Inchiostro Fresco - Giugno 2016

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Questione Terzo Valico a Novi Ligure: da pag. 18 a pag. 19 articoli e interviste a firma di Marta Calcagno, Federico Cabella e Mattia Nesto

Fondato nel 1985

La voce dell’Oltregiogo

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Distribuito gratuitamente

ANNO XXXI / N. 5 - GIUGNO 2016

Sped. in abb. post. D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1 D.C.B. / Alessandria / nr 570 anno 2005 / Taxe perçue / Tassa risc. ord. (inf. 500 pz)

Rossiglione

Voltaggio

Acqui Terme

Busalla

Le feste di fine Anno Scolastico in compagnia degli alunni dell’Oltregiogo: speciale inchiostrino nelle pagine centrali

Sabato 21 maggio riaperta ufficialmente la Ferrovia Genova-Casella

All’interno

Il trenino delle tre valli O

ltre tre anni di attesa, un tempo lunghissimo che, solo qualche mese fa aveva fatto perdere le speranze anche ai più fiduciosi, ma, alla fine, la storica ferrovia Genova-Casella, per tutti il “trenino”, è tornata a far sentire lo sferragliare delle ruote sulle rotaie. Sabato 21 maggio, alle ore 10,26 per l’esattezza, dalla stazione di partenza di Piazza Manin a Genova con il fischio del capotreno, la “Signora in Rosso” (come recita il manifesto di AMT) è ripartita alla volta di Casella, con una corsa speciale riservata alle autorità politiche e amministrative e ai dirigenti di AMT Genova. Per la prima corsa il mezzo scelto non poteva non essere la carrozza rossa, classe 1923 (venne acquistata dalla ferrovia Domodossola-Locarno) utilizzata solo nelle occasioni speciali come treno storico. A trainarla il locomotore elettrico “Carminati e Toselli”, di un anno più giovane della carrozza, che venne acquistato dalla ferrovia Sangritana, che collega le località abruzzesi di San Vito Chietino e Castel di Sangro. Grande entusiasmo, già dal primo mattino, da parte di appassionati di mezzi di locomozione, semplici curiosi e cittadini genovesi ansiosi di veder finalmente ripartire uno dei tesori, per la verità troppo poco valorizzati, di Genova e del suo immediato entroterra. Già dalle otto e mezza del mattino nella scalinata che sovrasta la piazza dedicata al patriota veneziano Daniele Manin, in una delle zone più signorili del capoluogo ligure, i primi curiosi, armati di macchine

fotografiche e videocamere, cercavano di immortalare le manovre delle carrozze. La folla di genovesi accorsi si è via via assiepata non solo attorno ai cancelli della stazione (dove si poteva entrare solo tramite inviti o con biglietti già andati esauriti da diversi giorni) ma soprattutto lungo la salita San Bernardo, presso il Castello McKenzie, che offre una splendida visuale sull’intero capolinea ferroviario. Numerose ovviamente le autorità presenti all’inaugurazione, in rappresentanza della Regione Liguria si sono visti il presidente Giovanni Toti, l’assessore Gianni Berrino ed Edoardo Rixi e il consigliere Luca Pastorino, per la Città Metropolitana di Genova l’assessore delegato Enrico Pignone, per il Comune di Genova l’assessore Anna Dagnino e i consiglieri Giampaolo Malatesta e Alfonso Gioia, i sin-

Alpini e trenini

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lavori di ripristino della “Genova-Casella” sono andati a rilento, anche per via della scarsità di fondi; ma la riapertura della linea è sicuramente una buona notizia. Il cosiddetto trenino (ma qualcuno, con buone ragioni, sostiene che non bisogna chiamarlo “trenino” perché è un treno vero) ha una doppia valenza: utilità per il pendolarismo locale e attrazione turistica, anche per la spettacolarità del suo percorso. Le nuove carrozze di colore rosso vivo ricordano un po’ il famoso trenino del Bernina. E che le ferrovie locali siano molto adatte agli eventi sociali e turistici, si è visto anche recentemente, con il Raduno nazionale degli Alpini ad Asti. Decine di treni speciali hanno consentito a molti partecipanti alla manifestazione e turisti di raggiungere la città, dove non erano più disponibili parcheggi per l’enorme afflusso di visitatori (quasi mezzo milione in una città di 70.000 abitanti), dai centri vicini del Piemonte. Anche la bistrattata linea di Acqui Terme (nei cui alberghi alloggiavano anche molti turisti che non avevano trovato posto ad Asti) ha visto decine di treni speciali; persino in orario notturno, cosa mai accaduta per quella linea. La sinergia tra ferrovie e turismo andrebbe più spesso considerata.

daci di Sant’Olcese, Armando Sanna con l’assessore Simona Lottici e di Serra Riccò, Rosario Amico, nonché il presidente di AMT Genova, Livio Ravera con l’amministratore delegato Paolo Cervetti. Il viaggio inaugurale della rinata “Genova-Casella” è stato preceduto dalle note della banda della Filarmonica Sestrese che si è esibita lungo i binari del capolinea di Manin. Il treno “speciale” delle 10,26 è partito alla volta di Casella, fermandosi nelle diverse stazioni del Comune di Sant’Olcese, dove è stato accolto con festeggiamenti ed entusiasmo da parte del pubblico presente. Inoltre ai viaggiatori sono stati offerti assaggi dei prodotti tipici della zona. La seconda corsa è partita dopo le 11,30, per tutti i fortunati che sono riusciti ad accaparrarsi i biglietti nelle rivendite AMT, questa volta con l’ordinaria carrozza blu della Breda del 1980 trainata dall’elettromotrice “Carminati & Toselli” del 1957. In occasione della riapertura, sia carrozze che locomotori, nonché le diverse stazioni sono state ridipinte a nuovo. Il presidente di AMT Genova ha dichiarato alla stampa che il “trenino” di Casella diventerà un grande volano per la promozione turistica delle tre vallate attraversate: Bisagno, Polcevera e Scrivia, in modo da far conoscere a chi visita Genova e la Riviera Ligure anche il suo entroterra con le sue bellezze paesaggistiche e storiche.

Stefano Rivara Fabio Mazzari

OVADA Il “Borgo” di Ovada torna a rifiorire di Luisa Russo - pag. 3

SPECIALE URBE Servizi sulla festa di San Pietro – pag. 8-9

RONDINARIA Tornano gli Alpini a Capriata d’Orba di Mattia Nesto – pag. 13

NUOVA LIBARNA Focus sulla medicina a Novi Ligure di Marta Calcagno – pag. 21

VALLE SCRIVIA Busalla: nuova vita per Villa Borzino di Fabio Mazzari – pag. 27

SPORT Tutto sul calcio nell’Oltregiogo di Fausto Piombo – pag. 30

I nostri filmati su: www.inchiostrofresco.it


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Pagina a cura di Claudio Cheirasco

Giugno 2016

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el giugno 2012 l’Associazione “Colli di Coppi” di Tortona, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Castellania, ha voluto celebrare e onorare Fausto Coppi con la rievocazione della sua prima gara ufficiale disputata il primo luglio 1937, all’età di 18 anni, lungo un percorso organizzato dal podestà di Castellania con partenza ed arrivo a Castellania, in località Boffalora oggi “Passo Coppi”. Su quelle stesse strade si corre LaMitica che rende omaggio anche a Serse, l’amato fratello di Fausto, morto il 29 giugno 1951 a Torino a soli 28 anni in seguito ad una terribile caduta nel Giro del Piemonte. Il nome “La Mitica” è stato scelto per onorare un mito delle due ruote, Fausto Coppi e per sostenere e mantenere tutti i valori della storia della bicicletta e il forte legame che questo sport ha con il nostro territorio. Lo scopo di questa manifestazione è di far conoscere e apprezzare la bellezza di luoghi incontaminati e la qualità dei prodotti eno-gastronomici di un territorio che, se attraversato con armonia e in modo “slow”, lento, in sella ad una bicicletta d’epoca, restituisce grandi e indimenticabili emozioni.

Lo scenario de La Mitica Le colline del tortonese sono un insieme di bellezze naturali, di grandi tradizioni storiche e culturali e, non meno importanti, di sapori unici e tipici, dal salame agli agnolotti, dalla fragolina di Tortona alle pesche di Volpedo, dai baci di dama di Tortona ai particolari vini. La Mitica, partendo da Castellania con le sue due splendide torri millenarie in località Sant’Alosio attraversa i Colli di Coppi in un susseguirsi di strade comunali o interpoderali, dette anche “mute” per via dell’assenza di traffico, e affascinanti strade bianche come “la Rampina”, toccando antichi borghi e luoghi ricchi di storia e cultura. Giuseppe Pellizza da Volpedo, San Luigi Orione, Lorenzo Perosi, Serse e Fausto Coppi sono popolari in tutto il mondo, ma molti altri nomi di illustri ciclisti riaffiorano nelle memoria collettiva di queste dolci terre: Giovanni Cuniolo, la prima maglia tricolore vinta nel 1906 alla prima edizione del campionato italiano; Luigi Malabrocca, la mitica maglia nera dei giri d’Italia del ‘46 e

Il tortonese su due ruote è ancora più bello da vivere: dalla memoria del Campionissimo verso il futuro

La Mitica ciclostorica di Serse e Fausto Coppi ‘47 e un infinito elenco di nomi semisconosciuti ma ricchi di affascinanti storie e avventure vissute sulle due ruote. La Mitica attraversa anche la città che è stata definita “l’università del ciclismo”, Novi Ligure, la cittadina del basso Piemonte che, con il suo Museo dei Campionissimi, ha reso omaggio a Fausto Coppi e Costante Girardengo, i due leggendari campionissimi, e a tanti protagonisti meno noti del ciclismo eroico, a partire dagli angeli custodi di Fausto, Ettore Milano e Sandrino Carrea senza dimenticare la mitica squadra della SIOF di Pozzolo e il leggendario massaggiatore, scopritore di Fausto Coppi, Biagio Cavanna.

provenienti dalle vicine scuole di ciclismo. Un’allegra brigata di variopinte biciclette che, tra le stradine dell’antico borgo di Castellania, rivive le emozioni del piccolo Fausto alle prese con la sua prima biciclettina da corsa regalata dallo zio. Farinata e pizza per tutti prima dello spettacolo dell’antica tradizione di burattini che conclude la prima giornata del ricco calendario de La Mitica. Sabato 25 giugno 2016 le vie del borgo si colorano con le bancarelle del variegato mercatino dei collezionisti di vecchie biciclette, pezzi di ricambio, abbigliamento ciclistico d’epoca e dei prodotti tipici della zona: formaggi, salumi, vini di alta qualità a intrattenere l’arrivo dei numerosi visitatori e dei ciclo storici provenienti da ogni parte d’Italia. La serata del sabato si ammanta del fascino dell’attesa con la “Cena dei Campioni” presso la Residenza Il Borgo di Castellania (prenotazioni al n. 345 9543206). Clou della serata la premiazione dei primi tre classificati nel Giro d’Italia di 50 anni prima. Quest’anno i protagonisti sono Gianni Motta ed Italo Zilioli (primo e secondo - terzo Jacques

I colori de La Mitica Le colorate magliette di lana con le effigi di Bianchi, Legnano, Maino, Carpano, Fiorelli, le borracce di latta coi tappi di sughero, i tubolari incrociati a tracolla, gli occhialoni, i tascapane in tela, i caschetti di cuoio rappresentano la coreografia finale di uno spettacolo che inizia il venerdì pomeriggio con il coinvolgimento di entusiasti bambini e bambine

Anquetil - al Giro d’Italia del 1966). Domenica 26 giugno 2016 il tripudio dei colori delle storiche magliette di lana invade fin dal mattino l’intero borgo di Castellania, lasciando al bianco-celeste delle mitiche Bianchi il privilegio di aprire il lungo e sferragliante corteo. Tre percorsi previsti: il Percorso Corto di 53 km, il Percorso Medio di 70 km e il Percorso Lungo di 88 km. Tutti e tre i percorsi andranno subito a Volpedo, passeranno da Tortona dove saranno accolti da “Tortona retrò bellezze in bicicletta” e rientreranno a Castellania imboccando “la Rampina” a Villaromagnano. L’edizione 2016 de La Mitica, in programma il 25-26 Giugno 2016 con partenza e arrivo a Castellania, è anche VII tappa del Giro d’Italia d’Epoca e II prova del BREVETTO DEI CAMPIONISSIMI - Ciclostoriche del Nord Ovest. Dalle 12,30 in poi Agnolotto Party per i partecipanti a La MITICA e a seguire le premiazioni con ricchi premi anche ad estrazione. Pietro Cordelli

Il Parco del Ciclismo dei Colli di Coppi

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l territorio che si trova tra Tortona e Novi Ligure, con al suo centro Castellania ha dato i natali a campioni del Ciclismo leggendario (Cuniolo, Girardengo, i fratelli Coppi , Malabrocca). Consci di questo valore immateriale del nostro territorio, un gruppo ristretto di amici, con diverse esperienze e professionalità (dall’architettura e pianificazione territoriale alla comunicazione, dallo sport all’arte) ha promosso l’evento, datato 8 ottobre 2011 ed intitolato “Il territorio della Bici, la bici nel territorio”. Visto il successo dell’iniziativa, nel 2012 è nata la APS Colli di Coppi con lo scopo di “attivare processi di sviluppo territoriale nel rafforzamento dell’identità locale, tramite attività sportive, culturali e di pianificazione del territorio, progetti di animazione territoriale tra cui una manifestazione cicloturistica nel nome di Fausto e Serse Coppi - La Mitica – da tenersi nei territori di Castellania e comuni limitrofi”. Appare subito molto chiaro che ci si deve muovere su due fronti distinti ma sinergici: uno prettamente pianificatorio-territoriale e l’atro sportivo-culturale (LaMitica) che serva da catalizzatore di tutto il processo. Sul primo fronte il Comitato organizza svariate riunioni e tavole rotonde con gli amministratori locali

con i quali si è esaminato (ad esempio il fenomeno delle “ciclostoriche” e dei ritorni benefici sul territorio; le “Eurovelo” (le “autostrade ciclabili” europee); il progetto VENTO; la strategia della Liguria che ha trasformato tratti della ferrovia in piste ciclabili ed il fenomeno della “land art” (arte nel paesaggio). Tutto questo lavoro ha portato, il 25 giugno 2013, 26 Comuni a sottoscrivere a Castellania il “Protocollo d’intesa”. I Comuni sottoscrittori del Protocollo sono: Castellania, Avolasca, Berzano di Tortona, Borghetto di Borbera, Carbonara Scrivia, Carezzano, Casalnoceto, Cassano Spinola, Cerreto Grue, Costa Vescovato, Garbagna, Gavazzana, Montegioco, Novi Ligure, Paderna, Pontecurone, San Sebastiano Curone, Sant’Agata Fossili, Sardigliano, Sarezzano, Spineto Scrivia, Stazzano, Tortona, Vignole Borbera, Villalvernia e Villaromagnano. Tra gli obiettivi dichiarati: sviluppo di una rete di percorsi cicloturistici; realizzazione di una specifica segnaletica dedicata; promozione della rete di itinerari cicloturistici tramite mass media; realizzazione di eventi, e quant’altro ritenuto opportuno. Una volta siglato il Protocollo ed organizzato nel Febbraio del 2014 a Castellania un “World Cafè” incentrato su quattro tavoli-argomenti: cultura e paesaggio,

ricettività, sport e turismo attivo, movimenti slow, occorreva fare un passo ulteriore. A questo scopo i Colli di Coppi il 28 febbraio 2015 organizzano un grande evento, a Tortona, per presentare e consolidare il lavoro compiuto. Alla presenza di numerosi amministratori locali e nazionali, di sportivi e imprenditori locali e di un folto pubblico, il Comitato ha illustrato i passi e le analisi svolte mettendo, di fatto, in evidenza alcuni punti chiave: • Il territorio deve dotarsi di un nome-brand che li renda riconoscibile a livello nazionale ed internazionale e quale nome migliore de “Il Parco del Ciclismo dei Colli di Coppi”; • I Comuni aderenti al Protocollo, assieme a tutte le amministrazioni non ancora aderenti e i vari attori economici e sociali devono convergere in un unico sfaccettato progetto, ognuno facendo la propria parte come le tessere di un puzzle; • Vanno messe in campo azioni e microazioni che partono da sfere diverse ed orientate ad un unico fine: attrarre turismo responsabile e compatibile coi luoghi. Dario Canciani


La storia della vicenda che ha portato ad una conclusione negativa; la proposta del Sindaco di Belforte Monferrato

Addio alla passerella che collegava Gnocchetto

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i conclude negativamente la vicenda della passarella pedonale sul torrente Stura che si doveva costruire dopo che, nel 2013, era stato abbattuto il ponte che collegava le due parti di Gnocchetto. Considerando che, come minimo dal 1885, era sempre esistita una via di comunicazione diretta tra le due frazioni Gnocchetto d’Ovada e Santo Criste di Belforte, gli abitanti della zona avevano chiesto ai due Comuni di verificare la possibilità di edificare una passerella. Nel 2013, una prima risposta negativa dei Comuni ipotizzava un costo di trecentomila euro, poi l’Ing. Eugenio Boccaccio si era offerto per costruire la struttura con una proposta presentata ai Sindaci Lantero e Ravera che l’avevano valutata positivamente. Essa prevedeva una passerella in acciaio zincato, lunga 61 metri, con due campate, pilastro centrale e larghezza di 2.50 metri. Il costo era stato indicato in centomila euro più IVA: Boccaccio aveva poi previsto un “bonus” di trentamila euro sui lavori relativi alle fondazioni, facendo scendere il costo complessivo a settantamila Euro più IVA, cifra che sarebbe stata divisa a metà fra i due Comuni. Si trattava di un’offerta molto generosa, in quanto l’Ingegnere offriva prestazioni gratuite per la richiesta delle autorizzazioni, il progetto, la direzione dei lavori e il collaudo. Gli abitanti della frazione invece avrebbero dovuto costituire un Consorzio che avrebbe realizzato la struttura; trattandosi di un’opera realizzata sopra un fiume (bene demaniale), la sua proprietà sarebbe poi passata dal Consorzio ai due Comuni. I cittadini avevano già raccolto i fondi necessari alla costituzione del Consorzio e per definire gli aspetti tecnici, il 6 maggio dello scorso anno, si era

svolta una riunione in Municipio ad Ovada, con i due Sindaci, l’Ing. Boccaccio ed alcuni abitanti della frazione. Purtroppo in tale sede, l’Ing. Boccaccio, senza alcun preavviso, dichiarava che le ditte interessate (di cui non è stata resa nota l’identità), non potevano più praticare lo sconto di trentamila euro ed il costo della passerella risaliva a centomila euro + IVA, cifra della quale i Comuni non potevano farsi carico. Di fronte a tutto ciò alcuni cittadini hanno deciso di rivolgersi ad alcune ditte (una della provincia di Alessandria e una di Cuneo) per verificare i costi effettivi della passerella e del pilone centrale. I due preventivi pervenuti indicano un costo, comprensivo

Numerosi gli eventi che renderanno ricca l’estate nello storico quartiere della città

Il “Borgo” di Ovada ritorna alla ribalta I l rinomato e popoloso rione del “Borgo” di Ovada che porta dietro di sé un’importante pagina di storia locale, ritorna alla ribalta grazie alle iniziative di alcuni volontari e dell’Associazione Ovada in Sport. Da oltre un mese è stata ripulita l’aiuola di Piazza Nervi, piantati i fiori e sistemata con pietre la scritta della località ben visibile per chi arriva dalle Cappellette o per chi prosegue verso Rocca Grimalda. Per Ovada in Sport non si tratta però del primo intervento nel Borgo in quanto nel periodo natalizio è stata fatta un’iniziativa rivolta ai più piccoli con la casetta di Babbo Natale e nell’occasione è stata rimessa a nuovo la parte iniziale di viale Rebora con la pulizia e la stesura di ghiaia. Inoltre si è provveduto anche al taglio dell’erba nel campo sportivo comunale di Sant’Evasio, il tutto, naturalmente, sempre a spese dell’Associazione Sportiva con interventi, indirizzati alla collettività. “Tutto è nato quasi per scherzo - afferma Vanda Vignolo, Vicepresidente del sodalizio sportivo - poi ci siamo lasciati trascinare dall’entusiasmo e non ci siamo più fermati. Il risultato è di fronte agli occhi di tutti e, devo dire, abbiamo ricevuto tantissimi complimenti che ci hanno fatto piacere. L’aspetto positivo è che, mentre lavoravamo, diverse persone si fermavano e alcune di queste hanno anche fatto un’offerta per l’acquisto del materiale, segno evidente che il nostro intervento era apprezzato. Questi interventi, che possiamo definire indirizzati alla collettività, rientrano in una scelta sociale alla quale crediamo fortemente. Non a caso siamo anche organizzatori della “12 Ore” di Tamburello, manifestazione che consente di reperire fon-

di che devolviamo interamente all’associazione Vela”. Vanda Vignolo vuole però concludere con il ringraziamento ai protagonisti dell’impresa: “Sarebbe sbagliato citare una o più persone, il grazie va a tutti quanti si sono adoperati alla sua buona riuscita”. Ma dopo l’aiuola un altro appuntamento si è svolto il 3 e 4 giugno con la festa nel Borgo presso un’area privata all’inizio di Viale Rebora ripulita per l’occasione ed adibita ad accogliere momenti di intrattenimento enogastronomico con piatti tipici quale polenta, salamini, braciole, patatine e buon vino oltre alla musica di Carlo Campostrini e il suo complesso. Non è però finita in quanto nel mese di agosto ritorna la Sagra delle Lasagne presso il Campo Sportivo San Evasio. Una vivacità di iniziative veramente ammirevole che oltre a far parlare di sé saprà portare sempre più persone in questo rione per la classica passeggiata a piedi che conduce per le colline dell’Ovadese e del buon vino. Ma non ci saranno solo queste manifestazioni “al di là del ponte”. (l.r.)

