(IL TAURASINO)
-1n. 2, 9-2017
E DAL CILINDRO SBUCO’ LA CIRCUMVALLAZIONE BENIGNO: UN SANTO DIMENTICATO AVELLINO-ROCCHETTA. UN TRENO PER IL… TURISMO!
(IL TAURASINO) EDITORIALE
“Nessuno stand enogastronomico nel centro storico, nessun Sommario artista di strada, nessuna forma di intrattenimento oltre al palco centrale... Chi ha vissuto questa festa negli anni scorsi BENIGNO, UN SANTO DIMENTICATO 3 non puó che esserne deluso... Pensavo che organizzata dalla AVELLINO-ROCCHETTA….…….5 pro loco come una volta sarebbe stata fantastica... invece per la prima volta, ho lasciato la festa in anticipo e credo che non ci torneró nei prossimi anni... Chi ha organizzato ha puntato ACCADDE IERI………………………9 tutto sul lato economico, […]. COSA SUCCEDE IN CITTA’……12
Quest'anno una sagra pessima e deludente. Era l'unica LA BUONA NOTIZIA……….……12 davvero attraente, ma si è riusciti a rovinarla. Gli stand sono stati ridotti all'osso, praticamente è stato monopolizzato tutto LA NOTA STONATA…………….13 alla cassa della sagra, dai panini al vino. Risultato? […] E dal cilindro sbucò la circumvallazione…………….13
C’è altro da aggiungere? Questi sono solo alcuni dei commenti che si trovano su Facebook, a proposito della cossi detta “Fiera Enologica Taurasi”, ridotta, ahinoi, a PRIMA CHE SIA TARDI………..15 qualsiasi rango di sagra più o meno paesana. Per Cesare A. “Pessima organizzazione!!! Non è più la sagra di una volta, se continua così è destinata a morire ed è un peccato perché questa festa è il simbolo del paese”. E chiudiamo questo breve intervento, con quello che hanno scritto Diego C., “Ma perché? Perché avete rovinato questo evento? Incredibilmente deludente! […], e per Marinella B. “Spero che chi di dovere faccia un bel mea culpa e dia agli abitanti di Taurasi e a chiunque ami questo territorio la possibilità, l'anno prossimo, di ridare a questo evento la dignità e la bellezza di qualche anno fa! […]”. Giusto. Non sta scritto da nessuna parte che la Pro Loco debba per forza organizzarla Lei, che si faccia, per una volta, senza ricorrere alle carte bollate, da parte. Ne guadagneremmo senz’altro tutti. Come già scrivemmo nel numero scorso: TAURASI, BENE COMUNE.
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BENIGNO: UN SANTO DIMENTICATO di Carmine Clericuzio
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articolo apparso sul “Quotidiano del Sud” del 13 agosto 2017
Storia, leggenda, tradizione e fede: quattro elementi, strettamente e inscindibilmente legati tra loro, che testimoniano la secolare e radicata devozione di una comunità verso un santo martire. San Benigno è venerato a Taurasi, nel cuore dell’Irpinia, dal lontano 1804, dall’anno in cui l’urna contenente le sue reliquie fu donata alla Confraternita dell’Immacolata Concezione, quest’ultima istituita nel 1729. Le sue spoglie mortali furono rinvenute a Roma nelle catacombe di San Calepodio nel corso del XVIII secolo, quando si avviò una massiccia campagna di scavi e vennero alla luce numerosi corpi di vittime della persecuzione contro i cristiani voluta dall’imperatore Diocleziano, avvenuta a partire dai primi anni del 300 dopo Cristo. Spesso si trattava di figure già note alla storiografia cristiana, mentre per altri non fu possibile risalire alle rispettive identità. Queste spoglie furono pertanto collocate in chiese o in cappelle private per essere esposte alla venerazione dei fedeli. La Chiesa, infatti, decise di dichiarare Santi tutti coloro che avevano subìto il martirio. E tra gli eroi della fede, di cui non si conosceva né il nome, né le origini e né le gesta, vi era anche un giovane fanciullo, al quale fu attribuito il nome di “Benigno”.
