Inchiostro Fresco - Aprile 2017

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Masone: Cantaragnin, “Il mio 25 Aprile”: pag. 7

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Ronco Scrivia: C’era una volta Radio Crazy: pag. 26

Sabato, 1 aprile 2017 abbiamo incontrato la squadra di calcio

Acqui Terme I segni della memoria di Giulia A. Cordasco

FCD NOVESE FEMMINILE

Pag. 2 Ovada I nomi dei Caduti di Gnoccetto di Enzo Prato

Pag. 5 Masone Vicende comunali di Comitato direttivo PD

Pag. 8 Tortona Timorasso 2.0 di Claudio Cheirasco

Pag. 14 Sassello Borgo “Verde” ricco di servizi di Matteo Serlenga

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La vie en rose

Lo scorso autunno sulle colonne di questo giornale abbiamo seguito, va detto con un poco di sgomento e di mestizia, la triste vicenda della “Novese Calcio”, che, dopo una storia pluricentenaria, nel 2016 ha cessato di esistere, oberata da debiti e da varie gestioni non all’altezza. Pareva che il calcio a Novi e dintorni fosse destinato a giocare un ruolo minore e invece no: “la vie en rose” ha salvato tutto. Già, perché grazie all’entusiasmo e alla passione delle giocatrici e dei dirigenti della Novese femminile il calcio non ha abbandonato la città anzi, è diventato centrale, con una bella squadra che gareggia alla pari con compagini di più antica data. Brave ragazze: il biancoazzurro-crociato è tornato più forte di prima a sventolare sulla città. Il tutto grazie ad una spruzzata di “rosa”.

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Pag. 21 Rossiglione Pag. 10 I nostri filmati su: www.inchiostrofresco.it

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l’inchiostro fresco

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Aprile 2017

Speciale 25 Aprile

L'angolo del direttore

Un viaggio attraverso i luoghi del ricordo nell’Oltregiogo

I segni della memoria

La polvere sotto il tappeto

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incontro nella serata del 31 marzo presso la Biblioteca di Novi, alla presenza dei parenti delle vittime della strage di Viareggio, ci ha ricordato i problemi che il transito nel centro cittadino dei treni ad alta velocità potrebbe comportare. Meglio dirottarli sul basso Pieve perché lì effettivamente di case ce ne sono molte meno e i danni di un eventuale incidente sarebbero più contenuti. Si consolino quelli che abitano presso la linea extra-urbana: nel remotissimo caso che si verifichi un simile disastro ferroviario saranno considerati martiri, immolati sull’altare del progresso. D’altra parte il Terzo Valico si deve fare in un modo o nell’altro e poco importa che negli ultimi mesi ne siano successe di tutti i colori e che la costruzione della “grande”

opera sia finita nell’occhio del ciclone: corruzione, infiltrazioni mafiose e la presenza di amianto negli scavi non possono fermare la folle corsa del treno. La mentalità, è chiaro, è quella del nascondere la polvere sotto il tappeto. L’ha detto chiaramente uno dei dirigenti del Cociv: “Tanto la malattia arriva tra trent’anni”. Si potrebbe continuare nel sillogismo: tanto un eventuale incidente avverrebbe fuori città, tanto io abito lontano, tanto in trent’anni ne succedono di cose e comunque potrei morire prima colpito in testa da un meteorite eccetera eccetera. Che dire di più, allora, se non di non farsi assolutamente trovare nel basso Pieve tra trent’anni. Potrebbe essere pericoloso… Federico Cabella

Nuova collaboratrice per Acqui Terme

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ome scrisse Monsignor Giovanni Galliano nelle sue memorie, percorrendo le strade sterrate che costeggiano campi e boschi, passeggiando per le vie e le piazze cittadine e transitando nei cortili di edifici abbandonati e di vecchie cascine, è possibile scorgere piccole croci, cippi, lapidi commemorative, nonché sacrari e monumenti di maggiori dimensioni sui quali difficilmente ci si sofferma; eppure, queste sono le testimonianze di un momento storico di grande significato: infatti, esse costituiscono la memoria della Resistenza locale e della lotta di Liberazione. I luoghi della memoria della Resistenza costituiscono un patrimonio di inestimabile valore che lega l’Italia da nord a sud, in grado di raccontare, ricordare e far rivivere le situazioni e gli avvenimenti che le generazioni prima di noi hanno vissuto. L’Oltregiogo, all’indomani dell’8 settembre 1943, è stato

Chi è Giulia?

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iulia A. Cordasco si è brillantemente laureata il 12 marzo 2015 all’Università degli Studi di Milano “Bicocca” con una tesi titolata: “I luoghi della memoria della Resistenza nella Provincia di Alessandria”, arricchita da un tirocinio svolto presso l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Carlo Gilardenghi” di Alessandria, dove ha consultato il patrimonio documentativo conservato nella biblioteca e nell’archivio dell’Istituto. Ha poi verificato le fonti sul territorio, monitorando i giornali dell’epoca e rilevando dati in prima persona. Indi ha eseguito un’analisi della sua ricerca, fornendo un quadro storico di quanto accadde tra il 1943 e 1945 nell’Oltregiogo.

la culla ideale per le formazioni partigiane piemontesi e liguri, per impervietà dei suoi posti rispetto alle zone situate a valle e alle città, diventando il nodo nevralgico della lotta di Liberazione tra Genova e il Po. A distanza di più di settant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, i testimoni di quell’epoca sanguinosa e controversa stiano scomparendo e resta la memoria “fragile”, formata dai luoghi fisici e dalle tracce materiali di questi fatti. Una memoria che deve essere conservata, al fine di mantenere vivo ciò che è stato, nonostante lo scorrere del tempo. Questo quanto si legge nella tesi di laurea di Giulia A. Cordasco che dal prossimo numero inizierà un viaggio su queste pagine, partendo da Acqui Terme, attraverso i luoghi della memoria resistenziali presenti sul nostro territorio.

La redazione

on questo numero “l’inchiostro fresco” si arricchisce di due nuove pagine dedicate ad Acqui Terme e all’acquese. Già a suo tempo avevamo iniziato ad essere presenti in questa zona e comunque Acqui, attraverso quanto quasi mensilmente riferiamo sulla situazione della sua linea ferroviaria con Genova oppure con “Il Saracchino”, l’inserto curato dagli alunni delle locali scuole “Giuseppe Saracco”, è sempre stata sulle nostre pagine, perché Acqui, oltre ad essere un’eccellenza del territorio dell’Oltregiogo e dell’Appennino ligure/piemontese, completa alla perfezione la nostra zona di distribuzione, che si spinge sino ad Urbe e Sassello. Queste pagine saranno curate da Giulia A. Cordaco che qui a fianco vi presentiamo. Gian Battista Cassulo

La redazione

Cabella risponde... Nello scorso numero, abbiamo pubblicato una lettera a firma di Claudio Scarsi, della Lega Nord di Ovada, in risposta ad un nostro reportage sui Centri di accoglienza, a firma di Mattia Nesto e Federico Cabella.

“Caro Claudio, ti ringrazio per la lettera e contestualmente ti aggiorno. Quando il giornale sarà in stampa dovrei aver già cambiato l’operatore telefonico, perciò la “ruspa” rimarrà parcheggiata in giardino. Almeno per ora. Riguardo alla foto seguirò il tuo consiglio e la prossima volta che capiterà, farò dare una “sbianchettata” ai ragazzi in posa. Saranno sempre disoccupati, vestiti secondo canoni di dubbio gusto e sempre con lo smartphone in mano, ma almeno un po’ più presentabili. Riguardo alla speculazione non

so che dire, sembra proprio sia un male congenito della nostra povera Italia, che coinvolge persone appartenenti a qualunque schieramento politico. D’altronde, se andiamo indietro nel tempo, scopriamo che persino il nostro principale monumento, la chiesa di San Pietro a Roma, è stata ricostruita grazie a una speculazione (soldi in caso della salvezza eterna, che orrore!). Attualmente credo sia tra le prime attrazioni turistiche al mondo, sul suo indotto ci campano molte persone. Trovo che sarebbe paradossale se un giorno quest’orda di ragazzi africani ci mantenesse tutti quanti. Ma forse è molto più probabile che ci rinchiuderanno nelle riserve, imponendoci i loro costumi. D’altra parte, si sa, un po’ per uno non fa male a nessuno. Grazie ancora per avermi scritto e consigliato e in bocca al lupo per il tuo progetto politico! Federico Cabella

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Ovada e ovadese S

i concluderà il 29 aprile alle 21 con lo spettacolo per pazienti e i loro famigliari, il “Laboratorio di lettura e Narrazione” promosso dall’Associazione Vela e della Fondazione CIGNO, nella sala interna del Convento dei Padri Cappuccini presentato dall’attrice Marina Bassani, con il supporto di Silvana Appiano e Franca Ozzello e con la partecipazione di Daria Ubaldeschi, psico-oncologa presso il DH oncologico di Ovada. Si tratta di un progetto pilota all’interno della Rete Oncologica Piemonte e Valle d’Aosta, testato lo scorso anno con due incontri presso il salone Padre Giancarlo e in Ospedale. Quest’anno gli organizzatori avevano previsto un corso, articolato su tre incontri (11 marzo, 8 aprile e 29 aprile con serata finale e spettacolo teatrale), aperto e professionisti sanitari e volontari, accreditato ECM con 18 crediti formativi. Nei primi due incontri si sono svolti esercizi dedicati alla formazione del gruppo attraverso: decontrazione del corpo, fiducia, apertura del corpo, concentrazione. Approccio alla parola e al testo: uso del corpo, sguardo (attenzione all’ascoltatore), tempo, voce, ritmo, andature, respiro e suono (volume, fonazione), esercizi dedicati alla voce e alla parola. Esercizi di articolazione, centri di risonanza e infine preparazione al recital. Qualificata la presenza dei docenti ma curiosa l’amicizia che è nata tra i volontari ora in pensione e che portano ad importanti risultati. Marina Bassani è attrice diplomata all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, vive e lavora a Torino dove ha dato vita a un teatro indipendente, dal nome “Teatro Selig”. Ha ideato e messo in scena testi dedicati a Samuel Beckett e porta avanti spettacoli sul Teatro della memoria, alcuni ambientati nei ghetti e nel contesto della II guerra Mondiale. A Torino ha realizzato progetti innovativi che abbinano l’insegnamento della recitazione a un percorso di consapevolezza del se rivolti a cittadini e studenti. Dall’amicizia di Marina Bassani con Silvana

Di nuovo insieme Associazione Vela e Fondazione Cigno

Un laboratorio di lettura e narrazione Appiano (già funzionario dell’Assessorato alla sanità della Regione Piemonte) nota soprattutto per essere stata socio fondatore di Federsanità e “co-genitrice” insieme con Oscar Bertetto della Rete oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, e con Franca Ozzello, già Primario di Radioterapia a Ivrea, è nato il progetto letture teatrali in

Oncologia. Vi sono infatti molti dati scientifici che dimostrano quanto imparare a “narrare” non solo un testo ma “se stessi”, possa diventare uno strumento prezioso nella fase di rielaborazione e accettazione di malattie a alto impatto sulla qualità di vita, cancro ma anche malattie croniche neurologiche, metaboliche. Posto l’ambizioso obiettivo didattico

e terapeutico, il laboratorio sarà comunque una valida occasione per imparare a condividere un “progetto” e a migliorare la propria abilità comunicativa, dall’uso della parola alla comunicazione non verbale. Luisa Russo

Presso la Croce Verde Ovadese

Corso “Soccorritori 118” L a P.A. Croce Verde Ovadese cerca nuovi volontari, maggiorenni con tempo libero a disposizione per diventare soccorritori 118. A marzo è iniziato il nuovo corso gratuito per volontari soccorritori 118 presso la sede della P.A. di Ovada. Dopo il corso, il volontario sarà in grado operare in team e svolgere servizi urgenti su richiesta del 118 o servizi di trasporto su richiesta delle Asl o dei singoli cittadini. Il corso è riconosciuto e certificato dalla Regione Piemonte.

Dopo il corso teorico di 50 ore, gli aspiranti volontari soccorritori svolgeranno il tirocinio pratico protetto di 100 ore, in Pubblica Assistenza, nel quale dovranno svolgere (affiancati da personale esperto) trasporti in emergenza su autoambulanza e servizi ordinari. Al termine vi sarà l’esame finale sulle diverse tematiche: codici d’intervento, mezzi di soccorso, linguaggio radio e comunicazioni, gestione dell’emergenza, rianimazione cardiopolmonare, trattamento del paziente traumatizzato

ed il bisogno psicologico della persona soccorsa. Nello stesso corso è prevista la formazione e l’abilitazione all’utilizzo del defibrillatore semiautomatico esterno in ambito extra ospedaliero. La P.A. Croce Verde Ovadese effettua servizi di emergenza 118, trasporti ordinari mezzo ambulanza come dialisi e terapie, trasporti inter-ospedalieri, accompagnamento disabili e assistenza sanitaria a eventi e manifestazioni sportive. Complessivamente svolge oltre 10mila servizi annui. l.r.

Il Presidio di Ovada ha i conti in ordine

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vada è il Presidio Ospedaliero con i conti migliori in ASL, grazie anche alla sua attrattività nei confronti dei pazienti liguri e in particolare della Valle Stura. La legge finanziaria di quest’anno prevede che ciascun Presidio abbia un equilibrio economico, con costi che non superino il valore della produzione per più del 7%. Attualmente l’ASL ha attivato la procedura per la nomina del primario di lungodegenza, mentre si riscontrano difficoltà a reclutare un Medico per il Punto di Primo Intervento, con un numero di accessi troppo limitato per via che il 118, per normativa, non può servire l’Ospedale di Ovada. Per il 2017 Ovada dovrebbe rientrare nelle 5 Case della Salute in cui sarà potenziato il progetto Picasso che ha assunto rilevanza nazionale, considerando che nell’ovadese risiede la parte più anziana della popolazione piemontese per cui la Casa della Salute potrebbe affrontare i bisogni. L’ASL AL sta implementando una riorganizzazione, in ambito territoriale, per il passaggio da 7 a 4 Distretti e per il Distretto “Acqui-Ovada” è stato individuato Barresi che collabora col coordinatore Stura. Sono anche state attivate, nel frattempo, le procedure per la copertura dei posti di Direttore di Distretto, che però hanno rilievo nazionale. Luisa Russo

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2017: dubbi sulla Casa della Salute

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’ASL AL si sta impegnando a tempo pieno nell’attuazione delle direttive regionali di riordino e razionalizzazione delle reti ospedaliere e territoriale. Le prospettive del 2017 sono le cinque Case della Salute dietro richiesta della Regione. I progetti si basano su realtà organizzative e strutturali già esistenti, ma che richiedono di essere ancora completate e su ambiti che necessitano d’interventi consistenti. Appartengono alla prima categoria le strutture di Castellazzo Bormida e Ovada in cui sarà potenziato il progetto Picasso, di rilevanza nazionale. A Moncalvo è presente una struttura su cui si è già investito molto e che necessita, per il completamento, di un impegno supplementare. I casi di Castelnuovo e Valenza sono differenti. A Castelnuovo il sindaco è favorevole all’iniziativa, ma i costi sono assai elevati. Per Valenza l’ASL AL ha ricevuto direttive perché abbandoni l’ex Mauriziano che ha costi di gestione annuali di circa 500.000 €, cui si aggiungono le spese di affitto, perciò si sta cercando una soluzione logistica adeguata. Sulle Case della Salute, comunque il dibattito è aperto perché ad Ovada vogliono vederci chiaro sul ruolo di queste nuove strutture e come si inseriscono nel contesto dell’Ospedale. Luisa Russo

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Aprile 2017

OVADA Ospedale: dalla minoranza riceviamo questa nota

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ontrariamente alle promesse ante e post elettorali, il consigliere regionale del partito democratico Domenico Ravetti, Presidente della Commissione SaniINC tà regionale, avrebbe dichiarato che l’OspeHIOSTRO F dale di Ovada non ha futuro, e sulla stessa I SI LEG linea di rigidità ci sarebbe anche il PresidenQU te della Giunta regionale, Sergio Chiamparino. È il fatto clamoroso emerso nel dibattito che si è tenuto lunedì 6 marzo presso la INC sala giunta del Comune di Ovada. Dibattito HIOSTRO F aperto a tutte le rappresentanze politiche, sindacali e sociali e convocato dal sindaco Paolo Lantero dopo i mesi di silenzio che sono seguiti alla prima convocazione del dicembre dello scorso anno. Nella gestione del dibattito abbiamo preso atto, quasi con un senso di tenerezza, del tentativo del Sindaco di voler dimostrare il suo impegno per mettere pannolini caldi ad un malato grave, attraverso un suo personale slogan “cercare di mettere, quando si ci riesce, una piuma per volta alla gallina spiumata”. • La paternità politica Al fine di fare chiarezza è opportuno fare presente che l’attuale organizzazione ospedaliera politicamente non ci appartiene, infatti vide la luce nell’anno 2012 con il disegno di legge del ministro Renato I SI LEG QU

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Le vetrine di Ovada

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Balduzzi facente parte del governo Monti, venne approvata con decreto nel 2015 dal governo Renzi ed applicata dalla Regione Piemonte nello stesso anno dalla Giunta Chiamparino. L’attuale organizzazione è basata su tre tipi di presidi ospedalieri in relazione ai bacini di popolazioni utenti. L’ospedale di Ovada non rientra in nessun dei tre presidi ma in via eccezionale fa parte degli ospedali di zona disagiata. Però questa classificazione non si è dimostrata una valida risposta ai problemi di ricovero ospedaliero per la popolazione dell’ovadese, come del resto sta accadendo in altre realtà sparse per tutto il territorio nazionale dove, tra l’altro sono in corso forti iniziative di protesta, in quanto è ormai emerso che questa ancora di salvezza è stata creata più per motivi di interesse elettorale che altro. Infatti già nel dibattito organizzato dalle forze politiche di Centro-destra del 17 febbraio u.s. che in quello organizzato dalla Scuola del cittadino il 1° marzo, era stata anticipata la realtà emersa poi lunedì 6 marzo. • Stato attuale dell’ospedale di Ovada Ora, se un cittadino della zona ovadese chiama il 118, per ordini tassativi della dirigenza Asl, non viene portato nell’Ospedale di Ovada ma bensì nell’Ospe-

In ricordo della cantautrice e musicista scomparsa

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i ha lasciato il 3 marzo scorso Roberta Alloisio. Cantautrice e musicista, la voce anche degli ultimi, è deceduta per un malore all’età di 53 anni. Il suo percorso artistico è un’eredità inestimabile, perché frutto di un’attenta ricerca e di un instancabile lavoro di ap-

profondimento sui legami fra la musica genovese ed altre realtà fuori confine. La Alloisio, il cui grande talento unito alla capacità interpretativa e alla sensibilità del suo animo traspariva ad ogni apparizione in pubblico, era di famiglia ovadese con radici partigiane ed aveva mosso i primi

dale di Novi Ligure o, per i casi più gravi, in quello di Alessandria. Da parte nostra vogliamo essere molto chiari: i cittadini se entrano malati in un ospedale debbono avere la certezza di uscirne guariti, altrimenti è meglio non ricoverarli. Purtroppo, a nostro parere, l’ospedale di Ovada non ha i necessari requisiti per un Pronto Soccorso che garantisca un sicuro pronto intervento e relativamente a reparti ed ambulatori possiamo tranquillamente affermare che più che un presidio ospedaliero il Sant’Antonio e Biagio è diventato un buon presidio sanitario con l’eccellenza del reparto oncologico, ma anche in questo caso molto legato alla presenza della dott.sa Paola Varese. • L’ospedale di Ovada deve rientrare tra i presidi ospedalieri di base Vista la situazione e considerando che l’ospedale di Novi Ligure si è palesemente dimostrato insufficiente nel rispondere adeguatamente ad una popolazione troppo numerosa, riteniamo che tutte le forze politiche debbano impegnarsi con azioni unitarie, indipendentemente dal colore politico dei partiti che governano la Regione Piemonte, per far rientrare l’ospedale di Ovada tra i presidi ospedalieri di base. Valuteremo la credibilità del Sindaco e di questa Amministrazione comunale sull’ottenimento degli impegni sulla sanità territoriale assunti dalla Regione Piemonte nei confronti della comunità ovadese, purtroppo attualmente disattesi. Lega Nord - Forza Italia - Fratelli d’Italia

passi nella musica nel 1977 all’età di solo 13 anni grazie al fratello Gian Piero. Partecipò al Premio Tenco con il gruppo l’Assemblea Teatrale Musicale, vincendo nel 2001 il riconoscimento. Ebbe modo di lavorare nel 1981 con Giorgio Gaber, quindi la corista di Sabrina Salerno, poi nel Teatro della Tosse di Genova oltre a tournèe il tutto il mondo e l’amicizia con Don Gallo. Ad Ovada dove aveva abitato, si sentiva molto legata come tutti gli artisti che hanno radici in questa città, poi vive il fratello Gian Piero, la sorella e la mamma Ivana. In particolare, in questi ultimi anni la sua splendida voce ha accompagnato le celebrazioni del 25 Aprile sul palco del Festival Pop della Resistenza accanto al fratello Gian Piero. Tanti ovadesi hanno preso parte alle esequie a Genova presso la Chiesa di San Benedetto al Porto interpretando il cordoglio e la commozione di tutta la città. Non solo Genova perde una donna e un’artista di grande spessore che ora sarà ancora più amata ed apprezzata. Luisa Russo


l’inchiostro fresco

OVADA Dal Coordinamento di Gnocchetto

Ad aprile un altro corso a Predosa

I nomi dei caduti 21 neo Sommelier FISAR I l “Coordinamento delle iniziative della frazione Gnocchetto e Valle Stura Ovadese”, rende noto i risultati della ricerca effettuata sui caduti della 1ª e 2ª Guerra Mondiale, relativi al circondario. I Caduti nella I Guerra Mondiale In merito, viene rivolto un appello agli abitanti di Rossiglione e Masone: nel 1925 quando fu stilata la lista dei caduti del Gnocchetto della Guerra ‘15-‘18, venne anche inserito il nominativo di Ottonello Giovanni Battista. Purtroppo non si riesce a sapere se si tratta dell’alpino Ottonello G.B. figlio di Ottonello Giuseppe e nato a Masone nel 1897 o del fante Ottonello G.B. del 1897 figlio di Ottonello Giuseppe e Lucia Repetto di Via Valle Stura Sinistra di Rossiglione o del cannoniere di marina Ottonello Giobatta del 1893 figlio di Ottonello Giacomo e Vignoli Caterina di Via Provinciale in Rossiglione. Nella vecchia lapide era anche presente il nome di Pastorino Pasquale, figlio di Giuseppe, nato a Masone nel 1885, ma non si conoscono le motivazioni che indussero a considerare tra i caduti del Gnocchetto anche persone residenti nella Valle Stura. Chi fosse in grado di fornire informazioni su Ottonello G.B. e Pastorino Pasquale può rivolgersi al Coordinamento delle Iniziative, lo scopo è quello di realizzare una nuova lapide con i nomi dei caduti delle due Guerre. I Caduti nella II Guerra Mondiale Leveratto Dario morto a Montecchio (Terni), Bruzzo Renato morto sul sommergibile Fisalia nel mare Mediterraneo, Subbrero Giulio fucilato dai tedeschi a Masone, Barisione Andrea disperso in Russia, Pastorino Tommaso morto in Yugoslavia, Odone Andrea disperso in Russia, Sobrero Paolo e Olivieri Santino morti nel campo di concentramento di Uciotoje in Siberia, Caneva Bartolomeo morto nel campo di concentramento di Tiommikov in Russia, Barisione Giacomo disperso in Russia. Si cercano informazioni sul caduto della cascina Gavonosi di Rossiglione di cui non si conoscono nome e cognome. Enzo Prato

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i è concluso a Rocca Grimalda con la consegna dei diplomi, il Corso per Sommelier organizzato dalla delegazione Alessandrina della Fisar (Federazione Italiana Sommelier

Vive la memoria

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so, il ritrovamento della piastrina rappresenta un qualcosa di straordinario in quando vide partire il fratello quando aveva sette anni e poi non ebbe più nessuna notizia. È stata la Presidente dell’UNIRR di Genova a raccontare che la ricerca dei dispersi in Russia, ha preso avvio cercando notizie del padre scoprendo poi come siano ancora tante le famiglie che attendono notizie dei loro congiunti. “Ricordare – ha detto Ornella Mattarini – è importante per dare un senso alla vita e operare per la pace”. Luisa Russo

Albergatori Ristoratori). Il Corso, iniziato con cadenza settimanale ad ottobre 2015 con ben 40 iscritti, si è svolto per i primi due livelli presso l’Enoteca Regionale di Ovada, affrontando tecnica e

Al “Barletti” si degustano i formaggi

Vincenzo Ghiglino, piastrina ritrovata

ntensa celebrazione presso i Padri Scolopi della Comunità di Ovada, con la consegna della piastrina del Caporal Maggiore Gaudenzio Ghiglino, genovese di nascita, disperso in Russia l’8 marzo del 43 al fratello Giorgio. Alla manifestazione sono intervenuti i gruppi alpini di Ovada, Belforte, Madonna della Villa, Rossiglione, Campo Ligure, Masone e le sezioni A.N.A. di Alessandria con il Presidente Bruno Pavese e la sezione di Genova con il Presidente Piero Firpo. È stata la Presidente della sezione di Genova dell’Unione Nazionale Reduci di Russia, Ornella Mattarini a commemorare al termine della Messa la figura di Guadenzio Ghiglino e a consegnare la piastrina e la foto ricordo al fratello Giorgio accompagnato dalla moglie Maria Vittoria Arzeno con il figlio Alessandro e la nuora Cinzia Burrai. Per Giorgio Ghiglino da 30 anni stabilitosi a Mornese, visibilmente commos-

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ell’ambito del Piano dell’Offerta Formativa dell’ITIS “C. Barletti” di Ovada (AL), recentemente la classe III C dell’Istituto Agrario ha partecipato ad un incontro sulla conoscenza delle migliori tecniche di degustazione del formaggio. Massimo Arcalini, titolare dell’omonima “formaggeria di passaggio”, ha illustrato con la collaborazione della moglie Adina, la tecnica degli assaggi in base alle principali caratteristiche ae all’analisi sensoriale dei prodotti caseari, fornendo poi ad ogni partecipante la possibilità concreta di procedere al riconoscimento delle proprietà visive, tattili e gusto/olfattive di quattro diversi formaggi posti su un piatto da portata. I ragazzi hanno manifestato interesse e particolare attenzione per tale iniziativa. d.p.

cultura generale del vino, analisi sensoriale e fisiologia dei sensi, enologia, vinificazione, alterazioni, difetti, malattie, pratiche di cantina e legislazione vitivinicola, distillati e birre nel primo livello, e nel

secondo livello enografia italiana e internazionale, e per il terzo livello a Predosa, dove si sono approfondite le tecniche di abbinamento cibo-vino. I neodiplomati hanno ricevuto le congratulazioni della Delegata Fisar provinciale Maria Pia Gori che ha elogiato il grado di preparazione ottenuto dagli allievi nel corso dei 3 livelli che hanno visto alternarsi una ventina di diversi docenti sotto la direzione di Brunello De Belath ed il servizio curato dalle sommelier Beatrice Fallabrini e Daniela Ferrari. L’esame finale ha previsto una prova scritta, un’interrogazione orale, la prova del servizio ed una degustazione con analisi sensoriale. Un altro corso di primo livello partirà il 10 aprile a Predosa. Di seguito i nomi dei Neo diplomati Sommelier FISAR: Angiati Elisabetta, Barigione Laura, Bignone Franco, Carrea Mattia, Cazzulo Elena, Erbetto Andrea, Fortunato Silvia, Giovanni Banchero, Leoncini Guido, Majan Fabrizio, Manis Valentina, Mezzaro Marco, Micheletto Roberta, Piana Chiara, Profumo Aldo, Scaglia Chiara, Soldatini Alessandro, Svistyerina Anzhelika, Ugo Giovanni, Veronese Alessandra, Zunino Fabio. l.r.