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di IVA, molto superiore ai 200.000 euro, somma molto lontana dai 70.000 ipotizzati dall’Ing. Boccaccio. I preventivi sono stati inviati ai due Sindaci, all’Assessore ai Lavori Pubblici di Ovada, al Segretario Generale del Comune di Ovada e all’Ing. Boccaccio. Però in base ai contatti intercorsi lo scorso anno fra la popolazione della frazione e le due Amministrazioni Comunali, si ritiene che i due Comuni non possono farsi carico di una così ingente spesa. Gli abitanti della frazione sarebbero stati disponibili ad autotassarsi per coprire l’eccedenza di spesa e i due Comuni avrebbero versato il loro contributo solamente a lavori ultimati, costringendo il Consorzio, costituito dagli abitanti, ad anticipare somme notevoli. Rimane il rimpianto per la scomparsa del vecchio ponte che poteva essere salvato, se durante gli anni, fosse stato sopposto ad un’opportuna manutenzione. Documenti di archivio ci informano che intorno al 1885, Antonio Sciaccaluga, proprietario e fondatore del Cotonificio di Gnocchetto, aveva fatto costruire, la prima passerella pedonale per facilitare lo spostamento fra le due sponde del torrente... Purtroppo i tempi sono cambiati; tutto è diventato più complicato e non esistono più i “benefattori” di una volta. Al massimo si possono trovare persone disposte ad alimentare confuse speranze. Il Sindaco di Belforte, da tempo, in alternativa alla passerella, ha proposto la costruzione di un lungo marciapiede sulla provinciale del Turchino, in modo da collegare il nucleo ovadese di Gnocchetto con il nuovo ponte sullo Stura. Coordinamento iniziative Frazione Gnocchetto


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l’inchiostro fresco

OVADA

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Belforte: targa alla Croce Verde

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n manufatto marmoreo sistemato sulla facciata del Comune di Belforte Monferrato ricorda gli illustri concittadini che diedero vita alla Croce Verde Ovadese. Quest’anno si ricorda una ricorrenza particolare in quanto 70 anni fa, la sera del 5 maggio 1946, venne ufficialmente costituita una sezione della Croce Verde che non solo voleva sostenere l’iniziativa dei fondatori ovadesi ma portare assistenza sanitaria alla popolazione sparsa nel territorio del Comune. Ad Ovada erano appena trascorsi quattro mesi dalla fondazione della Croce Verde, ma a Belforte Monferrato la comunità animata da una profondo senso di riscatto, sosteneva con tutte le forze disponibili un progetto di aiuto reciproco che non trovava eguali nell’immediato secondo dopoguerra. Proporre un messaggio di solidarietà, nel 1946, non era di facile realizzazione: occorreva ricostruire un Paese dilaniato dagli eventi bellici, esisteva l’imperativo di recuperare la produzione industriale ma vi era anche una necessità di superare le profonde divisioni politiche e sociali, ridare dignità e fiducia alle persone, ricostituire un nuovo modello di solidarietà che sostituisse la violenza della guerra appena conclusa. Nella delegazione di Belforte figuravano il Capo Sezione Dott. Alberto Briata (farmacista), Vice Capo Sezione Alberto Briata, Capo Squadra Angelo Bruzzone, Vice Capo Squadra Maggiorino Scarsi, Cassiere Giovanni Pesce. Nonostante i solleciti del Sindaco di Belforte Michele Pesce, alla Sezione non venne mai assegnato un mezzo di soccorso e la barella a mano, dono della Croce Verde di Sestri Ponente, entrò in servizio attivo ad Ovada il 17 Agosto 1947 ed i militi di Belforte si recavano ad Ovada per svolgere i primi servizi e garantire rego(l.r.) lari turni.

L’Accademia Urbense rappresenta un punto di riferimento importante per Ovada

Urbs: festeggiati i suoi trent’anni L’ Accademia Urbense ha brindato ai trent’anni della rivista “Urbs, silva et flumen”. Al riguardo scrive il Direttore editoriale, l’Ing. Alessandro Laguzzi, nel più recente numero del periodico: “Nel settembre del 1986 compariva nelle edicole e giungeva ai soci del nostro sodalizio il primo numero di una rivista che si fregiava di un pomposo nome latino Urbs, silva et flumen (16 pagine) e si segnalava nella veste grafica per essere stampata in blu scuro, idea che era stata mutuata da un’analoga pubblicazione genovese dedicata a ricordare i cinquecento anni della nascita di Cristoforo Colombo. Ne erano autori un gruppo di appassionati che si radunava attorno all’Accademia Urbense e si prefiggeva di fornire una tribuna per far conoscere gli studi e le ricerche che venivano svolte sull’Ovadese, fornendo nel contempo l’occasione per rendere noti i documenti che nel corso degli anni si erano accumulati nell’archivio del sodalizio. L’anno successivo, 1987, i numeri pubblicati erano quattro a 32 pagine, purtroppo unici e senza abbonamento postale, segno comunque di un interesse che spronava a continuare sulla strada

• Trattamento dati: Gian Battista Cassulo Presidente: Ass. Club F.lli Rosselli • Comitato di redazione: Massimo Calissano (Valle Stura, Val Leira) Luisa Russo (Ovada e Ovadese) Marta Calcagno (Rondinaria) Marisa Pessino (Nuova Libarna) Fabio Mazzari (Valle Scrivia)

Ricordiamo che un abbonamento a Urbs costa € 25 all’anno e che coloro che intendessero sostenere l’attività, possono farlo sottoscrivendo il 5 per mille al seguente numero di riferimento: P.I. e C.F. 01294240062.

intrapresa. Nel frattempo giungeva la registrazione presso il tribunale e veniva varato il n. 1 dell’anno I°, sicché oggi siamo all’anno ventinovesimo che, - prosegue il Direttore Laguzzi - come abbiamo visto, in realtà è il trentesimo. I fascicoli pubblicati entro il corrente anno raggiungeranno i cento, per un totale di più di 5000 pagine distribuite in un migliaio di articoli che si sono occupati di archeologia, architettura, storia, arte, dialetto, usi e costu-

mi, letteratura, storia della scienza, leggende, personaggi, ecc…sempre e comunque riferiti all’Ovadese storico. Un bilancio che può considerarsi soddisfacente - ci dice Laguzzi - con alti e bassi, come succede in tutte le imprese ma che ha sempre mantenuto un livello dignitoso e che ha avuto i suoi picchi nel numeri che hanno affiancato sia la mostra sul Risorgimento: “Viva l’Itolia, lveve ra bretta” sia quella su: “L’Ovadese e la Grande Guerra. Do-

vremmo ora ringraziare tutti coloro che dietro le quinte hanno operato per raggiungere questi risultati, gli autori, gli sponsor, gli abbonati, e tanti che a vario titolo ci danno una mano…”” Le riviste, escluse quelle uscite nell’ultimo anno, si possono consultare e scaricare dalla rete visitando il sito web: accademiaurbense.it nel quale figurano pure in gran parte le pubblicazioni. Paolo Bavazzano

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l Centro per la Pace e la Nonviolenza “Rachel Corrie” di Ovada con l’Associazione per la Pace di Alessandria aveva promosso lo scorso 25 settembre un concorso sul tema “Diversi da chi? Alla scoperta dell’altro per costruire un futuro senza muri” dedicato alle scuole dell’Infanzia, primarie e secondarie di primo grado dell’Ovadese. I partecipanti, dopo aver lavorato su un percorso di educazione alla pace e alla cittadinanza all’interno delle loro classi, hanno prodotto diversi elaborati sul tema in oggetto, in forma di disegni, testi in cartaceo, ipertesti e video. Questi i premiati: • Lavori multimediali: Scuola dell’Infanzia di Molare; Scuola Primaria Damilano Ovada, 2°B; Scuola Secondaria di Primo Grado: Pertini Ovada, 3°E. • Lavori in cartaceo: Scuola dell’Infanzia dell’Istituto S. Caterina Ovada; Scuola Primaria Giovanni Paolo II Ovada, 4°A/B; Scuola Secondaria di Primo Grado: pari merito classe 2°D Pertini e 1°A- 2° B Rivalta Bormida. (e.p.)

Il Leo Club di Ovada ha organizzato a Predosa una serata molto particolare re

Cena con delitto per beneficenza I l ricavato della “cena con delitto” organizzata dal Leo Club Ovada a Predosa è stato destinato a finanziare la trascrizione in Braille di spartiti musicali per artisti non vedenti. Erano presenti alla serata Cristina Minerva, vicepresidente dell’Unione Italiana Ciechi Liguria, che ha commosso nel suo saluto iniziale; Paolo Bolzani, Presidente dell’Unione Nazionale Ciechi sezione di Alessandria e il Maestro non vedente Luciano Lanfranchi, pianista di fama mondiale che insegna all’Istituto per non vedenti David Chiossone Onlus di Genova.

l’inchiostro fresco - 17 Direttori onorari: Rino Vaccaro e Luisa Russo • Direttore responsabile: Federico Cabella • Sito a cura edizione online: Mattia Nesto

Da sinistra: Franco Pesce, Giacomo Gastaldo, Paolo Bavazzano, Alessandro Laguzzi, Enrico Ottonello Lomellini, Pier Giorgio Fassino

Diversi da chi? La premiazione

mila copie

• Rubriche: Stefano Rivara (La voce del binario) Davide Ferreri (l’Arca) Ester Matis (Esternando) Arnaldo Liguori e Matteo Clerici (contributi esterni e corrispondenze) • Sport: Enzo Prato • Grafica e impaginazione in proprio: a cura di Sara Ponta grafica2@inchiostrofresco.it “l’inchiostro fresco” è registrato presso: Reg. Stampa AL n. 322 del 31/01/1985 R.O.C. n. 11700 del 12/02/1998

Pubblicità raccolta in proprio: geom.Umberto Cecchetto (328-60.87.969) Associazione “Club Fratelli Rosselli” editrice de “l’inchiostro fresco” • Presidente e Legale rappresentante • Collegio dei Probi Viri: Gian Battista Cassulo Domenico Bisio, Davide Ferreri, Federico • Consiglio Direttivo: Cabella (soci fondatori de “l’inchiostro Marta Calcagno, Massimo Calissano, fresco” voce di Rondinaria - 2005) Arnaldo Liguori, Fabio Mazzari Club Fratelli Rosselli • Collegio dei revisori dei Conti: Iscritto alla C.C.I.A.A. di Alessandria Umberto Cecchetto, Alfonso Gatti, Renato al n° 226160 il 4/10/2005 Milano (soci storici e fondatori dell’AssoP. IVA e C.F. 02096520065 ciazione nel 1985)

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Si tratta di un progetto nato dal trentennale rapporto di amicizia tra il socio genovese Maestro Ilario Cuoghi e il Maestro Luciano Lanfranchi, con l’obiettivo di avvicinare i non vedenti ad elementi culturali. Nell’anno sociale 2009-10 il distretto Lions 108 Ia2, Governatore Aldo Vaccarone, ha sponsorizzato il primo volume della collana per non vedenti ad opera del Lions Maestro Ilario Cuoghi (scultore, pittore, creatore di gioielli e professore di Storia dell’Arte), dal nome “Cultura in Braille - Appunti di Storia dell’Arte” con testi in Braille e 17

tavole in rilievo per non vedenti e testo e disegni in bianco e nero per ipovedenti. A seguire il Lions Massimo Ridolfi, appassionato di mare, ha scritto gli “Appunti di Storia della Marineria”, in 2 volumi, Braille e B/N, come il Lions Fiorenzo Rosa, autore di “Appunti di storia del trasporto su ruota”. Nel 2013, in occasione del duecentesimo anniversario della nascita di Giuseppe Verdi, il progetto si è spostato sul tema della musica, ed oggi anche il Leo Club di Ovada vuole sposare questa causa. “Tutte le iniziative – affermano i Leo - sono costru-

ite da giovani dell’Ovadese in collaborazione con tanti amici e associazioni. Siamo convinti che il nostro territorio abbia bisogno di giovani impegnati nel settore del volontariato, che aiuta sicuramente anche alla formazione e alla crescita personale. Non a caso i nostri pilastri sono: Leadership - Experience - Opportunity. L’impegno del Leo Club di Ovada è quello di raccogliere fondi e promuovere iniziative per fini

sociali ed è per tale motivo che abbiamo sempre bisogno di forze nuove”. Come ci ha confidato alla Cena con Delitto il Maestro Lanfranchi: “Giovani non inginocchiatevi mai! La vita vi darà tanti calci nel sedere… ma voi non arrendetevi mai!” Luisa Russo


l’inchiostro fresco

OVADA

Giugno 2016

Festa per San Giovanni

Giovedì 19 maggio gran galà al Cinema Splendor di Ovada

Il “Centro anziani” in palcoscenico

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ervono i preparativi ad Ovada per la patronale di San Giovanni Battista in programma martedì 24 giugno. Si tratta di un appuntamento molto sentito non solo dalla comunità ovadese, che per un giorno si ferma per scendere tra le vie del centro storico per applaudire San Giovanni Battista. La solennità è caratterizzata da momenti religiosi, folcloristici, musicali ed enogastronomici. Per la parte religiosa martedì 21 giugno prende il via presso l’Oratorio il triduo in preparazione con Messa alle 8.30 e alle 20.45 recita del Rosario e Benedizione Eucaristica. Venerdì 24 Messe alle 8,30, 10,30 e 17 animata dalla Corale Tiglietese diretta da Claudio Martini e Giovanna Parodi. Seguirà per le 17,30 circa la solenne processione con i gruppi lignei, tra i quali la “cassa” dello scultore genovese Anton Maria Maragliano, raffigurante la decollazione del Battista e i Crocefissi del “Bissoni” e delle Confraternite Liguri. Per la parte musicale Giovedì 23 alle 21.30 nell’Oratorio concerto del Coro dei Padri Scolopi diretto da Patrizia Priarone, mentre il 24 alle 21.30 in Piazza Assunta il consueto concerto del Corpo Bandistico “A. Rebora” diretto da G. B. Olivieri. Altri due momenti caratterizzano la solennità: la sera del 23 in Piazza Garibaldi i ravioli arrostiti con vendita di gadget e magliette della Confraternita e alle 23 accensione del falò in Piazza Assunta mentre nel tardo pomeriggio del 24 giugno in Piazza Garibaldi la raviolata accompagnata da altri piatti tipici. Luisa Russo

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Tagliolo: è il momento dell’ovadese

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ono saliti per la prima volta sul palcoscenico per divertire e divertirsi lo scorso maggio. Nulla di particolare, ma gli attori erano persone “diversamente giovani” molte sopra gli 80 anni. Il Gran Galà, questo il nome della serata, si è svolto davanti ad un numeroso pubblico al Teatro Splendor di Ovada e gli attori si sono esibiti in un testo che è una storia di amore, di amicizia in un contesto di allegria e musica. Gli interpreti principali sono stati Nives Rubin, Lucia Bellandi, Giovanni Travaglia, Dino Pirni, Luciana Massa, Carla Bersi e gli amici del Centro Amicizia “Don Rino Ottonello”. Maestra del Coro Pietrina Massa; regia di Marina Ratto che è ritornata così ai suoi vecchi amori con il teatro quando negli anni ‘80 guidava i giovani della Parrocchia sul palcoscenico dello Splendor, oltre ad essere stata una delle fondatrici della Compagnia “Abretti”. Oggi Marina Ratto è la coordinatrice del Centro Amicizia “Don Rino Ottonello” ed ha saputo coinvolgere anche i non più giovani in questa esperienza teatrale durante i momenti di incontro del martedì e giovedì presso i locali della Famiglia Cristina. Un Centro vivo in quanto l’attività oltre ai momenti di intrattenimento come i giochi, riguarda l’organizzazione di gite, feste di compleanno e ricorrenze e visite presso

strutture per anziani. Ora grazie a Lei una nuova opportunità si è aperta per le oltre venti persone del Centro Anziani. Dopo la prima allo Splendor, non è esclusa una replica, ma sono anche arrivati gli inviti a partecipare durante l’estate nei paesi della zona. L’incasso della serata è stato devoluto in beneficenza e per i lavori di ristrutturazione del Centro di Via Buffa. Per Ovada una certezza: è nata una compagnia teatrale che va a collocarsi nel panorama culturale ed artistico della città. (l.r.)

Il premio Carosio ad Adele Viglietti

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l premio istituito dai Lions Ovada alla memoria di Rinaldo Carosio, giornalista televisivo e socio fondatore del Club prematuramente scomparso, è stato destinato quest’anno ad Adele Viglietti. Questa giovane violinista è stata premiata per la sua promettente carriera che porta in tutto il mondo il nome di Ovada grazie ad un talento istintivo sorprendente. (e.p.)

Ovada: Marina Vignolo si presenta ai lettori dell’inchiostro fresco

Un’artista completa

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n un tiepido pomeriggio di primavera, ho incontrato una persona, che può essere definita un’artista completa, Marina Vignolo, in arte MaVì. Lei ha molte doti, scrive poesie, racconti per bambini, dipinge e quando le rimane un po’ di tempo libero, si diletta nel creare orecchini e splendide collane. È dotata di una sensibilità straordinaria, non solo legata al “Mondo” dell’arte, ma anche a quello interiore delle persone che la circondano. Di recente ha pubblicato un libro che racchiude alcune sue poesie:

“Tracce; sul filo dell’esistere”, tramite la casa editrice “Badiglione editore”, dove all’interno si possono anche ammirare alcuni dei suoi quadri. L’opera è divisa in tre sezioni, una dedicata al cuore, una alla natura e una all’anima e nella prima si possono trovare delle poesie dotate di un forte sentimento, come quelle dedicate alla madre, al marito e alla figlia. L’artista, essendo nativa di Genova, ha scritto e scrive anche poesie in dialetto genovese, tra le più famose quella dedicata a Don Andrea Gallo. Come affermato precedentemen-

te, MaVì non si diletta solo nello scrivere componimenti poetici, ma anche nel dipingere e nel disegnare, infatti i racconti che realizza per i bambini sono tutti illustrati attraverso i suoi disegni, così da renderli ancora più avvincenti e originali. Si può dunque affermare che un artista a tutto tondo è soprattutto colui che si sa esprimere attraverso l’arte e che sa far emozionare coloro che seguono i suoi capolavori, proprio come la signora Marina Vignolo.

unedì 23 maggio alle ore 21 a Tagliolo Monferrato, presso il Salone Comunale, si è svolta l’assemblea di riapertura dei tavoli di lavoro “È il momento dell’Ovadese” a cura del Partito Democratico. Per allargare il più possibile la partecipazione e favorire lo svolgimento degli appuntamenti, è stato anche elaborato un questionario per introdurre alcuni temi e spunti di riflessione sull’ambiente, servizi economici, politica e servizi amministrativi. Il Coordinamento dei circoli PD della zona ovadese intendono anche dar seguito a quanto emerso nel corso del seminario organizzato lo scorso 10 ottobre 2015 dal titolo “Nuove frontiere di sviluppo tra territorio, cultura e lavoro” dove si era ribadita la necessità di potenziare i meccanismi di collaborazione tra le realtà sociali, economiche ed istituzionali che, pur con modalità e caratteristiche diverse, condividono spazi territoriali comuni. Nei prossimi mesi ci saranno pertanto iniziative ed attività che, attraverso il confronto tra le diverse esperienze e sensibilità presenti nel territorio, favoriscano la crescita qualitativa del “Sistema Ovadese”. Un momento è già stato fissato nei due week-end della Festa de l’Unità in programma ad Ovada. Infatti per la seconda volta consecutiva la festa è in programma presso il Campo Sportivo S. Evasio il 25, 26 e 27 giugno, quindi il 30 giugno, il 1 e 2 luglio ed accanto alla buona cucina, si svolgeranno momenti di confronto e dibattiti che toccheranno Ovada e la zona. Luisa Russo

Chiara Boarini


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l’inchiostro fresco

OVADA

Giugno 2016

Intervista ai “Maestri del Lavoro” di Tagliolo e Ovada: i fratelli Francesco e Sergio Lantero

Tagliolo Monferrato: due vite nel segno del lavoro MATTIA NESTO

del Lavoro – tanto che l’ho ricoperto per oltre trent’anni, quindici dei quali trascorsi magnificamente nello stabilimento Italsider di Novi Ligure”. Proprio quando si trovava in questa fabbrica, che oggi è conosciuta come Ilva, è arrivata la proposta di Maestro del Lavoro: “Si era nel 1989 e questo importante riconoscimento è arrivato un po’ a sorpresa anche se, non lo nego – sostiene Lantero – mi ha riempito di orgoglio”. Discorso molto simile anche per il fratello Sergio, il quale però inizia “a muovere i suoi primi passi” nel mondo del lavoro nella Scuola di Carità di Ovada come meccanico: “Mi sono iscritto a quel corso nel 1956

@ @Mattia Nesto

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i è capitato e capita ancora molto spesso che senta dire a conoscenti ed amici quanto abbiano faticato al lavoro. Io rimango sempre stupito di questo: infatti, non so se per indole o per fortuna, più che lavorare, mi sono anche divertito”. È così che la pensa Francesco Lantero di Tagliolo Monferrato, classe 1926 che con suo fratello Sergio, entrambi insigniti del titolo di “Maestro del Lavoro”, ci accoglie nella sua casa ricolma di ricordi e “capolavori” dei tempi della fabbrica. Due personaggi molto conosciuti in tutto l’ovadese, nel novese ed anche a Genova dato che il maggiore dei due (di diciassette anni più grande) Francesco ci spiega: “Con mio fratello provengo da una famiglia contadina e se nella vita mi sono tolte tante soddisfazioni, lo debbo alla scuola e al lavoro. Ho frequentato infatti a Genova, tra il 1944 e il 1947, la Scuola Ansaldo per Apprendisti – ci spiega Lantero – un prestigioso istituto che formava 300 giovani all’anno da inserire nei quadri produttivi dello stabilimento. Era una scuola dura ma completa: ti faceva imparare sia la tecnica come la teoria”. Successivamente Francesco Lantero, dopo aver sottolineato come abbia fatto molta gavetta, ci dice: “Ho girato praticamente tutti i reparti dell’Ansaldo, facendo poco alla volta esperienza in diversi settori. Inizialmente ho sviluppato una passione per il tornio, applicandomi come tornitore. Poi – afferma il nostro interlocutore – mi sono dedicato anima e corpo alla meccanica di precisione”. Ed è proprio grazie alla meccanica di precisione che Lantero, in virtù della sua abilità, ha avuto occasione di partecipare ad un concorso: “Era un concorso bandito nella seconda metà degli anni Sessanta per Istruttore. Ho partecipato ed ho vinto classificandomi al primo posto. Mi sono trovato così bene in quel ruolo – ci confessa il Maestro

in quanto mi sono sentito attratto dal mondo della meccanica – ci spiega Sergio Lantero – Era il primo corso di quel tipo che si teneva ad Ovada e dopo qualche anno sono entrato alla Ormig, un’azienda allora in forte crescita in città e in tutto il suo hinterland”. Sergio Lantero continua: “Vi ho lavorato ininterrottamente per 43 anni, facendo una rapida carriera, favorita anche dal mio diploma di geometra che nel frattempo avevo conseguito. Grazie a ciò ho avuto accesso ai quadri dirigenti dell’azienda. Si può dire che – afferma il Maestro del Lavoro – la Ormig sia diventata ben presto la mia famiglia”. “Famiglia” che nel

Ovada: Isabella Coccia, titolare del negozio “Bio è natura” di Ovada si presenta

Bontà e salute per tutti

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empre di più oggigiorno si presta attenzione verso la qualità dei prodotti che andiamo a scegliere per la nostra tavola. In questo senso, anche nei paesi e nelle città dell’Oltregiogo, sono sorti negozi specializzati nella cosiddetta alimentazione biologica, fornendo in tal modo un servizio per tutti i consumatori. In quest’ottica ci rechiamo ad Ovada nel negozio “Bio è natura”, sito in piazza Mazzini 24 per incontrare la giovane titolare Isabella Coccia. “Il negozio è stato aperto circa un anno fa in corso Saracco – ci dice Isabella Coccia – però il luogo scelto non era dei più felici. C’era già una clientela fissa e appassionata ma le persone il più delle volte sfrecciavano in macchina senza fermarsi. Allora mi sono messa alla ricerca di un locale nel Centro Storico ed ecco che dal gennaio di quest’anno mi sono trasferita – prosegue la titolare – nella centralissima piazza Mazzini”. C’è stato quindi un miglioramento in termini di presenza di clienti in seguito a questo spo-

Dal lontano 1950 una tradizione dolciaria che si tramanda da più generazioni

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stamento?: “Debbo ammettere di sì – conferma candidamente Coccia – Soprattutto sono aumentati i giovani che evidentemente in questa nostra nuova posizione si trovano più a loro agio”. Il negozio si presenta come una sorta di piccolo bazar dove il cliente può trovare una vasta gamma di prodotti ed alimenti, tutti rigorosamente biologici: “Mio marito mi ha spinto e incoraggiata in questa scelta di, diciamo così, apri-

re questo esercizio commerciale specializzato. Senza di lui non l’avrei mai fatto – afferma la titolare – e da quando sono dietro al bancone mi si è aperto un mondo: un mondo fatto di consapevolezza per la genuinità dei prodotti, per la loro origine, provenienza e caratteristiche organolettiche”. Domandiamo a Isabella Coccia quale sia il “prodotto di punta” di questo punto bio: “Senza alcun dubbio va davvero forte tutto ciò

che è legato alla prima colazione – spiega Coccia – La colazione è un qualcosa che facciamo tutti e trovo che ormai sia entrato nella convinzione comune il fatto di farla in maniera sana e genuina: quindi bevande vegetali (bevande di soia aromatizzate e non, bevande di riso aromatizzate e non, di farro, kamut, orzo, miglio, avena, etc. ndr), i biscotti senza olio di palma e senza zucchero e tutti i sostituivi del latte vaccino”. E in-

2006 lo ha proposto come Maestro del Lavoro: “Un riconoscimento alla mia carriera ma anche alla mia vita – ci dice al termine della nostra intervista Sergio Lantero – come a ribadire una volta di più che, se uno fa la propria parte con convinzione ed abnegazione, si può rendere il mondo migliore!”. Alla fine di questa nostra intervista a questi due fratelli di Tagliolo ed Ovada e che rappresentano a pieno titolo uno spaccato della vita e della società del Novecento, ci siamo sentiti più completi perché il nostro attuale benessere, nonostante la crisi, è frutto anche dell’impegno di tanti fratelli Lantero sparsi nel nostro Paese.

