COPIA GRATUITA MAGGIO 2017 | | NUMERO 2 | ANNO 1
ARTE: LOVE IS IN THE AIR GIORGIO ARMANI 1 WWW.IMPOSSIBLE-NEWS.COM
Sommario
ANNO 1 N°2 MAGGIO 2017
ARTE:
LOVE IS IN THE
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AIR
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STILE: 2
GIORGIO ARMANI
REDAZIONE
Caporedattore: Riccardo Giorgi Art Director: Valentina Roma Collaboratori: Fabio Grandi Mauro Stanzani Fabrizio Carrubba Amedeo Cannatelli VR Edizioni www.impossible-news.com redazione.impossiblenews@gmail.com
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MODA:
VALENTINA ROMA 3
ARTE: LOVE IS IN THE AIR 4
L
OVE. L’arte incontra l’amore - Mostra di arte contemporanea
L’ARTE CONTEMPORANEA INCONTRA L’AMORE Chiostro del Bramante, Roma A seguito del grande successo di pubblico la mostra “Love. L’Arte contemporanea incontra l’Amore” al Chiostro del Bramante è prorogata fino a domenica 26 febbraio 2017 / 5 marzo 2017. Dal 29 settembre 2016 al 19 febbraio 2017 il Chiostro del Bramante di Roma ospita LOVE. L’arte contemporanea incontra l’amore, a cura di Danilo Eccher. Il Chiostro del Bramante festeggia i suoi 20 anni di attività con una mostra dal carattere internazionale. Una novità assoluta e imperdibile nel panorama delle proposte culturali capitoline degli ultimi anni che si candida a riportare la città di Roma in linea agli stessi livelli delle più stimate realtà espositive internazionali. Per la prima volta saranno riuniti tra i più importanti artisti dell’arte contemporanea, come Yayoi Kusama, Tom Wesselmann, Andy Warhol, Robert Indiana, Gilbert & George, Francesco Vezzoli, Tracey Emin, Marc Quinn, Francesco Clemente e Joana Vasconcelos, con opere dai linguaggi fortemente esperienziali (All the Eternal Love I Have for the Pumpkins della Kusama tra le
L’arte...
incontra l’amore.
più instagrammate al mondo) e adatte a coinvolgere il pubblico attraverso molteplici sollecitazioni. L’arte incontra l’amore. L’esposizione romana intende affrontare uno dei sentimenti universalmente riconosciuti e da sempre motivo d’indagini e rappresentazioni, l’Amore, raccontandone le diverse sfaccettature e le sue infinite declinazioni. Un amore felice,
atteso, incompreso, odiato, ambiguo, trasgressivo, infantile, che si snoda lungo un percorso espositivo non convenzionale, caratterizzato da input visivi e percettivi. Love va oltre il concetto di museo. Il vero protagonista della mostra è il pubblico che si riappropria degli spazi espositivi, divenendo fruitore e divulgatore allo stesso
tempo, avendo la possibilità di fotografare liberamente tutte le opere esposte (hashtag ufficiale #chiostrolove). Un coinvolgimento sensoriale a 360° caratterizza l’esperienza museale, abbracciando il concetto di ‘open access’ e di museo in continua evoluzione. Inoltre, in coerenza con il progetto scientifico voluto dal DART Chiostro del Bramante, il visitatore potrà vivere un’ esperienza di guida attiva assolutamente fuori dal comune, scegliendo per la prima volta tra 5 “partner audio”: John, Coco, Amy, David e Lilly saranno gli speciali compagni di viaggio, a seconda del tipo di esperienza che si vuole intraprendere, che racconteranno le opere esposte e aiuteranno il pubblico ad apprezzare le emozioni in esse contenute. Le audioguide sono state realizzate dalla Zeranta
Edutainment s.r.l. società specializzata nell’educational ed entertainment. Artisti presenti: Vanessa Beecroft, Francesco Clemente, Nathalie Djurberg e Hans Berg, Tracey Emin, Gilbert & George, Robert Indiana, Ragnar Kjartansson, Yayoi Kusama, Mark Manders, Ursula Mayer, Tracey Moffatt, Marc Quinn, Joana Vasconcelos, Francesco Vezzoli, Andy Warhol, Tom Wesselmann. La mostra “LOVE. L’arte contemporanea incontra l’amore” è prodotta e organizzata da Dart – Chiostro del Bramante in collaborazione con Arthemisia Group. La mostra vede come sponsor JTI e Generali Italia. Il catalogo è edito da Skira. GLI ARTISTI E LE OPERE La mostra è una rassegna unica che esibisce le svariate
