Il Giardino di Pianamola Nature and Art Projects
naturaORDINEDISORDINE Mostra a cura di Elisa Resegotti Testo critico di Silvia Bordini
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Il Giardino di Pianamola-naturaORDINEDISORDINE 2015
Questo Catalogo è stato pubblicato in occasione della mostra “naturaORDINEDISORDINE” Il Giardino di Pianamola, Bassano Romano 1 Maggio - 13 Giugno 2015 This catalogue was published on the occasion of the exibition “naturaORDINEDISORDINE” Il Giardino di Pianamola, Bassano Romano 1 May - 13 June 2015
Mostra a cura di Exhibition Curated by Elisa Resegotti Testo critico di Critical Essay by Silvia Bordini Catalogo a cura di Catalogue curated by Elisa Resegotti con la collaborazione di Sofia Cibocchi Grafica e Impaginazione Graphics and layout Sofia Cibocchi Testi di Texts by Jacopo Benci, Silvia Bordini Martin Figura, Hans-Hermann Koopmann Carmine Leta, Pietro Mari Mariagrazia Pontorno, Elisa Resegotti Rifka Rinn, Patricia Rizzo, Laura M.Romero, Silvia Stucky, Ticon3
La curatrice ringrazia tutti gli artisti che hanno contribuito generosamente alla realizzazione del progetto creando appositamente o mettendo a disposizione le loro opere; un ringraziamento particolare per la preziosa collaborazione a Silvia Bordini, e un grazie tutto speciale per l’ appassionato coinvolgimento a Sofia Cibocchi e per l’organizzazione multimediale a Hans-Hermann Koopmann. Ringrazio inoltre Flaminia Baroni e Rudi Knop per la collaborazione alle traduzioni.
Nessuna parte di questo Catalogo può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore All right reserved. No parts of this book may be reprinted or reproduced or utilised in any form or by any electronic, mechanical or other means, now know or hereafter invented, any information storage or retreval system, without permission in writing from the publishers.
© 2015 Per le immagini delle opere pubblicate in catalogo: © degli artisti © Elisa Resegotti © Il Giardino di Pianamola.
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naturaORDINEDISORDINE Il Giardino di Pianamola
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SOMMARIO | INDEX 8
Introduzione di Elisa Resegotti
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Testo critico di Silvia Bordini ARTISTI E OPERE | ARTISTS AND WORKS
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KRZYSZTOF M.BEDNARSKI
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JACOPO BENCI
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SILVIA BORDINI
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ANNA DEMIJTTENAERE
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MARTIN FIGURA
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INES FONTENLA
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HANS-HERMANN KOOPMANN
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CARMINE LETA
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PIETRO MARI
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MARIAGRAZIA PONTORNO
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ELISA RESEGOTTI
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RIVKA RINN
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SILVIA STUKY
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TICON3
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FINISSAGE APPENDICE | APPENDIX Traduzione in Inglese in progress
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Introduzione di Elisa Resegotti
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Esiste un ordine (naturale) delle cose? Volendo creare un giardino (naturale) d’artista la questione era ed è immanente ogni volta che attuo un intervento a livello paesaggistico, botanico o artistico. Per anni ho esitato ad introdurre opere nel giardino di Pianamola temendone l’intromissione innaturale. Ora, a cinque anni dall’inaugurazione del giardino con la mostra One Minute Tree©, osservando il fruttuoso e fecondo processo di interazione tra le opere e gli spazi, tra il loro messaggio e la percezione dei visitatori, non esito a cogliere e valorizzare l’ incredibile energia che scaturisce dallo sforzo della natura e dell’uomo nell’ ordinare e disordinare ogni elemento. Questa continua sfida rappresenta una fonte inesauribile di ispirazione e riflessione e crea infiniti momenti d’arte.
La mostra naturaORDINEDISORDINE nasce con l’intento di cogliere e fissare alcuni significativi momenti del diagramma entropico natura/arte con la collaborazione di artisti che da anni esplorano queste tematiche. naturaORDINEDISORDINE presenta opere di tutti i media - video, fotografie, pittura, installazioni. Alcune opere già esistenti nel giardino sono rivisitate e “riordinate”, altre invece, seppur nate altrove, entrano nel cuore del discorso, e altre opere inedite nascono per, e negli spazi de, Il Giardino di Pianamola. Il processo è felicemente inarrestabile.
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Testo critico di Silvia Bordini
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Guardando le colline e i boschi che circondano Il Giardino di Pianamola viene da pensare che questo luogo sarebbe stato perfetto come modello di quella pittura di paesaggio che dagli inizi del XIX secolo in poi diventa un genere autonomo e apprezzato; territorio di sperimentazioni e interpretazioni che si affermano per un lungo periodo non solo attraverso immagini di una naturalità sempre più codificata ma anche come riflesso di una particolare sensibilità della percezione. Oggi invece, e intenzionalmente, in questo spazio espositivo il paesaggio costituisce non più il soggetto, ma la cornice di un tipo diverso di rapporto tra arte e natura. È l’esterno - limite fisico e inquadratura visiva - di un modo di guardare che, all’interno dello spazio di un giardino e del suo sfondo temporale, scombina l’ordine della rappresentazione come finestra sul mondo e dell’osservazione della natura come paesaggio.
Mettendo inoltre in discussione, ancora una volta, l’antico assioma dell’imitazione e i suoi modelli codificati. Elisa Resegotti, ideatrice e curatrice, genius loci si direbbe, del Giardino di Pianamola, da anni invita gli artisti a contribuire a delineare alcuni processi di elaborazione che evidenziano un ribaltamento di senso rispetto alla terra, alle acque, alle piante, alla luce, cioè agli elementi fondanti dell’assetto naturale. Tutti i lavori artistici via presentati nella varie edizioni di One Minute Tree, fanno riferimento più o meno direttamente ai processi mentali e alle pratiche che portano il paesaggio fuori dal quadro, nella tradizione della Land art e di Art in nature: gli orientamenti che degli anni Settanta assumono la natura stessa come supporto e come materiale delle opere, non solo simbolico ma fisico e vivente, in uno spazio e un in tempo sempre in divenire.