I funerali degli operai deceduti sulla A10

L’ultimo saluto S i sono svolti venerdì 31 marzo i funerali dei due operai travolti da un Tir sull’A10 “Genova – Savona”, mentre effettuavano lavori di ripristino ad un guardrail divelto il giorno prima da un altro TIR. La salma di Giovanni Casaburi, 53 anni che viveva ad Ovada in Viale Rebora con la compagna Lina Pellicano, da Savona ha raggiunto direttamente il suo paese d’origine, Sala Consilina in provincia di Salerno. Casaburi lascia due figli avuti da una precedente relazione oltre ai genitori. Ad Ovada, dove nella serata di lunedì scorso in una Parrocchiale stracolma di persone si è recitato il Rosario, verrà celebrata una S. Messa a ricordo di Giovanni. Sempre nella

Piazza San Bernardino, 3 - 15010 Cremolino (AL) cell. 339 72 06 717 Vieni a trovarci su

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stessa giornata di venerdì, a Rocchetta Tanaro sono stati celebrati i funerali di Antonio Gigliotti, 44 anni, da poco trasferitosi ad Asti, ma ad Ovada aveva abitato in Corso Saracco lasciando un grande ricordo. Intanto si susseguono i commenti sul tragico incidente che ha coinvolto i lavoratori della San Giovanni Strade. Nel popolare rione del Borgo in Piazza Nervi dove gli operai, come era consuetudine, si radunavano prima di partire per il lavoro, c’è ancora incredulità e soprattutto ci si chiede dove sono le norme di sicurezza tanto annunciate. Solo ora arrivano le novità in Consiglio dei Ministri con il nuovo piano sulla sicurezza stradale, ma intanto sono in molti a piangere queste vittime. “Ho ricevuto le condoglianze dal Ministero – afferma Lina Pellicano, la compagna di Casaburi – ma intanto Giovanni non c’è più”. Molti si sono stretti attorno a Lina, donna molto conosciuta in città, ad Ovada sono anche arrivate le sorelle di Casaburi per poi ritornare al paese di origine. Intanto dopo gli interrogatori del caso si scopre che l’uomo alla guida del camion, il rumeno Ilim Blidan, di origine rumena, ma residente in Spagna era un neo patentato da tre mesi ed era al suo primo viaggio con quel TIR che trasportava pesce. Sembra che abbia dichiarato che viaggiava ai 70 chilometri all’ora, ma spetterà poi al perito sbobinare il cronotachigrafo e stabilire la velocità giusta. Luisa Russo


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l’inchiostro fresco

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Le vetrine ratalborato di P

OVADA Domenica 7 maggio torna il tradizionale appuntamento di Rondinaria

Festa fiorita: maggio di Pratalborato “P ratalborato, frazione di Capriata d’Orba, è sempre stato un paesino in miniatura, ma con peculiari caratteristiche: un borgo piccolo, ma popoloso, ricco a livello agricolo e che, per un giorno di Maggio, a partire da oltre 100 anni fa, diventava la vera capitale di Rondinaria”. La tradizione vuole che in onore al nome del borgo, una volta Prato Alberato, alla Festa del Maggio fosse messa in palio, offerta dai paesani, una giovane pianta, che quindi piantumata, avrebbe contribuito, divenendo poi albero, a mantenere la caratteristica appunto del Paese”. Con queste parole, piene di orgoglio e passione paesana, Gianni Franza e Marco Delorenzi ci hanno illustrato la “filosofia” del “Maggio di Pratalborato”, una delle feste più antiche e caratteristiche dell’intero Oltregiogo che, anche quest’anno, tornerà il 7 Maggio, la prima domenica del mese. “Negli ultimi anni siamo riusciti, arricchendolo ad ogni edizione, a far rivivere questo classico appuntamento – spiega Gianni Franza – Una festa molto sentita in tutto il circondario che attraversando i primi decenni del secolo scorso e dopo la grande guerra fino ai primi anni Sessanta era segnata con la penna rossa su tutti i calendari dell’Oltregiogo. Dopo qualche decennio di eclissi, grazie all’impegno e all’abnegazione di una squadra di appassionati siamo riusciti a farla rivivere”. In che modo? “Diciamo che la riproposizione della festa è andata di pari passo con la riqualificazione della locale So.M.S. Società di Mutuo Soccorso (non Società Operaia o Agricola di Mutuo Soccorso ma, caso praticamente unico in provincia di Alessandria, semplice Società di Mutuo Soccorso, quindi proprio per tutti, a suo tempo anche artigiani e commercianti, ndr) la cui ristrutturazione della sede è in dirittura d’arrivo. Oggi contiamo circa 90 soci, dall’età media che oscilla tra i trentacinque e i cinquant’anni – proseguono Delorenzi e Franza – Quindi una bella squa-

dra che, assieme ad alcuni giovani di belle speranze, sicuramente ci permetterà di proseguire negli anni la tradizione”. Ma che giornata sarà quella di domenica 7 maggio?: “Senza ombra di dubbio sarà una bella giornata di festa, da passare in compagnia a Pratalborato – rispondono prontamente gli intervistati – Al mattino avremo l’appuntamento con le torte di beneficenza e la presentazione della Pianta del Maggio, nel pomeriggio le attività ludiche, la conclusione della lotteria con assegnazione dell’albero ed altri premi e naturalmente la Sagra del buon cibo, comprese le Frittelle,

che accompagnerà la giornata in mezzo ai Banchetti della Fiera. Ma ci sarà spazio anche per il ballo nel salone messo a nuovo all’interno della Società – aggiunge Gianni Franza – oltre a momenti di svago e di gioco per i Bambini. Tra i vari appuntamenti, sempre legati alla tradizione, torna anche il classico “pranzo in piazza”: curiosi, domandiamo a Marco Delorenzi spiegazioni in merito: “Il maggio di Pratalborato è sempre stata una fiera ricca di cose buone da mangiare, leccornie che si consumavano direttamente tra la gente. Ecco in questo senso – affermano insieme

i nostri interlocutori – grazie ad un affiatato gruppo di attivissime e virtuose socie, abbiamo ritenuto opportuno riproporlo, con una bella mangiata all’aria aperta. Vedrete: Pratalborato non è solo una bella località, ma è anche ricca di buoni propositi e cose buone…” Mattia Nesto


Valli Stura, Orba e Leira Domenica 23 Aprile la commemorazione

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La storia in scena a due passi da noi

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tilizzando una metafora (e un po’ di fantasia), il territorio è un po’ come il palcoscenico di un teatro, dove la Storia è la trama dello spettacolo e gli uomini sono gli attori protagonisti; in questo numero, in occasione del prossimo 25 Aprile, abbiamo deciso di aprire le pagine della Valle Stura, Orba e Leira con degli articoli sulla Seconda Guerra Mondiale, piccole “storie” che hanno avuto come palcoscenico i nostri paesini sparsi sull’Appennino Ligure e come protagonisti i loro abitanti, e di come le grandi e spesso intricate vicende di una guerra mondiale si siano intrecciate alle piccole realtà e quotidianità del nostro territorio: racconteremo infatti di Ian Smith, primo presidente della Rhodesia, precipitato in quel di Urbe dopo un’azione militare sui cieli del Nord, degli alpini masonesi caduti nella famigerata campagna di Russia e della lontana “terra del Don” giunta sino a noi e, in esclusiva, una testimonianza inedita e personale di quel 25 Aprile 1945 da parte di una persona, diventata ormai cara ai nostri lettori, che quei giorni difficili li ha vissuti in prima persona. Matteo Serlenga

“La terra del Don” G I razie all’aiuto di un documento esclusivo, concessoci gentilmente dal Gruppo Alpini di Masone, andiamo alla scoperta di una storia di pietà e di commemorazione, che unisce, sebbene lontani centinaia di chilometri, il nostro territorio con quello russo nei pressi del fiume Don. Il giorno 24 gennaio 1983 l’Amministrazione comunale di Masone scrisse una lettera all’ambasciata italiana a Mosca, nell’ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, con una richiesta particolare: “Ci rivolgiamo a codesta Spett. Ambasciata per chiedere, se possibile, avere un pugno di terra o una pietra, siano pur esse di pochi grammi, da mettere in un’urna da collocare nel Cippo” Per quale motivo l’amministrazione di un piccolo paese del genovesato avrebbe dovuto chiedere un “pugno di terra” proveniente dalle steppe russe? Il giorno 24 Aprile dello stesso anno, infatti, era in programma la collocazione di un cippo, a ricordo degli Alpini masonesi morti o dispersi in Russia, attualmente visibile sulla strada che collega il Paese Vecchio con il cimitero; nella Seconda Guerra mondiale, infatti, caro fu il prezzo pagato dagli alpini masonesi, impegnati nella campagna di Russia, secondo il documento, infatti: “Masone, pur essendo un paese di soli 4.000 abitanti, nell’ultima guerra ha perduto ben 75 combattenti, dei quali 32 alpuni in terra russa. Questi alpini, in particolare, erano tutti facenti parte della 4° Divisione alpina “Cuneense”, brigate Mondovì,

Cesa, Pieve di Teco, impegnate a Popowca, nella fatale battaglia del 20 gennaio 1943.

Una richiesta, che, stando ai redattori del documento, può sembrare assurda, ma che se realizzata permetterebbe ai genitori, alle vedove, agli orfani, di posare un fiore su quella terra ove riposano i loro cari, come se essi fossero sepolti nella terra di Masone dalla quale essi partirono per non farvi più ritorno. L’ambasciata italiana a Mosca non tardò a rispondere: il giorno 2 febbraio, l’Ambasciatore, che prese a cuore la richiesta, scrisse: “Facendo seguito alla richiesta in riferimento, si invia in allegato un plico contenente terra russa, da porre in un’urna da collocare nel cippo in oggetto”. Questa terra, oggi, è conservata presso il Santuario della Cappelletta di Masone, dove, domenica 23 Aprile, alle 11.30, si terrà la commemorazione della “terra del Don”, organizzata dal Gruppo Alpini di Masone, con una messa; al termine, si andranno a rendere gli onori al cippo a ricordo dei caduti in Russia, restaurato quattro anni fa, dove sarà posata una corona di fiori, per poi consumare il rancio in sede, al Romitorio. Il 1° Maggio, invece, si terrà presso la sede del Romitorio una festa campestre, con una camminata al Bric Dente al quale seguirà un rancio a base di polenta, e il ricavato sarà devoluto alla associazione Gigi Ghirotti.

Matteo Serlenga

Le valli del Sol

“Cantaragnin” ci racconta la storica giornata del 1945

“Il mio 25 Aprile”

l masonese “Cantaragnin”, al secolo Luigi Pastorino, ci racconta in esclusiva il “suo” 25 Aprile del 1945: “Il 25 Aprile io ero a Merana (AL) ed era una bella giornata di sole; nell’aria c’era gioia di liberazione: volontà di tornare a casa, senso di fratellanza nell’aria, l’ardore di opporsi a qualcosa”. Un “qualcosa” che voleva dire paura di venire catturati, arrestati o, nel peggiore dei casi, uccisi: “Dal 1943 in poi, io e tutti gli altri della mia età, abbiamo sempre camminato su un terreno minato, con la pelle appesa ad un chiodo; finalmente, quel giorno, vedevi gente che si era “imboscata” che tornava alla luce del sole, un po’ ammaccata, ma comunque contenta di essere tornata. Quello

che ci ha salvati era il nostro essere ragazzi di campagna: conoscevamo i boschi e la natura, andavamo a rifugiarci nei boschi, nei pagliai”. La fine, dunque, di due anni amari, di una infinita e sanguinosa guerra civile, di privazioni (“negli ultimi due

anni di guerra ho dormito più nei fienili e nelle mangiatoie che in un letto”,) e di mancanze, di cui una in particolare: “ci mancava il ballo - ci confessa Luigi - la prima cosa che abbiamo fatto è stato ballare; la sera abbiamo mangiato in vero stile piemontese, e bevuto vino buono”. E poi ricorda: “La sera, i partigiani, come segno di distensione, andarono a depositare le armi nella scuola locale: peccato che, la notte stessa, furono rubate”; chi fu l’autore del furto? Non ci è dato sapere: erano tutti così impegnati a festeggiare il lieto evento che nessuno si accorse o si curò del furto. Matteo Serlenga

Storia di Ian Smith, il pilota precipitato durante la Guerra a Urbe

“May day, may day” 1944 La guerra aerea sul Nord Italia è nel vivo, e gli Alleati hanno cominciato ad attuare sistematici bombardamenti contro le infrastrutture principali sul nostro territorio grazie a raid aerei fulminei e letali: in particolare, erano colpiti i nodi ferroviari, i ponti e le strade, per tagliare i collegamenti alle truppe Nazifasciste; proprio in occasione di uno di questi raid, Urbe diventa protagonista della storia, grazie ad un singolare e curioso fatto avvenuto nei nostri cieli. In ritorno da uno di questi raid su Torino, il 22 giugno due aerei spitfire inglesi della RAF solcano i cieli della pianura, e uno di que-

sti viene colpito dalla contraerea dell’Asse; il fumo esce copioso dal veicolo, irrimediabilmente danneggiato, e il pilota si trova di fronte ad una difficile situazione, quella di provare a continuare il suo volo, verso la Corsica, in un disperato tentativo di ammaraggio in acque sicure: purtroppo le condizioni del velivolo non consento-

no di attuare il piano, in quanto il mare è ancora troppo lontano, e la discesa verso il suolo è cominciata veloce ed inesorabile. Nell’ultimo tentativo di salvezza, il pilota, per non finire troppo vicino alle città, controllate dalle truppe di terra dell’asse, riesce a portare l’aereo in direzione di una piccola valle nascosta e, prima di impattarsi al suolo, il giovane pilota riesce a “catapultarsi” fuori dal veicolo fumante, che nel frattempo non è passato inosservato agli occhi delle truppe dell’Asse sparse per il territorio; caduto nella vallata, si ritrova nei pressi di una fattoria: stiamo parlando della fattoria Zunino, in località Vallescura, posta al confine tra i comuni di Urbe e Sassello, a pochi chilometri da San Pietro d’Olba. Gli abitanti soccorsero il giovane pilota e lo nascosero dalle truppe nazifasciste della zona; il pilota, una volta ristabilitosi, partecipò attivamente alla Resistenza, nei pressi di Alba, per poi raggiungere le Alpi Marittime e infine tornò in Rhodesia, in Africa: il giovane pilota infatti era Ian Smith, che in futuro sarebbe diventato il primo presidente della Rhodesia, tristemente noto per aver attuato politiche segregazioniste. Secondo alcuni, data la sua partecipazione attiva nella Resistenza ad Alba, potrebbe essere stato fonte di ispirazione per Beppe Fenoglio per il suo “Partigiano Johnny”. Matteo Serlenga


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VALLI STURA, ORBA E LEIRA

Masone e Campo sostanzialmente stabili, Rossiglione in calo

Comunicato stampa dal Circolo PD riceviamo e pubblichiamo

In quanti in Valle Stura? Masone: vicende comunali S A ono 9372 gli abitanti dei 3 paesi della Valle Stura con un saldo negativo di 41 residenti rispetto all’anno 2015 quando gli abitanti della Valle risultavano 9413. Un calo percentuale non significativo (-0,5%) ma costante nel tempo e in parte calmierato per il 2016 dalle residenze “temporanee” rilasciate ai profughi. Il cosiddetto “saldo naturale”, cioè la differenza tra nascite e decessi, in Valle Stura è di -91 (43 nascite e 134 decessi) parzialmente compensato dal dato positivo (+50 unità) del rapporto tra immigrati ed emigrati. Altro dato interessante è il numero di residenti “over 65” che nel 2016 si è ridotto di oltre il 3% rispetto al 2015 passando da 2846 unità a 2758. In pratica nel 2016 la Valle è ringiovanita benchè gli “over 65” rappresentino an-

cora il 30% circa della popolazione. Da sottolineare infine la presenza di residenti stranieri che nel 2016 sono saliti a 467 e rappresentano circa il 5% della popolazione della Valle Stura, dato non trascurabile se si considera che 6 tra i 43 nuovi nati hanno almeno un genitore straniero. In sintesi Masone e Campo Ligure “tengono” grazie soprattutto al rapporto positivo tra immigrati e emigrati in aggiunta alle residenze “temporanee” rilasciate ai profughi, mentre Rossiglione non trova vantaggio nè dall’immigrazione né dai profughi e riduce la propria popolazione di 1,3% (-35 unità) Katia Piccardo, Sindaco di Rossiglione, prova a dare una spiegazione: “In realtà non credo che il fenomeno sia spiccatamente nostro”, ci dice il Sindaco, anche se a Rossiglione

si manifesta in modo più acuto. Le ragioni che penalizzano ulteriormente Rossiglione e il suo tessuto economico e commerciale sono principalmente la storica divisione del paese in 2 borgate, la vicinanza con i grandi centri commerciali del basso Piemonte e la “debacle” del Cotonificio Ligure che per decenni è stato fulcro dello sviluppo del nostro Comune. Il Sindaco, nella sua conclusione, vuole comunque vedere il bicchiere mezzo pieno “il dato delle nascite a Rossiglione è stato nel 2016 il migliore della Valle staccando in valore assoluto Campo e assestandosi su un ottimo ex equo con la più popolosa e tradizionalmente ben più prolifica Masone”.

circa tre anni dalle ultime elezioni comunali, che hanno visto l’insediamento della nuova Amministrazione, il Comitato Direttivo del Circolo PD di Masone, ha svolto un’analisi sull’andamento dell’attività amministrativa dell’Ente locale e, non senza rammarico, ha dovuto trarre le considerazioni che seguono. Premesso che l’Amministrazione precedente ha consegnato un bilancio assolutamente sano, che è riuscita a conseguire senza aumenti tariffari per i servizi alla persona, IMU, ecc., estinguendo altresì tutti i mutui a suo tempo accesi con la Cassa Depositi e Prestiti da varie Amministrazioni, ha realizzato notevoli opere pubbliche, consistite principalmente:

Gianni Oliveri

• Rifacimenti e manutenzione nella prosecuzione della pavimentazione del Centro Storico, nel rifacimento della scalinata di salita Oratorio, nel sensibile miglioramento di via G. Mignone, con costruzione di postazione panoramica con vista sul “paese nuovo”, nel risanamento del sottotetto del Museo Tubino con creazione di nuova caratteristica sala convegni e realizzazione di un funzionale ascensore.

Entrando nel dettaglio dei 3 paesi della Valle:

Masone

Campo Ligure

Rossiglione

Abitanti 3677 (-2 rispetto 2015)

Abitanti 2951 (-4 rispetto 2015)

Abitanti 2744 (-35 rispetto 2015)

Nati 15

Nati 13

Nati 15

Defunti 48

Defunti 43

Defunti 43

Emigrati 62

Emigrati 71

Emigrati 74 Immigrati 67

Immigrati 93

Immigrati 98

Over 65 987 (-40 rispetto 2015)

Over 65 899 (+12 rispetto 2015) Over 65 872 (+12 rispetto 2015)

Stranieri 172

Stranieri 145

Stranieri 150

• Viabilità Ha modificato, migliorandolo, l’ac-

cesso a viale V. Veneto, costruendo anche un’utile rotatoria in piazza Bottero, abbellita con piante perenni, costruito nuovi loculi al civico cimitero. • Recuperi e opere pubbliche Ha quindi progettato e finanziato il recupero del giardino del Museo, ha poi impostato la costruzione del ponte sul guado per il Laiasso, acquisendo la quasi totalità del finanziamento da Arte e Iritecna, al tempo proprietari di Pratorondanino e, attingendo a finanziamenti regionali, costruito un marciapiede a raso in via Romitorio, ecc. ecc. L’attività dell’Amministrazione Nell’attività dell’attuale Amministrazione, non appaiono invece realizzate opere pubbliche di un qualche rilievo, ma soltanto limitati interventi manutentivi... Non risultano fatti passi avanti per l’acquisizione gratuita del Forte Geremia, né è stata completata la sua elettrificazione, benché l’Amministrazione uscente avesse avviato e finanziato l’opera provvedendo all’interramento del necessario cavidotto e alla costruzione di una cabina ENEL. L’unica novità sul Forte è stata quella della rescissione del contratto con il gestore, con la conseguenza di dover

affrontare una causa legale al TAR Liguria, che costerà soldi pubblici e dall’esito incerto. Anche relativamente alla gestione del civico acquedotto e relativa tariffazione, nulla appare fatto per ottenere miglioramenti; questo dopo anni di accanite critiche a carico delle precedente Giunta. Ma quello che ci sembra più grave è l’avere parzialmente perduta un’occasione irripetibile, come è stato il cospicuo finanziamento statale, a fondo perduto, cioè senza compartecipazione a carico del bilancio comunale, per opere pubbliche nelle “aree interne svantaggiate”. Infatti, mentre Campo Ligure e Rossiglione hanno ottenuto rispettivamente 927.000 e 935.000 euro, Masone ha ottenuto soltanto 220.000 euro! E questo dopo non essere riusciti a sfruttare analogo finanziamento, sempre a fondo perduto, ottenuto per la costruzione di un nuovo asilo in località Ronco...Una montagna di Euro persi che potevano cambiare aspetto al paese! Per concludere Non crediamo che ciò sia dovuto a scarsa buona volontà, anzi siamo certi che l’impegno ci sia e anche lodevole, sotto certi aspetti, ma bensì ad una marcata incapacità di programmazione, oltre che ad una carenza di esperienza da parte di non pochi Amministratori di Maggioranza... Ma i giovani che si impegnano in politica “mettendoci la faccia” vanno sempre lodati e incoraggiati a fare meglio e bene per la nostra Comunità... Masone, 24 marzo 2017 Il Comitato Direttivo


l’inchiostro fresco Aprile 2017

VALLI STURA, ORBA E LEIRA Balestrino: I Rossi di San Martino di Paravanico

Mele e Masone: presto un documentario sulla mandria che è tornata libera

Una grande famiglia L A e vicende della Famiglia Rossi di san martino di Paravanico, frazione di Ceranesi in val Polcevera, sono narrate in un bel volume di Roberto Balestrino intitolato “San Martino di Paravanico, Casa Rossi e il Gran Bosco fra Polcevera e Oltregiogo: resti di un archivio di nobiltà valligiana” edito per i tipi di Coedit alla fine dello scorso anno. Il volume trae spunto dallo studio dei documenti dell’archivio della Famiglia Rossi, la cui fortuna si deve infatti alla posizione strategica della casa, situata in posizione dominante lungo la via che da Ceranesi conduce, tramite i Piani di Praglia nell’Alessandrino, via del sale e tracciato obbligato per le carovane di muli che da Genova salivano in Piemonte. Luogo di pedaggio, ma anche di sosta ed occasione per scambiare merce. E, per i Rossi, di arricchirsi.

