Il quaderno del mito

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IL QUADERNO DEL MITO

Fondazione Archeologica Canosina


Un viaggio senza tempo tra le storie più belle ed affascinanti della mitologia greca. Dagli Argonauti alla conquista del vello d'oro, passando per Diomede fondatore dell'antica Canusium, per finire con Niobe pietrificata dal dolore per la perdita dei suoi figli. L'eroico Ulisse, l'innamorato Enea, il forzuto Eracle ed il valoroso Perseo vi trasporteranno nell'era in cui la seduzione immortale degli dèi affascinava gli uomini. La Fondazione Archeologica Canosina, con questo progetto, continua a farsi promotrice di cultura e del territorio. Per tale ragione, a conclusione di ogni mito, il lettore troverà una descrizione dettagliata di un reperto esposto presso il Museo archeologico nazionale di Canosa, realizzato nelle botteghe cittadine locali nel IV-III sec.a.C. Le raffinate decorazioni del Pittore di Dario, del Pittore Varrese e del Pittore della Lampas, stupiscono ogni volta i visitatori, i quali hanno l'opportunità di poter ammirare i luoghi nei quali tali preziosità sono state rinvenute. Posso compiere un viaggio indietro nel tempo lungo oltre duemila anni, dall'era dauna a quella normanno sveva, passando per l'età romana e l'epoca paleocristiana.

Fondazione Archeologica Canosina

Sergio Fontana Presidente FAC

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PREFAZIONE: La storia dell’umanità è costellata da racconti e leggende di esseri immortali, gli dèi, che governavano il cielo, il mare e la terra. Questa tipologia di narrazione nel bacino del Mediterraneo diede corpo alla Mitologia Greca. Gli dèi, capeggiati da Zeus, vivevano sul monte Olimpo da dove controllavano tutte le vicissitudini degli uomini, su cui interferivano mutando il percorso della loro vita e a cui a volte si mostravano nelle loro sembianze umane. I mortali, per garantirsi protezione e prosperità, innalzavano templi e altari offrendo continui sacrifici ai loro dèi: Zeus, Era, Atena, Apollo, Afrodite ed Ares. Il più famoso ciclo di avvenimenti che coinvolse tutto l’Olimpo fu “ La Guerra di Troia “ cantata da Omero nell’Iliade e raccontata dagli aedi che giravano per le città dell’antica Grecia ospiti di re e regine che subitamente affiliavano gli eroi alle loro città. La Fondazione Archeologica Canosina, per alleviare l’esilio casalingo forzato dovuto alla pandemia del CoronaVirus, ha divulgato i maggiori racconti della Mitologia Greca in dieci puntate pubblicate sia sul sito istituzionale sia sulla piattaforma YouTube in formato audiolibro. La rubrica è curata da Nicola Luisi e da Ilenia Pontino con la voce narrante di Paolo Pinnelli. “ Il quaderno del Mito “, scaricabile gratuitamente in formato pdf, è rivolto a tutti. Ai soci, agli appassionati, ai turisti, ai ragazzi che si avvicinano per la prima volta a questa tipologia di racconto e a tutti coloro che chiudendo gli occhi, nei loro sogni hanno impersonato per qualche istante gli eroi preferiti: Achille, Menelao, Agamennone, Diomede, Ulisse, Elena, Paride, Priamo, Ettore ed Enea. In autunno il formato cartaceo sarà disponibile per tutte le scuole. GLI AUTORI

NICOLA LUISI & ILENIA PONTINO

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DivinitĂ dell'Olimpo

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INDICE 1 GLI ARGONAUTI E IL VELLO D'ORO......................................... ................. 1 2 DIOMEDE .............................................................................................................................. 6 3 LE AMAZZONI ................................................................................................................. 10 4 PERSEO .................................................................................................................................. 14 5 ENEA ......................................................................................................................................... 20 6 ULISSE ................................................................................................................................... 25 7 ERACLE .................................................................................................................. ............... 33 8 TESEO ..................................................................................................................... ................ 48 9 LA GUERRA DI TROIA ............................................................................ ................ 54 10 EDIPO ........................................................................................... .......................................... 59 11 CANUSIUM UN MITO E UNA SCOPERTAÂ .............................................65 IV


Omero

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GLI ARGONAUTI E IL VELLO D'ORO

Gruppo di eroi greci, sotto la guida di Giasone, gli Argonauti intrapresero un avventuroso viaggio, a bordo della nave Argo, che li condusse nelle terre della Còlchide alla conquista del Vello d’oro. Il Vello era un pellame dorato di un ariete divino custodito nel tempio di Ares dove un terribile drago faceva da guardia. Giasone era figlio di Esòne, re di Iòlco e ancora piccolo venne affidato al centauro Chiròne per fuggire dalle persecuzioni dello zio Pèlia che aveva usurpato il trono a Esone.

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Divenuto adulto, Giasone si recò a Iòlco per rivendicare il trono ma il re Pèlia richiese in cambio il magico Vello d’oro. Giasone, radunati i più famosi greci (erano cinquanta tra i quali erano annoverati: Eracle, Orfeo, i Dioscuri Castore e Polluce, Peleo padre di Achille e Laerte padre di Ulisse), partì verso Oriente. Dopo numerose avventure (le donne di Lemno, le rocce Simplegadi), giunsero nella Conchide dove fu accolto da re Eeta.

