e Susan Sarandon, Geraldine Chaplin e Debra Winger, tutti con l’inconfondibile aria un po’ spaesata di vedersi catapultati in un piccolo grande festival. Non mancano protagonisti della vita politica del Paese, anche se ritratti in momenti di relax, magari con la cravatta allentata come Pascal Couchepin o il magistrato Carla Del Ponte, vestita a pois su fondo maculato. Solo una piccola testimonianza, quasi a sfatare un luogo comune che vuole Locarno privata da star. Quanto basta, comunque, per permettere al presidente del Pardo Marco Solari di rivendicare, nella prefazione del volume, che “non è per nulla giustificato affermare che al Festival non hanno brillato e non brillano le stelle del cinema”. Rivendicando, con orgoglio, l’identità cinematografica che la rassegna ha fin dagli esordi, Solari ha buon gioco nel valorizzare i volti racchiusi nel “Ritratti/Portraits” di Hartmann, che seguono la stessa logica: l’importanza dell’essere rispetto a quella dell’apparire. e.r.b.
Sydney Pollack
Lo spirito del Pardo catturato dalle immagini in bianco e nero
Paolo Villaggio
Nessun personaggio in posa nei ritratti di Otto B. Hartmann
Vincent Schiavelli
Wim Wenders
Susan Sarandon
Festival del Film Locarno Ritratti/Portraits 1999-2006 di Otto B. Hartmann
Peter Bogdanovich
“Ritratti/Portraits 1999-2006”, galleria d’immagini intense e evocative, è per me una piacevole sorpresa, una riscoperta nel tempo e una fonte di emozioni. Molti dei personaggi di “RitrattiPortraits 1999-2006” – e sono quasi duecento – li ho ammirati e li ho apprezzati per le loro qualità umane e per il loro valore professionale. Ritrovo qui David Streiff, Marco Müller, Giuseppe Buffi e Raimondo Rezzonico naturalmente; ci sono poi i volti di Irene Bignardi e Teresa Cavina, di Carla Speziali e dell’attuale direttore artistico Frédéric Maire. Marco Solari, presidente Desidero acquistare Nome:
Potete acquistare il libro ordinandolo tramite il tagliando, al prezzo di fr. 29.00 (spese di spedizione incluse). Prezzo speciale per chi acquista il libro direttamente presso il centralino della Rezzonico Editore SA, fr. 24.00
[✼]
copie del libro “Ritratti/Portraits 1999-2006” Cognome:
Via: Nap:
Località:
Il tagliando compilato è da inviare a: Rezzonico Editore SA, Ufficio Marketing, Via Luini 19, 6600 Locarno
✂
IL CAFFÈ
55
22 luglio 2007
EVENTI
60° festival del film di locarno
il racconto
Quando con la mia Lambretta “rapii” un’attrice cecoslovacca
S Il ciclo degli anni ‘50 comprende due sospensioni (1951 e 1956), ma in piena guerra fredda (con diffidenze e accuse al Festival di filocomunismo) Locarno, sotto la direzione di Vinicio Beretta, apre la porta ai film dei Paesi socialisti dell’Est e - per la prima volta in assoluto in una rassegna europea al cinema della Cina Popolare nel 1955 con Jumao Xin di Che Houei. Nel 1958 la Fipresci (Federazione della critica internazionale) segnala El pisito, esordio spagnolo nella regia di Marco Ferreri.
1967
Negli anni Sessanta si comincia a delineare una delle caratteristiche principali del festival: l’attenzione per i giovani autori e le giovani cinematografie emergenti. Di pari passo con Berlino e Venezia un contributo culturale viene offerto dalle “retrospettive” che, a partire dal 1959 con Ingmar Bergman, in anticipo su tutti gli altri festival europei, segnalano e riscoprono cineasti di statura internazionale, da Buñuel (1960) a Luchino Visconti (1969).
1977
Dopo sei anni di leadership assoluta finisce l’era di Moritz de Hadeln alla guida di Locarno. Al Concorso ufficiale ora s’affiancano le proiezioni ufficiali Fuori concorso, la Rassegna internazionale di cortometraggi, il programma Informazione svizzera del Centro svizzero del cinema e la Tribuna libera affidata a Thérèse Scherer, Matthias Brunner e David Streiff . Dal 1975 fa il suo ingresso anche al festival il “Marchée du film”.
1945
MARCO BLASER*
Creato nel ‘46 il festival visse un preludio, a Lugano, l’anno prima nel ‘45. Quindici i film in cartellone, tra cui quattro italiani, nella prima edizione. Tra questi “Roma città aperta”, capolavoro di Rossellini, ma la giuria lo snobba. Stessa sorte l’anno dopo con “Paisà” e Rossellini deve aspettare il1948 quando si aggiudica con “Germania anno zero” il Grand Prix, visto che il Pardo ancora non esisteva. I sei decenni del Festival condensati nelle colonne ai lati.
Marco Blaser, inviato della Rtsi, intervista nel 1961 Friedrich Dürrenmat a Locarno
[✼]
tà. Ma la vera Dolce vita non approdò mai sulle rive del Verbano. Fui pure mediatore fra i rappresentanti di due culture e ideologie inconciliabili. Portai al Grotto Scalinata di Tenero gli americani di “Dinners Club” con Danny Kaye e la squadra del film sovietico capeggiata dal delegato politico. L’incanto si ruppe quando, sorseggiando una grappa nostrana, prese la parola la baldanzosa regista Tatiana Lioznova, in clima di brindisi. Disse in sostanza che solo loro sapevano fare cinema e che ‘Im Pokoriaetsa Nebo’ è il solo film “degno del festival in quanto risponde alle attese di tutta l’umanità”. Non mi risulta, però, che il suo lungometraggio sia entrato nella storia del cinema. Sta di fatto che la serata si chiuse al primo grappino. Le delegazioni dei Paesi dell’est fecero comunque spesso notizia. Nel 1957 arrivò uno dei primi film moscoviti. Vinicio Beretta l’aveva avuto grazie alle valigie diplomatiche dell’ambasciata Urss di Berna. Quella sera soltanto pochi dei 1.200 spettatori presenti nel Parco del Grand Hotel si alzarono per rendere omaggio alla bandiera sovietica quando, accompagnata dall’inno nazionale, venne issata sul pennone accanto allo schermo. Il pubblico non volle ignorare l’invasione sovietica dell’Ungheria. Un affronto che l’ambasciatore non accettò. Con un gesto plateale raccolse la sua delegazione che, incolonnata, abbandonò la proiezione. L’incidente ebbe uno strascico piuttosto serio. Per fortuna a Mosca intervenne un gruppo di amici di Beretta, che compose la vertenza. Un altro episodio, piuttosto goliardico, ebbe implicazioni diplomatiche e avvenne in margine alla presenza del film cecoslovacco “Vissi Princip - il Signor principio superiore”, di Jiri Krejcik interpretato dall’avvenente Jana Brejchova. Feci una lunga intervista con entrambi e al termine delle riprese curate da Enzo Regusci, Jana mi fece capire che avrebbe voluto conoscere meglio il mondo occidentale e confrontarsi con il consumismo borghese. L’accompagnai all’Innovazione. Jana non seppe resistere a due paia di calze di nylon che fui felice di offrirle. Affascinata dalla mia Lambretta, volle fare un giro in Verzasca. A Sonogno gustammo un paio di formaggini e due boccalini di merlot. Si fece tardi. Al rientro fummo poi confrontati con le ire del regista e dell’ambasciatore. I due minacciarono di ritirare il film per “rapimento d’attrice”. Mi beccai, in pubblico, una solida ramanzina da Vinicio Beretta che salvò la proiezione obbligandomi, però, a star lontano da Jana. Fu singolare l’incontro che organizzai fra Leo Schürmann e Marco Solari, a quel tempo direttore dell’Ett. L’allora direttore generale della Ssr non era un appassionato di cinema, ma accettò l’invito ignaro che gli sarebbe costato parecchio. Capitò che alla fine della rassegna la giuria, presieduta da Daniel Toscan du Plantier, decise di non assegnare premi. Solari e io, sollecitati da Raimondo Rezzonico, riuscimmo a convincere Schürmann di creare un Premio Speciale. L’assegno venne firmato sul lungolago di Muralto poco prima della mezzanotte del penultimo giorno del Festival. La mia spalla fece da punto d’appoggio mentre la penna venne messa a disposizione da Solari. Il giorno dopo al giovane regista tedesco, designato ufficiosamente vincitore morale, venne consegnata l’inattesa solida ricompensa e il Festival fece un decisivo passo avanti nei rapporti con il nostro servizio pubblico radiotelevisivo. Non so quante occasioni di incontri e di aneddoti riserverà la “mia” cinquantesima edizione. Spero comunque che per un paio di settimane vengano soffocate le beghe regionali che toccano da vicino il progetto di costruzione del Ccc, il Centro cinema e congressi, che il Festival, ormai maturo per la terza età, merita di avere. Nel contempo mi auguro che sia dichiarata ufficialmente la volontà politica di designare Locarno centro di competenza e di coordinamento delle attività cinematografiche della Svizzera italiana. Si tratta di un messaggio atteso anche a Palazzo federale dove si è spesso disorientati dagli echi sulle rivalità e le sterili lotte intestine locali. Ritengo che il Ticino non abbia il diritto di gettare alle ortiche il patrimonio di conoscenza e di notorietà conquistato nei passati sessant’anni dal nostro splendido Festival.
I cinquant’anni di Pardo di Marco Blaser, da cronista a consigliere d’amministrazione
[ ➜]
[ ➜]
1957
i sta avvicinando a grandi passi la serata d’apertura del Festival internazionale del Film di Locarno. Sarà la sessantesima edizione alla quale collego anch’io un piccolo, personale anniversario: sarà la mia cinquantesima presenza. Arrivai sulle rive del Verbano da giovane radiocronista, nel 1957. Venni incluso nell’esigua squadra degli inviati di Radio Monteceneri guidata da Eros Bellinelli. Da allora affiora in me, ogni estate, quando si avvicina la semplice bicchierata inaugurale, la tentazione di aprire le valigie gonfie di ricordi. Ancora una volta sta ora per scoccare, per i cinefili, l’ora della festosa rimpatriata. Ci si incontrerà nell’austero cortile della Magistrale. Sarò confrontato, ancora una volta, con la consueta aria di “Amici miei” per dirla con Mario Monicelli, per scambiarci, tra “veterani”, saluti, impressioni e notizie sui momenti vissuti nel corso dell’anno, da Locarno a Locarno. Ognuno, in segreto, osserverà i segni lasciati sull’altro dal tempo. Passano gli anni, si diradano i capelli, la chioma si fa bianca e la pancetta fa fatica a rimanere nei jeans mentre i bottoni della giacca del classico “fresco-lino” griffato si chiudono a fatica. Rinasce quindi in pochi attimi il clima festivaliero di “casa nostra”, di una fra le manifestazioni culturali più importanti della Svizzera, unica al mondo a conservare la sua preziosa dimensione umana. Nel corso dei decenni qui ho ricoperto numerose funzioni. Fui radiocronista, presentatore ufficiale, indossando uno smoking grigio perla (il bianco era rigorosamente riservato a Vinicio Beretta), e inventore Tratta dal volume 40 anni Festival dei servizi speciali televisivi calato nei panni del Lello Bersani di provincia impegnato a far accettare una presenza visibile e quotidiana del Festival nei programmi della Tsi. È ovvio che Locarno mi ha offerto una grande opportunità. Qui ho potuto conoscere e capire il cinema, afferrando pure il comun denominatore che lega fra di loro i personaggi della “settima arte”. Molti gli incontri indimenticabili: Michel Simon, Francesca Bestini, Marlène Dietrich, King Vidor, Mauro Bolognini, Nino Manfredi, Valerio Zurlini e la sciaffusana Lina Wertmueller decisa, quest’ultima, a portarmi a Roma per il film che avrebbe girato dopo “I Basilischi”. Molto terra a terra fu il rapporto con Pier Paolo Pasolini. Fummo legati da filo e ago. Mi prestai infatti a risolvere un suo capriccio: gli si era staccato un bottone dal polsino della camicia. In albergo non c’era verso di trovare una dipendente capace di ricucirgli il bottone e lui non era disposto a cambiare camicia. Per non far naufragare la conferenza stampa mi procurai il necessario e nella suite del La Palma gli riattaccai il bottone grazie alle lezioni di cucito avute alla scuola reclute. Pasolini raccontò la mia impresa ai giornalisti aggiungendo, con un pizzico di provocazione “siete una strana razza di italofoni: in fondo mi sembrate degli zurighesi che se la cavano molto bene a parlare l’italiano”. Trascorsi anche un intero giorno con Marléne Dietrich. Ad Ascona, alle Isole di Brissago, al Monte Verità non diceva altro che “Wunderbaaaar” gratificando il presidente Enrico Franzoni che con il nobile tratto del suo savoir faire seppe mettere a suo agio anche il leggendario “Angelo azzurro”. Feci poi da angelo custode a Dürrenmatt chiamato in giuria dopo il successo del film tratto dal romanzo “Accadde in pieno giorno”. Prima di affrontare il pubblico mi disse, imbarazzato, “non mi interroghi sul cinema. In vita ne avrò visti sei o sette. Parliamo di teatro. È quello il mio mondo”. Poi, diligente giurato, ne vide 25 in 7 giorni alzando decisamente la media. Conobbi Geneviève Cluny, Jean Pierre Cassel, Anouk Aimèe, Claude Chabrol autore dell’importante “Beau Serge” che segnò l’inizio della sua carriera di regista e Sacha Distel. All’arrivo di Sacha divulgammo la notizia che c’era pure Brigitte Bardot. Due colleghi italiani partirono con una 600 a caccia della sognata BB. Setacciarono tutto il Gambarogno rientrando a notte fonda al bar del Kursaal, dove vennero sbertucciati dagli incalliti festaioli alla ricerca di un pizzico di mondani-
1987
Per tre anni, fino al 1981 il Festival si affida a Jean-Pierre Brossard, conquistando il nuovo spazio di proiezione nel complesso scolastico della Morettina, con una sala di 1.500 posti a sedere. Sempre nel 1981, viene eletto presidente Raimondo Rezzonico (onnipresenza della rassegna, visto che già nel 1947 vi collaborava nelle vesti di presentatore). David Streiff passa alla direzione del Festival che si allarga al mondo dei Tv-movies in una sezione competitiva affidata a Gian Carlo Bertelli.
