Luglio 2014 - n. 2
camera con Vista Camera con VISTA
Cultura, territorio e societĂ attraverso l'obiettivo
Speciale Varia di Palmi
Sommario L'Editoriale
Da evento locale a patrimonio globale - p. 3
La Varia di Palmi
Aspetti Storici - p. 9
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Redazione segreteria@imagora.it
La Varia 2013
incontro ravvicinato - p.18
Il riconoscimento Unesco Baku delle meraviglie - p. 24
Giancarlo Parisi
Direttore Responsabile
Un'edizione "immateriale" - p. 5
Giuseppe Bova
Progetto Grafico
La Processione del Sacro Capello
Giancarlo Parisi e Giuseppe Bova
Storia e tradizione - p. 14
La Varia del 1938, nella foto che ha ispirato la copertina della Domenica del Corriere
La struttura del Carro
Direttore Editoriale
La Varia di Palmi a Palazzo Foti
L'attenzione delle Istituzioni - p. 21
Hanno Collaborato Tamara Caddeo, Zaly Caddeo, Stefano Calogero, Barbara Cipri, Anna Marafioti, Patrizia Nardi, Melania Orlando, Ivan Pugliese, Giovanni Sidari
Testimonianze degli Mbuttaturi
Ivan Pugliese e Stefano Calogero - p. 28 Camera con VISTA
P. Nardi: In diretta dalla RETE Il significato di un Brand - p. 31
L'Infiorata
l'impegno dell'Associazione Ideali - p. 34
è una rivista dell'Associazione
Presidente Giancarlo Parisi
Vicepresidente
Varia 2013: Le foto p. 37
La foto di copertina
a cura di Giancarlo Parisi - p. 45
Massimo Collini
Segretario Giuseppe Bova
www.imagora.it
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Editoriale
Da evento locale a patrimonio globale
di Giuseppe Bova
Sfogliando virtualmente le pagine di questa rivista sono convinto che rimarrete particolarmente e piacevolmente colpiti dalle fotografie che hanno reso al meglio momenti e sensazioni di un evento dalle origini antichissime e che ora “appartiene” all’umanità: la “Varia”. Vorrei far passare tutto ciò che riguarda l’evento attraverso tre termini: resilienza, glocalità e rete. I primi due vocaboli sono meno frequenti, il terzo, quello più comune, è entrato a far parte della vita quotidiana della maggior parte delle persone, ma io sono convinto che la dimensione della “Varia” di Palmi del 2013 abbia raggiunto idealmente e concretamente i significati di tutte e tre le parole citate. Iniziamo dall’ultima. Le valenze che intendo proporre al vocabolo rete sono due: in primo luogo va dato atto all’oggettiva importanza che ha determinato la proclamazione della “Varia” quale bene immateriale dell’Unesco attraverso l’interconnessione con le altre macchine, la “Rete delle grandi macchine a spalla” per l’appunto; senza questo progetto non si sarebbe ottenuto un risultato che scardina la concezione di un evento locale, racchiuso in una città della provincia del sud Italia e lo presenta potenzialmente a tutto il mondo. Su come si sia sviluppato questo processo di valenza storica abbiamo maggiori dettagli dall’intervento della coordinatrice Patrizia Nardi, e dall’articolo di Melania Orlando. Molti, però, ancora non sanno che cosa sia la “Varia”, e a questo punto ritorna il termine rete stavolta inteso come internet, il mezzo fondamentale per trasmettere informazioni in ogni angolo della Terra dove sia possibile una connessione telematica. L’intento che ci siamo prefissati con Imagorà è proprio quello di veicolare il più possibile, in modo particolare attraverso le immagini, i tanti aspetti che hanno fatto diventare una festività, “la festa” con cui può identificarsi la città di Palmi. Seguendo questo ragionamento è inevitabile constatare che il percorso che si sta cercando di attuare è quello del glocalismo, parola più complessa, nuova e che si adatta perfettamente alla “Varia”. La concezione “è quella di iniziare una nuova Era, quella della «glocalità», che significa pensare in modo globale e agire a livello locale.”1 È qualcosa di innovativo, che si integra 1
Vocabolario Treccani
Il Corso Garibaldi e le vie adiacenti invase dalla folla durante il traino
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con le tecnologie dei nostri tempi ma anche con il modo di pensare a livello sociale e politico, la realtà della globalizzazione. La funzione “glocale” della Varia ha quindi una valenza immensa che, ahimè, ancora non è stata colta nella sua interezza. La speciale edizione di “Camera con Vista” che vi accingete a sfogliare ha idealmente anche questo obiettivo, far conoscere la “Varia”: in generale con le considerazioni e l'approfondimento di Giancarlo Parisi, storicamente con il contributo di Tamara Caddeo, gli altri eventi collegati e annessi alla festa con gli articoli di Zaly Caddeo e Giovanni Sidari, l’aspetto tecnico della struttura descritto da Anna Marafioti; Barbara Cipri, invece, tratta il primo passo che ha portato la Festa oltre i confini della città di Palmi, facendosi conoscere anche nella provincia di Reggio Calabria. C’è poi la descrizione appassionata e quanto mai viva e diretta degli "mbuttaturi" Stefano Calogero e Ivan Pugliese, (due dei 200 giovani che si sobbarcano il peso della struttura e la trascinano); nella vita anche giornalisti, i quali hanno raccontato i momenti cruciali con sentimento e particolare emozione. La descrizione delle sensazioni provate nei minuti salienti della manifestazione, soprattutto da parte di coloro che hanno vissuto con estrema partecipazione l’evento, rappresenta a mio avviso un tentativo di coinvolgimento, perché, siatene certi, i brividi nel vedere una giovanissima ragazzina a oltre quindici metri di altezza, che sembra voler toccare il cielo, si possono vivere solo essendo presenti fisicamente all’evento. Come lo hanno fatto Stefano e Ivan con le parole scritte, Il “padreterno” Cosimo Ciappina che era proprio a quell’altezza, ha spiegato le sue emozioni in un brevissimo clip. Infine la resilienza, forse il più complesso dei tre termini a cui ho fatto riferimento, per le numerose accezioni che racchiude. In questo caso, l’aspetto che voglio sottolineare io è quello di una sorta di possibilità di “ritorno alle origini” che possiedono tanto le comunità quanto i sistemi ambientali. La forza della “Varia” risiede nella capacità che si avrà tanto nel rinnovare quanto nel mantenere e sopportare i cambiamenti. In poche parole nel trovare l’enorme possibilità di crescita e divulgazione persistendo su elementi della storia e della tradizione che hanno permesso alla festa di sopravvivere nei secoli. Il Padreterno incoraggia l'Animella in una fase del percorso
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Giuseppe Bova
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La Varia 2013
Un'edizione "immateriale" Ancora una volta, allo “sparo di cannone”, il grande carro allegorico che è “La Varia” è partito. Ancora una volta, in quel preciso istante si concretizzano gli sforzi di un’intera città e non solo, profusi per la realizzazione di quella che, a modesto parere di chi scrive, è la più importante manifestazione della Città di Palmi. Una festa con uno sfondo ad un tempo religioso, folkloristico, turistico e sociale, che è sempre in grado di generare un piacevole soqquadro nella città. La Varia di Palmi è una manifestazione che trova le sue origini nella notte dei tempi e che, nella veste attuale rappresenta la concretizzazione degli sforzi del palmese Giuseppe Militano, ideatore della macchina che dal 1900 ad oggi è utilizzata per la Festa. L’edizione 2013 è stata definita, a torto o a ragione, “la Varia più bella di sempre”, complice la conclusione del percorso, iniziato nel 2006 proprio da Palmi con la dottoressa Patrizia Nardi e l'amministrazione Parisi, che ha condotto alla proclamazione, il 4 dicembre 2013 a Baku (Azerbaijan), della Varia di Palmi quale Intangible World Cultural Heritage (Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità). Personalmente, da cittadino palmese, ho sempre visto la Varia come qualcosa di immenso e molto identitario. Una rappresentazione che, sebbene non unica in senso assoluto (la “Vara di Messina” ha radici ed iconografia analoghe), è unica nella sua rappresentazione concreta. Un enorme carro allegorico, alto oltre 15 metri, trainato da 200 “mbuttaturi” e sul quale sono dislocate decine di figuranti in carne ed ossa. E sono proprio i figuranti, sovrastati dal “Padreterno” e dall’ “Animella”, che rendono unica la manifestazione. Questi ultimi sono collocati all’estremità più alta del carro, sottoposti ad oscillazioni notevoli durante il traino, soprattutto l’Animella, una bambina di circa 10 anni, scelta dal popolo tra il popolo, che rappresenta la Santa Vergine. Nel 2013 ho avuto l’opportunità di seguire la Festa da vicino, grazie alla fiducia