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Il re propenso a consegnare il Vello d’oro a condizione che Giasone superasse due prove: prima doveva aggiogare all’aratro due feroci tori dagli zoccoli di bronzo e poi tracciare quattro solchi nel terreno chiamato Campo di Marte e seminarci denti di drago. La maga Medea, figlia del re Eèta, aiutò con le sue arti magiche Giasone ormai innamorata della donna per colpa di Afrodite. Giasone superò le prove ma il re si rifiutò di consegnare il vello.

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Giasone, sempre con l’aiuto di Medea, addormentò il drago con un sonnifero e rapì il Vello d’oro fuggendo con la veloce nave Argo. Tornato in patria il re usurpatore Pèlia si rifiutò di cedere il trono, Giasone lo uccise e divenne il re di Iolco. La nave Argo venne consacrata a Poseidone e trasportata in cielo fu trasformata nella costellazione Argo Navis.

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Il mito a Canosa Giasone porta a Pelia il vello d'oro mentre la Vittoria alata si accinge ad incoronarlo. Lato A di un cratere (vaso a bocca larga in cui i greci e i romani mescolavano l'acqua e il vino da servire nei banchetti) a figure rosse su fondo nero del 340 a.C.–330 a.C. (Canosa?)

Museo del Louvre

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DIOMEDE

Diomede, tra i principali eroi della Mitologia greca, assume un ruolo importante come diffusore della civiltà nel basso Adriatico. Re di Argo partecipò alla Guerra di Troia con 80 navi. Protetto dalla dea Atena, Diomede fu un guerriero valoroso tanto da scontrarsi sul campo di battaglia con Ettore, Enea e gli stessi dei. Nella battaglia, che seguì il duello tra Paride e Menelao, uccise Pandaro che combatteva sul carro da guerra in compagnia di Enea. Nello scontro ferì la dea Afrodite, accorsa per aiutare Enea, e l’amante di lei Ares dio della guerra. Per questo suo ardire su aspramente rimproverato dal dio Apollo: Tu mortale non tentare il confronto con gli dèi . 6


Con Ulisse partecipò al furto del Palladio, la statua che proteggeva la città di Troia. Dopo la caduta di Troia Diomede tornò ad Argo ma una tempesta, scatenata dagli dei per il suo ardire di averli combattuti, lo fece approdare in Italia a Rodi sulle coste del Gargano. Qui strinse amicizia con i Dauni che aiutò nella guerra contro i Messapi. Per il valore mostrato in battaglia, il re Dauno donò sua figlia Evippe in sposa e parte delle terre della Daunia.

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Fondò diverse città tra cui Siponto, Arpi, Venosa e Kanysion. La leggenda narra che Diomede, ormai vecchio, dal promontorio del Gargano lancio in mare tre pietre delle mura di Troia, magicamente le pietre emersero dall’acqua formando le Isole Diomedee ( le attuali isole Tremiti ), scelse l’isola di San Nicola dove visse gli ultimi anni della sua vita e dove fu sepolto.

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Il mito a Canosa Askòs globulare policromo di produzione canosina dall’ipogeo Varrese con decorazioni plastiche applicate a forma di gorgoneia, protomi di cavalli e figure femminili alate. Fine del IV – inizi del III secolo a.C.

Museo archeologico nazionale di Canosa di Puglia

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LE AMAZZONI

Popolo di donne guerriere discendenti da Ares, il dio della guerra, e dalla ninfa Armonia, le amazzoni abitavano sulle pendici del Caucaso nel regno di Timiscira. La loro passione era la caccia e la guerra, combattevano a cavallo e le loro armi erano l’arco, l’ascia bipenne e una lancia. Il mito ci parla di due famose regine: Pentesilea e Ippolita. 10


Pentesìlea guidò un gruppo di Amazzoni, in aiuto di Priamo, nella guerra di Troia distinguendosi per il suo coraggio. In un duello contro Achille venne ferita al seno destro, il pelide affascinato dalla sua bellezza se ne innamorò. Ippolita, presente nel mito di Eracle, è famosa per la sua cintura d’oro, ricevuta in dono da Arese. Desiderata da Admeta, figlia di Euristeo,il quale la impose ad Eracle come nona fatica.

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All’impresa parteciparono anche Peleo, Telamone e Teseo, re di Atene, che avrebbe rapito la stessa regina, e Antiope di cui si innamoro e poi sposò. Le Amazzoni per vendicarsi invasero l’Attica e assediarono l’Acropoli, la guerra durò parecchi mesi. Durante una battaglia la fedele Antiope morì combattendo al fianco del marito Teseo, sancita la pace le Amazzoni tornarono nell’isola Paradiso del regno di Timiscìra. Anche il cinema si è interessato al mito delle Amazzoni con il film Wonder Woman dove l’attrice Gal Gadot interpreta la principessa Diana figlia della regina Ippolita. 12


Il mito a Canosa Oinochòai a figure rosse del Pittore di Baltimora. Il pittore ci mostra un'Amazzone nel costume tracio intenta a farsi bella, servita al pari delle donne-spose, chiusa in un triangolo di seduzione. E' un'immagine di rottura dagli schemi noti di Amazzoni combattenti. La scelta dell'Amazzone non selvaggia è un'altra vittoria di Eros, irresistibile nella conquista. Museo archeologico nazionale di Canosa di Puglia

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PERSEO

Il re di Argo, Acrisio, avvertito dall’oracolo di Delfi che sarebbe morto per mano del nipote, chiuse in una torre la giovane figlia Danae per evitare che nessun uomo la potesse avvicinare. Zeus, impietosito per la sorte della ragazza, entrò nella torre sotto forma di pioggia d’oro e concepì Perseo. Il re, scoperto l’inganno, una volta nato il bambino con la mamma Danae lo rinchiuse in una cassa che gettò in mare. Spinta da Zeus, la cassa si arenò su un’ isola dove il re Polidette, dopo averli liberati, li ospitò nella reggia. Passarono gli anni e Perseo crebbe forte e valoroso.