La casa e il sistema dei rapporti commerciali La casa, da primitiva stazione di posta, viene ampliata: nel 1585 viene completata la corte porticata a cui si accede da una sola entrata, su cui si aprono magazzini, stalle e fienili e, ai piani soprastanti, non solo alloggi per i mulattieri ed i viandanti, ma anche sale desinate alle negoziazioni ed alla stipula dei contratti più rilevanti. L’Autore analizza anche la genesi architettonica del complesso edilizio, ancor oggi esistente, dimostrandone non solo l’antichità, ma anche il costante sviluppo architettonico conclusosi solo sul finire dell’Ottocento. Dalle carte emerge un complesso sistema di rapporti commerciali intessuto nei secoli dai Rossi: dalla sfruttamento del grande bosco per soddisfare il fabbisogno di legname della Repubblica, alla gestione dei mulini, alle attività pre industriali legate alla produzione di stoffe, ai possedimenti terrieri attraverso l’acquisizione di poderi che, tra l’altro, fornivano il fieno necessario al sostentamento delle carovane di muli che sostavano nella loro stazione di posta. L’attenta politica matrimoniale, attraverso le unioni non solo con le famiglie maggiorenti locali, ma anche con quelle della vicina riviera consentivano alla Famiglia di estendere le relazioni commerciali e consolidare la propria fortuna. Un ramo di questa famiglia, trasferitosi nel 1632 in Valle Stura, è tutt’ora presente a Campo Ligure.

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Le Mucche selvagge

bbiamo già parlato delle mucche rinselvatichite che vagano da anni tra Mele e Masone, provocando disagi alla popolazione locale e non pochi problemi alle istituzioni. Adesso la vicenda diventa un documentario e noi siamo andati ad intervistare Paolo Rossi uno degli ideatori del progetto: Perché un documentario sulle mucche selvagge? Perché non esistono storie simili in Italia, o meglio esistono ma in gran parte dei casi queste vicende si concludono in breve tempo con l’uccisione, la cattura o con la morte per fame delle vacche rinselvatichite. Questa mandria è diversa: resiste ed è perfettamente adattata all’ambiente selvaggio che la circonda. Si muove agile, si riproduce, è nata in libertà e sopravvive ad un potenziale predatore come il lupo. Per di più dalle immagini scattate con una fototrappola abbiamo notato che questi animali sono in perfetta forma.

Le tecniche produttive Il volume comprende poi interessanti “box” ad integrazione del testo che illustrano la biografia di dogi genovesi, ma anche di tecniche produttive cui si dedicarono i Rossi, quali la produzione del carbone di legna, indispensabile per la conduzione delle ferriere col metodo del “basso fuoco alla catalana”, della tessitura fino alla conservazione della neve nelle “neviere”. Il libro si chiude con una ricca appendice contenente alberi genealogici, foto inedite, regesto di documenti, nonché tabelle e grafici che sintetizzano il grande lavoro di ricerca di archivio. Il lavoro dell’Autore Un volume estremamente interessante che premia la fatica di un ricercatore attento ed appassionato quale è il Balestrino, che getta luce su sistema economico protrattosi per secoli che ha arricchito non solo una grande Famiglia, ma dato impulso all’artigianato, ai commerci ad all’agricoltura di una parte dell’alta val Polcevera, che si estendeva non solo alla città di Genova ed alla riviera, ma anche a gran parte del Monferrato, cui giungevano i percorsi carovanieri che transitavano per la Cà de Rossi di san Martino di Paravanico. Massimo Calissano

Con chi collabori? Con due straordinari professionisti che sono Stefania Carbonara (Videomaker) e Alessandro Ghiggi (Videomaker e Naturalista). Senza di loro il progetto “Film” non sarebbe mai cominciato.

Le mucche ribelli, immortalate in una foto trappola Come sarà strutturato questo documentario? Come è finanziato? La storia di queste Mucche è lunga e complessa, l’approccio del documentario si può riassumere in questo modo “sono un problema per gli abitanti della zona (distruggono gli

Qui Rossiglione...

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ante novità dal comune della Valle Stura! Lavori in corso a Rossiglione: è stata completata la tettoia all’ingresso del Plesso scolastico, è stato rinnovato il Parco della Ferriera, reso operativo il PUC, e completato il rifacimento di oltre 400 metri di marciapiedi in via Airenta; il comune inoltre si è aggiudicato un cofinanziamento per la messa in sicurezza del territorio e una convenzione firmata a Palazzo Chigi grazie alla quale il comune ha ricevuto 953.000 per la lastricatura e sistemazione marciapiedi e tombinatura di via E. Pizzorni, la pavimentazione di Piazza Viotti, la copertura della passerella sullo Stura per Viale Caduti della Libertà, per un campo sportivo polifunzionale e

Le vetrinea Valle Stura dell

per la riqualificazione della “casetta gialla” destinazione asilo nido. Tante iniziative anche per la cultura: gli alunni di V elementare hanno infatti partecipato alla giornata del corso di risparmio energetico e sostenibilità ambientale con la maestra Nadia Vignolo e la biblioteca comunale ha inaugurato la sala lettura dei bambini con un incontro con il pediatra Giancarlo Ottonello sull’importanza della lettura nell’infanzia; Rossiglione ha anche accolto studenti e docenti di vari paesi europei nell’ambito del progetto Erasmus, che hanno potuto assaggiare prodotti delle aziende agricole sparse sul nostro territorio. Matteo Serlenga

orti) ma forse l’attuale soluzione armata non è l’unica soluzione, forse possiamo studiarle, approfittando dell’unicità di questo caso”. Il Film è finanziato dal “basso”: Crowdfunding! In questo modo chiunque può partecipare alla realizzazione del film sostenendoci attivamente e diventando un piccolo produttore cinematografico (si può donare dai 10 ai 500 euro e si ricevono premi in cambio), splendido no?! In questo modo possiamo realizzare una storia “libera e coerente” senza condizionamenti “esterni” di nessun genere. (https://www.produzionidalbasso.com/ project/vacche-ribelli/) Quando sarà presentato e dove? Sarà presentato tra fine Maggio e Giugno a Genova e a Roma. Presto daremo maggiori dettagli, prima però dobbiamo finirlo questo film. Le persone posso seguirci su facebook (https://www.facebook.com/Vacche-Ribelli) o via newsletter scrivendo alla mail vaccheribelli@gmail.com. Un tuo commento sulla vicenda? Sono molto felice per l’interesse che la vicenda sta suscitando, ci ha contattato persino la mitica trasmissione radiofonica di Radio2 “Caterpillar”. Ad ogni modo, le Vacche Ribelli vagano libere come hanno sempre fatto, del tutto inconsapevoli dell’interesse e le preoccupazioni che suscitano nella nostra società umana. Luca Serlenga

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l’inchiostro fresco

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VALLI STURA, ORBA E LEIRA

Torna la gara podistica più attesa

A Urbe cuore sempre più a 1000!

Il giornalino dei bambini della Scuola Primaria “PUPPO” di Rossiglione

Il nostro paese: Rossiglione Geografia e clima Rossiglione è situato in Valle Stura, a nord-ovest di Genova, e si sviluppa in due borgate: Rossiglione Superiore e Rossiglione Inferiore. Fa parte del Parco Naturale del Beigua. Il clima non risente dell’influsso della vicina Riviera Ligure: gli inverni sono piuttosto rigidi e le estati, per quanto calde, sono generalmente ventilate e offrono serate piuttosto fresche.

B

atte sempre più forte “Cuore a Mille”, la gara podistica arrivata alla sua seconda edizione, che l’anno scorso, l’8 Maggio, ha portato tantissimi atleti a Urbe, in Alta Valle Orba, con un grande successo di pubblico; “quest’anno la gara si svolgerà una settimana in anticipo rispetto alla precedente edizione”, ci spiega Cesare Siri, podista e uno degli organizzatori dell’evento, “per rientrare all’interno del calendario UISP”: quest’anno infatti la gara podistica, che avrà lo stesso percorso “a cuore” dello scorso anno, potrà valere punteggio per ottenere l’ambito “Gran Prix UISP”, avendone tutte le caratteristiche e i requisiti. “Quest’anno, la gara”, ci spiega Cesare, “vanta anche una collaborazione con Corri in Valle Stura, nella quale si inserisce come quarta gara (assieme al Memoria Giabbani di Masone, Trail della filigrana di Campo Ligure e la Straberlino di Rossiglione) di questa rassegna, diventando così la prima tappa della nuova Corri in Valle Stura & Orba”; una nuova

gara che unisce, sportivamente, le due valli, creando un gruppo consolidato di appassionati: “Con Stefano Bessini e Elisabetta Iurilli, due podisti di Masone, si è creato un bel gruppo di lavoro, molto affiatato”. Una gara che fa battere il cuore non solo agli sportivi, ma anche a tutti gli appassionati, al pubblico e ai numerosi volontari della Valle, che, l’anno scorso, si sono prestati affinché la giornata si svolgesse nel miglior modo possibile; questo grazie anche al lavoro fianco a fianco del Comune di Urbe, che ha organizzato un incontro propedeutico sulla sicurezza, e a tutti gli organizzatori e gli sponsor: tra questi, l’ASD Urbe, il Parco del Beigua, Dalpian, Emozioni Sport. Matteo Serlenga

Storia I primi insediamenti umani risalgono al V secolo a. C., in una zona ai confini tra il comune di Rossiglione e quello di Ovada: lì sono stati trovati i resti di un antico villaggio abitato dai Liguri. La prima vera citazione del Comune risale al 1186, anche se il suo nome compare già in altri testi del 1146. Il nostro paese fu dominato da diversi popoli, fra cui gli Austriaci ed i Francesi, e nel 1861 fu inglobato nel Regno d’Italia. Pochi anni dopo, intorno al 1869, l’economia di Rossiglione conobbe una splendida fioritura, grazie alla nascita di una fiorente industria tessile, il futuro Cotonificio Ligure, che diede lavoro a moltissime persone e favorì l’immigrazione dai paesi vicini. Questa prospera attività locale terminò intorno al 1981, quando gli ultimi dipendenti furono messi in cassa integrazione. Leggenda o verità? In un’antica cronaca del nostro paese si dice che, in un giorno di primavera, transitarono sul ponte del locale Torrente Gargassa due anziani vagabondi. Scelsero come dimora lo scantinato di

Gli alunni della classe quarta una casa in Via Dritta. Vivevano della carità degli abitanti. I due vecchi partecipavano ai festeggiamenti del paese, uno suonando il violino e l’altro ballando. Arrivò l’inverno, portando con sé la neve ed il gelo. Una mattina i due poveretti furono trovati senza vita, abbracciati. Tutti rimasero sbalorditi, quando si accorsero che uno dei due era un orso. L’uomo era un orsante dell’Appennino Piacentino e si spostava con il suo orso addomesticato. All’epoca, se a Rossiglione qualcuno diceva di aver visto un orso ballare, non sempre aveva bevuto un bicchiere di troppo! Rossiglione oggi Attualmente solo una parte dell’edificio che ospitò la fabbrica tessile è stata ristrutturata e riutilizzata per ospitare altre attività industriali. L’economia del nostro paese si basa essenzialmente sull’allevamento di bestiame e sulla produzione di formaggi, salumi e carni. È circondato da valli immerse nel

verde, che offrono possibilità di escursioni e riparo dalla calura estiva. Non manca la buona cucina, basata su piatti tipici locali, fra cui ottimi ravioli, carni e formaggi prodotti dalle nostre aziende. Da non sottovalutare la possibilità di fare una visita al Museo Passatempo, che ospita oggetti d’epoca, consentendo di rivivere le abitudini ed il passato dei nostri nonni e, perché no, dei nostri bisnonni! Naturalmente, se vi farà piacere, potrete venire a Rossiglione in occasione delle feste patronali, a luglio e ad agosto, oppure in concomitanza con le feste paesane, fra cui la Fragolata, la Castagnata, il Cantacian, il Cantacaruggio e le festicciole organizzate presso le piccole chiesette situate nelle valli circostanti il centro. In ogni caso, troverete un’ottima ristorazione e divertimento per grandi e piccini!

Lavoro a gruppi classe quinta primaria

Festa di Carnevale Domenica 26 febbraio, nella struttura al coperto della Ferriera, si è svolta la festa di Carnevale. Quest’anno non c’è stata la tradizionale sfilata dei carri per le vie del paese. All’interno della grande sala c’era una lunga tavola, su cui erano esposti dolciumi, patatine, popcorn e bevande. Lì accanto, su un altro tavolo, gli animatori truccavano i bambini e organizzavano giochi. La musica rallegrava il locale e un arcobaleno gonfiabile dava una piacevole nota di colore all’ambiente. Quasi tutti i partecipanti erano mascherati. Il costume più originale era quello da pizza. Era una specie di poncho: sulle spalle rappresentava il bordo di una fetta triangolare di pizza, che proseguiva lungo il corpo. Peccato che quel trancio di quattro stagioni non fosse commestibile! All’apertura delle pentolacce i bambini hanno raccolto figurine, peluche, portachiavi, macchinine, palline e caramelle. Tra lanci di coriandoli, stelle filanti e risate, tutti i bambini hanno trascorso un bel pomeriggio.

Lavoro di gruppo classe quarta primaria

A cura dell’Insegnante Francesca Cavanna


Rondinaria

la “Città dei paesi” tra Novi e Ovada

BASALUZZO (AL)

Barber Shop a Ovada

Castelletto d’Orba: due giorni di festa nel borgo antico

“Quattro passi nel medioevo” S

arà di nuovo Medioevo a Castelletto d’Orba, nei giorni 6-7 maggio quando si potranno rivivere la magia e la suggestione di quell’epoca: le strette vie del borgo antico, che si snodano tortuose intorno al castello, si popoleranno infatti di musici, cavalieri, cuochi, artigiani, commedianti e ci si potrà imbattere in guerrieri e spadaccini pronti per il duello. “Quattro passi nel medioevo” è il nome attribuito alla grande rievocazione storica castellettese, giunta alla 4° edizione, organizzata dall’Associazione sportiva dilettantistica “Fratelli d’Arme”, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, da quest’anno ancor più ricca di eventi e novità, come ci spiega Andrea Cazzulo della ASD:. “Un evento importante per Castelletto d’Orba – ci dice infatti Cazzulo - perché coniuga due aspetti importanti della storia locale, le sue radici storiche ultra millenarie, attraverso la riproposizione di vari aspetti della vita sociale medievale, ben documentata dalle fonti, unitamente alla cultura enogastronomica, che ha mantenuto vivo il ricordo di molti piatti e sapori antichi”. Sabato 6 maggio: il “campo d’arme”, il processo a Morioldo

colo San Maurizio proporrà i tradizionali ravioli e salamini dei Crebini, un omaggio alla tradizione culinaria piemontese, che da secoli conserva gusti e sapori del passato. Le compagnie storiche La manifestazione si avvale del contributo di numerose compagnie storiche: Compagnia Flos et Leo di Tortona, Limes Vitae di Morbello, D&E Animation di Genova, Scottish Warriors di Genova, Gruppo 50 Colline di Canelli, Sbandieratori dell’Associazione Aleramica di Alessandria, Gruppo Storico Fieschi di Casella. di Gavi e la cacciata del marchese Zueta Si aprirà l’antico campo d’arme, dove si sfideranno abili combattenti delle associazioni intervenute, sarà inoltre offerta ai visitatori la possibilità di cimentarsi nel tiro con l’arco, la partecipazione ad alcuni giochi di ispirazione medioevale ed assistere a straordinarie esibizioni. Al pomeriggio inizierà la rappresentazione della famosa “Cacciata del Marchese”, in memoria della cacciata storica del Marchese Alberto Zueta, avvenuta nel lontano 1169 e terminata con la morte del

nobil signore. A seguire, dalle ore 21, avrà luogo la rappresentazione del processo e successivo rogo dell’eretico Morioldo da Gavi e la serata si concluderà con l’atto finale della “cacciata” e relativa morte del Marchese Zueta. Domenica 7 maggio: il mercatino medievale, il Torneo di San Giorgio, gli sbandieratori L’evento inizierà dalle ore 11 con il mercatino medievale, scorci di vita da campo, combattimenti e giocoleria che anticiperanno gli spettacoli del pomeriggio tra cui il Torneo

di San Giorgio e l’esibizione degli sbandieratori della Compagnia Aleramica di Alessandria. Si intercaleranno per l’intera giornata duelli e combattimenti e, sotto la torre merlata, numerose bancarelle permetteranno di apprezzare i sapori del passato, con la vendita di prodotti artigianali del territorio. Sarà un susseguirsi di giochi di ispirazione medievale, animazioni e scene di teatro all’aperto, visite guidate del centro storico del paese. L’enogastronomia Non poteva mancare l’enogastronomia a Castelletto d’Orba, il Cir-

Via dell’Asilo, 1 tel. 0143 489207

Marta Calcagno

Servizi e approfondimenti su: www.inchiostrofresco.it

L

a moda della barba maschile è cresciuta, mai più termine fu azzeccato, da tempo anche nel nostro amato territorio e adesso gli appassionati di baffi e pizzetti, in piega e ben sistemati, avranno la loro “casa” a Ovada. Il primo Barber Shop della città che per chi non lo sapesse è un’evoluzione moderna dei barbieri tradizionali ha aperto infatti in via Gea, angolo corso Italia. Ormai presenti da anni nelle metropoli, questi templi di “bellezza” maschile hanno riscosso sempre un successo maggiore di pari passo con la moda hipster (alternativi per cui la barba è un must) e con la nuovamente dilagante voglia maschile di avere barba e baffi perfetti. Ad avere l’idea di aprire tale attività nel nostro territorio è stato Nicolò Parisi ventiseienne che ha messo cosi a frutto gli undici anni di esperienza maturati con mamma e zia nel loro salone e i corsi effettuati all’estero. Amanti di barba baffi e pizzetti avete trovato la vostra “casa” a due passi dalle vostre abitazioni. Daniele Cifalà

L’ABITO DA SPOSO? È SU MISURA. LA SCELTA MIGLIORE È DA MARANZANA

È

il momento di pensare a come vestirsi per le cerimonie, perchè i mesi “caldi” per matrimoni, comunioni e battesimi si avvicinano speditamente. Per fortuna, non bisogna fare molti chilometri per trovare i professionisti a cui affidarsi: per l’uomo il posto giusto è il negozio Maranzana di Silvano d’Orba che, con oltre 65 anni di esperienza, si conferma un tempio dell’eleganza,, sia quella più tradizionale che di tendenza. Ad affiancare ogni sposo nella scelta look maggiormente indicato per un giorno tanto speciale, ci sono i fratelli Ezio, Marco e Paola Maranzana, che vent’anni fa hanno preso le redini dal papà Stefano, fondatore della sartoria nel 1950. E sempre la sartoria è il fiore all’occhiello della boutique: si creano abiti su misura, perfetti per ogni occasione e che si adattano ad ogni fisico. Si possono scegliere taglio, tessuti e

dettagli, per un look unico che non passerà inosservato. Negli abiti da cerimonia, così come nel casual, è il trionfo dello stile: “I marchi sono i più prestigiosi - spiegano in negozio - sono i più prestigiosi: da Carlo Pignatelli, leader indiscusso a livello mondiale, a Manuel Ritz, da Armani Collezioni a Pancaldi e Lubiam”. Anche sui modelli la scelta è a 360 gradi: per i più tradizionalisti c’è il tight che prevede la giacca nera allungata dietro e standata davanti, gilet argentato e pantalone rigato. Oggi sono tante le rivisitazioni di questo capo-simbolo, dal colore dei pantaloni alla lunghezza della giacca. Si può optare anche per lo smoking, nato come abito da sera, ma ora utilizzato sempre più spesso anche di giorno. Gli sposi più originali potranno scegliere anche i nuovi colori come il blu cobalto, il grigio argento, il bordeaux e il beige dorato.


l’inchiostro fresco

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Un ricordo di Sabrina Cazzulo

A sei anni dalla scomparsa di una delle nostre più capaci collaboratrici, Sabrina Cazzulo, la redazione si unisce al pensiero della nostra Marta Calcagno, che con lei ha fondato a Capriata d’Orba nel 2005 “l’inchiostro fresco” nella sua attuale versione di voce del territorio.

N

on ci dimenticheremo mai di lei, della sua straordinaria personalità, piena di energia, intraprendente, creativa, estrosa e generosa verso tutti. Vogliamo ricordare Sabrina Cazzulo, a sei anni dalla sua scomparsa, per come l’abbiamo conosciuta e amata, per essere stata un’amica fedele, una mamma amorevole, una lavoratrice operosa. Sabrina è stata per anni collaboratrice de l’Inchiostro Fresco, ha condiviso con noi tante esperienze, sempre con animo sincero e ben disposto verso gli altri. Fu tra le prime del gruppo redazionale ad ottenere il patentino da pubblicista, perché l’audacia e la costanza nel voler raggiungere degli obiettivi non l’hanno mai abbandonata. Così è stato anche per le sue aspirazioni in campo politico. Sabrina era nata ai Crebini, a cui è stata profondamente legata per tutta la vita, soprattutto agli amici d’infanzia, con cui condivise le feste di paese e tanti giorni indimenticabili, amava senza limiti la sua grande famiglia, con la quale ha vissuto tanti momenti importanti. Non memo forte l’attaccamento a San Cristoforo, dove risiedeva, e alla gente, che era la sua gente. Sabrina non è più con noi, ma di lei ci è rimasto molto. I ricordi e i momenti insieme hanno impresso un segno indelebile in quanti le hanno voluto bene. Un pensiero di affetto anche alla sua mamma Gianna, che riposa con lei. Marta Calcagno Redazione Inchiostro fresco

RONDINARIA

Ciao Mago!

Silvano: Assandri, presidente dell’A.N.P.I

Storia e memoria L a nuova presidentessa della sezione ANPI di Silvano d’Orba è Anna Assandri, una giovane silvanese di 25 anni, eletta il 23/01/2016 a guida della sezione, che consta oggi di circa 115 soci, silvanesi e non. Un gruppo unito per sventolare un ideale e, nel segno del conoscere per non dimenticare, migliorare la vita del presente. Il gruppo A.N.P.I. in collaborazione con l’Amministrazione comunale svolge attività di formazione, soprattutto nelle scuole, tra i giovani studenti, perché è tra loro che la conoscenza della storia italiana deve trovare terreno fertile. A distanza di 70 anni cosa rimane della resistenza? Lo abbiamo chiesto ad Anna Assandri. Gli ideali di libertà e uguaglianza sociale che spinsero donne, ragazzi, lavoratori e studenti sulle montagne per combattere i nazi fascisti sono rimasti, per molti, lettera morta. Ne abbiamo esempi nella realtà, molti giovani non partecipano neanche alle celebrazioni, altri dichiarano che le guarderanno in tv. Possiamo parlare di disinteresse verso il passato o di crescente indifferenza verso gli ideali alla base della democrazia? Gli ideali? L’onestà, il coraggio che hanno animato cuori dei partigiani sembrano parole lontane e dimenticate. La situazione storico/sociale è cambiata e si è trascinata dietro altri valori, o forse ha creato le condizioni per un inaridimento delle coscienze. La Resistenza e la Liberazione, elementi fondativi della storia repubblicana sono un segno distintivo della nostra identità nazionale e devono restare un elemento di trasmissione di valori tra le generazioni. L’ANPI di Silvano, in linea con le direttive Anpi

Lo scorso mese di marzo è mancato Giorgio Arcella (per tutti “Il Mago”). Giorgio è stato un bravo calciatore, un bravo allenatore, un politico equilibrato ed un ottimo padre di famiglia.