1997
Con Marco Müller, direttore dal 1992 al 2000, il festival viene pensato (parole sue) come “strumento per pensare il mondo”. Si apre una vasta finestra sul cinema dell’Estremo oriente alla ricerca di un cinema d’autore sempre più in controtendenza rispetto alle regole dello show-business che, al contrario, punta esclusivamente su film spettacolari di immediata cassetta. Nel ‘96 il Festival non si limita più a premiare “opere prime e seconde”, ma si apre a tutto quello che viene definito il “nuovo cinema”.
2007
Locarno continua a essere il Festival del cinema fuori norma e fuori formato, soprattutto nell’era affidata a Irene Bignardi che vede una rassegna utile “a tessere, in un mondo che sembra a volte aver perso la ragione, una rete di amicizie, di solidarietà, di comprensione reciproca, di scoperta dell’altro, che rende tutti più vicini: americani e afgani, iraniani e palestinesi”. Dall’edizione 2006 il Pardo è affidato a Fréderic Maire.
IL CAFFÈ
57
22 luglio 2007
EVENTI
60° festival del film di locarno
il passato
il futuro
www.pardo.ch
La straordinaria avventura della banda dei cinque
L’aspettativa avveniristica del palazzo di Lluìs Mateo
NOSTRO SERVIZIO
LIBERO D’AGOSTINO
A quei tempi era già evidente la mancanza d’infrastrutture adeguate per il Festival. Il passaggio al chiuso delle sale, osserva Bianconi, doveva essere una soluzione transitoria, perché anche allora si parlava di un vero palazzo del cinema. Nel ‘71 il Festival torna all’aperto, in Piazza Grande. “Eravamo indecisi tra il lungolago e la Piazza” ricorda un altro dei grandi protagonisti della storia del Festival, Luciano Giudici, presidente dal 1970 al 1980: “Non avevamo soldi e acquistammo a credito 1500 sedie da Raimondino Rossi”. In cerca d’aiuti finanziari si era bussato a Berna, che per tutta risposta aveva consigliato di sospendere per un anno il Festival. Ma a Locarno la paura che i luganesi se lo riprendessero era grande e si andò avanti. A Giudici succede alla presidenza Raimondo Rezzonico che terrà il timone del Festival sino alla fine degli anni ‘90. l.d.a.
Da sinistra, Luciano Giudici, Raimondo Rezzonico e Fernando Gaja
I
l futuro del Festival del film potrebbe essere il C3. La C elevata al cubo della speranza per un Centro culturale, congressuale e cinematografico, regionale, che dovrebbe sorgere all’ex aerodromo di Ascona. Un mese fa il sindaco di Locarno, Carla Speziali è volata a Barcellona per incontrare l’architetto Josep Lluìs Mateo, ma è assai improbabile che il progetto di una struttura polifunzionale, ideato sette anni fa, decolli davvero. Quantomeno in tempi ragionevoli. La poltrona per la presidenza dell’Ente Turistico ha riacceso la guerra tra Locarno e Ascona, rinfocolando antiche rivalità. Se il futuro non è incoraggiante,
La sala open air al Grand Hotel nel 1946 Tratta dal volume 40 anni Festival
E
ccola la banda dei cinque, i magnifici cinque che erano riusciti a soffiare il Festival a Lugano, ritratti nella posa inaugurale dell’estate 1946: Giovan Battista Rusca, il mitico G.B. per 41 anni sindaco di Locarno, stretto nel doppiopetto scuro nonostante la canicola di agosto e le scarpe bicolore, con accanto Giuseppe Padlina, Camillo Beretta, il primo presidente della rassegna cinematografica, André Mondini e il primo direttore artistico Riccardo Bolla, che se la ride sornione sotto il baffo austero. È il ciak ufficiale di una storia cominciata sessant’anni fa. Sebbene allora il cinema non fosse l’industria abbacinante dello star system di oggi, aveva avuto fiuto assai fine la banda dei cinque. Nel giro di qualche anno arriveranno a Locarno per il Festival, registi, attori e scrittori che diventeranno poi famosi. Ma già il debutto era degno di nota: Gino Cervi, Paolo Stoppa e la fascinosa Alida Valli che posano per la foto di rito nel giardino del Grand Hôtel mentre Italo Calvino, icona della letteratura contemporanea, discute con l’architetto Oreste Pisenti. La grande avventura comincia con centinaia di sedie allineate nel magnifico parco dello storico albergo e lo schermo incastonato nella monumentale facciata. Qualche anno dopo arriveranno anche il regista Vittorio De Sica, la star americana Jane Simmons, Michelangelo Antonioni, Marco Ferreri, un giovanissimo Stanley Kubrik e nel 1960 persino Marlène Dietrich. Nel giro di un decennio appena la Locarno del cinema, era già diventata una ribalta internazionale. Anzi, un trampolino di lancio per vari artisti. Allora la sala della Sopracenerina, luogo storico per gli incontri e le conferenze del Festival, era arredata con tavoli ricoperti da tovaglie a quadrettoni, ma per le proiezioni e gli appuntamenti mondani ci si vedeva al Grand Hôtel, Tratta dal volume 40 anni Festival dove nel ‘67 si tenne l’ultima proiezione. “Ci costava troppo e noi avevamo un budget di soli 140 mila franchi, perciò decidemmo di spostare le proiezioni nelle sale cinematografiche. Sono stati anni difficili” ricorda Sandro Bianconi dal 1960 al ‘70 direttore del Festival. “È stato un vero miracolo tener duro - aggiunge -, ma eravamo convinti che il nostro, per quanto piccolo fosse, era il Festival delle scoperte che avrebbero dato qualcosa al cinema”. Con momenti anche drammatici, come nell’estate del ‘68 quando la Russia invade la Cecoslovacchia. “C’erano in programma film dei Paesi che avevano partecipato all’occupazione militare e film di registi cecoslovacchi - racconta Bianconi -, eravamo nel pieno della tensione internazionale e non sapevano che fare. Decidemmo che nel cinema non ci dovevano essere muri e mantenemmo la programmazione”.
La banda dei cinque, da sinistra Giuseppe Padlina, Camillo Beretta, Riccardo Bolla, G.B. Rusca e André Mondini
[✼]
il presente è deprimente per la città del Festival del film, che festeggia i 60 anni con l’unico cinema di Piazza Grande chiuso ormai da mesi. Chissà che faccia avrà fatto Mateo quando si è visto davanti la bionda Speziali. Magari, tra le tante cose da fare e le mille idee da schizzare, il famoso architetto spagnolo di quel progetto, che doveva ospitare il Casinò del Locarnese, altra guerra triste di campanile, si era del tutto dimenticato. Eppure, ripescato e opportunamente riattato, il progetto Mateo pare l’unica possibilità realistica per risolvere definitivamente i problemi logistici e d’immagine del Festival. Un terreno di oltre 100 mila metri quadrati, di proprietà del patriziato e della par-
Il progetto del nuovo centro, tra sogno e realtà, è nelle mani dell’architetto spagnolo Josep Lluìs Mateo
Da Camillo Beretta a Marco Solari ecco tutti i presidenti
Piazza, Fevi, La sala, Kursaal e Rialto 2 sono attrezzate per il D-cinema
Una lunga traversata con sei “timonieri”
Il domani (tecnologico) è già qui, in anteprima
DA CAMILLO Beretta a Marco Solari e da Riccardo Bolla e Frédéric Maire. Sessant’anni di presidenza ed altrettanti di direzione artistica che, nel bene e nel male, hanno segnato la storia del Festival del film di Locarno. Una storia che affonda le sue radici in una domenica luganese: quella del 2 giugno 1946, quando i cittadini bocciarono il progetto di costruire un anfiteatro nel Parco Ciani per le proiezioni. E la leggenda narra che un gruppo di locarnesi, guidati da Camillo Beretta e da Riccardo Bolla - che era direttore della Pro Locarno -, in pochi mesi misero in piedi la prima edizione della rassegna locarnese: il 23 agosto infatti, nel non certo pianeggiante giardino del Grand Hotel, fu proiettato “O sole mio”. Beretta e Bolla, ressero le sorti del festival per una decina d’anni ed ebbero il merito di gettare le basi sulle quali la rassegna si è sviluppata. Sin dall’inizio, evidentemente, non mancarono le polemiche, da quelle artistiche a quelle politiche, passando per quelle commerciali, tanto che la rassegna non venne organizzata nel 1951 e nel 1956. Nel 1957 in ogni caso diventa presidente Enrico Franzoni, mentre nel 1960 la direzione è
assunta da Vinicio Beretta. Proprio in quegli anni però, la rassegna acquisisce la propria caratteristica principale: l’attenzione per i giovani autori e le cinematografie emergenti. Tra il 1963 e il 1968, è presidente Fernando Gaja. Mentre nel 1966 i direttori artisti sono tra: Sandro Bianconi, Luciano Giudici - che diventerà presidente nel 1970 e Diego Scacchi. Tra il 1967 e il 1970 Bianconi sarà affiancato alla direzione da Freddy Buache, che rimettono il mandato a causa di quella che definiscono “indifferenza ed incomprensione” per il loro progetto culturale ed artistico. Il Festival però, non muore ed anzi trasloca in Piazza Grande. Nel 1972, con la venticinquesima edizione, inizia l’era di Moritz de Hadeln che oltre a dinamicizzare l’offerta - e tutto sommato l’ossatura del festival è immutata da allora -, getta le basi sulle quali è stata creata la struttura culturale ed organizzativa che ha consentito alla manifestazione di consolidarsi. E questo anche grazie al successore di de Halden: JeanPierre Brossard, che sarà direttore dal 1978 al 1981. Proprio nel 1981 è eletto alla presidenza Raimondo Rezzonico che oltre a reggere le sorti della rassegna per quasi un ventennio, favorirà la nomina di David Streiff alla direzione. Proprio Streiff consacrerà la piazza al grande pubblico, proiettandovi i film dell’anno (ma fuori concorso) e qualche anteprima. Una scelta questa, poi confermata sia da Marco Müller che da Irene Bignardi: i due direttori artistici che hanno preceduto Frédéric Maire, nominato due anni fa; mentre nel 2000 Marco Solari è diventato presidente. a.c.
