Agronotizie - 12 mesi di zootecnia - rivista agricoltura 2011

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12 mesi di zootecnia su Agronotizie Una selezione degli articoli pubblicati nel corso del 2011 a cura di Angelo Gamberini

Già da tempo Agronotizie, il settimanale di notizie edito da Image Line, dedica grande impegno nel fornire ai suoi lettori notizie di attualità, economia e tecnica di interesse per gli operatori del settore agricolo. Uno sforzo premiato dal continuo accrescersi della “Community” che ha dato la propria adesione al network Image Line e che rapidamente si sta avvicinando a quota 110mila. Un numero importante, che fa di Agronotizie e degli altri strumenti di informazione che fanno capo ad Image Line, uno dei più importanti punti di riferimento nell’aggiornamento e nell’informazione in campo agricolo. Un risultato di rilievo, confortato dalle molte espressioni di apprezzamento da parte dei lettori che ogni giorno giungono in Redazione. Il panorama informativo offerto da Agronotizie copre a 360 gradi gli argomenti di interesse agricolo e già da qualche anno è stato completato da una sezione dedicata alla zootecnia, con uno sguardo puntuale e attento ai problemi degli allevamenti. Per evidenziare l’attenzione rivolta anche al comparto della zootecnia abbiamo raccolto in queste pagine alcuni degli articoli più significativi pubblicati su Agronotizie nel corso del 2011 in tema di allevamenti e prodotti agroalimentari di origine animale. Per favorirne la ricerca e rendere più agevole la lettura, gli articoli sono stati suddivisi per argomento e inseriti per ogni capitolo in ordine cronologico.

INDICE calano i margini ………………..18 Etichette, il coniglio non vuole essere dimenticato……………….. 19 La gallina dalle uova uguali …...20 Quando un allarme tira l'altro …. 3 Tra galline infelici e uova fuori norma …………………………..21 Così il Parmigiano Reggiano ha sconfitto la crisi…………………. 4 Allevamenti cunicoli senza farmaci ………………………………….22 Una rete contro le emergenze alimentari………………………….. 5 Conigli, crisi senza fine……….. 23 Attenti a quei due (formaggi) …...6 Dalla Ue un giro di vite per gli antiBOVI I biotici …………………………....7 Nuovi assetti in vista nel settore mangimistico …………………....8 Mozzarella di bufala, nel Consor- A Montichiari trionfa la Spagna. 24 zio entrano gli allevatori …….…..8 Senza soldi allevatori alla deriva 25 Lattiero-caseario, si ferma la corsa 150 anni di allevamento: buon comdei prezzi…………………….…. 8 pleanno Bruna!............................ 26 Dove vanno i formaggi Dop …...10 Sostegni negati ad Aia, situazione Formaggi verso Oriente ……......11 insostenibile ...………………….26 Grana Padano, è boom nella produ- Zootecnia e Pac post-2013, le rizione e nell'export ………….…..12 chieste del comparto ……….…..28 Alla guida della Bruna ………....29 Gli allevatori scendono in piazza 31 AVICU ICOLI Una boccata di ossigeno per il sistema allevatori …………………...30 Crisi del settore bovino, si passa al Per i coniglicoltori torna lo spettro gioco di squadra ………………..32 della crisi ……………………....13 Te lo do io il Piano Carni ………33 Benessere delle ovaiole e agroener- Così si misura il benessere animale gie in scena a Forlì ……………..13 …………………………………..34 De Castro in Fieravicola, le risposte No soldi, no selezione ………….35 passano dal Parlamento Ue …….14 Carta d'identità elettronica per i Fieravicola, prepararsi al “governo bovini …………………………..36 dell'instabilità” ………….…….15 Boccata d'ossigeno per l'Aia …...36 Fieravicola, tutto esaurito …..….16 L'elettronica in aiuto del benessere Mercato cunicolo in cerca di regole animale …………………………37 ………………………………….17 Cremona, appuntamento con la Avicoltura, cresce la produzione ma Limousine ……………………...37

AGROALIME TARE

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Allevatori del Lazio, soldi in arrivo ………………………………….38 Una mostra e un film per la Piemontese………………………... 38

CAR E Influenza e vacca pazza, quanti inutili danni …………………….40 Bruxelles si divide sulla carne clonata ……………………………..41 Clonazione sì, no, forse. E i prezzi soffrono …………………….….42 Carne clonata, il Parlamento Ue pretende l'etichetta …….……….43 “Non vogliamo essere i mezzadri della carne”……………………. 44 Per le carni costi alti e prezzi bassi ………………………………….45 Carni bovine strette fra Pac e burocrazia …………………………..46 Quel Coli che non c'è ………….47 Per le carni arriva l'origine in etichetta …………………………..48 Carni bovine, è tempo di passare ai fatti……………………………. 48 Crescita e innovazione nel futuro delle carni ……………………..50 La ricerca in aiuto dei bovini da carne …………………………..51 La carne bovina rischia (in Italia) l'estinzione …………………….52 Zootecnia, efficienza e crescita dei consumi ……………………….53

LATTE

…………………………….…...81 Suini, si inasprisce la lotta alla malattia di Aujeszky ………………82 Crisi suina, le risposte della 'Rassegna' ………………………83 Gestire l'instabilità, parola d'ordine per la suinicoltura ……………...84 La crisi suina da un 'tavolo' all'altro ………………………………….85 Suini sotto costo, ma non è una promozione……………………. 86 Prosciutti e carne di qualità, la risposta è nei geni……….….. 87 Suini, dalla cooperazione la risposta alla crisi ………………………..88 Così si fronteggia la crisi suinicola ………………………………….89 C'è un suino intermedio nel futuro della suinicoltura ……………….89 Crisi suinicola, gli allevatori minacciano lo sciopero ……………….90 'Il made in Italy sulla pelle dei suinicoltori' ………………………..91 Così Anas risponde alla crisi della suinicoltura …………………….92 E' tempo di alleanze fra industrie e suinicoltori ………………….….93 Suini, i numeri della crisi ….…..93 Anche i suini hanno un “classificatore” …………….…..94 Malattia di Aujeszky dei suini, non OVI I c'è tempo da perdere ……….…..95 Tre ministri e una crisi, quella dei suini ……………………….…...96 Per i suini è tempo di ripresa…. 97 La crisi della pastorizia arriva in Parlamento …………………….75 Mangimi e suini sono ora alleati sul I pastori chiedono aiuto alla Ue 76 mercato ………………………..98 Ancora un piano anti-crisi per i Benessere animale, ora si pensa anche a pecore e capre ………..76 suini …………………………...99 E' ancora crisi per il latte ovino .77 Latte in mangiatoia, ora si può .100 Pecore e suini, due facce della stes- L'export, un salvagente per la suinisa crisi ………………………...77 coltura ………………………...101 Peste suina (africana), un insuccesSardegna, quando la prevenzione sposa la genetica ………………78 so italiano ……………………..102 Latte ovino, crisi senza fine…... 79 I suini e la crisi tra un addio e un arrivederci …………………….103 Per i suini è ancora tempo di crisi Stop ai suini dalla Sardegna….. 104 ………………………………..80 delle associazioni ……………...61 Multe latte, svanisce l'ultima speranza ……………………….…..62 Più che a Parmalat pensiamo agli allevamenti ………………….….62 A Bruxelles la protesta degli allevatori……………………….….. 63 Cresce il latte nel mondo …...….64 Il latte italiano non sa fare 'sistema' ………………………………….64 L'esattore bussa alla porta degli allevatori ..……………………..65 Quote latte e multe, incubo (quasi) finito …………………………...66 Quote latte e multe, sono questi i numeri…………………………. 67 C'è un contratto nel futuro del latte europeo ………………………...68 Quote latte e multe, l'infinito tira e molla …………………………..69 Quote latte, tutti colpevoli …….69 Cremona, protagoniste le vacche e la Pac …………………………..70 Il mondo chiede più latte ……....71 Latte in Lombardia, c'è il prezzo.72 Il 'Pacchetto latte' apre alla programmazione …………………..73 Bruxelles, la rivoluzione del 'Pacchetto latte' ………………...74

Quote latte e multe, ancora una proposta di rinvio ……………..54 Latte, quel prezzo che divide ....55 I soldi degli allevatori ………...56 Quote latte e Milleproroghe, tanto rumore per nulla ……………....57 Prezzo del latte, servono nuove regole ………………………….58 SUI I Parmalat insegna che il latte italiano vale di più ………………….59 Prezzo del latte, la rivoluzione parte La Ue apre allo stoccaggio privato dal Piemonte …………………..60 per i suini ……………………...80 'Pacchetto latte', piovono le critiche Al via l'ammasso privato per i suini

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AGROALIMENTARE Quando un allarme tira l'altro (contaminate) a colazione, pranzo e cena per settimane. E nemmeno importa che per le uova siamo autosufficienti e dunque che le importazioni siano ridotte a casi isolati. Come se non bastasse si è lanciato subito il sospetto che ad essere conAgronotizie 320 - 13/01/2011 taminate siano non solo le uova, ma anche il latte e la carne, prodotti che Prima un caso di influenza A H1N1 invece importiamo in quantità proprio dalla Germania. La notizia che (quella impropriamente definita i suini di un allevamento tedesco “suina”) in Veneto, seguito da un (uno solo, si badi bene) sono stati altro in Puglia, poi un decesso in contaminati dalle diossine ha poi Toscana attribuito alla Bse, forse più nota come “vacca pazza”. Si è gettato altra benzina sul fuoco. aperto così il 2011 rispolverando l’ansia da allarme alimentare che in momenti di penuria di fatti importanti, come accade durante le In Italia più sicurezza feste di fine anno, trova subito ampia eco su giornali e Tv. Poi ci si è ricordati che l’ecatombe annunciata I fatti sono noti, quasi inutile riperper colpa di vacca pazza c’è stata correrli. Un’industria tedesca che lavora sostanze dalle quali residuasolo nella fantasia di qualcuno e no diossine e che al contempo proche l’influenza suina come quella aviaria ha preoccupato solo i polli duce grassi per la produzione di (con le piume e senza…). Così l’al- mangimi, ha visto la contaminaziolarme è presto rientrato, per spostar- ne di questi ultimi. E invece di corsi immediatamente dopo sulla con- rere immediatamente ai ripari e denunciare l’accaduto ha preferito il taminazione da diossine (ce ne sono almeno 200 fra loro differenti) silenzio. Cosa grave e con le conseguenze oggi note, fra le quali la nelle uova tedesche. E visto che talune diossine sono davvero peri- chiusura di 4709 allevamenti tedeschi. Non a caso questi “incidenti” colose i media ci si sono buttati a avvengono con maggiore frequencapofitto. Poco importa che per za dove i servizi veterinari non correre davvero qualche rischio sono ben strutturati e capillari bisognerebbe mangiare uova come avviene invece in Italia, un campo nel quale il nostro Paese può vantare un’ottima ed efficiente organizzazione. In pochi giorni si è passati dall'influenza suina alla Bse e poi alla diossina. Un crescendo che alimenta ansie e preoccupazioni il più delle volte inutili

La contaminazione delle uova tedesche rischia di ripercuotersi sulla zootecnia italiana, che di questi problemi non ne ha Fonte immagine: epSos.de

relli, direttore dell’Unione nazionale dell’Avicoltura, ha ricordato che siamo in una fase di sovrapproduzione di uova e che dunque non c’è motivo per acquistare merce all’estero. Anche dalle altre associazioni di settore, come Assolatte e Assica, rispettivamente per il mondo delle industrie del latte la prima e per quelle della trasformazione delle carni la seconda, sono arrivati messaggi tranquillizzanti sulla sicurezza dei prodotti che giungono sulle tavole dei consumatori italiani. Tutti a tranquillizzare, ma intanto più se ne parla e più cresce l’ansia dei consumatori che nell’incertezza sul da farsi potrebbero reagire, come già accaduto in passato, “astenendosi”. Meno uova sul piatto e meno latte nelle tazze. E già che ci siamo anche meno carne. Un altro duro colpo alle stalle e agli allevamenti italiani, che con diossine, influenze e prioni non hanno nulla a che fare.

Avanti con le etichette

Ma come dice l’adagio, non tutti i mali vengono per nuocere. L’occasione è buona per ribadire la necessità di riportare sulle etichette il luogo di origine dei prodotti. Coldiretti sulla scia di questo ennesimo caso di allarme alimentare ha ribadito la necessità di indicare la provenienza su tutti i prodotti. Anche la Cia insiste per l’obbligo di tracciabilità per tutti i prodotti alimentari e sulla stessa lunghezza d’onda Confagricoltura ribadisce che i nuIn Italia è stata una corsa a sdram- merosi controlli ai quali sono sottoposti i prodotti della filiera agricola matizzare il problema. Il ministro italiana sono un’ulteriore garanzia della Salute, Ferruccio Fazio, ha subito spiegato che dalla Germania di sicurezza. Sull’argomento è sceso in campo anche il presidente non importiamo uova, se non in della commissione Agricoltura del modeste quantità, perfettamente tracciabili. E poi Nas dei Carabinie- Parlamento Europeo, Paolo De Castro. Evitare allarmismi, queri e tutti gli organismi di controllo sono in allerta per evitare l’arrivo di sto l’invito di De Castro, che al prodotti contaminati. Rita Pasqua- contempo sollecita il Governo ita3


liano a difendere le norme europee in tema di rintracciabilità. “La bocciatura – ha affermato De Castro da parte dei ministri della Salute UE, della norma sull'etichettatura obbligatoria dei prodotti agricoli, approvata con la consueta intraprendenza dal Parlamento Europeo, è stata un'occasione persa. Intanto anche i consumatori più disattenti hanno appreso da questa

vicenda che su ogni uovo è stampigliata una sigla dalla quale si può sapere in quale nazione l’uovo è stato prodotto e persino quale sia il tipo di allevamento (a terra, in batteria, biologico) nel quale sono tenute le galline. L’importante, adesso, è che non monti su questo episodio un allarmismo ingiustificato. A lanciare l’allarme è la Cia, che chiede un’informazione più chiara e responsabile da parte di tutti. Torna utile ricordare che

Così il Parmigiano Reggiano ha sconfitto la crisi Qualità e governo della produzione euro/kg. uniti alla spinta sui mercati esteri. Queste le carte per ridare tonicità E' quanto emerso dall'annuale inal mercato contro con la stampa che il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha Agronotizie 282 - 21/01/2011 organizzato per tratteggiare la situazione del settore e anticipare le tendenze per il futuro. La lunga crisi del Parmigiano Reggiano è ormai un ricordo. Interrotta “Dopo anni di quotazioni al di sotto a fine 2009 la lunga stagione di dei costi di produzione – sottolinea prezzi in flessione, il 2010 ha con- il presidente del Consorzio del Parfermato il trend di crescita con una migiano-Reggiano, Giuseppe Alai risalita dei prezzi che ha raggiunto – il 2010 ha finalmente segnato una una media 9,14 euro/kg, con un decisa inversione di tendenza, ed è incremento del 19% sull’anno preun evento tutt’altro che casuale: tre cedente e un +23,5% sul 2008, anni di flessione produttiva, l’ottiquando la media risultò pari a 7,40 mo andamento delle esportazioni e le azioni di ritiro effettuate nel 2008 e nel 2009 da parte dell’Agea, associate a quelle messe in atto dallo stesso Consorzio per le azioni promozionali sui mercati esteri (131.000 forme nel biennio), hanno consentito una forte Un momento dell'incontro con la stampa organizzato dal Conriduzione delle sorzio del Parmigiano Reggiano scorte e il conseguente rilancio 4

l’Associazione per la scienza e le produzioni animali (Aspa) si è messa a disposizione di tutti, media compresi, per dare supporto scientifico alla comprensione del fenomeno, per valutarlo in termini reali e per prevenirlo. Prima di gridare “al lupo” meglio allora consultarsi con chi può fornire informazioni certe e documentate anche sotto il profilo scientifico.

del mercato, confermando il fatto che una gestione ordinata dei flussi produttivi resta la più efficace arma per la tutela dei redditi dei produttori”. I numeri Il buon andamento del ParmigianoReggiano è confermato anche da altri valori: le giacenze, a novembre, risultavano in calo del 13,3% sull’anno precedente, e alla flessione dei consumi interni, pari all’1,2%, corrispondeva un incremento dell’export del 12%, ovvero cinque punti in più rispetto al 7% del 2009; la quota indirizzata oltre i confini nazionali sale così al 30%, ed incrementi record si sono registrati negli USA (secondo mercato dopo la Germania) con il 30% e in Giappone (+20%), mentre nella UE la crescita è stata dell’8,9%, del tutto analoga a quella del 2009. Le iniziative “2el 2010 – sottolinea Alai – si sono aggiunte decisioni e atti importanti per lo sviluppo del comparto e la tutela dei consumatori. Le riforme statutarie adottate ad aprile hanno ampliato il peso dei consorziati nel governo del Consorzio (già protagonisti della prima assemblea non più limitata ai soli delegati), con una maggiore corresponsabilità e più alti livelli di coesione sulle decisioni e sulle azioni che riguardano quasi 3.500 allevamenti; la creazione della società commerciale “I4S”, interamente


controllata dal Consorzio, ha offerto uno strumento in più per la gestione dei rapporti con Agea (alla quale ha consegnato quasi 32.000 forme oggetto di ritiro) e con il mondo degli esportatori (con ritiri appositi di prodotto selezionato a 18 mesi col marchio Extra destinato all’estero), mentre le modifiche del disciplinare di produzione, che finalmente ha avuto il via libera dalla UE, aggiungono forti impegni dei produttori ad esclusivo beneficio della tutela dei consumatori e dell’immagine del prodotto”.

quelle provenienti da altre filiere produttive”. "Una misura cautelativa importante – continua Bertozzi – “Un insieme di norme giunte a buon fine dopo sette anni – eviden- per evitare l’introduzione, nella filiera del Parmigiano-Reggiano, di zia il direttore del Consorzio, Leo animali che potrebbero essere stati Bertozzi – che tra le novità più alimentati con prodotti non previsti importanti registra il confezionao espressamente vietati dal disciplimento del Parmigiano-Reggiano nella zona di produzione ed il raf- nare, quali, ad esempio, prodotti forzamento del legame con il terri- insilati. Viene inoltre ribadito il torio sia per quanto riguarda l’ali- divieto di additivi e l’obbligo, nei caseifici, di utilizzare, anche per mentazione delle bovine (sale la quota di foraggio aziendale) che la altre produzioni, esclusivamente latte prodotto secondo il disciplinaloro provenienza, con una re del Parmigiano-Reggiano". “quarantena” di quattro mesi per Le novità

Una rete contro le emergenze alimentari Entra in vigore il regolamento comunitario che prevede l'allarme rapido per alimenti e mangimi

puntigliosa meticolosità le procedure da applicare per dare pratica attuazione ad un “vecchio” regolamento del 2002 (il 178/2002) con il Agronotizie 282 - 27/01/2011 quale era già stato istituito il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi. A partire dalla fine di gennaio ogni paese membro Entrerà in vigore il 30 gennaio il regolamento Ue 16/2011 della della Ue sarà parte della “rete” di Commissione con il quale si detta- allerta e dovrà istituire un proprio no le procedure per l'allarme rapido “punto di contatto” che dovrà farsi per gli alimenti e i mangimi. Come carico di ricevere ed inviare ogni in risposta allo scandalo diossina notifica di allarme e di informazioscoppiato in Germania a inizio an- ne. La prima individua un rischio che richiede o potrebbe richiedere no, questo regolamento detta con un'azione rapida in un altro paese membro. La seconda, cioè la notifica di informazione, si riferisce invece ad un rischio che non richiede interventi immediati ma più semplicemente uno stato di allerta. A queste due tipologie si aggiunge la notifica di respingimento alla frontiera per una partita di alimenti (e dunque anche di materie prime). Un episodio quest'ultimo non infrequente e dal quale può derivare il peregrinare di carichi alla ricerca di acquirenti meno scrupolosi, situazione quanto mai rischiosa per le filiere produttive che ne possono essere coinvolte anche a loro insaputa. Per la produzione di mangimi le industrie italiane si sono date da tempo un codice di 'buona fabbricazione'

Come “funziona” Con il nuovo regolamento tutti gli 5

stati membri sono tenuti a garantire una efficace e soprattutto rapida comunicazione fra i “punti di contatto” degli stati membri e il “punto di contatto” della Commissione, che funge da fulcro di raccolta e diffusione delle informazioni su ogni possibile pericolo di natura alimentare. Con puntigliosità il regolamento prevede anche i tempi di notifica che per gli “allarmi” dovranno avvenire senza ritardi ingiustificati e in ogni caso entro le 48 ore dalla verifica dell'esistenza di un rischio. Ed entro le 24 ore successive tutta la “rete” dovrà essere a sua volta a conoscenza dell'esistenza del problema. In questo lasso di tempo il “punto di contatto” della Commissione controllerà la correttezza e la completezza della informazione di allarme prima di trasmetterla a sua volta ai singoli stati membri. Mangimi italiani, sicuri Mai più scandali alla diossina o a causa di altre contaminazioni, questo l'impegno che la Ue si è presa varando il regolamento. Scandali che non hanno mai riguardato le nostre produzioni di mangimi, sottolinea Silvio Ferrari, presidente di Assalzoo, l'associazione che riunisce le industrie di questo settore “L’industria mangimistica italiana


- afferma Ferrari - fin dagli scandali della Bse e del caso della diossina in Belgio e anche oggi con il caso diossina in Germania, è rimasta sempre estranea da tali emergenze dimostrando la serietà delle aziende nazionali.” Il merito è anche

delle pratiche di buona fabbricazione (il Codex Assalzoo) che i mangimisti sin dai primi anni '90 si sono dati e che si affiancano alle già severe norme legislative che sovrintendono la produzione di mangimi nel nostro paese. E' bene ricordare

Attenti a quei due (formaggi)

che la quasi totalità (98,2%) dei 14 milioni di tonnellate di mangimi utilizzati negli allevamenti italiani è realizzata dalle industrie italiane, il che favorisce un ottimale controllo della filiera.

Produzione sotto controllo

La lunga stagione di crisi dei due formaggi grana ha ribadito quanto Parmigiano Reggiano e Grana le. Per invertire la tendenza furono sia importante allineare la produzioPadano continuano ad essere i pro- ritirate dal mercato 200mila forme ne ai consumi, evitando surplus tagonisti del favorevole momento di (fu uno dei pilastri del piano anticriproduttivi che per quanto modesti un mercato che ha sempre più con- si formulato con l'allora ministro possono innescare veri e propri notati globali Luca Zaia) e si puntò sull'incre“terremoti” sui mercati. Un compito mento delle esportazioni. Formula che i Consorzi di tutela vorrebbero Agronotizie 284 - 10/02/2011 azzeccata, visto che dalla fine del assolvere, ma che si scontra con le 2009 ad oggi i prezzi dei due Dop norme antitrust, un conflitto la cui hanno iniziato la loro risalita, che soluzione può venire dal legislatore continua ancora oggi. Le ultime quotazioni del ParmiLa situazione dei 'Grana' Bella coppia quella del Parmigiano giano Reggiano hanno Parmigiano Grana PaReggiano e del Grana Padano. Poco già raggiunto e supeReggiano dano più di un anno fa erano stretti nella rato quota 11 euro al morsa di una crisi da lasciare senza kg per le stagionature di Produzione 2009 2,94 4,22 fiato e ora i loro prezzi fanno regi- 12 mesi, come si può (milioni di forme) strare un aumento dopo l’altro. constatare dai dati riCosa è successo? Anzitutto si erano portati da Clal. Un anno Produzione 2010 3,01 4,34 sbagliati quanti vedevano una con- fa si era fermi a 8,60 (milioni di forme) nessione fra crisi economica, prez- euro per kg e prima zo dei formaggi e calo dei consumi. ancora, al picco della Ora il prezzo è salito, e molto, ma i crisi, un chilo di prodot- Prezzi 2009 (euro 7,34** 6,33* consumi non ne stanno risentendo, to faticava a raggiunge- kg) anzi tengono a dispetto della crisi re i 7 euro. Meno di 7,23* economica che invece è tutt'altro quanto costasse produr- Prezzi 2010 (euro 9,09** kg) che conclusa. Vero al contrario che lo. Analoga la situaziosi era in presenza di un eccesso ne per il Grana Padaproduttivo che per quanto modesto no. Oggi le quotazioni * prodotto di 15 mesi e oltre - ** prodotto di 12 mesi e oltre aveva innescato una spirale di prez- per le stagionature più zi al ribasso che pareva inarrestabi- lunghe (20 mesi e oltre) si stanno europeo e già il “pacchetto” latte e proiettando ai qualità, all'esame in questi mesi, massimi di 9 euro potrebbe essere il contenitore ap(8,95 euro il 3 propriato per una soluzione definitifebbraio sulla va. Anche in questo caso il gioco di piazza di Manto- squadra e le alleanze fra quanti hanva) e solo un no a cuore le sorti del settore sarananno fa erano no fondamentali. Vedremo. ferme a poco più Intanto si può prendere atto che la di 6 euro. Identi- produzione di Parmigiano Regca anche per il giano e di Grana Padano, nonoGrana Padano la stante il buon andamento dei ricetta per uscire prezzi, è rimasta costante. E' il dalla crisi, ritiro segno, da accogliere con una certa L'equilibrio del mercato del latte dipende anche del prodotto e soddisfazione, della maturità e del dalla possibilità di 'governare' la produzione dei promozione del- senso di responsabilità dimostrato due più importanti formaggi Dop del nostro Paese l'export. dagli operatori del settore. A fine 6


Cina che nel volgere di pochi anni ha quasi triplicato la sua produzione di latte (38,8 milioni di tonnellate), diventando così il terzo produttore mondiale, dietro a India (105 milioni di tonn) e Usa (86,17 milioni di tonn.). L'evoluzione dei prezzi sarà legata al ritmo di crescita della produzione e soprattutto all'evoluzione della domanda di alimenti (e dunque anche di latte) nei paesi emergenti. Un equilibrio difficile da raggiungere e mantenere. In Italia, il prezzo del latte spot continua ad essere alto (max 42,79 centesimi al litro) anche se con qualche cediLe analisi sull'andamento del mer- mento rispetto ai massimi dello cato lattiero-caseario mondiale sono scorso settembre quando si era arrivati a superare i 44 centesimi al concordi nel prevedere una forte volatilità dei prezzi, anche di quel- litro. Che siano i primi segnali di li del latte. Difficile allora azzardare una inversione di tendenza? Difficiprevisioni, tanto più che la fisiono- le rispondere. mia del settore sta subendo radi- Al momento, è anche questa un'analisi di Clal, la domanda internacali mutamenti, a iniziare dalla 2010 il numero di forme di Grana Padano era di 4,34 milioni, sostanzialmente stabile rispetto ai 4,22 milioni di forme del 2009. Analoga la situazione del Parmigiano Reggiano che dai 2,94 milioni di forme del 2009 si è portato a 3,01 milioni a fine 2010. Anche se bisogna registrare una certa ripresa produttiva a inizio 2011. Speriamo che i caseifici non si facciano “prendere la mano”, perché le prospettive, sui mercati internazionali non sono tutte all'insegna dell'ottimismo. Attenti al prezzo

zionale si mantiene su livelli sostenuti mentre le scorte di prodotti lattiero-caseari sono già impegnate con gli acquirenti abituali. Una situazione che contribuisce a mantenere in tensione i prezzi, anche quelli del latte. Intanto gli allevatori non sono ancora riusciti a raggiungere un accordo con Assolatte per fissare un prezzo che metta d'accordo produttori e industrie. E' quanto accade in Lombardia, regione guida per il latte italiano, dove la fornitura del latte è da quasi un anno affidata ai singoli contratti fra le parti. Mentre gli allevatori “sentono” che il mercato è finalmente dalla loro parte, le industrie del latte intuiscono forse che la situazione sta per ribaltarsi e i prezzi per scendere. Per il momento, però, il mercato sembra dar ragione agli allevatori.

Dalla Ue un giro di vite per gli antibiotici Il Parlamento Europeo invita a ridurre l'impiego di antimicrobici negli allevamenti per contrastare l'aumento dei casi di resistenza ai farmaci negli animali e nell'uomo

questo il contenuto della risoluzione approvata nei giorni scorsi dal Parlamento Europeo e preparata dal presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo De Castro. De Castro ha Agronotizie 298 - 19/05/2011 spiegato che: “se utilizzati correttamente, gli antibiotici sono uno strumento utile, ma chiediamo alla Commissione risposte concrete per Cresce la resistenza dei patogeni nei confronti degli antibiotici, un un uso più efficiente ed efficace problema che riguarda sia l'uomo, degli antimicrobici al fine di ridursia gli animali e il Parlamento Euro- re la resistenza negli animali”, un peo chiede più ricerca e un miproblema, ha aggiunto: “che può avere conseguenze anche sulla saglior sistema di controllo degli effetti degli antibiotici sugli anilute umana”. mali d'allevamento e su quelli d'affezione per contrastare l'aumentare Meno antibiotici dell'antibiotico-resistenza da parte dei microrganismi. L'obiettivo al I deputati inoltre chiedono l'adozioquale puntano gli eurodeputati è ne negli allevamenti di condizioni quello di una limitazione all'uso che consentano di ridurre la prescridegli antimicrobici negli allevazione di antimicrobici. Al contempo menti. Parte da qui la richiesta ai propongono più stimoli alla ricerca governi nazionali di “attuare un su nuovi prodotti e su metodi almonitoraggio e una sorveglianza ternativi che pur mantenendo un regolari e sistematici della resisten- forte controllo sulle patologie degli za antimicrobica sia negli animali animali consentano una riduzione destinati alla produzione di alimendell'impiego di antibiotici.I deputati ti che in quelli da compagnia”. E' 7

hanno anche chiesto un aumento del bilancio dell'Ufficio veterinario europeo (Food and Veterinary Office - Fvo) e dell'Autorità per la sicurezza alimentare (European Food Safety Authority - Efsa) per sostenere la ricerca scientifica e per meglio controllare il rispetto del divieto all'uso auxinico degli antibiotici deciso nel 2006. Infine, l'Aula ha chiesto alla Commissione di preparare un piano d'azione per contrastare il fenomeno dell'antibiotico-resistenza in tutti gli animali, compresi quelli da compagnia, e di concentrare gli sforzi sul nesso tra salute degli animali e uso degli antimicrobici, e quindi tra salute degli animali e quella dell'uomo.


Nuovi assetti in vista nel settore mangimistico “Siamo entusiasti del potenziale futuro del risultato di questa operazione. L’unione di un’organizzazione impegnata e di grande esperienza come quella di Raggio di Sole S.p.A., con solide relazioni con i Agronotizie 302 - 26/05/2011 clienti, integrata alle risorse e capacità già esistenti in Cargill, consentirà la creazione di una nuova Cargill annuncia la propria intenrealtà in grado di offrire a livello zione di acquisire Raggio di Sole nazionale un’ampia gamma di proS.p.A., un’azienda leader sul mer- dotti e servizi capaci di soddisfare cato mangimistico italiano con un in modo esaustivo i bisogni dei marchio noto e rispettato, un ampio clienti.” portafoglio di prodotti commercializzati attraverso una vasta rete di- Le culture aziendali di Raggio di stributiva e quattro stabilimenti Sole e Cargill sono molto vicine: produttivi. entrambe hanno una lunga tradizione di eccellenza sul mercato italiaQuesta acquisizione rappresenta per no, con dei marchi di alto livello e Cargill l’estensione naturale della un impegno concreto e costante per propria attività nella nutrizione ani- la qualità, l'innovazione e il servizio male in Italia, rafforzando la proal cliente. Continua Ferrari: pria offerta nel settore dei bovini da “Questa operazione inoltre conferlatte e creando nuove opportunità in ma l’impegno di Cargill nell’espanaltri segmenti. In particolare amplia sione nel settore mangimistico itala rete delle rivendite agricole, con- liano. Siamo presenti in questo paesentendo così a Cargill di presense da più di 50 anni e siamo lieti di ziare in questo comparto in evolu- aggiungere Raggio di Sole al nozione. stro portfolio.” Cargill annuncia la propria intenzione di acquisire le attività mangimistiche di Raggio di Sole S.p.A. in Italia

Silvio Ferrari, Presidente di Cargill S.r.l. in Italia, ha commentato:

complementari. La loro unione rafforza entrambe e migliora l’accessibilità dei clienti a una gamma ampliata di prodotti e servizi. “Per gli operatori del settore è importante poter contare su fornitori che hanno facile accesso alle ricerche e alle tecnologie più recenti, che possono tradurre queste esperienze e risorse in benefici.” commenta Scott Ainslie, Vice Presidente di Cargill Animal Nutrition. “Insieme, Cargill e Raggio di Sole sono dei partner tecnologicamente avanzati, in grado di collaborare con successo con i clienti, a tutti i livelli del mercato mangimistico italiano.” Il Presidente di Raggio di Sole S.p.A, Luisa Bonati, ha commentato: “Sono estremamente soddisfatta che l’azienda possa continuare con Cargill. Abbiamo lavorato molto per rendere Raggio di Sole la grande realtà che rappresenta oggi nel panorama mangimistico italiano e sono certa che, insieme a Cargill, la nostra organizzazione, capace e professionale, potrà proseguire nel suo impegno verso la qualità e l’eccellenza. Sono inoltre convinta che l’impegno di Cargill a far crescere l’azienda porterà benefici anche ai nostri clienti.”

Raggio di Sole e Cargill hanno L'operazione è soggetta all'approvacompetenze e copertura dei mercati zione delle Autorità competenti.

Mozzarella di bufala, nel Consorzio entrano gli allevatori Eletto un 'comitato paritetico' dove produttori e trasformatori sono rappresentati in uguale misura Agronotizie 306 - 14/07/2011

stanza di 30 anni dalla costituzione dell'organismo di tutela ed è stata decisa dall'assemblea dei soci che si è svolta a inizio luglio. A conclusione dell'assemblea sono stati scelti gli undici membri del consiglio Adesso, insieme ai trasformatori, ci che resterà in carica per il prossisono anche gli allevatori. E' questa mo triennio e per la prima volta è una delle novità più significative stato eletto un “Comitato Paritetidel nuovo consiglio di amminico” composto da tre allevatori e strazione del Consorzio di tutela altrettanti caseifici. Il comitato della Mozzarella di Bufala Campa- paritetico sarà guidato dal direttore na Dop. La svolta è avvenuta a di- del Consorzio, Antonio Lucisano, 8

Un momento dell'assemblea del Consorzio e opererà in modo indipendente dal consiglio e sarà l’unico soggetto abilitato a presentare proposte di modifica allo statuto e al disciplinare di produzione. Nelle prossime settimane il consiglio avrà il compito di eleggere al proprio interno il nuovo presidente del Consorzio di tutela.


Lattiero-caseario, si ferma la corsa dei prezzi L'operazione perfezionata dopo il via libera dell'Antitrust. Un nuovo polo che promette soluzioni interessanti per il mondo degli allevamenti Agronotizie 310 - 01/09/2011

La corsa del Parmigiano-Reggiano e del Grana Padano si è arrestata. Dopo la lunga crisi che solo nell'estate dello scorso anno aveva allentato la presa consentendo una ripresa dei prezzi, il mercato sta ora cedendo. I prezzi restano su livelli soddisfacenti, ma dopo mesi di continua crescita questa inversione di tendenza getta qualche ombra sulla possibile evoluzione del mercato. A far scattare le riduzioni non è la crisi economica che deprime i consumi e nemmeno la flessione delle esportazioni, che al contrario viaggiano con il segno più davanti. La colpa, se di questo si può parlare, è solo della spinta sulla produzione, che allettata dai buoni prezzi degli ultimi mesi non ha saputo “resistere” alla tentazione di mettere più latte nelle caldaie. E ora per il Parmigiano-Reggiano la produzione di forme è del 6,04% in più rispetto a 12 mesi fa, come pure per

il Grana Padano (+6,22%). Più allarmante ancora il confronto fra la produzione del mese di luglio e quella dello stesso mese del 2010. Le rilevazioni riportate da Clal dicono che per il ParmigianoReggiano la crescita si è spinta ad un +13,40%, mentre il Grana Padano è andata anche oltre (+14,08%). Non stupisce allora che i prezzi siano calati. In agosto il prezzo del Parmigiano-Reggiano di 12 mesi è sceso di 30 centesimi di euro rispetto a giugno (10,60 euro al kg contro 10,90 euro) analogamente a quanto accaduto per il Grana Padano (8,90 euro al kg contro 9,18 euro per il prodotto di 14-16 mesi). Il Grana Padano e...

Commentando la situazione di mercato il direttore generale del Consorzio del Grana Padano, Stefano Berni, ha confermato che la flessione dei prezzi era largamente prevista a causa dell'aumento produttivo, ben oltre il 2,5% auspicato dal Consorzio e per la contemporanea riduzione dei consumi interni, in parte indotta dall'aumento dei prezzi. Ma dal prossimo ottobre, a parere del direttore del Consorzio, lo scenario dovrebbe evolvere in modo positivo. Per quei mesi è infatti prevista una riduzione della spinta produttiva. Sullo sfondo resta la necessità di poter allineare la produzione alle richieste del mercato, I prezzi in crescita hanno favorito un incremento ma occorre atdella produzione 9

tendere che da Bruxelles siano definiti gli strumenti per una programmazione produttiva. ...il Parmigiano Reggiano Intanto il Parmigiano-Reggiano, i cui problemi non sono dissimili da quelli del “cugino” Grana Padano, si è dato un nuovo disciplinare di produzione, entrato in vigore a fine agosto. Più stringenti i vincoli (già forti anche in precedenza) per allevatori e caseifici. I primi vedono aumentare dal 35% al 50% la quota di foraggi che deve essere prodotta all'interno dei singoli allevamenti. Per i secondi scatta l'obbligo di confezionamento in zona di origine. “Sulla filiera produttiva – spiega il presidente del Consorzio del Parmigiano-Reggiano, Giuseppe Alai - saranno più agevoli la vigilanza e i controlli”. I nuovi vincoli continuano con la “quarantena” prevista per le bovine che provengono da altre filiere produttive. Si dovrà attendere quattro mesi prima che il loro latte possa essere trasformato in Parmigiano-Reggiano. “Una misura cautelativa importante – osserva il direttore del Consorzio, Leo Bertozzi – per evitare l’inserimento, nella filiera del Parmigiano-Reggiano, di bovine che potrebbero essere state alimentate con prodotti non previsti o espressamente vietati dal disciplinare.” Gli effetti La riduzione della produzione non è l'obiettivo che il nuovo disciplinare si era prefisso, ma i vincoli ancora più stringenti sulla produzione potrebbero avere come conseguenza una riduzione della spinta produttiva. Che sarebbe la benvenuta per evitare una nuova difficile situazione di mercato, in attesa che i progetti di riforma del settore lattiero caseario all'esame di Bruxelles offrano ai Consorzi gli strumenti per programmare la produzione. O sui mercati sarà ancora la stagione delle altalene.


Dove vanno i formaggi Dop esportazioni. Nel complesso i dati dell'Osservatorio Ismea-Mipaaf sui prodotti a marchio di origine (Dop e Igp) indicano per il 2010 una produzione complessiva di 450mila tonnellate (il 40% dell'intero settore) per un fatturato all'origine che Agronotizie 313 22/09/2011 supera i 3 miliardi di euro. Numeri che mettono l'Italia ai vertici della graduatoria Ue grazie al lavoro di Un'eta di oltre 45 anni, una famiglia 35mila allevamenti e di 1700 caseinumerosa, un profilo sociofici. economico non elevato e abita nei piccoli centri del Nord-Ovest. Ecco Cosa si è detto il profilo del “grande” consumatore di formaggi, capace di spenAll’incontro, organizzato da Cheese dere più del doppio rispetto alla in collaborazione con Slow Food, media (che in Italia è di 360 euro) e ha partecipato fra gli altri Giorgio Calabrese, docente presso l’Università di Piacenza e di Torino, che ha ribadito l'importanza per il consumatore di conoscere le materie prime utilizzate, perché il valore nutrizionale di un formaggio è diverso a seconda che nella sua produGrande folla e tanti stand per celebrare nelle strade zione siano utidi Bra la quattro giorni dei formaggi lizzate caseine e latte in polvere piuttosto che latte. “E su questo persino il triplo quando si tratta di punto – ha affermato Calabrese – formaggi a marchio Dop. E' questo noi nutrizionisti dobbiamo essere uno dei molti elementi emersi dalchiari.” Sul tema dei mercati è inl'analisi Ismea-Gfk-Eurisko, presentervenuto Piero Sardo, presidente tata da Fabio Del Bravo, responsaFondazione Slow Food per la Biobile Area Mercati Ismea, in occadiversità Onlus, che ha invitato a sione di Cheese, la manifestazione riflettere sulla forte presenza negli dedicata al mondo dei formaggi che acquisti dei due grandi formaggi si è svolta a Bra, in provincia di grana mentre per le “piccole” Dop Cuneo. A proposito di marchi Dop, i consumi tendono a rimanere l'indagine ha evidenziato che questa relegati all'ambito locale. Nella tipologia di prodotti concentra su di diffusione delle Dop “minori” un sé il 35% della spesa, con una netta ruolo importante è quello che può prevalenza (93%) dei formaggi a essere svolto dalla Gdo nella quale i pasta dura. Un consumo che sebpiccoli produttori, come testimoniabene consolidato fa registrare queto da Salvatore Cucchiara che st'anno un calo degli acquisti (produce pecorino Siciliano, hanno 1,4% per i prodotti Dop), compen- però difficoltà ad entrare. Non si è sato dal positivo andamento delle Un'analisi di Ismea presentata a Cheese evidenzia le logiche del consumo, che soffre la crisi e si salva con l'export. Ma i Dop 'minori' restano nell'ombra

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fatta attendere la risposta di Giorgio Cermesoni, direzione acquisti prodotti freschi Gruppo Finiper, che ha sottolineato come nelle scelte dei consumatori pesi la capacità dei prodotti ad esprimere valori di tipicità e legame con il territorio. Insomma bisogna farsi conoscere, un compito tutt'altro che semplice e che richiede forti investimenti nella comunicazione, fondi che i Consorzi di tutela non dispongono. Salvo unire le forze. Cosa che non pare né semplice né immediata. A meno che non si decida di rivedere completamente tutta l'organizzazione del comparto. Un obiettivo che richiede un forte impegno di programmazione nella politica agricola del nostro Paese. Una meta che oggi, purtroppo, non sembra a portata di mano.

Mangimi, Cargill ha acquisito Raggio di Sole Con il via libera dell’Autorità Antitrust, Cargill ha perfezionato il 15 luglio l'acquisizione di Raggio di Sole Mangimi S.p.A., società italiana di alimentazione animale. “Diamo il benvenuto nel gruppo Cargill ai dipendenti di Raggio di Sole Mangimi - ha detto Silvio Ferrari, presidente di Cargill srl - Si tratta di un team di grande esperienza e professionalità che arricchisce la nostra organizzazione in Italia. Avvieremo ora il processo di integrazione delle attività.” La nuova acquisizione rafforza le competenze e le risorse di Cargill. Con la forza di un brand noto e stimato e con l’ampio portafoglio di prodotti che Raggio di Sole Mangimi ha saputo sviluppare, nascerà una nuova realtà nazionale in grado di offrire soluzioni per soddisfare in modo ottimale i bisogni dei clienti. Cargill è presente in Italia dal 1962 e con questa operazione segna una nuova tappa nello sviluppo del settore della nutrizione animale nel nostro paese.


Formaggi verso Oriente Il Giappone importa considerevoli quantità di formaggi, ma i prodotti italiani sono agli ultimi posti. C'è spazio per recuperare Agronotizie 315 - 06/10/2011

Fresco e di elevata qualità. Queste le caratteristiche delle quali si “nutre” la gastronomia giapponese. Che non è solo sushi, tempura e sukiyaki, un piatto assai composito dove trionfano carne bovina e tofu. C’è molto latte, anche questo da consumare fresco, e una quota non modesta di formaggi. Ma di latte in Giappone se ne produce poco, solo 7,7 milioni di tonnellate per una popolazione doppia di quella italiana. Sarà per questo che gli allevatori giapponesi il latte lo vendono a caro prezzo, oltre 70 centesimi al litro, contro i circa 40 centesimi che entrano nelle tasche degli allevatori italiani. E gran parte della produzione giapponese (oltre il 50%) se ne va in consumo fresco (latte alimentare e prodotti freschi), quasi a sottolineare che anche il latte rispetta i canoni fondanti della cultura gastronomica giapponese, che non disdegna tuttavia i formaggi. Formaggi che il Giappone produce in modeste quantità, appena 127mila tonnellate, mentre in Italia, per fare un confronto, la sola produzione di formaggi Dop sfiora le 500mila tonnellate. Per soddisfare il consumo interno (che si spinge a 238mila tonnellate), il Giappone deve fare ampio ricorso alle importazioni, ammontate nel 2010 a 199mila tonnellate. E in prospettiva questa cifra potrebbe aumentare.

Un mercato da valorizzare Dunque il Giappone è un mercato

Le tante eccellenze della tradizione casearia italiana, e non solo i formaggi più 'blasonati' come il Parmigiano Reggiano di questa foto, possono trovare nel Giappone un mercato interessante interessante per chi, come l'industria lattiero casearia italiana, guarda all'export per dare alle sue produzioni una prospettiva di crescita. Perché in Italia il consumo di formaggi è ormai stabile da tempo intorno ai 23 kg pro-capite, per un totale di quasi 1,4 milioni di tonnellate, e ogni spinta sulla produzione può tradursi in un eccesso di offerta che avvilisce il mercato generando crisi dalle quali è poi difficile uscire. Quanto accaduto nel recente passato per due grandi formaggi della nostra tradizione casearia, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, sono lì a dimostrarlo. Dopo due anni di prezzi da svendita, il mercato è tornato a salire grazie ad una riduzione della spinta produttiva ed al contemporaneo espandersi della quota destinata all'export. Un export indirizzato in prevalenza al mercato europeo che assorbe la maggior parte delle quantità complessivamente esportate dei due formaggi (in totale circa 70mila tonnellate, in costante crescita negli ultimi anni). Ma ora i magazzini, complice la risalita del prezzo di mercato, si stanno di nuovo riempiendo e lo spettro di una nuova crisi preoccupa non solo i caseifici, ma anche gli allevatori, visto che il prezzo del latte è in gran parte lega11

to all'andamento del mercato caseario. Che fare, dunque?

Parola d'ordine, export Una leva è certamente quella del contenimento della produzione, oggi difficile da attuare a causa dei limiti che le autorità antitrust impongono alle iniziative di controllo da parte dei Consorzi di tutela. Il 'Pacchetto qualità' e il 'Pacchetto latte' che Bruxelles si appresta a licenziare dovrebbero offrire nuovi strumenti in questa direzione, ma altrettanto efficace è una spinta sull'export, strumento principe per offrire al settore caseario opportunità di crescita altrimenti compromesse. Ecco allora che il Giappone e la sua “voglia” di formaggi può diventare un'interessante opportunità. Tanto più che le importazioni giapponesi in questo comparto hanno il segno più davanti. Ma i nostri formaggi non figurano ai primi posti nell'import giapponese. Prima di noi ci sono l'Australia e la Nuova Zelanda che da sole coprono oltre il 50% delle importazioni di formaggi


in Giappone. Seguite da Francia e Stati Uniti per un altro 16%. Poi arriva l'Italia, al quinto posto nella graduatoria, con un modesto 6% (secondo i dati di Assolatte). Numeri che lasciano intendere che ci siano buone opportunità di crescita per i nostri formaggi anche nel paese del Sol Levante. A proposito di export italiano in campo caseario, una recente indagine di Ismea ha messo in evidenza che delle 125mila tonnellate di formaggi Dop che l'Italia vende all'estero, il 97% è

composto da soli 5 formaggi, i due grandi “Grana” (da soli fanno oltre il 50% di volume e di fatturato) e poi Mozzarella di bufala campana, Pecorino Romano e Gorgonzola. Ben poco della “torta” resta per gli altri 37 formaggi Dop che la Penisola esprime. Non perché siano meno “buoni” dei loro cugini di alto lignaggio. La loro “colpa” sta nella frammentazione del settore che conta un elevato numero di caseifici, spesso di piccole dimensioni, e nella scarsa capacità di aggregazio-

ne. Il risultato è la preclusione dei mercati esteri, che richiedono invece organizzazione e investimenti. Il Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano e quello del “cugino” Grana Padano hanno saputo darsi obiettivi comuni sul fronte dell'export ed hanno raggiunto buoni risultati ed altri ancora potranno ottenerne su nuovi mercati, come quello giapponese. Un esempio che gli altri Consorzi potrebbero imitare.

Grana Padano, è boom nella produzione e nell'export Il record produttivo non dovrà essere superato il prossimo anno, pena il riaccendersi della crisi. Questo l'allarme lanciato dall'assemblea del Consorzio di tutela Agonotize 324 - 07/12/2011 Il prezzo del Grana Padano, dopo una leggera flessione fra luglio e agosto, si è stabilizzato e viaggia intorno ai 9 euro al chilogrammo per il prodotto a più lunga stagionatura, ben al di sopra delle quotazioni registrate nello stesso periodo dello scorso anno, che pure segnava rialzi continui. Gli operatori sono dunque soddisfatti, come pure gli allevatori che grazie al buon andamento del settore riescono a spuntare qualche centesimo in più per il latte prodotto. Ma il rischio di cadere di nuovo nei vortici di una crisi da eccesso di produzione sono dietro l'angolo. I dati emersi dall'assemblea del Consorzio di tutela del Grana Padano, che si è svolta a Desenzano del Garda nei giorni scorsi, indicano un aumento della produzione del 6%, tanto da parlare di un “record storico” di oltre 4,6 milioni di forme. Ad evitare che l'eccesso di offerta pesasse troppo sui consumi interni, da tempo stabili e privi di segnali di ripresa, ci ha

pensato l'export, cresciuto del 5%. “Una conferma - ha detto il presidente del Consorzio, icola Cesare Baldrighi - dell'interesse crescente vero il prodotto Dop più consumato al mondo”.

di quanto apparisse il 2011”.

Produzione in aumento

Export, valvola di sfogo

L'aumento delle esportazioni ha portato a 1,4 milioni il numero delle forme destinate ai mercati esteri, in pratica oltre il 30% della produzione complessiva. E senza questo straordinario successo sui mercati stranieri il settore sarebbe con tutta probabilità alle prese con una crisi pesante come quella che si è protratta dal 2008 al 2009, quando le quotazioni del prodotto più fresco erano scese sotto i 6 euro per kg. Diventa allora fondamentale riuscire a contenere la produzione e in questo senso sarà di grande aiuto il “pacchetto latte” varato in questi giorni a Bruxelles e che consente ai Consorzi, come anticipato da Agronotizie, di intervenire sui livelli produttivi. “Il 2012 dovrà essere l’anno delle conferme delle quantità prodotte - ha affermato Baldrighi - e il record raggiunto quest'anno non dovrà essere superato e verranno individuati gli strumenti e i percorsi per affrontare un anno che si presenta meno agevole

L'obiettivo è dunque quello di contenere la produzione, ma al contempo agire sulla leva dell'export che vede primeggiare per quantità importate la Germania (+8,2% rispetto al 2011) e con forti incrementi nelle importazioni da parte della Russia (+31,5%) e del Canada (+ 22%). Per la promozione sui mercati esteri il Consorzio ha deciso di stanziare 10 milioni di euro che si aggiungono ai 25 milioni che saranno investiti nella comunicazione a livello nazionale. “La promozione e la comunicazione - ha tenuto a precisare Baldrighi - rappresentano per noi un motore molto importante: bisogna fare bene e farlo sapere, soprattutto per tutelare i consumatori e il mercato dall’attacco dei similari, tipo quelli prodotti nei paesi dell’Est, che non dichiarano in etichetta da dove provengono e che usando nomi italiani con a fianco il termine “Gran”, confondono e ingannano i consumatori stessi”.

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AVICU ICOLI Per i coniglicoltori torna lo spettro della crisi Crollano le quotazioni del vivo e l'Anlac lancia l'allarme temendo l'ipotesi di un 'cartello' sui prezzi Aghronotizie 280 - 13/01/2011

Per gli allevatori di conigli si profila nuovamente lo spettro di una crisi. Dopo un 2010 trascorso per gran parte con quotazioni al di sotto dei due euro al chilo, gli allevatori avevano ripreso fiducia a fine anno quando i prezzi all’origine avevano dato qualche segnale di recupero. La piazza di Verona, che fa da riferimento per il mercato nazionale, aveva fatto segnare quotazioni sopra i due euro già ad ottobre per raggiungere a novembre quota 2,19 euro al chilo e poi in dicembre prezzi di 2,24 euro al chilo. Ma con il nuovo anno è arrivata una vera doccia fredda quando la Commissione Prezzi della borsa merci di Verona ha abbassato il prezzo di oltre 40 centesimi al kg nella sua prima seduta dell’anno. Il

prezzo del coniglio vivo è così crollato a 1,81 al kg. Ben 20 centesimi meno di quanto veniva pagato nello stesso periodo dello scorso anno. Un crollo verticale e brusco che con rilevante potere di mercato. Il preoccupa e non poco gli allevatori secondo aspetto è dovuto all’ incredibile aumento dei costi di produdi conigli. zione che durante il 2010 ha supe“Un fatto storico per le quotazioni rato il 20% e che non giustifica, dunque, una diminuzione così forte del coniglio vivo che - secondo il del prezzo del coniglio all’origine. Presidente dell’Anlac (Associazione nazionale liberi alle- In questa situazione è anche scanvatori di conigli, aderente ad Agci daloso - continua De Bonis - che il Agrital) Saverio de Bonis - non si Piano di settore, voluto da una risoluzione del Senato, predisposto era mai verificato prima; questa dal Ministero con il consenso delle diminuzione fa gridare allo scandalo poiché riporta il prezzo all’origi- organizzazioni sindacali e approvato dalla Conferenza delle Regione sotto il costo di produzione, in ni, non riesca ad essere varato; al un momento di agonia per i liberi allevatori italiani, rendendo sempre suo interno tra le misure a costo più evidente l’ ipotesi di un cartello zero vi sarebbe la riforma più importante: quella del sistema di rilesui prezzi d’acquisto, specie se si vazione prezzi con l’attuazione di considerano due aspetti fra loro una commissione unica nazionale correlati. Il primo relativo al rapporto tra domanda e offerta, con il (cun); ma a quanto pare le organizcalo di quest’ultima derivante dalla zazioni non avrebbero deciso le chiusura di molti allevamenti italia- designazioni dei rappresentanti, il ni, e con il boicottaggio delle vendi- che ci sembra unicamente un pretete da parte di grossisti-macellatori sto”.

