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Indice Armando Checchi - Vi lascio il mio sogno
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Le Interviste Intervista alla Mistress Signora Rebecca Intervista a Drag Marcella Intervista alla Mistress Roberta Kelly Intervista a Nadia Girardi Intervista a Desire Oliveira Shantey Miller la drag con il cuore d’oro Intervista ad Angelica Faliero Interista alla Mistress Eva Lux Intervista all’artista Paola Mello A tu per tu con Mistress Masha
Pag. 7 Pag. 10 Pag. 13 Pag. 15 Pag. 18 Pag. 23 Pag. 26 Pag. 29 Pag. 32 Pag. 35
Il piacere attraverso la storia Omosessualità e Follie Reali Pag. 38 Come trono il letto Pag. 41 Delitti e passioni Francesi Pag. 44 Gli Eunuchi Pag. 47 Le amanti di Papi e Cardinali Pag. 50
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Indice Astrologia, Amore e sesso L’uomo del TORO: Carattere e vita sentimentale Pag. 53 L’uomo dell’ARIETE: Carattere e vita sentimentale Pag. 55 Com’è l’uomo dei PESCI, a letto come conquistarlo Pag. 57 Com’è l’uomo dell’ACQUARIO, a letto, come conquistarlo Pag. 60
Costume e Società Piccole Trasgressioni presenta il nuovo CLASS Pag. 63 Prete cattolico fa coming out durante la messa Pag. 65 Love us for Christmas Pag. 66 USA: da Gennaio le trans potranno far parte dell’esercito Pag. 67 La trans Laurel Hubbard si aggiudica l’argento ai Mondiali di Pesi! Pag. 68 Barbie ha preso posizione sui diritti gay Pag. 69 Il Parco dei Peni in Corea del Sud Pag. 70 Associazione ALIVI Pag. 71
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…VI LASCIO IL MIO SOGNO ”ARMANDO CHECCHI detto Il PITTORE”
Nel pomeriggio di ieri, mercoledì 27 dicembre, ARMANDO CHECCHI detto Il PITTORE ha inaspettatamente lasciato il suo corpo. Armando era nato sotto il segno del Cancro nel luglio 1953, in quelle che oggi hanno assunto la denominazione di Terre del Reno (Fe). Il suo cuore, da tempo ammalato, non ha retto ad un ennesimo attacco. In questi giorni il titolare del celeberrimo RIFUGIO DEGLI ARTISTI in Dosso (Fe) si apprestava a celebrare il 35° anniversario dell’attività, nella quale recentemente era entrata la figlia Chiara, dopo il diploma alla scuola Alberghiera di Ferrara. Tutto pare messo a posto con le mani da un destino del quale Armando avrebbe sorriso dicendo: “An ghè piò bisogn ed mè !” (Non c’è più bisogno di me!); “Vi lascio il mio sogno, ma rimango con Voi attraverso di Lei”. Lei, la figlia Chiara è la sua carne ed “il Rifugio degli Artisti” il suo pensiero. Nel Rifugio tutto parla di Armando, o meglio la parola del Pittore si materializza in ogni oggetto, perché nulla è in quel luogo casualmente. Armando diceva: “La diversità negli individui sta nella semplice incapacità di essere sé stessi”. Lui la capacità di essere sé stesso l’aveva in modo dirompente ed ovunque andasse destava attenzione e curiosità, per questo ripeteva: “Rispondo a chi mi chiede perché vesto così? La differenza sta proprio qui. Questi si vestono… Io sono!”. Spesso aveva frasi sibilline come: “Non amo parlare della mia interiorità, ma un amico ha voluto farne un libro”; ebbene, quel libro c’è e titola “Il mio mondo”: tutte le pagine sono bianche. Sono bianche perché il lettore possa scrivere in esse, tenendo un diario interiore, le sensazioni che ha provato incontrando Armando e visitando il suo mondo: un immenso specchio nel quale vedere la propria anima come raccontata in un sogno. Nel Rifugio degli Artisti, Armando ha creato tutto questo in un percorso dove carne e spirito si confrontano perpetuamente; tu dirai piacere e l’eco risponderà dolore; tu dirai vita e l’eco risponderà morte; tu dirai lussuria e l’eco risponderà castità. Tu siederai sul trono di un re per gustare il tuo pasto, ma prima passerai innanzi al carcerato segregato a pane ed acqua; ed ancora, per giungere alla regalità del pranzo, chinerai il capo e fletterai le ginocchia per entrarvi. Le emozioni ed i ricordi sono la chiave di volta per capire Armando; al Rifugio non andrai semplicemente per sfamare il corpo, ma per placare le ansie e sedare le curiosità. Una di queste curiosità potrebbe essere di comprendere che cosa sia veramente la morte. Armando Checchi detto “il pittore” non è morto e vive in ciò che è sopravvissuto al suo corpo: la sua opera, che ha sempre esorcizzato la morte come un fatto quotidiano. Sono certo che, sul far della sera, nell’ampio parco che congiunge gli edifici denominati INFERNO, PURGATORIO e PARADISO, lo potrete ancora incontrare, anche ora, mentre scrivo è accanto a me, si liscia la barba e dice: “Vi aspetto a cenare in un museo per nove motivi, nulla è cambiato. 5
IL PRIMO per il gusto di sapere stupire. IL SECONDO perché solo in questo luogo un desiderio di solitudine si trasforma in gioia di stare insieme. Perché solo in questo luogo riesci ad isolarti ritrovando te stesso. IL TERZO perché ci sono situazioni in cui, a livello inconscio, ognuno di noi può percepire le vibrazioni emesse dai dipinti, effetti personali, oggetti, arredi che persone comuni o personaggi storici hanno vissuto e continuano a trasmetterci. IL QUARTO perché c’è chi può vivere di emozioni lasciandosi trasportare dalle memorie di un passato che si trascina vite, momenti, situazioni, a noi lontane e sconosciute, talvolta anche drammatiche. IL QUINTO per scoprire un animo diverso in quella persona che non conoscevamo così a fondo: noi stessi. IL SESTO per cercare di addentrarsi nella mente di un personaggio che ha saputo creare un proprio incredibile angolo di mondo dentro al nostro vissuto. IL SETTIMO per trasformare la magia di una cena romantica, nell’estasi di un malcelato desiderio di liberazione dei sensi. L’OTTAVO per vivere un intreccio di emozioni che convivono nell’essenza dell’arte. IL NONO perché nella quotidianità, la pazzia sta prendendo il posto della ragione, perché solo in questo luogo la ragione perde il proprio significato e la pazzia diventa un momento d’arte molto personale.” Armando ci teneva ad assicurare che Il Rifugio garantisce rispetto e suprema considerazione a: “Artisti di quasi tutte le tendenze; Santi ed indemoniati; Dame disinibite, licenziose e compiacenti; Chi si addobba di nero anche al mattino; Chi nutre un profondo rispetto verso Dio e Satana; Chi indossa scarpe lucide all’imbrunire; Chi gode cerebralmente nel dissacrare all’eccesso tutto ciò che è troppo puro e casto; Chi rifugge con orrore le abluzioni quotidiane, ma che adora profumarsi intensamente; Coloro che vagabondano per il mondo, nutrendosi della sana compagnia dei barboni dissociati; Chi ha il coraggio di uscire dal branco belante e prosegue per il proprio Calvario, cercando di non pestare i piedi a nessuno; Chi è affetto da priapismo acuto ed irreversibile; Coloro che sono dotati di una buona dose di lucida follia.”
Questo è Armando Checchi detto il Pittore, attraverso le sue parole, autenticamente riportate in corsivo. Il nostro speciale a tu per tu con “il Pittore” 6
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Intervista alla Mistress Padrona Rebecca ”Mi inebria sentire che le persone soffrono per me” Continuano le interviste di Piccole Magazine alle Mistress più famose d’Italia. Oggi vi presentiamo Padrona Rebecca, esotica bruna brasiliana di Bahia attualmente residente a Como. Buonasera, siamo curiosi: come è avvenuto per Lei il contatto con la realtà bdsm? Inizialmente facevo la escort, in Brasile. Ma dopo poco tempo ho capito che non faceva esattamente al caso mio, sono totalmente attiva e amo troppo dominare le altre persone, sentire che soffrono psicologicamente e fisicamente per me mi inebria. Ho quindi intrapreso un percorso diverso ed ho iniziato a informarmi il più possibile su questo mondo. Una vera mistress deve studiare. E’ autoditatta dunque? Assolutamente. Per un periodo sono andata a Lugano, in Svizzera, per apprendere i segreti del mestiere. Spesso mi reco a Zurigo, dove c’è tantissima richiesta di Padrone esperte, e ho avuto la possibilità di lavorare in uno studio bdsm super attrezzato, dove mi sono trovata benissimo. I clienti svizzeri sono precisi e molto esigenti. Ora vorrei andare a Dublino per frequentare un corso apposito che, alla sua fine, rilascia proprio l’attestato di Mistress: costa molto ma ne vale la pena. Beh, mi sembra giusto, dopotutto è una professione a tutti gli effetti, meriterebbe il riconoscimento “accademico”. Qua in Italia difficilissimo succeda (ride). Sono qui da 8 anni e le cose girano piuttosto bene, gli italiani amano farsi dominare! Non hai idea di quanti! Qual’è il cliente tipo che La cerca? Prevalentemente uomini tra i 40 e 60 anni, qualche coppia, pochissime donne, pochi giovani. Di solito sono persone benestanti che sanno come divertirsi.
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E mi dica, come si svolge un incontro tipo con un cliente? E’ fondamentale stabilire regole chiare e limiti di gioco che devono essere concordati prima di cominciare la sessione. Divido i clienti in due categorie: i neofiti e gli esperti: io preferisco i più anziani perchè sono decisi e sanno gia quello che vogliono. Bisogna parlare di quello che si vuole senza remore, non c’è da vergognarsi di nulla. Una cosa è sicura: agisco sempre in modo che il cliente poi torni perchè ha gradito il lavoro da me svolto. Ci sono limiti nel bdsm? (ci pensa un po’) Esistono i limiti che si pongono due persone durante il “rapporto”. Io vorrei essere ancora più perversa e spinta, ma purtroppo, quando arrivo a certi estremi, vedo che gli schiavi si ritraggono: i veri sottomessi al 100% sono pochissimi. Di solito le persone che ti trovi davanti non sono pronte ad avere a che fare sul serio con una vera Mistress. Lei si identifica decisamente in questo ruolo. Si. E sono anche molto curiosa come persona ed ogni giorno mi piace scoprire cose nuove. Nel tempo mi sono proprio resa conto che preferisco questa pratica rispetto ad un rapporto normale. Nella vita privata sono così, autoritaria, forte, esigente. Che attrezzi ti piace di più usare? Quali sono i più richiesti? Pensa, ho una valigia di ben 32 kg piena di attrezzi adatti! Amo le fruste, ne ho 4 diverse, una per ogni esigenza, le manette, i falli anali, le pinze per i capezzoli, strap on. Mi chiedono tantissimo il fisting, il pissing, l’umiliazione. Mi rifiuto di usare aghi però, la salute va in primo piano e io mi tutelo molto: pratiche come cucire i capezzoli, l’ombelico o i testicoli mi infastidiscono e non le faccio. Un giorno credi che smetterai questo lavoro e ti dedicherai ad altro? Oltre che mistress sono truccatrice professionista: ho il diploma all’Accademia Nazionale di Teatro e Cinema di Bologna, lavoro spesso a Milano e Zurigo ma è un ambiente in cui è difficile riuscire a vivere dignitosamente. Quindi, per ora non ho intenzione di smettere la mia attività parallela di mistress: mi piace e mi permette di vivere bene. Ho scelto la mia vita e va bene così: se poi un giorno mi innamoro e questa nuova situazione dovesse darmi la sicurezza economica di cui ho bisogno, allora potrei cambiare.
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Intervista a Drag Marcella “Per essere una vera Drag Queen bisogna avere l’eccesso nel sangue!” Marco Leardini, in arte Drag Marcella, è una nota drag queen trasformista e cabarettista. Di Ferrara, è titolare, insieme a Enrico Colombini, della LMShow Management, agenzia di spettacolo con sede a Modena. Da oltre 25 anni si esibisce con successo in giro per l’Italia: abbiamo fatto due chiacchiere per conoscere meglio questo poliedrico artista. Buongiorno! Allora, come è nata Drag Marcella? Buongiorno a voi. Non ho scelto io questo nome, me lo hanno dato i miei fans quando ho iniziato ad esibirmi, perché il mio “cavallo di battaglia” è cantare le canzoni di Marcella Bella. Come mai hai scelto di intraprendere questa strada? Ho preferito fare l’unico mestiere dove quando hai finito, ti applaudono. Prima di diventarlo, ho fatto l’idraulico, l’elettricista, il tornitore, il fresatore e il saldatore per 6 anni. Sono stato anche caporeparto in officina e dopo una settimana di quest’ultima mansione ho mandato tutti a quel paese! Non faceva proprio per me. Drag Queen si nasce o si diventa? Per me è il mestiere più bello del mondo. Essere quello che non sei, creare una personalità nuova, grande, unica e riuscire a coinvolgere il pubblico, fargli capire che questo è un lavoro è il massimo. Però essere Drag è difficile, bisogna avere “l’eccesso”nel sangue, “sentire” il personaggio che interpreti. Per me una vera Drag deve far ridere il pubblico; per questo, io per la maggior parte dei miei personaggi sono “comica” Vuoi dirmi che pur essendo “eccessiva” non sei affascinata dalla parte sfarzosa? No, non mi interessano le piume, il vestito, etc. Ovviamente servono a fare scena appena esci sul palco, ma poi? Dopo 5 minuti se non hai la “parlantina”, le battute e tutto quello che può renderti simpatica, hai finito. Drag è riuscire a farsi un copricapo favoloso andando in ferramenta. Facciamo un po’ di chiarezza per chi non ha ben chiaro chi sia davvero una Drag. Imitano le donne o le reinterpretano a loro modo? Ci atteggiamo come le donne, ma non lo siamo (ride). Le reinterpretiamo a modo nostro mentre facciamo le imitazioni, ma esageriamo tutto, accentuiamo i loro difetti. Quali musiche e artisti musicali sono più rappresentati e scelti dalle Drag Queen e da te? Ovviamente scegliamo donne, di solito dive o icone, perché noi Drag siamo Dive. Io però, come ti dicevo, sono diversa, più che dive, io scelgo le “baracche” (nel senso, non le sex symbol) tipo Orietta Berti, Loredana Bertè, Iva Zanicchi, Donatella Rettore...la mia missione è far ridere! 11
Hai fatto qualche studio particolare per imparare questo mestiere? Si, ho frequentato per 6 anni la rassegna Lgbtqi di cinema e teatro di Modena “La Manica Tagliata”. Ho studiato anche teatro drammatico, ma dopo qualche anno ho detto basta e mi sono buttato nel comico. Se dovessi dare tre aggettivi al mondo delle Drag Queen quali sarebbero? Se dovessi rispondere davanti al pubblico sarebbe: esagerate, affascinanti, coinvolgenti! Se dovessi rispondere a te…meglio che sto zitto (sorride sornione). Anche se manca un po’ di tempo all’evento, ti va di accennarci qualcosa riguardo la serata che hai organizzato per il 18 gennaio al Bolero Palace di Altedo? Certamente. Si chiamerà CHANEL e sarà una serata per travestiti, trans, singoli e coppie etero all’insegna della trasgressione che si terrà ogni terzo giovedì del mese in questo splendido locale. All’inaugurazione si terrà una sfilata di moda dalle ore 22, con i bellissimi abiti ricoperti di cristalli Swarowsky della stilista Divas. Da mezzanotte in poi invece ci si scatenerà nelle danze con il Mr. Brenno Dj. Vi terrò aggiornati sui dettagli!