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Testo critico di Silvia Bordini
Ma quest’anno le tematiche della mostra sono formulate in base ad uno specifico nodo problematico che è enunciato dal titolo: naturaORDINEDISORDINE. “Esiste un ordine (naturale) delle cose?” è infatti la domanda di fondo che Elisa pone agli artisti: un invito a mettere in discussione le nozioni di ordine e disordine ripensando, ancora una volta, alle regole spaziali, fisiche e relazionali di quello specifico orientamento dell’arte che si fa nella natura e con la natura, ma verificandole, come in un esperimento in vitro, nella cornice del Giardino di Pianamola. Perché in un giardino la nozione di arte non può disgiungersi dalla nozione di vivente e di ininterrotta trasformazione e qualsiasi forma di disordine è subito traslata in un altro ordine – e viceversa -. E perché, più in generale, per riprendere una celebre frase di Theodor Adorno, “il compito attuale
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dell’arte è di introdurre caos nell’ordine”. Ad un primo sguardo sembra che gli artisti abbiano aderito all’idea di caos, poiché si sono inseriti secondo un apparente disordine nell’area espositiva scegliendo insieme con Elisa i luoghi più adatti alle loro idee; inoltre hanno adottato tutta la varietà di linguaggi e tecniche che percorrono oggi l’orizzonte artistico, privilegiando le installazio ni, la fotografia, il video, l’elaborazione digitale. Per tutti comunque l’elemento unificante, o si potrebbe dire il paradigma che stabilisce un ordine comune, è dato dalla particolare attenzione per la dimensione simbolica del rapporto artificiale/ naturale, evidenziata dall’insistenza sull’ambiguità creativa delle trasformazioni, da quelle quasi indistinguibili a quelle di maggior impatto, da quelle dominate da un codice costante a quelle invece portatrici di contraddizioni. La terra è la materia prima da cui si producono effetti ed eventi.
Testo critico di Silvia Bordini
Nella terra sprofonda metaforicamente l’installazione di Hans-Hermann Koopmann, che ancora una volta mette in gioco la matrice scientifica della sua formazione per dare alle opere una particolare sensibilità visionaria. L’artista ha calcolato un asse che dal Giardino attraversa la terra e sbuca nel mar di Tasmania, vicino alla Nuova Zelanda, e si è chiesto quali stelle si vedano dall’altra parte del mondo. L’installazione earthhole 1 and 2 è concepita come un telescopio che attraversa la terra e fa vedere il cielo e le costellazioni agli antipodi. Non solo, ma da un secondo foro si può sentire il rumore emesso dalla terra che, come un’immensa cassa di risonanza, ha una propria frequenza sonora. Carmine Leta fa emergere dalla terra una scultura in ferro, La promessa, che riproduce la
capsula dei semi del Cistus, una pianta mediterranea considerata da Elisa come una sorta di emblema del suo giardino. A questa precisa ispirazione Leta accosta l’idea di promessa legata al seme e una frase di Bruno Munari, “Albero. L’esplosione lentissima di un seme”. Con un effetto drammatico e straniante Krzysztof M.Bednarski contrappone al materiale vivente dell’albero, il residuo metallico di quella che è una delle esperienze più naturali e comuni, il sonno. Il confronto tra naturale e artificiale diventa spettacolare nell’installazione Sogni vegetali (verticali) che ingabbia un albero – tronco, rami, fronde e foglie – all’interno di un’impalcatura verticale di vecchi letti d’ospedale, riprendendo e rielaborando la simbologia dell’installazione Vegetal Dream realizzata già nel 2010 per One Minute Tree.
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Testo critico di Silvia Bordini
Tutta vegetale e vivente invece è l’installazione di Elisa Resegotti che da anni si occupa di coltivare e diffondere le piante selvatiche spontanee e le restituisce in segni e disegni modulari (come con non fare di tutte le erbe un fascio!, Artemisia, Opera Bosco 2011). Nel suo giardino tra le varie sperimentazioni botaniche ha costruito nel tempo una spalliera di alberi di mimosa che intrecciano e incrociano i rami con la regolarità e le calcolate disarmonie ritmiche di una danza Dance in progress (dal 2002 al 2014) ed oggi presentata come ordine disordine 2015. Opera di Art in Nature è l’installazione di Anne Demijttenaere realizzata nel 2010 per One Minute Tree ed ora rivisitata per Elisa 2015. Fragile ed imponente nello stesso tempo, nelle intenzioni e nella realizzazione.
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Per Martin Figura l’ordine/disordine della natura è riassorbito nella tradizione del dipinto, ma viene tradotto immediatamente in allegoria nel quadro a olio su tavola Prima del canto (2012) in cui le figure femminili ritte su una piccola penisola si stagliano e nello stesso tempo si confondono, quasi indistinte, sullo sfondo incerto di una sostanza indefinita. La modulazione cromatica che evoca l’acqua e la luce allude, nelle intenzioni dell’artista, all’entropia della natura che si contrappone all’ordine degli esseri umani. Pietro Mari presenta un trittico fotografico la cui composizione è stata ispirata dal tema della mostra e della quale prende il titolo NaturaOrdineDisordine: le asimmetrie di due pini piegati dal vento affiancati a una palma centrale, sullo sfondo di un orizzonte marino. Ma non si tratta delle immagini di una
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natura incontaminata: uno dei pini fa ombra a un parcheggio di auto, un altro è sostenuto da un palo di ferro, e la palma è fasciata dalle bende che dovrebbero preservarla dai rigori invernali. Attraverso una sequenza di foto in digitale e polaroid Jacopo Benci medita sul tema del parco in quanto, egli spiega, “natura ricreata/ riorganizzata dall’uomo che però poi tende a riassumere le proprie caratteristiche e a sfuggire al controllo umano” . Il mistero del parco / The Mystery of the Park (2012), prende spunto anche dal mistero che pervade ordine e disordine nel giardino scelto da Michelangelo Antonioni per ambientare la scena chiave del suo film Blow-Up, in sintonia con le ricerche che da anni Jacopo conduce su questo regista. Silvia Stucky in Senza io, 2015, fa scorrere
ordinatamente una dopo l’altra immagini di foglie d’edera, una serie di iterazioni che sembrano senza fine – ma in realtà sono 93, e tutte diverse. Raccolte nel 2006, fotografate una ad una, trattate a frottage su altrettanti fogli A4 (come nella mostra L’acqua è senza io, alla galleria Arte Fuori Centro, Roma , 22 aprile - 8 maggio 2015) e infine tornate alla terra nell’ambito di un’installazione a Villa Gregoriana a Tivoli (2014). Foglie dunque che tracciano una storia nel percorso artistico di Stucky, cambiando via via stato, dal naturale all’artificiale e dalla memoria all’oblio. I video, infine, che ciascuno a suo modo, intrecciano un discorsi di tipo ambientalista, con sfumature più o meno evidenziate e differenziate. Inés Fontenla in modo diretto, in Requiem terrae, con l’immagine cartografica della terra che lentamente si
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frantuma e si accartoccia, sullo sfondo di un suono primordiale, ad ammonire sulla distruzione progressiva dell’ambiente da parte dell’uomo. Silvia Bordini con Erbacce celebra le piante spontanee che crescono nelle fessure e nei margini dell’habitat urbano; erbacce come avanzi, natura residua, serbatoio di diversità biologica, organi di senso dell’ambiente e l’altra faccia del modello tradizionale di giardino e di bellezza naturale. Mariagrazia Pontorno fa volare in cielo piante, alberi e perfino i grattacieli che sorgono presso il Central Park di New York, tutti con le loro radici sradicate dal vento: Roots, realizzato interamente con la tecnologia 3d, punta sulla suggestione di immagini totalmente artificiali e altrettanto totalmente naturalistiche, che conducono a una sorta di mondo parallelo, i cui tutto è simile e diverso, tutto è possibile, e la nozione di ordine e disordine si riassorbe
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nella dimensione dell’immaginario. Il video Isole del collettivo ticon3 (Nora Ciottoli, Diana Danielli, Elena Parati) sposta il discorso sulle acque di un mare specchiante da cui emergono i profili di un gruppo di isole: infine dunque un paesaggio, si direbbe, ma su di esso vanno a sovrapporsi, quasi in filigrana, i profili di licheni, tracce fossili e muschi, scompigliando la partitura visiva e dando vita a una mappa immaginaria e intercambiabile che sposta continuamente la percezione tra macro e micro. In questo tragitto tra natura e artificio Il Giardino di Pianamola diventa una sorta di hortus conclusus postmoderno in cui l’identità del luogo costituisce il punto di riferimento unificante di esperienze diverse. Si rivela nell’elaborazione dell’ambiente una molteplicità di suggestioni che indicano l’arte come zona di confine tra ordine e disordine.