Benessere delle ovaiole e agroenergie in scena a Forlì stri agricoli della Ue, il 21 febbraio. E saranno guai per gli allevamenti, e sono molti, che ancora non si sono mossi per ammodernare le proprie strutture alle imposizioni comunitarie. Eppure la direttiva Ue, la 74 del 1999, è “vecchia” di 12 anni Agronotizie 288 - 10/03/2011 ed è difficile sostenere la necessità di un rinvio. Un argomento, questo Mancano pochi mesi al primo gen- dell’entrata in vigore delle norme naio 2012, quando per le galline comunitarie in tema di benessere ovaiole scatterà il divieto di alleva- delle galline ovaiole, che “terrà mento in gabbia. E non ci saranno banco” alla prossima edizione del rinvii. E’ stato ribadito anche a Bru- Salone internazionale dell’avicoltuxelles, all’ultimo incontro dei mini- ra in programma nel quartiere fieriL'avicoltura si dà appuntamento a FierAvicola dal 7 al 9 aprile per dibattere i temi del momento e per toccare con mano le innovazioni tecnologiche

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stico di Forlì dal 7 al 9 aprile. Il dibattito sulla direttiva 74/1999 inizierà venerdì pomeriggio 8 aprile con un incontro organizzato da Fiera di Forlì e da Assoavi, in occasione del quale si farà il punto della


situazione e si analizzeranno le possibilità di adeguamento che si presentano agli allevatori italiani e non solo. Il dibattito sarà preceduto da una tavola rotonda in cui il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro affronterà il tema della competitività delle imprese nel contesto internazionale, confrontandosi con alcune realtà imprenditoriali che operano nella produzione di carni, uova e mangimi. Rifiuti ed energia Altro argomento al centro dei dibattiti della tre giorni forlivese, è quello dei rifiuti organici e delle agroenergie, temi ai quali nella mattina di sabato 9 aprile sarà dedicato un incontro durante il quale saranno esposte le riflessioni del CopaCogeca e le esperienze del Crpa. Un contributo alla discussione giungerà anche da Avitalia oltre che dalla Regione Emilia Romagna e dalle esperienze di alcune imprese che operano in questi settori. Il pro-

gramma degli incontri continua con i simposi delle più importanti associazioni scientifiche del settore avicunicolo (Asic-Associazione Scientifica Italiana di cunicoltura, Sipa-Società Italiana di Patologia Aviare, Wpsa- World’s Poultry Scientific Association) che hanno scelto anche quest’anno Forlì come sede dei loro appuntamenti. Tecnica e innovazione Farà cornice alle attività convegnistiche la nutrita partecipazione di espositori che presenteranno negli spazi della Fiera di Forlì il meglio delle loro innovazioni e le loro ultime proposte dedicate al mondo degli allevamenti avicoli e cunicoli. Il panorama degli oltre 150 espositori sarà l’occasione per conoscere le novità nelle attrezzature e nell’impiantistica per allevamenti, nella produzione di mangimi, nella salute per gli animali. Significativa la presenza di imprese che si occupano di lavorazione e macellazione di carni, oltre che di produzione

Agronotizie 293 - 14/04/2011

Nessun rinvio nell'applicazione delle norme comunitarie sul benessere delle ovaiole. Non ha usato giri di parole il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo De Castro, nell'affrontare il tema che stava a cuore ai tanti che si erano dati appuntamento a Fieravicola di Forlì. Con il primo gennaio del prossimo anno le vecchie gabbie andranno in soffit-

Un occhio ai consumi Nella tre giorni dedicata all’avicoltura ci sarà anche lo spazio per la promozione dei consumi. A Forlì, infatti, sono statti invitati i professionisti della tavola che si cimenteranno con l’eccellenza della produzione nazionale avicola, cunicola e con gli ovoprodotti. L’interpretazione delle ricette sarà affidata all’estro ed alla maestria dei più noti chef italiani.

l'abbondanza. Ieri la necessità era il contenimento delle eccedenze, ora di latte, ora di zucchero. Oggi accade il contrario. La domanda di alimenti, cereali e carne, cresce assai più di quanto previsto con l'incremento demografico mondiale. Colpa, o merito, dell'aumento del reddito delle popolazioni di alcuni ta e al loro posto subentreranno gli paesi emergenti dove nuove abituallevamenti a terra o quelli con nuo- dini alimentari stanno prendendo ve gabbie di dimensioni maggiori e il sopravvento. Nuove condizioni “arricchite” di accorgimenti atti a che generano una forte instabilità garantire il welfare delle galline. dei mercati, si pensi all'altalena del Alle preoccupazioni degli allevatori prezzo dei cerali, con la quale bisoper i costi di aggiornamento degli gna imparare a convivere e non sarà impianti che mal si conciliano con semplice. crisi economica e riduzione dei consumi, De Castro ha risposto con Globalizzazione, pro e contro un accorato invito a guardare con occhi nuovi all'Unione Europea e Sono anche questi gli effetti della al Parlamento Europeo, dove le globalizzazione, opportunità e istanze dei produttori possono trominaccia al contempo, alla quale vare ascolto, ma prima occorre or- non si può certo reagire chiedendo ganizzarsi e concordare le linee di la chiusura delle frontiere ai prodotazione. Siamo entrati, sostiene a ti extra Ue. Ma si può pretendere ragione De Castro, in una nuova l'applicazione del principio di era che ha sostituito quella che reciprocità, affinché negli altri sino a ieri si poteva definire del-

De Castro in Fieravicola, le risposte adesso passano dal Parlamento Ue Il presidente della Commissione Agricoltura ha invitato il mondo agricolo ad organizzarsi e a superare una visione 'romantica' dell'agricoltura

e lavorazione di uova e ovoprodotti. Per il settore del confezionamento, sia di uova sia di carni, è attesa anche la presenza di alcuni operatori internazionali, leader in Europa, e non solo. Si sta poi definendo in questi giorni la partecipazione delle delegazioni di buyer stranieri che approderanno alla 47esima FierAvicola e che contribuiranno nel sottolineare il respiro internazionale della manifestazione forlivese

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nizzazione. Per troppo tempo, ha sostenuto De Castro, abbiamo affrontato i problemi avendo dell'agricoltura una “visione romantica”. I cambiamenti, ed è questo un principio che vale anche per per le trasformazioni da attuare negli allevamenti, possono essere visti come un'opportunità per stimolare i consumi. Ma bisogna saper comunicare e anche in questo caso molto dipende dalla capacità di sapersi organizzare, magari favorendo un'alleanza fra agricoltori e industrie. Una via di uscita Intanto per i molti che devono ancora mettersi in regola con le nuove norme in tema di benessere delle ovaiole arriva una via di uscita, dell'Italia, con un meno 3,5%. Una illustrata in occasione di Fieravicola grande responsabilità è ora nelle da Davide Barchi della Regione mani delle organizzazioni agrico- Emilia Romagna. Per gli allevatori le, ha sottolineato De Castro, per che sottoscriveranno l'impegno recuperare il terreno perduto. Un all'ammodernamento dei loro imesempio per tutti, la perdita del pianti in tempi definiti, non scattemercato tedesco degli agrumi dove ranno sanzioni anche dopo il prile produzioni italiane (pur preferite mo gennaio 2012. on si tratta di dai consumatori) sono state sostitui- un rinvio, è stato ribadito, e gli te da quelle spagnole. Una confer- allevamenti saranno costantemente ma della nostra difficoltà nell'afmonitorati per verificare il rispetto frontare in modo organico il mercadei tempi pattuiti. Un'opportunità to. per gli allevatori dell'Emilia Romagna e della Lombardia, Regioni che Primo, organizzarsi hanno reso possibile questo percorso. La parola d'ordine è dunque orga-

Paolo De Castro al taglio del nastro per l'inaugurazione di Fieravicola a Forlì paesi vengano applicate le stesse regole che valgono nei confini europei. Un norma su questo argomento è già stata valutata dal Parlamento Europeo e ora ci si attende che il Consiglio la traduca in legge. Utile ad evitare la concorrenza sleale dei prodotti di importazione, ma per l'Italia non basta. A preoccupare Paolo De Castro è la distanza che separa la nostra agricoltura da quella degli altri paesi. I dati Eurostat lo confermano. Il reddito degli agricoltori Ue è cresciuto in media del 13%. La Germania ha fatto segnare un più 30% e la Francia un più 22%. Netto il distacco

ne alla salute e crisi economica, come emerge dai dati elaborati da Ismea e illustrati da Claudio Federici e Marianna Giordano, hanno profondamente modificato l'equilibrio dei consumi di carne. PenaLe analisi di Ismea presentate al vedono le aziende uscire rafforzate lizzate le carni rosse e quelle bovine salone forlivese indicano i punti dalla crisi. Ma la ripresa è minacin particolare, scese a 23,5 kg pronevralgici ai quali guardare per ciata da vari fattori negativi e fra capite, superate dalla carne suina prevedere le mosse del mercato. questi l'invecchiamento della popo- (che ha raggiunto e superato i 39,5 Ma prevalgono le incertezze lazione che in Italia si aggiunge al kg). Migliorata anche la situazione mancato incremento del reddito del comparto avicolo che dopo la Agronotizie 293 - 14/04/2011 pro-capite. E' questo lo scenario crisi da influenza aviare è tornato nel 2010 ad un consumo di oltre 19 con il quale deve confrontarsi il comparto avicolo, argomento al kg pro-capite. A guidare la crescita Siamo ottimisti, ma con qualche centro dell'incontro organizzato da nel consumo di prodotti avicoli è la Avitalia e Ismea (Istituto di servizi carne di pollo, seguita dalle uova. perplessità su cosa ci attende nell'immediato futuro. Lo dice un'inda- per il mercato agricolo alimentare) In controtendenza invece il tacgine Eurisko e lo confermano le in occasione di Fieravicola a Forlì. chino e il coniglio, entrambi con il analisi di alcuni economisti che Destrutturazione dei pasti, attenzio- segno meno davanti. Se per le carni

Fieravicola, prepararsi al “governo dell'instabilità”

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di tacchino la flessione coincide con una loro minore diffusione, per le carni di coniglio la flessione dei consumi viene collegata al minor “servizio” (porzionati e pronti a cuocere) e al prezzo più alto.

Le previsioni Le tendenze del consumo da sole non forniscono elementi sufficienti a tracciare la direzione che può prendere la domanda di carni avicole. Occorre tenere in considerazione altri fattori, come la composizione delle famiglie e la distribuzione geografica dei consumi. A guidare gli acquisti di carni avicole figurano ai primi posti famiglie governate da persone adulte (ultrasessantenni al

primo posto) e con un reddito medio-basso. E' poi il Sud, che più risente gli effetti della crisi economica, ad essere in vetta alla classifica delle aree a maggior incremento nei consumi avicoli. Le conclusioni sono facili da trarre. L'incremento che i consumi avicoli hanno segnato è guidato dalla coincidenza di due fattori, la “quantità” di servizio e il buon rapporto fra qualità e prezzo. L'uscita dalla crisi potrebbe dunque spostare le attuali preferenze verso altri comparti, interrompendo così la fase di crescita del settore avicolo. Difficile, come sempre, fare previsioni e l'invito che arriva dai ricercatori di Ismea è quello di affidarsi ad un “governo dell'instabilità”, anche in previsione degli altalenanti andamenti dei costi di produzione dei prodotti

avicoli come conseguenza della instabilità a livello mondiale dei prezzi delle materie prime per l'alimentazione degli animali.

Innovazione e qualità Per Guido Sassi, presidente di Avitalia, il possibile cambiamento delle abitudini alimentari va messo fra le sfide da affrontare e superare insistendo sulla qualità delle produzioni italiane, che già oggi possono vantare le migliori tecniche di allevamento e una forte attenzione al benessere degli animali. Prerequisiti ai quali aggiungere innovazione, versatilità e facilità di preparazione.

quale si è discusso anche nei convegni che hanno animato la tre giorni avicola forlivese. Fra le innovazioni spiccava l'introduzione dei “robot” per la movimentazione delle uova Record di partecipazione per il nei centri di imballagsalone forlivese dedicato all'avicol- gio. Bracci meccanici tura. Al centro degli incontri il te“intelligenti” capaci di ma del benessere delle ovaiole trattare con precisione e con la necessaria “ deliAgronotizie 293 - 14/04/2011 catezza” le uova da avviare alla commerFolto il pubblico di visitatori in occasione cializzazione. Non po- della Fiera di Forlì tevano mancare le proOltre 200 espositori, il 20% in più rispetto alla precedente edizione. Si poste, numerose e artiè presentata così Fieravicola 2011, colate, sulla produzione di energia forlivese non sono mancate le proil salone biennale dedicato al setto- da fonti rinnovabili per soddisfare poste innovative delle aziende farre avicunicolo che si è tenuto a For- le esigenze degli allevamenti, dove maceutiche e dei centri impegnati lì dal 7 al 9 aprile. Una partecipasistemi di climatizzazione e impian- nella selezione genetica, dove da zione che ha superato persino le ti automatici di distribuzione degli tempo si sono raggiunti livelli di previsioni, tanto da dover alimenti sono “avidi” consumatori eccellenza. “sfrattare” l'esposizione di animali di energia elettrica e gasolio. Arti- Tanti convegni vivi, specie avicole e conigli, per colata, come sempre, la presenza di far posto agli stand delle industrie industrie del settore mangimistico Il momento espositivo è stato afproduttrici di mezzi e attrezzature che nel settore avicolo sono prota- fiancato da una ricca sequenza di per gli allevamenti. Nel quartiere goniste della filiera produttiva attra- incontri e dibattiti che hanno affieristico forlivese è stato così pos- verso una forte diffusione dei con- frontato temi di attualità, come sibile toccare con mano le ultime tratti di allevamento. E' grazie a quello delle nuove norme in tema innovazioni destinate al settore e in questa particolare “formula” che le di benessere delle ovaiole e di evoparticolare le gabbie arricchite in produzioni avicole hanno conquiluzione dei consumi di prodotti regola con le nuove norme comu- stato un elevato grado di standaravicoli, dei quali si parla anche in nitarie sul benessere delle galline dizzazione e di ottimizzazione dei questo numero di Agronotizie. Non ovaiole. Un tema quest'ultimo del risultati. A completare la rassegna sono mancati gli approfondimenti

Fieravicola, tutto esaurito

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di carattere scientifico e fra questi l'incontro organizzato dall'Asic (Associazione scientifica italiana di coniglicoltura) dove fra i molti argomenti affrontati ricordiamo i risultati raggiunti con l'impiego della tomografia computerizzata per la selezione indirizzata al miglioramento delle caratteristiche della carne di coniglio. La Società italiana di patologia aviare (Sipa) dal canto suo ha affrontato molti argomenti di interesse per il settore,

segnalando fra l'altro l'incremento di alcune patologie come il botulismo aviare che rischia di divenire a livello europeo una delle nuova sfide che l'avicoltura dovrà affrontare. pazio alla gastronomia

da Forlì, ha dato i natali a Pellegrino Artusi) hanno molte cose da dire. E Fieravicola si è offerta come palcoscenico dal quale alcuni grandi chef hanno proposto ricette originali a base di uova e carni avicole. Un modo anche questo per Una sfida certo più facile da affron- promuovere i consumi, un'iniziativa tare è quella sul fronte della cultura che è stata apprezzata dai molti visitatori di Fieravicola. gastronomica declinata in chiave avicola. Un terreno dove le scuole artusiane (Forlimpopoli, a due passi

Mercato cunicolo in cerca di regole Gli allevatori denunciano la scarsa trasparenza delle contrattazioni e chiedono sia avviato il piano di settore Agronotizie 295 - 28/04/2011

Rallentano i consumi di carni cunicole, come ciclicamente avviene quando si avvicina la bella stagione. I prezzi all’origine, fermi a poco meno di due euro (1,97 euro kg/ peso vivo sulla piazza di Forlì), sembrano non risentirne e rispetto allo scorso anno possono ancora vantare un aumento del 13%. Se il mercato si mostra indifferente alla flessione della domanda, il merito è tutto della scarsa offerta di prodotto, ma basta poco per far precipitare di nuovo il settore in una situazione di crisi. Gli allevatori guardano dunque con preoccupazione ai prossimi mesi, privi come sono di strumenti di controllo delle dinamiche di mercato. Un tema che è stato ribadito in occasione del recente congresso organizzato da Anlac (Associazione nazionale liberi allevatori di conigli), che si è tenuto a Matera sul tema “Mercato, giustizia e sicurezza agroalimentare: il caso delle filiere cerealicole e cunicole”. Occorre trasparenza Nel suo intervento il presidente di

Anlac, Saverio De Bonis, ha denunciato la scarsa trasparenza del mercato cunicolo. “E' sempre più evidente - ha detto De Bonis - l’ipotesi di un “cartello” sui prezzi di acquisto, un problema segnalato dalla nostra associazione all’ Antitrust con prove documentali stringenti. Anche la Commissione esecutiva europea, a seguito di una petizione rimasta ancora aperta, ha rilevato in pubblica Gli allevatori denunciano la scarsa trasparenza delle contrattazioni e chiedono sia avviato il piaaudizione che occorre indagare e che sarebbe utile e giusto intervenire in Attenti alle micotossine tempi più rapidi da parte dell’Autorità antitrust italiana che da cinque Si è parlato diffusamente anche dei mesi non ci ha ancora dato una cereali, che hanno un ruolo di pririsposta.” mo piano nell’alimentazione del coniglio. Gli allevatori si sono detti preoccupati per i livelli di micotossine, in particolare nelle derrate Fra i molti gli argomenti affrontati di importazione. “Gli agricoltori e i consumatori - ha detto De Bonis durante l’incontro, anche quello esigono controlli accurati in Eurodella difficoltà a far decollare il piano di settore al cui interno figu- pa”. A conclusione del convegno, che ha registrato la presenza fra gli ra l’istituzione, sulla falsariga di quanto attuato in campo suinicolo, altri del leader dell’Italia dei Valori, di una commissione unica centrale Antonio Di Pietro, sono state rac(Cun) alla quale demandare il com- colte le prime firme per una petiziopito di fissare il prezzo del coniglio, ne, da sottoporre alla Ue, lanciata dal Comitato AntiTossine. in trasparenza e senza distorsioni. 17


Avicoltura, cresce la produzione ma calano i margini Le analisi di Una (Unione nazione quale ancora si stenta ad uscire. dell'avicoltura) evidenziano i punti di forza del settore, che sconta però l'impatto dell'aumento dei costi di produzione Carne preferita Agronotizie 296 - 05/05/2011

Anno positivo il 2010 per il comparto avicolo. Lo ha anticipato un'analisi di Ismea presentata in occasione di Fieravicola e della quale si è parlato anche su Agronotizie. Ora la conferma arriva da Una, l'Unione nazionale dell'avicoltura, che ha diffuso in questi giorni i dati economici del settore relativi allo scorso anno. Spicca la crescita del consumo di carni avicole che sfiora i 19 kg pro-capite e che cancella definitivamente la crisi del 2005 da influenza aviare mediatica (giornali e tv paventarono un allarme inutile ancorché inesistente). Merito della capacità del settore di imporsi con un prodotto di buona qualità e a prezzi bassi, entrambi vincenti in un periodo di crisi economica dalla

“L’avicoltura italiana – ha detto il presidente di Una, Aldo Muraro nel commentare i dati del settore ha saputo reagire bene alla crisi e i prodotti avicoli continuano a svolgere un ruolo determinante nell’alimentazione degli italiani, grazie anche alla loro capacità di coniugare gusto, sicurezza e praticità d’uso alle esigenze economiche della popolazione. Per il 2011 le produzioni avicole dovrebbero assestarsi su valori prossimi a quelli del 2010.”

tati meno positivi invece per le carni di tacchino la cui produzione si è ridotta del 4,58% a fronte di un consumo anch'esso in flessione del 5,25%.

I numeri Un esame di tutti i prodotti dell'avicoltura evidenzia una crescita produttiva del 2% (1,2 milioni di tonnellate) e il consumo totale si è collocato a 1,12 milioni di tonnellate, pari a 18,58 kg pro-capite.

In flessione la produzione delle uova (12,8 miliardi, -2,06%) ed arretra anche il consumo (12,9 miliardi, -1,27%). Su questo settore, Entrando nel dettaglio dei vari com- sottolinea l'Unione dell'avicoltura, parti produttivi spicca la crescita pesa il processo di adeguamento delle carni di pollo la cui produzio- degli allevamenti alla normativa ne è aumentata del 5,2% asseconeuropea sul benessere delle ovaiodando la maggior richiesta del con- le. sumo interno (che si è portato a 11,96 kg pro-capite) e incentivando Interessante è poi l'analisi economil'export, cresciuto del 40,9%. Risul- ca proposta da Una, che ha evidenziato la stabilità del fatturato del settore negli ultimi dieci anni. Nonostante gli aumenti dei costi di produzione sopportati dagli allevatori, la spesa degli italiani per pollame e uova, tenuto conto del tasso di inflazione, è dunque rimasta praticamente immutata. La conseguenza è però una minore redditività degli allevamenti e anche nel 2010, a fronte di un aumento dei costi del 5%, i prezzi, sono rimasti allineati a quelli dell'anno precedente. Uno scenario che potrebbe replicarsi anche nel 2011, vista la difficoltà a trasferire sui prezzi di vendita l'aumento dei costi di produzione, alimentato dalla crescita dei prezzi delle materie prime per i mangimi, la cui corsa difficilmente si arresterà prima dell'estate, con i nuovi Sono sopratutto le carni di pollo a raccogliere le preferenze dei con- raccolti. sumatori 18


Etichette, il coniglio non vuole essere dimenticato

ovviamente dei nostri allevatori I coniglicoltori non ci stanno

Per ovviare alla “dimenticanza” del Coreper è scesa in campo Anlac, associazione liberi allevatori di A Bruxelles si parla di origine delle in etichetta l'origine per le carni conigli aderente all’Agci-Agrital, carni in etichetta, ma ci si dimenti- fresche di “tutte” le carni, dunque che in un suo comunicato pone due ca delle carni cunicole. Puntuale la bovini e pollame (per le quali que- inquietanti interrogativi: “è una sto obbligo è già in vigore) e poi protesta degli allevatori semplice distrazione o una precisa per le carni di suino e degli ovivolontà politica? E se così fosse è caprini. L'elenco dovrebbe comAgronotizie 304 - 30/06/2011 giustificato discriminare il coniglio prendere “tutte” le carni, ma a proprio oggi che il passaparola va quanto pare ci si è dimenticati di nella direzione del mangiare italiaquelle di coniglio, colpa forse dello no come garanzia”? Si chiama Comitato dei rappresen- scarso interesse verso questo comtanti permanenti (noto con l'acroni- parto da parte della Ue, visto che il “Al presidente della Commissione settore ha una certa importanza mo Coreper) ed è un organo del agricoltura Paolo De Castro - dieconomica solo in alcuni paesi e Consiglio della Ue che fra le sue attività annovera quella di preparare fra questi Italia, Francia e Spagna. chiara il presidente di Anlac Saverio De Bonis - non può essere sfuggli incontri dello stesso Consiglio. In Italia il settore è prossimo all'autosufficienza, ma ciò non toglie gita una risoluzione unanime del Una sorta di “pre-consiglio” che Senato, del 12 maggio 2009, con non ha funzioni decisionali, ma solo che l'indicazione dell'origine in cui l’ Italia aveva già chiesto l’ etichetta sia importante per dare di indirizzo nelle politiche in diuna corretta informazione al consu- obbligo di etichettatura dell’origine scussione. Nei giorni scorsi dal Coreper è uscita un'indicazione in matore e, perché no, per ridurre la anche per il coniglio.” merito all'etichettatura delle car- concorrenza del prodotto di importazione che in più di una occa- Il Piano cunicolo ni con la quale si predisponeva il via libera per una proposta di rego- sione è stata la leva per brusche oscillazioni del mercato, a danno lamento per l'obbligo di indicare Il comunicato dell'Anlac continua ricordando che il Piano di settore cunicolo, ancora però da attuare, prevede l’ adozione dell’etichettatura obbligatoria. Un intervento, si sottolinea, che dovrebbe rientrare nell’azione applicativa del “Ddl competitività” e dell’applicazione della norma generale sull’etichettatura di origine in esso prevista. “2oi invitiamo - conclude il presidente De Bonis - a nome di tutti gli allevatori italiani, sia il presidente della Commissione Agricoltura Ue, De Castro, sia il ministro dell'Agricoltura Saverio Romano, ad emendare il regolamento europeo prima della seduta plenaria di luglio, quando sarà votato in seconda lettura, rispettando così quell’interesse nazionale sancito dal pronunciamento delle istituzioni, al fine di evitare inutili ricorsi presso la Corte di giustizia europea. Occorre “tutelare doverosamente” un comparto leader a livello europeo e quarto settore della zooSi insiste, a ragione, affinché anche per le carni di coniglio sia ripor- tecnica nazionale”. tata l'origine in etichetta 19


xelles potrebbero arrabbiarsi...), purché si impegnino a realizzare i cambiamenti necessari entro tempi certi. Dunque per le galline si proovaiole, argomento del quale Agro- spettano tempi più “felici”, un notizie si è più volte occupato. As- benessere che non avrà a quanto pare influenza sulla qualità delle salzoo, l'associazione che riunisce uova, ma che alleggerirà il portafole industrie mangimistiche, nel commentare i risultati della ricerca glio degli allevatori. Questo è certo. statunitense, ha tenuto a sottolineare l'equivalenza (almeno in termini nutrizionali) che si ha nelle uova prodotte negli allevamenti a terra (circa 2,5 miliardi di pezzi, il 20% della produzione italiana) rispetto a quelle ottenute negli allevamenti in batteria, che continuano ad essere la quota più significativa della nostra Da gennaio le quotazioni sono precipitate e gli allevatori producono produzione che assomma a 12,8 miliardi di pezzi. Un settore, que- in perdita. Colpa di manovre spesto delle uova, fra i pochi della no- culative, denuncia l'Anlac stra zootecnia che possa vantare di aver raggiunto l'autosufficienza. Agronotizi e 314 - 29/09/2011 Mangimi e qualità Anno difficile questo 2011 per gli "Da questo studio - spiega Giorda- allevatori di conigli. Si erano lasciano Veronesi, presidente onorario di ti alle spalle un 2010 che prometteAssalzoo - emerge un dato di gran- va bene con quotazioni che a dide rilevanza che sfata il mito della cembre superavano i due euro, ma negatività dell'allevamento avicolo poi già a gennaio i prezzi all'origine sono crollati ben al di sotto dei due e mette in evidenza la qualità di tutte le uova prodotte dal comparto euro. E non si sono più ripresi. A avicolo italiano.” La ricerca statu- febbraio il prezzo minimo della nitense, è il parere espresso da As- piazza di Verona era persino sceso sotto 1,5 euro (1,47 euro/kg per i salzoo, conferma la validità dello soggetti sino a 2,5 kg di peso vivo). schema alimentare basato sui mangimi, che per quanto riguarda Prezzi assai distanti dal costo di l'Italia sono strettamente controllati produzione che si colloca, secondo i e validati da complessi processi di calcoli di Anlac, intorno ai due eucontrollo e in molti casi prodotti da ro. Di settimana in settimana gli allevatori hanno continuato a speaziende che rispettano il “Codex Assalzoo”, un insieme di regole che rare in una ripresa del mercato che però non è arrivata. Ancora in vanno oltre quelle stabilite dalla luglio il prezzo all'origine era fermo legge e che i mangimisti si sono a 1,47 euro al chilo e solo in agosto imposti a maggiore garanzia della si è registrato qualche timido segnaqualità e sicurezza dei prodotti di le di ripresa con i prezzi che hanno origine animale. recuperato qualche centesimo, spinIl capitolo benessere gendosi oltre 1,6 euro al chilo, per sfiorare a fine settembre il minimo L'equivalenza nutrizionale delle di 1,7 euro. E gli allevatori contiuova prodotte nei due diversi sistenuano così a produrre in perdita, mi di allevamento, a terra o in batuna situazione che si protrae da teria, lascia comunque aperto il capitolo del benessere delle ovaiole inizio anno e che sta mettendo a dura prova la sopravvivenza del che impone dal prossimo gennaio settore. l'adeguamento degli impianti di allevamento. Agli allevatori potrebbe essere concessa una proroga A parere dell'Anlac (Associazione nazionale liberi allevatori di coni(ma guai a chiamarla così, a Brugli) la pesante situazione di mercato

La gallina dalle uova uguali 2essuna differenza nelle qualità nutrizionali fra il prodotto ottenuto negli allevamenti a terra e quelli in batteria Agronotizie 313 - 22/09/2011

Contrordine, nelle uova c'è meno colesterolo di quanto si creda. Tanto che il dipartimento dell'agricoltura statunitense si è visto costretto a ricalcolare nelle linee guida all'alimentazione i livelli di colesterolo ritenuti presenti nelle uova. E' questa una delle novità alle quali sono arrivati i ricercatori statunitensi della North Carolina State

Centrale il ruolo dei mangimi per ottenere uova di qualità University, i cui esiti sono stati pubblicati su “Poultry Science”. Ma le novità non si fermano qui. La ricerca ha anche messo in evidenza che le uova prodotte da galline allevate a terra hanno uguali caratteristiche nutritive rispetto alle uova ottenute da galline allevate in batteria e comunque alimentate con mangimi. Una conferma che mette sullo stesso piano queste due tipologie di allevamento alla vigilia del primo gennaio del 2012, quando scatterà l'obbligo deciso da Bruxelles di trasformare gli allevamenti di ovaiole dotandoli di gabbie più ampie oppure di rinunciare a queste per passare all'allevamento a terra. E' quanto prevede il decreto legislativo 267/03 con il quale l'Italia ha recepito le norme comunitarie in materia di benessere delle galline

Coniglicoltura, Annus Horribilis

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è la conseguenza di manovre speculative che la stessa associazione ha più volte denunciato, coinvolgendo varie istituzione, come l'Antitrust e la Commissione Petizione della Ue. Sui problemi del settore, ricorda l'Anlac, ci sono anche le risoluzioni approvate dal Senato e dalla Camera. Ma la situazione resta pesante e all'orizzonte non si vedono segni di

cambiamento. Il presidente di Anlac, Saverio De Bonis, ha allora invitato il ministro dell'Agricoltura ad intervenire rendendo operativo il piano di settore già concordato. “Il ministro Romano – ha dichiarato De Bonis – deve dare ascolto alle risoluzioni parlamentari per aiutare le imprese ad affrontare la crisi e a non subirla confortato inoltre

dal parere che l’Antitrust italiana gli ha inviato, dove si auspica un riesame in senso proconcorrenziale dell’attuale processo di formazione dei prezzi alla produzione, al fine di adeguare il sistema alla normativa posta a tutela della concorrenza.”

Tra galline infelici e uova fuori norma Molte le nazioni europee che non saranno in regola con le regole sul benessere delle ovaiole che scatteranno il primo gennaio 2012

uova prodotte in questi allevamenti dopo il primo gennaio? Saranno distrutte? Ma da Agronotizie 316 - 13/10/2011 chi e come? E con quali conseguenze sull'opiMancano poco più di due mesi al primo gennaio 2012, data nella qua- nione pubblica? le diverranno operativi i dettami della direttiva comunitaria 74/1999, recepita in Italia con il Decreto Legislativo 267/03 , che rivoluziona i Distorsione della Procedure di infrazione e distruzione delle uova sistemi di allevamento delle galline concorrenza fra le ipotesi allo studio per chi non è in regola ovaiole. Indirizzata al conseguiFonte immagine: Veganlink Antifa mento del benessere delle galline, la Il Commissario direttiva prevede l'abolizione delle gabbie o in alternativa l'introduzio- europeo alla SaLe conseguenze ne di gabbie “arricchite”, con spazi lute, John Dalli, ha risposto agli interrogativi posti dagli Eurodepuassai più ampi di quelli attuali a tati assicurando che la Commissio- Procedure di infrazione o meno, disposizione di ogni animale. Gli resta per i produttori di uova euroallevamenti europei hanno avuto a ne adotterà procedimenti di infra- pei la difficoltà di competere con le zione contro i Paesi che con l'inizio disposizione 12 anni per aggiorproduzioni extra Ue, ottenute senza del nuovo anno non saranno in granare gli impianti di allevamento, tenere in alcun conto le misure per do di rispettare le regole. Ma le ma a quanto pare in molti hanno il benessere animale. Le nuove resperato in una proroga che non arri- procedure di infrazione, è stato ogole potrebbero anche favorire una verà. Ora il rischio è che dal primo biettato, sono lunghe e per questo migrazione degli impianti di pronon sempre efficaci. Alla fine pogennaio si producano uova in imduzione in nazioni dell'Est europeo. trebbero essere avvantaggiati i pianti non aggiornati e dunque Non mancheranno, infine, riper“fuori legge”. Il problema ha desta- produttori che non si sono messi cussioni sul prezzo delle uova al to l'attenzione di molti eurodeputati, in regola, mentre quelli che hanno consumo che presumibilmente auche hanno manifestato le loro pre- aggiornato gli impianti si ritrovano menteranno a fronte dell'incremento occupazioni. Si teme in particolare ad aver effettuato investimenti im- dei costi di produzione. che questa situazione possa minare portanti che migliorano il benessere la fiducia dei cittadini nei confronti delle ovaiole, ma deprimono la proLa situazione del processo normativo dell'Unione duttività degli animali. Chi si è oltre che sulla qualità delle produ- messo in regola finirebbe così per zioni avicole. Una situazione ogget- subire una concorrenza sleale da Al momento, ha ricordato il Comchi in regola non è. Tanto che è missario Dalli, la Commissione è in tivamente complessa, visto che in stata avanzata la richiesta di un attesa dallo scorso aprile dei dati molti Stati, e fra questi l'Italia, gli aggiornati sulla situazione degli sostegno a vantaggio degli allevaallevamenti che ancora devono allevamenti da parte di Italia, Grementi rispettosi delle nuove noraggiornarsi sono la maggior parte cia, Lettonia, Spagna e Ungheria. A me per fronteggiare una situazione di quelli in attività. E che si farà, si di mercato che finirà con il premiaquesti si aggiungono Belgio, Bulgasono chiesti gli eurodeputati, delle ria, Cipro, Francia, Polonia e Rore i comportamenti scorretti. 21


mania che già hanno comunicato che si presenteranno all'appuntamento del primo gennaio in difetto, dunque con parte degli allevamenti ancora da aggiornare. Il primo gennaio 2012 saranno molti pertanto gli stati membri che non saranno in regola con la direttiva sul benessere delle ovaiole. Teoricamente, ha sostenuto Dalli, le uova prodotte fuori dal rispetto delle regole dovrebbero essere distrutte, una soluzione corretta dal punto di vista giuridico, ma che

presenta molti aspetti critici, sia economici, sia sociali e infine politici. Una delle possibili soluzioni, ancora a livello di ipotesi, è quella di limitarne il consumo ai soli territori di produzione. I rischi Quella prospettata dal commissario alla Salute è una soluzione che non assolve dalle procedure di infrazione e che pone seri vincoli alla

commercializzazione. E c'è anche da tener conto delle reazioni del consumatore. Dipenderà da come accoglierà la notizia che l'uovo che sta per mettere nel piatto è “illegale”. E c'è da scommettere che in molti crederanno che si tratta di uova “cattive”. Al contrario la sicurezza alimentare sarà comunque garantita (e non potrebbe essere altrimenti). Ma a far scattare un nuovo, inutile e ingiustificato allarme alimentare basta poco. E l'uovo “illegale” è assai più di poco.

Allevamenti cunicoli senza farmaci Poche le specialità farmaceutiche disponibili per la prevenzione e la cura del coniglio in produzione zootecnica

dite. E in campo zootecnico non si può fare leva sul prezzo finale del farmaco, costretto a costare il meno possibile, per non essere messo fuori mercato (diverso è il caso Agronotizie 320 - 17/11/2011 degli animali da compagnia, dove l'aspetto etico sopravanza quello economico). Nell'allevamento del Pochi allevamenti di conigli e pochi coniglio solo Italia, Francia e Spafarmaci. La connessione tra questi gna, a livello europeo, sono intedue fatti è presto spiegata. Prediressate all'allevamento del coniglio da carne. Altrove, in particolasporre un farmaco specialistico, come un antibiotico, un coccidiore nei paesi del Nord Europa, il statico o una qualsiasi altra catego- coniglio è visto più come un animale da compagnia piuttosto che come ria di farmaci, costa investimenti miliardari. Prima nella ricerca e produttore di proteine nobili. Come poi nelle prove da attuare per le conseguenza le industrie farmaceunecessarie autorizzazioni all'immis- tiche, pur disponendo di molecole sione in commercio. Costi che pos- utilizzabili in coniglicoltura, non sono essere sostenuti solo potendo procedono alla richiesta di autorizcontare su grandi volumi di ven- zazione all'impiego in questo settore, perché i costi delle procedure rendono la partita diseconomica. E finisce che i veterinari devono arrampicarsi sugli specchi per trovare soluzione alle patologie del coniglio e gli allevatori di conseguenza sono in molti casi senza presidi farmaceutici adeguati a Predisporre farmaci specifici costa troppo per un proteggere i loro settore relativamente piccolo come quello dell'alle- animali. vamento cunicolo Fonte immagine: peet-astn 22

Problema antico Il problema non è di oggi e si trascina da tempo senza trovare un'adeguata soluzione. E' di questi giorni però la presa di posizione di Aisa, l'associazione delle industrie della salute animale aderenti a Federchimica, che ha voluto denunciare la difficile situazione del settore. Ed è proprio in Italia, leader in europa nella produzione di carne cunicola (circa 230mila tonnellate, il doppio della Spagna e almeno quattro volte più della produzione francese) che il problema della scarsità di farmaci autorizzati si fa sentire di più. La forte specializzazione degli allevamenti e gli importanti successi nel miglioramento genetico degli animali, non hanno messo al riparo dalle malattie di questa specie animale, che come e più delle altre (il coniglio è un “ansioso congenito”) è soggetta a malattie infettive e non. Per malattie importanti come la mixomatosi e l'enterite emorragica, evidenzia Aisa, esistono vaccini specifici. Ma resta scoperta la prevenzione di molte altre patologie. L'industria farmaceutica italiana da tempo chiede una semplificazione delle autorizzazioni all'immissione in commercio (Aic) per il settore cunicolo. Per giunta queste procedure sono più complesse e lunghe in Italia rispetto ad altri paesi. In ballo c'è anche la tutela del benessere degli animali, certamente compromesso da patologie per le


quali è difficile fare prevenzione e che sono ancora più difficili da debellare per l'assenza di adeguati presidi farmaceutici. Un problema, mette in luce la stessa Aisa, che si ripercuote alla fine sulla redditività degli allevamenti e sulla qualità delle produzioni. Cosa serve La richiesta è dunque quella di aprire per il settore della coniglicoltura un canale semplificato per l'introduzione di farmaci dedicati a questa specie animale. Una richiesta che già in passato è stata espressa dal mondo degli allevamenti. Visto che hanno un obiettivo comune, industrie e allevatori dovrebbero unire le energie e gli sforzi per arrivare ad una soluzione. Se ne

situazione è per molti insostenibile e si rende indispensabile, sostiene Anlac, una moratoria e una ristrutturazione dei debiti con le banche. Un’emergenza verso la quale si lamenta la disattenzione della politica agricola italiana, mentre restano in alto mare le misure già previste dal piano di settore e in primo luogo la Cun, la commissione unica nazionale per la definiLe aziende sono sepolte dai debiti zione del prezzo. “2on si può pene le richieste degli allevatori sosare di stravolgere il Piano per no disattese modellarlo su interessi particolari Agronotizie 318 - 27/10/2011 ha dichiarato fra l’altro il presidente di Anlac, Saverio De Bonis - ed è Il piano cunicolo non fa passi avanti urgente accogliere le raccomandae dall’Anlac, l’associazione nazio- zioni dell’Antitrust e focalizzarsi nale liberi allevatori di conigli, ade- sulla fase di emergenza finanziaria rente ad Agci Agrital, arriva un in cui versano gli allevatori.” accorato allarme per la situazione debitoria degli allevamenti. La saranno capaci i vantaggi saranno per tutti, consumatori compresi, che avranno nel piatto carni ancora più sicure.

Conigli, crisi senza fine

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BOVI I A Montichiari trionfa la Spagna Bilancio positivo per Fazi, la manifestazione agricola e zootecnica che ha visto proclamare come miglior vacca del 2011 una bovina allevata nella penisola iberica Agronotizie 285 - 17/02/2011

anti visitatori, almeno 40mila secondo gli organizzatori, numerosi convegni e tavole rotonde a far da cornice alle mostre zootecniche ed alle tante attrezzature e mezzi di produzioni per l'agricoltura e per la zootecnia che hanno letteralmente riempito ogni angolo a disposizione del quartiere fieristico del Garda. Questi i tratti salienti della 83esima edizione di Fazi, la Fiera agricola zootecnica italiana che si è svolta a Montichiari dall'11 al 13 febbraio e che si è conclusa con un bilancio nettamente positivo. "Un segnale assolutamente confortante - commenta il direttore del Centro Fiera del Garda, Ezio Zorzi - e che ritengo debba essere letto con il forte legame del territorio con l’agricoltura e la zootecnia. È un settore che in questo momento ha qualche difficoltà, soprattutto per quanto riguarda la suinicoltura, ma che continua ad investire per crescere". L’agricoltura e la zootecnia, però, richiedono maggiore attenzione, anche su un piano economico. Perché fare qualità, garantire la salubrità delle produzioni, rappresentare l’eccellenza del Made in Italy ha dei costi che non possono essere trascurati. È il messaggio che ha portato il presidente dell’Associazione italiana allevatori, Nino Andena. Le campionesse Anche quest’anno, la zootecnia è stata la regina di Montichiari, che ha ruotato attorno alla nona edizione dello «European Open Holstein Show» , manifestazione internazio-

nale dedicata alla razza frisona organizzata da Anafi, dalle Associazioni provinciali allevatori di Brescia e Verona, in collaborazione con i quartieri fieristici di Montichiari e Verona. Ad Un momento dell'European Open Holstein Show aggiudicarsi il titolo di campio- che si è svolto a Montichiari, nei pressi di Brescia nessa è stata Llera Ariel menzione d’onore delle vacche, Goldwyn Et, vacca allevata nel assegnata a La Flor Aslin Titanic, Nord della Spagna, a Valdaliga in dell’azienda Ganaderia La Flor di Cantabria (nell’allevamento Llera Her Holsteins) e giudicata miglior Cayon, sempre in Cantabria. mammella vacche giovani. Così ha Se i capi italiani non hanno conquistato questa volta i vertici della deciso il giudice canadese David Crack, dopo aver selezionato quasi classifica, forse steccando l’acuto 150 capi, rappresentativi di 45 alle- da solisti, nel complesso hanno saputo confermarsi comunque fra i vamenti. In un podio decisamente internazio- migliori produttori a livello internazionale. Primo allevatore è risultato nale, come campionessa riserva vacche è stata selezionata Krista 37, Giuseppe Quaini, allevatore di Castelverde (Cremona), mentre come allevata da Jorg Seeger a Oldemburg (Germania). L’animale di Jorg primo espositore si è affermata la Seeger ha vinto anche la categoria società agricola Al.be.ro. di Bormiglior mammella vacche adulte. Si ghetto (Piacenza) degli allevatori Bertola e Rossetti. ritorna in Spagna, invece, per la

E gli allevatori restano al verde Per il finanziamento al Sistema Aia la Conferenza Stato-Regioni rimanda al Governo la soluzione del problema Agronotizie 287 - 03/03/2011 Mancano all'appello più di quattro miliardi di euro. A tanto ammontano i tagli delle risorse trasferite dallo Stato alle Regioni per l'esercizio delle funzioni delegate. E sotto la mannaia dei tagli è finito anche il Dpcm (Decreto presidente del Consiglio dei ministri) che destinava i fondi alle attività di mi24

glioramento genetico del bestiame. Le ultime speranze erano riposte sul Milleproroghe, ora approvato fra molte difficoltà, che di tutto si è occupato fuorché di questo problema. Con il risultato che al sistema degli allevatori guidato da Aia (associazione italiana allevatori) sono oggi negate le risorse econo-


miche necessarie a portare avanti il compito della selezione degli animali da reddito, materia di interesse pubblico che lo Stato ha affidato alla stessa Aia. L'organizzazione degli allevatori, lo ricordiamo, è un sistema complesso, ma efficiente, che si articola nelle associazioni nazionali di razza e di specie che si occupano della selezione e dei Libri Genealogici, mentre alle associazioni provinciali allevatori è affidato il controllo dei risultati produttivi. L'azzeramento dei sostegni finanziari pone serie preoccupazioni al proseguimento delle attività di selezione e controllo degli allevamenti, un problema affrontato nell'ultima Conferenza Stato-Regioni, che si è svolto all'indomani dell'approvazione del Milleproroghe. Incontro che si è chiuso con un nulla di fatto. Il ministro dell'Agricoltura, Giancarlo Galan, aveva invitato le Regioni a trovare nelle pieghe dei possibili risparmi le risorse da destinare al mondo degli allevamenti,

penalizzare in modo irreversibile tutto il settore della zootecnia e i comparti strettamente dipendenti dalle attività di miglioramento genetico a partire dalle attività di prevenzione e sicurezza alimentare.” Mentre Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna (da sole rappresentano l'80% del latte italiano e oltre il 70% del patrimonio bovino) si sono dette imposL'appello al Governo sibilitate a reperire fondi per la zooIntanto le quattro regioni a mag- tecnia, dal Lazio è arrivato un giore vocazione zootecnica, Lom- messaggio di segno opposto. L'assessore all'Agricoltura di questa bardia, Piemonte, Veneto ed EmiRegione, Angela Birindelli, si è lia-Romagna hanno insieme firmato detta sin dall'inizio disponibile a un appello rivolto al Governo per raddoppiare i sostegni al Sistema un incontro alla presenza delle Orallevatori, passando da 1,5 a 3 miganizzazioni Professionali e delle rappresentanze del mondo agricolo lioni di euro. Eppure il Lazio ha ben pochi interessi in campo zootecnial fine di trovare una soluzione co, visto che in questa regione si immediata alla grave situazione di produce appena il 3,4% del latte emergenza. “Escludere dal sostenazionale. Meno interessi, ma gno finanziario le Associazioni Almaggiore sensibilità ai problemi levatori - recita il documento sigladella zootecnia, verrebbe da dire. to dalle quattro regioni - significa

un invito però respinto al mittente. Tutti, a iniziare dal presidente della Conferenza, Vasco Errani, al coordinatore degli assessori all'Agricoltura, Dario Stefàno, si sono detti preoccupati e attenti alle esigenze del settore, ma i cordoni della borsa sono rimasti chiusi.

Senza soldi allevatori alla deriva A rischio anni di lavoro nel miglioramento genetico. Aia si mobilita per denunciare i rischi conseguenti all'azzeramento dei sostegni alle attività di selezione Agronotizie 288 - 10/03/2011

A ripercorrere le cronache dei giorni, convulsi, dell’approvazione del Milleproroghe, convertito in legge a fine febbraio, si scopre che a tifare per gli allevatori c’era buona parte dell’arco parlamentare. Nel proporre emendamenti in favore del finanziamento delle attività di selezione del bestiame troviamo infatti, fra gli altri, le firme di Amato Berardi e Monica Faenzi (Pdl), quella di Giuseppina Servodio (Pd), di Pierfelice Zazzera (Idv) e di Teresio Delfino (Udc). Tutte richieste rientrate sul nascere, perché ritirate o perché dichiarate inammissibili. Con il risultato che all’Associazione italiana allevatori

(Aia) sono state negate le risorse per continuare ad occuparsi di selezione e miglioramento genetico e della tenuta dei Libri Genealogici degli animali in produzione, un compito di interesse pubblico che lo Stato ha affidato alla stessa Aia. Non che mancassero segnali preoccupanti. La crisi economica, la necessità di ottimizzare le risorse, taluni rilievi nel passato da parte di Bruxelles (aiuti indebiti?), già facevano intuire che una stretta sarebbe arrivata e che gli allevatori avrebbero dovuto “tirare la cinghia”. Ed erano pronti agli inevitabili sacrifici, forti di una riorganizzazione interna che avrebbe potuto assorbire almeno in parte l’urto di una riduzione, anche rilevante, dei circa 65 milioni di euro ricevuti nel 2010. I più pessimisti erano arrivati ad azzardare che i sostegni si sarebbero ridotti ad appena 25 milioni.

essuno, però, aveva ipotizzato l’improponibile “risorse zero”. 25

Il logo dell'Associazione allevatori, la cui operatività è messa in forse dalla mancanza di sostegni La mobilitazione degli allevatori Nemmeno la Conferenza Stato Regioni dei giorni scorsi ha dato risposte soddisfacenti. E gli allevatori si


vedono costretti a mobilitarsi per far conoscere all’opinione pubblica il ruolo dell’associazione allevatori non solo in campo genetico, ma anche per le ricadute del suo operato nella sicurezza alimentare e nella qualità degli alimenti, oltre che nella tutela del benessere animale e dell’ambiente. E’ questo il compito, tutt’altro che semplice, che grava ora sulle spalle del presidente degli allevatori ino Ande-

na. Un compito che gli è stato affidato dai vertici delle associazioni periferiche degli allevatori riuniti a Roma per decidere come affrontare questa difficile situazione. “Il finanziamento delle Apa - ha ribadito da parte sua il presidente Andena - è interesse di tutta la società e del nostro made in Italy”. Preso atto delle difficoltà in cui versa il Sistema zootecnico nazionale per la prospettata mancanza di copertura fi-

nanziaria certa, i partecipanti al vertice romano hanno inoltre convenuto che l’attuale sistema della selezione, alla base dei successi ottenuti in oltre 60 anni di attività, è unico ed è strategico che rimanga uniforme su tutto il territorio nazionale. La selezione - ribadisce un comunicato diramato da Aia - è un patrimonio del made in Italy ed è una componente fondamentale della competitività del nostro Paese.

150 anni di allevamento: buon compleanno Bruna! La razza Bruna è allevata in Italia dal 1861 circa, con un contributo importantissimo per l'economia. I numeri a Zoosystem tour, appena concluso a 2oci (Ba) Agronotizie 289 - 16/03/2011

Il Veneto del Sud. L'appellativo che negli anni ha conquistato la Puglia – attirando peraltro cospicui investimenti anche di aziende venete – calza a pennello anche in ambito zootecnico: quella pugliese vale 148 milioni di euro per la produzione del latte, oltre a 50 milioni di euro per la carne. Senza contare gli occupati: 15.000 addetti (di cui un terzo dipendenti) e un indotto di almeno altre 15.000 persone.

al paesaggio della Puglia e del Sud Italia". Ed è con lo stesso spirito di riconoscenza verso l'attività dell'Anarb che Fieragricola ha collaborato in partnership a questo primo Zoosystem tour, che si è svolto lo scorso fine settimana. Ironia della sorte, dopo tanti successi di allevatori pugliesi a Verona, nel ring di Fieragricola, la regina della mostra zootecnica viene da Lecco. "Si chiama Taverna Miriam, capo allevato dalla blasonata azienda Ciappesoni di Bulciago" dichiara Laterza.

La razza Bruna è allevata in Italia dalla seconda metà dell'800

grammi di latte e 103 chilogrammi di proteine. "Senza dimenticare – ricorda il direttore di Anarb, Enrico Santus, uno dei relatori del convegno dedicato proprio alle prospettiCentro Sud premiato comunque in ve della Bruna – che il calo produttivo in condizioni di temperature molte altre categorie: migliore meteo elevate non arriva ai due mammella (con l'azienda Terranuochilogrammi per animale, contro va di Gioia del Colle), campionessa gli otto di altre razze". manze e giovenche (all'Agricola Con una coincidenza particolare: la San Pietro di Noci), trofeo dei preBruna è allevata in Italia da 150 sidenti all'Associazione provinciale Inoltre, la Bruna è l'unica razza che anni circa. Più o meno, insomma, può contare su un progetto interallevatori di Bari, Bruna dell'anno nazionale – al quale aderiscono, dall'Unità d'Italia, anche se la razza (azienda Palmino Ferramosca di oltre all'Italia, Austria, Francia, vanta una storia di 500 anni. Tramutola, Potenza), premio latte qualità (azienda Petruzzi di Mono- Germania, Svizzera, Slovenia e Stati Uniti - dedicato alla genomica "Abbiamo deciso di scegliere 2oci poli). e allo studio del Dna. I vantaggi di come vetrina per la 43ª Mostra conoscere informazioni approfondinazionale della razza Bruna, la Al Foro boario di Noci trionfano te su aspetti legati alla genomica prima che si svolge al di fuori dei bellezza e funzionalità, eleganza e avranno vantaggi pratici in termini confini di Veneto e Lombardia – produttività. E si discute anche di fecondazione artificiale, consancommenta il presidente di Anarb, delle caratteristiche e del futuro guineità, produttività, agevolando Pietro Laterza - per il contributo della Bruna, una razza che nel giro importantissimo che la razza Bruna di dieci anni ha registrato un incre- gli obiettivi di ciascun allevatore, in termini di miglioramento genetico e porta all'economia, all'ambiente e mento annuo di quasi 800 chilodi selezione dei capi. 26


Sostegni negati ad Aia, situazione insostenibile Per l'Associazione degli allevatori mancano le risorse per svolgere le normali attività. A rischio il progresso genetico e il futuro di 4000 famiglie di lavoratori Agronotizie 293 - 14-04/2011

“Un errore strategico irrecuperabile smantellare il sistema zootecnico rappresentato da Aia, Ana, Ara e Apa che da oltre sessanta anni è protagonista dell’attività di miglioramento genetico a favore dell’intera collettività nazionale e che garantisce i più elevati livelli di sicurezza alimentare per i consumatori, rispettando al contempo i requisiti di benessere animale e qualità delle produzioni. Un sistema invidiato in Europa e al Mondo e che ha l’incontestabile pregio di aver creato e mantenuto omogenei i controlli funzionali nelle aziende zootecniche di tutto il Paese”. Questo il commento del presidente dell’Associazione Italiana Allevatori (Aia), ino Andena, sul pesante clima di incertezza che continua ad esistere in merito alla prosecuzione dell’attività del Sistema Allevatori sul territorio, messa a rischio dalla mancanza di sicurezza riguardo ai finanziamenti pubblici per l’attento e quotidiano lavoro di raccolta dei dati di controllo funzionale e per la selezione animale. “Riteniamo inconcepibile ed autolesionistico per il Sistema Paese rimarca Andena - un atteggiamento come quello attuale che non solo mette in discussione la consolidata esperienza acquisita dal sistema allevatoriale dal dopoguerra ad oggi, ma nega gli inconfutabili risultati conseguiti anche a livello internazionale nel campo del miglioramento genetico”. “2essuno in Italia meglio dei tecnici operanti nell’Organizzazione

degli Allevatori - afferma da parte sua il direttore generale Aia Paolo Scrocchi - conosce e può gestire al meglio le attività di raccolta dati produttivi effettuate costantemente nelle stalle nazionali. L’attestazione della validità assoluta dei nostri controlli funzionali è testimoniata dal recente importante conseguimento della certificazione di qualità ICAR (International Comittee For Animal Recording, l’organismo internazionale che definisce, tra Il presidente di Aia, ino Andena, lanl’altro, gli standard ope- cia un appello al mondo politico per rativi per la raccolta dei sbloccare la situazione dati del controllo funzionale). In particolare, la suddetta certificazione riguarda sia “Sono contento - continua Rosati nel constatare che l’Aia per l’Italia l’attività di identificazione degli animali sia quella di controllo fun- è stata tra le prime ad aderire alle zionale e l’Aia è stata tra le prime nostre indicazioni ed ottenuto la organizzazioni al mondo a potersi certificazione di qualità ICAR”. fregiare di questo prestigioso rico- “Siamo amareggiati - conclude Nino Andena - che vengano messi a noscimento, che altri paesi a zoorepentaglio posti di lavoro nonotecnia evoluta - come gli Usa e il stante che l’attività del sistema alCanada, spesso suggeriti quali esempi da seguire - non hanno anco- levatori accolga plausi bipartisan ra ottenuto. Inoltre, questa certifi- in Parlamento e venga apprezzata cazione assicura la massima atten- in ogni sede pubblica per il suo dibilità del dato di controllo funzio- ruolo chiave nel garantire competitività alle imprese zootecniche itanale risultante dalla nostra attiviliane e ne venga evidenziato il fontà”. damentale contributo per la sicuIl segretario generale dell’ICAR, Andrea Rosati, a tal proposito sot- rezza alimentare. 2on riusciamo tolinea: “la certificazione di qualità inoltre a capire le motivazioni per ICAR garantisce la rispondenza le quali non si riesca a convocare l’incontro fra Governo e Regioni delle attività legate al controllo funzionale alle norme internaziona- per definire la delicata questione li stabilite dallo stesso Comitato, del finanziamento delle Associazioni provinciali allevatori (Apa), ma norme miranti a rendere il dato attendibile e confrontabile a livello al tempo stesso non possiamo accettare che il destino di 4.000 famiinternazionale. In particolare, il servizio di certificazione fornito da glie di lavoratori sia messo a rischio a causa di dinamiche del conICAR rappresenta un vero e proprio riconoscimento internazionale fronto politico che non appartengono al nostro modo di essere e di della correttezza delle attività dei controlli e della loro attendibilità”. lavorare”. 27


genze del comparto laddove l’ente pubblico non può più sostenere da solo il settore. 2ella Conferenza Veneta per l’Agricoltura abbiamo fatto una riflessione: nonostante la crisi, il primario si dimostra un settore solido, ciò significa che è fondamentale investire di più sull’in modo forte e positivo sulle future agricoltura in Italia. Gli Stati genepolitiche agricole hanno animato il rali dell’Agricoltura veneta hanno corso dei lavori perché, a fronte di messo insieme oltre 1.500 operatori un cauto ottimismo basato su al- per costruire una visione strategica cuni segnali positivi dei mercati, è comune per il Veneto. Anche il ministro Romano sta lanciando gli forte il senso di oppressione della Stati Generali del settore a livello burocrazia che si teme possa aumentare con la nuova Pac e che nazionale, è una scelta importante". vengano meno gli aiuti finora garantiti al comparto. Giuseppe Borin, presidente ConL’analisi si è soffermata in partico- sulta bovina Fedagri lare su tre aspetti: il mercato, la “Alla Pac chiediamo il manteniPolitica agricola comunitaria e lo mento del budget e la giusta attenstato di salute della zootecnia da zione alla distribuzione tra Paesi: carne in Italia. attualmente l’Italia paga più di quanto riceve dall’Europa. E’ fondamentale che vengano mantenuti gli aiuti a titolo speciale, con parametri da individuare quali la consiGli interventi stenza dei capi o la perdita del reddito. Il passaggio dovrà essere graPaolo De Castro, presidente duale individuabile nei 3 o 5 anni Commissione europea Agricoltuipotizzati. ra Come rappresentante di Azove, “Gli allevatori devono essere conrealtà cooperativa e unica Organizsapevoli che la riforma Pac non ci zazione di Produttori in Veneto, per consentirà di mantenere livelli di noi è fondamentale il riconoscimenaiuti diretti differenziati per settore. Per questo occorre trovare nuo- to delle Op come strumenti di gestione dei mercati, capaci di provi strumenti per salvaguardare le grammare l’offerta, migliorare la carni bovine, da ricercare attravercommercializzazione ed intervenire so i risparmi attivabili elevando i limiti minimi per accedere ai con- con appositi fondi mutualistici".