Alpini a Belforte

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l 25 e 26 giugno raduno degli Alpini della provincia di Alessandria a Belforte Monferrato. Questo il programma: sabato 25 giugno ore 21 concerto del Coro Montenero ANA Alessandria presso la Chiesa Parrocchiale. domenica 26 giugno ore 8.30 ritrovo nel campo sportivo - 9.15 alzabandiera - 9.30 sfilata con Fanfara Valle Bormida - 9.45 deposizione corona - 11.00 S. Messa con il Coro ANA Valtanaro - 12.15 ammaina bandiera - 12.30 rancio a cura della Pro Loco. (l.r.) Info: 347/42.08.642

vece qual è la “grande novità” per l’estate 2016, che si potrà trovare qui da lei?: “Da qualche settimana è disponibile una vasta gamma di cosmetici naturali – ci dice Isabella – senza dimenticare gli integratori biologici. Ma, come dico sempre – esclama in conclusione della chiacchierata la nostra interlocutrice – anche se siete dubbiosi venite a fare un giro da “Bio è natura”: sono sicura che qualcosa di vostro gusto lo troverete!”. (m.n.)


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Masone, festa di San Pietro: tornano i “barbari cudini”

Una struttura sanitaria all’avanguardia in valle Stura

Celebrazioni alla Cu Lo “Skipper” di Masone “B “T race yourselves”, stanno arrivando i barbari: arrivano da San Pietro di Masone e sono capitanati da Alarico. No, non “quel” Alarico, il famoso re dei barbari che saccheggiò la città eterna nel 410 d.C.: il nostro Alarico di cognome fa Ottonello, è di Masone, non è un visigoto ma è un “cudino” DOC; nomen omen si direbbe, è proprio lui che guida le schiere dei “barbari cudini” nell’organizzazione della festa di San Pietro di Masone (meglio nota come “la Cu”) che si terrà sabato 25 e domenica 26 giugno. “Orgogliosi di essere barbari cudini”: recita così il motto che hanno sulle loro divise; uno slogan, ma anche uno stile di vita e una tradizione che si va a ricongiungere con un fatto avvenuto molti anni fa. “Il prete della chiesetta di San Pietro (un “furesto”, che non era della zona) aveva ripreso i fedeli con i piedi sulle panche ci racconta Alarico - ed esclamò a gran voce: siete proprio dei barbari cudini! Da questo fatto è nata la famosa omologa locuzione, e noi siamo orgogliosi di esserlo”. Una simpatica gogliardata che denota però un grande attaccamento al territorio e alle proprie radici, ad una piccola frazione che un tempo contava decine e decine di famiglie; una frazione che, nell’immaginario locale, è sempre stata un po’ “barbaresca”: lo stesso prete, la prima volta che venne alla Cu, si fece scortare da una camionetta dei carabinieri. Una frazione rimasta “orfana” delle sue feste, che, grazie all’impegno di Alarico e dei suoi amici e collaboratori, ha potuto riscoprire dall’anno scorso la sua tradizione e i suoi eventi che, secondo le sue testimonianze, richiamavano moltissima gente, che veniva a piedi perfino da Mele e da Capanne di Marcarolo: bastava infatti un juke box e la piazzetta si trasformava in una piccola discoteca a cielo aperto. “Dopo ben 29 anni – ci dice sempre Ottonello - abbiamo riportato la festa a San Pietro, eravamo l’unica borgata di Masone a non averla: tutto è nato nel bar della Croce Rossa di Masone, dove io e altri amici abbiamo deciso di far rinascere la lunga tradizione di feste della nostra frazione; la prima edizione, l’anno scorso, è stata un grande successo, e adesso stiamo lavorando per costituire l’associazione”. Giochi gonfiabili, tiro a segno e soprattutto tanta gastronomia, nei quali si potrà riscoprire anche la tradizione culinaria della valle Stura, con un piatto tipico locale, la “pute”: un ricco minestrone con la polenta,

molto nutriente, tipico della cucina povera di campagna. La nuova edizione di quest’anno, invece, vedrà protagonista la musica dal vivo con la band “Audio 80” che riproporrà le canzoni più belle degli anni ‘80. Un evento quindi che ci riporterà indietro negli “anni d’oro” di questa piccola frazione masonese, al quale parteciperanno anche tanti

giovani per aiutare i “grandi” a servire le portate; uno dei tanti in programma per la neonata associazione di barbari cudini, che, ci anticipano a noi in esclusiva, stanno lavorando per portare anche alla Cu una tradizionale castagnata nel mese di ottobre. Matteo Serlenga

u prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole”: così Fabrizio De André descriveva, in una sua famosa canzone del 1971, la difficile situazione di quelle tante persone con problemi psichici più o meno gravi, provando a dar loro dignità; solo qualche anno dopo, nel 1978, la famosa “legge Basaglia”,

Inaugurato sabato 21 maggio l’elegante struttura del paese

Il Giardino dei monaci

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abato 21 maggio 2016 è stato inaugurato nel centro storico di Masone il “Giardino dei Monaci”, appena ristrutturato presso l’ex Convento Agostiniano settecentesco ed attuale sede del Museo Civico “Andrea Tubino”. La manifestazione è stata organizzata dall’Associazione Amici Museo di Masone e dal Comune di Masone e sponsorizzata da Masone Live. Dalle ore 20 è stato possibile accedere all’area sia da Piazza Castello adiacente l’entra-

Nota di storia

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abato 2 aprile 2016 è stato ricordato il 60° anniversario dell’incidente della corriera di linea “La Freccia del Turchino”, avvenuto all’alba del 5 aprile 1956. Quella mattina la corriera era partita alle 5.30 da Masone. Il mezzo, in territorio di Mele, a causa dell’asfalto bagnato, dopo aver urtato contro il monte, finì nella scarpata. Dieci persone persero la vita. (g.t.)

ta del museo che dalla nuova strada sottostante la cabina dell’Enel. Gli ospiti hanno potuto gustare uno sfizioso apericena che prevedeva insalata di riso, frittate, ripieni al forno e macedonia. La serata è proseguita con il concerto della tributo band ElvisWay, che ha eseguito i brani più famosi del celebre cantante statunitense Elvis Presley. Nello spazio del “Giardino dei monaci” saranno organizzate altre serate, nel corso di questa estate ormai alle porte. (c.c.)

dal nome del famoso psichiatra che la ispirò, sancì la chiusura dei cosiddetti manicomi sul territorio italiano. “Lo Skipper nasce nel 1998 su richiesta della USL3 genovese, proprio per ospitare gli ultimi pazienti dei due manicomi della provincia di Genova, Pratozanino e Quarto, ormai chiusi”: così ci racconta la dottoressa Monica Carnovale, che ci apre le porte della struttura, appartenente al gruppo Redancia, sita presso la frazione di San Pietro del comune di Masone; una realtà presente da tanti anni nel cuore della “Cu”, come viene chiamata dai residenti questa piccola frazione sulle sponde dello Stura. L’edificio in origine era una colonia, e successivamente venne adibito a RSA, ossia una struttura residenziale per pazienti psichiatrici; una residenza che in questi anni si è ben integrata nel tessuto sociale di Masone e alla vita comunitaria. “La struttura conta 40 ospiti, che devono fare un percorso terapeutico estensivo di lungo durata - ci spiega la dottoressa Carnovale - il nostro scopo è quello di accompagnarli in questo lungo periodo di riabilitazione, prendendoci cura di loro in un ambiente tranquillo, per consentire il percorso terapeutico, coadiuvato dal nostro team di professionisti”. Un vero e proprio lavoro di squadra, che conta numerose figure che lavorano in combinazione l’una con l’altra: “Educatori, psicologi, infermieri, psichiatri: una squadra, dove la figura cardine è quella del tecnico della riabilitazione psichiatrica, un operatore qualificato che fa fare ai pazienti attività varie, di gruppo e individuali, a impronta riabilitativa”; una figura come Giulia, masonese d’adozione, che ci racconta la sua esperienza da tecnico della riabilitazione psichiatrica. “Faccio

l’educatrice e mi occupo di sostenere e supportare gli ospiti in tutte le loro attività quotidiane, come la cura del sé e le uscite; inoltre curo uno spazio dedicato all’ascolto della musica e delle emozioni che provano ascoltandola, e uno dedicato alla lettura: adesso stiamo organizzando a Varazze, in una struttura come la nostra, uno spettacolo musicale”. Una delle tante attività che lo Skipper organizza per i suoi ospiti e per interagire con la comunità che li circonda, come la festa medievale che si è tenuta l’anno scorso presso i locali e il giardino della comunità o la partecipazione alla festa di San Pietro: “Anche quest’anno parteciperemo molto volentieri alla festa ci assicura Monica - l’anno scorso è stato molto bello; abbiamo il nostro gazebo dove esponiamo i lavori fatti dai pazienti durante le loro attività: oggetti, quadri, stoffe, e riciclo dei materiali”. “C’è una storia meravigliosa in questo posto (San Pietro di Masone, ndr)” - insiste Monica - questa casa a fianco era la scuola della frazione; è rimasta vuota per tanti anni e il comune ce l’ha affittata e noi l’abbiamo trasformata in comunità alloggio dove abitano 16 persone, e sono in autonomia. L’abbiamo ristrutturata e possiamo dire che, in un certo senso, la vecchia struttura ha ripreso vita”. Un legame molto forte con la comunità: “A Masone ci troviamo benissimo e in tanti vengono alle nostre feste d’estate; lo stigma che aleggia sulla psichiatria e sui pazienti psichiatrici qui non si sente; abbiamo molti dipendenti locali, in quanto cerchiamo sempre di privilegiare le persone del posto, sia per la disponibilità, sia perché è doveroso offrire posti di lavoro alla cittadinanza”. Anche Giulia, che viene dalla città, ha ormai le basi ben salde a Masone: “Mi trovo molto bene, non ho riscontrato nessuna diffidenza verso i foresti e mi sto inserendo bene, ho scoperto una realtà molto tranquilla, vivibile e a misura d’uomo, meno stressante rispetto alla città e ne ho trovato giovamento”. In conclusione a questo mio articolo, avevo piacere di allegarvi le prime due righe di una poesia di uno degli ospiti della struttura, contenuta nel giornalino dello Skipper, prodotto dagli ospiti assieme allo staff, che esprime in poche e semplici parole un concetto complicato come l’amore: Felicità è una rondine Che torna puntualmente ogni volta che vedo te. Matteo Serlenga


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Speciale Urbe • Speciale Urbe

l’inchiostro fresco Giugno 2016

Gita alla Badia di Tiglieto

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stata veramente una giornata memorabile per i ragazzi dell’istituto “Vittorio Bernini” di Genova. Nonostante il maltempo, lo scorso 10 maggio i sessanta allievi sono stati guidati da Serena Siri, giovane e valente guida di Acquabuona, attraverso il magnifico parco della Badia di Tiglieto. Successivamente, sotto la supervisione del regista Ermanno Afer e del suo assistente Carlo Martinotti, i ragazzi del “Bernini” si sono recati nella sede della Croce Verde di Tiglieto, in un piccolo ma efficiente teatro, dove si sono svolte lezioni di ripresa, con macchina fissa e “steady – cam”, che hanno polarizzato l’attenzione dei ragazzi. I ragazzi hanno quindi sceneggiato brani inventati da loro estemporaneamente. Si è organizzato il set, decisa la scenografia, alla quale hanno partecipato tutti, quindi: “Motore! Silenzio! Ciack! Si gira!”. Dobbiamo altresì dire che, l’incontro con Ermanno Afer e Carlo Martinotti, aveva avuto un precedente: gli allievi avevano infatti assistito alla proiezione di “Vite Parallele”, prima fatica artistica di Ermanno, alla quale farà seguito sicuramente il successo del film “Il mistero della pedona”, attualmente in preparazione nella nostra valle e che avrà set anche in luoghi molto noti allo sport, (si veda Castellania) come avevamo già anticipato. Enrico Repetto

Tutto pronto a San Pietro d’Olba per accogliere le affascinanti auto d’epoca

Le “mitiche” della Val d’Orba 2016 L e cose belle, si sa, durano nel tempo e una delle tante cose belle che avvengono nella Val d’Orba, è arrivata alla 19° edizione: stiamo parlando delle “Mitiche”, lo storico raduno delle auto e dei ciclomotori d’epoca che si rinnova di anno in anno. E questo grazie alla caparbia passione che Piero, Ermanno, e altri valenti collaboratori infondono in questa manifestazione che, edizione dopo edizione, la 3° domenica di luglio, riempie la valle con il rombo dei motori storici che, negli anni, hanno macinato chilometri per le strade del mondo. Quest’anno la domenica fatidica sarà il 17 luglio: alle ore 8.30 nella piazza di S. Pietro d’Olba, si daranno appuntamento numerose e luccicanti auto d’epoca, che, dopo aver ricevuto la benedizione del parroco di Urbe, inizieranno il giro lungo le pittoresche strade della valle. Il corteo degli storici motori raggiungerà la suggestiva piana della

Badia di Tiglieto e, storia nella storia, troveranno ad attenderli i “Vespa Club” di Genova e Ovada dove suggelleranno l’incontro con un ricco aperitivo. Il ritorno a S. Pietro sarà coronato dal tradizionale pranzo allestito con apposite “portate a tema” dal ristorante albergo “Alpino”. Nel pomeriggio seguiranno diverse e simpatiche premiazioni: sarà premiato “The best car of the show” da una attenta e qualificata giuria locale che valuterà le particolari caratteristiche dell’auto più “interessante”: In chiusura molti, numerosi e curiosi giochi a premi e anche un “ricco stock di premi a sorteggio” con sorpresa: “Ci sarà da divertirsi” assicurano gli organizzatori. Infine la moltitudine dei gloriosi motori, dopo il brindisi di saluti, lascerà la valle tornando ad Alessandria, Genova, Savona e chissà dove altro ancora. Enrico Repetto

Antonio Pilo, della Lista “Diamo un Futuro ad Urbe”, fa il punto della situazione politica e non solo

Meno ripicche, più proposte per il paese MATTIA NESTO

@ @Mattia Nesto

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ell’ottica di dare un’informazione il più possibile ampia e diversificata sulle vicende politiche e sociali della valle dell’Olba, segnatamente di Urbe, raggiungiamo Antonio Pilo, ex capolista di “Diamo un Futuro ad Urbe”, per fare il punto della situazione. “Ho letto con interesse l’intervista apparsa sul vostro giornale lo scorso maggio a Lorenzo Zunino – ci dice accogliendoci nel suo studio Pilo - Mi corre tuttavia l’obbligo di far notare la boriosità dell’ex vice sindaco quando afferma che la lista civica da me guidata assieme a Franco Dimani era stata costituita al solo scopo di fargli perdere le elezioni. Per verità - prosegue con decisione l’esponente politico locale - Noi lo abbiamo sempre considerato poco e la sua débâcle elettorale

non ci ha sorpreso affatto. Debbo purtroppo constatare che Zunino è poco avvezzo alle competizioni elettorali, ma il confrontarsi politicamente è il sale della democrazia. In più – afferma Antonio Pilo – la mia lunga carriera professionale nell’Amministrazione dello Stato ha avuto sempre incarichi da leader e non da comprimario. Evidentemente le funzioni da comprimario vengono assolte molto

bene e volentieri dai peggiori praticanti della politica. Non conosco il passato di Zunino, ma poco mi importa: mi è sufficiente constatare la pochezza dei risultati ottenuti dalla Sua Amministrazione nei decenni di gestione del bene comune”. Tuttavia al di là di questa sua “risposta” a Zunino quali sono, nel concreto, le proposte della vostra lista per rilanciare Urbe e il suo circondario?: “Come gruppo di

minoranza non ci limitiamo solo a fare opposizioni seppur costruttiva, ma anche ad assumere un ruolo propositivo”. Domandiamo ad Antonio Pilo di farci un esempio di queste proposte in cantiere: “Da circa due anni, invece, questa Minoranza sta portando avanti tra mille difficoltà un progetto per riportare nel Comune di Urbe un distributore di carburanti, tanto sentito dalla locale popolazione e anche delle località limitrofe. Allo stato siamo ancora in attesa da circa sei mesi di una risposta da parte del proprietario di un terreno in località San Pietro, sito prescelto da una compagnia petrolifera interessata a investire nell’opera. Ma – continua il nostro interlocutore - vista la scarsa sensibilità mostrata nella circostanza da più parti, anche questa possibilità sta venendo meno”. Come mai trova vi

sia stata poca sensibilità in merito?: “A questo domanda non so rispondere ma a tal proposito - ci dice Pilo - faccio un pubblico appello al Sindaco Fabrizio Antoci, affinché collabori fattivamente o si faccia promotore di nuove proposte, invece di arroccarsi sulle solite posizioni secondo le quali il distributore si farà nella frazione di Acquabuona, cioè nel Comune di Tiglieto in collaborazione con lo stesso Sindaco Giorgio Leoncini”. Ma quindi, domandiamo al termine della nostra intervista, se il Sindaco è favorevole all’apertura di un distributore perché siete contrari?: “No, affatto – risponde pronto l’intervistato - Noi come minoranza rispondiamo: “ben venga!” Nel frattempo però l’area dell’ex distributore di Acquabuona è stata smantellata e bonificata dalla vecchia Compagnia petrolifera Total Erg. Che senso avrebbe ripristinarla?”.


Speciale Urbe • Speciale Urbe

l’inchiostro fresco Giugno 2016

Intervista al Sindaco di Urbe, Fabrizio Antoci, su numerosi temi e questioni

“Non solo cuore, ma cuore a mille” C on queste parole, Fabrizio Antoci, sindaco di Urbe, descrive l’operato della sua amministrazione, citando il nome della recente gara podistica “Cuore a Mille” che ha attraversato il territorio dell’alta valle dell’Orba: “Una manifestazione bellissima, un successo inaspettato; vogliamo ripeterla e che diventi un appuntamento fisso per Urbe”. Un evento che ha dato una scossa positiva al piccolo comune dell’entroterra savonese che, come molti altri, “Ha tanti problemi e mille opportunità che vanno colte; per questo non c’è tempo per la politica parlata: cerchiamo di fare attività a favore del territorio e della comunità”. Molti progetti in programma e tanti lavori da fare: “Esiste un grande lavoro di squadra, soprattutto con il vicesindaco Giancarlo Siri, che ha organizzato degli incontri con dei tecnici per il PSR che stanno avendo un grosso successo, ai quali ne seguiranno ulteriori”. Lavoro di squadra necessario per un comune sparso con ben cinque frazioni, con tutti i problemi di conseguenza, soprattutto riguardo le infrastrutture: “Abbiamo intenzione di investire sui 50 km dei nostri asfalti: entro la metà di luglio speriamo di poter rifare le strade, per metà con le nostre forze e metà con l’unione dei comuni con Sassello”. Un’unione che, assicura Antoci, funziona: “La collaborazione è ottima, e stiamo ricevendo contributi dalla Regione; la storia d’Italia è la storia dei comuni, e l’unione ha questo significato: allontanare il più possibile lo spettro della fusione”. “Cerchiamo anche di fare sinergia con Tiglieto - continua Antoci - affinché si possa riaprire un distributore a Acquabuona; tuttavia se non dovesse andare in cantiere, noi non siamo chiusi all’ipotesi di trovare un terreno nel nostro comune, individuando un sito adeguato”. “Abbiamo inoltre in programma - continua

Antoci - la nuova raccolta della differenziata: andremo a costruire dei punti di raccolta dei rifiuti nelle frazioni più piccole e dislocate, e potenzieremo invece il porta a porta nelle frazioni più grandi; ci saranno anche una serie di incontri sul compostaggio”. Un’attenzione all’ambiente ma anche tanti progetti per il sociale: “Stiamo studiando un progetto di unità mobili per la radiografia e le ecografie, per venire incontro agli anziani”. Servizi per gli anziani ma anche per i più piccoli: “Abbiamo un ottimo sistema di servizio sociale scolastico: andiamo a prendere e portiamo a casa i nostri alunni grazie ai pulmini; un grande aiuto quindi per le madri lavoratrici; con l’unione vorremmo allargare il servizio ai comuni vicini che portano gli alunni da noi, come da Tiglieto e Piampaludo”. “Ci sono scricchio-

Estate ad Urbe Giugno

Agosto

Sabato 25 Falò di San Giovanni (Martina)

Giovedì 4 – Romantic Plucked Trio in Chiesa (Vara Superiore)

Luglio Sabato 2 - Serata Danzate Stands gastronomici (San Pietro) Domenica 3 – Processione e Fiera (San Pietro) Sabato 9 Serata danzate (Vara Inferiore) Domenica 10 – Festa Patronale di San Gualberto – Frittelle e fiera Gara di Petanque (Vara Inferiore) Sabato 23 – Festa Patronale di San Giacomo – Processione con fiaccolata, pesca di beneficenza (Martina) Domenica 24 7° Sagra della Battulla con orchestra (Acquabianca) Sabato 30 – Sagra del Castrato Serata danzante con Orchestra “Michael” (Vara Superiore)

Domenica 7 ore 14.30 – Festa per i bambini – Giochi e premi (Acquabianca) Lunedì 8 ore 21.30 Il Gruppo “Parliamo dell’Orba” organizza Proiezione foto “I Paesi” e Concerto “Canterini in Orba” (Vara Superiore) Sabato 20 e domenica 21 Festa dei cacciatori (San Pietro)

Settembre Sabato 3 Festa Medioevale al Borgo (San Pietro)

Matteo Serlenga

Albergo - Ristorante

Ampio salone per Cerimonie, Matrimoni e Comunioni Cucina casalinga Pensione familiare

Sabato 6 – Focaccette e vino per tutti e a seguire Spaghettata offerta dalla Pro Loco – Serata con Orchestra “Moro e Manila” – (Vara Superiore)

lii con il trasporto pubblico - ricorda Antoci - e i comuni piccoli sono i primi a farne le spese: la politica di trasporto integrato tra i comuni potrebbe essere vincente laddove il servizio pubblico dovesse diminuire”. Problematiche che gli amministratori della zona conoscono bene, per le quali non arrivano molti aiuti dallo Stato: “Non è possibile che da parte del governo si dica che si fa di tutto per i comuni dell’entroterra per non fare andare via la gente e alla fine ci tagliano i servizi - si sfoga Antoci - i comuni piccoli sono le sentinelle del territorio ed è importantissimo che la popolazione rimanga e sia attiva”. Urbe, “sentinella dell’Orba”, in prima linea contro il dissesto idrogeologico e l’inquinamento ambientale, come nel caso del Tarinè: “La nostra amministrazione è contraria ad ogni possibilità di estrazione: si parla di una cava a cielo aperto con cariche di esplosivo, con polveri e amianto che renderebbero l’alta valle dell’Orba inabitabile, e questa non è di certo la nostra prospettiva, che è invece l’outdoor, l’artigianato, i prodotti e il territorio”. Cosa si potrebbe dire ad un ragazzo per invitarlo a venire (o a restare) a vivere a Urbe? “Io sono un genovese trapiantato a urbe da ormai 22 anni; il territorio è splendido, ma non nascondo ci siano delle difficoltà: lavoro a Genova e il pendolarismo non è facile, ma il ritorno a casa alla sera dà sempre una grande soddisfazione. Abbiamo imprenditori giovani che stanno riscoprendo l’allevamento e l’agricoltura. Per tornare al successo di Cuore a 1000 - ci dice Antoci al termine della nostra intervista - vorrei ringraziare gli organizzatori, ASD Urbe, Emozioni Sport, CRI e Protezione Civile di Urbe ma anche tutti i volontari senza casacca che qui, come in tante altre occasioni, aiutano in silenzio.”.