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OPERE
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KRZYSZTOF M.BEDNARSKI
L’artista, all’invito di partecipare alla mostra con un’opera che risultasse dalla riflessione sull’ordine e disordine provocato dalla natura e dalle installazioni ne Il Giardino di Pianamola, ha proposto di “riordinare” la sua installazione realizzata nel 2010 per la mostra One Minute Tree. Per cinque anni i letti “trafitti” dagli alberi sani hanno lanciato un messaggio che è una vera celebrazione della vitalità degli alberi, della forza della natura. Per naturaORDINEDISORDINE Bednarski innalza i suoi letti, li affastella attorno ad uno stesso tronco, sempre di più “un albero cosmico”, i sogni diventano verticali, grattacieli di ombre Junghiane. Elisa Resegotti
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www.bednarski.art.pl Sogni vegetali (verticali), 2015, Installazione, letti in metallo su albero
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KRZYSZTOF M.BEDNARSKI www.bednarski.art.pl
Uno degli scultori polacchi più rappresentativi della sua generazione. Diplomato nel 1978 all’Accademia di Belle Arti di Varsavia, dove adesso insegna. Vive e lavora tra la Polonia e l’Italia. Ha collaborato con Jerzy Grotowski e il Teatro Laboratorio dal 1976 al 1982, realizzando tutte le immagini del periodo parateatrale. Tra le sue prime opere il riferimento alla propaganda comunista con Ritratto Totale di Karl Marx (1978-2013) o alla situazione socio-politica della Polonia durante lo stato di guerra con Victoria-Victoria (1983) ora al Museo Nazionale di Cracovia, nonché i motivi metafisici con l’opera più famosa, Moby Dick (1987-2013), attualmente nella collezione permanente dell’ms2, il Museo d’Arte di Łódź. E’ autore dei monumenti dedicati a Federico Fellini (Rimini 1996), a Krzysztof Kieślowski (Varsavia 1997), a Frédéric Chopin (Vienna 2010). Nel 2004 è stato insignito del premio Katarzyna
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Kobro, e nel 2011 del prestigioso riconoscimento del governo polacco per meriti culturali, la Gloria Artis d’oro. Ha all’attivo oltre un centinaio di mostre personali, oltre cinquecento invece le partecipazioni a mostre collettive in diversi paesi europei e Stati Uniti. Le sue opere si trovano nelle collezioni dei maggiori musei polacchi, così come in collezioni e fondazioni estere e in collezioni private di tutto il mondo.
Installazione in progress, Aprile 2015
www.bednarski.art.pl Sogni vegetali (verticali), 2015 disegno su carta
Vegetal Dream, 2010
Installazione, letti in metallo su albero per la mostra One Minute Tree, Il Giardino di Pianamola
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JACOPO BENCI
Il mistero del parco, un lavoro che comprende 10 fotografie digitali e una sequenza di 84 foto istantanee Fuji Instax, riguarda un tema che mi interessa da diverso tempo, quello che lo studioso di cinema Sandro Bernardi ha definito – a proposito del film “Blow-Up” di Michelangelo Antonini – il ‘mistero del parco’: «Il parco, in sostanza, non è altro che la natura vista attraverso l’occhio della cultura. Ma in questa zona di confine emerge un elemento inquietante.» Come ha scritto Anna D’Elia, “I parchi, luoghi di passaggio tra città e campagna, naturale e artificiale [...] amano il doppio: la luce e l’ombra, la presenza e l’assenza, il vuoto e il pieno, il silenzio e il rumore e, perciò, assecondano un’attitudine al dubbio, alimentando quel pensiero dell’incertezza che solo può protendersi verso l’ignoto.” Jacopo Benci
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www.jacopobenci.com Il mistero del parco, 2012 stampa digitale archival (edizione di 3) da scansione ad alta risoluzione di fotografia Fuji Instax, dimensioni immagine 6.2 x 9.9 cm 25
JACOPO BENCI www.jacopobenci.com
Vive e lavora a Roma. Il suo lavoro comprende fotografia, video e film, installazioni, performance. E ‘stato presentato in Italia, Argentina, Colombia, Ecuador, Francia, Germania, Gran Bretagna, Ungheria, Paesi Bassi, Russia, Tailandia, Stati Uniti d’America. Ha studiato storia dell’arte, antropologia, letteratura inglese e americana, storia del cinema, storia della musica presso l’Università della ‘Sapienza’ di Roma. E’ “Senior Research Fellow” in studi moderni e della cultura visiva contemporanea presso la British School at Rome, dove è stato assistente alla regia di Belle Arti da gennaio 1998 all’ottobre del 2013. Il mistero del parco, 2012 Ecos Gallery, Roma.