Zootecnia e Pac post-2013, le richieste del comparto Oltre 250 allevatori e associazioni del settore zootecnico all'incontro organizzato da Azove e Fedagri Confcooperative Agronotizie 295 - 28-/04/2011 Si è concluso il convegno nazionale sul futuro della Pac 2013 e la produzione zootecnica organizzato a Padova da Fedagri Confcooperative in collaborazione con Azove. Oltre 250 persone hanno assistito ai lavori che hanno coinvolto tecnici del settore e rappresentanti delle istituzioni: Maurizio Gardini, presidente di Fedagri, Giuseppe Borin, direttore di Azove e presidente della Consulta Bovina di Fedagri, il professor Vasco Boatto docente di Economia agraria all’Università di Padova, Felice Assenza, dirigente Mipaaf - Politiche comunitarie e internazionali di mercato, l’assessore regionale all’Agricoltura Franco Manzato e il presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento europeo, Paolo De Castro. Presenti in sala anche i parlamentari europei Giancarlo Scottà e Sergio Berlato.

Preoccupazione e voglia di incidere tributi oltre che da meccanismi nuovi simili all’attuale "articolo 68" che prevede premi specifici per alcune filiere".

Padova, convegno su zootecnia e Pac post 2013

Franco Manzato, assessore Agricoltura Regione Veneto “In questo momento è fondamentale fare sinergie con altri operatori del settore per far fronte alle esi28

Maurizio Gardini, presidente Fedagri Confcooperative “Gli interventi della prossima Pac dovrebbero tener conto delle peculiarità del comparto zootecnico, caratterizzato da forti squilibri tra domanda ed offerta, dall’aumento dei costi di produzione e degli oneri burocratici (si pensi all’attuazione delle norme per il rispetto della direttiva nitrati o per la riduzione di gas serra), oltre che dall’aumento dei prezzi delle materie prime per l'alimentazione dei bovini, come mais e altri seminativi. Per questo auspichiamo che in sede di riforma comunitaria vengano introdotti nuovi strumenti di mer-


da quelli di Paesi a forte vocazione zootecnica come Germania, Francia e Inghilterra. Il contesto globale è a tinte fosche, in particolare ci preoccupa la volatilità dei prezzi. Per questo, per la prima volta anche all’interno del G20, l’agricoltura sta svolgendo un ruolo fondamentale e ci si sta concentrando Professor Vasco Boatto sulle manovre da attuare per il con“E' un momento cruciale per il tenimento della volatilità dei prezfuturo del comparto, che si ritrova ad affrontare una riforma legittima zi”. di cui non si avvertiva l’esigenza, all’interno di uno scenario econo- I numeri mico caratterizzato da luci ed ombre. Tra i segnali positivi c’è da La produzione negli ultimi 10 anni registrare una ripresa della domancresce in Brasile e India, mentre da e dei prezzi cui si contrappone rimane sostanzialmente stazionaria un preoccupante aumento del costo delle materie prime. Veneto, Lom- la situazione in Europa. Il Consubardia, Piemonte sono le tre regio- mo interno di carne di manzo e vitello è del 21% negli Stati Uniti, del ni che continuano a trainare il 15 % in Europa e del 13 % in Brasicomparto in Italia e la Francia le mentre non si è ancora verificato continua ad essere il primo mercato di riferimento nell’acquisto di ani- il previsto aumento dei consumi nei nuovi Paesi emergenti (Cina, Rusmali vivi da ristallo". sia, Argentina, India e Messico). cato, gestiti direttamente dalle Op, che potrebbero compensare l'eventuale perdita di valore dei diritti di pagamento unico aziendale al termine di un adeguato periodo transitorio che ci traghetti verso la Pac del futuro”.

te. In Veneto si registra una riduzione delle macellazioni e un calo dell’ingresso di bovini vivi: 621.278 nel 2010 contro gli 817.034 del 2005. In particolare si registrano forti contrazioni nelle province più vocate alla zootecnia. In media hanno guadagnato le grandi aziende e in genere le realtà organizzate in filiera fino al consumo, perdono invece le aziende più piccole e comunque non organizzate in filiera.

el mondo cresce la domanda di carni bovine e cresce l’offerta di Asia a e America latina. L’Unione Europea registra invece una leggera flessione e in Italia il calo negli ultimi 10 anni è del 10%. Nel nostro Paese gli animali da meno di 1 anno a più di 2 anni sono 6.100.000 suddivisi al 72% al Nord, il 20% al Sud e solo l’8% al Centro. Oggi l’Europa importa circa il 45%-50% del fabbisogno. Dati Ismea testimoniano come il Felice Assenza, dirigente del MiIn Italia il consumo di carne bovi- 51% del valore lungo la filiera propaaf na, dopo la forte crisi del biennio duttiva sia intercettato dalla distri“In Europa ci stiamo muovendo 2008-2009, fa registrare un avvio di buzione, il 24% dalla materia prialla ricerca di alleanze con altri ripresa, con una ripresa anche nelle ma, il 13 % dall’industria e il 12% Paesi, ma nell’ambito della zootecimportazioni delle carni fresche e dall’importazione. nia da carne ci sono delle difficoltà refrigerate e un aumento dell’esporperché i nostri interessi divergono tazione delle carni italiane congela-

Alla guida della Bruna Rinnovo dei vertici di Anarb, l'asqui svolto. sociazione degli allevatori dei bovini di razza Bruna, che archivia tre “Con una punta di orgoglio - ha anni di buoni risultati ricordato Pietro Laterza - possiamo enumerare alcuni importanti traAgronotizie 296 - 05/05/2011 guardi raggiunti in questi 36 mesi di intenso lavoro, senza sottacere le criticità esistenti e, in alcuni casi, Tre anni di attività intensa e con un ancora perduranti.” “Siamo stati in bilancio positivo quelli del Comita- prima linea - ha proseguito Laterza to direttivo di Anarb (Associazione - nel creare un progetto mondiale nazionale allevatori di razza Brusulla genomica, che oggi è di esemna), guidato dal presidente Pietro pio per tutte le razze. Abbiamo insiLaterza e giunto alla conclusione stito nella promozione del concetto del suo mandato triennale. L'assem- di “diversità del latte”, sia verso i blea dei soci per il rinnovo delle consumatori con il marchio disolacariche, che si è svolta a fine aprile, bruna®, sia verso i trasformatori è stata l'occasione per ripercorrere grazie al test kappa. Abbiamo ele principali tappe del lavoro sin splorato, inoltre, nuove vie di inve29

stimento a lungo termine, con l’installazione di un importante impianto fotovoltaico, presso la sede, e con la completa conversione dell’intero impianto di raffreddamento


stati eletti: Daniele Pennati (Verbania), Giovanni Giudici (Bergamo), Fausto Pedranzini (Sondrio), Alois Hellrigl (Bolzano), Peter Zischg (Bolzano), Silvano Rauzi (Trento), Martini Barzolai Marcello (Belluno), Lorenzo Rigoni (Vicenza), Corrado Barella (Parma), Pierluigi Morelli (L’Aquila), Palmino Ferramosca (Potenza), Francesco D'Onghia (Taranto), Pietro Laterza (Bari), Maurizio Maccarone (Enna) e Giovanni Molinu (Sassari). Per il Collegio Sindacale sono stati eletti: Franco Pollani e Andrea Buti come sindaci effettivi, Giovanni Cappello e Pietro Francesco Meschini quali sindaci supplenti. Infine, Alessandro Nardone e Filippo Sembianti sono stati designati componenti del Gli eletti Collegio probiviri. A loro il compito di designare il presidente che A conclusione dei lavori l’assemblea ha nominato il nuovo comitato dovrà guidare la crescita dell'associazione per i prossimi tre anni. direttivo dell’Associazione. Sono

nella Penisola e in Europa.” Intanto, come si può leggere dalla documentazione presentata all'assemblea di Anarb, i dati produttivi del 2010 evidenziano un incremento di A sottolineare questi risultati, la 0,02 della percentuale di proteine decisione di trasferire presso Adel latte della razza Bruna (che pasnarb la sede della Federazione sa da 3,52% a 3,54%) e un aumento europea della razza Bruna, che di 0,03 della percentuale di grasso aveva sede in Svizzera. Nel 2010 sono state prese decisioni importan- (da 3,94% a 3,97%). Confermato ti anche per l’attività espositiva, con inoltre l'andamento positivo della la storica deliberazione di organiz- qualità del latte di Bruna. Indicazare una mostra nazionale, una pri- tiva al riguardo l'alta percentuale di geni “BB” della k-caseina. Il diretma assoluta per il comparto latte, nel Sud d’Italia, presso il Foro Boa- tore Anarb, Enrico Santus, ha poi illustrato una approfondita sintesi rio di Noci, in provincia di Bari. delle attività svolte e dei risultati raggiunti nel 2010 da parte dell’inParlano i numeri tera struttura Anarb. e di riscaldamento per sfruttare al massimo l’energia prodotta in loco.”

“Gli elementi di criticità - ha concluso Laterza - non vanno accantonati. Il numero dei capi di Bruna allevato in Italia non è riuscito a discostarsi da un trend generale di diminuzione delle vacche da latte

Gli allevatori scendono in piazza Si terrà il 19 maggio la protesta per il mancato finanziamento delle attività dell'associazione allevatori (Aia)

- ha dichiarato il segretario generale della Fai-Cisl Augusto Cianfoni sono l'esito annunciato di tante demagogie e di non poche cattive gestioni diffuse negli ultimi anni.” Agronotizie 296 - 05/05/2011 “Le demagogie - continua Cianfoni - sono quelle di una politica pasticciona come quella che nel 2001 riformò il titolo V della CostituzioAncora nessuna schiarita all'orizzonte per il finanziamento delle ne creando la babele nella sussidiarietà innescando un conflitto perattività dell'Associazione italiana allevatori (Aia) nel campo della manente tra Stato e Regioni. 2el selezione e della tenuta dei Libri caso specifico delle associazioni Genealogici. Un problema sul quale allevatori, il miglioramento genetipiù volte Agronotizie ha puntato co e i relativi controlli sarebbero l'attenzione per sottolineare il ridovuti restare nelle competenze schio di annullare i progressi sin qui dello Stato.” compiuti e che hanno portato la zootecnia italiana a primeggiare in Risorse e riforma campo genetico. Le difficoltà riguardano ora anche i lavoratori La richiesta ora è quella di un deimpegnati nel “sistema allevatori” e creto d'urgenza che metta a disposigià i sindacati hanno deciso una zione le risorse necessarie alle attimanifestazione nazionale per il 19 vità di Aia e che consenta al conmaggio. “I pesanti problemi oggi tempo, conclude Cianfoni, di attuavissuti dalle associazioni degli alle- re “una radicale riforma del sistevatori o meglio dai loro dipendenti ma dalla quale scaturisca un tra30

Il logo di Aia sparente concorso tra pubblico e privato." Posizioni analoghe sono sostenute da Flai Cgil, che aderisce alla manifestazione del 19 maggio. "Come Flai Cgil - si legge in una dichiara-


zione del segretario Giovanni Minnini - ci siamo impegnati, sin dall'approvazione della legge finanziaria della scorsa estate, a richiedere il ripristino delle risorse destinate al sistema, risorse “evaporate” per l'effetto congiunto dei tagli operati dal governo alle risorse destinate

alle funzioni delegate alle regioni e per la mancanza di quel Dpcm che, fino allo scorso anno, ne finalizzava specificamente una quota parte al finanziamento alle attività di selezione e miglioramento genetico e tenuta dei libri genealogici.” Minnini ricorda poi l'impegno alla con-

Una boccata di ossigeno per il sistema allevatori Dal ministero dell'Agricoltura arri- mo certo considerare finita l’emervano 25 milioni per sostenere le genza - conclude Andena - e confiattività dell'associazione allevatori diamo che la decisione del Mipaaf si ripercuota positivamente anche a Agronotizie 298 - 19/05/2011 livello regionale, dando modo di reperire le altre risorse necessarie per continuare il lavoro che Aia, “L’impegno del ministro Saverio Ara e Apa portano avanti da oltre Romano per risolvere il problema 60 anni in ogni provincia italiana, del finanziamento al sistema alleva- al servizio degli allevatori e del tori - dichiara il presidente di Aia consumatore”.

ino Andena - si è tramutato in realtà. E i 25milioni di euro di riI commenti sorse che il Mipaaf ha reperito sono la testimonianza concreta di Commenti positivi sono giunti dal quella attenzione ai problemi del segretario generale della Uila Uil, nostro settore che Romano ha diStefano Mantegazza, che ha dimostrato sin dai primi giorni del chiarato: "finalmente, dopo mesi suo insediamento in via XX Settemsenza stipendio e una grande prebre”. occupazione per il loro futuro, gli

vocazione di un tavolo interministeriale che avrebbe dovuto affrontare il problema, tavolo che non è mai stato convocato. La protesta degli allevatori servirà anche a ricordare gli impegni presi e non assolti.

tempo la conferma dell'istituzione di un tavolo tecnico dal quale definire un progetto di rilancio complessivo dell'associazione allevatori. Il primo appuntamento è già fissato per il 27 maggio.

Le campionesse del latte Appuntamento all'allevamento Sabbiona di Brembio per la Giornata all'Aperto 2azionale Purina® Agronotizie 302 - 16/06/2011

E' una storia lunga quasi 40 anni quella dell'allevamento Sabbiona nel campo della selezione della bovina da latte. Iniziata nel 1973 con un gruppo di 100 manze americane e canadesi, l'attività di selezione è proseguita senza soste in questi anni ed oggi l'azienda vanta una presenza di 1100 capi con 450 vacche in lattazione. Di tutto rioltre tremila dipendenti delle asso- spetto le medie produttive, 107 La dichiarazione del reperimento ciazioni allevatori ricevono un pri- quintali di latte per capo al 3,80% delle risorse per il sistema allevatori mo aiuto concreto." Decisivo l'in- di grasso e 3,40% di proteine. Oggi l'allevamento Sabbiona si è arricgiunge mentre all’Aia è in corso la tervento del ministro Saverio RoGiunta esecutiva. “Con una stretta mano secondo il parere di Augusto chito di una nuova stalla, intitolata di mano - commenta Andena - il Cianfoni, segretario generale della “La Nuova Casa delle Campionesse”. L'inaugurazione ufficiale avministro Romano mi aveva assicu- Fai Cisl, che si è detto "grato nei rato che avrebbe fatto tutto il possi- confronti del ministro Romano per verrà il 23 giugno in occasione bile per risolvere il problema finan- avere interrotto, con ammirevole della “Giornata all'Aperto Nazionaziario. Oggi posso affermare che è senso dello stato, lo stillicidio tra le Purina®” che si terrà presso l'aun uomo di parola e per questo lo governo nazionale e regioni riguar- zienda Sabbiona di Ireneo e Francesco Ciserani a Brembio, nei presringrazio.” do alle risorse e al destino delle si di Lodi. Sabbiona collabora dal associazioni degli allevatori." L'assessore all'Agricoltura dell'E- '96 con Purina® per la gestione Un primo passo per sbloccare la situazione di stallo in cui le Apa si milia Romagna, Tiberio Rabboni, alimentare della mandria. Il prosono venute a trovare, a causa della invita il ministro a presentare a bre- gramma della giornata prevede alle mancata erogazione dei finanziave alle regioni una proposta di co- 14,30 la registrazione dei partecimenti che consentono loro di poter pertura finanziaria e di riorganizza- panti. Si prosegue alle 15 con la sfilata delle vacche, ring e aggiorsvolgere le attività in cui sono im- zione del sistema allevatori. Da namento giudici, esperti ed allevapegnate sul territorio. “2on possia- parte del ministero arriva nel frattori. 31


sa del settore della carne bovina è stato salutato con soddisfazione ed è una premessa importante per dare una reale svolta alle politiche di sostegno agli allevamenti, altrimenti a rischio chiusura. misure che possano salvaguardare Per il presidente della Cogeca, PaoL'Italia sta lavorando insieme ad un gruppo di altri Paesi per defini- il settore''. Romano ha sottolineato lo Bruni, per rispondere ai problequindi "la necessità di agire in ma- mi degli allevamenti occorre prore una strategia che ridia slancio niera tempestiva a partire dall'isti- muovere le Organizzazioni dei Proagli allevamenti. Le proposte del tuzione di un gruppo di alto livel- duttori alle quali affidare la gestioministro Romano al Consiglio inlo che elabori le misure più oppor- ne di talune misure di mercato e in formale dell'Agricoltura che si è tune per fare fronte alle problemati- particolare occorre lasciare loro la svolto in Ungheria che del settore, consentendogli di possibilità di programmare la proentrare in una fase di rilancio e rin- duzione. Una proposta che certaAgronotizie 300 - 01/06/2011 novata competitività". mente troverà il favore dei consorzi "L'Italia - ha spiegato il ministro - dei circuiti Dop. sta lavorando insieme a Belgio, "Dobbiamo rispondere in maniera Grecia, Olanda, Spagna, Austria, rapida ed efficace alla crisi che sta Francia, Polonia, Irlanda, Portoattraversando il settore della carne gallo e Finlandia, per elaborare un bovina. Si tratta di un problema che memorandum che raccolga idee e proposte in grado di far uscire il riguarda, in tutta Europa, mezzo milione di allevamenti, migliaia di settore dalla crisi che sta attraver- Entro il mese di giugno dovrebbe sando". Romano ha quindi eviden- concludersi l'iter per la corresponstabilimenti di macellazione trasformazione e che rischia di avere ziato i rischi legati alla chiusura sione dei premi pesanti ripercussioni dal punto di di accordi bilaterali con i Paesi vista occupazionale". Lo ha dichia- del Mercosur che "potrebbero met- Agronotizie 303 - 23/06/2011 tere seriamente a rischio la sopravrato il ministro dell’Agricoltura vivenza delle nostre aziende".

Crisi del settore bovino, si passa al gioco di squadra

Bovini da carne, aiuti in ritardo

Pareri favorevoli L’intervento del ministro dell’Agricoltura ha raccolto il plauso del vicepresidente di Assocarni, l'associazione dell'industria italiana della carne, Luigi Scordamaglia che ha espresso La crisi degli allevamenti coinvolge almeno mezzo "piena soddisfazione per l'attenmilione di aziende zootecniche zione manifestata Fonte immagine: Meiaponte Farm's dal ministro a favore del settore bovino". "E’ molSaverio Romano da Debrecen (Ungheria) dove si è svolto il Con- to positivo - ha sottolineato Scordasiglio informale dei ministri dell'A- maglia - il fatto che il ministro Rogricoltura dell'Unione europea. mano abbia sin da subito richiesto "C'è una forte preoccupazione ed la creazione di un gruppo ad hoc di apprensione - ha sostenuto - circa alto livello che consenta di indivile conseguenze che questa crisi può duare le opportune misure per afgenerare e per questo è necessario frontare le problematiche e ridare che tutte le istituzioni svolgano un slancio e competitività al settore". lavoro corale e sinergico per afIl gioco di squadra con gli altri frontare la situazione ed attuare Paesi della Ue interessati alla ripre32

Prezzi bassi e costi alti. Ne soffrono un po' tutte le produzioni agricole, e fra queste la filiera della carne bovina pare essere la più colpita. Colpa dei molti problemi che deve affrontare chi si cimenta in questa difficile attività, a iniziare dalla scarsa disponibilità di aree a pascolo alla mancanza di ristalli, di animali giovani da ingrassare. Così finisce che in molti casi la carne italiana nasce altrove (per lo più in Francia) per giungere nelle nostre stalle dove proseguire e terminare il periodo di allevamento e di finissaggio. Certo non mancano gli allevamenti a ciclo completo, relegati il più delle volte a terreni marginali dove il vantaggio del pascolo (quando c'è...) viene compromesso dalla mancanza di infrastrutture. Non stupisce allora se il numero degli allevamenti, anche di bovini da carne va progressivamente riducendosi, mentre per quelli che riescono a sopravvivere si riducono pericolosamente i margini.


Aiuti che non arrivano Difficoltà che in molti casi si riescono a superare solo grazie ai sostegni, pur se modesti, messi a disposizione del settore. E' il caso dei 50 milioni di euro destinati agli allevatori di bovini e previsti dall'articolo 68 del regolamento Ce 73/2009. Una boccata d'ossigeno che però tarda ad arrivare mettendo a dura prova la pazienza (e la resistenza) degli allevatori. L'attesa si protrae dal 2009 e in questi giorni gli allevatori hanno puntato il dito contro Agea, indicata come la responsabile di questi ritardi. La risposta di Agea Non si è fatta attendere la risposta di Agea che ha affidato ad un suo comunicato il compito di puntualizzare la situazione. “L'importo unitario - si legge nel comunicato - da riconoscere per ciascun capo bovi-

no ammissibile al beneficio della misura specifica, non può ancora essere stabilito dal coordinamento di Agea in quanto gli organismi pagatori non hanno ad oggi completato l'istruttoria sul numero dei capi ammissibili.” Solo a fine maggio, afferma la nota di Agea, la banca dati dell'Istituto Zooprofilattico di Teramo ha messo a disposizione degli organismi pagatori gli elementi utili per la determinazione dei capi ammissibili ad aiuto. “Fintanto che le operazioni di verifica non saranno terminate - continua il comunicato - il coordinamento di Agea non potrà definire l'importo a capo da erogare.” Ma non si dovrà ancora attendere molto. Questa ultima parte dell'iter burocratico dovrebbe, infatti, concludersi entro il mese di giugno. Poi toccherà agli organismi pagatori, cioè le Regioni oppure la stessa Agea per le regioni dove non sono presenti OP, mettere mano al porta-

fogli, sperando che non aggiungano ritardo al ritardo. La replica degli allevatori La vicenda sembrerebbe dunque avviarsi alla conclusione, ma gli allevatori riuniti nel Consorzio Italia Zootecnica non sono per nulla soddisfatti. Il presidente del Consorzio, Fabrizio Barbisan, ha criticato con vigore l'aver atteso tanto tempo facendo trascorre tutto il 2010 senza che nessuno si premurasse di sollecitare e coordinare il flusso di dati necessario all'erogazione degli aiuti. Chi doveva preoccuparsi di organizzare il lavoro ed evitare ritardi nei pagamenti ha delle responsabilità delle quali tenere conto “vista anche - afferma Barbisan - la gravissima situazione economica in cui si dibatte la zootecnia bovina da carne in italia".

Te lo do io il Piano Carni Il consorzio Italia Zootecnica ha messo a punto un progetto per rilanciare la carne bovina italiana. E ha escogitato anche come trovare i soldi

al ministero dell'Agricoltura in un incontro presenziato dai consiglieri Antonello Colosimo e Sebastiano Sanzarello. “2on siamo andati con il cappello in mano per chiedere sostegni pubblici - ha tenuto a preAgronotizie 305 - 07/07/2011 cisare Barbisan - ma conti alla mano abbiamo dimostrato che si possono mettere insieme oltre 11 milioni di euro “privati” da destinare Proprio una bella idea quella messa alla promozione della carne boviIl logo di Italia Zootecnica insieme da Italia Zootecnica per na.” rilanciare le carni bovine in Italia. Più che un'idea è un vero e proprio Ecco i soldi progetto di “piano carni” che si chilo di carne. Si ottengono così basa su un marchio condiviso Il come è presto detto. Con un mo- 0,011 euro per ogni chilogrammo di (Sigillo Italiano è una delle propocarne, che moltiplicati per circa un desto prelievo da ogni stadio della ste), con un disciplinare di produmilione di tonnellate di carne porfiliera si possono mettere insieme i zione unico, un sistema qualità ricotano agli 11 milioni di euro con i capitali necessari per dare sostegno nosciuto dal Mipaaf e per finire una quali la carne bovina potrebbe rialal settore con un esborso che per tracciabilità garantita da un sistema ogni singolo addetto si può conside- zare la testa. di di identificazione elettronica rare insignificante. L'esempio prodegli animali e dal controllo del Cosa serve posto prevede per l'allevatore un DNA degli stessi animali. Sembra esborso di 0,006 euro per kg di carun disegno ambizioso, ma il presine. Al macellatore si chiedono Ma serve un organismo (il nome c'è dente di Italia Zootecnica, Fabiano 0,002 euro per chilogrammo e per il già, IntercarnePro) che possa deliBarbisan, è certo di poterlo realiz- commerciante/distributore la quota berare i prelievi e poi un zare. Talmente certo che il progetto, è di 0,003 euro, sempre per ogni “Osservatorio Economico” per nei suoi dettagli, è stato presentato 33


superare le “chiacchiere” delle Borse merci tradizionali. L'elenco delle cose da fare continua con la necessità di far funzionare l'interprofessione della carne bovina in Italia, ottenere dal Mipaaf il riconoscimento del Consorzio L'Italia Zootecnica, dare un unico disciplinare di produzione per gli allevatori,

rilanciare l'allevamento della vacca nutrice da carne e poi sviluppare la tracciabilità totale. E alla fine confrontarsi con il mercato. Difficile ma non impossibile Un progetto entusiasmante, non c'è dubbio. Ma le difficoltà, inutile

nasconderlo, sono molte e alcune davvero complicate, a iniziare dalla frammentazione del sistema carne in Italia. Ma non per questo il progetto è irrealizzabile. Ora la prossima mossa spetta al ministero dell'Agricoltura con l'apertura di un tavolo tecnico dove discutere e affinare queste proposte.

Così si misura il benessere animale L'Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell'Emilia-Romagna ha messo a punto un sistema di valutazione del welfare nelle bovine da latte Agronotizie 307 - 21/07/2011 “Il consumatore vuole essere sicuro che quello che mangia proviene da animali trattati bene e che hanno vissuto in allevamenti rispettosi della loro condizione.” Così dice Luigi Bertocchi del Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale presso l’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna, intervistato da Cremonafiere. Ed è proprio dal Centro di referenza che è stato messo a punto un sistema di valutazione del benessere animale attualmente in sperimentazione presso oltre 300 allevamenti di bovini da latte in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Trentino; nel progetto compare anche un importante marchio della grande distribuzione organizzata “che ha saputo intercettare l’esigenza del consumatore”, sottolinea ancora Bertocchi.

Il benessere animale sarà uno degli argomenti al centro della prossima Fiera Internazionale del Bovino da Latte (Cremona, 27-30 otto-

gue Bertocchi - non solo sarà possibile riportare sull’etichetta di latte e formaggi che il prodotto proviene da animali allevati nel rispetto di quanto stabilito dalla normativa comunitaria sul benessere, ma attraverso le valutazioni scientifiche svolte dal nostro personale si potrà dimostrare il livello delle condizioni di benessere in cui le vacche sono state allevate. In sostanza, il Come “funziona” Il sistema di valutazione sul benes- sistema di valutazione rappresentesere delle vacche da latte prevede rà un ulteriore valore aggiunto a una serie di osservazioni, 54 per quanto prevede la normativa”. Enl’esattezza, sulla base dei parame- tro la fine di quest’anno si conta tri scientifici e normativi da cui di ultimare la sperimentazione e sono state elaborate le linee guida partire con l’applicazione completa per l’etichettatura che nel maggio entro l’inizio del 2012. dello scorso anno il Comitato eco- “Riceviamo numerose richieste di nomico-sociale europeo ha pubbli- allevatori che vorrebbero essere cato sulla Gazzetta Ufficiale. inseriti nella sperimentazione. E’ “Attraverso questo Sistema - prose- evidente - conclude Berticchi - che 34

pur in un momento di crisi del settore, gli allevatori hanno saputo cogliere il valore del sistema di valutazione che stiamo mettendo a punto. Lo testimonia anche la richiesta di collaborazione che ci è arrivata dall’Aia (Associazione Italiana Allevatori) che ha chiesto di essere inserita nel sistema di valutazione del benessere a vantaggio di tutti i suoi iscritti”. Appuntamento a Cremona L’allevamento, e dunque tutti gli aspetti relativi al benessere animale, saranno poi protagonisti alla Fiera Internazionale del Bovino da Latte (Cremona, 27-30 ottobre 2011), dove sono in programma numerosi incontri con specialisti internazionali per confrontarsi e approfondire i temi più urgenti del comparto.


No soldi, no selezione

Regioni non aveva fornito risposta al problema.

pere il funzionamento del “sistema allevatori”. Ma a quanto pare il problema è tutt'altro che risolto, come ha denunciato il presidente di Aia, ino Andena, durante i lavori dell'assemblea. “I 25 milioni di euro reperiti - ha detto AnAgronotizie 307 - 21/07/2011 dena - non sono stati erogati e confidiamo che a breve il ministero dell’Economia dia il suo via libera, sbloccando la situazione”. L'incerUn'occasione per fare il punto sulla tezza sulla disponibilità di queste risorse, ha rimarcato Andena, ralsituazione degli allevamenti, evidenziare i problemi sul tappeto e lenta le attività e mette in crisi i individuare le strategie per risolver- servizi resi agli allevatori. Ma la

Selezione a rischio

Il sistema allevatori attende ancora che vengano messe a disposizione le poche risorse finanziarie che erano state promesse. Se ne è parlato durante l'assemblea di Aia

Il rischio che si corre, si è detto a chiare lettere nell'assemblea di Aia, è quello di interrompere un percorso virtuoso nel campo della selezione e del miglioramento genetico che si sta portando avanti da circa 60 anni. Un progresso al quale le nuove conoscenze, come quelle nel campo della genomica, potrebbero imprimere un'ulteriore accelerazione. Innovazioni, queste ultime, che preludono a traguardi importanti nella selezione di animali più produttivi, più longevi e più resistenti. Traguardi che oggi sono messi in discussione dalle difficoltà finanziarie. “È un processo continuo - dice Andena - che non si può fermare perché vanificheremmo il lavoro svolto sino ad oggi e che ci vede impegnati in prima linea insieme alle associazioni di specie e di razza.”

on c'è solo la selezione

Le attività di Aia, ha poi voluto ricordare il presi el corso dell’assemblea generale Aia è stato conferito il premio Italialleva dente di Aia, non si li“Latte e carne 100% Italiani”. Il premio è andato all' In.al.pi. (nella foto da sini- mitano alla selezione e stra il presidente di Inalpi, Ambrogio Invernizzi) alla Co.pro.car (secondo da al miglioramento genetisinistra Andrea Masci, presidente di Coprocar). Alla consegna dei premi era co, ma si allargano alpresente (terzo da sinistra) il Sottosegretario Roberto Rosso e al suo fianco il l'assistenza tecnica agli presidente di Aia, ino Andena. allevatori, ai temi del benessere animale li. Questo il filo conduttore dell'an- partita pare non riguardare più il (sono stati organizzati centinaia di nuale assemblea dell'Associazione ministero dell'Agricoltura, ha precicorsi per gli allevatori), alla sicusato il Sottosegretario per le Politiitaliana allevatori (Aia), che si è rezza alimentare. A questo propoche agricole Roberto Rosso, intersvolta il 14 luglio, come da tradisito sono stati ricordati i successi zione a Roma. Questa volta l'atten- venuto all'incontro degli allevatori, ottenuti dai prodotti a marchio Itama passa nelle mani delle Regioni. lialleva che garantiscono al consuzione si è rivolta al problema dei Per avere una risposta bisognerà mancati sostegni alle attività di matore il 100% di origine italiana. allora attendere il 28 luglio, data Aia. Una via di uscita sembrava a “Una risorsa importante per il siportata di mano con l'impegno del fissata per la prossima Conferenza stema Italia - ha detto Andena - che ministro dell'Agricoltura, Saverio Stato-Regioni. Attendersi una rispoi ritardi nell’erogazione dei finanRomano, a reperire 25 milioni (in sta positiva è forse peccare di tropziamenti stanno realmente comprorealtà ne servirebbero circa 60), po ottimismo, visto che già in pas- mettendo.” indispensabili per non interrom- sato la stessa Conferenza Stato35


Carta d'identità elettronica per i bovini definisce il furto di animali. La La Commissione Ue approva il semplificazione delle procedure di progetto di identificazione dei bovi- registrazione dovrebbe poi rifletterni tramite microchip si in una significativa riduzione dei costi di gestione. Agronotizie 310 - 08/09/2011 Le tappe “Un passo avanti nel rafforzamento della sicurezza della catena alimentare della Ue.” Così il Commissario europeo per la Salute, John Dalli, ha commentato la decisione della Commissione di introdurre negli allevamenti di bovini l'identificazione elettronica degli animali. Con l'applicazione sottocutanea di un microchip, come già avviene per molte specie animali da compagnia, come ad esempio i cani, sarà possibile identificare con precisione e con facilità ogni animale. Oggi l'identificazione, obbligatoria ai fini del controllo della filiera bovina e per la gestione dell'anagrafe bovina, si effettua con l'apposizione di marche auricolari nelle quali sono riportati i dati dell'allevamento e dell'animale. Molti i loro limiti, dai problemi di lettura che obbligano ad avvicinarsi agli animali (si pensi alle difficoltà per quelli all'aperto), ai frequenti smarrimenti di queste targhette che con una certa facilità possono staccarsi. Per di più tutte le operazioni di registrazione dei dati vanno compiute manualmente, cosa che avviene spesso con ritardo. La sostituzione delle marche auricolari con i microchip evita questa serie di inconvenienti, in quanto la lettura può avvenire ad una certa distanza dagli animali e i dati raccolti possono essere immediatamente trasferiti al centro di gestione dell'anagrafe, che per l'Italia è presso l'istituto Zooprofilattico G. Caporale di Teramo. Anche l'inserimento del microchip è cosa quanto mai semplice, veloce e indolore. A questi vantaggi l'identificazione elettronica aggiunge quella di essere un deterrente all'abigeato, come si

Il passaggio dal vecchio sistema non è però cosa semplice, tanto che la proposta della Commissione prevede che l'introduzione dell'identificazione elettronica avvenga su base volontaria, lasciando ai singoli stati membri la decisione di introdurre un regime obbligatorio a livello nazionale. Ora la parola passa al Parlamento Europeo e al Consiglio e la data di introduzione

Le marche auricolari per l'identificazione degli animali ora in uso hanno molti limiti

del nuovo sistema dipenderà dai tempi con i quali queste due istituzioni europee si esprimeranno

Boccata d'ossigeno per l'Aia particolare. Confermata la disponibilità di 25 milioni di euro per sostenere le attività del sistema allevatori Agronotizia 309 - 04/08/2011

Nella Conferenza Stato-Regioni del 27 luglio è stata sancita l’intesa sulla rimodulazione finanziaria delle risorse destinate alle Associazioni allevatori, garantendo la disponibilità al Sistema di 25 milioni di euro per l’anno 2011. Lo ha anticipato il presidente dell’Associazione italiana allevatori,

ino Andena, nel corso della Giunta esecutiva Aia che si è riunita a Roma Andena ha espresso un sincero ringraziamento per il senso di responsabilità dimostrato da tutti i rappresentanti delle Istituzioni e dal coordinatore Dario Stefàno in 36

Con l’intesa del 27 luglio si concretizza quel “faremo la nostra parte” enunciato dal presidente della Conferenza Stato-Regioni, Vasco Errani, in occasione dell’incontro del 24 febbraio scorso. Nel contempo, Andena non ha mancato di sottolineare che il provvedimento è un primo passo per l’anno in corso per lo svolgimento di attività che, per la loro stessa natura, hanno bisogno di una continuità e certezza a carattere pluriennale, nel medio-lungo termine. Il presidente di Aia ha poi sottolineato che, già a partire dal prossimo anno, proprio per questo, vanno ripristinate le risorse in un provvedimento quale quello rappresentato da un Dpcm, per non far restare le strutture sul territorio impastoiate in empasse procedurali dannose per il sistema.


nessere degli animali – puntualizza Fustini – e questo riguarda anche l’alimentazione. Tutti i traguardi raggiunti in questi ultimi anni sono il risultato di un lungo lavoro legato alla ricerca scientifica, iniziato un’altra, relativamente più recente, almeno un paio di decenni fa, quanC'è anche un collare elettronico oggi adottata da un numero ancora do alcuni strumenti e ancor più che verifica il regolare svolgersi circoscritto di aziende. Parliamo diversi obiettivi non erano nemmedella ruminazione, segno di una del collare elettronico in grado di no ipotizzabili”. buona condizione di salute e di benessere. Anche di questo si parle- misurare il tempo di ruminazione rà alla prossima fiera di Cremona della bovina, uno strumento innoDal 27 al 39 ottobre prossimi Crevativo che funziona con lo stesso monaFiere ospiterà la 66ma edizioprincipio del pedometro che rileva i ne della Fiera Internazionale del Agronotizie 313 - 22/09/2011 calori – afferma il veterinario – Il Bovino da Latte, la kermesse divesuo impiego garantisce un monito- nuta ormai appuntamento irrinunraggio in base al quale, calcolando ciabile per tutti gli operatori del Un elevato contenuto di fibra, nella per l’appunto il tempo di ruminasettore; qui gli allevatori potranno razione alimentare delle bovine da zione, è possibile stabilire lo stato trovare e toccare con mano novità latte, fa bene. Lo dimostrano le più sanitario dell’animale e intervenire tecniche e scientifiche provenienti recenti prove sperimentali, lo testi- laddove se ne ravvisi la necessità”. da tutto il mondo, e certamente che monia la qualità del latte prodotto. anche sui temi dell’alimentazione sapranno trovare le risposte più “La redditività aziendale, che si idonee per la conduzione di un alletraduce in ottima caseificazione e “Molti allevatori si stanno orienresa in formaggio del latte prodot- vamento moderno ed efficiente. tando verso questa soluzione – commenta Mattia Fustini, veteri- to, passa necessariamente dal benario responsabile dell’allevamento sperimentale esistente presso la facoltà di Veterinaria dell’Università di Bologna – che non solo permette di contenere i costi alimentari, voce che copre oltre il 55% di quelli totali, ma soprattutto, con una razione composta per il 50ordinario successo in tutto il monOttava edizione della mostra na60% da foraggio, l’animale rumina do. “Tra queste novità la Limousizionale del Libro Genealogico di di più favorendo una condizione di ne con le sue eccezionali qualità questa razza in occasione della benessere che si traduce in un mimaterne e la qualità della sua carfiera di Cremona glior stato sanitario”. ne, idonea a soddisfare le esigenze del consumatore moderno - afferAgronotizie 315 - 06-10/2011 ma Roberto ocentini, presidente Per ottenere questi risultati è indidi Anacli - rappresenta una delle spensabile però somministrare foNuovo appuntamento a Cremona realtà più originali, importanti e raggi di ottima qualità, requisito con la razza Limousine. L'occasio- significative, potendo costituire che si determina anche individuando la giusta epoca di sfalcio e le più ne è data dalla ottava edizione della un’opportunità di redditività, camostra nazionale del Libro Genea- pace di contribuire alla valorizzaadeguate tecniche di fienagione e logico di questa razza che si terrà zione zootecnica di tutto il Paese, stoccaggio. nel recinto fieristico cremonese in in ragione della sua versatilità e della qualità della sua car“Per ottenere questi risultati – con- occasione della prossima Fiera internazionale del bovino da latte ne.L'appuntamento si preannuncia tinua Fustini – molte aziende si in programma dal 27 al 30 ottobre. di particolare interesse anche per stanno dotando di attrezzature semIl concorso, organizzato da Anacli, via della forte espansione della pre più innovative da un punto di l'Associazione nazionale allevatori razza in Italia cove attualmente vista tecnologico. Basti pensare ai delle razze bovine Charolaise e conta 16mila vacche iscrite al moderni impianti di essicazione che permettono di eliminare quei fattori Limousine, si terrà giovedì 27 otto- Libro, diffuse lungo tutto lo Stivale. Alla diffusione della razza condi rischio predisponenti la diffusio- bre nel Palazzetto delle Sport di Cremona, dalle ore 9,30 alle ore tribuisce in maniera significativa ne, ad esempio, delle micotossine 15.30. Un appuntamento imperl'Anacli alla quale il Mipaaf ha salvaguardando invece tutte le midibile per tutti coloro che vogliano affidato, sin dal 1999, la gestione gliori caratteristiche dell’alimento. apprezzare il valore genetico di una del Libro Genealogico. A questa tecnologia se ne aggiunge razza ben radicata in Italia, di stra-

L'elettronica in aiuto del benessere animale

Cremona, appuntamento con la Limousine

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Allevatori del Lazio, soldi in arrivo Confermato dalla Regione lo stanziamento per le attività dell'associazione regionale

missione Agricoltura della Regione Lazio i responsabili di Aral hanno espresso la loro preoccupazione per la chiusura anticipata del bilancio regionale, che metterebbe Agronotizie 317 - 20/10/2011 a rischio le risorse destinate al sistema allevatoriale. Prima ancora le Sino all'ultimo si era temuto il bloc- principali rappresentanze sindacali avevano stigmatizzato il mancato co delle attività dell'Associazione allevatori (Aia) a causa della assen- assegnamento dei contributi pubbliza di finanziamenti. Poi a fine ci (circa 1,5 milioni di euro), che luglio, come riportato da Agronoti- oltre a compromettere l'operatività zie, la Conferenza Stato-Regioni dell'associazione allevatori metteva aveva garantito la disponibilità di in forse anche la corresponsione 25 milioni. Pochi rispetto al passa- degli stipendi ai dipendenti della to, quando l'associazione poteva stessa associazione. contare su disponibilità di oltre il doppio, ma sufficienti a La conferma “sopravvivere”. Sempre che non ci si mettano di mezzo politica e buMa subito è arrivata la smentita rocrazia, che a quanto pare sono le dell'assessore regionale all'Agricolresponsabili dei ritardi e delle pre- tura, Angela Birindelli, che ha sotoccupazioni di Aral, l'associazione tolineato come il Lazio sia stato fra degli allevatori del Lazio. Ma ecco le prime regioni (e poche altre se la “cronaca” degli ultimi giorni. ne sono aggiunte) a mettere a Nel corso di una audizione in com-

disposizione le risorse finanziarie per gli allevatori destinando 3 milioni al sistema Aia regionale. Una prima tranche di 1,4 milioni, ha fatto sapere l'Assessore, è stata già pagata e la seconda figura fra gli impegni prioritari della regione. Ma gli allevatori continuano ad essere preoccupati sull'esito di questa seconda tranche di finanziamenti, sebbene con una successiva nota dell'assessorato all'Agricoltura sia stata confermata l'iscrizione nel bilancio regionale 2011 del completamento degli aiuti previsti per gli allevatori. A queste note rassicuranti si aggiunge la conferma, pronunciata dall'assessore al Bilancio della regione Lazio, Stefano Cetica, dello sblocco immediato dei fondi. Insomma i soldi ci sono, speriamo che alla fine riescano anche ad arrivare nelle casse dell'associazione allevatori.

Una mostra e un film per la Piemontese

li agli allevamenti. Un valido strumento per conoscere più da vicino una razza che si è imposta nel panorama internazionale per la produzione di carne di pregio.

Appuntamento a Cuneo con la 32esima mostra di questa razza bovina alla quale è anche dedicato un viAudiovisivi della Facoltà di Veterideo naria di Torino. Il film si compone di un video divulgativo di impostaAgronotizie 318 - 27/10/2011 zione generale sulle caratteristiche della razza e di sette schede di apSi terrà a Cuneo, in località Ronchi, profondimento, a carattere didattico, sui vari aspetti dell'allevamento dal 4 al 6 novembre la 32esima edizione della mostra nazionale e dell'attività di selezione. bovini di razza Piemontese. Ricco il programma della manifestazione Il video verrà presentato in un cofache vedrà sfilare soggetti di alta netto doppio contenente due DVD, genealogia che parteciperanno ai ciascuno a sua volta contenente 4 numerosi concorsi in programma. filmati che spazieranno dalle caratIn occasione della manifestazione teristiche della carne di PiemonAnaborapi, l'associazione degli tese alle tecniche di allevamento. allevatori di questa razza, presente- Non mancheranno approfondimenti rà un film documentario realizza- sulle attività di selezione e sui serto in collaborazione con il Centro vizi che Anaborapi rende disponibi38

Cremona, 'life is Brown' L’esposizione della selezione nazionale della razza Bruna vedrà in mostra alla fiera di Cremona bovine in lattazione figlie di tori italiani Agronotizie 318 - 27/10/2011 E' al via la 66esima edizione della Fiera internazionale del bovino da latte di Cremona, che dal 27 al 30 ottobre si trasforma in una vetrina sulle eccellenze italiane nel campo della selezione delle bovine da latte. Una vetrina dalla quale non poteva certo mancare la razza Bruna che con la regia di Anarb (Associazione nazionale allevatori bovini della


razza Bruna) sarà presente con un’esposizione della selezione nazionale che vedrà in mostra le bovine di razza Bruna in lattazione figlie di tori italiani. L'iniziativa è volta a valorizzare la genetica italiana, soprattutto agli operatori esteri, sottolineandone i punti di forza, in particolare la longevità funzionale e le produzioni di qualità.

nata di domenica 30 ottobre, presso lo stand Anarb, parteciperanno alla designazione della “Regina della selezione nazionale”.

cordato che la Bruna può vantare alte rese alla caseificazione e ottime caratteristiche sensoriali dei formaggi, come comprovano numerose esperienze scientifiche. Merito delle peculiari caratteristiDal giovedì al sabato i visitatori che del latte di questa razza, partipotranno apprezzare al meglio le colarmente idoneo per la caseificacaratteristiche dei soggetti esposti zione, con un elevato contenuto nell’area Anarb, come pure la freschezza e la genuinità di alcuni fra i della k-caseina B (miglior razza migliori formaggi tipici di qualità, per il genotipo k BB) ed un basso numero di cellule somatiche La manifestazione sarà occasione di marchiati disolabruna®, frutto della sapiente lavorazione del latte incontro anche per i ragazzi del Bruna junior club, che nella matti- delle bovine brune. Peraltro va ri-

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CARNE Influenza e vacca pazza, quanti inutili danni

mente affollate, in altri paesi, come ad esempio in Polonia, di vaccini non c'è stato alcun bisogno. Perché si era intuita la portata della minaccia. Inesistente.

Mentre il Parlamento Europeo si interroga su come arginare infondati allarmismi, Coldiretti ricorda il decennale della fiorentina fuorilegge

Bruxelles vuole rimediare

Pecoraro Scanio, già ministro dell'Agricoltura e impegnato leader ambientalista), i consumi di prodotti tipici in questi anni sarebbero aumentati di oltre sei volte. Merito, si è affermato durante l'incontro, di Agronotizie 288 - 10/03/2011 “vacca pazza”, spartiacque fra un modello di sviluppo rivolto solo al contenimento dei costi e il successiCuriosa coincidenza. Il 9 marzo è stato “celebrato” (ma gli allevatori vo più attento alla qualità. Sarà, ma preferirebbero forse dimenticarse- di qualità si parlava anche dieci ne) il decennale del divieto di ma- anni fa e non è un caso se vacca cellazione dei bovini adulti e delle pazza ha colpito meno in Italia che altrove. La cosa certa è che a pagare bistecche con l’osso, le classiche fiorentine. Tutto per colpa di vacca le conseguenze di un esagerato allarmismo sono stati, come sempre, pazza, morbo che stando al solito gli allevatori. E ancora oggi il meresagerato allarmismo dei media avrebbe dovuto decimare l’umanità cato non li sta certo ripagando del ma che invece (e per fortuna) si è danno subito. mantenuto nella “norma” (un malato ogni milione di persone, più o Da vacca pazza all'influenza suimeno come la Creutzfeldt Jacob, na dalla quale vacca pazza deriva). Per ricordare i dieci anni da quegli epi- E mentre a Roma si parla di vacca sodi Coldiretti ha organizzato a pazza, curiosa coincidenza, si diceRoma un incontro per analizzare va, il Parlamento europeo si interrocome siano cambiate nel frattempo ga sui danni causati dall’influenza le abitudini alimentari degli italiani. suina. Danni economici, si badi A quanto emerge dalla analisi di bene e non sanitari. Perché l’inColdiretti e di UniVerde fluenza da H1N1 (la suina, appun(quest'ultima presieduta da Alfonso to) ha visto 2900 decessi contro i 40mila che annualmente sono causati da una comune influenza. Ma tutti ricordano i titoli strillati dai giornali, le allarmanti notizie riportate da ogni media, dalle reti televisive nazionali ai bollettini di quartiere. E poi la corsa ai vaccini e agli antivirali. Miliardi spesi inutilmente. Senza contare i danni agli allevamenti, con i conTroppi i falsi allarmi che hanno per pro- sumi di carne suina tagonisti gli alimenti e in particolare le (comunque incolpevole) carni azzerati. E mentre in Italia Fonte immagine: Mc Pig le farmacie erano inutil40

Ora i deputati del Parlamento europeo vogliono correre ai ripari per evitare il ripetersi di episodi analoghi e hanno approvato una risoluzione che si basa su tre pilastri: collaborazione, trasparenza e definizione del rischio. La collaborazione è quella che si richiede agli stati membri che nel ripetersi di emergenze sanitarie (vere e non immaginarie, si spera…) devono coordinarsi nelle strategie di prevenzione e nell’acquisto di vaccini in modo da operare i maggiori risparmi possibili. La trasparenza viene chiesta nei processi di valutazione e di comunicazione delle emergenze sanitarie. Gli esperti chiamati ad esprimere le loro valutazioni dovranno dichiarare se si trovano in una situazione di conflitto di interessi. E per essere ancora più sicuri che non ci siano “tentazioni”, i deputati consigliano di garantire al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie il sostegno necessario per eseguire i propri compiti in totale indipendenza. Insomma, chi grida al lupo non può essere un venditore di armi… Infine la richiesta all’Organizzazione mondiale della Sanità di rivedere la definizione di pandemia. Tutti ricordiamo questo termine abbinato alla parola influenza suina, abbinamento che ha contribuito ad alimentare un inutile ed esagerato allarmismo. Dunque si valuti non solo la diffusione geografica (che è il criterio in base al quale una malattia è pandemica o meno) ma si tenga conto anche della gravità della malattia. Insomma, se allarme deve essere, che sia almeno vero…


Bruxelles si divide sulla carne clonata La proposta di indicarne la presenza in etichetta si scontra con gli accordi sul commercio mondiale. Ma gli animali clonati, dice la scienza, sono sicuri. O forse no Agronotizie 290 - 24/03/2011 Parlamento e Consiglio europeo sono ai ferri corti. Motivo del contendere è la carne (e il latte) degli animali clonati. La vicenda prende le mosse dalla iniziale volontà del Parlamento Europeo di mettere al bando qualunque prodotto alimentare derivato da animali ottenuti per clonazione. Una posizione rigida poi stemperata nel compromesso nel quale si apriva la possibilità di consumo per i prodotti ottenuti dai discendenti degli animali clonati, purché fosse indicata l'origine in etichetta. Ma il 17 marzo arriva da Bruxelles la replica del Commissario alla Salute, John Dalli, secondo il quale la proposta si scontra con gli accordi sul commercio internazionale. Nessun divieto, dunque, e via libera a carne e latte proveniente dagli animali clonati. Sempre che non si riesca a raggiungere un accordo seguendo le regole della “procedura di conciliazione”. La data ultima per arrivare ad un testo condiviso è la fine di marzo e già è stata fissata la data del 28 marzo per un incontro dal quale si uscirà con una decisione definitiva. Il dibattito su questo argomento è

vivace, tanto che il presidente della delegazione del Parlamento Gianni Pittella e la relatrice Kartika Liotard hanno affidato ad un comunicato il compito di bollare come “incomprensibile che il Consiglio sia pronto a chiudere gli occhi di fronte alle preoccupazioni dei cittadini, alle questioni etiche e a quelle legate al benessere degli animali che la clonazione solleva." Alla scoperta della clonazione Sulla clonazione sembrano replicarsi le divisioni, a volte preconcette, che dividono favorevoli e contrari agli Ogm. Anche se, per quanto riguarda la clonazione, i riflessi etici e soprattutto quelli economici, sembrano essere di gran lunga inferiori. Tentiamo, anche se in sintesi, di ricordare cos'è la clonazione e quali vantaggi (o svantaggi) può portarsi dietro. Tutti ricordano la pecora Dolly, il primo clone animale ottenuto dai laboratori inglesi. Non tutti ricordano però il primato italiano ottenuto con Galileo, il primo toro al mondo ottenuto grazie alla clonazione nei laboratori guidati da Cesare Galli, un ricercatore italiano che oggi continua la sua attività nel campo della riproduzione zootecnica nel centro specialistico Avantea. Le esperienze scientifiche condotte in Italia hanno dato un contributo significativo allo sviluppo della clonazione animale, una tecnica che consiste nel privare una cellula uovo del nucleo e sostituirlo con il nucleo di una cellula somatica dell’animale che si intende “replicare”. Si ottiene in questo modo un embrione che può essere impiantato (come si fa con gli embrioni fecondati naturalmente e destinati all’em41

brio-transfer) su una femmina della stessa specie. Quest’ultima avrà il solo compito di fare da “incubatrice” e portare a termine la gravidanza. L’animale che ne avrà origine avrà il corredo genetico dei genitori e nel caso della clonazione sarà l’esatta copia dell’unico “genitore” dal quale ha ricevuto il nucleo di una cellula somatica. I vantaggi Dunque nessuna manipolazione genetica se non una trasmissione pilotata del corredo genetico. Una sorta di “fotocopia”, identica all’originale. Un procedimento assai simile a quello che da secoli si attua nel regno vegetale con la riproduzione per talea. Metodo che trasferito al mondo animale si porta appresso numerose implicazioni di carattere pratico. Si pensi alla possibilità di “replicare” i riproduttori, maschi o femmine, che offrono le migliori prestazioni produttive. Con i metodi tradizionali occorre un lungo lavoro di selezione genetica, dagli esiti non sempre certi. Problemi che la clonazione supera d’un sol balzo. I problemi Sin qui i vantaggi. Ma c’è un rovescio della medaglia. Si corre anzitutto il rischio di aumentare in modo esponenziale la consanguineità e al contempo si minaccia la preziosa diversità genetica, mirabolante strumento che la natura ha messo a salvaguardia della vita. Per questi motivi gli allevatori hanno riservato a questa nuova tecnica una tiepida accoglienza e ancora oggi la guardano con un certo distacco. Perché la clonazione, questo uno dei timori, potrebbe scardinare l’equilibrio del processo di selezione e miglioramento genetico attuato seguendo i metodi naturali. A complicare il quadro c'è la minore vitalità degli animali clonati, più cagionevoli e più facile preda alle malattie. Un problema evidenziato anche da Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, che


chiamata ad esprimere un parere sulla clonazione animale ha riscontrato in alcuni casi un peggioramento anche grave della salute dei giovani bovini e dei suinetti clonati. Svanisce così la convenienza ad utilizzare la clonazione per la riproduzione di massa che porterebbe a mandrie con una minore resistenza alle malattie. Ecco perché la clonazione resta interessante solo per la riproduzione di animali di alto pregio genetico (e dunque costosi) o per la salvaguardia di razze in via di estinzione, un campo dove il tornaconto economico non ha peso. Genetica con il turbo Dunque l'interesse verso la clonazione resta confinato alla duplicazione di soggetti di alto pregio genetico e capaci di trasmettere alla prole caratteristiche di alta produttività. Un modo per accelerare la diffusione di un particolare patri-

monio genetico. Un'opportunità che si fa tanto più allettante quanto più è arretrato il livello di progresso genetico delle popolazioni animali che si hanno a disposizione. Ed è il caso di alcuni paesi ad economia emergente, specie del Sud America, dove la clonazione ha trovato terreno fertile.

cosa che determina incertezza nella valutazione del rischio.