di Giancarlo Parisi
Mostra degli Intangibili Tesori
Sul Corso Garibaldi vengono dipinte le linee che guideranno il traino
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La cittadinanza assiste alla cerimonia di inaugurazione della sede del Comitato Varia
Il Sindaco Barone, Il Presidente del Comitato Vincenzi e l'Assessore Saletta tagliano il nastro prima di entrare nella sede
concessa all’Associazione Imagorà dall’Amministrazione Comunale, guidata dal sindaco Giovanni Barone, dal Comitato Varia, presieduto dall’instancabile Giuseppe Vincenzi, nonché dalla stessa Dott.ssa Patrizia Nardi, coordinatrice e responsabile della “Rete delle grandi macchine a spalla italiane” che si è spesa molto per l’ottenimento del riconoscimento di cui sopra. Grazie a questa fiducia – concretizzatasi nella sottoscrizione di convenzione con il Comitato Varia per la realizzazione del reportage ufficiale dell’edizione 2013 – Imagorà ha potuto seguire i momenti salienti della Festa, documentandoli attraverso le immagini, in parte pubblicate in questo speciale numero di Camera con Vista. La “Calata du Cippu”, la realizzazione dei lavori di montaggio della macchina, l’elezione del Padreterno e dell’Animella, la processione del Sacro Capello e, infine, “La Scasata”, sono gli appuntamenti imperdibili dell’estate Palmese con La Varia che, purtroppo o per fortuna, non ha cadenza annuale. Nel corso dei secoli è sempre stata realizzata ad anni alterni, a volte con interruzioni di decenni. Non so se quella del 2013 sia stata o meno la Varia più bella di sempre. La Varia è sempre bella, da quando, la mattina del 16 agosto, metà città si riunisce per condurre “U Cippu” all’ “Arangiara”, a quando fiumi di persone si riversano nella Piazza I° Maggio e nelle strade vicine per assistere alla “Scasata” ed al traino del grande carro allegorico. Quello che, da cittadino di Palmi, vorrei vedere nelle prossime edizioni, è una maggiore coesione tra i soggetti, tanti, che svolgono ruoli importanti nell’organizzazione della Festa, ma anche tra la cittadinanza stessa. Nonostante la grande riuscita dell’edizione 2013, suggellata dalla proclamazione di Baku, alcuni episodi cui ho potuto assistere gettano un velo d’ombra sulla manifestazione. La voglia di primeggiare e di apparire, la convinzione di essere migliori degli altri e di saper fare meglio di altri, gli interessi personali e l’indolenza di chi vuole a tutti i costi essere a bordo di una barca senza, però, remare (o, peggio, remare contro), devono essere banditi dalla
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manifestazione, in un modo o nell’altro. La Varia dev'essere "immateriale" soltanto come patrimonio dell'umanità, e non anche nell'impegno necessario alla sua realizzazione. Confido negli sforzi che saranno profusi da coloro di cui ho potuto personalmente apprezzare la dedizione alla Festa, sia tra le file dell’Amministrazione, sia all’interno del nuovo Comitato Varia, persone di sicura levatura morale e dalle indiscusse capacità organizzative, che sapranno regalarci una edizione 2014 degna dell’importante riconoscimento che l’UNESCO ha conferito a quella che, indiscutibilmente, è la più importante tradizione della nostra città.
Giancarlo Parisi
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L'Animella e il Padreterno ospiti a Santo Stefano d'Aspromonte
Conferenza stampa del progetto "Rete delle Grandi Macchine a Spalla"
Il Sindaco Barone e il Presidente della SMS salutano Francisco Morales
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La Varia di Palmi
Aspetti Storici Le origini della “Varia” di Palmi sono antichissime, legate alla città di Messina e al culto della Madonna della Sacra Lettera, risalente al 42 d.C, periodo in cui iniziava a fiorire la vera cristianità. Proprio da Messina, nel settembre di quell’anno, partì un’ambasceria che si recò in Palestina a dare solidarietà e sostegno a Maria di Nazareth, straziata dalle pene provocate dal processo contro il figlio Gesù e dall’aver assistito alla conseguente morte del figlio sulla croce. Al ritorno dalla missione, gli ambasciatori messinesi consegnarono al Vescovo di Messina una Lettera di benedizione e alcuni capelli che la stessa Maria di Nazareth aveva inviato per gli abitanti e la città di Messina. Questo episodio accese nei messinesi la devozione per la Madonna e diede origine a solenni processioni in suo onore legate a quattro festività: la Purificazione, l’Annunciazione, la Natività e l’Assunzione della Vergine in cielo. In seguito all’esplosione, nel giugno del 1575, di una violenta pestilenza che decimò la popolazione messinese, provocando oltre 40.000 morti in trent’anni, molti abitanti della città siciliana cercarono di sfuggire al terribile morbo rifugiandosi a Palmi, dove l’epidemia era meno violenta e diffusa. Nel 1582, debellata la pestilenza, per ringraziare i palmesi di tanta ospitalità e aiuto ricevuti, Messina donò all’autorità ecclesiastica della cittadina calabrese, con delibera del Senato, uno dei capelli della Madonna e una lettera di benedizione che quest’ultima aveva scritto per la città e i suoi abitanti. Tali doni, contenuti in un prezioso reliquiario e trasportati sulla barca di Patron Peppe Tigano, approdarono alla Marinella di Palmi l’11 gennaio 1582. Da allora, la devozione verso la Madonna della Sacra Lettera si intensificò e in Suo onore si costruirono altari e cappelle, Le vennero dedicate apposite processioni e festeggiamenti e molte madri chiamarono, come segno di riconoscimento e rispetto, i propri bambini Letterio o Letteria. Fu, inoltre, eletta come Patrona Principale della città di Palmi e fu istituita la festa principale, l’Assunzione di Maria Vergine al cielo, fissata nell’ultima domenica di
di Tamara Caddeo
La Varia del 1938, nella foto che ha ispirato la copertina della Domenica del Corriere
10 agosto, dalla Sacra Congregazione dei Riti, con decreto del 12 novembre 17331. Anche se le più antiche testimonianze attestano la presenza della festa della Varia a Palmi già nel ‘600 e nel ‘700, è a partire dal 1850 che gli studiosi descrivono più dettagliatamente l’avvenimento. Guglielmo Romeo Baldari, storico palmese, nel 1852 descriveva la Varia (o Bara: il Carro Sacro rappresenta, con la sua base in legno detta “u Cippu”, proprio una bara; in essa giace il corpo della Madonna nell’attesa che la sua anima si elevi per essere assunta in cielo) come una grossa nuvola dalla struttura in ferro del peso di circa 200 quintali e 60 palmi di altezza, trasportata a spalla da 200 uomini e con figuranti - la Vergine, il Padreterno, gli angeli e gli apostoli - in carne e ossa, disposti in sette piani. Nel primo vi era la Madonna e tutt’attorno gli apostoli e qualche angioletto che girava intorno a questo stesso piano. Al secondo piano, altri angeli, e al terzo un globo rappresentante la Terra, e ai lati opposti, il Sole e la Luna che giravano facendo ruotare altri angeli ancorati ai loro raggi. Altri due piani erano occupati da angeli che giravano in senso contrario gli uni agli altri. Sopra di loro vi era un uomo rappresentante il Padreterno che reggeva con la mano una colonna di ferro sulla quale era adagiata una bambina, precedentemente benedetta dai sacerdoti, che rappresentava l’Anima della Vergine, impegnata a diffondere costantemente le Sue benedizioni sulla Terra. Domenico Guardata, anch’esso storico palmese, nel 1858 usò queste parole per descrivere la festa:
Palmi, 19 luglio 1761 - Giuseppe Antonio Ciappè, maestro di cappella, si obbliga di rappresentare le commedie Le nozze contrastate e L’amore comico nel teatro cittadino in occasione della festa della Sagra Lettera. - SASP, Fondo notarile, notaio Francesco Colloridi, b.134 fasc.1406 ff.41v-43r
« La maggiore parte di tutte le feste è quella che si celebra nell'ultima domenica di agosto, in onore di N.S. della Lettera, resa gaia da un numeroso concorso di popolo non solo, ma ancora da cento e cento lumi che a sera splendono per le strade. nell'ultimo giorno, cioè domenica, poiché la festa comincia da venerdì, si vede un arco trionfale in onore della diva, detto volgarmente Varia (bara) che è una macchina 1 Teresa Galluccio-Francesco Lovecchio, La Varia - Storia e tradizione, GolemSoftware, 2000
di ferro alta circa palmi quaranta e la quale viene dal popolo, verso le 5 pomeridiane, con incredibile entusiasmo trasportata sulle proprie spalle per un lungo tratto di strada2 » Nel 1872 un decreto, giunto dopo una serie di incidenti gravi verificatisi nelle ultime edizioni della festa, abolì il trasporto della “Varia”, definendola barbara e incivile. La messa in vendita dei materiali che componevano la struttura, sancì definitivamente la sospensione della manifestazione. Questo provvedimento, però, non minò il sentimento di devozione dei palmesi verso la Madonna della Sacra Lettera, loro Patrona e Protettrice, infatti, nel 1900, dopo quasi 30 anni di interruzione, grazie all’ingegno di Peppino Militano, un inventore locale vincitore anche di una medaglia d’oro, a Milano, per l’invenzione di una forbice per innestare la vite, la “Varia” di Palmi fu ripristinata. Cambiò il tragitto: prima dell’abolizione, la “Varia” veniva trasportata a spalla dagli ‘mbuttaturi lungo tutto il corso, fino al centro della piazza principale, lì veniva fatta girare per tre volte intorno alla Fontana della Palma e poi concludeva il tragitto davanti al Duomo, che all’epoca si trovava dove oggi è situata Piazza Amendola. Al momento del ripristino, nel 1900, la fontana non esisteva più e il Duomo era inagibile per le conseguenze riportate dal terremoto del 1894. Cambiarono anche la struttura e le modalità di trasporto. La “Varia meccanica” ideata da Militano non fù più trasportata a spalla, ma fatta scivolare a spinta da 200 giovani di cinque corporazioni rappresentanti i mestieri del tempo (marinai, artigiani, carrettieri, contadini e bovari) lungo il Corso Garibaldi, ormai totalmente lastricato con blocchi granitici, su 2 Domenico Guardata, Memorie sulla Città e territorio di Palme 1850-1858, Palmi, 1858
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quattro pattini di ferro posti sotto “u Cippu”, alla base della struttura. Dal 1900 ad oggi, la Varia ha mantenuto inalterata la struttura, ed è stata trasportata ben 27 volte, negli anni 1900, 1901, 1902,1903,1904, 1905,1906,1907,1908, 1914,1919, 1920, 1921,1925, 1938, 1939, 1948, 1957, 1965, 1967, 1987, 1990, 1996, 2000, 2005, 2008, 2013. Dopo l’edizione del 1900, la manifestazione più importante fu quella del 1987, avvenuta dopo ben 20 anni di interruzione e attesa. Per la realizzazione della “Varia” di quell’anno furono necessari grandi lavori, il restauro dell’intera struttura e il totale rifacimento del lastricato di granito del Corso Garibaldi su cui doveva scivolare il carro meccanico. Nonostante le difficoltà, grazie all’entusiasmo e alla volontà dei palmesi di ridare vita alla tradizione, la “Varia” ebbe luogo. Un’altra edizione degna di nota fu, a causa di un incidente, quella del 1990: durante il trasporto del Cippu all’Arangiara, un pattino si impigliò su uno dei lastroni di granito che rivestono il percorso, determinando la caduta di coloro che in quel momento si trovavano sopra. Nessuno, fortunatamente, si ferì in modo grave. L’ultima edizione, che ha avuto luogo il 25 agosto 2013, ha registrato la presenza di circa 180.000 spettatori, tra i quali anche Francisco Morales, delegato dell’UNESCO. Il quattro dicembre 2013 la “Varia” di Palmi è divenuta “patrimonio immateriale dell’umanità”, insieme ad altre 3 feste, anch’esse espressioni spettacolari ed emozionanti dell’identità culturale di un popolo, caratterizzate dal trasporto di “macchine a spalla”: i Gigli di Nola, la Macchina di Santa Rosa di Viterbo e i Candelieri di Sassari.
Tamara Caddeo
Palmi, 29 agosto 1846 - Resoconto delle spese sostenute dal Comune di Palmi in occasione della Festa della Varia. - ASRC, Intendenza Affari Speciali dei Comuni, inv.3 b.116 fasc.5091
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Nelle tre immagini, il modellino in scala perfetta della Varia, realizzato dal maestro artigiano Nino FamĂ .
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La Processione del Sacro Capello
Una tradizione che si rinnova
di Giovanni Sidari e Zaly Caddeo
La maestosità del carro sacro della Varia di Palmi è un generatore ininterrotto di emozioni che coinvolge tutti, religiosi e profani. E, sebbene le emozioni prodotte sono frutto dell’imponenza dell’opera e del suo perfetto meccanismo di funzionamento, la leggenda plurisecolare che l’accompagna non è da meno, anzi, è quell’elemento in più che fa venire i brividi e ne accresce il fascino e il significato. Nel XVI secolo, Palmi scelse come Patrona della città la Madonna della Sacra Lettera, imitando la vicina città di Messina, con la quale esistevano numerosi rapporti commerciali e d’affari. Nel 1575, un’epidemia di peste scoppiò in Sicilia e molti abitanti di Messina si rifugiarono a Palmi per scampare al morbo e, dodici anni dopo, come segno di ringraziamento il Senato di Messina regalò ai marinai di Palmi uno dei capelli della Madonna, che ella aveva donato con una lettera agli ambasciatori messinesi che nel 42 d.c. si recarono in Terra Santa. Da quel giorno, i palmesi proclamarono la festa principale, per solennizzare l’Assunzione di Maria Vergine al cielo, nell’ultima domenica di agosto. La ricorrenza fu poi sancita
Il Sacro Capello viene condotto verso la Concattedrale nella prima rievocazione storica mai realizzata a Palmi
liturgicamente il 23 agosto 1732 e, il Sacro Capello, racchiuso in un reliquario d’argento, viene collocato all’interno di un vascello di legno e portato a spalla in processione, il sabato che precede la festa della Varia, insieme
al quadro della Madonna. Il trasporto viene effettuato, per antico privilegio, dai marinai della Confraternita del Soccorso i quali conferiscono al vascello un caratteristico passo di danza che ricorda il mare in tempesta, che caratterizzò il
trasporto da Messina a Palmi sei secoli prima. In occasione della Varia e da due edizioni a questa parte, il comitato ha deciso di organizzare una rievocazione storica dell’arrivo del Sacro Capello a Palmi, il cui reliquario, collocato in una piccola barca da pesca, partì dalla tonnara nel tardo pomeriggio e, dopo una breve pausa sotto il Monte Sant’Elia, proseguì per il suo approdo finale: la spiaggia della Marinella.