sfaccettature dell’Amore, il cui percorso inizia proprio con l’opera Love (1966-1999), un quadrato di lettere che Robert Indiana ha tracciato agli inizi degli anni Sessanta e che da allora continua a rappresentare l’icona più forte e suggestiva di un’immagine che si fa parola, che invade lo spazio, che espone l’essenza dell’arte stessa. Amore è anche il mettersi in gioco in prima persona, la scelta estrema fra ammirare e partecipare, la necessità, ancor prima del piacere, di esserci nell’opera e non più guardarla da fuori. È ciò che Yayoi Kusama chiede a chi “entra” nella sua ultimissima Infinity Mirrored room, All the Eternal Love I Have for the Pumpkins (2016), dove lo spazio è ripetuto all’infinito in un caotico gioco di specchi nel quale bisogna immergersi, abbandonarsi, respirare la
solitudine. Sono i confini tra uomo e mondo, tra verità e incanto che crollano nell’attimo in cui si chiude la porta dell’Infinity room e allucinati paesaggi di zucche restituiscono il mistero di atmosfere mentali, sogni psichedelici nei quali le dimensioni si falsano, le prospettive si capovolgono, gli oggetti e i personaggi si confondono. Essenzialità stilistica e centralità assoluta dell’immagine sono poi protagoniste di Smoker #3 (3-D) del 2003 di Tom Wesselmann: un’immagine volutamente stereotipata e commerciale, dettata dalla cultura di massa che impone la propria grammatica, il proprio vocabolario che va a scardinare l’ordine sociale delle immagini attraverso un amore pop e coraggioso, che non teme di sfiorare anche la seduzione e l’erotismo. Infido e paludoso è il terreno sul quale fluttuano gli acquarelli di Francesco Clemente: i suoi lavori respirano gli aromi delle spezie orientali e presentano infiniti volti, come Androgyne Selfportrait III (2005), dove sorriso e dolore convivono, dove la vita e la morte si abbracciano indissolubilmente. In queste immagini l’amore si riconosce in tutta la sua ambiguità, si riflette su una piccola barca alla deriva prima di affondare e alzare dal proprio cuore il simbolo della resa, come nell’opera Surrender (2015). Allo stesso universo turbolento appartiene l’opera di Marc Quinn
con le sue rappresentazioni vittoriose di una natura felice, colorati mazzi di fiori e quel tripudio abbagliante di luci che allontana il sospetto del male ma che lascia spiragli al biancore gelido della fine, del tempo scaduto: sono fiori recisi come in Thor in Nenga del 2009: colori bloccati dalla chimica, natura congelata, è il meraviglioso sorriso della morte che si affaccia, con arabeschi e pennacchi, in tutto il suo trionfo. Sono immagini dell’intensa bellezza dell’amore che custodisce la propria tragedia, la gioia di un sentimento profondo che affoga nelle lacrime di un inganno.
Ma è forse, in assoluto, l’immagine di Marilyn Monroe con One Multicoloured Marilyn (Reversal Series) del 1979-1986 a rappresentare, con più solida suggestione, il complesso ingorgo emotivo dell’amore. Marilyn è il volto stesso dell’amore, ed è naturale che la sua immagine sia diventata la firma di un artista come Andy Warhol: non solo l’icona più riprodotta della contemporaneità, ma un sogno visionario, allucinato di bellezza e disperazione, di eleganza e povertà, di infantile dolcezza e segreta perversione. Un’intera vita contorta e contraddittoria
congelata nella santità di un volto, il silenzio di uno sguardo in cui convivono tutte le espressioni, tutti i sentimenti, tutte le immagini possibili. Video-istallazioni raccontano nel percorso espositivo differenti linguaggi sperimentati da Ragnar Kjartansson, Tracey Moffatt, da Nathalie Djurberg e Hans Berg. L’amore è raccontato nell’ingannevole impianto teatrale di God (2007) di Ragnar Kjartansson e nelle romantiche e storiche scene dei baci cinematografici in Love (2003) di Tracey Moffatt; voci distorte di un mondo oscuro, fiori giganti di cartapesta che alludono a una bellezza inquietante, una struttura teatrale e filmica sono invece i protagonisti dell’opera The Clearing (Pastels and Red and Purple, 2015) di Nathalie Djurberg e Hans Berg. L’arte e la scrittura raccontano indelebili frammenti di vita attraverso l’intima e luminosa grafia di Tracey Emin con My Forgotten Heart (2015); fragilità e timore si manifestano in tutta la loro evidenza nei corpi torturati e feriti delle sculture femminili di Mark Manders. Con Francesco Vezzoli il linguaggio scultoreo e quello filmico si accarezzano in un