La risposta della scienza La scienza, anche in questo caso, non può responsabilmente fornire certezze assolute. La complessità degli argomenti biologici è tale che difficilmente uno scienziato potrà esprimere su questo e su altri argomenti (si pensi agli Ogm!) risposte E la salute? L'interrogativo, ora, è sulla salubri- definitive. Alla scienza e alla ricerca si possono chiedere pareri che tà dei prodotti ottenuti da questi poi la politica dovrà interpretare. Ed animali clonati, o per meglio dire dalla loro progenie. Anche a questo è quello che si appresta a fare Bruquesito Efsa ha dato risposta affer- xelles entro fine mese sul tema della clonazione. Con l'augurio che mando che nulla lascia supporre che esistano differenze in termini siano messe da parte le posizioni di sicurezza alimentare nella carne preconcette e si consenta alla ricere nel latte dei cloni e della loro pro- ca di andare avanti. Forse non ci darà risposte definitive, ma potrà genie rispetto agli animali allevati in modo tradizionale. Ma è ancora allontanare dubbi, nell'una o nell'all'Efsa a ricordare l'esiguità del nu- tra direzione. mero di studi disponibili e le ridotte dimensioni dei campioni esaminati,

Clonazione sì, no, forse. E i prezzi soffrono Bruxelles ha deciso per il via libera alla carne clonata e scattano le polemiche. Che confondono i consumatori e possono nuocere al mercato Agronotizie 291 - 31/03/2011 Alla fine è prevalsa la tesi sostenuta dal Commissario europeo alla Salute, John Dalli, e dunque via libera alla carne e ai prodotti alimentari ottenuti a partire da animali clonati e soprattutto dalla loro progenie. La discussione è stata accesa, con da una parte il Parlamento Europeo, disponibile ad accettare le carni clonate purché ne fosse indicata in etichetta la presenza, e la contrarietà del Consiglio, preoccupato per le conseguenze che una tale imposizione avrebbe creato nei commerci internazionali. Perché indicare la presenza in etichetta comporterebbe la conoscenza del-

l'albero genealogico di ogni bovino e di ogni suino destinato al maIl timore di ripercussioni sui comcello. Un controllo difficile da realizzare nella Ue e ancor di più merci internazionali ha convinto nei paesi abituali nostri fornitori. Bruxelles a non imporre le etichette sulle carni clonate Sull'argomento già Agronotizie Fonte immagine: McPig della scorsa settimana è intervenuto ricordando che il problema non coinvolge direttamente gli animali riprese chiamata ad esprimersi in clonati, ma solo la loro progenie. proposito, non ci sono rischi ad Perché sarebbe un non senso cloutilizzare carni di animali clonati, nare un animale spendendo deci- e tanto meno se si tratta della loro ne di migliaia di euro per poi far- progenie. Anche se poi le certezze, ne bistecche. L'unico interesse del- è sempre Efsa a dirlo, diminuiscono la clonazione è la replicazione di a causa della esiguità degli esami e grandi riproduttori, capaci di trasfe- dei risultati sin qui condotti. Ma si rire nei loro discendenti caratteristi- sa, in biologia è difficile districarche produttive eccellenti. E sono si con assoluta certezza fra il no e questi ultimi, dunque la progenie, a il sì. finire sulle nostre tavole. Intanto l'apertura di Bruxelles ha suscitato molte proteste a iniziare Preoccupazioni e certezze da Gianni Pitella, capo delegazioQuali sono i rischi per i consumato- ne parlamentare nella trattativa che insieme alla relatrice Kartika Liori? A detta di Efsa che è stata più 42


scelta consapevole da parte dei consumatori e di rispetto della biodiversità. Posizione analoga quella espressa da Cia che ha ribadito il suo dissenso alla clonazione sia sotto il profilo della sicurezza alimentare, sia sotto il profilo etico.

nel preconcetto e nella contrapposizione fra favorevoli e contrari. Lasciamo che gli studi e le ricerche vadano avanti e che gli organismi scientifici, come l'Efsa, possano continuare il loro lavoro e sciogliere, se vi sono, gli ultimi dubbi. Poi si decida di conseguenza. Senza inutili polemiche che possono solo Evitare polemiche Tutti contrari confondere i consumatori che reagiscono nell'unico modo possibile, Non è la prima volta che le decisioIn Italia Coldiretti si è espressa ririfuggendo la carne, con l'inevitabicordando che la maggior parte dei ni prese a Bruxelles vengono messe le crollo dei prezzi di mercato. Ed è consumatori (come intuibile) è con- in discussione e ciò è sicuramente questo che, nell'interesse degli alletraria alla clonazione. La commer- un bene. Un dibattito aperto e vatori, bisogna evitare. Cloni o non cializzazione di prodotti ottenuti da franco non può che essere utile a cloni. animali clonati, è ancora Coldiretti sciogliere dubbi e perplessità. Pura rilevarlo, pone un problema di chè, come per gli Ogm, non si cada tard ha firmato una dichiarazione nella quale definisce “frustrante che il Consiglio non abbia voluto ascoltare l'opinione pubblica ed accettare misure fortemente necessarie per proteggere i consumatori ed il benessere animale".

Carne clonata, il Parlamento Ue pretende l'etichetta Chiesta una nuova proposta legiConsiglio dei ministri della Salute. slativa per sancire l'obbligo di indi- A fine marzo, come riportato anche care la presenza di carni clonate da Agronotizie, il Commissario alla Salute, John Dalli, aveva comuniAgronotizie 298 - 19/05/20011 cato il via libera alla carne ed ai prodotti alimentari ottenuti dalla progenie di animali clonati. Una decisione di segno opposto rispetto alla volontà del Parlamento Ue, Sulla clonazione animale il Parladisponibile ad accettare prodotti di mento europeo torna alla carica animali clonati solo a condizione dopo la “bocciatura” ricevuta dal che ne venga indicata la presenza in etichetta. Il mancato accordo è stato giudicato “deplorevole” da parte del vicepresidente del Parlamento Europeo, Gianni Pittella, che ha approfittato della sessione plenaria del Parlamento, riunito a Strasburgo il 12 maggio, per chiedere alla Il dibattito sulle carni di animali clonate si snoda fra Commissione di interessi economici e principi etici formulare una Fonte immagine: Masolino nuova proposta 43

legislativa al riguardo. Ricordiamo che il mancato accordo sulle norme da applicare ai “nuovi alimenti” (novel food), categoria alla quale appartengono le carni clonate, era stato motivato dal Consiglio con l’esigenza di evitare distorsioni nei commerci internazionali. Una posizione contestata nel corso della sessione plenaria dall’eurodeputata Kartika Liotard, relatrice del dossier novel food, secondo la quale la posizione espressa dal Parlamento non è in contrasto con le regole dell’Omc (organizzazione mondiale dei commerci). Inoltre, ha sostenuto la relatrice, i vincoli all’utilizzo degli animali clonati e della loro progenie nell’alimentazione umana potrebbe trovare giustificazione anche nelle valutazioni etiche espresse in merito da parte dei consumatori. Non si è fatta attendere la risposta del Commissario alla Salute, John Dalli, che ha assicurato gli eurodeputati in merito alla presentazione della nuova proposta legislativa che avverrà senza ritardi ingiustificati. Le preoccupazioni nei confronti delle produzioni animali provenienti da animali clonati non destano infatti preoccupazioni sotto il profilo sanitario ed anche l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) , chiamata ad esprimersi sull’argomento, ha espresso pareri sostanzialmente positivi, ricordando comunque la necessità di


continuare gli studi in proposito.

economicamente solo per replicare riproduttori di ottimo valore genetico. Etichettare le carni derivate Salute e commerci dalla progenie di questi animali clonati, come chiede il Parlamento Tanta attenzione da parte di Bruxeleuropeo, potrebbe dunque ridurre les verso la clonazione (sino a ieri gli effetti della liberalizzazione oggetto di discussione solo fra gli degli scambi, ma a quanto pare addetti ai lavori) prende forse le nessuno a Bruxelles si sbilancia nel mosse dalle proposte di liberalizzadare alla crociata anti-clonazione zione degli scambi fra Ue e Mercouna valenza commerciale, che dunsur (Argentina, Brasile, Paraguay e que avrebbe solo motivazioni Uruguay), che preoccupa non poco “etiche”. Sarà anche vero, ma ci il settore delle carni. Ed è proprio nei paesi dell’America Latina, Bra- teniamo il dubbio. sile e Argentina soprattutto, che c’è grande interesse alla clonazione dei Freno alle ricerche riproduttori di alto valore genetico per accelerare il miglioramento Nel frattempo l’attenzione rivolta genetico delle mandrie. essuno, all’argomento clonazione, seppure indirettamente, sembra aver interfeinfatti, si sognerebbe di fare birito con le attività di ricerca di Cestecche con un animale clonato, operazione costosa e accessibile sare Galli, il ricercatore italiano che

per primo è riuscito ad ottenere la clonazione di un bovino (il toro Galileo) e nel cui centro, all’avanguardia in questo settore, si stanno conducendo ricerche sugli xenotrapianti. Parola difficile che indica la possibilità di ottenere dagli animali organi idonei al trapianto sull’uomo. Risultati interessanti sono già stati ottenuti per la cura del diabete ed altri sono in corso sul rene. Ma avendo a che fare con animali Ogm e per di più clonati, il lavoro del centro, che ovviamente si svolge nel completo rispetto di leggi, protocolli e regolamenti, sembra trovare ogni giorno nuove difficoltà e persino atteggiamenti ostili. Ora è arrivato, dopo lunga attesa, il via libera al proseguimento delle ricerche da parte del Consiglio superiore della Sanità. Ma c'è da dubitare che la caccia alle streghe sia finita…

“Non vogliamo essere i mezzadri della carne”

carni bovine che si trova ad affrontare ad armi impari il mercato e che vede con preoccupazione le proposte in discussione per la riforma della Pac. “Possibile che anche quando cerchi di proporre soluzioni che allo Stato non costano niente si è sfogato Barbisan - chi governa sia sordo e cieco?”. Barbisan è poi passato a raccontare le lunghe peripezie che hanno accompagnato, fra molte e inutili carte, le proposte di Unicarve e che in sintesi proponevano di affiancare al “classico” sistema dell’etichettatura facoltativa il sistema di qualità superiore nazionale zootecnia. “Secondo noi ha affermato Barbisan - quella era l’occasione per collegare l’art. 68 a un piano carni nazionale, per non continuare la 'strategia dei contributi' che invece di dare un aiuto alla nostra zootecnia, l’hanno impoverita". "il nostro obiettivo - ha continuato il presidente dell'Unicarve - non erano e non sono i 20 o 30 euro in più da dare all’allevatore per capo prodotto, ma costruire un percorso che mettesse in condizione chi produce carne, di vedersela pagata per il valore che ha e non trovarci a dare la colpa alla grande distribuzione organizzata, che altro non fa che il suo lavoro e bene:

Così il presidente di Unicarve, l'associazione produttori carni bovine venete, rilancia l'esigenza di una strategia per il futuro del settore

Con i suoi 870 associati rappresenta la quasi totalità (90%) delle aziende venete che si dedicano all’allevamento del bovino da carne. E’ questo il biglietto da visita di Unicarve, Agronotizie 300 - 01-06-2011 l’associazione produttori di carne bovina nata circa quindici anni fa dalla fusione dei preesistenti organismi associativi degli allevatori. Negli ultimi giorni di maggio i soci di Unicarve si sono incontrati per la loro assemblea dedicata fra l’altro al rinnovo delle cariche direttive, che ha visto riconfermato alla presidenza Fabiano Barbisan. L’assemblea è stata anche l’occasione Un momento dell'assemblea Unicarve che ha riper fare il punto confermato alla presidenza Fabiano Barbisan sulla situazione del comparto 44


cipato Mario Catania, capo dipartimento delle politiche europee e internazionali del Mipaaf, profondo conoscitore dei “meccanismi” alla base delle decisioni che sono prese a Bruxelles. E' da lui che è giunta la conferma del progressivo impoverirsi, sino al loro totale annullamento, nel volgere di pochi anni, dei sostegni finanziari destinati al “Vogliamo dar vita - ha concluso Barbisan - a un piano carni nazio- settore delle carni bovine. Importante è allora portare avanti nelle nale che veda coinvolti coloro i quali vogliono veramente aiutare la sedi comunitarie le istanze dei nozootecnia bovina da carne ed emar- stri allevatori, “istanze - ha ricordato Catania - che tardano ad arrivaginando i cosiddetti 'perditempo' che delle riunioni e dell’aria fritta re sul tavolo del ministero visto che ancora una volta le rappresentanze hanno condito la loro esistenza". sindacali ed economiche non sono riuscite, su richiesta esplicita del Le sorprese della Pac ministero, a produrre un documento comune di salvaguardia degli All’assemblea di Unicarve ha partepagare il meno possibile i prodotti che acquista e allungare i pagamenti il più possibile! C’è solo un sistema per non fare i 'mezzadri della carne': avere un prodotto che non sia facilmente sostituibile nei banchi frigorifero dei punti vendita.”

interessi dei propri associati.” I rappresentanti delle Organizzazioni professionali presenti all’incontro hanno dichiarato di trovarsi d’accordo con le proposte di Unicarve, in particolare per un piano carne che privilegi i percorsi di qualità e informazione al consumatore. Ora bisogna vedere se ci sarà accordo anche nei fatti e non solo nelle parole. Non c’è tempo da perdere, la riforma della Pac è alle porte e ai confini della Ue premono gli accordi Mercosur che potrebbero spalancare le porte alle carni che provengono dal Sud America. E per la malandata bovinicoltura da carne italiana potrebbe essere il colpo di grazia.

Per le carni costi alti e prezzi bassi L'assemblea di Uniceb, l'unione dei commercianti di bestiame, ha puntato il dito sulle difficoltà contingenti e sulle sfide future Agronotizie 300 - 01/06/2011

Costi di produzione che aumentano, prezzi penalizzati dal difficile rapporto con la distribuzione organizzata, mercato dei cereali in tensione ed esportazioni in sofferenza a causa dell'euro forte. Questo lo scenario con il quale deve fare i conti il mondo della carne e sul quale si è puntato lo sguardo in occasione della 42esima assemblea di Uniceb, l'unione che riunisce le imprese che operano nel commercio di carni e bestiame. Da Verona, dove si è svolto l'incontro il 27 maggio, il presidente di Uniceb, Renzo Fossato, ha toccato molti aspetti che riguardano il settore e fra questi la forte incidenza dei costi relativi alle misure di prevenzione per la Bse (vacca pazza) sui prezzi della carne, anche se ha tenuto a sottolineare che vi sono delle aperture quali l’elevazione, a partire dal 1°

luglio 2011, da 48 a 72 mesi dell’età dei bovini a partire dalla quale diviene obbligatorio il test Bse. Connesso alla Bse c'è poi il divieto, ancora in vigore, di impiego delle farine animali nell'alimentazione del L'emergenza vacca pazza, sebbene superata, continua a far sentire i suoi effetti sui costi di produziobestiame, cosa che determina un ne delle carni bovine aumento dei costi in due settori, quello della macella- vrebbe emergere è quello delle zione e dell'alimentazione animale. carni suine, sostenuto da una ripreIl divieto, ha ricordato Fossato, sa del consumo, mentre per quanto dovrebbe però essere rivisto, alme- riguarda il settore delle carni bovine no per quanto riguarda le specie si delinea un aumento delle impormonogastriche, entro fine anno. tazioni nette. Inoltre, ha tenuto a sottolineare Fossato, non si può pensare che Definire le strategie l’etichettatura di origine o posizioni intransigenti contro gli Ogm possa- Altra variabile da tenere in consideno dare una risposta a tutti i proble- razione nell'analisi delle prospettive mi dell’agricoltura. Passando all'aè la progressiva riduzione dei ternalisi delle prospettive di mercato, reni disponibili per le colture in il presidente di Uniceb ha evidenquanto sempre più impiegati per la ziato come l’unico settore che doproduzione di bio-carburanti, una 45


particolare riferimento all'evoluzione della Pac dopo il 2013, all'etichettatura di origine dei prodotti alimentari, alla proposta di regolamento sulle norme di commercializzazione dei prodotti agricoli ed In tema di politica agricola comuni- alle implicazioni dei possibili actaria, molto atteso all'assemblea di cordi in seno al Mercosur ed al Wto (organizzazione mondiale dei Uniceb l'intervento di Paolo De Castro nella sua veste di presidente commerci) con le relative ricadute della Commissione Agricoltura del per il comparto zootecnico. Parlamento Europeo. De Castro ha affrontato le principali problemati- L'affollata assemblea di Uniceb, che attualmente in discussione con che ha visto gli interventi di Pier riduzione che si scontra con l'aumento demografico e con la necessità di garantire una sicurezza di approvvigionamento ai circa 500 milioni di consumatori della Ue.

Giuseppe Facelli (Ministero della Salute), Jean-Luc Meriaux (Uecbv), Mario Catania (Mipaaf), si è concluso con l'auspicio che le istituzioni comunitarie si impegnino per garantire la “sicurezza alimentare” conciliando corrette politiche a sostegno di una agricoltura “attiva” e di un ricorso intelligente alle biotecnologie, evitando che la produzione di energie rinnovabili possa in qualche modo entrare in competizione con la produzione di cibo.

Carni bovine strette fra Pac e burocrazia Difesa del budget italiano e mantenimento del premio accoppiato. E poi un apparato burocratico più leggero. Queste le richieste emerse dall'incontro promosso da Assocarni e Pfizer Animal Health sul tema della riforma della politica agricola comunitaria Agronotizie 303 - 23/06/2011

Il mondo della carne è preoccupato per le scelte che si stanno delineando a proposito di riforma della Pac. Preoccupazioni che hanno indotto Assocarni (l'associazione che riunisce le industrie della carne) e Pfizer Animal Health, multinazionale farmaceutica con forti interessi in campo zootecnico, a darsi appuntamento a Roma il 21 giugno per dibattere questo tema. Ne è uscito un incontro affollato al quale hanno fatto gli “onori di casa” il vicepresidente di Assocarni, Luigi Scordamaglia e il presidente della multinazionale farmaceutica Juan Ramon Alaix. Gremito il palco e l'uditorio da molte presenze (difficile qui ricordarli tutti) di quanti hanno responsabilità in fatto di scelte di politica agricola. Precise le richieste che si sono levate dall'incontro con al primo posto la necessità di difendere il budget agricolo italiano e di mantenere un premio accoppiato

(fuori dall'articolo 68) per gli allevamenti di bovini. Questa la richiesta avanzata da Luigi Scordamaglia che ha poi ricordato la necessità al contempo di alleggerire e semplificare il pesante apparato burocratico che grava sulle aziende della filiera. Le Le richieste che vengono dal mondo delle industrie proposte scaturite non sono distanti da quelle che emergono dagli alledall'incontro non vamenti si fermano qui. I Fonte immagine: Meiaponte Farm's risultati ottenuti nel controllo della Bse (vacca paz- mento intensivo le emissioni sono inferiori rispetto a quelle che si za) suggeriscono la necessità di riscontrano laddove si pratica l'allerivedere taluni vincoli, come l'obbligo di distruzione dell'intero inte- vamento estensivo. In tema di amstino bovino. Un obbligo che appe- biente è stata avanzata la richiesta di ridurre gli incentivi (definiti esasantisce i costi di macellazione e gerati ed irrazionali) per l'utilizzo che potrebbe essere rimosso dopo che l'Oie (Organizzazione mondiale energetico di terra fertile per la salute animale) ha sancito (fotovoltaico) e mais (biogas) che l'assenza di rischio. vengono sottratti all'alimentazione. Un cenno è andato anche alle tecnoAmbiente e allevamenti logie innovative, per le quali, con Scordamaglia ha voluto anche repli- un chiaro riferimento agli Ogm, si chiede di rivedere divieti che finicare alle accuse di inquinamento rebbero per togliere al nostro Paese che a volte vengono rivolte agli allevamenti intensivi. Recenti studi, opportunità di progresso scientifico. infatti, hanno dimostrato che nelle aree dove è più diffuso l'alleva46


Le proposte

e confuse sovrapposizioni e confermando un modello di controllo ufficiale italiano che ha dimostrato di funzionare bene. Tutte richieste, ha sottolineato Scordamaglia, la cui attuazione potrebbe essere immediata e a costo zero, ma che che porterebbero alle aziende agroalimentari italiane benefici superiori a qualsiasi forma di sostegno o aiuto.

Le richieste perorate dal vicepresidente di Assocarni sono continuate con l'invito ad evitare che il costo di sovrastrutture burocratiche incaricate dei pagamenti degli aiuti finisca con l'essere superiore allo stesso valore degli aiuti distribuiti. C'è poi la necessità di coordinare l'attività di controllo dei diversi organismi valorizzandone le diverse specifiDivisi si perde che professionalità, evitando inutili

Benefici, aggiungiamo, che potrebbero riverberarsi anche sul mondo degli allevatori e sull'intera filiera che dunque dovrebbe portare avanti queste istanze in modo allargato. Disperdersi nella difesa di quelle che a torto sono considerate prerogative di una sola parte piuttosto che dell'intero sistema, può essere inefficace. Insomma la barca è la stessa e tanto vale remare tutti nella stessa direzione.

to del presidente di Aia, ino Andena, a scegliere prodotti garantiti dal marchio Italialleva. “Perchè con Italialleva - afferma Andena - il (anche in questo caso ingiustificata) consumatore ha invece la certezza Gli episodi che hanno coinvolto la si è spostata sulle carni. Un settore che la carne utilizzata sia stata carne francese ripropongono la necessità di etichette chiare in me- quello delle carni, che già deve ve- prodotta in stalle italiane.” dersela con una situazione di merrito alla provenienza. cato difficile che colpisce in modo E' scesa in campo anche l'Uniceb, trasversale il settore bovino e l'unione degli importatori e dei Agronotizie 303 - 23/06/2011 quello suino. Un altro episodio di commercianti di carne ha rinnovato allarmismo alimentare che come i l'invito (inascoltato) ad evitare alAlla fine è arrivata anche la confer- precedenti prende le mosse oltre larmismi, ed ha ricordato che tutti i ma che negli hamburger italiani non confine e proprio per questo ripro- prodotti a base di carne, in particoc'è traccia di E. Coli. Ma intanto la pone la necessità di disporre di eti- lare quella bovina, che giungono notizia che in Francia alcuni bambi- chette chiare anche in merito alla sulle tavole degli italiani sono sotni erano finiti all'ospedale a seguito provenienza. toposti a controllo. Un sistema di del consumo di carne ha fatto il giro controllo che funziona come didi tutti i media. E i toni allarmistici L'etichetta, indispensabile mostra la frequenza con la quale gli che sempre (purtroppo) accompaallarmi alimentari abbaino origine gnano queste informazioni hanno Per la carne bovina, ricorda Coldi- fuori dai nostri confini. contribuito e non poco a mettere il retti, l'obbligo di indicare in etichetconsumatore sul “chi va là”. Così ta la provenienza è già in vigore, Controlli efficaci dopo ortaggi e frutta la paura ma basta l'aggiunta di qualche altro ingrediente, cosa In più, viene da aggiungere, l'Italia frequente nei vanta un efficiente sistema di vigiprodotti a base di lanza veterinaria e un altrettanto carne, per supera- efficiente servizio di indagini di re questo vincolo laboratorio capaci di fornire rispoe rendere ste certe in tempi rapidi. In appena “anonima” l'ori- due giorni dal sequestro delle partigine. Vuoti nor- te di carne sospettate di veicolare mativi e triango- l'E,coli si è avuto dall'Istituto zoolazioni commer- profilattico delle Venezie il responciali, ha denunso di “non colpevolezza”. Le incerciato tezze, le conferme e le smentite, i l'Associazione ritardi e le reticenze che hanno acitaliana allevato- compagnato l'episodio di contamiri, non permetto- nazione da Coli in Germania segnano al consumato- no la differenza con le nostre strutre di sapere cosa ture preposte alla tutela della salute. L'Italia si conferma all'avanguardia per il suo simette nel piatto. Delle quali possiamo vantare effistema di vigilanza Ecco allora l'invi- cacia ed efficienza. Evviva.. Fonte immagine: agriculturasp

Quel Coli che non c'è

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Per le carni arriva l'origine in etichetta Raggiunto il compromesso fra Par- alimenti lamento e Consiglio europeo. Ma i confezionati nei punti prodotti trasformati sono esclusi vendita e nei locali attigui Agronotizie 305 - 07/07/2011 alla distribuPer la dichiarazione in etichetta zione. dell'origine delle carni ParlamentoOccorre ancora tempo prima che le etichette con la eEuropeo e Consiglio sono finalQualche dichiarazione di origine per le carni siano operative mente giunti ad un compromesso. critica Fonte immagine: McPig Per le carni suine, ovicaprine e del pollame scatterà l'obbligo di indiSoddisfatto carne l'origine. Saranno invece eso- invece il ministro dell'Agricoltura, nerati i prodotti che pur essendo Saverio Romano, che ha ricordato dimento sollecitando una maggioa base di carne contengono anche come la decisione presa a Bruxelles re considerazione per il settore cunicolo dove l'etichettatura rimane altri prodotti. Ma è presto per metsegua la strada già tracciata dall'Itavolontaria. La “dimenticanza” del tersi a guardare le etichette speran- lia in merito all'etichettatura dei do di trovare queste indicazioni prodotti. Per il presidente di Coldi- legislatore europeo nei riguardi del settore cunicolo era peraltro già sull'origine. retti, Sergio Marini, l'estensione stata oggetto di forti critiche da dell'obbligo di etichettatura di origiparte di Anlac, come riferito da L'accordo dovrà essere ratificato ne è un passo avanti che va però dal Consiglio, cosa che avverrà non esteso al più presto anche ai prodot- Agronotizie, critiche alle quali si erano aggiunte quelle di Avitalia. prima dell'autunno ed è previsto un ti trasformati, una valutazione soperiodo di circa tre anni per con- stanzialmente condivisa dalla Cia. Non resta che sperare che nella formulazione finale dei provvedisentire alle imprese di mettersi in Il presidente di Fedagrimenti comunitari si dia conto delle regola. Perché nelle etichette doConfcooperative, Maurizio Gardiattese del settore cunicolo. vranno figurare oltre all'origine ni, è entrato nel merito del provveanche le informazioni di carattere nutrizionale. Parziale soddisfazione L'accordo soddisfa solo in parte le attese degli allevatori che speravano che l'indicazione di origine fosse allargata a tutti i prodotti a base di carne e di latte. Così non è stato anche per la posizione contraria delle industrie del settore, preoccupate per le complicazioni che una norma più estensiva potrebbe comportare. Nonostante la semplificazione prevista ora dal legislatore europeo, il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua, ha espresso preoccupazioni per la facoltà concessa ai singoli paesi membri di introdurre in etichetta ulteriori informazioni rispetto a quelle previste a livello comunitario. Perplessità sono state poi espresse per la deroga concessa a favore degli

Carni bovine, è tempo di passare ai fatti Assocarni si dice preoccupata della situazione e il ministro dell'Agricoltura auspica 'soluzioni condivise'. Gli allevamenti, intanto, chiudono. E dal Veneto si denuncia la difficile situazione dell'associazione allevatori Agronotizie 306 - 14/07/2011

Che per la carne bovina sia stagione di crisi, e non da oggi, sono tutti d'accordo. Lo vanno ripetendo gli importatori e i commercianti di carni riuniti nell'Uniceb, lo dicono a gran voce gli allevatori attraverso le loro associazioni. Molte potrebbero essere citate e fra queste Italia Zootecnica che proprio nei giorni scorsi 48

ha lanciato il progetto di un piano per risollevare le sorti del settore del quale si è parlato anche su Agronotizie. Al coro di preoccupazioni per la sorte degli allevamenti di bovini da carne si sono aggiunte le industrie del settore, macellatori e trasformatori riuniti in Assocarni. L'occasione per denunciare le difficoltà del settore è venuta dal recente incontro voluto dalla stessa Assocarni per analizzare le criticità del settore e per elaborare un piano nazionale per il rilancio della zootecnia da carne. A fare gli onori di casa il presidente di Assocarni, Luigi Cremonini, e il vicepresidente Luigi Scordamaglia. La presenza del presidente dell'Associazione allevatori, ino Andena, lascia ben


bili almeno 25 milioni. Ma la manovra finanziaria ha rimesso tutto in discussione e dal Veneto si è alzata la voce dell'assessore regionale all'Agricoltura, Franco Manzato, che chiede al ministro quali soluzioni intende adottare per rendere possibile le attività dell'associazione allevatori. Intanto, informa un comunicato dello stesso Manzato, la Regione Veneto metterà a disposizione 4,1 milioni di euro che permetterà l'operatività delle sedi provinciali (Apa) dell'associazione allevatori. “Si tratta di una partita importante - si legge nel comunicato - ai fini della garanzia qualitativa e quantitativa delle produzioni animali, della tutela delle risorse genetiche nazionali anche rispetto alle strategie commerciali dei paesi esportatori”. Tanti i fronti aperti

Si moltiplicano gli allarmi per la difficile situazione degli allevamenti di bovini da carne Fonte immagine: Lapsus sperare sulla possibilità che nel predisporre piani e strategie per le carni bovine non si lavori a compartimenti stagni, allevatori da una parte, industrie dall'altra e magari commercianti e importatori da un'altra ancora. Il ministro dell'Agricoltura, Saverio Romano, intervenendo all'incontro ha ribadito che è “fondamentale coinvolgere tutte le istituzioni e tutti i soggetti che compongono la filiera produttiva bovina italiana, a livello nazionale e regionale, per trovare soluzioni condivise e creare nuove sinergie che consentano di garantire un forte rilancio di tutto il comparto e ciò anche attraverso un’opera di sburocratizzazione delle procedure e delle pratiche che gravano sui produttori.” E per dare forza al suo pensiero ha ricordato che il patrimonio bovino italiano negli ultimi venti anni si è ridotto del 30%. Di qui la necessità, ha sostenuto il ministro, di arrestare il progressivo

smantellamento della produzione di carne bovina. Il Veneto e l’Aia Non si può che essere d'accordo, ma sul come raggiungere questo risultato non sembra, per il momento, esserci un disegno preciso né, per usare le parole del ministro, “soluzioni condivise”. Mentre la crisi della carne bovina attende che i buoni propositi si tramutino in proposte concrete prima e in fatti poi, resta sullo sfondo la difficile situazione dell'Associazione italiana allevatori, privata del sostegno (circa 60 milioni di euro) alle sue attività fra le quali rientrano la selezione e la tenuta dei Libri Genealogici degli animali di interesse zootecnico, bovini da carne, ovviamente, compresi. Una via di uscita pareva giunta con l'impegno del ministro Romano a rendere disponi49

Complessa dunque la partita che il ministro Romano si trova a dover giocare sul fronte della zootecnia. Alla crisi degli allevamenti di bovini da carne si aggiunge la necessità di trovare risorse per le attività di selezione, ma le difficoltà economiche del Paese non lasciano molti margini di manovra. C'è poi da risolvere la pesante situazione del settore suinicolo, le preoccupazioni del mondo cunicolo, i malumori per le ultime mosse su quote latte e multe, l'altalena dei mercati cerealicoli e delle materie prime per l'alimentazione del bestiame, solo per citare alcuni dei problemi sul tappeto. Da Bruxelles arriva l’approvazione all’origine in etichetta per la carne. Potrà essere un aiuto, ma insufficiente. Ancora da Bruxelles giunge il via libera a meccanismi di controllo dell'offerta per i prodotti a marchio. Ottimo, per non dire indispensabile. Ma anche questo non sarà sufficiente. Serve altro, serve davvero un gioco di squadra fra tutte le componenti delle filiere zootecniche. E qui che l'opera di mediazione del ministero può rivelarsi risolutiva. Purché ci si dia da fare e presto. Ogni giorno altri allevamenti chiudono, strangolati dalle ferree regole del mercato.


Crescita e innovazione nel futuro delle carni pararsi a questi nuovi scenari Unipeg, il gruppo cooperativo di Reggio Emilia leader nel settore delle carni bovine, ha messo in tavola il suo asso acquisendo il 100% di Castel Carni, azienda modenese forte nella lavorazione delle carni Agronotizie 323 - 24/11/2011 suine e non solo. Presentando i dettagli di questa operazione, il presidente di Unipeg, Fabrizio Guidetti, ha tratteggiato gli scenari che il E' una sfida difficile quella che il mondo della carne dovrà affrontare mondo della carne si trova ad afnell'immediato futuro. Lo scenario frontare. E gli indicatori economici prevedono per l'Italia un calo dei che si va delineando è quello di un'Europa che si appresta ad essere consumi di carni bovine intorno al 5%, mentre restano stabili i consudeficitaria di carne mentre gran mi di carni suine e avicole. Numeparte del mondo accresce la sua richiesta di carne. uove minacce e rosi i fattori che frenano il comparto nuove opportunità, dunque, e bi- delle carni bovine. L'aumento dei prezzi all'origine (+ 12% nel 2011) sogna attrezzarsi per superare le ha dato respiro agli allevamenti, ma prime e cogliere le seconde. Il come, però, non è semplice. Per pre- ha eroso i margini delle altre comL'acquisizione di Castel Carni da parte di Unipeg rientra fra le strategie per il superamento delle sfide che il comparto delle carni dovrà affrontare

ponenti della filiera per l'impossibilità di ripartire gli aumenti sul consumatore. Agli aspetti economici si sono aggiunti gli effetti delle campagne di dissuasione all'acquisto di carni. Il consumo complessivo di carne in Italia non lascia spazio a ipotesi di crescita ed oggi è attestato su circa 80 kg procapite, nei quali figurano carni bovine per 23 kg, carni suine per poco meno di 40 kg e oltre 20 chili di carni avicunicole. La situazione dentro e fuori la Ue Allargando lo sguardo all'Unione europea, la produzione di carne bovina si attesta su circa 8 milioni di tonnellate, con un consumo di 8,5 milioni che viene soddisfatto dunque facendo ricorso ad importazioni extra Ue. Equilibrio fra domanda e offerta lo si riscontra nel comparto suinicolo la cui produzione (circa 20 milioni di tonnellate) cresce in sintonia con l'aumento delle richieste. Situazione analoga per il comparto avicolo, con una produzione di circa12 milioni di tonnellate. Sui mercati extracomunitari si assiste intanto ad una crescita degli acquisti di carni suine nei paesi dell'Est a forte crescita economica, come India e Cina. Sullo scenario dei consumi di carne, in particolare quelle bovine, si potrebbero poi presentare nei prossimi anni i paesi dell'Africa che si affacciano sul Mediterraneo. Un bacino di 280 milioni di abitanti che si apprestano a conoscere (così si spera) democrazia e sviluppo economico. Un processo che si accompagnerà ad un mutamento degli stili di vita, con un aumento dei consumi di carni, bovine in primo luogo. Il mondo chiederà più carne

Un momento della presentazione del nuovo assetto di Unipeg dopo l'acquisizione di Castel Carni. In piedi il presidente di Unipeg, Fabrizio Guidetti, mentre illustra la nuova fisionomia del gruppo. Alla sua destra Ivano Lugli, vice presidente di Unipeg e procedendo verso sinistra Giuliano De Maria, cui si deve l'attuale assetto di Castel Carni e che oggi assume la delega alla gestione dell'azienda. A sinistra della foto, infine, Luciano Malferrari, consigliere Unipeg con delega al coordinamento delle attività commerciali di Castel Carni 50

Uno scenario dunque caratterizzato da alcune criticità come la riduzione dei consumi domestici e le difficoltà nel comparto della macellazione, ma dove si intravedono nuove opportunità con l'allargarsi della domanda mondiale di carni e con l'aumentare della richiesta di


nuovi prodotti a base di carne. Opportunità che per essere colte richiedono aziende ben strutturate e di dimensioni adeguate, capaci di investire nella ricerca e nella messa a punto di prodotti con un alto contenuto di servizi per soddisfare le mutate esigenze dei consumatori. Sono questi gli “enzimi” che hanno condotto Unipeg ad acquisire un'azienda privata come Castel Carni che ha fatto della ricerca e dell'innovazione di prodotto la sua bandiera. Qualche numero può essere di aiuto per meglio delineare i contorni di questa operazione. Unipeg nasce nel 2004 dalla fusione di Unicarni e di Mclc Pegognaga e oggi vanta un fatturato prossimo ai 390 milioni di euro, con un volume di carni processate di oltre 113mila tonnellate. Numeri importanti che portano questo gruppo cooperativo a detenere

l'11% della quota di mercato nel comparto della macellazione bovina, superata in Italia solo da un gruppo privato (Inalca con il 13%) e a grande distanza da chi occupa la terza posizione (Vercelli, 2,7%). Principali canali di sbocco delle produzioni Unipeg sono la Gdo (grande distribuzione organizzata) dove è presente sia con il proprio marchio (CarniAsso), sia con i marchi della stessa Gdo (private label). Forte la penetrazione nelle macellerie tradizionali, dove passa oltre il 21% delle produzioni Unipeg. astel Carni si presenta con un fatturato di 60 milioni di euro e con una produzione di 18mila tonnellate di carni processate per anno. Ma il suo fiore all'occhiello non sono i volumi lavorati, ma la forte spinta all'innovazione nella trasformazione delle carni, suine in particolare, per la preparazione di porzionati e pronti

a cuocere distribuiti con il marchio Fiocco Rosa o con le private label della Gdo.

Le prospettive Con l'entrata di Csatel Carni nell'orbita di Unipeg ci si aspetta ora una crescita del fatturato (per il 2014 si punta ad 80 milioni) e soprattutto una spinta all'innovazione di prodotto nel comparto delle carni bovine presidiato da Unipeg. Nuovi prodotti per conquistare nuove fasce di acquirenti contrastando così il calo dei consumi e maggiori dimensioni per competere sui mercati internazionali, dove il settore delle carni dovrà giocare la sua prossima sfida. Che non sarà semplice.

La ricerca in aiuto dei bovini da carne Dal progetto SustainBeef le risposte per ridurre l'impatto ambientale e al contempo migliorare la redditività degli allevamenti Agronotizie 323 - 24/11/2011

Si respira aria di recupero sui mercati della carne bovina e i prezzi pagati agli allevatori per i vitelloni a fine ciclo si collocano su prezzi che arrivano a superare i 3 euro al chilo per le razze più pregiate. Prezzi che sono in media superiori a quelli dello scorso anno. Ma gli allevatori sono preoccupati. All'orizzonte si profila una riforma della Pac penalizzante per il comparto delle carni bovine. E poi bisogna fare i conti con i vincoli previsti dalla direttiva nitrati. Le deroghe accordate a poco servono. La favorevole congiuntura di mercato non deve essere motivo per abbassare la guardia, ma anzi è il momento più favorevole per studiare le mosse per mettere al riparo gli allevamenti dalle nuove sfide che si pro-

filano all'orizzonte. E' con questa visione che Azove (Organizzazione produttori carni bovine del Veneto) ha dato vita al progetto “SustainBeef”, i cui risultati sono stati resi noti nel corso di un incontro che si è svolto recentemente. La ricerca Nucleo del progetto la ricerca di soluzioni tecniche e manageriali capaci di ridurre i costi di allevamento e al contempo contenere al minimo l'impatto degli allevamenti sull'ambiente. Alla base degli studi i dati e le analisi che Azove ha raccolto in oltre dieci anni e che ha messo a disposizione dell'Università di Padova per le necessarie valutazioni. Il progetto SustainBeef, hanno spiegato Giuseppe Borin e Pierluigi Lovo, rispettivamente direttore e presidente di Azove, intende dare nuove risposte al comparto della zootecnia da carne puntando in particolare sulla riduzione dei costi. Su questa direttrice si sono articolati gli inter51

venti dei relatori intervenuti all'incontro per illustrare i dati emersi dalla ricerca. Una ricerca, ha ricordato Luigi Gallo dell'Università di Padova, che si è svolta coinvolgendo 19 aziende per un totale di 24mila capi allevati. Si sono studiati gli aspetti strutturali, le razioni e i parametri produttivi. Fra i dati emersi, la conferma che ad un maggior consumo di proteina grezza da parte degli animali scaturisce una maggiore produzione di azoto. Su questo parametro si può dunque intervenire per ridurre le emissioni di azoto nel terreno. Proteine e azoto Una conferma è venuta da Giovanni Bittante, già preside della facoltà di Agraria dell'Ateneo patavino, che ha evidenziato la possibilità di mantenere buone performance produttive pur in presenza di una riduzione della percentuale di proteina nella razione alimentare. Il risultato è un risparmio sui costi di alimentazione, una minore im-


missione di azoto nel terreno e anche una diminuzione delle emissioni di metano. Si è poi passati all'esame degli aspetti produttivi e qualitativi, argomento affrontato, da Massimo Marchi, sempre dell'Università di Padova. Significativo il dato emerso sul periodo di ingresso degli animali in stalla che ha messo in evidenza come i migliori risultati economici si realizzino con le partite entrate in stalla fra maggio e agosto.

tale anche in questo caso è la prevenzione e la diagnosi precoce.

Salute animale

Le ricerche non hanno trascurato gli aspetti sanitari dell'allevamento che hanno visto all'opera i veterinari di Azove e dell'Istituto zooprofilattico delle Venezie. Un capitolo importante a questo proposito è quello delle patologie articolari , causa di notevoli perdite economiche negli allevamenti di bovini da carne. Massimo Morgante, della Facoltà di Veterinaria dell'Università di Padova, ha riferito che le cause di Fra le razze che hanno fatto parte queste patologie non sono esclusidell'indagine figurano la Charolaise vamente riconducibili a cause battee la Limousine, con quest'ultima riche, ma riconoscono alla loro oriche a sorpresa ha mostrato carcasse gine anche altre cause di origine genetica e metabolica. Fondamenmeno conformate.

Indirizzare gli allevamenti Ora si tratta di trasferire sugli allevamenti le conoscenze acquisite dal progetto SustainBeef e qui entra in gioco il ruolo di Azove, realtà che per dimensioni e organizzazione può indirizzare la ricerca, come è avvenuto in questo caso, e che può orientare la produzione finalizzando il lavoro degli allevatori all'ottenimento di margini migliori prestando al contempo attenzione all'ambiente e al benessere animale.

del settore per il 2010. Ma per quest'anno si teme che l'aumento dei costi, in particolare dell'alimentazione per il rincaro del mais (+ 65% nella prima metà dell'anno), possa annullare anche i benefici del sostegno comunitario. é si può contare su una ripresa delle quotazioni di I nostri allevamenti sopravvivono Lo stesso studio mette in evidenza mercato tale da mettere “in sicurezsolo grazie ai premi comunitari, che almeno dal 2008 il prezzo dei za” gli allevamenti. I consumi di che la riforma della Pac potrebbe carni bovine sono stabili o peggio vitelloni è al disotto del costo di annullare o ridurre in gran parte produzione. In queste condizioni in flessione, cosa che certo non gli allevamenti di bovini da carne favorisce una spinta sulle quotazioAgronotizie 325 - 15/12/2011 dovrebbero aver già chiuso i batten- ni. Al contrario continuano le tenti da un pezzo. Invece sono ancora sioni sui prezzi delle materie priin attività, almeno la maggior parte. me per l'alimentazione, sempre più Come si spiega? Tutto merito dei volatili e altalenanti sotto le spinte Ogni chilo di carne bovina che esce premi Pac che consentono la sodei mercati globali e delle speculada un allevamento di vitelloni costa pravvivenza degli allevamenti, zioni finanziarie. offrendo un pur risicato margine di più di due euro. Lo conferma un attento studio recentemente pubbli- redditività. E' ancora lo studio del Attenti alla Pac cato dal Crpa (Centro ricerche pro- Crpa a sottolinearlo. Solo grazie al duzioni animali di Reggio Emilia). pagamento unico aziendale e del Il mercato preoccupa, ma non spapremio accoppia- venta. Allevatori e operatori del to alla macellasettore sono avvezzi agli sbalzi di zione, infatti, gli “umore” e al saliscendi dei prezzi. allevamentii hanLa “tempesta perfetta”, quella capano ottenuto un'ince di spazzare via le ultime sperantegrazione del ze di sopravvivenza dei nostri allereddito azienda- vamenti, è invece dentro alla riforle sufficiente a ma della Pac. I nostri allevamenti, remunerare i coper la loro particolare fisionomia, sti di produzione, potrebbero vedere una forte ridulasciando un piczione degli aiuti che hanno sin qui colo margine percepito. Spesso si tratta di stalle Produrre un chilo di carne bovina costa oltre due positivo. Questa è da ingrasso, che si riforniscono di la “fotografia” euro vitelli importati al peso di circa 300

La carne bovina rischia (in Italia) l'estinzione

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chilogrammi e poi portati sino al finissaggio con pesi di oltre 600 chili. Stalle che in molti casi non hanno a disposizione grandi superfici di terreno agricolo e che per l'alimentazione si rivolgono ad acquisti esterni all'azienda. A queste tipologie di allevamento, che peraltro trovano diffusione solo in

Italia, la riforma della Pac non dedica attenzione. E il risultato sarà un taglio degli attuali premi. Taglio che porterà alla chiusura delle stalle da carne, visto che è solo grazie ai premi comunitari che si realizza un margine, come dimostra l'analisi del Crpa. Stalle chiuse e aumento delle importazioni, che

coincide con un un peggioramento della nostra bilancia commerciale. E' questo lo scenario al quale bisogna prepararsi. E che si potrebbe evitare se a Bruxelles si riuscisse a far valere le ragioni degli allevamenti da carne italiani. Un risultato che in passato è stato raggiunto solo poche volte.

Zootecnia, efficienza e crescita dei consumi alternative tecnicamente o economicamente fattibili alla produzione intensiva per realizzare l'offerta di proAgronotizie 325 - 15/12/2011 dotti alimentari zootecnici necesLa crescita della popolazione e del saria a soddisfareddito mondiale stanno alimentan- re i bisogni delle città in espansiodo un trend di progressivo aune", sostiene il rapporto. mento del consumo pro-capite di proteine animali nei Paesi in via Ma tali sistemi sono fonte di preocdi sviluppo, riferisce il rapporto cupazione sia per il loro impatto World Livestock 2011: Lvestock in ambientale, come l'inquinamento food security (La Zootecnia nel delle falde acquifere e l'emissione mondo 2011). di gas serra, sia in quanto potenziali incubatori di malattie, segnala il Si stima che il consumo di carne rapporto, avvertendo che "una sfida inderogabile è quella di rendere la crescerà di circa il 73% entro il 2050 , mentre il consumo di proproduzione zootecnica intensiva più dotti caseari salirà del 58% rispet- sostenibile a livello ambientale". to ai livelli odierni. Gran parte della domanda futura di prodotti d'alle- Secondo la Fao, allo stato attuale vamento - in particolare nelle aree delle conoscenze e della tecnologia metropolitanee in espansione, in cui vi sono tre modi di farlo: ridurre si concentra la maggior parte della il livello di inquinamento prodotto crescita della popolazione - verrà dagli scarti e dai gas serra; ridurre soddisfatta dall'uso di sistemi d'al- la quantità di acqua e cereali nelevamento intensivo su larga sca- cessaria a produrre ogni dato amla, afferma il rapporto Fao. montare di proteine animali e riciclare i sotto-prodotti agro"Allo stato attuale, non esistono industriali tra le popolazioni di Dal rapporto Fao emerge che il consumo di carne crescerà di circa il 73% entro il 2050. 2ecessari nuovi sistemi d'allevamento rispettosi dell'ambiente

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bestiame. Maggiore efficienza per soddisfare la domanda La crescita della produzione zootecnica degli ultimi 40 anni è stata dovuta all'aumento del numero dei capi di bestiame allevati. Ma "è difficile immaginare di poter soddisfare la crescente domanda prevista in futuro allevando il doppio del pollame, l'80% in più di piccoli ruminanti, il 50% in più di bovini e il 40% in più di suini, e continuando a sfruttare lo stesso livello di risorse naturali di adesso", afferma il rapporto Fao. Al contrario, gli aumenti produttivi dovranno scaturire da una maggiore efficienza dei sistemi zootecnici nel convertire le risorse naturali in cibo e nel ridurre gli sprechi.


LATTE Quote latte e multe, ancora una proposta di rinvio Si riapre la polemica sui pagamenti delle rate che un emendamento al 'milleproroghe' vorrebbe rimandare di altri sei mesi

menti sopravvissuti, vi sarà anche la proroga al pagamento delle multe latte, che intanto ha superato la prima “scrematura”.

Agronotizie 283 - 03/02/2011 Le posizioni

Al primo vaglio di ammissibilità sono stati eliminati 542 emendamenti, ma resta per il momento la proposta per il rinvio delle multe Fonte immagine: Shlabotnik

La proposta di rinvio delle multe ha già aperto un confronto serrato all'interno del Governo, con la Lega che spinge per la proroga e il ministro dell'Agricoltura, Giancarlo Galan, che invece è contrario, come già si dichiarò sei mesi fa, quando fu concesso di rimandare il pagamento delle rate dal 30 giugno al 31 dicembre 2010. A fianco del ministro si è schierata Coldiretti per la quale “non esistono motivazioni per un'ulteriore proroga del pagamento delle multe” e sulla stessa lunghezza d'onda si è detta Confagricoltura per la quale “non si possono accettare ulteriori dilazioni”, E fra le tante proposte ecco quella come pure la Cia che ha sentenziato di rinviare di altri sei mesi (un “basta premiare i furbi che non primo rinvio era già stato accordato hanno rispettato le regole”. Un'alfra mille polemiche) il pagamento zata di scudi che ha rafforzato le delle multe latte rateizzate il cui richieste del ministro Galan nel termine era scaduto con il 31 disuo appello al senso di responsabilicembre del 2010. Prima della sua tà dei parlamentari. “Tanto più - ha approvazione definitiva il decreto sottolineato il Ministro – che il tersubirà una forte “cura dimagrante” mine di pagamento è già scaduto e passando attraverso una serie di le ingiunzioni sono arrivate”. verifiche per valutare l'ammissibilità delle tante, troppe, richieLa situazione ste. Si è iniziato martedì uno febbraio, dove sono caduti sotto la scure dell'ammissibilità 542 emen- Il 21 gennaio, infatti, sono scaduti i termini previsti dalla legge 33damenti (e fra questi il condono edilizio) e si continuerà nei prossi- /2009 per la rateizzazione delle multe. Gli allevatori interessati, mi giorni valutando contenuti e costi di ogni voce e vedremo se alla informa Agea, sono poco meno di fine, fra le poche decine di emenda- 2000 per un totale di 548,75 miRiecco le quote latte, dove meno te le aspetti. Questa volta tornano con il “milleproroghe”, il decreto che si vara per correggere eventuali lacune lasciate nel Bilancio dello Stato a fine anno. Anche questa volta, come sempre, è assalto a questo decreto nel quale ognuno tenta di inserire richieste e proposte di ogni tipo (non a caso si chiama “milleproroghe”). Sono oltre 1500 gli emendamenti giunti da ogni angolo del Parlamento e si va dall'ennesimo condono edilizio ai fondi per l'editoria passando per talune aperture alla caccia.