Tratta dal volume 40 anni Festival
Il cinema sotto le stelle che trovò nel 1971 un luogo eccezionale nel cuore della città
Dal fascino del Grand Hotel alla folla oceanica della Piazza NON È SEMPRE stata Piazza Grande. Per vent’anni i film del festival internazionale di Locarno furono proiettati al Grand Hotel di Muralto, un anfiteatro naturale con grande schermo, sette metri per otto, all’entrata. Lingua ufficiale il francese, con tanto di bollettino d’informazione pubblicato sull’Eco di Locarno. Tutto ebbe inizio 1946, quando i luganesi, pur avendo alle spalle due edizioni, del ‘44 e del ‘45, il 2 giugno 1946 dissero di no alla costruzione di un anfiteatro nel Parco Ciani per le proiezioni notturne. La pro Locarno prese la palla al balzo e nelgiro di tre mesi organizzò al Grand Hotel, allora nel pieno splendore, il primo festival internazionale del cinema, tagliando anche qualche albero secolare per far posto alle sedie del pubblico. Anima dell’operazione Camillo Beretta, allora presidente della Pro e di un gruppo di illuminati locarnesi, fra cui il sindaco Giovan Battista Rusca. La sera del 23 agosto, nel parco del Grand Hotel la pellicola “O sole mio” di Giacomo Gentiluomo aprì la prima grande stagione cinematografica locarnese. Le altre proiezioni nelle sale del cinema Pax, Rialto e Kursaal (negli anni ‘80 si aggiungeranno anche le sale provvisorie alle scuole della Morettina e poi il salone del Fevi). Prima di ogni film veniva suonato l’inno nazionale, abitudine che sarà abbandonata nel 1956 a causa dell’invasione
dell’Ungheria. È in quella prima edizione che si fa notare un certo Raimondo Rezzonico come responsabile delle proiezioni. I film in cartellone sono quindici. Fra questi Roma città aperta, di Roberto Rossellini, totalmente ignorato dalla giuria, di cui fa parte la bellissima Alida Valli. La cittadina è invasa da un vento di mondanità e respira un’aria internazionale. L’anno successivo, davanti all’Hotel, sopra i portici vengono collocati una quindicina di grandi ritratti d’attori. Così, di anno in anno e per 20 edizioni il cuore del Festival resterà il Grand Hotel. Periodo che si chiude nel ‘68. L’affitto per le due settimane di proiezioni all’aperto è ormai troppo alto e gli organizzatori ripiegano nelle sale, al chiuso: un fallimento. Nel 1971, si dimettono per protesta i due direttori, Sandro Bianconi e Freddy Buache. Invece di andare in crisi il Festival ha un colpo d’ala. La proiezione si sposta in Piazza Grande, nel cuore della città. L’idea dello schermo gigante è dell’architetto Livio Vaccini, fra le proteste di un gruppo di locarnesi. La novità sostenuta dall’allora presidente del festival Luciano Giudici, non solo ha successo ma fa uscire la manifestazione dal cerchio chiuso delle élites intellettuali. Diventa festival della città con un pubblico in piazza che sale di anno in anno dai 1500 spettatori iniziali per sera, ai 7/8mila di oggi. c.m.
UN COMUNE spettatore, da un punto di vista tecnologico, probabilmente non noterebbe nulla di nuovo in questa 60esima edizione del Pardo; al limite non passerebbe inosservata la nuova cabina di proiezione in Piazza Grande, un po’ più grande di quella “vecchia”. In realtà proprio quella cabina è la dimostrazione che il futuro tecnologico del cinema è già qui, a Locarno, al top della qualità come Festival “digitalizzato”. Dalla Piazza al Fevi, da La Sala al Kursaal, al Rialto 2 sono ben cinque i siti maculati già in grado di proiettare con la fantascientifica tecnica del “D-Cinema” film ad alta definizione digitale. Il pezzo forte dell’hi-tech è proprio la cabina in Piazza, che ospita un doppio impianto integrato che non solo sarà in grado di proiettare film digitali (salvaguardando, naturalmente, la proiezione classica, le tradi- www.pardo.ch zionali “pizze” da 35 mm), ma anche di trasmettere in diretta le immagini riprese in Piazza da due telecamere digitali.Un investimento sul futuro, ma pur sempre un investimento ingente, realizzato col partner tecnico Xdc, azienda leader nel settore, e grazie al co-finanziamento della Confederazione, dell’Ufficio federale della cutura (Ufc) e degli undici comuni del Locarnese, partner del Festival. Il cinema digitale, del resto, è il futuro del cinema stesso e non solo per i film dai budget faraonici. Le proiezioni digitali, infatti,
aiutano ad evitare costose operazioni per convertire in 35 mm, aspetto cruciale soprattutto per le pellicole realizzate da produzioni indipendenti, con budget limitati. Una rivoluzione che coinvolgerà tutte le sale del pianeta che, per il momento, hanno adottato il D-Cinema solo nel 3% dei casi, nonostante un incremento, nel solo 2006, del 383%. Gli esperti di Media Salles, il progetto che opera nell’ambito del programma Media dell’Unione europea, prevedono in ogni caso che entro il 2013 i proiettori digitali sorpasseranno i sistemi tradizionali. Sorpasso che il Festival del film di Locarno ha già effettuato con sei anni d’anticipo! Un’anteprima di futuro così ghiotta che il Festival ha deciso di festeggiare anticipatamente il debutto della “super cabina” con una serata ad hoc, il 31 luglio. “Trasformeremo la serata in un evento, con la collaborazione del Teatro Sunil di Daniele Finzi Pasca - conferma Betty Lazzaroni, coordinatrice di “59+1”, la sezione del Festival dedicata all’anniversario della rassegna -. Nell’occasione verrà proiettato in Piazza, dalla nuova cabina ‘Il cielo sopra Berlino’, il capolavoro di Wim Wenders che è stato votato e scelto da tutti gli spettatori della regione come film-simbolo di tutte le edizioni. Per pura coincidenza il film era passato a Locarno in occasione di un altro anniversario; il 40esimo”. e.r.b
rocchia asconese, a cavallo tra Locarno e Ascona, per un centro polifunzionale con una sala da mille posti, pensata per concerti, teatro, congressi e proiezioni cinematografiche, più altre sale con 500 posti, cabine di regia, business center, un foyer di 900 metri, ristorante, bar, sala banchetti per un migliaio di persone, il seminterrato che doveva ospitare la sala giochi, più un parco di 15 metri quadrati e 700 posteggi. Qualche aggiustatina qua e là, integrandovi pure un albergo di prima categoria e un wellness di pari lusso, ed ecco uno spazio multifunzionale che oltre al Festival del film potrebbe ospitare congressi, le Settimane musicali di Ascona e altre importanti manifestazioni regionali. Insomma, un progetto bello è pronto. Altro che la funambolesca idea di costruire una Torre del cinema di settanta metri su uno spicchio di terreno di appena tremila metri a ridosso della mega rotonda di Piazza Castello. Quando Speziali e il sindaco di Ascona, Aldo Rampazzi, andavano d’amore e d’accordo, annunciando nel gennaio scorso il progetto comune per il C3, avevano persino ipotizzato una monorotaia per un trenino che collegasse l’ex aerodromo con Locarno, segnando, così, la continuità fisica tra il nuovo Centro e gli altri luoghi “storici” del Festival, il palazzetto Fevi e soprattutto Piazza Grande. Ma per quella maledetta poltrona dell’Ente turistico, il trenino pare finito sul binario morto, in coda a tante altre buone intenzioni fiorite in passato. Come quella di coprire con un’avveniristica struttura mobile Piazza Grande per ripararla dalle bizze del tempo Particolare durante le proiezioni, oppure di arredarla con una grande tenda girevole di un che facesse immagine e la rendesse disegno godibile anche sotto il sole di agosto. del Propositi di cui resta l’amaro ricordo progetto asconese dei sogni impossibili, con presidenti e direttori che di anno in anno stanno di Josep sempre lì a ricordare che mancano Lluìs spazi, strutture e mezzi finanziari per Mateo far crescere ancora la rassegna, che adesso ha per di più nuovi e temibili concorrenti. In 60 anni il Festival del cinema si sarebbe aspettato qualcosa di più dalla Città di cui ha portato il nome in giro per il mondo. Diciamola tutta, se il Festival fosse rimasto a Lugano, dove è nato nel 1944, là, oggi, ci sarebbe stato di sicuro un vero palazzo del cinema. ldagostino@caffe.ch
IL CAFFÈ
57
22 luglio 2007
EVENTI
60° festival del film di locarno
il passato
il futuro
www.pardo.ch
La straordinaria avventura della banda dei cinque
L’aspettativa avveniristica del palazzo di Lluìs Mateo
NOSTRO SERVIZIO
LIBERO D’AGOSTINO
A quei tempi era già evidente la mancanza d’infrastrutture adeguate per il Festival. Il passaggio al chiuso delle sale, osserva Bianconi, doveva essere una soluzione transitoria, perché anche allora si parlava di un vero palazzo del cinema. Nel ‘71 il Festival torna all’aperto, in Piazza Grande. “Eravamo indecisi tra il lungolago e la Piazza” ricorda un altro dei grandi protagonisti della storia del Festival, Luciano Giudici, presidente dal 1970 al 1980: “Non avevamo soldi e acquistammo a credito 1500 sedie da Raimondino Rossi”. In cerca d’aiuti finanziari si era bussato a Berna, che per tutta risposta aveva consigliato di sospendere per un anno il Festival. Ma a Locarno la paura che i luganesi se lo riprendessero era grande e si andò avanti. A Giudici succede alla presidenza Raimondo Rezzonico che terrà il timone del Festival sino alla fine degli anni ‘90. l.d.a.
Da sinistra, Luciano Giudici, Raimondo Rezzonico e Fernando Gaja
I
l futuro del Festival del film potrebbe essere il C3. La C elevata al cubo della speranza per un Centro culturale, congressuale e cinematografico, regionale, che dovrebbe sorgere all’ex aerodromo di Ascona. Un mese fa il sindaco di Locarno, Carla Speziali è volata a Barcellona per incontrare l’architetto Josep Lluìs Mateo, ma è assai improbabile che il progetto di una struttura polifunzionale, ideato sette anni fa, decolli davvero. Quantomeno in tempi ragionevoli. La poltrona per la presidenza dell’Ente Turistico ha riacceso la guerra tra Locarno e Ascona, rinfocolando antiche rivalità. Se il futuro non è incoraggiante,
La sala open air al Grand Hotel nel 1946 Tratta dal volume 40 anni Festival
E
ccola la banda dei cinque, i magnifici cinque che erano riusciti a soffiare il Festival a Lugano, ritratti nella posa inaugurale dell’estate 1946: Giovan Battista Rusca, il mitico G.B. per 41 anni sindaco di Locarno, stretto nel doppiopetto scuro nonostante la canicola di agosto e le scarpe bicolore, con accanto Giuseppe Padlina, Camillo Beretta, il primo presidente della rassegna cinematografica, André Mondini e il primo direttore artistico Riccardo Bolla, che se la ride sornione sotto il baffo austero. È il ciak ufficiale di una storia cominciata sessant’anni fa. Sebbene allora il cinema non fosse l’industria abbacinante dello star system di oggi, aveva avuto fiuto assai fine la banda dei cinque. Nel giro di qualche anno arriveranno a Locarno per il Festival, registi, attori e scrittori che diventeranno poi famosi. Ma già il debutto era degno di nota: Gino Cervi, Paolo Stoppa e la fascinosa Alida Valli che posano per la foto di rito nel giardino del Grand Hôtel mentre Italo Calvino, icona della letteratura contemporanea, discute con l’architetto Oreste Pisenti. La grande avventura comincia con centinaia di sedie allineate nel magnifico parco dello storico albergo e lo schermo incastonato nella monumentale facciata. Qualche anno dopo arriveranno anche il regista Vittorio De Sica, la star americana Jane Simmons, Michelangelo Antonioni, Marco Ferreri, un giovanissimo Stanley Kubrik e nel 1960 persino Marlène Dietrich. Nel giro di un decennio appena la Locarno del cinema, era già diventata una ribalta internazionale. Anzi, un trampolino di lancio per vari artisti. Allora la sala della Sopracenerina, luogo storico per gli incontri e le conferenze del Festival, era arredata con tavoli ricoperti da tovaglie a quadrettoni, ma per le proiezioni e gli appuntamenti mondani ci si vedeva al Grand Hôtel, Tratta dal volume 40 anni Festival dove nel ‘67 si tenne l’ultima proiezione. “Ci costava troppo e noi avevamo un budget di soli 140 mila franchi, perciò decidemmo di spostare le proiezioni nelle sale cinematografiche. Sono stati anni difficili” ricorda Sandro Bianconi dal 1960 al ‘70 direttore del Festival. “È stato un vero miracolo tener duro - aggiunge -, ma eravamo convinti che il nostro, per quanto piccolo fosse, era il Festival delle scoperte che avrebbero dato qualcosa al cinema”. Con momenti anche drammatici, come nell’estate del ‘68 quando la Russia invade la Cecoslovacchia. “C’erano in programma film dei Paesi che avevano partecipato all’occupazione militare e film di registi cecoslovacchi - racconta Bianconi -, eravamo nel pieno della tensione internazionale e non sapevano che fare. Decidemmo che nel cinema non ci dovevano essere muri e mantenemmo la programmazione”.