Il Sacro Capello arriva in barca alla storica spiaggia della Marinella
Il Sacro Capello viene rimosso dal supporto usato in barca, per essere collocato sul Vascello
Il brusio delle voci in attesa sull’arenile si spense rapidamente quando un convoglio di piccole imbarcazioni apparve a sud, aggirando il costone roccioso della montagna. Il suono dello sciabordio della risacca fu sostituito da quello dolce e profondo di un corno antico che, con ritmo lento e regolare, annunciava l’arrivo della sacra reliquia. Davanti la scorta di imbarcazioni, una piccola e bianca barchetta da pesca avanzava a remi verso la spiaggia rocciosa. La gente in attesa lungo il bagnasciuga tacque, mentre i rematori davano l’ultima spinta e lanciavano una cima d’ormeggio. Una volta a riva, un discendente della famiglia Tigano accompagnò il reliquario d’argento in un piccolo trasportino posto sulla spiaggia, tempestato di gemme e cristalli di swarowsky, ove venne collocato con l’aiuto dei pescatori locali, per poi partire sollevato a braccia alla volta del tortuoso e ripido sentiero che, dalla spiaggia della Marinella, conduce alla località della Motta, fra l’ombra degli ulivi e il verde degli alberi di fico. Seguito da un piccolo corteo in processione, il Sacro Capello giunse alla Motta al calar del sole, ove, fra i plausi generali, fu nuovamente estratto dal trasportino e collocato all’interno di un simbolico veliero di legno, trasportabile a spalla. La banda iniziò a suonare a festa, mentre i confratelli del Soccorso e i Marinai della Varia si posizionavano sotto le due stanghe necessarie al trasporto, a capo delle quali erano presenti un marinaio e un confratello con funzione di timonieri. Poi, preceduto dal palio e dai tamburi,
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dalle rappresentanze delle corporazioni della Varia, dal sodalizio della Madonna della Sacra Lettera e dal sodalizio della Varia, dal Comitato della Madonna dell’Alto Mare di Taureana, dalla Confraternita del Soccorso, di San Rocco e del Carmine, dal Comitato Varia e dal Gonfalone del Comune con il Sindaco, gli amministratori e le autorità civili e militari, il vascello iniziò una lenta risalita, seguito dalla banda e dal popolo che, dalla Motta, lì condusse in processione fino alla cittadella ove, al termine della lenta e ripidissima salita, proseguì verso un lungo percorso di tappe obbligate. Nel frattempo, il crepuscolo lasciò posto alla sera e il vascello illuminato, accompagnato dal dolce suono del corno antico, danzava lungo le strade asfaltate come se si trovasse sul mare in tempesta, riportando i palmesi e le loro antiche case, illuminate da flebili luci, indietro nel tempo di quattrocentotrent’anni anni, rievocando una notte ove la sacra reliquia fu consegnata dapprima alla memoria e, in ultimo, alla storia. Giunti alla chiesa del Soccorso, un’altra folla vi si aggiunse in processione, compresa l’Animella e il Padreterno della Varia, per transitare successivamente sulla Via Roma, svoltare su Via Nicola Pizi e dirigersi con la sua andatura ondeggiante verso la Concattedrale. Giunti al Sagrato della chiesa, Franco Tigano consegnò il reliquario al Sindaco, il quale a sua volta lo affidò a Mons. Don Silvio Mesiti, che accolse il Sacro Capello fra i plausi del popolo, mentre il vascello ripercorreva le vie del ritorno verso la chiesa del Soccorso. Il giorno seguente, 24 agosto, si tenne la processione della Madonna della Sacra Lettera e quella tradizionale del Sacro Capello. A differenza della rievocazione storica del giorno precedente, per la prima volta celebrata per la Varia 2008, il Sacro Capello venne portato nella più tradizionale processione, preceduta nei festeggiamenti dall’attesissima sfilata dei giganti. Il grande vascello ligneo dentro il quale è custodita la reliquia del capello della Madonna, è stato trasportato in spalla dagli ‘mbuttaturi appartenenti alla “Congrega di Maria Santissima del Soccorso“ dall’omonima chiesa fino alla Concattedrale San Nicola. Gli appartenenti alla congrega hanno assunto un caratteristico passo ondeggiante atto a simboleggiare l'arrivo via mare del Sacro Capello nelle spiagge della Marinella avvenuto nel
Dettaglio dell'urna ove è custodito il Sacro Capello
Il Sacro Capello transita innanzi alla Chiesa del Soccorso, parrocchia di appartenenza dei marinai che lo portano a spalla
1582. Ad attenderlo nella piazza della Chiesa insieme al popolo di 17 fedeli e curiosi, c’era la grande icona lignea, raffigurante la Vergine Maria col Bambino, collocata su una vara in legno con alla base dei bassorilievi in argento ed alla cui base furono fissate quattro stanghe di legno al fine di consentire l'agevole trasporto a spalla effettuato dagli 'mbuttaturi appartenenti al Sodalizio della Madonna della Sacra Lettera. Riunitosi, il corteo delle due effigi, si è diretto per le vie cittadine rispettando un preciso ordine e, al termine della processione, Vara di Maria della Sacra Lettera e varetta del Sacro Capello, sono rientrate rispettivamente all’interno delle due chiese di partenza. "Senza sconzu Maria della Littera" questo è l’augurio gridato dalla gente durante la manifestazione religiosa per scongiurare che il trasporto del carro della varia fissato per il giorno seguente, debba trovarsi ad affrontare problemi o imprevisti. Migliaia le persone accorse anche dai paesi vicini per poter assistere dal vivo, anche quest'anno, alla suggestiva e commovente processione religiosa guidata ormai da decenni dal parroco Don Silvio Misiti e da altri prelati che nel corso degli anni si avvicendano nella comunità palmese. Fonti storiche: www.lavaria.it
Zaly Caddeo e Giovanni Sidari ERRATA CORRIGE Si ringrazia il Dott. Francesco LOVECCHIO, responsabile della Rievocazione del Sacro Capello del 2013, per le precisazioni fornite alla redazione dopo la prima pubblicazione, che ci hanno consentito di correggere la data dell'epidemia (erroneamente indicata nel 1571, data della Battaglia di Lepanto) e di precisare che la prima edizione della Varia in cui è stata realizzata la Rievocazione Storica è stata quella del 2008.
indice La processione si conclude alla Concattedrale di Palmi
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Incontro Ravvicinato
La Struttura del Carro
di Anna Marafioti
La Varia di Palmi risale agli inizi del 900, quando Giuseppe Militano, influente cittadino palmese, che da sempre si era contraddistinto per elevata ingegnosità e intuizione dagli altri artigiani locali, decise di cimentarsi in una straordinaria impresa che avrebbe arricchito eccellentemente la cultura e la storia della sua amata cittadina. Inventò, dunque, la “La Varia Meccanica”, che si differenziava da quella antica per il fatto che non veniva più trasportata sulle spalle dai portatori (mbuttaturi), ma scivolava a spinta sulle lastre di granito del Corso Garibaldi, mediante quattro pettini di ferro fissati sotto la base della struttura; inventò, quindi, una Varia che riusciva a camminare pur non avendo le ruote. La struttura della Varia è composta da una base in legno di quercia, alta 2,25 m e lunga 3,80 m, chiamata "Cippu", termine che deriva dal nome con cui veniva chiamata la base circolare di granito con la quale si macinavano le olive. La costruzione dello "Cippu", avvenuta negli ultimissimi anni del 800, fu un lavoro duro e pesante, in quanto era necessario tagliare il legname a mano per dargli la giusta forma, proprio per questo ci fu molto spreco di materiale e le varie fasi della lavorazione furono ripetute diverse volte, fin quando non si raggiunse la forma desiderata. Il legname utilizzato proveniva dai possedimenti della principessa Aiossa, che diete un importante contributo all'impresa di Giuseppe Militano, che, invece finanziò autonomamente l'intera opera. Lo "Cippu" è formato da una serie di travi in legno, incastonate tra di loro mediante chiodi e bulloni, che vanno a comporre una struttura perfettamente resistente e robusta, utilizzata ormai da oltre 100 anni. Al di sopra dello "Cippu" viene costruita una struttura conica, con il vertice rivolto verso l'alto, in ferro pieno, composta da quattro piani, ciascuno dei quali è formato da quattro aste verticali, la cui parte rivolta verso l'alto, è incurvata verso l'interno della struttura, ed unite tra di loro mediante un anello in ferro, che fa anche da base per il piano successivo. Sia l'altezza delle aste che il diametro degli anelli diminuiscono man mano che si raggiunge il vertice del cono, sulla cui cima è collocato un meccanismo La struttura metallica della Varia nelle fasi di smontaggio
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Sopra e sotto: due fasi dei rigorosi controlli sui componenti metallici della struttura, finalizzati a saggiarne la resistenza alle notevoli sollecitazioni che subiscono durante il traino
Sopra e sotto: alcune fasi della costruzione e del rivestimento della struttura, con la particolare carta tempestata di mica dell'Aspromonte.
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sferico a simboleggiare il globo terrestre. Sopra al globo vi è una piattaforma in legno dove si posiziona il Padreterno e dove viene istallata un'asta di acciaio con il seggiolino su cui si siederà l'Animella. L'intera struttura è ricoperta da una nuvola argentea di cartapesta, modellata direttamente sul posto e trattata con "mica" dell'Aspromonte, minerale che riflette straordinariamente la luce. Internamente la struttura d'acciaio è dotata di un meccanismo che consente, a due operatori, di far muovere il sole e la luna, che sono collocati al centro della piramide, uno nella faccia frontale e l'altro nella faccia tergale della struttura. Un altro ingranaggio interno, cioè una ruota persiana, viene azionato da altri quattro operatori e permette ad un carosello di angioletti, posto sulla circonferenza dello "Cippu", di girare attorno alla Varia in movimento. Alcuni angioletti umani sono collocati fra le pieghe della grande nuvola, insieme a dei cherubini formati da bambole, col viso di porcellana, comprate ad inizio del XX secolo a Norimberga, dallo stesso Giuseppe Militano. I lavori per la costruzione della Varia iniziano il 16 agosto, e terminano l' ultima domenica dello stesso mese, periodo durante il quale le maestranze locali lavorano ininterrottamente, con tutta l'energia possibile, per rendere sicura e scenica la grandiosa struttura. FONTI: Libro: Daniele Riefolo e Damiano Tripodi, "Palmi città della Varia", edizioni La Piana 2010 - www.lavaria.it
Anna Marafioti
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All'altezza di 15 metri, un operaio intento alle operazioni di assemblaggio.