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www.jacopobenci.com Il mistero del parco, 2012
JACOPO BENCI 27
S I LV I A B O R D I N I
Le piante che non rivestono alcuna funzione utile per l’uomo, che danneggiano la produzione agricola, che crescono in maniera incontrollata nei luoghi degradati e abbandonati. Nei margini, nelle crepe, nelle fessure, tra ruderi, rovine e discariche. Tenaci, vitali, avversate, ignorate. E decisamente belle. Erbacce come avanzi, natura residua, serbatoio di diversità biologica, organi di senso dell’ambiente: l’altra faccia del modello tradizionale di giardino e di bellezza naturale. Zona di uno scambio inavvertito tra uomo e natura e testimonianza di un processo di trasformazione biologica. Metafora di tutto ciò che è considerato marginale, che non segue le regole, che non è utile, che non produce, e che tuttavia è provvisto di una insopprimibile energia. Le erbacce hanno cattiva stampa e cattiva fama, ma qualcuno le ama, le studia, le guarda le propone come materia dell’arte, un’alternativa e una resistenza. Silvia Bordini
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www.silviabordini.com Erbacce, 2013- 2015 Video, 2’40’’ 29
S I LV I A B O R D I N I www.silviabordini.com Professore ordinario di Storia dell’arte contemporanea e Storia delle tecniche artistiche all’Università di Roma Sapienza fino al 2012. Ha scritto numerosi saggi sul rapporto tra arte e tecnica (Materia e immagine. Fonti sulle tecniche della pittura, Leonardo-De Luca, Roma 1991; L’occhio, la mano e la macchina. Pratiche artistiche dell’Ottocento, Lithos, Roma 1999; Arte contemporanea e tecniche. Materiali, procedimenti, sperimentazioni, Carocci, Roma 2007); ha rivolto particolare attenzione alla storia delle sperimentazioni dei nuovi linguaggi artistici che utilizzano tecnologie elettroniche e digitali (Videoarte & arte. Tracce per una storia, Roma, Lithos 1995, Arte elettronica. Metamorfosi e metafore (Ferrara, Palazzo Massari, 2001, Arte elettronica, Giunti Firenze 2004,), e alle connessioni tra pittura e fotografia. Ha curato varie mostre e ha coltivato un profondo interesse per aspetti specifici del rapporto tra naturale e artificiale; non solo le articolazioni del paesaggio (da Storia del Panorama. La visione totale nella pittura del XIX secolo, Roma, Officina 1984 a Appunti sul paesaggio nell’arte mediale, postmediabooks Milano 2010), ma soprattutto le trasformazioni del territorio e dell’ambiente urbano in una prospettiva ecosofica collegata anche alla sua attività di fotografa. 30 Il Giardino di Pianamola-naturaORDINEDISORDINE 2015
Come l’erba che nasce coi fili bianchi, tendendo verso l’alto, e ci riesce. Ma non è importante quanta ne nasca. O non, piuttosto, che sia nata? Come un accenno: che la vita ha forza. CARLO BORDINI, Polvere 1999
www.silviabordini.com
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ANNE DEMIJTTENAERE
L’installazione per Elisa di Anne Demijttenaere, un’opera purissima di Art in Nature realizzata per la mostra One Minute Tree nel 2010, per cinque anni ha scritto storie diverse ogni giorno “nel cielo sopra il giardino” di Pianamola: segni sottili che incidono l’aria. All’ invito di ritornare e rivedere la scrittura che si stava sciogliendo, Anne riprende i segni/ pesci, ma con pinne lunghe e ramificate, che fremono nell’aria suggerendo emozioni vibranti. E così un altro processo in divenire si realizzerà nei prossimi anni, grazie a questi altri segni, delicati, discreti e fragili che sfideranno il vento e le intemperie. Elisa Resegotti
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www.operabosco.eu per Elisa 2015 Installazione 2015 33
ANNE DEMIJTTENAERE www.operabosco.eu
Anne Demijttenaere nasce in Belgio e sin da giovane compie studi d’arte. Dopo un soggiorno in Inghilterra si trasferisce a Roma dove esordisce come attrice con Rossellini e Marignani. Contemporaneamente dipinge e frequenta il mondo dell’arte romano, ma ritorna a Bruxelles per scrivere una sceneggiatura per conto del ministero della cultura belga. Nell’85 si trasferisce nuovamente in talia a Calcata dove tutt’ora vive e lavora. Il suo più ambizioso progetto di creare un museo all’aperto si realizza nel 1996 con l’inaugurazione di OPERA BOSCO Museo di Arte nella Natura nella Valle del Treja. Dal 1997 entra a far parte del Sistema Museale MUSART, e da allora il Museo, svolge attività di educazione artistica e ambientale coinvolgendo docenti e studenti di ogni livello scolastico. Opera Bosco è Menzione speciale del premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa nel 2010-2011 e 2012-2013. Ha partecipato alla 14. Biennale di Architettura di Venezia 2014 con la realizzazione di un percorso di Arte nella Natura sull’Isola della Certosa.
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www.operabosco.eu per Elisa, 2010
ANNE DEMIJTTENAERE 35
M ART IN F IG URA
Nel quadro prima del canto vediamo sette donne su una piccola penisola davanti ad uno sfondo incerto. Lo sfondo potrebbe essere acqua o luce – in ogni caso è una sostanza indefinita che circonda la sfera umana, e le è estranea. È uno stato di entropia che si staglia contro l’ordine degli esseri umani e che contemporaneamente è composto dalla stessa materia. Qui nasce dal colore una presentazione mimetica, la composizione classica, la distribuzione illusionistica del chiaro-scuro – là emerge dal colore un gioco astratto e incontrollabile, una spazialità oscillante e un flusso casuale senza meta. Metafora di una natura ordinata e di una natura caotica. Le donne in questo quadro percepiscono questo paradosso con serenità e aspettativa. Martin Figura
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www.martinfigura.com prima del canto, 2012 olio/matita/gesso su legno, 2 tavole, 180x190cm.
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MARTIN FIGURA www.martinfigura.com Martin Figura vive e lavora a Marta/ Capodimonte e Berlino. Ha studiato Belle Arti alla HdK Berlin(Accademia delle Belle Arti). Da 1987 ha partecipato a numerose mostre personali e collettive a livello nazionale (Roma, Torino, Viterbo, Terni, Orvieto, Pitigliano, ecc) e internazionale (Germania, Austria, Francia, Turchia, USA, Giappone). E’ stato co-fondatore della galleria ‘Shin Shin Galerie’ a Berlino. Ha lavorato come direttore artistico per la tipografia internazionale per artisti ‘Druckwerkstatt Berlin’ ed è stato direttore del progetto internazionale „Fresko“ della città di Berlino dal ‘98 al 2001. A partire dal 2002, per anni ha lavorato alla serie di opere pittoriche Sindrome di Stendhal e visitors utilizzando differenti stili che riflettono secoli di storia dell’arte. Nel 2012/13 ha ideato e realizzato insieme ad Anna Maria Civico ‘onde e vortici, festival delle arti intorno al Lago di Bolsena’.