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Il “Corpo” di san Benigno Martire
Dai pochi documenti ancora disponibili (encomiabile e di grande valore è il lavoro di ricerca svolto da uno studioso di storia religiosa, Giuseppe Tranfaglia, che ha raccolto in un pregevole volume prove scritte e testimonianze originarie sull’antico culto del Santo), risulta che nel febbraio 1804 il segretario della Confraternita, Ferdinando Massa, fece richiesta di un “Corpo Santo Battizzato da Roma”. Circa cinque mesi dopo, il Vicario di Roma, cardinale Giulio Maria De Somalia, affidò le spoglie mortali di San Benigno a padre Aloisio Vincenzo Cassitto di Bonito, il quale, a sua volta, donò il corpo del martire al popolo di Taurasi. La donazione è attestata in una preziosa pergamena, datata 2 luglio 1804, nella quale vi è scritto (con traduzione dal latino): «[…] A tutti e ai singoli, che verranno a conoscenza di queste lettere nostre, facciamo fede ed attestiamo che abbiamo dato in dono, per la gloria di Dio onnipotente e per la sua venerazione dei suoi Santi […] il Corpo sacro di San Benigno, Martire di Cristo, con la testa restaurata, da parte nostra, su mandato del Santissimo Signore nostro Papa Pio VII, estratto dal Cimitero di San Calepodio, con un vasetto di vetro rosso e che con riverenza, abbiamo collocato insieme a detto vaso rosso, riccamente vestito, secondo l’antico costume militare, di vesti di seta bianca cerulea e di rovi ornati di fregi aurei ed argentei, nonché di pietre preziose e gemme, in una grandissima urna di legno, della larghezza di otto palmi, dipinta di color porfido e munita sulla parte posteriore di una tavola di legno, ben chiusa e legata, insieme con una benda di seta di color rosso e contrassegnata con i nostri sigilli. Abbiamo consegnato tutto al reverendo Abate Don Domenico Tota, procuratore diretto di Cassitto, affinché possa tenerla presso di sé, donarla ad altri, portarla fuori città ed
(IL TAURASINO) esporla alla pubblica venerazione dei fedeli, in qualunque Chiesa, Oratorio o Cappella […]». Il trasferimento delle spoglie del martire a Taurasi è documentato in un atto di donazione del 20 luglio 1804. Nel documento, tra le altre cose, si legge: «[…] Noi fra Aloisio Vincenzo Cassitto dell’Ordine dei Predicatori, Maestro di Sacra Teologia e Professore della stessa, nella Regia Università di Napoli Priore del Cenobio di San Domenico Maggiore, Avvocato della Chiesa, nonché esaminatore episcopale […] facciamo noto che abbiamo concesso il Corpo intero del Beatissimo Martire Benigno, donato a noi dall’Eminentissimo Giulio Maria de Somalia, Cardinale di Santa Romana Chiesa, al venerabile Sodalizio, sotto il titolo di Santa Maria concepita senza macchia, nella città di Taurasi, diocesi di Frigento, perché sia esposto alla pubblica venerazione dei fedeli di Cristo e concilii la grazia divina agli amatissimi cittadini, ai quali, con zelo, rivolgiamo l’invito che non si dimentichino di noi, nelle preghiere, pubbliche e private». Da quel momento –come si legge nel “Libro delle Conclusioni” della Confraternita – si fissò la data dei festeggiamenti in onore del Santo, e così, dal lontano 1804, ogni 8 settembre la comunità dei fedeli ricorda la venuta in Taurasi di quel giovane martire. Il corpo di San Benigno viene custodito, da oltre duecento anni, nella Chiesa dell’Immacolata Concezione nel quartiere “Oratorio” (di grande pregio il volume dedicato alla storia della chiesa, eccelsa opera dello storico Antonio Panzone). La festa di San Benigno ha rappresentato, per due secoli, uno di quegli avvenimenti vitali per la conservazione dell’identità religiosa e sociale dell’intera comunità. Processioni, funzioni liturgiche, eventi musicali e culturali, estemporanee di pittura: questi i momenti scolpiti nella storia di Taurasi. Ma ora quella storia si è colpevolmente interrotta, in un paese oramai troppo “distratto” e “smemorato”, che si illude di ritrovare quella identità (perduta per sempre) rincorrendo solo l’effimero business di “fiere” o di “sagre”.