C nazionali, promuove il 2017 come un anno rivolto allo studio e alla riflessione sui Principi fondamentali della nostra Costituzione, per favorirne la conoscenza. Quali appuntamenti nel 2017? Il 27 gennaio abbiamo solennizzato la Giornata della Memoria delle vittime della Shoà. Il 9 aprile si terrà la commemorazione dell’eccidio dei partigiani della Benedicta del 7 aprile del ‘44, un’occasione per riflettere sul significato della morte di settantacinque partigiani appartenenti alle formazioni garibaldine, compiuta dalla Guardia Nazionale Repubblicana e da reparti tedeschi in località Benedicta presso Capanne di Marcarolo, nel comune di Bosio. Il 25 aprile avrà luogo la manifestazione in ricordo del settantaduesimo anniversario della Liberazione d’Italia dall’occupazione nazifascista con la processione solenne dal Monumento dei caduti, dove il Sindaco, Ivana Maggiolino, terrà il discorso celebrativo. Marta Calcagno

ome calciatore a 14 anni entrò nelle giovanili dell’Alessandria e vi militò fino a diciassette. Poi tre anni all’Acqui quindi, Ovadese, Borgoratti, ancora Ovadese ed infine all’ASCA di Alessandria fra campionati di Prima Categoria e Promozione. Da calciatore ha vinto quattro campionati ed otto ne ha vinti da allenatore: per questa ragione è stato accreditato come “Mago”. Ma Giorgio è stato “Mago” anche come segretario del PD e come organizzatore delle Feste dell’Unità prima e del PD poi che si svolgevano intorno al Ferragosto al campo sportivo di Silvano d’Orba. Quanto fosse amato Giorgio lo si è notato nei giorni successivi alla sua dipartita. La salma è stata composta nella sede del PD a Silvano, in Via XX Settembre, vegliata dalla moglie Teresa, dalla figlia Rosa e dai più affezionati amici del partito e non. È stato un susseguirsi di persone che hanno voluto dare un ultimo saluto ad un caro amico e, non esagero se dico centinaia di gente come lo conferma il “libro delle firme”. Ma quanto fosse stimato Giorgio, dalle istituzioni della Provincia, lo conferma la presenza al funerale degli Onorevoli Mario Novelli, Lino Rava, dal Senatore Federico Fornaro, dalla Presidente della Provincia e Sindaco di Alessandria Rita Rossa, il Sindaco Rocchino Muliere di Novi Ligure, quello di Ovada Paolo Lantero e quello di Tagliolo Giorgio Marenco. Commoventi le commemorazioni tenute da Ivana Maggiolino, Sindaco di Silvano, da Rocchino Muliere e per i suoi calciatori da Marco Tafuri (di lui Giorgio mi diceva: “era già un allenatore in campo quando giocava”) un saluto anche da Enrico Rinaldi, un ragazzo del “Mago”: “Enrico si è rivolto a Giorgio nel nostro dialetto, quel dialetto che il ‘Mago’ amava molto e parlava spesso”. Un saluto particolare da Giovanni Calderone, suo coetaneo e membro del Circolo dialettale silvanese “Ir Bagiu” e da parte del Monsignor Sandro Cassulo, arciprete di Silvano. Ciao Giorgio! Pierfranco Romero


Tortona e tortonese

Valli Curone, Grue e Ossona

Pagine a cura di Claudio Cheirasco

Il Vescovo parla alla città di Tortona

Inaugurata il 25 marzo a Tortona, la mostra “Una città in guerra. 1940 - ‘45, caduta e rinascita dei tortonesi”

La II Guerra Mondiale a Palazzo Guidobono È ripresa nel migliore dei modi sabato 25 marzo, con l’apertura di “Una città in guerra”, la stagione delle mostre di Palazzo Guidobono, si sono registrati 650 visitatori nel solo fine settimana di inaugurazione. Dopo “I tortonesi e la grande guerra” e “Cartoline dal ventennio”, dedicate rispettivamente alla I Guerra Mondiale e al periodo fascista, l’attuale mostra sulla II Guerra Mondiale chiude quella che è stata definita “la trilogia del dolore”. Tortona Liberata dalle truppe brasiliane della FEB Particolare attenzione è stata rivolta alla FEB, la Forza Espedicionaria Brasileira che per prima ha liberato la nostra città dai nazifascisti il 30 aprile del 1945. Ospite d’onore della cerimonia è stato il colonnello Camillo Hamilton Teixeira, addetto militare dell’Esercito presso l’Ambasciata del Brasile in Italia, di stanza a Roma. Il materiale documentale riguardante la Feb è stato donato dal collezionista modenese Giovanni Sulla, che si è rivelato un gran conoscitore di quella parte di storia raccontando aneddoti interessanti su qualsiasi ufficiale brasiliano presente nelle foto o citato negli articoli di giornale. La cerimonia di apertura La conferenza stampa di presentazione della mostra è avvenuta fuori dai locali espositivi, nell’adiacente Ridotto del Teatro Civico, in una sala gremita a tal punto che in molti hanno dovuto restare fuori dove si stavano facendo gli ultimi preparativi per la cerimonia di apertura avvenuta in piazza Arzano. Al termine della conferenza stampa e prima di dichiarare ufficialmente aperta la mostra, il sindaco e le altre autorità hanno preso parte ad un picchetto d’onore, costituito da militari di carriera e comparse in divisa storica. A ranghi schierati si sono ascoltati gli inni nazionali di Brasile e Italia e poi si è marciato, scortando la corona di alloro che è stata deposta, sulle note del “Silenzio”, “a ricordo dell’entrata dei fanti brasiliani alla testa delle truppe alleate”. Il “picchetto storico” è stato realizzato grazie alla partecipazione dei gruppi di assodarmi che han sfilato con i rispettivi vessilli e bandiere. Una mostra documentale La mostra è stata realizzata in collaborazione da Comune di Tortona, Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona e Società Storica Pro Julia Dertona, con il patrocinio di isral

Il picchetto storico all’inaugurazione della mostra (istituto per la storia della resistenza Alessandria), il catalogo della mostra è disponibile sia in versione cartacea che digitale. Più di 50 famiglie tortonesi hanno prestato reperti e cimeli, divise, armi, articoli di giornale e fotografie per l’esposizione. La macchina “Enigma” Il Museo del Mare di Tortona ha allestito la sala della Marina Militare ed ha fornito la macchina “Enigma”, apparecchio elettromeccanico criptografico dell’esercito tedesco, utilizzato per cifrare e decifrare comunicazioni segrete

fra il Comando, i sommergibili e le basi militari. Questo esempio di proto-computer è l’unico esposto al pubblico in Italia. Il rifugio antiaereo Il rifugio antiaereo rappresenta l’elemento di maggior interesse di tutta la mostra, è stato allestito in scala 1:1 da Matteo Leddi, con alcuni pezzi autentici come le maschere antigas, il telefono, i cartelli con le indicazioni da seguire e i divieti da rispettare al suo interno. I visitatori possono così rivivere le sensazioni provate sotto a un bombardamento.

Il percorso della mostra La mostra è divisa per sezioni a base cronologica e si sviluppa su tre piani: piano terra, piano interrato e piano nobile di Palazzo Guidobono. È una mostra su Tortona, con una gran quantità e varietà di reperti esposti ma è anche soprattutto una mostra sulla II Guerra Mondiale. Con gli occhi dei tortonesi, si possono rivivere le vicende di tutta la Nazione: • L’entrata in guerra, la propaganda fascista, gli addestramenti militari in piazza, l’ombra del fronte che presto diventa realtà.

• Le adunate del 38° Reggimento fanteria alla Caserma Passalacqua di Tortona, in cui prestava servizio militare anche Fausto Coppi e i precetti per il fronte: Russia, Jugoslavia, Nord Africa. • Le partenze dei militari dalla stazione ferroviaria di Tortona. • Le notizie dal fronte e la vita di tutti i giorni in città, la guerra aerea (veramente ben documentata): i mitragliamenti a bassa quota e i bombardamenti, i rifugi antiaerei. • L’armistizio del ’43, la caduta del fascismo e l’occupazione tedesca. • Le ritorsioni naziste e la nascita del C.L.N. tortonese, le lotte partigiane sull’Appennino, la guerra civile. • Il 25 aprile e l’arrivo della FEB. La liberazione e la rinascita sulle macerie. Gli orari della mostra La mostra “Una città in guerra. 1940 - 1945 la caduta e la rinascita dei tortonesi”, allestita a Tortona presso Palazzo Guidobono è aperta fino al 4 giugno, nei seguenti orari: giovedì, venerdì dalle 16 alle 19; sabato e domenica dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 16 alle 19.

Claudio Cheirasco

di Claudio Cheirasco

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n occasione della festività di San Marziano Mons. Vittorio Viola si è rivolto alla città per dare, secondo le sue parole, un “piccolo contributo alla costruzione del nostro vivere insieme”. La città di Tortona mostra evidenti segni di sofferenza: la perdita dell’Ospedale, del Tribunale, della Polizia Ferroviaria e adesso anche delle Scuole Professionali. La città e insieme spazio fisico, “urbs”, ricorda il Vescovo, poi anche governo, “polis”. Ma la città è soprattutto spazio relazionale, “civitas” alla quale sono funzionali la urbs e la polis. “La crisi che stiamo vivendo e che tocca la nostra Città, prima di essere economica, finanziaria o sociale è antropologica, etica. Non cogliere questa dimensione sarebbe come condannarci ad una inefficace cura dei sintomi senza preoccuparci delle cause. Non possiamo limitarci allo sterile lamento condito di rimpianti per i bei tempi andati o al catastrofismo apocalittico”. È un’opinione che mi sento di condividere, soprattutto quando il Nostro afferma che: “Non ci sarà crescita, di nessun tipo, senza un lavoro serio di inclusione relazionale di tutte le persone. E non penso solo ai migranti e ai profughi… Abbiamo fatto esperienza in diverse occasioni del fatto che insieme possiamo dare un volto nuovo alla nostra Città: Amministrazione, Istituzioni, Fondazione C.R. Tortona, Associazioni, Imprese, singoli cittadini e comunità cristiana quando convergono su obiettivi comuni, raggiungono risultati che singolarmente non potrebbero realizzare”. A questo aggiungerei ancora che la squadra non può essere costituita solo da capitani. Se vogliamo costituire la squadra in grado di vincere la sfida della globalizzazione qualcuno dovrà saper fare il gregario (in termini ciclistici, oppure il terzino in termini calcistici) e difendere il lavoro degli attaccanti.


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l’inchiostro fresco

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TORTONA E COLLI TORTONESI

Il Derthona diventa grande, c’è chi non ci stà

Rievocazioni storiche a fianco della “Classicissima”

Timorasso 2.0 Le “tre” Milano Sanremo Q C ualcosa si muove, la cenerentola dei territori va al ballo con il principe e porta in dono il suo vino. Walter Massa ha sempre creduto nel Timorasso ed è lui a farsi capo della cordata di produttori che negli anni ’80 l’hanno salvato dall’oblio, riconoscendo in esso un vino di valore, che qualcuno già chiama il Barolo dei bianchi. Una vigna laboriosa Il Timorasso è un vino da invecchiamento, qualità rara di ‘sti tempi. È soprannominato “Timorosso” perché è un vino bianco con le proprietà dei rossi. Una vigna difficile che di lavoro ne dà molto. Bisogna tenere a bada la forte spinta vegetativa, ore e ore a rimuovere il fogliame e sfoltire i grappoli, così compatti che se rimangono all’ombra tendono a marcire. Quindi tanta pazienza e tanta vigna sperando che l’annata sia buona, perché la Timorasso è un’uva capricciosa, dalla resa instabile. Il Timorasso a cinecittà Ma il Timorasso è un vino che piace sempre di più tanto da essere scelto come cameo in “Non è un paese per giovani”, l’ultimo film di Giovanni Veronesi, nelle sale dal 23 marzo. Grazie ad una operazione di marketing, che non osiamo pensare a quanto possa essere costata, in una delle prime scene del film Sandro e Luciano, i due protagonisti, hanno a che fare con il Timorasso, richiesto da un cliente al tavolo e che Sandro va a prendere in cantina dopo essere stato informato da Luciano sulle caratteristiche. Il mondo del vino a Tortona E se è vero che si investe per avere un ritorno, ecco che le attenzioni del mondo del vino vengono allo scoperto e c’è chi investe sul territorio tortonese, Oscar Farinetti ma non solo lui: “Anche altri nomi della migliore enologia come la Ghersa di Moasca, Alfredo e Luca Roagna, di Barbaresco”, cioè “aziende piemontesi con vigne e cantine in Langa e Monferrato, con presenza commerciale in oltre 50 nazioni al mondo, hanno investito nel tortonese, coltivando il timorasso ampliando la loro prestigiosa gamma con la

Direttori onorari: Rino Vaccaro e Luisa Russo • Direttore responsabile: Federico Cabella • Edizione on-line: Mattia Nesto • Trattamento dati: Gian Battista Cassulo Presidente: Ass. Club F.lli Rosselli • Comitato di redazione: Matteo Serlenga (Valle Stura, Val Leira) Luisa Russo (Ovada e Ovadese) Claudio Cheirasco (Tortona e Tortonese)) Marisa Pessino (Nuova Libarna) Fabio Mazzari (Valle Scrivia)

referenza Derthona V.B”. La polemica su facebook Ma non è tutto oro quello che luccica, dei 50.000 ettari di vigna degli anni ’50, ne sono rimasti coltivati meno della metà, circa 20.000. Oscar Farinetti ne lavorerà 3 in più, una goccia nel mare. Fa specie come il mondo dei social network si sia scagliato con odio verso questa opportunità, forse è nella natura umana: Trolls e Haters da tastiera criticano qualunque cosa, forse pensando di essere simpatici, ma qui c’è poco da scherzare, bisogna arrestare l’emorragia di terre lavorate. Ogni anno qualche nuovo vignaiolo smette l’attività per sopraggiunti limiti di età e se le vigne non sono più lavorate, vanno smantellate. Luci della ribalta Ben venga dunque chi investe sul nostro territorio e benvenuto nel salotto buono dei Vini Italiani al Timorasso-Derhona. Che questo riconoscimento sia da traino e che Tortona e il suo agro possano affermare la propria identità, valorizzando la cultura e, se possibile, reprimendo la mentalità provinciale, il campanilismo, un istinto sempre più dannoso. La società liquida contemporanea ha bisogno di esperienze da condividere e non più solo prodotti da consumare. Claudio Cheirasco

• Rubriche: Stefano Rivara (La voce del binario) Davide Ferreri (l’Arca) Ester Matis (Esternando) Arnaldo Liguori e Matteo Clerici (contributi esterni e corrispondenze) • Sport: Enzo Prato • Grafica e impaginazione in proprio: a cura di Guido Cappelletti grafica2@inchiostrofresco.it “l’inchiostro fresco” è registrato presso: Reg. Stampa AL n. 322 del 31/01/1985 R.O.C. n. 11700 del 12/02/1998

Pubblicità raccolta in proprio: geom.Umberto Cecchetto (328-60.87.969) Associazione “Club Fratelli Rosselli” editrice de “l’inchiostro fresco” • Presidente e Legale rappresentante • Collegio dei Probi Viri: Gian Battista Cassulo Domenico Bisio, Davide Ferreri, Federico Cabella (soci fondatori de “l’inchiostro fresco” • Consiglio Direttivo: voce di Rondinaria - 2005) Marta Calcagno, Massimo Calissano, Arnaldo Liguori, Fabio Mazzari Club Fratelli Rosselli • Collegio dei revisori dei Conti: Iscritto alla C.C.I.A.A. di Alessandria Umberto Cecchetto, Alfonso Gatti, Renato Milano al n° 226160 il 4/10/2005 (soci storici e fondatori dell’Associazione nel 1985) P. IVA e C.F. 02096520065

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ome sempre, la “Milano Sanremo” continua, anno dopo anno, a rappresentare un evento importante per il nostro territorio. Quest’anno la corsa dei professionisti è stata vinta dal polacco Michał Kwiatkowski che ha battuto in volata lo slovacco Peter Sagan ed il francese Julian Alaphilippe. A precedere la “Classicissima” vi sono state due ciclo-storiche che hanno anticipato la corsa dei professionisti e che si sono disputate con mezzi e abbigliamento d’epoca e che ha visto Tortona come punto di sosta e di ristoro. La prima delle due rievocazioni è la “Gran Corsa di Primavera da Milano a Sanremo”, organizzata dalla “LCA Associazione Sportiva Dilettantistica”. La rievocazione è durata quattro giorni, dal 15 marzo quando sono state punzonate le biciclette ad Alessandria, a sabato 18, giorno in cui i ciclo-storici sono giunti sul traguardo di via Roma a Sanremo qualche ora in anticipo rispetto ai professionisti. La tappa da Milano a Tortona, che si è corsa

giovedì 16, ha visto l’arrivo in piazza Malaspina intorno alle 17,30. Come sempre un nutrito gruppo di curiosi ha assistito con interesse alle operazioni di ristoro e controllo avvenute alla presenza dell’Assessore allo Sport del Comune di Tortona, Vittoria Colacino. Sono transitati invece in piena notte (intorno alle 3,10 del sabato) i ciclo-storici della “Classicissima d’epoca”, manifestazione giunta alla sua 6° edizione. Partendo da Milano a mezzanotte gli eroici pedalatori hanno coperto i 291 chilometri del percorso in un’unica tappa con tanti punti di ristoro che

li hanno attesi durante il percorso: incominciando da Tortona, dove alle 3:10 è stato allestito il punto di controllo da “La Mitica Ciclostorica dei Colli di Serse e Fausto Coppi” (che quest’anno si correrà domenica 2 luglio). Superata Tortona gli intrepidi ciclisti hanno pedalato tutta notte fino ad Ovada dove è stato allestito un altro punto di ristoro che ha dato la forza ai corridori di affrontare il temibile Passo del Turchino e dirigersi verso Genova, Finale Ligure e Laigueglia anch’esse punti di ristoro e controllo. c.c.

Veleni, un romanzo “noir” ambientato a Sale

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i chiama “Veleni” il nuovo libro di Riccardo Sedini, laureato in lettere ad Urbino, nato a Bareggio, in provincia di Milano, salese d’adozione dal 2007. Ex carabiniere, ex giornalista di cronaca politica, non si considera né autore né scrittore ma piuttosto un cialtrone che, avendo del tempo da perdere, mette insieme storia di vita vissuta. “Veleni – Dario Toso e il caso Redefossi”, Pagine in Movimento, Sale 2017 è sicuramente un romanzo autobiografico che parla di Sale, parla di ecologia e di fatti di cronaca, è un libro scomodo come è lo stesso autore ad ammettere quando gli chiedia-

mo se il suo sia un libro ecologista, dal momento che si ispira ad un caso, realmente accaduto, di (non) smaltimento di rifiuti tossici: “Sicuramente il mio libro - prosegue l’autore - va a toccare i nervi scoperti della presenza della criminalità organizzata sul nostro territorio. È un libro ecologista, di denuncia sociale. Inoltre qualcuno ritiene che sia troppo autorefen-

ziale, riccardocentrico, ma a me va bene così”. Il 5 maggio prossimo alle ore 21:00 in Sala Consigliare a Sale ci sarà la presentazione del libro, con qualcuno dei protagonisti, gente conosciuta “perché in paese ci si conosce un po’ tutti”: moderatori Fausto Villa, già direttore del “nuovo Avvenire salese” e Efrem Merlo, poeta e scrittore salese. Letture a cura di Daniela SicBaldi. Il romanzo “Veleni” è distribuito nelle edicole salesi, per ulteriori informazioni potete scrivere a: riccardo.sedini1962@gmail.com Claudio Cheirasco

Tornano le Invasioni Digitali

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nche quest’anno Tortona e il tortonese saranno luogo di #InvasioniDigitali. La rassegna nata per diffondere la cultura dell’utilizzo di internet e dei social media per la promozione e la diffusione del patrimonio culturale, giunge alla quarta edizione e si svolgerà dal 21 aprile al 7 maggio 2017. Il motto di quest’anno è “Culture has no borders”, all’insegna della contaminazione tra culture. Saranno tre i luoghi presi d’assalto dai pacifici invasori: • Sabato 22 aprile 2017 all’Abazia di Rivalta Scrivia. Visita guidata con suggestioni musicali a cura dei ragazzi dell’Accademia Musicale Lorenzo Perosi di Tortona. • Sabato 29 aprile a Volpedo. Visita guidata ai Musei di Pelizza da Volpedo con corteo musicale e danze sulla musica dei Pifferi delle 4 Province. • Domenica 7 maggio alle Torri di Sant’Alosio di Castellania. Una giornata particolare che vedrà la contaminazione tra i distretti di Tortona e Novi Ligure che simbolicamente si incontrano nel paese natio del Campionissimo Fausto Coppi. Per informazioni: gruppo facebook “Invasioni Digitali Piemontesi” oppure email “admin@tortonaoggi.it”.


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Intervista al Sindaco di Sassello, Daniele Buschiazzo, premiato a Finalborgo

Sassello, borgo “verde” ricco di servizi

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Novità per l’offerta scolastica, l’assistenza socio-sanitaria e connessioni internet n occasione dell’assegnazione del Premio “Anello Verde”, che avverrà sabato 25 marzo a Finalborgo, il comune dell’entroterra savonese verrà premiato per il suo impegno nel campo della tecnologia e della innovazione, soprattutto per quanto riguarda la didattica a distanza e la telediagnostica; “Scuole in rete è nato nel 2006, grazie alla Comunità Montana”, ricorda il sindaco, Daniele Buschiazzo, “e il progetto Scuola a Distanza è nato nel settembre 2013, grazie al Comune: il primo ha fatto lavorare in rete le pluriclassi di tutti i comuni del comprensivo IC Sassello, per mantenere una qualità alta dell’insegnamento, mentre il secondo ha avviato una collaborazione

con gli istituti secondari superiori di Savona (ITIS e geometri), per il quale due giorni a settimana gli studenti di Sassello (ma anche di Mioglia) si fermano a Sassello con un tutor didattico, e fanno lezione a distanza in videoconferenza”. “Scuole in Rete” e “Scuola a distanza” sono state al centro del convegno che si è tenuto sabato 26 Novembre, presso la sede dell’Istituto Comprensivo, presieduto dal dirigente scolastico Alessandro Gozzi e organizzato in collaborazione con INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa), che ha visto la partecipazione di numerosi docenti della scuola primaria e secondaria del nostro territorio (molti di loro già impegnati in pluriclassi e insegnamento telematico), e relatori docenti da altre regioni, testimoniando la loro esperienza nelle pluriclassi e nell’insegnamento a distanza.

“Tutte le nostre aule sono dotate di LIM (Lavagne Interattive Multimediali) e alle medie ogni studente ha il suo tablet”, spiega il sindaco, “nel 2014 col progetto SMART School ci ha sponsorizzato un’aula multimediale e dovrebbe sponsorizzarne un’altra nel progetto SMART School 2 a fine 2017. Il Comprensivo”, ricorda Buschiazzo, “è anche in rete con gli istituti comprensivi liguri di Pieve di Teco (IM), Campo Ligure (GE) e Follo (SP); inoltre, da due anni, con l’istituto comprensivo di Favignana (TP) stiamo portando avanti il progetto Mar@monti (un progetto sui cambiamenti climatici vista dalla montagna e dall’isola in due realtà scolastica che hanno gli stessi problemi di numeri, sebbene siano agli estremi dell’Italia). Abbiamo un asilo nido da oltre 10 anni (con un notevole sforzo da parte del Comune, 52 mila euro) e col prossimo anno scolastico credo che inaugureremo la prima

sezione 0- 6 anni della Regione (stanziando i soldi con l’applicazione dell’avanzo di amministrazione)”. Sul servizio di Telediagnostica, invece, sui Comuni dell’Ambito territoriale sociale di Sassello (Mioglia, Pontinvrea, Stella, Urbe e Sassello), un giorno a settimana viene un camper su cui possono essere fatte radiografie ed ecografie (come succede già nel vicino comune di Urbe): “negli ultimi 5 mesi dell’anno scorso abbiamo avuto 105 esami”, racconta il sindaco, “e a breve dovrebbe diventare attiva una rete wifi che dovrebbe coprire tutto il centro storico comunale; entro l’anno, sul lato edilizia, ma spero anche per l’anagrafe, sarà possibile presentare ogni domanda e chiedere certificati on-line da casa propria. Sull’edilizia privata penso che ci arriviamo entro l’autunno, sull’anagrafe entro la fine dell’anno.