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L'attenzione delle Istituzioni
La Varia a Palazzo Foti La Provincia abbraccia Cosimo e Grazia
di Barbara Cipri
Mercoledi 21 agosto 2013: data storica per la città di Palmi. Palazzo Foti, sede della Provincia di Reggio Calabria, ha ospitato in forma ufficiale le rappresentanze della Varia di Palmi: l’“Animella” Grazia Iannì e il “Padreterno” Cosimo Ciappina, che per la prima volta nella storia di questa festività hanno oltrepassato i confini palmesi. All’evento erano presenti le massime rappresentanze dell’amministrazione provinciale: il presidente Giuseppe Raffa, il vicepresidente della Giunta Giovanni Verduci e il vicepresidente del Consiglio provinciale, Giuseppe Saletta. Al loro fianco, l'allora vicesindaco di Palmi Giuseppe Mattiani, il consigliere Antonio Papalia, il vicepresidente del Comitato “Varia” Giuseppe Randazzo, il direttore di Poste Italiane di Reggio Calabria Carolina Picciocchi, il Presidente della Pro Loco di Palmi, Rocco Deodato e i diversi rappresentanti delle cinque corporazioni di ‘mbuttaturi. La “Varia”, ha assunto ormai carattere internazionale. All’epoca si era in attesa trepidante del riconoscimento dello status di patrimonio mondiale immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco, avvenuto poi a dicembre dello stesso anno. La caratteristica ricorrenza palmese è una festa in grado di varcare ogni confine, come ha spiegato Randazzo «è qualcosa di indispensabile nell’animo di ciascuno di noi. La “Varia” non si può raccontare, si deve vivere». L’amministrazione provinciale ha sostenuto con grande convinzione l’evento, «soprattutto perché – ha detto il presidente Raffa – crediamo che queste manifestazioni rappresentino quanto di meglio, in termini di valori e impegno civile, il nostro territorio sia in grado di esprimere. Il ruolo svolto dal nostro ente per far sì che questa manifestazione si volga nel migliore dei modi, ci emoziona e ci riempie d’orgoglio». La forte sinergia tra le istituzioni e il territorio è stata ribadita da Saletta che ha affermato «Esprimo tutta la mia gratitudine al presidente che, ancora una volta, dimostra la vicinanza della Provincia di Reggio Calabria alla Città di Palmi. Giuseppe Raffa e la sua squadra di governo, avendo saputo cogliere il senso culturale,
Cosimo e Grazia insieme al Presidente ed al VicePresidente della Provincia
tradizionale e religioso della Varia, nonché le importanti ricadute socio-economiche connesse alla festa, hanno puntato con coraggio sull’edizione del 2013». Carolina Picciocchi ha infine sottolineato il legame con la Città di Palmi attraverso l’annuncio di tre annulli filatelici, dedicati alla Varia, e una mostra nella sede centrale di Poste Italiane, dedicata alla“Rete delle grandi macchine votive”.
A Palazzo Foti, Cosimo e Grazia si presentano all'Amministrazione Provinciale
Grazia e Cosimo a Santo Stefano, insieme alle autorità nella Chiesa della Parrocchia di Santo Stefano Protomartire
Al termine dell’incontro, la delegazione palmese si è spostata a Santo Stefano in Aspromonte. Ad accoglierla le comunità di Santo Stefano, Sant’Alessio, Laganadi e Calanna, guidate dai sindaci in fascia tricolore Michele Zoccali, Stefano Calabrò, Giuseppe Cannizzaro e Domenico Romeo. Un evento frutto di un’importante collaborazione tra il vicepresidente del Consiglio provinciale Giuseppe Saletta e il consigliere provinciale Francesco Cannizzaro, i quali hanno avviato un sentito percorso di unione e gemellaggio tra Palmi e Santo Stefano. Presenti, inoltre, le associazioni territoriali, con in testa il Gruppo Parrocchiale, i Portatori di Santo Stefano e le Forze dell’Ordine. Intorno alle 15.30 è partito il corteo per le vie del paese: autorità e cittadini, invitati dal sindaco Michele Zoccali a prendere parte all’evento, hanno sfilato al seguito della carrozza, messa a disposizione dall’Ente Parco Nazionale d’Aspromonte, con a bordo l’Animella e il Padreterno. Quindi un significativo momento di riflessione religiosa nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano Protomartire, dove, moderati dall’assessore Stefania Cannizzaro, si sono susseguiti gli interventi del sindaco Zoccali, di Saletta, di
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Randazzo e di Giuseppe Bombino, Presidente dell’Ente Parco Nazionale d’Aspromonte. A seguire, la benedizione di don Claudio, accompagnata da una toccante omelia. «È una Festa che ormai sentiamo anche nostra – ha affermato Francesco Cannizzaro - Non possiamo che continuare ad impegnarci per consolidare questo gemellaggio con la città di Palmi, di cui sono state gettate solo le basi».
Barbara Cipri
Il benvenuto alla Parrocchia di Santo Stefano Protomartire
Applausi all'uscita della Santa Messa di Benvenuto
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La Chiesa gremita di fedeli che accolgono calorosamente Grazia e Cosimo
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Il riconoscimento UNESCO
Baku delle meraviglie La “Varia” di Palmi è patrimonio immateriale dell’Unesco: dato incontrovertibile sancito il cinque dicembre 2013. Il tutto si è concretizzato dopo la conferma da parte dell’Assemblea Generale degli Stati Membri della Convenzione riunita a Parigi il 17 ottobre 2003, per stabilire se codesta festa possa rientrare a far parte della lista dei beni intangibili culturali del Mondo e quindi aderire alla Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale. Festa che si vuol trasmettere di generazione in generazione, costantemente ricreata dalla comunità locale e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia dando un senso di identità e di continuità , vuole promuovere in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana. Opportunità unica è la “Varia” nell’Unesco. L’Unesco nasce per la risoluzione dei problemi di carattere socio-culturale; è un’istituzione specializzata nell’Educazione, la Scienza e la Cultura. Educare allo sviluppo sostenibile, è questo uno dei punti fondamentali: ogni uomo necessita di acquisire conoscenze, abilità, attitudini e valori necessari per ottemperare alle esigenze attuali nel rispetto delle necessità proprie e del pianeta e di quelle delle generazioni future. Il miglioramento dei rapporti tra uomo ed ambiente riducendo la perdita di biodiversità attraverso programmi di ricerca, assicurando l’evoluzione della scienza e della tecnologia ma riducendo i rischi che ne derivano, comunicare per garantire la libera evoluzione delle idee, l’accesso alla conoscenza, alla valorizzazione alla promozione e alla salvaguardia del Patrimonio culturale mondiale : questa la mission dell’Unesco; ed è questo che ha ribadito Morales nel suo discorso presso la Società Operaia Mutuo Soccorso di Palmi il primo settembre 2013 a conclusione del periodo di festività legato a questo evento. Il suo discorso rientra a pieno negli obiettivi che la dottoressa Patrizia Nardi, da cui è partita la concezione della “Rete della Grandi macchina a spalla”, si è fatta
di Melania Orlando
Stendardi raffiguranti le 4 macchine a spalla alla mostra allestita a Palmi.