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Intervista alla Mistress Roberta Kelly “E’ un lavoro in cui serve usare la testa” Roberta Kelly è conosciuta come “la regina Brasiliana” ed è una bellissima Padrona che vive a Quarto d’Altino, in Veneto. E’ molto trasgressiva, sexy e specializzata nella dominazione e nei giochi fetish. Di indole piuttosto riservata, parlandole, siamo stati subito colpiti dalla sua aura autoritaria. Per chi cerca una situazione intrigante e mai banale, è sicuramente la compagnia ideale per momenti di piccante relax. Buongiorno Roberta, grazie del tempo dedicato. Allora, come si trova qui in Italia? Buongiorno a voi. Direi bene, mi piace stare in questo Paese e mi trovo molto bene con la clientela italiana. Ormai sono da 9 anni che vivo qui e non posso certo lamentarmi, sono stata accolta con calore. Sappiamo che Lei ha una corte di schiavi piuttosto devoti. Si, ho tantissimi schiavi e clienti che strisciano ai miei piedi. Mi portano spesso dei bei regali, come profumi o scarpe, oppure capita che conceda loro l’onore di portarmi fuori a cena...e pagare tutto, ovviamente (sorride sorniona). Le piace trattarsi bene! E farmici trattare! Adoro fare shopping, in particolare amo la marca della casa di moda Guess: ogni settiamana vado a fare acquisti, mi piacciono le cose belle e costose. Qual’è il suo segreto per avere così tanti schiavi? Deve piacerti quello che fai, io amo il mio lavoro. Essere severa, comandare, imporre la mia autorità sono doti naturali e vengono riconosciute dai sottomessi, capiscono che non è finzione, per me. Inoltre, in tanti cercano proprio una persona autoritaria con cui rapportarsi, vogliono la mia compagnia e sono disposti a tutto pur di ottenerla. In Italia che genere di pratiche Le vengono più richieste? Premetto che in Italia c’è una incredibile richiesta di avere incontri con una Mistress. Ricevo le richieste più disparate, dall’adorazione di scarpe e piedi a sessioni di bondage più o meno leggero; c’è anche chi chiede di essere usato come toilette umana! Lavoro tantissimo anche con la “femminilizzazione”, ovvero vestire da donna gli uomini: è una cosa che mi piace molto fare. C’è qualcosa che proprio non fa volentieri, invece? A livello di “giochi”, faccio tutto, non ho remore di alcun tipo, mi ritengo una persona versatile: adoro i preliminari estremi, i giochi di ruolo, usare le fruste. Uniche due cose: chiaramente non mi sottometto, anche se a volte qualcuno lo chiede, e non vado con le donne, al massimo coppie. C’è un aneddoto curioso che vorrebbe raccontarci? Ce ne sono tantissimi, ma non si possono svelare! Posso dire però che ho uno schiavo che è letteralmente innamorato dello smalto rosso che stendo sulle unghie dei miei piedi, impazzisce ogni volta che li vede. Un’altra volta invece mi hanno regalato un viaggio in Spagna. Decisamente non intendo lasciarlo come lavoro, anche se serve molta pazienza e devi sempre lavorare “con la testa”, mi piace davvero tanto e ho trovato la mia strada. 14
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Intervista a Nadia Girardi, Presidente Arcigay Basilicata “La chiusura della sede è una brutta sconfitta per la regione” Abbiamo raggiunto telefonicamente Nadia Girardi, Presidente di Arcigay Basilicata, ruolo che ricopre dal 2014, per farci raccontare della chiusura della sede Arcigay di Potenza, che aveva trovato una collocazione stabile appena un anno fa. Un fatto grave e che, con una maggiore sensibilità e tutela economica da parte delle Istituzioni, si sarebbe potuto evitare. Buongiorno Nadia. Dunque, tanta fatica ed impegno per aprire la sede a Potenza e poi... ...alla fine hanno vinto l’indifferenza e il bigottismo. Le Istituzioni e il Comune non ci hanno aiutato economicamente per far fronte alle spese che tutti i mesi dovevamo sostenere per tenere la sede aperta. Un vero peccato, perchè finalmente, dopo 3 anni dalla nascita di Arcigay Basilicata, nell’ultimo avevamo trovato una sede stabile a Potenza con due stanze; una che serviva da ufficio e una da sportello di ascolto con la psicologa per le persone che si rivolgevano a noi per aiuto. Un vero peccato. Come mai questa “sordità” da parte degli Enti Locali? La Basilicata è un terra molto chiusa e ghettizzata, c’è una forte chiusura mentale. Non è stato affatto facile aprire una sede qui a Potenza, riconosciuta a livello nazionale dall’Arcigay. Quando abbiamo inaugurato, il 13 ottobre 2016, eravamo molto contenti, inizialmente qualche politico e privato ci aiutava con donazioni ma poi la cosa è andata scemando. Riuscivamo a sostenerci anche grazie al tesseramento ed alle iniziative, ma nel tempo la gente che prima ci contattava è sparita e noi del Direttivo dovevamo pagare tutto di tasca nostra; alcuni non hanno un lavoro e capisci che ad una certa, abbiamo dovuto chiudere. La chiusura della sede ha fatto intervenire Vladimir Luxuria, ex parlamentare ed attivista lgbtqi. Si, Vladimir ci ha supportato fin dall’inizio, ha partecipato anche come madrina al Gay Pride organizzato da noi la scorsa estate, scegliendo lo slogan “La Potenza dell’Amore”. Nei giorni scorsi, ha commentato su Twitter che si rammarica del poco aiuto dato alla nostra sede, perchè così i giovani lucani non hanno più un incentivo ed punto di riferimento a restare e così se ne vanno via, verso città più aperte mentalmente. Eppure voi vi siete dati molto da fare sul territorio di Potenza e Matera. Si, insieme al Direttivo, formato dalla psicologa Chiara Sassano, dal vice-presidente Antonella Giosa (che è una mamma) dall’avvocato Morena Rapolla che è il segretario, e poi da Marco, Vita, Rosa, Lucia ed Elvio, mio amico da una vita intera, abbiamo dato luogo a tante iniziative. Presentazioni di libri, pride, rassegne cinematografiche, banchetti informativi, mostre sulla comunità lgbtqi. Abbiamo fatto davvero tanto, ricevendo anche gli elogi del presidente dell’Arcigay Nazionale Flavio Romani, per tutto il nostro impegno profuso in così pochi anni. Evidentemente non è bastato. 16
Come aveva risposto la gente del posto, alla nascita della sede? Le persone cosidette “normali” erano scandalizzate, vedevano del torbido nell’apertura della sede Arcigay, ci siamo scontrati con moltissimi pregiudizi e stereotipi, che vedono i gay come “pagliacci” e le trans come prostitute e persone poco serie. Ma ricevevamo tantissime richieste da parte di persone con problemi d’identità di genere e che avevano paura di uscire allo scoperto, fare “outing”, come si dice. Da lì era nata appunto l’esigenza di avere una sede stabile, per dare un punto di riferimento fisso alle persone che venivano a trovarci. Poi, quando ci siamo costituiti come Direttivo, tutte queste persone che prima ci cercavano, sono sparite. Per quale motivo? Probabilmente per paura e a causa delle famiglie che ci vedevano come il male. Molti giovani non hanno avuto il coraggio e la determinazione di dichiararsi e si sono allontanati. E’ tutto demotivante, la sede doveva essere un punto d’incontro vivo, di persone motivate e interessate; così però hanno vinto il pregiudizio e la paura ed è un peccato. Come si sconfigge l’omofobia? Purtroppo la mentalità della gente di questi posti è difficile da cambiare, non c’è nulla da fare. Oltreutto, Potenza è un grande paese, non è una città grande come Milano o Bologna, dove regna il motto del “vivi e lascia vivere”...qui ci si conosce tutti e le persone hanno paura del giudizio altrui. Sicuramente, bisogna lavorare molto sull’informazione e far capire che chi appartiene alla comunità lgbtqi sono persone esattamente come tutti gli altri, con gli stessi diritti di essere riconosciuti con dignità dalla società e non ghettizzati. La sede ha chiuso ma è rimasto attivo il punto di ascolto. Certo! Noi siamo sempre presenti e battaglieri, qualsiasi cosa accada, sul territorio. Io sono sempre a completa disposizione per qualsiasi persona abbia bisogno di aiuto e supporto. Per quanto riguarda la sede, se ci danno degli spazi gratuiti, ci saremo di nuovo. In ogni modo, lo sportello è ancora attivo tutti i giorni telefonicamente, così come la psicologa che fornisce consulenze gratuite. Non ci arrendiamo e speriamo per il meglio.
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Intervista alla Miss Desire Oliveira “Vincitrice del titolo di Miss Brasil Transex 2017” Versção em Português Oggi vi presentiamo Desire Oliveira, la bellissima vincitrice del Concorso di Bellezza Miss Brasil Transex 2017, che si è svolto nei giorni scorsi a San Paolo, in Brasile. Desire ha 29 anni ed oltre ad essere splendida è anche molto impegnata nel sociale: da anni è attiva nella lotta per la conquista delle pari opportunità e diritti delle persone lgbtqi. Conosciamola meglio. Ciao Desire, congratulazioni per la vittoria! Te l’aspettavi? Ero preparata e sapevo esattamente quello che stavo facendo, volevo tenere alta la mia bandiera per il Brasile. La tua famiglia e i tuoi amici come hanno reagito alla notizia della tua vittoria? Hanno reagito con allegria e senso di conquista perché tutti sanno tutto quello che ho passato. Pensa che prima di andare al concorso ho sentito rivolgermi questa frase: “Torna sotto il letto, Freak!” (nb: freak significa mostro, in inglese) e allora questa è la mia risposta: sono l’attuale Miss Brasil Transex 2017! Una grandissima soddisfazione, in barba ai pregiudizi. Ti va di raccontarci un po’ di te? Certo. Allora, sono una transex con una vita sociale normale, mi ritengo una persona umile. Lavoro da 12 anni come parrucchiera ed è da 1 anno che ho firmato il contratto con l’agenzia Mega Models, dove lavoro per loro come modella. Che cosa ha colpito la giuria di te? Credo di averli colpiti perchè sono stata me stessa, ho mantenuto la mia vera essenza e sono stata umile. Come ti sei preparata per questo concorso? Sono 5 anni che mi preparo da sola guardando i video delle miss che partecipano ai vari concorsi. Ho studiato la loro postura, come parlavano e cosa dicevano; cerco sempre di informarmi sui diritti e le conquiste della comunità trans. Era il primo concorso a cui partecipavi o ne hai fatti anche altri? Chi ti accompagna di solito? No, sono 10 anni che partecipo ai concorsi di bellezza: sono già stata eletta come Miss qui nel paese dove abito ed ho conquistato anche il titolo di miss Canoas: questa, tra l’altro, è una città che mi ha dato tantissimo supporto ed anche dove ho iniziato le mie attività di militante per la conquista dei pari diritti della comunità Lgbtqi. Faccio parte anche del consiglio LGBTQI di Canoas, sono molto impegnata su questo fronte. 19
Veramente lodevole. E dimmi, cosa ti piace di più quando partecipi ad un concorso? Quello che più mi piace è conoscere persone nuove, approcciarmi alle diverse eculture, vivere sulla pelle tutta l’adrenalina del concorso. E’ come avere delle farfalle dentro lo stomaco: questo è meraviglioso. Cosa ti piace di meno, invece? Quello che meno mi piace è che oltre ad essere concorrenti in gara tra di noi, noi partecipanti dovremmo vederci reciprocamente come persone che lottano per la stessa causa, però vedo tanta indifferenza. Si vede che ti sta molto a cuore combattere per i diritti delle persone trans. Che obiettivi hai per il futuro? Il mio obiettivo è poter essere la porta voce di tutte le travestite e transessuali. Poter parlare e richiedere i nostri diritti, avendo però un’immagine positiva e guadagnando il rispetto di tutti. Noi trans non siamo solo un oggetto sessuale come tutti ci vedono: possiamo avere una vita normale e sociale tranquilla. Io ho lottato molto per guadagnarmi il rispetto di tutti, utilizzando il dono che Dio mi ha dato,la mia professione di parrucchiera e naturalmente utilizzando la mia bellezza sfruttandola anche in altri settori, come quello di modella. Vuoi lanciare un messaggio per i nostri lettori? Allora io lo dico sempre e lo ripeto: chi ha un sogno deve correrci dietro, perché la strada non è facile ma per chi ha la tenacia e la fede tutto è conquistabile. E, non dimenticatevi, io l’opportunità non l’ho avuta, l’ho cercata, correndo dietro il mio sogno ed ho vinto.