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Nel contempo Polidette si innamorò di Danae che rifiutò di sposarlo. Il re, indispettito, chiese a Perso la testa di Medusa per riparare allo sgarbo subito. La Gorgone Medusa, un tempo tra le donne più belle, invaghitasi del dio Poseidone si era unita a lui nel tempio di Atena. Quest’ ultima irritata trasformò la fanciulla in mostro trasformandole i capelli in terribili serpenti, i quali pietrificavano chiunque li guardasse. Perseo consapevole della difficoltà chiese aiuto agli dèi. 15


Così Atena gli donò uno scudo lucente dai cui riflessi poter guardare Medusa ed Ermes una spada per poter decapitare il mostro. Perseo ricevette dalle Ninfe anche dei calzari alati per raggiungere l’isola di Medusa, il mantello di Ades che lo rendeva invisibile ed una sacca magica dove deporre la testa del mostro. Giunto nell’isola, seguendo i consigli di Ermes e di Atena, si avvicinò a Medusa guardandola riflessa nello scudo lucente. Non appena le fu vicino con un colpo secco le tagliò la testa e la depose nella bisaccia mentre dal sangue che sgorgava nacque Pegaso il cavallo alato che divenne il 16 suo fedele compagno.


Di ritorno ad Argo con Pegaso, su una spiaggia dell’Etiopia, vide una giovane donna incatenata ad una roccia. La fanciulla era Andromeda che stava per essere sacrificata ad un mostro marino per riparare ad una offesa che la mamma Cassiopea che aveva alle Nereidi. Perseo si offrì di combattere il mostro in cambio della mano della fanciulla. Il re Cefèo accettò l’offerta. 17


Perseo, salito su Pegaso, si portò alle spalle del mostro e prendendo la testa di Medusa dalla bisaccia, pietrificò il mostro marino. Avuta in sposa Andromaca Perseo tornò in patria. Alla morte di Perseo la dea Atena, per onorare la sua gloria, lo trasformò in una costellazione a cui pose accanto Andromeda e Cassiopea. Ancora oggi, se alziamo gli occhi al cielo, possiamo ammirare belle e splendenti le tre costellazioni.

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Il mito a Canosa

Museo archeologico Nazionale, Canosa di Puglia

Intorno alla metà del IV secolo a.C. nelle botteghe del Tardo Apulo, si sviluppano nuove tecniche di montaggio e decorazione dei vasi che portano alla nascita di una nuova produzione, la ceramica policroma e plastica detta canosina. Sono rappresentate teste femminili, gorgoni, esseri ibridi e fantastici, quadrighe e ippocampi alati, interpretati come divinità dell’oltretomba, guida nel momento del trapasso.

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ENEA

Enea, vedendo la città di Troia in fiamme, fuggì con i superstiti dirigendosi con le navi verso occidente. Dopo diversi di giorni di navigazione e varie vicissitudini approdò a Cartagine dove chiese ospitalità alla regina Didone. La regina lo invitò a palazzo e gli chiese di parlare delle sue avventure. Enea raccontò l’inganno del cavallo che portò alla presa di Troia, l’abbandono della città in fiamme e il peregrinare della sua flotta nel mar Mediterraneo. 20


Era approdato sulle coste dell’Epiro dove regnava Eleno, costui aveva sposato la vedova di Ettore, Andromaca. Eleno profetizzò che avrebbe costruito una città sulle rive di un fiume su una costa dell’Italia. Poi in terra di Sicilia, ai piedi dell’Etna, fu attaccato dai Ciclopi. Tornato sulla nave una tempesta lo portò sulla costa di Cartagine. Il lungo racconto di Enea aveva riempito il cuore di Didone di commozione e ammirazione tanto da farla innamorare.

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Un giorno durante una partita di caccia si scatenò un forte temporale, Enea e Didone trovarono rifugio in una grotta dove dichiararono il loro amore. Il messaggero degli dèi Mercurio, inviato da Giove, ricordò ad Enea il suo destino, questi a malincuore si rimise alla volontà divina e partì. Didone in preda allo sgomento si uccise con la spada. Ripreso il mare, Enea sbarcò a Cuma dove la sibilla lo accompagnò nel regno dei morti. Scesi nell’Oltretomba, si diressero verso i Campi Elisi dove Enea incontrò il padre AnchIse che mostrò al figlio i suoi futuri discendenti tra cui Romolo e Augusto. 22


Ripreso il mare Enea giunse alle foci del Tevere dove regnava il re Latino con la figlia Lavinia promessa sposa a Turno re dei Rutuli. A Latino fu predetto che un eroe straniero avrebbe sposato Lavinia dando origine ad una stirpe di eroi, così la offrì in sposa ad Enea. Turno sentitosi tradito dichiarò guerra attaccando il campo troiano dove uccise Pallante. Enea cercò sul campo di battaglia Turno per vendicare la morte di Pallante, nello scontro finale Enea uccise Turno. Tornata la pace il figlio di Enea Ascanio fondò la citta di Alba iniziando quella colonizzazione che portò alla fondazione di Roma.