Abbiamo fatto un progetto di marketing con fondi nostri (30 mila euro) che dovrebbe farci mappare 5 percorsi urbani nel centro (con relative mappe), la realizzazione di un app turistica, e un nuovo sito turistico (conclusione entro metà del 2018)”. Matteo Serlenga

Mad World

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Sant’Olcese: al via MangiaForte

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omenica 7 maggio si terrà la prima edizione di “MangiaForte”, la manifestazione eno-gastronomica a tappe che si snoderà lungo i sentieri dei Forti di Genova, dalla Val Bisagno alla Val Polcevera toccando l’Acquedotto Storico e la Ferrovia GenovaCasella. L’evento è organizzato dalle Pro Loco di Sant’Olcese, Davagna e Casella con la collaborazione di diverse associazioni quali la Cooperativa dei detenuti del Carcere di Marassi, la Band degli Orsi dell’Ospedale Gaslini ed il Club Alpino Italiano di Genova. “MangiaForte” ha già una sua mascotte, un simpatico orso (da un’idea della Band degli Orsi), in omaggio al Comune di Sant’Olcese nel cui territorio si trova la maggior parte del percorso di MangiaForte e che deve il suo nome dalla leggenda di Sant’Olcese Ursicino. Il nome dell’orso-mascotte sarà scelto dagli utenti di Facebook sulla pagina ufficiale “MangiaForte 2017” tramite un concorso aperto a tutti. Il nome che avrà più mi piace su Facebook sarà quello scelto per la mascotte ufficiale. Al momento tra i diversi nomi scelti dagli utenti si segnalano: Orsoghiotto, Orso Calogero, Olcesino, Orso Yogurt e Orzeise. f.m.

i è svolto lo scorso 1 aprile lo spettacolo “Mad World” della Compagnia del Teatro di Sassello ispirato dal celebre brano dei Tears For Fears nella versione di Gary Jules, che ha visto gli attori impegnati in una serata di musica, danza e lettura terminata con la proiezione in anteprima del cortometraggio omonimo. m.s

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l’inchiostro fresco

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L’

amore è un sentimento nato con l’uomo, c’è stato, c’è e ci sarà sempre, perché l’uomo è un individuo che non può vivere solo. È infatti, come diceva Aristotele, un “animale sociale” e se nella sfera pubblica diventa un “animale politico”, in quella privata è un po’ come un cucciolo che ha bisogno di una figura che lo completi e che lo ami incondizionatamente per giorni, settimane, anni. Come ha detto l’attore Owen Wilson: “Il vero amore è la tua anima che riconosce il suo contrappunto in un’altra”. Ma che cosa è l’amore? Per scoprirlo dobbiamo fare un salto nella storia. Sostanzialmente l’amore di ieri ha degli aspetti in comune con quello di oggi: amando si vive spensieratamente, i problemi e lo stress si rimpiccioliscono, si prova la gioia di condividere il proprio mondo con chi è capace di inebriare la mente di sorrisi, regalare beatitudine, sopportare difetti e paranoie. Si soffre per paura di non piacere, per

di , a l o v fa a d i on m i r t Ma

l’ansia che assale quando, per molto tempo, non si incontra la propria metà o per il timore di essere abbandonati. Quando si è innamorati si può sempre sperare in qualcosa di imprevedibile, come incrociare uno sguardo o un sorriso, semplici gesti capaci di trasformare una giornata magari iniziata male in qualcosa di meraviglioso. L’amore nella storia: l’amore carnale e l’amore spirituale In passato l’amore ha saputo ispirare grandi poeti e poetesse, quale sentimento grandioso travolgente indescrivibilmente bello.

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Già Saffo nel VI sec a.C cantava l’amore pensando alla sua Lesbia e scriveva: “Rapita nello specchio dei tuoi occhi respiro il tuo respiro”. L’amore nel mondo ellenico all’epoca della poetessa era decisamente più libero e spontaneo rispetto a quello attuale. Allora non c’era alcun tipo di discriminazione d’età e di sesso, Saffo infatti si rivolgeva ad una donna nella maggior parte dei suoi componimenti poetici. Dopo di lei ci furono molti altri compositori d’amore sia greci che latini, uno di questi è Catullo, che cantava l’amore rivolgendosi a una Lesbia (pseudonimo di Clodia, moglie di Quinto Cecilio Metello). I suoi scritti risalgono al I sec a.C. e il poeta si rivolgeva alla sua amata ripensando ai momenti di tenerezza trascorsi assieme e proponeva nelle sue odi, quale immagine emblematica dell’amore, il momento del bacio, “Tu dammi mille baci, e quindi cento, poi dammene altri mille, e quindi cento. Quindi mille continui, e quindi cento”. Questi sono due

casi di amore adultero giustificato dal fatto che all’epoca i matrimoni erano combinati e la pratica dell’adulterio era abituale. Il tradimento, dalla cultura dell’epoca non veniva riconosciuto come tale anche perché si distingueva tra amore passionale\carnale (eros) e l’amore spirituale. Il primo era destinato solo alle amanti (etère), mentre il secondo si poteva condividere solo con il coniuge. Oggi l’amore e il matrimonio, oltre che sui sentimenti, si basano sulla parità tra i sessi. E così deve essere. Carolina Murini e Erida Meminaj


o p s S i e l a oggi i d e i eri

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rimavera tempo di matrimoni, da sempre le nozze di teste coronate e divi dello spettacolo riempiono le cronache, oggi come ieri. Il 2011 ad esempio vide due “nozze da favola” nel vecchio continente. La prima, alla fine di aprile a Londra con il principe ereditario William con Catharine Middleton, la seconda, il due luglio in quel di Montecarlo con Sua Altezza Reale il principe Alberto con Charlene Wittstock, ex nuotatrice sudafricana. Entrambe le nozze furono trasmesse in diretta dalle televisioni di mezzo mondo e, per giorni, ne parlarono sui giornali e le riviste. Non possiamo esprimersi su quale cerimonia fu realizzata meglio, ma secondo i giornali rosa, sempre ben informati, il matrimonio monegasco fu decisamente più “regale”. Entrambi però hanno, ormai sei anni fa, lanciato la moda del “matrimonio ecologico” diventato, e non poteva essere altrimenti, una tendenza chic negli ambienti dell’alta società. Ovvero menù del

pranzo di nozze a base di prodotti locali a chilometri zero (come fecero Alberto e Charlene) o la scelta di non ricevere regali ma bensì di donare il corrispettivo ad un conto bancario apposito destinato interamente ad opere di beneficienza. Le auto della cerimonia? Basta con le enormi limousine Rolls Royce e Bentley e spazio invece ad auto sempre di gran classe ma elettriche, per rispettare l’ambiente. Anche la location è una scelta importante. Lo sa ad esempio il Principe Amedeo d’Austria-Este, erede al trono del Belgio che, il 15 febbraio 2014, ha scelto Roma e precisamente la splendida basilica di Santa Maria in Trastevere per sposare Elisabetta Maria Rosboch, giornalista italiana. Quindi quando Amedeo salirà al trono anche l’Italia avrà, seppure indirettamente, la sua testa coronata! Per l’occasione è stato l’abito della sposa, bianco con un lunghissimo strascico, il grande protagonista della cerimonia. Andando indietro negli anni non possiamo non ricor-

dare ad esempio le nozze reali tra Carlo d’Inghilterra e Diana Spencer avvenute alla Cattedrale di Saint Paul a Londra il 29 luglio del 1981, nozze sontuose come mai si videro fino ad allora e soprattutto trasmesse in diretta in tutto il mondo, al punto che fu l’evento televisivo dell’anno. Qualche anno prima, il 19 giugno 1976 in occasione delle nozze dell’erede al trono di Svezia, Carlo Gustavo, con Silvia Renate Sommerlath il gruppo svedese più famoso al mondo (e che in quegli anni era al vertice di tutte le hit parade europee) gli ABBA lanciarono una canzone ancora oggi

l’inchiostro fresco Aprile 2017

popolarissima “Dancing Queen”. Doppia cerimonia invece fu nel 1962 per Juan Carlos di Spagna e Sofia di Grecia e Danimarca, le nozze si tennero prima in gennaio ad Atene e successivamente a maggio a Madrid, a distanza di pochi mesi, le prime con rito cristiano-ortodosso e le seconde con rito cristianocattolico, in quanto la sposa era la sorella del Re di Grecia, Costantino II. Scalpore fece infine per l’epoca, il matrimonio avvenuto il 19 aprile 1956 tra il Principe Ranieri di Monaco e Grace Kelly. Per la prima volta, infatti, un sovrano non sposò una donna appartenente ad una famiglia nobiliare ma bensì una delle attrici più in voga (ed affascinanti) dell’epoca. La bella Grace, attrice preferita del grande regista britannico Alfred Hitchcock rinunciò così ai riflettori di Hollywood ed a una carriera in grande ascesa, per dedicarsi alla vita di Palazzo. f.m.

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Dal nostro corrispondente Samantha Brussolo

“Nozze d’argento” per le Giornate Fai di Primavera Le “Giornate Fai di Primavera” sono ormai diventate uno degli appuntamenti più importanti nel panorama culturale italiano. A partire dal 1993 infatti, quando vi erano solamente 50 luoghi aperti al pubblico in una trentina di città sparse sul territorio nazionale, i luoghi di interesse storico/culturale e i visitatori interessati a conoscere il nostro patrimonio sono aumentati a tal punto da fare di queste manifestazioni il simbolo della scoperta di una “bellezza” a volte sconosciuta. Per restare nella nostra zona ci si può sbizzarrire dalla Cittadella di Alessandria al Complesso Monumentale di Santa Croce di Bosco Marengo, dalla Chiesa di Santo Stefano e Torre dell’Orologio di Castellazzo Bormida al Castello e Parco di Novi Ligure. Questi sono solo alcuni dei siti che sono stati aperti in Provincia nei giorni del 25 e 26 marzo, in concomitanza con i festeggiamenti per i 25 anni di successo di questa manifestazione. Nuovo dispositivo di rilevazione nel Comune di Bosco Marengo Attenzione: attivo dal 27 marzo scorso, lungo la Statale 35 bis dei Giovi, il cosiddetto Vista Red. Si tratta di un dispositivo dotato di telecamera collocato lungo la statale che collega Novi Ligure ad Alessandria, nel Comune di Bosco Marengo, all’altezza del centro “Città della Moda”, proprio nel punto di intersezione con Via Frugarolo, il quale rileverà le eventuali infrazioni commesse dagli automobilisti. La decisione è stata presa dopo aver constatato che numerosi autoveicoli e motoveicoli attraversavano l’incrocio senza rispettare il segnale di stop imposto dal semaforo, con conseguenti situazioni di pericolo per gli altri utenti della strada.

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Bosco Marengo: la rotatoria delle polemiche In programma ad aprile l’inizio dei lavori per la costruzione della rotatoria nel Comune di Bosco Marengo, nel punto di intersezione tra la Strada Provinciale “Spinetta Marengo - Basaluzzo” e Via Novi, in prossimità della torre dell’acquedotto. I lavori inerenti alla rotatoria rientrerebbero in un più ampio quadro progettuale messo a punto dal Comune alessandrino. Oltre alla viabilità non dobbiamo infatti dimenticare questioni come quella della banda larga, della rete del gas nonché le continue iniziative riguardanti il Complesso Monumentale di Santa Croce. Se la costruzione della rotatoria si rende necessaria per la sicurezza stradale, le polemiche riguarderebbero invece le risorse per la sua realizzazione, dato che, oltre ai fondi stan-

ziati dalla Provincia e dalla Regione, il Comune dovrebbe mettere a disposizione risorse ingenti, aventi in origine altra destinazione. Mentre continua il confronto all’interno dell’amministrazione culturale, restiamo in attesa dunque dell’inizio dei lavori della rotatoria che, unitamente alle misure già prese con i velo-ok, dovrebbe servire per ridurre la velocità degli automobilisti, a vantaggio della sicurezza stradale.

“Primavera letteraria” a Castellazzo Bormida Nuovi eventi culturali hanno animato il Comune di Castellazzo Bormida in questo inizio di primavera 2017. Lo stesso Comune infatti, unitamente al Consiglio di Biblioteca, ha organizzato una serie di incontri che si sono tenuti presso la Sala Consiliare ed il Circolo Bodrati, con il fine di promuovere la conoscenza letteraria nel territorio

Sprazzi di vita fresonarese

Pantaloni a zampa L’

di Dom&Nico BISio ironia non mancava mai. Del resto la salute e la gioventù ci permettevano di ridere tutto il giorno di noi stessi e specialmente degli altri. Ma soprattutto avevamo sempre fame. Era impossibile far venire l’ora di andare a letto senza mettere sotto i denti una pizza o un piatto di spaghetti, meglio se alla carbonara. Meglio ancora se a prepararli con i dovuti crismi dell’alta cucina era Italo. Aiutante all’assaggio, Lerry. La pancetta, tagliata a dadini, senza l’aggiunta d’olio, si lasciava sul fuoco fino a quando il grasso diventava trasparente e leggermente croccante. Al millesimo di secondo lo chef la versava nelle uova, sbattute con la frusta per un determinato numero di colpi, né uno in più né uno in meno. Gli spaghetti, introdotti in quantità industriale dentro la pentola, dovevano per forza cadere in acqua senza rompersi. Spaccarne a metà uno solo voleva dire subire vergognosi insulti. Quale sommelier Carlo, l’unico al quale Italo permetteva di scegliere il vino accompagnatore. Tranne quella volta che Marietto decise di aprire una bottiglia di quello buono che aveva portato da casa. È strano pensare che da una bottiglia da litro di vino fermentato, stappandola ne escano 14 ettolitri. E che questi arrivino a formare un mare al contrario sul soffitto. La volta dell’antica stanza, rigorosamente a padiglione, grondava liquido rosso a pioggia sugli astanti esterrefatti, sul tavolo, nella pentola e soprattutto nelle tasche della giacca di Carlo. Il delicato, bianco maglioncino di cotone di Marietto si tinse d’un colpo dei colori della bandiera svizzera. Italo, nell’incertezza se ucciderlo subito e gridare dopo o viceversa, vide i suoi folti capelli neri trasformarsi nelle maglie del Milan, mentre Lerry, dopo lo smarrimento, per non sprecare quell’abbondanza, ne gustava la qualità bevendo direttamente dai piatti. Maurizio, mentre cercava riparo sotto il piccolo sofà, contava quanto gli sarebbe costato l’imbianchino per riportare i muri alla tinta originale. Sono ormai passati 40 anni da quest’avventura mangereccia… 40 anni che rido di quella vicenda, della quale, se non l’avessi vissuta, non l’avrei mai creduta. Erano gli anni ’70, quando l’orologio non aveva le lancette ed il tempo era quello che passava nell’intervallo tra una spaghettata e l’altra, ogni sera, non prima delle due. A quell’ora, l’unico locale aperto era LA CONIGLIERA, la stessa stanza che i nonni di Maurizio, quando erano presenti, chiamavano cucina. Nel Rione Piazza Vecchia, del quale l’indimenticabile Tagnin aveva il compito, quale Segretario decretato dallo Statuto, di chiudere i cancelli durante la notte.

alessandrino. Dopo il primo appuntamento “Ragazze…leggiamo!”, datato 8 Marzo, in occasione della giornata internazionale della donna, è stato seguito dalla presentazione di tre libri intitolati “Tante storie… una vita” di Remo Benzi, “Ritratti all’alba: Viaggatori!... Alessandria, Monferrato e Italian style” di Piercarlo Fabbio in collaborazione con Mauro Remotti e “Partagas” di Gianluca D’Aquino. Ultimo appuntamento, ma solo per il momento, il 21 aprile alle ore 21,00 con la presentazione del reportage fotografico “La memoria dell’acqua… Cile 2016”.

Dal nostro corrispwondente Daniele Cifalà

Anche quest’anno.. Bosco Fiorito sta per arrivare Segnatevi in agenda il 23 aprile giorno in cui Bosco Marengo si vestirà a festa per la nona edizione di “Bosco Fiorito”, ormai nota Mostra-Mercato di piante, fiori e prodotti da giardino, organizzata, con il patrocinio del Comune di Bosco Marengo, dall’Associazione Amici di Santa Croce in collaborazione con la A.T. Pro Loco. Quest’anno la manifestazione sarà arricchita dalla presenza dell’associazione trattori d’epoca che mostreranno l’antica arte della trebbiatura e i loro favolosi trattori. Non potete mancare. Giornate del FAI… Successo per Santa Croce In occasione delle giornate di primavera del FAI del 25 e 26 Marzo il complesso monumentale di Santa Croce in Bosco Marengo ha riscosso uno stupefacente numero di visite. Successo annunciato e meritato visto che ricordiamo che Santa Croce ha sfiorato la vittoria nell’ambito del censimento “I luoghi del cuore” del Fai - Fondo per l’ambiente italiano. Il sito, infatti, è arrivato secondo nella classifica a un passo dalla vittoria con un numero di voti esagerato pari a 47.319 ad un passo dal Castello di Sammezzano di Reggello (Firenze) che con 50.141 si è garantito la prima posizione per un soffio. Grande risultato per il volontari del FAI di Alessandria che hanno lavorato sodo e sono stati ripagati da questo favoloso risultato che porterà al comune di Papa Pio V fondi necessari al mantenimento e all’ulteriore valorizzazione della struttura.

INFO Santa Croce è visitabile tutto l’anno ogni sabato e domenica, dalle ore 15.00 alle ore 19.00 (16.00/19.00 nel periodo estivo) a cura dei volontari dell’Ass. “Amici di Santa Croce” e che è anche possibile la visita infrasettimanale, per i gruppi, su prenotazione al numero 331/443.49.61


 Le rubriche de Liti tra vicini I confini Dalla vostra parte

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l tasso di litigiosità tra vicini in Italia è notoriamente molto alto, così come più in generale per tutti i rami del diritto civile. Mi sono quindi proposta di analizzare alcune problematiche che insorgono tra confinanti, partendo dal prendere in esame in questo numero le controversie relative ai confini. Cosa fare in caso di lite con il vicino circa l’esatta individuazione del confine tra le proprietà? Esiste l’azione di regolamento di

confini, con cui in caso di incertezza sul confine si può chiedere che venga stabilito giudizialmente. Pertanto ciascun proprietario può citare in giudizio il confinante al fine di ottenerne la condanna alla restituzione della striscia di terreno che, a seguito della fissazione della linea di confine, dovesse risultare posseduta dal non proprietario. Quali prove possono fornirsi? L’art. 950 c.c. parla di “ogni mezzo di prova”. In particolare, per indivi-

duare con esattezza il confine, si potrà in primo luogo fare riferimento agli atti d’acquisto. In caso di mancanza o insufficienza di indicazioni desumibili da questi ultimi, si potrà fare ricorso ad altri mezzi di prova, compresa la prova per testi. Prova residuale rispetto a tutte le altre, che viene quindi presa a riferimento in assenza di qualsiasi altro mezzo di prova, è costituita dalle mappe catastali. Ci sono limiti di tempo per ricorrere al giudice? No, in quanto l’azione di regolamento di confini è imprescrittibile, salva l’eventuale usucapione. E in caso di confine certo ma senza segni o termini tra i due fondi? Si può proporre l’azione per apposizione di termini, che serve a far apporre o a ristabilire i segni lapidei, simboli del confine tra i due terreni, per evitare possibili sconfinamenti. Avv. Fabiana Rovegno

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L’associazione “Marito in affitto”

Compie dieci anni S ono dieci anni che l’Associazione “Marito in Affitto” opera in tutta Italia. Un’Associazione nata in Brianza che ha iniziato ad aprire anche filiali all’estero. Un successo nato dall’idea di due persone che, sebbene licenziate, con spirito brianzolo diedero vita ad una cooperativa nazionale guidata da Fabio Cerrizza, 38 anni, ex commercialista e con il padre, ex carrozziere. Per quanto riguarda Liguria e Basso Piemonte, la copertura è gestita da quattro “mariti” , in particolare la zona di Genova e del Basso Piemonte alessandrino viene curata da Luca Torello di Ovada. “Anche per me – sottolinea Luca – è una tappa importante in quanto sono uno dei primi affiliati all’Associazione con una premessa, che è poi la filosofia del brand: quando si riceve una chiamata si va a vedere il lavoro da fare e si fa un preventivo. La cosiddetta uscita è gratuita. Ci muoviamo – ci spiega Torello anche per una lampadina bruciata, nulla di cui meravigliarsi anche se siamo interessati magari a lavori un po’ più impegnativi, senza mai rifiutare, ovviamente, anche inter-

venti minimi. Con un’avvertenza importante, specie in tempi di truffe. Ci presentiamo – sottolinea Torello – esclusivamente dove siamo stati chiamati. Quindi, non date mai retta a chi suona il campanello, spacciandosi autonomamente a nome nostro. I festeggiamenti si sono tenuti il 1° aprile, non è stato uno scherzo, all’Agriturismo “La Camilla” di Concorezzo dove si sono dati appuntamento centinaia di “Mariti in Affitto” provenienti da tutta Italia. Luisa Russo

Comuni del SOL

AM.TER.

IREN

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el numero di marzo abbiamo pubblicato l’articolo “Gli acquedotti della Valle tornino pubblici” a firma di un nostro lettore, Giovanni Olivieri che ci aveva inviato le sue osservazioni in merito alla situazione dell’AMTER nei comuni dell’Unione Stura-Orba-Leira. Il 31 marzo ci è giunta una lettera di risposta da parte del Sindaco di Rossiglione e presidente dell’Unione, Katia Piccardo, la quale risponde e chiarisce la posizione delle pubbliche amministrazioni sulla gestione dell’acqua in loco. Purtroppo, tale lettera ci è giunta in redazione quando il giornale era già composto e pronto per essere stampato e per tale motivo non abbiamo potuto pubblicarla sul numero in corso. Nel prossimo numero apparirà la lettera integrale che già potete leggere sul nostro sito www.inchiostrofresco.it, nella sezione “Valle Stura”. Red.

Chiarimenti

Con la primavera, arrivano i parassiti

Gli antichi

“mestieri di strada”

negli anni ‘50 di Arquata Scrivia Temo non siano molti coloro che oggi ricordano la maestria, l’abilità e l’estro che questi veri e propri artisti di strada sfoderavano nello svolgere ciascuno il proprio mestiere. Arrivavano al mattino di buon’ora, chi con un calessino trainato da un cavallo, chi con un mezzo preistorico con due bombole gigantesche sul tetto, oppure con un motorino applicato sulla ruota posteriore di una bicicletta a tre ruote con un piccolo piano di carico, tutti con i loro preziosi strumenti per lo svolgimento della propria arte manuale, tramandata da generazioni. Il posto scelto per lavorare di solito era la LEA, nelle vicinanze della scaletta a ridosso dei trogoli, in modo tale da avere a portata di mano l’uso dell’acqua. Questa volta vi narro...

IL RAMAIO ( ù stagnò,ù stagnin ) Arrivava a bordo di un residuato bellico, fra un rumore come di pentolame ripieno di bulloni in continuo scuotimento, sicchè fatto il giro completo del paese prima di arrivare nella solita LEA, tutti sapevano della sua presenza, tutti preparavano, pentole, testi e quant’altro, per la riparazione. Erano per la maggior parte manufatti di rame ,stracotti dalle incontrollabili temperature cui erano sottoposti sulle stufe a legna, o sui ronfò a carbonella,anche se iniziava a vedersi qualche tegame in alluminio. Il nostro ramaio, capo coperto dal solito basco con il pirillino che sembrava inamidato tanto era dritto, scaricava la sua cassetta di legno con gli attrezzi,e riaccendeva il motore infernale del camioncino per andarlo a sistemare nella sottostante via Inferiore, in prossimità dei trogoli. A differenza dell’impagliatore, aveva corporatura robusta e il viso reso ancor più rotondo dal basco che gli stringeva la testa. Anche per lui lo stesso copione,giro per il paese a ritirare pentole e tegami per riapparire qualche tempo dopo sulla sua postazione. Qui le cose cambiano, intanto c’è un treppiedi alla cui base arde un fuocherello

di carbone,verrà spento a lavori ultimati. Serve per mantenere in temperatura e pronto all’uso lo stagnatore.( gli stagnatori a gas usciranno molto tempo dopo) C’è poi una cassettiera con una infinità di chiodi in rame, in alluminio di diametri e lunghezze diverse. Noi come fossimo davanti allo schermo del cinema sociale,bocche spalancate,a vedere il primo cartone animato della nostra vita. In effetti era un po’ così. Pentola dopo pentola, manici rinforzati,buchi riparati, fondi interi sostituiti,passa il tempo, passa il giorno, passa pure qualche donna per ritirare la sua pentola, forse serviva per la cena. Anche noi ci dissolviamo per rientrare in casa, e dopo un po’, che strano, “lo stagnino” è ancora li, ma è quasi buio. Siamo a tavola davanti ad una bella scodella di latte caldo ed una fetta di polenta abbrustolita sulla stufa e dal mio posto privilegiato riesco a vedere attraverso la finestra il vapore provocato da un secchio d’acqua che spegne il fuoco. Alcuni minuti poi il rumore di un moto….di pentole ripiene di bulloni in scuotimento. Fra me: è il ramaio che torna a casetta.