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l’inchiostro fresco

VALLE STURA

Giugno 2016

Prosegue l’inchiesta ai confini della realtà di Matteo Serlenga

Rossiglione: grande successo per la manifestazione

La casa misteriosa: Cà de anime La II edizione di Passaggi N T ello scorso numero ci siamo lasciati raccontando a grandi linee la vicenda di “cà de anime”, la famigerata ex locanda posta sulla strada della Cannellona, sulla quale si raccontano diverse storie e dicerie legate al suo oscuro passato; molte di queste, come abbiamo detto, sono state alimentate e decisamente esasperate dalla diffusione che ha avuto la storia sul web e dalla mancanza di fonti accurate: ho così deciso di andare più a fondo nella questione con le vesti di storico e di “indagatore dell’incubo”, come un novello Dylan Dog, per cercare di fare luce su queste vicende “ai confini della realtà”. Nella prima parte di questa storia avevamo appurato che, storicamente, la strada “Via Superiore dei Giovi” era una delle antiche vie del sale che consentivano i collegamenti tra la Liguria e il Piemonte; la strada era quindi decisamente molto frequentata e battuta, con numerose locande nel proprio tragitto: quindi molto probabilmente lo stabile poteva essere in origine uno dei tanti punti di sosta e ristoro che garantivano il sostentamento e il riposo dei mercanti in queste lunghe strade il più delle volte accidentate. Ricorderete che, secondo la leggenda, i clienti più abbienti (e più sfortunati) venivano uccisi tramite un intricato sistema che faceva abbassare il soffitto per stritolarli nel sonno, per essere poi depredati dei loro averi; questo fatto macabro nel tempo ha fatto fiorire le numerose leggende di attività paranormale attorno a questa casa, come la presenza di fantasmi e di poltergeist, ma non solo: un altro fatto, più recente nel tempo, ha contribuito ad alimentarne il mito. Un articolo che compare nel numero del 6 settembre 1955 del Secolo XIX, firmato dallo storico e giornalista voltrese Carlo Dall’Orto, riporta un macabro rinvenimento nei pressi della Cà de Anime, ad opera di tre membri della famiglia Canepa, abitanti di una cascina lì nelle vicinanze: i tre stavano ricavando una “fascia” sul terreno di loro proprietà, quando, nel rimuovere una grossa pietra, a circa mezzo metro di profondità, il masso è precipitato trascinando con sé della terra e un insieme d’ossa [...] Una perizia necroscopica ha permesso di stabilire, basandosi specialmente sulla forma delle tibie (le ossa meglio conservate) che si tratta di resti di un essere umano seppellito moltissimi anni addietro. Impossibile per ora stabilire a quale epoca si possa far risalire la morte. Gran

parte delle ossa, estremamente fragili per la calcificazione, si sono sbriciolate. I più scettici hanno subito identificato questi resti come quelli di uno dei numerosi soldati caduti durante le campagne napoleoniche nel nostro territorio (ricordiamo l’esistenza della zona “cian dei franseisi” poco sopra la Cannellona), come in parte confermato dal ritrovamento di alcuni bottoni e monete vicino ai resti: potrebbe trattarsi dei resti di uno dei molti militari caduti nelle battaglie combattute nella zona tra le forze austriache e quelle genovesi e francesi. Tra l’altro, nei ruderi di una casupola, contigua al punto in cui è avve-

nuta la scoperta, sono stati rinvenuti una specie di distintivo rotondo, ben conservato, su cui sono incise un ancora e due bocche da fuoco incrociate, con l’iscrizione “equipage de la flottille n. 24”, una medaglietta di rame molto corrosa, e una moneta da 5 centesimi del regno di sardegna, recante la data del 1826. Ma un fatto in particolare, confermatomi a voce dal signor Canepa, ha attirato la mia attenzione: il contadino Canepa afferma di aver visto, mescolati alle ossa, alcuni pezzi di tela di juta, il che potrebbe far pensare che l’essere umano sia stato sotterrato chiuso in un sacco. A Voltri il fatto ha suscitato molti commenti, specie tra il popolino che ha dato il via alle più strane e fantastiche ipotesi e non ha mancato di giocare al lotto i numeri relativi all’avvenimento. Il corpo quindi sarebbe stato riposto in un sacco di juta e successivamente seppellito; questa pratica, da quanto ho potuto apprendere da studiosi di antropologia e di storia militare, non era assolutamente usata per la sepoltura di soldati caduti in battaglia: questo potrebbe dimostrare, sebbene in minima parte, l’estraneità della vittima nelle vicende di guerra in epoca napoleonica, e confermare (il condizionale è d’obbligo) la “leggenda” degli omicidi nella locanda della morte. (m.s.)

re percorsi, natura, sport, cultura, musica e gastronomia: questi i principali ingredienti della seconda, riuscitissima, edizione di “Passaggi”, una manifestazione che mette in mostra le eccellenze dell’entroterra, in particolare della Valle Stura e del circondario di Rossiglione; un evento che, nella giornata di domenica 19 giugno, ha riproposto con grande successo la tradizione delle feste di campagna e ha permesso ai numerosi visitatori di conoscere il territorio e i suoi prodotti. Percorsi tematici su itinerari e sentieri nella bassa e nell’alta Valle Gargassa, in un territorio dalle grandi peculiarità all’interno del Beigua Geopark dove si sono potuti degustare i prodotti enogastronomici proposti nelle varie degustazioni: tra i molti prodotti, quelli tipici della valle, come il latte e i formaggi, le confetture e le conserve, il miele, le focacce tradizionali, la farinata, le frittelle, le frittate di erbe selvatiche, i salumi, le carni e le salsicce, la polenta e poi le torte dolci e salate, i gelati e sorbetti. Per gli amanti del trekking e della mountain bike invece vi sono stati due percorsi dedicati alla scoperta dei sentieri del territorio e dell’anello della Val Gargassa, famoso per i suoi canyons e per la bellezza del paesaggio; per gli appassionati di musica invece un vasto programma curato dal gruppo musicale folk tradizionale “Quei de Rsciugni” dedicato a tutte le età: in

particolare segnaliamo il concerto del coro delle “Rocce Nere”, il concerto di Lorenzo Piccone, il rock’n roll dei Nobel Goes Banana e la musica elettronica di Travinho e Simone Piombo, entrambi dellaNoise Events, che annualmente organizza importanti festival di musica elettronica proprio a Rossiglione. Alla manifestazione, cofinanziata dal Comune di Rossiglione (che, inoltre, mette a disposizione le navette), hanno collaborato anche il Gruppo Alpini, le squadre locali Rossiglione Amatori Calcio “Vamos Furie”e USD Rossiglionese 1924, il Gruppo Operatori Economici Rossiglione 2000, Noise Events, Auser, e il Club Fotografando.

Matteo Serlenga

S

abato 25 e domenica 26 giugno invece sarà la volta della due giorni del “Cantacian”, ovvero la suggestiva festa tra i carruggi della Borgata Superiore, tra stand gastronomici, allestimenti floreali a tema “le favole” e tanta arte e pittura. Spazio anche per i più piccini, con laboratori e giochi gratuiti per bambini. Infine, domenica 26, “Pieghevolissimevolmente”, il ritrovo delle bici pieghevoli. Il tutto è organizzato dal Gruppo Operatori Econimici “Rossiglione 2000” e dal Comune di Rossiglione, con la collaborazione del museo “Passatempo”.

Tari 2016: i commercianti di Campo Ligure e Rossiglione pagano il doppio di Masone

Stesso servizio e gestore, ma doppia tariffa F orse nessuno si era mai preso la briga di fare un confronto tra le Tariffe TARI (rifiuti) nei 3 Comuni della Valle Stura. Il risultato che ne deriva lascia semplicemente “di stucco”. Ho letto e riletto più volte le delibere consiliari perché francamente pensavo di aver sbagliato i calcoli, ma alla fine mi sono arreso. È proprio così: a parità di servizio, erogato dallo stesso gestore a fronte dello stesso appalto, gli esercizi commerciali di Rossiglione e Campo Ligure sono soggetti ad una tariffazione pressoché doppia rispetto a Masone. Capirne i motivi è veramente una missione al limite del possibile Chi ha definito a livello nazionale il processo di calcolo della TARI deve avere una mente talmente diabolica che non lascia possibilità di comprensione ai comuni mortali. Le variabili in gioco sono molte così come sono tanti i coefficienti da

applicare e che possono variare di anno in anno. Francamente i margini di manovra dei singoli Comuni sono limitatissimi e marginali. Rimane però la sostanza del problema che si traduce in una chiara e inaccettabile ingiustizia tariffaria, perché chi possiede un locale commerciale a Campo Ligure o a Rossiglione non può pagare il doppio di un suo collega di Masone, a parità di superficie ed essendo soggetto allo stesso identico servizio che è esercitato dalla

stessa ditta e regolato dallo stesso contratto di appalto. Questo senso di ingiustizia è probabilmente aggravato dal fatto che si è ormai portati a pensare che esista una reale Unione tra i Comuni e che questa sia in grado di fornire servizi se non altro omogenei ed equilibrati su tutto il territorio anche rispetto alla distribuzione dei costi. Certo è che ora i Comuni dovranno trovare una soluzione di riequilibrio per colmare

l’iniqua tariffazione della TARI nei 3 Comuni della Valle Stura e in aggiunta il Comune di Rossiglione dovrà anche capire e spiegare l’aumento medio di circa il 17% delle tariffe commerciali rispetto al 2015. Giovanni Oliveri

Qui Voltri

T

ra le feste di Voltri da segnalare la celebre “lumacata”, organizzata dal circolo del Partito Democratico della Val Cerusa, che vanta ormai più di cinquant’anni di tradizione; una festa che attira ogni anno, complice il fresco, tantissimi giovani del territorio, anche grazie ai numerosi concerti che si svolgono nella piazzetta dei locali del circolo. (m.s.)


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Intervista in esclusiva a Mariano Pastore, Presidente della Cantina Sociale di Mantovana

Puntare sulla qualità e sul prodotto di nicchia MATTIA NESTO

statuto – prosegue nel discorso – D’ora in avanti la Cantina Sociale di Mantovana si occuperà anche di agricoltura e accetterà anche una nuova tipologia di socio”. Qual è questa nuova tipologia?: “Si tratta del socio finanziatore – ci risponde prontamente Pastore – ovvero quella persona che, credendo nella Cantina Sociale di Mantovana, con un capitale di base di 500 euro a salire, dà il suo contributo, ricevendo in cambio un tasso tra il 2 e il 3%. Quindi, me lo si lasci dire, un buon tasso di interesse”. Domandiamo al Presidente il perché di questa scelta volta al rinnovamento: “La risposta è molto semplice – afferma Mariano Pastore – abbiamo bisogno di liquidità per non essere troppo dipendenti dalle banche ed assicurare a tutti quanti i nostri soci che ci forniscono il

@ @Mattia Nesto

“P

arliamoci chiaramente: se noi piccoli produttori vitivinicoli pensiamo di volere fare la concorrenza alla grande, grandissima distribuzione possiamo pure alzare bandiera bianca. Invece occorre puntare sulla qualità, genuinità e unicità dei nostri prodotti: piccolo è bello ma anche e soprattutto buono”. In questo modo potrebbe essere riassunta la filosofia che guida Mariano Pastore, Presidente della Cantina Sociale di Mantovana da noi raggiunto per un’intervista in esclusiva. Pastore, nato a Castelnuovo Scrivia il 15 luglio del 1941, è “tortonese, anzi lombardo di cultura ma poi ho sempre lavorato nell’alessandrino, a stretto contatto con l’ambiente e con il territorio”. Un amore speciale quello con il territorio maturato sin dagli anni della giovinezza quando la famiglia si trasferì a Sezzadio, presso la cascina “Bandiasso”. Questa cascina, di 400 ettari (80 dei quali, nei periodi d’oro, coltivati a vini “Gancia”, i classici bianchi) hanno lasciato un ricordo fortissimo in Mariano Pastore che infatti, dopo essersi diplomato alla Scuola Agraria di Voghera ed aver svolto il servizio militare con gli Alpini, è entrato come impiegato all’Unione Agricola Alessandrina. Da qui, in una rapida carriera ricca di soddisfazioni, è approdato alla Presidenza della Cantina Sociale di Mantovana, dopo esserne stato per molti anni un socio: “La volontà di candidarmi a Presidente – ci spiega Pastore – è spiegata dal fatto che, a mio modesto avviso, non mi fossi speso abbastanza per la Cantina. Una volta insediato, di comune accordo con il nuovo Consiglio Direttivo, abbiamo modificato lo

vino di essere pagati, in diverse tranche, prima, durante e dopo la raccolta. Questo è un fatto fondamentale per noi”. E quali sono i gusti della vostra clientela?: “I nostri clienti apprezzano i vini classici – dichiara il Presidente – quindi in particolar modo i vini fermi come Barbera, Dolcetto e Cortese. Molti poi lo acquistano nelle cosiddette bag in box – prosegue Mariano Pastore – perché è un modo pratico e comodo per conservare il vino”. Al termine della nostra intervista, dopo averci offerto un buon calice di rosé e averci fatto assaggiare dei succulenti agnolotti di Castelferro, il Presidente Mariano Pastore ci dice: “La Cantina Sociale di Mantovana è già proiettata verso il futuro e stiamo pensando di curare prodotti di nicchia, biologici ed ecosostenibili.”.

Un prete tuttofare

Giovedì 16 giugno è stata inaugurata a Basaluzzo una struttura al passo con i tempi

Una biblioteca digitale e tecnologica “H o voluto rendere la nuova Biblioteca Civica di Basaluzzo il più tecnologica e digitale possibile. Grazie alle mie conoscenze da informatico l’intero catalogo è completamente e gratuitamente consultabile da internet, senza doversi muovere da casa all’indirizzo: https://bibliotecabasaluzzo.wordpress.com/” con queste parole, gonfie di orgoglio per il lavoro compiuto, ci ha accolti nella nuova sede della biblioteca di Basaluzzo Angelo Di Paolo, il responsabile della riapertura della struttura comunale. “Mi sono trasferito in paese da pochi mesi e fin da subito ho cercato di adoperarmi per la mia nuova comunità – ci dice Di Paolo

– Nella vita, oltre che informatico, sono anche educatore e formatore ed è quindi logico che la nuova biblioteca, ribattezzata per l’occasione Bibliotech, sarà rivolta a tutti ma in primis agli alunni delle scuole Primarie”. Il discorso di coinvolgere le scuole viene anche sottolineato dal Consigliere Comunale, Silvana Cravenna che spiega: “Già negli ultimi giorni di scuola gli alunni hanno fatto visita alla biblioteca, rimanendo piacevolmente colpiti – prosegue nel discorso – Tanto è vero che, nelle settimane successive, abbiamo già avuto numerose richieste di libri”. Il Consigliere ripercorre quindi i vari spostamenti della biblioteca a partire dal ’95: “La

ORARIO:

prima sede, quella storica, era sorta nell’attuale edificio scolastico poi, intorno al 2001, è stata spostata nell’ex Mulino – conclude l’excursus storico – per poi insediarsi qui, nei locali che la signora Fernanda Della Cha lasciò al Comune nel 2005”. Ora i saloni si presentano arieggiati e forniti di moderne librerie, ideali per una rapida consultazione dei volumi esposti: “In più, collegandosi al sito si potrà accedere ad una mappa 3D dell’edificio – illustra Angelo Di Paolo – Una sorta di affascinante viaggio telematico dove l’utente, dal pc, telefono o tablet, potrà visionare tridimensionalmente i vari scaffali, così da scegliere il libro di suo gradimento”. (m.n.)

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on Chicco, parroco di Predosa da poco più di un anno, è “protagonista” alla Sagra delle Fragole. Invitato come ospite d’onore dopo aver assaggiato le prelibatezze locali si è “tirato su le maniche” ed ha dato una mano ai membri della Pro Loco nello sparecchiare i piatti. Un vero e proprio volontariato attivo che conferma il grande impegno di Don Chicco per la comunità: dal coinvolgimento dei giovani a numerose attività promosse, Don Chicco è una figura diventata centrale per Predosa e per le frazioni. Samuele Anastasio

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l’inchiostro fresco

RONDINARIA

Giugno 2016

La trebbia di Domenico Bisio

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i vero ci voleva un trattore di plastica. Il resto lo faceva la fantasia. La scatola delle scarpe di mia mamma era la trebbia e quella dei miei sandali l’imballatore. Indispensabili erano poi i botti dell’Orsi a testa calda e gli sfrigolii tra le cadenze calcolate del menelich: un mix elaborato in sincrono dalle mie corde vocali, compreso l’urlo della sirena. La trebbia non cominciava mai il suo polveroso lavoro senza avvisare del pericolo in agguato. Io ero l’interprete assoluto di tutti i personaggi in scena, dal trattorista a chi inforcava i covoni, dal caricatore dei sacchi di grano al trasportatore sulla cascina delle balle di paglia. Non avevo bisogno di un regista. Conoscevo gesti e copioni a memoria: le battute ridicole, i richiami, le imprecazioni. Arrivare per primo al banco dei faramigni voleva dire guadagnarsi in un giorno la paghetta di una settimana. Da solo, a 10 anni, riuscivo a soddisfare in abbondanza le esigenze di chi lavorava alle forchette dell’imballatore. Mi ero creato una fama. La mia presenza era diventata abituale per i cascinali, presso i quali avevo acquisito il diritto alla colazione come i grandi, al bicchiere d’acqua e limone ogni due ore e alla pausa merenda. Ma io non avevo tempo per la merenda, dovevo costruire un robusto raffio a quattro rampini di doppio fil di ferro intrecciato, richiedeva abilità e competenza. I miei gräfi erano i più affidabili di tutto il vicolo. Prima o poi a qualche vicina sarebbe caduto il secchio nel pozzo ed io non potevo perdere l’occasione di rendermi utile. Il rotolino del faramëi avanzato, scivolando nella tasca dei calzoncini, non andava certo sprecato. A casa mi sarebbe servito per agganciare il trattore alle scatole delle scarpe… cioè alla trebbia e all’imballatore. La mia macchina andava a fantasia, che ad un bambino della Bastëja non mancava mai. Come l’urlo della sirena, perché la trebbia non cominciava il suo lavoro senza avvisare che la mia immaginazione si stava mettendo in moto. Dom&Nico BISio

Castelletto si conferma uno dei luoghi più dinamici di Rondinaria con una manifestazione riuscitissima

Aria di festa sull’Orba all’insegna dello sport U n mese di maggio all’insegna dello sport a 360°, iniziato sabato 21 maggio al Palazzetto di Castelvero a Castelletto d’Orba, dove è stata protagonista la Polisportiva comunale, che da due anni organizza eventi sportivi e manifestazioni che coinvolgono un gran numero di ragazzi di ogni età. Una festa che ha raccolto ben 200 bambini, che si sono cimentati in varie specialità, hanno avuto la possibilità di provare il gioco del rugby, cimentarsi nel tamburello, nel Ju-jutsu, e nel pencak silat, un’antica arte marziale che arriva dall’Indonesia, nel pattinaggio, per poi divertirsi con il calcio e per alcuni anche con il battesimo della sella, emozionanti giri su pony e cavalli. “La Polisportiva sta cercando di ampliare il ventaglio delle proposte sportive - spiega Mario Ozzano, Presidente del gruppo castellettese - perché oltre al calcio ed al pattinaggio, sport accessibili e di grande lustro, nel caso del pattinaggio, con una tradizione trentennale e successi a livello regionale e nazionale, sia possibile conoscere altre specialità, come il tamburello, le arti marziali, il Ju-jutzu, per i quali abbiamo la possibilità di disporre, all’interno del Direttivo, di altrettanto bravi istruttori quotati e affermati a livello nazionale”. Domenica 22 maggio ha preso il via la competizione calcistica “6° torneo Telethon”, riservato agli esordienti 2004, pulcini 2005–2006-2007. Un consueto appuntamento con lo sport, che da tempo viene preparato e realizzato grazie all’ impegno di Carmelo Barca, ma da due anni si svolge negli impianti sportivi della Polisportiva Comunale, in collaborazione con i Boys di Ovada e il patrocinio del Comune di Castelletto d’Orba. L’incasso è stato devoluto a Telethon. Il calendario del mese di mag-

gio si è chiuso sabato 28, con il Torneo di calcio e tamburello maschile e femminile, promosso dall’Associazione sportiva dilettantistica “Boys calcio”, intitolato “Tutti insieme per Diego”, un bambino della Val Polcevera (di cui noi avevamo già parlato in un precedente numero de “l’inchiostro fresco”, ndr), di 9 anni vittima di un grave incidente, per fortuna scampato alla tragedia. Vi hanno partecipato gli amici del tamburello di Varazze, di Finale Ligure, l’A.t.D. Paolo Campora di Ovada, l’A.t.D di Genova Voltri e l’A.t.D di Basaluzzo, un gran numero di sportivi, tutti insieme per lo sport, tutti uniti nella solidarietà. Marta Calcagno

Inaugurata la mostra “Il mio paesaggio.. dialogando con la natura”

L’arte di Luzzani a Bosco I n occasione dell’apertura del salone mostre e conferenze del complesso monumentale Santa Croce di Bosco Marengo è stata inaugurata sabato 14 maggio la mostra antologica del Maestro Ermanno Luzzani dal titolo: “Il mio paesaggio…dialogando con la natura”. Una raccolta di opere pittoriche, che E. Luzzani ha disposto esemplarmente, seguendo l’iter cronologico della sua formazione artistica, dagli esordi negli anni ’70, fino ad oggi. Uno straordinario percorso di vita e arte a partire dalle sue prime esperienze a contatto con la natura, nella Lombardia della sua infanzia, in cui si è originato un profondo e intimo dialogo con la natura, destinato a diventare sempre più costruttivo ed edificante, capace di trasformarsi, di mutare, ma non perdersi mai. All’osservazione diretta degli angoli suggestivi del bosco, Luzzani mescola lo studio attento e paziente degli aspetti più minuti, degli effetti della luce. Ed