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Il mito a Canosa Corazza del tipo anatomico lungo, composta da due valve unite da cerniere. Le due valve riproducono con dovizia di particolari la possente muscolatura maschile (metĂ del IV secolo a.C.)

Museo archeologico Nazionale, Canosa di Puglia

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ULISSE

Dopo dieci anni di guerra, Ulisse fa ritorno ad Itaca ma una tempesta spinge la sua nave sull’isola di Ogigia, dove è fatto prigioniero dalla ninfa Calipso. Sull’Olimpo gli dèi si sono riuniti per decidere i destini degli eroi Greci dopo la guerra di Troia. Atena, convinto Zeus, manda il messaggero Ermes da Calipso per liberare Ulisse e si reca ad Itaca per incitare Telemaco a cercare il padre. Il giovane lascia la reggia di Itaca in mano ai Proci dove il loro capo Antinoo insistentemente chiede a Penelope di sposarlo convinto del non ritorno di Ulisse. 25


Telemaco, sbarcato a Sparta da Menelao, viene a conoscenza che Ulisse è prigioniero di Calipso. Rincuorato, torna a Itaca e informa la mamma Penelope che Ulisse è vivo. Intanto Ermes si è recato ad Ogigia per costringere Calipso a liberare Ulisse, la ninfa cede al volere degli dèi e libera l’eroe greco. Preso il mare, una nuova tempesta porta Ulisse su un’isola dove viene accolto dal re Alcinoo e sua figlia Nausicaa senza rivelare il suo nome.

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Ulisse è invitato da re ad un banchetto dove un aedo racconta gli avvenimenti di Troia. L’eroe greco si commuove e con il cuore in mano rivela la sua identità raccontando le sventure subite dopo la partenza da Troia. Dopo aver lasciato Troia in fiamme aveva peregrinato in mare sbarcando prima sull’isola dei Ciclopi dove aveva accecato Polifemo e poi su un’altra isola dove fu ospite della maga Circe.

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Prima di lascare l’isola, Circe gli consigliò di scendere nell’Ade per interrogare l’indovino Tiresia e di evitare le insidie di Scilla e Cariddi e delle Sirene. Sceso nell’Ade, trovò Tiresia che lo informò che sarebbe finalmente giunto ad Itaca e avrebbe sconfitto i Proci. Prima di andare via tra le ombre riconobbe re Agamennone che gli raccontò la sua fine per mano della moglie Clitemnestra e il suo amante Egisto. 28


Il racconto di Ulisse commuove re Alcinoo che gli concede una nave che finalmente lo condurrĂ a Itaca. Giunto a Itaca grazie al suo fedele pastore Eumeo incontra il figlio Telemaco e insieme preparano un piano per eliminare i Proci. Il giorno successivo Telemaco entra nella reggia dove Antinoo tiene un banchetto e si siede a tavola, subito dopo entra Ulisse sotto le sembianze di un mendicante.

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La regina Penelope, non potendo più tergiversare, su pressione di Antinoo bandisce una prova: “Colui che sarà capace di tendere l’arco di Ulisse e di scoccare una freccia attraverso gli anelli di dodici asce sarà mio sposo“.Tutti i Proci ci provano ma nessuno riesce nell’ impresa così il mendicante Ulisse chiede di provare, avuto il consenso di Telemaco, scocca la freccia e riesce nell’impresa. 30


Ulisse tolto il mantello si rivela e con l’aiuto di Telemaco colpisce ripetutamente i Proci fino ad eliminarli. Penelope, allarmata dalle grida, scende nella sala dove rimane muta e incredula davanti a Ulisse ma poi corre ad abbracciarlo. Intanto Zeus e Atena dalla sommità dell’Olimpo brindavano con nettare e ambrosia.

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Il mito a Canosa Phiale apula a figure rosse raffigurante strage dei Proci( IV secolo a.C.). Ritrovata a Canosa di Puglia nell'ipogeo di via Legnano.

Museo archeologico di Taranto, non esposta.

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ERACLE

Eracle era figlio di Zeus e della mortale Alcmena. Hera, moglie di Zeus, per punire il marito dell’ennesima divagazione amorosa, inviò nella culla di Eracle due serpenti marini che il bambino soffocò portando a termine con la sua eccezionale forza la prima prodigiosa impresa. Diventato adulto sposò Megara e in un eccesso di follia, istigato dalla dea Hera, gettò nel fuoco i suoi tre figli.Recatosi a Delfi, per purificarsi dell’atroce delitto, la Pizia, sacerdotessa di Apollo, ordinò a Eracle di porsi al servizio del re di 33 Micene Euristeo.


Questi, per espiare la sua colpa, gli impose una serie di prove da affrontare, prove che passarono alla storia dei miti come le dodici fatiche di Eracle: - 1ÂŞ Il leone di Nemea Era un leone che terrorizzava i contadini nei campi. Eracle durante una lotta riuscĂŹ a soffocarlo e una volta scuoiato si rivestĂŹ della stessa pelle ritenuta invulnerabile.