Giacomo Quaglia

È

arrivata la primavera e per i nostri amici a quattro zampe è il momento delle uscite all’aria aperta.

Occhio però a pulci, zecche, pappataci ed altri insetti che potrebbero portare gravi infezioni in cani e gatti. La più rischiosa delle malattie è la leshmaniosi, portata dalla “mosca della sabbia” che in alcuni casi per il cane, può anche rivelarsi mortale. Proprio per questo è bene dotarsi, nella bella stagione, di prodotti antiparassitari quali Advantix, Exspot, Frontline, Stronghold, Bravecto, Vectra 3d, Trifexis ed altri per non esporre i vostri cani e gatti a pericolosi rischi.


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PROFUMI d’italia, ricette e ricordi

Ester… nando…!!!

Il pecorino calabrese

Riflessioni a ruota libera di Ester Matis

Attenti al verbo del nuovo millennio

D

a un recente studio medico universitario sono emersi nuovi dati sulle malattie degenerative del cervello umano, demenze, Altzeimer, ecc. Sembrerebbe che nelle persone bilingui o che nel corso della loro vita parlano abitualmente due idiomi, compreso il dialetto, ci sia una minore incidenza di tali patologie o almeno un’allontanamento nel tempo delle stesse. Inoltre, risulta che i giovani che fanno uso dei “social” per svariate ore al giorno, siano più tristi e depressi degli altri. Un pensiero sorge spontaneo: nel nostro mondo di oggi, era del “mutismo” provocato da Internet, come potremo salvarci? Parlare con qualcuno dal vivo è un grande privilegio ormai, che pochi concedono! Persino prenotare o disdire degli esami, dei controlli medici, è sempre più spesso delegato alla rete. Dopo quarti d’ora passati al telefono ad

ascoltare musichette di attesa per “non perdere la priorità acquisita”, silenzi e linee che crollano “perché gli operatori sono tutti al momento occupati”, alla fine ci si rassegna e si accede alla magica “rete” per inviare una e-mail sperando di essere richiamati! Unternet, questo “verbo” del nuovo millenio è propagandato come un grande superamento delle barriere, una rivincita dell’uomo sui limiti spaziotempo e in parte è vero. Ma siamo davvero convinti che sia così fondamentale nella vita poter dire la propria a chiunque in ogni momento e sapere tutto di tutti in ogni momento? Dietro a tutto, nell’ennesima stanza dei bottoni che sparge ogni tipo di informazione nel web a portata dell’universo intero, ci sono sempre dita umane, guidate da cervelli con idee, vite, obiettivi che possono anche non coincidere esattamente con i nostri.

gerbere, e il giardino L

diventa un opera d’arte

e gerbere sono piantine erbacee molto apprezzate per il loro fiore colorato e durevole. Originarie degli altipiani del Sud Africa e Sud America , necessitano di temperature miti e zone luminose, ma senza luce diretta del sole: nel loro habitat, infatti, crescono alla luce soffusa dell’ombra degli alberi. La temperatura ottimale è tra i 15 e i 25 gradi: tollerano bene il caldo estivo ma in inverno non devono scendere sotto i 5 gradi. Vanno innaffiate regolarmente, evitando sempre i ristagni e concimando ogni 15 giorni durante la fioritura, che va da inizio primavera ad autunno inoltrato. I fiori, grandi e coloratissimi, possono essere a petalo semplice o doppio, con cuore bianco o scuro: perfetti per trasformare il nostro giardino in una splendida tavolozza dalle mille sfumature. Sono di ottima durata anche come fiore reciso: abbinateli a ranuncoli, anemoni e tulipani per un bellissimo mazzo primaverile.

L

e stagioni cambiano in maniera repentina, le nubi nere e buie dell’inverno lasciano spazio a temperature più miti e il sole della primavera comincia a scaldare gli animi e i cuori delle persone. Nelle campagne si cominciano a pulire i terreni per le prossime semine, il lavoro si fa sempre più duro, le giornate si allungano e di conseguenza a mezzogiorno i contadini hanno bisogno di un bel pranzo per rigenerarsi. Per diversi secoli la colazione o meglio il pasto dei lavoratori, dei pastori e degli agricoltori era costituito proprio dal formaggio pecorino, spesso e volentieri accompagnato da una speciale confettura di pere e da un buon bicchiere di vino; questo abbinamento è considerato oggi come uno degli accostamenti gastronomici più antichi. Da riscoprire. Il formaggio pecorino rappresenta un prodotto tipico calabrese. Si ottiene dalla lavorazione del latte di pecora esclusivamente locale o dell’Italia meridionale. La crosta e la pasta sono morbide e tendono a diventare sempre più dure a seconda di quanto tempo stagiona. Il sapore è delicato, dolce e aromatico, fresco con stagionamento minimo a quaranta giorni. La Comunità Europea ha perfino riconosciuto, sul territorio nazionale, ben otto denominazioni d’origine protetta (DOP) registrati sotto il nome “pecorino”: si tratta del Pecorino Romano, Pecorino Toscano, Pecorino Sardo, Pecorino di Filiano, del Pecorino Crotonese, del Pecorino di Picinisco, del Pecorino Siciliano e del Pecorino delle Balze Volterrane. Le varietà di pere più diffuse in Italia, William o Coscia, sono quelle che più si sposano per accompagnare il caratteristico cacio calabrese. La marmellata si può direttamente comprare nei negozi oppure si può preparare a casa.

L’accoppiamento è diventato anche il protagonista di uno dei detti, proverbi più conosciuti nella penisola: “Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere”. Oggi da questa audace unione è nata la consuetudine, in molti ristoranti, di offrire ai commensali, come antipasto, assaggi di formaggi vari accompagnati da confetture, miele o composte di frutta, considerata ai più come qualcosa di elegante, signorile e attuale. Samuele Anastasio

l'Orto I “rabatòn” di Marisa L

a pianura della Fraschetta, è la patria dei rabatòn, specie di gnocchi a base di formaggio e verdura, parenti dei ravioli ma privi di pasta. Secondo alcuni studiosi un piatto nobile di probabile origine nomade. Anticamente i rabatòn erano considerati un piatto unico, una volta preparati serviteli caldissimi, accompagnati con vino rosso tipo Grignolino. Ricetta: lavare accuratamente e lessare in acqua non salata erbette di campo con un po’ di bietole e spinaci, conservare l’acqua di cottura e strizzare con molta cura e forza le verdure, questa operazione è fondamentale per la riuscita del piatto. Tritare 10 gr. di maggiorana, un po’ di prezzemolo, uno spicchio d’aglio, grattugiare 60 gr. di Parmigiano, rompete le uova utilizzandone 3 intere e 1 tuorlo e poi sbattetele e unite al trito d’erbe, riunite in una terrina il tutto, compresi 400 gr. di ricotta, formate un impasto ben amalgamato, se necessario addensate con qualche pugno di pan grattugiato, aggiustate di sale e di pepe e aggiungete una grattugiata di noce moscata. Formate delle polpette della lunghezza di 6-7 cm. e rotolatele a mano su di una superfice di legno cosparsa di farina. Portate ad ebollizione l’acqua di cottura delle verdure, salandola leggermente, quindi lessate i rabatòn per pochi minuti, prelevandoli con una schiumarola via via che salgono a galla, disponeteli in una pirofila imburrata, cospargeteli con Parmigiano grattugiato, aggiungete fiocchetti di burro, qualche fogliolina di salvia e cuocere nel forno a 180° per 10 min. circa o quando la superficie è leggermente dorata. Buon appetito!


Nuova Libarna

Pozzolo, Novi Ligure, Serravalle Scrivia, Arquata Scrivia

Novi Ligure: il commercio langue, soffocato dai grandi Centri commerciali che lo circondano

Sul Centro Storico sventola bandiera bianca

S

In risposta alla lettera del “Commerciante dai capelli bianchi” di Novi Ligure, che sul numero scorso parlava sullo stato di abbandono del Centro storico cittadino e più in generale della città di Novi Ligure, riceviamo e pubblichiamo questa nota giuntaci in redazione

Gentilissimo “commerciante novese dai capelli bianchi”...

V

orrei ringraziarla per aver suscitato in me forti emozioni e non sa quanto, dopo aver letto quasi per caso e con grande curiosità ogni singola riga del suo articolo di Marzo. Non sono amante dei giornali, anzi, non li leggo mai, come del resto non guardo la tv ormai da anni e non seguo più la politica e soprattutto i Politici. Buffo vero? Penso davvero che l’Era delle parole sia morta e sepolta, quando invece c’è ancora chi ci crede e parla, parla senza rendersi conto di essere un morto che parla. Io credo che questa sia l’Era del Fare, punto e basta Voglio ringraziarla perché ho condiviso parecchi dei suoi pensieri e mentre leggevo mi pareva di averlo scritto io quell’articolo. Non abito più a Novi e comunque sento di non appartenere a questo contesto sociale e soprattutto a questo tipo di mentalità che lei descrive così bene. In più voglio aggiungere che, a parer mio, anche se questo che sto per dire darà fastidio a chi ha l’illusione di darsi da fare per il bene collettivo, qua la mentalità è quella del “rinchiudersi nel guscio”, nel proprio recinto di privilegi e favoritismi, tanto ci si guadagna lo stesso (anche se non ci guadagna la collettività) e soprat-

tutto è vitale circondarsi delle solite “pecore” che seguono il branco senza pensare, senza puntare al rinnovamento, accontentandosi sempre del le stesse cose. E se anche qualcuno si lamenta, e a Novi si lamentano in tanti, il buffo è che nessuno ha iniziative innovative o ancora peggio, chi ci prova viene pure criticato e additato, specie da chi ha la presunzione di contare qualcosa. Si fanno le solite cose “buttate li”, i soliti appuntamenti, le solite chiacchierate, senza novità, senza rinnovamento, non c’è il modo, manca la “confezione”. Quelle poche cose che si organizzano si organizzano male, secondo il mio punto di vista, magari l’idea è valida qualche volta ma si finisce con l’invitare sempre le solite facce e facendo sempre le stesse cose, senza aver cura dei particolari come le atmosfere, le luci, la musica, gli addobbi e si finisce a mangiare le solite cose su sedie sgangherate da Sagra dell’agnolotto! La mia povera nonna diceva: “quando non c’è, non c’è. C’è poco da fare…” ed aveva ragione. Lettera firmata in redazione Versione completa su: www.inchiostrofresco.it

Largo ai giovani e alle loro idee imprenditoriali

Fonte: NOVI IERI - foto tratta dalla collezione di Michelangelo Mori

M

ondo Bimbo, Swarosky, Emporio 88, Meno 3, farmacie che dopo 200 anni di attività se ne vanno dal centro Storico. E non è finita qui. Vi sono cinguettii negativi nell’aria, vedremo i prossimi mesi. Si vive i città con poche opportunità commerciali, così come Gavi, Arquata Scrivia, Tortona e la stessa Alessandria sta soffrendo, (vedere “La Stampa” del 22/2/16). Quei pochi cittadini che ancora frequentano il centro esprimono il loro giudizio con frasi del tipo: “Che mortorio”, “La città sta morendo”, “Fate qualcosa”. Nel frattempo è stata indetta una riunione in sala del Consiglio comunale aperta a tutti, commercianti e non. Si sono presentati in parecchi (me compreso) a testimonianza del malcontento, e con stupore abbiamo visto che

in quella sede, a rappresentare le forze politiche che governano la nostra città, non c’era nessuno. Ditemi voi cosa pensare???. Forse perché va tutto alla grande, la città è fiorente sotto l’aspetto economico, l’arredo urbano e da oscar, siamo il fiore all’occhiello dei centri storici? Non mi pare proprio Comunque al di là di tutto, la riunione senza controparte è servita a ben poco, ci si è limitati ad esprimere il nostro malcontento, ecc, ecc… Erano presenti

anche i rappresentanti del “Cuore di Novi”, i quali a loro volta (dopo gli auto elogi per il lavoro svolto in passato) non è che abbiano proposto nuove soluzioni alternative, lamentandosi solo delle poche adesioni verso l’associazione. A questo punto mi viene da pensare se non sia ora di rivedere qualcosa, forze nuove, idee nuove innovative, persone con un piglio più deciso a richiedere alle istituzioni quel minimo di presa di coscienza verso il degrado che ci circonda. Avendo poco spazio a disposizione, mi limito a ribadire, servono dei confronti ma con controparti che possano chiarire le idee su che versante muoverci. Un commerciante dai capelli bianchi.

empre più il tema della disoccupazione giovanile sta tenendo banco sia nei dibattiti politici, sia nei talk show televisivi, per non parlare dei giornali. Per far qualcosa di concreto, sia pure a livello locale, recentemente a Novi ligure, nell’aula del Consiglio Comunale, è stato presentato un innovativo progetto denominato “Incubatore d’imprese Start Up Novi Ligure”. Partito un anno fa, finanziato dalla Regione e promosso dall’Amministrazione Comunale di Novi Ligure, dall’Associazione Reseau Entreprendre Piemonte e dall’Agenzia di Sviluppo del Territorio “Langhe Monferrato Roero”, questo incubatore dovrebbe servire ai giovani di età compresa tra i 18 e 35 anni a dare vita alle loro idee imprenditoriali e a supportare anche le imprese nate da poco. In questo senso un’Associazione di imprenditori di successo forniranno ai giovani le competenze necessarie alla formazione imprenditoriale (ad esempio il Marketing) e metteranno loro a disposizione servizi, affinché possano beneficiare di un supporto di “Mentoring” gratuitamente. Da marzo questo incubatore è operativo e l’Amministrazione Comunale sta selezionando una serie di processi di animazione sul territorio novese per la creazione di giovani imprese e per i servizi culturali. L’incubatore avrà sede a Palazzo Pallavicini, messo a disposizione dal Comune stesso. Rosa Capricano


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sordio per il Ciampini-Boccardo di Novi Ligure alle selezioni per le Olimpiadi di Danza. I giovani novesi il 19 marzo, diretti da Floriana Deamici e Nora Garavello, collaboratici del Peter Larsen Dance Studio e Centro Danza Borello, hanno affrontato al PALARUFFINI di Torino la selezione con le altre scuole del Piemonte. Tra le compagini, anche quella della media Vochieri di Alessandria, già alla sua seconda esperienza, capitanata dal coreografo Peter Larsen, che con le insegnanti ha ideato una coreografia tra l’hip-hop, jazz, modern jazz, lirical-jazz o musical. Scopo della manifestazione, ideata da Enkel Zhuti, diplomato ballerino presso l’Accademia Dell’Opera di Tirana, è quello di avvicinare i giovani alla danza. gb.c.

“Gli inganni della finanza”

P

resso il Circolo ILVA di Novi Ligure, il Circolo Legambiente Val Lemme ha presentato, il 16 Marzo, il libro “Gli inganni della finanza - Come svelarli, come difendersene”, del magistrato Paolo Maddalena, vice presidente emerito della Corte Costituzionale. Nell’evento, condotto dalla giornalista Teresa Tacchella, l’autore, che ha ricordato di aver difeso le posizioni del NO al recente referendum costituzionale, ha fatto una comparazione tra la dottrina economica neoliberista e quella keynesiana, per parlare della nostra recente storia politica, citando Ciampi, Berlusconi e Prodi. Per Maddalena, i provvedimenti di privatizzazione in atto, abbiano contribuito a “svendere” l’impresa pubblica italiana nel nome della globalizzazione che, se per Maddalena dovrebbe rappresentare una unione dei popoli, è invece sempre più espressione dell’unione delle grandi banche e multinazionali. Davide Parodi

Walter Pestarino a Nuova Radio Pieve

“P

iù profonda è la notte, più prossima è l’alba” sarà il filo conduttore dell’appuntamento settimanale sulla frequenza 96,400 FM e in diretta su live streaming multimedia del sito Internet www. radiopnr.it. Nel Caleidoscopio che andrà in onda alle ore 20,30 di domenica 9 aprile, Andrea Bobbio proporrà una trasmissione ideata e condotta dal Prof. Walter Pestarino, docente di Scienze Teologiche, che commenterà la lettura di alcuni Salmi tratti dalla Bibbia e il “Cantico delle creature” di S.Francesco. Il tutto sotto il profilo della meditazione dell’uomo che vuole sondare il mistero del creato e desidera rendere più intimo il suo rapporto con Dio. Appuntamento per domenica sera oppure, in replica, martedì 11 aprile, sempre alle ore 20,30 gb.c.

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ari lettori, questo mese andremo ad esplorare un’altra interessante zona del centro di Novi Ligure! Non si tratta di una via in particolare, bensì di un’area indispensabile per la nostra città, polmone verde del centro: il castello di Novi con il suo meraviglioso parco. Sabato 25 e domenica 26 marzo questa zona è stata coinvolta nel progetto “Giornate FAI primavera 2017”, organizzato dall’associazione FAI (Fondo Ambiente Italiano). Sono state aperte al pubblico sia

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POZZOLO FORMIGARO - NOVI LIGURE - SERRAVALLe SCRIVIA - ARQUATA SCRIVIA Esercizi commerciali: poli sociali 2.0

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ell’era di Internet la dicitura “2.0” sta ad indicare “un modo di pensare al domani” in termini innovativi, ovvero pensare rapporti relazionali in una nuova forma, riveduta e corretta rispetto al mondo attuale. Seguendo questa strada, lanciamo una provocazione: perché non considerare i gli esercizi commerciali della città e dei piccoli borghi dell’Oltregiogo, specie quelli di generi alimentari, non soltanto come dei semplici punti commerciali ma come veri e propri “poli sociali 2.0”. Già, perché in realtà in paesi e paesini che non superano il migliaio di abitanti, tenere aperto un esercizio commerciale, fornendo ad esempio pane e pasta ai suoi abitanti (che il più delle volte sono anziani) significa permettere al borgo stesso di sopravvivere. Gli abitanti non sarebbero così, ostretti a prendere bici o auto per raggiungere i centri commerciali della zona per fare la spesa. Ecco allora che sarebbe opportuno incentivare le micro attività imprenditoriali e commerciali in

questi luoghi, pensandole come concreti “baluardi allo spopolamento” e quindi, in questo senso, di aiutarle con sgravi fiscali (ad esempio riduzione IVA) e finanziamenti (magari europei, noché facilitazione al credito). In tal modo si svilupperebbe una rete commerciale capillarmente distribuita sul territorio, che lascerebbe libera scelta ai singoli di vivere dove più preferiscono, allontanando al contempo la formazione di anonime periferie urbane. Tali periferie, o urbanizzazioni selvagge del territorio, infatti, come molta letteratura sociale ricorda, “spersonalizzano” l’individuo, lo fanno sentire ancora più solo, insomma favoriscono il disagio e l’alienazione. Perché non combattere ciò, nell’era di Internet, proprio partendo dal passato, ovvero dalle piccole botteghe di paese e tenere la popolazione ben distribuita sul territorio, facendola in un certo modo diventare la sentinella del civile convivere?

...riflessioni ad alta voce di Eleuterio

P

er chi è novese o per chi frequenta le vie della “capitale dell’Oltregiogo” è una realtà che si para davanti ogni giorno: la “Galleria Perelli”, quella che potrebbe essere il vero e proprio “salotto buono” del Centro Storico, è preda di un degrado senza fine. Eppure, accurati lavori di ristrutturazione hanno riportato alla luce gli affreschi originali del 1912 dando ad essi l’antico splendore. Questi affreschi infatti furono commissionati dal notabile Francesco Parodi e raffiguravano il contado di Novi in diretta comunicazione con Genova, simbolo dell’eterno legame tra queste due città. Eppure, nonostante la qualità artistica di queste opere, la galleria è disseminata di carta e fazzoletti, bottigliette di plastica, rifiuti di varia natura (nonostante, nelle vicinanze, vi siano numerosi cestini della spazzatura), con muri tappezzati di scritte. “Autori” di questo degrado sono, per usare un eufemismo, dei “soggetti non meglio identificati”, che contribuiscono a questo stato di incuria, che non fa onore alla città. Vigili urbani, commercianti e condomini della zona poco possono fare di fronte a queste reiterate azioni. Allora ci appelliamo direttamente a questi “frequentatori”: abbiate buonsenso e ridate alla galleria l’antico splendore.

I Matt’attori

“I

Matt’attori”, in occasione del loro primo debutto avvenuto il 24 marzo 2007, hanno riproposto al pubblico la commedia: “Sotto a chi tocca….esattamente 10 anni dopo!” Al centro della commedia una questione di eredità. Protagonisti della vicenda tre

cugini dal novesissimo cognome Fossati, ai quali uno zio, morto a Buenos Aires, ha lasciato un cospicuo patrimonio. Il denaro toccherà a chi dei nipoti ha, o avrà, un figlio maschio. Tra i possibili eredi si scatena la competizione. Bartolomeo non ha figli ed inoltre è stato abbandonato dalla moglie, Emanuele è un vecchio scapolo e Gaetano sta per farsi prete, insomma una commedia ben condita con tutti gli ingredienti! Personaggi e interpreti (in ordine di apparizione): Giacomina, la portinaia, Silvana Daglio; Teresa, la serva, Silvana Pareto; Giulio Tiscornia, Vittorio Daghino; Amelia Tiscornia, sua figlia, Valeria Spada; Gaetano Fossati, Vincenzo Chiesa; Bertomè Fossati, Fausto Percivale; la sig.ra Maddalena, Cristina Noè; Nicoletta, sua figlia, Agnese Fagnani; Manuelo Fossati, Fulvio Ghiara; il notaio Pitto, Alessandro Marino; l’avvocato Graffigna, Paolo Sterpi. Lo spettacolo di “compleanno”, nell’ambito della rassegna teatrale “Tealtro”, si è svolto con grande successo di pubblico sabato 25 marzo, presso il teatro “Paolo Giacometti” a Novi Ligure.

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Lorenzo Robbiano presenta il suo nuovo libro

“I Senza Volto - parte III” U n numeroso pubblico Venerdì 24 marzo ha partecipato presso la Biblioteca Civica di Novi Ligure alla presentazione del volume “I Senza Volto - parte III” di Lorenzo Robbiano edito da Edizioni Vallescrivia. Oltre all’autore, sono intervenuti il sindaco di Novi, Ligure, Rocchino Muliere, Diego Robotti della Fondazione Soms del Piemonte e della Soprintendenza ai beni archivistici e Carlo Campora, presidente della S.A.O.M.S di Capriata d’Orba, nonché Presidente della Consulta delle S.O.M.S. Novi-Ovada. Moderatore

della serata la giornalista Stefania Cava. Il volume si trova in vendita presso le librerie di Novi Ligure. Il ricavato delle vendite, sarà totalmente devoluto in beneficenza a favore della S.a.o.m.s. di Capriata d’Orba, che sostiene l’associazione alessandrina Colibrì, che ha come obiettivo quello di offrire assistenza e mini crediti alle famiglie che si trovano in difficoltà. m.c. Info: Edizioni Vallescrivia – Novi Ligure Info: 0143/74.67.62

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Novi Ligure: 10 anni insieme: GRAZIE!!!