è la luce che attrae magicamente la sua attenzione, è la luce capace di suscitare inusitate sensazioni, di dare forma, sempre più concretamente, alle emozioni interiori, che diventano spunti per singolari espressioni artistiche. Gli studi di Luzzani negli anni seguenti cambiano prospettiva, si ispirano alla natura della terra Piemontese, in cui egli si trasferisce, dalla quale trova un nuovo impulso creativo e una perfetta sintonia emotiva, tanto che il dialogo si rinnova, pieno di vita, nutrito dalla stessa attenzione alla scoperta, quella stessa che aveva caratterizzato la giovinezza, affinata da uno sguardo ancora più profondo e intenso. Non potevano mancare le congratulazioni delle rappresentanze comunali, che hanno favorito l’allestimento della mostra, e dell’Associazione amici di Santa Croce che organizzano con grande impegno tante iniziative di promozione artistica e culturale . Marta Calcagno

Concerto a Santa Croce

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i è svolto sabato 7 maggio alle ore 16:00, nel pieno delle celbrazioni per la festa patronale, presso l’Abbazia di Santa Croce, con la sempre preziosa collaborazione degli Amici di Santa Croce e il patrocinio del comune di Bosco Marengo, il concerto di musica sacra e profana “Dalle Fiandre a Mantova” (la musica intorno a Pio V), breve viaggio per tre e quattro voci a cappella. Il coro Baghdad Cafè di Genova, magistralmente diretto dal maestro Bruno Pestarino, ha eseguito le musiche di diversi autori, ovvero Compière, Desprez, Festa, Arcadelt, Da Palestrina, Marenzio, Brachrogge e Monteverdi. Daniele Cifalà


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RONDINARIA

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Domenica 10 luglio un appuntamento per il S. Tenente Felice Genovese

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La seconda tappa del Motogiro del Piemonte arriva a Capriata d’Orba

Le penne nere di Capriata Moto….scollinando “Q I @ @Mattia Nesto

ba presso l’Edificio scolastico di via Brizzolesi, vi sarà una sfilata per le vie del paese che vedrà la presenza anche dei gruppi di Silvano, Castelletto e di altri paesi limitrofi di Rondinaria. Nell’attesa delle penne nere, a Capriata si stanno già preparando speciali “gelati tricolore” per festeggiare degnamente il passaggio degli alpini in paese. “La voglia di fare squadra c’è tutta – afferma in conclusione Carlo Ottria, una storica “penna” capriatese – Anche perché il Gruppo Alpini di Capriata, dopo oltre quarant’anni, è stato ricostituito attorno al suo gagliardetto e tutti insieme stiamo pensando ad una serie di eventi ed appuntamenti che coinvolgano l’intero paese anche nel prossimo futuro”.

uesta seconda tappa del Motogiro del Piemonte 2016 è stata pensata per Capriata d’Orba e per il suo territorio: una sorta di corsa turistica in moto dove il comune denominatore sarà il divertimento e la scoperta della nostra terra”, in questo modo Claudio Gaglione, Responsabile della Sezione “Gimmy della Madonnina dei Centauri” di Capriata, ci spiega le motivazioni ideali riferite al moto giro previsto per domenica 26 giugno. “Sarà una giornata speciale pensata per tutti coloro che amano le due ruote – ci dice Gaglione – In più domenica 26 sarà anche la festa del paese: quindi un’occasione più unica che rara per fare doppiamente festa”. Domandiamo al Responsabile della sezione capriatese chi siano gli organizzatori della manifestazione: “Una grossa mano ce l’ha data l’associazione motociclistica Madonnina dei Centauri di Alessandria e l’Ente Manifestazioni di Capriata d’Orba – risponde pronto Claudio Gaglione – Un grazie particolare va poi a Vittorio Carlevaro, il vicepresidente della sez. Gimmy, senza il quale non si sarebbe potuto organizzare nulla” e Merlo Alfredo consigliere e collaboratore, inoltre ringrazierei i tesserati e non tesserati, che in quella giornata daranno il loro contributo alla buona realizzazione della manifestazione. Quale sarà il programma della giornata?: “Dalle ore 9 sino alle ore 11.30 in piazza Garibaldi a Capriata ci si potrà iscrivere – afferma il nostro interlocutore – Quindi, una volta fatta colazione presso il bar Sole Luna, si partirà per Gavi via Francavilla sino a toccare prima Carrosio e quindi arrivare a Voltaggio. Qui si prenderà un aperitivo al Bar Pasticceria Vultabia. Successivamente – prosegue nella descrizione del

programma – Si andrà sul Tobbio, agli Eremiti e quindi si scenderà da Bosio a Mornese poi ancora Tramontatino e Capriata”. A questo punto il giro sarà finito?: “Niente affatto – afferma Gaglione – Dopo aver consumato il primo, offerto dall’Ente Manifestazioni presso la bocciofila del centro sportivo Don Angelo Campora, ci si sposterà a Basaluzzo ed a Castel Spina, passando per Bosco Marengo, Casalcermelli e Castellazzo Bormida. Una volta qui si andrà a Sezzadio dove presso l’Osteria degli Amici si gusterà il secondo. Infine – continua il responsabile di sezione – si tornerà a Capriata attraverso Predosa. Un giro che come si può facilmente evincere pone Capriata al centro di tutto”. Chiediamo a Gaglione che cosa prevede ancora il programma: “A Capriata – dice il nostro interlocutore – oltre alla riconsegna del road-book (cartoncino e cartina stradale con segnati i vari passaggi lungo il percorso, ndr), vi sarà la possibilità di realizzare una piccola prova di abilità che permetterà l’accumulo di punti utile per il primo premio finale”. L’edizione dello scorso anno aveva registrato 240 iscritti e le speranze sono quelle di aumentare questo numero. “Il 26 giugno sarà una bella festa su due ruote” dice sorridendo Claudio Gaglione.

LA FESTA PER STARE

danibelsrl

l prossimo 10 luglio a Capriata d’Orba sarà un giorno molto speciale: infatti il locale gruppo Alpini, in collaborazione con quello di Novi Ligure e sotto la supervisione della Sezione di Alessandria, ha organizzato un raduno in memoria di un illustre compaesano: il S. Tenente Felice Genovese, tragicamente scomparso il 22 giugno 1970, precipitando, assieme al Capitano Piero Zorzettig di Cividale del Friuli, mentre con un Piper di ricognizione sorvolava il Monviso. “Questa manifestazione è nata una sera di qualche mese fa – ci informa Roberto Gemme, membro del Gruppo Alpini di Capriata d’Orba da noi raggiunto nella sede A.N.A. di Novi Ligure – quando abbiamo deciso, assieme agli amici alpini Roberto Cavriani e Carlo Ottria, di organizzare una giornata in onore della memoria di una penna nera capriatese:. il S. Tenente Felice Genovese che era conosciuto da tutti in paese come

Nico – prosegue Gemme – Nato a Novi Ligure era cresciuto a Capriata, segnatamente alla Cascina California, detta anche Villa Orsini e successivamente alla Cascina Belvedere. Era un ragazzo simpatico e pieno di vita”. L’alpino ci spiega come il S. Tenente avesse frequentato il 39° Corso Ufficiali di Completamento presso la Scuola Militare Alpina di Aosta e quindi avesse partecipato a numerose esercitazioni NATO come pilota di aerei in Norvegia, sul Brennero, sul colle La Roussa etc. “Genovese è caduto in servizio lasciandoci prematuramente – ricorda Gemme con un filo di commozione – ma è sempre rimasto nel ricordo di tutti noi”. Il raduno non avrà soltanto come protagoniste le “penne nere” di Capriata ma, dopo la deposizione di fiori alle 8.30 di domenica 10 luglio presso il Cimitero di Basaluzzo (dove il S.Tenente Genovese oggi riposa), e il successivo ammassamento alle 9.30 a Capriata d’Or-

INSIEME

Conoscere i tessuti

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ata la stagione cominciamo da quelli di seta. La seta è una bellissima fibra naturale. La possiamo trovare in diversi pesi e trame dal pesante broccato e taffetà, al leggero chiffon, satin e seta indiana, che sono le sete più usate nella confezione di capi di abbigliamento.

DAL

Consiglio: lavare in acqua fredda per mantenere la consistenza della trama. Appendere l’indumento ridandogli la forma originale, senza strizzare il capo. Controllare sempre le etichette perché alcune sete vanno lavate a secco. Maria Carla

23 GIUGNO AL 4 LUGLIO

2016

MATTIA NESTO

STADIO COMUNALE

novi ligure american bar

cocktails&beer e stuzzicheria

musica&balli

liscio e latino americano, piano bar, spazio giovani, cultura lotteria e gonfiabili esposizione di quadri tutte le sere si cambia per bimbi presentazione libri carne · pesce libreria e dibattiti e cucina del territorio

benvenuti a cena


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l’inchiostro fresco

OPINIONI E SPUNTI

Giugno 2016

Dalla vostra parte

Il testamento

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Il testamento è l’atto scritto con cui un soggetto dispone dei propri beni per il tempo in cui avrà cessato di vivere. Vediamo quali sono i vari tipi di testamento. La tipologia di testamento più semplice è quella del testamento olografo, che deve essere scritto per intero di pugno dal testatore e da costui datato e sottoscritto. Tale tipo di testamento non necessita dell’ausilio del notaio, il quale può tuttavia certamente fornire una consulenza al testatore che voglia assicurarsi di compiere un atto valido. Il contributo del notaio è invece essenziale per le altre due forme di testamento: il testamento pubblico ed il testamento segreto. Il testamento pubblico è infatti redatto da un notaio, il quale raccoglie le volontà espresse oralmente dal testatore alla presenza di due testimoni, traducendole in forma giuridica appropriata. Il testamento segreto è invece predisposto dal testatore, il quale lo consegna al notaio che attesta su un apposito atto che costui, alla presenza di due testimoni, gli ha consegnato personalmente il suo testamento. Pertanto il contenuto del testamento segreto resta riservato, in quanto nessuno può leggerlo essendo sigillato e il testatore ne vede assicurata la conservazione. Si precisa però che anche per il testamento olografo il testatore ha facoltà di depositarlo presso un notaio al fine di evitarne lo smarrimento o la sottrazione, in alternativa alla tradizionale custodia nel cassetto di casa. In ogni caso, chiunque sia in possesso di un testamento olografo di una persona deceduta è tenuto a presentarlo ad un notaio per la pubblicazione. Avv. Fabiana Rovegno

Il segreto per curare i mali del proprio corpo

Tutto quello che avreste voluto sapere sulla postura

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arlate con la gente e più volte vi capiterà di sentire pronunciare la parola “postura”, spesso in modo non appropriato. Ci sono parole o frasi che vanno di moda come appunto “postura”, (criticità, devo realizzarmi, devo trovare me stesso ecc). “La mia schiena mi fa male, ho la schiena storta perche ho una postura sbagliata”, “Ho portato per anni lo zaino che mi ha danneggiato la postura”: insomma mai un termine è stato cosi abusato con tanta confusione. Facciamo chiarezza: meglio parlare di allineamento e disallineamento. Quando si è allineati si parla di postura corretta, quando si e disallineati si parla di postura sbagliata. Un uomo in stazione eretta è allineato quando: 1) di fronte le spalle ed i fianchi (creste iliache) sono alte uguali con schiena senza curve (no scoliosi); 2) di lato la schiena è diritta senza gobba (cifosi) La causa del disallineamento? Qui purtroppo c’è molta speculazione economica, va di moda parlare di malocclusione dentale e della necessita di bites dentali. Non fidatevi di tanti studi e articoli ma provate piuttosto su di voi questo semplicissimo esperimento: da in piedi ruotate la caviglia del piede destro all’interno in modo da appiattire l’arco del piede come nel piede piatto. Sentite che la regione lombare della schiena è più incurvata e tira e fa male? “Sì!”. Questo dimostra che se il piede destro poggia male, la cresta iliaca destra ruota in basso ed in avanti ed abbiamo i due fianchi disallineati cioè una postura sbagliata! Per riallineare i fianchi occorre cambiare l’appoggio dei due piedi con plantari e scarpe

adatte; eppure ancora oggi nei “sacri testi” di medicina il piede non viene citato coma la causa del maldi schiena e del disallineamento posturale. Manipolazioni, chiropratico, osteopata, bites, fisiatra, fisioterapista, antiinfiammatori, infiltrazioni sono palliativi che non risolvono il problema alla radice. Anche i corsetti ed i busti non servono, anzi sono dannosi. Per raddrizzare “la torre di Pisa” mettiamo un supporto dalla parte dove il terreno fragile ha ceduto, non mettiamo una impalcatura (leggasi busto)! Se state a lungo seduti, acquistate un piano inclinato (dicesi cuneo) gonfiabile. Ha una comoda maniglia ed io lo porto con me anche al ristorante: mantiene la schiena diritta e bilanciata, appena resto 5 minuti su una sedia normale ho subito il mal di schiena.... guarda il caso! dott. Pietro Albano cell. 348 58 35 106 - info@footclinic.it

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hi ha assistito alla recente adunata degli alpini ad Asti avrà sicuramente colto il grande spirito di appartenenza e i valori di forza e umanità che accomunano i vari soggetti di questo corpo militare. E stiamo certi che quelle oltre centomila persone non avranno lasciato dietro di sé nemmeno una cartaccia a terra! Anzi, come omaggio, volontari hanno dato una mano a sistemare parti della città, giardini, scuole. In queste occasioni si può anche rimpiangere il vecchio servizio di leva che per tanti, specie in passato, è stata una occasione per uscire da un ambiente familiare asfittico e trovare una famiglia più ampia con regole precise e responsabilità da rispettare senza sconti, un contributo alla formazione e alla maturità. Poi qualcuno lo ricorderà come un anno di tempo “perso”, altri come un’occasione per togliersi un po’ di “fame dalle ossa”

L

Riflessioni a ruota libera di Ester.

Servizio educativo o un periodo di gran goliardate cameratesche. Resta il fatto che al ritorno a casa i ragazzi erano cresciuti e con una visione diversa delle cose. Personalmente ho conosciuto persone che pur non avendo fatto il servizio militare hanno avuto un percorso e una scuola di vita ben più formativa e se vogliamo più avventurosa di

altri coetanei, ma questo per loro indole, spirito di iniziativa e ambizione. Diciamo che, invece, farsi un po’ di militare negli alpini, zaino e tenda in spalla su per i monti al freddo, per chi oggi ama solo la vita comoda e facile, non sarebbe una cattiva scuola di vita! Ester Matis

La voce del fisioterapista: come mantenersi in forma nonostante l’età

Il trauma sportivo acuto C on l’inizio della bella stagione sia gli adulti che i più piccoli hanno incrementato le attività all’aria aperta; corsette, partite di pallone, nuotate e tornei di beach volley sono ormai un appuntamento fisso dell’estate. Se questo è sicuramente un aspetto positivo per

Aperitivi letterari a Novi a libreria Mondadori di Novi Ligure ha aperto il ciclo di aperitivi letterari il 27 maggio con la presentazione del libro “La figlia sbagliata” di Raffaella Romagnolo. L’autrice casalese (ma residente a Rocca Grimalda), insegnante e collaboratrice con “Il Secolo XIX” è candidata, grazie alla sua ultima fatica letteraria, al prestigioso Premio Strega. Un’opera che fin dal ritmo della narrazione presenta un certo scarto rispetto a “Masnà”, il libro che l’ha fatta conoscere a un vasto pubblico. Più epico quello, più intimistico l’ultimo. In una cittadina di provincia un infarto stronca la vita

Ester… nando…!!!

di Pietro Polizzi. La moglie, Ines, la protagonista della vicenda, un “fuoco di volontà” che tuttavia reprime tutto ciò, a vantaggio di una vita ragionevole, non si comporta nel modo che tutti si aspetterebbero: non chiama i soccorsi, non avverte nessuno. Inizia, anzi, a questo punto un viaggio interiore al termine del quale scopre che nella sua vita di razionale c’è stato ben poco. Una vicenda paradossale, a tratti cinica, che tuttavia presenta una profonda morale: mai soffocare le proprie pulsioni, pena il rischio dell’infelicità. Federico Cabella

la qualità della vita di una singola persona, il rovescio della medaglia è un’aumentata percentuale di possibili traumi. In questo numero vorrei darvi quindi alcuni piccoli suggerimenti per poter affrontare con più sicurezza un trauma sportivo acuto di lieve entità. Sebbene il mio primo consiglio sia quello di rivolgervi il più velocemente possibile ad un professionista sanitario, nell’immediato esistono alcuni accorgimenti da adottare. Protocollo P.R.I.C.E. (Protection, rest, ice, compression, elevation) da effettuare nei primissimi minuti dopo il trauma. • Protezione: assicurarsi di non sforzare la zona interessata al trauma (es. non correre dopo una distorsione di caviglia) • Riposo: più precisamente considerato come un riposo “relativo” e non “assoluto” (es. eseguire movimenti indolori) • Ice: applicazioni di ghiaccio locale per non più di 10/15 minuti ogni 2 ore circa • Compressione: eseguire un bendaggio compressivo per diminuire

il più possibile la formazione di versamento • Elevazione: cercare di tenere la zona interessata un po’ elevata in modo da permettere un drenaggio migliore dei liquidi. A questo protocollo, eseguibile anche da persone “non addette ai lavori”, seguono le sue due evoluzioni POLICE (Protection, Optimal Loading, Ice, Compression, Elevation) e MEAT (Movement, Exercise, Analgesics, Treatments) da eseguire esclusivamente sotto stretto controllo di fisioterapista. Simone Berrino

Riceve su appuntamento Tel. 393 4353899 simoneberrinofisioterapista@gmail.com


L’anniversario ad Urbe

Alpi o Appennino Ligure? Una breve analisi geomorfologica del nostro territorio

Faiallo, là dove cominciano le Alpi A

lle elementari tutti abbiamo imparato la filastrocca “ma con gran pena le reca giù” per ricordare meglio la suddivisione delle Alpi; quanti di noi però conoscono precisamente i confini della catena montuosa più alta d’Europa? Di norma secondo la Convenzione delle Alpi (trattato stipulato nel 1991 tra le principali nazioni appartenenti al gruppo alpino per elaborare una politica comune di protezione del territorio), le Alpi vengono fatte cominciare dal Colle di Cadibona (SV), in Val Bormida, e terminano nei pressi di Vienna, per una lunghezza totale di 1200 km. In realtà esistono varie scuole di pensiero: la più “estrema” è probabilmente quella creata nel 1995 dalla CEE che arriva a comprendere l’intera Baviera, l’intera Austria e tutta l’Italia settentrionale compreso l’Appennino tosco-emiliano, facendo raggiungere alle Alpi una superficie di ben 450.000 kmq e una popolazione di 70 milioni di abitanti. Una suddivisione molto interessante è quella di natura geologica, secondo la quale il capoluogo ligure diventerebbe discriminante come punto di incontro tra Alpi ed Appennini: infatti la linea immaginaria che va da Sestri Ponente a Voltaggio verrebbe interpretata come limite geologico tra le due catene montuose. Secondo questa tesi quindi anche il passo del Faiallo (o Fajallo) e le relative principali vette entrano a tutti gli effetti a far parte delle Alpi ed in particolare del gruppo di Voltri, caratterizzato da uno dei più estesi gruppi di rocce di derivazione ofiolitica affioranti come serpentiniti e calcescisti. Le ofioliti alpine del gruppo di Voltri rivestono importanza fondamentale perchè, grazie agli affioramenti presenti, è stato possibile ricostruire il processo metamorfico (ossia le trasformazioni dovute a pressione e temperatura) che ha portato

alla situazione geologica attuale. Un buon punto di osservazione per farsi un’idea più concreta di queste meccaniche geologiche è il Monte Dente, (1007 mslm) da dove si apre una visione panoramica sulla Val Cerusa, della quale si può ammirare il paesaggio brullo e scosceso, dominato sullo sfondo da calcescisti con affioramenti di rocce serpentinitiche riconoscibili dal loro aspetto frastagliato. Luca Serlenga

Riceviamo e pubblichiamo un’altra pagina di storia

A proposito del Bric Manfrei

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n relazione all’articolo apparso nel numero di Aprile titolato “Bric Manfrei” del vostro periodico (pag.8), riguardante i “duecento caduti” repubblichini, fucilati sul Monte Manfrei, pregherei l’autore dell’articolo di documentarsi meglio e di fare uno sforzo di approfondimento prima di fare affermazioni decisamente generiche e infondate, frutto forse di recenti ondate di revisionismo, offerte anche dal sig. Gianpaolo Pansa, con i suoi improbabili libri

destinati a chi aveva interesse a denigrare la Resistenza. Questa è la storia nota a tutti, soprattutto nella valle dell’Orba, che nessun massacro fu effettuato dai partigiani a Manfrei. Lo testimoniano anche le sentenze di vari tribunali che nel tempo hanno assolto con formula piena Domenico Patrone, detto “Triste” o “Mingo”, comandante del distaccamento “Calcagno” della Brigata “Buranello”, accusato di aver ordinato l’eccidio di più di duecento appar-

tenenti alla Divisione di Fanteria di Marina “San Marco” della Repubblica di Salò, partigiano che ho avuto l’onore di conoscere, più di quaranta anni fa e che ci ha lasciato da pochi anni. Nel tentativo di fare chiarezza, si può ricordare quanto scritto addirittura sulla rivista dei reduci della ex Divisione “San Marco”, nel numero 20 del giugno 1998, dove è riportata la testimonianza del tenente repubblichino Giorgi, che dice di essersi arreso il 25 aprile, con tutta la sua compagnia, ai partigiani in località Palo, da dove poi furono condotti in Vara. Dopo tre giorni lui rimase prigioniero a Piancastagna, mentre tutti gli altri furono condotti, in treno, dalla stazione di Rossiglione a Sestri Ponente e consegnati agli alleati, tranne 6 sottoufficiali che vennero fucilati. Nella sua testimonianza al processo, Patrone parla di una ventina di marò che si presentano al Sassello, tra l’altro portando prigioniero il loro comandante Fantoni, tra i più violenti nei confronti dei par-

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omenica 26 giugno si terrà a Urbe, nei pressi del bric Manfrei, la cerimonia in onore dei caduti del Manfrei, con una Messa prevista per le ore 11. La commemorazione è frutto della collaborazione di volontari, associazioni d’Arma, associazione Famiglie Caduti e Dispersi della RSI, e della Onlus “Croce al Manfrei”, associazione proprietaria del terreno dove fu eretta una croce dal dott. Zunino, con autorizzazione dell’Onoranze Caduti in Guerra del Ministero della Difesa. La commemorazione si inserisce in una serie di cerimonie volte a non far perdere il ricordo di avvenimenti anche tragici della nostra storia recente o recentissima. L’episodio, tra i più dibattuti della storiografia moderna è stato trattato spesso su questo giornale e, come “l’inchiostro fresco”, siamo sempre a disposizione per nuovi e più approfonditi contributi. Rimane infatti fermo, almeno in questa redazione, la volontà di cercare di informare il più possibile i propri lettori sui fatti di ieri, di oggi e, perché no, di domani. La Redazione

tigiani e della popolazione, che terrorizzava con arresti, torture e uccisioni a sangue freddo, che fece fucilare il rossiglionese don Domenico Minetti, parroco della Maddalena di Sassello. Era talmente odiato anche dai suoi sottoposti, che poi furono loro stessi ad eseguire la fucilazione, dopo la condanna del tribunale partigiano, in cui don Berto era stato l’avvocato difensore. Buona parte dei partigiani della Buranello poi va a Genova per partecipare all’insurrezione e lì rimangono fino alla smobilitazione. Altre testimonianze confermano questi fatti, ma non bisogna neanche dimenticare che nella “Buranello” militava anche don Berto, sempre nel ruolo di avvocato difensore nei processi che i partigiani facevano ai fascisti catturati, che si sarebbe opposto energicamente ad un simile eccidio se qualcuno lo avesse proposto o ne avrebbe denunciato il fatto, come era nella sua natura di uomo e di prete. Infine la documentazione dei morti

accertati nella zona del Sassellese dopo il 25 aprile annota 6 fucilati nel cortile del Carcere di Sassello e 14 o 15 ignoti riesumati, riconosciuti comunque appartenenti alla “San Marco”. Mi fermo qui con una riflessione: sono orgoglioso ed onorato di essere figlio di un partigiano comunista, che in quei monti ha combattuto contro fascisti e tedeschi ed ancora adesso serbo di “Triste” uno splendido ricordo, quello di un uomo tutto d’un pezzo, senza fronzoli, che ti guardava dritto negli occhi e ti diceva chiaramente quello che pensava. Bruno Pastorino figlio di Alberto detto il “Moro”, decorato di Croce di Guerra per attività partigiana

Dopo oltre due mesi di approfondimenti l’autore dell’articolo di aprile ritiene, per correttezza, la cifra riportata, inverosimile. Questo è per dovere di etica e di professionalità. (m.s.)


