CORSO TRATTI, AUTORITRATTI E IDENTITA’ Sara Zugni - parte 2

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Tratti, autoritratti e identità PARTE 2 - L’AUTORITRATTO A cura della dott.ssa Sara Zugni


Tratti, autoritratti e identità

1 IL SEGNO 2 LABORATORIO -> SEGNO E SIMBOLO 3 L’ AUTORITRATTO 4 LABORATORIO -> ATLANTI ANATOMICI 5 L’IDENTITA’ NELL’ARTE -laboratorio

IL PROGRAMMA


1 IL SEGNO

1 Cosa è il segno? 2 Espressionismo astratto: Franz Kline 3 L’informale: Hans Hartung 4 Graffitismo: K.Haring e J-M Basquiat 5 Una curiosità fotografica: la serie VI di Brassai


2 Laboratorio segno e scrittura


1 Conosciamo i materiali e sperimentiamo


2 Creiamo liberamente


3 Entriamo nell’immagine e prendiamo coscienza


Dal Segno al Simbolo A volte, invece di essere un semplice tratto astratto, il segno può voler definire e rappresentare una cosa reale, un oggetto o un concetto in forma stilizzata. In questo modo si trasforma in simbolo. I Segni e i simboli sono infatti gli elementi primari della comunicazione scritta.




Tratti, autoritratti e identità

1 IL SEGNO 2 LABORATORIO -> SEGNO E SIMBOLO 3 L’ AUTORITRATTO 4 LABORATORIO -> ATLANTI ANATOMICI 5 L’IDENTITA’ NELL’ARTE

IL PROGRAMMA


Perché Segno e Autoritratto?

Sono tra gli strumenti più efficaci che la pittura ci mette a disposizione per comprendere un po’ di più noi stessi e raccontare chi siamo


AUTORITRATTO Che cosa ha spinto e spinge tuttora l’uomo a duplicare la sua immagine?


Il bisogno di autorappresentazione Affascinante, intrigante, misteriosa rappresentazione del sé, troneggia imperante nella storia dell’arte, a rappresentare non solo i tratti somatici dell’artista ma anche la sua personalità, le sue emozioni, i suoi sogni, fino ad arrivare a veri e propri tentativi di autoterapia che giungono fino ad oggi attraverso l’ormai celeberrimo selfie, che altro non è se non un autoritratto fotografico.


Autoritratto: definizione Dipinto in cui l’artista si raffigura ponendosi come tema principale del quadro. Pressoché sconosciuto all'arte antica, il genere è andato affermandosi nel periodo medievale, fino a raggiungere completa dignità artistica nel Rinascimento, grazie soprattutto ai pittori italiani e dell'Europa settentrionale.


L’immagine allo specchio Va ricordato che solo dal 1516 si cominciarono a produrre a Murano specchi piatti simili a quelli moderni. Sino ad allora erano diffusi specchi convessi, che generavano una distorsione ottica dal centro all'esterno dell'immagine tale da rendere particolarmente difficoltosa l'esatta percezione della propria immagine riflessa e di conseguenza il suo trasferimento sulla tela.


Evoluzione tecnica Sul piano tecnico, la diffusione di nuovi materiali e di nuove modalitĂ di stesura del colore (si pensi in particolare alla pittura a olio) resero possibili notevoli miglioramenti nella resa sia disegnativa che coloristica e chiaroscurale dei dipinti.


La diversificazione e la nascita dei principali filoni L'autoritratto «situato» (o «ambientato)», unico tipo di autoritratto praticato dalla tradizione medievale, aprì la strada alla nascita del cosiddetto «criptoritratto». Accanto ad esso nacque la tradizione dell'autoritratto «autonomo», in cui la raffigurazione del pittore è protagonista unica del dipinto


1 Autoritratto ambientato Questo filone, di impostazione ancora tardo-medievale, fu particolarmente in voga nel Quattrocento e nei primi anni del Cinquecento italiano.


Giotto Giotto si nasconde nell’affresco del Giudizio Universale nella Cappella degli Scrovegni a Padova nel quale compare fra i beati. In questo particolare dell’affresco, si vede fra gli uomini di profilo che guardano verso l’alto un uomo con un copricapo giallo: quello è l’autoritratto del pittore.



Piero della Francesca Polittico della Misericordia




Piero della Francesca Resurrezione



Raffaello

nella Scuola di Atene (1509-11), autocelebrando il suo ruolo di pittore e, in generale, esaltando la finalmente conquistata affermazione dell’artista “moderno�, Raffaello dipinse il proprio autoritratto e il ritratto di molti pittori a lui contemporanei, sempre nelle fattezze di filosofi.