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dialogo sottilmente seducente: in Self Portrait as Apollo del Belvedere’s (Lover) del 2011 il silenzio marmoreo della statuaria romana imperiale e la cinematografia lussuosa e barocca alla Luchino Visconti si fondono nel gioco di un amore impossibile ricamato con lacrime, colto in sguardi intensi, profumato da labbra sfiorate. E ancora un esercizio di equilibrio è quello espresso in Crystal Gaze (2007) da Ursula Mayer e l’algido involucro che avvolge le sue modelle eteree, bellissime e lontanissime, prive di respiro, manichini eleganti dai sentimenti impossibili sul vortice del peccato. Lo stesso feticistico rapporto con la statuaria classica è quello di Vanessa Beecroft che privilegia il corpo reale delle modelle e la fotografia come in VBSS.003.MP (2006). Altro azzardo è compiuto da Gilbert & George che in Metalepsy (2008) sfigurano i loro stessi
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corpi in un intreccio di immagini e in un gioco in cui è impossibile abdicare al grande sogno identitario di arte e vita. E, perché l’arte è anche musica, a completare il caleidoscopico quadro di sensazioni Coração Independente Vermelho #3 (PA) [Red Independent Heart #3 (AP)] il gigantesco cuore fatto di posate di plastica rosse di Joana Vasconcelos canta, con la voce di Amalia Rodriguez, l’incanto del fado. Si contrappone così l’armonia della musica alla cantilena della tristezza, l’immagine simbolica dell’amore alla quotidianità
ripetitiva raccontata dalle posate di plastica con cui la Vasconcelos rincorre ora gli aspetti più tormentati del simbolo, ora quelli più concettuali della grammatica compositiva.
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L’importanza di farsi ricordare.
STYLE: GIORGIO ARMANI
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Le giacche di Richard Geere in American Gigolò, i cappotti di tweed di Kevin Costner in Gli intoccabili, i giubboti di Tom Cruise in Mission Impossible…
Biografia GIORGIO ARMANI PIACENZA, 11 LUGLIO 1934 è Di origini italo-armene, è uno dei più importanti esponenti della moda internazionale. Ha lavorato per la Rinascente fino al 1965, anno in cui viene assunto da Nino Cerruti per ridisegnare la moda del marchio Hitman, confezione dei prodotti del Lanificio Fratelli Cerruti. Il suo nome compare direttamente nell’universo della moda per la prima volta attraverso il marchio di abbigliamento in pelle Sicons. Nel 1974 nasce infatti la linea Armani by Sicons, che lo convince definitivamente alla creazione di un marchio personale. La sua prima collezione risale al 1975, anno in cui fonda l’azienda omonima, insieme al compagno di vita Sergio Galeotti. Nel luglio 2000 Armani ed il Gruppo Zegna siglano un accordo per produrre e distribuire le linee Armani Collezioni in joint venture. Analogamente nel 2002 Armani firma un accordo
con la ditta Safilo per la produzione di una esclusiva linea di occhiali, chiamata Emporio Armani occhiali. Nel 2000 il Guggenheim Museum di New York gli tributa una retrospettiva. Oltre alla linea profumi (tra i quali, ad esempio, Acqua di Giò o Black Code) di enorme successo commerciale, fra i suoi marchi più famosi vi sono Emporio Armani e Armani Jeans. Nella seconda metà del 2006 Emporio Armani lancia Remix il nuovo profumo uomo/donna ispirato all’ultimo album di Madonna e al mondo delle discoteche. Nel 2006 è uscita la prima biografia dedicata allo stilista, Essere Armani, scritta da Renata Molho, pubblicata in Italia da Baldini Castoldi Dalai e tradotta in dieci lingue. Attualmente si contano 57 boutique Giorgio Armani, 12 Armani Collezioni, 115 Emporio Armani, 66 A/X Armani Exchange, 10 Armani 23
Jeans, 5 Armani Junior, 1 Giorgio Armani Accessori e 12 Armani Casa in 35 nazioni. Nel 2009 è diventato “ambassador” del movimento Internet for Peace fondato dalla rivista mensile Wired Italia con lo scopo di candidare Internet al Premio Nobel per la pace nel 2010. Nel giugno 2013 apre la nuova boutique in via Condotti a Roma con una festa inaugurale a cui partecipano, tra gli altri, Milla Jovovich, Tina Turner, Clive Owen, Paolo Sorrentino, Giuseppe Tornatore, Laura Biagiotti, Margherita Buy, Ornella Muti, Raul Bova, Maria Grazia Cucinotta, Valeria Golino, Fiorello, Sophia Loren ed Emma Bonino. Sempre nel 2013 lo stilista sostiene i designer emergenti e presta il suo teatro Armani come location per le loro sfilate. Il primo a sfilare in via Bergognone è Andrea Pompilio a giugno, con la collezione Uomo Primavera/Estate 2014. La seconda è Stella Jean con la collezione donna Primavera/Estate 2014 presentata a settembre. Detiene anche una quota del 4,955% di Luxottica.