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visitors 1, 2010 olio su tavola.
www.martinfigura.com different trains 5, 2010 olio su tavola, per la mostra One Minute Tree
MARTIN FIGURA 39
INÉS FONTENLA
La preoccupazione per il constante deteriorarsi della terra cresce nel tempo. Oggigiorno siamo più informati sui disastri provocati dall’incuria dell’uomo e sulle sue conseguenze. Inés Fontenla con la sua opera mette in evidenza le problematiche ambientali; un tema sempre più presente nei discorsi di molti, a cui però pochi cercano veramente di trovare una soluzione. E’ difficile stabilire se l’artista con il suo lavoro voglia suggerire un richiamo all’attenzione che scaturisca in attività costruttive per rendere il mondo un luogo meno vulnerabile. Il fatto concreto è che la sua denuncia attiva un pensiero doloroso: la terra una volta era un luogo incontaminato.(...) Non è la prima volta che l’artista “Porteña”, residente in Italia da 25 anni, elabori progetti collegati concettualmente con i disastri ambientali, focalizzando il suo discorso sulla manipolazione smisurata delle risorse naturali e sulle sue conseguenze. Un altro tema ricorrente nel suo lavoro è il concetto di limite, l’ idea di infinito. Patricia Rizzo
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www.inesfontenla.idra.it Still da video “Requiem Terrae” 6’30’’ Realizzato con la collaborazione di: musica e voce Pietro Bisignani, regia e montaggio Massimo Ciccolini 41
INÉS FONTENLA www.inesfontenla.idra.it
Inés Fontenla è nata a Buenos Aires (Argentina). Vive e lavora a Roma e Buenos Aires. Borsa di studio del “Circolo Culturale Hispanoamericano” di Buenos Aires. Borsa di studio del “Centro Ibero-Americano” di Madrid. Borsa di studio dell’Università di Siena. Borsa di studio dell’Istituto “Italo-Latinoamericano” di Roma.
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www.inesfontenla.idra.it Requiem Terrae Installazione
INÉS FONTENLA 43
H ANS- HE RM AN N KO O PMANN
Con l’opera earthhole 1 and 2 ho cercato di avvicinare i visitatori ad un ‘esperienza diretta della percezione del nostro pianeta Madre Terra e stimolare così una maggiore coscienza della realtà e relatività della nostra condizione rispetto all’Universo. Citando liberamente Kant: “due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me”, dove qui il cielo è anche ai nostri piedi, cosa che in effetti rispecchia la realtà. Per accentuare ulteriormente questa sensazione e rafforzare la parte visiva dell’opera, risuona dalla seconda voragine la nota Sol della terra, una potente frequenza generata dal moto planetario. H-H. Koopmann
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www.kunstbrot.de earthhole 1 and 2, 2015 Installazione, materiali misti, terra, earthhole 1: schermo, video in loop, earthhole 2: MP3 player, suono in loop
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HANS-HERMANN KOOPMANN www.kunstbrot.de
Hans-Hermann Koopmann, artista multimediale, vive e lavora in Italia e in Germania. Dopo studi di arte e filosofia, teatro e biologia si laurea in biologia e scienza del teatro. Nelle sue opere la ricerca che aveva iniziato giovanissimo con Beuys si fonde con l’ispirazione e la conoscenza scientifica. Il suo percorso è sempre attento all’elaborazione poetica e concettuale di temi vicini alla natura, alla mitologia, alla letteratura. Attualmente lavora ad un progetto di regia e scenografia dell’Olandese volante di Richard Wagner. Tra le numerose mostre personali e collettive a partecipazione internazionale, ricordiamo: C.A.M., Villa Borghese, 2012; INDIAnce, artMbassy, Berlin-New Delhi, 2012; Divina Commedia “33, PAN, Napoli, 2011; Sedia di Prometeo, Artemisia, Opera Bosco, 2011; Panìco Pànico, Giardino Segreto, Roma, 2009; zeitraumzeit, Künstlerhaus, Vienna, 2008; Abitare il confine, Forte di Fenestrelle, Torino, 2006; viandanti, Galleria eidos, 2005; Nel 2004 riceve il premio LaCittadella per il film d’artista Poeple I don’t know seguito da proiezioni ai festival di Venezia, VeniceScreenings, e al Filmfestival di Locarno nella sezione in.progress. E’ artista cofondatore del gruppo 20zero8. Spesso collabora con curatori e architetti per realizzare installazioni di forte interazione con lo spazio circostante.
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earthhole 1 and 2, 2015 Bozzetto
www.kunstbrot.de earthhole 1 and 2, 2015 Installazione, materiali misti, terra, earthhole 1: schermo, video in loop,
HANS-HERMANN KOOPMANN 47
CARMINE LETA
“Albero. L’esplosione lentissima di un seme”. (B. Munari. Fenomeni bifronti. 1993) L’universo in cui viviamo segue la legge dell’esplosione. L’opera è una scultura in ferro, che riproduce ingrandendola la particolare capsula dei semi di molte varietà di Cistus, direttamente emergente dalla terra. La linea di ferro correrà lungo i contorni delle superfici e descriverà il volume (inesistente) della capsula. Non ci saranno semi. Le pareti interne della capsula sono individuate da elementi bidimensionali sempre in fil di ferro: geometrie, forme, figure. La capsula è aperta, ha già dato i suoi semi. Ciò che ne segue è una lentissima esplosione. La capsula ha protetto la promessa del seme. Il suo compito è finito. Carmine Leta
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www.carmineleta.strikingly.com La Promessa, 2015, scultura in ferro, h 280 cm 49
C A R M I N E L E TA
www.carmineleta.strikingly.com Laurea in D.A.M.S. nel 2005, presso l’Università degli studi di Torino, con una tesi dal titolo Analisi del concetto di Nulla nell’opera di Edvard Munch e di August Strindberg fra il 1890 e il 1905 con la prof.ssa Franca Varallo. Tirocinante presso l’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma nel 2004 e presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino nel 2003. Il suo lavoro sperimenta sia le possibili relazioni fra materiali diversi quali il metallo, la pietra, il legno e le resine, nonché le interazioni fra i diversi linguaggi artistici, dalla parola alla scultura, dalla pittura alla musica, dalla fotografia al video ed alla performance. Attraverso un continuo confronto con artisti internazionali mantiene vivo il necessario scambio di esperienze ed idee nell’intento di approfondire lo studio della comunicazione umana e delle sue possibilità conscio delle responsabilità derivanti dal ruolo sociale dell’artista inteso quale promotore di stimoli emotivi e cognitivi, indispensabili in ogni cultura. Realizza progetti, installazioni, opere in cui si concretizzano gli esiti di tale processo conoscitivo, concentrandosi sui processi di simbolizzazione e fruizione di concetti quali l’identità individuale e collettiva, il vuoto, la memoria.