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Hoje apresentamos a vocês Desirée Oliveira, a lindissima vencedora do concurso de bellezza Miss Brasil Transex 2017, que foi feito alguns dias atrás em São Paulo, no Brasil. Desirée tem 29 anos e além de ser maravilhosa é também muito ocupada socialmente: da anos participa na luta para a conquista dos diretos de igualdade para as pessoas lgbtqi. Vamos conhecer ela melhor. Oi, Denise, parabéns pela vitória! Você esperava de ganhar o concurso? Eu estava preparada e sabia exatamente o que estava fazendo, levantando minha bandeira. Como a sua família e seus amigos reagiram à notícia da sua vitória? Foi uma reação de alegria e conquista pois nós sabemos tudo que passei: antes de ir ao concurso escutei essa frase: “VOLTA PRA DE BAIXO DA CAMA ABERRAÇÃO”. Então a resposta foi essa sou atual miss brasil transex 2017. Conte-nos um pouco sobre você, quem você é ... o que você faz Bom então sou uma transex com uma vida social normal. Trabalho a 12 anos de cabeleireira e faz 1 ano e meio que assinei um contrato com a agência mega models sul, e trabalho como modelo.Vim de origen humilde. O que você acha que mais chamou a atenção dos júris em você? Acho que por eu ser eu mesma, ter a minha essência, ser humilde. Como você se preparou para essa competição? A 5 anos me preparo, sozinha assistindo videos de misses, como postura, oratória, procuro muito saber sobre nossos direitos e nossas conquistas. Foi o primeiro concurso de miss que você fez ou você participou de outros? Entao faz 10 anos que participo de concursos de beleza, ja fui miss municipal aqui no sul e em uma cidade vizinha como miss Canoas que foi a cidade em que me apoiou muito e onde começei a militar faço parte do conselho glbti em Canoas.
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O que você mais gosta quando participa de um concurso? O que mais gosto é poder conhecer novas pessoas, novas culturas e viver na pele toda a empolgação do concurso, borboletas no estômago como falamos: isso é maravilhoso. O que você gosta menos quando participa de um concurso? O que menos gosto é que al em de sermos concorrentes; não somos inimigas estamos ali pela mesma causa, então vejo muita indiferença. Quais são seus objetivos para o futuro? Meus objetivos são, poder ser uma porta voz de todas as travestis e transexuais poder falar e cobrar nossos direitos. Tendo uma visibilidade positiva e ganhando o respeito de todos, pois não somos so um objeto sexual como todos colocam rótulos podemos sim ter uma vida normal e social tranquila. Pois corri muito atráz do respeito de todos usando o meu dom que Deus me deu, usando minha profissão de cabeleireira e usando minha beleza de outra forma, como na área de modelo. Você quer enviar uma mensagem aos nossos leitores? Então digo e repito: quem tem um sonho corra atraz dele, pois o caminho não é facil, mais quem tem garra e fé tudo é conquistado. Não esqueçam chances eu nao tive, mais corri atrás.
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Shantey Miller: la drag queen con il cuore d’oro Il 17 dicembre ha organizzato uno spettacolo di beneficenza a favore della ricerca per la Sclerosi Multipla Conoscere Shantey Miller è una rivelazione: la nota drag queen veneta è esuberate ed eclettica e ci ha travolto fin da subito con la sua carica di vitalità. Già vincitrice del concorso di Master Queen – Drag e giurata a Miss Barbie Europa TX, ci siamo fatti raccontare da lei di un’iniziativa molto importante di beneficenza che ha organizzato e che si svolgerà il prossimo 17 dicembre ad Abano Terme. Ciao Shantey, è un piacere. Allora, ti va di presentarti ai nostri lettori? Certamente! Dal 2014 sono una drag queen trasformista: ovvero mi esibisco in play back e coreografie impersonando in tutto e per tutto (trucco, parrucco, gestualità) le mie cantanti preferite, Withney Houston o Beyonce, per esempio. Tutti i miei spettacoli sono innovativi e divertenti, goliardici, ispirati a quelli delle più famose drag queen americane, come Ru Paul. Dove lavori di solito? Mi chiamano un po’ ovunque: nelle discoteche faccio immagine, ballo sul cubo e aggiungo “colore” alla serata. Quando invece mi esibisco in altri posti, come ristoranti e teatri, porto un tipo di intrattenimento diverso, perchè cambia il pubblico e lo spettacolo deve essere mirato: far divertire il pubblico è sempre e comunque l’obiettivo! Hai una carica di energia incredibile, dove la trovi? (ride) Sono del segno zodiacale del leone, quindi si, sono un uragano e porto a termine qualsiasi cosa che inizio, è la mia qualità migliore. Per me essere una drag queen è uno sfogo dalla vita di tutti i giorni; è una passione che mi fa divertire e mi piace far star bene le altre persone. A questo proposito, sappiamo che hai organizzato per il 17 dicembre un evento a cui tieni molto. Si, è un evento di beneficenza organizzato da me, dalla drag Nanà Saturno, Cataldo Todaro e Mirco Fattore, il proprietario del Teatro Polivalente di Abano Terme dove si svolgerà la serata. Si tratta di uno spettacolo intitolato “All i want for Christmas is you” e l’intero incasso sarà devoluto all’Associazione CCSVI Sclerosi Multipla Veneto.
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Come si svolgerà esattamente? A partire dalle 18 ci sarà un ricco aperitivo a buffet e la possibilità di farse tante foto con Babbo Natale...una cosa che entusiasma sempre i bambini! Dalle 20 invece si terrà lo spettacolo di drag queen vero e proprio, con canti, balli, intermezzi comici. Ci saranno più di 20 spettacoli, io e Nanà ci esibiremo più volte e canterà anche una bambina, Giulia Demonte. Tra gli ospiti poi ci saranno tutte le vincitrici dei vari concorsi Drag Queen del 2017: questo per dare loro visibilità e riconoscimento. Infine, ci sarà anche una lotteria natalizia, dove anche il pubblico verrà premiato e il cui incasso sarà interamente devoluto alla ricerca.
Insomma, si preannuncia come una serata ricca di sorprese e rivolta proprio a tutti! Si. Vogliamo togliere le barriere ed introdurre tutto il mondo LGBTQI (trans comprese, quindi) al pubblico etero e ai bambini. Ci stiamo mettendo tutto il cuore perchè è la prima volta che organizziamo un evento del genere. Speriamo che le persone partecipino numerose! Hai altri progetti per il futuro? Se questo evento avrà successo, vorremmo fare un musical il prossimo anno, almeno quattro date nel periodo natalizio. Il 21 febbraio invece sarò ospite a Milano in un grande evento, dove mi hanno chiamata ad impersonare Whitney Houston sia in apertura che chiusura...vi terrò aggiornati!
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A tu per tu con l’escort Angelica Faliero “Il momento dell’incontro deve essere unico ed indimenticabile”
Spregiudicata, incantevole ed unica: questi aggettivi descrivono alla perfezione Angelica Faliero, famosissima escort milanese di alto livello. Angelica è anche mistress, e preferisce stabilire contatti a lungo termine con i suoi schiavi, con cui ama creare una vera intesa. Alta 1.70, fisico mozzafiato e voce seducente, le abbiamo rivolto alcune domande per conoscere di più il suo particolare mondo. Raccontami un po’ di te, chi sei, cosa fai, da dove vieni... Ciao, sono una escort internazionale, vivo a Milano e sono nata in questa città che tanto amo. Quindi è questa la mia città di base, ma organizzo tour regolari a Roma, Torino e Genova e all’estero New York, Londra e Monaco. Quest’anno sarò anche a Napoli, Bologna e Firenze per esaudire tutte le richieste di amici che mi aspettano da tempo. Come sei entrata in questo mondo? Mi sono avvicinata a questo mondo diversi anni fa e ho cercato di impegnarmi sempre al meglio cercando di migliorarmi in ogni aspetto di questa realtà molto particolare per essere professionale e dare una garanzia alle persone che mi contattano, visto la difficoltà da parte dei clienti di trovare persone vere, serie ed affidabili in questo mondo. Sei una delle escort più famose e desiderate d’Italia, come vivi questo ruolo? Devo confessarti che è un ruolo molto bello pieno di gratificazioni e attenzioni, è bello sentirsi amata e desiderata da tutti .Certo a volte è difficile riuscire a rispondere a tutte le telefonate e tutte le richieste di tutti i giorni e il tempo libero per la mia vita privata è particolarmente inesistente. Cerco sempre di fare del mio meglio per esaudire i desideri dei miei amici ed impersono un ruolo diverso a seconda della persona che accompagno. Quando hai sentito la “vocazione” per svolgere questa professione? Ho iniziato questo lavoro per necessità, ho attraversato un periodo difficile che per esigenza mi ha portato a iniziare in Svizzera in un famoso locale e dopo un anno di esperienza ho iniziato a essere indipendente; ho quindi iniziato la mia attività nel mio studio a Milano. Che tipo di clienti ti contatta? Mi contattano tutti i tipi più svariati di clienti, dalla persona più semplice che sogna di passare un pò di tempo con una donna irraggiungibile, al potente imprenditore uomo d’affari che mi vuole al suo fianco per girare il mondo. Poi, per quanto riguarda le richieste del piacere, sono molto svariate ed è curioso ascoltare tutte le fantasie delle persone che mi telefonano: mi divertono molto e sviluppano la mia creatività. Cosa ti piace di più del tuo lavoro e cosa di meno? Mi piace relazionarmi con persone di ogni stile, di ogni livello e cultura e questo porta ad una mia crescita personale. Certo, a volte la stanchezza si fa sentire e non è facile stare al ritmo del lavoro, e il tempo libero diventa inesistente.
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Sei stata la escort più cliccata sul sito Piccole Trasgressioni per la geolocalizzazione, quali sono le tue qualità migliori, cosa attira così tanto le persone di te? Il primo impatto è quello visivo e io amo molto curare e variare la mia immagine. Mi piace molto fare la modella per servizi fotografici e questo mi permette di proporre la mia immagine con tutte le mie più svariate fantasie e quelle dei miei amici. Sono proprio i miei numerosissimi amici fedeli che ogni mese mi cercano curiosi di scoprire il nuovo look del mese. Per i nuovi il contatto telefonico è molto importante e cerco subito di entrare in feeling con loro, di capirne la psicologia e le esigenze. Poi c’è il momento dell’incontro che deve essere unico e indimenticabile, impersonando la Angelica richiesta. Sei anche Mistress, è stato un passaggio naturale dovuto alla tua indole o altro? Si mi piace essere anche Mistress, non perché sono cattiva e sadica ma perché mi piace essere servita ed adorata dai miei schiavi. Inoltre mi piace ascoltare tutte le più svariate fantasie ed essendo camaleontica esaudisco le richieste più stravaganti. Che caratteristiche deve avere una vera Padrona? Deve avere una forte personalità per riuscire a sottomettere e imporsi. Deve essere una persona decisa e determinata nella vita. Si deve capire e istruire su questa cultura molto varia. Deve essere una psicologa. Nella tua esperienza, perchè ci sono persone che sentono il bisogno di essere sottomesse? Sono in genere le persone facoltose che nella vita di tutti i giorni comandano che hanno bisogno di passare dall’altra parte…oppure le persone più semplici annoiate dalla monotonia del solito rapporto sessuale e che sono quindi alla ricerca di qualche cosa di diverso. In genere, sono persone con molta fantasia ed è per questo che mi stimolano. Che tipo di attrezzi ti piace utilizzare? Fruste, vibratori, strap-on, manette, corde, vestiti per la feminilizzazione. Inoltre, collaboro con un dungeon attrezzato a Milano (uno studio preposto ai giochi bdsm) che mi permette di soddisfare ogni tipo di richiesta. Come si svolge un incontro tipo? A secondo della fantasia modifico il mio incontro, quindi non esiste un incontro tipo ma al momento che ho la persona davanti, inizio a comprenderla e la porto dove la sua fantasia vuole. Quali sono le pratiche più richieste dai clienti e c’è una cosa che tu proprio non fai? A molte persone persone piace il pissing, l’adorazione dei piedi, lo strap-on (cintura fallica che serve per la dominazione attiva anale verso lo schiavo) ma anche solo l’abbigliamento in questo stile e io sono un’amante del latex, che propongo sempre in nuove versioni. Di solito esaudisco tutte le richieste, basta che siano dettate dal buon senso. Raccontami un episodio veramente curioso o singolare che ti è accaduto. Ce ne sono tantissimi: ogni giorno i miei amici mi stupiscono (ride). Uno di quelli che mi viene in mente in questo momento, è stato un appuntamento direttamente su un vagone di un treno, molto eccitante: tutto si è svolto lì e… ...vi lascio fantasticare su quello che può essere successo in questo tragitto.
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Intervista alla mistress Eva Lux “Quando fai le cose con passione, viene tutto meglio” “Molti uomini sentono il bisogno nel privato d’invertire i ruoli e di abbandonarsi completamente al fascino e al dominio di una donna sexy ed affascinante”: queste sono le parole di presentazione di Eva Lux, bellissima Padrona brasiliana di Natao di origini italiane, nata sotto il segno dello scorpione, l’abbiamo incontrata per voi. Buongiorno Mistress Eva. Sappiamo che è tornata in Italia da poco. Buongiorno a voi. Si, sono tornata in Italia poche settimane fa, dopo aver vissuto a Londra 3 anni. Ho deciso di tornare perchè, nonostante a Londra abbia aperto uno studio bdsm attrezzatissimo e molto apprezzato, le richieste da parte di schiavi italiani erano troppo numerose per essere ignorate. Ora, nei miei progetti, c’è quello di aprire uno studio bdsm tra Milano, Bergamo o il Veneto: non ho ancora deciso il posto esatto. Cosa ne pensa degli schiavi italiani? Ammetto che adoro gli schiavi italiani perchè, in generale, gli uomini di questo Paese sono bellissimi. Da quando sono tornata, sono letteralmente “bombardata” di richieste di schiavi, felicissimi del mio ritorno. Pensa che pochi giorni fa, uno di loro ha fatto 6 ore di macchina all’andata ed altrettante al ritorno, solo per fare una sessione con me. Ha riscontrato differenze tra le richieste degli schiavi italiani e quelli inglesi? Direi di si. Qui in Italia mi chiedono molto il “cross-dressing”, ovvero il travestimento, la femminilizzazione. Vogliono indossare scarpe ed abiti da donna e va tanto anche il fetish: nello specifico, l’adorazione dei piedi e delle scarpe. A Londra le richieste invece sono piu estreme, vanno per la maggiore le pratiche che comprendono il bondage e il sadomasochismo. Vuole dire che il popolo italiano è più “pudico” rispetto ai compassati inglesi? Chi l’avrebbe mai detto! (ride) Beh, sicuramente di base ci sono due culture differenti: in Inghilterra, a Londra in particolare, ci sono molto più opportunità lavorative in questo settore, perchè le persone vivono il sesso e le trasgressioni con più naturalezza. E’ una cosa che si rispecchia anche nella moda: il latex, per esempio, tipico materiale utilizzato nel bdsm, viene indossato anche per uscire la sera, ci sono tanti stilisti bravissimi specializzati nel trattare solo latex e numerose feste dove sbizzarrirsi ad indossarlo. L’Italia però mi mancava molto e ora sono felice di essere qui.