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lioni di euro. Più in dettaglio si tratta di 541 allevatori che non hanno mai fatto domanda di rateizzazione, ai quali si aggiungono 494 produttori che pur avendo inoltrato la richiesta non hanno poi concluso l'iter di accettazione. Sono 232 gli allevatori le cui domande sono state accettate, mentre per altri 442 sono ancora in corso le procedure di riesame da parte di Agea e del Commissario straordinario. La parte restante di allevatori è rappresentata da quanti hanno azzerato il loro debito grazie alle sospensive o al versamento delle multe e dai pochi che hanno debiti inferiori ai 25mila euro. Il futuro Ora non resta che attendere la conclusione dell'iter legislativo del decreto milleproroghe per sapere come finirà questa ennesima vicenda legata alle quote latte. Con una certezza, di quote latte si parlerà ancora, almeno sino ad aprile 2015 quando finalmente saranno tolti i vincoli alla produzione di latte. Sperando che il rimedio non sia peggiore del male...ma questa è un'altra storia.


nel resto d'Italia, dove si guarda alla Lombardia come capofila nella produzione di latte. Certo è che in questi sei mesi il prezzo dei due principali formaggi italiani, il Parmigiano Reggiano e il Grana PadaRaggiunto un accordo in Lombar- di Coldiretti e Cia. Manca la firma no è cresciuto di circa il 20%. E dia che vede però forti contrapposi- di Confagricoltura che ha giudicato molti allevatori speravano che aninsoddisfacenti i termini dell'ac- che il prezzo del latte potesse crezioni fra le rappresentanze degli cordo. Proprio come accadde poco scere in uguale misura. A favore di allevatori più di sei mesi fa, ma a ruoli inver- un aumento più sostenuto del preztiti, quando fu invece Confagricol- zo c'è anche la favorevole congiunAgronotizie 285 - 17/02/2011 tura a siglare con Italatte un accor- tura sui mercati internazionali. La domanda mondiale di latte è in do giudicato insoddisfacente da Coldiretti. In base a quell'accordo, crescita e le scorte sono ai minimi e Gli allevatori dovranno aspettare il scaduto a dicembre, il latte veniva comunque già impegnate. Se ne è prossimo mese di luglio per riceve- pagato fra un minimo di 36,50 cen- parlato anche la scorsa settimana su Agronotizie, commentando l'andare 40,02 centesimi per ogni litro di tesimi e un massimo di 37,30. Il mento del mercato dei formaggi. nuovo accordo non è piaciuto latte venduto. Prima di allora doSpecchio fedele di questa situazione vranno accontentarsi di soli 39 cen- nemmeno all' OC Latteitalia è l'andamento del prezzo del latte (erede di Unalat) che lo giudica tesimi. E i soldi arriveranno a sesinsoddisfacente rispetto al mercato spot, quello venduto fuori dai consanta giorni dalla consegna delle attuale e alle sue prospettive di au- tratti commerciali la cui quotazione partite di latte. Questo, in sintesi, è puntualmente riportata dalla Cal'accordo raggiunto in Lombardia mento. mera di Commercio di Lodi. L'ultiper la definizione del prezzo del ma rilevazione riporta per fine genlatte sino a settembre. Un accordo naio punte di 41,5 centesimi, ma la parziale, perchè a firmarlo non c'è Assolatte (l'associazione delle indutendenza è quella di ulteriori auIl mercato strie lattiere), ma solo Italatte che menti. Almeno per il momento, per quanto importante (società del perchè resta sul mercato del latte Al di là delle continue divergenze gruppo Lactalis, nota con molti e una forte volatilità che rende che purtroppo animano il mondo noti marchi come Galbani, Inverquanto mai difficile fare previsioni. nizzi e Cademartori) non rappresen- agricolo, registriamo che il nuovo accordo rappresenta comunque un ta comunque la totalità del latte lombardo. In rappresentanza degli miglioramento rispetto al precedenallevatori troviamo poi solo le firme te. E vedremo che influenza avrà Ci vorrebbe un indice

Latte, quel prezzo che divide

L'intesa sul prezzo è stata siglata fra gli allevatori di Coldiretti e Cia e una tra le più importanti industrie lattiere 55

Una situazione, dunque, che rende sempre più problematico raggiungere un accordo sul prezzo che metta d'accordo allevatori e industrie. Un aiuto potrebbe venire dall'ormai antico progetto di legare il prezzo del latte ad un “paniere” composto dall'andamento dei costi delle materie prime per l'alimentazione degli animali e dal prezzo di mercato dei formaggi. Un progetto, questo dell'indicizzazione del prezzo, che risolverebbe molti problemi. Se ne parla da tempo, ma non si giunge mai ad una conclusione. Proprio come accade per l'unità delle rappresentanze agricole, da molti invocata ma solo a parole. Intanto le industrie del latte ringraziano...


I soldi degli allevatori Mentre il Milleproroghe continua la sua corsa contro il tempo per essere approvato prima della scadenza, il 'sistema allevatori' deve fare i conti con l'assenza di sostegni Agronotizie 286 - 24/02/2011 E adesso? Dopo lo stop al “Milleproroghe” promosso dal Quirinale e la sua nuova formulazione, il rinvio del pagamento delle multe latte, almeno per il momento, sembra riconfermato. Ma l'ultima parola sarà detta nel pomeriggio di sabato 26 febbraio, quando l'iter legislativo sarà completato. Sempre che si faccia in tempo, perché il decreto dovrà essere votato alla Camera e poi tornare al Senato dopo aver superato l'esame delle Commissioni. Insomma una vera e propria corsa a ostacoli. Si farà in tempo? La posta in palio è la decadenza del decreto legge e il suo annullamento. Se così fosse c'è da chiedersi quali saranno le conseguenze per gli allevatori che non hanno rispettato la scadenza del 31 dicembre 2010. Potranno risolvere il ritardo pagando una “mora”? O dovranno rinunciare al programma di rateizzazione e pagare tutto e subito? O si provvederà ad un nuovo rinvio? Ma inutile ora fare congetture, aspettiamo cosa accadrà sabato pomeriggio. Il sostegno all'Aia Intanto preoccupa l'assenza, prima e dopo lo stop al Milleprorghe, dei sostegni alle attività dell'Associazione italiana allevatori (Aia). E non si tratta solo di selezione e miglioramento genetico, pur importanti, ma di un articolato lavoro di controllo che riguarda tutta la filiera produttiva sia del latte, sia della carne. Ed è stravagante che mentre si porta avanti un forte impegno per avere etichette trasparenti, dove sia indicata l'origine dei prodotti, si tolgano risorse al mon-

do degli allevatori la cui associazione ha dato ampia dimostrazione di efficienza e professionalità nei suoi 60 e passa anni di attività. Oggi al sistema Aia fanno riferimento oltre 76mila allevamenti per un totale di capi bestiame che supera i 5 milioni. Quasi tutto il latte prodotto in Italia (circa l'80%) viene sottoposto a controlli nei 24 laboratori dell'associazione allevatori e i risultati di oltre 16 milioni di analisi sono utilizzati anche nei programmi di miglioramento e selezione. Un lavoro imponente realizzato anche grazie al contributo degli allevatori e al sostegno finanziario dello Stato. Un sostegno destinato a contrarsi anche in relazione alle difficoltà generate dalla crisi economica in atto e che ha indotto il “sistema allevatori” a mettere in atto già da tempo una profonda riorganizzazione interna, indirizzata a migliorare l'efficienza, comprimendo al contempo i costi. Riorganizzazione che per quanto efficace non risolve l'azzeramento delle coperture finanziarie alle attività dell'associazione allevatori che lo scorso anno hanno ancora potuto contare su un contributo di circa 65 milioni di euro. I commenti “Sono momenti particolarmente difficili - dichiara ino Andena presidente di Aia - per il sistema zootecnico nazionale. L’amarezza è ancora maggiore - aggiunge Andena - perché vediamo calpestata la dignità di un sistema che in prima persona si è messo in discussione decidendo di riorganizzarsi. E’ difficile frenare la delusione se pensiamo che a luglio 2010 la Conferenza Stato-Regioni ha validato il testo del Programma annuale dei controlli 2010 e successivamente reso operativo con DM, nel quale il processo di ristrutturazione approvato dal Sistema Allevatori è definito come funzionale agli obiettivi di efficienza ed efficacia raccomandati, considerando che tale percorso esige tempi di messa a punto ed 56

Per l'Associazione allevatori potrebbe defilarsi un grave problema se non saranno resi disponibili i finanziamenti alle attività di selezione e controllo degli allevamenti Fonte immagine: Poolie attuazione che tengono conto di vari aspetti, non ultime le specificità regionali.” Parole dure arrivano anche dal segretario generale della Fai-Cisl, Augusto Cianfoni, che “condanna senza reticenze i comportamenti irresponsabili di chi, insidiando il sistema associativo degli allevatori, sta costruendo un grave pregiudizio su tre mila posti di lavoro altamente specializzati.” Una situazione difficile che ha indotto la stessa Fai-CIsl, insieme ad altre sigle sindacali, ad indire uno sciopero nazionale di 8 ore per l'11 marzo.Le preoccupazioni degli allevatori sono approdate in Regione Lazio dove l'assessore all'Agricoltura, Angela Birindelli, ha annunciato l'aumento della cifra stanziata per il 2011 in favore del comparto zootecnico nazionale, che passa da 1,5 a 3 milioni di euro. Con queste risorse, ha affermato l'assessore, si conta di garantire la continuità dei servizi e dei controlli affidati all'Associazione allevatori. Una iniziativa lodevole anche per il significato, ma che non modifica il quadro della situazione. Gli allevatori, e i programmi di selezione e miglioramento genetico, attendono una risposta a livello nazionale. Potrà questa risposta venire dalla Conferenza Stato Regioni che si sta svolgendo a Roma mentre scriviamo queste righe? Non resta che aspettarne la conclusione.


Quote latte e Milleproroghe, tanto rumore per nulla La maggior parte degli allevatori ha saldato il debito in dicembre e il costo del rinvio delle multe riguarderebbe solo gli interessi maturati sino alla nuova scadenza Agronotizie 287 - 03/03/2011 E' deciso. La scadenza per pagare le rate delle multe latte slitta al 30 giugno. E' quanto prevede il comma 12-duodecies del “Milleproroghe” il cui testo ha superato l'ultimo passaggio alla Camera ed ora è legge dello Stato (legge 26 febbraio 2001, n.10). Una decisione sofferta e accompagnata da un coro di proteste come ormai è prassi quando si parla di quote latte. Decisione iniqua secondo Confagricoltura che si dice indignata della proroga.

ridotta a soli 5 milioni. Soldi per di più che verrebbero recuperati dai fondi destinati al sostegno di talune gravi patologie come l'assistenza ai malati oncologici. Un argomento che come intuibile ha gettato altra benzina sul fuoco delle polemiche.

Il “puzzle” delle rate

Ma come stanno realmente le cose? Proviamo a rimetterne insieme i “pezzi” fondamentali. Al rinvio, come anticipato anche da Agronotizie, sono interessati due gruppi di allevatori, al primo gruppo appartengono quelli che hanno aderito alla rateizzazione decisa nel 2003 e che oggi sono alle prese con la settima rata delle multe. Nel secondo gruppo (meno numeroso) troviamo gli allevatori che hanno approfittato Decisione grave per Coldiretti tanto della nuova “finestra” del 2009, con più che nello stesso provvedimento la quale si è offerta un'altra possibisono state escluse misure imporlità (pagando però gli interessi) di tanti come il sostegno alle attività rateizzare le multe. Per questi ultimi dell'associazione allevatori o il si tratta di pagare la prima rata del bonus gasolio. Ad alimentare le loro debito, che già era stato rinviapolemiche ha contribuito la ridda di to dal 30 giugno del 2010 al 31 ipotesi sui costi di questa proroga, dicembre dello scorso anno. Ora il prima valutata in 30 milioni e poi rinvio riguarda tutti gli allevatori, ma la decisione arriva solo adesso, a grande distanza dalla scadenza del 31 dicembre 2010, con il risultato che molti allevatori hanno già saldato il loro debito a fine anno. La gran parte (9.740) degli 11.326 allevatori Ora si teme che questo secondo rinvio delle multe del primo gruppo possa far scattare le sanzioni di Bruxelles nei con- ha così provveduto a pagare la fronti dell'Italia settima rata enFonte immagine: Joe Shlabotnik tro la scadenza 57

di fine anno. Una situazione analoga si è verificata per gli allevatori del “secondo gruppo”. Complessivamente si tratta di 232 allevatori dei quali solo una sessantina non avrebbero saldato a dicembre la loro prima rata. Preso atto che la maggior parte degli allevatori aveva pagato le rate entro dicembre, i conti sul costo della “operazione rinvio” sono così passati da 30 a 5 milioni di euro. A giugno, e mancano solo pochi mesi, tutti dovranno mettere mano al portafoglio e adempiere al pagamento, chi della settima e chi della prima rata. Dunque i costi dell'intera operazione andrebbero spostati non sul capitale (i cinque milioni), ma solo sugli interessi. Chi si è cimentato in questi calcoli afferma che il costo degli interessi si aggira sui 200mila euro. E a pagare dovrebbe essere lo Stato visto che per il primo gruppo (quelli della legge 119/2003) la rateizzazione non prevede costi per gli allevatori, che quindi non sono tenuti a pagare interessi. Per il secondo gruppo, che invece non gode di questa agevolazione, al costo della rata si dovrebbero aggiungere gli interessi che nel frattempo sono maturati. Interessi che in questo caso non peserebbero sui conti dello Stato. Bruxelles ci guarda Tanto rumore (e fatica) per nulla, o per poco, verrebbe da dire. Ma non la pensano così a Bruxelles dove già lo scorso anno non piacque la decisione di rinviare da giugno a dicembre il pagamento delle rate. Tanto che nello scorso ottobre è stata recapitata al ministero dell'Agricoltura una richiesta di chiarimenti da parte del Commissario Dacian Ciolos. La risposta italiana è partita solo da pochi giorni e vedremo se le spiegazioni saranno tali da evitare l'accusa di aver infranto le norme comunitarie. Incrociamo le dita, perché se infrazione c'è stata la prima volta c'è anche in questo secondo caso. E il conto potrebbe essere ben più salato degli interessi che il rinvio dei pagamenti ci è costato.


Prezzo del latte, servono nuove regole Le trattative si spostano in Lazio, dove si ripresentano le difficoltà nel trovare un accordo fra allevatori e industrie. E' tempo di ripensare ad un prezzo legato agli indici di mercato Agronotizie 289 - 16/03/2011 Sale il prezzo del petrolio, complice la difficile situazione nel Magreb, e cresce il prezzo del latte. E' sempre così, oro nero e oro bianco viaggiano a braccetto sui mercati. Non ci sono connessioni dirette fra questi due prodotti, ma è pur vero che il costo dell'energia si riflette su gran parte delle attività produttive, latte incluso. Così il prezzo del latte spot, quello venduto fuori dai contratti fra allevatori e industrie, è tornato a salire e sulla piazza di Lodi (che fa da riferimento per questo prodotto) si torna a parlare di oltre 43 centesimi al litro. In fermento anche il mercato dei formaggi. Il prezzo del Grana Padano, valido termometro del settore, è cresciuto rispetto ad un anno fa di quasi il 30%. Cresce il prezzo del latte, ma crescono anche i costi per produrlo. Un'occhiata al mercato del mais e della soia, componenti indispensabili dell'alimentazione della vacca, è sufficiente per capire cosa accade. Rispetto ad un anno fa il mais costa oltre il 70% in più

(circa 230 euro tonnellata) e la soia ha fatto un balzo in avanti di quasi il 40% (circa 550 euro tonnellata). Il risultato è che dare da mangiare alle vacche costa di più visto che il prezzo dei mangimi, stando ai calcoli della Coldiretti, è cresciuto del 17%. Il prezzo nel Lazio, in Toscana e in Campania

Costi in salita e mercato dei formaggi in ripresa dovrebbero essere gli ingredienti giusti per nuovi accordi fra allevatori e industrie del settore all'insegna di prezzi del latte più alti. Ma non è così. Poche settimane fa, in Lombardia, si è faticosamente raggiunto un accordo fra Coldiretti e Italatte (dunque un accordo parziale, che riguarda solo alcuni dei protagonisti della filiera, per quanto importanti) che ha fissato a 39 centesimi di euro il prezzo del litro di latte alla stalla. Aumenti modesti e non condivisi da altre rappresentanze agricole. Ora le difficoltà a raggiungere un accordo fra allevatori e industrie si ripresenta nel Lazio, con protagonista la Centrale del latte, che per gli allevatori di questa Regione è uno dei principali interlocutori. Le posizioni sono distanti, con gli allevatori che chiedono di allineare il prezzo alla nuova realtà di mercato, richieste che però non trovano ascolto. In segno di protesta gli allevatori hanno persino minacciato di gettare il latte nel Tevere. Minaccia che responsabilmente non è stata portata a termine, ma il problema prezzo è tutt'altro che risolto. Il Lazio rappresenta poco L'indicizzazione del prezzo del latte può essere una più del 3% della risposta alla volatilità del mercato del latte, sempre produzione di più globale 58

latte italiano e viene al sesto posto nella graduatoria delle regioni a vocazione lattiera della Penisola. Dal prezzo del latte dipende il futuro di oltre 1700 aziende e le decisioni che saranno prese nel Lazio condizioneranno gli analoghi accordi in scadenza in Toscana e in Campania. In queste due Regioni andranno in scadenza a fine aprile gli accordi sul prezzo del latte fissato a 39 centesimi al litro per la Toscana e a 40 centesimi per la Campania. E già si annuncia difficile trovare un punto di incontro nella nuova trattativa. Ci vuole un “indice” Ma perché, viene da chiedersi, tanta resistenza da parte delle industrie nell'accordare gli aumenti richiesti dagli allevatori? La forbice fra prezzo del latte e mercato dei formaggi si è allargato e sembra offrire spazi di manovra sufficienti ad aumenti che non assottigliano i margini, legittimi, delle industrie. Industrie che hanno tutto l'interesse a favorire una produzione nazionale di qualità, indispensabile per la produzione di formaggi Dop. Una qualità che va sostenuta concedendo agli allevatori un prezzo equo. A spaventare le industrie è la volatilità del mercato del latte, sempre più globale ed esposto ad ogni “refolo di vento” capace di agitare prezzi e tendenze. E spaventano i dati sulla produzione mondiale, tutti di segno più. Un ingrediente che potrebbe far scendere i prezzi se non ci sarà un aumento della domanda altrettanto consistente. Fissare un prezzo, per un anno o anche solo per alcuni mesi, è dunque difficile come dimostra l'assenza di accordi regionali e la difficoltà a raggiungere intese anche solo aziendali. Se il mercato è volatile, e tale resterà a detta di esperti ed economisti, non resta che allinearsi a queste mutate condizioni. Lo strumento c'è e si chiama indicizzazio-


ne del prezzo, se ne parla da anni ma senza giungere ad un risultato concreto. Un esempio, pur limitato ad una funzione di orientamento, lo si può consultare su Clal, dove è stato messo a punto uno strumento

di simulazione per calcolare il prezzo del latte. L'importante è fissare i parametri giusti che riconoscano ad ognuno, allevatori e industrie, un margine soddisfacente e il gioco è fatto. E' una nuova sfida e

come tale può nascondere qualche insidia. Sempre meglio dell'incertezza del presente e delle vecchie, superate, regole del gioco.

Parmalat insegna che il latte italiano vale di più Le vicende dell'azienda di Collecchio, contesa tra Francia e Italia, devono indurre ad una maggiore attenzione al Made in Italy Agronotizie 290 - 24/03/2011

Curiosa vicenda questa di Parmalat. Gioiello dell'agroalimentare prima, emblema dei crack poi, conteso vessillo del Made in Italy oggi. Guidata da Enrico Bondi che l'ha portata fuori dalle tormentate vicende del dopo Tanzi, l'azienda di Collecchio è ora di fronte ad importanti svolte che si concluderanno prima dell'estate, con l'assemblea degli azionisti. E sono in molti che a colpi di azioni vogliono prendere in mano le redini dell'azienda. Fra i contendenti alla “scalata” figuravano alcuni fondi esteri con un pacchetto di azioni importante, il 15% o poco più. Azioni che ora sono passate nelle mani del gruppo francese Lactalis, e nei cui forzieri era già presente il 14,3% delle azioni Parmalat. La multinazionale francese, che ha già forti interessi in Italia dove possiede marchi importanti, ha ora in mano oltre il 29% di Parmalat e si candida alla guida del gruppo. Fra gli azionisti “minori” si annoverano importanti nomi come Intesa San Paolo e Assogestioni e si è insistentemente ricordato il possibile coinvolgimento della famiglia Ferrero, il “cavaliere bianco” che potrebbe salvare l’italianità del gruppo Parmalat. Ma gli spazi di manovra

sembrano, al momento, limitati, e l’Italia corre il serio rischio di perdere un altro pezzo importante del “Made In Italy”. E così Coldiretti Lombardia invoca garanzie per il latte italiano visto che nelle mani francesi potrebbe finire il 10% del latte munto in Lombardia. La Cia chiede l’intervento del Governo perché “non si può assistere passivamente – ha dichiarato il presidente Giuseppe Politi – all’assalto dello straniero in questo importante settore”. E per il presidente di Copagri, Franco Verrascina, siamo di fronte al “saccheggio” del Made in Italy. Ma già in precedenza il possbile passaggio di Parmalat in mani francesi aveva suscitato l’attenzione del mondo politico, a iniziare dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che si era detto alla ricerca di strumenti legislativi capaci di mettere al riparo l’italianità da acquisizioni “ostili”. Vedremo se il decreto legge varato in estremis il 23 marzo potrà rimettere in gioco una cordata italiana. Una vicenda, questa di Parmalat, della quale si sono occupati tutti i media e chi volesse approfondire l'argomento non ha che l'imbarazzo della scelta, dal “Corriere della Sera”, a “Il Sole 24 Ore”. Molte indicazioni si possono trovare anche su “Corpo 8” di questa settimana, inutile dunque ripetere cose che si possono leggere ovunque.

e dei rapporti fra industrie e allevatori. Partiamo dal prezzo del latte, fermo al palo dei 39-40 centesimi al litro, immobilizzato dalle tensioni sui mercati internazionali, in balia di un difficile equilibrio fra produzione mondiale ed evoluzione dei consumi. E poi si aggiungono i venti della speculazione che soffiano sul latte come sulle altre commodities agricole. Non c'è da stupirsi se il prezzo del latte è “volatile”, cioè instabile e altalenante, volatilità che giustifica in qualche modo le resistenze delle industrie del latte nel negare ai produttori aumenti anche quando il mercato è in ripresa, come in questi mesi. La vicenda Parmalat dice però che il business del settore lattiero caseario, a dispetto di questa “volatilità” del latte, è assai allettante. In Italia vale poco meno di 22 miliardi di euro, ma di questo valore solo una parte modesta, appena il 23%, va nelle tasche degli allevatori. Alle industrie del latte resta la fetta più rilevante (41%) mentre il rimanente 36% è a vantaggio della distribuzione. Se lo squilibrio in favore di quest'ultima è evidente, la quota appannaggio delle industrie è significativa e da sola varrebbe a spiegare l'interesse verso l'acquisizione di un gruppo come Parmalat.

Il business del Made in Italy Ma c'è di più. Parmalat vuol dire produzione italiana e il “Made in Il mercato del latte Proviamo a osservare allora il qua- Italy” piace. Piace in molti settori dro d’insieme da un altro punto di come quello della moda e del vista, quello del mercato del latte fashion, tanto che solo pochi giorni 59


fa il marchio Bulgari è finito, senza che nessuno battesse ciglio, nelle mani del gruppo francese (sempre loro...) Lvhm. E piace anche il “sapore” dell'agroalimentare Made in Italy. Non è un caso se proprio Lactalis ha già fatto ampiamente shopping in Italia accaparrandosi marchi storici fra i quali Galbani, Invernizzi, Cademartori e Vallelata. Oggi anche Parmalat rischia di andare all'ombra della torre Eiffel, sempre che il decreto "antiscalate" varato il 23 marzo dal Governo non ribalti le carte. Ma il segnale è chiaro, il “Made in Italy” ha un forte richiamo e un valore intrinseco che non è ancora stato utilizzato appieno. Alla base di tutto c'è però il

latte delle vacche italiane, che va pagato per quel che vale. E i margini ci sono, lo dice la catena del valore. Magari riducendo lo squilibrio a vantaggio delle industrie e della distribuzione. Queste cose gli allevatori le sanno, ma forse è giunto il momento di “alzare la voce” e di far sentire di più il loro peso nelle trattative con le industrie. Poi occorre mettere mano ad una seria valorizzazione del Made in Italy agroalimentare sui mercati internazionali. Lo spazio c'è e se così non fosse fatichiamo a capire tanto affanno per acquisire il controllo di un'azienda lattiera il cui “appeal” è nel nome piuttosto che nei fatturati, per quanto migliorati sotto la guida

di Enrico Bondi. Che adesso si vorrebbe persino estromettere. Fondamentale il sostegno pubblico nella promozione del Made in Italy, ma non basta. Le industrie devono essere in grado di coordinare i loro sforzi e di attuare sinergie. E piacerebbe vedere la discesa in campo, con forza e convinzione, delle associazioni di settore, come Assolatte e Federalimentare. Perché i singoli difficilmente potranno avere risorse e competenze sufficienti. Con l'eccezione di qualche grande multinazionale. Magari francese. Che del “Made in Italy” valorizzerà solo quel che le conviene.

Prezzo del latte, la rivoluzione parte dal Piemonte Raggiunto l'accordo per il sistema indicizzato. Intesa siglata anche nel Lazio, ma seguendo gli schemi tradizionali Agronotizie 291 - 31/03/2011

ti per raggiungere questo risultato, con il quale è stata scritta “una pagina importante - ha detto lo stesso Sacchetto - per quel che concerne i rapporti all'interno del sistema lattiero caseario piemontese”. I termini dell'intesa

Finalmente per il stabilire il prezzo del latte si ricorre ad un indice che tiene conto dell'andamento del mercato e dei costi di produzione. Se ne parla da tempo e anche su Agronotizie a più riprese è stata sostenuta l'esigenza di ricorrere all'indicizzazione del prezzo del latte. Ora il prezzo potrà seguire gli andamenti del mercato e dare maggiori soddisfazioni a tutti, allevatori e industrie del settore. Avviene in Piemonte, regione che è solo al quarto posto (870mila tonnellate), nella produzione di latte, ma l'importante è che qualcuno abbia intrapreso questa via. Altri seguiranno, è solo questione di tempo. Nel raggiungere l'obiettivo un ruolo chiave è stato svolto dalla Regione Piemonte e dall'assessore all'Agricoltura, Claudio Sacchetto, che si sono adopera-

L'accordo si basa sull'impiego di un paniere composto da 15 voci fra le quali figurano quotazioni nazionali e internazionali di prodotti caseari ed elementi che entrano fra le voci di costo nella produzione del latte. A cadenza mensile l'Osservatorio sul mercato dei prodotti zootecnici dell'Università del Sacro Cuore di Piacenza provvederà all'aggiornamento dei dati che costituiscono il paniere e alla definizione del prezzo del latte. A garanzia del regolare andamento dell'accordo vigilerà una commissione paritetica che avrà il compito di monitorare il meccanismo di indicizzazione e decidere gli eventuali aggiornamenti che si rendessero necessari.

Il Piemonte si candida come capofila per l'indicizzazione del prezzo del latte alla stalla qualità valutati anche in base alla destinazione finale del latte. L'accordo entra in vigore il primo aprile ed è stato sottoscritto per la parte industriale da Inalpi e dal Caseificio Pugliese. Soddisfazione da parte di Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri (finalmente tutte insieme...) che hanno siglato l'accordo in rappresentanza degli allevatori. Il prezzo nel Lazio

Resta invece legato agli schemi Nel definire il prezzo finale del latte tradizionali l'accordo siglato nel Lazio con la mediazione delentrano poi in gioco parametri di 60


l'assessorato all'Agricoltura, guidato da Angela Birindelli, dove allevatori e industrie hanno fissato a 42 centesimi al litro il prezzo del latte. Prezzo che sale di un centesimo per il prodotto di alta qualità. E' uno dei prezzi più alti pagati in Italia, ma nonostante questo non rac-

coglie consensi unanimi, tanto che già si parla di una riapertura delle trattative nel prossimo agosto. E chissà che in quell'occasione anche il Lazio segua l'esempio del Piemonte. Ma la vera svolta la si attende dalla Lombardia, dove si produce quasi la metà del latte ita-

liano (4,3 milioni di tonnellate) e dove il prezzo è fermo sotto quota 40 centesimi al litro. Quando anche lì si passerà al prezzo indicizzato la “rivoluzione” potrà dirsi completata.

'Pacchetto latte', piovono le critiche delle associazioni Bruxelles - Dopo la presentazione della Commissione europea, il documento è all'esame del Parlamento e del Consiglio. E i giovani agricoltori del Ceja chiedono un 'atterraggio morbido' per i produttori dopo il 2015 Agronotizie 292 - 07/04/2011

di un meccanismo di "soft landing", di atterraggio morbido, per i produttori dopo il 2015, quando il sistema delle quote sarà definitivamente smantellato. Un'esigenza non recepita dal testo della Commissione, ma fatta propria dal Consiglio dei ministri agricoli e dal rapporto Nicholson.

Dopo la sua presentazione nel dicembre dello scorso anno, il "pacchetto latte" della Commissione europea è all'esame del Parlamento e del Consiglio.

Il principio più importante contenuto nelle proposte dell'Esecutivo è la necessità di agire per rafforzare il potere contrattuale dei produttori nella filiera attraverso l'aggregazione dell'offerta, anche interproPiovono critiche dalle associazioni fessionale. di categoria, Coordinamento Via Ma, come si legge nel rapporto Campesina e European Milk

icholson, il "pacchetto" non speBoard in testa. Con un documento cifica come fare in concreto per congiunto, le due organizzazioni distribuire meglio il valore aggiunto dei produttori hanno bollato come nelle varie fasi della catena, né si fa "insufficienti" per un reale rilancio accenno al ruolo della Grande didel settore sia le norme proposte stribuzione organizzata nelle orgadalla Commissione, sia gli emenda- nizzazioni interprofessionali. menti presentati dall'eurodeputato nordirlandese James Nicholson, rapporteur per il Parlamento. Gli ostacoli Perplessi anche i giovani Anche i giovani agricoltori del Ceja hanno espresso le loro perplessità presentando una piattaforma di richieste di modifica che prevedono innanzitutto l'adozione

Gli ostacoli di carattere tecnico da superare sono molti, ma l'impressione che si ricava dal dibattito di questi mesi è che senza interventi di sistema, cioè sulla filiera intera, l'applicazione pratica del principio del potere contrattuale rischia di avere effetti limitati e scontentare 61

Bruxelles, critiche dalle associazioni di categorie al pacchetto latte anche gli stessi produttori. Secondo il presidente della Commissione Agricoltura del Pe Paolo De Castro, il testo dell'esecutivo va emendato per "mettere in condizione i consorzi di tutela Dop e Igp di fare una reale programmazione dell'offerta, vincolare le Organizzazioni dei produttori ad avere un'effettiva disponibilità del prodotto, accentuare il carattere interprofessionale delle Organizzazioni". Anche il Consiglio sta lavorando su questo aspetto. Ma la spaccatura tra gli Stati membri - Italia e Francia da un lato, Germania e Regno Unito dall'altro - potrebbe impedire sviluppi concreti.


Multe latte, svanisce l'ultima speranza mirata solo a mettere sul chi va là le amministrazioni locali nei confronti di anomalie che potrebbero celare comportamenti anomali che meritano attenzione e ulteriori accertamenti. Nel comunicato di Agea, ricco di riferimenti normativi, si ricorda infatti che spetta a Regioni e Province autonome il compito di verificare la coerenza fra quantitativo di latte dichiarato e numero La vicenda non è nuova. Già tempo di vacche allevate. Ma ad Agea non fa i Carabinieri del Nac (nuclei Ca- sono mai giunte segnalazioni di rabinieri antifrodi) avevano messo in evidenza alcune discrepanze fra i dati dell’anagrafe bovina e le produzioni di latte dichiarate ai fini del conteggio dei limiti produttivi imposti dalle quote. Stando a questi accertamenti vi sarebbero meno vacche di quelle che risultano in Ci si preoccupa della italianità del latte, ma a rischio c'è il futuro delle attività e la produzione di latte sarebbe dunque inferiore rispetto a nostre stalle quella conteggiata ai fini delle quote. Dunque nessuna multa sarebbe Agronotizie 295 - 28/04/2011 dovuta. Questa almeno è la tesi sostenuta dai “cobas” del latte che chiedono l’azzeramento delle multe Chissà cosa ne pensa Enrico Bondi. Lo avevano nominato commise il riconteggio delle produzioni. sario straordinario di una Parmalat Una delegazione di allevatori ha portato questa richiesta all’attenzio- nel pieno della bufera. E magari ne di Agea (Agenzia per le eroga- qualcuno pensava persino che zioni in agricoltura) e del Commis- non ce l'avrebbe fatta a risollevare sario di Governo per le quote latte, le sorti del colosso del latte travolto Paolo Gulinelli. Ma la risposta del dai debiti e dallo scandalo. Eppure presidente di Agea, Dario Fruscio, dopo poco Parmalat ricominciava, non lascia molte speranze. “Il pre- lentamente, a macinare utili. Tanto che Enrico Bondi, dismesso il vestilievo - si legge nel comunicato di to di Commissario, indossava poco Agea - è calcolato sulle dichiaradopo quello di amministratore delezioni di commercializzazione di gato. E continuava a far crescere acquirenti e produttori basate esclusivamente su documenti fiscali il gruppo sino ad arrivare alla quo(fatture); le altre informazioni pre- tazione in borsa. Se ne è parlato senti nelle banche dati, come il nu- poco, ma quello raggiunto da Bondi mero di capi risultante nell'anagra- è stato un gran risultato. Passato quasi in silenzio, nonostante nella fe zootecnica, sono utilizzate solcassaforte di Parmalat si fosse tanto come elemento di riscontro raccolto un bel gruzzolo, circa 1,4 della coerenza del quantitativo di latte prodotto e fatturato da ciascu- miliardi di euro. Ci ha pensato la scadenza del mandato a Bondi a far na stalla in relazione ai capi pretornare Parmalat sotto i riflettori senti e idonei a produrre latte.” della cronaca, solo quella finanziaria però, più attenta a registrare i I controlli alle Regioni cambi nei vertici delle società. A nessuno era venuto in mente che Una funzione di riscontro, dunque, Le discrepanze fra produzione e anagrafe bovina lasciavano spazio a dubbi sulla correttezza dei calcoli. Ma nessuna segnalazione è mai giunta ad Agea

aziende con un numero di animali incompatibile rispetto alla produzione fatturata. E a sgombrare il campo dagli equivoci arriva anche la precisazione che solo a partire dalla campagna lattiera 2007/2008 l’anagrafe bovina ha assunto carattere certificatorio. Prima di questa data i “numeri” dell’anagrafe erano considerati “non completamente affidabili”. Anche le ultime speranze di evitare le multe sembrano così sfumare.

Più che a Parmalat pensiamo agli allevamenti

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Parmalat era nel frattempo diventata una bella azienda, un “buon partito” per possibili acquisizioni. Ci voleva Lactalis, colosso francese del settore lattiero caseario, per far capire agli italiani quanto valesse Parmalat. E da quel momento è stato tutto un fiorire di proposte e controproposte per evitare lo “scippo francese”, al grido di salviamo il Made in Italy. Appello tardivo e anche poco comprensibile. Parmalat, come la maggior parte dell'industria casearia italiana, ricorre a quote importanti di latte importato per far fronte alle richieste del mercato. Non serve la dichiarazione in etichetta per sapere che molto del latte a lunga conservazione consumato in Italia (e non solo quello...) proviene da vacche allevate Oltralpe e anche più in là, dove i prezzi sono più bassi. La contromossa E mentre in Italia ci si struggeva nel mettere insieme una cordata (sempre più sfilacciata) disponibile ad acquisire il controllo di Parmalat, ecco arrivare da Lactalis una contromossa inattesa, l'Opa, l'offerta pubblica di acquisto delle azioni Parmalat ad un prezzo assai allettante, oltre il 21% in più rispetto


alla quotazione media degli ultimi dodici mesi. L'obiettivo è il controllo totale di Parmalat, con una spesa complessiva di circa 4,5 miliardi di euro. on entriamo nei dettagli, ne sono pieni i quotidiani di questi giorni e chi ne volesse sapere di più può dare un'occhiata a “Corpo 8” in questo numero di Agronotizie.

Cademartori, Invernizzi, tanto per citare i marchi più noti.

In questa ipotesi Lactalis si troverebbe in una posizione dominante e c'è da chiedersi quale sarà il suo atteggiamento nei confronti degli allevatori italiani, quando sarà il momento di definire il prezzo del latte. Faticosamente in Lombardia (dove Lactalis è presente in modo Un gigante significativo) si è raggiunto un acFare previsioni è prematuro, anche cordo per fissare a 39 centesimi il prezzo di un litro di latte se appare sempre più probabile il (diventeranno 40,02 centesimi solo passaggio di Parmalat nell'orbita di a luglio). Poco, tant'è che alcune Lactalis. Che in questo caso diversigle sindacali hanno espresso forti rebbe il primo gruppo lattiero caseario d'Europa e un “gigante” critiche facendo anche mancare la propria firma. Con l'acquisizione di del settore in Italia, dove già ha fatto incetta (e nessuno se ne faceva Parmalat il potere contrattuale di cruccio...) di aziende come Galbani, Lactalis (già enorme, rispetto a quello degli allevatori) sarebbe an-

cora maggiore e la tentazione di giocare al ribasso sul prezzo del latte potrebbe prevalere. Ci vorrebbe Bondi Ma inutile adesso fasciarsi la testa. Gli allevatori, in ogni caso, farebbero bene a chiedere alle loro organizzazioni di attrezzarsi per fronteggiare una sfida che sarà comunque dura. Altro che dividersi su ogni cosa come ancora continuano a fare. Anche alla zootecnia italiana, in una crisi non meno devastante rispetto alla Parmalat del dopoTanzi, servirebbe una “guida” come quella di Enrico Bondi. Che avrà altro di cui occuparsi e che difficilmente accetterebbe. Peccato.

A Bruxelles la protesta degli allevatori L'obiettivo è quello di migliorare i contenuti del 'Pacchetto latte'. Presente anche una delegazione italiana Agronotizie 296 - 05/05/2011

A fine maggio il Parlamento europeo prenderà un decisione in merito alla relazione di James icholson a proposito della legislazione proposta dalla Commissione europea per il mercato del latte. E i motivi di preoccupazioni per quanto si andrà a decidere sono molti. Secondo i produttori di latte aderenti all'Emb (European milk board), i contenuti di questa proposta non sono tali da permettere un rafforzamento della posizione degli allevatori nei confronti del mercato. Per questo motivo gli allevatori hanno deciso di portare la loro protesta sotto le finestre del Parlamento Europeo, a Bruxelles, facendosi accompagnare da 14 Faironikas (una per ogni delegazione presente), i modelli di vacca a grandezza naturale. Presente alla

manifestazione anche una delegazione di allevatori italiani associati a Copagri e Apl (Associazione produttori latte della pianura padana). A parere di Roberto Cavaliere, membro del direttivo dell'Emb e responsabile nazionale del settore lattiero Gli allevatori si sono fatti accompagnare dalle Faicaseario di Copa- ronikas, i modelli di vacca a grandezza naturale gri, ci sono anco- Fonte immagine: Marco Papale ra buone possibilità per migliorare il pacchetto latte. latte e di allineare produzione e domanda. Dalla sede del ParlamenDa parte degli allevatori si teme in to gli allevatori hanno marciato particolare una nuova crisi del mer- verso la Commissione Europa per cato del latte verso la quale gli alle- manifestare il proprio dissenso nei vatori sarebbero privi di ogni dife- confronti delle posizioni liberiste del Commissario Karl de Gucht, sa. Fra le richieste portate avanti che a parere degli allevatori deldagli allevatori aderenti all'Emb figura la creazione di una struttura l'Emb portano vantaggi solo alle capace di monitorare il mercato del industrie di trasformazione. 63


Cresce il latte nel mondo stalle o vendere l’attività. Già qualche segnale di ripresa si era registrato durante l’ultima edizione della Fiera Internazionale del Bovino da Latte di Cremona, uno dei più importanti appuntamenti mondiali Agronotizie 298 - 19/05/2011 per il settore, che aveva visto crescere in modo esponenziale i visitatori esteri; un chiaro segnale del Le difficoltà per gli attori delle fifermento internazionale e soprattutliere lattiero-casearie nel mondo sono ancora elevate, soprattutto in to un grande stimolo per le imprese Paesi come l’Italia in cui l’eccellen- italiane per trovare nuove strade za del prodotto presuppone costi di commerciali. produzione molto elevati che ne garantiscano la qualità e la sicurez- E anche quest’anno la Fiera Interza. nazionale del Bovino da Latte si sta già preparando per la prossima Ciò nonostante, il settore si sta bat- edizione, in programma a Cremona dal 27 al 30 ottobre 2011; un tendo molto duramente contro la appuntamento da non mancare per crisi economica internazionale, anche se l’attuale prezzo del latte tutti gli operatori della filiera, perancora non soddisfa gli allevatori. ché sarà il posto in cui avere una E i risultati si stanno vedendo anche panoramica dettagliata del comparto da tutti i punti di vista: tecnologia livello mondiale, dove la produzione di latte è in aumento rispetto al 2010; tra i Paesi produttori, il territorio che sta mettendo a segno i risultati migliori da questo punto di vista è il Centro e il Sud America, La fragilità della filiera lattiero dove si registrano ottime perforcasearia al centro dell'incontro dei mance di Argentina (+16,56%), sindacati dell'agroalimentare Uruguay (+8,14%) e Brasile (+7%). Stabile la produzione in Italia ma resta l'incognita sull'evoluzione dei mercati internazionali. Dalla Fiera di Cremona le prime anticipazioni

Già si pensa alla prossima fiera di Cremona per fare il punto sulla co, genetico, politico, ed economico. E il confronto tra i protagonisti del settore non si ferma: si è appena concluso nella sala convegni della Fiera di Cremona l'incontro che le sigle sindacali di settore Fai, Flai e Uila hanno organizzato per portare avanti le loro proposte per risollevare il comparto, argomento del quale si occupa anche questo numero di Agronotizie.

Il latte italiano non sa fare 'sistema'

Bene anche l’Europa a 27 (+2,89%), la Nuova Zelanda (+3,21%) e gli USA (+2,19%), mentre gli unici segni negativi di rilievo arrivano da Paesi importatori come il Giappone (-3,4%) e Russia (-2,2%). Buone notizie, dunque, a livello globale. Sostanzialmente stabile anche la produzione in Italia, che nei primi mesi dell’anno ha segnato un comunque positivo +1,28%.

Agronotizie 298 - 19/05/2011

Solo una boccata d'ossigeno per sostenere le attività del sistema allevatori guidato da Aia (se ne parla anche su questo numero di Agronotizie), mentre la francese Lactalis è pronta a “bersi” Parmalat. Due vicende fra loro slegate, ma con in comune l'incerto futuro dei lavoratori impegnati nell'una e nell'altra. Quanto basta per far scendere in campo i sindacati del settore agroalimentare (Fai, Flai e Uila) che a Cremona hanno dato appuntamento al “gotha” del settore lattierocaseario. Ne è scaturito un incontro Segnali positivi affollato, complice la presenza del Il settore sta quindi rialzando len- ministro dell'Agricoltura, Saverio Romano, e del presidente della tamente la testa dopo le batoste degli ultimi anni, che hanno costret- Comagri del Parlamento europeo, Paolo De Castro, e dei tanti “big” to molti allevatori a chiudere le 64

Anche il mondo del latte sconta le divisioni del mondo agricolo del settore (impossibile ricordarli tutti) che hanno accolto l'invito dei sindacati per affrontare i temi caldi del momento. Si è così puntato il dito contro l'annosa difficoltà del settore di “fare sistema” che ha innescato un complicato rapporto


fra chi produce latte, chi lo trasforma e chi lo commercializza. La frammentazione del comparto non è stata sconfitta nemmeno dalle Organizzazioni dei Produttori, troppe volte tali solo sulla carta. E ora ci si trova a fare i conti con il “pacchetto qualità” e con il “pacchetto latte” che la Ue promuove e che affida ai contratti di filiera (e dunque alle forme organizzate dei produttori) un ruolo chiave. E così il latte italiano non solo è più fragile di fronte al mercato globale, ma rischia di essere escluso dai vantaggi di questi “pacchetti” o di coglierne solo una parte. Se la qualità non basta

a fronteggiare le emergenze. La qualità, infatti, non è bastata a scongiurare la chiusura delle stalle, il cui numero si è dimezzato dal 2000 ad oggi, passando da 75mila unità produttive a sole 40mila. Ma le stalle “professionali”, ha ricordato De Castro, sono assai meno, forse non più di 15mila. Le divisioni si pagano

Senza una strategia per il futuro altre aziende crolleranno sotto il peso del mercato. La parola d'ordine scaturita dal convegno di Cremona è allora “fare sistema” con un progetto di filiera dove si incontrino produzione, trasformazione e lavoro per valorizzare al meglio le nostre Basterà la qualità evocata dal mini- produzioni. Facile a dirsi, un po' stro Romano a mettere in sicurezza meno a tradursi in concreto. Anche il convegno di Cremona si è perceil latte italiano dalle difficoltà del mercato? Le convinzioni del mini- pita l'incomunicabilità che ancora stro vacillano di fronte alla consta- affligge i sindacati agricoli. Non a tazione che i pur ottimi requisiti del caso sono stati i sindacati dei lavonostro latte non sono valsi ad oggi ratori (uniti) e non quelli agricoli

(divisi), ad organizzare il podio cremonese dal quale lanciare l'appello per il salvataggio del latte. Difficile con queste premesse immaginarsi una svolta nelle strategie per il settore lattiero o più in generale nella politica agricola. Di una svolta c'è invece grande bisogno. Dietro l'angolo All'orizzonte c'è la riforma della Pac e poi, nel 2015, con l'azzeramento delle quote latte, il mercato sarà definitivamente libero. Proprio ora che negli Usa stanno pensando ad introdurre le quote come mezzo per superare la volatilità del prezzo del latte. Ma indietro non si torna, ha ribadito anche De Castro. Bisogna prepararsi allora al dopoquote finché siamo in tempo. E se Parmalat parlerà francese, come probabile, ci sarà da vigilare. Per il latte italiano e per la sorte dei lavoratori.

L'esattore bussa alla porta degli allevatori Proteste e polemiche dopo la consegna delle prime cartelle esattoriali con le multe per il troppo latte prodotto. E siamo solo agli inizi Agronotizie 299 - 26/05/2011

Dopo tanto parlarne, ecco arrivare le cartelle esattoriali destinate a chi non è in regola con il pagamento delle multe latte. I destinatari sono gli allevatori che pur avendo prodotto più latte del dovuto non hanno aderito ai programmi di rateizzazione e che non hanno ricorsi in sospeso. I loro debiti sono oggi “esigibili” ed Agea ha affidato agli esattori di Equitalia il compito di notificare gli importi delle multe consegnando le cartelle di pagamento, anticamera di una possibile ipoteca o del pignoramento dei beni. E con la consegna di una delle prime cartelle esattoriali, puntuale, è scattata la polemica. A farne le spese è stato un esattore di Equitalia

che, riportano le cronache di questi giorni, è stato persino “sequestrato” dagli allevatori ai quali aveva notificato la multa. Certo, gli animi sono accesi e l’entità della cartella esattoriale consegnata, 587mila euro (ma in arrivo ce ne sarebbero anche di più pesanti), suona come una condanna alla chiusura della stalla. Ma certi comGli allevatori non in regola con le portamenti non possono trovare quote insistono nel considerare giustificazione. errati i calcoli sulla produzione italiana di latte La rabbia, il torto e la ragione Fonte immagine: joe shlabotnik Sebbene ingiustificabile, c’è da chiedersi però dove nasca tanta “rabbia”. Occorre allora un breve “riassunto” delle ultime tappe di questa lunga e tormentata vicenda delle quote latte. Partiamo allora dalla legge 33/2009, con la quale si è data agli allevatori la possibilità di ottenere un aumento gratuito della quota a fronte dell’impegno a pagare le multe in forma rateizzata. Una proposta alla quale non tutti gli 65

allevatori hanno aderito, e la cui efficacia ha sofferto del continuo rinvio delle scadenze (prima il 31 dicembre 2010 e poi il 30 giugno di quest’anno, ormai alle porte). Mentre gli allevatori erano alle prese con la scelta se aderire o meno alla proposta di rateizzazione, dai Nac (nucleo dei Carabinieri che fa capo al ministero dell'Agricoltura) uscivano i risultati di una indagine che metteva in dubbio i "numeri" della


produzione di latte. L'Italia, si potrebbe desumere dalla relazione dei Nac, avrebbe prodotto meno latte rispetto a quanto risulta ufficialmente. Dunque non avrebbe mai superato i vincoli imposti dalla Ue e nessuna multa, di conseguenza, sarebbe dovuta. I “numeri” sono corretti Questa "interpretazione" dell'inda-

gine dei Nac, benché confutata a più riprese da Agea, è presto divenuta la nuova bandiera degli allevatori “irriducibili”, che si sentono legittimati a produrre quanto vogliono e a non pagare multe. Intanto sono in arrivo circa 600 cartelle esattoriali anche con importi milionari. Insomma, benzina sul fuoco che il ministro dell’Agricoltura sarà chiamato a spegnere. Saverio Romano si è già detto più possibili-

sta rispetto al suo predecessore, Giancarlo Galan, ma come quest’ultimo è tuttavia deciso a far rispettare le regole e dunque a far pagare il dovuto. Difficile trovare un punto di equilibrio. C'è chi ipotizza come soluzione l'apertura di una nuova rateizzazione (sarebbe la terza e non mancherebbero le critiche). E sempre che Bruxelles non si metta di traverso.

Quote latte e multe, incubo (quasi) finito Per il secondo anno la produzione italiana di latte è rimasta nei limiti imposti dalla Ue. Resta il nodo delle multe pregresse Agronotizie 300 - 01/06/2011

ne delle restituzioni come la volontà di “perseguire l’obiettivo di far pervenire il massimo sostegno alle aziende che producono latte in un momento di particolare criticità”. Per raggiungere questo risultato Agea ha accelerato i Agea ha accelerato i calcoli consentendo un'anticitempi per il pazione dei rimborsi agli allevatori calcolo delle Fonte immagine: George Donnelly quantità di latte vendute, cosa che ha consentito non solo di scio - conferma, anche in questa anticipare le restituzioni, ma di evi- circostanza, la sua vicinanza e la sua solidarietà, nei termini possibili tare al contempo la trattenuta (che viene operata dagli acquirenti) e leciti, alle condizioni, in questa della quota di prelievo mensile del fase particolarmente tesa, sia finanmese di marzo, in scadenza a mag- ziarie che di margine economico di gio. In questo modo gli allevatori tale categoria.” già dal mese di marzo hanno potuto percepire per intero il corrispetti- on per tutti vo del latte venduto senza essere penalizzati dalle trattenute. I vanL'incubo quote non è però finito per taggi, sottolinea Agea in suo comututti. Restano da pagare le multe nicato, non si fermano agli allevatomaturate negli anni precedenti ri, ma si estendono agli acquirenti che molti allevatori stanno pagando che hanno così la possibilità di a rate dopo aver aderito ad una delsvincolare le fideiussioni loro prele due opportunità di rateizzazione state a garanzia delle somme trattesancite prima dalla legge 119 del nute ai produttori. 2003 e poi con la più recente legge

Nessuna multa per gli allevatori che hanno prodotto più latte rispetto alla loro quota individuale. Per il secondo anno, infatti, l'Italia non ha superato il tetto produttivo imposto dalla Ue con il regime delle quote latte. Per l'annata lattiero casearia 2010-2011 (che si è conclusa il 31 marzo di quest'anno) la produzione complessiva di latte si è fermata a quota 10,61 milioni di tonnellate, 266mila tonnellate in meno rispetto alla quota nazionale, salita a 10,87 milioni di tonnellate dopo l'aumento ottenuto nel 2009 dall'allora ministro dell'Agricoltura, Luca Zaia. A rendere noti i dati produttivi è Agea, che ha così confermato non solo l'assenza di multe a carico dei produttori, ma anche la restituzione delle somme trattenute in attesa della conclusione dell'annata lattiero casearia. La restituzione delle trattenute di legge, ha tenuto a segnalare Agea, sarebbe dovuta avvenire più avanti, entro il 31 agosto, ma si è preferito anticipare i tempi in considerazione delle difficoltà che da tempo incontrano gli allevamenti di bovine da latte. Il “La sollecitudine e l’attenzione di presidente di Agea, Dario Fruscio, Agea verso il mondo della produha commentato questa anticipazio- zione del latte - ha dichiarato Fru66

33/99. In sospeso, infine, resta la difficile posizione di alcune centinaia di allevatori (poco più di 600)


che di rate e multe non vogliono sentirne parlare. Il loro debito con l'erario è diventato in molti casi esigibile e sono arrivate le prime cartelle esattoriali, con l'inevitabile coro di proteste delle quali si è occupato anche Agronotizie la scorsa settimana. I debiti contratti con l'erario raggiungono in qualche caso cifre milionarie. on sarà

semplice mettere d'accordo il rispetto della legge e il salvataggio di queste aziende, altrimenti a rischio chiusura. Un problema che non è sfuggito al presidente di Agea che a questo proposito ha auspicato “che attraverso iniziative e fatti veramente concludenti si possa giungere su un terreno di maggior dialogo che tenda a risolvere le

condizioni di esasperazione in cui tale categoria produttiva si ritiene sia stata posta. Ferma restando la cornice articolata e complessa delle disposizioni normative nazionali e regolamentari europee che disciplinano la materia oggetto di così radicale contrapposizione.”

Quote latte e multe, sono questi i numeri Agronotizie ha chiesto ad Agea di fare il punto della situazione in vista delle prossime scadenze

delle multe dovute alla Ue? E a partire da quale anno?