cui rivoluziona il design: vengono eliminati i supporti interni (imbottiture e controfodere), vengono spostati i bottoni e modificate le proporzioni tradizionali: nascono così le giacche destrutturate, emblema assoluto del suo stile. La giacca diventa la protagonista del tailleur di taglio maschile che Armani disegna per le donne. Ispirato al cinema in bianco e nero, ed alle atmosfere dell’America degli anni venti e trenta, il suo stile sceglie tagli nitidi e puliti e toni di colori freddi: il beige, il grigio e il greige, una nuova tonalità in bilico tra il grigio e il sabbia terroso, anche se è soprattutto il blu-Armani a contraddistinguere la sua produzione. Un’altra fonte di grande ispirazione per Armani è la cultura orientale e araba. Vengono infatti introdotti in alcuni suoi capi colletti alla coreana, e cappotti simili a djellaba, messi in commercio nel 1990, in contemporanea all’uscita nei cinema di Il tè nel deserto. La sua collezione Armani Casa è realizzata con fantasie ispirate all’Art Déco Stile e all’estremo Oriente. Alcuni capi della collezione La produzione di Armani spazia fra abiti di Emporio Armani autunno inverno 2018 prendono ogni genere, cominciando dalle giacche, di spunto dalle opere dell’artista francese Pierre-Yves 24
Le Duc Soap Opera.
Armani nel cinema.
Nel 1980 Armani ha disegnato i costumi di scena di Richard Gere per il film American Gigolò[10]. Nel 2008 invece ha realizzato gli abiti indossati dall’attore Christian Bale (nel ruolo di Bruce Wayne) per il film Il cavaliere oscuro, e poi nel 2012 ne Il cavaliere oscuro - Il ritorno[11]. Fra gli altri film per i quali ha lavorato si possono ricordare quelli per Phenomena (1985), Gli intoccabili (1987)[10], Cadillac Man (1990)[10] e Ransom - Il riscatto (1996)[10]. Nel 2013 veste Michael Fassbender e Penelope Cruz nel film The Counselor - Il procuratore[12][13] e Leonardo DiCaprio in The Wolf of Wall Street[14]. Nel 2015 veste Jessica Chastain nel film 1981: Indagine a New York.[15] Nel 1999 ha prodotto il famoso documentario di Martin Scorsese sul cinema italiano Il mio viaggio in Italia.
Armani nella musica
Negli anni ha pubblicato diversi dischi di musica ambient, elettronica e sperimentale intitolati Emporio Armani Caffè, suddivisi in diversi volumi e realizzati dal Dj-sound designer Matteo Ceccarini. Disegna anche gli abiti alla cantante Alexia, sposata con suo nipote Andrea Camerana.
Armani nello sport
Giorgio Armani nel 2009 insieme ad alcuni giocatori dell’Olimpia Milano Ha disegnato la divisa sociale della squadra inglese del Chelsea[16] e della Nazionale di calcio inglese[17]. Nel 2012 il suo brand sportivo EA7 ha realizzato le divise della Nazionale italiana per le Olimpiadi di Londra. Armani diventa prima lo sponsor principale della squadra di pallacanestro dell’Olimpia Milano, e pochi anni dopo, nel 2008, ne rileva la proprietà. Inizialmente la squadra è conosciuta come Pallacanestro Olimpia EA7 – Emporio Armani Milano e dalla stagione 2011-12 la sponsorizzazione “Armani Jeans” è sostituita con il marchio “EA7 - Emporio Armani”. Nella stagione 2013-2014, a diciotto anni di distanza dall’ultima volta, lo storico sodalizio milanese torna a laurearsi campione d’Italia, conquistando il suo ventiseiesimo scudetto. Nel 2014, 2016 e 2018 Armani è nuovamente sponsor ufficiale della nazionale italiana ai Giochi Olimpici.