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- 2ª L’Idra di Lerna Era un serpente a tre teste: quella centrale era immortale, le altre rinascevano dopo essere state staccate dal corpo. Eracle con l’aiuto del nipote Iolao con dei tronchi infuocati bruciarono le teste laterali e schiacciò con un masso quella immortale. Nel sangue del mostro Eracle intinse le sue frecce le cui punte diventarono letali. 35


-3ª La cerva di Cirinea Eracle catturò la cerva, dalle corna d’oro e sacra ad Artemide, nel giardino delle Esperidi che custodivano l’albero delle mele d’oro.

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- 4ª Il cinghiale di Erimanto C’era un cinghiale che distruggeva i raccolti dei campi, Eraclelo spinse sulla cima innevata del monte Erimanto dove lo catturò e lo portò a Euristeo che dalla paura si infilò in una botte.

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- 5ª Le stalle di Augia Augia, figlio di Elios e re dell’Elide, era proprietario di trecento tori neri, duecento cavalli e dodici tori bianchi. Eracle deviò un fiume e con le acque impetuose riuscì a pulire le stalle dal letame.

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Aggiungi corpo del testo3

- 6ÂŞ Gli uccelli del lago Stinfalo I mostruosi uccelli del lago Stinfalo avevano artigli, becco, ali e penne di bronzo. Si nutrivano di carne umana e usavano le penne come frecce per catture le prede. Eracle riuscĂŹ a spaventarli con dei sonagli di bronzo fatti da Efesto e donategli da Atena. Una volta spaventati li uccise con la clava. 39


- 7ª Il toro di Creta A Creta c’era un toro che seminava terrore nelle campagne, Eracle lo catturò e lo consegnò vivo a re Minosse.

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- 8ÂŞ Le cavalle di Diomede Diomede, da non confondere con l’eroe omerico, re della Tracia per far cibare i suoi cavalli di carne umana faceva uccidere tutti gli stranieri che transitavano nelle sue terre. Eracle, catturate le bestie dette loro in pasto lo stesso re e le portò vive da Euristeo.

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- 9ª La cintura di Ippolita Eracle doveva impadronirsi della cintura d’oro che Ippolita, regina delle Amazzoni, aveva ricevuto in dono da Ares. Aiutato da Teseo si recò nel regno delle amazzoni dove riuscì a sconfiggere la regina portando via la cintura.

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- 10ª I buoi di Gerione Eracle si recò con il carro del Sole nell’estremo Occidente dove abitava Gerione un mostro che dalla cintura in su aveva tre corpi. Gerione possedeva dei buoi dal manto rosso. Eracle trafisse Gerione con le frecce e guidò i buoi fino alla reggia di Euristeo.

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- 11ª Le mele delle Esperidi Eracle doveva impossessarsi delle mele d’oro che si trovavano nei giardini delle Esperidi. Le mele d’oro erano state donato da Gea a Hera nel giorno del suo matrimonio con Zeus. Dopo varie peripezie Eracle riuscì a rubare le mele d’oro e le consegnò al re. Poco tempo dopo Atena le rimise al loro posto, infatti a nessun mortale era consentito il possesso di questi pomi che donavano la conoscenza degli arcani e la percezione del bene e del male. 44


- 12ª Il cane Cerbero Eracle scese nell’Oltretomba per catturare Cerbero, il mostruoso cane a tre teste, guardiano del regno dei morti. Ade impose a Eracle di catturare Cerbero senza far uso delle armi e dopo la missione di consegnarlo nuovamente al regno dei morti. Eracle dopo una estenuante lotta riuscì a stringere alla gola Cerbero e lo catturò. Dopo averlo mostrato ad Euristeo lo riportò nell’Oltretomba.

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Dopo aver compiuto tutte le fatiche, Euristeo liberò Eracle e tutte le sue colpe furono espiate. Eracle si sposò con Deianira di cui si innamorò il centauro Nesso che tentò di rapirla. Eracle uccise il centauro con una freccia avvelenata. Nesso prima di morire convinse Deianira a versare il suo sangue su una tunica da regalare a Eracle. L’eroe quando indossò la tunica impazzì e si gettò tra le fiamme di un rogo. In quel mentre un carro solare, inviato da Zeus, trasportò Eracle sull’Olimpo dove si riconciliò con Hera che le diede in sposa sua figlia Ebe, la dea della giovinezza. 46


Il mito a Canosa

Medea infanticida. Pittore dell’Oltretomba, cratere a volute apulo, da Canosa, ca 320 a.C. – München, Staatliche Antikensammlungen 3296

I personaggi che popolano la scena sono numerosi e alcuni di loro sono identificabili certamente mediante iscrizioni. Al centro in primo piano è raffigurato un tempio, secondo la moda tipicamente apula di rappresentazione del defunto entro naiskos, al cui interno l’anziano re Creonte cerca di abbracciare con gesti disperati il corpo della figlia Kreonteia che giace riversa su un trono, in preda a contorsioni, mentre suo fratello Hippotes accorre in suo soccorso e tenta inutilmente di strapparle dal capo la corona mortifera. Sul lato opposto Merope, moglie di Creonte e madre della principessa morente, accorre disperata, mentre personaggi secondari, alcuni dei quali non identificabili con certezza, affollano le estremità della scena (tra questi Eracle, Atena e due giovani, forse identificabili coi gemelli Castore e Polluce: Taplin 2007, 102-103).

