Inchiostro Fresco - Aprile 2016

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Nelle pagine centrali un reportage a cura di Fabio Mazzari sulle Unioni dei Comuni: una possibilità o un provvedimento inutile?

Fondato nel 1985

La voce dell’Oltregiogo

www.inchiostrofresco.it - redazione@inchiostrofresco.it - Tel. 0143/46.569

Distribuito gratuitamente

ANNO XXXI / N. 3 - APRILE 2016

Sped. in abb. post. D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1 D.C.B. / Alessandria / nr 570 anno 2005 / Taxe perçue / Tassa risc. ord. (inf. 500 pz)

A Basaluzzo la Fiera di San Bovo - pag. 12

Vita dei campi

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reso per assioma che il futuro per l’agricoltura c’è, ci mancherebbe altro (altrimenti cosa mangeremmo?), viene da chiedersi quale spazio le sia assegnato, dal momento che la campagna arretra di fronte all’imponente incremento (?) di “Grandi Opere” e centri commerciali. Il problema, purtroppo, è che le decisioni vengono prese in città e la città non tiene conto della campagna, dei suoi ritmi naturali, spesso troppo lenti. La città corre, all’inseguimento di un avanzamento che non è mai troppo veloce, di un progresso che non è mai sufficiente. Basta dire che si portano nuovi posti di lavoro. Dietro questo ricatto si possono nascondere le peggiori speculazioni. Così pian piano lo spazio si riduce per lasciare posto a cattedrali nel deserto, il numero degli occupati si contrae (chi vorrebbe spezzarsi la schiena quando può fare un comodo lavoro creativo, di concetto), si perdono i saperi - e forse anche i sapori, chissà. La campagna, in questo modo, resta un bel quadretto da osservare ogni tanto, quando si ha nostalgia. Poi basta, appena la bella stagione viene meno, si torna in città. Immaginandosi, tra i sospiri, quanto dovesse essere idillica una volta la vita nei campi dei nostri avi. Senza però far nulla, nei fatti, per garantirne la sopravvivenza. Federico Cabella

Alta via: intervista a Edoardo Rixi - pag. 7

I piccoli attori di Busalla a teatro - pag. 28

Intervista a Gian Piero Ameglio, Presidente della C.I.A. di Alessandria

L’agricoltura di domani MATTIA NESTO

@Mattia Nesto

OVADA Consiglio comunale aperto sul bilancio di Enzo Prato - pag. 3

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n Italia c’è ancora futuro per l’agricoltura? Di questo e di molto altro abbiamo parlato con Gian Piero Ameglio, Presidente della Confederazione Italiana Agricoltori, Provincia di Alessandria. La Confederazione Italiana Agricoltori (C.I.A.) è uno dei sindacati di categoria che, come si legge nel suo statuto, “promuove la crescita culturale, morale, civile ed economica degli agricoltori e di tutti coloro che operano nel mondo rurale”. Il Presidente Ameglio è anch’egli un produttore, visto che ha una tenuta in Monferrato, nella quale alleva bovini della razza “Piemontese”: “Ho una piccola tenuta, gestita assieme a mio fratello, ad Altavilla Monferrato, nell’esatto centro del triangolo formato da Casale, Alessandria ed Asti. Non dico che sia obbligatorio ma – ci dice il Presidente – per ricoprire al meglio il mio ruolo, è molto utile possedere una diretta conoscenza, se così si può dire, del mestiere”. Domandiamo ad Ameglio lo stato dell’agricoltura in Italia, con particolare attenzione alla provincia di Alessandria: “Qui da noi, si può affermare che l’agricoltura goda buona salute, anche se gli occupati non sono moltissimi – risponde il Presidente – Piace constatare però come molti giovani, negli ultimi anni, si siano affacciati a questo mondo, portando conoscenze e abilità specifiche che indubbiamente

All’interno

La Cia per Hospidalet

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l sostegno delle attività del territorio e del cittadino, sono parte importante della solidarietà sociale rappresentata nel settore agricolo attraverso la Cia che in questo caso ha voluto collaborare con la raccolta fondi della Fondazione Hospidalet per l’acquisto di un neuronavigatore orbitale. Uno strumento all’avanguardia che usa una tecnologia tridimensionale offrendo un’elevata precisione con una minima invasività e minori complicanze, a vantaggio del paziente. Fondamentale in ambito otorinolaringoiatrico e neurochirurgico. Il costo del progetto è di 215 mila euro. Le offerte delle campagne di tesseramento 2016 e la distribuzione del calendario hanno permesso alla Cia un contributo economico che è stato consegnato ufficialmente martedì scorso presso l’Hotel Nuove Terme di Acqui, dal direttore Cia Carlo Ricagni alla Presidente della Fondazione Alla Kourchnerona. Daniela Balestrero

migliorano l’intero settore”. La C.I.A. in questo senso, in qualità di sindacato di categoria, che attività svolge?: “Noi ci occupiamo di vari attività, dal dare informazioni agli associati sulle nuove normative e novità in campo nazionale ed europeo sino a seguire – sottolinea Gian Piero Ameglio – i nostri tesserati in ogni ambito, cito ad esempio la compilazione del C.A.F., erogando più di un centinaio di servizi. In Italia, come è noto, la burocrazia è molto complessa e noi cerchiamo di dare una mano agli agricoltori”. A questo proposito, domandiamo ad Ameglio quali siano le ultime novità in ambito di Comunità Europea per il nostro Paese, visto che la C.I.A. può contare su un proprio ufficio a Bruxelles: “Spesso in televisione si sente e sui giornali si legge che l’Europa, in ambito alimentare, produce leggi che penalizzano l’Italia. Ciò è vero solo in parte – precisa il Presidente – visto che le leggi cosiddette penalizzanti per il sistema Italia sono frutto di una nostra poca presenza nei luoghi che contano, come nelle Commissioni. Trovo stucchevole, lo dico francamente – aggiunge il nostro interlocutore – sentire politici che si stracciano le vesti in TV dicendo come si debba riformare l’Unione Europea quando, nelle segue a pag. 2

VALLE STURA Il Convegno sulla raccolta differenziata di Fabio Mazzari – pag. 8

SPECIALE SPOSI Romeo e Giulietta in salsa campese di Eleuterio Nestorio – pag. 16-17

NUOVA LIBARNA Novi Ligure: le utime sul Terzo Valico servizio Mattia Nesto – pag. 21

Gianluca Bombara si prepara al Giro d’Europa pag. 30


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l’inchiostro fresco

Pagina a cura di Claudio Cheirasco

Aprile 2016

Una nuova iniziativa culturale che coinvolgerà Tortona e i suoi musei, Castellania e Volpedo

Resistenza prosegue dalla prima pagina

stesse sedi continentali, o loro non intervengono mai o neppure si presentano. Un assurdo controsenso”. Per tornare al nostro territorio, qual è il grande problema che attanaglia il comparto agricolo alessandrino?: “Se dovessi rispondere con una frase direi lo spreco di territorio – ci risponde prontamente Gian Piero Ameglio – Lasciamo abbandonati centinaia e centinaia di ettari, perdendo percentuali rilevantissime di terreno coltivabile ogni anno. Il problema è particolarmente acuto – continua nel suo ragionamento – nelle zone di montagna, come la val Borbera e la val Curone. Occorre un cambio di mentalità da parte sia degli Enti preposti sia degli stessi agricoltori”. Che tipo di cambiamento di mentalità?: “In primis, a mio modesto parere, bisognerebbe superare le divisioni dei tre sindacati di categoria, ragionando tutti assieme – ci dichiara con fermezza il Presidente – e in seconda battuta comprendere che gli agricoltori, se si uniscono o si consorziano, risulterebbero più forti di fronte alle grandi lobbies o ai grandi imprenditori del settore”. Al termine della nostra intervista, mentre l’addetta stampa, Genny Notarianni, ci ragguaglia sui possibili progetti futuri con le scuole (soprattutto in ambito di fattorie didattiche), non possiamo esimerci dal domandare al Presidente Ameglio se siano molti gli extracomunitari impiegati nelle aziende del territorio: “La manodopera agricola, nella nostra provincia, è composta da un numero elevato di stranieri. Circa il 60% di loro proviene da Paesi neo-comunitari, in particolare Polonia e Romania, e approssimativamente il 30% è originario di Paesi extracomunitari, in particolare Marocco e Macedonia. - prosegue nell’argomentazione - Ne deriva che, sul nostro territorio, gli addetti italiani in agricoltura non superano il 20% della forza lavoro. Per quanto riguarda i contratti applicati, le nostre Aziende associate si attengono alle normative vigenti”.

Le Invasioni digitali sbarcano in città

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onfermate per sabato 30 aprile e sabato 7 maggio 2016 le due date di “Invasioni Digitali” a Tortona. Saranno invase anche Volpedo e Castellania. Il Divisionismo Pinacoteca Fondazione C.R. Tortona e Volpedo con i tre musei dedicati a Giuseppe Pellizza. Casa Coppi nel borgo museo di Castellania e Tortona con il Museo Diocesano. Quattro visite, due al giorno, per due sabati consecutivi: il 30 aprile e il 7 maggio. Dunque anche Tortona avrà la possibilità di promuoversi attraverso le “Invasioni Digitali”.

Cosa sono le invasioni digitali Giunte alla quarta edizione, le invasioni digitali sono un nuovo modo di vivere l’arte e la cultura da protagonisti, attraverso la realizzazione di foto e filmati. In questo modo la descrizione visiva di un’opera d’arte diventa essa stessa un prodotto artistico e se non proprio artistico, almeno culturale. Prendete ad esempio un quadro e fatelo fotografare a dieci persone diverse: otterrete dieci fotografie diverse tra loro. Ecco che la rappresentazione del quadro è diventata un fatto creativo. La rappresentazione dell’opera d’arte è diventata essa stessa arte. Oltre al quadro, adesso avremo dieci fotografie che ne evidenziano aspetti diversi e che amplificano il valore dell’opera d’arte originale. Le invasioni digitali sono un nuovo modo di vivere l’esperienza museale attraverso la produzione e la condivisione di immagini fotografiche e di filmati. Perché le invasioni digitali Viviamo in un Paese che ha il maggior patrimonio artistico del mondo. Il numero di musei italiani è altissimo ed è in continua crescita, i musei sono una ricchezza per l’Italia a patto che siano conosciuti e visitati da quanta più gente possibile. Le Invasioni Digitali sono un’occasione di visibilità su internet per i nostri musei. La condivisione sui social network Lo scopo delle Invasioni Digitali,

come abbiamo visto è quello di aumentare la visibilità dei luoghi d’arte e di cultura. A tal fine si utilizzano i social media generici come Facebook e Twitter, ma anche quelli più specializzati nella condivisione delle immagini come ad esempio Instagram e Pinterest. Per facilitare la ricerca e l’aggregazione delle im-

Il Quarto Stato siamo noi

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l quarto stato è un dipinto del pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo, realizzato a Volpedo nel 1901 ed ora esposto al Museo del Novecento di Milano. È un quadro di denuncia sociale ed è molto famoso, soprattutto perché è diventato il simbolo del Movimento Socialista del secolo scorso. Non è stato dipinto d’impatto ma al contrario è il culmine di un lavoro preparato accuratamente negli anni. A Volpedo si può approfondire la genesi del Quarto Stato attraverso lo studio di due opere precedenti: gli Ambasciatori della fame e la Fiumana, rispettivamente del 1895 e del 1898. Questo è solo uno dei percorsi di approfondimento sulla vita e la memoria dell’illustre concittadino oggi proposta dai Musei Pellizza da Volpedo. (c.c.)

magini e dei video è bene utilizzare degli appositi hashtag. La catalogazione con l’uso degli hashtag Gli hashtag sono delle particolari etichette utilizzate dai social network per permettere agli utenti del web di trovare più facilmente un messaggio collegato ad un argomento. Letteralmente si traducono in cancello-etichetta perché appunto sono composti dal carattere cancelletto seguito (senza spazi) dalla etichetta con cui vogliamo far trovare i nostri contenuti. Tutti sappiamo che Google è il principale motore di ricerca, forse non tutti sanno che è possibile fare ricerche anche direttamente all’interno dei social media attraverso l’uso degli hashtag. Gli hashtag utilizzati dalle invasioni digitali sono, partendo dal più generico al più specifico: • #Digitalinvasion per farsi trovare nelle ricerche di invasioni digitali a livello mondiale; • #InvasioniDigitali per farsi trovare in Italia; • #InvasioniPiemontesi per farsi trovare in Piemonte; • #InvasioniTortonesi è l’hashtag che caratterizza le invasioni digitali nel nostro territorio; • #InvasioniPellizza16 per far trovare i contenuti pubblicati nelle due invasioni di sabato 30 aprile 2016; • #InvasioniCoppi16 per far trovare i contenuti dell’invasione di Castellania;

• #InvasioniDiocesane16 per le invasioni al Museo Diocesano di Tortona. Non c’è limite all’uso degli hashtag perciò il mio consiglio è quello di armarsi di pazienza e scriverne un buon numero.

Fausto Coppi storia di un mito

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on la vittoria di cinque Giri di Lombardia, tre MilanoSanremo, la Parigi-Roubaux e la Freccia Vallone, il campionato del mondo di ciclismo su pista e ad inseguimento, il primato dell’ora, Fausto Coppi è stato il corridore più famoso e vincente dell’epoca d’oro del ciclismo. Ha vinto cinque Giri d’Italia e due Tour de France e per primo nella storia ha vinto queste due competizioni nello stesso anno. Nonostante il successo mondiale, il Campionissimo tornava sempre volentieri ad allenarsi sui colli che circondano Castellania. Oggi la casa in cui è nato è diventata un museo e la piazza principale del paese è stata intitolata a Candido Cannavò, il giornalista della Gazzetta dello Sport che ha contribuito alla sua popolarità narrandone le imprese. (c.c.)

Come si partecipa ad una invasione digitale Per partecipare ad una invasione digitale è necessario registrarsi sul sito www.invasionidigitali.it. Una volta registrati, accedete al sito e cliccate sulla voce “calendario” del menù. Si deve a questo punto scegliere l’anno. Sono conservati gli archivi delle invasioni effettuate anche negli anni scorsi, ma a noi interessa l’anno in corso, vale a dire il 2016. Siete arrivati alla pagina “www.invasionidigitali.it/calendario-2016/” e vi vengono messi a disposizione dei filtri: potete scegliere le invasioni in base alla data, la Nazione, la Regione o la Provincia. Il consiglio che vi do è quello di selezionare direttamente la provincia di interesse, vale a dire Alessandria. Cliccando adesso sull’icona della lente di ingrandimento vi verranno mostrate le Invasioni Digitali organizzate nella provincia di Alessandria, tra cui le quattro invasioni digitali organizzate a Tortona e nelle terre d’incontro. Non vi rimane che cliccare sul bottone rosso: “REGISTRATI ALL’INVASIONE” e poi presentarvi all’appuntamento armati di uno o più dispositivi di ripresa. • Sabato 30 aprile 2016 ore 10:30 - #InvasioniPellizza16 Il Divisionismo Pinacoteca Fondazione C.R. Tortona; • Sabato 30 aprile 2016 ore 15:00 #InvasioniPellizza16 ai Musei di Pellizza da Volpedo; • Sabato 7 maggio 2016 ore 10:00 #InvasioniCoppi16 a Piazza Candido Cannavò e Casa Coppi di Castellania; • Sabato 7 maggio 2016 ore 16:00 #InvasioniDiocesane16 al Museo Diocesano di Tortona. Claudio Cheirasco

Per ulteriori informazioni potete visitare il sito

tortonaoggi.it oppure scrivere una mail a

admin@tortonaoggi.it


Il Sindaco Paolo Lantero fa il punto della situazione sulla questione del bilancio Ripreso un progetto dell’Ing. Tagliafico per

Consiglio comunale aperto ad Ovada Il cimitero “S “I olo a indagine terminate si potrà istituire la Commissione Speciale e il Comune così si potrà costituire come parte civile per tutelare i propri interessi” . Questo quanto annunciato dal Sindaco Paolo Lantero a conclusione del Consiglio Comunale Straordinario, chiesto a gran voce dalle minoranze, a proposito dell’ammanco di 80.000 euro relativo ai diritti di segreteria. Dopo diversi “tentennamenti” sull’organizzare un consiglio aperto o chiuso, l’Amministrazione ha optato per il consiglio aperto di mercoledì 16 marzo. Dopo l’intervento del Sindaco che ha letto alcune indicazioni della Segretaria Comunale circa questo problema, sulla necessità di assoluta discrezione sull’identità di chi sarebbe indagato per il fatto, il Primo Cittadino ha ripercorso l’iter della vicenda, dalla scoperta dell’ammanco, passando per la denuncia alle autorità sino all’avvio delle indagini tutt’ora in corso. Dopo questo la parola è andata alle minoranze con l’intervento di Mauro Rasore di “Essere Ovada” che ha sottolineato come l’Amministrazione ha portato avanti con trasparenza la questione per quel che riguarda l’interno del palazzo con azione di denuncia e comunicazione ai capigruppo delle forze di minoranza, ma è mancato il rapporto con la cittadinanza che ha appreso del fatto dai giornali. Quindi sono intervenuti Emilio Braini del “Movimento 5 Stelle” e Giorgio Bricola di “Patto per Ovada” sulla necessità di indire una commissione, sul fatto che quanto successo denota qualche carenza di controllo e soprattutto, hanno affermato i due esponenti, che non volevano fare processi a cose o persone. “Abbia-

mo chiesto - hanno dichiarato - un dibattito alla luce del sole. Chiaramente con i tempi della giustizia possono anche passare degli anni ed invece ci servono risposte adesso. Se dovesse proseguire questa situazione potremmo anche rivolgerci ad organi superiori”. Per la maggioranza hanno preso la parola Flavio Gaggero che ha sottolineato la necessità di far valere la legge Bassanini, mentre il capogruppo di maggioranza Giampiero Sciutto non ha fatto altro che leggere i contenuti di un manifesto affisso dal gruppo politico di cui fa parte a difesa della Giunta e del Sindaco. (e.p.)

Nuovamente rinviati i lavori di riqualificazione urbana

Via Torino work in progress S littano ancora i lavori di Via Torino ad Ovada. Probabilmente gli interventi all’arteria più importante della città dovevano già essere a buon punto se non terminati. Erano infatti già stati annunciati in autunno, poi rimandati ad inizio 2016 ed ora non si sa quando si potrà intervenire. “Siamo fermi perché dobbiamo aspettare il bilancio preventivo – afferma l’Assessore ai Lavori Pubblici Sergio Capello – poi per poter effettuare il rifacimento del manto stradale, era necessario cambiare il tubo dell’acquedotto per circa 200 metri e le Acque Potabili si sono dichiarate non disponibili perché il lavoro non era stato inserito nel loro piano”. I tempi si devono pertanto allungare e questo inter-

vento si aggiunge a tanti altri in programma nel piano triennale delle opere pubbliche per la città, sempre condizionati da due vincoli importanti a meno che intervengano dall’alto (Governo nazionale) cambiamenti di comportamento e di indirizzo. Il primo è sempre il patto di stabilità ed ora non si potranno impegnare risorse se non prima di aver impegnato il bilancio preventivo. Anche sul fronte del personale la situazione del Comune di Ovada non è delle migliori in quanto dispone attualmente solo di cinque cantonieri, mentre per sei mesi potrà disporre di due nuovi cantonieri assunti a tempo determinato a cui si aggiungono quattro PASS (Percorsi di Attivazione Sociale Sostenibile), le ex borse lavoro,

di cui tre saranno impegnati in buona parte del loro tempo a ripassare la Via del Fiume quanto mai bisognosa di manutenzione. È evidente quindi che non è possibile attuare una programmazione dei lavori pubblici in modo esauriente. Luisa Russo

L’artigiano dell’anno

L’

artigiano dell’anno premiato dalla Confartigianato Ovadese è Giuseppe Gaggero, per tutti “Pinuccio” di Tagliolo Monferrato. Si tratta di un artigiano che da anni lavora con grande maestria il ferro ricavando manufatti di alto livello che hanno raggiunto anche i mercati internazionali. (e.p.)

D.M. SERVIZI NOLEGGIO MINIGRU CINGOLATE RACCORDATURA TUBI OLEODINAMICI per medie e alte pressioni t manutenzioni e riparazioni di MACCHINE OPERATRICI, MEZZI AGRICOLI e MACCHINARI PER VIGNETO; t revisione e riparazione di CILINDRI IDRAULICI; t costruzione CENTRALINE OLEODINAMICHE; t forniture di accessori idraulici per gru ed escavatori, PINZE PER TRONCHI ed attrezzature di presa; t revisione, riparazione e montaggio di componenti meccanici, elettrici ed idraulici;

SI ESEGUONO APPLICAZIONI IDRAULICHE, MECCANICHE O DI CARPENTERIA SU ATTREZZATURE E MACCHINARI Via della Cantina Sociale - Capriata d’Orba (AL) - Cell. 346/853.24.51 - Fax 0143/46.598 www.dmservizi.net - d.m.serviziminigru@gmail.com

defunti non possono aspettare, i loculi ancora disponibili sono davvero pochi, per cui è giusto intervenire”. Così si esprime Sergio Cappello, Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Ovada, di ritorno proprio dal Cimitero Urbano durante una delle sue tante visite, sempre attento e disponibile non solo a ricevere critiche, ma anche a scendere in campo in prima persona. Le buone giornate dello scorso inverno hanno permesso anche di poter effettuare lavori di manutenzione ordinaria all’aperto e al coperto per poi proseguire nella buona stagione per offrire un’immagine di decoro e nello stesso tempo di rispetto verso i defunti e verso coloro che quotidianamente frequentano il luogo sacro. Proprio in un’ottica di abbellimento del luogo, il Cimitero urbano è stato arricchito dalla donazione della raffigurazione della Deposizione opera, del pittore ovadese Sergio Bersi, collocata entrando a sinistra, mentre sulla destra è stato sistemato il pannello a cura dei Leo con le targhette dei caduti di tutte le guerre. C’è molta attenzione alle problematiche del Cimitero. come ci spiega l’Assessore: “Abbiamo invitato i proprietari di cappelle disastrate ad un pronto intervento di ristrutturazione e le prime risposte

positive stanno arrivando come è allo studio anche un nuovo orario di apertura specialmente nella fascia del primo pomeriggio, ma per questo ci sono molte situazioni da valutare”. Intanto nel piano triennale dei lavori pubblici è stata inserita la possibilità di costruire nuovi locali e in tal senso lavorerà la Giunta. “Sperando che non sopraggiungano ostacoli di varia natura – continua l’Assessore ai Lavori Pubblici – nel 2017 dovremmo intervenire”. Si tratta di un intervento che prevede la realizzazione di 500 nuovi locali per un importo complessivo di € 600.000 che andranno a sistemarsi nell’area libera dopo aver percorso il viale centrale a sinistra della croce, formando così una continuità logica di colombaie. La soluzione è stata trovata dopo una attenta valutazione e rispolverando un vecchio progetto approvato il 6 marzo 2006 e redatto dall’allora responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Ovada il compianto Ing. Rinaldo Tagliafico. Bisogna però procedere ad un adeguamento del progetto alla normativa vigente e alla revisione dei prezzi e tenere conto che gli elaborati progettuali dovranno essere redatti dividendo l’intervento in due lotti funzionali eseguibili in fasi separate e che il preventivo dovrà prevedere la progettazione e il coordinamento della sicurezza nell’esecuzione solo del primo lotto. L’Ufficio Tecnico ha richiesto un preventivo di spesa a cinque professionisti ed è stato affidato l’incarico allo Studio dell’Arch. Federico Morchio di Ovada per un impegno di spese d € 21.556 comprensivo di IVA. Gli altri preventivi sono stati presentati dagli studi Dorino Massucco, Luca Massa, Paolo Chiarella ed Emanuele Rava. Luisa Russo


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AIDO nuovo presidente

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Assemblea Ordinaria Elettiva ha confermato, con voto unanime, alla guida del Gruppo Intercomunale AIDO “Grazia Deprimi” di Ovada la Presidente uscente Ada Bovone. L’Assemblea dei Soci ha riconosciuto la preziosa opera svolta in prima persona dalla Presidente uscente che, nel quadriennio amministrativo 20122016, si è adoperata per la diffusione e l’affermazione dei valori perseguiti dall’AIDO. Ada Bovone succede quindi a se stessa ed ai due Presidenti che la sezione ovadese ha espresso dalla sua fondazione; Grazia Deprimi (alla memoria della quale è stato intitolato il Gruppo) ed a Leonardo Musso. Nella relazione di fine mandato la Presidente ha ricordato come il Consiglio Direttivo eletto nel 2012 si preoccupò di operare su due direttrici; da una parte la riorganizzazione del Gruppo con l’attivazione di un servizio di segreteria che potesse essere punto di riferimento per il territorio e dall’altra la creazione di una struttura di propaganda e divulgazione degli scopi sociali. Venne individuata, come priorità assoluta, la necessità di avvicinare il mondo dei giovani attraverso momenti di incontro e confronto sul tema della donazione. Nella serata è stato eletto il nuovo Consiglio Direttivo che risulta così formato: Vice Presidente vicario Giancarlo Marchelli, Vice Presidente: Davide Migliardi, Segreteria ed Amministratrice: Sonia Parodi; Consiglieri: Franco Piana, Ada Gastaldo e Maria Paola Giacchero. Il Collegio dei Revisori dei Conti è costituito da Fabio Villa, Giuseppe Coco e Maurizio Guala. (d.c.)

Sempre più evidenti i disagi provocati dai ritardi nello smaltimento della spazzatura ad Ovada

l’inchiostro fresco - 16 Direttori onorari: Rino Vaccaro e Luisa Russo • Direttore responsabile: Federico Cabella • Sito a cura edizione online: Mattia Nesto • Trattamento dati: Gian Battista Cassulo Presidente: Ass. Club F.lli Rosselli • Comitato di redazione: Massimo Calissano (Valle Stura, Val Leira) Luisa Russo (Ovada e Ovadese) Marta Calcagno (Rondinaria) Marisa Pessino (Nuova Libarna) Fabio Mazzari (Valle Scrivia)

Problema rifiuti

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ul problema rifiuti interviene l’organo Politico di Coordinamento Bacino Econet composto dai Sindaci di Ovada Paolo Lantero, di Belforte Franco Ravera, di Bistagno Celeste Malberba, di Strevi Alessio Monti, di Cartosio Mario Morena e l’Assessore del Comune di Acqui Terme Guido Ghiazza. L’iniziativa è di Franco Ravera per fare un po’ di chiarezza sul problema. I Sindaci dell’area ovadese e acquese hanno espresso la volontà che un settore così strategico e delicato come quello della gestione dei rifiuti restasse completamente sotto il controllo pubblico. Questa posizione è chiaramente emersa nell’ultima assemblea consortile dove i nostri Sindaci hanno dichiarato di puntare all’intergazione del ciclo dei rifiuti attraverso un’unica società pubblica per tutto il bacino dei 116 Comuni. La società pubblica a cui i Sindaci pensavano era SRT S.P.A. che attualmente opera solo per il segmento del trattamento e smaltimento. D’altra parte anche lo studio commissionato dal CSR aveva indicato questa come la soluzione ottimale sia dal punto di vista dell’organizzazione che dei costi. Il personale sarebbe stato tutto ugualmente garantito e si sarebbero chiuse in un sol colpo almeno 5 società. Sfumata questa opportunità non restava altra soluzione solida che puntare alla trasformazione dell’attuale gestore Econet in società completamente pubblica e tentare da subito una integrazione funzionale del ciclo, ove possibile e conveniente per i nostri cittadini. Quindi non è stato scelto di rispettare la progettazione preliminare commissionata dal CSR e sostanzialmente confermare con il piano industriale i costi previsti del servizio. Questo è stato possibile perché nel corso degli anni le amministrazioni pubbliche hanno correttamente operato contribuendo al corretto dimensionamento aziendale. Non ovunque è stato così e questa condizione favorevole non

mila copie

• Rubriche: Stefano Rivara (La voce del binario) Davide Ferreri (l’Arca) Ester Matis (Esternando) Arnaldo Liguori e Matteo Clerici (contributi esterni e corrispondenze) • Sport: Enzo Prato • Grafica e impaginazione in proprio: a cura di Sara Ponta grafica2@inchiostrofresco.it “l’inchiostro fresco” è registrato presso: Reg. Stampa AL n. 322 del 31/01/1985 R.O.C. n. 11700 del 12/02/1998

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casuale si riverbererà anche in futuro sulle tariffe. La sfida che i Sindaci hanno voluto cogliere è stata lungamente ponderata, sia dal punto di vista amministrativo che finanziario approfondendo tutti gli scenari possibili. Diversamente da quanto scritto da alcuni organi di stampa la scelta della società pubblica per l’erogazione dei servizi è pienamente legittima non impegna finanziariamente le singole ammi-

nistrazioni e non incide, se non positivamente sulle tasche degli utenti. Non costituisce neppure un rischio finanziario maggiore di quello che sopporterebbero le amministrazioni partecipando ad una società con un socio privato, si veda per questo la recente normativa sui servizi pubblici (c.d. Decreti Madia). Ma ciò che interessa l’opinione pubblica però crediamo sia il servizio di cui tanto si è detto e scritto.