La banda dei cinque, da sinistra Giuseppe Padlina, Camillo Beretta, Riccardo Bolla, G.B. Rusca e André Mondini
[✼]
il presente è deprimente per la città del Festival del film, che festeggia i 60 anni con l’unico cinema di Piazza Grande chiuso ormai da mesi. Chissà che faccia avrà fatto Mateo quando si è visto davanti la bionda Speziali. Magari, tra le tante cose da fare e le mille idee da schizzare, il famoso architetto spagnolo di quel progetto, che doveva ospitare il Casinò del Locarnese, altra guerra triste di campanile, si era del tutto dimenticato. Eppure, ripescato e opportunamente riattato, il progetto Mateo pare l’unica possibilità realistica per risolvere definitivamente i problemi logistici e d’immagine del Festival. Un terreno di oltre 100 mila metri quadrati, di proprietà del patriziato e della par-
Il progetto del nuovo centro, tra sogno e realtà, è nelle mani dell’architetto spagnolo Josep Lluìs Mateo
Da Camillo Beretta a Marco Solari ecco tutti i presidenti
Piazza, Fevi, La sala, Kursaal e Rialto 2 sono attrezzate per il D-cinema
Una lunga traversata con sei “timonieri”
Il domani (tecnologico) è già qui, in anteprima
DA CAMILLO Beretta a Marco Solari e da Riccardo Bolla e Frédéric Maire. Sessant’anni di presidenza ed altrettanti di direzione artistica che, nel bene e nel male, hanno segnato la storia del Festival del film di Locarno. Una storia che affonda le sue radici in una domenica luganese: quella del 2 giugno 1946, quando i cittadini bocciarono il progetto di costruire un anfiteatro nel Parco Ciani per le proiezioni. E la leggenda narra che un gruppo di locarnesi, guidati da Camillo Beretta e da Riccardo Bolla - che era direttore della Pro Locarno -, in pochi mesi misero in piedi la prima edizione della rassegna locarnese: il 23 agosto infatti, nel non certo pianeggiante giardino del Grand Hotel, fu proiettato “O sole mio”. Beretta e Bolla, ressero le sorti del festival per una decina d’anni ed ebbero il merito di gettare le basi sulle quali la rassegna si è sviluppata. Sin dall’inizio, evidentemente, non mancarono le polemiche, da quelle artistiche a quelle politiche, passando per quelle commerciali, tanto che la rassegna non venne organizzata nel 1951 e nel 1956. Nel 1957 in ogni caso diventa presidente Enrico Franzoni, mentre nel 1960 la direzione è
assunta da Vinicio Beretta. Proprio in quegli anni però, la rassegna acquisisce la propria caratteristica principale: l’attenzione per i giovani autori e le cinematografie emergenti. Tra il 1963 e il 1968, è presidente Fernando Gaja. Mentre nel 1966 i direttori artisti sono tra: Sandro Bianconi, Luciano Giudici - che diventerà presidente nel 1970 e Diego Scacchi. Tra il 1967 e il 1970 Bianconi sarà affiancato alla direzione da Freddy Buache, che rimettono il mandato a causa di quella che definiscono “indifferenza ed incomprensione” per il loro progetto culturale ed artistico. Il Festival però, non muore ed anzi trasloca in Piazza Grande. Nel 1972, con la venticinquesima edizione, inizia l’era di Moritz de Hadeln che oltre a dinamicizzare l’offerta - e tutto sommato l’ossatura del festival è immutata da allora -, getta le basi sulle quali è stata creata la struttura culturale ed organizzativa che ha consentito alla manifestazione di consolidarsi. E questo anche grazie al successore di de Halden: JeanPierre Brossard, che sarà direttore dal 1978 al 1981. Proprio nel 1981 è eletto alla presidenza Raimondo Rezzonico che oltre a reggere le sorti della rassegna per quasi un ventennio, favorirà la nomina di David Streiff alla direzione. Proprio Streiff consacrerà la piazza al grande pubblico, proiettandovi i film dell’anno (ma fuori concorso) e qualche anteprima. Una scelta questa, poi confermata sia da Marco Müller che da Irene Bignardi: i due direttori artistici che hanno preceduto Frédéric Maire, nominato due anni fa; mentre nel 2000 Marco Solari è diventato presidente. a.c.
Tratta dal volume 40 anni Festival
Il cinema sotto le stelle che trovò nel 1971 un luogo eccezionale nel cuore della città
Dal fascino del Grand Hotel alla folla oceanica della Piazza NON È SEMPRE stata Piazza Grande. Per vent’anni i film del festival internazionale di Locarno furono proiettati al Grand Hotel di Muralto, un anfiteatro naturale con grande schermo, sette metri per otto, all’entrata. Lingua ufficiale il francese, con tanto di bollettino d’informazione pubblicato sull’Eco di Locarno. Tutto ebbe inizio 1946, quando i luganesi, pur avendo alle spalle due edizioni, del ‘44 e del ‘45, il 2 giugno 1946 dissero di no alla costruzione di un anfiteatro nel Parco Ciani per le proiezioni notturne. La pro Locarno prese la palla al balzo e nelgiro di tre mesi organizzò al Grand Hotel, allora nel pieno splendore, il primo festival internazionale del cinema, tagliando anche qualche albero secolare per far posto alle sedie del pubblico. Anima dell’operazione Camillo Beretta, allora presidente della Pro e di un gruppo di illuminati locarnesi, fra cui il sindaco Giovan Battista Rusca. La sera del 23 agosto, nel parco del Grand Hotel la pellicola “O sole mio” di Giacomo Gentiluomo aprì la prima grande stagione cinematografica locarnese. Le altre proiezioni nelle sale del cinema Pax, Rialto e Kursaal (negli anni ‘80 si aggiungeranno anche le sale provvisorie alle scuole della Morettina e poi il salone del Fevi). Prima di ogni film veniva suonato l’inno nazionale, abitudine che sarà abbandonata nel 1956 a causa dell’invasione
dell’Ungheria. È in quella prima edizione che si fa notare un certo Raimondo Rezzonico come responsabile delle proiezioni. I film in cartellone sono quindici. Fra questi Roma città aperta, di Roberto Rossellini, totalmente ignorato dalla giuria, di cui fa parte la bellissima Alida Valli. La cittadina è invasa da un vento di mondanità e respira un’aria internazionale. L’anno successivo, davanti all’Hotel, sopra i portici vengono collocati una quindicina di grandi ritratti d’attori. Così, di anno in anno e per 20 edizioni il cuore del Festival resterà il Grand Hotel. Periodo che si chiude nel ‘68. L’affitto per le due settimane di proiezioni all’aperto è ormai troppo alto e gli organizzatori ripiegano nelle sale, al chiuso: un fallimento. Nel 1971, si dimettono per protesta i due direttori, Sandro Bianconi e Freddy Buache. Invece di andare in crisi il Festival ha un colpo d’ala. La proiezione si sposta in Piazza Grande, nel cuore della città. L’idea dello schermo gigante è dell’architetto Livio Vaccini, fra le proteste di un gruppo di locarnesi. La novità sostenuta dall’allora presidente del festival Luciano Giudici, non solo ha successo ma fa uscire la manifestazione dal cerchio chiuso delle élites intellettuali. Diventa festival della città con un pubblico in piazza che sale di anno in anno dai 1500 spettatori iniziali per sera, ai 7/8mila di oggi. c.m.
UN COMUNE spettatore, da un punto di vista tecnologico, probabilmente non noterebbe nulla di nuovo in questa 60esima edizione del Pardo; al limite non passerebbe inosservata la nuova cabina di proiezione in Piazza Grande, un po’ più grande di quella “vecchia”. In realtà proprio quella cabina è la dimostrazione che il futuro tecnologico del cinema è già qui, a Locarno, al top della qualità come Festival “digitalizzato”. Dalla Piazza al Fevi, da La Sala al Kursaal, al Rialto 2 sono ben cinque i siti maculati già in grado di proiettare con la fantascientifica tecnica del “D-Cinema” film ad alta definizione digitale. Il pezzo forte dell’hi-tech è proprio la cabina in Piazza, che ospita un doppio impianto integrato che non solo sarà in grado di proiettare film digitali (salvaguardando, naturalmente, la proiezione classica, le tradi- www.pardo.ch zionali “pizze” da 35 mm), ma anche di trasmettere in diretta le immagini riprese in Piazza da due telecamere digitali.Un investimento sul futuro, ma pur sempre un investimento ingente, realizzato col partner tecnico Xdc, azienda leader nel settore, e grazie al co-finanziamento della Confederazione, dell’Ufficio federale della cutura (Ufc) e degli undici comuni del Locarnese, partner del Festival. Il cinema digitale, del resto, è il futuro del cinema stesso e non solo per i film dai budget faraonici. Le proiezioni digitali, infatti,
aiutano ad evitare costose operazioni per convertire in 35 mm, aspetto cruciale soprattutto per le pellicole realizzate da produzioni indipendenti, con budget limitati. Una rivoluzione che coinvolgerà tutte le sale del pianeta che, per il momento, hanno adottato il D-Cinema solo nel 3% dei casi, nonostante un incremento, nel solo 2006, del 383%. Gli esperti di Media Salles, il progetto che opera nell’ambito del programma Media dell’Unione europea, prevedono in ogni caso che entro il 2013 i proiettori digitali sorpasseranno i sistemi tradizionali. Sorpasso che il Festival del film di Locarno ha già effettuato con sei anni d’anticipo! Un’anteprima di futuro così ghiotta che il Festival ha deciso di festeggiare anticipatamente il debutto della “super cabina” con una serata ad hoc, il 31 luglio. “Trasformeremo la serata in un evento, con la collaborazione del Teatro Sunil di Daniele Finzi Pasca - conferma Betty Lazzaroni, coordinatrice di “59+1”, la sezione del Festival dedicata all’anniversario della rassegna -. Nell’occasione verrà proiettato in Piazza, dalla nuova cabina ‘Il cielo sopra Berlino’, il capolavoro di Wim Wenders che è stato votato e scelto da tutti gli spettatori della regione come film-simbolo di tutte le edizioni. Per pura coincidenza il film era passato a Locarno in occasione di un altro anniversario; il 40esimo”. e.r.b
rocchia asconese, a cavallo tra Locarno e Ascona, per un centro polifunzionale con una sala da mille posti, pensata per concerti, teatro, congressi e proiezioni cinematografiche, più altre sale con 500 posti, cabine di regia, business center, un foyer di 900 metri, ristorante, bar, sala banchetti per un migliaio di persone, il seminterrato che doveva ospitare la sala giochi, più un parco di 15 metri quadrati e 700 posteggi. Qualche aggiustatina qua e là, integrandovi pure un albergo di prima categoria e un wellness di pari lusso, ed ecco uno spazio multifunzionale che oltre al Festival del film potrebbe ospitare congressi, le Settimane musicali di Ascona e altre importanti manifestazioni regionali. Insomma, un progetto bello è pronto. Altro che la funambolesca idea di costruire una Torre del cinema di settanta metri su uno spicchio di terreno di appena tremila metri a ridosso della mega rotonda di Piazza Castello. Quando Speziali e il sindaco di Ascona, Aldo Rampazzi, andavano d’amore e d’accordo, annunciando nel gennaio scorso il progetto comune per il C3, avevano persino ipotizzato una monorotaia per un trenino che collegasse l’ex aerodromo con Locarno, segnando, così, la continuità fisica tra il nuovo Centro e gli altri luoghi “storici” del Festival, il palazzetto Fevi e soprattutto Piazza Grande. Ma per quella maledetta poltrona dell’Ente turistico, il trenino pare finito sul binario morto, in coda a tante altre buone intenzioni fiorite in passato. Come quella di coprire con un’avveniristica struttura mobile Piazza Grande per ripararla dalle bizze del tempo Particolare durante le proiezioni, oppure di arredarla con una grande tenda girevole di un che facesse immagine e la rendesse disegno godibile anche sotto il sole di agosto. del Propositi di cui resta l’amaro ricordo progetto asconese dei sogni impossibili, con presidenti e direttori che di anno in anno stanno di Josep sempre lì a ricordare che mancano Lluìs spazi, strutture e mezzi finanziari per Mateo far crescere ancora la rassegna, che adesso ha per di più nuovi e temibili concorrenti. In 60 anni il Festival del cinema si sarebbe aspettato qualcosa di più dalla Città di cui ha portato il nome in giro per il mondo. Diciamola tutta, se il Festival fosse rimasto a Lugano, dove è nato nel 1944, là, oggi, ci sarebbe stato di sicuro un vero palazzo del cinema. ldagostino@caffe.ch