1. L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare.
2. Lo stile è avere coraggio
delle proprie scelte, e anche il coraggio di dire di no. È gusto e cultura.
3. La volgarità è la malattia della finta modernità.
4. Alla moda del nudo sono
contrario: un buon sedere è un buon sedere, ma per chi crea vestiti il nudo è autodistruzione.
5. Il creativo sicuro è un cretino.
6. Nella società dell’apparire
occorre apparire, ma l’essere oggi rappresenta ancora un valore fondamentalmente. Ritengo che l’apparire abbia breve durata, ma l’essere sia per la vita.
7. Lo stile consiste nel corretto
bilanciamento tra sapere chi sei, che cosa va bene per te e come vuoi sviluppare il tuo carattere. I vestiti diventano l’espressione di questo equilibrio.
8. La legge del lusso non è aggiungere, ma togliere.
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9. La moda è quella che
viene suggerita e che spesso conviene evitare, lo stile è ciò che ciascuno ha e che deve conservare per tutta la vita.
10. Per essere eleganti non si
deve assolutamente aver l’aria di essersi vestiti a fondo, vale a dire essersi studiati molto bene, essersi coordinati; bisogna sempre avere un’aria piuttosto casuale, che non significa essere trasandati.
11. Crescere non vuol dire altro che adattare il mondo perfetto delle idee a quello imperfetto della realtà.
12. Il corpo è una punto di partenza e di arrivo di tutto quello che faccio.
13. Quando un regista mi
chiama, valuto sempre con attenzione il progetto. Il cinema, infatti, mi consente di lavorare con i vestiti in una maniera che asseconda la mia visione di stile, in aiuto alla costruzione di un personaggio. È un’operazione che, quando riesce davvero, premia nella maniera più appagante: l’eternità. Un personaggio riuscito, infatti, abbatte la barriera del tempo, diventa una figura mitica: non solo per come si propone, ma anche per come è vestito. 26
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14. Il mio percorso di stile parte
da poche linee vergate sulla carta e si conclude in un’immagine fatta di pochi elementi combinati in maniera sottile. Perché, ne sono convinto, la semplicità è forza. Semplice non è mai il punto di partenza, ma sempre il punto d’arrivo.
15. (...) Semplicemente, non ho
mai amato la creatività fine a se stessa, l’esplosione di fantasia capace giusto di stupire e lasciare a bocca aperta con creazioni che poi di indossabile non hanno nulla. Anche il più alto volo di fantasia per me deve avere un senso. Deve tradursi in un capo, in un accessorio che poi una donna e un uomo saranno in grado di portare.
16. Essere famoso è quasi un
impegno morale, per non smentirti, per mantenere la fiducia di chi ha creduto in te, per non perdere il tuo stile inconfondibile, con la convinzione che nella vita essere veramente famosi vuol dire esserlo sempre.
17. Gli aggettivi con i quali mi
identifico, come persona e stilista, sono: preciso, pignolo, rigoroso, intransigente, leale, costante, determinato, appassionato. La mia moda nasce da un lavoro di sottrazione, dal rispetto per chi indossa l’abito, dall’idea di creare uno stile capace di resistere, pur evolvendosi nel tempo. 28
18. Creare un abito da sera
memorabile, la borsa che tutte vorrebbero, un blazer confortevole come un cardigan, ma anche una semplice T-shirt bianca o il paio di jeans capace di catturare lo spirito del momento: tutte queste sarebbero azioni vuote se non arrivassero al pubblico nel modo giusto. Bisogna comunicare per farlo: creare un immaginario, suggestionare.
19. Ho dimostrato negli anni che sexy non è il corpo esposto allo sguardo di tutti, ma è suggerire, velare e rivelare, lasciando intuire senza mai esibire.
20. La moda per me è un mestiere, fatto di fantasia e concreteza, di intuito e rigore, di slancio e controllo. Non ha nulla di divino o sensazionale, ma ha un impatto incredibile sulla vita quotidiana. Nella mia visione di inventore pragmatico, non nasce dal canto delle muse, da uno stordimento poetico, da un raptus creativo. Fare moda vuol dire eleborare un’idea coerente di bello e condividerla con il tuo pubblico, tenendo conto delle diverse realtà della vita contemporanea. Se si è davvero attenti, se si riescono a intercettare anche i più piccoli segnali, che sono lì ad attenderti, in ogni instante, i bisogni del pubblico li si avverte ancora prima che si manifestino e si gioca d’anticipo, identificando i cambiamenti della società.