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Il cuore della città è ferito

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POZZOLO FORMIGARO - NOVI LIGURE - SERRAVALLe SCRIVIA - ARQUATA SCRIVIA

Ad Arquata ha fatto tappa la 4ª edizione di

Un seminario dedicato ai giovanissimi

Un supporto per la popolazione indigente

Girolibrando,... Approccio al benessere L M a quarta edizione di “Girolibrando, leggiamo viaggiando 2017” ha fatto tappa a Arquata Scrivia dall’11 al 17 marzo. L’evento, nato dalla spinta del Sistema Bibliotecario Novese, dal Comune di Arquata Scrivia e dall’associazione culturale “Librialsole”, con l’obiettivo di sostenere la cultura del libro di qualità e la lettura a scuola, in famiglia, in biblioteca e sul territorio, si sviluppa nella nostra città grazie alla collaborazione fra il Comune (Biblioteca Civica “G. Poggi” e Asilo Nido “E. Morando” e le insegnanti dell’Istituto Comprensivo statale. Inizio sabato 11 marzo presso i locali della scuola primaria, con l’inaugurazione della fiera del libro per ragazzi da 0 a 14 anni, al fine di promuovere la piccola editoria di qualità. Dalla Scuola primaria alla Scuola dell’infanzia, per i laboratori di lettura a alta voce delle insegnanti dell’infanzia e delle puericultrici (Piccoli da 0 a 3 anni). Genitori e bambini hanno ascoltato la voce

di insegnanti e lettori (genitori), nella lettura di libri il cui filo conduttore era la parola (dai 3 ai 6 anni). Molti i laboratori creativi per l’infanzia “Aria, terra, fuoco: i suoni degli elementi”, a cura di G. Perugini per i tre anni, “Mater Materici” con F. Menendez per i 4 anni, “Libri a tutto volume” con F. Sassaroli per i 5 anni. Nella primaria gioco dell’oca sul libro “ Tea e il salice ridente” per le classi prime, laboratorio “Un cane tutto tuo” per alcune classi del secondo ciclo, in collaborazione con l’associazione novese Arca Onlus. Per gli alunni del secondo ciclo e secondaria l’incontro con l’autore N. Bruniati, poi letture dei nonni, letture in lingua straniera. La manifestazione si è conclusa venerdì 17 marzo con la contemporanea condivisione della libera lettura del proprio libro portato da casa per tutti i presenti. Marisa Pessino

Lorenzo Remotti canta l’anima di Pozzolo

“Ombre di paese” L eggendo il libro “Ombre di paese” di Lorenzo Remotti, giovane di Pozzolo Formigaro, le prime sensazioni che si provano sono quelle di un profondo rispetto misto ad ammirazione. Rispetto per il lavoro di un ragazzo che, nell’era dell’iper-connessione e della globalizzazione, trova il tempo e la voglia di dedicare una piccola opera letteraria ad un paese, segnatamente Pozzolo Formigaro, da lui amato, anzi amatissimo. La penna di Lorenzo è una penna “dolce”, che tratteggia il profilo del borgo, delle sue case e dei suoi personaggi tipici. Ed ecco allora l’avvocato, il fruttivendolo, il prete e l’istrione, tutti compaesani di Lorenzo, figure simbolo di quello che era, è e sarà

Pozzolo. “Ombre di paese”, un misto di racconti e poesie, è così un libro che si legge facilmente e con semplicità ma che, non altrettanto in maniera subitanea, si dimentica. Scrive Lorenzo nella prefazione: “Nell’era di Facebook perdere le proprie radici sarebbe come far morire la propria originalità e quindi noi stessi”. Parole importanti di, mi si passi il termine, “un ragazzo di campagna” che, come il celebre personaggio dell’omonimo film di Pozzetto, ci riempie il cuore per il suo candore, bontà e per un occhio, non comune, nel cogliere la bellezza nascosta di un piccolo paese dell’Oltregiogo. Mattia Nesto

ercoledì 19 aprile 2017, al ristorante La Torre di Arquata, la cooperativa arquatese “A.R.G.O.S LAB”, Centro fisioterapico di riabilitazione funzionale di I livello, organizzerà, con un simpatico contorno musicale, una cena a base di prodotti biologici, offerti dai produttori e commercianti della zona, per raccogliere fondi a sostegno della sua attività nei confronti delle persone disagiate. Parliamo di questo progetto con la dott. ssa Federica Pagella, responsabile terapista del Centro. “Noi possiamo operare nel settore socio-assistenziale–sanitario e offrire servizi di gestione di strutture per anziani, disabili e cliniche private. Di qui l’idea – ci dice la dott.ssa Pagella – di offrire anche a privati e Enti pubblici un aiuto in tale ambito per quanto concernei problemi motori, cardiovascolari e endocrinologi”. Erogate le stesse prestazioni dell’ASL? Facciamo prestazioni uguali, perché i medici prescrivono terapie che il paziente può trovare all’Asl, ma con

tempi molto lunghi di attesa. Qui non abbiamo liste di attesa e in più utilizziamo macchinari all’avanguardia, che il sistema sanitario nazionale non possiede. E allora ci parli del Centro. Il Centro si sviluppa su una superficie di 540 mq., suddivisa in aree. Al suo interno si trovano studi medici, palestra, box e trattamenti individuali, in funzione di un percorso riabilitativo efficace e su misura. L’obiettivo è quello di fornire la più alta qualità al servizio del paziente, grazie alla sinergia fra il personale medico e fisioterapico presente nella struttura. Costituisce la soluzione ideale per chi ha subito eventi traumatici e neurologici. Quali i servizi da segnalare? Ultrasuono, elettroterapia antalgica, magneto, laser, tecar, regolazione biologica cellulare (bcr), onde d’urto, rieducazione posturale, sportiva, perineale, respiratoria, ortopedica neurologica, cardiologica e preparazione sportiva, per citarne solo alcuni. La nostra equipe polispecialistica prende in carico il paziente

con supervisione del percorso, individuando il recupero da compiere con il supporto dell’operatore specializzato. Come promuovete il servizio socio-assistenziale per indigenti? In accordo con le Amministrazioni Comunali di Arquata e di Grondona aiutiamo le persone in difficoltà economica a curarsi e prevenire i disturbi derivanti dalle patologie del sistema motorio e cardiaco. Cerchiamo sostegni tramite enti e organizzazioni del territorio e vorremmo far pervenire donazioni a un fondo destinato al progetto, attraverso incontri con i Sindaci dei paesi limitrofi, con Associazioni locali, mediante la diffusione di bussolotti presso gli esercizi commerciali e affissioni di manifesti. La cena a pagamento che organizzeremo il 19 aprile, con tema rivolto alla salute, sarà l’occasione per raccogliere fondi e soddisfare le richieste dei pazienti più disagiati. Marisa Pessino

“Le Quattro Chitarre” a Basaluzzo: 19 agosto 2017, il grande concerto Il 19 agosto a Basaluzzo (AL), si svolgerà il concerto de “Le Quattro Chitarre”, un omaggio a Fabrizio De André e dedicato, per il 50°anniversario dalla sua scomparsa, a Luigi Tenco, organizzato da

con il fattivo contributo della Di.A.Psi. (Associazione Difesa Ammalati Psichici) presieduto da Patrizia Grosso, è giunto quest’anno alla sua 10ªedizione e, per tale occasione, presenterà al suo pubblico un programma d’eccezione. L’intero ricavato della serata verrà devoluto, come sempre, in beneficienza alla Di.A.Psi. red.

TECNOMEDICAL SRL Ambulatorio

Medico

Odontoiatrico

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on il titolo era “Conosci te stesso?”, si è svolta, ai primi di marzo, a Villa La Bollina di Serravalle Scrivia, la 10a edizione del “Rypen 2017” organizzata dal Rotary Club Gavi-Libarna. Che cos’è il Rypen? Una trentina di ragazzi e ragazze, di età compresa tra i 14 e i 19 anni, provenienti dal Piemonte e dalla Liguria hanno partecipano a un seminario formativo di tre giorni, inviati dai diversi Rotary Club del Distretto, selezionati tramite concorsi didattici-culturali o segnalati dagli istituti scolastici con criteri di merito. “Il programma Rypen di quest’anno - ci spiega Francesco Mignone, responsabile organizzativo dell’evento - indaga l’affascinante mondo della leadership e cerca di aiutare a colmare lacune relative ai metodi di studio, alla gestione delle tecniche di comunicazione e alla gestione dell’ansia attraverso un percorso formativo che mira a incrementare nei ragazzi autostima e sicurezza di sé”. I temi sono stati le varie tecniche di comunicazione, compresa quelle di recitazione e dizione e del parlare in pubblico, il saper scrivere con chiarezza, esattezza e semplicità, il metodo di studio, la gestione del tempo e dell’ansia, le tecniche per sviluppare la memoria. Non sono mancati momenti di allegra convivialità e di nuove amicizie fra i partecipanti. Giacomo Ponzano

Direttore Sanitario Dr. MIRCO ALLEGRI

Medico Chirurgo Odontoiatra Specialista in Cardiologia e Radiologia

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Informiamo che il responsabile della raccolta pubblicitaria per “l'inchiostro fresco” è il geom. U. Cecchetto socio del "Club F.lli Rosselli".

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geom. Umberto Cecchetto Contattabile al:

e Entroterra Genovese

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Il liquore della Valpolcevera: dopo trent’anni è di nuovo in commercio

È tornato l’amaretto di Santa Marta D

opo trent’anni è tornato a nuova vita un prodotto molto popolare nell’entroterra genovese: l’amaretto di Santa Marta. Come suggerisce il nome, si tratta di un liquore a base di mandorla prodotto e commercializzato a Santa Marta, frazione di Ceranesi. Il rilancio di questo storico prodotto della Val Polcevera si deve ad Andrea Bruzzone, distillatore e titolare dell’omonima enoteca di Genova-Bolzaneto, simpaticamente conosciuta come “Opificio clandestino degli infusi”, denominazione nata quasi per scherzo, che ci parla di vini e di liquori locali. I vini: la Val Polcevera, per molti secoli è stata conosciuta per i suoi vini: il “Bianchetta di Polcevera” ed il “Coronata”. La produzione di questi vini pregiati, però, andò in crisi attorno agli anni ’70 e ’80 rimanendo confinata al consumo prettamente locale. L’inversione di tendenza la si ebbe nel 1987, con l’esplosione dello scandalo del “vino al metanolo”. Scattarono una serie di norme più restrittive per la produzione degli alcoolici che spinsero i viticoltori alla ripresa delle coltivazioni di qualità. “Nel 1993, quando iniziai a piantare viti qui in Valpolcevera, fui considerato come un alieno. - spiega Bruzzone - Oggi la mia azienda insieme a quella di Gionata, a Morego, produce il vino Coronata che ha ottenuto il riconoscimento di qualità”. A questi, ora, si aggiungono i vini aromatizzati e chinati, derivati dalla produzione locale della Valpolcevera L’Amaretto di Santa Marta: prodotto con le mandorle locali della Val Verde, si inserisce in una serie di liquori creati dall’Enoteca Bruzzone, usando prodotti naturali autoctoni: • Con le foglie di erba Luisa di

Sant’Olcese e Casella è nato il liquore. “Lalla Luisa”. • Con il basilico di Prà “U baxeico”. • Con le nocciole di Chiavari e della Fontanabuona. il “Levantello”. • Con la, scorza di limoni delle Cinque Terre, il “Limunin”. • Con le ciliegie di Sant’Olcese, vie-

ne fatto il “Soarè” . • Con i chinotti di Savona, “U chinottu”. Le birre: nel panorama dell’agricoltura locale vi è spazio anche per la produzione delle birre artigianali, chiamate a seconda della loro consistenza “Pivello”, chiara e leggera,

“Mainà” dorata, “Massacan” ambrata e “Camallo” una strong-ale scura. Le etichette artigianali: una particolarità dei prodotti dell’Enoteca Bruzzone sono le etichette artigianali, realizzate da Francesco Musante, artista genovese molto noto che fu allievo nientemeno che di Emaneule Luzzati, mascotte e marchio distintivo dell’enoteca è la simpatica Fiat 600 Multipla del 1958 ancora oggi perfettamente funzionante. Le origini della ricetta dell’amaretto Santa Marta: Gabriele Vigo, erede della famiglia che produceva e commercializzava l’amaretto di Santa Marta, ci racconta la storia di questo liquore “La ricetta originale

apparteneva alla mia famiglia, che lo produceva sin dal 1700 e lo commercializzava appunto qui a Santa Marta (frazione del Comune di Ceranesi, ndr.), dove oggi c’è la sede del circolo culturale La Via del Sale. Nel 1986, – ci spiega Vigo - alla morte di mio zio, questa produzione cessò, la mia famiglia aveva la ricetta originale, ho cercato qualcuno che fosse interessato a rimettere in commercio l’amaretto e l’ho trovato in Andrea Bruzzone”. L’enoteca Bruzzone sta cercando di commercializzare l’amaretto di Santa Marta tramite una serie di aziende che lo possono diffondere anche al di fuori della zona di produzione. Fabio Mazzari

A Genova: una realtà all’avanguardia nel settore della stampa

Una tipografia ecologica e sociale S i chiama “KC”, è una tipografia con sede nel centro di Genova, proprio di fronte alla stazione della Ferrovia GenovaCasella. Non stiamo parlando di una tipografia tradizionale bensì di un’attività famigliare che si caratterizza per il rispetto dell’ambiente e per l’impegno nel sociale. Giacomo Chiarella, proprietario insieme al padre, ci racconta come è nata questa tipografia: “la nostra attività inizia nel 1977, grazie a mio padre che fondò l’azienda e che ancora oggi la gestisce. Nel 2009 abbiamo trasformato il nostro processo di stampa diventando una tipografia ecologica, la prima della Liguria ed una delle primissime in Italia ad essere certificata come tale”. Questa tipografia

infatti è stata la prima in assoluto, nel nostro Paese, ad ottenere la certificazione internazionale EcoPrint e lavoriamo su tutto il territorio nazionale, da Aosta a Catania. “Chi lavora con noi ha sempre un buon ritorno di immagine, grazie al nostro impegno in favore dell’ambiente” dice Giacomo Chiarella. Cosa signi-

fica essere una tipografia ecologica? “Ad esempio significa utilizzare inchiostri a cera per il digitale e quelli a base vegetale per la stampa off-set. Utilizziamo solventi compatibili con l’ambiente e le nostre carte sono tutte o riciclate o certificate FSC, come lo sono i nostri pacchi, nastro adesivo compreso. Ma non solo, anche per le consegne utilizziamo un automezzo alimentato a metano anziché a benzina”. In questo senso, tra i prodotti più originali della Tipografia KC vi è la “carta uva” prodotta con gli scarti della lavorazione industriale della vinaccia. Oltre all’impegno in favore dell’ambiente la Tipografia KC si dedica anche al sociale: “l’anno scorso – ci spiega Giacomo Chiarella – abbiamo creato una suc-

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cursale della nostra azienda, chiamata, parafrasando la canzone di Gino Paoli, Il cielo in una stampa, nel carcere di Pontedecimo, dando un lavoro ai detenuti”. Il lavoro infatti si è sempre dimostrato un sistema molto utile per il recupero ed il reinserimento sociale. “Queste detenuti, spesso condannati per reati minori, rischiano, una volta espiata la pena, di ricadere nei vecchi errori perché privi di competenze lavorative - fa presente il titolare di KC - così invece imparano una professione che sarà utile nella vita. Attualmente nel carcere di Pontedecimo abbiamo formato sei detenuti e ne facciamo lavorare tre”. Fabio Mazzari

Il rock in scena a Busalla

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a Pro Loco di Busalla, in collaborazione con l’assessorato alla cultura del Comune, organizzano otto incontri che racconteranno, con un ordine storico-cronologico, la storia del rock, il genere che cambiò radicalmente la concezione di musica a partire dagli anni ‘50 in poi. Lorenzo Mentasti, musicologo locale, racconterà, ogni venerdì sera a partire dalla fine di marzo, la nascita, l’evoluzione, i protagonisti e le leggende che caratterizzano questo genere ancora oggi amato dai giovani. Ogni serata di “Rocktionary”, questo il nome dell’evento, sarà strutturata in modo monografico, raccontando, di volta in volta, gli aneddoti ed i grandi successi delle band e degli artisti che maggiormente hanno caratterizzato la storia della musica. Gli incontri si svolgeranno alle ore 21 con ingresso libero e gratuito nei locali della biblioteca civica “Bertha Von Suttner”. Oggetto degli incontri saranno: The Shadows, Bob Dylan, The Yardbirds, Frank Zappa, David Bowie, Deep Purple, Pink Floyd e gli Iron Maiden. Gli incontri si inseriscono all’interno della serie dei “venerdì musicali” che, nei mesi scorsi hanno toccato i più disparati generi musicali, tra cui la musica classica, il jazz ed il cantautorato. Fabio Mazzari


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Aprile 2017

VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE

Cambio di stagione, occhio all’insonnia A

dulti e bambini risentono del cambio di stagione. Non è una vera sindrome, come spiegano medici e pediatri, ma una serie di malesseri che, con semplici accorgimenti, possono essere evitati. L’allungarsi delle giornate aumenta la produzione di serotonina che da un lato aumenta l’allegria ma, dall’altro provoca sbalzi d’umore, di appetito e soprattutto del sonno. L’orologio biologico fatica a sincronizzarsi ai cambi di luce e temperatura. A questi problemi si aggiunge l’astenia primaverile, una stanchezza dovuta al minor consumo di frutta e verdura durante l’inverno. Soprattutto ai bambini è consigliabile l’integrazione con il magnesio, un minerale che attenua anche i disturbi dell’addormentamento tipici della primavera, l’esposizione più lunga alla luce inibisce la produzione di melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno-veglia. Alla Farmacia Lasagna troverete tutti i prodotti per garantire sonni tranquilli, senza rischiare di passare, specie per i bambini, dal letargo all’iperattività.

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Open Day a Torriglia: tavoli all’aperto fino a sera al Garitta Bar

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omenica 30 aprile il Consorzio Alta Val Trebbia organizza la seconda edizione dell’Open Day di Torriglia. Dopo il grande successo per la prima edizione, tenutasi lo scorso luglio, ecco un nuovo appuntamento, questa volta primaverile, con lo shopping a Torriglia. Per tutta la giornata, i principali esercizi commerciali del “capoluogo” della Val Trebbia Genovese rimarranno aperti dalla mattina

fino alla sera alle ore 21:00 ed oltre. La Svizzera genovese quindi si trasforma, per una domenica, nella capitale dello shopping. Anche il Garitta Bar non fa eccezione e, anzi, per l’occasione allestirà per tutto il giorno fino alla sera tavoli all’aperto dove tutti i visitatori dell’Open Day potranno gustare le vaschette di patatine fritte preparate per l’occasione e gustarsi una birra o una bibita. f.m.

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Ronco Scrivia: Sergio “Teddy” Di Tonno ci racconta la storia dell’etere locale

C’era una volta Radio Crazy

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n seguito ad una sentenza della Corte Costituzionale del 1976, iniziò un periodo di grande creatività. Il monopolio Rai, si stava incrinando. La prima televisione libera fu nel 1971 “Telediffusione Italiana” di Napoli mentre la prima radio fu “Radio Parma” nel 1972, ma si trattava di emittenti sperimentali. Inoltre iniziavano ad operare radio-tv estere di lingua italiana come Montecarlo e Svizzera. Dal 1976, dopo la sentenza, cominciò la cosiddetta “occupazione dell’etere”: chi prima iniziava a trasmettere su una frequenza, questa diventava sua. Il monopolio Rai, divenne anacronistico: l’ente pubblico era rimasto pressoché identico a vent’anni prima, con la sola “novità” dell’introduzione del colore avvenuta in occasione delle “Olimpiadi di Monaco” del 1972, tra gli eventi manteneva intatto il suo prestigio solo il “Festival di Sanremo”. Anche l’entroterra genovese fu ricco di radio private (o “libere” come vennero definite). A Ronco Scrivia, fu attiva per diversi anni “Radio Crazy”, della quale il musicologo Sergio “Teddy” Di Tonno ci racconta la storia. “Il 26 dicembre del 1976, in una giornata nevosa come poche, venni chiamato da un gruppo di ragazzi al Baretto di Ronco. Eravamo in venti - ricorda Di Tonno - e decidemmo per alzata di mano di creare una radio libera in zona, con un’oblazione per l’acquisto degli impianti di trasmissione”. Nella vicina Sarissola nello stesso tempo nacque Radio Valle Scrivia, una piccola radio parrocchiale. “Già dai primissimi mesi - continua Di Tonno - ottenemmo un grande successo, ricevendo, la domenica sera, fino a cento dediche di canzoni. Le apparecchiature, che acquistammo a Carpi, erano molto potenti e ci permisero di raggiungere, tramite il ripetitore installato sul Monte Figogna, un’area che andava dall’alta Toscana sino ai confini dell’area milanese”. Ma qual era la programmazione di

Radio Crazy che trasmetteva sulle frequenze 103.2 e 90.5? “Eravamo una radio quasi completa - ci spiega il nostro interlocutore - al mattino gli spazi venivano curati da uno studente universitario in quelle ore libero dagli studi. Tra le 14 e 16 c’era una trasmissione dedicata alle casalinghe, ma tenevamo anche una rubrica di notizie utili, in collaborazione con i Carabinieri e la Croce Rossa, senza perdere di vista la politica locale, per esempio, con tribune elettorali quando si

dovevano eleggere i Sindaci”. Quali erano i pezzi di maggior successo, chiediamo a Di Tonno? “La disco music, i cantautori quali Lucio Dalla, Antonello Venditti, Riccardo Cocciante, Franco Simone e altri, mentre il pubblico femminile chiedeva in particolare Julio Iglesias”. La storia di Radio Crazy purtroppo finì nell’autunno del 1983 a causa dei troppi costi. Poco tempo dopo, però, il gruppo di Radio Crazy ripartì per una nuova avventura, fondendosi con

“Radio Valverde” di Pontedecimo. Nacque così, nel gennaio 1984, “L’Altra Radio” il cui direttore responsabile fu Gianni Crivello, con sede nei locali del circolo “La Fratellanza” di Pontedecimo. “L’Altra Radio, fu una bellissima esperienza - racconta Sergio Di Tonno grazie al ripetitore sul Monte Fasce coprivamo un’area molto ampia. In questa radio curai diversi speciali sui grandi cantanti. Ma l’informazione era molto presente a L’Altra Radio - conclude Di Tonno - ogni giorno vi erano dei notiziari radio, mentre ogni domenica veniva seguito lo sport”. L’esperienza de L’Altra Radio si chiuse nel 1990, in seguito alla famigerata Legge Mammì, rivelatasi la pietra tombale per la piccola emittenza locale, venendo inglobata nel circuito nazionale ItaliaRadio che cedette successivamente le frequenze alla romana Radio Capital. Fabio Mazzari

Elezioni amministrative, ancora poche certezze

Ceranesi, parla Marco Parodi P rosegue il nostro viaggio in vista delle elezioni amministrative che si terranno a Ceranesi l’11 giugno. Molta incertezza sui candidati e sulle liste che si presenteranno all’appuntamento, Marco Parodi, segretario del Partito Democratico di Ceranesi, spiega: “al momento stiamo lavorando alla creazione di una lista che sia il più competitiva possibile, stiamo convergendo su un candidato che, al momento, non possiamo anticipare fino a che non sarà definitivo – continua Parodi – riguardo alle altre liste sappiamo che sarà in campo il MoVimento 5 Stelle con la sua lista che però, ci risulta, non abbia la certificazione ufficiale, forse perché, ipotizzo, non l’hanno richiesta”. Le

tensioni degli ultimi mesi all’interno del Partito Democratico, con la scissione dell’ala di sinistra del partito, ha provocato ripercussioni anche in questo Comune, come ci riferisce Parodi “la scissione ha riguardato anche persone che sostenevano la maggioranza in carica del Sindaco Mauro Vigo. È possibile che, molto probabilmente, si presenterà una lista di sinistra in autonomia – fa presente Marco Parodi – questo ci ha quasi obbligato, come Partito Democratico, a ripensare le alleanze, magari diverse da quelle attuali, voglio tenere però ben presente che siamo una forza di centrosinistra e non centrista”. Oltre alle liste che sono già partite con la propria campagna elettorale o che sono

ormai in via di definizione, nel piccolo comune dell’alta Valpolcevera (quattromila residenti) potrebbero scendere in campo nuove liste. Riguardo al programma, Marco Parodi spiega che “siamo sicurante favorevoli all’unione dei comuni per l’espletamento di diversi servizi e, pur capendo la motivazione, con tutti i problemi di un piccolo comune come Ceranesi riteniamo che la sostituzione della segnaletica non sia un argomento fondamentale”. Vi invitiamo a seguire il nostro sito dove seguiremo, in tempo reale, la campagna elettorale, con interviste ai candidati alla carica di Sindaco e scopriremo insieme il programma per Ceranesi. f.m.

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l’inchiostro fresco Aprile 2017

VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE

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Riscoperta di un’importante figura dell’arte poetica, prematuramente scomparsa

Cesare Cellini, poeta della Valpolcevera e n i r t e v e L U di Busalla na delle ultime denominazioni viarie a Comune di Genova è stata fatta, sul finire del 2015, in Valpolcevera e precisamente a Pontedecimo. La piazza prospiciente la scuola media “Don Orengo”, è stata dedicata infatti a Cesare Cellini, con l’epigrafe “poeta polceverasco”. Ma chi era Cesare Cellini? Cesare Cellini nacque a Genova, e precisamente nel quartiere di Pontedecimo, il 3 maggio 1965. Nella delegazione più verde della Superba, Cellini trascorse i suoi primi tredici anni di vita, frequentando le locali scuole elementari e medie. All’età di tredici anni, nel 1978, si trasferì, per via del lavoro del padre, a Catania. Proprio nella città etnea iniziò a sviluppare un’innata passione per la poesia. Nel 1985, a soli vent’anni, pubblicò la sua prima raccolta, titolata “Charis”, seguita, nel 1987, da “Agatella” e, nel 1990, “C’era… c’era una volta oggi”. Queste pubblicazioni riscossero un grande consenso da parte della critica specializzata, nonostante le difficoltà divulgative incontrate da un genere letterario quale la poesia. Cellini, pur nella sua concezione laica della vita, era dotato di una forte spiritualità e dalla sua poesia traspare il credo in un’entità superiore, che diventerà quasi la ragione della sua vita.