Il metodo della raccolta domiciliare e della tariffa puntuale ormai non è più relegata a contesti ambientali di nicchia ma talmente positivamente diffuso da diventare standard di servizio a cui tendere in tutte le Regioni di Italia per conseguire gli obiettivi ambientali e normativi giustamente sempre più ambiziosi. Su tutto però l’aspetto che ci preme sottolineare è la sfida di un servizio compiutamente universale

(voler mettere tutte le utenze, a prescindere dall’ubicazione, nelle stesse condizioni di separare i rifiuti e di partecipare al comune obiettivo), equo (ogni utenza dei 45 Comuni pagherà non più una tassa sulla superficie occupata ma una tariffa per un servizio reso sulla base del rifiuto prodotto) e sostenibile per gli utenti (i Comuni non puntano ad un sacrosanto utile di impresa, ma al contenimento delle tariffe ed al miglioramento dei servizi). Per le utenze domestiche ci sarà un incentivo economico diretto a ridurre le produzioni ed una “premialità” per esempio a chi composterà la frazione organica e verde. Lo scopo è quello di superare le difficoltà e raggiungere gli obiettivi che noi stessi amministratori vogliamo porci prima ancora delle normative che ce lo impongono. Luisa Russo

Speciale Continuano i tornei organizzati dai Boys a Castelletto e Silvano d’Orba

Un’edizione super per il “Torneo di Pasqua”

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n compleanno speciale per il torneo di Pasqua organizzato dai Boys: spettacolo in campo, qualità di gioco e perfetta organizzazione. Senz’altro il modo migliore per celebrare il trentennale di una manifestazione di calcio giovanile diventata tra l’altra quest’anno a carattere nazionale. Nei Pulcini 2005 vittoria della Don Bosco Alessandria sui Boys Ovada per 5-1, mentre per il 3° e 4° posto successo ai rigori della Levante C. Pegliese sul San Fruttuoso per 3-2. Nei Pulcini 2006 affermazione del San Fruttuoso sul Bogliasco per 4-2. Tutta alessandrina la finale dei Pulcini 2007 con la vittoria dell’Alessandria sul Carrosio 3-0. Proseguendo nelle altre categorie negli Esordienti 2003 vittoria per 3-2 della Levante C. Pegliese sull’A.S.D. James, negli Esordienti 2004 vittoria per 1-0 del Bollengo Albiano sul Pro

Pontedecimo per1-0. Finali con triangolari per i Giovanissimi 2002 e 2001. Nei 2002 vittoria finale dell’Athletic Club Liberi di Genova grazie alle affermazioni sul Sampierdarena per 2-1 e sul Meeting Club Vallesturla per 1-0; al secondo posto il Meeting Club Vallesturla vittorioso sul Sampierdarena per 1-0. Decisa per differenza rigori la infinita finale del triangolare dei Giovanissimi 2001. Dal dischetto ha avuto la meglio il Colline Alfieri Don Bosco dopo che i tre incontri tra Valenzana Mado – Colline Alfieri, Bollengo Albiano – Valenzana Mado e Bollengo Albiano – Colline Alfieri si erano conclusi sullo 0-0. Gli altri appuntamenti dei Boys a livello organizzativo sono il 22 maggio presso il campo sportivo di Castelletto d’Orba con la sesta edizione “Telethon” in collaborazione con la Don Bosco di Alessandria, l’Aurora di Alessandria, la Pozzolese e il patrocinio del Comune di Castelletto d’Orba, “Tutti insieme per Diego” in programma sabato 28 maggio in collaborazione con la Polisportiva Comunale Castellettese riservato alle categorie Pulcini 2005/2006/2007 e Piccoli Amici. Infine per il 5 giugno allo “Stefano Rapetti” di Silvano d’Orba si svolge il 3° trofeo Moccagatta per i 2002. (e.p.)


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Un iniziativa del Consorzio dei Servizi Sociali dell’Ovadese

Dai consiglieri Elena Marchelli e Fabio Poggio il progetto

Attivati i P.A.S.S.

Da Giovani a Giovani…

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i chiama P.A.S.S. (Percorsi di Attivazione Sociale Sostenibile) il nuovo strumento operativo promosso dalla Regione Piemonte a favore di cittadini fragili, difficilmente collocabili nei normali percorsi di inserimento lavorativo. Il Presidente del Consorzio Servizi Sociali dell’Ovadese Emilio Delucchi nel corso della presentazione ha ribadito la novità della legge e la sua applicazione nell’immediato, con un anno di sperimentazione partendo dallo scorso marzo. Il periodo dipende però dal soggetto coinvolto dal momento che le modalità di impegno orario si adeguano alle possibilità dei soggetti individuati. In pratica i P.AS.S. sostituiscono quella quota economica che il Consorzio assegnava a persone bisognose quindi di fatto prendono il posto delle

ex- borse lavoro e non contemplano attività lavorativa vera e propria. Però non solo gli Enti Locali e gli Enti della Pubblica Amministrazione possono attivare questo progetto, ma anche le Cooperative sociali, le Associazioni di Promozione Sociale, le organizzazioni di volontariato, le Onlus, i datori di lavoro privati e le Istituzioni Scolastiche, possono rendersi disponibili ad accogliere persone fragili, attraverso un finanziamento consortile. I beneficiari sono i soggetti in stato di bisogno, residenti nel territorio ovadese ed in carico al Consorzio dei Servizi Sociali per i quali viene predisposto un progetto educativo individualizzato che prevede l’analisi dei bisogni e le motivazioni dell’inserimento, nonché gli obiettivi e gli indicatori di verifica utilizzati. Il Consorzio

Servizi Sociali dell’Ovadese ha stanziato circa 150.000 Euro, mentre le domande hanno superato le 130 contro i 77 progetti dell’ex borse lavoro dello scorso anno (47 per soggetti normodotati e 30 per disabili) e i 30 iniziali di quindici anni fa. Questo aumento è caratterizzato dai sempre più impellenti bisogni economici della gente con persone sole e fragili per cui lo scopo dei P.A.S.S. è quello di riportare i soggetti deboli e fragili ad una condizione di vita più attiva e responsabile. Come campo di intervento i soggetti che hanno ottenuto i P.A.S.S. possono svolgere semplici lavori manuali ma anche il privato può assumere un soggetto individuato come P.A.S.S. inserendolo sempre in attività manuali, ma che non comportino l’uso di macchinari. (l.r.)

Calcio Le giovani calciatrici dell’ovadese si fanno onore

La campionessa Beatrice Gugliero

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l calcio dei Boys e dell’Ovadese è anche donna. Sono diverse le ragazze iscritte nelle formazioni giovanili e che partecipano ai campionati. Nei 2002 sono iscritte Laura Granatella e Benedetta Allosio; nei 2004 Ginevra Santamaria fa parte dell’Alessandria Calcio femminile. C’è anche chi ha spiccato il volo: Beatrice Gugliero (nella foto) del 2003 ha iniziato a Ovada nel 2008 con Vincenzo Avenoso e dalla stagione 2015/2016 è tesserata nell’Alessandria ACF calcio femminile allenata da Bertin Roberto e Michele De Lio. Nonostante la giovane età è già stata visionata da numerosi osservatori di club blasonati ed una volta la settimana svolge gli allenamenti a Torino con la Juventus femminile. Inoltre frequenta i Summer Camp estivi Footballab di Rita Guarino allenatrice della nazionale italiana. Il vecchio amore per i Boys però non si dimentica mai e per il torneo di Pasqua ha ottenuto dall’Alessandria il nulla osta per disputare la manifestazione ovadese ovade con i 2003. Una passione che coltiva con entusiasmo en e sacrificio in quanto frequenta la seconda media e deve conciliare gli impegni scolastici e sportivi. Enzo Prato

un vero successo!

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i concluderà il 21 aprile il nuovo progetto “Da Giovani a Giovani” che rientra in “Young Ovada”, contenitore di iniziative inerenti le politiche giovanili del Comune di Ovada. Il nuovo progetto iniziato il 3 marzo è stato, a tutti gli effetti, un corso per ragazzi di età compresa tra i 14 e i 25 anni che sono stati divisi in due fasce: minorenni (14-17) e maggiorenni (18-25). La suddivisione è nata dal fatto che gli argomenti spiegati dai docenti necessitano questa distinzione; infatti, si è parlato di: sostanze psicotrope e loro effetti con Daria Ubaldeschi e Cecilia Forti del SerT di Alessandria; sicurezza stradale con l’Agente di Polizia Municipale di Ovada Marco Maggio; meccanismi d'azione delle droghe e omicidio stradale con i Consiglieri Comunali di Ovada nonché Sindaci di Quartiere Elena Marchelli e Fabio Poggio; responsabilità e potere di scelta con Ilaria Ambrosino, dell’Associazione “Sentirsi per star bene”. Non solo quindi lezioni teoriche, ma utilizzazione di video e l’attesissimo “tappeto simula ebbrezza”. Nel pomeriggio dalle 14 alle 16 si sono svolte presso la Sala del Consiglio Comunale le lezioni per i minorenni, mentre dalle 20.30 alle 22.30 erano riservate ai maggiorenni. “L’adesione numerosa dei ragazzi è entusiasmante – affermano i responsabili del progetto Elena Marchelli e Fabio Poggio - e pertanto ringraziamo i Dirigenti Scolastici che hanno apprezzato e sponsorizzato fin da subito il nostro progetto”. Merito del successo del corso è stato sicuramente l’ottimo livello dei relatori che si sono

resi disponibili con professionalità. “Stiamo investendo energie in quest’iniziativa per sensibilizzare i ragazzi su temi importanti, sperando che le nozioni si tramandino da giovani a giovani, da cui prende il nome il progetto. Rimangono da sensibilizzare i maggiorenni per un’adesione più rimarcata, ma cercheremo di lavorare anche in questa direzione di età magari per altre iniziative

che non mancheranno in futuro”. Da Giovani a Giovani si è svolto il 3, 10, 17 e 21 marzo con l’ultimo data del 21 aprile 2016. Per Ovada si è trattato di appuntamenti strategici da leggere in versione futura dopo l’esperienza positiva dello scorso anno. Un’idea geniale quella intrapresa con il contenitore “Young Ovada” che ha permesso momenti di confronto costruttivi che ora si ripetono con entusiasmo. (e.p.)

Il “Borgo” per la Caritas

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ono circa 500 coloro che si rivolgono allo Sportello Caritas di Via S. Teresa ad Ovada aperto il mercoledì e il sabato dalle 9 alle 11.30, ma la povertà è più numerosa con risvolti a volte drammatici; molti infatti sono coloro che preferiscono rimanere nell’anonimato e nella sofferenza piuttosto che rivolgersi allo Sportello. Poi per alcuni la frequenza è regolare e per altri saltuaria, ma le necessità sono sempre numerose e variegate con al primo posto il lato finanziario, seguito da generi alimentari e bisogni primari per i piccoli. Sono diminuiti gli stranieri, ritornati al loro paese di origine per la mancanza di lavoro, ma aumentano gli italiani, “Ci sono situazioni veramente tristi – spiegano allo Sportello – chi è senza lavoro, famiglie disgregate, persone sole senza lavoro e non hanno soldi per pagare i servizi e le bollette”. Lo scorso anno sono state attivate quattro

borse lavoro di cui è stata felicemente trasformata in un contratto a tempo indeterminato. Due meritevoli iniziative “Un sacco di solidarietà” e “Una mano per la Scuola” in collaborazione con la COOP hanno dato buoni risultati; grazie poi ad una convenzione con il Supermercato Bennet di Belforte è stato possibile prelevare il cibo la vigilia dell’apertura dello sportello per poi distribuirlo ai più bisognosi, due gastronomie – rosticcerie della città “Garrone” di Corso Saracco e “Cagnolo” di Piazza Assunta dallo scorso anno offrono settimanalmente i loro prodotti; positiva anche la raccolta del Banco Alimentare del novembre scorso. Inoltre recentemente sono stati raccolti circa 2.700 Euro durante la 4° edizione della cena di solidarietà al S. Paolo con i piatti confezionati gratuitamente dai volontari del Circolo Culturale Ricreativo “Il Borgo” di Ovada. (l.r.)


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l’inchiostro fresco

A Trisobbio scuola di vino

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OVADA

Aprile 2016

in pieno svolgimento nel magnifico contesto del Castello di Trisobbio il “Corso di Viticoltura biologica come coltivare e curare la vigna con le tecniche dell’agricoltura biologica e biodinamica” promosso, con il patrocinio del Comune di Trisobbio dell’Enoteca Regionale di Ovada, dall’Associazione Biodivino, associazione che opera dal 2004 e ha promosso attività e corsi per produttori e consumatori finalizzati alla crescita della conoscenza del vino e della consapevolezza dell’importanza di un’agricoltura eco-sostenibile e di qualità. Il Corso ha preso avvio Domenica 3 aprile per proseguire il 18 Aprile e 8 Maggio 2016 dalle 9.30 alle 18.00 con i seguenti contenuti: Introduzione alla viticoltura biologica e biodinamica, Gestione del terreno e la potatura, Spollonatura e potatura verde, le malattie della vite, Gestione estiva della chioma, verso la vendemmia, la vinificazione col metodo biologico. Le lezioni saranno condotte dai titolari di tre aziende vitivinicole dell’Alto Monferrato ovadese: - Cascina del Vento di Raffaella Pastorino, a Montaldo Bormida, utilizza il metodo biodinamico ed è azienda autocertificata; - Lo Zerbone di Fabio Somazzi, a Roccagrimalda e Cà del Bric s.c.a., a Montaldo Bormida, che utilizzano il metodo biologico certificato. Il corso è rivolto soprattutto a privati appassionati di viticoltura ed enologia. (l.r.)

L’organo dell’Oratorio di Via San Paolo ad Ovada protagonista

Il Serassi dell’Annunziata L’ organo dei F.lli Serassi di Bergamo dal 1825 arricchisce la SS. Annunziata di Ovada e la recente ripulitura ed accordatura ha reso possibile mantenere l’Oratorio nella rassegna dei concerti d’organo organizzato ogni anno dalla Provincia di Alessandria su iniziativa della Prof.ssa Romiti. L’importante intervento, che ha impegnato i valenti artigiani della Ditta Fratelli Marzi per oltre quattro giorni, si è reso possibile grazie alle offerte dei fedeli, oltre al determinante contributo pervenuto dalla Fondazione CRAL e dal Comune di Ovada. I Serassi potevano allora vantare una tradizione organaria secolare, ed a loro si rivolse il Consiglio della Confraternita che nel 1823 stipulò un contratto per la costruzione dell’organo concordando un prezzo di “lire 4000

nuove di Piemonte”. Mezzo secolo dopo l’organo è stato arricchito ed ampliato dal Cav. Bianchi di Novi Ligure che ne farà lo strumento allora più moderno della città. L’organo, oltre ad essere dotato di campanelli soprani recentemente ripristinati, possiede anche una vistosa ed inconsueta grancassa situata sul lato destro. Questo strumento è stato poi per alcuni decenni trascurato nella manutenzione, finchè la Confraternita nel 1992, grazie soprattutto all’opera instancabile del confratello Bruno Ottonello, riuscì, con il contributo degli ovadesi, a portare a temine una complessa opera di restauro eseguita dalla Ditta Italo Marzi. Ora è possibile ascoltare le preziose note durante le feste dell’Oratorio e nei concerti.

Convegno medico ad Ovada

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d Ovada, mercoledì 23 marzo, presso il salone “Padre Giancarlo” in piazza Cappuccini, si è svolto un incontro sul ruolo dei farmacisti nell’odierno contesto sociale. All’evento, introdotto da un componimento poetica magistralmente interpretato dalla signora Marina, hanno presenziato operatori sanitari, farmacisti e molti cittadini. Tra i diversi interventi da sottolineare quello del rappresentante dell’Ordine dei farmacisti, dott. Marcello Pittaluga, il quale ha illustrato come il ruolo del farmacista stia mutando, a seguito di tre decreti ministeriali emanati tra il dicembre e il luglio del 2010. Uno in particolare ha sollevato molte discussioni: quello che permetta l’erogazione da parte delle farmacie di specifiche prestazioni professionali o la prenotazione di prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale. Infatti da questo momento in poi,

in tutte le farmacie è possibile accedere a prestazioni analitiche di prima istanza quali test in tempo reale per glicemia, colesterolo e trigliceridi, test per misurazione di emoglobina, creatinina, transaminasi, test per la misurazione di componenti delle urine, test di ovulazione, test di gravidanza e test per la menopausa per la misura dei livelli dell’ormone FSH nelle urine (test per la fertilità); test colon-retto per la rilevazione di sangue occulto nelle feci e molto altro. Inoltre lo stesso decreto fornisce anche informazioni tecniche per l’uso di dispositivi strumentali. Questo incontro ha confermato come la figura del farmacista rivesta una primaria importanza a livello sociale e come, alla luce delle nuove disposizioni normative, ne esca, a nostro giudizio, rafforzata nel suo ruolo professionale. Chiara Boarini

Luisa Russo

Giovedì 17 marzo al Cinema-Teatro Splendor di Ovada una grande serata di musica

L’avventura western firmata Mamasuya MATTIA NESTO

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@ @Mattia Nesto

n cinema-teatro Splendor pieno in ogni ordine di posto e un’atmosfera carica di adrenalina e di vibrazioni positive: questa la cornice per il concerto dei Mamasuya di giovedì 17 marzo ad Ovada. I Mamasuya sono un gruppo formato da tre “supermusicisti” che rispondono ai nomi di Matteo Cerboncini alla chitarra, Danilo Bruno al basso elettrico e Stefano Resca alla batteria. Ad Ovada hanno presentato il loro ultimo cd, “Mexican Standoff”,

nobilitato dalla collaborazione con Johannes Faber, polistrumentista e virtuoso della tromba nonché insegnante al Conservatorio di Genova. I quattro sul palco hanno dato vita ad uno show emozionante, dove alla perfezione stilistica della proposta musicale si è accompagnata una genuinità e un sano piacere di suonare che ha conquistato il pubblico, in larga misura formato da ragazze e ragazzi. Il concerto allo Splendor è stato organizzato dall’Associazione Culturale Peakbeat, attiva ormai da quasi tre anni e sempre in grado di proporre eventi e manifestazioni di grande richiamo per la citta-

dinanza, volte all’innovazione e alla sperimentazione in ogni campo. Il prossimo 11 giugno, presso il Parco Pertini, si svolgerà la seconda edizione del “Peakbeat Circus”, una giornata di musica e performance varie dalle ore 12 sino all’una di notte. Ad Ovada per una sera si è assistito così ad un concerto dal livello, non si corre il rischio di esagerare, internazionale: musica tex-mex e sonorità western tra le rive dell’Orba. Nella foto un momento dello spettacolo


Speciale escursioni ed alpinismo: intervista ad Edoardo Rixi, consigliere regionale ligure ed alpinista CAI

Alta Via dei monti liguri: quali le prospettive future? D urante i primi giorni di questo mese l’Alta Via dei monti liguri è venuta alla ribalta sia per le eccezionali giornate che, grazie al bel tempo e alle ultime (e inaspettate) nevicate invernali hanno portato numerosi turisti e appassionati sui suoi sentieri, sia per la querelle riguardo la gestione della stessa: è infatti del 1 marzo il comunicato stampa ufficiale della Regione Liguria nel quale viene dichiarato che la gestione dei sentieri verrà affidata al Club Alpino Italiano; finisce quindi, dopo 23 anni, l’operato della Associazione Alta Via dei Monti Liguri, che fino ad oggi si era occupata della manutenzione e della promozione del percorso escursionistico più importante della Liguria. “L’Alta Via è una infrastruttura a tutti gli effetti: una sorta di “autostrada” di 442 chilometri”, così Edoardo Rixi definisce il percorso escursionistico che da Ventimiglia raggiunge Ceparana (La Spezia). Consigliere regionale e alpinista esperto, Rixi è dal 1997 socio del Club Alpino Italiano, e dal 2000 collabora a tempo pieno insegnando alpinismo ai ragazzi della scuola Bartolomeo Figari di Genova; tra le sue esperienze nel campo si annoverano numerose spedizioni in Pakistan, Perù, Kenya e infine in Nepal, sul tetto del mondo, dove nel 2013 tenta la scalata del Manaslu, l’ottava montagna più alta del mondo: “A 7500 metri, per una bufera di neve, abbiamo dovuto rinunciare”, racconta con un po’ di rammarico. Con il passaggio di consegne della gestione dell’Alta Via, il Club Alpino Italiano si trova quindi in prima linea per la tutela del percorso, sostituendo l’operato della precedente gestione: “Sono diminuiti i fondi che

la regione impiegava per l’Alta Via, e l’associazione non era più in grado di assicurare il servizio di questa infrastruttura”. Secondo Rixi nasce quindi l’esigenza di riformare il settore, che, soprattutto negli ultimi anni, ha subito un cambiamento radicale: “Adesso c’è molta più gente che pratica gli sport outdoor a livello professionale come il trekking, il trail, la mountain bike; si tratta quindi di un settore turistico importante e in crescita, che deve essere sostenuto, gestito e adeguatamente promosso”. La promozione dell’Alta Via verrà sostenuta in

Con il workshop organizzato dal Museo della Carta va in scena

L’arte della xilografia

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a xilografia e la carta si sono unite, al Museo della Carta di Mele domenica 20 marzo, con il workshop “Sculture di carta xilografata” tenuto da Valentina Biletta, artista esperta di xilografia. Giuseppe Traverso, il mastro cartaio del Museo spiega “la xilografia è la più antica tecnica di stampa del mondo, si tratta dell’incisione su legno di diversi tipi e durezze di un’immagine che, una volta che la matrice prende l’impronta, quindi si inchiostra e si mette sul torchio, a quel punto si crea una scultura a proprio piacimento”. Oggi la stampa xilografata si usa molto poco ed ha finalità prettamente artistiche, ma nel passato, ci dice Traverso, era una tecnica estremamente diffusa. Valentina Biletta, artista e curatrice del workshop del museo di Mele dice “la xilografia è una tecnica di stampa a rilievo, bisogna partire da un legno, piallato e preferibilmente a crescita lenta, in modo da non avere una fibra troppo marcata” nel corso della storia, prosegue Biletta “abbia-

mo la testimonianza che la carta xilografata è stata, a metà del Quattrocento, la prima tecnica di illustrazione dei libri in Europa, ma abbiamo testimonianze di xilografie in Oriente già attorno all’anno mille” prima di essere utilizzata per le illustrazioni dei libri, la xilografia veniva usata, in Europa, per le carte da gioco ed i santini dei pellegrini. Valentina Biletta, assieme ad altri artisti, ha ripreso la tecnica della xilografia: “questa tecnica ha avuto un momento d’oro nella prima parte del Novecento, grazie agli espressionisti tedeschi che utilizzarono la xilografia per via dei suoi tratti molto marcati nelle illustrazioni”. La carta utilizzabile per le immagini xilografate è molto varia, “ci sono carte sicuramente più adatte, ma si possono utilizzare diversi tipi, l’importante è che non abbiano molta colla al loro interno”. Valentina Biletta, genovese residente a Celle Ligure, lavora come autrice e illustratrice di libri d’arte per bambini. Fabio Mazzari

prima parte dalla Regione Liguria, che, come assicura l’assessore regionale all’Escursionismo Stefano Mai, stanzierà per il 2016 100mila euro in convenzione al Club Alpino Italiano, che “si occuperà di gestire l’attività di manutenzione e di tutte le località interessanti dal punto di vista naturalistico-ambientale”, con l’intenzione di ottenere in futuro nuovi fondi europei da destinare alla valorizzazione del territorio; un progetto a cui la Regione crede molto, soprattutto all’interno della cosiddetta “macroregione alpina”: “La Regione Liguria entra a tutti gli effetti a far parte di questa macroregione europea e l’Alta Via diventerà parte dell’Alpine Space, e verrà riconosciuta a livello internazionale”. Un sogno nel cassetto? “Il mio desiderio sarebbe ottenere fondi per la sentieristica europea e vedere l’Alta Via come sede di un percorso per le gare di ultra trail come ad esempio il Tor des Geant che si tiene ogni anno in Valle d’Aosta e al quale partecipano atleti da tutto il mondo”. Attenzione però: “il Club Alpino Italiano continuerà a fare quello che ha sempre fatto” ammonisce Edoardo. “Non si tratta di una novità; il Club Alpino Italiano ha sempre sostenuto e lavorato per l’Alta Via dei monti liguri. Ne è esempio il rifugio Argentea, che se non fosse stato per gli sforzi dei membri del Club Alpino Italiano di Arenzano, adesso non sarebbe agibile. Il CAI d’ora in avanti lavorerà da solo a diretto contatto con la Regione senza intermediari”. Un futuro decisamente più “europeo” per l’Alta Via, puntato quindi su una adeguata promozione turistica, “per fare fronte a un turismo che ormai è diventato di massa”, e sulla valorizzazione del territorio; ter-

ritorio che, secondo gli ultimi censimenti, è diventato l’habitat ideale del lupo, che ha superato in Liguria la presenza di 200 esemplari, creando alcuni disagi agli allevatori e attirando l’attenzione dell’assessore all’ambiente e degli animalisti: un numero elevato, ma pur sempre di una specie protetta, che volente o nolente costringerà la regione a prendere provvedimenti, in modo tale che il territorio e l’ambiente non vengano compromessi. “Il lupo è un animale che va protetto e considerato parte fondamentale all’interno dell’ecosistema; ha un suo preciso e determinato territorio di caccia, entro il quale possono starci diversi esemplari. Il problema nasce quando il sovrannumero costringe i lupi a uscire da questo territorio e entrare in quello dell’uomo, anch’esso fondamentale: non si può infatti pensare a un territorio di montagna senza la presenza dell’uomo”. E Edoardo Rixi da che parte sta? “io non sto né con il lupo né con la pecora” ci dice Rixi, citando un vecchio detto del CAI. Matteo Serlenga

Questione rifiuti

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ul nostro sito www.inchiostrofresco.it una serie di articoli a firma di Matteo Serlenga sul tema dell’Alta Via e della natura della Valle Stura. Tra i “capitoli” di questo ideale viaggio in valle il reportage sul problema rifiuti. L’articolo, titolato “Rumenta abbandonata nel territorio” analizza il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti indiscriminato. Per segnalazioni e/o commenti scrivete a redazione@inchiostrofresco.it


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l’inchiostro fresco

Bric Manfrei

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VALLE STURA, ORBA E LEIRA

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a potenza dell’odio degli uomini si è rivelata in immani eccidi e stragi perpetrate, soprattutto nell’ultimo conflitto bellico, nei confronti di altri uomini in tragici eventi che hanno segnato indelebilmente il nostro territorio, macchiandolo col sangue delle innocenti vittime: i più tristemente noti sono la strage della Benedicta, dove, presso l’omonima località del comune di Bosio (AL) vicino alle Capanne di Marcarolo, furono trucidati settantacinque partigiani da parte delle truppe della Repubblica di Salò, e la strage del Turchino, dove cinquantanove prigionieri politici furono uccisi a sangue freddo dalle truppe naziste, nei pressi del passo del Turchino; questi luoghi, colmi di memoria storica, sono visitabili e perpetuano il ricordo di queste tragiche vicende alle nuove generazioni. Poco più avanti il sacrario dei Martiri del Turchino, nel comune di Urbe (SV), nei pressi del Manfrei, dove ci fu un terzo eccidio, forse meno famoso degli altri ma non meno importante: a fine guerra, circa duecento giovani soldati del battaglione San Marco furono uccisi da un gruppo di partigiani pochi giorni dopo la fine della guerra; una volta sancita la resa, il gruppo dei Marò, di stanza a Sassello, venne disarmato, e, dopo vari spostamenti nelle vicinanze, furono mitragliati nei pressi del Manfrei a sangue freddo. Il riconoscimento delle salme, delle quali alcune si trovano nei cimiteri di Staglieno e di Altare, fu molto difficoltoso se non impossibile, dal momento che alle vittime furono tolti i distintivi di riconoscimento prima dell’esecuzione sommaria. Attualmente, nei pressi dell’eccidio, esiste un altare e una grossa croce per ricordare quelle giovani vite, e l’intera area è gestita dalla onlus “croce del Manfrei”, dalle Fiamme Bianche con la collaborazione della S. Marco, del comune di Urbe e della Regione Liguria. (m.s.)