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AVELLINO-ROCCHETTA SANT’ANTONIO. UN TRENO PER … IL TURISMO!? Quando vi erano le visite guidate
di Antonio Panzone
Una dipendente di Trenitalia, una guida del lago di Conza, la disponibilità di un paio di sindaci e di un assessorato con una dipendente ad hoc, un presidente con una guida, esperti, che raccontano il Goleto, un paio di Dirigenti Scolastici disponibili, scuola secondaria di I grado, classi I e II, dei docenti, di quelli che non guardano l’orologio, qualche ferroviere innamorato del paesaggio e del proprio lavoro e non meno la certosina pazienza di qualche ristoratore, sono stati e sono gli ingredienti per valorizzare e dare ossigeno alla suggestività del treno e del paesaggio e a questo angolo e questa tratta, messa da parte dai politici, ma anche dall’insipienza clientelare di tanti irpini, che ormai hanno deciso di far andare alla malora questa terra e non solo. Per il nostro pur modesto gruppo ogni attimo è caratterizzato da un’arte, quella di tirare su le maniche e arrangiarci perché riteniamo che tutti dovremmo fare, noi ci sforziamo di fare la nostra parte. Il paesaggio?
Una natura spontanea e selvaggia, dove tutto sembra affidato al caso: oltre le rattoppate e chiuse stazioni ferroviarie la natura cede il posto ai rovi e all’esplosione selvaggia, causata dalle abbondanti piogge di quest’anno al punto che non si consiglia ai viaggiatori di mettere la testa fuori del finestrino; qualche viaggiatore potrebbe avere uno schiaffo da qualche ramo cresciuto più del dovuto. Organizzazione: zero. Un caffè o se, per caso, il treno non passa, è tutto affidato alla teoria del “Fai da te”!? Se poi hai il cellulare scarico o ti trovi un una zona dove non c’è campo, devi solo affidarti alla tua buona sorte. Comunque, è sempre opportuno per chi si azzarda ad intraprendere un viaggio, raccomandarsi l’anima a Dio. A conti fatti, la nostra bella armata Brancaleone, gruppo dei volenterosi arriva a scrivere un’altra pagina, sollevando l’attenzione degli ospiti, ragazzi e docenti, sulle risorse della nostra terra e su quello che avrebbero potuto fare , ma non fanno per colpa di tanti che remano contro. Così cresce il “TURISMO” in Irpinia? Tre visite, che, anche se non sono mancate le emozioni, sono state una più interessante dell’altra. Due le emozioni grosse: la prima riguarda il mancato arrivo del treno delle 7.09 del 17 maggio, S. Pasquale,perché era caduto un albero sui binari; e l’ultima delle 17.30 del 26 maggio,relativa all’annuncio del capostazione di Lioni
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(IL TAURASINO) che “il treno non sarebbe passato per un impedimento in prossimità di Montemiletto”. Eravamo 6/7 docenti e una cinquantina di allievi e da Lioni eravamo attesi dagli scolabus nella stazione di Luogosano. Forse a Trenitalia suggeriamo che al posto di carrozze da cimitero dei treni, di rimetterci il treno a vapore. Il capostazione di Lioni non fu neppure tanto preciso: “il treno non passa, sarà sostituito da un pullman al più presto”; non sapeva da dove sarebbe partito, né quando. Borbottammo, lamentammo che avevamo dei ragazzi e che ci premeva sapere qualcosa in più per avvisare i due autisti degli scolabus e. . . tranquillizzare i genitori per il ritardo. Il dubbio amletico ”quando saremmo arrivati a casa?” Dopo una ventina di minuti, meraviglia delle meraviglie, arriva un pullman. Lino, l’autista, affabile e cordiale, come dovrebbero essere tutti, col suo mezzo doveva sostituire il treno e fermarsi in tutte le stazioni: ci fossero stati o meno i passeggeri !? Il viaggio nel cuore dell’Irpinia attraverso strade e stradine, oltre noi c’erano due studenti che scesero a Montella e uno a Bagnoli. Ma quello che apparve ai nostro occhi, è il caso di ribadire, meraviglia delle meraviglie, fu lo spettacolo suggestivo, stupendo, straordinario, quello che non compare alla vista dei più, del cuore dell’Irpinia, non visto dal treno in corsa, ma grazie ai rallentamenti del pullman e, nel contempo, a un passo da noi:il cuore dell’Irpinia. Nusco, Montella, Bagnoli, il paesaggio di un altopiano, chiuso tra i monti maestoso, in