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l’inchiostro fresco Giugno 2016

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Storia di un piccolo mago e di un grande risultato

La favola di un nonno e di una nipotina

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Scuola “Giuseppe Sa

Spettacolo

Gli alunni della Scuola dell’Infanzia di Voltaggio

S

M

i chiamo Enrico e abito a Busalla. Sono nonno di due magnifiche nipotine, Sofia di 11 anni e Marta di 8 anni. Un giorno accompagnavo Marta a casa ed in cielo c‛erano quelle nuvole bianche simili alla panna montata. Si parlava di Sofia che di lì a poco avrebbe compiuto gli anni. Andando avanti nel discorso feci notare a Marta che ambedue, col trascorrere degli anni, sarebbero diventate anche loro mamme. Lei mi guardò dicendomi: “Ma tu sarai volato in cielo!”. A quelle parole mi prese un nodo alla gola, le risposi: “Il tuo è un ragionamento giusto. Quando vorrai ricordarti del nonno, e così farà anche Sofia, basterà aspettare di vedere spuntare nel cielo queste stesse nuvole di panna montata. Se osserverai con attenzione vedrai il nonno che ti saluterà con la mano dall‛alto”. Ci incamminammo verso casa e, lo confesso, qualche lacrima mi inumidì gli occhi quando aprii l‛uscio. Nonno Enrico per Sofia e Marta

abato 4 giugno a Crodo, in Val Formazza, è avvenuta la premiazione di un concorso per scuole dell‛infanzia durante il quale è stata premiata una favola inedita con contenuti a sfondo ambientale-naturalistico. Il primo premio ex aequo del Concorso è stato vinto dall‛asilo di Voltaggio. Questo il testo vincitore

È

sempre bello poter raccontare di storie semplici e genuine basate su piccole cose che, pur nella loro semplicità, conducono queste storie al classico “lieto fine”. Succede che durante l‛inverno l‛Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte invii una mail a tutte le scuole della Regione per portarle a conoscenza di un concorso letterario intitolato “La fiaba di montagna”, indetto dall‛associazione “Ossola: Dimensione verde” con il patrocino del Comune di Crodo (VB), in Val

Formazza. Tema della prima edizione era “Montagna: un mondo fantastico”. Succede che Cinzia e Paola, le due giovani ed intraprendenti insegnanti della scuola per l‛infanzia di Voltaggio, decidano di partecipare. “Abbiamo visto il bando e subito abbiamo ritenuto di avere a disposizione materiale adeguato all‛iniziativa” spiegano le maestre. E continuano: “Da tanto tempo utilizziamo un personaggio di fantasia, il piccolo mago Wizz Wizz, per supportare le tematiche didattiche che sviluppiamo durante l‛anno scolastico. Chi meglio di lui poteva essere il soggetto di una fiaba ambientata in un mondo fantastico come la montagna?” Da dove nasce questo personaggio? “Ogni anno in primavera dedichiamo una giornata alla visita di una piccola fattoria di Fraconalto, gestita

L

e classi terza e quarta primaria festeggiano la chiusura dell‛anno scolastico con un breve spettacolo di canti. Mercoledì 8 giugno, nella palestra della Scuola F.lli Puppo di Rossiglione, le classi terza e quarta primaria hanno concluso l‛anno scolastico salutando genitori, parenti ed amici con uno spettacolo musicale. Il tema che accomuna questi brani è l‛amore: fraterno, religioso, per la mamma, per il papà, per il mondo. Si è trattato della conclusione di un percorso didattico, partito con lo studio della parte teorica curata dell‛esperto esterno, il Professor Massimo Ferrari, che ringraziamo. Un ringraziamento va anche alle colleghe Serena ed Elisa, che hanno collaborato alla riuscita dello spettacolo. Auguri di buone vacanze, ragazzi ; ))) Francesca Cavanna

Festa di fine anno a Rossiglione

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e classi quinte della Scuola Primaria “Giuseppe Saracco” di Acqui Terme sono diventati attori per un giorno. Infatti gli alunni acquesi hanno interpretato uno spettacolo coinvolgente ed appassionante, con al centro il tema della Costituzione. Lo spettacolo, dal titolo, “C‛era una volta un re”, affronta i principali episodi che hanno portato gli uomini a dotarsi delle costituzioni con particolare attenzione sugli eventi della Rivoluzione Francese e della Rivoluzione Industriale, con un cenno al Risorgimento Italiano. Tanto è vero che gli alunni della Saracco, durante la recita, indossavano

da due nostri amici. E‛ l‛occasione per far vedere ai bambini una delle pochissime realtà contadine rimaste in Val Lemme. Durante questa visita Andrea Giaroli, il titolare dell‛azienda, spiega ai bambini le meraviglie del mondo animale e la moglie, Silvia Bagnasco, accompagna ogni momento della giornata con giochi, storie e filastrocche in rima che richiamano i temi delle attività didattica svolta in aula. “La storiella racconta le peripezie di un maghetto alle prime armi, assai in difficoltà con l‛uso di formule e pozioni, sottoposto ad un difficile test - spiega Silvia - Alla fine il maghetto riuscirà a superare brillantemente l‛esame senza dover far ricorso a magie. Gli basterà sfruttare con sapienza i beni più preziosi che la

montagna di Fraconalto mette a disposizione di tutti: sole, terra e acqua” Succede infine che la giuria del concorso ritenga la fiaba meritevole del primo premio: 400€ che sono stati consegnati alle maestre sabato 4 giugno durante la cerimonia di premiazione e che le insegnanti useranno per acquistare giochi e materiale didattico per l‛asilo di Voltaggio. Una gran bella soddisfazione per loro e per l‛autrice della fiaba. “In fondo per ottenere risultati che sembrano frutto di magie spesso bastano invece elementi molto semplici come la buona volontà, l‛entusiasmo e l‛amore per il proprio territorio” è la chiusura di Silvia. Andrea Giaroli

Bu

dalla di N


l’inchiostro fresco Giugno 2016

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Polo Sud a Sarissola sulla Costituzione

aracco” di Acqui Terme

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delle simpaticissime magliette verdi, bianco e rosse simboleggianti i colori della nostra bandiera. L‛idea delle moderne costituzioni basate sulla divisione dei poteri e sulla volontà generale è stato fatto capire dagli alunni attraverso una similitudine tratta dal mondo del calcio, dove i giocatori rappresentano il potere legislativo, l‛allenatore il potere esecutivo e l‛arbitro quello giudiziario, mentre gli spettatori rappresentano il corpo elettorale, lo stadio nel suo complesso. Una bella giornata che ha trovato il plauso e l‛apprezzamento di tutti i partecipanti.

uona Estate

a Scuola dell’Infanzia G. Garibaldi Novi Ligure

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n occasione del collegamento con la Base italo-francese Concordia in Antartide grazie al PNRA, programmato per il 185-16, si è portato avanti un progetto di studio e conoscenza interdisciplinare di questo affascinante Continente. Le attività si sono dipanate in vari ambiti permettendo alle insegnanti di classe di progettare, lavorare, collaborare e valutare i contenuti compresi ed appresi dagli alunni, in modo collegiale. Gli alunni sono stati informati sull‛essenza e le caratteristiche del Progetto Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e ne è stato riprodotto il Logo Ufficiale in Arte ed Immagine osservando che contiene la forma del continente in blu, colore freddo, e le diciture Programma Nazionale di Ricerche in Antartide/ItaliaAntartide. A questo punto è stata ascoltata e trascritta l‛intervista del Corriere della Sera al Capitano dell‛Esercito Italiano Letizia Valentino, al ritorno da una missione estiva in Antartide. Quindi è stata proposta agli alunni la visione del film “La Marcia dei Pinguini” di Luc Jacquet, spettacolare documentario sull‛affascinante vita dei Pinguini Imperatore. Dopo la visione gli alunni hanno prodotto disegni a mano libera e tesine di approfondimento sugli animali e gli ambienti del film. Il giorno 185-2016 ha quindi avuto luogo il collegamento con la Base Concordia ed è stata un‛esperienza unica e speciale. Ci ha molto colpito ciò che i ricercatori ci hanno detto del silenzio dell‛Antartide: grazie al silenzio assaporano ogni particolare di ciò che li circonda e di ciò che accade riuscendo ad apprezzare ogni variazione di rumore, come i passi sulla neve, che producono una “musica” diversa a seconda della sua consistenza. Riescono inoltre a raccogliere meglio pensieri emozioni e sensazioni, cosa che nel caos della nostra latitudine è sempre più difficile! Alessandro, Vito, Olivier, Simonetta, Elio e Nicole sono stati davvero chiarissimi nel condividere le informazioni in loro possesso, disponibili a soddisfare le nostre curiosità ed estremamente gentili e simpatici!!! Parlarne con questo articolo è il nostro modo di ringraziarli e far sapere che tengono alto il nostro orgoglio nazionale. Il loro lavoro e la loro dedizione alla scienza li porta a vivere, per un intero anno, lontani dalle loro famiglie, ma vicini al cuore di tutti noi italiani!! Grazie ricercatori del PNRA!!!!!!

Il maialino

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n una domenica piovosa ma non brutta, non potendo fare la solita escursione su e giù tra i monti dell‛Oltregiogo, ho colto l‛occasione per stare un po‛ più a lungo con mia mamma, che da poco ha compiuto 97 anni e, anche per comprendere meglio come siamo arrivati ai tempi che stiamo vivendo, mi son fatto raccontare come si viveva a Capriata d‛Orba, dove era sfollata da Genova, in tempo di guerra e su cosa diceva la gente di quel che stava accadendo. E così mia mamma, dicendomi che appena iniziati i bombardamenti le sua famiglia si mise subito alla ricerca di un riparo sicuro nell‛entroterra capitando quasi per caso a Capriata, mi raccontò che una delle esigenze primarie in quegli anni era il cibo. Per tale motivo suo padre, ovvero mio nonno Candido Mazzarello che dal cognome si capisce che era originario di Mornese, comprò un maialino, per assicurarsi di che mangiare, quando anche la verdura, che pure in campagna si trovava con facilità, era oggetto di “borsa nera”. Il maialino, per il quale mio nonno aveva ricavato una specie di recinto nel cortile davanti casa, crebbe in fretta, giocando con quei pochi gattini che ancora giravano per il paese ed era diventato il beniamino di tutti i bimbi del “palazzo”, una grossa costruzione di origini gentilizie a due passi dalla Società di Mutuo Soccorso, dove non solo famiglie genovesi, ma anche milanesi avevano trovato alloggio. Venuto il momento fatidico, mio nonno non se la sentì di fare quel che la legge della sopravvivenza prescrive e anche il maialino sembrava averlo capito perché, ormai diventato grosso, se ne stava in un angolo quasi grufolando per conto suo. A prenderlo vennero i macellai di Capriata che faticarono non poco a caricarlo su un carro, mentre i bambini piangevano e mia nonna correva a chiudere tutte le persiane. Quando poi i macellai, tempo dopo tornarono da mio nonno per portargli i salumi pattuiti, nessuno della famiglia se la sentì di mangiarli e vennero regalati ai vicini. Da quel giorno mia mamma non mangiò più carne di maiale. Tempi duri che bisognerebbe non ripetere, ma che sentendo l‛aria che tira sembrano di nuovo pericolosamente vicini perché nel mondo c‛è chi ha troppo e c‛è chi ha troppo poco… Gian Battista Cassulo

Predosa

Lo scorso maggio a molti degli alunni di classe quarta, ad alcuni di classe quinta primaria e di classe seconda di scuola secondaria della scuola “Edmondo De Amicis” di Predosa, sono stati consegnati gli attestati di “Apprendisti Ciceroni” del FAI per aver partecipato, con le loro attività e il loro impegno, alle giornate di Primavera del 19 e 20 marzo a Retorto


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Un referendum per il Terzo Valico

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Speciale Terzo Valico

l’inchiostro fresco

aria Rosa Porta, Capogruppo della lista civica “X Novi”, è la promotrice di un referendum sul Terzo Valico a Novi Ligure. La raggiungiamo per capire meglio i perché di questa sua iniziativa. “La motivazione è molto semplice – ci dice con decisione – Non trovo ammissibile che in una città come Novi, così coinvolta da un’opera di dimensioni immani e che comporterà modificazioni ingenti nella vita di tutti i novesi, - prosegue Maria Rosa Porta - i cittadini non siano stati minimamente interpellati in merito: un referendum su questo tema è la soluzione istituzionale ideale”. Ma lei, personalmente, è favorevole o contraria al Terzo Valico?: “Rispondo con molta franchezza - dice la nostra interlocutrice - Ho iniziato a fare politica all’inizio degli anni Duemila, proprio quando il dibattito sull’opera entrò nel vivo e si stava cominciando a parlare di Alta Velocità. Bene da allora ad oggi io sono sempre stata favorevole alla realizzazione dell’infrastruttura se ritenuta strategica ma fermamente contraria al passaggio dei treni alta velocità in città”. Maria Rosa Porta a questo punto afferma come: “Il comitato referendario sia ancora in attesa del nome del componente della commissione nominato dal Prefetto di Alessandria: speriamo che, poichè sono passati già 60 giorni dalla consegna della richiesta di ammissibilità del quesito, si possa capire se il Referendum si farà e quando”. Da molto tempo si parla del Terzo Valico in città ma cosa l’ha portata, in questo momento, a chiedere un referendum?: “La giravolta del Partito Democratico – ci dice Porta – che dapprima, contrario al passaggio dei treni in città chiede la realizzazione dello shunt e poi improvvisamente, nel 2005, ne chiede l’eliminazione, appare paradossale. Bisogna che i cittadini – continua la nostra interlocutrice – dicano la loro”. (m.n.)

Per evitare il transito dei treni ad alta velocità nel concentrico novese, lo spostamento della stazione ferroviaria po

D’attualità una proposta del 2003 di Dario U MATTIA NESTO

viabilità, di servire ottimamente Novi. Inoltre questa nuova stazione potrà essere fruibile anche per i vicini comuni di Cassano, Serravalle, Stazzano nonché Pozzolo Formigaro, facendo così diventare Novi Ligure una vera stazione a servizio di tutto il suo hinterland. In più, questo tratto di ferrovia, correndo al piano di campagna, non richiederebbe grandi opere invasive, riducendo le ferite all’ambiente”. A questo punto, domandiamo a Dario Ubaleschi: spostare la stazione in basso Pieve potrebbe significare anche un risparmio in fatto di costi?: “Senza alcun dubbio – afferma il professionista novese – Anzi secondo i più recenti calcoli sarebbero quasi 200 i milioni di euro che si potrebbero risparmiare. Cifra più che sufficiente a ammodernare e salvaguardare la

@ @Mattia Nesto

D

opo il dibattito che si è acceso nello scorso mese di aprile attorno alla cosiddetta variante “no shunt” che consentirà il passaggio diretto dei treni del Terzo Valico in città sugli attuali binari della “Torino - Genova”, ora molti a Novi Ligure e nel suo circondario riscoprono un progetto di qualche anno fa. Parliamo di quello proposto da Dario Ubaldeschi, noto professionista novese e iscritto al collegio degli Architetti di Milano, il quale, sin dal “lontano” 2003, aveva presentato una soluzione alternativa al transito dei convogli ferroviari nel tessuto urbano novese. Questo progetto di fatto rivoluzionava tutto l’asse ferroviario cittadino, così come è conosciuto sin dai tempi della realizzazione della linea storica per i Giovi, perché sostanzialmente prevedeva lo spostamento della stazione in località basso Pieve. “All’inizio degli anni Duemila ho convinto l’ex Assessore della Regione Piemonte, William Casoni ad inserire nel progetto di Reti Ferroviarie Italiane lo spostamento della stazione di Novi in basso Pieve – ci dice Dario Ubaldeschi facendoci accomodare nel suo studio e stendendo sotto i nostri occhi un disegno di questo tratto – Ma anche i documenti e le planimetrie ufficiali di Rete Ferroviaria Italiana prevedevano la stazione in questo sito, poco dopo la nuova galleria di valico. Quella, per intenderci, proveniente da Arquata via Genova-Borzoli”. Domandiamo ad Ubaldeschi se questo trasferimento non possa significare più un problema che una risorsa per la città: spostando “in periferia” la stazione i cittadini potrebbero risentirne?: “No, affatto – risponde prontamente il nostro interlocutore – Perché la stazione, che troverebbe la sua collocazione sotto la Pieve, risulterebbe perfettamente perpendicolare all’asse viario di via Verdi, già esistente e quindi in grado, opportunatamente risistemato nella

Una nostra proposta

L’

inchiostro fresco è, praticamente da sempre, un foglio di informazione locale molto attento a tutto ciò che riguarda, a corto come a più ampio raggio, il mondo della ferrovia e più in generale il territorio. In questo senso, capendo come il destino logistico dello scalo merci di “Novi – San Bovo” sia purtroppo segnato, in quanto il moderno trasporto merci su rotaia è ormai monopolizzato dalla tecnologia dei container che comporta una tipologia di carri che troverebbero un’oggettiva difficoltà di movimentazione in questo parco, affinché esso non cada in preda all’incuria e all’inedia ci sentiamo di proporre quanto segue. Sulla scorta della splendida esperienza di “Napoli – Bagnoli”, dove sulle spoglie di quel parco ferroviario risalente all’epoca borbonica, è stato realizzato il celeberrimo “Museo della Ferrovia”, perché non re-

alizzare anche nel parco di San Bovo per l’appunto uno spazio dedicato alla memoria dei binari, con locali e strutture che potrebbero ospitare i mitici vagoni dalle vaporiere, ai mastodonti dei Giovi, alla cosiddetta “littorina”, con divise e suppellettili delle vecchie Ferrovie dello Stato e, perché no, anche ospitare convegni e giornate di studi su figure di spicco cittadine e non, da Edilio Raggio a Cesare Pozzo? La Redazione

rete degli acquedotti di Serravalle e Arquata Scrivia, senza considerare la possibilità di realizzare la famosa tangenziale autostradale – prosegue Ubaldeschi nella sua illustrazione – tra Novi e Pozzolo”. Tuttavia una domanda però sorge spontanea: con lo spostamento della stazione di Novi il destino di San Bovo sarebbe segnato?: “Guardi io ho letto il più recente memorandum sul tema firmato da Sergio Chiamparino, Roberto Maroni e Giovanni Toti, rispettivamente Presidente della Regione Piemonte, Lombardia e Liguria – afferma l’intervistato mostrandoci il documento – Non viene mai nominato San Bovo e, per quanto concerne la logistica, sono state individuate tre aree di sviluppo: Rivalta, di proprietà per il 45% del Gruppo Gavio (con quote anche del Comu-

Abbiamo intervistato D

A che punto sono i MATTIA NESTO

“S

@ @Mattia Nesto

e non altro il passaggio dei treni ad alta capacità sugli attuali binari che attraversano il centro di Novi Ligure, come è stato detto a sorpresa nel corso del Consiglio Comunale del 18 aprile ultimo scorso, ha un po’ svegliato gli abitanti che, fino a qualche tempo fa, ancora si chiedevano cosa diavolo fosse il Terzo Valico”. In questo modo un po’ ironico Davide Fossati, geologo e attivista del Comitato No Tav/No Terzo Valico di Novi Ligure, inquadra la situazione ad oggi in merito alla Grande Opera ferroviaria. Con Fossati abbiamo colto l’occasione per fare il punto soprattutto sui lavori che stanno interessando il Basso Pieve, ovvero la porzione di città maggioramene interessata, almeno per il momento, agli interventi per il Terzo Valico: “Ad oggi la situazione in Basso Pieve è la seguente – ci illustra il dott. Fossati – La ditta Cociv sta preparandosi a realizzare il cosiddetto cavalca-ferrovia sulla strada per Cassano e ormai il cantiere visibile dalla strada 35-ter è ultimato: trattasi di una serie di alloggi per gli operai – ci dice l’intervistato - il che smentisce le voci per le quali il Terzo Valico avrebbe portato lavoro ed occupazione ai novesi: i lavoratori vengono tutti da fuori e non creeranno indotto, alloggiando in questa specie di nuovo quartiere autosufficiente, che potremmo


Speciale Terzo Valico

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trebbe essere una soluzione

Nel libro di Lorenzo Robbiano si tratteggia la figura dell’ideatore della “Succursale dei Giovi”

Ubaldeschi

Quando a Novi c’era Raggio

ne di Alessandria e Tortona e non di quello di Novi Ligure, ndr), il sito di Novara, di proprietà per il 30% di Regione Piemonte ed infine – conclude Ubaldeschi – Orbassano per il 52% appartenente sempre al Piemonte. Se la Regione deve investire preferisce investire in sue proprietà. Mi pare ovvio!”. Quindi nessuna speranza per il rilancio di San Bovo?: “Il mondo è andato avanti e l’impianto di San Bovo è obsoleto – ci dice Ubaldeschi – Si può pensare ad un parco storico-museale delle ferrovie, ma in senso produttivo è una storia finita”. Al termine della nostra intervista un’ultima considerazione: “Liberando Novi dai binari – spiega il nostro interlocutore – proprio al centro della città si potrebbe fare ciò che si vuole. E unificare finalmente Novi, divisa in due dalle rotaie”.