In Valle Stura l’incontro pubblico organizzato dal Meetup 5 Stelle sulle possibili nuove soluzioni

Lo stato dell’arte sulla raccolta differenziata S i è tenuto il 12 marzo scorso a Masone, nel teatro “Opera Don Macciò”, l’incontro pubblico, organizzato dal Meetup del Movimento 5 Stelle della Valle Stura, focalizzato sulla situazione e i progetti per il futuro sulla raccolta differenziata dei rifiuti. Relatori dell’incontro, a cui erano presenti numerosi amministratori locali della Valle Stura l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, l’On.Tiziana Beghin, l’assessore delegato ai rifiuti dell’Unione Stura-Orba-Leira, Giuliano Pastorino e il responsabile dei servizi esterni AMIU, Paolo Cinquetti. L’on. Tiziana Beghin ha introdotto l’incontro parlando del fatto che non possiamo pensare ad una crescita infinita della produzione, ma bensì pensare all’economia circolare, dimostrando che nei paesi più virtuosi dell’Unione Europea, come le nazioni scandinave, si è passati dal riciclo dei rifiuti alla riduzione della produzione degli stessi. In Europa è la Finlandia il paese che ha ridotto al massimo la produzione annua di rifiuti per abitante (circa 280 kg) mentre la Germania è la più virtuosa come percentuale di riciclo (oltre il 65%) a fronte però di una produzione annua di rifiuti alta. L’Italia non si dimostra molto virtuosa in nessuno dei due punti, con una produzione media di 491 kg/abitante e una percentuale nazionale di riciclo del 35% (ma vi sono enormi differenze sul territorio passando dal 68% del Trentino Alto Adige al 13% della Sicilia, ndr). L’on. Beghin ha quindi citato esempi europei di nazioni molto simili a noi, portando il caso di Argentona, in Catalogna, che è passato in pochi anni dal 20% al completo smistamento e riciclo dei rifiuti, raggiungendo percentuali oltre il 90%, creando un’economia circolare, vendendo gli stessi materiali riciclati dal comune. Giuliano Pastorino ha ricordato come, nel 2013, nacque lo slogan “l’Unione fa la differenza”, con la raccolta porta a porta spinta nei cinque comuni della valle (Mele, Masone, Campo Ligure, Rossiglione e Tiglieto) che

ha permesso di passare, nel giro di due anni, dal 30% circa di raccolta differenziata del 2013 al 64,8% della fine del 2015, l’Unione S.O.L. ha altresì ridotto la produzione di rifiuti pro-capite passata da 439 a 344 kg annui per abitante. Infine, Paolo Cinquetti, responsabile dei servizi esterni di AMIU per la Valle SturaOrba-Leira ha focalizzato il suo intervento sulla volontà da parte delle amministrazioni locali (la necessità di una “buona amministrazione”) e sulla grande importanza che la

Presentato a Campo Ligure il volume di Lorenzo Oliveri

In valle c’era posta per te D omenica 13 marzo presso la sala polivalente dell’ex Comunità Montana della Valle Stura a Campo Ligure, è stato presentato il volume: “Storia postale della Valle Stura” di Lorenzo Oliveri. Dedicata alla memoria del figlio Luca, tragicamente scomparso dieci anni or sono, la pubblicazione cura un aspetto particolare della storia della Valle Stura: la nascita e lo sviluppo dei servizi postali. Essa riprende e amplia quanto già pubblicato in occasione del 150° anniversario dell’apertura degli uffici postali di Masone (2003) e di Rossiglione (2005). Il territorio preso in esame si trova alle spalle di Genova, sul versante padano dell’Appennino Ligure e riguarda gli uffici postali dei comuni di Campo Ligure, Masone e Rossiglione. Verrà tuttavia fatto cenno anche a località limitrofe quali Capanne di Marcarolo, Gnocchetto e Tiglieto, che per periodi più o meno lunghi sono state legate “postalmente” a Campo Ligure o a Rossiglione. Lo studio del servizio postale, riferito dapprima al solo trasporto della corrispondenza epistolare e, successivamente, anche al movimento di denaro, incontra non poche difficoltà qualora ci si riferisca ad un ambito territoriale ristretto, soprattutto per la scarsità di materiale documentario, ormai in gran parte disperso. Il “filo conduttore” della pubblicazione è costituito dai bolli postali: oggi essi possono apparirci poco significativi, ma sino a qualche anno fa erano “sigilli dello Stato”, da custodire gelosamente, che conferivano ufficialità, in particolare per la data, ai documenti sui quali venivano impressi. Il testo non è rivolto esclusivamente a specialisti del settore ed è stato corredato dalla riproduzione di numerosi documenti; corredato da ampie didascalie, che, oltre a fornire informazioni su particolari aspetti dei servizi postali (e non solo), tentano di rendere più accessibile

un lessico spesso necessariamente tecnico; a volte lo stesso documento può sembrare poco rilevante ai fini della storia postale vera e propria, ma, visto in un’ottica più ampia, attesta l’indissolubile legame che intercorre tra questa e la storia generale della Valle. In particolare, ricorrendo il centenario della Prima Guerra Mondiale, l’Autore ha inserito un buon numero di testimonianze postali relative e quel tragico evento. La documentazione presentata è frutto di quasi cinquant’anni di ricerche compiute tra aste filateliche italiane e straniere, negozianti specializzati e collezionisti; molti dati potranno essere rivisti e aggiornati alla luce di nuovi ritrovamenti; a tal fine, l’Autore chiede la collaborazione dei lettori per colmare le inevitabili lacune. L’opera, pubblicata interamente a spese all’Autore, sarà distribuita gratuitamente; eventuali offerte saranno devolute ad associazioni socio-culturali non profit dei comuni di Campo Ligure, Masone e Rossiglione. Presentata a Masone lo scorso 18 marzo con un’ottima affluenza di pubblico e prossimamente anche a Rossiglione, si trova disponibile presso le edicole della Valle o, al costo di € 10,00 + spese postali, da richiedere a ancai1@libero.it. Maria Virginia Calissano

comunicazione e l’informazione hanno in merito al riciclo. Concluse le relazioni degli oratori è intervenuto Giacomo Oliveri portavoce del Meetup 5 stelle della Valle Stura che ha segnalato alcuni problemi e le proposte del Meetup in materia di raccolta differenziata. In particolare è stata posta attenzione sul fatto che i rifiuti non vengono pesati dai comuni dell’Unione ma da AMIU, per cui, si chiede Oliveri, l’Azienda ha davvero interesse nel sviluppare la raccolta differenziata? Non solo. L’unione tra AMIU e IREN, proprietaria degli inceneritori di Torino, Parma e Piacenza (che bruciano rifiuti) tenderebbe a scoraggiare, nei fatti, il riciclo. Quindi le proposte del Meetup 5 Stelle: dotare l’Unione di camion con pesatura automatica, fornire ai cittadini della Valle sacchetti microchippati e creare strutture chiuse e videosorvegliate che sostituiscono le attuali isole ecologiche. Avere il controllo di tutti i processi, hanno spiegato, è fondamentale, in quanto il cittadino pagherebbe finalmente in proporzione a quanto e come smaltisce i rifiuti. Il Meetup 5 Stelle Valle Stura denuncia che l’Unione dei Comuni delle Valli del SOL attualmente, a differenza di altri esempi virtuosi resi noti, non guadagna dall’economia circolare, perchè tutti i proventi vanno ad AMIU, mentre si potrebbe avere un introito complessivo, per la Valle Stura-Orba-Leira pari a 7580 mila euro all’anno che potrebbe essere impiegato nel miglioramento della gestione del servizio o al fine di ridurre le bollette ai cittadini. Fabio Mazzari

Ai lettori La versione integrale dell’articolo a firma di Fabio Mazzari è visibile sul nostro sito www.inchiostrofresco.it nella sezione Valle Stura.


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Nell’articolo di Matteo Serlenga si analizza una proposta per il rilancio di un intero territorio

Un futuro per Alberola, stazione sciistica “fantasma” Q uando andai ad Alberola la prima volta, ero ancora uno studente dell’università impegnato a raccogliere materiale sull’evoluzione e la storia delle stazioni sciistiche per la mia tesi di laurea: sui miei libri infatti comparivano solamente le più “grosse” e famose stazioni sciistiche, soprattutto dell’arco alpino come Sestriere, La Thuile, Courmayeur o Cortina, e a malapena si parlava di Viola St. Gree; avevo già sentito parlare di Alberola e dei suoi skilift ormai fermi

A Campo Ligure il museo a cielo aperto di Gianfranco Timossi

Il “Giardino di Tugnin” H a aperto le porte ai visitatori nella giornata del Lunedì dell’Angelo, all’interno dell’evento “Pasquetta a Campo Ligure”, ma è possibile visitarlo in diversi momenti dell’anno previo contatto, il Giardino di Tugnin, un vero e proprio museo a cielo aperto, situato all’interno del centro storico del comune della Valle Stura, a pochissimi metri dal medioevale Castello Spinola. Il giardino, frutto di un’intensa opera di recupero e valorizzazione dell’area, è aperto al pubblico e visitabile

dal 2011, il giardino-museo è, allo stesso tempo, la sede delle opere e l’atelier di Gianfranco Timossi, scultore che vive e risiede a Campo Ligure. La nascita di questo giardino-museo è stata frutto di una volontà comune dell’artista, dell’Amministrazione Comunale e soprattutto grazie all’iniziativa di un gruppo di amici dello stesso scultore, capitanati da Tugnin, a cui è stato intitolato il giardino. Gianfranco Timossi, nato a Campo Ligure nel 1936, dove vive attualmente, già da bambino subì il fascino del laboratorio del nonno falegname, dove passava intere giornate e dove sorse il suo amore per il mondo del legno. Timossi si autodefinisce come non un artista ma bensì un “manovale dell’arte” che ha realizzato opere frutto di impulsi, espressi con immediatezza inderogabile. Per Timossi lo scalpello e il mazzuolo sono come la penna per uno scrittore. Le opere esposte sono statue lignee caratterizzate da tre elementi particolari: l’uso di piante non più produttive (nessun albero è stato tagliato appositamente per realizzare le statue), la scultura realizzata interamente a mano senza ausilio di attrez-

zature meccaniche e, ovviamente, la particolarità delle figure rappresentate. Nel percorso del Giardino di Tugnin sono le figure legate alla mitologia greco-romana a dominare, possiamo infatti ammirare le rappresentazioni in legno del dio del mare Poseidone, di Icaro intento a spiccare il suo volo o della terribile Medusa. La scelta di rappresentare figure legate alla mitologia classica non è casuale, l’artista, infatti, ha vissuto per un lungo periodo della sua vita in Grecia, nella splendida isola di Rodi. Insieme alle statue mitologiche Timossi ha realizzato diverse opere collegate al Cristianesimo, come il Cristo incatenato o il serpente tentatore, la rappresentazione della Divina Commedia di Dante, con l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso o legate a fatti storici, come la statua che raffigura l’eruzione di Pompei, con l’immagine di una madre che stringe a se i suoi due bambini. All’ingresso del museo, infine, l’unica statua realizzata non in legno ma in pietra, che rappresenta la “fontana dell’armonia”. Fabio Mazzari

da molti anni, ma non trovai nulla nei libri. Decisi così di andare a visitare personalmente, in un giorno invernale, questa stazione sciistica “fantasma”, che ormai per me era diventata un mito, sia per la sua così inusuale vicinanza col mare, sia per la sua storia, dai suoi giorni di piena attività al totale abbandono dei giorni nostri. Fu così che conobbi Alberola, il suo territorio e la sua storia: piccola frazione del comune di Sassello (una ventina di abitanti in tutto d’inverno), rinomata per le caratteristiche del territorio, ogni anno d’estate attira molti turisti e villeggianti per il clima fresco e per i molti funghi che il sottobosco regala; qualche villetta, un rifugio e ristorante, un piccolo complesso di residence e soprattutto la vecchia casettina con scritto ancora “biglietteria”, dalla quale gli sciatori pote-

vano acquistare il loro skipass per accedere al piccolo comprensorio, e gli skilift fermi, il tutto circondato da un vasto manto bianco di neve che accentuavano il look di stazione sciistica “fantasma”. Stazione sciistica piccola ma innovativa, nata grazie alla passione e all’investimento di alcuni impreditori coraggiosi durante il “boom” del turismo invernale e ispirati dalla nascita e dalla diffusione capillare delle stazioni sciistiche “ex novo” create a ridosso delle Alpi e dell’Appennino come Pratonevoso o Artesina e la già citata Viola St. Gree (anche quest’ultima divenuta fantasma per diversi anni, per via delle poche precipitazioni nevose), Alberola vantava un discreto afflusso turistico, tre impianti di risalita, cinque piste per circa una decina di chilometri in tutto e trecento metri di dislivello, il tutto adagiato sul dorso del Monte Cucco. “Arrivavamo fino a duemila turisti durante il weekend”, mi disse con gli occhi brillanti la proprietaria del rifugio, come se stesse raccontando di una “età dell’oro”, “e c’era persino una piccola discoteca. Poi, purtroppo, non ha più nevicato abbastanza” e con queste parole scomparì il luccichio dagli occhi, lasciando spazio a una velata malinconia di un passato che forse non tornerà più: purtroppo infatti le precipitazioni nevose influiscono molto sul turismo invernale, soprattutto su queste località

“a bassa quota”, dove, complice il cambiamento climatico, l’innevamento non è più quello di una volta; in mancanza di materia prima, tutta la cornice di attività che si era creata attorno agli impianti collassò, proprio come le piccole “ghost town” minerarie americane che, una volta esaurito il carbone, si spopolavano. Ma non tutti si sono dati per vinti: è infatti di questi ultimi giorni la notizia che un gruppo di persone, che si allineano alla pagina Facebook “Alberola di Sassello”, hanno intenzione di portare agli antichi splendori la località, “o almeno provarci”. A lanciare l’idea è Gigi Di Santo di Acqui Terme (che imparò a sciare proprio sulle piste di Alberola), e ha le idee chiare: “Vogliamo far rinascere Alberola attraverso una raccolta firme da portare in Regione e una riunione con tutte le persone che vogliono partecipare a questo progetto: stiamo infatti organizzando un incontro al quale parteciperanno anche persone che negli anni passati hanno puntato molto su questo territorio e hanno contribuito così alla costruzione degli impianti e del turismo. Una realtà come questa, più vicina geograficamente di altre località sciistiche, potrebbe essere appetibile a molti turisti “mordi e fuggi” soprattutto in questo periodo di crisi”. Matteo Serlenga

Congratulazioni dottoressa Da parte di tutta la Redazione congratulazioni alla dott.ssa Donatella Zunino, che si è brillantemente laureata all’Università degli Studi di Genova in Traduzioni e Interpretariato con 110 e Lode e i complimenti di mamma, papà, fratello e Alessio.

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l’inchiostro fresco

VALLE STURA, ORBA E LEIRA

Aprile 2016

L’incontro delle Confraternite della diocesi di Acqui al Santuario N.S. delle Rocche di Molare.

Una giornata ricolma di fede S abato 12 marzo si è tenuto l’annuale incontro delle Confraternite della Diocesi di Acqui presso il Santuario di N.S. delle Rocche a Molare. “L’incontro è un momento molto sentito da tutti i Confratelli”, spiega il Priore generale Massimo Calissano; “i gruppi giungono ogni anno alle Rocche da ogni angolo della Diocesi, che abbraccia numerose provincie e per vivere insieme il tempo di Quaresima. Il raduno non è solo un momento di preghiera, ma è anche l’occasione per l’incontro col mons. Vescovo, per ascoltare il Suo insegnamento e condividere la preghiera”. Numerose, come sempre, le Confraternite che hanno risposto all’appello. Alle 9,30 i partecipanti si sono ritrovati presso il Santuario, accolti con il consueto calore da Padre Andrea dei Padri Passionisti, che reggono il Santuario; alle 10, il nostro Vescovo mons. Pier Giorgio Micchiardi, ha introdotto la preghiera comune, compiendo alcune meditazioni sulla Pasqua imminente. Quindi il Priore generale, dopo i saluti di rito, ha presentato il nuovo assistente don Gianni Falchero, di recente nomina, ed ha quindi illustrato le principali attività svolte dal Priorato durante il trascorso anno 2015 ed i progetti per il 2016. Tra queste spiccano la processione riservata ai giovani confratelli a Genova il prossimo 3 aprile, promossa dal Priorato ligure; il raduno delle Confraternite piemontesi a Graglia il prossimo 5 giugno, il pellegrinaggio diocesano a Roma il 19-20 e 21 settembre per il Giubileo della Misericordia e, per il novembre 2017, le celebrazioni per i 950 anni della dedicazione della cattedrale di Acqui a san Guido. Alle 11 si è svolta la Via Crucis. Le quattordici stazioni poste lungo il viale del Santuario hanno visto le varie Confraternite impegnate, a turno, nella lettura delle meditazioni, accompagnate dalle letture liturgiche. Maria Virginia Calissano

Andrea Bergaglio è mancato all’affetto dei cari

‘angolo del direttore

Un caro amico

“G

razie di cuore”, proferisce con la voce bassa e piena di commozione Luisa Gandetto, mamma di Andrea Bergaglio, 33 anni, di San Cristoforo, mancato all’affetto dei suoi cari lo scorso 29 gennaio. Luisa ringrazia con profonda riconoscenza, i sancristoforesi, i parenti e tutti gli amici, che uniti nel profondo dolore hanno esaudito con sentimento di devozione il volere della famiglia Bergaglio, contribuendo generosamente alla sottoscrizione in denaro a favore della Fondazione Uspidalet di Alessandria. Un gesto nobile e generoso, che i genitori di Andrea hanno voluto manifestare nel momento di massima disperazione, dopo che un infarto improvviso ha strappato loro quanto di più caro avevano. La perdita di un figlio non ha inaridito i loro cuori e i loro sentimenti, anzi li ha resi capaci di un grande pensie-

ro. È stata raccolta la somma di 3500,00 euro, che verrà devoluta, attraverso le opere della Fondazione Uspidalet, per l’acquisto di tre incubatrici per la terapia intensiva neonatale, da destinarsi al presidio dell’Ospedale infantile di Alessandria. I genitori di Andrea si sono fatti portavoce di un desiderio, quello di consegnare agli altri la speranza, di contribuire a salvare piccole vite umane e con esse la gioia di tante famiglie, che grazie al miglioramento delle strumentazioni ospedaliere potranno tornare a sorridere. Non dimenticheremo mai Andrea e i suoi genitori, e così pure quanti hanno beneficiato della loro opera a favore del prossimo. Marta Calcagno La Redazione de “l’inchiostro fresco” si unisce al cordoglio dei cari, degli amici e dei conoscenti.

B

Cacciamoli via!

asta, mi sono stufato! Al diavolo i soliti ragionamenti di ipocriti e falsi buonisti! Non c’è niente di “buono”, purtroppo, nell’invasione che da un po’ di anni a questa parte il nostro paese sta subendo. Accendi la televisione e te li trovi lì davanti, apri il giornale e leggi i titoli della loro preoccupante avanzata. Anche se non c’è bisogno di ricorrere ai grandi mezzi di comunicazione di massa. La prova ce l’hai davanti agli occhi, per strada, nella vita di tutti i giorni. Li vedi ormai in quasi tutti gli angoli delle nostre città, nelle piazze, davanti ai supermercati o nei centri commerciali. Chiedono soldi, vogliono sempre e solo quelli. Arrivano dall’altra parte del mare, da un altro mondo che li crea in soprannumero e li manda apposta per conquistarci. Proprio così, per conquistare la nostra terra, il nostro corpo, la nostra anima. Vogliono riprodurre qui da noi

i loro templi, vogliono che ci inginocchiamo, proni, di fronte ad essi per adorare i loro dei. Ci vogliono sottomessi. Ma non saranno questi sbarchi a piegare la nostra resistenza. La reazione contro il barbaro invasore sarà veemente: mai rinunceremo alla nostra italianità, al nostro carico di pregi e (molti) difetti. Perché, nel bene o nel male, questo siamo e nessuno ha il diritto di imporci di cambiare. Gli altri Stati d’Europa facciano quel che vogliono: se la Merkel e compagnia cantante vogliono aprire le frontiere, lo facciano pure. Se li troveranno in casa. E quando se ne accorgeranno sarà troppo tardi. Ma almeno noi, che siamo italiani e di invasioni purtroppo ne abbiamo subite parecchie sulla nostra pelle, non pieghiamoci anche a questo sopruso: cacciamo dal nostro “bel suol di ristoratori” le grandi catene di fast food!


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Nei ricordi di Pierfranco Romero si mescolano le grandi imprese sportive e la vita di tutti i giorni

18 marzo 1950: che “Sanremo” a Silvano! L o scorso mese di febbraio come spesso accade, stavo chiacchierando con il mio amico Angelo Alfieri, proprio davanti al bar “Il cavallo grigio”. Alcuni silvanesi intanto, passando, commentavano l’inverno “senza neve”. Allora mi vennero in mente due cose: quando mio nonno Pietro ripeteva “il lupo non si è mai mangiato l’inverno!” e la MilanoSanremo del 1950, corsa sabato 18 marzo e non, come sempre accadeva a quei tempi, il 19, giorno di San Giuseppe. Così, con queste due cose in testa, il momento amarcord è scattato in maniera automatica.

Frequentavo la quinta elementare. La maestra “Gilardi” il venerdì ci disse che se un nostro parente fosse venuto a prenderci ci avrebbe lasciato uscire alle 10.30. Dimenticavo di dire che allora si andava a scuola in due turni: mattina e pomeriggio, sabato compreso ma al giovedì era vacanza. Mi venne così a prendere lo zio Pino e ci fermammo proprio davanti al “Bar Drogheria”: lo zio mi fece salire su un cumulo di neve alta circa un metro e mezzo perché potessi vedere meglio la corsa. Allora prima dei corridori passava “la carovana”: moto, pullman, auto, automezzi che pubblicizzavano i prodotti delle ditte più conosciute e che lasciavano ai tifosi “gadget” di ogni tipo. Ma il fatto più “eclatante” fu che proprio davanti a me cadde Rik Van Steenbergen, grande campione del mondo di quegli anni e vincitore di innumerevoli corse internazionali. La strada del paese in quegli anni non era asfaltata ma piena di buche che nel periodo bellico si erano

Nella foto il grande atleta belga al traguardo in una delle sue numerose gare vinte in carriera.

formate dal passaggio dei panzer tedeschi o dei carrarmati alleati. Uno di questi buchi fu fatale per il povero Rik: cadde e rimase, fortunatamente, appeso alla rete di protezione di un rio che attraversava la strada. A fatica riprese la corsa ma, destino volle, che dopo qualche chilometrico forasse ai piedi del Turchino. Quell’anno la Sanremo fu vinta dal mio corridore preferito: Gino Bartali. Fu detto che Rik, ormai “spompato” per il lungo inseguimento, fu battuto in volata e giunse solo settimo. Ma vinse il mio campione,

un “grande campione” ed anche un “grand’uomo”. Non per nulla anni dopo a Gino fu conferito il titolo di “Giusto fra le Nazioni” per i suoi grandi meriti umani (salvò decine e decine di persone di origine ebraica dai rastrellamenti nazifascisti). Dimenticavo di dire, per concludere, cosa diceva mio nonno: “il lupo non si è mai mangiato l’inverno”. E infatti anche quest’anni è nevicato, poco, ma è nevicato, non però tanto come quando ero bambino. Pierfranco Romero

Il punto politico: presentata la lista civica “Noi per Castellazzo”

Castellazzo si prepara alle elezioni D opo otto mesi di commissariamento il paese di Castellazzo Bormida si sta preparando per le prossime elezioni comunali; commissariamento determinato da una mozione di sfiducia votata da sette consiglieri su tredici, appartenenti sia al gruppo di maggioranza che a quello di opposizione. Tra i votanti la sfiducia nell’agosto scorso vi erano Giuseppe Ferraris e il candidato sindaco alle prossime elezioni Loredana Corrado, che abbiamo avuto il piacere di incontrare presso la loro sede di Via Grassi al civico 43, all’interno della quale, almeno una volta a settimana, si tengono incontri pubblici con la cittadinanza inerenti le principali tematiche sociali. “La lista civica Noi per Castellazzo, che vede quale candidato sindaco Loredana Corrado” introduce Ferraris “è un gruppo che si autofinanzia e all’interno del quale non ci sono organi direttivi. Questo fattore porta l’indubbio vantaggio di essere maggiormente liberi e svincolati da rigide strutture, consentendo così una maggior vicinanza tra l’amministrazione e la cittadinanza. Uno dei nostri obiettivi principali infatti è quello di creare

la migliore sinergia possibile tra i vari settori sociali e lavorativi, possibile anche grazie ad una nostra presenza costante nel territorio comunale”. “Le tematiche affrontate nei nostri incontri pubblici” prosegue Loredana Corrado “riguardano ad esempio il territorio, l’ambiente, la salute e tutto ciò che ha che fare con i giovani. Diverse sono state le iniziative già messe in atto in questi mesi, tra

le quali mi preme ricordare la giornata per la raccolta fondi in favore delle donne in difficoltà, la giornata dedicata alla pulizia delle strade del paese e l’incontro con gli operatori socio assistenziali al fine di potenziare l’aiuto nel trasporto degli anziani e delle persone in difficoltà”. Samantha Brussolo

Arte a Bosco Marengo

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l complesso Monumentale di Santa Croce a Bosco Marengo con i suoi 1500 visitatori è stato il luogo più frequentato della due giorni del FAI per quanto concerne la provincia di Alessandria, un risultato ottenuto anche grazie all’amministrazione comunale, all’associazione Amici di Santa Croce all’Associazione Santa Croce in Bosco Marengo ONLUS e alla A.T. Proloco di Bosco Marengo che contribuiscono a mantenere il complesso in perfetto stato e chiaramente al FAI sezione di Alessandria. (d.c.)