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TESEO

Teseo era figlio di Egeo, re di Atene e di Etra. Durante le nozze, celebrate nella reggia di Pitteo, Etra giacque con Egeo e fu visitata dal dio Poseidone, concependo Teseo, il quale diventò così un semidio. Egeo, lasciata la moglie incinta, presso Pitteo, fece rientro ad Atene promettendo ad Etra che avrebbe nascosto la sua spada e i suoi sandali sotto un masso.Fatto adulto, Teseo giunse ad Atene e dopo aver sollevato il masso e indossati i sandali e la spada si presentò ad Egeo che riconosciuto il figlio lo nominò erede al trono. 48


Intanto nell’isola dI Creta il re Minosse sposò Pasifae promettendo di sacrificare al dio Poseidone un toro che emerse dalle acque del mare. Il toro era talmente bello che Minosse non lo sacrificò a Poseidone ma lo mandò a pascolare con le sue mandrie. Il dio si vendicò facendo giacere il toro con Pasifae mentre dormiva. Dall’amplesso 49 nacque il Minotauro, un mostro con il corpo di un uomo e la testa di un toro.


In quel periodo re Minosse, assoggettata Atene, chiese agli ateniesi ,come tributo di guerra, l’invio a Creta, ogni nove anni ,di sette fanciulli e sette fanciulle da sacrificare al Minotauro che viveva in un labirinto creato da Dedalo. Il pesantissimo tributo inizialmente fu pagato, successivamente Teseo si offrì come vittima e si recò a Creta. Qui con l’aiuto della dea Afrodite e della figlia di Minosse, Arianna, che, innamoratosi di Teseo, rivelò all’eroe ateniese alcuni segreti del labirinto e come affrontare il Minotauro.

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All’entrata del labirinto Arianna diede a Teseo un gomitolo di lana il cui filo fu cinto dall’eroe greco permettendo di trovare la via del ritorno. Teseo giunto davanti al Minotauro e dopo una furiosa lotta lo uccise con la spada del padre Egeo. Uscito dal labirinto tornò con Arianna ad Atene.

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Prima di partire per Creta Egeo aveva concordato con Teseo di esporre, nel viaggio di ritorno, le vele bianche come sinonimo di successo o le vele nere in caso di sconfitta. Teseo, su istigazione di Poseidone per aver ucciso il Minotauro, dimenticò di issare le vele bianche e giunse ad Atene con le vele nere. Egeo vedendo le vele nere, presagendo la morte del figlio, disperato si gettò in mare che da quel momento prese il suo nome e fu chiamato mare Egeo.

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Il Mito a Canosa Lebete nuziale attribuito al Gruppo del Pittore della Danzatrice di Copenhagen (340-320 a.C.). Inv. 8893 Lato A: figura femminile al centro di una raffigurazione sviluppata su due registri. Donne che ricevono doni d'amore:un giovane regge una lepre, animale sacro ad Afrodite. Presente Eros, dio alato dell'amore, la cui presenza sancisce la leggitimità del matrimonio. I pittori si soffermano sui preparativi della sposa. 53 Museo archeologico nazionale di Canosa di Puglia


LA GUERRA DI TROIA

Tutto ebbe inizio dal matrimonio tra Peleo e la ninfa Teti. Alle nozze erano stati invitati tutti gli dèi dell’Olimpo, tranne la dea della discordia Eris che, indispettita, lanciò sul banchetto nunziale una mela d’oro con la scritta “ alla più bella “. Le maggiori divinità tra cui Era, Afrodite e Atena iniziarono a litigare rivendicando a sé il dono.Zeus, per porre fine alla disputa, impose loro di scendere sulla terra e di rimettersi al giudizio di Paride, figlio del re di Troia Priamo.

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Paride assegnò la mela ad Afrodite che gli aveva promesso in dono la donna più bella del mondo Elena, moglie del re di Sparta Menelao. Paride, in visita a Sparta, con l’aiuto di Afrodite, rapì Elena e la condusse a Troia. La loro fuga scatenò la guerra. Menelao con l’aiuto del fratello Agamennone re di Micene radunato un grande esercito formato dai più valorosi guerrieri greci, assediò la città di Troia. 55


Molti furono gli eroi che si distinsero sul campo di battaglia: Achille in un epico duello uccise Ettore e, legato il corpo al suo carro, eseguì sette giri intorno alle mura di Troia facendo scempio del corpo inerme; Achille stesso fu ucciso da una freccia scagliata da Paride, ma guidata dal dio Apollo, che lo colpì nel punto più debole il suo tallone.Ettore, durante un’incursione nel campo greco, in un cruento scontro uccise Patroclo; Menelao si scontrò con Paride in un duello che durò un giorno intero.

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Dopo dieci anni di guerra, costellati da duri scontri, Troia venne vinta con l’inganno. Infatti i Greci costruirono un enorme cavallo di legno, in cui si nascosero i più forti guerrieri, e lo abbandonarono sulla spiaggia. Il cavallo, inteso come un dono degli dèi, fu trasportato dai troiani nelle mura della città. Durante la notte i guerrieri scesi dal cavallo aprirono le porte all'esercito greco che invasa la città la incendiarono. Pochi si salvarono, tra questi Enea che fuggito con le sue navi approdò sulle coste del Lazio dove i suoi discendenti fondarono Roma.