IL CAFFÈ
58
22 luglio 2007
le donne
EVENTI
60° festival del film di locarno
Le signore in celluloide ammirate dalla Piazza NOSTRO SERVIZIO
M [✼]
agnani, Lollobrigida, Loren, Cardinale, Sandrelli, Masina, Mangano... un cast virtuale da far tremare i polsi a qualsiasi regista, ma non agli spettatori del 60esimo Festival di Locarno che avranno l’occasione di ammirare venti divine del cinema italiano di tutti i tempi nella sezione speciale “Signore & Signore”. Venti lungometraggi tricolori, girati dal 1941 a oggi, che verrano riproposti nel loro antico splendore, visto che Cinecittà Holding si è preso la briga di ristampare interamente tutte le opere. Un percorso quasi parallelo alla storia del Festival visto che tutte le star in cartellone da Alida Valli, che era addirittura nella giuria nella prima edizione della rassegna nel 1946, a Giovanna Mezzogiorno, seguita fin dal debutto con “La finestra di fronte” del 2003 - hanno in qualche lasciato la loro impronta sulla manifestazione del Pardo. Locarno sarà il primo festival in assoluto a presentare la rassegna, visto che la sua prima visione è avvenuta il 6 luglio scorso presso la Brooklyn Academy of Music di New York. Una rassegna che non solo permette di rivedere alcune delle migliore realizzazioni della cinematografia italiana, ma anche opere restate a lungo inedite. Tra le rarità, oltre alla diciannovenne Alida Valli nel “Piccolo mondo antico” di Mario Soldati, è imperdibile l’occasione di gustarsi due film poco conosciuti di Dino Risi. Nel primo “La nonna Sabella” una Tina Pica d’annata (1957), mentre l’effervescente Franca Valeri è protagonista de “Il vedovo” realizzato due anni dopo. Le sorprese in cartellone sono solo all’inizio, perchè nella selezione curata da Piera Detassis non mancano titoli che sono strettamente collegati alla popolarità delle dive della Hollywod sul Tevere; quei film
Venti dive del cinema italiano che hanno fatto la storia
Claudia Cardinale; a destra, dall’alto, Laura Morante Alida Valli e Giovanna Mezzogiorno
che, nella memoria collettiva, sono indissolubilmente legati alla star e al periodo storico narrato. È il caso di “Bellissima” di Luchino Visconti che, nel 1951, aveva anticipato di mezzo secolo l’isterica partecipazione di massa di quelli che adesso si chiamo “casting”, le selezioni per scegliere la bellezza fotogenica di turno. E non importa se si parla di aspiranti veline o bambine prodigio, come nel film che vede in Anna Magnani il prototipo di tutte le mamme che espongono la figlia come merce sul bancone del successo più effimero. Analogo discorso vale per l’acerba, ma sensualissima Stefania Sandrelli, di “Io la conoscevo bene” di Antonio Pietrangeli o la prorompente Ornella Muti de “La stanza del vescovo”, tratto da un romanzo di
Piero Chiara e ambientato proprio sulle sponde del lago Maggiore. Ma non sono gli unici esempi dove è le physique du rôle quello che conta; basta citare l’esplosiva (e decisamente nuda) Monica Bellucci nel morboso “Malena” del premio Oscar Giuseppe Tornatore. Senza tracciare paragoni irriverenti, sempre se si parla di presenza scenica, è praticamente impossibile non citare Sofia Loren, che mette il suo sigillo sull’intera selezione com quel “La ciociara”, tratto da Moravia e girato da Vittorio De Sica, che nel 1960 le valse l’Oscar e la registrazione nelle dive a livello planetario. Soddisfazione che non ebbe mai l’eterna rivale, la “bersagliera” Gina Lollobrigida, anche se con “Pane, amore e fantasia” di Comencini, e le innumerevoli copertine patinate che le procurò, si assicurò un posto nella storia del cinema e del costume. Non era solo per l’evidenza del suo decolleté, infatti, che i francesi decisero, alla fine degli anni ‘50, di soprannominare “lollo” il reggiseno... Nel cast non mancano le ultime, giovani star; dall’irriguardosa Asia Argento alla musa di Nanni Moretti, Laura Morante, ormai di casa a Locarno. e.r.b.
In Piazza Grande con il treno e l’autopostale RailAway “biglietti combi” AutoPostale Regione Ticino 20% di sconto sul viaggio in treno, andata e ritorno, a Locarno Servizio navetta gratuito dalle 8.00 alle 21.00 (21.30 in caso di pioggia) 20% di sconto sul biglietto d’ingresso ogni 15 minuti da Piazza Grande (Posta) allo spazio Cinema Viaggio gratuito ai ragazzi fino a 16 anni in possesso della Carta Junior Dalle 21.00 alle 23.00 ogni 30 minuti da Piazza Grande (Posta) L’offerta sconto viaggio è valida anche senza abbonamento metà prezzo e per la 1a classe allo Spazio Cinema Prevendita biglietti per l’ingresso: alle stazioni Ffs di Bellinzona, Lugano, Locarno, Biasca, Rientri serali per Ascona, Brissago, Bignasco, Orselina, Minusio-Tenero, Mendrisio e Chiasso 20 minuti circa dopo la fine della prima proiezione e dopo la seconda proiezione
informazioni Rail Service 0900 300 300 ( Chf. 1.19/min.) 24 ore su 24 www.ffs.ch www.autopostale.ch www.railway.ch
IL CAFFÈ
59
22 luglio 2007
EVENTI
60° festival del film di locarno
l’intervista
Da dottoressa a... ‘Knocked Up’ ma di sè dice: “Non sono sexy” KATHERINE HEIGL
CLAUDIA LAFFRANCHI
“S
Nel telefilm cult “Grey’s Anatomy” la bella Katherine è la dottoressa Isabel
e mi succedesse una cosa simile lascerei il bebè davanti alla casa del padre o abbandonerei il paese per non più ritornare”, dice ridendo Katherine Heigl, la protagonista di “Knocked Up Molto incinta”, che sarà proiettato in Piazza Grande durante il 60esimo Festival internazionale del film di Locarno. Nella commedia, uno dei grandi successi dell’estate americana, la Heigl è un’ambiziosa presentatrice televisiva che festeggia una promozione con qualche drink di troppo e finisce a letto con uno scoppiatone disoccupato, nullatenente, non proprio attraente, e che condivide un appartamento con altri cinque sfigati (disadattati, se la parola è troppo forte). Dopo un’unica notte di sesso, il classico onenight-stand da alcool, le loro strade si dividono, ma quando Alison scopre di essere incinta decide di tenere il bambino, di ritrovare il padre, e di instaurare un rapporto di coppia con lui. Una decisione strana vista la sua ambizione e l’assenza di senso materno dimostrata fino a quel momento, ma siamo pur sempre ad Hollywod! Una volta accettata questa premessa poco verosimile il film si sviluppa secondo la ricetta vincente perfezionata dal regista Judd Apatow in ‘40 Anni Vergine’: un mix di comicità irriverente, che non esita ad oltrepassare i limiti della volgarità, e di tenerezza nei confronti dei suoi personaggi, che sotto sotto hanno una base di decenza. La commedia è interpretata da habitués delle produzioni di Apatow, che ha creato le serie cult Freeks and Geeks e Undeclared, e prodotto Anchormen e Talladega Nights: sua moglie Leslie Mann e le loro figlie Iris e Maude, il protagonista Seth Rogen, Paul Rudd, e Steve Carell e James Franco in brevi cameo. “Ero molto nervosa durante il provino perchè sono una grande fan di ‘40 Anni Vergine’ e mi sentivo un po’ in soggezione nel trovarmi nella stessa stanza coi creatori di quel film. Mi hanno chiesto di improvvisare e sono andata in panico, perchè non l’avevo mai fatto prima. Mi dicevo in continuazione ‘Pensa a qualcosa di divertente, pensa a qualcosa di divertente!’. Quando sono uscita mi sono venute in mente mille cose che avrei potuto dire o fare, ed ero sicura di non aver superato l’audizione. Ma devono aver visto ugualmente il mio potenziale, o forse proprio la mia confusione e il mio nervosismo erano divertenti.” E così Katherine Heigl, classe 1978, di origini tedesche e irlandesi, è entrata a far parte della grande famiglia di Judd Apatow, che comprende anche Will Ferrell, Ben Stiller, Adam Sandler, Jim Carrey e Garry Shandling. “Mi sono trovata benissimo con questo gruppo di ragazzi sboccati e geniali, è stato davvero divertente, e sono stata accettata nel club. Durante certe scene, come quelle dal ginecologo, era quasi impossibile rimanere seri, abbiamo dovuto rifarle più volte perchè scoppiavamo sempre a ridere”. Dopo il successo della serie ‘Grey’s Anatomy’ - in cui Katherine Heigl è Isabel Stevens, la dottoressa che si
IL CORAGGIO DEL PARDO NON GUARDA AL PASSATO EZIO ROCCHI BALBI
La 28enne Katherine Heigl è diventata popolare in tutto il mondo grazie al telefilm Usa “Roswell”
[✼]
è pagata gli studi di medicina facendo la modella di biancheria intima - ‘Knocked Up’ è la ciliegina sulla torta di un periodo eccezionale per l’attrice, che recentemente ha pure trovato il tempo di fidanzarsi col musicista Josh Kelly. Prima, però, ci sono stati dieci anni di onesto lavoro su film più o meno di serie B, e la serie televisiva ‘Roswel’l. “È un momento d’oro, ma non sto seguendo nessuna strategia particolare. Qualsiasi attore che ha fatto tanta gavetta come me è semplicemente contento di continuare a lavorare e di potersi mantenere con la recitazione. Quello che mi dà maggior soddisfazione è che ora più gente vede il mio lavoro. So che nel nostro lavoro bisogna battere il ferro finchè è caldo, ma non sono una stakanovista, e a volte preferirei essere a casa coi miei cani a guardare la tv. Adoro la mia professione, ma un paio di settimane di vacanze con una piña colada in mano mi farebbero bene, sono davvero stanca. Mentre giravo Knocked Up lavoravo anche su Grey’s Anatomy, e ora sono sul set della commedia romantica ‘27 Dresses’. È difficile dire di no quando hai offerte interessanti, ma a un certo punto dovrò farlo”. Katherine Heigl lavora dall’età di nove anni, quando una zia utilizzò una sua foto per pubblicizzare un prodotto per capelli che aveva sviluppato. Quelle foto finirono sul tavolo di un’agenzia di modelle che la mise subito sotto con-
“Ci sono giorni in cui mi piaccio, ma poi vedo una mia foto e mi trovo brutta”
segue dalla prima pagina l festival della Croisette, senza affrontare paragoni improponibili, per il suo “compleanno” ha messo in scena una rassegnamonstre, con decine di cineasti invitati ad onorare kermesse e cinema, festeggiamenti faraonici e tappeti rossi srotolati in ogni angolo. Locarno, invece, ha preferito il “low profile”, lasciando la parola alla qualità della sua manifestazione e, soprattutto, rispettando la sua natura di “festival delle scoperte”, coraggioso e curioso di novità cinematografiche, indipendentemente da quale angolo del pianeta
I