Pratalborato Festa del Maggio

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omenica 8 maggio si svolgerà a Pratalborato, frazione di Capriata d’Orba, la “Festa del Maggio”, appuntamento organizzato da “La Società”, storico associazione di mutuo soccorso fondata verso la fine dell’Ottocento ed espressione di fratellanza e aiuto reciproco. La festa del Maggio arriva dopo quella dello scorso anno, che aveva registrato un grande successo e nulla vieta di pensare che per l’edizione 2016 non si possa coinvolgere ancora più persone. L’appuntamento quindi è fissato per domenica 8 maggio presso la locale So.M.S. di Pratalborato dove per tutto il giorno vi sarà una fiera-mercato in piazza e una lotteria di beneficenza a favore della società. Alle ore 10 è prevista la Santa Messa con la Benedizione dell’Albero e la “Festa delle Torte”. Gianni Franza Segretario


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Speciale San Bovo

l’inchiostro fresco Aprile 2016

Intervista a Maurizio Zacchini, Consigliere del comune di Basaluzzo

A Basaluzzo aria di festa per San Bovo MATTIA NESTO

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@ @Mattia Nesto

L

a Fiera di San Bovo “Arte e mestieri” è, senza ombra di dubbio, uno degli appuntamenti maggiormente sentiti e amati da tutti gli abitanti di Basaluzzo e del suo circondario. San Bovo rappresenta infatti un momento importante per l’intera comunità dato che la festa è nata, intorno alla seconda metà degli anni Novanta, come segnale che Basaluzzo, da paese storicamente agricolo, fosse diventato negli anni, grazie all’intraprendenza, all’abnegazione e al lavoro dei suoi abitanti, un paese dalla vocazione artigianale e manifatturiera. Per capire meglio come sarà la XX edizione della Fiera di San Bovo “Arte e mestieri” abbiamo raggiunto uno degli organizzatori, il Consigliere comunale per manifestazioni e turismo, Maurizio Zacchini. In quali date si svolgerà quest’anno, la fiera di San Bovo? Per questa edizione abbiamo pensato, tenendo conto dell’anno bisestile, del Raduno Nazionale degli Alpini di Asti, delle Comunioni e del Corpus Domini, di anticipare le date, organizzando il tutto per sabato 7 e domenica 8 maggio. Conosciamo bene maggio per essere un mese spesso inclemente, quindi, per evitare di ce-

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nare al freddo, abbiamo predisposto invece della “classica” cena del sabato sera, un più moderno e funzionale “apericena”. In che orario partirà la manifestazione? San Bovo aprirà i battenti, per così dire, alle ore 17.30 di sabato 7 maggio alla presenza di Autorità locali, provinciali, civili e militari. A dare la benedizione ci penserà il buon Don Aldo, “fresco” novantenne più lucido e arzillo che mai. Ci sarà la classica tensostruttura dove vengono ospitati i produttori locali? Anche per quest’edizione così da dare modo a tute le attività di svolgersi nel migliore dei modi, i tendoni saranno due. Nel primo saranno ospitati ven-

ticinque espositori locali, soprattutto di Basaluzzo ma anche del circondario, quindi bancarelle con prodotti enogastronomici. Ci sarà spazio anche per il parco giochi per i più piccoli, la grande novità dello scorso anno che abbiam pensato di riproporre visto il largo successo. Quest’area svago sarà posizionata nel piazzale delle manifestazioni, l’ex-sferisterio per intenderci. Ma, come dicevo poc’anzi, quest’anno i tendoni saranno due. Infatti nel secondo, sia sabato che domenica, verrà allestita un’apposita area-buffet dove, come in un normale apericena, i partecipanti potranno godere di una proposta gastronomica molto ricca, sorseggiando anche un buon bicchiere di vino. Inoltre nella giornata di domenica alle ore 17.00 al termine della Messa vi sarà la sfilata del santo per le vie del paese.

L’imprenditore dell’anno

Arte e mestieri da chi è organizzata? Arte e mestieri è patrocinata ed organizzata in primis dal Comune, coadiuvato dalla Pro Loco che dobbiamo sempre ringraziare per il grande impegno profuso. Non vi resta altro da fare, cari amici e lettori de “l’inchiostro fresco”, che accorrere numerosi a Basaluzzo sabato 7 e domenica 8 maggio per gustare un’atmosfera unica ed inimitabile come quella della Fiera di San Bovo!

Basaluzzo in festa

A

nche per quest’edizione è prevista la premiazione dell’imprenditore dell’anno, un importante riconoscimento che la comunità di Basaluzzo tributa ad un suo membro particolarmente distintosi nel commercio. Negli anni sono stati premiati Adriano Picchiò della “P.C.A.”, Roberto Roveta della “Italvalv”, Adelmo Giacomello della “Cometa”, Valerio Alfonso della “Prisma” e Lorenzo Demicheli della “Seritarghe”. Daniele Cifalà

Chi è che gestisce la proposta eno-gastronomica? Ci siamo rivolti ad un valente cuoco di Acqui Terme, Claudio Barisone della Pro Loco di Ovrano, che gestirà le cucine a 360° dando precise disposizioni anche per quanto riguarda i fornitori, le tipologie di piatto, le dosi e il prezzo. Abbiamo deciso di organizzare le cose in modo professionale non lasciando, me lo si lasci dire, nulla al caso. Anzi, per poter offrire un qualcosa di più di un normale apericena, ci sarà un primo e, prendendo spunto dal recente salone delle “Dolci Terre” di Novi Ligure, anche degli speciali agnolotti “in cartoccio”: una gustosa soluzione per assaporare questo magnifico piatto in modo semplice e veloce.

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Una foto della prima edizione della manifestazione del 1997

aurizio Zacchini ha sottolineato anche come: “San Bovo rappresenta un po’ l’inizio della stagione estiva a Basaluzzo, stagione che vedrà protagonisti tra fine maggio e fine agosto, grandi nomi, dell’amatissima band Buio Pesto a Maurizio Vandelli, storica voce degli Equipe 84, passando per il concerto delle Quattro Chitarre, previsto per sabato 20 agosto ed organizzato dalla Diapsi di Novi Ligure e da l’inchiostro fresco”. (s.b.)


l’inchiostro fresco

RONDINARIA

Aprile 2016

Cultura e tradizione a Fresonara assieme a Domenico Bisio

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Rocca Grimalda: la storia di Elena Teresa Scarsi

Quella fascina dell’ulivo L’elisir di lunga vita E L a Domenica delle Palme a Fresonara non lavorava nessuno. Alle undici, tutti, uomini a sinistra e donne a destra, erano in chiesa per la Messa Grande. Non lavorava nessuno… tranne noi chierichetti, che quel giorno, anzi, facevamo lo straordinario. Appena finito il Vespro, divisi in squadre, ciascuno a cavallo della propria bicicletta, portavamo casa per casa il ramoscello d’ulivo benedetto. I più svegli per le vie centrali, i più imbranati nei vicoli, non si doveva saltare nemmeno una porta. Ne andava della propria reputazione. Il giorno dopo la famiglia dimenticata si sarebbe lamentata con il parroco e ai suoi rimproveri sarebbero seguiti gli sberleffi degli altri gruppi. Sapevamo a memoria i cortili, i cani che abbaiavano, le mani dei padroni che aprivano il cancello e il sorriso col quale le mogli avrebbero contraccambiato il nostro servizio porta a porta. Certo non tutti erano generosi, ma, insomma, alla fine della giornata la fatica era quasi sempre ben remunerata. Poi, però, c’erano i cascinali. E a portare il ramo benedetto per quelle aie sparse nella piana dell’Orba, ci voleva gente che sapesse far galoppare la bicicletta scansando buche, sassi e galline specializzate nell’attraversare la strada quando ormai era impossibile schivarle. A Rino, due anni, venti chili e dieci centimetri più di me, il compito di traslocare sul manubrio la santa fascina. A me la santa missione di riuscire a stargli a ruota con imperturbabile stoicismo. A mano a mano che il fa-

stello calava, aumentava il volume delle nostre tasche. Così, sulla via del ritorno, decidemmo di fermarci. Le caramelle resistevano, ma le pastine secche fatte a mano si stavano triturando ad ogni pedalata. La sponda del Bedale andava benissimo, anche perché, quando la bocca era piena e la saliva non riusciva più a insaponare il bolo, un sorsetto di acqua aiutava la deglutizione. Mica avevamo tempo a sapere se quella

della roggia fosse acqua potabile. Rino ed io non avevamo a casa l’acqua potabile. Il fresco liquido che serviva a friggere le due bustine di idrolitina arrivava dal secchio del pozzo... Più tardi anche il corrispettivo del parroco fu all’altezza della nostra soddisfazione. Domani il negozio della liquirizia avrebbe fatto affari d’oro. Dom&Nico BISio

lena Teresa Scarsi, vedova Oliveri, è nata nella cascina Trionzo di Rocca Grimalda il 9 aprile 1916 alle 6 del mattino, da Paolo e Genoveffa Perfumo, contadini a mezzadria. Faceva parte di una famiglia di quattordici figli. A sedici anni andò a servire come domestica a Sampierdarena in una famiglia genovese. Nel 1936 si trasferì a Campo Ligure dove venne anche impiegata nell’esattoria delle tasse. Allo scoppio della guerra avrebbe

La voce del binario Riflessioni «ferroviarie» di Stefano Rivara

La spada di Damocle... ...delle frane

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ome molti avranno sapu- nomeni. I viaggiatori di questa to, una frana sull’Aure- linea quando c’è maltempo lia, vicino Arenzano, ha non sanno mai cosa aspettarcostretto a deviare il percorso si. Un punto particolarmente della recente Milano Sanremo, critico è quello di Granara; ma all’ultimo momento, sull’auto- non dimentichiamo la frana di strada. Già in passato ci sono Mele di alcuni anni fa, che costati diversi casi analoghi. La strinse alla chiusura della linea strada del Turchino rimase per un periodo lungo, oltre che chiusa addirittura diversi mesi. a spostare i binari per aggirare Anche sulle ferrovie della zona la parte più consistente della c’è una costante “Spada di Da- frana. Purtroppo il nostro Apmocle” costituita dall’incom- pennino della parte occidenbente pericolo di frane e smot- tale della provincia di Genova tamenti. Specialmente quando (che in realtà sarebbe già alpipiove un po’ più del consueto. no, poiché dal punto di vista La più colpita è la Genova-Ova- geologico le Alpi inizierebbero da-Acqui Terme, interrotta in- già all’altezza del passo della numerevoli volte (in alcuni casi Bocchetta, molto prima del traper poche ore, in altri per giorni dizionale Colle di Cadibona) è o mesi) appunto per questi fe- costituito da rocce abbastanza

instabili. Soprattutto la zona attorno al bacino del Varenna è caratterizzata dalla presenza di rocce di tipi diversi, a strati. Questi in particolari condizioni, ad esempio quando appesantiti da piogge consistenti, tendono a distaccarsi tra loro e scivolare verso il basso. La situazione è aggravata dal disboscamento e da attività estrattive svolte nel passato in maniera disordinata e incontrollata, di cui ora subiamo le conseguenze. Uno dei tanti esempi di come l’incuria del territorio si paga a caro prezzo, con danni, disagi, alti costi di ripristino. A breve, a medio e a lungo termine. Stefano Rivara

voluto arruolarsi come crocerossina facendo il corso da infermiera. I genitori glielo impedirono poiché avevano già tre figli sotto le armi. Di famiglia socialista e poi comunista, collaborò coi partigiani come informatrice avendo alcuni ufficiali tedeschi presso la sua residenza. Nella Pasqua del 1944 assistette, impotente come molti altri, al tragico eccidio della Benedicta. L’8 maggio 1948 sposò il campese Giovanni Oliveri, carpentiere in ferro ai cantieri navali di Sestri Ponente, già nostromo sui MAS e internato nel campo di concentramento di Gusen, presso Linz, in Austria. È tuttora circondata dall’affetto dei familiari, la nipote Elena, la nuora Margreth, il figlio Franco Paolo, i figliocci Osvaldo e Rita, la sorella Bice, i nipoti , i pronipoti e gli amici. Di indole cordiale e socievole, animata da una profonda religiosità interiore e da un forte sentimento di giustizia sociale, nel 1991 riuscì a realizzare il sogno di riprendere la residenza a Rocca Grimalda, il paese da lei immensamente amato, che aveva dovuto lasciare forzatamente per le ristrettezze economiche della famiglia. Si è sempre fatta ben volere, anche dopo il suo ingresso nella rocchese IPAB, Opera Pia, casa di riposo “Domenico Antonio Paravidini”, nell’agosto 2009. A suo avviso, per vivere a lungo e bene, bisogna essere ottimisti, volonterosi, parlare con la gente, tenersi cari gli affetti familiari e amicali e non far mai mancare, ad ogni pasto, la frutta e la verdura. Il 9 aprile 1916 compirà cent’anni e sarà la prima centenaria

ospitata in permanenza nell’antica e rinomata struttura per anziani, dal 1820 a oggi. L’attuale residenza protetta, guidata dal parroco, don Mario Gaggino e dal Comune di Rocca Grimalda, ospita 18 anziani, amorevolmente accuditi e conta un’affascinante collocazione dietro il Santuario di Santa Limbania aprendosi su un piccolo parco-giardino che consente, dall’ampia terrazza, la vista su uno straordinario panorama dell’Appennino Ligure-Piemontese, su cui domina il Monte Tobbio, e delle Valli dell’Orba e della Piota da Silvano d’Orba a Lerma, da Tagliolo Monferrato a Ovada . f.p.o.

Sul nostro sito www.inchiostrofresco.it a cura di Samantha Brussolo un reportage sulla manifestazione “Bosco Fiorito” svoltasi a Bosco Marengo lo scorso 10 aprile


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l’inchiostro fresco

OPINIONI E SPUNTI

Aprile 2016

Dalla vostra parte

Diritto di servitù

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a servitù è un diritto in virtù del quale un fondo arreca determinate utilità a un altro fondo, appartenente a diverso proprietario. L’utilità connessa al diritto di servitù può rinvenirsi ad esempio nel migliore impiego produttivo dei fondi, si pensi ad esempio ad una servitù di acquedotto, funzionale a garantire il passaggio delle acque, sia per i bisogni comuni della vita sia per usi agrari o industriali. Oppure il diritto di servitù può essere strumentale anche alla maggiore comodità del fondo dominante, si pensi ad esempio ad un contratto che preveda un diritto di servitù che assicuri il divieto di costruire o di elevare una costruzione esistente sul fondo vicino, per garantire la vista panoramica da una casa. Occorre bene precisare infatti come sia necessario distinguere tra servitù legali, ossia quelle stabilite dalla legge, e servitù volontarie, che sorgono in virtù di un contratto o di un testamento. Un esempio di servitù legale è il caso del fondo intercluso, ossia il fondo che non ha né può avere accesso alla via pubblica: tale mancanza legittima l’imposizione della servitù di passaggio sul fondo vicino. Tuttavia il proprietario del fondo che si trovi nelle condizioni stabilite dalla legge in relazione ad una servitù legale non può esercitare di propria iniziativa il diritto, iniziando ad esempio a passare sul fondo altrui. Occorre infatti in ogni caso un contratto oppure, in caso di mancata disponibilità del proprietario del fondo vicino, è necessario rivolgersi al giudice, per ottenere una sentenza che determini le modalità della servitù e l’indennità dovuta. Avv. Fabiana Rovegno

Il fisioterapista Simone Berrino tratta di un problema molto diffuso

Tutto sul “mal di schiena” D efinita da studiosi come la “patologia delle popolazioni normali”, il “mal di schiena” colpisce, almeno una volta nella vita di un individuo, circa l’80% della popolazione occidentale con un’incidenza del 75% delle persone tra i 30 e i 59 anni.

Iniziamo a sfatare alcuni luoghi comuni. Artrosi, discopatie, ernie sono solo fattori predisponenti, molto comuni nella popolazione e spesso non provocano dolore. Escludendo le cause specifiche (fratture, sindromi della cauda equina, neoplasie…) che rappresentano non più del 10%, il restante 90% non trova un’origine ben precisa, il che implica l’assenza di una cura certa ma di una continua evoluzione delle terapie. Esistono due grandi categorie di fattori di rischio che entrano in gioco nella lombalgia: i fattori individuali (come sesso, peso, età, costituzione fisica, stile di vita…) e fattori psicosociali (come problemi familiari, lavorativi, stress…) che interagiscono costantemente tra di loro e rivestono un ruolo fondamentale nell’evoluzione della patologia ad uno stato cronico. Prevenire, curare ed evitare ricadute: cosa è meglio evitare Il riposo fa male alla schiena. Cambiare stile di vita, ridurre le attività (lavorative e non), passare molto tempo a letto sono comportamenti negativi che portano alla cronicizzazione del problema. Attenzione all’abuso di farmaci. Il dolore è un sintomo e non la causa del problema ed eliminarlo non ha alcun effetto preventivo. Non avere un atteggiamento passivo e catastrofico. Convinzioni sbagliate come la paura di muoversi e sentire dolore, inducono a mo-

dificazioni fisiche e posturali che possono cronicizzare la patologia creando così un circolo vizioso.

Cosa è meglio fare Rivolgersi ad un professionista entro le prime due settimane dall’inizio del dolore acuto significa avere un 90% di probabilità di risolvere il problema entro un mese e mezzo ed evitare recidive. Rimanere attivi è l’approccio corretto. Cercare di muoversi nel rispetto dei sintomi, cambiare posizione frequentemente, correggere l’ergonomia sono ottime strategie da adottare. Costanza e impegno sono le parole chiave. Anche dopo la scomparsa del dolore, in eventi acuti, è necessario continuare il programma riabilitativo di mantenimento per evitare ricadute. Per i casi cronici i tempi di recupero sono più lunghi e quindi non bisogna scoraggiarsi. Ricordatevi, ciascun mal di schiena è diverso da quello di un’altra persona!

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resso il suo studio sito in Via Edilio Raggio 73 a Novi Ligure, si effettuano prestazioni riabilitative in ambito ortopedico pre e post chirurgico, neurologico, geriatrico e sportivo in collaborazione con i centri di riabilitazione FisioSport di Pavia e Kinetic Centre di Pisa.

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Il segreto per curare tutti i mali del proprio corpo

Come prevenire la frattura del femore

Ester… nando…!!! Riflessioni a ruota libera di Ester.

Il potere dei buzzurri...

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a testa di un popolo si vede ti rispondono al saluto perchè già nelle più piccole sfere stanno già parlando con qualcudel vivere quotidiano. Ma no. Come il pane quotidiano sono che razza di gente siamo noi? quelli sempre pronti a fregare gli Guardiamoci attorno e scopriamo altri, quelli che ti rifilano monete dei prototipi stupefacenti! C’è il si- strane come resto, che fingono gnore vestito di tutto punto, appa- errori di calcolo, che ti vendono renza per bene, che senza motivo la mela marcia o il bicchiere sbec(frustrazioni da andropausa?) se cato. Ci sono impiegati pubblici la piglia malamente con qualche che abusano della nostra pazienza, signora al volante per “insegnarle” solo perché al sicuro dietro un vele (sue) regole della strada... C’è il tro. Ci sono quelli che dicono agli tizio che ha appena ristrutturato altri che i soldi non sono patate e il bagno in casa e butta tranquil- poi sono i primi a derubarti. C’è lamente nel bidone della raccolta sempre chi rompe le scatole nelle carta uno scatolone....sì, ma con- ore più impensate al telefono per tenente tubi di ferro e detriti vari. “farti risparmiare” su tutte le bolOgni giorno è facile avere a che lette possibili e ti richiama addiritfare con qualcuno di quelli che la tura per redarguirti se lo congedi fanno da furbi e passano davanti senza troppi complimenti, perché ai “fessi” in coda a qualche spor- stai bene come sei o tenti di cetello, in negozio, al bar. Si fingono nare in pace! C’è il vicino di casa stupidi e se ne infischiano della che scassa i marroni in giardino figura di ‘palta’ che stanno facen- sotto la tua finestra, con motori a do. Altri, invece, in cima a qualche scoppio di ogni tipo, alle sei della coda, se la prendono comoda, domenica mattina o alle due dei ciarlando del più e del meno, fre- pomeriggi d’estate. C’è il padrone gandosene altamente dei cinquan- che porta a spasso il cane e gliela ta che hanno dietro. Sono cugini fa fare proprio sul tuo scalino... La primi di coloro che in un locale lista è lunga e mai esaurita. Insomcon quattro tavolini occupati e do- ma, siamo veramente un popolo dici persone che aspettano in pie- di Razzi....quello che si fa i...razzi di, se ne stanno seduti tranquilli a suoi e bon! leggere il giornale gratis. Ci sono Ester Matis poi i “concentrati”: quelli che non

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a frattura del femore comporta gravi complicanze specie negli anziani e purtroppo anche la morte. Spesso dopo una frattura di femore la persona anziana perde la propria autonomia e non riprende più a camminare. Mi capita sempre più spesso di trovare persone di una certa età con una gamba più corta dell’altra e nessun medico se ne era mai accorto! Hanno camminato storti per tutta una vita... Lo stesso molti ortopedici inseriscono una protesi di anca o ginocchio senza misurare la lunghezza delle gambe e l’altezza delle creste iliache ed il paziente continua a camminare storto con usura precoce della protesi.

Come prevenire la frattura del femore? 1) Indossare scarpe squadrate davanti, larghe e profonde, senza tacco, completamente piatte o meglio ancora a

gondola come le scarpe finnamic tedesche. 2) Indossare calze a cinque dita in modo da allargare la base di appoggio davanti 3) Inserire sopra le calze a cinque dita i separatori al silicone per le dita dei piedi in modo da allargare ancora di più la base di appoggio ed evitare distorsioni di caviglia. Indossare i distanziatori di giorno dentro scarpe larghe 4) Fare passi corti e frequenti in modo da sfiorare il tallone e spingere in avanti con le dita dei piedi (aggrappate il terreno con le dita dei piedi) 5) Molti “basculano” perché hanno una gamba più corta anatomica o una gamba piu corta funzionale (caviglia che cede all’interno). I sintomi sono dolore a un piede, una caviglia, un ginocchio, un’anca più da una parte che dall’altra (es. più a dx che a sinistra). In questo caso un plantare personalizzato footclinic, ti riallinea il bacino e stabilizza l’appoggio.


Dopo il “Caso Striscia” è doveroso parlare seriamente di fuoristrada: intervista al noto rallysta Sergio Parodi

Striscia la Notizia è finita “fuoristrada”?

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o scorso 26 febbraio Striscia la Notizia ha lasciato increduli i molti appassionati di motociclismo con un servizio sul fuoristrada. L’impostazione del servizio lasciava pochi dubbi circa l’illegalità degli sport per la cui pratica sono utilizzate moto da fuoristrada. Infatti la categoria di sportivi e appassionati è stata accusata di praticare attività definite nella circostanza illegali, senza offrire loro la possibilità di chiarire e dipanare contestualmente ogni dubbio sulla propria serietà e onestà intese come rispetto della legge. I “motocrossisti illegali” italiani, così erroneamente e molto genericamente definiti dal conduttore, evidentemente poco ferrato in materia, ignari del fatto che su una rete televisiva a livello nazionale, nel corso di una tra le più seguite rubriche che vanno in onda in primissima serata, sarebbe stato trasmesso quel tipo di servizio, non hanno potuto far altro che sentirsi, sorprendentemente, considerati alla stregua dei peggiori delinquenti con l'accusa di arrecare gravi danni all’ambiente. Le reazioni sono arrivate quasi in tempo reale attraverso i social network, sulla rete e sulle pagine degli organi di stampa di categoria ma non c’è stata alcuna immediata replica o apertura da parte della redazione di Striscia la Notizia. Anche la Federazione Motociclistica Italiana e l’Associazione Nazionale Ciclo Motociclo e Accessori hanno levato gli scudi in difesa dei motociclisti contestando il servizio e offrendo al contempo le proprie conoscenza ed esperienza utili ad analizzare le eventuali problematiche legate alla pratica del fuoristrada per una possibile con-

Il parere del Consigliere Matteo Rosso

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questo punto ci è parso un passo obbligato rivolgere l’ultima ma fondamentale domanda al Consigliere Regionale Ligure Matteo Rosso che partecipando a tutte le commissioni consiliari può offrirci un parere a 360 gradi in merito alla situazione rappresentata da Sergio Parodi. La nostra regione ha un territorio assai particolare con l’alternanza tra il mare e i monti che la caratterizzano fortemente. Questi aspetti fanno sì che situazioni che altrove sono di semplice gestione in Liguria presentino difficoltà particolari. È il caso di tutte le attività umane che in qualche modo interagiscono con l’ambiente nel senso più ampio del termine. Infatti con scenari

tanto singolari si deve sempre cercare il giusto equilibrio non solo tra ambiente ed attività antropiche ma spesso anche tra le diverse attività stesse. Il Presidente del Motoclub della Superba, Parodi, ha illustrato con precisione la situazione che riguarda un particolare settore del motociclismo che per le sue caratteristiche necessita costantemente di una giusta modulazione con il territorio e l’ambiente. Mi sono già reso disponibile per incontrare sia le associazioni del settore sia i Comuni del nostro entroterra sul cui territorio si sviluppa una fitta rete di sentieri per valutare insieme a loro le scelte migliori da adottare. Fausto Piombo

divisione dell’ambiente nel rispetto della legge e dei regolamenti evitando sentenze pregiudiziali e sommarie. La nostra redazione ha ritenuto, per rispetto della corretta informazione, fare ciò che è mancato nel servizio televisivo, ovvero dare la parola a chi si è trovato suo malgrado dall’altra parte della barricata. Abbiamo chiesto ad un noto personaggio del mondo agonistico e professionale delle due ruote di rispondere ad alcune domande in merito. La persona è Sergio Parodi, classe 1958, ex pilota ufficiale Fantic-Motor, titolare dell’azienda Promotor con sede a Campomorone, Presidente del Moto-Club della Superba, Segretario Regionale della F.M.I., Coordinatore Regionale per la Liguria del settore Trial, e membro del Comitato Nazionale Trial, che ha accettato il nostro invito. Lei nasce motociclisticamente negli anni d’oro del fuoristrada, gli anni ’70, quando chi praticava il nostro sport non era visto come un fuorilegge.

Oggi chi come lei lega al fuoristrada oltre alla passione anche il suo lavoro, come trova cambiate le cose? La situazione è sicuramente cambiata perché le esigenze di tutelare al meglio l'ambiente hanno richiesto uno sforzo da parte di tutti per gestire in modo più sostenibile l'uso delle moto. La normativa è diventata più restrittiva perché il boom degli anni 70 ha comportato, in determinati casi, degli effettivi impatti, dovuti più che altro all'uso indiscriminato di pochi rispetto all'uso consapevole degli affiliati dei motoclub che hanno invece dimostrato una notevole collaborazione con le pubbliche amministrazioni. Chi ha legiferato in passato in Liguria sulla base di questi pregiudizi ha adottato norme molto vincolistiche anticipando di fatto situazioni restrittive che si stanno riproponendo anche in altre regioni. Le amministrazioni più vicine al territorio però stanno apprezzando l'operato dei volontari dei motoclub con la pulizia del territorio, il mantenimento di sentieri e mulattiere altrimenti destinati a sparire a causa dello spopolamento dell'entroterra. Accade spesso che i Comuni chiedano l'organizzazione di eventi e gare, ma i vincoli ambientali applicati in modo indiscriminato non consentono di realizzarli. Nel corso della sua carriera avrà sicuramente conosciuto, sotto il profilo della pratica del fuoristrada, realtà diverse da quella italiana, quali sono ancora oggi le principali differenze tra “gli altri e noi”? Ci sono realtà estremamente diverse tra loro in Europa, quindi

occorrerebbe trovare un compromesso tra le esigenze di tutti, in particolare il nostro territorio è effettivamente caratteristico e molto vario per gli ecosistemi che offre quindi ha bisogno di una gestione attenta. Chi va in moto ha tutto l'interesse a preservare l'ambiente poiché il suo ottimo stato e la sua esistenza sono condizioni fondamentale per la pratica del fuoristrada. Il fuoristradista potrebbe essere un garante attento, che vigilerebbe per ridurre il rischio di incendio o l'abbandono dei rifiuti. Potendo offrire un consiglio a chi ci amministra, cosa suggerirebbe per migliorare la regolamentazione del fuoristrada? In parte ho anticipato la risposta, direi che il motociclista consapevole può essere un'opportunità per il territorio, l'ambiente e le comunità, sotto diversi profili, turistico, commerciale e ambientale perché può garantire il controllo del territorio, il suo mantenimento e può contribuire a diffondere la sua conoscenza portando partecipanti alle manifestazioni o alle gite degli appassionati nel fine settimana. Senza dimenticare il mantenimento in vita dei sentieri per tutti gli altri fruitori dell'ambiente. La Regione Liguria, ad esempio dovrebbe considerare queste realtà patrocinando un modello sostenibile di vivere il territorio con chi ha voglia di farlo, senza pregiudizi, perché, la passione delle persone è una risorsa per tutti e non necessita di essere incentivata. Fausto Piombo


Un racconto di fantasia per celebrare la giornata più importante

Romeo e Giuletta in salsa campese C’

era una volta un airone cinerino nativo di Capriata d’Orba. Era un bel volatile, conosciuto col nome di “Vispo”, forse un po’ troppo gracile ma avevo un paio di occhi buoni e vispi. Era conosciuto da tutti nella piana dell’Iride perché spesso si cacciava nei guai a causa della sua, forse eccessiva, curiosità. Un giorno venne inseguito da uno sciame di vespe perché era andato a curiosare il loro nido, un’altra volta fu preso a pallini di sale da un agricoltore perché si era appoggiato sul cofano dell’auto graffiandola tutta e una volta ancora aveva rischiato grosso quando aveva svegliato, col suo continuo svolazzare, un grosso cagnolone: per fortuna Vispo era molto veloce ed era stato in grado di scappare. Crescendo Vispo, oltre a non smettere di cacciarsi nei guiai, sviluppò anche una grande passione per i viaggi, non stava mai fermo. Un giorno sorvolava la piana di Basaluzzo, un altro giorno era appollaiato sopra un tetto di Predosa e un’altra volta ancora si bagnava le zampette sulle rive dell’Orba ad Ovada. Proprio un giorno particolarmente fresco e soleggiato di aprle decise di spingersi un po’ più in là andando verso quella che un amico procione gli aveva detto chiamarsi “la valle Stura”. Il procione, che si chiama Romy, gli aveva descritto questa valle come incantevole: “Vedrai ti trove-

rai bene: è piena di boschi e di fresche fronde. L’ideale per un ottimo picnic!”. Allora Vispo non se lo fece ripetere due volte e “ali in spalla” partì subito alla volta della valle Stura. Romy aveva proprio ragione: Vispo rimase estasiato dall’amenità dei rilievi e dal profumo dell’erbetta. Mentre stava sorvolando Campo Ligure, dopo aver assaggiato a Rossiglione un pezzettino di focaccia ed aver gustato una buona coppa di gelato dimenticata da un nonneto a Masone, vide qualcosa che lo lascioòsenza fiato: una splendida “airone cirenina”, con una macchina grigia in fronte a forma di stella. Se ne stava da sola appollaiata sul campanile di Campo e guardava malinconica l’orizzonte. Il volatile capriatese, da buon “gallo cedrone” (anche se era di un’altra specie) si avvicina alla bella campese dicendole: “Ciao bella: cosa fai qui tutta sola così in alto?”. E lei rispose: “Mi piace stare qui e guardare l’orizzonte: alle volte, nelle giornate più serene si vede il mare, Genova, da dove viene mia nonna”. Mentre i due si scambiano alcuni battute (si stanno già simpatici) ecco che una serie di grida tremende squarciano il cielo: è una “pattuglia” di tre gabbiani che, tornati dalla discarica nelle vicinanze del biodigestore di Novi Ligure e quindi ben “rimpinzanti” di cibo, se ne tornano a Campo per fare i gradassi.