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Il mito a Canosa Piatto apulo a figure rosse attribuito al Gruppo del Pittore della Lampas (360-350 a.C.) con raffigurazione di Atteone. Inv. 8894 Atteone ha guardato la dea Artemide fare il bagno. Viene così trasformato in cervo e sbranato dai suoi cani che non lo riconoscono più. Artemide, dea che conduce i ragazzi alla maturità, punisce così la sventatezza del giovane.

Museo archeologico di Canosa di Puglia

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EDIPO

Edipo era figlio di Giocasta e Laio re di Tebe. Un giorno il re interrogò l’oracolo di Delfi per conoscere le sorti della sua città. Il responso fu tragico: il re sarebbe stato ucciso da suo figlio sposandone la regina–madre. Il re Laio, allarmato, abbandonò il figlio Edipo su un monte legato ad un albero. Il bambino fu trovato da un pastore che lo liberò e lo consegnò a Polibo re di Corinto. Edipo diventato adulto sognò di essere un trovatello e non il figlio del re. Per dissipare i dubbi anche Edipo si recò a Delfi dove l’Oracolo gli predisse che avrebbe ucciso il padre e sposato la madre. 59


Addolorato Edipo non fece ritorno a Corinto ma preferì andare a Tebe. Durante il cammino un cocchio reale lo investì, Edipo adirato uccise il conducente e l’ospite che non era altro che il re di Tebe Laio, suo padre. Prima di giungere a Tebe incontrò la Sfinge. Era un mostro con la testa di donna, il corpo di leone e le ali di un rapace che puniva tutti i passanti che non davano la giusta risposta ai suoi enigmi. Ad Edipo espose due enigmi : Qual è l’essere che cammina prima con quattro gambe, dopo con 60 due e infine con tre ?


Poi pose il secondo enigma: Chi sono le due sorelle dalle quali l’una genera l’altra e dalle quali la seconda a sua volta genera la prima ? Edipo, dopo un attimo di esitazione rispose: l’uomo è la soluzione al primo quesito perché quando è piccolo cammina su quattro gambe, quando è adulto su due e quando invecchia si appoggia ad un bastone. Il giorno e la notte è la soluzione del secondo quesito. La Sfinge, indispettita, si lanciò nel vuoto dall’alto di un promontorio. Gli abitanti entusiasti della sconfitta della Sfinge nominarono Edipo re di Tebe che sposò la regina Giocasta.

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La profezia si era avverata fino in fondo. Poco dopo sulla città di Tebe si abbatté la peste. Interrogato l’oracolo, la Pizia rispose che la peste sarebbe cessata soltanto se la morte del re Laio fosse stata vendicata. Edipo interrogò l’indovino Tiresia. Lo stesso rivelò il posto esatto dove Laio era stato ucciso per mano di un brigante. I dubbi iniziarono ad assalire Edipo, dubbi confermati da un araldo giunto da Corinto che comunicò della morte del re Polibo e che lo stesso in punto di morte ammise di non avere mai avuti figli.

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Edipo smascherato e avuto conferma della profezia che si era avverata si accecò con la spada e Giocasta si impiccò. Edipo, accompagnato dalla figlia Antigone, andò in esilio vagando per tutta la Grecia fino a quando giunto nei pressi di un abisso che dava accesso all’Inferno scomparve per sempre.

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Il mito a Canosa

Museo archeologico nazionale di Canosa

Phiale (grande piatto per offerte) apula a figure rosse attribuita al Gruppo del Pittore di Arpi (315300 a.C.) con raffigurazione di Andromeda e di Niobe. Inv. 8928 Nel registro superiore, Andromeda in piedi con i polsi legati a due tronchi d'albero. Sulla sinistra, in vesti orientali, Cefeo sorretto da un giovane e Perseo con berretto frigio e calzari Alati. Nel registro inferiore di un naiskos, Niobe stante e Tantalo sulla sinistra.

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CANUSIUM UN MITO ED UNA SCOPERTA In questo capitolo vi racconteremo un mito, in particolare quello di Niobe, raffigurato su un'anfora a figure rosse del Pittore Varrese, esposta presso il Museo archeologico Nazionale di Canosa. A concludere, vi parleremo di una scoperta, nello specifico della camera sepolcrale della principessa Medella Dasmo all'interno di una delle celle dell'ipogeo Lagrasta I. 65


NIOBE

Niobe, figlia del re della Lidia Tantalo, andò in sposa al re di Tebe Anfione da cui ebbe sette figli maschi e sette figlie femmine. Niobe andava così fiera della sua prole numerosa che usava vantarsi anche con gli dèi dell’Olimpo. Un giorno Latona che aveva solo due figli Apollo e Artemide, irritata dalla superbia di Niobe decise di punirla incaricando i figli di uccidere la prole di Niobe. Tutti i figli perirono sotto le frecce di Apollo e Artemide. I corpi rimasero insepolti per dieci giorni fino a quando gli dèi, impietositi, decisero di seppellire i giovani. Niobe, distrutta dal dolore, fuggì sul monte Caucaso dove fu trasformata in roccia. Poco dopo dalla roccia scaturì un ruscello, erano le lacrime di Niobe. 66


La scena illustrata, in cui appare la donna afflitta e il suo vecchio padre, è come la sequenza intermedia della vicenda dopo i suoi momenti cruenti. Niobe è raffigurata subito dopo la morte dei suoi dodici figli: l'alto numero aveva attirato la vendetta della dea Latona, madre di due soli figli, Apollo e Artemide. Trafitti dalle frecce dell'arco di Apollo e Artemide, i dodici fili di Niobe giacquero nel sangue per nove giorni mentre la loro madre non accettava cibo nè acqua. Dolore di madre che la trasformò in pietra, e sui monti che dominano Smirne, in Asia Minore, eccola roccia su roccia, come vollero gli dèi.