tratto. “Non mi sono mai considerata una modella, ho lavorato dai 9 ai 10 anni facendo cataloghi per grandi magazzini e cose del genere. Però facendo la modella finisci per fare provini pubblicitari, e da lì sono passata a cinema e televisione. Mi è sempre piaciuto essere al centro dell’attenzione, recitare e inventare personaggi diversi. E così a 11 anni ho deciso che non volevo più fare la baby-modella ma l’attrice. Con mia mamma ci siamo trasferite a Los Angeles dopo il liceo e non mi sono mai guardata indietro. Anche quando ho accettato Knocked Up che, secondo alcune persone, era un progetto rischioso”. Proprio rischioso forse no, ma di sicuro parecchie attrici avrebbero avuto dubbi riguardo a certe sequenze del film, come quella del parto, che mostra allo spettatore più di quanto molti vorrebbero vedere. “Mamma mia, non la voglio vedere nemmeno io quella sequenza, c’è troppa informazione. Non intendo insultare le donne che hanno partorito e i loro mariti, ma penso che se non si tratta di tuo figlio è difficile vedere la bellezza di un parto. È un po’ orripilante, come un cattivo film di fantascienza. Però non ero imbarazzata mentre giravo quelle sequenze perchè sono essenziali per il film, ed ero sicura che sarebbero state divertenti perchè lo erano già nella sceneggiatura. Ogni sera potevo togliermi il pancione, non è come nella vita reale in cui per nove mesi diventi sempre più grassa. Non so perchè, ma sono sicura che quando sarà il mio turno non sarò una di quelle donne che, vista da dietro, non sembra nemmeno incinta. Sarò gonfia dalla testa ai piedi”. Katherine, che fa spesso capolino nelle liste delle donne più sexy del mondo stilate dalle varie riviste maschili, non ha invece avuto problemi a girare le scene di sesso. Anche perchè nei film hollywoodiani le scene d’amore sono solitamente molto caste, e le donne americane sembrano sempre indossare il reggiseno a letto, anche in un film in cui si dicono parolacce, si descrivono crudamente varie funzioni corporali, e i protagonisti fumano hashish da mattina a sera. Una conseguenza del puritanesimo made in Usa, e del sistema di classificazione dei film accettato degli studios, secondo cui un seno nudo e una parolaccia valgono una “R”, restricted, che significa sconsigliato ai minori di 17 anni, ma violenza e tortura sono invece accettabili. Ma torniamo a Katherine… “Non mi trovo particolarmente sexy, preferisco considerarmi curvilinea. Ci sono giorni in cui mi piaccio e penso che sto veramente bene vestita in un certo modo, e poi magari vedo una mia foto e mi trovo brutta. Dipende da cosa ho mangiato la sera prima, un hamburger e patatine o un’insalata. Confesso che quando non lavoro mi piace molto mangiare, e anche leggere, guardare la tivù e lavorare a maglia. Non sono bravissima e sono impaziente, così finisco sempre per fare sciarpe e vestiti per bebè, perchè prendono poco tempo”. Un hobby che avrà fatto felice i molti colleghi che durante il film, come scoprirete durante i titoli di coda, hanno avuto dei bambini. Speriamo solo che il comportamento dei protagonisti di Molto incinta non sia contagioso, e che il baby boom non sia dovuto a festeggiamenti ad alto contenuto alcoolico…
o scuola di cinema provengano. Non è un caso che il direttore Frédéric Maire abbia puntato sul futuro, e lo dimostrano la ventina di opere che affronteranno proprio a Locarno il loro debutto sul grande schermo. Lo dimostrano anche gli oltre trenta Paesi che danno nazionalità alle pellicole presentate nella sezione ufficiale; cinque sezioni di film con quasi 80 lungometraggi. Una scommessa sul futuro non solo artistica, visto che il Pardo è probabilmente il primo festival che ha deciso di adottare in quasi tutte i suoi “salotti” (con investimenti non trascura-
bili) le nuove tecniche di proiezione digitalizzate, le pellicole virtuali del domani, che verranno esaltate dallo scenario senza rivali di Piazza Grande. Un’ultima scommessa si gioca proprio in Piazza, che registra senza imbarazzi il ritorno del cinema Usa, sia nella sua veste più spettacolare, sia in quella più “politicizzata”. Una programmazione complessiva che, sulla carta, ha il pregio di accontentare più strati di pubblico, ma senza piegarsi a compromessi, perchè Locarno ha una sua storia da rispettare. Una storia lunga 60 anni. erocchi@caffe.ch
In Piazza, in seconda serata, la Heigl è la protagonista di “Knocked up”
* ÃÌ> i v q V Ã> i Û i i i Ìi¶
¹ > * ÃÌ>] «À Ì>} ÃÌ> m V i Ìi°º
ÃÃ ÕÌ> i Ìi Õ V>°
*>ÀÌ iÀ } ÃÌ V `i iÃÌ Û> ÌiÀ >â > i `i v V>À
IL CAFFÈ
61
22 luglio 2007
EVENTI
60° festival del film di locarno
le sezioni
L’autocelebrazione “retrò” è dedicata ai Pardi di ieri EZIO ROCCHI BALBI
F
orse gli amanti della Retrospettiva, da anni ormai abituati a succulente programmazioni d’autore, non gradiranno questa “interruzione” della tradizione cinefila, ma in occasione della 60esima edizione il Festival ha previsto “Back in Locarno”, un programma un filino più commemorativo... Il “Ritorno a Locarno” non è una vera e propria retrospettiva, intesa come riproposizione dell’opera omnia di un autore, ma il contributo culturale alla rassegna è assicurato, inclusa l’edizione di un supplemento speciale dei Cahiers du Cinéma interamente dedicato al prestigioso gruppo di registi scoperti al Festival e invitati per l’anniversario. Impossibile, per il momento, elencare tutti i cineasti che parteciperanno all’evento, ma è già confermata la presenza di Marco Bellocchio (autore de “I pugni in tasca” nel 1965), István Szabó (“L’età delle illusioni”, 1965), Raul Ruiz (“Tres tristes tigres”, 1969), Marco Tullio Giordana (“Maledetti vi amerò”, 1980) e Catherine Breillat (“36 Fillette”, 1988). L’idea, completamente in linea con lo stile del Festival, è quella di confrontare i giovani cineasti di ieri, la cui carriera è stata fortemente segnata dal passaggio a Locarno, all’odierno pubblico del Festival. Tutti questi filmaker, allora esordienti o quasi e oggi maestri affermati, torneranno a Locarno non solo per presentare il film che li rivelò, ma anche per partecipare a dibattiti e incontri con gli spettatori. Cannes, che pure ha festeggiano il sessantesimo, ha elaborato un progetto incredibile che
[✼]
I cineasti di un tempo confrontati col pubblico di oggi
Marco Bellocchio, regista de “I pugni in tasca”, è uno dei protagonisti della sezione “Back in Locarno”
ha visto trentatre registi di levatura internazionale contribuire, con cortometraggi di tre minuti ciascuno, al film corale “Chacun son cinéma” che ha permesso a gente come David Cronenberg, Takeshi Kitano, Ken Loach, Von Trier, Wenders, Polanski, de Oliveira, Cimino di raccontare il loro singolarissimo punto di vista sulla kermesse e sul cinema in generale. Locarno, va da sè, non poteva coltivare questa velleità, ma l’idea di stimolare l’incontro e il confronto tra gli autori, il pubblico e i film che hanno fatto la storia della manifestazione rientra nel solco di una tradizione di “diversità” che, in fondo, ha fatto la fortuna del Festival. Quasi dalla fondazione, infatti, Locarno ha sempre privilegiato la sfida di scoprire nuovi talenti, nuove correnti e cinematografie in divenire. Un ruolo fondamentale sia alle origini, con la promozione dei primi film neorealisti italiani, via via con la Nouvelle Vague francese, la coraggiosa (e spesso contestata) offerta del cinema dei paesi dell’Est in piena guerra fredda, fino agli anni 60, per arrivare alla quinta generazione di cineasti cinesi, fino alle nuove esperienze del cinema iraniano e argentino. Riconoscendo al Festival la capacità di aver spesso individuato e riconosciuto il talento di giovani registi, divenuti poi grandi autori della loro generazione, l’invito di “Back in Locarno”, organizzato grazie al sostegno di Swiss Life, risulta un atto dovuto perchè è giusto che intorno alla “torta del compleanno” si ritrovino più componenti possibili della famiglia. erocchi@caffe.ch
Gli sguardi diversi della docu-fiction LA SEZIONE e il concorso “Cinéastes du présent” è legata tradizionalmente ad opere d’autore contemporanee, che spaziano dal documentario alla fiction, ma che si distinguono per approcci originali e innovativi. Si spazia quindi da mondi come quello del documentario “Estrellas”, che racconta la vita degli emarginati di Buenos Aires che hanno trasformato la loro bidonville in un set cinematografico, fino ad opere tra fiaba e poesia, ben rappresentate dall’originale Tejùt (Milky Way) che - in dodici “scene” presenta momenti di vita dal valore universale. Sotto il profilo contenutistico e stilistico, il concorso del sessantesimo si distingue soprattutto per tre differenti modi di vedere e fare cinema. Il primo è contraddistinto dall’uso delle moderne camere digitali, che permettono di raccogliere immagini in modo diverso e offrono ai registi nuovi spunti narrativi. Un uso che non conosce più confini e che sta diventando una caratteristica del cinema contemporaneo. Il secondo “filone” è rappresentato dalla docu-fiction, cioè la società presentata tra realtà e finzione. Una “sottosezione” che al suo stesso interno raccoglie opere di grande impegno accanto a pellicole più leggere e scanzonate. Il terzo ed ultimo contenitore presenta invece il racconto contemporaneo, caratterizzato da sceneggiature, scritture e regia molto puntigliose e curate. Anche per il 2007, insomma, la sezione cineasti del presente si conferma come una delle più rinomate del festival, come testimoniano le 14 prime mondiali e le 8 opere prime in concorso. m.s.
[✼]
Il concorso “Cinéastes du présent” offre 14 prime mondiali
Il futuro mondiale del cinema che sarà Un osservatorio sull’audiovisivo Le pellicole al confine tra cinema e altre forme d’arte che caratterizzano la sezione Play Forward al sessantesimo Festival di Locarno interpretano il ruolo di finestra aperta sulla sperimentazione audiovisiva. Una sezione che abbraccia l’estremo del cinema, opere che lasciano il segno per originalità, ma anche per essere realizzate con le più diverse tecnologie. Lungometraggi, ma anche cortometraggi che esplorano con curiosità proprio quel confine tra cinema e arti visive. Gli esempi, nella programmazione 2007 a cura di Tiziana Finzi, non mancano. Si va dalle installazioni artistiche che diventano opera cinematografica - come quella di Lech Majewski alla Biennale di Venezia - alle “performance” ad immagine di Oscar Gallo che percorre le strade di Hollywood nelle vesti di nuovo Gesù Cristo in “Johnny 316” (nella foto). Una seconda parte della sezione Play Forward è dedicata al dialogo tra artisti di fama mondiale - presentati dal Festival in collaborazione con le maggiori gallerie d’arte a livello internazionale - e autori indipendenti e dal minore seguito di pubblico. Analogamente vengono analizzate le scelte artistiche di registi che hanno deciso di lanciarsi, almeno per un’opera, alla scoperta di nuovi mondi cinematografici, lasciando in disparte i canoni tradizionali della settima arte. m.s.
QUARANTA “corti” per inquadrare il futuro del cinema a livello mondiale. La principale novità nel programma della sessantesima edizione del Festival è “nascosta” nella sezione Pardi di domani, che presenta per la prima volta il concorso internazionale. Un’ampia apertura geografica in 23 pellicole di registi che non hanno mai realizzato documentari, che vanno ad affiancarsi alla tradizionale panoramica sul cinema svizzero (17 i “corti” selezionati in questa sezione). Come da tradizione, i Pardi di domani sono una delle sezioni più dinamiche della rassegna locarnese, con moltissimi giovani talenti che cercano spazio nel mondo della settima arte. A confermare il grande “appeal” del concorso locarnese diretto da Chicca Bergonzi è il gran numero di opere visionate durante la selezione. Per la sola categoria internazionale le 23 prescelte sono scaturite da un lotto di circa 2.500 pellicole provenienti dai 5 continenti. Anche a livello svizzero, i 150 cortometraggi che hanno concorso per entrare nei 17 ufficiali confermano la vitalità del movimento cinematografico elvetico. Oltre ai concorsi, nei Pardi di domani 2007 è stato inserito anche un programma speciale dal titolo “A corto di… diritti e libertà - Sei cortometraggi per i diritti umani”. Un fuori programma affidato ad alcuni autori svizzeri affermati come Mohammed Soudani (nella foto), che hanno accettato di tornare al formato del “corto” con finalità ideali e pedagogiche a tutela degli oppressi nel mondo. m.s.