Gianpaolo Cutillo e Patrizia Nardi alla proclamazione i Baku, dicembre 2013 - Foto Calabriaonweb.it
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La commissione di Baku - Foto Calabriaonweb.it
Nell'ordine, da sinistra, la Macchina di Santa Rosa di Viterbo, La Varia di Palmi, i Candelieri di Sassari e i Gigli di Nola - Foto provaviterbonews24
prima sostenitrice e promotrice, raggiungendo l’obiettivo finale. Felice di condividere questa festa con tutta la comunità locale, Morales durante il suo intervento sottolinea come concetto sostanziale, l’idea che si è costituita tanti anni fa, ossia la creazione di questa macchina a spalla, la partecipazione e la forza di tutta la popolazione in maniera straordinaria e spontanea che continua nei secoli, l’aspetto esclusivo che la “Varia” dà: nasce da una manifestazione religiosa, ma per la proposta di candidatura all’Unesco c’è qualcosa di più forte da considerare che supera anche le altre macchine a spalla, come i Candelieri di Sassari, la Macchina di Santa Rosa e i Gigli di Nola: ossia il senso di appartenenza e di unione che emerge come segno distintivo, la responsabilità di tramandare questa storia di generazione in generazione , tanto si è vista la vicinanza degli adulti ma anche dei bambini e questo è uno dei requisiti che potrebbe far sciogliere ogni dubbio sull’accoglimento della Varia tra i beni immateriali dell’Unesco e magari fare un po’ la strada a questa Convenzione presente nel mondo da dieci anni. In un mondo dove la globalizzazione ha preso il sopravvento determinate manifestazioni come questa devono esistere, l’individualità non sembra ma è necessaria per rinnovare il dialogo con le comunità, evitare il deterioramento o la scomparsa del patrimonio culturale immateriale, promuovere la cooperazione internazionale e il sostegno e suscitare la consapevolezza a livello locale, nazionale e internazionale dell’importanza del patrimonio di cui si beneficia. La crescente dispersione delle tradizioni locali ha portato a riservare un’attenzione particolare al
26 patrimonio storico, folcloristico, archeologico, nella convinzione che la valorizzazione delle differenti culture si identifichi oggi più che mai come luoghi di conservazione della memoria collettiva, in cui il rispetto e la rivalutazione del diverso diventa elemento basilare per l’insieme. Ottenere il riconoscimento della varia nell’Unesco consente di accreditare un meraviglioso esempio di sintesi tra l’ambiente culturale, l’organizzazione locale e l’universo religioso nella terra calabrese. La prestigiosa Lista Rappresentativa che raccoglie gli elementi del patrimonio culturale immateriale considerati distintivi dell’Umanità consta di 167 elementi, tra cui il Tango Argentino, il quale quest’estate è stato protagonista di una incantevole serata presso il teatro della Marinella; l’iniziativa è stata voluta proprio per dare maggiore rilevanza alla “Varia 2013”, che risulta il quarto elemento italiano rispondente alla descrizione fornita dall’art. 2 della Convenzione. La sua proclamazione, insieme all’Opera dei Pupi Siciliana, al Canto a Tenore Sardo e alla Dieta Mediterranea già inscritti nella Lista Rappresentativa contribuirà ad assicurare visibilità e consapevolezza del significato del Patrimonio Culturale Immateriale. I beni facenti parte della Convenzione necessitano di una salvaguardia urgente, le misure di tutela sono concepite in maniera tale che possono proteggere e promuovere l’elemento. La candidatura dell’elemento avviene sulla base del più ampio riscontro di partecipazione da parte di comunità, gruppi o qualsiasi altra persone coinvolta in maniera informale. Ottenuto il riconoscimento e inserito in un archivio specifico ogni Stato contraente è tenuto ad adempiere alle mansioni che d’intesa vengono prese in carico per la salvaguardia dei beni culturali immateriali facenti parte della Convenzione.
FRANCISCO JAVIER LOPEZ MORALES Membro del Sistema Nazionale dei Ricercatori. CONACYT (Consiglio Nazionale per la Scienza e la Tecnologia) Esperto Consulente del Comitato del Patrimonio mondiale dell'UNESCO. Rappresentante della delegazione della commissione Patrimonio Mondiale dal 1999. SEGRETARIO Segretario Generale dell'International Assemblea Generale ICOMOS XV, tenutosi nella città di Xi'an, in Cina. Napoli, Kyoto, Merida, e Parigi tra le altre città. Consulente Esperto del Comitato del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO (governo messicano). Consulente Esperto per la valutazione dei siti proposti e Monumenti World Heritage List. Comitato Esecutivo Internazionale I.C.O.M.O.S. Riconosciuto dall'Associazione Nazionale dei messicani Città Patrimonio, BC, per il suo prezioso supporto ai progetti e lavori in vari centri storici città messicane del Patrimonio Mondiale da dicembre 2001 ad agosto 2003. Attualmente Direttore del Patrimonio Mondiale INAH.
27 IL TANGO ARGENTINO Approvata nell’anno 2009 l’adesione alla Lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità , il Tango soddisfa i criteri stabiliti dalla Convenzione del 17 ottobre 2003; è una forma d’arte che comprende danza, musica, poesia e canto, nata a Buenos Aires diventa segno distintivo della popolazione della regione di Rìo de la Plata. L’iscrizione dell’elemento nella Lista rappresentativa contribuisce alla visibilità del suddetto patrimonio riconoscendo nel Tango la capacità di favorire l’incontro ed il dialogo culturale rispettando la diversità culturale e promuovendo una serie di misure di tutela per conservare la sua essenza di espressione popolare.
Melania Orlando
A lato, due momenti dell'esibizione tanutasi la scorsa estate al teatro all'aperto sito in località "Motta" di Palmi (RC)
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Testimonianze degli "Mbuttaturi"
Ivan Pugliese Le emozioni, i volti soprafatti dalla fatica, le urla di incitamento del popolo in festa che partecipa trepidante. E’ la storia e la tradizione ultra secolare di una festa unica al mondo. Raccontare la “Varia” non è certo impresa facile. La “Varia” bisogna viverla, bisogna spingerla, bisogna amarla. Quando mancano pochi minuti alle 19 di quell’ultima domenica di agosto gli ‘Mbuttaturi sono attesi al massimo sforzo: occhi bassi fissi sull’asfalto, schiena incurvata, spalle incassate sotto la stanga (lunga oltre 13 metri), un ultimo sguardo rassicurante verso i compagni prima di ripercorrere mentalmente il percorso, l’adrenalina che sale a mille, l’attesa per il segnale e via. E’ la “scasata”: si spinge tutti dalla stessa parte. Uno sforzo quasi sovrumano quello che aspetta i 200 ‘mbuttaturi figli di una Palmi che, in quel giorno, sentono loro come non mai. Una manciata di minuti dall’intensità infinita, tanta è la fatica, tanto è il sudore, ma la Varia non si può fermare, non è mai successo, mai accadrà “Senza sconsu Maria di la Littara” La “Varia”, mentre compie il suo percorso, abbraccia idealmente il mare una volta giunta al termine del Corso Garibaldi: una vista mozzafiato fa da cornice all’Animella ed al Padreterno che in cima all’imponente costruzione sono osannati da due ali di folle festanti e tribolanti. Poi il ritorno trionfale in piazza I Maggio dove ad accogliere i protagonisti di questa feste ci sono decine di migliaia di persone tutte col collo all’insù. E’ un rito tanto antico quanto affascinante quello della “Varia” di Palmi. Anno Domini 1582. La festa trae in quell’anno le sue origini: le barche della marineria palmese solcano il mare per correre in soccorso alla dirimpettaia Messina, piegata da tempo dalle devastazioni di numerose pestilenze. E’ un gesto di solidarietà e di grande umanità che non verrà dimenticato.
Le corde raccolte sotto le travi, dopo il traino
Ivan Pugliese Gli Mbuttaturi festeggiano la riuscita del traino salendo sulle stanghe. Nella foto si possono notare le diverse paia di calzini indossati a scopo protettivo.