Raffaello Apelle


14 - Platone - Leonardo da Vinci 13 - Eraclio- Michelangelo 15 - Aristotele - Bastiano da Sangallo 18 - Euclide- Bramante 21 - Protogene - Sodoma o Perugino


Jean Van Eyck Autoritratto nello specchio posto alle spalle dei coniugi Arnolfini. Si tratta di uno stratagemma che consente di inserire nella tela anche ciò che sta al di qua, catturando cosĂŹ anche la presenza dell’artista e di un uomo al suo fianco. Un trucco che amplia lo spazio pittorico in una dimensione mai vista prima!




Diego Velazquez Las Meninas basandosi sul “chi è dove” e mescolando ritratti (le bambine), autoritratto (lui), fino allo specchio in cui sono riflessi i sovrani che, quindi, sono di fianco a noi a guardare il quadro. Ed ecco che magicamente, anche lo spettatore viene risucchiato dentro il dipinto, immaginando il proprio autoritratto proprio lì, nello specchio accanto ai sovrani.




Goya - La famiglia di Carlo IV 1800-1801


Goya - La famiglia di Carlo IV 1800-1801

Si lascia ispirare da Velazquez: come lui si colloca all’interno del dipinto, a sinistra, ma non gioca con la prospettiva, al contrario alza un muro frontale che schiaccia lo spazio come un sipario.


2 Autoritratto autonomo L’autoritratto

come genere autonomo, nel quale l'artista si poneva come protagonista assoluto della composizione, rappresenta il filone destinato a incontrare maggior successo e a diventare predominante nei secoli successivi, nonchĂŠ punto di arrivo del processo di codificazione dell'autoraffigurazione medievale e rinascimentale.


Autoritratto autonomo due strade

1 alcuni artisti scelgono di ritrarsi al meglio di loro stessi celebrandosi come intellettuali e maestri delle arti 2 altri artisti si ritraggono in modo espressivo, spesso impietoso, evidenziando il proprio dolore, i propri difetti, la propria decadenza fisica.


1 Autoritratto: il meglio di sè

L'artista che nel XV secolo approfondì maggiormente gli aspetti dell'autoraffigurazione, facendone un tema centrale della sua produzione, fu il tedesco Albrecht Dürer (1471-1528). Dipinse una cinquantina di autoritratti, rivelando un'attenzione quasi ossessiva per la propria immagine e per l'affermazione della propria personalità. Racconto autobiografico e ostentazione del proprio prestigio sociale sono di conseguenza le due direttrici di questa parte della produzione düreriana.


Albrecht Durer

Il primo ad essere eseguito fu l'Autoritratto all'età di tredici anni (1484), un disegno in cui, pur con qualche sbavatura esecutiva, si nota già una notevole abilità tecnica; l'autore non se ne separò mai.


Albrecht Durer Nell'Autoritratto con fiore d'eringio (1493) l'autore svela una dimensione affettiva privata: l'eringio era considerato, fin dai tempi di Plinio, simbolo della fedeltà coniugale; questo particolare, e la circostanza per cui il dipinto era stato eseguito originariamente su pergamena, facilmente arrotolabile, fanno pensare che fosse stato inviato alla fidanzata Agnes Frey. Immagine ancora un po’ rustica dell’artista.


Albrecht Durer L'Autoritratto con guanti, 1498 a seguito dell'ingresso nella nobiltà norimbergheseè un elogio di se stesso e del suo prestiglio intellettule e professionale, in cui egli si presenta come degno della fiducia e della stima dei ceti più elevati, ricorrendo ad elementi quali «il taglio, la monumentalità, l'aria italiana e rinascimentale, i chiari colori, la raffinatezza delle vesti, l'eleganza della posa, e quel tanto di manifesta altezzosità dallo sguardo»



Autoritratto da nudo, un disegno preparatorio databile fra il 1500 e il 1505 di cui sono ignote la funzione e la destinazione. La posizione innaturale ed affaticata, lo sguardo accentuato e interrogativo e l'estremo realismo anatomico sembrano condurre a un'indagine di sÊ quasi espressionistica. il disegno è considerabile la prima immagine nella storia dell'arte che un pittore dà di se stesso nudo


Autoritratto con pelliccia (1500) il pittore accentua ulteriormente la considerazione della sua figura: la ieraticitĂ della posa e il gesto della mano, simile a quello benedicente del Salvator mundi, suggeriscono un'identificazione con Cristo, e si riconduce al pensiero all'epoca ricorrente, in base al quale il potere creativo dell'artista sarebbe infuso direttamente da Dio.