Un pioniere realista un gigante visionario UNA STORIA così avventurosa, particolare e suggestiva che non sembra possibile arrivi solo ora sul grande schermo. Eppure “Dutti der Riese” (Dutti il gigante), diretto da Martin Witz, porta per la prima volta sul grande schermo la vita di Gottlieb Duttweiler, il mitico fondatore del colosso della distribuzione commerciale Migros, considerato un pioniere visionario e realista allo stesso tempo. Ospitato nella sezione del festival “Ici & Ailleurs”, una linea di programmazione che vuole offrire un osservatorio privilegiato della nostra epoca con opere che trattano temi di politica e società contemporanea, “Dutti der Riese” è anche il primo lungometraggio del 50enne zurighese Martin Witz, con una lunga esperienza come sceneggiatore, produttore e realizzatori di documentari. La prima mondiale del film, dunque, coincide con la “prima volta” sul grande schermo di Duttweiler, o meglio della sua personalità, di un uomo dalle molteplici contraddizioni che, con le sue iniziative, ha diviso la società rossocrociata. Con i suoi negozi ambulanti, un assortimento strettamente limitato agli articoli di consumo di prima necessità e dai prezzi accessibili, nel 1925 Duttweiler diede il via alla rivoluzione del commercio svizzero al dettaglio. L’iniziativa provocò bellicose reazioni da parte dei negozianti e dei dettaglianti tradizionali, ma nello stessoet mpo è indubitabile che conquistò le simpatie del pubblico. Accolta positivamente anche una “limitazione” di Duttweiler, dettata da motivi idealistici, di rinunciare a vendere prodotti alcolici e tabacco. e.r.b.
IL CAFFÈ
62
22 luglio 2007
EVENTI
60° festival del film di locarno
l’organizzazione
Un nuovo manager nella ‘pattuglia rosa’
U
n nuovo direttore operativo ed un’agguerrita pattuglia rosa sono le novità dello staff del Pardo edizione 2007. Il fatto che il Festival affronti il suo 60esimo compleanno, e un’edizione “speciale” non è per nulla legato alle mansioni del nuovo manager, Marco Cacciamognaga (nella foto), che dovrà gestire quella che è ormai considerata la “normalità” del festival, cioè l’impegno di un’azienda di dimensioni considerevoli. “Negli ultimi cinque anni il Festival è passato da un bilancio di quattro milioni ad uno di oltre dieci – conferma il 37enne Cacciamognaga che s’è visto catapultare dalla gestione della finanziaria di famiglia a quella della rassegna locarnese -.Ma non è solo una questione finanziaria, perché le dimensioni della manifestazione sono ormai tali che un coordinamento di tutte le attività non artistiche richiede risorse e impegno non inferiori a quelle di una grossa azienda”. Presentando il neo direttore operativo, il presidente Marco Solari ha parlato di “contrappeso a Frédéric Maire”, distinguendo nettamente il ruolo del direttore artistico da quello di Cacciamognaga. “È ovvio che il nostro sarà un rapporto di reciproca collaborazione, ma con compiti nettamente diversi – aggiunge il neo direttore -. Ancora oggi c’è chi pensa che al Festival si lavori un paio di mesi all’anno, giusto in coincidenza con le date della rassegna, ma in realtà il dietro le quinte coinvolge la direzione pienamente ed è impensabile che tutto ciò che non riguarda film e scelte artistiche debba cadere sulle spalle del solo presidente”. Cacciamognaga elenca una miriade di compiti che il Pardo distribuisce con generosità, dal particolare di
un logo che deve apparire in uno stand della Piazza ai rapprti di partnership per le nuove dotazioni tecnologiche, dai rapporti con i dipendenti alla stesura di contratti internazionali con le società e istituzioni che assicurano le sponsorizzazioni. “Il festival ormai assicura una visibilità invidiabile – assicura Cacciamognaga -, e non passa giorno che non venga contattato da aziende, marchi e soggetti vari che ci chiedono come poter affiancare il loro nome o attività al Pardo”. Lo staff “fisso” della rassegna prevede solo una dozzina di dipendenti, ma nei momenti clou le forze in campo si decuplicano. Nell’edizione del 60esimo, anche per affrontare l’emorragia di collaboratori che ha portato alla Festa del cinema di Roma professionalità ed esperienze maturate proprio a Locarno, una pattuglia tutta al femminile. Alle collaudate collaboratrici di Maire, Tiziana Finzi, Chicca Bergonzi e Nadia Dresti, l’edizione 2007 vede scendere in campo nuove responsabilità, giovani e sempre al femminile. Alessia Bottani è la nuova responsabile editoriale - affiancata da Katia Gandolfi, responsabile dell’Ufficio documentazione – e segue anche testi e contenuti del nuovo Ufficio stampa, ora capitanato Seraina Rohrer, con Sara Di Addezio nel ruolo di coordinatrice. Nell’anno dell’innovazione tecnologica al digitale non vanno dimenticate, sempre al femminile, Patricia Boillat Elena Gugliuzza, responsabile e coordinatrice della sezione Immagine e suono che, per dotare il Pardo della magia digitale in alta definizione hanno fatto gli “straordinari”. e.r.b.
Tiziana Finzi PROGRAMMI
Braccio destro di Maire nella programmazione
Claudia Laffranchi Nadia Dresti INDUSTRY
È a capo di Industry Office
Chicca Bergonzi
Da tre anni è il “volto” del Festival, almeno sul palco in Piazza Grande. Giornalista poliglotta, autrice di cortometraggi, produttrice e conduttrice televisiva (come nel docu-fiction dedicato a Michael Jackson da “E”, il network Usa dedicato all’entertainme nt) affronta botta e risposta immediati con tuttie le star ospitate dal Pardo.
PARDI
Affidati a lei i Pardi domani
Festival del film Locarno & noi Per una Svizzera dai mille volti
Una Svizzera che ospita molti eventi interessanti – ecco il nostro obiettivo. Così sosteniamo come sponsor principale diverse manifestazioni culturali e sportive in tutto il paese. Tra queste il Festival internazionale del film Locarno che, ormai prossimo alla sessantesima edizione, vanta un ruolo di primo piano tra i grandi appuntamenti classici del cinema: complimenti per questo importante traguardo! Amate insieme a noi le mille sfaccettature della Svizzera. Festival del film Locarno: 1-11 agosto 2007
www.ubs.com/svizzera
You&Us
IL CAFFÈ
63
22 luglio 2007
EVENTI
60° festival del film di locarno
fotogrammi
La sessantesima edizione del Pardo inizierà con una serata d’anticipo e spettacolo gratuito in Piazza Grande. Il 31 luglio vedrà l’inaugurazione della nuova cabina di proiezione digitale ad alta definzione, salutata da una performarce live realizzata da Daniele Finzi Pasca per il teatro Sunil e la proiezione del film “Il cielo sopra Berlino” con Bruno Ganz (nella foto), di Wim Wenders, votato dal pubblico del festival come il film più rappresentativo delle sessanta edizioni
L’ECCELLENZA A MICHEL PICCOLI Dopo Susan Sarandon, John Malkovich e Willem Dafoe il Locarno Excellence Award 2007 spetta al grande attore francese Michel Piccoli (nella foto). Già noto negli anni ‘60 per le sue partecipazioni nei film di Jean-Pierre Melville, Godard e Bunuel (che l’ha voluto protagonista in ben tre film), piccoli diventa un mostro sacro del cinema francese e di quello d’autore europeo coi ruoli nei film di Ferreri, Bellocchio, Otar Iosseliani, Manoe de Oliverira e Raul Ruiz.
CINEMA SUISSE REDECOUVERT Una giovanissima Simone Signoret (nella foto) è nel cast di “Suzanne et son marin” il film di Leopold Lindtberg del 1949 restaurati dalla Cineteca svizzera che custodisce la copia originale nella sua collezione. Dello stesso regista la speciale sezione ospita “Der Schuss von der Kanzel” del 1942 e, acquisiti dall’Archive Film Agency, cinque cortometraggi di cinque minuti ciascuno risalenti agli anni ‘10 e ‘20 opportunamente restaurati con la collaborazione di Memoriav.
LA RAGAZZA DELLA PORTA ACCANTO Kayla Tabish (nella foto) è la protagonista di “Loren Cass”, oper prima di Chris Fuller in anteprima internazionale nella sezione Cineasti del presente. È una delle rare volte che una “girl next door” (la ragazza della porta accanto) arriva sul grande schermo. Di solito queste bellezze tipicamente americane, apprezzate per la loro fotogenia naturale, non costruita, non vanno oltre qualche provino fotografico o partecipazioni tv; Kayla, invece, ne è diventata sinonimo.
[✼]
S
pettacolo nello spettacolo, anche il pubblico del Festival diventa per una decina di giorni una delle “attrazioni” della manifestazione internazionale di Locarno. Già affollata dalla tradizionale presenza turistica, l’amena località sul Lago Maggiore sembra esplodere sotto l’invasione del variopinto esercito di cinefili provenienti da ogni angolo del pianeta. Un occhio distratto, forse, non farebbe distinzione tra l’abbigliamento casual-estivo di un qualunque turista e quello di un adepto delle “tribù dei festivalieri”, ma con un po’ di attenzione risulta IL PROFESSIONISTA evidente che il popolo del Pardo Badge Vip valido non solo ha i suoi usi, costumi e per tutti gli tradizioni, ma addirittura alingressi, chiave l’interno della stessa tribù di del casier e divoratori di celluloide esimemory da 2 stono diverse “etnie” facilGb in mente riconoscibili. evidenza L’unica cosa che hanno in comune è l’allergia per la luce. La differenza tra giorno e notte, per loro, non esiste. Non si chiedono neanche che tempo farà (se non per assicurarsi di non imbattersi in Giove Pluvio la sera in Piazza), tanto nel buio delle varie sale le condizioni climatiche sono sempre le stesse... La loro fotofobia li induce ad indossare, una volta all’aperto, uno degli accessori più classici della tribù: gli occhiali da sole. Quindi non è per look, per snobismo o per celare bulbi oculari ormai iniettati di sangue, ma solo per preservare gli occhietti alle prossime ore e ore di visioni. È vero che qualcuno se li tiene sul naso anche durante la proiezione, ma avranno pur diritto anche loro a qualche pisolino in completo anonimato. Tolti i vari personaggi dello staff del festival, riconoscibili per la maglietta ufficiale con tanto di scritta, che pur essendo impegnati un po’ ovunque si disinteressano completamente dei film, della tribù il più riconoscibile è il
“professionista”. Non necessariamente è un giornalista, ma a giudicare dagli armamenti in dotazione è pronto a tutto. Oltre all’immancabile badge che gli permette di entrare in ogni pertugio del Pardo, si distingue per la chiave (normalmente appesa la collo con la tessera) che apre lo scrigno del prezioso casier, ricco di documentazione, inviti e omaggi vari. Il look è sobrio e professionale, non ostenta il telefonino (inutile nelle sale, affollate da gente incline ad impalare anche chi inserisce la vibrazione) ma non può rinunciare alla memoria portatile da almeno 2 giga per archiviare e trasmettere critiche, commenIL MINIMAL ti e recensioni. Tessera e stop. Più colorati, anzi più coloTutto al rate visto la prevalenza di risparmio, niente cinefile, gli spettatori “aldocumentazione ternativi”. Costituiscoe se si riesce no la vera massa critiad infilarsi ca degli spettatori più ad uno dei tanti fedeli; quelli che lo party... fanno per piacere puro. Tessera in vista (normalmente quella studenti) e comodo zainetto a tracolla per i generi di sopravvivenza; una bottiglietta d’acqua minerale, uno snack e il programma delle proiezioni per ritagliarsi il palinsesto ad hoc. Ultimi, ma non per questo meno rispettabili, gli “imbucati”. Amano il cinema, ma no possono permetterselo... Gli abiti stazzonati indicano che hanno trovato alloggio (con poco bagaglio) in tenda o presso amici. La tessera è da studenti, anche se fuori corso da anni, e seguono come ombre la casta dei “professionisti” per accaparrarsi la documentazione che loro, snob, cestinano quasi immediatamente. Ci sarebbero anche quelli che del cinema non importa nullaam , non si perdono cocktail, feste e ricevimenti. Ma questa è un’altra storia... e.r.b.