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a recente pubblicazione di Lorenzo Robbiano “Quando a Novi c’era Raggio”, edita da Epoké Edizioni, è un nuovo interessante contributo volto a ritrarre gli aspetti storicamente significativi della città di Novi Ligure e delle sue vicende storiche. Un disegno che l’autore ha iniziato da diversi anni, a cui si aggiungono preziosi tratti, che ne definiscono sempre più armoniosamente le linee. Dopo la pubblicazione del dittico “I senza volto”, incentrato sulla storia del movimento operaio e della mutualità novese, ora Lorenzo Robbiano si volge a descrivere con puntualità storiografica e analisi critica l’immagine di Edilio Raggio, un industriale genovese impiantato a Novi, deputato nel collegio della città, definito l’uomo “più ricco del Regno d’Italia”. Potrebbe sembrare a primo acchito, un netto cambio di prospettiva, ma in realtà questo è solo apparente, poiché l’indagine della biografia di Edilio Raggio e della sua grande notorietà, si mescola sapientemente al racconto delle vicende di quella parte della società novese di fine ‘800, che fatica a tirare avanti e lotta per far valere i propri diritti

e le piccole conquiste sociali ottenute. Un libro dunque che evidenzia i contrasti di una Novi industriale, di cui Raggio è simbolo per eccellenza, e quella proletaria. In un contesto così ampio, la vita di Edilio Raggio si caratterizza esemplarmente come quella di un grande benefattore, amato e venerato dal popolo, non solo per il suo impegno politico ed imprenditoriale a livello nazionale, ma soprattutto per la sua grande munificenza, verso la città e la sua gente. All’indagine storica di Raggio, si intrecciano le vicende di due giovani operai, inventati dall’autore, che gli offrono l’occasione per delineare aspetti significativi della vita quotidiana della povera gente, quelli per così dire “dell’ultima

fila”. Nel libro trovano spazio anche altri personaggi dell’epoca, che hanno lasciato un segno indelebile, così come la rievocazione di luoghi sontuosi, ville affrescate e salotti dell’alta borghesia, serate di gala e spettacoli teatrali, ma anche la malnutrizione e l’indigenza dei poveri, la precarietà del lavoro e le malattie che serpeggiavano minacciose nelle zone più povere della città. Un affresco di grande effetto, reso ancora più vivo dal sentimento di attaccamento dell’autore alla sua città, una città che gli appartiene profondamente. Marta Calcagno

È

stato recentemente presentato il volume “Quando a Novi c’era Raggio” di Lorenzo Robbiano alla SAOMS di Capriata d’Orba. (d.c.)

Davide Fossati, geologo e attivista del Comitato No Tav/No Terzo Valico di Novi Ligure

i lavori per l’alta velocità tra Novi e Pozzolo?

definire una vera e propria città satellite”. Domandiamo a Davide Fossati se si siano registrati particolari disagi per gli abitanti del Basso Pieve: “I problemi sono stati tanti e numerosi, al di là di alcuni eccessi di taluni operatori nei cantieri, – risponde prontamente il nostro interlocutore – anche perché dopo l’alluvione del 2014 il piano del traffico ed il piano cave sono saltati a causa delle numerose strade provinciali interrotte, quindi buona parte dei detriti che dovevano essere conferiti altrove è finita lì; inoltre vi è una carenza strutturale nelle strade di cantiere che ha stravolto il traffico urbano. In più i mezzi pesanti, come emerge da numerose segnalazioni – continua il geologo – attraversano il Basso Pieve a tutte le ore, anche della notte, provocando un notevole inquinamento acustico e danni al manto stradale. Oltre

a ciò, dato che in questa zona opera la medesima ditta che lavora al cantiere in località Cravasco (attacco della galleria di valico nel Comune di Campomorone, ndr), il rischio che si stia iniziando a scaricare, da qualche parte in Basso Pieve, lo smarino contenente amianto (ovvero i detriti provenienti dai lavori di scavo per questa galleria) potrebbe essere concreto”. E per quanto concerne la “proposta Ubaldeschi”, ovvero di spostare la stazione di Novi Ligure nel Basso Pieve, così da scongiurare il passaggio dei treni-merci in città, che cosa ne pensa?: “L’idea è sicuramente buona, meritevole di essere considerata – afferma l’intervistato – Però purtroppo si continua a commettere l’errore di pensare ad una linea mista merci-passeggeri. La linea che si sta costruendo è pensata per i container, non per altro. Poco importa se poi questi container viaggeranno vuoti per la carenza dei traffici”. Nelle ultime settimane il Consigliere Maria Rosa Porta ha lanciato la proposta di indire un referendum per chiedere il parere dei novesi sul passaggio diretto dei treni merci in città (nel momento in cui andiamo in stampa l’accoglimento del quesito è ancora oggetto di analisi del Prefetto di Alessandria, ndr): “Partiamo da un presupposto – spiega Davide Fossati – Lo shunt era stato richiesto dalle amministrazioni locali per evitare il passaggio dei treni in città; come Comitati noi ci siamo sempre opposti all’opera nel suo complesso ma le nostre osservazioni in merito allo shunt erano estre-

mamente critiche. Muliere è andato sostanzialmente contro quanto espresso dalle precedenti giunte Lovelli e Robbiano. In pratica è il Partito Democratico di oggi che sbugiarda il Partito Democratico di ieri”. Ma sulla proposta di referendum avanzata dalla Porta cosa dice?: “Come Comitato lo troviamo poco più che un modo per raccogliere notorietà. Noi abbiamo le nostre idee sulla base delle quali conduciamo, come abbiamo fatto in questi anni, le nostre battaglie. Per questo – certifica il geologo – la nostra scelta, nel caso la richiesta di referendum fosse accolta, sarà l’astensione”. Domandiamo a Davide Fossati quale sia invece la posizione del Comitato No Tav/ No Terzo Valico sulla costituzione del recente comitato cittadino “Occhi sulla città” che ha, tra i suoi primi temi in discussione, anche la Linea ad Alta Velocità: “Il Comitato No Tav tutti i martedì sera si riunisce, alle ore 21.30, presso la sede di Novi Ligure in via Paolo Giacometti - dice Fossati – Chiunque voglia partecipare è ben accetto e lo ascolteremo. Il Comitato è diventato col tempo una comunità di persone speciali: nessuna linea del treno, anche assurda dal nostro punto di vista come quella ad Alta Velocità – ci dice al termine della nostra intervista Davide Fossati - potrà disunirci e farci perdere la stima e l’amicizia coltivata in questi duri anni. Un patrimonio che non vogliamo assolutamente disperdere e che metteremo a disposizione anche per future battaglie a tutela del nostro territorio”.

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Stazione nel Basso Pieve? No, grazie

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uella della stazione nel Basso Pieve è una voce – almeno finora – che periodicamente ritorna. Nella speranza che nessuno pensi davvero di metterla in pratica. Perché portare la centralissima stazione di Novi Ligure, già maldestramente abbruttita nel suo piazzale antistante, nel periferico quartiere pievasco? Non certo per meglio servire i pendolari dei paesi circostanti, se si fa eccezione per gli abitanti di Fraschetta e Merella. I quali, credo, al momento abbiano sì dei motivi per lamentarsi, ma non per la mancanza di una stazione vicino casa. Piuttosto, chiunque prenda quotidianamente un treno diretto verso le grandi città che impegnano i lavoratori dell’Oltregiogo lo sa bene: è molto più semplice e comodo partire dalla stazione di Arquata, servita da numerosissimi treni, piuttosto che da quella di Novi, baricentrica o periferica che sia. Con il disturbo, nel caso la si spostasse nel Basso Pieve, per la maggioranza dei pendolari che vivono nel centro e si troverebbero obbligati a raggiungerla in macchina. Non metto in dubbio che Via Verdi necessiterebbe di una sistemata, piuttosto sono perplesso che possa ricevere il traffico dei viaggiatori, caotico negli orari di punta. Senza contare che la nuova stazione – che potremmo chiamare Novi Sud, in opposizione a Novi Centrale – richiederebbe ampi parcheggi e quindi nuove colate di cemento. Ma gli amministratori potranno sempre tranquillizzarci dicendoci che l’opera porterà lavoro. A vantaggio di chi nessuno l’ha ancora ben capito. Come dire: riparare a un danno – la Tav – con un altro danno – la stazione di Novi Sud – in una crescita esponenziale dei disastri ambientali. Ma siamo proprio sicuri che a Novi serva una stazione nel Basso Pieve? Federico Cabella


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PROFUMI D’ITALIA, RICETTE E RICORDI

Un eroe dei nostri tempi Il Capitano Fiorillo

Tesori della terra calabrese: Fragole & Ciliegie

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a cronaca nazionale è stata contraddistinta, specialmente negli ultimi anni, da figure di capitani di navi di dubbia moralità e dal comportamento molto discutibile. Un esempio per tutti è l’ormai “famigerato” Antonio Schettino, capitano della Nave Concordia che il 13 gennaio 2012 è naufragata all’Isola del Giglio. Eppure la Marina Italiana non è rappresentata soltanto da questi dubbi personaggi. Infatti vi sono anche degli “eroi dei nostri tempi”, come il capitano Michele Fiorillo che, il 7 luglio 1966, al largo di Marina di Massa (in località Portaccia), per salvare un turista tedesco che stava per affogare: perse la vita. Questo memorabile gesto venne ripreso da tutti i quotidiani che sottolinearono lo sprezzo del pericolo del capitano che, incurante del mare molto agitato, a

bordo di un gommone assieme al maresciallo Poletti e al marinaio Zanotti, si gettò in mezzo ai flutti per salvare il turista, Henz Zimmermann. Questi venne tratto in salvo da due bagnini arrivati ma il gommone venne travolto dalle onde. Fiorillo si preoccupò immediatamente di salvare i due commilitoni, issandoli sul canotto. Poi, una volta tratti in salvo e completamente esausto, venne nuovamente travolto dai flutti e sbattuto sugli scogli. Il capitano Fiorillo è un vero e proprio “eroe” perché ha svolto la sua professione/ missione fino all’ultimo, sino all’ultimo disperato gesto finale. Ci auguriamo che il suo esempio, come di tanti altri suoi colleghi, non si perda ma venga sempre tenuto vivo dalle nuove generazioni. (m.n.)

Jerani : tutti i colori dell’estate I

n estate i terrazzi si riempiono di coloratissimi gerani che, con pochi accorgimenti, donano una fioritura abbondante. Fondamentale è la posizione, che deve essere assolata, altrimenti i fiori saranno scarni. Resistono bene alla siccità e necessitano di annaffiature solo quando la terra è asciutta. Scegliamo un terreno leggero, fertile e drenante, in modo da evitare lo sviluppo di marcescenze alla radice. Da marzo ad ottobre, inoltre, l’utilizzo di un concime specifico consente alla pianta di avere tutto il nutrimento necessario per una ricca fioritura. Sono piante perenni: una volta arrivato il freddo portiamoli in casa e riduciamo l’acqua per godere dei loro fiori anche l’anno successivo. Resta solo da scegliere tra le varietà: zonale, parigino o imperiale? Sono tutti bellissimi, resistenti e aiutano a tenere lontano i fastidiosi insetti estivi!

arafrasando una delle frasi più celebri della pubblicità italiana, mi verrebbe da dire: “tu fruits is megl che uan”. Dopo i lunghi mesi invernali caratterizzati dal gelo e dal freddo, dalla solita frutta “banale” ecco che il mese di maggio, grazie alle temperature più miti, ci regala frutti nuovi, ricchi di colore e di gusto: le fragole e le ciliegie. Storicamente sembrerebbe che la fragola fosse un alimento già presente sulle tavole degli antichi romani. Questo frutto, infatti, soleva comparire in concomitanza della festa in onore di Adone, alla morte del quale, come racconta la leggenda, Venere pianse copiose lacrime che, giunte sulla terra, si trasformarono in piccoli cuori rossi: le gustosissime fragole appunto. Queste fanno parte del genere fragaria, sono preziose perché ricche di acqua e di enzimi capaci di attivare il metabolismo del proprio organismo e facilitare così la digestione, sono ricche di fibre e aumentano il senso di sazietà regolarizzando l’intestino e infine rappresentano un’eccellente fonte di vitamina C. L’Italia è anche uno dei maggiori produttori di ciliegie in Europa. Il nome cerasa, presente in diversi dialetti italiani, deriva dal greco kerasos che prende il nome dalla città di Ceresunte nel Ponto da cui, secondo Plinio il Vecchio, furono importati a Roma nel 72 a.C. i primi alberi di ciliegie. La ciliegia

fornisce principalmente vitamina C, A, potassio e fibre, aiuta sia le funzioni intestinali che la diuresi con effetti sull’organismo sedativi, antiossidanti e antiinfiammatori. Da Nord a Sud fragole e ciliegie sono diventate, nel pensiero collettivo, frutti caratteristici del periodo estivo, del sole, del caldo e del bel tempo. In Calabria, più precisamente nella piana di Sant’Eufemia, sono nate diverse aziende agricole specializzate nella coltivazione, produzione e vendita di questi due frutti speciali. Nella cittadina di Curinga per esempio sono anni ormai che viene organizzata una sagra in onore della fragola, che può essere gustata in mille modi. Stessa cosa vale per la ciliegia che viene festeggiata in diversi centri interni della terra calabrese. Entrambi i frutti possono essere serviti come dessert, le fragole accompagnate da panna montata o dal gelato alla vaniglia. Oppure possono fungere da decorazioni nei dolci, o cotti come confettura. Ma mangiare fragole e ciliegie una dopo l’altra resta uno dei piccoli grandi piaceri della vita, stando anche alla tradizione proverbiale che mette in guardia gli amanti dall’inclemenza delle effusioni: “I baci sono come le ciliegie: uno tira l’altro”. Samuele Anastasio

l'Orto Evviva i fiori di zucca di Marisa Il glutine è la proteina presente in molti cereali: grano duro e tenero, orzo, avena, segale, farro, cous cous, kamut etc. Tradotto in termini relativi al quotidiano vuol dire che esso è contenuto nei seguenti alimenti: pane, pasta, pizza, biscotti, fette biscottate, grissini, crakers, cornetti, brioche, tramezzini, dolci, gelati, malto d’orzo e di frumento, lievito di birra, liquori maltati e qualunque altro cibo o composto in cui compare anche solo una piccola aggiunta dei cereali citati, come ad esempio cioccolato farcito con cereali vietati, gomme da masticare e bevande intrise di amidi, alcuni medicinali etc. Ci sono elenchi in ogni ospedale. La ricetta è risotto con i fiori di zucca. 700 gr di riso integrale già cotto, 350 gr di fiori di zucchino freschi, tre cipolline, otto cucchiai di olio extravergine, sale. Lavare i fiori e togliere il pistillo, tagliare le cipolline e metterle sul fondo di una pentola, aggiungere l’olio, i fiori, il sale e due tazze da caffè colme d’acqua, far cuocere per 15 minuti a fuoco moderato, aggiungere il riso già cotto e amalgamare sempre a fuoco moderato per 5 minuti. Il piatto è pronto e buon appetito a tutti!


Informazione e innovazione sul trattamento della Patologia Prostatica Benigna

A Villa Pomela si discute di medicina

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iflettori puntati su ricerca medica ed innovazione: il 7 maggio a Villa Pomela si è parlato di trattamento della patologia prostatica benigna, argomento che interessa oggi almeno 4 milioni di uomini, affetti da varie patologie prostatiche. Un team di specialisti, urologi della SOC di urologia dell’Ospedale San Giacomo di Novi Ligure, diretta dal Dr. Franco Montefiore, ha sviluppato una serie di argomentazioni specifiche sul tema, rivolte a 60 medici chirurghi partecipanti, allo scopo di promuovere l’aggiornamento su un problema largamente diffuso e realizzare una sinergia sempre più forte tra l’azione del medico e dello specialista urologo. Durante il convegno è emerso come la prostata possa essere colpita da diverse patologie: le più comuni sono quelle benigne (ipertrofia prostatica benigna), infiammatorie, o tumorali. Compito del medico di famiglia è quello di alleviare la fastidiosa sintomatologia e impostare una terapia farmacologica appropriata, al fine di prevenire la progressione verso due eventi spiacevoli: la ritenzione acuta d’urina e la terapia chirurgica. I medici partecipanti si sono confrontati sull’applicazione dei percorsi diagnostici terapeutici: dall’anamnesi alla prescrizione di esami specialistici, sino all’impostazione terapeutica, per arrivare a valutare l’indicazione e la tipologia di intervento chirurgico, mediante la proposta di casi clinici con discussione interattiva. Tra le nuove frontiere della chirurgia: il greenlight laser Una novità importante per la sanità novese: il reparto di urologia dell’Ospedale San Giarono di Novi Ligure è tra gli otto centri all’avanguardia in Piemonte per l’utilizzo del “Gre-

enlight laser”, una nuova tecnica di matrice statunitense, oggi disponibile solo in una quindicina di ospedali italiani. “Si tratta di una nuova frontiera della chirurgia mininvasiva - spiega il Primario del reparto di urologia Dott F. Montefiore - un vero e proprio salto di qualità nella lotta all’ipertrofia prostatica benigna. Il Greenlight laser sfrutta l’azione di un potente laser al tribolato di litio, che vaporizza con precisione millimetrica solo l’eccesso di tessuto prostatico, trasformandolo in bollicine di vapore. L’intervento mininvasivo si effettua per via endoscopica, in anestesia spinale ed in one day surgery”. La maggior parte dei pazienti torna a casa dopo una notte di ricovero e riprende le sue normali attività nel giro di una settimana. Quali vantaggi offre la nuova metodica, rispetto all’approc-

cio chirurgico tradizionale? “Questa nuova metodica - chiarisce Montefiore - ci permette di intervenire in sicurezza, grazie all’istantanea coagulazione dei vasi, che evita il sanguinamento, anche su pazienti ad alto rischio come quelli con malattie cardiovascolari e della coagulazione. Può essere utilizzato anche su pazienti portatori di pacemaker, perché evitando l’utilizzo di elettrobisturi, non si corre il pericolo di interferire con la stimolazione elettrica dei pacemaker cardiaci”. Si tratta dunque di un trattamento destinato in futuro all’impiego ambulatoriale, sarà cioè una procedura da effettuare e risolvere in giornata, senza sosta notturna, con minore disagio per il paziente e risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale. Marta Calcagno

Si rinnova l’appuntamento con l’associazione novese dei donatori di sangue

63 anni rivolti al bene comune

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ono stati circa 350 i donatori di sangue volontari premiati domenica 5 giugno al centro fieristico Dolciterre di Novi Ligure dall’associazione donatori di sangue, presieduta da Maria Rosa Ballestrero, un appuntamento triennale che riconosce merito e onore ai soci che si prestano a compiere gesti così importanti a favore del prossimo. Alla presenza del Sindaco Rocchino Muliere che ha indossato la fascia tricolore in segno di devozione e riconoscenza per l’attività svolta a favore dei cittadini novesi, parole di ringraziamento sono giunte anche dal responsabile del servizio trasfusionale dell’ospedale di Novi Alessandro

Cartasegna e dalla Presidente Ballestrero, che ha voluto ricordare brevemente la storia dell’Associazione e onorare la figura dei soci fondatori, in particolare Angelo Brengi, memoria storica del gruppo. Le premiazioni si sono susseguite a partire dai donatori che hanno effettuato dalle 30 a 39 donazioni, che hanno ricevuto la medaglia d’argento, per passare a fasce superiori fino all’ultima che annovera il più attivo tra i volontari, Lino Saulino, che ne ha effettuate ben 154 ed ha ricevuto per la terza volta consecutiva la croce d’oro. Marta Calcagno

La Messa del donatore

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n occasione della 19° Giornata nazionale per la donazione di organi, che si festeggia da anni grazie alla volontà dell’Associazione Aido, Gruppo Frederick di Novi Ligure, domenica 29 maggio ha avuto luogo presso la Parrocchia del Sacro Cuore di Novi Ligure, la “Messa del Donatore”, un appuntamento importante per tutti i cattolici, riuniti nel nome del Signore per pregare e questa volta anche per celebrare e ringraziare tutti i donatori di organi, tessuti e cellule. La S. Messa è stata celebrata da sua eccellenza Monsignor Vittorio Francesco Viola, Vescovo di Tortona, alla presenza delle autorità cittadine, il Comando dei Carabinieri, il Sindaco Rocchino Muliere, le Associazioni di Volontariato, le Confraternite, i mini vigili del comando di Polizia Municipale di Novi Ligure, il coro e il folto gruppo dell’Aido rappresentato dalla Presidentessa Isabella Sommo. Un accorato “grazie” a quanti credono nell’importanza della donazione e la scelgono per confermare la loro profonda fede e la volontà di donare se stessi per aiutare vite umane, legate ad un filo di speranza. La donazione è un innegabile gesto di solidarietà, che travalica molto spesso ogni confine etico e si fonda sulla forza della fede. Tra i presenti alcune persone che hanno effettuato un trapianto, che ora vivono la quotidianità serenamente e grazie alla donazione sono tornati ad apprezzare la vita. Le parole della Presidentessa dell’Aido hanno espresso la volontà di proseguire con impegno e tenacia. (m.c.)


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POZZOLO FORMIGARO - NOVI LIGURE - ARQUATA E SERRAVALLE SCRIVIA

Liceo Amaldi di Novi Ligure

“Dimmi come mangi” e “Dal dinosauro al cane”, progetti per le scuole di Arquata e Grondona

I “ragazzi d’oro” A lezione di corretta alimentazione “A D lle volte sui giornali e sui media in generale quando si tratta l’argomento scuola si leggono soltanto notizie negative: bullismo, atti vandalici o problemi in merito all’alcolismo o alla droga. In realtà la scuola è anche e soprattutto altro, in particolar modo il Liceo Amaldi di Novi Ligure”. Con queste parole, cariche della consapevolezza di essere di fronte ad una sfida fondamentale per il futuro e della soddisfazione per i risultati conseguiti, il Dirigente Scolastico dell’Amaldi, Giampaolo Bovone, introduce la conferenza stampa svoltasi in aula magna lunedì 30 maggio. Presenti, oltre i giornalisti delle principali testate regionali e locali, anche numerosi docenti e studenti, per sottolineare come i lusinghieri risultati ottenuti dal liceo novese in quest’anno scolastico siano frutto di un lavoro comune e che parte da lontano. “Siamo veramente orgogliosi dei nostri studenti: da Lorenzo Mazza (medaglia di Bronzo alle Olimpiadi della Matematica di Cesenatico, ndr), Filippo Bistagnino (quarto classificato al Concorso “Kivanis Pirandello” di Agrigento, ndr), passando per Gabriele Bonini (ottavo posto assoluto alle Olimpiadi di Italiano di Roma, ndr) e Lorenzo Repetto (finalista a livello nazionale del concorso “Kangourou” di lingua inglese, ndr) sino alle alunne Benfatto, Puppo, Bricola e dell’Aglio della classe 3° G (finaliste al Concorso Nazionale “Rachelina Ambrosini” di Avellino), gli studenti dell’Amaldi si fanno conoscere in tutta Italia: sono davvero dei ragazzi d’oro”. Il Dirigente Bovone successivamente sottolinea come la Riforma della Scuola 107 del luglio 2015 “Imponga un totale ripensamento dell’offerta scolastica, con i Rapporti di Autovalutazione (RAV, ndr) e un Piano di Miglioramento (PDM, ndr) in ottica triennale. Per questo motivo – prosegue il professore – è necessario che ogni istituto metta in mostra, per così dire, i risultati conseguiti”. Risultati davvero lusinghieri, ottenuti grazie ad una perfetta coordinazione tra professori e studenti: “Credo di

parlare anche per i miei compagni – dice Lorenzo Mazza, fresco terzo classificato alle Olimpiadi di Matematica – Senza i professori, sia quelli che si occupano direttamente dei progetti e dei vari concorsi, sia di quelli che tutti i giorni ci seguono, non avrei potuto fare nulla. È stato un vero piacere poter partecipare alle Olimpiadi di Cesenatico e fare bene: perché – afferma con decisione lo studente – non era solo un’affermazione personale ma anche per tutto il mio Istituto”. Al termine della conferenza stampa, dopo aver ricordato il giornalino d’Istituto, “Il Pinguino Apocrifo” che ormai da cinque anni è “l’organo d’informazione ufficiale dei ragazzi della scuola”, Giampaolo Bovone sostiene come: “Non bisogna avere paura di comunicare con gli altri,

specie a scuola. Per questo motivo il nostro istituto sempre di più si aprirà cosicché, come del resto già avviene, la sua fama valichi i confini di zona e sia conosciuto dappertutto”. (m.n.)

ue interessanti progetti di metodologia didattica veterinaria sono stati proposti nelle classi prime della scuola primaria di Arquata, nella scuola di Grondona (Dimmi come mangi) e nelle terze di Arquata (Dal dinosauro al cane). Raffaella Tamagnone, medico veterinario esperto in comportamento, li ha attivati nelle due scuole. La proposta didattica “Dimmi come mangi” si è occupata dell’alimentazione e della nutrizione nella diverse specie animali, rivolgendosi ai bambini di oggi, generazioni future, perché aiutino a garantire la continuità della vita, in un pianeta in cui ogni essere vivente è collegato all’altro. Temi quali la disponibilità di cibo e di acqua in natura, la nutrizione appropriata, le coltivazioni, l’allevamento e la produzione industriale di alimenti, non riguardano solo le persone. Per questo le preoccupazioni per l’accesso al cibo sicuro che hanno pervaso l’Expo universale di Milano, riguardando anche gli animali. I bambini hanno sempre meno occasioni di sviluppare la conoscenza diretta del mondo animale, perciò il progetto ha inteso stimolare la sensibilità sull’accesso al cibo, differente fra uomo e animale, ma con bisogni altrettanto variegati. “Nelle classi terze, nell’ambito del progetto Dal dinosauro al cane, la metodologia didattica si è posta l’obiettivo di aiutare gli alunni a concentrarsi – ci dice la dottoressa Tamagnone – porre attenzione e ascoltare. Il fantastico mondo dei dinosauri, il significato adattivo, evoluzione e estinzione, sono stati posti all’attenzione attraverso il gioco “Io no che non mi estinguo”. “Mediante la linea del tempo umana - continua il medico veterinario - fatta dai bambini in fila, ci siamo resi conto delle tappe evolutive della terra, scoprendo che l’uomo e il cane hanno un lunga storia di coevoluzione. Nell’ultima lezione, con i cani presenti, i ragazzi hanno sperimentato la capacità di orientamento e hanno imparato a

concentrarsi e a ascoltare. Sentiamo dalla viva voce dei protagonisti il gradimento dei progetti”. Ciò che ha colpito maggiormente i bambini è stata l’interazione con gli animali, il gioco di ruolo, il percorso e il gioco con gli stessi. Come è stato fare il cane?: “È stato divertente, ci è piaciuto, abbiamo provato felicità, è stato come se fossimo cani veri” ci dice un simpatico bambino. I progetti sono stati realizzati grazie al contributo del Comune di Grondona, dell’Arcaplanet (supermercati per animali) e della dottoressa Tamagnone. (m.p.)