un’atmosfera montana, insolita anche ai nostri occhi, che ci fece rimanere di stucco, per non dire commossi al pensiero che quel posti erano la nostra terra, l’Irpinia. Evidente era anche l’orgoglio di Lino, l’autista, che si era messo a fare da guida, raccontandoci ora di questo ora di quel paese, il viale di S. Francesco in prossimità di S. Francesco a Folloni, il Salvatore,e poi la straordinarietà della flora e fauna, e poi parlava dei prodotti della nostra terra, come se noi non sapessimo, ma ci faceva piacere risentirlo, come i tartufi, i funghi, il miele, le ricorrenze dell’anno, come della terra delle mille e una notte, e continuava indicandoci dal ponte il Calore, a Castelfranci parlò del torrone, del vino e così a Paternopoli, Luogosano, non trascurando il DOCG di Taurasi e il Carro di Mirabella. Non ci voleva fare cosa gradita, ma ci voleva trasferire il suo entusiasmo, come una conferma di “paesanità” o, per meglio dire,che era compiaciuto che eravamo figli di una stessa terra. Era dei nostri; ma. . . non è che in tanti parliamo la stessa lingua, solo che ci hanno fatto perdere l’abitudine di comunicare tra noi? Suggestivo il Goleto raccontato, incisivo e sempre valido per la didattica il confronto col passato grazie ai reperti del Museo Etnografico di Lioni; un toccasana i pulmini messi a disposizione dal Comune di Lioni, opportuna la buona cucina del ristorante Pellegrino. Galileo Galilei diceva “. . . bisogna leggere nel libro aperto della natura” :
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la stazione di Taurasi, com’era
l’accoglienza all’Oasi di Conza è stata perfetta, interessanti i laboratori all’aria aperta. Opportuna la riflessione: Quanto rende all’Irpinia l’invaso sull’Ofanto per l’agricoltura pugliese e per il contributo dell’acqua irpina alla Basilicata? Una certa politica vuole che l’acqua irpina venga considerato un bene primario e va data senza alcun ritorno, se altrove contribuisce allo sviluppo è giusto che sia data senza alcun ritorno? Il nostro territorio forse ha bisogno di essere curato di più, preparato a festa per diventare spendibile. E’ pensabile che a un bel momento riusciamo a tirare su le maniche accantonando idee disgregatrici di crisi, di fallimento. . .? Questi pensieri si affollavano nella mia mente, mentre il treno correva festoso quel giorno insolitamente invaso dalle voci allegre dei piccoli viaggiatori, che apparivano esilaranti per la novità del mezzo, che pure consentiva loro di spostarsi, fissare con le digitali
immagini di quella nuova e insolita gita. Avrebbero raccontato a casa di un viaggio in treno, possibile anche da noi, in Irpinia. Per quanto ci riguarda almeno per il momento abbiamo insinuato un mezzo che forse potrebbe fare anche la sua parte in un possibile sviluppo. Crescendo a molti di loro capiterà sicuramente di pensare che una linea, l’Avellino-Rocchetta, spina dorsale dell’Irpinia, che collega tanti paesi dell’interno, potrebbe essere utile non solo per le calamità, ma rientrare in una rete ferroviaria più ambiziosa, che renda raggiungibili gli angoli più remoti di questo Sud, che ancora non riesce ad acquisire la sua identità in una Nazione sedicente unita, invece ancora oggi tanto disgregata. Sono nato con la ferrovia in condizioni disagiate, nel corso della mia vita, e di anni ne conto già parecchi, non è cambiato assolutamente niente se non peggiorata per l’usura del tempo.
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ACCADDE IERI
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Uorto ‘e santo Marcìano
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COSA SUCCEDE IN CITTA’
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LA BUONA NOTIZIA
Tantissimi auguri all’Ispettore Capo della Polizia di Stato, Sergio Riccio (in foto, da Facebook), che il 2 giugno scorso ha ricevuto la nomina a “Cavaliere della Repubblica”. Tantissimi auguri al Prof. Antonio Lonardo, che con la poesia “Mani blu”, il 26 agosto scorso, ha ricevuto una menzione d’onore ad Ortona (Chieti).