Dimmi che look hai e ti dirò che cinefilo sei
L’ALTERNATIVA Tessera sconto per studenti e zainetto con generi di sopravvivenza: acqua, snack e programma dei film
Pedalando in attesa di un Sms Tra una sala e l’altra confidando sui messaggini personalizzati LA PRECISIONE è svizzera per definizione, ed anche una manifestazione spettacolare come il Festival del film di Locarno non può rinunciare ad offrire un immagine di puntualità nell’inizio delle centinaia di proiezioni, ma neanche nel garantire un servizio ai cinefili efficente ed irreprensibile. L’edizione 2007 esibisce un mix di tradizione e hi-tech, affiancando al servizio bus-navetta le biciclette per raggiungere le varie sale della rassegna e corredando il tutto con un servizio “mobile” di comunicazioni. In un apposito stand allestito in Largo Zorzi con la collaborazione del Soccorso operaio svizzero (Sos), per tutta la durata del Festival, sarà possibile noleggiare biciclette tradizionali e, presso l’Ente turistico Lago Maggiore poco distante, le ecologiche biciclette elettriche. Per i patiti di tecnologia, invece, la chicca è rappresentata dalla possibilità di allestire un programma personalizzato nell’apposita pagina web “myProgram” sul sito www.pardo.ch. Il programmino potrà essere trasmesso via Mms al proprio cellulare in modo tale che, quindici minuti prima della proiezione del film selezionato, il telefonino squillerà ricordandoti il promemoria cinefilo. Venti centesimi di franco per il servizio realizzato da Swisscom, mentre il videomessaggio ne costerà 70. Le condizioni meteorologiche sono vitali, invece, per l’enorme pubblico della Piazza che
IL PARDO ONLINE Tra le pagine web del sito www.pardo.ch anche lo spazio personalizzato “myProgram”
non uole correre il rischio di compromettere una bella serata davnti al grande schermo (per tacere delle toilette sfoggiate tra le poltroncine vip delle serate clou). Detto fatto, per gli undici giorni della manifestazione, sempre sul cellulare, potrà essere attivato un servizio di “meteopardo”. Basta attivarlo, dal 1° agosto inviando un sms - solo con cellulari elvetici al numero 900 precisando la lingua desiderata. Il servizio può essere disattivato in ogni momento, ma perchè rinunciare ad avere, in tempo utile, un messaggino sulle probabilità di pioggia e sullo svolgimento o meno delle proiezioni in Piazza? Per i patiti del piccolo schermo la sessantesima edizione del Festival vede comparire in tutto il Ticino una speciale emissione, (sul canale 2, frequenza Mhz 48,25) del “Pardo Channel”. Un network, coprodotto dal festival internazionale e la Radiotelevisone della Svizzera italiana che potrà essere seguito per tutta la durata della rassegna anche sui diversi schermi posizionati un po’ ovunque tra gli spazi maculati di Locarno. e.rb.
[✼]
Per gli appassionati di cinema tante pagine web e anche un servizio di noleggio biciclette
C.Reguzzi/Ti-Press
[ ➜] SERATA EVENTO NEL PREFESTIVAL
Usi, costumi e tradizioni delle “tribù” dei festivalieri
Nell’ambiente accogliente le proposte variano da pièce teatrali, a musica dal vivo, video performance, dj cibophonia, drinks e cocktails. Dalle 18 alle 3 ex-scuole comunali, Locarno
La Cambusa
I
La Fabbrica di Losone presenta “The Digital World of Sound and Picture”, lounge of minimal electronic music with live musician and crazy videos. dalle 18 all’una (a volte alle 3) Via Locarno 43, Losone
La Fabbrica
[✼]
l cuore del Festival è senza dubbio Piazza Grande, ma tutt’intorno pulsano i luoghi d’incontro e le altre sei sale di proiezione della kermesse cinematografica. Un Festival che ha perso il Rex, come tempio cinematografico e il Grand Hotel, come punto focale del movimento cinefilo tout court, ma ha guadagnato spazio in Città Vecchia, nella zona Castello ed ex Magistrale (ora Alta scuola pedagogica) come centro d’intrattenimento che si affianca agli oramai consolidati Sopracenerina, Palazzo Morettini (Biblioteca cantonale) e il villaggio Magnolia della Rtsi in Largo Zorzi (per vip e addetti ai lavori). Nonché alla Rotonda, caravanserraglio chiassoso e multietnico, diventato luogo imperdibile per stakanovisti della celluloide che incontrano il resto del mondo, soprattutto con il palato dei sapori della cucina asiatica, sudamericana e i fiumi di birra a riempire le notti insonni. Tre sale periferiche di proiezione, in zona Morettina
MAURO GIACOMETTI
Sempre alla Morettina la Scuola media offre una sala godibile, per gustare i film in concorso, le retrospettive, le pellicole di nicchia
A SCUOLA SI GIRA
La Sala
Il Palazzo Fevi, in zona Morettina, è una delle sale di proiezione, ma anche il luogo nel quale le pellicole in piazza si ‘salvano’ dai capricci del maltempo
IL SALVAFESTIVAL
Palazzo Fevi
Il cuore, il centro ‘biologico’ del Festival internazionale del cinema. Con un maxischermo da record e una nuova ‘scatola magica’ digitale
A CIELO APERTO
Piazza Grande
I RITROVI DELLA NOTTE
[✼]
Cucina naturale di Meret Bisseger, ogni sera ci saranno concerti. Nella sala teatro, dopo mezzanotte: Jam session, deejay e dvd a gogo dalle 18 fino alle3 Via Cappuccini 8, Locarno
Teatro Paravento
[✼]
Ristoranti etnici con specialità gastronomiche, grandi bar, aperitivi musicali giornalieri, 85 bancarelle con prodotti d’artigianato, abbigliamento, gadgets, opere d’arte. dalle 18 alle 3 Rotonda, Locarno
La Rotonda
[✼]
fr. 27 .-
fr. 42 .fr. 47.- nei giorni con doppia proiezione serale
fr. 22 .-
fr. 32.- per serate con due film
fr. 15 .-
fr. 300 .-
r 450 .fr.
fr. 110 .-
Tessera per studenti e apprendisti (con foto):
Apertura casse. Piazza Grande: dalle 9.00 del mattino (tel. 091 756 21 91 o 92)La Sala, Fevi, líAltra Sala: uníora prima di ogni proiezione. Altre sale: mezzíora prima di ogni proiezione.
a partire da lunedÏ 6 agosto, fr. 210.-
Abbonnamento generale (con foto):
È un po’ defilata rispetto al cuore del Festival, ma la sala congressi, denominata Palavideo per la rassegna cinematografica, è un piccolo gioiello di comfort.
CONFORT A MURALTO
Palavideo
Se non si fosse ‘rianimato’ il Kursaal, con la chiusura del Rex sarebbe stata l’ultima frontiera del cinema a Locarno. Imperdibile mix di titoli
Cinema Rialto ABBUFFATA IN MULTISALA
64
Ad insidiarne lo scettro, per il contorno festivaliero, quest’anno ci prova il Castello, in Città Vecchia, con il supporto dei nuovi punti d’incontro annunciati nei giardini dell’Asilo, di fronte all’Ex Magistrale, con bar, terrazze e lounge ‘open air’, a disposizione del pubblico o riservati agli invitati di prestigio che frequentano Locarno. Nuovi locali che promettono faville soprattutto durante le ore piccole, nel dopofestival, cercando di richiamare gli antichi splendori delle feste al Grand Hotel. Promettono bene anche il ‘retroschermo’ del villaggio Magnolia della Rtsi, che negli ultimi anni si è ritagliato un certo spazio ambito e il ristorantetenda del Lido, che aggiunge all’atmosfera da happening un paesaggio tutto da gustare. E la decina di bar, ristroranti, ritrovi, pub e angoli di strada per riaccendere la serata quando la ‘scatola magica’ in Piazza Grande si mette a riposo. mgiacometti@caffe.ch
Mentre in Piazza Grande la ‘massa’ si gode il film in grande, la sala di proiezione del Kursaal non si perde un fotogramma. In digitale
Teatro Kursaal IL SALOTTO IN CITTÀ
d’union tra ‘pardisti’ e ‘presenzialisti’. In questo la Rotonda di Piazza Castello è diventato oramai il fulcro di quello che si può definire ‘l’altro festival’, con le sue decine di bancarelle, bar e ristoranti etnici, musica live e cotillons. Tessera «Amici del Festival» (con foto):
posto assicurato nel settore ring, solo prevendita-Info + 41917562121
Prevendita. I biglietti per le proiezioni serali in Piazza Grande e le tessere giornaliere possono essere acquistati a partire dal mese diluglio presso tutti i centri di prevendita Ticket Corner (www.ticketcorner.ch), oppure telefonando al numero 0900 800 800.
fr. 32.- nei giorni con doppia proiezione serale
Tessera giornaliera studenti e apprendisti:
Tessera giornaliera:
Biglietto per le proiezioni serali in piazza:
Biglietto per le proiezioni diurne nelle sale:
Le tessere eibiglietti serali possono essere acquistati presso le casse Piazza Grande a partire da lunedi 30 luglio, ore 10.00
- INCONTRI
- PROIEZIONI
22 luglio 2007
IL CAFFÈ
i luoghi
60° festival del film di locarno
Ma il popolo del Festival è composto anche dal contorno di serate, conferenze, incontri con registi e attori, feste a tema organizzate da produttori, enti e sponsor con l’aggiunta di aperitivi, stuzzichini, cene e ‘lounge’ pensati e fatti apposta per un ideale trait
Biglietti&Abbonamenti
mappa per i cinefili, che come ogni edizione avranno il loro daffare per studiare il catalogo e programmarsi gli spostamenti per la loro ‘full immmersion’ di celluloide nelle due settimane agostane consacrate al cinema.
Il complesso scolastico della Morettina è, insieme al Fevi, il polmone del Festival del cinema. Da gustare l’andirivieni di cinefili
CELLULOIDE TRA I BANCHI
L’altra Sala
La Rotonda
Sopracenerina
La cantina a volta del 1400 che fa parte del complesso architettonico del Castello Visconteo offre un programma di musica live e Dj internazionali. Via F. Rusca, Locarno
Club underground
[✼]
© il caffe/La Medica
Locale serale, musica con deejay, terrazza esterna, ambiente raffinato da club. dalle 19 alle 4 Via Luini 23, Locarno
2shé lounge
[✼]
Villaggio Magnolia Rtsi
Lounge terrazza Martini & Lounge terrazza Carpe Diem, dove prendere un aperitivo o passare una bella serata in compagnia delle “stelle” dalle 18 alle 3 nei pressi del Castello Visconteo, Locarno
La Suite du Festival
[✼]
Castello
Venerdì 3 agosto: Straight Friday, DJ Medo (Zürich) dalle 20 alle 4 sabato 4 agosto: Savalas Beach Party DJ Oli Stumm (New York) dalle 20 alle 4 Entrata libera Lido di Locarno, Locarno
Savalas Beach Club
[✼]
Magistrale
Concerto “La Lupa”, il 2 e il 3 agosto, il 7, 8, 9 agosto dalle 22 Piazza S. Antonio Locarno
Casa Rusca
[✼]
(Fevi e le due sale di proiezione delle Scuole Medie), quindi il Kursaal e il Rialto come cinematografi d’accompagnamento e il Palavideo di Muralto, al Palacongressi, che si consolida sempre più come punto di riferimento del Festival. Questa la
Cocktail bar e programma di musica jazz dal vivo dalle 16 alle mezzanotte, ma aperto fino alle 3 nelle serate di venerdì e sabato. Largo Zorzi, Locarno
Paolino Jazz
[✼]