“L’Italia - ci ha risposto Gianluca Marchi - ha pagato 1.870 milioni di euro per le campagne 1988/89 – 1992/93, posti a carico dell’erario. Mancano ormai pochi giorni al 30 Per le campagne 1995/96 - 2008/09 giugno, data ultima (dopo due rinvii l’importo pagato alla UE ammonta decisi fra molte polemiche) per a 2.537 milioni di euro, di cui 2.268 pagare le rate dovute dagli allevato- sono stati imputati ai produttori. Di ri che hanno prodotto più latte riquesti ne sono stati riscossi 230 e spetto alla propria quota produttiva. rateizzati, con la legge 119/2003, In questi giorni sono anche arrivate altri 346 (in corso di versamento). le prime cartelle esattoriali all'indirizzo dei produttori le cui multe Agea ha recentemente affidato a sono diventate esigibili. Altri alleEquitalia il compito della riscosvatori, invece, sono ancora in attesa sione delle multe latte divenute di conoscere se e quanto dovranno “esigibili”. Quanti sono gli allevapagare quando le sospensive ancora tori in questa condizione e qual è in atto avranno una risposta. Un l’importo complessivo di queste tema “caldo”, dunque, questo delle multe? Inoltre quali sono gli anni multe e a volte c'è confusione sui ai quali queste multe si riferisco“numeri” di questa lunga e tormenno? tata vicenda delle quote latte. Per cercare di fare chiarezza Agronotizie si è rivolta alla “fonte”, cioè ad “La legge 33/2009 - precisa Marchi Agea (Agenzia per le erogazioni in - ha previsto una ulteriore possibiliagricoltura), rivolgendo al respon- tà di rateizzare tutte le somme dosabile dell'ufficio stampa, Gianluca vute. A 2.581 produttori sono state Marchi, alcune domande. Eccole. intimate le somme esigibili, per un importo di 854 milioni di euro, riferiti a tutte le campagne imputate. Per la campagna lattiero casearia Agea ha attivato la riscossione da 2010/2011, così come per quella parte di Equitalia per circa 59 miprecedente, l’Italia non ha supe- lioni di euro, riferiti a 624 produttorato la quota latte nazionale fissa- ri che non hanno richiesto la rateizta dalla Ue. Resta però aperto il zazione ed a 40 produttori che hanproblema delle multe per il passa- no avuto la richiesta respinta per to: quale è l’entità complessiva Agronotizie 3302 - 16/06/2011

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non aver raggiunto la soglia minima rateizzabile prevista dalla legge di 25.000 euro. A breve è da definire la posizione di 1.041 produttori che hanno richiesto la rateizzazione di 452 milioni di euro, ma non hanno sottoscritto nei termini il contratto loro proposto.” Con il 30 giugno scade la seconda proroga per pagare le rate stabilite dalle due leggi citate. Qual è l’importo delle multe a questa scadenza e quanti sono gli allevatori interessati? “Per quanto riguarda la settima rata - puntualizza Marchi - stabilita dalla legge 119/2003, 10.096 produttori hanno già versato l’importo dovuto (19 milioni), mentre 1.231 produttori devono ancora provvedere al versamento di circa 5 milioni. Per quanto riguarda la rateizzazione della legge 33/2009, hanno sottoscritto il contratto 329 produttori. L’importo della prima rata ancora da versare ammonta a 2,7 milioni, ma per 255 di loro è in scadenza alla stessa data anche il versamento della seconda rata, pari a circa 5 milioni.”


C'è un contratto nel futuro del latte europeo squilibrio fra produttori e industrie del settore in quanto a potere contrattuale, gli allevatori devono essere messi nelle condizioni di aderire ad organizzazioni dei produttori (OP) attraverso le quali devono essere negoziate le vendite di latte. Il compito delle OP sarà quelAgronotizie 304 - 30/06/2011 lo di garantire che agli allevatori vada una più equa ripartizione del Misure per l’agricoltura delle regio- prezzo pagato dai consumatori, ni ultra-periferiche, interventi per le indispensabile per coprire l’aumenisole minori del Mar Egeo, abroga- to dei costi e l’aumento della dozione di norme obsolete. Questi manda di latte. alcuni dei temi in discussione alla Commissione Agricoltura e Svilup- Serve un contratto po Rurale del Parlamento europeo nella seduta del 27 giugno. Senza Tutto il latte commercializzato donulla togliere a questi argomenti, il vrà essere oggetto di un contratto “clou” della giornata si è tutto conscritto nel quale, prima della consecentrato nella approvazione del gna, sia indicato il prezzo del latte progetto di relazione (relatore Japer un periodo di almeno 12 mesi. mes icholson), che ha per titolo Volumi di produzione e prezzi medi “Modifica del regolamento (CE) n. pagati dal primo acquirente (in pra1234/2007 del Consiglio per quanto tica le industrie del latte e i caseifiriguarda i rapporti contrattuali ci) dovranno essere dichiarati con nel settore del latte e dei prodotti cadenza mensile. Questi “numeri” lattiero-caseari.” Tradotto dal serviranno per il lavoro di una “burocratese” europeo, si tratta del“Agenzia di monitoraggio” (è la importante proposta con la quale questa una richiesta degli eurodepusi vogliono creare le premesse per tati) che avrà il compito di segnalaconsentire agli allevatori di percere con tempestività eventuali squilipire un prezzo più equo per il bri nel mercato del latte. latte prodotto. Per correggere lo Procede al Parlamento Ue la discussione sull'obbligatorietà dei rapporti contrattuali fra allevatori e industrie. Avanza il progetto di tenere sotto controllo la produzione dei formaggi Dop

per i piccoli produttori, la possibilità di controllare l’offerta potrebbe essere una risposta concreta alle ricorrenti crisi di mercato dei nostri principali formaggi, Parmigiano Reggiano e Grana Padano in testa. Si tratta solo di una prima serie di proposte (che la Comagri ha approvato con 34 voti favorevoli e tre contrari), alle quali potranno aggiungersene altre prima che si concluda l’iter legislativo, quando la relazione sarà messa ai voti, entro la fine dell’anno, dal Parlamento europeo. I pareri

La relazione approvata da Comagri raccoglie intanto il favore di Confagricoltura dell’Emilia-Romagna che saluta con soddisfazione la presa di coscienza da parte del Parlamento europeo della necessità di un riequilibrio dei rapporti di filiera. Un passo importante, lo ha definito Roberto Cavaliere, responsabile del settore lattiero caseario di Copagri, che a proposito della programmazione delle produzioni Dop e Igp ha invitato i Consorzi di tutela a svolgere al meglio il loro compito che è anche quello di vigilare sulle troppe truffe. Apprezzamento è giunto da parte delle centrali cooperative che vedono accolte molte delle loro richieste, in particolare per quanto riguarda la programmazione produttiva dei formaggi a marchio. Resta però sullo sfondo, a parere di Maurizio Gardini, presidente di Fedagri Confcoopertaive, Offerta sotto la necessità di chiarire il ruolo controllo delle OP e le loro funzioni. "Le OP - sostiene Gardini - devono essere Non meno imimprese a tutti gli effetti e per far portante la proquesto devono vendere il prodotto posta di un sistedei propri soci, altrimenti gli allema di gestione vatori rimarranno sempre relegati dell’offerta per i nel ruolo di meri fornitori di mateprodotti lattiero ria prima senza possibilità alcuna caseari che posdi poter aggiungere valore ai loro sono fregiarsi di prodotti". Ora bisogna attendere un marchio Dop cosa dirà il Parlamento Ue quando o Igp. Pur se con Ora bisogna attendere la discussione in “Plenaria” il vincolo di evi- in sede di “Plenaria” procederà alla approvazione definitiva della proe l'approvazione definitiva che si prevede per il tare distorsioni tardo autunno (nella foto il palazzo Berlaymont, a della concorrenza posta. Bruxelles) Fonte immagine: Tiseb o penalizzazioni 68


Quote latte e multe, l'infinito tira e molla

ni di pagamento non si passi alle “trattenute alla fonte”, con una sorta di compensazione fra multe dovute e sostegni elargiti. Una strada però già abbandonata in passato.

della manovra. Al coro di proteste risponde una precisazione del ministero dell'Agricoltura nella quale si legge che le norme inserite nel decreto legge del 30 giugno non interrompono l'azione di recupero delle multe già avviate da EquiAgronotizie 305 - 05/07/2011 talia. In pratica, precisa il ministero, le cartelle esattoriali saranno trasfeCi si aspettava una terza opportuni- rite ad Agea, che dovrà provvedere tà di rateizzare le multe latte. Que- al recupero dei crediti. Una decisioste almeno le conclusioni alle quali ne presa in considerazione che Agegli osservatori erano giunti dopo le a, essendo “organo pagatore naziodichiarazioni del ministro dell'Agri- nale”, costituisce l'ente competente nel settore agricolo e lattiero caseacoltura, Saverio Romano, che si era detto pronto a trovare una solu- rio. zione al problema. Poi è arrivato il commissariamento di Agea, istitu- Il compito di Agea zione che fra i suoi compiti annovera quello della verifica delle quote Ora si tratta di vedere se Agea è in latte e del calcolo delle multe. E grado di allargarsi dal pagamento poco dopo la decisione, contenuta delle provvidenze per l'agricoltura nelle pieghe della recente manovra alla riscossione dei crediti. Le prefinanziaria, di sospendere il man- messe non sembrano le migliori dato ad Equitalia per la riscossione dopo la cura dimagrante imposta delle multe divenute esigibili. Molti af Agea dai tagli al finanziamento hanno interpretato questi due fatti pubblico e la conseguente riduziocome la risposta del ministro Rone del personale. Senza dimenticare mano al problema delle multe. che Agea è “attrezzata” per diAltro che rateizzazione, in pratica stribuire soldi e non per riscuoun rinvio “sine die” ai debiti degli terne. A meno che dalle ingiunzioallevatori non in regola con il regime delle quote.

Chi paga e chi no

2elle pieghe della manovra di bilancio arriva lo stop ad Equitalia per le riscossioni. Ma Bruxelles pone dei paletti e il Quirinale chiede lumi

Coro di proteste Immediate le prese di posizione contro questa eventualità. “Un provvedimento che ormai prelude ad un condono tombale – ha detto il presidente di Cia, Giuseppe Politi che premia i furbi delle quote latte”. Una difesa di casta a discapito della maggioranza degli allevatori onesti, si legge in un documento di Confeuro. Una beffa per gli allevatori onesti, afferma il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi. E' ancora Guidi, insieme al suo vice Antonio Piva, che affida ad un comunicato il compito di chiedere al Governo lo stralcio del provvedimento sulle quote latte dal corpo

Pare proprio che gli “irriducubili” delle quote latte possano tirare un sospiro di sollievo. Anche se c'è da registrare la presa di posizione del Quirinale che proprio sul tema delle quote latte ha chiesto un chiarimento prima di dare il via libera al decreto legge. La risposta è giunta dal ministro Giulio Tremonti con la precisazione che la riscossione delle multe sarà assicurata dalle ingiunzioni di pagamento. Ricordiamo che ad essere coinvolti nelle iscrizioni a ruolo sono (meglio dire erano?) 664 allevatori ai quali è chiesto il pagamento di 59 milioni di euro. Per i circa 12mila allevatori che invece hanno deciso di pagare il debito, anche se a rate, non resta che mettere mano al portafoglio, cosa che in molti già hanno fatto. Altri ancora hanno da tempo regolarizzato la loro posizione, sia pagando le multe sia acquistando quote (che oggi non valgono più nulla, o quasi...). Altri ancora, e non sono pochi, attendono che la loro posizione sia chiarita.

Quote latte, tutti colpevoli Alcuni allevatori sono stati condannati dal Tribunale di Milano. Ma le responsabilità non riguardano solo i produttori di latte

decisioni della quarta sezione penale del Tribunale di Milano riguardano nel complesso una quindicina di allevatori ai quali è stato contestato il reato di truffa e che dovranno risarcire quanto dovuto Agronotizie 315 - 06/10/2011 (si parla di 30 milioni di euro da restituire ad Agea). Senza contare i risarcimenti per le parti civili, fra le Rieccole le quote latte. E questa quali Coldiretti e Confagricoltura. volta non ci sono solo le multe da Inutile entrare nei dettagli della pagare, ma bisogna fare i conti con vicenda della quale si sono occupale sentenze di condanna inflitte agli ti molti quotidiani (La Stampa, allevatori dal Tribunale di Milano. Corriere della Sera, Giornale, per Con pene anche molto severe, citarne alcuni) ai quali rimandiamo come i cinque anni e mezzo di re- per chi volesse conoscere i nomi clusione inflitti ad uno degli alleva- delle persone coinvolte. Non è di tori coinvolti nella vicenda. Le questo che ci vogliamo occupare. E 69


nemmeno esprimere giudizi, a quelli ci pensa la magistratura, che già per episodi analoghi di qualche anno fa, a Torino, aveva emesso sentenze di condanna a carico degli allevatori. Analogo anche in quel caso il “modus operandi” per evitare le multe. Un meccanismo peraltro non complicato. Ci si affidava a cooperative “compiacenti” (o appositamente create) che in qualità di primi acquirenti del latte avrebbero dovuto applicare le multe e versarle ad Agea. Cosa che ovviamente non avveniva. E il giudice chiamato a valutare l'operato di questi allevatori e responsabili di cooperative ha applicato la legge e condannato. Con il plauso di Coldiretti che all'indomani della sentenza del tribunale di Milano ha affidato ad un comunicato il compito di dire “giustizia è fatta”, aggiungendo subito dopo che è “triste per quei produttori che si sono lasciati trascinare in questa vicenda”. “Una sentenza epocale” ha fatto eco Confagricoltura. Ma a dire il vero, una sentenza analoga, lo abbiamo detto, già era venuta dal tribunale di Torino, con un giudizio che in quel caso riguardava fra agli altri l'ex europarlamentare leghista Giovanni Robusti, che i più attenti alle vicende del latte ricorderanno alla guida degli allevatori quando nel gennaio del 1997 bloccarono con i loro trattori l'aeroporto di Linate.

tombola natalizia e i dati produttivi alle estrazioni del lotto. Con un susseguirsi interminabile di ricorsi ai Tar da parte di molti allevatori. Solo una manciata di mesi fa un'indagine dei Carabinieri metteva di nuovo in dubbio dati e produzioni delle vacche italiane. Poi il dubbio è rientrato, ma serve a ricordare quanta confusione su questo argomento è regnata per tanto, troppo, tempo. Con tanta amarezza per quegli allevatori, e sono la maggior parte, che nel frattempo si sono messi in regola magari indebitandosi per acquistare quote.

pre a malapena il 50% del consumo di latte in Italia, quando ad altri Paesi era concesso di produrre il doppio o il triplo delle proprie necessità. Ma si sa, non è da oggi che la politica italiana è disattenta nei confronti delle “cose” agricole. In questa contorta e confusa situazione molti allevatori hanno pensato, a torto evidentemente, di poter fare a modo loro. E sono stati condannati. Spiace però che non possano esserci giudizi per chi, avendo responsabilità in campo agricolo, ha lasciato che la vicenda quote latte potesse trasformarsi in un inestricabile groviglio. Nessun tribunale potrà esprimersi, illeciti non ce ne sono. Ma ad emettere un giudizio potrebbero essere tutti gli allevatoIl peccato originale ri, quelli che si sono indebitati per mettersi in regola e quelli che, sbaE su tutto resta il “peccato origina- gliando, hanno cercato altre vie. E le”, aver accettato supinamente, nel sulla sentenza ci sono pochi dubbi. 1984, quando le quote latte nacque- Tutti colpevoli. ro, una quota produttiva che co-

Cremona, protagoniste le vacche e la Pac Il dibattito su quote e multe che in passato animava la fiera è stato sostituito dalle preoccupazioni sulla riforma proposta da Bruxelles Agronotizie 319 - 03/11/2011

Le multe e le proteste Già, le proteste, ormai solo un ricordo. Perché in quegli anni, dopo aver per lungo tempo illuso gli allevatori che le quote e le multe non sarebbero mai state un loro problema, arrivò la doccia fredda. Bruxelles passava all'incasso facendo piazza pulita del “bacino unico” con il quale l'Italia aveva salvato gli allevatori dalle multe (facendole però pagare a tutti gli italiani...). Aiuto indebito, sentenziò Bruxelles, e si passò alle quote produttive individuali. Ma i conti per molti anni non sono tornati, il numero delle vacche assomigliava alla

Bovine da latte di alta genealogia, tecnologie all'avanguardia per le stalle e per gli allevamenti suini, un folla di visitatori da tutta Italia e dall'estero. Ecco i principali ingredienti che hanno decretato il successo della 66esima edizione della fiera internazionale del bovino da latte di Cremona, che si è svolta contemporaneamente a Italpig ed Expocasearia, ospitate anch'esse in contemporanea nel quartiere fieristico cremonese. E poi un fitto calendario di incontri, dibattiti, meeting e tavole rotonde, e fra i tanti la ottava edizione degli Stati generali del latte, l'evento clou della manifestazione. Ma differenza degli anni passati questa volta 70

non si è parlato di quote latte e multe. A preoccupare gli allevatori sono ora le proposte di riforma della Pac che la Commissione ha presentato a Bruxelles. Proposte “senza anima” le ha definite il ministro dell'Agricoltura, Saverio Romano, intervenendo all'incontro di Cremona, aggiungendo che “la riforma disincentiva la produzione e allontana dalle campagne.” Ed ecco la proposta italiana, il trasferimento del greening (il sostegno alla non coltivazione per una presunta tutela ambientale) sul secondo pilastro. Sarà questa la modifica che il ministro Romano pre-


senterà il 18 novembre al Commissario Dacian Ciolos. L'obiettivo è quello di lasciare ai singoli paesi il compito di stabilire i criteri con i quali sostenere le politiche di tutela ambientale. Vedremo come sarà accolta questa proposta italiana.

questo argomento si è soffermato Guidi chiedendo più attenzione all'agricoltura nella riforma dell'Ice. Sulla stessa lunghezza d'onda il vicepresidente di Confagricoltura, Antonio Piva (che è anche il presidente di CremonaFiere), il quale ha tenuto a sottolineare il ruolo del latte italiano quale “ingrediente” Sempre divisi del successo all'estero delle nostre Il ministro Romano incontrerà Cio- eccellenze casearie. los all'indomani dello svolgimento degli Stati Generali dell'agricoltu- Export, via di uscita ra che si volgeranno sempre a Cremona l'11 e il 12 novembre. E da Che l'export debba essere la parola Cremona il ministro Romano ha d'ordine per affrontare il futuro è lanciato un appello. “Per vincere il emerso dalle evidenze sui consumi negoziato Pac - ha sostenuto Roma- interni, oggetto dell'intervento di no - le organizzazioni professionali Roberto Fiammenghi, di Coop Italia. Quando a fine anno saranno dovranno sottoscrivere un docutirate le somme sull'andamento dei mento unitario e condiviso.” Sarà consumi di prodotti agroalimentari, possibile? Agli Stati Generali del latte la posizione defilata di Coldi- ha ricordato Fiammneghi, si avrà retti lascia capire che l'impresa non infatti la conferma di una contrasarà poi così facile. Intanto il presi- zione del mercato interno di circa dente di Confagricoltura, Mario l'1,5%. La crescita sarà dunque Guidi, ha assicurato la disponibilità affidata al solo export. Ma il sud della sua organizzazione. E per dell'Europa, ha affermato Paolo Mario Lanzi, presidente di Cia Bruni, presidente di Cogeca Lombardia, è necessario porre fine (l'organizzazione che rappresenta la ad una eccessiva frammentazione cooperazione a livello europeo), sul fronte della rappresentanza e stenta a raccogliere la sfida dell'indelle strutture di servizio. La sfida ternazionalizzazione dei mercati. da superare non riguarda solo Bru- Per questo si rende sempre più nexelles, ma si sposta sui mercati in- cessario, è il parere espresso da ternazionali dove l'agricoltura dovrà Maurizio Gardini, presidente di recuperare competitività pensan- Fedagri Confcooperative, che il mondo cooperativo si faccia interdo sopratutto alle esportazioni. Su

prete della necessità di organizzare l'offerta indirizzandola verso nuovi sbocchi internazionali. Vacche in passerella Ignare del dibattito che si svolgeva nelle sale convegni (nella quattro giorni cremonese si sono tenuti ben 33 incontri) le bovine da latte presenti in fiera sfilavano sul ring allestito in fiera per partecipare ai numerosi concorsi in programma. Ad aggiudicarsi il titolo di campionessa per la categoria vacche (la più ambita) è stata la Frisona italiana Bonnyfarm Veronique, una Goldwin x Leader x Astre, di proprietà di Alberto, Giovanni e Mario Chiappini, allevatori con la A maiuscola di Ghedi in provincia di Brescia. Una menzione d'onore, sempre per la categoria vacche, è stata attribuita a Albasse Goldsun Ostrica, una Goldsun x Mtoto x Juror dell'allevamento Beltramino, di Buriasco in provincia di Torino. Molto apprezzata poi la manifestazione "Life is Brown", l'esposizione interamente dedicata al made in Italy organizzata da Anarb, l'associazione degli allevatori della razza Bruna. Il titolo di regina della selezione è andato a ikita, una Bruna figlia di Picasso dell'allevamento Michel Quistini di Bergamo.

Il mondo chiede più latte Lo evidenziano i dati presentati da Ismea in occasione della fiera di Cremona. In aumento la produzione nella Ue e negli Usa oltre che in Oceania

Cremona. La ricerca di Ismea evidenzia che nel 2010 la produzione mondiale di latte è aumentata (+2%), ma la domanda è cresciuta a ritmi ancora più sostenuti, in particolare per le polveri, e soprattutto Agronotizie 319 - 03/11/2011 nei paesi del Sud-Est asiatico; nel 2011 si confermano le stesse dinaBene l'export, produzione in aumiche, anche se la domanda di polmento, ma forte calo della domanda veri sta aumentando in misura espointerna: è quanto emerge dalla rinenziale. cerca sul mercato lattiero caseario condotta da Ismea, presentata da Il latte nella Ue Mariella Ronga nell’ambito della 66esima Fiera Internazionale del Nell’Ue-27 le consegne di latte Bovino da latte che si è svolta a 71

Il Parmigiano Reggiano, insieme al Grana Padano, guida la graduatoria dei nostri formaggi più esportati sono aumentate del +2,5% nel periodo gennaio-luglio 2011 grazie a condizioni climatiche favorevoli e


all’aumento dei prezzi alla stalla (+16% in media). In Italia il prezzo medio alla stalla è pari al +20% rispetto al livello del 2010. Sempre nello scorso anno, la maggiore disponibilità di materia prima è stata impiegata nella produzione di formaggi (+2,5%), mercato in cui l’Ue ha confermato la propria leadership (export +17%), fornendo circa la metà dei volumi scambiati a livello internazionale. Nel 2011, la forte crescita della domanda mondiale di latte scremato in polvere ha favorito la crescita della produzione interna e favorito le esportazioni (+33%) Il latte in Italia In Italia la produzione di latte è in aumento (+1,8% nella prima parte del 2011) grazie alla maggiore richiesta dell’industria, alla ripresa delle esportazioni e al lieve miglioramento dei margini aziendali. Sul fronte della trasformazione industriale, nel 2010, sono aumentate le produzioni di yogurt e burro, ma sono rimasti stabili i formaggi,

nonostante il maggior numero di forme prodotte di Grana (+2,8%) e Parmigiano (+2,4%). Nel 2010 i costi agricoli hanno subito un lieve incremento (+0,5% rispetto al 2009), ma per l’allevamento bovino i costi sono aumentati ad un ritmo molto più sostenuto (+6%). Sono cresciuti soprattutto i costi dell’alimentazione del bestiame (+8%), in particolare orzo e cruscami. Nei primi nove mesi del 2011 i costi sono aumentati ad un ritmo ancora più accelerato (+13%). Nel 2010 i prezzi all’origine di latte e derivati sono cresciuti (+13,5% rispetto al 2009) ad un ritmo superiore rispetto al totale agricoltura (4,5%) e zootecnia (5,2%); l’incremento ha riguardato soprattutto i prezzi dei formaggi duri (+17%) e delle materie grasse (+31%). E nei primi nove mesi del 2011 la crescita dei prezzi si è fatta ancora più sostenuta (+19,7%).

rappresentato da formaggi Dop; la tendenza dell’export di formaggi Dop nel 2010 è favorevole : +16% in valore e +5% in volume. Grana Padano e Parmigiano Reggiano da soli sviluppano i tre quarti del totale del valore dei formaggi Dop esportati; nel 2010 le esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano sono aumentate del +10% in volume. I dati relativi a Grana Padano e Parmigiano Reggiano parlano di un +4% nei primi sette mesi del 2011.

Le previsioni per i prossimi mesi parlano di una produzione in aumento (UE-27, Argentina, Brasile, USA, Oceania), grazie a condizioni climatiche favorevoli e a prezzi alla stalla stimolanti, e di una crescita di consistenza degli stock (burro, latte scremato in polvere) nell’Ue e negli Usa. Sul piano della domanda si prevedono a livello internazionale una crescente richiesta di derivati del latte da parte dei paesi emerL'export genti (latte in polvere, siero), un Quanto all’export il 68% circa del aumento dei prezzi al dettaglio e un valore realizzato sui mercati esteri è rallentamento della domanda domestica.

Latte in Lombardia, c'è il prezzo Le Organizzazioni professionali e Italatte hanno siglato un accordo per i prossimi sei mesi Agronotizie 319 - 03/11/2011

L'accordo sul prezzo del latte in Lombardia è stato raggiunto. Per il periodo da ottobre a dicembre gli allevatori riceveranno 403 euro ogni mille litri di latte venduto. E per i primi tre mesi del prossimo anno, sino a marzo, dunque, il prezzo salirà a 407 euro. L'accordo precedente partiva da 390 euro per fermarsi ad un massimo di 400 euro per mille litri. Anche questa volta si tratta però di un accordo parziale perché a firmarlo non c'è Assolatte (l'associazione delle industrie lattiere), ma solo Italatte che per quanto importante (società del

gruppo Lactalis, nota con molti e noti marchi come Galbani, Invernizzi e Cademartori, ai quali ha da poco aggiunto anche quello di Parmalat) non rappresenta comunque la totalità del latte lombardo. Ci sono tutti Questa volta l'accordo è stato siglato anche da Confagricoltura e non solo da Coldiretti e Cia come avvenuto in precedenza. Segno di un'intesa allargata e condivisa che lascia ben sperare, visto che la zootecnia da latte ha di fronte sfide ben più impegnative di questa. Il prezzo che è stato deciso è peraltro fra i più alti nei paesi della Ue ed è allineato alle quotazioni del latte spot (quello venduto fuori dai contratti) che sulla piazza di Lodi è da tempo assestato su una media di 72

circa 440 euro. L'aver ottenuto un aumento del prezzo per i primi mesi del 2012 apre buone speranze sull'andamento delle quotazioni dei due grandi “grana”, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano. La spinta sulla produzione di questi due formaggi che si è registrata negli ultimi mesi lascerebbe infatti temere una flessione delle quotazioni che trascinerebbe verso il basso anche il prezzo del latte. Ma così non sarà, stando alle previsioni del-


le industrie del latte. Queste almeno sono le conclusioni che si possono trarre dall’aumento di prezzo che gli allevatori sono riusciti a strappare.

on parte l'indice Vedremo come evolveranno i mer-

cati. Intanto registriamo la delusione di chi sperava che dopo l'esempio piemontese, dove l'indicizzazione del prezzo è già attuata, anche in Lombardia si potesse seguire una strada analoga. Non è andata così. Peccato, perché la Lombardia, dove si produce il 40% di tutto il latte italiano, è inevitabil-

mente la capofila alla quale tutti guardano per decidere le politiche del settore zootecnico. Vedremo se a marzo 2012, quando l'accordo appena siglato dovrà essere rinnovato, i tempi saranno maturi per questo salto di qualità che chiuderebbe la stagione delle incertezze contrattuali.

trovare strumenti di “governo” della produzione che non entrino in conflitto con le norme antitrust. E' pensando a questi aspetti e alla tutela dei produttori di latte che il legislatore europeo ha previsto che Conclusi i lavori di preparazione nell'indirizzare la produzione i Cone Parlamento. delle misure in favore del comparsorzi di tutela abbiano il sostegno to. Accolti gli emendamenti del dell'intera filiera, e in particolare Ora i giochi si sono conclusi e il Parlamento e fra questi la possibi- presidente della commissione Agri- degli allevatori la cui rappresentanlità per i Consorzi di pilotare le za all'interno dei consorzi è spesso coltura del Parlamento europeo, produzioni sbilanciata a favore delle industrie Paolo De Castro non nasconde la di trasformazione. sua soddisfazione nell'anticipare Agronotizie 323 - 24/11/2011 che fra i molti emendamenti accolti figurano le richieste del Parlamento Via libera ai contratti in tema di programmazione della Pacchetto latte, si parte. Accolti gli produzione. Con la prossima apConfermata poi la volontà espressa emendamenti (oltre 30) presentati provazione dei regolamenti comu- sin dalle fasi iniziali nel prevedere dal Parlamento europeo, si è ora nitari sarà così data possibilità ai che le compravendite di latte avpronti a dare il via libera all'appliConsorzi di tutela dei formaggi vengano attraverso contratti con le cazione dei sostegni destinati al Dop di “governare” la produzio- aziende di trasformazione. Prezsettore lattiero per superare la fase ne, evitando che spinte produttive zo, quantità fornite, durata del condi crisi, che peraltro i mercati han- incontrollate possano generare citratto sono gli elementi attorno ai no, per il momento, messo dietro le cliche stagioni di crisi dei prezzi quali dovranno necessariamente spalle. Dei contenuti di questo come quelle che sino ad oggi hanno ruotare i rapporti fra allevatori e “pacchetto” e del suo omologo sulla imperversato sul mercato lattiero industrie del latte. Con un ruolo di qualità (anch'esso in dirittura di caseario primo piano svolto dalle organizzaarrivo) si discute da tempo, comzioni dei produttori, sulla falsariga mentandone l'altalena dei contenuti di quanto già si verifica per l'ortoAllevatori protagonisti nei vari passaggi fra Commissione frutta, che su questo fronte si trova E' ancora fresco in vantaggio rispetto al mondo del latte. il ricordo delle difficoltà vissute dai due grandi Ci sarà un Osservatorio formaggi “grana”, il Parmi- Sullo sfondo resta la volatilità dei giano Reggiano e mercati internazionali del latte, il Grana Padano, dove il prezzo è in balia di molteuna crisi lunga e plici fattori, al pari delle altre comdifficile che si modities agricole. Lo scenario è teme possa riaf- complesso ed è difficile fare previfacciarsi con l'au- sioni. L'aumento dei consumi di mento delle pro- latte nei paesi con economie in forte duzioni degli crescita possono modificare profonultimi mesi. Una damente gli andamenti di mercato. ulteriore prova Così come eventi climatici avversi

ei primi giorni di dicembre sarà reso noto il via della necessità di possono modificare gli andamenti libera al pacchetto latte predisposto a Bruxelles

Il 'Pacchetto latte' apre alla programmazione

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produttivi facendo scattare imprevedibili rialzi o al contrario favorendo una caduta dei prezzi. Per restare in Europa, non bisogna poi dimenticare l'appuntamento ormai prossimo con il 2015, anno nel quale le quote cesseranno di esistere e ognuno dei 27 Paesi della Ue sarà libero di spingere sulla produzione. Le ripercussioni sul mercato del latte potrebbero essere

pesanti e non tutte di segno positivo. E' per questo che il “pacchetto latte” si è arricchito di un nuovo strumento, l'Osservatorio sul mercato del latte. Da Bruxelles verrà monitorato l'andamento del mercato lattiero caseario nel tentativo di predisporre previsioni sull'andamento dei prezzi. Con le informazioni che l'Osservatorio sarà in grado di trasferire al mondo produtti-

vo, a sua volta in possesso degli strumenti per governare le produzioni, le crisi del mercato del latte dovrebbero avere le ore contate. Purché le previsioni siano azzeccate, ma questo è un altro problema. Per il momento accontentiamoci della possibilità di governare le produzioni che il “Pacchetto Latte” regala ai Consorzi di tutela. E speriamo ne facciano buon uso.

domanda e offerta. Perché possano assumere tale ruolo, però, dovranno rappresentare almeno 2/3 dei produttori di prodotti caseari che ricadono all’interno delle suddette categorie. Non solo: questi produttori Raggiunto dal trilogo Commissiodovranno fornire almeno 2/3 del contratti collettivi con le aziende ne-Consiglio-Parlamento Ue l'acdi trasformazione. A essere stipulatte destinato alla produzione di cordo sulla programmazione prolati saranno innanzitutto i prezzi, in tali formaggi. duttiva e sull'immissione dei forbase a quelli di mercato, tenendo maggi Dop sui mercati. Le organizconto anche di altri fattori che pos- Reazioni zazioni ringraziano sono ripercuotersi negativamente sull’andamento della domanda. ''La filiera lattiero-casearia – ha Agronotizie 324 - 07/102/2011 I contratti, da siglare prima della commentato Paolo De Castro, precompravendita, serviranno per defisidente della Commissione Agricolnire anche quantità fornite, modaliCome anticipato alcune settimane tura del Parlamento europeo - avrà fa da Agronotizie, è partira la rivo- tà della raccolta e della distribuziofinalmente un sistema di regole ne dei prodotti e durata dell’intesa. luzione nel settore del latte: le riorganizzato e coerente con lo Per quest’ultima, d’accordo con la scenario attuale''. De Castro ha istituzioni europee hanno tratto insegnamento dalla crisi attraversa- filiera, ogni Stato potrà indicare in anche salutato con favore l’esito del ta nel 2009 e hanno raggiunto un sei mesi la lunghezza minima. primo importante trilogo (il sistema accordo per rafforzare il potere di consultazione tra le istituzioni contrattuale dei produttori di Formaggi Dop e Igp comunitarie) dall’entrata in vigore latte e prodotti caseari. L’obiettidel Trattato di Lisbona, che per vo: assicurare prezzi più equi e più Regole specifiche riguardano i pro- l’agricoltura ha introdotto pari potestabili per sostenere gli allevatori e dotti caseari tutelati da Denomi- ri nel processo decisionale a Parlaaiutarli al superamento del regime nazione d’origine protetta (Dop) e mento e Consiglio europei. La Condelle quote latte, che sarà abbandoIndicazione geografica protetta federazione italiana agricoltori nato nel 2015, pilotando le produ(Igp). Le Op potranno gestire la (Cia) ha commentato l'accordo di zioni. produzione di questi formaggi, pro- autogoverno dei produttori definengrammando i volumi di modo da dolo “la strada maestra per regolaRiconoscimento delle organizza- garantire un equilibrio adeguato tra re il mercato, una buona opportunizioni tà da estendere però a tutte le filiere agroalimentari''. I produttori potranno riunirsi in Op (Organizzazioni di produttori): una Tempistiche misura introdotta per promuovere l’aggregazione e, così facendo, rafL’intesa dovrà ora essere approvata forzare il peso di chi produce all’indal Parlamento europeo riunito in terno della catena alimentare. sessione plenaria, probabilmente

Bruxelles, la rivoluzione del 'Pacchetto latte'

nel mese di febbraio, nonché dal Consiglio dell’Ue, che rappresenta i governi dei Paesi membri. Pacchetto latte, al via la programCome per l’ortofrutta, le Op saranLe nuove regole dovrebbero quindi mazione della produzione dei forno autorizzate a negoziare, per conentrare in vigore già nel 2012 e si maggi Dop to dei produttori che rappresentano, applicheranno fino al 2020. Fonte immagine: Morguefile.com

egoziazione dei contratti

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OVI I La crisi della pastorizia arriva in Parlamento Il ministro Giancarlo Galan ha fatto il punto della situazione rispondendo ad una interrogazione parlamentare Agronotizie 282 - 27/01/2011

Gli allevatori sardi di ovini sono ancora lì a chiedersi i motivi del trattamento subito a fine anno, quando sbarcati per dirigersi a Roma, sono stati bloccati e rispediti a casa, senza poter far sentire le loro ragioni sotto alle finestre del “Palazzo”, come avrebbero voluto. Una protesta che prendeva le mosse dalla crisi che imperversa sul settore e che ancora non molla la presa. Quella protesta, che il movimento dei pastori sardi aveva annunciato come composta e civile, non c'è stata, ma in compenso l'accaduto ha trovato larga eco sui media, televisioni comprese, permettendo di far conoscere le richieste dei pastori ancor più e meglio che se la protesta si fosse svolta nei modi consueti. Una visibilità che non ha però portato ai risultati sperati e la crisi è ancora tutta lì, con il prezzo del latte ovino che non ne vuole sapere di tornare su livelli remunerativi . Ed è ancora pesante il surplus di pecorino che affolla i magazzini di stagionatura e che non trova sbocchi di mercato dopo il crollo delle esportazioni, specie quelle indirizzate ai mercati statunitensi, principali consumatori del pecorino. Una situazione difficile per non dire drammatica per molti allevatori e in particolare per quelli della Sardegna, regione dalla quale esce la maggior parte del latte ovino prodotto in Italia.

Le risposte Della crisi del mondo della pastorizia si parla da tempo e non sono mancati impegni, in particolare da parte della Una nuova riunione del tavolo di filiera del setRegione Sardegna per trovare soluzio- tore ovino è attesa per il prossimo febbraio Fonte immagine: Blumblaun ni, a iniziare dal sostegno al prezzo del latte (purché conferito in forme plessivo assomma a 14 milioni di euro e un primo bando per un amorganizzate), aiuti diretti agli allevatori (ma le risorse sono modeste) montare di 7 milioni di euro per l’assegnazione di mille tonnellate di e “governo” della produzione incentivando utilizzi del latte diversi prodotto è già in corso di assegnadalla trasformazione in pecorino. zione da parte di Agea. Non è manInterventi importanti e non sempre cato un cenno al Tavolo di filiera semplici da attuare, ma che hanno il dove il ministero ha contribuito alla “difetto” di avere ricadute non im- messa a punto del contratto quadro mediate sui mercati. Gli allevatori, grazie al quale potranno essere più con il portafoglio vuoto e i credi- trasparenti i rapporti commerciali oltre che premiata la qualità e una tori alla porta, avrebbero invece bisogno di risposte celeri. Tanto che produzione che non abbia gli attuali picchi stagionali, ma sia meglio l’urgenza della crisi ha indotto il distribuita nell’anno. Il Consorzio Parlamento ad affrontare l’argodi tutela del Pecorino Romano ha mento con una interrogazione già presentato un progetto di prorivolta al ministro dell’Agricoltumozione sul mercato europeo, tutte ra, Giancarlo Galan. iniziative che si affiancano ai provvedimenti dalla Regione Sardegna L'intervento di Galan con una specifica legge regionale dedicata agli interventi straordinari Nella sua risposta Giancarlo Gaper il settore ovicaprino. “Per assilan si è detto consapevole dell’im- curare la massima attenzione alla portanza di questo settore e delle questione – ha concluso Galan in difficoltà che gli allevatori stanno risposta all'interrogazione parlaattraversando e ha ricordato che già mentare – nel mese di febbraio è nello scorso novembre, su iniziativa mia intenzione convocare una nuodello stesso ministro, sono stati va riunione del Tavolo di filiera stanziati 4 milioni di euro per so- nazionale.” Sarà un’occasione, si stenere il rilancio della filiera ovispera, per imprimere un’acceleracaprina. Il ministro ha voluto ricor- zione agli interventi in favore del dare l’azione relativa ai formaggi settore. Che ci sia bisogno di fare in ovini da destinare agli indigenti, fretta lo impone la gravità della come avvenne per la crisi dei forsituazione. maggi grana. L’intervento com75


I pastori chiedono aiuto alla Ue Appello di Copa-Cogeca per frenare l'abbandono degli allevamenti. In Italia la crisi del latte ovino non si placa e gli allevatori minacciano di portare la loro protesta a Bruxelles Agronotizie 299 - 26/05/2011 Sono necessarie misure urgenti per stimolare la produzione di carne ovina nella futura politica agricola comune (Pac). E' questo l'appello lanciato da Copa-Cogeca prendendo spunto dall'allarmante diminuzione della produzione europea. La questione è stata discussa in questi giorni nel gruppo consultivo della Commissione europea. Intervenendo a Bruxelles, il presidente del gruppo di lavoro del CopaCogeca, Emmanuel Coste, ha avvisato che "la produzione europea continua a scendere anche se le importazioni verso l'Ue sono diminuite dell'11% nel 2010 rispetto al 2007. Inoltre, è previsto che questa tendenza al ribasso continui nel

2011". "Anche se i prezzi sono abbastanza buoni - ha aggiunto Emmanuel Coste - e si prevede che restino positivi, i costi di produzione sono aumentati rapidamente strangolando i produttori.” Di fronte a questa situazione si richiede dunque che la Ue si faccia carico di una politica capace di fermare l'abbandono della produzione di carne ovina per garantire ai consumatori un adeguato livello di approvvigionamento interno.

Si riduce il numero di allevamenti ovini nella Ue

I problemi dell'allevamento ovino non si fermano alla carne, ma coinvolgono, specie per quanto riguarda l'Italia, la produzione del latte destinato alla trasformazione. Il settore è La carne.. da tempo in crisi e il prezzo del latte è fermo a 60 centesimi al litro, Il Segretario generale del Copasotto il costo di produzione. Gli Cogeca, Pekka Pesonen, ha sottoliallevatori che fanno capo al Movineato che "il Copa-Cogeca chiede mento dei pastori guidato da Felice quindi alla Commissione europea di garantire che vi siano abbastan- Floris, denuncia l'assenza di risulza misure in seno alla Pac per sti- tati delle iniziative anticrisi dei mesi scorsi. La protesta dalla Sardemolare la produzione e il consumo gna minaccia ora di spostarsi a Brue per incoraggiare i giovani agrixelles, dove si dovrà dunque parlare coltori a entrare nel settore.” non solo della carne ovina, ma anche del latte. ...e il latte

Benessere animale, ora si pensa anche a pecore e capre La Ue sostiene gli studi su piccoli ruminanti, tacchini, equidi. Alle ricerche partecipano anche studiosi italiani Agronotizie 302 - 16/06/2011 L'Unione Europea ha deciso di stanziare 4,5 milioni di euro per sostenere le ricerche sul benessere animale portate avanti da Awin, acronimo di “Animal Welfare Indicators”, un sodalizio scientifico che riunisce esperti di questa materia a livello internazionale. Il progetto, guidato da Adroaldo Zanella dello Scottish Agricoltural College, vede la collaborazione di ricercatori provenienti da Brasile, Stati Uniti, Europa. Un ruolo significativo sarà

svolto dal Dipartimento di Scienze Animali dell'Università di Milano al quale è affidato il compito di coordinare uno dei quattro settori di ricerca sui quali si impernia il progetto. Protagonisti delle attività di ricerca sono i piccoli ruminanti (pecore e capre), gli equidi (cavalli e asini) e i tacchini. I gruppi di lavoro si articoleranno su quattro diverse aree fra loro complementari. Una di queste è la messa a punto degli indicatori precoci delle problematiche legate al benessere e degli indicatori di dolore. Altra area di studio è quella relativa alle conseguenze degli stati patologici sul benessere. Una terza area di indagine riguarda i fattori di allevamento che possono influenzare lo sviluppo degli animali e le strategie 76

adattative che questi possono mettere in atto. Conclude il progetto la creazione di una “scuola scientifica” finalizzata alla ricerca e alla formazione sul benessere animale. Un passo avanti Con il sostegno agli studi coordinati da Awin continua il percorso della Ue nella conoscenza del benessere animale, percorso iniziato da tempo e che ha trovato un'accelerazione nel luglio del 2009 sotto la presidenza svedese della Ue. Ricordiamo che per altre specie animali, come ad esempio polli da carne e galline ovaiole, già si è arrivati a stabilire quali debbano essere le condizioni di allevamento capaci


di garantire adeguati livelli di benessere agli animali. Dal prossimo gennaio, in particolare per le galline ovaiole, saranno ammesse solo gabbie di dimensioni adeguate o sistemi di allevamento a terra. Anche per suini e vitelli sono state definite in passato le condizioni da rispettare negli allevamenti.

che la misurazione del benessere animale, come a volte è accaduto in Ora gli studi si trasferiscono su altri passato, possa essere dettata da valutazioni empiriche, magari con animali di interesse zootecnico e una visione antropomorfa del prol'obiettivo anche in questo caso è blema, dove il benessere animale si quello di riuscire ad individuare indicatori di benessere concreti e confonde con quello dell'uomo. rilevabili. L'importante è evitare Valutazione oggettive

alla domanda di mercato. Quella del pecorino, si sa, è una crisi da eccesso di offerta dopo il crollo delle esportazioni, in particolare negli Usa. Ridurre la produzione potrebbe essere dunque la chiave di volta non solo per uscire dalla Una delle manifestazioni promosse dal Movimento attuale crisi, ma dei pastori sardi anche per evitare che situazioni analoghe si ripresentino. Ma fare di meglio? Vedremo. serve tempo. Quanto proposto a Bruxelles deve essere tradotto in Schiarite da Bruxelles atti normativi che devono poi essere Intanto arriva da Bruxelles la noti- attuati sul campo dagli enti di tutela. Quanti allevamenti ovini sopravzia che nel prossimo futuro i Conviveranno in attesa di questi tempi sorzi di tutela avranno la possibilità migliori? Pochi se non si correrà di guidare i livelli di produzione per allinearsi, per quanto possibile, presto ai ripari.

E' ancora crisi per il latte ovino Gli allevatori tornano in piazza per manifestare le forti difficoltà del settore Agronotizie 307 - 27/07/2011 Sostegni al prezzo del latte ovino, utilizzo del latte per impieghi diversi dalla trasformazione in pecorino, offerte di formaggio agli indigenti per alleggerire le eccedenze. E poi il (solito) “tavolo di filiera” che avrebbe dovuto rendere più trasparenti i rapporti commerciali. Questi alcuni degli interventi che a inizio anno erano stati messi insieme per tentare una risposta alla crisi della pastorizia. Tutto inutile, o quasi. Il prezzo del pecorino non sale e con lui resta fermo il prezzo del latte (circa 60 centesimi di euro al litro) pagato agli allevatori, che non copre nemmeno le spese di produzione. Gli allevatori, ancora una volta, si trovano con il portafoglio vuoto e i creditori alla porta. Ed è di nuovo protesta. Protestano gli allevatori che si riconoscono nel Movimento pastori sardi guidato da Felice Floris e protestano gli allevatori del “Movimento dei forconi” (nome emblematico...) che insieme hanno marciato per le strade di Messina il 20 luglio per gridare la loro preoccupazione per il futuro delle loro aziende. E si replica il 26 luglio a Cagliari dove gli allevatori di ovini torneranno a rivendicare azioni concrete per uscire dalla crisi. Quelle decise quando era ministro dell'Agricoltura Giancarlo Galan non hanno dato, evidentemente, i frutti sperati. Riuscirà l'attuale ministro, Saverio Romano, a

Pecore e suini, due facce della stessa crisi Senza un'adeguata organizzazione dell'offerta, l'agricoltura sarà sempre in balia del mercato e alla mercé degli altri protagonisti della filiera, industrie e distribuzione Agronotizie 308 - 28/07/2011 Le pecore a Cagliari, i suini a Milano. Uniti nello stesso giorno, il 26 luglio, da una protesta per una crisi che ha origini diverse, ma identici effetti, il fallimento e la chiusura degli allevamenti. Iniziamo dalla manifestazione che si è svolta a Cagliari, organizzata dal Movimento dei pastori sardi di fronte al “palazzo” della Regione Sardegna. 77

Alla mai risolta crisi del pecorino e del prezzo del latte fermo a circa 60 centesimi al litro, si sono aggiunte le richieste di rimborso (con tanto di interessi) di alcune formule di aiuto concesse agli allevatori e ad altre categorie produttive. Questi aiuti sono stati “bocciati” da Bruxelles che ha stabilito che debbano essere restituiti. Quasi una beffa di fronte alle promesse, ancora disattese, di aiuti agli allevamenti colpiti dalla crisi. Così la protesta è salita di tono sfociando in qualche tafferuglio, inutile e controproducente. Poi la decisione del presidente del Consiglio Regionale, Claudia Lombardo, di accogliere


una delegazione degli allevatori negli uffici della Regione per ascoltarne le richieste. E sono state nuove promesse di intervento. Gli animi si sono calmati, ma altra cosa è trovare una soluzione alla crisi del pecorino, ancora tutta da risolvere. Suini a Piazza Affari “Formula” diversa quella scelta dagli allevatori di suini per manifestare le proprie preoccupazioni. Guidati da Coldiretti, i suinicoltori provenienti da molte regioni italiane si sono dati appuntamento a “Piazza Affari”, sede dalla Borsa, a sottolineare idealmente l'intreccio fra le difficoltà degli allevamenti e le speculazioni che agitano i mercati delle materie prime per l'alimentazione del bestiame. Un dato per tutti, il prezzo del mais (uno degli “ingredienti” base dei mangimi) che nel volgere di 12 mesi è cresciuto di circa il 60%, “schizzando” da 160 a 260 euro per tonnellata. Inevitabili le conseguenze sul prezzo dei mangimi, aumentati del 17%. Per gli allevatori un ulteriore costo che secondo le stime di Coldiretti (che prende in esame anche l'aumento della bolletta energetica) raggiunge quota 300 milioni di euro. Davvero troppo per un settore già alle prese con prezzi di mercato che non coprono nemmeno le spese di produzione. Settore al collasso

Ma non c'è solo il “caro-mangimi” dietro alle difficoltà che hanno fatto chiudere migliaia di allevamenti di suini, passati nel volgere di dieci anni da quasi 200mila a meno di 30mila. L'altro punto dolente è quello delle importaUn momento della manifestazione che ha visto prozioni. Troppe cosce di suino, si Le promesse della presidente Clauè detto davanti a “Piazza Affari”, varcano i confini per trasformarsi in dia Lombardo e le conclusioni del prosciutti “Made in Italy”. E a poco “tavolo suinicolo” poco potranno servirà la norma europea sull'origi- se non si interviene sulla “causa ne in etichetta, che riguarda la scatenante”, l'eccesso di producarne, ma non i prodotti trasfor- zione. C'è troppo pecorino e troppo latte di pecora è avviato a questa mati, come i prosciutti. Un punto produzione e ci sono troppi prosul quale gli allevatori chiedono sciutti che entrano nel circuito Dop. una correzione di rotta. Anche di questo si discuterà al “tavolo suini- Senza un “governo” della producolo” che il ministro dell'Agricoltu- zione la crisi non troverà soluziora, Saverio Romano, ha fissato per ne. Così è stato per tanti altri prodotti degli allevamenti e non solo. il 29 luglio. Prima è toccato al ParmigianoReggiano e al Grana Padano, ora è Frenare la produzione il turno delle pesche. E poi sarà di nuovo la volta dei formaggi e via di Gli allevatori di suini, come quelli questo passo (già ci sono i primi di pecore, lamentano l'aumento dei segnali...). Per il Prosecco si è decicosti e la caduta dei prezzi delle so di contingentare la produzione loro produzioni. In più arrivano le per evitare il crollo dei prezzi da importazioni fuori controllo e le eccesso di offerta. Lo si prenda speculazioni sulle “commodities”, come esempio. certamente concause della crisi che ha portato in piazza gli allevatori.

parassitosi e la temibile Scrapie, una encefalopatia spongiforme parente prossima del morbo della “vacca pazza”. L'Agris, Agenzia regionale per la ricerca in agricoltura, si è infatti aggiudicata per il Il sostegno di Bruxelles per i proe non riesce nemmeno a ripagare i prossimo triennio un finanziamengetti di selezione di ovini resistenti costi di produzione. Tutta colpa del to europeo complessivo di 800mialle malattie crollo delle esportazioni di pecorino la euro nel campo della resistenza e dell'eccesso di produzione che genetica alle malattie degli animali. Agronotizie 311 - 08/09/2011 tiene il mercato sotto scacco. Se i In particolare, 350mila euro saranproblemi di mercato sembrano al no destinati all'attuazione del promomento non trovare ancora una getto "Sustainable Solutions for In Sardegna gli allevatori di ovini soluzione, qualche nota positiva Small Ruminants" per supportare le sono ancora alle prese con la crisi arriva sul fronte della prevenzio- ricerche nel campo dell'individuane delle malattie che possono col- zione dei geni che modulano la del latte il cui prezzo è da tempo bloccato a poco più di 60 centesimi pire le greggi e in particolare alcune resistenza genetica alle principali

Sardegna, quando la prevenzione sposa la genetica

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patologie ovine, mentre 450mila euro saranno destinati al reclutamento di due giovani ricercatori europei per la messa a punto di modelli di controllo delle infezioni di nematodi gastro-intestinali negli ovini.

na. Attraverso la selezione di ceppi geneticamente resistenti a talune patologie si ottengono risultati di grande importanza nella riduzione dei costi per i trattamenti sanitari e si evitano le perdite economiche che gli allevatori subiscono in presenza di malattie degli animali.

Addio, quasi, alla Scrapie Le ricerche nel campo stanno diventando sempre più numerose anche sull'onda degli ottimi risultati che la selezione genetica ha avuto nella quasi completa eradicazione dalla Sardegna della Scrapie ovi-

I benefici Da non sottovalutare è poi il miglioramento della qualità delle produzioni e l'aumentata sicurezza alimentare dei prodotti ottenuti da

questi animali capaci di esprimere maggiore resistenza alle patologie. "L’Agris, che ha supportato dal punto di vista tecnico-scientifico la Regione nella stesura e applicazione del Piano di selezione per la resistenza alla Scrapie - ha sottolineato il commissario straordinario di Agris, Efisio Floris - è all'avanguardia nelle ricerche per il controllo delle principali patologie ovine e, in particolare, le mastiti, la paratubercolosi e i nematodi gastro-intestinali".

Latte ovino, crisi senza fine 2on si risollevano le sorti del setto- ha rimesso sotto ai riflettori dell'ore e gli allevatori continuano nelle pinione pubblica i problemi degli loro proteste allevamenti di pecore. Peccato che le stanze del “Palazzo” fossero Agronotizie 320 - 17/11/2011 vuote o al massimo con gli “inquilini” affaccendati nel trasloco, dopo le dimissioni del Governo. Prima fu il movimento dei pastori E suonava quasi a beffa che l'invosardi. Sue le proteste per la crisi cazione di interventi per il settore della pastorizia che sfociarono in fosse rivolta ad un ministero, quello manifestazioni di piazza più che “vivaci”. A fine 2010 tentarono di dell'Agricoltura, che i rumors di quel giorno davano persino per sopportare la protesta sotto le finestre del “Palazzo”, a Roma. Ma furono presso. bloccati ancor prima di giungere nella capitale e costretti a rientrare. Come ieri Seguirono “tavoli di crisi”, impegni ministeriali (c'era ancora Galan), L'esistenza del ministero è stata progetti di promozione del pecoriconfermata, ma i problemi del setno. Ma la crisi è ancora lì, più tore sono ancora lì, come ieri. La tenace e forte di prima. Il prezzo produzione di pecorino resta sudel latte ovino continua ad essere periore alla domanda di mercato pagato poco più di 60 centesimi al dopo il crollo delle esportazioni litro, quando il solo produrlo costa negli Usa, che erano la principale 85 centesimi di euro. E continua destinazione delle nostre produzioinesorabile la chiusura di centinaia ni. I progetti di indirizzare la produdi allevamenti che a questa lunga zione verso produzioni alternatistagione di crisi non possono fare ve, formaggi freschi e altre tipolofronte. Ora sono scesi in piazza i gie, diverse dal pecorino, a quanto sindacati agricoli “ufficiali”, Colpare non trovano applicazione. diretti, Confagricoltura e Cia, che Intanto gli allevatori sono costretti a sono riusciti nel portare la protesta spingere sulle mungiture nel tentaalle porte di Roma. Lunedì 14 notivo di fare cassa per fronteggiare vembre il corteo dei trattori mossi i debiti, nella speranza che domani dai pastori del Lazio (ma alla proteil mercato si riprenda. Un'attesa sta hanno aderito anche le altre revana e che si protrae da oltre un gioni vocate all'allevamento ovino, anno. come Toscana Sicilia e Sardegna) 79

Il prezzo del latte ovino è ancora inferiore ai costi di produzione Fonte immagine: Blumblaun Solidarietà Per il momento la manifestazione degli allevatori ha raccolto la solidarietà del presidente della commissione Agricoltura della Regione Lazio, Francesco Battistoni. Suo l'auspicio che si possa trovare un punto di incontro fra le imprese trasformatrici e gli allevatori per raggiungere un equilibrio sul prezzo. Il Lazio, ha ricordato Battistoni, ha approvato una legge sul “Made in Lazio” che avrebbe l'obiettivo di favorire il rilancio dei prodotti agricoli locali. Tutte iniziative lodevoli, per carità, anche se poi ci chiediamo quale possa essere il reale impatto sul mercato. Più utile, ne siamo convinti, sarebbe l'indicazione in etichetta dell'origine del latte. Se ne continua a parlare in Italia e a Bruxelles. Ma le industrie del settore sono contrarie. E come sempre le industrie sanno tutelare i propri interessi. Quando gli agricoltori saranno in grado di fare altrettanto?