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Quando ha sentito la “vocazione” per essere mistress? Diciamo da quando mi sono scoperta così sessualmente attiva: avevo sempre voglia di avere un uomo sottomesso al mio fianco, anche nel rapporto di coppia. Poi, naturalmente, il mondo del fetish mi ha sempre affascinato, ma, anni fa, qui in Italia era ancora troppo amatoriale e non c’era molta possibilità di esplorarlo come si deve, per questo sono andata a Londra. Lì ho imparato come diventare una vera mistress. E’ comunque nata con questa indole. Assolutamente, non potrei mai neanche rapportarmi con uomini dominanti, devo essere io a condurre il gioco. Col tempo, ho iniziato a capire che l’essere Padrona faceva parte della mia natura ed è per questo che questo lavoro funziona bene per me, perchè quando fai le cose con passione, viene tutto meglio. C’è qualche richiesta a cui dice di no? Certo, non faccio nulla che implichi il sangue, è un genere che non fa per me e non pratico, sia per sicurezza mia sia per quella del cliente. Preferisco la dominazione mentale, la trovo più intrigante. Visto che Lei ha uno studio super attrezzato, Le va di svelarci che attrezzi Le piace usare maggiormente? Mi piace tantissimo usare le fruste, mi danno il potere. Amo anche il bondage, dominare e bloccare gli schiavi e renderli miei cagnolini: adoro mettere loro indosso maschere e guinzagli. Perchè ci sono persone che hanno “il bisogno della mistress”? Secondo me ogni persona nel mondo ha le sue fantasie ed i suoi feticismi. La maggior parte degli schiavi che vengono da me sono ragazzi sposati o fidanzati che si vergognano di chiedere alla compagna di fare certe cose per paura di non essere capiti. Temono di mostrarsi per come sono veramente e la dominatrice serve a realizzare i loro desideri più nascosti. Come si vede da qui a qualche anno? Non so se smetterò mai di fare questo lavoro. Anche se un giorno succedesse, magari perchè decido di dedicarmi esclusivamente alla fotografia, mia grande passione, sicuramente continuerò ad essere mistress nel privato, con il partner, perchè è proprio una cosa mia di carattere e non potrei essere diversamente.
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Intervista a Paola Mello “Sul palcoscenico non ci sono limiti” Bellissima, spumeggiante e solare, abbiamo chiacchierato con Paola Mello, artista eclettica che si è esibita a settembre al concorso di Miss Trans Estate a Torre del Lago Puccini, e parte dello staff dell’animazione alla discoteca Nuova Idea International di Corsico (MI). Non solo artista di playback, è anche hostess (lavora a fiere ed eventi di bellezza e moda prestando la sua immagine) e modella ed è sempre in tour con le sue sfavillanti esibizioni. Ciao Paola, è un piacere. Raccontaci un po’ di te. Ciao a tutti! Vengo dal Brasile, dalla città di Campinas in provincia di San Paolo. Sono nata il 26 dicembre sotto il segno del capricorno ed ho 34 anni. Ho una cagnolina di razza shitzu che si chiama Sofia: è la mia piccola vita, un piccolo pezzo di me. Gli animali sanno dare un amore vero, senza chiedere nulla in cambio. Quando hai iniziato a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo? Presto! Avevo solo 16 anni ma ero completamente affascinata dalle grandi Dive della canzone e della televisione, come Sofia Loren, Mina o Whitney Houston; le ho sempre ammirate e sognavo di impersonarle. In Brasile ho lavorato in tantissimi eventi e locali, poi, per un lungo periodo mi sono fermata, e ho ricominciato in Italia nel 2014, grazie a Nuova Idea. Mi trovo benissimo in questo staff artistico perchè sono libera di esprimermi al 100%. Che genere di spettacoli fai? Mi esibisco in puro stile play back: quindi, studio attentamente l’artista in cui voglio immedesimarmi, se è inglese imparo bene il testo in lingua originale e relativa traduzione, la preparazione è lunga. Mi piace lo stile glamour e burlesque, perchè è molto sensuale e provocante ma mai volgare. Oltre tutto, studio sempre spettacoli che posso presentare sia nei posti frequentati da un pubblico gay ma anche in locali rivolti agli eterosessuali, quindi, mai troppo “chiassosi”. Dove trovi l’ispirazione per le tue esibizioni? Dalle grandi Dive, le donne con la D maiuscola, tipo Beyonce, diva pop del momento, o soprattutto dive del passato, quelle vere, come Dalida. Il mio cavallo di battaglia però è interpretare la cantante messicana Thalia, con la canzone “Por Amor” per esempio, ma anche tante altre.
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Sei molto richiesta e sei spesso in tour. Senza falsa modestia, dimmi le tue qualità! Sono una bravissima casalinga (ride forte). Sul serio, adoro cucinare e prendermi cura della casa (ride di nuovo). Ma per tornare al lavoro, penso che per le persone deve essere un piacere assistere agli spettacoli: vedere un’artista che si impegna e si da da fare seriamente, senza improvvisarsi, è un grande merito. Io studio tantissimo per prepararmi, non lascio nulla al caso. Si sente che metti davvero entusiasmo in quello che fai. Dico sempre che sul palcoscenico non ci sono limiti, noi artisti possiamo giocare un po’ dappertutto, e sopratutto, dobbiamo metterci passione! Hai sempre dei costumi bellissimi, li fai tu o ti rivolgi a uno stilista? Ogni spettacolo mi esibisco con un vestito diverso, la maggior parte vengono dal Brasile e li crea o Brenda Costa o Marcelo Mantovani. Qui in Italia invece per gli abiti mi rivolgo a Flavia Galvaou, che è bravissima. Un’altra di cui ammiro tantissimo il lavoro è Brenda D’Pondé e un’altra è Antara Gold, sono due stiliste eccezionali. Che progetti hai per il futuro? Vi annuncio che farò una piccola tournée in Brasile, da cui manco da 7 anni ormai. Mi hanno invitata a fare una serie di spettacoli e a febbraio partirò; sono molto felice di questa nuova avventura. Ma, prima di partire, mi esibirò con un ultimo, strabiliante spettacolo al Nuova Idea, per lasciare un segno della mia partenza ai miei spettatori affezionati. Non mancate!
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A tu per tu con Mistress Masha “Sono angelo e demone insieme”
Affascinante, colta, elegante, raffinata, esigente ed inflessibile: vi presentiamo Mistress Masha. Biondissima, di origine sicula, abita a Milano da una decina di anni ed è stata spesso ospite di trasmissioni televisive dove ha raccontato la sua vita particolare e tutto quanto ruota attorna al mondo bdsm. Buongiorno Mistress Masha. Allora, come è nata la “vocazione” per questo ruolo? Sono nata così, allo stesso modo in cui si nasce con l’indole da schiavo. Verso i 29 anni ho iniziato a capire esattamente come esprimermi totalmente: sono dominante anche nella vita privata e mi piace definirmi angelo e demone insieme. In che senso? E’ caratteristica del segno della vergine, la dolcezza...mentre è peculiarità del cancro avere un lato oscuro. Io sono esattamente così: dominante per indole e sadica per passione. Ha avuto una “maestra” che l’ha introdotta in questo percorso? No. Anni fa, ho ho lavorato per un anno in un call center di linee erotiche, e lì ho riscontrato che c’erano molti schiavi in cerca di sottomissione: da lì ho capito quale era la mia strada. Si nota che Lei si sente completamente a Suo agio in questo ruolo. Certamente. La Mistress è una Dea ed io mi definisco tale. Tutti gli schiavi devono essere dei miei sottomessi. A Suo parere, perchè ci sono persone che hanno “il bisogno della Mistress?” Nella mia esperienza, ho visto che spesso si tratta di persone che ricoprono posizioni lavorative di un certo livello, che nella vita privata a loro volta comandano altri. Venendo da me, vogliono essere sessualmente e psicologicamente dominati, essere trattati da vermi e capire cosa si prova a stare in in quel ruolo. Io li aiuto a trasformare in realtà questa loro fantasia. E ci dica, come si svolge solitamente un incontro tra Lei e uno schiavo? Innanzitutto, prima di iniziare una sessione c’è un colloquio conoscitivo tra me e lo schiavo, per capire che cosa cerca. Perchè una cosa è la fantasia ed un’altra la realtà. Poi, si trova un punto di incontro ma solitamente decido io cosa fare e come realizzare le fantasie che magari ha covato negli anni. Le è mai capitato di ricevere avances sessuali esplicite? Si. Ma è molto importante che sappiate una cosa: una vera Padrona non ha con lo schiavo nessun tipo di rapporto sessuale Non c’è contatto e non c’è penetrazione, nel modo più assoluto. Chi lo permette, non è una vera Mistress.
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Lei è famosa per una pratica in particolare... Mi chiamano “la regina dello strap on!” (ride). Adoro usarlo. Sono molto brava anche nel fare bondage-shibari, ho imparato da autodidatta. So fare anche il “soffocamento”, e lì si capisce subito la bravura di chi lo attua perchè è pericoloso e serve esperienza, cosa che io ho, naturalmente. Mi piacerebbe comunque andare ad approfondire ulteriormente le mie conoscenze in Austria o Germania, dove il bdsm è di casa ed è vissuto con professionalità e naturalezza. Che richieste Le fa, maggiormente, chi si rivolge a Lei? Va di gran moda il fetish, ovvero tutte le pratiche che coinvolgono i sensi dell’odore e del sapore: l’adorazione di scarpe e piedi, l’odore della pelle e dei vestiti, cose così. Vanno anche tantissimo i giochi di ruolo, in cui bisogna essere molto brave. In che cosa consistono esattamente? Molti chiedono di giocare a mamma e figlio, alla maestra e alunno, zio e nipote e così via. Solitamente questi schiavi vogliono ricreare e rivivere situazioni che magari hanno “subito” in qualche modo da bambini, ricevendo castighi ed umiliazioni. Bisogna sempre ricordare che dietro ogni persona c’è una storia e una vita diversa. C’è sempre da imparare nel bdsm nel mondo di una mistress. Qualcosa che invece proprio non le piace fare, esiste? I giochi “clinical” (ovvero, che richiedono l’uso di attrezzature specifiche mediche) e lo scat (uso delle feci). Come si vede da qui a qualche anno? Una Mistress non ha età, continuerò la mia professione finchè vorrò e finchè sarò in grado fisicamente di portarla avanti, amo ciò che faccio. Un giorno magari scriverò un libro su tutto ciò che ho visto e vissuto, sul modello di “Historie d’O”: ogni schiavo ha il suo mondo, come ogni essere umano: credo sarebbe molto interessante far conoscere al mondo uno spaccato di questa realtà.