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www.carmineleta.strikingly.com La Promessa, 2015, scultura in ferro, h 280 cm
C A R M I N E L E TA 51
PIETRO MARI
La riproduzione della realtà sembra il luogo ideale della fotografia, un territorio che ha conquistato la sua puntualità meccanica convincente. L’immagine fotografica del mondo è diventata essa stessa la Realtà, con tutte le derivate paradossali che si possono immaginare e non ultima quella legata alla verità della fotografia. (...) L’ispirazione del trittico viene dall’invito della curatrice, ma le singole fotografie sono alberi feticcio che fotografo da anni per la precarietà dei pini marittimi in primis e per la costrizione feticista della palma sul lungolaguna di Orbetello. Il lungolaguna é stato uno dei luoghi di ricerca di Luigi Ghirri. Pietro Mari
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www.pietromari.com Trittico NaturaOrdineDisordine, 2015 Trittico composto da fotografie temporalmente nell’ordine 2013, 2002, 2014. Tecnica ink jet Epson Pro su carta Fine Art montata su pannello piuma, 100x50 cm 53
PIETRO MARI www.pietromari.com Fotografo, vive e lavora tra Roma e la Maremma Laziale. Di formazione scientifico naturalistica si dedica rapidamente all’architettura intesa come installazione in rapporto contraddittorio al paesaggio naturale. Ritratti d’Italia é il lavoro che ne contiene i principi essenziali. I temi del suo interesse attuale vertono sul senso illusorio della tridimensionalità nel reame bidimensionale della fotografia. Lavori come 3D e Wallstreet evidenziano le derivate paradossali e acritiche di una Realtà percepita in rapporto biunivoco con la Fotografia. Si occupa di Luce e ne ha scritto in un rilevante manuale coordinato da Marco Frascarolo, curatore della nuova illuminazione led della Cappella Sistina. Tiene seminari sulla Luce per il master in Lighting Design per architetti. Ha ricevuto il Premio Roma per la fotografia e il video nel 2005. Collabora attualmente con il gruppo 20zero8. Fotografa da diversi anni Il Giardino di Pianamola, dove ha esposto per la 10a Giornata del Contemporaneo. 54 Il Giardino di Pianamola-naturaORDINEDISORDINE 2015
www.pietromari.com
Fotografie de Il Giardino di Pianamola, installazioni della mostra One Minute Tree,da sinistra a destra: Manuel Casimiro, K.M. Bednarski, H-H. Koopmann.
PIETRO MARI 55
MARIAGRAZIA PONTORNO
In Roots l’illusione si svela nella parte finale, scardinando così l’aderenza al naturale scorrere della vita e degli eventi. Un vento sempre più forte inizia a soffiare sulla vegetazione di Central Park, sradicandola e facendo volare via piante e alberi. Nel frattempo il vento (un elemento sempre presente nei miei lavori, anch’esso puramente artificiale e mentale, di derivazione warburghiana) diventa potente più di un uragano e sradica anche i grattacieli, che si scoprono avere le radici. A pensarci bene, anche questo potrebbe apparire “un fatto inevitabile, che stupisce per un attimo, ma subito dopo appare un evento logico, perfettamente coerente”, come ha scritto Valentina Tanni in un bel saggio dedicato proprio a questo lavoro. Mariagrazia Pontorno
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www.mariagraziapontorno.com Roots, 2010 videoanimazione 3D, 2’ 57
MARIAGRAZIA PONTORNO www.mariagraziapontorno.com
Mariagrazia Pontorno (Catania, 1978) vive e lavora a Roma. Dal 2004 insegna Progettazione Multimediale presso le Accademie di Belle Arti. Negli ultimi anni la sua ricerca si è focalizzata sull’uso dell’animazione 3D, così da ricreare immagini che rimandano alla vita quotidiana e allo scorrere del tempo. Il 3D è un linguaggio che le permette di evocare paradossi visivi: ciò che sembra familiare, sicuro e conosciuto improvvisamente appare distante, estraneo e perturbante. Grazie all’uso di sofisticati software di videoanimazione, l’artista ricostruisce in modo realististico scene in cui il confine tra finzione e realtà appare labile e immateriale, doppi artificiali il cui scarto con il corrispettivo analogico dà vita a cortocircuiti dello sguardo. Il suo lavoro è stato esposto in musei italiani e internazionali tra cui: il MACRO di Roma, il Biedermann Museum di Donaueschingen, la Stadtgalerie di Kiel, il MLAC di Roma, il Museo di Castel S.Elmo di Napoli, l’Art Center di Thessaloniki, il Museo RISO di Palermo. E in gallerie private e spazi no profit come: Monitor, Roma; ISCP, New York; HSF, New York; Fondazione Noesi Studio Carrieri, Martina Franca; Lithium Project, Napoli; Murat 122, Bari; Passaggi Arte Contemporanea, Pisa; Casa Musumeci Greco, Roma. 58 Il Giardino di Pianamola-naturaORDINEDISORDINE 2015
www.mariagraziapontorno.com Roots, 2010 still dal video
MARIAGRAZIA PONTORNO 59
ELISA RESEGOTTI
Questa è una lunga storia, un po’ artistica, un po’ botanica. Volevo una “siepe non siepe”, ed ho piantato una serie di mimose, ma dopo pochi anni mi sono ritrovata a leggere il movimento flessuoso dei tronchi e volerlo interpretare graficamente. Così il primo titolo Dance in progress del 2010, poi è nata una sfida tra la mia inarrestabile volontà creativa in giardino e l’ incredibile vigoria dell’ Acacia dealbata. Sfida che ha forgiato una visione di ordine e disordine: segni allo stesso tempo lineari e rotondi che creano una forma di bellezza in movimento. Usando il titolo di un film di Alexander Kluge: “la forza dei sentimenti” versus la forza della natura, o meglio, con. Elisa Resegotti
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www.pianamola.org OrdineDisordine 2015 Installazione vegetale vivente, dal 2002 ad oggi 61
ELISA RESEGOTTI www.pianamola.org