SUI I Per i suini è ancora tempo di crisi Un'analisi del Crefis fotografa il mere di Commerperdurare delle difficoltà che pocio di Brescia, trebbero in futuro anche aggravarsi Mantova e Cremona e la ProvinAgronotizie 281 - 20/01/2011 cia di Mantova, con il coordinaLa crisi che da molti mesi attanaglia mento di Unionil settore suinicolo italiano perdura, camere Lombardia. anzi si aggrava. È una dura realtà, con la quale devono fare i conti gli L'Osservatorio si propone di contriallevatori di suini, quella che emer- buire al rafforzamento della comge dalla presentazione del Rapporto petitività delle filiere suinicole congiunturale del Crefis – Centro nazionali e di lavorare per una loro ricerche economiche sulle filiere crescita sostenibile anche attraverso suinicole.

“Questa edizione del Rapporto – ha precisato Gabriele Canali direttore del Crefis – pur concentrandosi sui mesi estivi, allarga lo sguardo all'ultimo biennio per avere preziosi termini di confronto. In questo ambito emergono indicazioni significative dall'analisi dei prezzi estivi dei suini da macello che, pur segnalando una lieve ripresa rispetto al trimestre precedente, risultano inferiori rispetto alle quotazioni dell'estate 2009. Segno che la crisi è di lunga durata e, soprattutto, in peggioramento. Unico tenue segnale positivo – conclude Canali – viene dalle cosce destinate al prosciutto crudo tipico, i cui prezzi sono un po' più alti rispetto all'anno scorso.

Le documentazioni Crefis è frutto della collaborazione tra Smea – l'Alta Scuola in economia agro-alimentare dell'Università Cattolica – l’assessorato Agricoltura della regione Lombardia, le Ca-

tre importanti pubblicazioni: un an-

nuario sul settore suinicolo nazionale, rapporti congiunturali trimestrali sull’andamento delle filiere, newsletter mensili per gli operatori delle filiere consultabili sul sito www.crefis.it.

La Ue apre allo stoccaggio privato per i suini Lo scandalo diossina ha accentuato la crisi del settore e Bruxelles cerca mare in prosciutti. I dati diffusi da Anas lo scorso anno dicono che a ora di correre ai ripari fronte dei 26 milioni di cosci prodotti in Italia ne abbiamo importati Agronotizie 282 - 27/01/2011 55 milioni. Come dire che ogni tre prosciutti, solo uno è nato in ItaViene da lontano la crisi della suini- lia da suini pesanti. Gli altri sono coltura italiana. E dura da tempo, “prosciuttini” ottenuti da suini legtroppo tempo. Eppure avrebbe tutte geri e meno costosi da allevare e di le carte in regola per essere immune prezzo più basso. Certo non del dalle turbolenze di mercato. Tutta circuito Dop, ma spesso (o quasi) imperniata sulla produzio- “naturalizzati” e ritenuti italiani da ne del suino pesante (130-160 chili chi li acquista. e oltre) da destinare alla produzione di prosciutti e insaccati di qualità I “numeri” (in prevalenza del circuito Dop), la nostra suinicoltura può vantare Ecco uno dei motivi, ma non l'unicaratteristiche che non si riscon- co, della crisi che strangola la notrano in nessuna altra parte. Né stra suinicoltura, costretta a spenin Europa e forse nel mondo. Una dere molto per allevare suini petipicità costosa da realizzare e che santi, ma pagata come se sfornasdovrebbe essere premiata con il se solo suini leggeri. Meglio allora, prezzo. Ma non è così. Nel nostro sostengono alcuni, trasformare i Paese sono allevati 9 milioni di nostri allevamenti e puntare sul suini, che non bastano però a soddi- suino da carne da macellare ad 80 o sfare le esigenze del consumo, spe90 chili, come fanno in Germania, o cie di carne. Finiamo così per imin Belgio o in Francia o negli altri portare quantità considerevoli di paesi grandi produttori di suini dai carni, ma anche di cosci da trasforquali importiamo carni per quasi un 80


milione di tonnellate. Facile a dirsi, ma perderemmo la tipicità dei nostri prosciutti e dei nostri insaccati che valgono, come si legge da una recente indagine del Crefis, 7,36 miliardi di euro, dei quali circa uno realizzato attraverso l'export.

dirsi conclusa pur con questi aiuti della Ue. Ne sono convinti anche in Confagricoltura che all'indirizzo del ministero ha mandato una serie di richieste che vanno dalla programmazione della produzione (ci sono troppi prosciutti, specie anonimi) ad un più facile accesso al credito, passando da una Per affrontare le difficoltà migliore organizzazione del settore è stato istituito dell'offerta ad una diversipresso il Mipaaf un tavolo di crisi, poi ha preso corpo L'Italia ha una forte specializzazione nella produ- ficazione produttiva. “Occorre - a detta del il Cun (Commissione unica zione del suino pesante, che non viene valorizzata presidente di Confagrinazionale per i suini da dal mercato in misura sufficiente coltura, Federico Vecmacello) che avrebbe dochioni una riorganizzavuto risolvere le distorsioni sioni. Si è così deciso di accogliere zione produttiva che le altre suininella formulazione del prezzo di colture europee hanno già avviato.” mercato. Iniziative lodevoli, ma di una proposta avanzata dal Belgio per la riapertura delle misure per La richiesta di una nuova e più effiscarsa efficacia. lo stoccaggio privato delle carni. cace politica a favore del settore Come per gli altri settori in crisi (il suinicolo arriva anche dalla Cia che Si apre lo stoccaggio latte fra questi), si è poi decisa l'i- all'indomani delle decisioni prese a stituzione di un gruppo di lavoro Bruxelles invoca la rapida convocaPoi è arrivata la diossina (in Germa- incaricato di studiare le misure a zione del tavolo di filiera per trovania), i consumi in quel Paese sono medio termine per favorire la ripre- re risposte alle difficoltà del mondo crollati e con loro i prezzi. E la crisi sa del settore, come le innovazioni suinicolo. della suinicoltura da italiana è diper aumentare l'efficienza degli ventata europea. L'Italia, evidente- allevamenti e la promozione dei Ben vengano i “tavoli”, ma perché mente, non è riuscita a farsi ascolta- consumi. abbiamo dovuto attendere che re da Bruxelles, ma la Germania sì, fosse il Belgio a chiedere aiuto per che con i suoi 27 milioni di suini è i propri suinicoltori? Eppure in ItaLa posizione italiana il paese della Ue con il più alto palia gli allevamenti sono in difficoltà trimonio suinicolo, seguita da Spada anni e in condizioni non meno Il ministro Giancarlo Galan si è gna (23,4 milioni), Polonia (18,5 difficili dei colleghi del Nord Euromilioni) e Francia (14,2 milioni). Al detto favorevole alle proposte del pa. A Bruxelles non ci ascoltano, si Consiglio dei ministri agricoli della Belgio che peraltro hanno riscosso dice. O siamo noi a non parlare? l'unanimità da parte dei membri del Ue che si è tenuto il 24 gennaio la Chissà. crisi della suinicoltura è divenuta Consiglio. Ma la crisi, almeno per la suinicoltura italiana, non può argomento centrale delle discus-

Al via l'ammasso privato per i suini Dal primo febbraio disponibili gli aiuti della Ue, ma occorrono anche interventi nazionali per superare le difficoltà, più forti in Italia che altrove Agronotizie 283 - 03/02/2011 Ci ha pensato lo scandalo diossina ad aggravare la già difficile situazione della suinicoltura europea e che in Italia è persino più pesante che negli altri paesi. Bruxelles ha così deciso di riaprire gli aiuti allo

stoccaggio privato delle carni (se ne è parlato anche la scorsa settimana su Agronotizie) nel tentativo di ridare sostegno ai mercati, dopo il calo dei consumi che ha fatto precipitare i prezzi. Già dal primo febbraio è così operativo il regolamento Ue n. 68/2011 del 28 gennaio che definisce le misure di aiuto per lo stoccaggio. Hanno accesso a questi sostegni gli operatori che assumendone i costi e i rischi sono disponibili ad immagazzinare la carne suina per un periodo che va 81

da un minimo di tre mesi ad un massimo di 5. Se le difficoltà di mercato dovessero continuare la Commissione potrebbe prendere in esame la possibilità di ampliare il periodo di stoccaggio. Al termine di questo periodo la carne potrà essere immessa sul mercato europeo o su quello internazionale. L’importo degli aiuti varia in funzione del periodo di stoccaggio e dei tagli stoccati.


I commenti e le proposte

del “pacchetto” qualità.

L’apertura dell’aiuto all’ammasso privato è stata accolta con favore da Fedagri che per voce del presidente del settore zootecnico, Giovanni Bettini, ha chiesto che alle misure comunitarie si affianchino iniziative di carattere nazionale. Fra queste un valido sistema di etichettatura e l’autodisciplina delle produzioni Dop, richieste che devono però fare i conti con quanto si sta discutendo a Bruxelles nell’ambito

A tirare per la giacca il ministro Giancarlo Galan per interventi a favore della suinicoltura arriva anche l’Associazione mantovana allevatori che ha ricordato al ministro l’impegno degli allevatori di allineare la genetica in allevamento alle nuove modalità di valutazione dei cosci, impegno che imporrebbe uno slittamento dei controlli sulle cosce. Fra le richieste degli allevatori mantovani figura anche la messa a

punto di un listino specifico in Borsa merci per i suini iscritti al Consorzio del suino pesante padano. Al pari dei colleghi suinicoltori di Padova, anche da Mantova arriva la richiesta di aiuti per quegli allevatori che decidono di ridurre la produzione. Una bella idea per ridare tonicità al mercato allentando la pressione produttiva. La difficoltà sarà quella di trovare i fondi necessari a sostenere il progetto. La situazione delle casse dello Stato non lascia spazio all’ottimismo.

testimoniano i controlli condotti dal Centro di Referenza nazionale per l'Aujeszky, che ha sede presso l'Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell'Emilia-Romagna. I casi di sieroprevalenza della malattia negli Avviato il nuovo programma di per primo la individuò. E da allora allevamenti Lombardi (dove gli lotta a questa patologia che può ha fatto la sua comparsa negli alle- allevamenti sono assai diffusi) è mettere in difficoltà anche gli vamenti di tutto il mondo, causando infatti passato dal 39% nel 2004 scambi commerciali (era l'83% nel 1997) al 46,6% nel danni enormi per la facilità con la quale il virus che ne è responsabile 2009. Agronotizie 287 - 03/03/2011 riesce a trasmettersi e per la sua resistenza all'ambiente esterno Qualche starnuto, nasi che colano, (sopravvive egregiamente anche a casi di aborto fra gli animali in gra- 8 gradi, ma per fortuna teme la luce Pericoli sanitari e commerciali vidanza e maschi meno fecondi e e il caldo). poi una caduta delle prestazioni produttive. Questi i sintomi princi- Pericolosa e invadente, è una ma- L'aggravarsi del quadro comporta problemi non solo per i danni impali fra i suini adulti. Per i suinetti i lattia con la quale tutti i paesi a mediati sugli allevamenti, ma sosintomi sono analoghi ma la prosuinicoltura avanzata hanno ingagprattutto per le conseguenze sui gnosi è infausta, con mortalità assai giato da anni una lotta senza quarcommerci intra ed extra europei, elevata. Eccola la malattia di Autiere. E in molti casi si è raggiunto che potrebbero subire uno stop a jeszky, dal nome del veterinario il successo, tanto che nella Ue nucausa della presenza della malattia ungherese che nel lontano 1902 merosi sono i paesi che possono sui nostri territori. Facile immagivantarsi di aver debel- nare le conseguenze, specie in alculato la malattia acquini comparti come quelli del prosendo lo status di “paese sciutto e non solo. Di qui la necessiindenne”. Fanno però tà di correre ai ripari, non prima eccezione Spagna e Italia però di aver analizzato le cause del dove la malattia di Au“ritardo” italiano nell'eradicare jeszky è ancora in cima questa malattia. Fra i fattori di comalle preoccupazioni degli plicazione vi è la particolare tipoloallevatori. Non che si sia gia dei nostri allevamenti, unici in stati con le mani in maEuropa nella produzione del suino, anzi. Dal 1997 è ope- no pesante, che comporta un ciclo rante un piano di control- di ingrasso di nove mesi, contro i lo che aveva portato ad sei degli altri paesi europei. A comuna significativa riduzioplicare la situazione c'è anche la ne dei casi di malattia. parziale applicazione dei piani vacMa il quadro si è agcinali nei reparti di ingrasso e l'imNota anche con il nome di Pseudorabbia raggravato a partire dal possibilità di utilizzare vaccini attegiunge un'alta mortalità fra i suinetti 2007 ed è ancora pegnuati, contrariamente a quanto conFonte immagine: Fabry Mondino Photography giorato nel 2009 come

Suini, si inasprisce la lotta alla malattia di Aujeszky

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cesso in altri paesi dela Ue. Il nuovo programma

accompagnate dal “Modello IV” dove verranno annotate date e numero delle vaccinazioni. La certificazione potrà essere fatta direttamente dall'allevatore nei casi in cui non sia obbligatoria la preventiva visita clinica del veterinario ufficiale. L'associazione degli allevatori suini (Anas), ritiene tuttavia possibile la visita del veterinario ufficiale anche quando ciò non sia espressamente stabilito dalle norme, cosa che consentirebbe allo stesso veterinario di certificare sul Modello IV le avvenute vaccinazioni, evitando così all'allevatore un aggravio delle già complessa burocrazia che pesa sugli allevamenti.

Ora si cambia. Il 28 febbraio è entrato in vigore il nuovo piano di eradicazione dell'Aujeszky le cui linee d'azione sono tratteggiate nel Decreto del ministro della Salute del 30 dicembre 2010. Fra le novità più importanti vi è la possibilità di impiegare sui riproduttori i vaccini attenuati deleti, vaccini di nuova generazione che all'efficacia associano la possibilità di riconoscere gli animali vaccinati da quelli infetti. Altro punto chiave del programma di eradicazione è la certificazione che deve accompagnare I tempi gli animali nei loro spostamenti. Le movimentazioni saranno così

Si prevede che occorrano almeno tre anni per completare il piano di eradicazione dell'Aujeszky e in questo periodo si procederà con la dichiarazione di indennità nelle province i cui allevamenti saranno esenti dalla malattia. Per le aziende che avranno raggiunto la qualifica di “allevamento indenne” scatterà l'obbligo di rifornirsi solo da allevamenti a loro volta indenni e sarà vietato introdurre soggetti provenienti da stalle di sosta, fiere o mercati. Poi appuntamento al 2013, quando sarà obbligatorio destinare alla riproduzione solo animali provenienti da allevamenti indenni. E finirà, si spera, l'incubo di vedersi bloccare le esportazioni per colpa dell'Aujeszky.

Crisi suina, le risposte della 'Rassegna' Appuntamento a Reggio Emilia con la Rassegna suinicola internazionale per discutere i progetti che mirano a risolvere i problemi che affliggono il settore

pesante. Un controsenso visto che allevare suini pesanti costa assi più che allevare suini magri. Colpa dell'eccesso di offerta di suini pesanti che vanno ad “intasare” Agronotizie 292 - 07/04/2011 il mercato del prosciutto. Questa una delle spiegazioni. Crisi difficile quella della suinicol- Che stride con la massiccia tura italiana. I prezzi non ne voimportazione di cosci che il gliono sapere di riprendersi e gli più delle volte diventano interventi discussi nei vari tavoli di “Made in Italy” dopo aver filiera sembrano inefficaci. Il Cun, varcato la frontiera. Ma tant'è la Commissione unica nazionale per e la crisi resta lì a soffocare il settore suino che avrebbe dovuto imprese suinicole di prim'orfavorire una più equilibrata defini- dine che producono la mate- cancelli del quartiere fieristico di Reggio Emilia si apriranno dal 14 al 16 aprile zione del prezzo, continua a regiria prima della quale si fa per la 51esima edizione della Rassegna strare un mercato debole dove il vanto la nostra salumeria. suinicola internazionale segno meno la fa da padrone. A soffrire è soprattutto la produzione La proposta del suino pesante, quello di 130 kg una ripresa del mercato. Sembra e oltre di peso vivo, le cui carni l'uovo di Colombo, ma il percorso Per uscire dal tunnel il neo presinon è privo di trappole e trabocsono destinate alla trasformazione. dente di Anas (Associazione nazioUna produzione tipica italiana chetti. Al primo posto la spietata nale allevatori suini), Andrea Criconcorrenza del prodotto di imporquesta del suino pesante, praticastini, ha allora lanciato una propomente sconosciuta negli altri paesi a sta. Abbandonare, in parte, la pro- tazione, realizzato in Paesi del Nord forte suinicoltura, dove si produco- duzione del suino pesante per dedi- Europa che possono vantare costi di produzione più bassi dei nostri. no solo suini magri, di circa 100 kg carsi a quella del suino da macelIl dibattito su questo tema è aperto di peso. Una produzione per la qualeria. Le aziende suinicole a rischio le siamo deficitari (importiamo e sarà certo uno degli argomenti al chiusura avrebbero una nuova poscentro della prossima Rassegna molta della carne suina che consusibilità di riprendersi e al contempo miamo) e che vanta quotazioni per- si alleggerisce la filiera del proSuinicola Internazionale di Reggio sino migliori di quelle del suino Emilia che aprirà i battenti dal 14 al sciutto Dop, lasciando spazio ad 83


16 aprile. Un'occasione per Anas per divulgare i progressi ottenuti in campo genetico, strumento indispensabile per il rilancio del settore.

li che faranno da cornice alla esposizione di animali vivi e di mezzi e attrezzature per il settore suinicolo che affolleranno il quartiere fieristico di Reggio Emilia. Fra gli appuntamenti di spicco figura la tavola Gli appuntamenti rotonda in programma nella mattina Molte le iniziative in programma e di venerdì 15 aprile sul tema “La nuova Pac e la filiera suinicola itafra queste la presentazione, venerdì liana” che sarà presieduta dal presi15, del programma “Rigener@” dente della Commissione Agricolmesso a punto da Anas per riprotura del Parlamento Europeo, Paolo durre in allevamento scrofe di alto valore genetico, produttivo e sanita- De Castro. “Quale innovazione di rio. Molti poi gli eventi congressua- prodotto” è il tema che sarà affrontato la mattina di giovedì 14 aprile.

Non poteva mancare fra gli argomenti quello della qualità, al centro dell'incontro organizzato dal CRPA (Centro ricerche produzioni animali) sabato 16 aprile, dove si parlerà di marcatori genetici e qualità del prosciutto crudo. Ma il programma della “Rassegna” non si esaurisce qui, molti gli appuntamenti di carattere tecnico ed economico affrontati durante la tre giorni suinicola. Eccone di seguito una sintesi, mentre per il programma completo rimandiamo a quanto pubblicato sul sito della “Rassegna”.

Gestire l'instabilità, parola d'ordine per la suinicoltura

sul quale l'Italia è fortemente deficitaria e dove le importazioni coprono quasi la metà del nostro fabbisogno. Resta da verificare se gli allevamenti da carne italiani saranno in grado di competere in termini di costi di produzione con quelli del Nord Europa dai quali oggi ci riforniamo.

Dalla Rassegna suinicola di Reggio che si è tenuto in occasione della Emilia le indicazioni su come afRassegna suinicola internazionale frontare la crisi del settore che si è svolta a Reggio Emilia dal 14 al 16 aprile. Per trovare le soluAgronotizie 294 - 21/04/2011 zioni adatte occorre analizzare le cause di questa crisi, che origina dalla peculiare specializzazione Sono ormai cinque anni, con poche italiana nella produzione del suino e rare interruzioni, che gli allevatori pesante, destinato alla trasformaziodi suini continuano a produrre in ne in prosciutti e salumi per il cirperdita. Colpa dei costi crescenti e cuito Dop, divenuto una sorta di dei prezzi del suino pesante in comono prodotto dei nostri allevastante flessione. Una situazione menti. L'impossibilità di diversificare la produzione ha così portato insostenibile, ha ribadito il presidente dei suinicoltori (Anas), Anad un eccesso di produzione la cui drea Cristini, intervenendo in oc- conseguenza è il crollo dei prezzi. casione del convegno “La nuova Un tunnel dal quale si esce o chiuPac e la filiera suinicola italiana” dendo una parte degli allevamenti o indirizzando la produzione verso un animale più leggero di non oltre 130 kg (il suino intermedio, lo ha definito Cristini). Scartata la prima ipotesi per le ovvie considerazioni di carattere economico e sociale, non resta che aprire alla produzione di suini Un momento dell'incontro sulla nuova Pac e la filie- leggeri per la ra suinicola produzione di carne, segmento 84

Etichette e nuova Pac La partita è tutta da giocare e non si potrà contare sulla stabilità dei mercati, ha ricordato nel suo intervento il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo De Castro. Siamo entrati, ha ricordato De Castro, in una nuova fase dove le eccedenze alimentari del passato sono state sostituite da una una situazione deficitaria per l'aumento della domanda mondiale di derrate alimentari, latte, carne e cereali al primo posto. Bisogna dunque attrezzarsi per una “gestione dell'instabilità”, cosa che la nuova Pac si appresta a fare utilizzando due leve, la protezione degli agricoltori e la gestione del mercato. Gli strumenti sono contenuti in due strumenti legislativi in fase di approvazione, il pacchetto qualità e il pacchetto latte. Il primo interviene ad esempio sulla etichettatura e il secondo promuovendo l'interprofessione e nuovi strumenti contrattuali. Un punto di grande interesse per l'Italia sarà il superamento dei problemi legati alla programmazione delle produzioni, strumento che affidato ai


Ma altri ancora saranno i banchi di prova sui quali i suinicoltori dovranno misurarsi a livello nazionale e non solo europeo. L'Assessore all'Agricoltura della Regione Emilia Per l'etichettatura, ha ricordato De Romagna, Tiberio Rabboni, ha lanciato in occasione della RasseCastro, ha grande significato l'approvazione dell'emendamento 101 gna suinicola internazionale la pro(che vede come prima firma quella posta di un accordo quadro fra allevatori e industrie del settore. dello stesso De Castro) grazie al quale per tutte le carni (comprese Uno strumento che potrebbe aiutaquelle di suino) scatterà l'obbligo, re, fra l'altro, ad aprire un dialogo costruttivo con la Gdo (grande dia conclusione dell'iter legislativo stribuzione organizzata), dalla quale che si concluderà entro l'estate, di indicare in etichetta la provenienza. passa una parte rilevante del consumo di carni suine e di prodotti della salumeria. Anche su questo fronte Alleanze indispensabili la Ue si sta muovendo per favorire Consorzi Dop potrebbe restituire tonicità al mercato, ma sino ad oggi bloccato a livello nazionale dalle norme antitrust.

un'armonizzazione dei tempi di pagamento. Ci sarà poi da fare i conti con la nuova Pac, dopo il 2013. Ormai è certo, gli aiuti ci saranno ancora, ma saranno sganciati dalla produzione (disaccoppiamento). L'obiettivo è quello del riequilibrio delle risorse, che sino ad oggi hanno premiato le agricolture del Nord Europa. Ma la peculiare situazione dell'agricoltura italiana richiede a sua volta risposte mirate e interventi per ammorbidire l'impatto che la nuova Pac potrà avere per le nostre produzioni. Ed è oggi che occorre presentarsi a Bruxelles con proposte adeguate. Domani, a regole fatte, inutile lamentarsi.

La crisi suina da un 'tavolo' all'altro In occasione della Rassegna suinicola il ministro dell'Agricoltura ha riproposto un piano nazionale di settore per affrontare le difficoltà del momento Agronotizie 294 - 21/04/2011 Le crisi, si sa, aumentano la voglia di partecipazione. Si riempiono le fiere e si affollano le sale convegni. Luoghi dove è possibile dibattere i problemi e cercare, quando possibile, vie d'uscita. Alla regola non si è sottratta la 51esima edizione della Rassegna suinicola internazionale di suinicoltura che si è svolta a Reggio Emilia dal 14 al 16 aprile. Le difficoltà che da tempo affliggono il settore sono così state al centro della manifestazione, catalizzando l'attenzione dei 12mila visitatori che hanno diviso la loro attenzione fra i dibattiti e i numerosi stand (230 il numero degli espositori presenti) dai quali le aziende del settore hanno messo in mostra mezzi, attrezzature e proposte per gli allevamenti dei suini. Affollato, e non poteva essere diversamente, l'incontro con il ministro dell'Agricoltura, Saverio Romano. Ospite del grande stand allestito dall'Associazione nazionale allevatori suini (Anas), al ministro va riconosciuto il “coraggio” della disponibilità al

confronto con un settore in forte difficoltà e dunque in attesa di risposte precise. Risposte difficili da formulare, tanto più per un ministro fresco di nomina e sino a ieri lontano dai temi dell’agricoltura. Inesperienza che non gli ha impe- L'affollato incontro con il ministro dell'Agricoltudito di schierarsi ra, Saverio Romano con determinazione contro gli Ogm. “Non per l’esigenza di uscire dalla gestione motivazioni scientifiche”, ha tenuto delle emergenze per entrare in una a precisare il ministro di fronte ai fase di programmazione e di definisuinicoltori riuniti a Reggio Emilia, zione delle strategie politiche che ma per una valutazione di opportu- accompagnino le scelte in campo nità. I consumatori di tutto il mon- agricolo. Le scelte devono essere do, ha sostenuto Romano, sono alla quelle della protezione della qualiricerca di qualità e salubrità e si tà e in questo ambito l’etichettatura dicono contrari agli Ogm. Garan- dei prodotti suini è fondamentale. tendo filiere Ogm free i prodotti Su questo tema bisogna però regiitaliani si troveranno in una posi- strare la posizione critica di molti zione di vantaggio sui mercati Paesi europei, disponibili però a mondiali. Questa la tesi. Che non ha dare il via libera all'etichettatura convinto tutti, come sempre capita delle sole carni suine che potrebbequando si parla di Ogm. ro così avere l'indicazione dell'origine. Gran parte della carne suina Primo, programmare consumata in Italia è però di importazione (i nostri suini pesanti vanno Entrando nel merito dei problemi al circuito della trasformazione) ed del settore, il ministro ha ribadito 85


è giunto il momento di diversificare le nostra produzione dando spazio al suino leggero per la produzione di carne fresca. Duplice il vantaggio, un alleggerimento nella produzione del suino pesante, oggi superiore alle richieste dell'industria e all'origine della crisi, e una riduzione della nostra dipendenza dal prodotto di importazione che copre il 40% dei fabbisogni in carni suine fresche. Un “tavolo” per la filiera

nicoltura il ministro si è detto pronto ad istituire un tavolo di filiera dal quale mettere a punto un piano di settore capace di trovare un punto di sintesi fra gli interessi, a volte contrapposti, dei vari protagonisti della filiera, produzione, trasformazione e distribuzione. Questi gli impegni che il ministro si è assunto in occasione della “Rassegna”. I suinicoltori sono ora ansiosi di vedere i risultati. Di “tavoli” e “piani” ne hanno già visti in passato. Ma la crisi è ancora lì.

Per affrontare i problemi della sui-

in misura modesta (+2,4%), cosa che ha penalizzato gli allevamenti a ciclo chiuso e i produttori di suinetti, ma che ha per contro favorito gli ingrassatori. L'analisi del Crpa evidenzia infatti che quest'ultima categoria ha registrato un aumento dei costi di produzione più contenuto rispetto ai colleghi del ciclo chiuso e del ciclo aperto, con un aumento pari all’1,5%, grazie appunto al contenimento dei prezzi d’acquisto dei magroncelli.

on siamo concorrenziali

Suini sotto costo, ma non è una promozione...

Il Crpa evidenzia inoltre come, nei confronti dei principali Paesi europei, i suinicoltori italiani sostengano un costo di produzione superiore mediamente del 19%. Il divario è da attribuire al maggior onere per Le analisi presentate dal Crpa in in occasione della Rassegna suinila produzione del suino pesante occasione della Rassegna suinicola cola internazionale di Reggio Emirispetto ai suini leggeri europei e ad evidenziano il divario fra prezzi di lia. Tutta colpa della crescita dei un livello di efficienza tecnica infemercato e costi di produzione costi di produzione negli allevariore degli allevamenti nazionali. I menti a ciclo chiuso, costi che nel costi di produzione più bassi si rileAgronotizie 294 - 21/04/2011 2010 sono aumentati in media del vano in Danimarca e in Francia con 4,6% rispetto al 2009, in particolare 1,41 e 1,37 euro al kg peso morto in seguito all’incremento delle spe- rispetto a 1,73 euro al kg dell’Italia. se per l'alimentazione dei suini La forte competitività dei produt(+6,6%). Il costo complessivo, rile- tori suinicoli danesi e francesi è va il Crpa, si è così portato a 1,36 da attribuire all’elevata produttività Cinque centesimi al chilo, otto euro euro per kg peso vivo, mentre il delle scrofe, che arrivano a produrper un suino di 160 kg. A tanto am- prezzo medio del suino pesante nel re 27 suinetti svezzati per scrofa. monta la perdita per ogni suino 2010 è rimasto fermo al 2009. pesante che esce dagli allevamenti italiani. E' quanto emerge dall'anali- La crescita dei costi non ha rispar- Sono “numeri” che devono far risi condotta dal Crpa (Centro ricer- miato la produzione dei magron- flettere in vista della svolta che la nostra suinicoltura è invitata a prenche produzioni animali) presentata celli, categoria di dere affiancando al tradizionale suini di circa 35 suino pesante la produzione di un kg di peso, desti- suino leggero, da macelleria. La nati agli allevaconcorrenza del prodotto di impormenti da ingras- tazione, come dimostrano le analisi so. In questo set- del Crpa, è molto forte e gli allevatore si è registrato tori italiani dovranno dimostrare un + 4,5% dei grandi capacità manageriali per costi, sospinti in poterla fronteggiare. particolare dalla voce alimentazione a sua volta in Attenti all'import crescita del 5,3%. Intanto sul fronte dell'import il Il prezzo medio dei suinetti, stan- 2010 ha fatto registrare per le do alle rilevazioni carni suine un nuovo record. L'Italia ha infatti importato 1,04 midi Anas L'ingresso della 51esima edizione della Rassegna lioni di tonnellate, con un incre(Associazione suinicola di Reggio Emilia, tribuna dalla quale il Crpa ha fatto conoscere i risultati delle sue analisi nazionale alleva- mento del 12,8% rispetto all'anno precedente. L’aumento - spiega il tori suini), nel sul settore suino Crpa - riguarda in prevalenza le 2010 è cresciuto 86


cosce fresche per la produzione del prosciutto crudo non Dop e del prosciutto cotto (+15% rispetto al 2009). Nel contempo anche l’export dei prodotti lavorati è aumentato in modo significativo (+8,2%). Si tratta per lo più di prosciutti crudi (+7,4%), salami (+13,8%) e mortadella (+15,9%). I dati emersi dall'analisi del Crpa, in particolare sul fronte dell'importazione, lasciano immaginare concrete possibilità di sviluppo per le produzioni italiane, a condizione che si realizzi una efficace competitività fra prodotto italiano e prodot-

to di importazione. Molto dipenderà dalla capacità degli allevatori italiani di raggiungere standard produttivi di elevata efficienza. E gli esempi non mancano. Un aiuto potrà poi venire dall'indicazione in etichetta della provenienza delle carni suine. In questi giorni la Ue ha compiuto un passo avanti in questa direzione e una decisione definitiva sarà presa entro la prossima estate, come spiegato in dettaglio anche in questo numero di Agronotizie. Altro fronte sul quale lavorare è quello della distribuzione del reddito lungo la catena del valore. L'analisi del Crpa ha messo in evi-

denza che nel 2010 i macelli hanno incassato lo 0,2% in più rispetto all'anno precedente. Stabili (nelle perdite) gli allevatori, mentre l’industria di trasformazione ha visto calare le proprie entrate dello 0,2%. Per i dettaglianti, infine, si registra un incremento del fatturato pari allo 0,8%. Un riequilibrio si rende necessario. Per attuarlo sarà indispensabile (e non facile) coinvolgere nelle politiche di settore anche la Gdo, la grande distribuzione organizzata, oggi protagonista indiscussa nel rapporto con il consumatore.

Prosciutti e carne di qualità, la risposta è nei geni Una ricerca affidata al Crpa evidenzia i rapporti fra genotipo dei suini e proprietà dei tagli destinati al consumo e alla trasformazione Agronotizie 295 - 28/04/2011 Gli allevatori di suini si accingono ad una importante svolta. Abbinare alla produzione del suino pesante destinato alla trasformazione anche quella di un suino “intermedio” (o leggero, comunque non più di 130 kg) per la produzione di carne. L’obiettivo è quello di alleggerire il mercato del prosciutto Dop, dove c’è un eccesso di offerta che penalizza i prezzi, e al contempo proporre una carne suina “Made in Italy”, visto che quella che si consuma oggi è per gran parte di importazione. Sin qui il progetto, semplice nella sua essenza, ma assai complicato da realizzare per le molteplici implicazioni, non ultime quelle di natura genetica, alla base sia della produzione di un prosciutto di qualità, sia di una carne di eccellenza. Carne e prosciutti Per quegli allevatori che non voles-

sero abbandonare la produzione del suino pesante e al contempo ottenere carni tenere e di qualità anche per il consumo fresco, c'è una via di uscita. La risposta arriva dalle ricerche condotte dal Crpa nell’ambito di un progetto finalizzato ad indagare i rapporti fra base genetica e qualità delle carni e dei prosciutti. La ricerca, sostenuta dalla Regione Emilia Romagna e alla quale hanno collaborato Università, enti di ricerca e imprese private, si è posta l’obiettivo di approfondire gli effetti del genotipo sulle proprietà dei tagli destinati al consumo fresco oppure alla stagionatura. In pratica si è voluta verificare la compatibilità e l’eventuale correlazione fra tenerezza dei tagli da consumo fresco e l’idoneità delle cosce a fornire prosciutti capaci di soddisfare le richieste dei disciplinari di tutela e degli stagionatori. La ricerca ha utilizzato tecniche di genetica molecolare ed ha preso le mosse a partire da sei geni per i quali già erano stati segnalati gli effetti sulle caratteristiche qualitative della carcassa e della carne. Fra questi il gene Titina (TTN) parrebbe contraddistinguere i soggetti 87

Una curiosa rappresentazione del D A Fonte immagine: Mknowles che presentano prosciutti con maggiori pesi, minori cali e quindi una più elevata resa di stagionatura. Altri geni (il PRKAG3 e CAST) sembrerebbero invece legati ad alcune caratteristiche tecnologiche della carne fresca e con parametri del prosciutto stagionato. I risultati Le ricerche hanno preso in considerazione numerosi elementi, dai fattori che influenzano l’assorbimento del sale da parte della coscia, al tempo post-mortem prima della salagione (i prosciutti salati a 96 ore


dalla macellazione tendono ad assorbire meno sale) sino ai rapporti fra genotipo e pH, colore e marezzatura dei prosciutti, proprietà della carne. In conclusione i risultati degli studi hanno dimostrato che non c’è incompatibilità fra la tenerezza dei lombi per il consumo come carne fresca e la qualità dei prosciutti stagionati, caratteristiche che

si riscontrano con modulazioni diverse nei genotipi corrispondenti ai polimorfismi per TTN, CAST638 e PRKAG3.

la messa a punto di marcatori genetici che con un semplice esame di routine consentano di sapere in anticipo se abbiamo di fronte animali capaci di fornire prosciutti di qualità e carni tenere e apprezLe ricerche non possono ancora dirsi concluse, ma le prime indica- zate (e magari pagate per quanto zioni tracciano già una rotta interes- valgono). O se al contrario bisogna rimettere mano alla selezione. sante per raggiungere l’obiettivo finale. Ora non resta che aspettare

Suini, dalla cooperazione la risposta alla crisi Le richieste della Cogeca a livello europeo per aiutare il settore a superare la lunga stagione di difficoltà

vo allargato sulla carne suina.

Il gruppo è stato creato per trovare soluzioni al fine di migliorare la situazione catastrofica del settore Agronotizie 298 - 19/05/2011 europeo della carne suina. Rivolgendosi al Ministro ungherese dell’In occasione di una riunione di alto agricoltura, Sandor Fazekas, Bruni livello con la Presidenza ungherese ha dichiarato: “Il settore è in crisi della Ue, il Presidente della Coge- ormai da tre anni, in parte a causa ca, Paolo Bruni, ha lanciato un dell’aumento dei costi legati ai fatappello per l’applicazione di misure tori di produzione. Alla luce della urgenti per migliorare la redditività difficoltà della situazione, raccoa lungo termine del settore europeo mandiamo misure rapide ed efficaci della carne suina. Questa richiesta per aiutare gli agricoltori ad afsi iscrive nell’ambito delle conclu- frontare l’estrema volatilità sui sioni discusse dai ministri europei mercati a termine, come valori midell’agricoltura nel gruppo consulti-

nimi e massimi per i mercati finanziari. Inoltre, vorremmo che la posizione degli agricoltori dell’Ue nella catena alimentare sia consolidata affinché ricevano un miglior reddito dal loro prodotto. Questo obiettivo può essere raggiunto tra l’altro grazie a una concentrazione dell’offerta tramite le organizzazioni di produttori, come le cooperative”. Sì alle farine animali Pekka Pesonen, Segretario generale del Copa-Cogeca, ha dichiarato: “Suggeriamo anche di facilitare l’accesso all’intervento per gli allevatori, ad esempio, con agevolazioni di credito. Inoltre, chiediamo lo sviluppo di un piano europeo per le proteine. Il divieto sull’utilizzo di proteine animali trasformate provenienti da non ruminanti dovrebbe essere tolto immediatamente. I produttori di carne suina dovrebbero potersi raggruppare in organizzazioni di produttori, come le cooperative, al fine di ridurre i costi di produzione e aumentare il valore della loro produzione”. Paolo Bruni ha aggiunto: “Le regole di concorrenza in Europa vanno riviste per permettere alle organizzazioni di produttori, come le cooperative, di crescere di dimensioni e di scala, contribuendo a una catena alimentare più equilibrata”. Le richieste delle parti interessate del gruppo consultivo allargato sono state inviate alla Commissione per essere analizzate.

Concentrare l'offerta è una delle soluzioni proposte per superare la volatilità dei prezzi 88


Così si fronteggia la crisi suinicola Confagricoltura chiede un piano strategico di settore con interventi su mercati, credito e costo del lavoro Agronotizie 299 - 26/05/2011 Stato di crisi per la suinicoltura e moratoria triennale sui mutui bancari accesi dagli allevatori, queste le richieste immediate che Confagricoltura porterà avanti per fronteggiare la grave crisi che attanaglia questo comparto della zootecnia nazionale. Le due misure d’urgenza precedono quelle comprese in un più articolato progetto strategico di intervento nel breve e medio periodo, che sarà sottoposto all’attenzione del ministro per le Politiche agricole e agli assessori regionali. Le decisioni sono state prese durante il vertice nazionale dell’organizzazione degli imprenditori agricoli tenutosi il 25 maggio a Roma. Allevamenti al collasso “La situazione della suinicoltura richiede interventi immediati - ha detto il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi - il numero di allevamenti che cessano l’attività è in costante crescita, con un progressivo impoverimento della filiera tutta

ed una significativa riduzione dell’occupazione. E’ indispensabile ed urgente definire un piano di settore che identifichi soluzioni tali da permettere, da un lato di recuperare concorrenzialità e spazi sui mercati, dall’altro di riportare la redditività azienI costi di produzione sopportati dagli allevatori dale a livelli acitaliani sono superiori rispetto a quelli dei competicettabili”. tor stranieri Credito e costi In particolare servono adeguati interventi sul credito per gli allevamenti che si sono esposti finanziariamente per i necessari investimenti aziendali e per le problematiche gestionali. Ed è importante che le Regioni utilizzino i fondi dei Psr aprendo una corsia preferenziale alle imprese suinicole. L’attenzione di Confagricoltura è altissima sulla gravosità dei costi di produzione, superiori a quelli sopportati dai competitor europei, soprattutto per quanto riguarda i disciplinari di produzione e la manodo-

pera. Occorrono in particolare interventi per ridurre il costo del lavoro, ad esempio attraverso agevolazioni alle aziende che assumono. In questo contesto va rivista la catena del valore, in cui gli allevatori sono oggi penalizzati rispetto alle altre componenti della filiera. “Sono indifferibili interventi adeguati alla gravità della situazione ha concluso Guidi - perché i prodotti della filiera suinicola sono uno dei simboli del made in Italy alimentare, un patrimonio che deve essere difeso ad ogni costo”.

cellazione di circa 70mila suini, che diventeranno più di 200mila nel 2012 per arrivare a 450mila nel 2013. Il peso di macellazione del suino intermedio oscilla intorno ai 130kg, ben al di sotto di quei 170 Il settore è di fronte ad un bivio e in Una chance che per alcuni allevato- kg richiesti per la produzione dei occasione di Italpig, che si terrà in ri suinicoli potrebbe rappresentare salumi del circuito tutelato, Proottobre a Cremona, gli operatori si la via di uscita dalla crisi che da sciutto di Parma e di San Daniele in confronteranno sui temi più presalcuni anni ha mandato in forte testa. santi per la sopravvivenza del com- sofferenza il settore. Una chance parto che si chiama suino intermedio e Il progetto, iniziato alcuni mesi fa, che sta già interessando un impor- va dunque avanti e ai numerosi Agronotizie 300 - 01/06/2011 tante stabilimento di macellazione, incontri organizzati per illustrare la Italcarni di Carpi (Modena) e agli allevatori modalità e caratterialcune aziende suinicole, tant’è stiche di questo tipo di allevamento vero che la programmazione elabo- il pubblico partecipa sempre numerata per quest’anno prevede la ma- roso. “L’interesse è notevole - affer-

C'è un suino intermedio nel futuro della suinicoltura

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nato al consumo fresco che si differenzi, in meglio, rispetto a quanto viene importato, con l’obiettivo di ridurre considerevolmente la quota di quel 40% che oggi arriva dall’estero. Dal mondo produttivo intenzionato a giocare questa carta le voci declinano al positivo. “In base ad alcuni sondaggi effettuati di recente - spiega Marco Lunati, consigliere nazionale dell’Anas (Associazione Nazionale Allevatori Suini) - per l’acquisto di un prodotto fresco italiano i consumatori sarebbero disposti a spendere anche il 10% in più. Considerato il periodo di crisi economica che stiamo vivendo si tratta di un dato su cui riflettere. E’ evidente che la Il suino intermedio produzione di un suino del peso di 130-135 kg per noi allevatori si Di suino intermedio, a dire il vero, tradurrebbe in una considerevole si parla da tempo, ma è solo negli diminuzione dei costi di produzione ultimi tempi che alle parole sono seguiti i primi esperimenti concreti. legati soprattutto all’alimentazione. Inoltre ridurrebbe anche il carico Da tempo infatti Italcarni insegue di azoto escreto, il che avrebbe l’opportunità di immettere sul mereffetti positivi sullo smaltimento dei cato nazionale un prodotto desti-

ma Moritz Pignatti, direttore operativo di Italcarni - e giustifica una serie di aspettative da parte del mondo produttivo più che comprensibili. E’ evidente però che ai suinicoltori interessati a percorrere questa strada viene richiesto un vero e proprio salto culturale, perché chi deciderà di impegnarsi nella produzione di un suino intermedio non potrà parallelamente mandare avanti quella del suino pesante. La scelta dovrà quindi essere ponderata e rispondere a quel concetto di specializzazione che sta diventando una variabile sempre più importante”.

reflui; senza dimenticare la resa alimentare che una razione più proteica, quale quella che verrebbe fornita a un animale destinato a questo circuito produttivo, potrebbe garantire: 35% rispetto al 28% di un suino pesante”. Appuntamento a Italpig La suinicoltura italiana si trova dunque a un bivio, perché la situazione di crisi degli ultimi anni sta mettendo veramente a repentaglio la vita del settore, e si pensi all’enorme patrimonio agricolo e agroalimentare che attualmente si trova a rischio. A Italpig, il Salone della suinicoltura italiana che si svolgerà a Cremona dal 27 al 30 ottobre 2011, gli operatori della filiera avranno la possibilità di confrontarsi sui temi più attuali del settore con l’obiettivo di trovare risposte concrete per il rilancio del comparto.

Crisi suinicola, gli allevatori minacciano lo sciopero Braccio di ferro con le industrie, che hanno scelto di disertare le contrattazioni facendo mancare la definizione del prezzo. Svilite le misure anticrisi decise tre anni fa Agronotizie 301 - 09/06/2011 Si chiama Cun, Commissione unica nazionale per il settore suinicolo, ed è nata nel 2008 per monitorare e rendere trasparente il mercato dei suini da macello. Il Cun è uno degli strumenti fissati dal protocollo di intesa per la filiera suinicola, sollecitato dal Mipaaf, con il quale si voleva dare una risposta alla crisi del settore suino. A far scattare la decisione di fissare un mercato unico nazionale per la definizione delle quotazioni erano le continue difficoltà a raggiungere un'intesa sul prezzo nelle principali borse merci.

In particolare sulla piazza di Mantova, una delle più importanti per la grande diffusione di allevamenti suini, l'esito delle trattative settimanali si concludeva troppe volte con un “non quotato”. Segno della mancata intesa fra acquirenti (le industrie di macellazione e trasformazione) e i venditori (gli allevatori). Con il risultato di spingere al ribasso le quotazioni anche sulle piazze ove un accordo, pur faticosamente, veniva raggiunto. Di calo in calo, il prezzo dei suini pesanti raggiungeva a malapena la quota di un euro o poco più, a fronte di un costo di produzione ben superiore, almeno 1,40 euro per chilo di peso vivo. In questi tre anni che ci separano dalla istituzione del Cun, sono cambiati tre ministri (Luca Zaia, poi Giancarlo Galan, e infine Saverio Romano) e due presidenti di Anas, 90

Il mancato raggiungimento di un'intesa sul prezzo dei suini pesanti alla Cun di Mantova acuisce le difficoltà del settore l'associazione dei suinicoltori (a Giandomenico Gusmaroli è succeduto a fine 2010 Andrea Cristini). Chi non è cambiata è la crisi. Certo, i prezzi del suino pesante, di 160 kg e oltre, sono un po' aumentati raggiungendo e superando 1,30 euro per chilo. Sempre però al di sotto dei costi di produzione. Situazione difficile Nei primi tre mesi del 2011, infatti,


la redditività degli allevamenti ha subito un calo del 12,4% rispetto ai tre mesi precedenti, come rileva il Crefis. Una situazione difficile, alla quale gli allevatori tentano di dare una risposta diversificando la produzione e affiancando al suino pesante un animale più leggero per la produzione di carne da avviare al consumo fresco. Se ne è parlato anche in occasione della Rassegna suinicola di Reggio Emilia, come riportato in uno dei precedenti numeri di Agronotizie. L'obiettivo è quello di alleggerire il circuito dei prosciutti Dop, appesantito da un eccesso di produzione e avvilito dalla concorrenza dei prosciutti “anonimi”, sospinto a sua volta da un imponente flusso di importazione di cosce suine fresche. In pratica ogni tre prosciutti consumati, due arrivano da oltre frontiera. Riequilibrare il mercato non è facile e non è rapido. emmeno ai Consorzi di tutela è concesso di guidare la produzione senza incappare nelle regole dell'Antitrust. Se ne sta discutendo a Bruxelles, nel pacchetto qualità, ma per il momento i consorzi hanno le mani legate.

Da queste considerazioni è partito l'invito agli allevatori a non consegnare i suini sino a quando non saranno definiti e pubblicati i prezzi di mercato. Una provocazione, ovviamente, tesa ad una rapida ripresa del dialogo.

del valore, a scapito degli allevatori.” “I suinicoltori - prosegue Confagricoltura - nonostante le difficoltà, hanno dimostrato grande responsabilità e chiedono, pertanto, comportamenti altrettanto coerenti.” E a proposito di suinicoltori, un invito a leggere la lettera pubbliToni critici anche da parte di Con- cata in questo numero di Agronotizie, inviataci da una nostra lettrifagricoltura, che ha affidato ad un suo comunicato il compito di bolla- ce. Vi si possono cogliere le molte re l'accaduto come “l’obiettivo mal- ragioni degli allevatori e l'ennesimo celato di una parte degli operatori allarme per un settore ormai allo stremo. di squilibrare ulteriormente le ripartizioni all’interno della catena

'Il made in Italy sulla pelle dei suinicoltori' Lettera alla Redazione - Le difficoltà della suinicoltura italiana denunciate da una lettrice di Agronotizie all'indomani della mancata quotazione al Cun, la Commissione unica nazionale dei suini da macello Agronotizie 301 - 09/06/2011

on quotato Dunque una situazione complessa e delicata dove la comparsa della dicitura “non quotato” per i suini pesanti anche da parte del Cun del primo giugno è giunta come uno tsunami dopo un terremoto. Disgrazia su disgrazia. Ed è una conseguenza della decisione da parte delle industrie di trasformazione di disertare l'appuntamento per la fissazione del prezzo. Ferma e decisa la posizione degli allevatori. Lorenzo Fontanesi, presidente di Opas, un'organizzazione dei produttori aderente ad Unapros (Organizzazione nazionale tra le organizzazioni di produttori di carne suina), ha stigmatizzato l'atteggiamento delle industrie. “I macellatori rappresentano una parte necessaria e insostituibile all’interno della Commissione unica nazionale - afferma Fontanesi - e non possono creare una turbativa di mercato con la diserzione del confronto.”

"Ho chiesto gentilmente ospitalità a questa testata, che altrettanto generosamente me l’ha concessa, per portare all’attenzione di più persone possibili la situazione critica in cui vive un settore dell’economia reale, dell’economia primaria: la suinicoltura. Il settore famoso per la salumeria di alta qualità e per le produzioni Dop che esportiamo in tutto il mondo. Gli allevatori non riescono a farsi riconoscere un prezzo che copra i costi di produzione da molti mesi e la crisi sta attanagliando le aziende. La Commissione unica nazionale dei suini da macello (Cun) con sede a Mantova, costituita per la formulazione del prezzo dei suini e in particolare per la declaratoria separata per i suini Dop, che opera con la supervisione del Mipaaf, nelle ultime tre settimane ha dei grossi problemi nel formulare le quotazioni. La situazione è ulteriormente peggiorata mercoledì 1° giugno 91

2011 quando i macellatori (Assica) non si sono presentati in Commissione per la quotazione settimanale con la seguente conseguenza: rilevazione non pervenuta per assenza dei commissari macellatori. Di seguito i dati a disposizione per le quotazioni. Dati Assica: numero suini macellati n. 142.894 +5,97 %, peso medio kg.169,929 Dati Anas peso medio 169,07 kg 4,03% suini consegnati."

on quotato "La Cun non ha avuto luogo, in quanto i commissari dei macellatori non si sono presentati in Commissione, pur essendo presenti sul mercato di Mantova. I commissari dei suinicoltori hanno constatato l’assenza dei macellatori, segnale palese di non partecipazione alla


Il regolamento, inoltre, non prevede le conseguenze di tale comportamento e pertanto si attende un provvedimento da parte del ministero e delle associazioni di categoria. I commissari insieme ad altri allevatori presenti alla Cun, hanno svolto una breve riunione indicando una La segreteria della Bmti (Borsa merci telematica italiana), dottores- quotazione di riferimento di 1,375 € sa Del Monte, ha preso atto dell’as- e con la raccomandazione di evitasenza e secondo quanto previsto dal re le consegne, in una situazione regolamento vigente, non ha potu- anomala, imposta unilateralmente." to validare la Cun per la mancanza della parte acquirente. Vi è stato uno sconcerto generale in quanto il mercato dei suini registra- Le conseguenze va un andamento positivo: con questo comportamento da parte dei "Qual è la conseguenza? Gli allevacommissari dei macelli, si deduce tori non hanno un prezzo di riferiche i macellatori non intendono mento per la vendita dei loro suini, validare la Cun, nonostante gli ime sono soggetti al “ricatto” dei pegni sottoscritti nel Tavolo di Fimacellatori; le associazioni sindaliera. Cun e quindi di una volontà preordinata di non trovare alcun accordo. Si fa presente che nessun commissario dei macellatori aveva tempestivamente avvisato la segreteria della propria assenza.

Agronotizie 302 - 16/06/2011

L'impennata dei prezzi delle materie prime per l'alimentazione dei suini che si è registrata a partire dalla metà del 2010 ha fatto da detonatore ad una situazione che per il settore suinicolo era già critica da alcuni anni. E' quanto emerso durante l'assemblea dei soci Anas (Associazione nazionale allevatori suini) che oltre ad approvare i bilanci consuntivo 2010 e preventivo 2011 è stata un’importante occasione per un confronto sullo stato della suinicoltura italiana. Il presidente di Anas, Andrea Cristini, ha indicato con preoccupazione la significativa contrazione del numero di allevamenti e del patrimonio costituito

Un grazie di cuore da una semplice contadina.

al di fuori dei tradizionali circuiti Dop. Cristini ha, inoltre, messo in evidenza i progressi compiuti nell’attività di miglioramento genetico delle razze suine e l’impegno di Anas per rafforzare la diffusione dalle scrofe allevate, diretta conse- dei risultati, attraverso la distribuguenza delle sofferenze vissute dal zione agli allevamenti italiani dei settore. Il bilancio degli scambi con riproduttori “selezionati a marchio l’estero, nonostante le buone presta- GEN.I” necessari per migliorare zioni delle esportazioni di carni l’efficienza in allevamento e la qualavorate, è peggiorato ed ha ridotto lità del prodotto. ulteriormente la quota di autoapprovvigionamento. Per quanto Di fronte alla gravità della crisi che riguarda le cosce, destinate ai pro- sta mettendo in serio pericolo la sciutti crudi e cotti, l’autoapprovvi- sopravvivenza economica di numegionamento ha raggiunto nel 2010 rosi allevatori, questo il messaggio appena il 32%. E’ un dato impres- scaturito dall’assemblea Anas, la sionante che fa riflettere circa la suinicoltura italiana ha ancora in tenuta di un sistema produttivo, che serbo energie e potenzialità per ha nel prosciutto il prodotto simbo- affrontare la sfida di un mercato lo e che dovrebbe fare maggiore sempre più globale che tende ad leva su una produzione erodere la marginalità dell’alleva“qualitativamente differenziata” al mento. La rigenerazione di diversi 100% italiana. Secondo quanto esegmenti del mercato e la trasparenmerso dall’assemblea serve un te valorizzazione delle peculiarità rilancio delle produzioni di quali- “italiane” sono la via maestra per il tà, sostenuto da un governo “quali- rilancio di un settore che ha generaquantitativo” dell’offerta, ed è op- to, a prezzi franco allevamento, una portuno avviare la diversificazione produzione di 2.459 milioni di euro, produttiva del così detto “suino pari al 16,5% dell’intera zootecnia. intermedio” per offrire nuovi sbocchi di mercato ad una parte degli allevamenti che intendono operare

Così Anas risponde alla crisi della suinicoltura Dall'assemblea dell'associazione degli allevatori di suini le proposte per affrontare le difficoltà del settore. Ai primi posti la valorizzazione delle peculiarità della produzione italiana

cali ad oggi non hanno fatto alcun comunicato stampa (prese di posizione sono però giunte nei giorni seguenti, ndr) e il ministero non dà notizie. E’ frustrante constare che la politica agricola italiana è allo sbando. Il tanto decantato made in Italy agroalimentare è fatto sulla pelle degli agricoltori. Agricoltori che negli ultimi anni hanno visto perdere di valore le loro aziende ed andare in fumo il lavoro di generazioni. Agricoltori che si trovano nell’impossibilità di continuare ad esercitare una professione che prima di tutto richiede passione, che ha un funzione ambientale e pubblica di fondamentale importanza."