Testimonianze degli "Mbuttaturi"
Stefano Calogero Il tempo sembra fermarsi ai piedi della Varia. L’attesa ti consuma. La “scasata” è vicina, ma i minuti non passano. Si arriva all’Arangiara in anticipo. Le gambe sono pesanti. Anche la voce manca. Hai cantato nel corteo. Hai sfidato i ‘mbuttaturi delle altre corporazioni. Hai salutato l’Animella e il Padreterno. Il sole ti ha quasi sfiancato. Ora, però, sei unito alla trave. Ti avvicini di più. Senti l’odore del legno. Ricordi l’ultima volta che sei stato lì. È un attimo. Slacciare i lacci delle scarpe è un piacere. A piedi scalzi sulle lastre del corso: si offre così la forza per devozione. C’è chi lo fa in religioso silenzio. Altri sorridono, qualcuno accenna una battuta. Ti guardi intorno, poi alzi il capo. Un Angioletto sventola la bandierina. Il seggiolino più alto, invece, è libero. Chiedi l’ora, manca ancora un po’. Uno degli anziani ricorda ai più giovani il fazzoletto. Deve coprire la bocca durante il trasporto. Il fumo che si alza dai pattini di ferro sotto lo Cippo toglie il respiro. Sale un coro. «Voliri, volari… 'A Varia avi 'a scasari». Un applauso. Chi mi sta davanti si volta per darmi una stretta. A lato compare un braccio. È uno ‘mbuttaturi della stanga interna. Ci stringiamo forte la mano. Siamo tutti insieme. Siamo una cosa sola. Capisci di appartenere a qualcosa di grande. Pensi a chi è stato lì prima di te. A quanti hanno provato quello che ora provi tu. Un fremito di passione. Ritrovi un’identità. Ora sei pronto. Alzi ancora la testa. La veste bianca dell’Animella. Ci siamo. L’ultimo occhiata dietro. C’è chi ha lo sguardo perso. Altri bisbigliano qualcosa. Reciti anche tu una preghiera. Il cuore sembra voler uscire. Stringi forte la trave. Ti manca il fiato. Gli occhi vanno ancora al cielo. Un braccio agita un fazzoletto. «Forza ragazzi, forza». Guardi a terra, di nuovo avanti. Migliaia di puntini. È una mistura di sentimenti. Il silenzio, poi un botto: «Senza sconzu Maria di la Littara». Si parte. I primi colpi alle caviglie. Il suono della campanella. «Siamo stretti,
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siamo stretti». Resisti. Sai che c’è da trovare il passo. «Piano, piano». Il primo tratto è in discesa, non serve spingere. Avverti il calore della gente. Con la coda dell’occhio li vedi agitarsi a sinistra. «Forza, forza». Continui rinfrancato. Siamo già a piazza Liberta. È stato semplice. Ora, però, si fa dura. Si comincia salire. Serve la spinta. Ti pieghi un po’. Vuoi dare tutto, ma sai che c’è ancora strada. Il respiro si fa intenso. Ancora colpi in basso, è inevitabile. Piazza Primo maggio ti aiuta. I palazzi non intralciano più la vista del cielo. È come rinascere. Il boato all’ingresso ti rafforza. Non senti più la fatica. Ma è solo un’illusione. Attraversata la piazza, la salita è ancora più dura. I piedi bruciano. Manca la forza. Il carro rallenta. Non puoi desistere, però. Provi a non pensarci. Nulla. La gente sui marciapiedi continua ad urlare. Devi farcela. Avverti i battiti, il petto sembra esplodere. Manca poco. Nessuno si è mai fermato. Non ci fermeremo nemmeno stavolta. Che il cuore scoppi! Ostinati, fino alla fine. La strada sembra non finire più. Poi ecco il tramonto. L’affaccio che guarda il mare è ad un passo. Ce l’abbiamo fatta. Ti pieghi sulle ginocchia. Vieni tirato su. Qualcuno ti abbraccia. Anche tu hai voglia di stringere gli altri. Le mani al cielo. Intravedi l’Animella e il Padreterno. È già tempo di tornare indietro. Ma al ritorno la strada scende. Spendi le ultime energie. Intravedi la piazza. È finita. Ancora qualche metro. Abbassi la testa e poi ti fermi. Sfinito e beato.
Stefano Calogero
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Sudore e volti segnati dalla fatica, ma comunque felici del buon esito della manifestazione.
In diretta dalla RETE
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Patrizia Nardi: Il significato di un Brand Il 4 dicembre dello scorso anno, a Baku, durante l’Ottavo Comitato intergovernativo UNESCO, le feste della Rete delle grandi Macchine a spalla che coinvolge 42 soggetti tra corporazioni, amministrazioni e istituzioni politiche e culturali, sono diventate Patrimonio dell’Umanità. Il riconoscimento ha comportato l’iscrizione delle feste della Varia di Palmi, dei Candelieri di Sassari, dei Gigli di Nola, della Macchina di Santa Rosa di Viterbo e dei complessi rituali festivi ad esse collegate nella prestigiosa Lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale, che dalla Convezione UNESCO del 2003 affianca la Lista del Patrimonio Mondiale culturale e materiale riconosciuto con la Convenzione del 1972. Un percorso lungo, complesso, difficile, entusiasmante. Che parte dal basso, bottom up, con il coinvolgimento concreto delle comunità festive della Rete ed il sostegno, più o meno partecipato e importante - in alcuni casi continuo in altri discontinuo e problematico - delle istituzioni delle città coinvolte, 14 compagini amministrative che si sono succedute nel corso degli anni ; che annovera anche la Città dei Ceri, Gubbio, che un “incidente di percorso”, un errore di valutazione da parte di istituzioni e comunità, forse anche un’idiosincrasia di fondo, ha preferito fare un percorso individuale di candidatura con risultati deludenti per tutti, con i Ceri che non sono stati riconosciuti Patrimonio dell’Umanità. Un mondo variegato, caleidoscopico, quello della Rete, che si è riconosciuto a partire dal 2005 sulla base di un progetto che metteva al centro di una prospettiva di dialogo tra comunità e territori italiani diversi un comune denominatore, espressione della cultura della tradizione mediterranea di un mare “chiuso” e inclusivo: la festa come espressione di coinvolgimento corale, di partecipazione assoluta, di solide radici secolari, di genialità costruttiva trasmessa di generazione in generazione, di offerta devozionale della forza nel trasporto a spalla di “macchine” verticali, collegamento tra la Terra e il Cielo. Di legno, di legno e ferro, di legno e cartapesta, che si muovono per le vie dei centri storici delle città a passo di marcia, di corsa,
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danzando al suono di pifferi e tamburi. Contesti fortemente e naturalmente identitari che negli anni si sono aperti al dialogo, condividendo azioni di valorizzazione e promozione ancor prima di approdare al progetto “Prospettiva UNESCO” che propongo alle comunità della Rete solo nel 2010 dopo un lungo interfaccia con l’Ufficio Patrimonio UNESCO del Mibac e con la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO. La candidatura sarebbe stata la prima di tipo seriale, tematico, in rete appunto, nel panorama unescano del patrimonio culturale immateriale e lo Stato parte Italia doveva verificare la validità e la fondatezza scientifica della proposta, che si presentava come altamente innovativa. E che a Baku è stata riconosciuta come “modello” per il futuro delle candidature UNESCO di patrimonio immateriale, avendo dimostrato che lo scambio e il dialogo possono favorire le sinergie necessarie al superamento dei campanili, dei concetti di “eccellenza” e “unicità” che alimentano l’individualismo, non facilitano il confronto costruttivo e di fatto inficiano gli stessi principi base unescani che nella cultura e nel rispetto della diversità culturale indicano lo strumento per la risoluzione dei conflitti tra Stati, nazioni, comunità, gruppi e individui. Un’emozione grandissima quella provata a Baku, ancora più grande quando i colleghi europei, dell’America Latina, di Giappone, Cina, degli Stati africani si sono avvicinati alla nostra postazione, dove la rappresentanza comunitaria e istituzionale della Rete sedeva accanto all’Ambasciatore italiano in Azerbaijan Giampaolo Cutillo, per complimentarsi. Un’emozione che dedico a tutte le persone che hanno lavorato al progetto: a Palmi, l’Associazione Mbuttaturi, il Comitato Cittadino VariaproUNESCO, il Sodalizio della Varia, l’Associazione per Palmi, alcuni amministratori illuminati che si sono uniti alle comunità ed alle istituzioni delle città di Viterbo, Nola e Sassari e che sanno che un riconoscimento UNESCO non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza sia relativamente alla salvaguardia, valorizzazione e promozione della festa, sia rispetto ad un o più ampio e articolato progetto di sviluppo sostenibile dei territori. E dall’inizio de 2014 è ufficialmente partita la Fase 2 del progetto, che verrà sviluppata nei prossimi anni in sinergia con l’Ufficio patrimonio UNESCO del Mibac e che andrà in due direzioni: la definizione di un piano di salvaguardia condiviso, che ha lo scopo di favorire la gestione degli elementi riconosciuti e la costituzione di un tavolo tecnico-scientifico sulla Rete presso il ministero, che si occuperà dell’individuazione tanto delle azioni di salvaguardia quanto delle linee necessarie a fare del brand un’opportunità di sviluppo e di crescita per i territori delle comunità del progetto.