Elisa Resegotti nasce a Torino, studia a Venezia e in diversi Paesi, per poi trasferirsi a Roma. La lunga esperienza internazionale nel campo del cinema e della fotografia sono all’origine del suo approccio interdisciplinare per l’ideazone di progetti d’arte, mostre e giardini. Negli anni ‘90 intraprende la creazione de Il Giardino di Pianamola e, nel 2007, con Nature and Art Projects continua il lavoro di scoperta di nuove zone d’arte per realizzare progetti con temi e artisti legati alla relazione arte-natura-paesaggio. In trent’anni di carriera nel campio cinematografico ha prodotto, acquisito e promosso opere internazionali di grande interesse artistico, pluripremiate nei maggiori festival; ha inoltre curato vari libri e pubblicazioni, e conta diverse collaborazioni con riviste d’arte e cultura. Dal 2001 ad oggi ha curato numerose mostre, la prima Kiarostami- Fotografie alla Galleria Il Gabbiano, Roma, seguita da Roads of Kiarostami - fotografie, video e installazioni - inaugurata nel 2003 alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, mostra poi curata con altri allestimenti in una ventina di prestigiosi musei di tutto il mondo, come: Sociedades Nacional de Belas Artes, Lisbona; Macedonian Mu-
seum of Contemporay Art, Salonicco; Museum of Contemporary Art, Belgrado; Kuhmo Museum, Seoul; MACBA, Buenos Aires; Stenersenmuseet, Oslo; CCCB, Barcelona; Casa Encendida, Madrid; Centre Pompidou, Paris; Beijing Art Museum of Imperial City, Pechino; Santa Maria della Scala, Siena. Altre mostre: Miti portoghesi alla Cittadella della Cultura di Bari; Panìco Pànico per Giardino Segreto a Roma; One Minute Tree, mostra con 26 artisti internazionali ideata nel 2010 e riproposta con nuovi artisti e nuove opere ogni anno per la Giornata del Contemporaneo. Nel 2015 ideazione della mostra naturaORDINEDISORDINE.
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www.pianamola.org 2015
ELISA RESEGOTTI 63
RIVKA RINN
Il progetto video per naturaOrdine Disordine elabora una serie di fotografie scattate a Pianamola. Arrivo e partenza, in combinazione con parole che diventano una frase tratta da Edmond Jabès Le Livre des Questions, 1963: "Prima e dopo la parola, c'è il segno, e nel segno vi è il vuoto in cui noi cresciamo. Per quanto possa far male, solo il segno è visibile. Ma l'occhio inganna. " Le fotografie sono ricordi selezionati dal nostro sistema percettivo, risultato delle nostre origini ed educazione, e documentano l'esperienza del momento. Tra le infinite possibilità. Prendono distanza dal luogo, creando un dialogo tra il paesaggio e ciò che è stato scelto ed estrapolato. Il testo di Edmond Jabès appare ad intervalli, separa le parole, assegnando ad ognuna sia l’intrinseco significato, sia la relazione rispetto alla frase intera. L'obiettivo è quello di creare una catena di immagini e testo che offre la possibilità o l'impossibilità di osservare. Rivka Rinn
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www.rivkarinn.org From the place to the memory of the place itself, 2015 elaborazione di 215 fotografie scattate verso/nel Giardino di Pianamola.
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RIVKA RINN www.rivkarinn.org
Nata a Tel Aviv, ha studiato a Vienna e vissuto a lungo in Italia, da anni vive e lavora a Berlino. Ha insegnato e tutt’ora insegna, in varie sedi in Austria: Vienna, Salisburgo, Innsbruck e Aldrans. Nel 2007 nominata membro attivo dell’Accademia Europea delle Scienze e delle Arti. Dal 1984 ad oggi ha esposto in centinaia di mostre in tutto il mondo sia individuali, sia collettive e soprattutto in Israele, Brasile, Italia, Inghilterra, Spagna, Austria, Germania, Polonia, Belgio, Croazia e Stati Uniti. Ha inoltre all’attivo anche varie pubblicazioni internazionali. 66 Il Giardino di Pianamola-naturaORDINEDISORDINE 2015
www.rivkarinn.org From the place to the memory of the place itself, 2015 still dal video
RIVKA RINN 67
S I LV I A S T U C K Y
...Nel 2006 ho raccolto 93 foglie d’edera che sono diventate oggetto/soggetto di una mia opera dal titolo Senza io, costituita da 93 fogli bianchi A4 su ogniuno dei quali ho fatto il frottage di una foglia, uno per ogni giorno, dal 21 marzo 2006 ( equinozio di primavera) al 21 giugno 2006 (solstizio d’estate). ... Nel 2014 le 93 foglie d’edera - che avevo conservato dal 2006 in una scatola di cartone - sono divenute un’altra opera: un’istallazione nella Villa Gregoriana a Tivoli...Prima di installare l’opera avevo fotografato le 93 foglie, tutte a grandezza naturale, ognuna appoggiata ad un foglio A4 di pergamena. Da queste foto ho successivamente elaborato una sequenza di immagini digitali in un loop. Questo ulteriore lavoro viene presentato per la prima volta nella mostra naturaORDINEDISORDINE. Silvia Stucky
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silviastucky.wordpress.com Senza io, 2015 Immagini digitali in loop 69
S I LV I A S T U C K Y silviastucky.wordpress.com
Vive e lavora a Roma. Il suo lavoro comprende pittura, libri d’artista, fotografia, video, performance, installazione, giardini. Espone dal 1984. Il suo primo lavoro video, Mobile–Immobile, è stato presentato nel 1996 al XVII Festival International de la Vidéo di Locarno. Le sue opere sono state esposte in rassegne e festival video, mostre collettive e personali in gallerie e musei in Italia, Egitto, Francia, Germania, Indonesia, India, Iran, Marocco, Olanda, Svizzera, Thailandia, Turchia. Al centro del suo lavoro artistico c’è l’acqua e la semplicità del quotidiano. Della prima ne osserva l’immobilità nella mutevolezza; della seconda, la profondità che vi si può cogliere. Dal 1999 lavora anche con la fotografia sul tema del paesaggio plasmato dall’intervento umano, in cui mira a cogliere le costanti che si manifestano al di là delle differenze geografiche.