Anforo Mito di Niobe- Pittore Varrese

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Ipogeo Varrese

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MEDELLA DASMO L’ipogeo (dal gr. ὑπό “sotto” e γῆ “terra”) della “damigella greca” Medella in sposa ad un cittadino romano fu rinvenuto nel 1843-44 “in contrada nomata Rosale di pertinenza Lagrasta”. Fu descritto nel febbraio del 1854 nella sua magnificenza dal Direttore degli scavi di Pompei, l’Architetto e Archeologo Carlo Bonucci (Napoli 1799-1870), inviato dal Real Museo Borbonico di Napoli in terra di Bari in visita con la carrozza a Canosa nel sito con il Sindaco Ferdinando Lopez e l’Arcidiacono Giuseppe Basta, tesoriere della Cattedrale. Fu illustrato dal Bonucci nel Poliorama pittoresco del 1854, con le pagine storiche concesse oggi dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli con il Direttore Archivio Dott. Andrea Milanese. La via dell’Ipogeo, come riscopriamo nella toponomastica dell’Archivio Storico Canosino, fu intitolata a “Via Medella Dasme” e rinominata, cancellando la storia, nel dopoguerra a Luigi Cadorna, Generale dell’Esercito della Grande Guerra con Delibera di C. C. del 12 maggio 1923.

Nella radici storiche della Scuola Bovio di Canosa di Puglia e nella scoperta della pergamena artistica del Prof. Matteo Barboni, dedicata all’On. Giovanni Bovio nella committenza del Comune di Canosa del 1892, abbiamo apprezzato il disegno dell’ipogeo Lagrasta I con l’epigrafe latina sovrascritta.

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La pergamena artistica del 1892 Vogliamo approfondire la lettura e promuovere l’iscrizione, ripercorrendo il viaggio di studio del 1892 del Prof. Barboni al Museo Archeologico di Napoli su committenza del Comune di Canosa. L’autore della pergamena Matteo Barboni, consegnataci in file dal nipote Matteo Barboni di Roma, disegnò l’Ipogeo di Medella rinvenuto nel 1843 “in contrada nomata Rosale di pertinenza Lagrasta”, con l’epigrafe ritrovata in un graffito sepolcrale, con la Fanciulla Medella morta deposta sul letto di bronzo dorato, con un lume pendente e con il corredo funerario dei vasi rinvenuti nel 1843, che dal Museo Borbonico di Napoli sono “emigrati” nel Museo Nazionale di Copenaghen. EPIGRAFE: MEDELLA DASM. F. SITA AN. D. III K. IANV. C. PISONE M. ACILIO COS. TESTO LATINO: MEDELLA DASMI FILIA SITA ANTE DIEM TERTIUM KALENDARUM C. PISONE M. ACILIO CONSULIBUS

IANUARII

TRADUZIONE: MEDELLA FIGLIA DI DASMO DEPOSTA IN QUESTA TOMBA IL TERZO GIORNO PRIMA DELLE CALENDE DI GENNAIO SOTTO IL CONSOLATO DI CALPURNIO PISONE E MANIO ACILIO 70 ( CORRISPONDENTE AL 67 A.C. )


Diadema in oro Principessa Medella-Museo del Louvre, Parigi

Acquerelli Prosper Biardot- Corredo Ipogei Lagrasta

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RINGRAZIAMENTI Si ringraziano per la collaborazione: il maestro Peppino DI NUNNO, sempre attivo nell’elaborazione di ricerche dettagliate su personaggi o momenti storici della città di Canosa. Angelo PAPEO per l’utilizzo di un suo elaborato artistico, il quale riunisce in un unico disegno alcuni dei monumenti più belli e visitati della nostra città. Paolo PINNELLI, voce narrante del “Mito“ sul canale YouTube della Fondazione Archeologica Canosina. Il Museo Archeologico Nazionale di Canosa per le immagini di alcuni reperti della collezione esposta.


CONTATTI

Fondazione Archeologica Canosina

SEGRETERIA FONDAZIONE ARCHEOLOGICA CANOSINA TEL. 333 8856300 EMAIL: INFO@CANUSIUM.IT WEB: WWW.CANUSIUM.IT

LE IMMAGINI CONTENUTE SONO INSERITE A SCOPO ILLUSTRATIVO E PROVENGONO DA RICERCHE ONLINE. IL FORMAT ED I CONTENUTI TESTUALI SONO DI PROPRIETÀ DELLA FONDAZIONE ARCHEOLOGICA CANOSINA ED OGNI UTILIZZO DEVE ESSERE AUTORIZZATO DALLA STESSA.



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