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In questa prospettiva, la Rete si è fatta ultimamente portavoce presso il Ministero di un’istanza diretta alla modifica della legge 20 FEBBRAIO 2006/77 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale inseriti nella “Lista del Patrimonio mondiale” posti sotto la tutela dell’UNESCO (G.U. n.58 del 10 marzo 2006) e modifica della circolare relativa (Circolare 08.03.12), allo scopo di far riconoscere anche gli elementi di patrimonio immateriale riconosciuti Patrimonio UNESCO come soggetti beneficiari della stessa. Patrizia Nardi Coordinatrice e Responsabile Progetto UNESCO Rete delle feste delle grandi Macchine a spalla italiane PATRIMONIO DELL’UMANITA’
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Le altre Associazioni
L'infiorata dell'Associazione Ideali Un esplosione di arte e colori nel segno dell’Effimero
Nelle giornate del 30 e 31 agosto 2013, in risposta all’invito del Comune di Palmi a contribuire impreziosendo il fitto calendario delle attività palmesi, presso la palestra della scuola elementare “De Zerbi” di Palmi si è svolta la prima edizione dell’infiorata organizzata dall’associazione “Ideali”, avente come tema “Palmi…e la Varia 2013”. Scopo dell’evento - secondo quanto riportato da Simona Geremia - è stato quello di mostrare come la cultura e la bellezza, attraverso la rappresentazione dell’effimero (poiché la bellezza fisica di tali opere dura il tempo di una giornata) possa lasciare negli osservatori e negli infioratori sentimenti, riflessioni esperienze ed emozioni indelebili. A giudicare le opere realizzate, è stata una giuria formata da esperti in discipline floreali composta dalle professoresse Rosita Casa e Mariateresa Donato, Gabriella Ciobanu,dall’Associazione “Potenzoni In Fiore” di Vibo Valentia con il Presidente Daniela Calzone, Nunzia Aprile e Giulia Casuscelli e dall’Associazione “Ermelinda Oliva” di Nuccia Purrone. A fare da cornice all’evento una piccola mostra mercato in cui sono stati esposti prodotti artigianali realizzati in fimo, cartoline, segnalibri, quadernini ed infine i calendari “Estremamente Calabria” della nostra Associazione Imagorà. Il primo premio è stato assegnato ex-aequo ai ragazzi “Giovani in Fiore” ed alla Parrocchia Santa Famiglia che hanno riportato una votazione di 67 punti; Al secondo
di Zaly Caddeo
L'opera che ha ottenuto il primo premio, con tutto il gruppo che ha collaborato alla realizzazione
posto, con 60 punti, si è piazzato il tappeto realizzato da “Zirino Fiori” rappresentante un’icona dell’Assunzione della Madonna al Cielo; A seguire, con 57 punti, si è classificata l’associazione degli “Mbuttaturi della Varia”. Hanno partecipato inoltre i ragazzi della Proloco palmese, l’associazione “Green Palmi” e il gruppo “Luce delle Stelle” di Cittanova. Chiare, distinte e uniche le caratteristiche di ognuna delle opere in concorso. Sobrio e stilizzato il tappeto dei “Giovani in Fiore” intitolato “Mihi heri, et tibi
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hodie…per puntare in alto di generazione in generazione” realizzato dal progetto di Clara Parrello in collaborazione con Antonino Nucifora, nel quale il Cippo che sorregge la struttura della “Varia” è stato rappresentato dallo stemma dell’Unesco, per rievocare la candidatura della festività come bene immateriale dell’ umanità. Articolato e complesso invece il tappeto della “Santa Famiglia” dal titolo “Palmi..lo scrigno dei tesori” ispiratosi al progetto grafico del dottor Mario Augimeri e realizzato da alcuni membri della parrocchia. Un gruppo eterogeneo guidato dal viceparroco Don Marco Larosa, il quale sottolinea come lo spirito di coesione, unione e di famiglia, possa grazie all’amore profuso e all’impegno, far scaturire la grinta e la tenacia necessaria per raggiungere e realizzare obiettivi inizialmente considerati impossibili, cosi come ci confida, accadde loro in occasione delle festività pasquali per la rappresentazione vivente della Passione di Cristo (per il quale - ci dice- è in cantiere un futuro ed importate progetto) per la realizzazione del prossimo presepe vivente e nella fattispecie per la realizzazione scrupolosa del tappeto che li ha visti trasformarsi in abili infioratori seppur senza possedere esperienza alcuna in materia.. «“Palmi…lo scrigno di tesori“ - ci racconta Don Marco - rappresenta non solo la Varia ma la città in tutte le sue sfaccettature. Raffigurata anche la costa sicula per ricordare lo scambio del capello, il monte Sant’Elia e lo scoglio dell’Ulivo, San fantino nell’atto di attraversare il Fiume Petrace a cavallo, alcuni personaggi illustri come Manfroce rappresentato da uno spartito riportante una delle sue opere musicali piu conosciute». La tradizionale Varia è stata raffigurata nell’atto della “Scasata” lungo il selciato del corso Garibaldi. «La prospettiva - spiega il viceparroco - richiama la prua di una nave sulla quale s’innesta una croce stilizzata: la stessa che si può ammirare all’interno della chiesa parrocchiale, simbolo del nostro gruppo ma anche di ogni cristiano. Un percorso, il nostro, di unità e solidarietà lungo il
quale si evince che non si può giungere alla Gloria senza passare dalla Croce». Al di la dunque di targhe e riconoscimenti materiali, ciò che fa onore a tutti i partecipanti, è stata la testimonianza di una realtà che se vuole riesce ad essere fervente e contagiosa. Il nostro augurio personale è quello di vedere, stavolta graziati dalle condizioni atmosferiche, le vie di Palmi colorate ed arricchite dalle effimere, preziose, delicate e profumate opere di nuovi infioratori che, con impegno ed entusiasmo, possano contribuire di anno in anno a trasformare l’ infiorata in un atteso appuntamento in grado di offrire una piacevole marcia in più ai turisti che visiteranno la nostra bella cittadina.
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Zaly Caddeo
I membri dell'Associazione Ideali e alcuni membri dell'Associazione Imagorà, in una foto ricordo scattata al termine della manifestazione.
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La Varia di Palmi 2013
Le foto
Per vedere altre foto collegati al gruppo Facebook: "La Varia di Palmi - I Protagonisti"
A sinistra: L'artigiano Nino FamĂ controlla attentamente lo stato della struttura portante della Varia, per assicurarsi che non vi siano cedimenti strutturali. A destra: Gli addetti ai lavori durante le delicate operazioni di assemblaggio della struttura.
A destra: "U Cippu" arriva all'"Arangiara", luogo in cui viene femato e centrato alla base dell'impalcatura che consentirĂ l'assemblaggio e la decorazione della Varia
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I bambini durante la cosiddetta "Varia dei Piccoli" vestono i panni dei personaggi che caratterizzano la Festa. Si tratta di una pratica recente, che ha lo scopo di avvicinare i pi첫 giovani alla tradizione ed alla storia della Varia di Palmi.
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Le fasi dell'imbottitura delle travi che saranno utilizzate per il traino della Varia. Ancora oggi vengono utilizzati fieno e juta per realizzare il lavoro, come vuole la tradizione.
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In senso antiorario da sinistra: Cosimo Ciappina viene eletto Padreterno 2013; Grazia IannÏ viene eletta animella 2013; un momento delle fasi di prima votazione del Padreterno; Grazia saluta i genitori ed il pubblico che l'acclama in Piazza I° Maggio.
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Le cinque corporazioni con i rispettivi colori di stendardo: Arancio per i Bovari, Verde per i Contadini; Giallo per i carrettieri; Bordeaux per gli Artigiani e Blu per i Marinai.
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Da destra a sinistra: Grazia, l'Animella 2013, e due dei tanti angioletti che saranno collocati sulla Varia durante il traino
A destra: Cosimo in un gesto rassicurante poco prima di salire sul Carro per il traino; al centro e a sinistra gli mbuttaturi si prodigano in gesti di saluto e di autoincoraggiamento, per prepararsi all'impresa.
Guarda l'intervista di Cosimo
Nella pagina successiva da sinistra in senso orario: La Varia subito dopo la Scasata; gli "Mbuttaturi" che si preparano al traino e la Varia in Piazza I째 Maggio, festeggiata al termine della manifestazione.
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La foto di copertina
a cura di Giancarlo Parisi Per questo numero speciale abbiamo scelto una copertina diversa dalle foto canoniche che raffigurano la Varia. In questo scatto di Daniele Ligato è mostrato l'addetto al volteggio del Palio, un grande stendardo di seta rosso-cremisi che reca da un lato lo stemma comunale e dall’altro, tracciato con trine d’argento, il monogramma della Madonna coronato da dodici stelle. Quando arriva nelle piazze, viene abbassato orizzontalmente e fatto roteare a circa un metro da terra, quasi a simboleggiare la protezione di Maria sulla città . Nella foto, gli mbuttaturi si stendono pancia a terra mentre l'asta scorre veloce sopra le teste, in un'immagine molto coreografica e dinamica.
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