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silviastucky.wordpress.com L’acqua è senza io, 2006 Frottages
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“Nessun uomo è un’isola” scriveva il poeta John Donne. E se fosse vero il contrario? Forse si potrebbe anche pensare, invertendo i termini, che ogni isola è un uomo. Ciascun singolo componente dell’arcipelago da noi immaginato in questo lavoro ha il suo profilo, i suoi colori, potremmo quasi dire un carattere, colto in un particolare momento di luce e di condizione atmosferica che ne accentuano i tratti: nitido in pieno sole, nero in mezzo al brillio argenteo del mare, opalescente nella foschia, cupo tra lo squarcio delle nubi. A ben guardare poi, non tutte le isole sono fatte di roccia, di sabbia, di arbusti, come noi le conosciamo; e non tutti i fenomeni atmosferici sono quelli che siamo abituati ad osservare nei cieli e sul mare. Forse è perché la realtà talvolta non basta e allora la mente associa e mescola frammenti di esistente per creare qualcosa che non c’è: così, laddove essa scorge, in piccole tracce fossili e in mu-
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schi trovati su pietre e sassi, micro-mondi, paesaggi alberati, soli e pianeti, ecco che li traspone su scala più grande per fonderli con le altre immagini catturate in quegli stessi luoghi: isole e isolotti che si situano sulla linea di un orizzonte ampio ed esteso circondati dall’aria e dalle acque. Nascono dunque così - dalla sovrapposizione di macro e di micro, di paesaggio e di minime incrostazioni minerali e vegetali – questi “ritratti di isole”, visioni diverse di una natura quasi primordiale, nei quali, unica e continua, corre la linea di demarcazione tra cielo e mare. Ticon3
www.flickr.com/photos/ticon3 Isole, 2011 Video digitale, colore, formato 4:3, dur. 2’:30� musiche di Mauro Cossu.
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www.flickr.com/photos/ticon3 Il collettivo è composto da tre artiste, Nora Ciottoli, Diana Danelli, Elena Parati, ciascuna con una personale attività portata avanti sia a livello individuale che all’interno di gruppi (Arte-Ambiente, In- quiete, Da-z). Esordisce in occasione del progetto ZEITKAMMER, realizzato appositamente per la Sala della Cancelleria di Castel Velturno (Velturno/BZ), dove due installazioni, una video e una fotografica, sono state allestite in una mostra a cura di Silvia Bordini (11-26 settembre 2009).
Diana Danelli, si occupa di arti elettroniche sia a livello teorico che
sperimentale. Laureata in Filosofia (Estetica), ha elaborato il concetto di Robotica immateriale in Per una Scultura digitale a bassa densità in AAVV. Nel Foco che li affina (Prometeo, 2000) e tra gli altri scritti sull’opera cibernetica, Tensione verso il possibile in AAVV. L’uomo e la macchina: trent’anni dopo (Laterza, Bari, 2000); Arte, Elettronica, Genetica (Trauben, Torino). Ha insegnato installazioni multimediali e video-installazioni presso l’Accademia Santa Giulia di Brescia. La sua produzione comprende video, installazioni multimediali, live media, net art.
Elena Parati, giornalista, collabora in veste di autrice e producer
alla realizzazione di programmi televisivi. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera, lavora preferibilmente con la fotografia e con il video. Selezione di alcune opere: Dinamica Press, video e installazione (1999); Tra le mia dita innamorate, video documentario (2002); Angeli e merc-atto, con il gruppo In-quiete, azioni site-specific di tipo relazionale in ambiente urbano. Nel 2011 realizzazione di video per il Dipartimento di francese-italiano Dartmouth College, Hanover (USA).
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Nora Ciottoli, dopo un’esperienza di alcuni anni nel campo del
restauro pittorico, è stata curatrice della Fondazione Davide Lajolo di Milano, per cui ha organizzato incontri ed esposizioni ed ha curato alcune pubblicazioni (2001-2013). Porta avanti una ricerca personale che utilizza l’elaborazione digitale di immagini fotografiche in connubio con il testo poetico. Lavora con materiali visivi d’archivio e realizza libri fotografici digitali. Alcuni suoi lavori sono stati selezionati nell’ambito di rassegne e premi di carattere nazionale: XII edizione Premio Nazionale di Fotografia Riccardo Pezza (2007), Imballaggi poetici, mostra visiva oggettuale di poesia contemporanea (Cagliari, 2008), SAF - Condannati a creare (Sardegna arte Fiera, Cagliari, 2008), Premio Celeste 2008 (pubblicazione in catalogo), Final Cut, collettiva (Milano 2010). http://issuu.com/noraciottoli; https://www.flickr.com/photos/noraciottoli/
Mauro Cossu Compositore e sound artist, lavora con l’interazione tra arte visiva e ricerca sonora. Conduce studi sulla microtonalità nel tempo non lineare e ricerche di estetica del rumore. Collabora con la rivista d’arte contemporanea Flash Art, di cui è corrispondente da più di quindici anni; è responsabile degli esperimenti visivi e sonori del progetto Ruinas Contemporaneas per il Centro culturale 3T di Sellero (BS), insieme a Francesca Conchieri.
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www.flickr.com/photos/ticon3
F I N I S S A G E
I n s t a l l a z i o ne Pollicino/Pollicianus: una lettura di genere
C o nce r to JM - Jour ne y’s Mind
di Laura M.Romero
di Jonas Clementoni (Batteria) e Matteo Redaelli (Chitarre Synth)
Nella cornice ideale del Giardino di Pianamola quattordici meteoriti sono la traccia di un moderno Pollicino, non solo vittima ma attore dell’abbandono delle sue sette sorelle. Dalla fiaba più nota alla rilettura delle Silvae di Poliziano, gli elementi giocano una partita di “genere” che appare centrale ieri come oggi nel discorso natura ordine disordine. Laura M.Romero
Il progetto nasce dalla nostra collaborazione: concepiamo la creazione artistica esclusivamente nella dimensione dell’improvvisazione, permettendo ai suoni di esprimersi per la prima volta in tutta la loro forza e freschezza, utilizzando l’interazione tra batteria acustica ed effettistica per chitarra come vero e proprio portale: dalla dimensione del suono...alla nostra realtà. Jonas Clementoni, Matteo Redaelli
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Opere di Laura M.Romero presentate per la mostra One Minute Tree 2014 nell’anfiteatro de Il Giardino di Pianamola in occasione della 10a Giornata del Contemporaneo.
Gold water, foglia d’oro, 11x11 Flying in the darkness, tecnica mista con paste micacee, 30x24
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Il Giardino di Pianamola
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www.pianamola.org 80 Il Giardino di Pianamola-naturaORDINEDISORDINE 2015