L'autoritratto come segno distintivo professionale

Artemisia Gentileschi

Autoritratto come allegoria della Pittura, 1638 (Royal Collection,Castello di Windsor)




Autoritratto autonomo: 2 Il ritratto espressivo: dolore e decadenza

1 alcuni artisti scelgono di ritrarsi al meglio di loro stessi celebrandosi come intellettuali e maestri delle arti 2 altri si ritraggono in modo impietoso, evidenziando il proprio dolore, i propri difetti, la propria decadenza fisica.


Caravaggio, Davide con la testa di Golia (1606-10, Roma, Galleria Borghese)

Il pittore raffigurò le proprie sembianze nella testa di Golia, recisa e grondante sangue, mentre sulla spada impugnata da Davide l'iscrizione «H-AS O S» è interpretata come un'abbreviazione del motto agostiniano «Humilitas occidit superbiam» («L'umiltà uccide la superbia»)



Rembrandt Rembrandt si dedicò all'autoraffigurazione con particolare costanza, lasciando quarantasei autoritratti, disegnati e dipinti, che condensano tutti i filoni tipici della produzione seicentesca. Autoritratti: tasselli di una lunga e precisa autobiografia per immagini, fisica, morale e familiare Eccezionale documento del suo aspetto fisico ma soprattutto dei suoi stati d’animo: ritraendo il suo volto che man mano invecchia l’artista ci racconta i suoi problemi, i lutti, le vittorie e le sconfitte, le forze che vengono a mancare, e testimonia cosĂŹ, inesorabile e senza orpelli, il tempo che passa per tutti.


Rembrandt

Il primo Autoritratto con gorgiera (1629) restituisce l'immagine di un giovane spavaldo


l'Autoritratto con Saskia nella parabola del figliol prodigo (1635) è una testimonianza della spensieratezza del pittore con la moglie.


l'Autoritratto a trentaquattro anni del 1640, ispirato al modello del Ritratto di Baldassarre Castiglione che Rembrandt aveva cercato invano di acquistare ad un'asta tenutasi ad Amsterdam l'anno precedente, segna l'apice dei successi personali e professionali dell'artista.


Raffaello Sanzio, Ritratto di Baldassarre Castiglione 1514-15


Da quel momento cominciò un lento declino umano, con la morte della moglie Saskia nel 1642, del figlio Titus nel 1668, i problemi con la committenza, le difficoltà finanziarie che lo costrinsero a vendere i suoi beni e la vecchiaia incombente. Furono proprio gli autoritratti che, nel tentativo di trasmettere sulla tela la propria crescente sofferenza, diedero a Rembrandt l'intuizione di operare quel progressivo disfacimento della pennellata e della materia pittorica che cancellò le tracce della luminosa e squillante precisione dei dipinti giovanili, secondo un percorso stilistico che provocò lo stupore dei contemporanei e che ebbe come unico precedente il «non finito» tizianesco.


In quello noto come Ultimo autoritratto (1669) l'immagine del pittore è ormai quella di un vecchio solo, in cui solo la dignità dello sguardo riesce a bilanciare i devastanti segni che il tempo e le difficoltà hanno lasciato sul volto



L’autoritratto nella contemporaneità: La polarità fra raffigurazione sociale e introspezione psichica La tendenza del XIX secolo fu quella di recuperare l'antica polarità che aveva guidato i pittori nella raffigurazione del proprio volto, ossia quella fra affermazione del loro ruolo pittorico e introspezione psicologica.


1 Affermazione del proprio ruolo


Gustave Courbet

L'Atelier(1854-55)che come spiegato dallo stesso Courbet in una lettera a Jules Champfleury, rappresenta simbolicamente la storia della propria carriera di pittore.


Gustave Courbet

L'Atelier(1854-55)


2 introspezione psicologica


2 introspezione psicologica Il tema si fece nell'Ottocento particolarmente profondo e drammatico, sulla scorta dell'interesse per la psiche umana sfociato sul finire del secolo nella fondazione della psicoanalisi da parte di Sigmund Freud. Ugualmente rilevante fu la nuova dimensione sociale in cui gli artisti si trovarono a vivere, non piĂš professionisti dalla notevole caratura culturale e dal grande riconoscimento sociale ed economico, bensĂŹ, sempre piĂš spesso, personalitĂ isolate in un mondo borghese da loro giudicato ipocrita e conformista.


Vincent van Gogh Autoritratto, 1889 (Parigi, Museo d'Orsay) l'artista si presenta teso, al contempo aggressivo ed intimorito, su uno sfondo del tutto astratto, le cui vorticose pennellate ingenerano un effetto psichico particolarissimo.