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Omosessualità e Follie Reali Il piacere attraverso la storia
Ludwig II° di Wittelsbach, sovrano di Baviera (Germania), salì al trono poco più che diciottenne, nel 1864. Era bello, alto oltre un metro e novanta, ed aitante; le donne tagliavano ciocche della criniera e della coda del suo cavallo e le ragazze, ridendo imbarazzate, raccoglievano furtivamente i fiori che calpestava e li conservavano per ricordo. Ludwig, per il suo aspetto era una celebrità prima ancora di avere fatto qualcosa di rilevante, ma aveva scarso interesse per gli affari di governo e nessuna attrazione nei confronti del sesso femminile. Ludwig viveva in un mondo tutto suo; era appassionato di teatro e di letteratura; si identificava negli eroi della mitologia germanica come Tristano, Sigfrido e Persifal. Si sentiva come Re Sole ed immaginava di dirigere lo Stato da splendidi castelli. Ben presto, in molti cominciarono a chiedersi se l’eccentricità del re non si fosse spinta oltre il ruolo che ricopriva, perché nella famiglia Wittelsbach, secoli di accoppiamenti tra consanguinei potevano avere generato una follia latente. Elisabetta nota come “Sissi”, sua cugina, imperatrice austriaca, a lui molto vicina, così sintetizzò il problema: “Non è abbastanza pazzo da essere chiuso in gabbia e, d’altra parte, è troppo anormale per potere intrattenere rapporti soddisfacenti con le persone sane di mente”. Ludwig stesso si identificava nel soprannome che i sudditi gli avevano dato: “il re delle fiabe”. Le suoi innamoramenti non conoscevano limiti, a danno del buon senso e delle finanze dello Stato. Appena salito al trono divenne protettore e mecenate del compositore Richard Wagner, che grazie al suo patrocinio divenne ricchissimo, perché Ludwig soddisfò ogni suo capriccio, fino a che questa morbosa amicizia divenne un affare di Stato. Wagner fu allontanato e la questione fu meramente economica, perché tra il re ed il compositore, che era l’amante della moglie del suo direttore d’orchestra, non vi fu mai alcun rapporto sessuale. Questo allontanamento, evidentemente Wagner esercitava su di lui un fortissimo potere psicologico, gettò Ludwig in una profonda depressione, che lo portò ad abbandonarsi ad ancora maggiori stravaganze. Da questo periodo, Ludwig cominciò a ripetere: “Voglio rimanere un eterno enigma per me stesso e per gli altri”. Fece di tutto per riuscirci e scontentare i suoi ministri, che convocava nei luoghi più sperduti: immaginava di instaurare un potere assoluto e di spostare la corte alle isole Canarie; si rifiutava di partecipare alle cerimonie ufficiali ed alla vita pubblica. Ludwig cominciò a vivere nel modo contrario alle consuetudini: viveva di notte; si alzava al tramonto per la colazione e pranzava a mezzanotte; si abbuffava di dolci ed era sempre più dipendente dagli effetti dell’alcol e di altre bevande. La sua bevanda preferita era un cocktail di Champagne e vino del Reno, ornato di petali di fiori galleggianti. Nel cuore della notte chiedeva la carrozza o la slitta per lunghe escursioni nei boschi, poi magari, si fermava a far festa nel casolare di qualche boscaiolo. A Ludwig le donne non interessavano ed il suo unico tentativo di fidanzamento con Sofia di Baviera, sua cugina e sorella di Sissi, fu di breve durata e finì disastrosamente. Ludwig amava gli uomini, seduceva giovani scudieri, camerieri e giovani soldati, ma era tormentato dalla sua omosessualità ed era la più grande tragedia della sua vita privata. 39
Gli scrupoli religiosi ed il bigottismo dell’epoca non riuscirono a moderare il temperamento erotico del Re, che appena si invaghiva di qualcuno diventava incontrollabile. Il favorito di turno veniva sommerso da costosi regali e da cariche onorifiche. Pochi si sottraevano alle pulsioni regali e quelli che resistevano venivano sottomessi con la forza. Leopold von Sacher-Masoch (il padre del masochismo) aveva una predilezione per il sovrano bavarese e lo considerava sua anima gemella. Ludwig era capriccioso e si stancava in fretta, così l’idillio finiva spesso senza alcun avviso. I due amanti più importanti furono l’attore ungherese Josef Kainz ed il capo stalliere Richard Hormig. Le fantasie di Ludwig riguardavano anche castelli e palazzi; nel 1869 cominciò la costruzione del castello di Neuschwanstein, a cui si ispirerà la Disney per quello della “Bella addormentata nel bosco”. Celebre è anche la realizzazione del palazzo di Linderhof, in stile neo-rococò con bellissimi giardini, qui Ludwig amava venissero allestite opere liriche e spettacoli teatrali esclusivamente riservati a lui. L’opera più maestosa fu il castello di Herrenchiemsee, che nei sogni del re avrebbe dovuto superare la reggia di Versailles. Naturalmente, tutti questi luoghi servivano da palcoscenico per i corteggiamenti, di cui quello a Josef Kainz è certamente tra i più suggestivi. Josef Kainz venne condotto a Linderhof con la carrozza reale e poi accompagnato da un domestico in una lunga passeggiata notturna fino ad un enorme macigno. Il sasso si spalancò e mostrò all’ospite il fantastico mondo del re, la cosiddetta “Grotta di Venere”. Ludwig era in attesa dell’amato ai bordi del laghetto artificiale, dove su una tavola di corallo e conchiglie era imbandita una sontuosa cena per due. Luci intermittenti rosse e blu, alimentate dall’energia elettrica fornita dalla prima centrale elettrica della Baviera, illuminavano la scena. Con il trascorrere degli anni Ludwig era sempre più un enorme ed insostenibile costo le casse dello Stato e superati i 40 anni era diventato una mostruosa caricatura di se stesso. Lo splendido Adone che era salito al trono era diventato un misantropo grasso e gonfio, che si celava agli sguardi indagatori della sua corte e dei suoi sudditi rinchiudendosi in un succedersi di castelli sempre più fantastici e con deliri sempre più strani: a pranzo era sempre solo, ma faceva apparecchiare per più persone perché sosteneva di attendere l’arrivo di Luigi XIV, Maria Antonietta o Madame de Pompadour (personaggi morti secoli prima). Ludwig era ormai il “re pazzo” e l’8 giugno 1886 fu dichiarato malato di mente ed arrestato. Il 12 giugno venne portato nel castello prigione di Berg sul lago di Starnberg; il 13 giugno il re chiese di fare una passeggiata al lago con uno degli psichiatri e fu la fine. I loro corpi furono trovati annegati; la morte di Ludwig fu classificata come suicidio per annegamento, nel quale avrebbe coinvolto il medico che cercava di impedirlo. I dubbi e gli interessi su quella morte sono e rimangono tanti. In suo ricordo, l’amata cugina Sissi disse:”Il re non era matto; era solo un eccentrico che viveva in un mondo di sogni”. Oggi, gli sprechi enormi di denaro per la costruzione di fantastici castelli si sono trasformati in preziose icone del turismo bavarese e costituiscono una fonte di entrate per le casse dello Stato. 40
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Come trono il letto Il piacere attraverso la storia
Luigi XV di Borbone, successore di Luigi XIV detto “Re Sole”, era chiamato il “Beneamato”, ma finirà i suoi giorni con il soprannome del “Maleamato” ed i suoi funerali verranno celebrati in forma quasi privata per evitare i lazzi del popolo, che già aveva dato luogo a festeggiamenti al momento della sua morte. Luigi XV divenne re a cinque anni e lo fu per 59, dal 1715 al 1774, ma in realtà furono altri a governare, perché lui si dedicò quasi esclusivamente alla grande passione che aveva: le donne. Le donne gli piacevano tutte: intriganti aristocratiche, signore della buona borghesia, ragazzine, quasi bambine, vergini e non. A quindici anni, per ragioni di Stato (c’era il pericolo che la dinastia finisse per mancanza di eredi), sposò una principessa polacca di sette anni più vecchia di lui, scelta tra una rosa di cento candidate; in seguito il re dirà che durante la prima notte di matrimonio ebbe sette orgasmi con la regina. Maria Leszczynska non era una bellezza, era una bigotta cattolica, gli fu fedele (ricordiamo che era prevista la pena di morte mediante squartamento per chi avesse insidiato la regina) e gli diede ben dieci figli; era quindi la “regina ideale” per un re che aveva come svago il sesso. Le corti nel ‘700 erano aperte all’adulterio e tutte le cortigiane ambivano il letto del re, che diventava il traguardo ed il trono della femminilità. A corte c’era una autentica competizione per fare sesso con il re, con beniamine e fazioni a sostenerle. Famosa è la famiglia delle cinque sorelle de Nesle, che a rotazione, ma forse contemporaneamente tra il 1733 ed il 1744, furono amanti del re. Luigi non poteva vivere senza sesso e le dame di corte gli si proponevano a frotte. La più celebre di queste amanti fu Jeanne-Antoinette Poisson, in francese (scherzo del destino) “poisson” significa “pesce” , che diverrà nota con il titolo di marchesa de Pompadour. Jeanne-Antoinette non apparteneva ad una nobile famiglia ed era maritata con un esattore delle tasse, così quando il re la presentò a corte la nobiltà le dichiarò guerra. La donna, malgrado il disprezzo della corte, non avendo sangue nobile, rimase accanto a Luigi per vent’anni e non furono certamente rose e viole. Infatti, incredibilmente, la marchesa de Pompadour era frigida e viveva nella paura costante di non soddisfare il re e di perdere la sua posizione di prestigio e potere. Provò ogni tipo di afrodisiaco, compresa una curiosa dieta a base di tartufi, zuppa di sedano e cioccolato alla vaniglia, ma ogni tentativo fu inutile. La leggenda vuole che la marchesa, donna colta e manualmente abile, disegnasse le illustrazioni erotiche del trattato “Mes Loisirs”, con il quale si descrivevano le più raffinate e complicate posizioni amorose. Nel 1750, l’enorme intelligenza della Pompadour la portò alla decisione di non essere più l’amante del re, ma di rimanere a corte come sua amica e consigliera, perché sapeva che Luigi le voleva bene ed aveva bisogno di lei. 42
La mossa fu vincente: era lei che comandava lo Stato; tutto ciò richiedeva però un grande sforzo fisico e con il tempo questa stressante situazione le rovinò la salute, portandola alla morte per tisi, poco più che quarantenne nel 1764. Mentre la marchesa si occupava del regno, Luigi poteva continuare a dedicarsi ai piaceri, ma quando gli intrighi delle amanti aristocratiche del re misero in notevole pericolo la sua permanenza a corte, Jeanne-Antoinette decise di porre rimedio al rischio divenendo la diretta procacciatrice delle amanti reali. La marchesa trovò la soluzione per accontentare il re e garantire a se stessa il potere: le giovani scelte avevano tra i 15 e 20 anni e provenivano da famiglie povere della nobiltà di provincia oppure dalla borghesia. Le bambine e le ragazze erano vergini per garantire che il re non contraesse alcuna malattia; spesso erano spinte nel letto del sovrano dagli stessi genitori per ottenere vantaggi economici.
La più famosa fu Louise O’Murphy, vivace quindicenne di origini irlandesi, che posava come modella per degli artisti. Le prescelte vivevano in assoluta discrezione in un villino poco distante da Versailles e di loro vi era un gran via e vai, perché Luigi si stancava velocemente di queste amanti. Spesso le giovani rimanevano incinte ed il re provvedeva al loro mantenimento ed a quello del figlio illegittimo, oppure, le faceva sposare da un gentiluomo benestante. Nel 1771, Luigi approdò ad una nuova amante importante: Jeane Becu, contessa di Barry, che in realtà era una prostituta d’alto bordo di origini popolane. La corte cercò di metterle i bastoni tra le ruote, ma poiché ella non si interessava di politica ed amministrazione, alla fine lasciò fare. La contessa di Barry era frivola e sensuale, era stata a letto con i più grandi potenti del regno, e si dedicò solo al piacere ed all’arte, divenendo mecenate di diversi artisti. Luigi si divertì con la contessa di Barry fino alla fine dei suoi giorni, che arrivarono con il vaiolo nel 1774. Jean Bacu, contessa di Barry, dopo la morte del re venne allontanata dalla corte, ma con la rivoluzione francese qualcuno si ricordò di lei e nel 1794 venne decapitata, come uno dei tanti odiati simboli del regime monarchico. 43
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Delitti & Passioni Francesi Il piacere attraverso la storia
Il grande pubblico conosce, almeno per sentito dire, Lucrezia Borgia ed i suoi fratelli, mentre pochi conoscono notizie su Margherita di Valois (1553-1615) ed i suoi fratelli. Lucrezia e Margherita sono due donne simbolo di “un certo Rinascimento” e del modo di essere “donne di potere” in quel periodo. Le due nobildonne non si conobbero mai, perché Lucrezia morì nel 1519, 34 anni prima della nascita di Margherita, detta Margot. Entrambe ebbero un destino comune: essere simbolo di dissolutezza ed amori incestuosi, ma a loro non vanno quasi mai riconosciuti pregi ed enormi qualità. In questo articolo, tenteremo di ristabilire un po’ di equilibrio tra i vizi e le virtù di Margot. Margherita di Valois era figlia del re di Francia Enrico II e della italiana Caterina de’ Medici. Ebbe tre fratelli, tutti morti prematuramente: Francesco II, Carlo IX ed Enrico III. A 16 anni Margot era bellissima: alta con un viso di un ovale perfetto, lo sguardo intelligente e la parola prontamente arguta; aveva i capelli “ondulati, inanellati e crespi”, come scrisse affascinato il poeta Pierre de Ronstand. Margot avrebbe avuto una relazione con il fratello Enrico, che aveva solo due anni più di lei. Lo storico e biografo Pierre de Bourdelle scrisse: “Si amavano tanto l’un l’altro che erano un solo corpo, una sola anima, una sola volontà”. Queste parole sembrano confermare le voci di incesto a cui si aggiunge la stessa accusa nei confronti del fratello minore Francesco. Oggi, una più attenta e moderna storiografia tende a smentire questa affermazione, che sarebbe frutto della propaganda ugonotta, per screditare i Valois attraverso Margherita. Ma chi erano gli Ugonotti? Erano i Protestanti francesi che poi vennero sterminati dai cattolici e Margherita ebbe la sventura di essere cattolica ma sposata ad un ugonotto. Fu proprio pochi giorni dopo il matrimonio di Margherita di Volois e di Enrico di Navarra che si scatenò a Parigi, nella notte tra il 23 ed il 24 agosto 1572, la strage degli ugonotti, nota come il “massacro di San Bartolomeo”. Margot e la madre, Caterina de’ Medici, non andarono mai d’accordo e quando questa scoprì alcune lettere della figlia, che provavano una relazione con il giovane rampante Enrico di Guisa, biondo, prestante, occhi azzurri, decisamente fascinoso, la obbligò a sposare Enrico di Navarra. Enrico di Navarra non aveva nulla in comune con Margherita; era rozzo, gran mangiatore, bevitore smodato, donnaiolo impenitente e nemico del sapone; inoltre era ugonotto e proprio per questo il matrimonio fu adoperato per tendere una trappola mortale ai protestanti. Le nozze furono celebrate il 18 agosto e numerosissimi ugonotti vennero a Parigi per l’occasione; i festeggiamenti durarono tre giorni, ma finirono tragicamente con migliaia di morti. Margherita ed Enrico sopravvissero alla strage, ma la loro vita matrimoniale fu un totale fallimento, anche se lei inizialmente cercò di comportarsi come ci si aspettava, ma la sua sterilità e le guerre religiose distrussero ogni relazione ed i due vissero separati.
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Enrico cominciò a tradirla con la bella Charlotte de Sauve, che concedeva i suoi favori contemporaneamente a Francesco, il più giovane dei Valois e fratello di Margot, ad Enrico di Guisa ed a Luigi Du Guast favorito (omosessuale) di re Enrico III. Margherita ricambiò il marito, che aveva avuto ben nove figli con altrettante amanti, non facendosi mancare uomini nel suo letto. Gli amanti di Margot, che era una donna capace di accendere fortissime passioni, furono protagonisti di delitti, il più famoso dei quali risale al 5 aprile 1606, quando lei aveva già 53 anni. Il diciottenne (a Margherita piacevano quasi ragazzini) Gabriele Dat de Saint Julien fu assassinato per gelosia dal ventenne conte di Vermont, ex favorito di Margherita, che gli sparò un colpo di pistola alla testa, mentre era in carrozza al suo fianco. L’assassino fu per ordine d Margherita immediatamente arrestato e decapitato. Margherita di Valois non fu solo questo; si circondò di una corte brillante, composta da artisti, poeti e letterati, tra cui Michel de Montaigne. Fu lei a portare in Francia la musica di Monteverdi e la poesia di Torquato Tasso; parlava correttamente italiano, spagnolo, latino e francese; era una delle donne più colte del tempo, amava discutere di storia, filosofia e teologia; scriveva poesie e coltivava curiosità scientifiche. Margot scrisse delle “Memorie”, storicamente le prime di una donna di quel rango, ma subì anche una sorta di linciaggio morale e fu oggetto di libelli denigratori ed anonimi come il “Divorce Satyrique”, che le attribuì centinaia di amanti, di cui per una trentina di essi riportò anche il nome. Margherita morì a 62 anni; non era più regina perché il suo matrimonio con il re era stato annullato e lui si era risposato. Sicuramente Margherita di Valois fu donna di elevatissime qualità intellettuali e culturali, anche se in vita, e spesso in memoria, fu ricoperta dai più volgari insulti e vittima di menzogne a scopo politico e religioso.