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E' tempo di alleanze fra industrie e suinicoltori L'assemblea di Assica è stata l'occasione per ribadire l'importanza di superare le contrapposizioni. Dal ministro Romano l'impegno a cercare soluzioni per la crisi del settore

Le risposte

trasformazione offre caratteristiche analoghe, per qualità e sicurezza, a quello italiano. E nemmeno il successo dei nostri salumi all'estero sarebbe tale senza la qualità che esce dagli allevamenti italiani e che si ritrova nelle Dop nazionali. Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente di Confagricoltura, Ma-

La risposta è giunta dal ministro dell'Agricoltura, Saverio Romano che reduce dal G20 di Bruxelles è intervenuAgronotizie 304 - 30/06/2011 to all'assemblea di Assica riconoscendo la necessità di trovaE' un legame a doppio filo quello re il modo per dare che lega Assica, l'associazione delle un sostegno agli alleindustrie della trasformazione della vatori, per riequilibracarne, con il mondo della suinicol- re la situazione e per tura. Lo dimostrano i 7,9 miliardi di garantire competitività euro che derivano dai salumi a fron- al settore. Il modello Un momento dell'assemblea di Assica te di un fatturato complessivo di da promuovere ha 8,2 miliardi realizzato dalle azien- ricordato il ministro, è de che si riconoscono in Assica. quello del Made in Italy in una proOltre un miliardo del fatturato spettiva di sinergie tra i vari pro- rio Guidi che inoltre ha ribadito complessivo viene dall'export e il tagonisti. A questo proposito non è l'importanza dell'etichettatura, che comparto può vantare una bilancia mancato da parte del ministro un rappresenta un importante fattore commerciale in attivo per 823 mi- richiamo alle industrie, alle quali ha per garantire la competitività del lioni di euro. Sono questi i numeri ricordato che non sempre il prodot- settore. più significativi presentati in occa- to di importazione utilizzato per la sione dell'assemblea di Assica che si è svolta a Parma il 23 giugno e che ha riconfermato alla presidenza Lisa Ferrarini. La scelta di Parma, ha ricordato la presidente, ha voluto 2el confronto con i colleghi degli prossimi mesi e che potrebbe prealtri Paesi i suinicoltori italiani ludere a un 2011 caratterizzato da sottolineare l'istituzione proprio a sono penalizzati dai maggiori costi in ulteriore aumento. Parma della Commissione unica costi necessari per produrre suini (Cun) dei tagli di carne suina frepesanti, indispensabili per le sca e dei grassi. Questa, insieme filiere dei salumi a denominazioalla Cun di Mantova per la quotane zione dei suini vivi, rappresenta un I numeri tentativo per dare al settore un siAgronotizie 303 - 23/006/2011 stema di definizione dei prezzi In riferimento al suino pesante moderno, capace di interpretare al (160-170kg) destinato alla produmeglio gli equilibri fra domanda e La redditività dei suinicoltori italia- zione dei principali prosciutti Dop offerta. All'assemblea di Assica è ni è ai minimi storici. Un problema l'esame dei costi per il 2010 eviseguito un vivace dibattito che ha che si trascina da tempo. Anche nel denzia che gli allevatori spendono messo al centro le difficoltà della 2010 (dati diffusi dal Crpa, Centro 1,36 euro per ogni chilogrammo filiera suinicola, incapace negli ricerche produzioni animali) il co- di peso vivo prodotto, un livello ultimi anni di produrre valore, sia di poco superiore all’1,32 euro/kg per gli allevatori, sia per le industrie sto di produzione ha avuto un speso nel 2009. aumento sull’anno precedente di trasformazione. “E' arrivato il pari al 4,6%. Fra i fattori di costo momento - ha detto la presidente Situazione analoga per i produttori spicca l'aumento della voce aliFerrarini - di superare le contrapmentazione (+6,6%) a causa dell’e- dei magroncelli (35 kg circa di posizioni e di guardare avanti unipeso vivo), che per produrre un ti.” Forte poi il richiamo alle istitu- norme volatilità dei prezzi delle chilogrammo di carne hanno speso materie prime utilizzate per i zioni alle quali si chiedono gesti nel 2010 2,34 euro, il 4,5% in più mangimi, volatilità che gli analisti concreti per risollevare le sorti del dell’anno precedente. Più modesto prevedono continuare anche nei settore.

Suini, i numeri della crisi

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l'aumento dei costi per gli ingrassa- lioni di tonnellate di carne estera entrata sul territorio italiano, tori, fermo ad un più 1,5%. carne costituita in prevalenza da Forte il divario che divide gli alle- cosce fresche destinate alla produzione di prosciutto cotto e crudo vatori italiani dai loro colleghi europei. I suinicoltori italiani, unici non Dop. produttori a livello europeo del suino pesante, devono infatti sostenere Miglioramenti possibili costi superiori del 19% rispetto ai colleghi d’oltre confine, dove si Secondo l’analisi del Crpa l’effiproduce suino da carne, di circa 100 cienza tecnica degli allevamenti kg di peso vivo. poi, gioca un ruolo significativo nella redditività aziendale. E ancora Un contesto complicato, all’interno una volta il confronto con gli altri Paesi europei ci penalizza. Infatti, del quale non vanno sottovalutati l’import e l’export delle carni suine. prendendo come metro produttivo il Ai dati positivi dell'export (+8,2% numero di suinetti svezzati all’anno nel 2010 rispetto al 2009) si è con- per ogni scrofa, si rileva che in Italia gli allevamenti presentano una trapposto un aumento del 12,8% delle importazioni, pari a 1,04 mi- media di 22,64 soggetti, mentre in

Danimarca siamo a 27,45, in Olanda a 27,19, in Francia a 26,16 per arrivare a poco più di 23 suinetti in Belgio, Germania e Spagna. Se ne parlerà ad Italpig Un carosello di numeri su cui riflettere e che sarà tema di discussione a Italpig, il Salone nazionale della suinicoltura italiana in calendario a Cremona dal 27 al 30 ottobre 2011. La manifestazione, oltre ad essere punto di riferimento e osservatorio qualificato sulla suinicoltura nazionale, sarà anche l’occasione per fare sentire la voce degli allevatori, stretti in una crisi che sta stremando gli allevamenti minacciando la sopravvivenza.

Anche i suini hanno un “classificatore” Per entrare nel circuito dei prodotti tutelati le carcasse dovranno essere esaminate e classificate seguendo la griglia stabilita dalla Ue. Ma intanto la crisi continua a 'mordere'

rio di classificazione delle carcasse suine che determinerà il pagamento a peso morto degli animali. Con un forte ritardo l'Italia si allinea così agli altri Paesi europei che già avevano adottato questo sistema.

Igp, prosciutti in testa. D’ora in avanti, infatti, per entrare nel circuito tutelato, le carcasse dovranno essere classificate”.

Una rivoluzione. Così la definisce in una dichiarazione rilasciata a Cremonafiere il direttore delA iniziare dal primo luglio è diven- l’Istituto Nord Est Qualità (Ineq), tato operativo il sistema comunita- Francesco Ciani, che insieme all’Istituto Parma Qualità (Ipq), sono incaricati del controllo delle procedure. “Il nostro compito puntualizza Ciani - sarà duplice: garanzia della corretta applicazione dei criteri di classificazione e rispetto dei range previsti dalla normativa che, va sottolineato, riguarda Sono solo una cinquantina per ora i macelli che tutte le produziorispondono ai requisiti necessari per procedere ni destinate a alla classificazione dei suini diventare Dop o

L’applicazione di questa norma si pone l’obiettivo di evitare che le cosce avviate alla trasformazione in prosciutti Dop possano presentare difetti fra i quali uno dei più diffusi è la scarsa copertura di grasso. Ciani evidenzia l’importanza del nuovo corso che ha fra i suoi obiettivi quello di favorire un percorso di qualità nella trasformazione, con possibili benefici economici a vantaggio degli allevatori. “Anche se il sistema della classificazione delle carcasse non è stato pensato a livello europeo per la suinicoltura italiana bensì per quella del 2ord Europa - afferma Ciani - siamo convinti che esistano per il nostro comparto straordinarie opportunità che vanno colte e per le quali stiamo lavorando da tempo”.

Agronotizie 305—07/07/2011

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Gli obiettivi

I requisiti Ma la norma sulla classificazione


delle carcasse non riguarda solamente gli allevatori. Interessa macelli, laboratori di sezionamento, stagionatori. Per i primi, in particolare, è previsto che siano esclusi dall’applicazione della normativa quelli che non macellano più di 10mila maiali l’anno “i quali, d’ora in avanti - spiega ancora Ciani dovranno trasformare in produzioni non inserite nel circuito tutelato, a meno che non intendano investire e adeguare le loro strutture. In ogni caso, i circa 50 macelli che a tutt’oggi si sono attrezzati per la classificazione, parliamo dei più rappresentativi a livello nazionale, sono ai nastri di partenza e già dalla fine dello scorso anno, in base ai dati in nostro possesso, erano in grado di classificare il 94% dei suini macellati”

Il nuovo sistema, tuttavia, non convince tutti. A Italpig (Cremona, 2730 ottobre 2011) il Salone della suinicoltura italiana, dopo 4 mesi dall’entrata in vigore della norma europea sulla classificazione delle carcasse, sarà possibile trarre un primo bilancio e analizzare i pro e i contro che potranno emergere. Un’occasione in più per aiutare la suinicoltura italiana a trovare gli strumenti idonei per uscire dal tunnel della crisi. Una crisi che in pochi anni ha portato alla chiusura di molti allevamenti e alla riduzione del numero di scrofe in attività. Un calo al quale si è data risposta con l'aumento delle importazioni. Una situazione che ogni giorno si fa più difficile e non c'è dubbio che anche questo sarà un tema al centro della prossima edizione di Italpig.

Dibattito aperto

Malattia di Aujeszky dei suini, non c'è tempo da perdere Avviato il piano vaccinale e fra 16 mesi scattano le limitazioni previste dalla Ue per gli allevamenti che non sono indenni

“Qualche starnuto, nasi che colano, casi di aborto fra gli animali in gravidanza e maschi meno fecondi e poi una caduta delle prestazioni produttive. Questi i sintomi princiAgronotizie 309 - 04/08/2011 pali fra i suini adulti.” E' quanto si poteva leggere qualche mese fa su Agronotizie numero 287 a proposito della malattia di Aujeszky dei suini, contro la quale è operativo dallo scorso mese di marzo un nuovo piano di controllo ed eradicazione La prossima edizione di Italpig, a Cremona, sarà un'oc- che prevede casione per fare il punto sulla situazione della malattia anche l'imdi Aujeszky piego di Fonte immagine: Olav Rokne vaccini atte95

nuati deleti. Nella Ue sono numerosi i paesi che hanno debellato questa malattia, acquisendo lo status di “paese indenne”. In Italia (ma anche in Portogallo e in Grecia, ad esempio) la malattia di Aujeszky è ancora in cima alle preoccupazioni degli allevatori. Tanto più che i programmi di lotta già attuati a iniziare dal 1997 hanno avuto una battuta di arresto nella loro efficacia. Una conferma arriva dalle dichiarazioni di Loris Alborali, Responsabile della sezione diagnostica dell’Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna, intervistato da Cremonafiere. “Se dall'avvio del piano di eradicazione e fino al 2004 abbiamo assistito a una significativa riduzione della sieroprevalenza, passata dall’83% al 39% - spiega Loris Alborali - nei tre anni successivi, quindi dal 2004 al 2007 abbiamo assistito a una stabilizzazione del fenomeno a cui però ha fatto seguito un ulteriore aumento che nel 2009 ha registrato una sieroprevalenza del 46,6%.” Appuntamento al 2013 Intanto si avvicina la data del 1 gennaio 2013, quando scatterà l'obbligo sancito dalla Ue di destinare alla riproduzione solo gli animali provenienti da allevamenti indenni dalla malattia di Aujesky. Un vincolo che si aggiunge al blocco della movimentazione degli animali e allo stop dei commerci in presenza di focolai della malattia. Le ripercussioni economiche sono facilmente immaginabili e certamente superiori al costo del piano vaccinale deciso alla fine di febbraio. “Come Istituto zooprofilattico dice Loris Alborali - stiamo portando avanti una serie di iniziative per stimolare la necessaria sensibilizzazione affinché tutte le parti coinvolte si coordino e agiscano a livello di sistema: solo in questo modo potremo arrivare anche in breve tempo a un ridimensionamento della sieroprevalenza che ci permetta di rispettare la data del 1 gennaio 2013.”


Tre ministri e una crisi, quella dei suini La leggera ripresa dei prezzi non allenta la gravità della crisi. Si propongono 'tavoli' e promettono soldi (briciole), ma il nodo sta nella programmazione della produzione

Visti gli esiti dei precedenti “piani” e la vaghezza di questo ancora allo studio forse era meglio attendere prima di sbilanciarsi in un senso o nell’altro.

Sogni e speranze

Serve altro e molti sono i suggerimenti. Dal mondo della cooperazione arrivano proposte di agevolare l’accesso al credito (ma poi i soldi Agronotizie 309 - 04/08/2011 bisogna pur restituirli…), un Pannicello caldo “sistema qualità nazionale” (ma il Per il momento si può solo prendere mercato è disposto a pagarla questa “Crisi e rilancio della suinicoltura”, atto che i sette milioni di euro pro- qualità?), l’attuazione di un valido questo il titolo del piano messo a messi al settore sono poco più di un sistema di etichettatura (che le punto dal Mipaaf per risolvere la “pannicello caldo”. Ogni suino che industrie vedono come il fumo nedifficile situazione della suinicoltugli occhi…). Un tema, questo della esce dagli allevamenti italiani si ra italiana. Succedeva tre anni fa, porta dietro (sono calcoli della Cia) riconoscibilità della provenienza nell’estate del 2008, e tre ministri dei prosciutti, sul quale insiste Col20 euro di perdita. Forse qualcosa fa, quando a sedere sulla poltrona di in meno visto che proprio a fine diretti, ma la battaglia anche a Bruvia XX Settembre al ministero delxelles è stata persa. L’origine in luglio i prezzi dei suini pesanti l'Agricoltura c’era ancora Luca sono saliti di un po', giungendo a etichetta vale per le carni, ha detZaia. Poi è arrivato Giancarlo Gato la Ue, non per i prodotti tralan e infine Saverio Rosformati. Certo insistere mano. Sono cambiati i bisogna, ma la soluzione è nomi dei ministri, ma non lontana è qui c’è bisogno di la crisi della suinicoltufare in fretta. E non serve ra. Ancora tutta da riinvocare i controlli di fronsolvere. E ancora una tiera, come propongono volta arriva l’impegno del alcune organizzazioni agriministro (quello attuale) cole, visto che le frontiere, che promuove un tavolo di fatto, non esistono. Dalla (l’ennesimo) per dire agli Cia arriva l’invito a dare allevatori che si stanno maggior peso nei Consorstudiando i rimedi. Un zi di tutela alla “parte “piano” si dice dal miniagricola”. Giusto, ma asstero, c’è già, ma potrà sai difficile. Basta vedere essere integrato dalle Il circuito dei prosciutti Dop sembra non essere in quel che succede al Cun proposte e dagli ulteriori grado di assorbire la produzione nazionale, mentre (commissione unica naziosuggerimenti da parte dei siamo costretti ad importare grandi quantità di nale), sede privilegiata per rappresentanti delle asso- carne e di cosce “anonime” una corretta definizione del ciazioni, entro il termine Fonte immagine: Paul and Jill prezzo dei suini vivi, ma del 29 agosto. Questo per dove le industrie fanno assicurare l'esame, da parte della pesare la loro assenza. Un comporquota 1,425 euro al chilo. Ma la Conferenza Stato-Regioni, del detamento stigmatizzato da molti e in sostanza non cambia. Proviamo a creto attuativo del piano entro metà particolare da Confagricoltura e da fare qualche calcolo. In Italia, sesettembre. Questa volta, è ancora la condo le stime riportate da Anas nel Copagri, ma è una riprova dello voce ufficiale del ministero a dirlo, 2010, sono presenti oltre nove mi- scarso potere contrattuale degli si fa sul serio, tanto che si sono resi lioni di capi. Se per ognuno di essi allevatori di fronte alle industrie. disponibili 7 milioni di euro, insi perdono venti euro, il mondo dei crementabili con il contributo delle suini è di fronte ad un “baratro” Risposte difficili Regioni. Dove troveranno, le Redi 180 milioni di euro. Ben poco gioni, i soldi da elargire ai suinicol- potranno i 7 milioni racimolati Che fare allora? Semplice e allo tori e tutta da vedere, così come (siamo convinti con fatica) dal mi- stesso tempo complicato. La crisi l’impiego che si farà dei sette milionistro Romano. Certo, i nostri sono della nostra suinicoltura è in gran ni di euro (briciole, come vedremo). conti imperfetti e approssimati, ma parte legata alla sua specializzazioLe Organizzazioni degli allevatori, rendono l’idea della gravità della ne nella produzione del suino pepur con toni e sfumature diverse, situazione e della esiguità delle sante destinato alla trasformazione. hanno accolto con un plauso generisorse disponibili. Ci sono troppe cosce destinate a ralizzato l’iniziativa del ministero. 96


diventare prosciutti a marchio Dop, mentre, quasi una beffa, importiamo carne per il consumo fresco e milioni di cosce da trasformare in prosciutti anonimi. Dunque bisogna allineare la produzione alle richieste del mercato. Ridurre la produzione di suini pesanti e aumentare la produzione di suini di peso più leggero, 100 chilogrammi di peso vivo o poco più. La ricetta è già stata proposta a più riprese dal presidente dei suinicoltori (Anas), Andrea Cristini. Convertire gli allevamenti è cosa che richiede tempo (e coraggio) e che espone ad altri rischi. Siamo certi che la carne di suino prodotta in Italia sarà in grado di competere, in termini di costo, con quella di altri paesi della Ue a forte vocazione suinicola? In molti nutrono dubbi, anche se la partita, ovviamente, è tutta da giocare. Per efficienza e capacità gli allevatori italiani hanno le carte in regola per tentare una competizio-

ne, sebbene gravati dall’handicap di per una ripresa. costi superiori per l’alimentazione e per l’energia. Cresce il suino pesante

on c'è tempo Ma non c’è tempo per attendere che questa trasformazione verso un suino più leggero, se mai ci sarà, possa avvenire. Bisogna fare in fretta, perché gli allevamenti, schiacciati dalla crisi, stanno chiudendo. Un urgenza sulla quale tutti, ma proprio tutti, si sono detti d’accordo. E allora non resta che passare dai Consorzi di tutela e attrezzarli con gli strumenti per governare i livelli produttivi. Sino a ieri non era possibile a causa delle norme sulla concorrenza. Le recenti decisioni in tema di riforma della politica agraria prese a Bruxelles aprono questa via. Dunque, che si aspetta?

Per i suini è tempo di ripresa Dopo la lunga stagione di crisi le quotazioni sono in aumento e premiano il prodotto destinato alle filiere Dop Agronotizie 311 - 08/09/2011

Finalmente un segno più davanti alle quotazioni dei suini grassi, quelli destinati a produrre cosce per la filiera dei prosciutti e dei salumi Dop. Non succedeva da tempo. Merito, forse, delle nuove regole che si è dato il Cun (Commissione unica nazionale dei suini da macello) ad inizio agosto, tese a superare le divisioni fra allevatori e industrie di trasformazione. Ma a guidare la ripresa, se di ripresa si può parlare, è il calo delle macellazioni rispetto a 12 mesi fa, un calo puntualmente registrato dal Crefis, il centro ricerche economiche sulle filiere suine dell'Università di Piacenza. Rispetto ad un anno fa le macellazioni com-

Ue, aumento delle macellazioni e prezzi di mercato Fonte immagine: Mostlysunny1 plessive di suini hanno fatto registrare in Italia un meno 3,9%. Si riduce di conseguenza anche il numero dei capi macellati che scende del 3,1% (i dati si riferiscono a maggio 2011 rispetto al maggio 2010).

Intanto le quotazioni definite dalla Cun per le cosce fresche destinate alla produzione di prodotti tipici presentano in agosto prezzi di 3,995 euro al kg per la categoria pesante (+1,1% rispetto al mese precedente) e di 3,718 euro al kg per per la categoria più leggera, che cresce del 2% rispetto al mese di luglio. Crescono in agosto anche le quotazioni dei suini pesanti, che arrivano a quota 1,499 euro al chilo, con un bel 5,2% in più rispetto al mese di luglio. Il confronto con appena dodici mesi è significativo, più 14,9%. A conferma della preferenza per il prodotto di qualità, è il contemporaneo calo delle quotazioni per le cosce fresche destinate alle produzioni non tipiche, i tanti prosciutti “anonimi” che hanno sin qui contributo ad affollare il mercato. E adesso? Dunque la crisi è finita? Presto per dirlo anche se ancora una volta si ha la conferma che le motivazioni della crisi erano (e sono) in gran parte legate all'eccesso di offerta. Un motivo in più perché la filiera possa darsi strumenti adeguati per indirizzare la produzione, equilibrando per quanto possibile l'offerta alla domanda. Ma dopo aver fatto i conti in casa nostra occorre guardare con attenzione come si muove la produzione suinicola negli altri paesi. Nella Ue, informa il Crefis, il prezzo dei suini è più alto rispetto al 2010 e a guidare la classifica dei maggiori aumenti è la Francia, con un più 5,8% per i suini leggeri. Un'occhiata anche Oltreoceano per conoscere l'andamento del mercato Usa, dove si registra un più 7,4% del prezzo delle carcasse rispetto al mese di luglio, che arrivano a toccare una media di 1,651 euro/kg. Niente male, verrebbe da dire.

E in calo è anche il comparto dei suini pesanti, che nello stesso periodo perdono in quanto a macellazioni l'1,9%. Assai più significativo il calo delle macellazioni dei maLe tendenze groni, che in 12 mesi hanno perso un 50%, anche se la tendenza è ora Mercati della carne suina in tensio97


ne, dunque, ma bisogna fare i conti ora con le tendenze della produzione che nella Ue fanno segnare una propensione all'aumento delle macellazioni. Confrontando la situazione produttiva dei 27 paesi della Ue, le macellazioni del mese di maggio 2011 rispetto a quelle dello stesso periodo dell'anno precedente fanno registrare un aumento significativo del 7,4% (+ 23% in Danimarca). Quale sarà l'impatto sul mercato italiano di questi au-

menti delle macellazioni a livello europeo è presto per dirlo, ma il timore che possano compromettere la ripresa delle quotazioni è legittimo. Un motivo in più per accelerare quel percorso che vede nei Consorzi di tutela gli strumenti per “governare” la produzione interna di prodotti a marchio Dop e in particolare dei prosciutti, vanto e specializzazione della suinicoltura italiana.

vostro punto di osservazione come sta evolvendo la suinicoltura italiana?

“Credo che anche in questo settore – replica Ferrari - sia auspicabile venga ricercata e favorita una maggiore integrazione di filiera, indispensabile per aiutarci ad uscire da una crisi divenuta per questo settore strutturale. Occorre crescere in efficienza e abbattere dove possibile costi che spesso mettono fuori mercato i nostri allevamenti suinicoli. È evidente che oggi la soccida stia riscuotendo successo, perché è l’unico strumento a disposizione della filiera suinicola che consente di ottenere risultati. E’ altrettanto vero però che essa snadi circa il 15% e l’orzo del 16%. Si tura il ruolo imprenditoriale dell’allevatore, che a conti fatti diventa tratta quindi di aumenti notevoli un dipendente”. che non hanno mancato di pesare su una zootecnia non proprio in Quali sono le previsioni per il salute”. mercato delle materie prime?

Mangimi e suini sono ora alleati sul mercato Mercati in ripresa e minori turbolenze per le materie prime inducono il presidente di Assalzoo, Silvio Ferrari, ad essere ottimista sul futuro della suinicoltura italiana Agronotizie 314 - 29/09/2011

Per gli allevatori la voce destinata all’alimentazione dei suini è tra le più onerose: il costo di produzione infatti, secondo il Crpa (Centro ricerche produzioni animali), attribuisce all’alimentazione una quota di circa il 60% del totale, e la volatilità dei prezzi delle materie prime unite alle difficoltà del mercato dei suini hanno inciso negativamente sulla redditività delle aziende. Cremonafiere ha chiesto a Silvio Ferrari, presidente di Assalzoo, l'associazione che riunisce le industrie mangimistiche, di fare il punto della situazione e di tracciare le prospettive nel breve-medio periodo. “I prezzi delle materie prime per mangimi hanno subito negli ultimi 18 mesi una crescita costante – spiega Silvio Ferrari – che ha portato il livello di alcune di esse, in particolare i cereali, ad aumenti molto consistenti. Limitando l’analisi agli ultimi 12 mesi vorrei ricordare che il prezzo del mais è cresciuto di un ulteriore 25% circa, il grano tenero

E’ azzardato parlare di stabilità dei prezzi delle materie prime o è più corretto ritenere che una certa forma di speculazione è ancora in atto?

“Come accennato – dice Ferrari - il mercato delle materie prime si è progressivamente riposizionato su livelli completamente diversi rispetto a 18 mesi fa. Dobbiamo ormai “Possiamo dire – risponde Ferrari - ritenere che questi prezzi, oscillanti che la fase di forte ascesa dei prezzi intorno ai 200 euro/t. per quanto riguarda ad esempio il mais, possosembra essersi attenuata, ma di certo non possiamo considerare il no rappresentare una soglia di base. Difficile immaginare che si posmercato delle materie prime per sa tornare indietro”. mangimi in una fase stabile. Permangono troppe variabili che possono determinare rapide fluttuazio- Si può essere ottimisti riguardo la suinicoltura italiana? ni: il livello delle produzioni è in diminuzione a fronte di una domanda in crescita e questo non solo a “Bisogna esserlo - risponde con livello nazionale o europeo, anche decisione Ferrari - 2ell’ultimo trimondiale. Le scorte, sempre a livel- mestre le quotazioni sono andate lo mondiale, sono state intaccate e bene e per i prossimi 4 mesi sembra non abbiamo ancora ricostituito profilarsi la possibilità di mantenequelle che avevamo prima del 2007. re margini positivi. È evidente però A livello europeo poi il problema è che questa tendenza dovrà contiancora più preoccupante perché in nuare per un periodo lungo affinquesto caso ci troviamo di fronte ad ché le aziende possano raggiungere un completo azzeramento delle una soglia di maggiore sicurezza scorte.” finanziaria. 2ell’ultimo anno i costi alimentari hanno eroso la marginalità dell’allevatore nonostante alcuMolte aziende suinicole hanno chiuso e altre, pur di sopravvive- ni attori della filiera, mangimisti su re, hanno optato per le soccide o tutti, abbiano compresso la propria per altri contratti di produzione marginalità per supportare il comparto, ma credo che debba essere con le industrie del settore. Dal 98


fatto uno sforzo maggiore anche a valle della filiera”. Di carne al fuoco del dibattito ce n’è davvero molta. E Italpig, il punto di riferimento della suini-

coltura nazionale in programma alla Fiera di Cremona dal 27 al 30 ottobre 2011, sarà il luogo più adatto per un’analisi approfondita sulle migliori soluzioni da adottare per rilanciare definitivamente il com-

parto suinicolo italiano, grazie anche ai numerosi incontri dove tutti gli operatori della filiera a livello internazionale avranno occasione di confrontarsi.

Ancora un piano anti-crisi per i suini Predisposta la bozza degli interventi per il settore. Poche le risorse a disposizione mentre si fa largo l'idea di un suino a marchio qualità

via maestra, ma perché, è lecito alcuni settori, come quello ortofrutchiedersi, gli allevatori continuano ticolo, con risultati deludenti invece a produrre più del dovuto? La rispo- per la zootecnia. Ora il Piano suinista sta nel forte indebitamento colo vorrebbe superare lo scoglio delle aziende che impone una con- stimolando l'adesione degli alleAgronotizie 315 - 06/10/2011 tinua accelerazione produttiva per vatori attraverso la leva finanziaassolvere i debiti contratti. E poi c'è ria (accesso al credito, ai sostegni, la frammentazione del settore e la ai Psr). Lo sviluppo delle OP doLe quotazioni dei suini sono in risua scarsa capacità di aggregazione vrebbe essere accompagnato dalpresa, seppur lentamente. Ma la che complica ogni tentativo di indi- l'Organismo Interprofessionale, stagione della crisi per questo setto- rizzo delle produzioni. strumento già codificato nel 2005 re è tutt'altro che superata. Un argo(D.lgs 102/2005) ma di fatto non mento dibattuto a più riprese anche operativo. Si riuscirà a resuscitarlo? su Agronotizie anticipando Forse, purché riformato l'arrivo di un ennesimo piacome già la stessa “bozza” del Piano preveno anticrisi messo a punto nelle stanze del ministero de. dell'Agricoltura. Il nuovo piano, ancora in fase di I soldi (pochi) bozza, ma già delineato nelle sue linee essenziali e Il Piano passa poi all'ediscusso con Regioni e prosame degli strumenti tagonisti della filiera, prende finanziari. E qui c'è poco le mosse dall'analisi del setda sperare, soldi non ce tore e dai motivi della lunga sono, o sono davvero stagione di crisi. Punto cenpochi. Si parla di strutrale, peraltro noto da tempo, menti di co-garanzia, è l'eccesso di offerta di sui- Fra gli interventi previsti anche quello di un concredito agevolato, ni pesanti (rappresentano tratto quadro fra allevatori e industrie Consorzi Fidi. Si prol'80% della produzione sui- Fonte immagine: Olav Rokne pone persino di concornicola italiana) il cui destino dare con gli operatori principale è la trasformazione in del credito un “pacchetto di interMolti auspici prosciutti e insaccati. Per contro venti mirati alle imprese suinicole”. siamo costretti a importare carni I soldi, comunque, ce li devono suine per il consumo fresco. Illogi- Questo il quadro dal quale prende le mettere gli allevatori. Qualche mosse il nuovo Piano, ricco di auco, ma solo all'apparenza. La conrisorsa potrebbe arrivare dai Psr. spici e buone intenzioni, ma con correnza internazionale sulla produMa non mancano le difficoltà da zione di carne si basa sul prezzo e poche risorse e poche idee davvero superare. innovative. Vediamone le principain questo campo la nostra suinili. Ai primi posti figura lo sviluppo coltura è perdente. Per la produzione di prosciutti e salumi di quali- delle Organizzazioni dei Produt- Troppi macelli tori, che dovrebbero essere il tramità serve invece un suino pesante e te per aggregare l'offerta suinicola. Troppi i suini prodotti, ma troppi qui gli allevatori italiani possono anche i macelli operanti in Italia, vantare capacità ed esperienze ine- Non è da oggi che per il settore guagliate altrove. Questa specializ- agricolo guarda alle OP con grandi con disfunzioni e diseconomie. Ed ecco allora che il Piano propone zazione produttiva resta dunque la speranze. In parte raggiunte per 99


una razionalizzazione della rete degli impianti di macellazione, favorendo la fuoriuscita dal settore delle aziende obsolete e fuori mercato. Ma non sarà né facile, né rapido. Come pure sarà difficile venire a capo del complesso problema della gestione dei reflui, accentuato dalla concentrazione degli allevamenti in alcune aree più vocate alla suinicoltura. Anche di questo si occupa il Piano, pensando alle risposte che possono arrivare dalle nuove tecnologie per il recupero energetico dalle biomasse. Ma sullo sfondo resta il problema delle turbative che possono derivare sui mercati (si pensi al mais, ad esempio) con un aumento degli impianti di questo tipo.

della produzione italiana dal suino pesante verso quello leggero, per il consumo di carne fresca, non è abbandonato, ma resta al momento relegato ad un “progetto pilota” per valutarne la fattibilità. Il Piano conferma infine l'operatività del Cun, le commissioni uniche di di mercato per la definizione del prezzo dei suini vivi, dei tagli di carne fresca e di grasso e strutto, alle quali si potrebbe aggiungere una Cun per i suinetti. Il Piano si occuperà poi di risolvere le criticità emerse con l'applicazione della tabella di classificazione delle carcasse, strumento imposto dalla Ue. Contratto quadro

Non poteva mancare un riferimento alla fase della commercializzazione, affrontata con due strumenti, la definizione di un “contratto quaNei precedenti piani a sostegno della suinicoltura un ruolo centrale dro” di filiera fra produttori e era rappresentato dalla promozione industrie e un'intesa con la Gdo, delle carni ottenute dai suini pesanti la grande distribuzione organizzata, attraverso la quale passa la maggior (che ovviamente non producono parte dei consumi di carni suine e solo prosciutti...). Nacque così il Gran Suino Padano Dop. Una bella salumi. Al primo punto è prevista idea che Bruxelles ha però bocciato. l'applicazione di un contratto quaOra ci si riprova seguendo un'altra dro che avrà l'obiettivo di definire i requisiti dei prodotti e la remuneravia, quella del suino SQ , sigla zione del prodotto stesso, tenendo che sta per Sistema Qualità aconto dei costi di produzione e zionale. E' quest'ultima una delle dell'andamento dei prezzi di mercapossibilità introdotte con l'ultima riforma della Pac, nel 2006, che dà to. E per i rapporti con la Gdo si vuole giungere a forme di collabola possibilità ai singoli paesi di identificare in questo modo prodotti razione, magari attraverso un tavolo che per qualità offrano caratteristiche superiori rispetto a quelle previste dalle norme commerciali correnti. Il Mipaaf, in accordo con la filiera e con le istituzioni coinvolte (Regioni al primo posto) ha svilup- Stabiliti i criteri per impiegare i sottoprodotti di origine animale pato così un proprio “SQ ” per nell'alimentazione del bestiame le carni suine. Ciò permetterà fra l'altro di distinguere le carni suine dei suini pesanti rispetto a quelle di Agronotizie 318 - 26/10/2011

Una bella idea, il suino SQ

interprofessionale. Ci si può provare, ma è difficile credere ad un risultato positivo. Salute animale, l'incompiuta Per completare il quadro degli interventi bisognerà arrivare, finalmente, alla soluzione dei problemi sanitari che ancora affliggono la suinicoltura italiana e che già nel precedente Piano, quello che recava la firma del ministro Zaia, prevedeva l'eradicazione della malattia vescicolare. Che invece è ancora lì, come pure la Peste suina africana che alberga in Sardegna. Problemi che vincolano il nostro export di carni, ma che a quanto pare nemmeno questo nuovo Piano spera di poter risolvere. Non si spiega altrimenti la proposta di istituire una “territorializzazione” sub nazionale che delimiti zone del Paese indenni alle quali possano essere riaperte le porte dell'export. Sembra quasi una “resa” alle malattie del suino. Che contrasta con l'obiettivo di promuovere sui mercati internazionali i nostri prodotti. Un progetto, si legge nel Piano, che ha l'obiettivo di portare ad un terzo la quota di prodotti Dop esportati. Bello, ma non avverrà domani. Il Piano fissa questa meta nel mediolungo termine. Insomma, più un auspicio che un progetto.

Latte in mangiatoia, ora si può

altro tipo, oltre che di altra provenienza. E per questa iniziativa qualche “soldino” lo si può recuperare dai sostegni che erano destinati al Gran Suino Padano e che non è stato possibile utilizzare. Suini leggeri Il progetto di trasferire una parte

dotti di origine animale. Un regolamento che grida vendetta alla mancata sburocratizzazione delle norme comunitarie per quanto è ricco di vincoli, moduli da compilare, certificati da validare. Ma che alla fine dà la possibilità di impiegare nell'alimentazione del Latte e sottoprodotti animali posso- bestiame alcuni sottoprodotti di no finire in mangiatoia. Il via libe- origine animale. Un'opportunità che solo ora diventa operativa con ra è arrivato da Bruxelles nel febbraio di quest'anno con il rego- l'emanazione, avvenuta in questi lamento Ue 142/2011, un docugiorni, da parte del ministero della mento “mostro” nel quale ci si oc- Salute, della nota applicativa (resa cupa di tutto, dai fertilizzanti ai disponibile on-line dalcampioni diagnostici, ai sottopro- l'Associazione dei suinicoltori, 100


Anas) che detta le regole per poter utilizzare questi sottoprodotti di alto valore nutritivo e destinati altrimenti a costose eliminazioni negli impianti di smaltimento.

di questi sottoprodotti sono molteplici e riguardano sia gli impianti di produzione sia gli allevatori ai quali sono destinati. Gli stabilimenti di origine devono anzitutto essere riconosciuti e comunicare alla Asl di competenza le caratteristiche del Cosa si può usare prodotto e gli allevamenti cui sono destinati. La tracciabilità deve I sottoprodotti di origine animale essere garantita da una serie di che potranno essere utilizzati nell'amoduli e registri da compilare selimentazione del bestiame sono guendo specifici piani di autoconquelli che residuano dalla produzione di alimenti per l'uomo o gli trollo. Non meno severe le procedure che riguardano gli allevastessi prodotti non più idonei ad menti, che a loro volta dovranno essere immessi in commercio. Inurichiedere il nulla osta alla propria tile sottolineare che la norma preveAsl. E per ottenere la necessaria de che gli stessi sottoprodotti non autorizzazione dovranno dimostrare devono in alcun modo presentare rischi per la salute né degli uomini, il possesso di diversi requisiti, fra i quali l'essere iscritti all'anagrafe né degli stessi animali. Altra catenazionale degli allevamenti. Inoltre goria di sottoprodotti è quella del potranno utilizzare solo i sottoprolatte e derivati, purché sottoposti a dotti provenienti da impianti di protrattamenti termici di sanificazione duzione situati nella stessa provin(sterilizzazione e pastorizzazione). cia ove ha ssede l'allevamento o in quella confinante. Si vuole evitare, I vincoli da rispettare per l'impiego

giustamente, che partite di sottoprodotti si mettano a correre su e giù per lo Stivale. Caseifici con allevamento Anas, nel commentare la nota del ministero della Salute, sottolinea che gli allevamenti che utilizzano latte e derivati provenienti dalla stessa azienda di allevamento possano avvalersi di procedure semplificate. E' il caso ad esempio degli allevamenti di suini che fanno parte integrante dei caseifici. Oggi meno numerosi che in passato, ma da sempre esempio di un virtuoso ciclo di valorizzazione dei sottoprodotti animali. Il siero di latte ottenuto dopo la caseificazione è infatti un'ottima base alimentare per la produzione di quei suini pesanti che hanno fatto grande la nostra tradizione salumiera.

L'export, un salvagente per la suinicoltura La conferma viene dalle analisi presentate da Ismea a Cremona, nell'ambito di Italpig

I dati, illustrati da Claudio Federici ricercatore di Ismea, parlano di una Agronotizie 319 - 03/11/2011 “crescita delle macellazioni ma, soprattutto, dell’import e dell’eSempre in sofferenza la redditività degli allexport”; lo studio, inol- vamenti suini Non solo il latte, ma anche il com- tre, evidenzia come parto suinicolo è stato fra i protago- “alla contrazione/ nisti della fiera di Cremona che si è stabilità dei prezzi pagati agli alle- calato dello 0,7%, a fronte di un conclusa il 30 ottobre e che ha ospi- vatori corrisponde una crescita dei incremento dell’indice costi del tato, in contemporanea alla fiera costi correnti che erode la redditi- 2,6%; l’indice di redditività, infine, internazionale del bovino da latte, ha progressivamente perduto il vità dell’allevamento”. anche Italpig, manifestazione dedi3,2%. L’export si rivela, dunque, il cata al mondo della suinicoltura. solo salvagente del settore: i più Il ruolo dell'export Non solo esposizione di animali importanti importatori sono la Gervivi e di tecnologie innovative, ma Tra il 2000 e il 2011 le macellazio- mania, la Francia e il Regno Unito. anche occasione per dibattere i ni sono aumentate ad un ritmo temi del settore. Fra questi l'incondell’1% annuo; l’import delle carni L’analisi di Ismea chiarisce come tro che ha avuto per tema “Un futu“nel periodo recente si osserva una ha viaggiato ad una media del ro da riscrivere per la suinicoltu- +2,3% mentre l’export si è attestato crescita sostenuta delle Denominara italiana” in occasione del quale ad un + 5,1%; se i consumi pro zioni d’Origine (+27%), il cui merIsmea ha presentato una dettagliata capite hanno fatto registrare +0,7%, cato al consumo nazionale nel 2010 analisi del comparto. l’indice dei prezzi, specularmente, è vale 2,7 miliardi di euro (3,3 com101


mente superiore a quello del complesso dell’industria alimentare: le attese di produzione trainano più dell’incremento degli ordini e della riduzione. Sono soprattutto i paesi Nel quadro di una situazione econo- dell’area extra Euro a migliorare le mica generale in cui prevalgono la attese circa gli ordini”. sfiducia e la preoccupazione , le imprese percepiscono un drastico L'evoluzione della domanda calo del livello di competitività. Tuttavia, si legge nell’analisi di Ismea si sofferma anche sui camIsmea, “il clima di fiducia delle biamenti della domanda interna imprese di seconda lavorazione legati alla profonda trasformazione delle carni nel 2011 risulta ampia- delle politiche del lavoro

preso l’export)”; la crescita in valore, tuttavia, “non interessa il Parma - che vale oltre la metà del mercato - ma tutti gli altri prodotti”.

(occupazione giovanile, femminile, precarizzazione) e dei redditi (disuguaglianze economiche) che incidono pesantemente sui consumi. Se nel quinquennio compreso fra il 2006 e il 2011 la dinamica di acquisto evidenzia una sostenuta crescita del valore dei salumi, nell’ultimo biennio la crescita degli acquisti di salumi è rallentata nonostante la contrazione media dei listini.

Peste suina (africana), un insuccesso italiano Oltre 30 anni di interventi per eliminare il virus dalla Sardegna non hanno dato esito. 2on così nel resto d'Europa dove i piani di eradicazione hanno funzionato. E ora nei guai ci sono gli allevamenti più coscienziosi Agronotizie 324 - 07/12/2011

Tutta colpa della Blue Tongue, la malattia “della lingua blu” che in Sardegna e non solo ha colpito allevamenti ovini e bovini. Perché l'emergenza Blue Tongue ne ha fatta dimenticare un'altra, quella della Peste suina africana (Psa), che nascosta in qualche piccolo e isolato allevamento della Sardegna ne ha approfittato per riemergere dall'isolamento nel quale i piani di eradicazione l'avevano relegata, senza però debellarla completamente. E a novembre la Psa si è ripresentata con nuovi focolai facendo scattare l'allarme sanitario. Allarme grave, perché si tratta di una malattia contagiosa per i suini, facilmente trasmissibile, impossibile da prevenire con le vaccinazioni, impossibile da curare. L'unica risposta è l'abbattimento degli animali negli allevamenti colpiti dall'infezione. Tutti abbattuti, sani o malati che siano. E poi l'istituzione di cordoni

sanitari attorno al focolaio di infezione per impedire che il virus possa sfuggire. Misure draconiane previste dai regolamenti di polizia di veterinaria che arreca- I piccoli allevamenti non rinunciano al pascolo dei suini, cosa che favorisce la diffusione del no colpi durissimi agli allevamenti, an- virus che se poi arrivano gli Fonte immagine: Andrew Girdwood indennizzi. Non sempre puntuali, però, e non sempre un insaccato o un gustoso adeguati. “porceddu”, e la frittata è fatta. La Psa potrebbe tornare a flagellare gli Malattia subdola allevamenti europei e saremmo daccapo con abbattimenti e fosse L'indispensabile collaborazione degli allevatori nel portare a com- della morte dove bruciare e seppelpimento i piani di eradicazione è lire migliaia di animali. Scene che così venuta meno, almeno in qual- le autorità sanitarie di tutta Europa hanno il terrore di tornare a vedere. che caso. E' quanto accaduto in Sardegna, dove la Peste suina afri- Ecco spiegato l'altolà che Bruxelcana è arrivata nel 1978 per poi non les ha decretato nei confronti delle lasciare più l'isola, con fasi alterne produzioni suinicole provenienti di recrudescenza. Una malattia en- dalla Sardegna. Un blocco inevitademica che sopravvive a causa del- bile tenendo conto delle possibili l'isolamento di qualche piccolo alle- conseguenze sanitarie. Ma che per vamento dove è abitudine pratica- gli allevamenti sardi professionali, e sono molti, è insostenibile sotto re il pascolo, favorendo così il il profilo economico. In situazioni diffondersi del virus . Nel resto d'Italia e in tutta la Ue le cose sono di normalità le carni e gli insaccati andate diversamente. I piani di era- prodotti in Sardegna trovano ovviamente sbocco nelle altre regioni dicazione, pur se “dolorosi” e costosi, hanno dato i loro frutti e oggi italiane e in qualche caso anche la Psa è stata sconfitta. Ma basta un all'estero. Bloccare questa possibilivirus nascosto in un pezzo di carne, tà equivale a decretare il fallimento 102


e la chiusura degli allevamenti. Un corridoio sanitario Da più parti si sono sollevate proteste per la decisione di Bruxelles, che colpirebbe tutti gli allevamenti dell'isola, quelli dove la peste si annida e che di questa emergenza sono responsabili, ma allo stesso tempo anche quelli ad elevata professionalità, che hanno investito nell'igiene e nella prevenzione, testimoniata da continui controlli e verifiche che escludono la presenza del virus della Psa. Forti allora si sono levate le richieste di aprire un “corridoio sanitario” dal quale fare transitare i prodotti di queste aziende “sicure”. Bruxelles, insomma, starebbe peccando di un eccesso di precauzione le cui conseguenze per la suinicoltura della Sardegna potrebbero essere devastanti. Vero. Ma prendersela con

Bruxelles non ha molto senso. Le colpe ci sono, ma sono tutte in casa nostra. Al primo posto l'inadeguatezza dei piani di eradicazione della Psa dalla Sardegna che hanno “bruciato” fior di finanziamenti senza portare al risultato voluto. Difficile immaginare che oltre 30 anni di insuccessi nella lotta alla Psa siano dovuti soltanto alla mancata collaborazione degli allevatori sardi. Cosa che non è accaduta nel resto d'Europa, che la Psa è riuscita cacciarla via. Ora si ricomincia daccapo e l'assessore regionale all'Agricoltura Oscar Cherchi ha dichiarato in questi giorni che altri 8,5 milioni di euro saranno investiti per il miglioramento degli allevamenti. Potevamo risparmiarli, o utilizzarli con più efficacia, se i piani precedenti avessero dato esiti migliori. Aiutare gli allevamenti

Ma adesso bisogna far fronte all'emergenza, inutile recriminare su cosa non è stato fatto. Sarà difficile aprire un corridoio sanitario per consentire la commercializzazione delle carni suine fuori dalla Sardegna. Non per questo gli allevatori potranno essere lasciati soli. Se blocco sarà, che sia almeno compensato da aiuti che ne annullino gli effetti economici negativi. E si proceda davvero a eradicare la Peste suina africana dall'isola. Di mezzo c'è la sopravvivenza di molti allevamenti e, perché no, l'immagine dei prodotti locali e della capacità dell'Italia di far fronte alle emergenze sanitarie. Altrimenti sarà difficile vantare la superiorità dei nostri prodotti se non siamo nemmeno in grado di sconfiggere una malattia ormai scomparsa da tutta Europa.

I suini e la crisi tra un addio e un arrivederci Migliorano le quotazioni grazie alla minore pressione della produzione. Ma dalla Ue arrivano i primi segnali di un'inversione di tendenza

periodo dell'anno precedente si ha un aumento di oltre il 25%. Bene anche l'andamento delle quotazioni per i suini leggeri, prossimi ad una media di 1,3 euro al chilo, Agronotizie 325 - 15/12/2011 con un aumento rispetto a 12 mesi fa di oltre il 21%. Il buon andamento delle quotazioni dei suini vivi ha trascinato verso l'alto il mercato Per i suinicoltori la crisi è solo un delle cosce destinate al circuito dei ricordo, seppure amaro. Da giugno prodotto Dop, con prezzi in media l'indice di allevamento calcolato da oscillanti da 3,92 a 4,16 euro al Crefis (Centro ricerche economiche chilo, rispettivamente per i tagli più sulle filiere suinicole) continua in- leggeri e più pesanti. Stessa fisionofatti a mantenersi con il segno più mia per le quotazioni delle cosce davanti e a novembre ha fatto regi- non destinate al circuito Dop, segno strare un incremento del 5,2% riche l'eccesso di offerta che aveva spetto al mese precedente. La reddi- fatto scattare il crollo delle quotatività degli allevamenti, è ancora il zioni nei mesi precedenti sembra Crefis ad evidenziarlo, si è così essere del tutto rientrato. Buoni riportata nella media europea. risultati anche per le nostre eMerito del buon andamento delle sportazioni, che nel solo mese di quotazioni di mercato che in parti- agosto hanno fatto registrare un colare per i suini pesanti ha messo a aumento del 7,5% rispetto all'anno segno incrementi sensibili, portan- precedente, per un valore di 103 dosi in prossimità di 1,6 euro al milioni di euro. chilo. In confronto con lo stesso 103

Efficienza e compressione dei costi sono gli strumenti con i quali gli allevamenti possono contrastare le prossime sfide con il mercato Fonte immagine: Rad Betty Black La situazione nella Ue A spingere verso l'alto il mercato suinicolo italiano è però anche il buon andamento dei prezzi negli altri Paesi. In Francia il mese di novembre ha visto salire il prezzo dei suini del 4,8% rispetto al mese


precedente. Incrementi analoghi si sono poi registrati in Germania (+4,5%) e nei Paesi Bassi (+4,1%). Al contrario la Spagna si avvia ad una chiusura del 2011 con il segno meno davanti. E' la Germania, con una media 1,63 euro/kg, a detenere il primato per i prezzi più alti, seguita da Danimarca (1,46 euro/kg) e dalla Francia (1,41 euro/kg). Prezzi che si riferiscono a suini leggeri, visto che la produzione del suino pesante è una “specialità” tutta italiana. Si scopre così che i nostri suini pesanti “costano” come quelli leggeri di importazione, motivo per il quale le industrie hanno convenienza a rifornirsi “in loco”, acquistando suini pesanti italiani, certamente di migliore qualità per la trasformazione, piuttosto che importare suini e cosce leggere.

Produzione in aumento Tutto bene dunque? Sì, ma potrebbe non durare. In Italia, come evidenzia il rapporto del Crefis, si è avuto da inizio anno un sensibile calo delle macellazioni che si sono ridotte di oltre il 16%. La minore offerta, come sempre, è un ottimo “tonico” per il mercato, prima oppresso da un eccesso di prodotto. Ma negli altri Paesi della Ue si sta però assistendo al fenomeno inverso. I dati riferiti allo scorso mese di agosto fanno segnare un incremento di quasi il 7% rispetto all'anno precedente. A guidare la corsa all'aumento troviamo la Spagna (il cui mercato è in sofferenza) e la Polonia. Sopra le media della Ue ci sono poi la Francia (+8,7%) e la Germania (+7%). Se queste tendenze saranno confermate non è difficile ipotizzare una flessione dei prezzi, che inevitabilmente finirebbe

con il ripercuotersi sul mercato italiano. Ottimizzare le performance Per gli allevamenti resta dunque di fondamentale importanza insistere sul miglioramento delle performance produttive al fine di ottimizzare i rendimenti e abbassare i costi di produzione, perché la sfida con le produzioni degli altri paesi della Ue resta aperta. Una sfida che ci vede penalizzati perché allevare suini pesanti è inevitabilmente più costoso rispetto alla produzione di suini leggeri. E presto ci sarà da fare i conti con la Direttiva nitrati e con le tensioni sui mercati dei cereali, mai sopite. Insomma, il mercato va meglio, ma non per questo si può ”abbassare la guardia”.

colpa della peste suina africana (Psa), della quale già Agronotizie si è occupata nelle scorse settimane. Una malattia infettiva praticamente Bruxelles ha deciso per il blocco scomparsa da tutta Europa, ma che della movimentazione dei suini e sopravvive da oltre 30 anni in Sardelle carni suine dalla Sardegna. La degna. I piani di eradicazione sin decisione è ormai ufficiale dopo la qui messi in atto l'hanno confinata pubblicazione sulla Gazzetta Uffi- in pochi e piccoli allevamenti che ciale dell'Unione Europea numero spesso sfuggono ai controlli. Ma L 335/109 del 17 dicembre. Tutta dai quali il virus ha rifatto la sua comparsa nelle settimane scorse, tanto da interessare sette delle otto provincie della Sardegna.

Stop ai suini dalla Sardegna Il blocco delle produzioni provenienti dall'isola è stato confermato da Bruxelles Agronotizie 326 - 22/12/2011

Sospesa la deroga

Per gli allevamenti professionali della Sardegna le conseguenze economiche del blocco potrebbero essere gravi Fonte immagine: the iunes 104

L'evoluzione della malattia in Sardegna, si legge in premessa alla decisione della Commissione, costituisce un pericolo per il settore suinicolo italiano e per quello europeo. La deroga concessa all'Italia che autorizza la spedizione di carni suine e di prodotti a base di carni suine dalla Sardegna verso altre regioni è stata così sospesa. Una decisione draconiana come questa trova giustificazione nella


pericolosità della malattia (che è bene ricordarlo, non colpisce l'uomo) capace di estendersi con facilità grazie alla resistenza del virus che si mantiene infettante anche nelle carni. Per gli allevamenti sardi a carattere professionale, che dell'igiene e della osservanza di stringenti norme sanitarie hanno fatto la loro regola, il danno è doppio. E nemmeno potranno contare sul “corridoio sanitario” attraverso il quale speravano di poter superare il blocco deciso da Bruxelles. Le loro

gnerà però sostenere gli allevamenti professionali che della diffusione delle malattia non hanno alcuna responsabilità, mentre si trovano a dover pagare da soli le colpe altrui. Perché di responsabilità in Soccorrere gli allevamenti questa vicenda ce ne sono molte, e I servizi veterinari sono al lavoro in si distribuiscono fra chi alleva ancora senza alcuna attenzione alle tutta la Sardegna per tenere sotto regole base di igiene e delle autorità controllo l'infezione ed impedirne sanitarie che in tanti anni non sono l'ulteriore diffondersi. E speriamo riuscite a eradicare la malattia dalla che questa volta si arrivi davvero ad Sardegna. eradicare questa malattia una volta per tutte. Nel frattempo bisoproduzioni saranno costrette a restare sull'isola e il danno economico delle mancate vendite sugli altri mercati sarà enorme.

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