“Oh, no!” fa spaventata la povera airone “Quelli sono i miei cugini, Renzo, Matteo e Lino: sono terribili non mi lasciano mai stare”. Infatti i gabbiani piombano in picchiata sull’airone, tormentandola con i loro becchi. Ma Lino, il più anziano dei tre, scorge Vispo al fianco della cugina e gli dice: “Hey foresto, che ci fai? Smamma e lascia stare mia cugina, tornatene da dove sei venuto”. Vispo che oltre ad essere molto curioso era anche coraggioso rispose a brutto muso: “Lorsignori con le ali non sanno che questo è spazio areo pubblico? Secondo la convenzione del cielo ho tutto il diritto di stare qui”. Ma evidentemente i tre uccelli non masticavano molto di diritti e leggi: tanto è vero che spintonarono e beccarono il povero airone che dovette ricoverare in un anfratto della chiesa. Passò tutta la notte a singhiozzare, pensando

ov


Speciale Sposi

vvero la storia di due aironi “cinerini” alla sua bella che, mentre stava ruzzolando giù dal campanile aveva fatto in tempo a vedere, lo guardava con occhi pieni d’amore. Nel frattempo sopraggiunge una grossa oca, Cesira che dice al capriatese: “Oh bellino non piangere. Ho visto come guardavi Stella, l’airone che ti piace tanto. Quella è mia nipote e tu mi sembri un tipo affidabile. Ti dirò un segreto su come conquistarla”. I due confabulano e mettono in piedi un piano “a prova di gabbiani”. Il giorno seguente Vispo plana in piazza a Campo proprio davanti a Renzo, Matteo e Lino che stavano, come da regola, strattonando Stella: “Cari amici sotterriamo l’ascia della guerra: permettetemi di offrirvi un lauto pasto a base di rifiuti vari, merendine scadute e bibite ipergassate”. I tre, gran golosoni, non se lo lasciano dire due volte e si fiondano sul cibo. Ahiloro però quel cibo-spazzatura ben presto fa sentire i suoi effetti: Renzo, Matteo e Lino infatti hanno dei terribili dolori di pancia. A questo punto si avvicina l’oca Cesira che dice a loro:

“Bravi ingordi, ora avete esagerato e ne pagate le conseguenze: per fortuna però il nostro amico Vispo sa di un posto dove c’è un’acqua così pura che riesce a guarire tutti i mali”. “Dove è questo posto?” , “Perché non ce ne porta un po’?” “Soccorso, aiuto” esclamano i tre. Vispo quindi dice loro: “Voi non lo conoscete perché oltre ad andare ad ingozzarvi a destra e a manca non viaggiate mai. Si chiama Sottovalle quel posto e io vi posso portare un po’ dell’acqua di lì ma ad una condizione”. “Quale?” dicono i tre – “Che lasciate in pace Stella e mi date la possibilità di sposarla perché io l’amo e lei mi ama”. I gabbiani, squadrandosi negli occhi e digrignando i becchi per i forti dolori di stomaco, acconsentono. Allora, quasi come un tornado, Vispo decolla e porta loro l’acqua. I tre gabbiano ringraziano il loro nuovo amico e danno la benedizione. Il giorno successivo, un radioso giorno di fine aprile, Vispo e Stella si sposano, con una sontuosa cerimonia a base di ceci della Merella, mais ottofile di Tortona e bietole di Tiglieto. Dopo che tutti mangiarono a sazietà (ed in maniera sana) i due piccioncini si librarono in volo: come meta per il loro viaggio di nozze avevano scelto un campeggio a Mele. Anche da sposati Stella e Vispo non smisero mai di viaggiare e di volare assieme. Eleuterio Nestorio


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l’inchiostro fresco

CITTADINI

Aprile 2016

La proposta, nata quasi come provocazione, sta riscuotendo consensi

Intervista a Michele Malfatti, dell’ANCI

Un comune unico per la Valle Scrivia No a imposizioni I l comitato “Comune Unico per la Valle Scrivia” è in piena attività e riceve nuove richieste di persone che vogliono entrare a farne parte. Ci sono però alcuni ostacoli, come ci ha spiegato il portavoce Antonello Barbieri, già assessore del Comune di Busalla e oggi segretario provinciale di Centro DemocraticoUdc, come, per esempio la legge regionale ligure riguardo alle fusioni, vecchia di vent’anni, obsoleta e lontana anni luce dalle regioni più virtuose. Barbieri attacca il comportamento di alcuni politici locali che “dimostrano ogni giorno di più la loro netta opposizione alle unione dei comuni”. Oggetto di attacco del comitato è anche la politica del Partito Democratico della Valle Scrivia che, paradossalmente, a differenza dell’indicazione nazionale, manca totalmente una posizione condivisa. Quello che il Comitato non accetta è che ci siano amministratori che non sono nemmeno disposti ad informarsi su che cosa portano le fusioni. L’informazione è importante e, uno degli obiettivi a breve termine è informare prima gli amministratori e poi, soprattutto, i cittadini, senza remore e tramite persone preparate, su quali sono i vantaggi e gli svantaggi per la popolazione, senza nessun tipo di preclusione. Una proposta di legge regionale è stata redatta da Marco Bagnasco, più volte consigliere comunale e presidente della Comunità Montana nonché collaboratore del comitato. Prossimo passo sarà una raccolta firme senza però nessuna fretta. Riguardo agli argomenti a favore dal Comitato, spiegano, non c’è paragone tra le risposte ai cittadini che può dare un comune fuso rispetto a quelle di “singoli comuni” anche perché “l’ultima Finanziaria ha raddoppiato i fondi per i comuni che si uniscono”. L’ANCI nazionale, ha previsto che il contributo derivante dalla legge nazionale si aggira attorno ai due milioni di euro da suddividere in dieci anni, un grande comune, inoltre aumenta il suo peso politico a livello

provinciale, regionale e nazionale e, infine possono essere utilizzati liberamente i fondi altrimenti bloccati dall’ormai famigerato “patto di stabilità”. I promotori del Comitato Valle Scrivia trovano positiva anche la nascita di un “comune superiore” in quanto il sindaco eletto sarebbe l’espressione del 50% +1 dei votanti e non, come spesso succede ora, del 25-30%. Dal 2013 ad oggi in Italia sono ben 65 i nuovi comuni nati da unioni, la regione più virtuosa è il Trentino Alto Adige (22 fusioni) seguita dalla Lombardia (tredici), la Toscana (nove), l’Emilia Romagna (otto), il Veneto (quattro), Piemonte e Friuli (tre), due nelle Marche e uno in Umbria. Nessun comune si è fuso in Liguria, Lazio, Abruzzo e nell’Italia Meridionale.

Il super comune di “Vituria Scrivia” da “l’inchiostro fresco dell’ottobre 2015 pag. 26

Fabio Mazzari

A firma del nostro direttore una proposta per le amministrazioni

Rondinaria prossimo futuro? L’ idea di “Rondinaria”, città diffusa, è portata avanti da un bel po’ di anni dal nostro giornale, prima ancora che le leggi razionalizzatrici nate dalla recente crisi lo imponessero. Ma non può mai essere solamente un discorso economico, peggio se imposto dall’alto da un governo delegittimato e (ce lo si conceda) anche un po’ malvoluto: perché l’idea, che comunque ci pare buona, funzioni occorre la classica “spinta dal basso”. Ovvero la gente, proprio gli stessi abitanti dei paesi, devono ritenere utile la creazione di questo ente. Senza questa condizione necessaria, l’idea sarebbe destinata a fallire. Quali possono essere, allora, i vantaggi per i nuovi cittadini di Rondinaria, “città diffusa”? Servizi più strutturati garantendo un risparmio (che di questi tempi fa sempre piacere), sinergia tra diversi enti di comuni limitrofi e contigui “culturalmente” ancor più che geograficamente, consapevolezza di

appartenere ad un territorio, meglio, a una terra, che tanto ci dà, ma tanto anche pretende in termini di rispetto. Ci perdonino i ragionieri se la nostra proposta è fondata più su buoni propositi che bilanci e dati ministeriali. Di questi tempi averne – buoni propositi, si intende – è già un buon punto di partenza. Dal quale, si spera, possa prendere avvio il rilancio delle nostre piccole realtà locali, sempre più messe in ombra, ci pare, dall’ingombrante figura di megalopoli e città metropolitane, che pretendono di imporsi e legiferare su tutto, senza tener conto delle peculiarità e delle differenze di ogni ambiente. Viste in questo senso le unioni potrebbero essere un baluardo, le “sentinelle del territorio”, come le abbiamo più volte definite nei precedenti interventi. Perché il lavoro di squadra, dice il proverbio, divide i compiti ma moltiplica i successi. Federico Cabella

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nire di forza i Comuni sotto ai cinquemila abitanti? Una proposta giudicata irricevibile dall’ANCI Piccolo Comuni. Il coordinatore regionale, Michele Malfatti, già sindaco di Mignanego dal 2004 al 2014, spiega: “Una ventina di parlamentari di maggioranza hanno proposto questa legge che, come ANCI, consideriamo un fulmine a ciel sereno e un’assurdità irricevibile” dice senza mezzi termini Malfatti, che attacca anche la politica nazionale verso i piccoli comuni dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni. “Prima abbiamo chiuso le Comunità Montane, un ente che non costava nulla e che era fondamentale sul territorio, poi sono state trasformate in enti di secondo grado le province, infine si è parlato di fondere i comuni dapprima sotto i mille abitanti e oggi addirittura sotto i cinquemila”. Proposte inaccettabili per l’ANCI che chiede che quando si parla di interventi radicali sulla struttura istituzionale del territorio e la sua organizzazione siano visti in modo organico e partecipato, “L’ANCI Piccoli Comuni - continua Michele Malfatti - non ha posizioni di preclusione,

ed è pronta a sedersi davanti a un tavolo per discutere delle riforme territoriali, ma, perché si continua a far passare l’idea che i costi della politica vengano dai piccoli enti dove amministrare è poco più che volontariato?”. L’idea delle fusioni sotto i 5000 abitanti, proposta in Parlamento da Giuseppe Guerini (già sindaco di Calcinate, in Lombardia) e firmata da una ventina di Parlamentari, per il momento è stata definita poco più che un’iniziativa personale ma l’ANCI vuole mantenere alta l’attenzione su questo tema che, come spiega lo stesso Malfatti, “rappresenta un tentativo culturale agendo sull’opinione pubblica, tentando di far passare il messaggio che i centri di spesa siano i piccoli comuni”. L’ANCI suggerisce, invece, di ispirarsi al modello francese, che ha unito le regioni (passate da 22 a 13) e potenziato le province, anche se, ovviamente ci sono differenze sostanziali tra il modello d’Oltralpe e quello italiano “le province francesi sono meno e più estese, ma personalmente sono favorevole all’accorpamento delle regioni, immaginate alla fine degli anni ’40 in una realtà totalmente diversa da quella attuale, e a percorrere la strada di un regionalismo snello intrapresa dai paesi vicini a noi” conclude il coordinatore regionale ANCI Piccoli Comuni. Riguardo infine alle unioni e alle fusioni volontarie dei Comuni l’ANCI cita il ‘Documento di Cagliari’ che ha portato a tre le funzioni obbligatorie da associare per i comuni e, per la prima volta, non ha suddiviso il territorio esclusivamente in base alla popolazione ma in base agli ambiti territoriali ottimali. (f.m.)

Sul nostro canale Youtube il filmato della visita in redazione di alcuni studenti del CPA di Novi Ligure


l’inchiostro fresco

E CITTADINANZA

Aprile 2016

Tra antico e moderno le proposte per il futuro

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Tra Liguria ed Emilia: due sindaci sostengono la proposta

Un’idea per la cittadinanza “Uniamoci in Val Trebbia” Una nostra considerazione

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nche se l’argomento non è più all’ordine del giorno, schiacciato tra la cronaca dei continui sbarchi sulle coste sud dell’Europa e le notizie dei tragici attentati terroristici che insanguinano il Pianeta, la questione sul diritto di cittadinanza è, secondo molti politologi e studiosi di materie sociali, alla base della civile convivenza tra persone provenienti da luoghi diversi che, per scelta o necessità, si ritrovano a vivere all’interno di uno stesso Stato. Ed ecco che, grosso modo, la gente si divide tra i sostenitori “senza se e senza ma” di un diritto di cittadinanza squisitamente “integrativo”, ovvero che tuteli e garantisca soltanto coloro i quali sono nativi di quello Stato da almeno una generazione, cioè i sostenitori dello “ius sanguinis”, dal latino “diritto di

sangue”. Dall’altro lato su questo ideale “ring culturale” vi sono invece coloro i quali sostengono che è cittadino chiunque nasca all’interno di uno Stato ovvero gli ultras del cosiddetto “ius soli”, il “diritto del suolo”, come la traduzione stessa ci illumina. Qualche giorno fa è apparsa sui quotidiani un’interessante intervista al prof. Luciano Canfora, illustre studioso del mondo latino e greco che, rispondendo alla domanda: “su quali basi concrete dovrebbe essere stabilito il diritto di cittadinanza per una persona?”, ha affermato che: “nella Roma Antica questo diritto era intimamente legato al servizio militare e, in un secondo momento, esteso per tutto l’impero. Ma venne sempre concesso per gradi, solo dopo un lento processo di integrazione”. “L’ignoranza è un’erbaccia che i dittatori possono coltivare tra i gonzi, ma che nessuna democrazia può permettersi di coltivarla tra i suoi cittadini” Lord Beveridge

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el 1942, l’economista William Henry Beveridge, su incarico del governo Churchill, elaborò un vasto progetto di assicurazioni sociali e di assistenza che fece dell’Inghilterra una democrazia d’avanguardia. La disoccupazione e il disinteresse sociale venivano considerati da Beveridge come piante dell’ignoranza delle quali si nutrono i dittatori. Il liberale Beveridge con questo suo progetto praticamente contestava il “dogma liberale” e raccolse le sue osservazioni nel libro bianco sull’occupazione che presentò nel 1944 al governo Churchill, e in quello stesso anno Beveridge fu fatto Lord. Nasceva in tal modo il Welfare State. Nota tratta da “La Repubblica” dell’8 aprile 1994, “Un Lord tra gli operai” di Lucio Villari

La redazione de “l’inchiostro fresco”, molto umilmente, non solo si sente di abbracciare la tesi del prof. Canfora, ma anzi la rilancia. Infatti noi consideriamo come il diritto di cittadinanza non sia un diritto, scusateci il gioco di parole, ma un traguardo: un traguardo troppo importante per essere concesso semplicemente con la nascita (non diteci poi che siamo dei leghisti dato che qui semplicemente stiamo riflettendo su una questione che è giuridica e sociologica) perché, parafrasando Totò, “cittadini si diventa, non si nasce”.

Quando si diventa cittadini? Ovvero si diventa veramente cittadini di un qualsiasi Stato quando di questo Stato se ne sono appresi i valori, la storia, la lingua, e cioè quando di questo Stato se ne è assorbita l’essenza. Questo è possibile solo quando le grandi agenzie di socializzazione primaria e secondaria (le famiglie e le scuole), trasmettono tale complesso valoriale ai propri figli, i quali al compimento maggiore età, nel momento in cui, ad esempio qui in Italia al compimento del diciottesimo anno d’età, otterranno il diritto di voto, forti di tali insegnamenti diventeranno veramente cittadini, al di là del colore della loro pelle.

La cittadinanza è un traguardo Ecco perché la cittadinanza non è un diritto ma un traguardo importante: perché il singolo da individuo diventa cittadino che, con la sua partecipazione alla vita sociale del Paese, diventa parte integrante di una civitas, ovvero, parafrasando la dottrina sociale della Chiesa, diventa una persona. Chissà che la grandezza della laicità dell’Impero Romano e la spiritualità della Chiesa, non ci illuminino ancora a distanza di secoli? Gli allegri cacciatori di idee

dida

Renato Cogorno di Propata

“A

rriviamo ad un comune unico se vogliamo continuare a vivere e a guardare con speranza al futuro”. Questa la proposta e l’appello che lanciano due sindaci dell’Alta Val Trebbia: Sergio Capelli di Gorreto e Renato Cogorno di Propata, comuni piccolissimi, alle prese con uno spopolamento drammatico che va avanti da decenni e con le enormi difficoltà che stanno attraversando oggi gli enti locali. L’Alta Val Trebbia genovese, conta sette comuni (Fascia, Fontanigorda, Gorreto, Montebruno, Propata, Rondanina e Rovegno) e circa millecinquecento abitanti, sparsi su un territorio più esteso di quello del Comune di Genova. I Comuni si sono costituiti in Unione dall’inizio del 2015 e come presidente è stato eletto Bruno Pepi, sindaco di Rovegno. “In sette comuni arriviamo a poco meno di millecinquecento abitanti” dice Sergio Capelli, Sindaco di Gorreto, centosette abitanti all’ultimo censimento sparsi su quasi venti chilometri quadrati “il nostro progetto è quello di unificare i comuni dell’Alta Val Trebbia escluden-

Sergio Capelli di Gorreto

do Torriglia che, avendo circa duemilacinquecento abitanti, finirebbe, inevitabilmente, per mangiarsi’ gli altri”. Il personale in questi comuni è davvero ridotto all’osso: dieci impiegati, due vigili, un solo operaio per tutto il territorio, tre segretari comunali a tempo parziale che si alternano nei sette comuni e quattro geometri. Capelli spiega il perché l’unione dei Comuni non funziona a dovere “nel nostro DNA di sindaci prevale il campanilismo, al momento abbiamo unito le funzioni di catasto, protezione civile e polizia municipale ma, il tutto, è stato fatto con spreco di energie e paura di sbagliare. Se fossimo un comune unico” continua il primo cittadino di Gorreto “con gli impiegati e il personale riunito in un unico edificio potremmo organizzare al meglio e potremmo studiare progetti di rilancio della nostra valle, anche in campo occupazionale”. “Il percorso per la ‘fusione’ non può che passare, purtroppo, attraverso l’unione che attualmente ha parecchi problemi di funzionamento” spiega Renato Cogorno,

sindaco di Propata, che di abitanti ne conta centosessantuno. “Unendo le forze otterremo sicuramente qualcosa di meglio rispetto a adesso” ci dice Cogorno “il grande ostacolo è dato dal fatto che la fusione deve passare attraverso il referendum in tutti e sette i comuni della Valle dove” continua Cogorno “ci sono inevitabilmente resistenze di campanile ma, ci si sta rendendo tutti conto che sta diventando sempre più complesso gestire Enti con una popolazione ridotta ai minimi come nei nostri comuni”. Riguardo al progetto nazionale della “Strategia aree interne” il primo cittadino di Propata prende posizione in merito: “fino ad ora ha puntato molto sul turismo, specialmente quello mordi e fuggi, ma la criticità maggiore delle nostre zone è data dallo spopolamento. Una strategia vera dovrebbe puntare sulle attività agricole, valorizzando prodotti di nicchia o specializzandosi sul biologico al fine di creare posti di lavoro ed attrarre residenti in Valle”. Fabio Mazzari


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PROFUMI D’ITALIA, RICETTE E RICORDI

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Sole a catinelle... ma occhio alla pelle!

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rendendo lo spunto dal titolo del fortunato film di Checco Zalone per questa puntata della rubrica “I consigli della Farmacia Lasagna” tratterremo di un argomento molto importante, specialmente quando le giornate si fanno più belle e soleggiate: ovvero l’esposizione della pelle al sole. Se sicuramente è molto gradevole “prendere il sole” bisogna considerare anche come possa essere anche molto rischioso. Infatti, specialmente per le prime esposizioni primaverili, il sole può rivelarsi una “brutta gatta da pelare”. Per fortuna però la “dermocosmesi” ci dà tutti gli strumenti per prevenire ciò, a cominciare dal “che up del fototipo di pelle, della reazione alla sensibilità al sole”, così che il medico possa consigliarvi sul trattamento di protezione/prevenzione solare migliore per voi. Attraverso quindi una specifica scheda lo staff della Farmacia Lasagna di Busalla potrà suggerirvi quali marche di prodotti siano i più indicati, dato che ogni marca mette a disposizione prodotti molto diversi, che si differenziano per: • Spf (fattore protezione solare),

alto per pelle con problematiche di tollerabilità ed esposizione intensa, medio per pelle normale e basso per i casi in cui la pelle è già abbronzata • Texture: gel, latte, spray, olio. Bisogna optare in base al tipo di cute, l’applicazione per il viso o per il corpo ed anche a seconda del sesso e della pratica o meno di attività sportiva.

• Integratore se si soffre di eritema intenso o qualche forma di Herpes labiale potrebbe essere la soluzione più efficace e più sicura Tutte queste informazioni sono in possesso dello staff che vi saprà indicare la direzione giusta per voi. Alla Farmacia Lasagna di Busalla splende sempre il sole, in tutta sicurezza!!

Ornitogallo: un bulbo insolito L’

Ornitogallo è una bulbosa perenne lontano parente del più comune Giacinto. La particolare infiorescenza a pannocchia presenta piccoli fiori bianchi o arancioni, che sbocciano in sequenza a partire dal basso. Utilizzato molto per i suoi fiori recisi, ultimamente viene coltivato anche come pianta ornamentale: è di facile manutenzione ed è molto resistente ai parassiti. Richiede poca acqua, una volta a settimana, evitando i ristagni; predilige terreni ben drenati e una posizione soleggiata o parzialmente ombreggiata. Anche se tollera bene le temperature invernali, è meglio dissotterrare i bulbi quando sono in fase vegetativa, oppure ricoprire il terreno con un generoso strato di pacciame, sospendendo le innaffiature. L’Ornitogallo non ha grandi pretese e lo consigliamo anche a chi ha il pollice... “nero”!

Tesori della terra calabrese: La Cuzzupa

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a Santa Pasqua è passata da qualche settimana e nelle famiglie calabresi la tradizione è stata di dedicarsi alla creazione del dolce tipico del periodo: la “cuzzupa”. Il nome sembrerebbe significare “pupazzi” o “bambole” ed è tipico della provincia di Catanzaro, Reggio e Crotone anche se oggi viene prodotto in quasi tutta la Calabria; è di origine orientale e simboleggia la fine del digiuno quaresimale mentre l’uovo o le uova intere al suo interno simboleggiano la resurrezione di Cristo. Per esempio a Casabona, nel crotonese, all’uscita della messa i bambini che avevano portato le cuzzupe, si sbattevano il dolce contro la fronte per romperne le uova, incastonate al suo interno, rallegrandosi così per il termine delle restrizioni imposte dalla quaresima. A Sant’Andrea sullo Ionio, nel catanzarese, i bambini portavano la cuzzupa in mano e aspettavano il famoso rito dell’affruntata che sanciva l’incontro della statua della Madonna con quella del Cristo. Secondo un’altra tradizione la cuzzupa veniva regalata dal genero alla suocera come impegno del ragazzo nei confronti della figlia: si racconta che se sul dolce ci fossero state 7 uova il giovane avrebbe trasformato il fidanzamento in nozze; se ci fossero state 9 uova invece il ragazzo avrebbe rinnovato la promessa di fidanzamento. Deriverebbe da qui il detto: “cu’ nova rinnova cu’ setta s’assetta”, cioè “con nove uova si rinnova, con sette si siede, si accasa”. In

l'Orto di Marisa

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passato, vista la scarsa reperibilità delle materie prime, le cuzzupe erano fatte con la pasta del pane e poi decorate con le uova. Per prepararle bisogna impastare 6/7 uova con zucchero, olio, latte e la scorza grattugiata di un limone; incorporare il tutto al lievito e alla farina, precedentemente setacciata, per ottenere un composto morbido e non duro. A questo punto si creano le forme che spesso riguardano i temi pasquali (la colomba, il pesce, il cuore). Infine si incastonano sulla forma, spesso tra intrecci, una o più uova con tutto il guscio, che nella cottura al forno diventano sode. Assaggiare e degustare la cuzzupa significa conoscerne la terra, attraverso un suo dolce tipico e carico di simboli pasquali e prosaici. Samuele Anastasio

Il fantastico mondo delle fave

e fave sono insieme alle fragole il prodotto tipico della primavera. Pochi sanno che insieme al sodio, fibre e proteine contengono molte calorie, ma sono così piacevoli con un buon salame o un buon pecorino. La particolarità negativa di questo legume è causata dalla divicina un componente che può causare molti danni a chi soffre di “favismo”, una grande forma di anemia ingerendo appunto questo legume. Una ricetta non mia ma di una persona molto attenta alla cucina locale e da poco scomparso: fate rosolare in una padella con olio 150gr di pancetta, rosolate e aggiungete poca cipolla basilico e prezzemolo, 300 gr di fave fresche sgranate, sale, pepe, lasciate insaporire, portate a cottura aggiungendo vino bianco, servite aggiungendo prezzemolo fresco oppure, come ho fatto io, condendo dei corzetti e servendolo come piatto unico. Un saluto a tutti i lettori.