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Gli Eunuchi Il piacere attraverso la storia
La parola Eunuco deriva dalle parole greche “letto” (eunè) e “custodisco” (echo), quindi significa “custode del letto”, poiché a loro era affidata la custodia della virtù sessuale. Gli Eunuchi erano privati in giovane età degli attributi sessuali ed a loro era affidata la sorveglianza delle donne dei potenti. La carenza di testosterone, ormone prodotto dai testicoli, tra le cui funzioni c’è quella di stimolare il desiderio sessuale, li rendeva impotenti ed infertili. Questo assicurava che la integrità delle donne di casa restasse intatta e rappresentava una garanzia di fedeltà. La convinzione, in passato, era che un servo o uno schiavo desessualizzato avesse acquisito la docilità femminile e quindi non potesse rivoltarsi contro il suo signore. Inoltre, non potendo generare, non avrebbe complottato per favorire i propri figli ed in caso di Eunuchi del sovrano, non avrebbero ordito trame per creare una propria dinastia. Queste caratteristiche facevano di loro funzionari e controllori ideali anche nelle questioni amministrative e dello stato. Per ciò la loro presenza fu costante in tutte le corti di molti regni, dai Sumeri alla Cina, dove venivano chiamati “Huangmen, “Porta del Palazzo”. In Cina, il più famoso Eunuco fu Cai Lun, nel I° secolo d.C., che è ritenuto l’inventore della carta, mentre in realtà egli diffuse semplicemente l’uso del materiale, inventato da un suo sottoposto. Cai Lun, capo Eunuco alla corte di Pechino, fu fatto castrare dai genitori perché questo gli avrebbe assicurato un posto redditizio ed una vita agiata. L’intervento della castrazione prevedeva l’asportazione dei testicoli e del pene con un unico taglio, usando come anestetico una salsa al peperoncino. Dalla metà del 1300, nella Città Proibita di Pechino, venne creato un particolare ambulatorio per la creazione degli Eunuchi, in cui i “pazienti” subivano l’operazione su di una apposita sedia, con un buco nella seduta. L’evirazione era seguita dalla introduzione nell’uretra di una penna di uccello, perché non si richiudesse con il rimarginarsi della ferita. Dopo tre giorni la penna era rimossa e se l’urina usciva, l’operazione era riuscita. Diversamente era morte certa e dolorosa: quanti non sopravvivevano venivano sepolti con accanto una piccola borsa contenente i propri genitali, in modo da essere nuovamente interi nell’altro mondo. Dalla Cina, la pratica dell’evirazione si diffuse in occidente ed i Romani la appresero dagli Ittiti. La dea della terra e della fecondità nell’antica Roma era Cibele, chi voleva diventare suo sacerdote doveva offrirle pene e testicoli; per questo si doveva evirare da solo, durante una cerimonia orgiastica. I Romani, ben presto, scoprirono che i castrati potevano diventare oggetti sessuali di varia natura.
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Infatti, quando l’asportazione dei testicoli avveniva in età prepuberale, le voci restavano aggraziate, i tratti femminili, le forme si ammorbidivano (ingrassavano per motivi ormonali) e l’Eunuco risultava impotente. Al contrario, chi veniva evirato dopo la pubertà manteneva la massa muscolare maschile ed era capace di avere una erezione, anche se l’assenza dei testicoli lo rendeva sterile. Questa caratteristica era particolarmente apprezzato dalle donne ricche della Roma antica, che ricorrevano alle prestazione di costoro, chiamati “SPADONES”, per essere sessualmente appagate senza correre il rischio di rimanere incinta. Le donne non erano le sole a gradire gli eunuchi; lo storico Svetonio narra ( Vite dei Cesari) che Nerone “avendo castrato il giovane schiavo Sporo e volendo persino cambiarne la natura da maschile a femminile, lo prese in moglie secondo il normale rito matrimoniale con tanto di dote e di velo nuziale”, ed ancora, “questo Sporo, agghindato come una imperatrice e trasportato in lettiga, Nerone se lo portò nelle corti di giustizia e nei mercati di Grecia, quindi a Roma nelle botteghe dei ritrattisti, baciandolo di continuo con passione”. QUESTO FU IL PRIMO MATRIMONIO TRANSESSUALE DELLA STORIA ! Si dice che la predilezione di Nerone per Sporo sia dipesa dalla somiglianza con Poppea, la moglie dell’imperatore, che il sovrano aveva ucciso con un calcio quando era incinta. Sporo, quando Nerone morì, divenne l’amante di Otone, ma quando questi fu sconfitto da Vitellio, preferì darsi la morte, a soli 20 anni, anzi che sottostare alle umiliazioni che il vincitore voleva infliggergli. Nell’impero Ottomano c’erano due tipi di eunuchi: gli eunuchi neri e quelli bianchi. Gli eunuchi neri era generalmente africani ed avevano asportato il pene ed i testicoli; gli eunuchi bianchi erano di origine balcanica ed avevano asportato solo i testicoli. Gli eunuchi neri erano destinati alla sorveglianza degli harem, mentre quelli bianchi erano destinati alla amministrazione statale, anche se sovente avevano relazioni omosessuali con i nobili. Nell’Islam si ricorda che il califfo Al- Amin (787-813) aveva una forte passione per gli eunuchi ed ebbe due mogli ma vari favoriti. Nel mondo cristiano vi sono alcuni personaggi legati alla evirazione: il teologo Origine (185254) per sfuggire alle tentazioni legate ad alcune belle allieve si mutilò; il canonico Fulberto, dopo il 1100, punì con la castrazione un chierico, il filosofo Pietro Abelardo, amante di sua nipote.
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Le amanti di Papi e Cardinali. Il piacere attraverso la storia
Oggi i papi abitano in Vaticano o nella residenza estiva di Castel Gandolfo, ma nel Rinascimento i pontefici si spostavano spesso in vari palazzi. Nel ‘500 il Vaticano ed il quartiere Borgo furono trasformati in una cittadella fortificata destinata ad ospitare la Curia e dal ‘600 il palazzo del Quirinale divenne la residenza privata del papa. Nel Vaticano si svolgeva la vita pubblica dei papi, la loro elezione e le attività politiche. I cardinali vivevano in sontuose dimore a Roma o nei dintorni, come la Villa d’Este a Tivoli o le residenze dei Farnese, ma dopo notti di banchetti ed ubriacature, i cardinali potevano essere costretti a restare per la notte negli appartamenti papali, dove non mancavano mai le cortigiane o curiales. Il denaro per saziare l’irrefrenabile lussuria della corte veniva dalle ricche famiglie dei papi e dei cardinali: Della Rovere, Borgia, Farnese, Medici, Sforza, Este, per citarne alcune, ma per vivere nello sfrenato lusso dell’epoca questo non bastava mai. Allora, arrivavano altre entrate attraverso le commende, che consentivano di attribuire rendite ecclesiastiche vacanti, dissociandole dalle funzioni religiose cui erano collegate, per cui i cardinali accumulavano i profitti di decine di abbazie, chiese, santuari, di vescovati e di priorati. Così, senza fare niente, nelle loro casse entravano ogni anno fiumi di denaro. Poi, la Curia romana guadagnava enormi cifre con la vendita di cariche ecclesiastiche e di indulgenze. Con queste entrate, pontefici e cardinali del rinascimento si permettevano schiere di cortigiane, che non cessarono di mantenere neppure dopo l’avvento della rivoluzione protestante di Lutero. Vediamo ora, le più famose. BEATRICE FERRARESE Fu una delle più note cortigiane romane; concubina di cardinali e banchieri, come Lorenzo Il Magnifico ed Agostino Chigi. Accumulò immense ricchezze in case e gioielli e si fece fare una carrozza d’oro. Durante il sacco di Roma da parte dei lanzichenecchi nel 1527, fu violentata e derubata. A seguito dello stupro contrasse la sifilide e morì in miseria. LUCREZIA PORZIA La chiamavano “Matrema non vole” (in romanesco “Mia madre non vuole”), perché questa era la risposta che Lucrezia dava se il corteggiamento non era gradito o voleva farsi desiderare. Naturalmente il parere della “mamma” poteva cambiare se arrivavano i regali “giusti”, ovvero costosi. La donna aveva un carattere forte, deciso e beffardo, perché non esitava a deridere chi non le aggradava o si dimostrava ignorante alla sua presenza; da popolana analfabeta si era acculturata, imparando a leggere e scrivere e da quando si era istruita odiava l’ignoranza. 51
IMPERIA CORGNATI In realtà si chiamava Lucrezia, ma la sua bellezza era tale da essere degna di un imperatore, così cominciarono a chiamarla “Imperia”, la divina bellezza fatta donna. Era figlia di un cerimoniere del papa; la sua casa era più simile ad un circolo di intellettuali e non pareva certamente un bordello. Lucrezia era ambita non solo per la sua bellezza, ma anche per le qualità intellettuali e culturali. Lei si innamorò del banchiere senese Agostino Chigi, che contraccambiò il suo amore, il quale ad un certo punto della relazione la lasciò per una amante più giovane, che voleva sposare. La bella Imperia non resse la delusione; cadde in depressione e nel 1512 si suicidò. FIAMMETTA MICHAELIS Una piazza di Roma porta il suo nome, perché lì c’era il suo sontuoso palazzo. Fu una preferita di Cesare Borgia, che le faceva visita in abito cardinalizio e spada. Prima di lui aveva avuto una relazione con il cardinale Jacopo Ammannati, che alla sua morte le lascio una enorme eredità in case e terreni, anche se parte di questa fu trattenuta dalla Chiesa. TULLIA D’ARAGOGNA Sua madre, la ferrarese Giulia Campana, era una cortigiana che insegnò la professione alla figlia. Il padre di Tullia era incerto, ma la stessa rivendicava la paternità del cardinale Luigi d’Aragogna. Tullia era una prostituta, ma anche una poetessa raffinata, con adulatori molto importanti. La sua vita non fu facile, avendo compromesso la propria immagine con personaggi di basso livello, che però pagarono una fortuna per i suoi amplessi. Questo la portò a dover lasciare Roma, perché i clienti di alto rango le vennero a mancare, e dovette vagare attraverso numerose città italiane, morendo in miseria nel 1556. L’elenco di donne importanti, o “femmine fatali”, non finisce certamente qui, perché le donne nella “storia dimenticata della Chiesa” furono veramente tante: da Maria detta Marozia dei Teofilati ad Olimpia Maidachini; da Filide ad Anna Bianchini detta Annuccia. Infine, permane il mistero del ruolo di Maria Maddalena al fianco di Gesù: prostituta, moglie, amante o addirittura apostolo ? per finire Santa !