Vincent van Gogh Nell'Autoritratto con la pipa il pittore si mostrò con l'orecchio sinistro, che si era tagliato in un gesto di autolesionismo, bendato, in un impianto cromatico dominato dalle stridenze fra colori complementari.


Vincent van Gogh Nell'Autoritratto con l'orecchio bendato il viso appare emaciato, lo sguardo assente e l'abbigliamento suggerisce chiusura e isolamento nei confronti dell'osservatore e dell'ambiente esterno.


Paul Gauguin Negli stessi anni, Paul Gauguin maturò una vera e propria ossessione per la propria immagine. I dipinti I miserabili (1888), dedicato proprio a Van Gogh



Paul Gauguin

In Autoritratto del 1889 arrivò a ritrarsi in una sorta di personificazione di Satana: l'aureola e l'ambientazione stretta fra le mele e il serpente suggeriscono infatti l'immagine dell'angelo caduto, mentre lo sguardo altezzoso suggerisce disprezzo per il mondo.


Edvard Munch Profondamente introspettivo è pure l'Autoritratto con sigaretta (1895)


Skrik , Edvard Munch 1893


Egon Schiele


L’Autoritratto nel Novecento Nei primi anni del Novecento la sensibilità espressionista diede vita a raffigurazioni in cui il tormento interiore, l'alienazione sociale e il racconto della tragedia bellica sono alla base di scelte stilistiche peculiari, in continuità con l'introspezione psicologica ricercata dai pittori del secolo precedente. Significativi in questo senso sono gli autoritratti di Picasso, Max Beckmann ed Ernst Ludwig Kirchner.


Ernst Ludwig Kirchner Autoritratto da soldato, 1915 (Oberlin, Allen memorial art museum). Si noti la mano amputata, testimonianza dell'esperienza bellica, le cui conseguenze segnarono il pittore fino a condurlo al suicidio.


Picasso, un autoritratto per ogni periodo




Frida Kahlo (1907-1954) Regina incontrastata degli autoritratti A causa di un gravissimo incidente l’artista comincia a rappresentarsi ossessivamente, raffigurando le fasi drammatiche della sua vita, costellata da sofferenze fisiche e psicologiche che spesso riusciva a sopportare solo attraverso la pittura.


Se il murale si caratterizzava per grandezza, lei predilesse le piccole opere (la misura media era di trenta per trentasette centimetri), la cura del dettaglio e del particolare, la ricerca di intimitĂ . Laddove i muri si vestivano di temi storici e sociali, lei, incamminandosi su una strada egocentrica e narcisista, si risolveva a dipingere la sua realtĂ personale.


Frida Kahlo, Autoritratto con vestito di velluto, 1926 – Olio su tela, cm 79,7 x 59,9 – Collezione Privata –


La colonna spezzata Frida esprime tutto il suo sfinimento per le troppe operazioni chirurgiche cui fu sottoposta; moderna San Sebastiano, è trafitta da mille chiodi e, piangendo, ci mostra il petto squarciato in cui campeggia una colonna greca tutta rotta, simbolo dell’impossibilità di essere “aggiustata” per poterla tenere in piedi.


Autoritratto con collana di spine e colibrì 1940 Mentre nelle rappresentazioni sacre la corona di spine – riconducibile all’iconografia religiosa – cinge la testa delle persone, negli autoritratti dell’artista diventa una collana che cinge il collo e provoca ferite sanguinanti. Queste ferite suscitano una sensazione di angoscia che tuttavia non trova un corrispettivo nello sguardo di Frida che continua a guardare impassibile davanti a sé.


Antonio Ligabue L'inquietudine, lo smarrimento e la follia caratterizzarono in modo incisivo il cammino di Antonio Ligabue L'arte è selvatica e selvaggia: ha il sapore della terra, del sangue, del coraggio. Le composizioni sono aggressive e tumultuose e tuttavia in equilibrio. La sua pittura – istintiva, passionale, irruente – riporta in superficie un vecchio quesito irrisolto: qual è, in realtà, il limite tra genialità e pazzia?



Francis Bacon-autoritratto comprato da Damien Hirst per 33 milioni di dollari facce spaventose, deformi e distorte, in cui dolore e disperazione sono protagonisti assoluti, espressione quanto mai evidente dei profondi drammi interiori che tormentavano la mente dell’artista, a causa dei disturbi psichici dovuti ai devastanti rapporti che ebbe con entrambi i genitori.


Autoritratto, 1972 Francis Bacon


Prossimo incontro Laboratorio: Atlanti anatomici Il nostro viso e le nostre emozioni. Autoritratti che nascono da dentro.

Ricordatevi di portare uno specchio!!!


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