Al DLF di Novi Ligure incontro organizzato dal Comitato No-Tav No-Terzo Valico per informare la cittadinanza

Terzo Valico indietro tutta (ma i lavori non si fermano) MATTIA NESTO

Il peso dell'acqua tutta sul rio Gazzo Il geologo Davide Fossati ha affermato che: “La variante noshunt vuol dire tornare sostanzialmente al progetto iniziale, tornare indietro, con i lavori di trinceramento necessari che illustra Fossati - provocheranno un drenaggio inaudito per il nostro territorio, con gran parte delle acque sotterranee che convoglieranno sul rio Gazzo, passante direttamente in città e più volte, già in tempi recenti, sottoposto ad una portata d'acqua insostenibile”. Inoltre il geologo ha ricordato che Cociv sta operando rispettando i parametri di leggi vecchie di quasi 30 anni mentre le Amministrazioni locali, in cambio di opere di

@Mattia Nesto

R

aramente si era vista la sala del Dopo Lavoro Ferroviario così piena di gente. Questa la prima impressione avuta giovedì 10 marzo durante la conferenza, organizzata dal Comitato No-Tav No-Terzo Valico, intitolata “Il Terzo Valico passa in città. Novesi lo sapevate?”. Questo il titolo, tra il beffardo e il provocatorio, che il Comitato ha voluto dare per significare che l'oggetto della discussione sarebbe stato l'ultima variante al progetto del Terzo Valico, quella che ha eliminato lo shunt a Novi, provocando il passaggio dei treni ad alta velocità in città. Una città trasformata A prendere per primo la parola è stato l'ing. Andrea Pernigotti il quale ha illustrato che cosa significherebbe per la città di Novi l'abolizione dello shunt: “Lo scorso 8 febbraio il Cociv ha dato il via alla variante no-shunt del Terzo Valico. Questo vuole dire che - prosegue Pernigotti - vi sarà una diramazione della linea del treno presso la Barbellotta, che si congiungerà alla Torino - Genova, in direzione di Alessandria”. L'ingegnere ha quindi spiegato come questo porterà a: “203 treni al giorno, passanti o in fermata, a Novi Ligure di cui circa 46 treni passeggeri e 114 treni merci. Secondo le stime previste - ha continuato il conferenziere - i treni utili per i pendolari passeranno solo da 56 a 69”. A questo punto Andrea Pernigotti si è concentrato sul passaggio in città dei treni merci a 100 km/h, a che cosa comporti in termini pratici: “Il passaggio di treni merci a quella velocità porterà alla costruzione di enormi pannelli anti-rumori e anti-vibrazioni - spiega l'ingegnere - che raggiungeranno gli otto metri nei punti più alti, stravolgendo completamente storiche vie come via Mazzini”. Al termine dell'intervento l'ing. Pernigotti ha aggiunto: “A tutto questo fa da contraltare i lavori che interesseranno il tratto di ferrovia tra Tortona e Novi, per almeno due anni e dove, secondo alcune previsioni - conclude l'ingegnere - la stazione di Pozzolo Formigaro verrà interrata senza sapere quante gallerie effettivamente verranno costruite in questo tratto e sul futuro di San Bovo c'è ancora grandissima incertezza”.

Lunedì 21 marzo presso la Biblioteca Civica di Novi Ligure Consiglio Comunale

Tutti i perché della variante no-shunt I l Consiglio Comunale aperto indetto per lunedì 21 marzo presso la Biblioteca Civica di Novi Ligure ha fatto parlare di sé ancora prima del suo svolgimento. Infatti molto “rumore” in città ha fatto la decisione dei Consiglieri del MoVimento Cinque Stelle e degli attivisti No-Tav di non partecipare al Consiglio perché “si è già detto tutto sulla variante no-shunt al Terzo Valico nel convegno organizzato al D.L.F. (e di cui vi abbiamo parlato nell’articolo qui sopra). Perché questo è stato l’argomento principale: ovvero la spiegazione, da parte dell’Amministrazione Comunale e dei tecnici del Cociv, della variante “no-shunt”, ovvero senza deviazione ed interramento della linea, del

Terzo Valico. L’ing. Aldo Mancarella, responsabile del Cociv, nella sua esaustiva illustrazione preliminare ha spiegato che: “L’eliminazione dello shunt porterà sì ad un maggiore afflusso di treni in città ma ciò sarà fatto ponendo massima attenzione alla sicurezza con vie di fuga, piazzali d’emergenza lungo il percorso della ferrovia e – ha aggiunto il tecnico – anche una pista di atterraggio per l’elisoccorso. Inoltre le paratie assorbirumore ridurranno al minimo i rischi relativi alle vibrazioni”. Dello stesso avviso il Sindaco, Rocchino Muliere che ha spiegato come: “Già in un Consiglio Comunale di dieci anni fa avevamo espresso la nostra contrarietà sulla realizzazione dello

shunt che avrebbe voluto dire – ha continua il Primo Cittadino – rendere la stazione di Novi ancora di più una stazione di secondaria se non terziaria importanza”. Numerosi gli interventi da parte sia dei consiglieri, di maggioranza e di opposizi questi ultimione, sia del pubblico, quasi tutti, va detto, fortemente contrari sia all’opera Alta Velocità in generale sia molto dubbiosi sulla variante: “Ora i treni merci passeranno a più di cento chilometri orari in centro città a Novi”, “i sottopassi ferroviari, già abbastanza congestionati, saranno caricati di nuovo peso”, “l’opera è inutile, non c’è aumento di domanda, è solo un escamotage per far aumentare il movimento terra

e l’interramento dei rifiuti a tutto vantaggio delle Mafie”, questi solo alcuni degli interventi. Al termine dell’incontro, anche acceso in certi frangenti, Muliere si è augurato che: “Grazie alla tangenzialina tra Novi e Pozzolo Formigaro sono sicuro che il traffico pesante sarà allontanato dal centro cittadino e mi auguro che vi possa essere così un’occasione di forte rilancio per il nodo ferroviario di San Bovo”. Mattia Nesto Mentre andiamo in stampa si è svolto un nuovo Consiglio Comunale nel quale è stata emanata la delibera consigliare in merito. Per maggiori dettagli consultare il nostro sito www.inchiostrofresco.it

permeabilità di dubbio interesse (la tangenzialina tra Novi e Pozzolo o i sottopassaggi pedonali in via Raggio) tacciono. Quali i miglioramenti? Questa la domanda principale che Anna Massone, architetto, si è posta durante il suo intervento: “Sostanzialmente si è tornati indietro col progetto e ci si continua a parametrare su stime di crescita del traffico commerciale, ormai obsolete e sorpassate da anni”. L'architetto ha quindi proseguito affermando che: “A chi giova tutto questo? Davvero vogliamo fare la fine del Mugello di Firenze, completamente sventrato dall'Alta Velocità?”. Fondali troppo bassi per stime troppo alte Il docente universitario Luigi Gambarotta ha affrontato il tema Terzo Valico dalla radice, ovvero andando a discutere intorno agli obbiettivi di tipo commerciale ed economico che l'hanno mosso: “Il discorso secondo il quale il Terzo Valico sia importante perché metterà in comunicazione il porto di Genova con i porti del Nord Europa è una solenne castroneria. Infatti - sostiene Gambarotta - l'abbassamento del fondale del Canale di Suez, ragione che molti esponenti dei Sì-Tav prendono come una loro bandiera, ha portato le multinazionali a costruire navi che pescano a 16 m. Peccato però che il porto di Voltri e di Genova peschino, rispettivamente a 15 e 14 m, quindi non vanno bene per le nuove navi. Tanto è vero che il porto di Vado, che viene costruito dalla Maersk, azienda leader nel trasporto container nel mondo, è stato progettato per pescare a 20 m. Quindi il Terzo Valico è un'opera inutile”. In più poi vi è il discorso relativo ai costi: “In Giappone un chilometro di alta velocità costa nove milioni, in Francia dieci e mezzo, in Spagna sempre nove, in Italia costa sessanta milioni mentre un chilometro del Terzo Valico costa 160 milioni di euro. Questo è provocato dal fatto che - continua l'ingegnere - le linee italiane debbono perforare le montagne, per di più ricolme di amianto facendo così innalzare i costi e, sopratturro, i rischi per la salute di tutti”.


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Progetto Areté

I

niziato a febbraio del 2015 e conclusosi lo scorso marzo, il Progetto Areté ha dato i suoi primi risultati. Sono 86 infatti le donne disoccupate e/o non occupate che hanno partecipato a questo percorso professionalizzante, finalizzato al conseguimento di competenze specifiche nei settori dell’assistenza familiare e a quella per l’infanzia. “Siamo molto soddisfatti per quanto fatto – afferma Felicia Borda, Vicensindaco di Novi Ligure – perché grazie alla collaborazione con la Cooperativa Sociale Azimut di Alessandria e con il Consorzio Servizi alla Persona siamo stati in grado di redigere un albo comunale per questi impieghi, in modo da favorire la professionalità”. Un’altra linea-guida seguita dall’Amministrazione nel promuovere questa iniziativa è quello anche di far emergere il cosiddetto sommerso: “Se si analizzano gli anni della crisi, si assiste ad un drastico crollo dei prezzi – spiega Broda – dai centocinquanta euro chiesti per l’assistenza notturna in ospedale, si è scesi agli attuali trenta. Allora è logico che se il Comune in primis si fa carico di professionalizzare queste figure i prezzi troveranno un giusto compromesso, così da far emergere il nero dato che non vi sarà più molta differenza tra sommerso ed un contratto in regola”. Il servizio inoltre accompagnerà il privato cittadino non soltanto nella scelta della persona ma anche nella definizione del tipo di rapporto di lavoro e nella gestione amministrativa. Mattia Nesto

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Che cosa succede nella bioetica italiana? Capire per sapere come muoversi

Una due-giorni di studi in Biblioteca a Novi D ue giorni di dibattito su temi di bioetica, venerdì 1 e sabato 2 aprile, in occasione del settimo Convegno nazionale promosso dalla Consulta Torinese ed organizzato per il quinto anno a Novi Ligure, segno inequivocabile che temi bioetici hanno sollecitato e stimolato l’interesse collettivo. In apertura del convegno i saluti del vicepresidente della sezione Novese di Bioetica Giacomo Orlando, del Presidente Maurizio Mori, coordinatore degli interventi e del Sindaco di Novi Ligure Rocchino Muliere. Relatori d’eccezione Carlo Flamigni, socio onorario del comitato nazionale di Bioetica, Palma Sgreccia dell’Istituto di Teologia pastorale Sanitaria “Camillanum” di Roma, Luca Savarino, della Commissione bioetica chiese Battiste, Metodiste e Valdesi, Luca Lo Sapio, docente dell’Università di Napoli ed infine Piergiorgio Donatelli dell’Università “La Sapienza di Roma”. Contributi di grande spessore culturale, volti a riflettere a vario titolo sul ruolo della bioetica oggi, sulle finalità che essa riveste in una società pluralista ed in continuo cambiamento, sui problemi derivanti dal mutamento delle circostanze storiche, sulla crisi dello schema tradizionale che divide bioetica cattolica e bioetica laica. Temi questi, di forte impatto emotivo, che la bioetica si pone in quanto chiamata a dare delle risposte concrete, grazie al dialogo con le altre discipline, fermo restando il principio cardine che sottende ogni interpretazione. Nella giornata di sabato i membri della commissione Biocard, Seila Bernacchi, Enrico De Micheli, Piero de Blasio, Antonella Ficorilli, Francesca Girardi, Mariella Immacolato, Macio Riccio, alla presenza del notaio Franco Borghero, sono intervenuti per promuovere la presentazione della Biocard (carta di autodeterminazione), uno strumento pensato e realizzato dalla Consulta di Bioetica per dare una risposta concreta a uno dei problemi che si pongono nella medicina di oggi, nelle situazioni della nascita e della morte. Compilare la Biocard equivale a manifestare

anticipatamente le proprie volontà riguardo a cure e trattamenti medici, a cui in futuro si potrebbe essere soggetti, mancando tuttavia la capacità di comprendere e volere. Un vero e proprio testamento biologico, che porrà dei limiti all’agire dei medici. A seguire vi è stata la presentazione del “Premio giovani 2016”, un concorso a premi pensato per sollecitare l’interesse e lo studio della bioetica negli studenti delle scuole medie superiori. Marta Calcagno

Agenda novese: da aprile a ottobre gli appuntamenti

Una festa per quartiere MATTIA NESTO

@ @Mattia Nesto

È

partita ufficialmente la scorsa domenica 3 aprile con la tradizionale “Fiera dell’Ottava di Pasqua” presso la Pieve, la serie di iniziative denominata “Giranovi”: sette appuntamenti da aprile appunto ad ottobre che coinvolgeranno tutti i quartieri della città. “La volontà da parte dell’Amministrazione era proprio quella di portare eventi e manifestazioni al di fuori del Centro Storico – ha spiegato l’Assessore alla Cultura, Cecilia Bergaglio – andando a recuperare eventi tradizionali come la Fiera dell’Ottava di Pasqua alla Pieve oppure la Festa di San Rocco il 16 agosto e proporli in maniera innovativo. Ciò è stato possibile grazie alla perfetta intesa tra i diversi Enti e Associazioni scese in campo – prosegue nel discorso – tra cui l’Ufficio Commercio nella persona di Giacomo Repetto e il grande aiuto fornitoci da Don Fabrizio, il parroco della Pieve”. Dopo la Fiera dell’Ottavina di Pasqua il prossimo appuntamento è fissato per sabato 14 maggio, quando le vie di Novi saranno “invase” da armigeri del Sei-Settecento, per ricreare le magiche atmosfere delle cosiddette “Fiere di Cambio”, ovvero l’apice della città in epoca barocca. Sabato 11 giugno invece sarà la volta dell’inedita “Festa di fine anno scolastico” per le Scuole Primarie, che si svolgerà presso il parco Nicholas Green: “Mi piace sottolineare che quest’evento è stato chiesto a gran voce dagli stessi alunni in occasione dei Consigli Comunali dei bambini – ci dice l’Assessore Bergaglio – e questo ci darà la possibilità di riqualificare un’area urbana ahinoi troppo spesso lasciata in preda all’inedia ed al degrado”. Quindi tra il 16 e

il 17 luglio vi sarà la tradizionale “Festa della Trebbiatura”, che si svolgerà nel quartiere della Merella. “Una bella festa questa che negli anni riscuote sempre maggior successo – afferma il Sindaco, Rocchino Muliere – Per quest’edizione proporremo anche la trebbiatura in notturna, un appuntamento suggestivo con un’antica tradizione”. Oltre alla già citata Fiera di San Rocco programmata per il 16 agosto il 3 e il 4 settembre sarà riproposta “Novi rock&motor bike” la due-giorni di feste all’insegna dello spirito on the road tra raduni motociclisti, concerti e serate gastronomiche. A chiudere la ricca agenda ci penserà la “Castagnata al Quartiere G3” di domenica 16 ottobre. In quest’occasione verrà anche presentata un’anteprima di “Dolci Terre”. “A metà strada tra sacro, l’Ottavina di Pasqua, e il profano, la Festa della Trebbiatura e la Castagnata di inizio autunno – conclude il Sindaco – Novi si riscoprirà bella tutta: non soltanto il suo Centro Storico”.

Qui Ciampini

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unedì 4 aprile si è svolta nell’aula rossa dell’I.I.S. Ciampini Boccardo di Novi Ligure, la presentazione del libro di Lorenzo Robbiano “Da Novi Ligure al resto del mondo - l’innovazione del sistema Valditerra”, alla presenza dell’autore, degli studenti di alcune classi quarte e seconde e del Dirigente dell’Istituto, Mario A. Scarsi, che da sempre favorisce occasioni di incontro e dialogo tra gli studenti e personalità di spicco del tessuto sociale novese. Il racconto di Lorenzo Robbiano vuole essere un contributo importante per far capire alle nuove generazioni, quanto sia indispensabile lo spirito di iniziativa, il coraggio di rischiare, di fare delle scelte anche di grande portata, nel momento in cui si hanno i requisiti per emergere. Così l’impresa Valditerra, ci è stata d’esempio. (m.c.)

La Novi di Raggio Presso la Biblioteca di Novi Ligure, venerdì 8 aprile è stato presentato il volume di Lorenzo Robbiano “Quando a Novi c’era Raggio, l’uomo più ricco d’Italia”.

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l’inchiostro fresco

POZZOLO FORMIGARO - NOVI LIGURE - ARQUATA E SERRAVALLE SCRIVIA

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Pozzolo Formigaro: abbiamo intervistato Andreina Avanti, titolare dell’Agriturismo Cascina Folletto

Alla Frascheta dalla terra una sapienza per il futuro MATTIA NESTO

@ @Mattia Nesto

“S

e uno pensa al baco da seta e al suo utilizzo, ovvero la bachicultura, si immagina un qualcosa di relegato al passato, connesso a procedimenti che ora non si fanno più e che non porterebbero ad alcun guadagno. Invece è tutto il contrario”, in questo modo, con parole ricche di entusiasmo e determinazione, ci accoglie nel suo agriturismo di Bettole di Tortona, Andreina Avanti, titolare della “Cascina Folletto”. Ma perché Andreina ha iniziato proprio a parlare dal baco da seta? Una cascina didattica Perché da circa un anno, assieme all’amica Paola Marenzana, architetto, studiosa di storia e cultura materiale, si è “lanciata anima e corpo” in un progetto sperimentale per il recupero del baco da seta in “frascheta”, nome con il quale si indica quel territorio tra i colli tortonesi e la zona della pozzolasca dove appunto sorge l’agriturismo. “Tutto nasce da questo casolare, una cascina storica che da circa dieci anni è stata riconvertita ad azienda agricola – ci spiega Avanti – Assieme all’attività di ospitalità e alla vendita di alcuni prodotti, dalle fragole di Tortona ai ceci della Merella, abbiamo iniziato a proporre dei percorsi per le scuole, nell’ambito delle cosiddette cascine didattiche”. La bachicultura in “frascheta” Proprio all’interno della “didattica agricola” s’inserisce il recupero del baco da seta: “Abbiamo scoperto, un po’ per caso, che da qualche anno in Veneto, nei pressi di Padova, si è recuperato l’allevamento del baco da seta – ci dice Paola Marenzana – E i risultati sono stati lusinghieri: anche per le caratteristiche

tipiche del tessuto industriale/ agricolo di quella zona, attorno al baco da seta si è sviluppata una vera e propria filiera che ha portato impiego”. Quindi non soltanto un qualcosa di cultura, ma anche una possibilità di lavoro per i ragazzi: “Sì, esattamente – conferma Andreina Avanti – Molto spesso si sentono nonni o genitori raccontare di quando in casa si allevavano i bachi da seta. Si trattava di

Una riflessione di Davide Guerra sulle Giornate FAI a Novi Ligure

Prof, che fine avete fatto? V

iene spesso molto naturale, ma forse è un nostro pregiudizio, trovare, immaginare le persone nel luogo che frequenterebbero normalmente, affine alla loro professione. Così se non colpisce trovare un musicista ad un concerto, spesso è assai motivo di stupore vedere ad esempio un professore a spasso all’Outlet. Come se invece non dovesse far altro che vivere tra la casa (un luogo non meglio precisato, dubbia persino la motivazione del perché abbia una moglie e dei figli) e la scuola, fisso in un luogo e una materia prefissati. Eppure, per affinità col meccanico che vedremmo molto bene ad un raduno di motori, altrettanto facilmente potremmo immaginare un professore ad una mostra, ad una conferenza, ad un evento culturale insomma. E se questo non accadesse? E se dessimo per scontato una partecipazione che poi non ha luogo? E se queste illusioni si ripetessero? Beh, probabilmente problema nostro, mio, di chi questi sofismi si pone. Ma lasciatemi aggiungere che mi sto riferendo ad un evento legato materialmente alla nostra città, della durata non di un’ora, ma di due giorni, in un momento (il weekend) che vede la maggior parte delle persone libera da impegni lavorativi. E poi non si è trattato di un

luogo unico, ma di più e più possibili locations; naturalmente sto parlando delle giornate Fai appena svoltesi. Giornate che hanno insegnato qualcosa a tutti noi: era presente qualsiasi tipologia di cittadino, dal pensionato che comparava lo stato attuale e dei suoi tempi delle chiese, fino al fotografo incallito che avrebbe finito il rullino con molteplici scatti del medesimo particolare. Ma mancavano loro, mancavano i professori; dove eravate? Non lo sapevate? Impensabile. Conoscevate forse già tutto? Siete forse diventati insensibili al richiamo,

al piacere della conoscenza? Potreste essere saturi di conoscenze al punto di sdegnare in toto tale evento? Ed i vostri alunni, che per così tanti anni sono abituati ad ascoltare pazientemente (quasi sempre con rispetto) la lezione e in questi giorni si sono messi in gioco, preparando loro la “lezione”, dov’è la curiosità nell’udirli, nel verificare se oltre a qualche nozione sia stato anche trasmesso l’amore per la cultura? E gli insegnanti di arte, dov’erano loro? Forse che i capolavori siano definiti tali e degni di considerazione solo se finiscono sui libri di testo? Son le domande che mi pongo, io che ero presente agli eventi di ottobre e marzo, e che per due volte sono rimasto sbigottito da questa assenza: il Liceo Amaldi presenta una cinquantina di docenti, le medie Doria, che ho frequentato, altri venti almeno, le elementari poi... ve lo dico: un deserto. Incredibile, veramente incredibile: mi viene a questo punto da pensare che abbiano perso tutta la volontà che avevano probabilmente in precedenza, quando hanno deciso di seguire la strada dell’insegnamento. Inutile continuare, il fatto l’ho presentato, ognuno poi farà le sue considerazioni.

Proprietà del baco da seta

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egli ultimi anni, grazie a studi approfonditi, si sono scoperte numerose proprietà della bachicultura, anche in ambiti inaspettati. Ad esempio è stato confermato come la seta sia il migliore tessuto possibile per l’essere umano, quello che meglio risponde al contatto con l’epidermide e non provoca allergie di alcun tipo. Inoltre interessanti sono gli sviluppi in campo cosmetico (i bozzoli sono utilizzati come detergenti naturali per la pelle) e, soprattutto, in ambito biomedico visto che una delle due sostanze di cui è composto il filo di seta, la “fibroina” (l’altra è la “sericina”) è un polimero naturale che è perfetto per suturare ferite e ha numerosi altri impieghi in medicina. (m.n.)

un rito, per così dire, molto importante, perché grazie alla seta che si estraeva da questi insetti, alimentati con le foglie dei gelsi, si ricavavano i primi soldi dopo l’inverno – prosegue Avanti – Purtroppo, dopo gli anni’30-’40, questo mondo è andato a morire, a seguito delle mutate esigenze industriali. Conseguentemente a ciò anche i gelsi sono stati abbondati nelle campagne”. I gelsi erano una presenza fissa, assieme alle case di terra cruda e terra battuta, per tutto quel territorio compreso tra Novi Ligure, Tortona e Alessandria: “L’allevamento del baco da seta – afferma Marenzana – era un mondo tramandato per secoli ed ora dimenticato: occorre farlo conoscere alle nuove generazioni”. Una prospettiva per il futuro Domandiamo ad Andreina Avanti come saranno organizzate le visite guidate con le scuole?: “Solitamente ospitiamo gli alunni della scuola primaria anche se a volte sono venuti anche degli studenti delle superiori – afferma la nostra interlocutrice – Proponiamo sempre, soprattutto per i più piccoli, la realizzazione di mattoni a crudo, ovvero con la sola terra. Troviamo che i bambini sono entusiasti nel far ciò – prosegue nell’argomentazione – Poi si prosegue con la visita agli animali, e quindi anche i bachi già nel prossimo mese di maggio, senza dimenticare la conoscenza del territorio, dalle cascine storiche alle centuriazioni romane”. Che la risposta alle domande del domani non arrivi dalla terra antica?

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Davide Guerra

Le vetrine di via Paolo Giacometti a Novi Ligure


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l’inchiostro fresco

ARQUATA SCRIVIA

Aprile 2016

Intervista a Diego Sabbi, candidato sindaco per le elezioni amministrative previste per il prossimo 12 giugno 2016

La mia idea di Arquata Scrivia: istruzione e integrazione L a lista civica “Arquata bene comuneâ€?, che parteciperĂ alla competizione elettorale per le amministrative comunali di Arquata del prossimo 12 giugno, è stata presentata alla stampa dal candidato sindaco Diego Sabbi il 18 marzo. Gli abbiamo posto alcune domande. Si parla molto di liste civiche, quale reale linguaggio di partecipazione. Ăˆ una politica a chilometro zero, estesa anche al mondo dell’economia? Può esemplificare nel merito. Sinceramente non comprendo la domanda. La nostra lista civica è tale perchĂŠ costruita dal basso e svincolata da ogni legame con i partiti politici sia esso programmatico che di ďŹ nanziamento. Le liste civiche nascono continuamente e sono la risposta al bisogno di partecipazione e di controllo democratico della cosa pubblica che oggi i partiti tradizionali non incarnano piĂš. Per partecipare in modo ampio alla condivisione esistono reti civiche su internet, che informano la gente. La nuova Piazza della LibertĂ di Arquata inoltre è una vera “agorĂ â€?, luogo di aggregazione, anche e soprattutto per le nuove generazioni. E’ questo che intende per luogo di incontro e di scambio? Ogni forma di comunicazione è un luogo di incontro. Il web permette di raggiungere facilmente e rapidamente un grande numero di persone differenti per etĂ , genere, censo. Perciò sarebbe stato impensabile non utilizzare un canale di comunicazione quale internet che offre la possibilitĂ di uno scambio di vedute quasi in tempo reale permettendo di poter fare domande e proposte su temi rilevanti. Ma ci rendiamo conto che un’altra grande fetta della cittadinanza non accede a questo tipo di servizio per cui la “piazzaâ€? in senso lato sarĂ un altro punto focale del nostro interesse, per rendere piĂš completa la fase dell’ascolto, indispensabile punto di partenza del nostro programma. Che cosa ne pensa delle “start upâ€? per far nascere occasioni di lavoro e di vita condivisa. Partendo dalla gestione amministrativa si può dar vita a questi “incubatori di impresaâ€? fra i giovani che hanno voglia di barattare e confrontare le loro esperienze? Le nuove imprese innovative, le startup, digitali, industriali, artigianali, sociali, legate al commercio o all’agricoltura, o ad altri settori dell’economia innescano occupazione, in particolare giovanile. Esse rappresentano il nostro Paese piĂš veloce e dinamico. Guardiamo con interesse anche a quanto messo in campo vicino a noi dalla Fondazione Garrone che quest’anno si concretizza con il campus RestartApp

Contratto trasparente fra eletti e elettori. E’ la dichiarazione dell’impegno etico? Come ho giĂ detto la “trasparenzaâ€? è una “conditio sine qua nonâ€? che fa da contenitore al nostro pensare ed agire. Ci sentiamo come costruttori piccoli, ma tenaci, di un nuovo modo di fare politica attraverso altri strumenti: pensiamo al Bilancio Sociale, per esempio. L’obiettivo è quello di formulare con i cittadini interventi di interesse pubblico da realizzare sul territorio. Ma, sopratutto, formuliamo giĂ nel percorso di autoďŹ nanziamento della lista ciò

Diego Sabbi laureato all’UniversitĂ degli Studi di Pavia, è un medico di famiglia ed è Responsabile Clinico della sperimentazione dell’ASL di Alessandria nel distretto di Novi Ligure.

che vorremmo si concretizzasse in Comune: una progettazione condivisa, un ďŹ nanziamento chiaro, un rendiconto puntuale e preciso della gestione del denaro pubblico.