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L’uomo del TORO: Carattere e vita sentimentale
Astrologia, Amore e sesso L’uomo del segno del Toro è il più realista, il più tenace, il più cocciuto, di tutti i segni. Il suo carattere si presenta con una paradossale contraddizione: da una parte esiste un bisogno di primeggiare, di dominare, di essere qualcuno che conta; dall’altra esprime una natura decisamente pigra. La sua pigrizia è l’amore per il dolce far niente e per la vita comoda. E’ noto che chi dorme non piglia pesce ed il Toro dorme veramente tanto, eppure a volte riesce a far carriera, mettendo in campo la sua forza maggiore: l’energia passiva, che si attiva nella pazienza. Quest’uomo non è un brillante innovatore; è reazionario e conservatore, è un testardo che non desidera e non accetta consigli. Certamente è meglio non fargli perdere la pazienza, perché se è vero che ne ha tanta, è altrettanto vero che se le viene meno si trasforma in … un toro infuriato. La sua testardaggine ed il gusto di vincere (a tutti i costi) solo per il piacere della vittoria non gli procura molti autentici amici. Inoltre, è molto permaloso; non dimentica le offese e “rumina” (proprio come i bovini) i dispiaceri patiti, ingigantendoli smisuratamente. Ha uno scarso senso dell’umorismo e tutto funziona a senso unico; pare avere il “paraocchi”. E’ gentile e generoso con chi gli è sodale e gli da ragione; in questo caso, nonostante un alto senso dell’economia, è capace di aiutare chi ha bisogno oltre misura. Facilmente autodidatta, ha una ottima memoria ed ama imparare tutto a qualsiasi età. Vuole conoscere i dettagli delle cose, anche i più minuti. La vita sentimentale è importantissima per quest’uomo che, nonostante la scorza rude e l’apparente timidezza, è sin dall’infanzia assetato di affetto. Il Toro è continuamente tentato dall’avventura amorosa; il desiderio di una passione eccezionale lo perseguita per tutta la vita e quando incontra una donna che lo ispira sa essere un amante tenerissimo, affettuoso, appassionato. Solo l’amore gli dà vibrazioni ed emozioni e, nei periodi di assenza d’amore e di desiderio è un uomo perso, internamente vuoto e completamente infelice. Il Toro ha bisogno di avere sempre vicino la donna che ama. La gelosia è per lui un tormento continuo, perché ha tanto solido il senso del possesso e considera la donna un oggetto di sua proprietà. Per lui, è spesso una gelosia “retrospettiva”, che guarda al passato della sua compagna e lo tormenta fino alla disperazione, perché “il passato non si cancella”. Questo è un aspetto da non sottovalutare mai, se si vuole vivere con il Toro una delle sue splendide vicende passionali; bisogna fare molta attenzione, perché qualcuno lo abbina al mito del Minotauro, a cui veniva concesso periodicamente sette vergini e sette giovani: prima li godeva, poi li mangiava … naturalmente, senza fretta ! 54
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L’uomo del TORO: Carattere e vita sentimentale
Astrologia, Amore e sesso Il carattere è tutto d’un pezzo, senza sfumature, dotato di poco tatto ed assai irascibile. Quest’uomo si distingue anche per la totale assenza di umorismo, soprattutto per quanto riguarda la propria persona. L’assenza di umorismo è comunque accompagnata da una allegria che esplode a volte in maniera insospettata e senza ragione. Comportarsi irragionevolmente è un particolare di questo segno che ha un sistema emotivo estremamente debole. Le cose gli cadono sempre addosso e la prima reazione è il panico, in particolare se si tratta di piccole noie quotidiane. Lui ama un suo ritmo di vita che non desidera interrompere perché il suo equilibrio è difficile e tanti Arieti hanno bisogno di anni di raccoglimento ed esperienze per trovare quella pace interiore alla quale aspirano. L’uomo dell’Ariete segue l’istinto più che la ragione, eppure riesce a celare bene certi suoi sentimenti perché è anche un ottimo attore. Comunque recitare gli costa fatica ed alla lunga scopre la sua esatta posizione. Ha una pessima memoria e dimentica tutto ciò che non gli interessa realmente. Ha un bisogno incontenibile di manifestarsi e di agire; questo lo fa apparire ambizioso, ma non lo è perché gli manca la tenacia per portare a termine le proprie fatiche. Con lui tutto avviene molto rapidamente e quello che non si realizza in breve viene abbandonato. La sua qualità è nell’inizio, mentre il suo difetto è nella conclusione: parte, ma non arriva. Primitivo ma prosaico, colora di ideali i progetti che lo interessano e riesce a lanciare anche altri in avventure in cui crede solo inizialmente. Come uomo può essere un condottiero, ma si stancherà presto, perché solo l’inizio conta ed il resto è noia. L’Ariete non è un uomo particolarmente interessante, ma è particolarmente vitale e con sani appetiti. Crede in quello che fa, non può intraprendere nulla in cui non crede; ha bisogno della spinta di una fede per agire, ma essa si logora con estrema facilità; se supera questo limite e si impone di arrivare alla fine delle cose, può ottenere risultati grandissimi, evitando di cadere con gli anni nel baratro della sfiducia e dell’abbattimento. L’uomo dell’Ariete appartiene ai conquistatori sin dalla più giovane età, perché è sicuro di sé, perché è pieno di entusiasmo e perché dà l’impressione alla donna di essere unica ed irraggiungibile, ma cambia umore con rapidità sconcertante e non dà mai a chi gli sta vicino la gioia del possesso. Dopo gli slanci iniziali non è mai troppo affettuoso; è costantemente preso dai progetti che inizia, dal lavoro e da altre donne. Non è un uomo fedele; è un uomo che brucia rapidamente le sue riserve fisiche in amore e quindi la sua sensibilità ha una vita breve. L’estrema emotività lo porta a strane crisi di isterismo od a tristi amori senili quando non è più giovane. Molti concludono piuttosto rapidamente e prematuramente la loro carriera amorosa. Il suo motto pare essere: “Vengo subito, ma se non arrivo immediatamente, non vengo più 56
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Come è l’uomo dei Pesci, A LETTO, come conquistarlo
Astrologia, Amore e sesso L’uomo dei Pesci ha bisogno di vivere nel suo mondo, in un suo ambiente; se lo tirate fuori muore come il pesce buttato sulla spiaggia. Lui è come il pesce che sfugge sempre e quando credete di averlo bene in mano, fa un salto e scompare. La prima regola è considerarlo per quello che è: un diverso, senza vestirlo con gli abiti del buon senso, pensando “così fan tutte”. L’uomo dei Pesci è permaloso e va trattato con grande gentilezza; non siate mai frettolose. Valorizzatelo, lodate quello che fa perché non è molto intraprendente ed il suo fatalismo lo porta a credere che non si può forzare il destino. Dovrete forzarlo e dargli chiari segnali che siete innamorata e lo volete; se tentenna, dategli voi il primo appuntamento e se non scappa subito, avete vinto. L’uomo dei Pesci si affeziona alle sue abitudini e se le osserverete attentamente, saprete gestirlo. Uno dei suoi svaghi preferiti è mangiare bene e bere meglio, ma anche fare sesso. La bocca per lui è fondamentale, da essa transitano tutti i piaceri e nel sesso è l’eccellenza.
Con la bocca fa tutto e dalla bocca vuol ricevere tutto, ma ancor meglio sarebbe dire che gli orifizi sono i suoi contatti preferiti; se gli darete dei noi, aprirete le porte di una crisi irreversibile. Non ama essere criticato ed impedito in ciò che predilige. Qualche volta è un po’ “matto” ma, come tutti i matti intelligenti, non lo dimostra e può essere classificato estroverso ed originale. Una sua caratterista è scomparire senza motivo e riapparire, come se nulla fosse accaduto, aspettandosi di essere accolto con entusiasmo. Questa modalità gli serve a dare rinnovato entusiasmo al rapporto, che così rinasce come una cosa nuova. Il segno dei Pesci non è eccessivamente vitale ed accade che si uniscano a donne con un eccessivo senso del comando, che però va gestito con intelligenza, perché la sottomissione di quest’uomo è solo il frutto di mancanza di energia, alla quale pongono rimedio con la fuga. 58
E’ statisticamente accertato che i Pesci hanno il primato di separazioni e divorzi; quindi occhio a non tirare troppo la corda ! Sessualmente, l’uomo dei Pesci ha bisogno di una donna attiva e propositiva, che sappia chiedere e nello stesso tempo dare. Per lui, l’atto sessuale è un rito, che esclude anzi tutto la fretta, se siete sbrigative non è il maschio per voi. In compenso è un uomo dai modi dolci e suadenti, sempre preoccupato del benessere della sua compagna; non è generosissimo ma pur sempre ricco di attenzioni e premure. Lui sa risvegliare nella donna l’istinto materno e per questo ha tante amicizie “amorose”, che necessariamente non lo coinvolgono sessualmente, ma sovente sono confidenziali e protettive.
L’uomo dei Pesci odia la gelosia, quindi con lui evitatela, perché inutile e controproducente. Raccontategli la vostra vita; lui vi racconterà la sua, senza dimenticare che la parola esce dalla bocca ed essa ha importanza fondamentale per i Pesci. Durante i rapporti sessuali parlate, urlate, piangete e magari ditegli ciò che vorreste fare o che vi facesse: lo farete impazzire di eccitazione. Lui ispira fiducia, non è un lavoratore accanito, né un ambizioso e tantomeno un avido; appartiene a quella ridotta schiera di uomini che hanno tempo e voglia di curare una donna e per questo vi dedicherà molto tempo. Se da lui cercate denaro, farete fatica a trovarlo, perché difficilmente un Pesci riesce ad accumularne. La fantasia è al potere ed allora presentandosi, un uomo dei Pesci potrebbe dirvi: “Qui troverai tutto meno che dei soldi !”; potete credergli, in compenso lui vi darà la “buona compagnia” e non vi farà mai sentire il peso della solitudine.
PESCI FAMOSI Albert Einstein (in copertina), Gabriele D’Annunzio, P. Paolo Pasolini, Lucio Battisti, Federico Chopin, Lucio Dalla, Michelangelo, Victor Hugo, Alessandro Manzoni, Enrico Caruso, Rudolf Nureyev, Galileo Galilei. John Steinbeck. 59
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Com’è l’uomo dell’Acquario, a letto, come conquistarlo Astrologia, Amore e sesso
L’uomo dell’Acquario fa solo e sempre quello che vuole: è impossibile da trasformare. Solitamente il suo atteggiamento è quello di uomo svagato, dolce e gentile: questo crea l’illusione che sia influenzabile e sottomesso. E’ un personaggio che crea grosse aspettative perché si comporta in modo rassicurante e sereno, ma non è così, perché quello che pare scontato ad altri, non rientra nei suoi desideri. Dopo una lunga frequentazione vi negherà l’esistenza di un legame definitivo ed a nulla varrà disperarsi. Occorre scendere nella sua stessa logica e fingersi ribelle ad ogni regola ed istituzione, come matrimonio, convivenza e fidanzamento; così ritroverete il suo entusiasmo. Lui è per l’amore libero e se lo asseconderete vedrà in voi l’unica donna anticonformista che abbia conosciuto. Se c’è qualcuno che ama lo scambio di coppia, il triangolo ed ogni altra manifestazione aperta è proprio lui. Potrebbe essere l’uomo che vi propone al suo miglior amico o che lo mette in condizione di avere un rapporto con voi. La ribellione sociale dell’uomo dell’acquario passa sovente attraverso il sesso, che difficilmente si baserà sulla forza fisica, ma sarà una continua invenzione mentale.
L’uomo dell’Acquario ama la tecnologia e tutte le novità della scienza, perciò amerà introdurre giocattoli di ultima generazione e strumenti nei rapporti sessuali. Lui non ama il passato ed il presente non lo interessa, per cui è sempre proiettato al futuro; lo eccita di più il pensiero di quel che farà, di ciò che sta facendo. Con lui, non siate mai banali: inventate e create situazioni sempre nuove e se siete a corto di idee, copiatele da altri. Potete essere certe che non si accorgerà che non sono idee originali e vostre, perché ciò che gli piace non viene influenzato dalle sue origini. L’importante è sbalordirlo ed ogni strumento è buono: siate capricciose ed inventate ogni giorno qualche fiaba, anche se non sarà una cosa seria, ma l’Acquario non è per le cose serie. 61
Eppure, apparentemente è un uomo tranquillo; sempre dello stesso umore e dalla voce pacata: i cambiamenti avvengono dentro di lui e voi ve ne accorgerete per i suoi silenzi e certe assenze. E’ certamente il più originale di tutti i tipi dello zodiaco e stargli vicino è come vivere con un genio. L’uomo dell’Acquario è un generoso ed è un altruista. L’Acquario non fa per voi se siete una donna che ama il denaro e neppure se siete una calcolatrice. Anche se siete una passionale state lontane da lui: a quest’uomo piace l’emozione, il gioco intellettuale e l’amicizia amorosa; la passione e la gelosia sono sensazioni che lo spaventano. Rispettate il suo bisogno di solitudine e la sua distrazione ha sempre una origine importante perché sta pensando certamente a qualcosa di interessante. Non sottovalutatelo, con lui vivete in un clima un po’ rarefatto ed ogni giorno vi proporrà una nuova idea. Solo dopo averlo abbandonato, perché non riuscivate più a sopportare le sue stranezze, vi renderete conto di quanto era benefico per voi. Lui sa rendere la vita varia, diversa ed interessante come nessun altro. State attente, perché l’Acquario sa rendersi invisibile e sparire dalla vostra vita e se avete perso le sue tracce vi sarà difficile ritrovarlo. Vi consigliamo di tenervelo caro, ma di non perderci la testa: correreste il rischio di non trovarla più ! Lui è un prestigiatore dei sentimenti e la sua fiaba preferita è “Alice nel paese delle meraviglie”.
ACQUARI FAMOSI Totò (in copertina), Paul Newman, James Dean, Wolfgang Mozart, Giulio Verne, Burt Reynolds, Abramo Lincoln, John Travolta, Charles Lindbergh, Charles Dickens, Jack Lemmon, Charles Darwin, Fabrizio De Andrè, Thomas Edison. 62
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Prete cattolico fa coming out durante la messa I fedeli presenti si alzano in una standing ovation
Gregory Greiten è il parroco della chiesa cattolica di Santa Bernadette a Milwaukee, nel Wisconsin, Stati Uniti. Poco tempo fa, davanti a tutti i fedeli riuniniti per la messa, si è rivelato pubblicamente come omosessuale, con le seguenti parole: “mi impegno con voi a non vivere più la mia vita nell’ombra del segreto. Prometto di essere fedele al me stesso gay. Accoglierò la persona che Dio ha creato per me”. I presenti hanno accolto il forse non tanto inaspettato annuncio alzandosi in piedi ed applaudendolo, come ha riportato il giornale locale Milwaukee Journal Sentinel. Con il suo gesto, il parroco ha detto di voler aiutare gli altri membri omosessuali del clero ad uscire dall’anonimato e a rompere il tabù che da sempre, in ambito clericale, incombe su questo argomento.
Ma come hanno reagito i “piani alti” della Chiesa? Pare piuttosto bene: l’arcivescovo di Milwaukee, Jerome Listecki, che aveva incontrato Greiten prima della sua dichiarazione, ha affermato di sostenere il parroco nel suo viaggio personale e nel racconto della sua storia per comprendere e viere il suo orientamento sessuale ed ha così affermato: “come la chiesa insegna, chi è attratto da persone dello stesso sesso deve essere trattato con comprensione e compassione”. Ricordiamo inoltre che lo stesso Papa Francesco, in un recente viaggio a Rio De Janeiro, si espresse così ai giornalisti sul tema dell’omosessualità: “se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”. La sua rivelazione pubblica non è stata circoscritta solo alla parrocchia però, Greiten ha infatti scritto un articolo, pubblicato sulla rivista cattolica National Catholic Reporter, in cui ha spiegato meglio la sua scelta e di cu riportiamo alcuni estratti: “oggi infrango il silenzio e mi libero dalle catene della vergogna che mi sono state imposte in giovane età. C’è così tanto da dire, da riparare e da guarire, molto oltre i limiti di queste parole stampate. Sono omosessuale”. Ed ancora: “sin dai giorni del mio seminario, negli anni Ottanta, mi è stato insegnato che l’omosessualità è una forma di disordine, qualcosa di cui non si può parlare e che deve essere punito. Amici con ‘amicizie particolari’ sono stati immediatamente rimossi da scuola a causa di ‘problemi familiari’”. Infine, il parroco ha specificato che continuerà ad aiutare i fedeli a prescindere dal loro orientamente sessuale: da lui troveranno accoglienza ed ascolto eterosessuali, omosessuali ed anche transgender: tutti uniti sotto il segno della fede, contro i pregiudizi e le discriminazioni. 65
Love Us for Christmas! Una canzone per dire NO all’omofobia
La Polonia è un Paese profondamente cattolico e conservatore dove il matrimonio tra persone dello stesso sesso è ancora negato costituzionalmente e dove, negli ultimi tempi, il dibattito sul mondo lgbtqi si è ulteriormente inasprito, anche a causa dell’ascesa di alcuni partiti neonazisti al governo. Quest’anno però, qualcuno ha deciso di “ribellarsi” a questo ostruzionismo ed ha voluto infondere con garbo e dolcezza un tocco di colore “omo” all’imminente Natale. E’ così che una coppia gay di due attivisti per i diritti della comunità lgbtqi, ha creato la canzone “Love Us for Christmas” (“Amateci per Natale”) che sta spopolando nelle classifiche musicali del Paese.