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LA NOTA STONATA E DAL CILINDRO SBUCO’ LA CIRCUMVALLAZIONE Nel numero scorso (l’1), parlammo del P.U.C. (Piano Urbanistico Comunale), è dicemmo di questo sconosciuto, sfidiamo a trovare qualche taurasino a sapere di cosa si sta parlando. Questo piano proviene da lontano, per la precisione dal maggio 2002, con affidamento all’’ing. Roberto Gerundo e fu elaborato, riportiamo integralmente “in conformità alle Linee Guida approvate con deliberazione di Giunta Regionale n. 146 del 27.05.2013” e composto, in ultimo, nell’ottobrenovembre 2015. Se si va a leggere la relazione, “In particolare, a tal riguardo, l’amministrazione comunale di Taurasi ed il gruppo di progettazione hanno programmato ed effettuato 6 incontri pubblici opportunamente pubblicizzati tramite gli organi di stampa locali, medianti manifesti e comunicazioni ufficiali sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania (burc): (…). Durante gli incontri (questo nel 2002, n.d.a.) sono stati messi sul tavolo della discussione molti argomenti: dal rilancio del commercio artigianale al potenziamento del settore vitivinicolo, dal recupero edilizio e funzionale del borgo antico allo sviluppo del turismo, dalla tutela di particolari aree naturali all’ammodernamento della rete viaria (…). Per quanto concerne le connessioni infrastrutturali fra Taurasi ed i comuni limitrofi, è possibile notare la presenza di strade provinciali di collegamento intercomunale che, dal centro storico taurasino, si diramano a raggiera nelle varie direzioni. In realtà, sono due le strade provinciali importanti che attraversano Taurasi: la sp 52 (…) e la sp 57 (…); una diramazione della
sp 57 consente, poi, di raggiungere la vicina stazione ferroviaria, denominata Taurasi scalo, sita sul territorio comunale di Lapio (!). Manca, ad oggi, un asse viario di collegamento diretto tra Taurasi ed i comuni occidentali, a causa della presenza dell’ostacolo naturale costituito dal fiume calore, (…), a tal riguardo, è in fieri la realizzazione di un asse di collegamento intercomunale che connetterà Taurasi a Montemiletto, con la realizzazione del relativo ponte di attraversamento del fiume Calore, (…) tra l’altro è previsto l’ampliamento del tratto MirabellaTaurasi”. E veniamo al punto, sempre nella relazione si legge: “(…) Nelle strategie di conservazione e sviluppo svolgono un ruolo importante i territori che si collocano sulla struttura portante della Rete ecologica regionale (rer); in particolare i sts a dominante naturalistica, in cui ricade Taurasi, sono tra quelli maggiormente indicati ad attuare una politica basata sulla valorizzazione della propria identità territoriale, perseguita attraverso: recupero e valorizzazione del patrimonio ambientale, esaltandone le potenzialità attraverso la valorizzazione delle attività a ridotto impatto ambientale legate all’ecoturismo (sistema di sentieri naturalistici ed escursionistici, parchi didattici, ippoturismo, cicloturismo ecc.), la realizzazione di interventi nel campo del turismo rurale, la riqualificazione dei centri storici e dell’edilizia rurale, le attività produttive agricole basate
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(IL TAURASINO) sull’innovazione e energetico; (...)”.
sul
risparmio
Invece cosa si inventano, un fac-simile di “Grande Raccordo Anulare”, ovvero tutto il contrario di quello che sta scritto nero su bianco.
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Dal cilindro, quasi nelle ultime pagine della relazione, ben 121, ecco sbucare il coniglio, sotto forma di “Circumvallazione”, siamo ancora ed ancora alle strade con relativo asfalto che poi richiamerà tanto cemento, con connessi benefici, per chi? Tutti i dati ci dicono, purtroppo, di una calo di popolazione e di residenti, vicino quasi al rischio di estinzione, anche se le prospettive al 2025 portano gli abitanti a 2697 (se lo dicono gli esperti sarà certamente così), non sarebbe, quindi, più logico ripristinare e per bene, le strade (= mulattiere), già esistenti, o questo è troppo difficile da attuare?
Un’ultima considerazione finale, loro stessi affermano…
Ma si sa la coerenza non è di questo mondo.
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PRIMA CHE SIA TARDI
Anno I, n. 2 – Settembre 2017 Foto e illustrazioni Archivio Capobianco Rinaldo de Angelis Antonio Panzone Tutti i diritti riservati. Direttore editoriale Elio Capobianco
“L' Italia del 1868 cade a pezzi”, così ha lanciato il grido d’allarme Rinaldo de Angelis, sul suo profilo Facebook, ed è vero. Ai lati della porta Maggiore, subito sopra i frammenti dell’arx de’ romani, vi sono due affreschi ottocenteschi, purtroppo molto deteriorati per colpa sia del tempo che degli uomini e quasi illegibili. Prima che sia tardi che si intervenga, per non perdere definitivamente quel poco che, ormai, rimane.
Redazione Rinaldo de Angelis Carmine Capobianco Grafica Lorenzo Ercole Capobianco Hanno collaborato Carmine Clericuzio Antonio Panzone
nel web
https://voceditaurasi.jimdo.com/ http://original.livestream.com/taurasitv
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