Può dirci brevemente le ultime sul vostro movimento “No Terzo Valicoâ€?? L’opera Terzo Valico ci appare estranea nei contenuti, nelle ďŹ nalitĂ e nelle modalitĂ con le quali è stata ed è imposta al nostro territorio. La nostra lista non è il movimento No Terzo Valico ma ne condivide ragionamenti e conclusioni. Il nostro

Amarcord anni Cinquanta

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rende l’avvio, a partire da questo numero una nuova rubrica a cura di Giacomo Quaglia dal titolo “Amarcordâ€?, che nostalgicamente ricorda l’Arquata del passato, la vita dei suoi abitanti, piĂš o meno particolari, le feste paesane, gli artigiani e il loro prezioso lavoro, le tradizioni, i giochi dei ragazzi. I giovani di ieri forse ricorderanno con piacere quel tempo, i giovani di oggi potranno confrontarsi con una vita totalmente diversa, senza pc, sballi, droga, ma cosĂŹ autentica!! PerchĂŠ parlare di questa via in particolare e non anche di altre, che pure avrebbero titolo ad essere ricordate? Il perchĂŠ è molto semplice. Intanto perchĂŠ chi vi parla al civico 108 ci è nato e vissuto per vent’anni e ricorda con tanta nostalgia tutte le persone che ha incontrato e conosciuto. Rammenta anche le trasformazioni che si sono via via succedute nel tempo, le abitudini, le tradizioni, purtroppo ahimè, quelle perse per sempre e che ha condiviso con amici e coetanei giochi, avventure con la “aâ€? minuscola nel rispetto del periodo storico, gioie e, perchĂŠ no, anche dolori. Poi perchĂŠ questa via è collocata grossomodo al centro del paese, vuoi anche per la vicinanza, della “LEAâ€? uno dei punti di incontro e di aggregazione piĂš noti. Ma entriamo ďŹ nalmente nel cuore dell’argomento con una raccomandazione: non sono l’unico testimone di quell’epoca, quindi non ho la presunzione di narrare la veritĂ in assoluto, qualche inesattezza ci può anche stare. Sollecito e ringrazio con

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fraterna amicizia tutti coloro che vorranno integrare, correggere, perfezionare. La via, come anche la piazza della Lea soprastante, aveva il fondo in terra battuta, l’asfaltatura verrĂ molti anni dopo. Come si può ben immaginare ogni volta che pioveva si formavano veri e propri pantani che duravano giorni e giorni. Gli accessi alla strada direttamente dalla via Libarna erano, ma sono cosĂŹ ancora oggi, costituiti da due dolci discese che andavano ad esaurirsi nella parte pianeggiante. Durante l’inverno, specialmente in caso di neve, qui si formavano delle vere e proprie lastre di ghiaccio: una manna. dal cielo per i ragazzi che si misuravano in “discese libereâ€? molto spericolate. Frequenti le cadute, piĂš rari gli incidenti seri. Parlare di questa contrada, delle sue case, dei suoi mestieri, delle sue abitudini, senza entrare nel merito delle caratteristiche e delle peculiaritĂ dei suoi abitanti sarebbe come costruire una casa dimenticandosi di fare il tetto. Ed ecco allora che scendendo dal lato della ex cartoleria delle sorelle Fornari ci avviciniamo ad un giardino, non molto grande, protetto da una cancellata in ferro. Per noi ragazzini intorno ai 7/8 anni aveva le sembianze di un parco. Per tutti, quello era il giardino della signora Candida, di nome e di fatto dato che la vecchietta abitante lĂŹ aveva i capelli piĂš bianchi della neve. Sempre nello stesso fabbricato abitava una famiglia di “immigratiâ€?, credo la prima di tutte in Arquata. Giacomo Quaglia

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atteggiamento rispetto a questo argomento sarà improntato al pieno rispetto della legalità ma anche intransigente, perchè questo non è piÚ il tempo della mediazione e dei compromessi.

Un capitolo importante è quello dei migranti. Per Lei significa accoglienza. Che differenza fra questa e l’integrazione? L’accoglienza è fondamentale e non signiďŹ ca tout court integrazione degli altri, intesa come incorporazione di individui diversi da noi nella nostra societĂ , ma condivisione con lo “stranieroâ€? dei suoi bisogni, che spesso non sono i nostri e per i quali è necessario compiere uno sforzo empatico oltre che culturale. Inoltre non dimentichiamo che lo spaesamento e la solitudine riguarda anche i nuovi concittadini italiani giunti in gran numero negli ultimi anni. Aprire il paese alla scuola e la scuola al paese. In pratica? La scuola è per noi spazio essenziale di socializzazione e di educazione. Immaginiamo quindi un percorso che da subito segua con un occhio di riguardo la crescita dei bambini. Una particolare attenzione immaginiamo profusa dal comune nella proposta di progetti di impegno etico da integrare nel percorso scolastico: la tortura, la povertĂ , il razzismo, la violenza‌ Lei ha parlato di un comune che, fuor di metafora, dĂ una gallina a tutti. Può farci capire meglio? Infatti non c’è nessuna metafora. Ăˆ un progetto, un po’ naif, che si lega al problema dello smaltimento dei riďŹ uti. Vorremmo ricalcare le orme di una iniziativa giĂ messa in atto dalla Unione di Comuni Valdarno e Valdisieve. Distribuendo due galline ovaiole “per famigliaâ€? agli abitanti del territorio potremmo ottenere beneďŹ ci ambientali ed educativi: ridurre la quantitĂ dei riďŹ uti organici vegetali (da scarti alimentari della mensa familiare) e dei riďŹ uti di plastica e cartone da imballaggi (vaschette porta-uova confezionate). In cambio avremo uova fresche quotidiane da destinare al consumo familiare e riscopriremo anche il valore emozionale ed educativo della loro presenza. Citare questo progetto serve ad esempliďŹ care in quale modo pensiamo di agire. “Un tuffo nel passato per un salto nel futuroâ€? Come investire in salute? A tutto tondo. Dal controllo del rispetto dei diritti del lavoro allo smaltimento dei riďŹ uti, dalla proposta di nuovi stili di vita al cibo biologico, ďŹ no all’empowerment del cittadinopaziente sempre piĂš disorientato da offerte di salute e prevenzione che spesso sono viziate da conitti d’interesse e disease mongering. Marisa Pessino


Mignanego: l’istituto scolastico superiore raddoppia con un nuovo plesso

A Sant’Olcese imminente l’apertura della

Una sede per il “Primo Levi”

Genova-Casella

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i eravamo già occupati negli scorsi numeri dell’istituto Primo Levi (la scuola superiore che comprende gli indirizzi tecnico industriale, ragioneria e liceo scientifico) di Borgo Fornari e della sua succursale di Busalla, situata presso la stazione ferroviaria, dove gli studenti hanno rischiato di essere “sfrattati” ad anno scolastico in corso, a causa del fatto che Trenitalia voleva tornare in possesso dei locali, sfratto scongiurato fino a fine anno. Invece dal prossimo anno scolastico, l’Istituto Primo Levi aprirà una nuova sede a Mignanego. Di questo ne abbiamo parlato con il Sindaco, Maria Grazia Grondona, che ha seguito direttamente la vicenda. “Il Primo Levi aveva difficoltà a ricollocare i ragazzi che si trovano attualmente nei locali della stazione di Busalla, questa però è una parte della questione” ci spiega il Sindaco Maria Grazia Grondona “come Comune di Mignanego abbiamo a disposizione questo edificio, a pochi passi dal Comune, messo a posto con i fondi europei tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000, per occuparsi di tutto ciò che è relativo al mondo del colore con dei professionisti del campo. Purtroppo, dopo alcuni anni di funzionamento, la struttura chiuse”. L’edificio è rientrato in possesso del Comune di Mignanego da qualche mese: “ci siamo guardati in giro sul suo utilizzo, abbiamo inizialmente preso in considerazione lo spostamento della caserma dei Carabinieri, che attualmente si trova in una strada privata, poi, per alcuni problemi, questa proposta è saltata, ma - continua il primo cittadino di Mignanego - l’Istituto Primo Levi si è interessato

La parola agli studenti

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osa avranno pensato gli alunni dell’Istituto Primo Levi dopo aver appreso la notizia dell’apertura di una succursale a Mignanego? Soddisfazione o perplessità? Lo abbiamo chiesto direttamente ad alcuni di loro. I ragazzi che vivono nell’alta Val Polcevera sono rimasti piacevolmente colpiti da quella che ormai più che un’idea è una certezza, poiché avere un istituto nell’immediato entroterra genovese sarebbe, una vera e propria manna dal cielo per via della comodità rispetto al doversi recare a Busalla o Borgo Fornari. Di parere opposto i ragazzi che vivono in Valle Scrivia, rimasti perplessi, in quanto dovrebbero recarsi ogni giorno a Mignanego, con un viaggio più lungo rispetto al limitato tragitto che compiono oggi. Purtroppo, come si sa, non si può accontentare tutti, ma l’apertura di questa succursale a Mignanego darebbe grande risalto all’entroterra genovese, favorendo l’arrivo di persone giovani nei paesi e sarebbe anche una risorsa di cultura ed educazione. Giorgia Tomasella

Nella foto in alto l’edificio dove sorgerà la nuova scuola. Qui sopra il Sindaco di Mignanego, Maria Grazia Grondona.

a questi locali che, a differenza di quanto è stato detto erroneamente da alcune testate, non è uno spostamento a Mignanego dell’istituto ma l’apertura di una nuova succursale in alta Valpolcevera”. L’apertura di un istituto scolastico superiore in alta Valpolcevera è molto importante per i numerosi ragazzi che vivono in questa zona e

che, attualmente, devono spostarsi o a Borgo Fornari o a Genova-Sampierdarena “anziché andare, come si è sempre fatto, verso il centro, si creano opportunità nell’entroterra” dice il sindaco Maria Grazia Grondona «a Mignanego dalle scuole materne alle scuole medie abbiamo più di quattrocento alunni, c’è stato un forte aumento negli ultimi anni grazie al trasferimento di molte famiglie giovani dalla città all’immediato entroterra. Se questa cosa, come ci auguriamo, andrà a buon fine, sarà un elemento di valorizzazione per le nostre zone» dice il primo cittadino di Mignanego. La partenza dei lavori per la nuova scuola è ormai prossima, manca solo la bozza di convenzione da parte della Città Metropolitana, la dirigenza dell’Istituto Primo Levi conta di aprire la nuova sede di Mignanego già per settembre di quest’anno, con l’inizio dell’anno scolastico 201617: “la struttura è in ottimo stato e, essendo stata costruita in anni recenti, già a norma di sicurezza per quanto riguarda le barriere architettoniche, gli impianti elettrici, le norme antincendio, ecc… La spesa si aggira attorno ai centomila euro, con una somma relativamente modesta i ragazzi avranno a disposizione una signora scuola” conclude il Sindaco Grondona “l’unico problema riguarda il terzo piano, dove manca la scala anti-incendio ma, l’istituto pensa a non utilizzare, almeno nei primi tempi, l’ultimo piano”. Il sindaco Maria Grazia Grondona ringrazia l’attività della Città Metropolitana di Genova, che tramite il tecnico, dott. Flavio Paglia, ha lavorato fino ad oggi molto bene per la nuova scuola. Fabio Mazzari

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ella seconda metà di marzo si è discusso, in un incontro pubblico al Centro socioculturale di Sant’Olcese, della riapertura della Ferrovia Genova-Casella, con la conferenza “Il Trenino di Casella, un collegamento tra città e cielo”. La scelta di Sant’Olcese non è ovviamente casuale, in quanto il comune polceverasco è quello dove sono ubicate la maggior parte delle fermate della storica linea a scartamento ridotto, ferma ormai da quattro anni. Il Sindaco di Sant’Olcese, Armando Sanna, e l’assessore alla cultura Simona Lottici hanno introdotto la serata, Sanna ha ribadito che “per molto tempo, sono state dette fin troppe bugie riguardo alla riapertura della linea, abbiamo battagliato per capire il perché mancava una data certa per la riapertura” ha spiegato il primo cittadino del comune dell’Alta Val Polcevera “il 2014 è stato un anno disastroso per la linea ferroviaria, a causa delle ripetute frane ma adesso non ci sono giustificazioni”. Proprio le amministrazioni di Sant’Olcese e della vicina Casella hanno fatto partire, nei mesi scorsi, una battaglia mediatica a favore della riapertura del “trenino”, con risultati oltre le aspettative: pagine su Il Secolo XIX e sulle edizioni locali de La Repubblica e La Stampa, servizi su radio e tv, che hanno fatto conoscere il disagio dei pendolari fuori dai confini locali (tutto iniziò

con l’idea del “selfie” davanti alle stazioni vuote del trenino). La ripartenza del trenino, ha detto Armando Sanna “sarà un volano turistico per far conoscere le nostre bellezze del territorio, a cominciare dal Forte Diamante che è stato recentemente inserito tra i castelli più belli d’Italia”. Enrico Trucco, assessore comunale ai trasporti, ha fatto il punto riguardo all’integrazione tariffaria e ai numerosi tavoli partecipati con le istituzioni, ponendo l’attenzione, anch’egli alla funzione turistica della linea. Riguardo all’andamento dei lavori, Trucco, ha fatto presente di come il personale stia lavorando alacremente, essendo in atto il collaudo statico e dinamico sui ponti e siano ormai terminati i lavori sui rotabili, malgrado, purtroppo, i diversi furti avvenuti sulla linea negli scorsi mesi. La parola è passata poi a Roberto Rava, presidente del tavolo tecnico della Ferrovia Genova-Casella, che ha ricostruito, tramite l’ausilio di diapositive, gli ultimi quattro anni della linea: dalle frane provocate dagli eventi alluvionali dell’ottobre 2014, fino agli imponenti lavori degli ultimi mesi. Rava ha elogiato il personale della ferrovia che, nel periodo di cassaintegrazione, ha continuato a lavorare sulla stessa, abbellendo le sale d’attesa e ridipingendo le stazioni. Fabio Mazzari


l’inchiostro fresco

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VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE

Aprile 2016

La Tavola Bronzea

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’era una volta un contadino di nome Agostino Pedemonte che un bel giorno, precisamente nel 1506, mentre stava lavorando la terra nei pressi del torrente Pernecco a Pedemonte, trovò una tavola di bronzo dove vi erano incise ben 46 righe di storia!”. Molti conoscono già questo episodio dato che è diventato il simbolo indiscusso della Val Polcevera. Qualcuno avrà sentito parlare di questa tavola da un nonno, magari passeggiando mano nella mano con lui proprio vicino a quel fiume; altri l’hanno romanzata e altri ancora vi hanno lavorato di fantasia. Probabilmente poche sono le persone che davvero sanno cosa c’è scritto su quella lamina di bronzo spessa solo 0,2 cm e forse davvero pochi sanno quanti giri ha fatto tra Parigi e Pegli e dove è conservata tuttora. Partiamo dal principio. La “tavola bronzea” è una lamina di bronzo sulla quale vi è un’incisione in latino risalente al 117 a.c. Secondo gli studi condotti l’iscrizione indicherebbe una sentenza emessa dal Senato romano per una questione di confini tra i “Genuates”, abitanti di Genova, e i “Viturii Langenses”, abitanti dell’alta Val Polcevera. Dopo il ritrovamento, nel 1506, il vescovo e storico Agostino Giustiniani ne promosse l’acquisto da parte della Repubblica di Genova e la sua traduzione venne pubblicata per la prima volta a Parigi. La tavola originale passò dalla cattedrale di San Lorenzo al palazzo dei Padri del Comune, in seguito a Palazzo Ducale e successivamente a Palazzo Tursi. Ora è custodita nel Museo di Archeologia Ligure a villa Durazzo-Pallavicini a Pegli. Una copia è stata incastonata in un pietrone poi situato nei giardini della “Tavola bronzea” a Pedemonte. Questa tavola è, per gli abitanti della Val Polcevera, un vero e proprio vanto poiché si è mantenuta in ottime condizioni e, giustamente, guai a chi gliela tocca! Giorgia Tomasella

A Pietralavezzara gli acquerelli e i disegni naturalistici sulla flora e la fauna locale

Lucilla Carcano, un anno su Bricco Carlo B ricco Carlo, monte calcareo tra Cravasco e Isoverde, racchiude al suo interno una flora e fauna molto ricca, raccontata dai disegni e dagli acquerelli di Lucilla Carcano che, dal 2 aprile al 29 maggio espone a Pietralavezzara, nella sede dell’associazione ‘E prie’ con la mostra “Un anno su Bricco Carlo”. Lucilla Carcano racconta lo straordinario ecosistema di una montagna, vicina alla città ma poco conosciuta, e la varietà di flora e fauna ignota alla maggior parte delle persone. L’autrice ha illustrato la vita naturale nell’intero corso di un anno, traendo ispirazione da semplici passeggiate in loco, spesso in compagnia di amici o dei figli, raccogliendo una grande varietà di dati sulle piante e gli animali che vivono in questo angolo di mondo. Bricco Carlo è un piccolo tesoro sconosciuto, la stragrande maggioranza delle persone non sa della grande quantità di specie animali e vegetali che vivono vicino a noi, ci dice Lucilla Carcano, su Bricco Carlo ci sono diciotto specie di orchidee selvatiche, di cui alcune sottoposte a regime di protezione totale. La mostra, vuole anche far conoscere come cambia la natura attraverso il corso delle stagioni, è il racconto, mese per mese, di come cambia l’ambiente naturale: da febbraio e arriva al successivo gennaio, rappresentando una piccolissima parte di ciò che vive lassù. L’autrice, per realizzare la mostra, ha fotografato e riprodotto le specie protette, mentre la maggior parte delle piante più comuni le ha raccolte e disegnate dal vero, con numerosi schizzi sul campo, aiutata anche da alcuni allievi che hanno dipinto numerosi acquarelli esposti nella mostra. Ma perché proprio Bricco Carlo? Lucilla Carcano dice: “è un’idea nata quasi per caso, io abito a Santo Stefano di Larvego, una piccola frazione di Campomorone, e a Bricco Carlo ho fatto diverse escursioni e picnic con i miei figli. È un posto bellissimo, da lì si può vedere un panorama eccezionale: i monti che ci separano dal Pie-

monte, il mar Ligure e la città, la scelta di allestire una mostra però è nata dopo l’inizio dei lavori del terzo valico ferroviario, con il tunnel sotterraneo che passa proprio sotto questa montagna”. A Bricco Carlo in primavera troviamo frassini, primule, pulmonarie e fragole selvatiche, nella prateria troviamo in aprile e maggio le orchidee selvatiche. L’estate è il tripudio delle piante aromatiche come elicriso, iperico e timo. L’autunno è invece il periodo del bosco, con le varietà di funghi e infine l’inverno è povero sì di flora ma bellissimo dal punto di vista paesaggistico. La fauna illustrata, in-

vece, è quella piccola: diverse specie di insetti, rettili e anfibi, in particolare la ‘salamandrina dagli occhiali’ che è quasi sconosciuta ma è presente nei torrenti intorno a Bricco Carlo. Lucilla Carcano, laureata in scienze biologiche all’Università “La Sapienza” di Roma, è disegnatrice scientifica, illustratrice naturalistica e insegnante di disegno e acquerello botanico. Ha vinto diversi premi e riconoscimenti a livello sia nazionale che internazionale e le sue opere fanno parte di diverse collezioni pubbliche e private. Fabio Mazzari

Presentati alla Biblioteca Balbi i libri di Deborah Riccelli e Silvia Noli

Aperitivo letterario a Campomorone D ue autrici genovesi, con due romanzi, solo apparentemente molto diversi tra loro, sono state le protagoniste del primo “Aperitivo Letterario” alla Biblioteca civica “Balbi” di Campomorone. L’evento, che verrà ripetuto nei prossimi mesi, è stato introdotto dal sindaco Paola Guidi, spiegando la scelta dei due libri, con il mese di marzo, che è stato indicato come “il mese della donna”. Le due autrici, Deborah Riccelli e Silvia Noli, sono state introdotte dalla responsabile della biblioteca, Paola Alpa. “Nessuno mai potrà più sentire la mia voce” di Deborah Riccelli, il primo romanzo presentato, affronta la tragica tematica del femminicidio, raccontato dalla voce della stessa vittima. Deborah Riccelli ha iniziato a pensare al romanzo ascoltando in televisione la storia di Veronica Abbate, una ragazza di soli diciannove anni, uccisa dall’ex fidanzato a Mondragone, in Campania, creando nel romanzo il personaggio inventato di Francesca, e dando voce al dolore di chi resta, i famigliari e le persone vicine alla vittima. Decisamente diverso il secondo libro, “Adelante” di Silvia Noli, un romanzo ironico

e divertente ma, allo stesso tempo, pieno di contenuti. Protagonista è una giovane donna che, attraverso una serie incredibile di espedienti, riesce a farsi assumere in diversi lavori e che nella sua vita cambia continuamente tutto, senza trovare però la sua consapevolezza interna. La protagonista, come ha spiegato l’autrice, nel romanzo non cambia mai l’unica cosa che dovrebbe in realtà cambiare, ovvero se stessa, continuando a vivere come in una

fuga dalla realtà. La dottoressa Paola Alpa, responsabile della locale biblioteca, ha parlato dell’idea degli ‘Aperitivi Letterari’: “l’idea è nata da un’iniziativa della Biblioteca e dell’Amministrazione Comunale, cercando di unire la presentazione dei libri con dibattito e scambio di idee delle persone, cercando di privilegiare scrittori locali. Siamo partiti con due romanzi a tematica femminile, perché marzo è il mese della donna” ha detto Paola

Alpa “abbiamo avuto una buona partecipazione a questo primo incontro e, per il prossimo appuntamento, ci piacerebbe molto presentare romanzi gialli di autori locali” assieme agli aperitivi letterari il Comune di Campomorone e la Biblioteca Balbi portano avanti, già da qualche tempo il progetto ‘Nati per leggere’ destinato ai bambini e che ha avuto successo. Fabio Mazzari


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VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE

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Abbiamo intervistato Alessandro Clavarino, Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo di Ronco Scrivia

Natura e innovazione al servizio della scuola MATTIA NESTO

za indimenticabile, di pura creatività ed estro, per tutti quelli che vi hanno preso parte, prima di tutto grazie all’impegno delle prof. di educazione artistica”.

@ @Mattia Nesto

L’

Istituto Comprensivo di Ronco Scrivia si contraddistingue per un’offerta scolastica articolata su due grandi direzioni: il rispetto e la salvaguardia della natura e dell’identità del territorio e l’innovazione tecnologica, rivolta verso la conoscenza e l’utilizzazione sempre maggiore dei principali dispositivi in questo settore. Così si potrebbe riassumere la filosofia che muove il Dirigente Scolastico, dott. Alessandro Clavarino, che ci ha accolti nel suo ufficio per fare il punto della situazione sui prossimi principali progetti che l’Istituto terrà a battesimo. “La vie en rose” a Ronco “È bello poter dire che nel nostro Istituto non soltanto rispettiamo le quote rosa, ma andiamo oltre, dato che il personale, a parte due professori, un collaboratore scolastico e me, è composto totalmente da donne – introduce simpaticamente il discorso il dott. Clavarino – Tuttavia, al di là della battuta, sono ormai anni che le scuole di Ronco si dimostrano particolarmente sensibili a temi legati al mondo femminile, come dimostrato anche dal recente spettacolo, organizzato dalla secondaria Giovanni Pascoli, sull’8 marzo dal titolo: “Chi dice donna dice danno… voce del verbo dare”, che ha riscosso un grande successo”. Un’arte riciclata Un altro progetto di grande rilievo è “RiartEco Educational – afferma il nostro interlocutore – Un progetto nato da un’associazione nazionale di artisti che ha pensato di trasformare i rifiuti in oggetti artistici. In questo modo, rendendo bello qualcosa di inutile, riusciamo a sensibilizzare l’animo dei ragazzi sull’importanza del riciclo e si spingono gli alunni a non cadere nella consuetudine dell’usa e getta”. Avete pensato di fare una mostra con le opere degli studenti?: “Sì, abbiamo partecipato alla tappa genovese di RiArtEco, lo scorso marzo, con oltre 150 creazioni esposte. Un’esperien-

Presentato presso la Biblioteca di Ronco Scrivia il volume intitolato

“Come eravamo...”

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to, ma non troppo lontano, quando bastava davvero poco per essere felici. Filo conduttore è l’amore per la famiglia, sulla quale si può sempre contare.

inque racconti uniti dal filo conduttore dei ricordi, parlare di bambini degli anni ‘20 e ‘50 e di un più lontano 1884. Per parlare di lavoro nei campi, vita rurale e scuola. Per parlare dei nostri paesi, in Valle Scrivia, e di “Come eravamo”. Il calore di un amore semplice che avvolge i personaggi come un nume protettore, che aleggia sui racconti di Simone, delle Stagioni di Ieri, nella Stanza delle mele. Riscoprire lo spirito forte dei protagonisti che rafforzavano lo spirito d’unione in tutte le difficoltà e sofferenze che la vita a loro portava. Note sull’autrice Graziella Percivale è nata in provincia di Genova nel dicembre 1950. Nel 1970 entra in ruolo per l’insegnamento nella scuola elementare (oggi scuola primaria) dove rimane fino al 2008. Ha scritto scenette per laboratori teatrali e in seguito testi e sceneggiature di sei commedie per bambini e ragazzi. Gli spettacoli realizzati spaziano dalla favola alla parodia dell’Odissea, passando attraverso un Commissario di Polizia, una casa degli spiriti e il lontano West. Si distinguono per il “movimento” e i frequenti cambi di

scena, in un crescendo di situazioni divertenti. Nel corso degli anni scrive anche molte poesie: ne raccoglie alcune in un piccolo volume e le presenta scritte a mano, come in un quaderno, che fa stampare nel 2012 col titolo “Leventinovepoesie”, siglando questa sua prima opera con uno pseudonimo. Pur non abbandonando la poesia, negli ultimi anni si dedica al racconto. Nel 2014 esce per la Casa Editrice Albatros “Storie Semplici”, cinque lunghi racconti che hanno come protagonisti soprattutto i bambini, tra cui l’autrice stessa. Bambini di un tempo passa-

Perché uno pseudonimo? Il libro “Leventinovepoesie” è firmato con uno pseudonimo. Potrebbe apparire come un atteggiarsi inutile, al contrario ha rappresentato per l’autrice un passaggio necessario per rompere il ghiaccio. Ecco quello che lei stessa racconta: “Come gran parte degli scrittori per caso, ho iniziato a scrivere per me stessa. Come tutti gli scrittori per caso, paradossalmente affermo: scrivo da sempre. Un giorno ci si accorge di aver scritto molto e “il per se stessi” non basta più, si capisce che la scrittura con funzione terapeutica è stata da tempo superata. L’esigenza che si sente, nuova e imperativa, è quella di condividere. Io ho voluto iniziare a condividere una piccola raccolta di poesie, ma non ero pronta a metterci la faccia”. È con “Storie Semplici” che Graziella Percivale non ha più timore di apparire, almeno sulla copertina del libro, con il suo vero nome. (s.a.)

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TECNOMEDICAL SRL Ambulatorio Medico Odontoiatrico

Direttore Sanitario Dr. MIRCO ALLEGRI Medico Chirurgo Odontoiatra Specialista in Cardiologia e Radiologia

Via Libarna, 18/4B - 15061 Arquata Scrivia (Al) Autorizzazione Sanitaria N° 19920/2000 - P. IVA 018744630062

Si riceve su appuntamento: tel. 0143. 66.62.58 - cell. 335.74.62.592 temedsrl@libero.it

La geografia e i numeri dell’Istituto Comprensivo Domandiamo al Dirigente su quali paesi si estenda la “giurisdizione scolastica” dell’Istituto di Ronco: “Su Isola del Cantone e Vobbia, oltre a Ronco Scrivia, per un totale, partendo dalla scuola dell’Infanzia, di circa 500 studenti. Un Istituto scolastico tutto sommato di dimensioni contenute – spiega Alessandro Clavarino – ma che, proprio per il fatto di coprire un territorio molto esteso e non agevole, ha il riconoscimento di scuola montana, che ci permette di tenere aperti tutti i plessi”. I P.O.N. Dopo questo flash sui “numeri” dell’Istituto, il discorso s’incentra sui P.O.N. (Programmi Operativi Nazionali) per l’Istruzione: “Dal 2015 anche gli istituti del Centro-Nord possono accedere a fondi europei (prima soltanto a favore delle scuole del Sud, ndr) – spiega il Dirigente - e in questo senso ci siamo subito attivati. Abbiamo partecipato a due bandi, entrambi per l’innovazione in senso tecnologico e abbiamo già ottenuto l’accesso ai fondi con riguardo al primo dei due. Per saperne di più invito i lettori de l’inchiostro fresco a collegarsi sul nostro sito www.icironco.gov.it ”. Una scuola musicale Clavarino, ci illustra un’altra iniziativa: “Grazie all’estro del professore di musica abbiamo realizzato un e-book sull’ascolto attivo della musica, molto utile per tutti gli studenti. L’anno scorso invece – continua il Dirigente – a cura del professore di lettere e geografia, Massimo Dagnino è stato pubblicato il volume Pensare Accanitamente per i tipi della EDB edizioni di Milano, un libro unico che unisce un anno di attività formativa rivolta alla poesia e alla

creazione di testi artistici”. Sulle antiche vie del sale Chiediamo al nostro interlocutore se si sia pensato ad un qualcosa legato intimamente al territorio: “Per il prossimo settembre – ci risponde Clavarino – assieme all’Associazione Paradase, presenteremo una serie di iniziative volte alla scoperta dell’asino, sia come animale socievole e ideale per i bambini, e ne studieremo la “reputazione” sia nella letteratura, nelle fiabe, nella storia del lavoro, nel mito e nelle religione. Io credo che sarà grandioso poter vedere i nostri studenti percorrere anche le antiche vie del sale in compagnia di questi pazienti ed intelligenti animali. Questa, inoltre, sarà l’occasione giusta – prosegue il Dirigente Scolastico – anche per ragionare in modo originale di Pet Therapy e di come il carattere dolce e aperto dell’asino sia un esempio sostenibile anche per il cittadino del futuro, oggi studente delle medie”. Per conoscere le Istituzioni Al termine dell’intervista Alessandro Clavarino ricorda un’ultima iniziativa: “Quest’anno abbiamo puntato molto sullo studio delle Istituzioni e del loro funzionamento, con un lavoro sulle due Camere che è stato apprezzato in Senato. A questo proposito – conclude il Dirigente Scolastico – andremo a Roma a visitare Montecitorio così da toccare con mano un pezzo fondamentale del nostro Paese”. Uscendo dall’ex sottostazione elettrica delle Ferrovie dello Stato, oggi magnificamente recuperata e adibita a sede della Dirigenza Scolastica dell’Istituto Comprensivo di Ronco Scrivia, della locale Biblioteca, del Museo del Mastodonte dei Giovi e di una sala cinematografica, ci siamo sentiti anche qui, così come nelle altre scuole dell’Oltregiogo che appaiono sulle pagine dell’Inchiostrino, più sereni pensando al futuro della nostra società, perché senz’altro sarà migliore.