La canzone, scritta da Jakub Kwiecinski e David Mycek, che si sono sposati nella ben più liberale Spagna nel giugno scorso e che sono anche i fondatori della campagna pubblicitaria #PolandWakeUp (Polonia Svegliati), hanno ideato un motivetto molto allegro, che una volta ascoltato non va più via dalla testa. La particolarità della canzone, che è anche un cliccatissimo video su Youtube, è che si apre con le registrazioni - purtroppo vere - di alcuni insulti ricevuti dalla coppia (tipo: “l’arcobaleno è un simbolo di perversione” oppure “i gay devono essere curati”), per poi aprirsi in un arcobaleno di ben 30 famiglie LGBT provenienti da tutto il mondo, che mostrano a tutti sorrisi e tanto amore, in barba ai pregiudizi ed a chi pensa che bisogna essere per forza eterosessuali per formare una famiglia felice. Jakub e David, hanno spiegato così la canzone: “durante il periodo natalizio c’è una magica gentilezza tra le persone. Volevamo solo utilizzare questo momento per sollecitare la loro attenzione per le tematiche lgbtqi e farle comprendere. Stiamo provando a cambiare le cose”.
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USA: da gennaio le trans potranno far parte dell’esercito I magistrati bocciano Trump e aprono all’arruolamento
L’amministrazione del Presidente Trump, che puntava ad escludere le persone transessuali dalle forze armate, nei giorni scorsi si è vista respingere la richiesta dalla Magistratura Federale, dopo aver ricevuto già un primo pronunciamento negativo di un’altra corte federale nei mesi scorsi. Quindi, questa bocciatura, farà si che dal prossimo gennaio anche i trans possano arruolarsi nell’esercito, per buona pace della Casa Bianca, che da mesi annunciava sui social network le sue intenzioni di esclusione. I portavoce del Pentagono hanno espresso soddisfazione, perchè fin da subito avevano messo in chiaro che il quartier generale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America avrebbe continuato ad accettare le persone trans, almeno fino a che non fosse arrivata una vera normativa che lo impedisse, cosa che, di fatto, non è avvenuta.
Il Pentagono ha comunque chiarito che tutte le aspiranti reclute dovranno essere sottoposte come tutti gli altri candidati agli esami fisici, medici e psicologici, che sono piuttosto difficili da superare e che chi presenterà disforia di genere (ovvero, una condizione in cui una persona ha una forte e persistente identificazione nel sesso opposto a quello biologico) o si è già sottoposto ad interventi chirurgici di “ricostruzione” potrà essere scartato. Molta gioia anche tra i cinque soldati transgender che avevano già fatto causa all’amministrazione dopo l’annuncio: affermavano che il bando di Trump era incostituzionale ed erano sostenuti nella loro lotta da due importanti gruppi per i diritti della comunità Lgbtqi: The National Center for Lesbian Rights (NCLR) e GLBTQ Legal Advocates & Defenders (GLAD) ovvero il Centro Nazionale per i diritti delle Lesbiche e l’Associazione degli Avvocati e Difensori delle persone Lgbtq. Grazie a questo secondo stop, potranno continuare senza problemi ad esercitare il loro meritato servizio nell’esercito, che comunque non si era mai interrotto, ma senz’altro potranno farlo con più tranquillità e serenità. 67
La trans Laurel Hubbard si aggiudica l’argento ai Mondiali di Pesi! La neozelandese ha conquistato il podio nella categoria +90 kg donne!
Fino ai 35 anni gareggiava fra gli uomini: ma oggi, a 39 anni, Laurel Hubbard, nato uomo con il nome di Gavin, è riuscita a salire sul podio come prima atleta del sollevamento pesi ad avere conquistato una medaglia in una gara mondiale nella storia della Nuova Zelanda. I mondiali, si sono svolti negli scorsi giorni ad Anaheim, in California e la Hubbard, battuta nei supermassimi da Sarah Robles (prima americana a riuscirci in 23 anni), dopo il suo eccellente piazzamento, ha dichiarato ai giornali “Stuff” e “New Zealand Herald”: “purtroppo, quando si era sparsa la voce che avrei partecipato ai Mondiali dopo il cambio di sesso, ho ricevuto tantissimi insulti sui social network” – e ancora: “adesso vorrei che molta gente cambiasse mentalità e ne avesse una più aperta.
Molti tecnici del mio sport hanno messo in dubbio che la mia presenza fosse stata una scelta corretta e ammetto che è una questione complessa. Anche se so che non avrò mai un sostegno unanime, spero che anche la mia storia possa dare un contributo ad altri che decidono di intraprendere questo percorso”. Laurel comunque non è assolutamente una atleta qualsiasi: fino a quattro anni fa gareggiava a livello di Elite nazionale, fra gli uomini. Poi c’è stato il tanto desiderato cambio di sesso e successivamente l’apertura definitiva del CIO (Comitato Olimpico Internazionale) ai transessuali. Laurel si è quindi sottoposta a tutti i test di testosterone, superandoli, ed ha potuto partecipare regolarmente alla gara. “Vorrei far notare che non ho vinto, quindi, a tutti quanti dicevano che ero avvantaggiata rispetto alle altre partecipanti, vorrei dire che forse non lo ero poi così tanto”. Infine, la vicecampionessa del mondo, a proposito di come si trova nella sua nuova identità femminile, ha dichiarato: “non tutti mi accettano ma altri lo fanno ed è grandioso. Ho la sensazione che ora tante persone siano disposte a considerarmi anche sotto il profilo sportivo. Ho dovuto aspettare che il mondo cambiasse e sono contenta di averlo fatto”. 68
Barbie ha preso posizione sui diritti gay Il sostegno è arrivato con un post pubblicato su Instagram dall’azienda produttrice Mattel Fin dall’anno della sua creazione nel 1959, la bambola Barbie ha aderito esteticamente ad un aspetto basato su capelli biondissimi e perfetti e proporzioni del corpo irrealistiche. Tuttavia, negli ultimi anni, l’azienda produttrice Mattel ha fatto uno sforzo per rendere Barbie più inclusiva, facendo uscire sul mercato una gamma di diversi tipi di corpo ed etnie, come per esempio la Barbie musulmana che indossa un hijab (nella tradizione islamica, si tratta di un velo allacciato sotto la gola utilizzato dalle donne per coprire il capo e le spalle). In linea con questa nuova tendenza progressista, l’ultima novità in casa Barbie è l’uscita di una bambola a sostegno dei diritti Lgbtqi. Più nello specifico, un paio di settimane fa, l’azienda Mattel ha pubblicato sul suo profilo ufficiale di Instagram, una foto dove si vedono una Barbie e un’altra bambola con le sembianze della scrittrice di moda statunitense Aimee Song che indossano delle magliette con la scritta “Love Wins” (l’amore vince).
Le magliette sono una riproduzione di quelle realizzate da Aimee Song in occasione del “Pride Month” dello scorso giugno, in cui si è celebrato l’orgoglio della comunità Lgbtqi. La foto è stata accolta in maniera molto positiva dagli utenti di Instagram; in tantissimi hanno commentato con apprezzamenti di lode la scelta della Mattel di prendere una posizione precisa sulla quaestione dei diritti gay, un tema considerato tutt’oggi ancora scottante e controverso. Il 50% del ricavato dalla vendita di questo tipo di Barbie con le sembianze di Aimee Song andrà a favore dell’associazione no profit “The Trevor Project”, che dal 1998, anno della sua fondazione, lavora per prevenire i suicidi tra i giovani lgbtq tra i 13 e i 24 anni.
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Il Parco dei Peni in Corea del Sud Una meravigliosa oasi naturale accoglie il parco più originale del mondo
Il mondo è pieno di posti strani e curiosi: avreste mai pensato che esiste addirittura un intero parco dedicato ai peni? Eppure così è, e per la precisione si tratta dell’oasi verde di Haesindang Park, nota come Penis Park (Parco dei peni). Si trova a Sinnam in Corea del Sud ed è dedicata all’organo genitale maschile. In Italia, già comunque “dotata” del patrimonio storico-artistico più grande al mondo, probabilmente un simile parco non potrebbe mai esistere, vuoi anche per la presenza del Vaticano, ma in Corea del Sud è una vera e propria attrazione turistica ed è molto visitato. Il parco è accessibile a tutti, nonostante le sue opere particolari, e la sua nascita è legata a ben due leggende. La prima, narra la storia di una coppia di giovani sposi che vivevano in un villaggio di pescatori vicino l’Haesindang Park. La coppia non riuscì a consumare il matrimonio a causa della prematura morte della giovane sposa: in seguito al tragico evento i pescatori andarono in mare ma non presero niente: pensarono allora che lo spirito della giovane, che non aveva consumato il suo matrimonio, avesse influenzato l’esito della pesca. Per questo motivo i pescatori crearono delle sculture di forma fallica per rendere omaggio alla giovane donna e successivamente la pesca riprese più ricca di prima. La seconda leggenda, parla invece di una giovane vergine che stava aspettando che il proprio uomo tornasse dal lavoro su una roccia vicino al mare. Una volta tornato, l’uomo non trovò la donna, probabilmente annegata a causa della tempesta. Dopo l’incidente, gli abitanti del villaggio non riuscirono a pescare nulla e qualcuno ha dato la colpa proprio a questo evento. Quando un giorno un pescatore fece pipì in acqua e riuscì a pescare subito dopo, gli abitanti del villaggio si convinsero che esporre i propri genitali facesse piacere alla defunta sposina. Strane e tragiche leggende a parte, se siete curiosi di vistare il parco, non avrete difficoltà a trovarlo: si riconosce da lontano grazie ad un grande faro rosso a forma di pene e sorge su una grande collina. Tutte le sculture al suo interno, sono costruite in pietra, legno e altri materiali e pur essendo il tema ricorrente, ogni statua si differenzia dalle altre: dai cannoni a forma di pene, alle statue per ogni segno zodiacale, tutto è curatissimo e unico nel suo genere. Dulcis in fundo, il parco è situato vicino all’accogliente cittadina di Samcheok, dove i turisti possono trovare alloggi belli ed “in tema” col parco vicino. Se volete organizzare una vacanza originale, il Parco Haesindang fa senz’altro al caso vostro! 70
Associazione ALIVI A sostegno dei bambini, adolescenti ed adulti gravemente malati di AIDS
Alleanza per la vita (ALIVI) è un’associazione senza scopo di lucro fondata nel marzo 1989 dall’infermiera Maria Elisabeth Eicher, a San Paolo (Brasile) con l’obiettivo sociale di aiutare bambini, adolescenti e adulti bisognosi che vivono con gravi malattie come l’HIV / AIDS, il cancro ed altri di natura rara o difficile da trattare. Il supporto di ALIVI è focalizzato sulla salute ed il benessere del paziente e dei suoi famigliari: tutto questo è possibile grazie alla fornitura di alloggi, cibo, trasporti e al prezioso tempo libero messo a disposizione dai volontari. ALIVI svolge, in modo libero ed ininterrotto, un servizio sociale rilevante per l’accoglienza istituzionale provvisoria delle persone e dei loro accompagnatori, in particolare per bambini e adolescenti, in condizioni di non autosufficienza e che si trovano al di fuori della loro città di residenza. Infatti, le persone servite abitualmente da ALIVI, risiedono in luoghi distanti, specialmente negli stati settentrionali e nordorientali del Brasile, o anche in paesi confinanti come la Bolivia. Dopo la diagnosi della malattia, i pazienti devono cercare centri di cura specializzati, non disponibili nei loro comuni o stati; con l’aiuto di ALIVI, possono sistemarsi nella capitale di San Paolo nelle tre case che l’Associazione mette a disposizione e ricevere le cure di cui hanno bisogno. Nei primi anni di esistenza di ALIVI, l’Associazione brasiliana per l’istruzione e la cultura (ABEC), ha acquisito una proprietà, dove si trova l’istituzione e lo ha prestato, per lo sviluppo di attività sociali. Nel corso degli anni, ha fornito supporto finanziario e altre donazioni, stabilendo partnership fino ad oggi, con la vendita della proprietà. Nel 1993, la Dottoressa Creuza Resende Fabiani ha donato ad ALIVI, Casa da Paz, per la cura delle persone con HIV / AIDS che si trovan alla fine della loro vita. Ha anche contribuito in modo sostanziale all’acquisto di case per bambini, Casa Pequeno Príncipe TIM e Casa Raízes e Asas.
Un po’ di storia: Lisette, come è affettuosamente chiamata la fondatrice, aveva 49 anni e risiedeva in Germania, nella città di Paderborn. Nel 1988 accettò un invito da Dom Paulo Evaristo Arns per andare a lavorare a San Paolo come infermiera specializzata nella cura dei pazienti più gravi. Ben presto si rese conto che non c’erano le risorse ed i mezzi necessari per garantire aiuto a tutti i malati e, insieme a Marcos e Nivaldo, i suoi primi amici e partner lavorativi, iniziò a stringere contatti con gli ospedali di riferimento per l’AIDS, in particolare con l’Ospedale Emílio Ribas. Il numero dei malati infatti aumentava rapidamente, in particolare la malattia si manifestava a causa di situazioni di povertà, prostituzione e uso di droghe, e Lisette si rese conto della necessità di avere un posto per ripararli tutti. Anche gli ospedali cominciarono a richiedere i loro servizi, ma non c’era posto per riparare coloro che non avevano tetto. La solidarietà divenne allora internazionale: Lisette, inizialmente, creò un gruppo di amici chiamati “Amici di Lisette” ed in seguito, con il marito, fondò in Germania l’AIDS Hilfe San Paolo, un’associazione senza scopo di lucro per sostenere questo importante lavoro. Successivamente, venne fondata anche la Stern Der Hoffnung (Stella della Speranza), con l’obiettivo di finanziare, oltre ad ALIVI, altri progetti sociali a San Paolo e in tutto il mondo. Tutto il meraviglioso lavoro che svolge ALIVI è possibile grazie anche alla collaborazione ed alle donazioni, deducibili dalle tasse. Donazione: ASSOCIAÇÃO ALIANÇA PELA VIDA – ALIVI Itau – Agência 0593, conta corrente 36.072-0 71