Nonostante la giovanissima età,. la poetica di Cellini appare matura e discorsiva, con al centro il tema della sofferenza. Quello che vedeva davanti a sé era la guerra, le distruzioni, la morte di persone innocenti. In questo contesto Cellini intendeva la poesia come “la parola dell’uomo” riconoscendole la stessa dignità della parola di Dio, in quanto entrambe per Cellini, salvifiche per l’uomo. Fu attivo nell’ambito del sociale, promuovendo il “Movimento giovani per un nuovo umanesimo”, che, prendendo a principio alcuni punti cardine del Cristianesimo, spersegue la visione di un mondo dove gli

In mostra le opere della nota artista genovese

uomini vivano liberi ed in solidarietà gli uni con gli altri impegnandosi per la nonviolenza. Dalla fine degli anni Ottanta ai primissimi anni Novanta, Cellini vinse diversi premi letterari. I critici letterari sono oggi concordi nell’affermare che Cesare Cellini ha dato un contributo molto importante per la poesia contemporanea. Purtroppo il destino colpì il poeta proprio mentre sembrava avviato verso una carriera nel mondo della letteratura. Nel dicembre del 1992, pochi giorni prima del Natale, con una lettera rese pubblica una notizia terribile: la scoperta di una gravissima forma di leucemia incurabile che gli

avrebbe lasciato pochi mesi di vita. Cesare Cellini reagì continuando a scrivere poesie, attraverso le quali esprimeva il dolore per la sua malattia, vissuta anch’essa con estremo spirito umanista. “Ho il tempo per fare ogni cosa, ma ogni cosa pensata e scelta fra mille; ogni cosa per la quale vale la pena spendere il proprio tempo, la propria vita” scriveva Cesare Cellini. Si spense a Catania il 9 maggio del 1993, appena sei giorni dopo il suo ventottesimo compleanno. Diverse raccolte di poesie inedite uscirono postume ma, per molti anni, la figura di questo figlio della Valpolcevera venne dimenticata. Negli ultimi tre anni questa importante e sfortunata figura è stata riscoperta: l’Università di Catania gli ha dedicato una laurea post-mortem e un’aula e, appunto Genova una piazza nel suo quartiere natale. Nel maggio 2014 a Catania si è inoltre tenuta una bella cerimonia per ricordare Cesare Cellini alla quale hanno partecipato insieme studenti genovesi e catanesi, proprio per testimoniare le due città alle quali era legato. Fabio Mazzari

Laboratori dell’artista Lucilla Carcano

Daniela Kalepyros Disegnamo la natura Lucilla Carcano L L o spazio espositivo di Palazzo Balbi, sede del Comune di Campomorone ha ospitato a marzo, in concomitanza col “mese della donna”, la mostra: “Chi dice donna dice…” di Daniela Kalepyros. L’autrice delle opere è nata a Portoferraio, sull’Isola d’Elba nel 1938, da una famiglia, come suggerisce il cognome, di origine greca. Genovese d’adozione, Daniela Kalepyros è un’artista a tutto tondo: poeta visiva, pittrice e ceramista. Dopo aver studiato canto al Conservatorio “Nicolò Paganini” di Genova con la prof.ssa Rosanna Gianicola, l’artista ha vinto nel 1961 il concorso per entrare nel Coro della RAI di Torino e, nello stesso anno, per quello del Carlo Felice di Genova. Nel 1968 Daniela Kalepyros è diventata corista a tempo pieno, lavorando per il teatro sino al 2000. Daniela Kalepyros si è sempre dedicata al mondo dell’arte e della pittura. Negli anni Cinquanta, giovanissima, ha frequentato gli studi di ceramica ad Albisola insieme ad artisti del calibro di Aligi Sassu ed Emanuele Luzzati, fondando, negli stessi anni a Genova il Gruppo di Studio, con Luigi Tosa, Guido Zivieri, Olga Casa ed Edoardo Sanguineti. Ha inoltre collaborando per molti anni con

la rivista d’arte “Il tre rosso” ed ha collaborato a fondare la nota galleria d’arte “La Carambaga”. Le opere esposte a Palazzo Balbi di Campomorone hanno avuto come tema conduttore la figura della donna, nei suoi più reconditi risvolti di vergini, di madri e di streghe. Per questo ultimo aspetto, ovvero il mondo dell’esoterico, l’artista ha un particolare rapporto avendo illustrato il libro “Genova Stregata” di Marco Alex Pepè (ideatore del “Ghost Tour” del centro storico) con lavori quali “La dama del lago” e “La vecchina fantasma di Vico dei Librai” ispirate a note leggende locali tramandate di generazione in generazione. Fabio Mazzari

ucilla Carcano, pittrice e illustratrice, romana di nascita ma da diversi anni residente sulle alture di Campomorone, prosegue il suo “Viaggio di scoperta con matite e pennelli”. Di questa autrice avevamo già parlato ne “l’Inchiostro Fresco” di maggio 2016 con un pezzo titolato “Un anno su bricco Carlo”, una mostra allestita a Pietralavezzara riguardante, con libro allegato, sulla flora e la fauna di una piccola montagna della Valpolcevera, viste attraverso l’alternarsi delle stagioni che ottenne un grande riscontro di pubblico e di critica. Quest’anno l’artista ne organizza il seguito naturale, con una serie di tre laboratori dedicati interamente all’osservazione della natura ed all’apprendimento delle tecniche di disegno dal vero e dell’acquarello naturalistico. “Queste tre giornate – spiega Lucilla Carcano – sono dedicate a chi vuole condividere il senso di novità e di meraviglia che la natura riserva a chi è capace di osservarla attraverso occhi attenti ed affettuosi”. I laboratori si svolgeranno l’8 aprile, il 6 maggio e il 3 giugno nel Posto Tappa dell’Alta Via dei Monti Liguri a Pietralavezzara (Campomorone) con la collaborazione dell’Associazione “E Prie”. f.m.

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ucilla Carcano, artista nota nel campo della botanica, si è laureata in scienze biologiche all’Università La Sapienza di Roma nel 1988. Da allora lavora come illustratrice naturalistica e, ha collaborato con il WWF Italia, il Parco Nazionale d’Abruzzo e l’Università La Sapienza. Dal 1994 vive a Campomorone, dove ha continuato a disegnare piante e i suoi acquerelli botanici sono stati esposti in Italia e all’estero, tra cui il Museo della Grafica di Pisa, l’Hunt Institute for Botanical Documentation di Pittsburgh, la Lindey Library di Londra ed il State Museum di Adelaide

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l’inchiostro fresco

Aprile 2017

VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE Serra Riccò: sulla facciata del Municipio, un cimelio storico

Un antico cartello stradale Cavalli e dintorni

I cavalli non sono mucche

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nfatti, il cavallo non è un ruminante. Chissà perché... E chissà cosa c’entra il numero delle dita (se qualcuno sa qualcosa in merito, è il benvenuto!).

Mica tutti lo sanno, anche tra chi va a cavallo. E invece, se si fa attenzione, alla sera, nel suo box o nel suo riparo, non lo si vede masticare e masticare e masticare. Semmai si guarda intorno. Pensa? Sogna ad occhi aperti? Eppure il cavallo, come tutti gli erbivori, e come già detto la volta scorsa, deve saper sfruttare la cellulosa, componente strutturale delle cellule vegetali (in particolare, della parete cellulare) e portatrice dell’energia tipica dei carboidrati.

Il guaio è che questo polisaccaride è molto difficile da spezzare nei suoi componenti di base, che sono molecole di glucosio. Come ci riesce? Oltretutto lo stomaco del cavallo è piccolino, ed è per giunta programmato per non riempirsi completamente. Ci riesce nell’intestino “grosso” con l’aiuto di batteri che riescono a scindere la cellulosa mediante processi fermentativi che avvengono principalmente nel colon e nel cieco (questa parte dell’intestino ha dimensioni considerevoli nel cavallo, anche tenendo conto della mole dell’animale). Se questi processi fermentativi funzionano molto bene con l’erba (e il fieno), vengono per contro messi in difficoltà quando il cavallo deve assimilare mangimi (ad esempio, cereali) per poter avere l’energia necessaria per compiere una attività più intensa di quella di base: brucare e provare a riprodursi. Se capita che un cavallo possa avere accesso a cereali incustoditi e se ne mangia un bel po’, questo può avere anche conseguenze molto gravi, quali una colica, che potrebbe essere anche mortale. Ma, a parte questo rischio, anche la banale somministrazione di mangime va fatta con accortezza: se il mangime viene dato assieme al fieno, tipicamente il cavallo mangerà come prima cosa il mangime, il che comporta rischi di acidosi e di laminite (una infiammazione potenzialmente invalidante). Insomma, occhio all’alimentazione del cavallo, meglio non sgarrare.

ASD SCUDERIA LA BELLARIA

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a bella mostra di sè, nella parete di ingresso del Municipio di Serra Riccò (nella frazione di Pedemonte): non è un cartello qualsiasi ma un autentico cimelio d’epoca. Questo cartello è uno dei pochi rimasti ancora oggi in Italia che furono installati dal Touring Club Italiano nei primi anni ‘20. L’aumento della motorizzazione impose una regolamentazione. Nel 1921 T.C.I. e Pirelli crearono un consorzio che installò, dal 1921 al 1922, l’intera segnaletica su tutto il territorio del Regno d’Italia e della Repubblica di San Marino. Tali cartelli rimasero sulle nostre strade fino al 1959 quando venne approvato il nuovo Codice della Strada con una nuova

cartellonistica (ancora oggi in vigore salvo qualche piccola modifica, ndr) conforme anche al resto d’Europa. Il cartello di Serra Riccò riporta il numero 8409 del Touring Club Italiano, la scritta centrale Pedemonte, con segnalazione di altitudine a 140 metri s.l.m. e poi, soprattutto le diverse indicazioni di appartenenza del luogo: Provincia di Genova a km 14 (distanza dal centro del capoluogo), Circondario di Genova e Mandamento di Pontedecimo. Queste due indicazioni sono le più interessanti in quanto riportano la suddivisione geografica del Regno d’Italia oggi scomparsa. Negli anni ‘20 non esistevano infatti le regioni (previste dalla Costituzione del 1948

ed attivate solo nel 1970), mentre alle Province si affiancavano due enti oggi dimenticati, il Circondario ed il Mandamento. Le provincie infatti erano molto più estese di quelle attuali ed erano suddivise in Circondari, strutturati sulla forma dell’arrondisement francese, la Provincia di Genova comprendeva i circondari del capoluogo, della Spezia, del Levante e di Rapallo. Il Mandamento fu invece un ente intermedio tra il Circondario ed il Comune che svolgeva funzioni di tipo amministrativo e giudiziario. Oltre alla divisione amministrativa sono molto interessanti, viste con gli occhi attuali, le immagini nell’ultima riga, testimoni di un’epoca ormai lontana: una lettera

per indicare che era presente un ufficio postale, un’antenna telegrafica, l’esistenza di illuminazione pubblica, l’invito ad utilizzare il clacson e soprattutto, ad indicare che la strada era carrozzabile, una rappresentazione di un’automobile dell’epoca con a fianco una locomotiva a carbone con indicata la stazione più vicina, a Bolzaneto, a sette chilometri di distanza. Questi cartelli, rimasti ormai pochissimi in Italia, sono oggetto di restauro da parte del Touring Club Italiano, in quanto reperti di un’epoca in cui, per la prima volta, l’industrializzazione faceva la sua comparsa nella società italiana. Fabio Mazzari

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Uno sport antico, che è tornato in auge

Tamburello a Basaluzzo I l tamburello, uno degli sport di squadra più antichi (le sue origini nascono nel XVIII secolo in Francia) è tornato, negli ultimi anni, ad essere nuovamente in auge. Una delle società più attive è l’A.S.D. Basaluzzo, il cui presidente Marco Orsi, intervistato in redazione, ha parlato delle attività attuali e degli obiettivi futuri. “La nostra squadra è nata nel 2000, sulle ceneri di una società gloriosa che, negli anni Settanta, arrivò a disputare anche la massima serie nazionale”, spiega Orsi, ricordando l’importante figura di Lorenzo Sant, attuale segretario (e per molto tempo giocatore) ed artefice della rinascita del tamburello in quel di Basaluzzo. Il tamburello è uno sport che vede di fronte cinque giocatori su di un campo di terra rossa (in modo da far risaltare la pallina bianca) dalle dimensioni di 80 metri di lunghezza per 20 di larghezza. Riguardo a questo sport Orsi dice che: “Non c’è contatto tra i giocatori, ma è una disciplina che richiede ugualmente forza fisica per colpire con precisione la palla ed imprimerle velocità”. Sport aperto a tutte le fasce di età, il tamburello a Basaluzzo vede in campo ragazzi di 17-18 anni assieme ad over 45. In questa stagione la società presieduta da Marco Orsi conta una prima squadra maschile in serie D open. “Puntiamo alla promozione nella serie C nazionale” confida il presidente. Vi sono poi diverse squadre giovanili maschili (under 16-14 e 12) nonché un settore femminile molto attivo. Ed è proprio sullo sport “in rosa” che punta l’A.S.D. Tamburello Basaluzzo. “Siamo riusciti a creare un settore femminile molto competitivo fatto in casa partendo dalle giovanili, quest’anno parteciperemo al campionato nazionale ed avremo qualche inserimento di giocatrici d’esperienza” fa presente Marco Orsi, ricordando i successi delle under 16 e under 14 femminili (un secondo posto assoluto al Trofeo Nazionale CONI che si è disputato a Cagliari). Il tamburello però è uno sport di cui si parla poco e pertanto avvicinare i giovani non è facile, come ricorda lo stesso presidente Orsi “stiamo cercando di fare propaganda nelle scuole, in particolare in quarta e quinta elementare che rappresentano l’età migliore. Siamo ben consapevoli che è difficile avvicinare i giovanissimi ad uno sport così diverso dal calcio, ma abbiamo trovato grande disponibilità ed attenzione da diversi insegnanti di educazione fisica”. Fabio Mazzari

Pontecurone: una classica del ciclismo

Giovanissimi in sella

A Pontecurone (Al) domenica 9 aprile si correrà la corsa riservata ai giovanissimi, quest’anno viene anche dedicata ad un grande del ciclismo provinciale: Raffaele Montecucco mancato il 16 maggio 2016, la società G.S. Pontecurone, presieduta da Giuseppe Spalla ha voluto ricordare un grande amico del ciclismo.

C’

Un prestigioso riconoscimento... Il “nostro” Giampiero Montecucco è Grande Ufficiale

è grande attesa per questa edizione della corsa ciclistica riservata ai ragazzi/e settore giovanile nelle categorie G1, G2, G3, G4, G5, G6, - gara interregionale che si svolgerà a Pontecurone domenica 9 aprile con inizio alle ore 14,30, in circuito cittadino chiuso al traffico pari a km.1,300. La gara, che vedrà l’organizzazione generale della Società G.S. Pontecurone presieduta da Giuseppe Spalla, la manifestazione ha ricevuto in questa edizione numerosi patrocini, la medesima in ricordo di due sportivi di Pontecurone, Rino Bissacco, Mario Massone e di un grande esponente del ciclismo alessandrino Raffaele Montecucco. Oltre la società organizzatrice quest’anno contribuirà alla riuscita della medesima il Comitato Provinciale C.S.A.In., con grande entusiasmo l’ente ha aderito di far parte portando il proprio contributo ad un evento che rappresenta indubbiamente un pezzo importante

del patrimonio sportivo italiano. Giuseppe Spalla ha così definito un fiore all’occhiello di Pontecurone e non solo e che racchiude la propria filosofia in un progetto molto ampio che abbraccia sport, turismo e promozione del territorio. “Il nostro impegno, da tempo, è quello di dare alla gara il giusto risalto – ha detto infatti Spalla – proprio per il grande significato sociale che ricopre la nostra Società Sportiva e per tutte le realtà che ci sostengono con passione

e che ringrazio a nome mio e del mio staff, l’Amministrazione Comunale, particolare va anche a tutte le forze dell’ordine e a tutti i volontari, fondamentali e insostituibili per il successo di questa manifestazione”. g. p. Nella foto, da sinistra, Giuseppe Spalla con il campione del mondo 2008 Alessandro Ballan e Raffaele Montecucco

La “Gran Corsa” di passaggio ad Ovada

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I

mportante riconoscimento per Giampiero Montecucco, nostro storico collaboratore ed amico de l’Inchiostro Fresco, che è stato insignito della prestigiosa onorificenza di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana. Montecucco è stato premiato per la sua lunghissima attività nel campo sportivo, iniziata nel 1965, dapprima come atleta e successivamente a livello dirigenziale. Montecucco iniziò nel mondo dello sport professionistico nel 1965 come calciatore della Novese nel ruolo di terzino, ruolo portato avanti fino al 1971 quando, a causa di un infortunio, fu costretto a lasciare l’attività. Dal 1971 in poi diventa arbitro di calcio, dapprima nella IV serie di calcio maschile e successivamente nel calcio femminile, sport allora agli albori. L’ultima partita arbitrata fu Savona-Juventus a Borghetto Santo Spirito nella primavera del 1979. Per vent’anni, dal 1979 al 1999 Giampiero Montecucco ricoprì il ruolo di dirigente sportivo, sia nella Provincia di Alessandria che vicepresidente regionale. Dal 1995 al 1999 ha ricoperto il ruolo di presidente ciclismo dell’A.C.S.I., fondando insieme alla Federazione Ciclistica Italiana la consulta nazionale del ciclismo. Nel 1999 Giampiero Montecucco ha fondato E.N.S.T.L., poi fu chiamato alla direzione del comitato di Alessandria dell’ente di promozione sportiva Centri Sportivi Aziendali e Industriali, che raccoglie diverse discipline sportive non affiliate alle federazioni nazionali. Nel luglio 2015 è stato insignito della Stella d’Argento del CONI al merito sportivo e, gennaio di quest’anno con una lettera ufficiale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, controfirmata dal Presidente della Repubblica, la prestigiosissima onorificenza di Grande Ufficiale. f.m.

rima della “Milano-Sanremo”, la più famosa corsa in linea al mondo dopo la “Liègi-Bastogne-Liègi”, ad Ovada ha fatto tappa la “Gran Corsa”, dove gli atleti si cimentano con un abbigliamento sportivo “storico” che fa rivivere l’epoca d’oro del ciclismo. La partenza della “Gran Corsa” è avvenuta il 16 marzo a Milano, ha toccato Pavia e i colli dell’Oltrepò Pavese, per giungere a Tortona, dove ha fatto tappa. Da Tortona è partita per la seconda tappa, che si è conclusa a Finale Ligure, dopo aver attraversato Novi Ligure e Ovada, dove gli organizzatori sono stati intervistati dalla troupe de “l’inchiostro fresco”. Ultimo balzo da Finale Ligure a San Remo con fermata ad Alassio, che dal lontano 1964 ospita il prestigioso Trofeo Laigueglia, e ad Imperia. La “Gran Corsa” è una rievocazione storica per ricordare un’epoca, quando il ciclismo era uno sport “eroico” tra velocipedi e biciclette senza cambio ma con molta più passione e romanticismo di oggi. gf. o.

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Ru te M t ri

l’inchiostro fresco

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“Ape”, veicolo simbolo dell’Oltregiogo

“Api” sulla neve presso strada Cannellona

L’

Italia è notoriamente famosa per la produzione di veicoli iconici apprezzati in tutto il mondo: non vi è infatti bisogno di citare le varie case motociclistiche ed automobilistiche del bel paese che hanno fatto la storia delle due e delle quattro ruote; spesso, però, ci dimentichiamo di un pezzo di storia motoristica italiana altrettanto importante, quello delle “tre ruote”. L’Ape Piaggio in particolare è l’emblema indiscusso di questa categoria di veicoli e il modello 50 (prodotto dal 1969) è sicuramente il più apprezzato e rappresentativo. Nata nel dopoguerra da un’idea geniale del progettista aereonautico Corradino d’Ascanio e dalla perspicacia di Enrico Piaggio l’Ape ha scritto la storia della mobilità urbana e commerciale e assicurato il trasporto ad ogni tipo di merce da quasi settant’anni. Fin dal 1948, anno della sua comparsa sul mercato, l’Ape è sempre rimasta fedele al concetto originario di compattezza, agilità e versatilità. Evoluta e migliorata negli anni ma sempre uguale a se stessa, nessun veicolo commerciale vanta una storia di successi simile ed anche al giorno d’oggi continua ad essere

apprezzata ed utilizzata soprattutto dai giovani delle località dell’entroterra, dove il clima è più piovoso e freddo, diventando a tutti gli effetti il veicolo simbolo dell’Oltregiogo. Difatti da due anni a Rossiglione si tiene un Ape raduno, in conco-

mitanza con l’Expo Valle Stura che è già arrivato alla sua seconda edizione raccogliendo partecipanti sia dalla Valle Stura che dalla Valle Scrivia. Vi sono molti motivi che rendono questo mezzo apprezzatissimo

Il Fordismo

“C’è

una regola per l’industriale e cioè: Fai il miglior prodotto possibile al minor costo possibile, pagando i massimi stipendi possibili”. Con questa frase, Henry Ford riassume l’essenza del Fordismo, complesso fenomeno novecentesco all’origine del consumo di massa dei nostri giorni. Ford applicò il modello di produzione teorizzato dal connazionale Frederick Taylor alla produzione di auto introducendo la catena di montaggio all’interno della sua fabbrica e producendo la prima autovettura in serie della storia: la Ford Model T. Questa filosofia di lavoro portò le industrie Ford ad aumentare

notevolmente la produttività e ad abbassare i costi, così da essere molto competitive sul mercato in modo che chiunque potesse permettersi di acquistare un’autovettura, fino ad allora, alla portata di pochi facoltosi. Ford ha il merito di aver introdotto una metodologia di lavoro che applicata a qualunque comparto produttivo vide l’abbassarsi del costo di manodopera e l’accrescimento dei redditi per i lavoratori e dei profitti per le industrie; tutto questo al prezzo di una disumanizzazione del ruolo dell’operaio come sosteneva Antonio Gramsci, irriducibile oppositore di questo metodo di produzione. l.s.

nelle nostre valli e non solo come la sua economicità innanzitutto, la possibilità di effettuare facilmente modifiche e riparazioni grazie alla sua essenzialità meccanica, la facilità di guida, la robustezza e l’elevata capacità di carico nonostante le ridotte dimensioni e ultimo ma non ultimo, grazie alle sue caratteristiche costruttive, l’Ape risulta essere straordinariamente stabile su fondi sconnessi e sulla neve. A dimostrazione della sua grande versatilità, la piccola tre ruote ha compiuto imprese che avrebbero fatto impallidire i più potenti fuoristrada: Nel 2015 per esempio due giovani valdostani hanno compiuto un viaggio di 5.200 chilometri a bordo di un motocarro Ape Piaggio. Partiti da Aosta in un mese hanno raggiunto Capo Nord! Un’altra impresa degna di nota è quella di tre torinesi che hanno guidato per migliaia di chilometri a 20 all’ora un’Ape Piaggio in due diverse spedizioni attraverso il Belize, l’Ecuador, il Guatemala, il Messico ed il Peru, arrampicandosi fino al Machu Picchu. Luca Serlenga

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Che fretta c’era, maledetta primavera “P rimavera non bussa, lei entra sicura”, cantava Fabrizio De Andrè. Finalmente la bella stagione è tornata anche quest’anno, attesissima, dopo i lunghi mesi invernali: ci apprestiamo quindi a fare le doverose pulizie di casa, a riporre nell’armadio berretti e cappotti e a rispolverare gli abiti leggeri; con il primo caldo dobbiamo prestare attenzione, anche alla nostra automobile. Una volta,

sulle auto, in concomitanza con il cambio di stagione e temperatura, si doveva regolare la carburazione manualmente; ma oggi grazie alle moderne centraline questo non è più necessario. Sono comunque rimasti molti “lavoretti” da fare: il più importante è sicuramente il cambio di gomme da invernali ad estive, lasciando montati i pneumatici invernali troppo a lungo infatti, questi si consumeranno precocemente

rischiando di compromettere la tenuta di strada determinando un pericolo per la nostra incolumità. Ricordiamo però che il cambio gomme non va effettuato prima del 15 di Aprile: infatti sulle nostre autostrade le dotazioni invernali sono obbligatorie fino a tale data. Montando le gomme ricordiamoci di controllare che la convergenza delle ruote anteriori sia corretta, una macchina ben allineata è decisamente più sicura!

Un altro accorgimento importante da effettuare è il controllo delle condizioni della cinghia di distribuzione e del livello dei liquidi del motore e se necessario effettuare un cambio d’olio completo e sostituire i filtri. Infine diamo una bella pulita dentro e fuori, cambiamo le spazzole tergicristalli inforchiamo gli occhiali da sole e… buon viaggio! Luca Serlenga

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