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l’inchiostro fresco

VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE

Aprile 2016

Assieme a Stefano Milano un percorso in mezzo alla natura e all’avventura

Praglia: luoghi misteriosi dell’Oltregiogo

L’acquedotto del Monte Rama

Il Grand Hotel C

I

l Monte Rama è inserito all’interno del Parco Regionale (Geoparco) del Monte Beigua, subito alle spalle di Arenzano, Cogoleto e Varazze. Supera di poco i 1100 m ed è caratterizzato, nei suoi versanti vista mare, da un aspetto roccioso e arcigno. Torri di roccia e anguste gole percorse da torrenti ne contraddistinguono il paesaggio, tutto con vista mare. Il giro qui descritto è poco o per nulla conosciuto, ma regala in assoluto gli scorci migliori di queste zone, percorrendo più versanti di questa montagna con un anello. Si parte sopra Lerca, raggiungibile da Arenzano o Cogoleto, nei pressi di un serbatoio dell’acquedotto. Lasciati i mezzi si segue la valle del Rio Scorza, fino ad un bivio a dx, che seguito porta a collegarsi con il frequentato sentiero della “Via Diretta”. Arrivati sul sentiero della “Diretta” si prosegue diritti seguendo la palina indicante “Via Guastavino” (alpinistica). Raggiunta l’ampia insellatura erbosa del Passo del Camulà, si trascura la deviazione per la “Guastavino” e si incomincia a scendere senza tracce sull’altro versante. Seguendo il passaggio più logico nella boscaglia, dopo aver perso un po’ di quota, si potrà intravedere l’ampia bancata in pietre costruita per l’acquedotto. A questo punto si segue il percorso dell’acquedotto, rimanendo in quota, fino a incontrare un ponticello sospeso che va aggirato a monte. Il sentiero prosegue a mezzacosta tra torri e creste di roccia, con magnifica vista: sul vallone del Rio Lerca, sul fondo le cascate del Rio Carbunèa e di fronte la cresta delle Sagagè con Punta Querzola e Rocca Turchina. Superati un paio di adrenalinici passaggi, su un ponticello sospeso e su esposta cengia, si abbandona il tracciato dell’acquedotto per superare il rio su grossi massi. Seguendo alcuni segni sbiaditi si raggiunge un tubo, che attraverso un boschetto di noccioli porta sul sentiero proveniente da Casa Carbunèa. Ora si inizia a scendere lungo il comodo sentiero che, con alcuni tornanti, ci porta verso il fondo della valle del Rio Lerca. Arrivati all’ingresso di una spettacolare forra, il sentiero posegue guadando il Rio Valle Scura e giungendo ai piedi del contrafforte roccioso percorso dalla “Via Zunino Inferiore” (alpinistica), proprio nei pressi di una presa dell’acquedotto. Risalendo il rio con qualche facile arrampicata ed entrando nella forra, si può osservare una delle spettacolari cascate. Da qui si prosegue in costa passando sotto le creste del Bric Camulà, con il fondo del vallone del Rio Lerca in basso a sx. Il giro continua incrociando ancora il sentiero della “Diretta” (segavia A) e ritornando alla partenza per strada forestale con vista su Arenzano e costa. Paesaggi decisamente insoliti e sentiero adatto a escursionisti esperti e avventurosi.

Per informazioni e escursioni tel. 339 7878972

Gita al Teatro della Tosse di Genova

G

li alunni della classe quarta di Busalla con la maestra Mirella Salvarezza hanno assistito lo scorso mese presso il Teatro della Tosse di Genova alla rappresentazione de “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”, spettacolo teatrale tratto dall’omonimo romanzo di Dino Buzzati pubblicato nel 1945 a puntare su “Il Corriere dei Piccoli”. Gli alunni assieme alla loro insegnante hanno studiato per tutto l’anno il romanzo, costruendo anche le maschere dei principali protagonisti. Una bella giornata di sole e di cultura per le vie di Genova. Giorgia Tomasella

hi ha occasione di transitare per la Strada Provinciale 4, che collega il quartiere genovese di Pontedecimo con le Capanne di Marcarolo non lo nota nemmeno, per vederlo bisogna andarci di proposito, prendendo una traversa (Via Praglie Grandi) di fronte al famoso e tuttora attivissimo ristorante “La Chiellina”. È il “Grand Hotel Praglia”, o almeno ciò che ne rimane, simbolo del turismo mordi e fuggi degli anni del boom economico e oggi in completo stato di abbandono. Paradossalmente, però, la fama del “Grand Hotel Praglia” è aumentata a dismisura dopo la sua chiusura,

avvenuta alla fine nei primissimi anni ‘90, diventando una sorta di luogo leggendario per teenager e giovani genovesi, a causa delle numerose storie legate al soprannaturale che circondando questo albergo. Se di presenze di fantasmi o altre entità non ce n’è, ovviamente, la prova, è invece cronaca (facilmente rintracciabile online) delle messe nere con devastazioni e denunce avvenute nel 1995 e nel 2002. L’albergo però ha alle sue spalle una storia gloriosa, quasi completamente cancellata dalle leggende sul soprannaturale. L’hotel venne inaugurato nel 1962, grazie all’intuizione dell’ingegner Luigi De Martini, che creò in questo luogo abbastanza vicino alla città ma allo stesso tempo immerso nella natura e nel verde, uno dei primissimi esperimenti italiani e forse europei di agriturismo, ristrutturando ed ampliando quella che fu, precedentemente, la villa di campagna della famiglia genovese dei Sanguineti. Assieme all’albergo, De Martini aprì una fattoria, chi passava qualche notte o semplicemente pranzava e cenava nel “Grand Hotel Praglia” poteva quindi assaggiare i prodotti che oggi definiremmo a km zero. Gli anni Sessanta e Settanta sono l’epoca di massimo splendore per il “Grand Hotel Praglia”, la bellezza del luogo, il cibo prodotto in loco e la vicinanza alla città ne decretarono il successo. L’hotel divenne popolare soprattutto per le sue feste, specialmente i veglioni di capodanno e perché qui si esibirono cantanti famosi dell’epoca con la formula, molto popolare all’epoca, della cena e serata musicale. Nel 1975 iniziano le primissime difficoltà, l’ingegner Luigi De Martini muore infatti improvvisamente, lasciando la gestione alla moglie e ai figli che, nei primi anni Ottanta la cedono, nel corso del decennio l’attività prosegue, non più con serate e veglioni, ma specializzandosi in cerimonie, fino al 1990, quando una serie di investimenti sbagliati ne decreta il passaggio alla gestione fallimentare e, due anni dopo alla chiusura. Oggi la struttura è in uno stato di evidente degrado, di proprietà di un’immobiliare internazionale, è stata, nel corso di ormai più di vent’anni, teatro di messe nere, gare di soft-air, devastazioni varie e quanto altro, una fine decisamente ingloriosa ma, c’è una luce in fondo al tunnel: sono stati presentati negli ultimi anni dei progetti di recupero della struttura, si parla infatti di una beauty farm e di una casa di riposo, anche se, certo, il momento non è dei più favorevoli. Fabio Mazzari

Stefano Milano


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Iniziata la grande stagione del tamburello in Ovada e nella zona

Il Cremolino in Serie A rappresenta il Piemonte

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amburello ovadese in pieno movimento con molte squadre al via nei rispettivi campionati. Un rifiorire dell’attività che fa ben sperare per la ripresa di questo sport legato alle tradizioni locali. Nel campionato di serie A Open dodici le squadre al via con il girone unico e senza i play off per decretare la vincitrice del tricolore. Dopo le gare di andata e ritorno chi ottiene il primo posto in classifica è Campione d’Italia, mentre le ultime due classificate retrocedono direttamente in serie B. Il via il 20 marzo scorso e conclusione a fine settembre dopo ventidue gare di cui quattro in notturna per ogni squadra. La novità della nuova stagione è che in rappresentanza non solo dell’Alessandrino e del Monferrato, ma del Piemonte, figura solo il quintetto del Cremolino, dopo l’abbandono del Carpeneto. Un solo cambio è stato effettuato nell’organico della squadra del Presidente Claudio Bavazzano con l’uscita di Luca Baldini e l’ingresso di Federico Pavia dal Cinaglio. Confermati i terzini Andrea Di Mare e Daniele Basso, il mezzo volo Ivan Briola e a fondo campo Federico Pavia con Luca Merlone, a disposizione Daniele Ferrero, alla guida tecnica Fabio Viotti e il collaboratore Piero De Luca con il massaggiatore Roberto Tasca. Queste le altre squadre partecipanti: i campioni del Cavaion Monte, Guerra Castellaro, Nuova Medolese, Cavrianese, Solferino, Sommacampagna, Guidizzolo, Fumane, Sabbionara e le neo promosse Ciserano e Castiglione delle Stiviere. Le altre manifestazioni in programma sono la Coppa Italia dal 9 al 15 agosto a Noarna (Trento) tra le prime otto squadre classificate al termine del girone di andata, la Coppa Europa il 2 e 3 luglio e la Super Coppa il 2 ottobre tra la vincitrice del campionato di serie A e la vincente della Coppa Italia. In serie C due le ovadesi al via: l’Ovada Paolo Campora e il Cremolino che giocano in un girone con Rilate Montechiaro, Alfiano Natta, Monale, Real Cerrina, Piea, Viarigi, Chiusano, Pro Loco Settime, Castel’Alfero. Dopo l’avvio del 19 marzo, con partite di andata e ritorno con una squadra che riposa in ogni turno, conclusione il 7 agosto 2016. Dopo questa fase regionale, che viene organizzata dal Comitato, il 4 settembre si disputano le finali con due promozioni alla serie B. Ci sono grandi attese anche per la serie C dopo il secondo posto dello scorso anno del

Cremolino e la disputa delle finali. Con il tecnico Mauro Bavazzano figurano Massimo Rinaldi, Fabio Ottria e capitan Davide Frutti. I nuovi sono Pier Giuseppe Boccaccio e Gianni Viglietti dal Grillano; Andrea Cazzulo di Capriata che riprende dopo anni di inattività (ha militato in serie B come terzino negli anni 90); rimangono nel gruppo anche Giampietro Arata e Luca Protto pronti per sostituire i titolari. Con obiettivi importanti anche la “Paolo Campora” di Ovada con il francese William Wahl, i fratelli Simone e Matteo Gandini, Luigino e Fabio Matterozzi, Marco Vignolo, Andrea Sacchinelli, Riccardo Tacchino. Un’altra formazione della Paolo Campora gioca a Grillano e

partecipa al campionato di serie D dove figura anche il Carpeneto. Nella specialità a muro si presentano due formazioni di Ovada In Sport. Una milita in serie A dopo la vittoria dello scorso anno con la conquista del tricolore e se la vede con Grazzano Badoglio, Moncalvo, Tonco, Pro Loco Montechiaro, Il Torrione Portacomaro, Montemagno, Vignale. Una seconda formazione è al via in serie C con Moncalvo, Montaldo Bormida, Settime, Tonco, Montemagno, Il Torrione Portacomaro, Frassinello, Vignale. Da considerare poi tutta l’attività giovanile portata avanti dalla “Paolo Campora” e da altre società della zona

Alla scoperta della Novi Nuoto, la più antica società subacquea di Novi Ligure

Giro dell’Appennino

Benvenuti nel grande blu “F are immersioni è uno dei più grandi divertimenti che ci possano essere e noi della Novi Nuoto, attraverso corsi condotti da docenti altamente specializzati e qualificati, facciamo in modo che rimanga un grande divertimento condotto in tutta sicurezza”, con queste parole il Presidente Onorario, Luigi Motta, ci ha accolto presso la sede della società, sita in via Fratelli Rosselli a Novi Ligure. “Praticamente chi ha iniziato a nuotare tra gli anni Settanta e Ottanta l’ha fatto con la Novi Nuoto” ci dice uno dei soci fondatori, Alessandro Casu, mentre ci mostra alcune delle centinaia di fotografie che gli iscritti, oltre cento, hanno scattato dai fondali marini di tutto il mondo. Già perché la Novi Nuoto, fondata nel 1983, oltre a predisporre i corsi di subacquea ricreativa multivello con didattica PADI (la didattica riconosciuta a livello internazionale), organizza anche delle “settimane blu” nei luoghi più incantevoli del pianeta, dalla Sardegna all’Egitto sino al Messico. “In questi viaggi cerchiamo sempre di offrire – ci spiega Motta – non soltanto, ovviamente, la possibilità di visitare fondali mozzafiato e di immergersi in mari meravigliosi, ma selezioniamo sempre luoghi ricchi di cultura e di storia, così da dare uno spettro il più possibile ampio e completo di quel Paese”. Domandiamo ai due soci che cosa ne pensino dei “brevetti lampo” che spesso, di ritorno dalle vacanze, conseguono dopo qualche giorno: “Spesso ci capita che persone che hanno preso un brevetto da sub in villaggi turistici, ci chiedano di poterlo integrare con

lezioni qui – spiega Casu – Tuttavia noi gli rispondiamo di ripartire da zero perché non ci accontentiamo di un pezzo di carta preso in tre giorni, ma vogliamo vedere l’allievo in acqua”. Chi sono gli iscritti?: “Non c’è una categoria specifica e neppure un’età – risponde prontamente il Presidente Onorario Motta – dagli otto ai novant’anni tutti possono partecipare, la cosa importante è che siano in salute. Nell’ultimo periodo, ad esempio, abbiamo ricevuto numerose domande di iscrizione dai bambini”. Chiediamo, a questo proposito, se i bambini siano particolarmente interessati al mare: “Moltissimo e lo possiamo vedere nelle scuole – ci dice Alessandro Casu – quando, assieme a biologi marini e personale specializzato, teniamo dei corsi sul mondo marino”. Al termine della nostra conversazione, non prima di averci mostrate le immagini dei bimbi che, domenica 10 aprile, hanno provato per la prima volta ad immergersi in piscina grazie all’accordo con Aquarium A.S.D., Luigi Motta ci dice: “Il nostro fine non è il lucro ma quello di continuare a divertirci in tutta sicurezza. Quando si è sul fondale e si guarda in alto, con i raggi del sole che fendono il grande blu, qualcosa dentro di te scatta e tocchi, davvero con mano, la sensazione del divino”. (m.n.)

Enzo Prato

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onostante le difficoltà economiche, anche quest’anno il Giro dell’Appennino, la classica di ciclismo giunta alla settantasettesima edizione, ci sarà. La data è domenica 17 aprile. Tuttavia ci saranno importanti cambiamenti nel percorso. La società organizzatrice, l’Unione Sportiva Pontedecimo non ha ottenuto l’auspicato appoggio, anche finanziario, dal Comune di Genova, che fino a due anni fa aveva in qualche modo sostenuto la corsa. Che è sempre stata uno degli avvenimenti sportivi di maggiore richiamo per il capoluogo ligure e l’hinterland. L’anno scorso il Giro era stato salvato dall’intervento della Regione Liguria: ma era l’anno delle elezioni regionali... Così per trovare gli opportuni finanziamenti è stata accettata l’offerta di Chiavari, che determinerà l’inedito finale di corsa in questa cittadina rivierasca. Tuttavia, come gli ultimi anni, il raduno di partenza sarà presso l’Outlet di Serravalle. Dopo un passaggio nel novese, la corsa si dirigerà verso Carrosio e Voltaggio. Il passo della Bocchetta, simbolo della corsa, sarà affrontato per la prima volta dal versante, che di solito si percorreva in discesa. La corsa proseguirà poi, attraverso Bolzaneto, Sant’Olcese, Montoggio e Laccio, per Il Tigullio, non prima di avere affrontato Colle Caprile e Ruta di Camogli. Al via, pur mancando gli squadroni internazionali, dovrebbero presentarsi numerose squadre di diversi paesi europei, con ampia presenza di giovani. Stefano Rivara


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l’inchiostro fresco

SPORT

Aprile 2016

Sanremo di ieri e di oggi

Il giovane ciclista alessandrino Gianluca Bombara in partenza per l’ItalyHolland Tour

Un Erasmus su due ruote MATTIA NESTO

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abato 19 marzo per gli inchiostriferi la sveglia è suonata all’alba. Già perché i redattori avevano preso appuntamento con l’amico prof. Angelo Olivero de “Il Cortile di Acqui Terme” (il bicimuseo spesso ospite sulle nostre pagine) per assistere alla “tappa” di Ovada della “Classicissima d’epoca”, la cicloturistica che ripercorre i luoghi della celebre corsa con costumi, biciclette ed attrezzature fino agli anni’20: una vera e proprio “Milano-Sanremo di ieri”. Così intorno alle 5.30 del mattino, puntuali, assieme ad Olivero e al Presidente del “Vespa Club Ovada”, Nico Bonaria, abbiamo accolto gli intrepidi corridori che precedentemente avevano già fatto sosta a Tortona, presso il Museo Orsi alle ore 3.30 ed anche a Novi Ligure, davanti al Museo dei Campionissimi. Tra il “caffè Trieste” e il bar “I due Farabutti” i ciclisti hanno diligentemente firmato il foglio di gara, per certificare il passaggio (proprio come avveniva nei tempi andati). Angelo Olivero de “Il Cortile di Acqui Terme” ci ha illustrato i vati tipi di bicicletta, tutti quanti rispettosi dei canoni d’epoca e spesso e volentieri dotati di una tecnologia sì basilare ma dal grande fascino. Salutato Olivero, i redattori rientravano per seguire il passaggio della Milano-Sanremo “contemporanea” a Novi Ligure. Questa volta “accompagnati” dal buon geom. Umberto Cecchetto, i redattori hanno realizzato un filmato del passaggio dei corridori riprendendoli dall’inizio di via Pietro Isola, all’altezza del rotondone, un buon punto per cogliere tutti i volti degli atleti, visto che, quasi impercettibilmente, per potersi gettare nella via, debbono frenare. Grandissima partecipazione di pubblico in un bel sabato di sole. Alla fine, non senza polemiche, ha vinto il francese Arnaud Démare. La Milano-Sanremo insomma, che sia storica o moderna, è sempre una festa di popolo bella da vivere e bella da raccontare. (m.n.)

@Mattia Nesto

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iaggiare significa aprire la mente e farlo da solo ti costringe ad aprirla ancora di più. Ecco perché, dopo il Giro d’Italia in solitaria, ho deciso di organizzare questo Giro d’Europa, dall’Olanda all’Italia: per sete di conoscenza e spirito di avventura” con queste parole, cariche di entusiasmo e di genuina passione per lo sport, Gianluca Bombara, giovane ciclista di Alessandria, ha spiegato le motivazioni che lo hanno spinto ad organizzare “ItalyHolland Tour”, un giro tra Italia, Germania, Francia, Svizzera, Belgio ed Olanda completamente in solitaria. Non nuovo ad imprese del genere (giusto l’anno scorso Bombara ha disputato il già citato Giro d’Italia in solitaria), questa volta il corridore ha voluto fare le cose in grande: “Si dice che i ragazzi nati

DUE RUOTE IN SOLITARIA PER L’EUROPA Alessandria-Rotterdam-Novi Ligure 18 aprile - 28 maggio 2016

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Ragazzo d’Europa

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uca Bombara, di professione ragazzo avventuroso, apre all’Europa, e noi, da italiani europei (quali vorremmo essere almeno dal tempo di Tacito, non da ora), siamo pronti a seguirlo, con speranza ed entusiasmo: Csain Piemonte non poteva avere interprete migliore in terra d’Alessandria, terra di ciclisti e di campionissimi. Noi, più avanti negli anni, diventiamo orgogliosi di questi ragazzi, oggi in imprese solitarie su due ruote, domani pronti ad assumere altre ulteriori responsabilità. Capitani coraggiosi, su cui contare per la conquista del nostro futuro di Comunità di uomini, di cittadini, non solo di sportivi. A Luca Bombara l’augurio e il ringraziamento di Csain Piemonte e mio personale: nel suo Giro d’Europa in solitaria siamo con lui e promettiamo di raccogliere ed ascoltare il suo racconto vivo e le sue notizie d’Europa. Gian Piero Montecucco

GIORNO 1 Alessandria – Novara (75 km) GIORNO 2 Novara – Como (75km) GIORNO 3 Como – Bellinzona (67km) GIORNO 4 Bellinzona – Andeer (86km) GIORNO 5 Andeer – Coira (38km) GIORNO 6 Coira – Muhlehorn (52km) GIORNO 7 Muhlehorn – Reichenburg Wadenswil (56km) GIORNO 8 Wadenswil – Zurigo (26km) GIORNO 9 Zurigo – Sosta visita città GIORNO 10 Zurigo – Brugg (33km) GIORNO 11 Brugg – Basilea (55km) GIORNO 12 Basilea – Breisach am Rhein (65km) GIORNO 13 Breisach am Rhein – Strasburgo (76km)

GIORNO 14 Strasburgo – Sosta visita città GIORNO 15 Strasburgo – Sarralbe (83km) GIORNO 16 Sarralbe – Metz (81km) GIORNO 17 Metz – Thionville (31km) GIORNO 18 Lussemburgo (33km) GIORNO 19 Lussemburgo – Sosta visita città GIORNO 20 Lussemburgo – Bastogne (69km) GIORNO 21 Bastogne – Namur (100km) GIORNO 22 Namur – Charleroi (40km) GIORNO 23 Charleroi – Bruxelles (37km) GIORNO 24 Bruxelles – Sosta visita città GIORNO 25 Bruxelles – Anversa (50km) GIORNO 26 Anversa – Roosendal (41km) GIORNO 27 Roosendal – MiddelHarnis (46km)

GIORNO 28 MiddelHarnis – Rotterdam (57km) GIORNO 29 Rotterdam – Delft – L’Aia (25km) GIORNO 30 L’Aia – Keukenhof – Haarlem (48km) GIORNO 31 Haarlem – Amsterdam (20km) GIORNO 32 Amsterdam – Sosta visita città GIORNO 33 Amsterdam – Hoorn (38km) GIORNO 34 Hoorn – Giethoorn (80km) GIORNO 35 Giethoorn – Zwolle (30km) GIORNO 36 Zwolle – Harderwijk (41km) GIORNO 37 Harderwijk – Utrecht (54km) GIORNO 38 Utrecht – Rotterdam (55km) GIORNO 39 Aereo per Milano GIORNO 40 e 41 Milano – Novi Ligure (arrivo Museo dei Campionissimi)

tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta siano la cosiddetta generazione Erasmus perché - ha affermato Gianluca Bombara - si conoscono sempre di più le lingue e circolare sul vecchio Continente è molto più facile non essendoci confini. Quindi mi è sembrato logico celebrare questa unità, che dev’essere sempre più reale e sempre meno sulla carta, con un tour d’Europa”. Il percorso partirà dall’Italia, più precisamente dal Museo della Gambarina di Alessandria, lunedì 18 aprile e poi proseguirà per altri 3200 km per una durata totale di circa 38 giorni con arrivo al Museo dei Campionissimi di Novi Ligure. Le tappe sono state pensate per non essere eccessivamente “dure” visto che lo scopo di Bombara non è semplicemente sportivo: “Questa non è una corsa a tappe – precisa il corridore alessandrino – ma è un modo alternativo per viaggiare e per conoscere dei luoghi. È un tour ma nel senso del Grand Tour dell’Ottocento, quando gli intellettuali di mezza Europa venivano in Italia per conoscere meglio la cultura del nostro Paese. Io, esagerando forse un po’ - si schermisce l’alessandrino – tenterò in bici di fare lo stesso ma con un percorso inverso: dall’Italia all’Europa”. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il sostegno di numerosi enti ed associazioni che hanno creduto in Bombara: “Voglio ringraziare in primis l’Ente C.S.A. Nazionale e Piemonte nella persona di Gian Piero Montecucco senza il quale non mi sarei mai potuto orientare tra permessi ed ambasciate. Poi ricordo con piacere anche – prosegue l’alessandrino – il Comitato Regionale Piemonte del Coni, la Provincia di Alessandria, il Comune di Alessandria e Novi Ligure per il sostegno fornitomi. Io pedalo da solo ma con le spalle coperte, diciamo così, da questi amici!”. Non ci resta altro che seguire le gesta di Bombara sul diario che terrà sul nostro sito www.inchiostrofresco.it .


l’inchiostro fresco

SPORT

Aprile 2016

Il Garitta Bar punto di ritrovo per la mountain bike nel Parco dell’Antola

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artiranno a breve le gare di mountain bike all’interno dei comuni facenti parte della strategia delle “aree interne”, che raduna i comuni delle valli Scrivia e Trebbia. In questi comuni è stato avviato il progetto “Sport Outdoor” per mountain bike e, sulla scia di ciò, alcuni gruppi di ciclisti si sono portati avanti, cominciando a riunirsi e ad operare sul proprio territorio. Tre i gruppi maggiormente attivi: MTB Scout di Montoggio, che si occupa di scuola mountain bike e del servizio di guida e accompagnatori; MTB Antola di Torriglia, che si occupa del noleggio biciclette, carrello ed escursioni guidate e MTB Alta Valtrebbia di Rovegno che, assieme a MTB Antola, ha creato mappe e sen-

tieri e strade esistenti, per le mountain bike o le escursioni a piedi. I prossimi eventi saranno il raduno MTB Scout nel mese di maggio, la “6 Ore” a luglio, gestita da MTB Alta Valtrebbia e la “Giornata dello Sport” e il tour del lago del Brugneto nel mese di ottobre, gestito da MTB Antola. Tutti i partecipanti avranno come punto di ritrovo il Bar Garitta di Torriglia, ubicato in Via Matteotti 49 (accanto all’ufficio postale e al capolinea degli autobus), sia per organizzare le attività sia per le escursioni con i bikers, il Bar Garitta fa ed è riferimento per gli appassionati della mountain bike, con mappe e point per MTB Antola e MTB Altavaltrebbia. I bikers, spiega il proprietario Marco Besutti,

si fermano qui perché conosciamo quali sono i sentieri migliori da consigliare agli appassionati per tutti i livelli di capacità, per incontrarsi e condividere le loro gite con gli altri, il tutto accompagnato dalla musica, da ottime colazioni e aperitivi e la simpatia dello staff del Bar Garitta (Marco, Alice e Camilla). La prossima “Notte Bianca” di Torriglia, che si terrà ad agosto, sarà dedicata ad un inedito mix tra rock&roll e mountain bike. Come lo scorso anno, durante il passaggio del “Giro d’Italia” ci sarà l’offerta “caffè & canestrello” per tutti i bikers, perché la bicicletta da strada non è da meno ed i velocisti, spiega Marco Besutti, sono affezionati clienti del Garitta. (f.m.)

Dal bar Garitta verso l’infinito... e oltre!

Garitta Bar - Via Matteotti, 49 - Torriglia

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l’inchiostro fresco Aprile 2016

l’Amor Cortese

il Gentil Dolcetto

hanno fatto SCACCO MATTO a Mantovana Degusta la loro conquista! CORTESE DELL’ALTO MONFERRATO e DOLCETTO DI OVADA Vi invitiamo anche a degustare i vini dell’ottima annata 2015 già disponibili nella vendita al dettaglio nei pratici bag in box e sfuso. ORARIO: Via Martiri della Resistenza, 48 Fraz. Mantovana - Predosa (AL) SEGUICI SU Tel. e fax 0131 710131 www.mantovana.it info@mantovana.com

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CHIUSO I FESTIVI

grafica: edcomunicazione.com

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