Amarcord Arquata Scrivia: il ricordo delle elementari di un tempo

A scuola in pantaloni corti E rano gli anni dell’immediato dopoguerra. Per me era arrivato il doloroso momento di mettere da parte il gioco, per dare priorità ad un evento che era certo più importante: l’inizio della scuola. Era il 1° ottobre 1950. Conservo dei ricordi bellissimi, maturati lungo gli anni di frequenza. Il primo è legato allo stupore provato nell’entrare da scolaro in quell’enorme palazzo che oltre ad essere la sede del Comune, ospitava la scuola. Il soffitto a volte, molto alto, accompagnava in profondità il poderoso scalone su due rampe che portava al piano superiore in un ampio disimpegno con un bel pavimento in stile veneziano. Lungo il corridoio trovavano posto alternativamente una di fronte all’altra le aule, che arrivavano fino al muro esterno del palazzo. Ricordo l’allora direttrice, maestra Tione, piccola di statura, magrolina, capelli quasi bianchi raccolti ordinatamente dietro la testa, sul naso affilatissimo e sottile gli immancabili occhialini con lenti bifocali. Era solita indossare candide camicette, bianchissime e lucenti, quando camminava per il corridoio passando sotto le lampade sprigionava uno scintillio come se avesse preso la scossa. Avrebbe benissimo potuto interpretare il ruolo della maestrina dalla penna rossa nel Cuore di De Amicis. La maestra Tione

non era sola nel ruolo di insegnante, ma coadiuvata da altre tre, la maestra Semino, la maestra Robotti e la maestra Molinari. Le aule avevano una grande lavagna girevole, la cattedra rialzata di circa 40 cm da terra. In alto il

Crocifisso, a parete l’immancabile carta geografica dell’Italia e il ritratto del presidente Gronchi. A completare l’arredamento i banchi in legno a doppio sedile, con scrittoio reclinabile, per sistemare all’interno la cartella e altre cose. Sulla destra del banco, in alto, il calamaio di piombo. Mio inseparabile compagno di banco per molti anni è stato il carissimo amico Gian Michele Brugna che saluto affettuosamente. Il mio maestro era Mario Ticci, classe 1918, pendolare per quasi una vita nel tratto ferroviario Arquata – Frugarolo e viceversa. Alla memoria giunge un ricordo forse più particolare degli altri: in occasione del rientro in Italia dei poveri resti di un sodato italiano della seconda guerra mondiale tutte le scuole di Arquata parteciparono alla cerimonia insieme alle autorità cittadine. Questo soldato poco più che ventenne, Angelo Rebagliati, riposa entrando nel cimitero, in prossimità dei Martiri della Benedicta. Ricordiamolo: era un soldato italiano, era un valoroso arquatese. Oggi la scuola di Arquata ha una sede più consona al suo ruolo. Sento improvvisamente in lontananza una voce decisa e sicura arrivare fino a me che dice: Quaglia. ed io “presente, signor maestro”. Giacomo Quaglia

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l’inchiostro fresco

POZZOLO FORMIGARO - NOVI LIGURE - ARQUATA E SERRAVALLE SCRIVIA La lettera Intervista alla Presidentessa della Pro Loco di Cabella Ligure, Caterina Di Martino Fasolini Dall’ex responsabile di zona del WWF Italia, Renato Milano, riceviamo e pubblichiamo

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pett.le Redazione, da tempo ho smesso di attivarmi nella difesa dell’ ambiente ed ho passato il testimone ad altri, più bravi, più giovani, più motivati (meno stanchi). Io, egoisticamente, ho cercato per me luoghi dove poter ammirare ancora la “Grande Bellezza” del nostro pianeta. Viaggiando, non solo in Italia. Tuttavia di questi posti ne ho trovati anche vicino casa. Ad esempio sulle colline tortonesi. Il monte San Vito, raggiunto dalla stradina che parte dalle torri medioevali di Sant’ Alosio, offre prospettive di verde che sembrano non finire mai, fino alla pianura; interrotte solo, ogni tanto, nella morfologia aspra dei calanchi (alcuni anche molto grandi). Inoltre, lungo il percorso, la cosa naturalisticamente più interessante è la presenza, tutt’ altro che sporadica, di alcuni tipi di orchidee (dette ofridi) che da altre parti sono piuttosto rare. Alcune anche molto rare e preziose. Altre, è la prima volta che le vedo. Sono un patrimonio inestimabile della collettività che ama la bellezza. È un biotopo, un ecosistema degno di un vincolo. Un sito di interesse comunitario (SIC). Purtroppo, e questo è il punto dolente, il rovescio della logica, questa zona è oggi percorsa da un intrico di nuovi recenti sentieri. Per raggiungere il San Vito bastavano i 2 o 3 che c’erano solo poco tempo fa. Tali sentieri hanno certamente prodotto ferite nel bosco e nel sottobosco e sono segnati da strisce di plastica colorate e svolazzanti legate agli alberi. I fazzoletti di carta presenti sono aumentati a dismisura. Alla “grande bellezza” ha prevalso la prestazione muscolare e adrenalinica delle mountain bike. Non è questa la cultura degli altri paesi europei che ho girato e che tornerò, deluso dai miei posti, a girare. Anche questa volta la libertà di pochi di dimostrare di avere muscoli e attributi ha prevalso sulla libertà di molti di godere oggi e domani della bellezza. E dopodomani, quando, avanti di questo passo, del San Vito di pochi anni fa ce ne sarà sempre meno. Scusate questo mio sfogo, è tanto che non scrivevo più niente. Ciao, Renato

La Val Borbera ritorna a fare festa MATTIA NESTO

@ @Mattia Nesto

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abella Ligure è, assieme a Carrega Ligure, l’unico comune del Piemonte a confinare con l’Emilia Romagna. Ma le peculiarità di questo paese della val Borbera non finiscono qui. Cabella infatti è stata per lungo tempo punto di cerniera tra la pianura e le piste da sci di Pian del Poggio (già in Lombardia), meta di tanti sportivi da tutto l’Oltregiogo e l’Oltrepò pavese ed anche il “traguardo” della “StraBorbera”, la mitica corsa podistica che per tutti gli anni Ottanta ha animato i luoghi della Resistenza sull’Appennino Ligure (ndr, così come viene definito dal geologo Luca Serlenga nel suo articolo “Faiallo, là dove cominciano le Alpi” a pag. 19). Oggi Cabella cerca di “reinventare” il proprio futuro con una rinnovata e dinamica Pro Loco, la cui Presidente è Caterina Di Martino Fasolini, persona da sempre impegnata nella cultura e nel sociale a Genova, sua “città adottiva”. La redazione de “l’inchiostro fresco” l’ha raggiunta per farsi segnalare gli appuntamenti principali per la stagione estiva appena iniziata: “La nuova Pro Loco di Cabella nasce due anni fa – ci spiega la Presidente Di Martino Fasolini – quando con un gruppo di amici abbiamo deciso di ricostituire un’organizzazione andata in letargo da tempo. Per far parlare di nuovo di Cabella abbiamo puntato su tre grandi filoni: la natura, il territorio e l’ambiente, le vere ricchezze della Val Borbera rintracciabili nelle specie animali autoctone, nei rigogliosi boschi e nell’aria pura che qui si può respirare”. In questo senso, domandiamo alla Presidente quali eventi siano stati pensati per valorizzare questi luoghi: “Per iniziare abbiamo pensato a far conoscere la natura e le specie animali autoctone del territorio – ci risponde la nostra interlocutrice – Così per lo scorso 2 giugno abbiamo organizzato una Fiera Zootecnica titolata Animali in Piazza, che richiama

un appuntamento storico molto importante di Cabella, ripreso grazie al sostegno dell’amico Gianni Fassi e alla collaborazione del dott. Gian Carlo Bina che ha permesso a tutti i partecipanti di conoscere le razze in via di estinzione e di apprezzare quelle che caratterizzano le nostre zone”. Nella stessa giornata si è svolto anche il Mercato Contadino dell’Alta Val Borbera?: “Esattamente ed ha riscosso un grande successo – risponde prontamente la Presidente - È stata una giornata ricca di appuntamenti,

come la benedizione degli animali e il battesimo della sella per i più piccoli”. Dopo l’apertura della Piscina Comunale, avvenuta l’11 giugno, luglio, per Cabella, sarà il mese del cinema all’aperto: “Dopo anni torna il cinema in Val Borbera – dichiara con soddisfazione la nostra interlocutrice – Tre serate magiche, previste per il prossimo 8, 15 e 22 luglio a cui non potrete mancare!”. Invece per il mese di agosto che cosa “bolle in pentola”? : “Giovedì 4 agosto si svolgerà un importante Torneo di Burraco mentre il gior-

Cabella, paese fiorito

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l 2 giugno, mentre la fiera zootecnica e agrolimentare riempie e colora le vie del paese, raggiungiamo Roberta Daglio, per una dichiarazione al volo: “Cabella con queste e con altre iniziative torna alla sua antica vocazione di centro capo-zona. Mi piace ricordare, tra i tanti eventi – prosegue il Primo Cittadino – il progetto che mi auguro porterà Cabella tra i comuni fioriti d’Italia. Il nostro obbiettivo è quello di valorizzare il territorio con le nostre peculiarità: ovvero la natura, i sapori e l’ambiente”. (s.b.)

no successivo, venerdì 5 agosto – spiega la Presidente della Pro Loco – la rassegna culturale “Cabella Incontra” vedrà protagonista Ferruccio De Bortoli, una delle più importanti e prestigiose firme del giornalismo italiano, già direttore de Il Corriere della Sera”. Nel corso della consueta Festa Patronale del 10 agosto dedicata a San Lorenzo (“la notte delle stelle cadenti”), sarà inaugurata la mostra fotografica “Cabella Mon Amour”, fortemente voluta dalla Pro Loco e dal Sindaco, Roberta Daglio: “Una mostra di livello internazionale questa “Cabella Mon Amour” – certifica Caterina Di Martino Fasolini – i cui scatti fotografici sono opera dell’artista italo svedese Edoardo Miola della Galleria Amy-d- Arte e Spazio Milano. Un appuntamento che darà certamente lustro a tutta la vallata”. Insomma una serie di eventi e manifestazioni di tutto rispetto per una “quasi neonata” Pro Loco: “Anche se siamo attivi da poco cerchiamo di rendere vivo un paese come Cabella ricchissimo di potenzialità – afferma al termine della nostra intervista Caterina Di Martino Fasolini – Ci facciamo forti della convinzione che “insieme si può” e per questo motivo invitiamo tutti a collaborare per promuovere i nostri luoghi. Non ho dubbi: sentirete ancora parlare molto di noi, della Val Borbera e di Cabella Ligure!”.

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Elezioni Arquata

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l volto giovane e sorridente di Alberto Basso strizza l’occhio dal manifesto: “Sono il nuovo Sindaco di Arquata”. Il progetto della lista “Viviamo Arquata” è risultato convincente con 1.711 voti, pari al 47,77%, su Fabrizio Dellepiane “Arquata di tutti”, con 1.173 voti, pari al 32,75% e su Diego Sabbi “Arquata bene comune” con 697 voti, pari al 19,46%. L’affluenza al voto si è fermata al 69,05% degli elettori, contro il 75,31% del 2011. A comporre il Consiglio Comunale saranno dodici consiglieri, cui va aggiunto il Sindaco. Per la lista vincente otto i candidati: Paolo Spineto (419 preferenze), Nicoletta Cucinella (409), Roberto Prando (346), Stefania Pezzan (182), Dario Debenedetti (121), Micaela Benvenuto (119), Emanuela Parodi (115), Federica Pittaluga (80). Fra questi il neo sindaco dovrà l’obbligo di scegliere due assessori, con la doppia carica di assessore e consigliere, gli altri due potrebbero anche, come da statuto, essere esterni. Entrano in Consiglio per “Arquata di tutti” Fabrizio Dellepiane, di diritto, Roberto Scifò (170 preferenze), Cecilia Pasquale (146). “Arquata bene comune” è rappresentata da un solo consigliere, Diego Sabbi, quale candidato sindaco non eletto, secondo la legge. Ha vinto dunque la coalizione degli “uomini del fare”, sulla quale l’Amministrazione uscente ha puntato la sua campagna, con un stile sobrio, mai polemico e molto pragmatico. (m.p.)

Le vetrine di via Paolo Giacometti a Novi Ligure


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POZZOLO FORMIGARO - NOVI LIGURE - ARQUATA E SERRAVALLE SCRIVIA

Stefano Milano ci porta alla scoperta di uno dei percorsi più affascinanti ed unici

Il caso a Serravalle Scrivia

San Fruttuoso: il Sentiero dei Tubi Dove sono i gatti? I I l Parco di Portofino richiama turisti da tutto il mondo, l’abbazia di San Fruttuoso e l’annesso borgo marinaro sono raggiungibili grazie ad una numerosa rete di sentieri. Alcuni di questi risultano a ragione molto frequentati grazie ai meravigliosi scorci costieri; immersi in una prorompente macchia mediterranea, nelle limpide giornate invernali il mare assume una colorazione viva, quasi turchese. Le possibilità di percorrere un trekking ad anello con visita a borgo ed abbazia sono tante, ma la più consigliabile sicuramente è il giro sentiero basso (catene) e sentiero dei tubi. Riguardo al sentiero dei tubi va detto che risulta, secondo le cartine del parco, percorribile solo accompagnati da guide. In realtà, il sentiero viene percorso abitualmente e anche i cartelli ammonitori all’ingresso delle gallerie sono scomparsi. La partenza avviene dalla frazione di San Rocco, o arrivando in treno da Camogli. Dalla piazza di San Rocco si prende il sentiero basso, passando per la frazione di Mortola in direzione “batterie”. Dalle “batterie” ha inizio il sentiero delle catene, chiamato così in quanto i punti più esposti risultano attrezzati. Spettacolari passaggi a picco sul mare e un panorama unico fanno da

contro-altare al caos di “gitanti” un po’ sprovveduti che potrete incontrare nei week-end. Continuando per sali- scendi il sentiero si affaccia su Cala dell’Oro, con in distanza la torretta Salvo D’Acquisto. Poi con un ultima salita, un po’ più lunga, si arriverà così a scollinare per scendere verso San Fruttuoso. Una visita al complesso monastico e alla baia, della quale non occorre dire altro, risulta d’obbligo. Si inizia ora a salire con decisione verso Pietre Strette,

W la Costituzion e!

Ecco la mitica Fiorella intenta a pulire il monumento alla Costituzione in piazza Falcone e Borsellino a Novi Ligure in vista delle visite degli studenti delle scuole primarie

superando un agriturismo e un fontanino, per arrivare subito dopo al bivio per i tubi sulla sinistra. Il sentiero percorre la massicciata dell’acquedotto, che un tempo serviva San Fruttuoso, attraversando in alcuni punti la montagna con gallerie scavate nel conglomerato. Il tratto del sentiero dei tubi risulta piacevole e meno faticoso delle Catene, seguendo a mezza-costa la montagna pressoché in piano. I passaggi esposti sono attrezzati con catene e una scala, meglio essere dotati di una pila per l’attraversamento delle gallerie. Esse sono tre, tutte abbastanza alte da poter camminare comodi, eccezion fatta per pochi metri in uscita della terza, dove occorre procedere carponi. Risulta interessante anche una breve deviazione, seguendo una traccia a sinistra poco prima dell’ultima galleria, dove si può visitare una postazione d’artiglieria e salire con facile arrampicata sulla cima del picco che sovrasta le batterie. Proseguendo per tale traccia è inoltre possibile bypassare l’ultima galleria, la più lunga, riportandosi sul sentiero principale. Ritornati sul sentiero delle catene, all’altezza delle batterie, lo si segue a ritroso tornando così a San Rocco, o se ancora non si è stanchi, si può scendere a Punta Chiappa visitando le batterie,

per poi risalire a San Rocco per la lunga scalinata passante dalla chiesa di San Nicolò. In sostanza ritengo si tratti di una delle escursioni più belle e complete della Liguria e non solo, richiede 5/6 h di camminata; giro adatto all’escursionista medio che non soffre di vertigini. Stefano Milano Per info: cell. 339 78.78.972

n seguito a numerose segnalazioni pervenuteci in redazione, abbiamo voluto vederci più chiaro su un caso che sta destando più di una preoccupazione: quello dei “gattini perduti” di Serravalle Scrivia. La vicenda che sino ad ora conosciamo, si è svolta secondo le seguenti tappe. Da più di una ventina d’anni, nella strada “bassa” che costeggia il nuovo Cimitero di Serravalle Scrivia, via Gambarato, in alcuni edifici abusivi si era insediata una colonia felina che ospitava fino a 30-35 gatti che vivevano felici e ben accuditi. Lo scorso 16 maggio questo edificio è stato demolito perché lì sorgerà un nuovo impianto di cremazione, da molti auspicato, che servirà l’intera valle Scrivia e la zona del novese. I gatti (che nel frattempo erano “scesi” a circa 15 unità) hanno perso all’improvviso la loro casa e, intimoriti dalle ruspe e dai lavori, sono fuggiti, sparpagliandosi nella campagna. Tra di essi molte le gattine, alcune delle quali stanno aspettando i piccoli. I pericoli sono molti e purtroppo un gatto è già stato travolto da un’autovettura. Infatti via Gambarato, anche se una strada periferica, è molto trafficata per il fatto che lì vi sono numerosi capannoni. Gli operai della ditta che sta costruendo l’impianto crematorio, si sono dimostrati molto

La pala eolica di Mele

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abato 15 settembre 2012, alle ore 11 in punto, il presidente della regione Liguria, Claudio Burlando, davanti al sindaco e ad un pubblico entusiasta, ha inaugurato la grande pala eolica di Mele (Ge), battezzata subito come “Marianin de Prie Aguzze” dal nome della bisnonna di uno dei bambini vincitori del concorso indetto dal comune per dare un nome alla nuova pala. Il nome è stato scelto ad hoc, infatti la signora abitava proprio in quei luoghi, detti una volta, delle pietre aguzze, dove ora sorge l’impianto, e quale miglior modo per sottolineare il legame tra presente e futuro se non proprio nominare la pala col nome della signora che forse ha più di tutti conosciuto e amato i luoghi dove ora essa sorge. Unico neo individuato dall’ex presidente della regione Liguria, la produzione straniera dell’impianto: “Dobbiamo trovare la forza di costruire in Italia!” ha ribadito Burlando; infatti, la mastodontica E-101 non è di fabbricazione italiana, bensì tedesca; la produttrice è infatti la ditta Enercon. Questa nuova opera porta un vantaggio anche economico per le casse del comune, che beneficia di circa il 3% annuale dei profitti generati dall’installazione del nuovo impianto: per Mele, quindi, ospitare la pala eolica attualmente più grande del nord Italia non può che essere considerato un grande risultato. (l.s.)

disponibili con chi si occupava della colonia e comprendendo il piccolo/ grande dramma che attanaglia gli amici dei felini, non si sono risparmiati nel fornire assi, debitamente inchiodate, per formare un provvisorio ricovero: “Da quando abbiamo iniziato i lavori qui i gatti sono tutti scappati – ci dice un operaio – Non se ne vedono più”. Mentre stavamo facendo un sopralluogo a ridosso del cimitero un gattino bianco a macchie marroncine è saltato fuori da un cespuglio per poi, una volta accortosi della nostra presenza, attraversare come una saetta la strada e sparire oltre il cancello di una ditta edile. Meno male che in quel momento non passava nessuno! Questo fatto ha confermato come di gatti in zona ve ne siano ancora e quindi il problema dev’essere risolto anche per l’incolumità pubblica. Dal Comune pare sia già stata individuata, sempre nei dintorni, un’altra area, dove costruire un nuovo piccolo ricovero. L’augurio è che si possa ovviare presto a questo problema e ridare una “casetta” degna a questi piccoli/grandi amici dell’uomo. Mattia Nesto Se avete segnalazioni in merito non esitate a scriverci al seguente indirizzo: redazione@inchiostrofresco.it


Santo Grammatico, presidente regionale di Legambiente parla della vicenda IPLOM

“Ci vorranno anni per ritornare come prima” A poco più di un mese dallo sversamento di petrolio, a seguito della rottura di un tubo dell’oleodotto che collega il porto petroli di Pegli con lo stabilimento di Busalla, la situazione del torrente Polcevera e dei rivi limitrofi desta ancora preoccupazione, ne abbiamo parlato con Santo Grammatico, presidente regionale di Legambiente, che ha parlato anche del futuro

delle energie. “La questione, ad un mese di distanza, non si è ancora risolta - afferma Santo Grammatico - durante la notte del 17 aprile nei rivi Fegino e Pianego e nel torrente Polcevera si sono riversati circa seicentomila litri di prodotto fossile”. Ma qual è la situazione attuale dei torrenti? Il presidente regionale di Legambiente spiega “il Polcevera ha ripreso vita, mentre Fegino

Partito il progetto “Politiche di Sviluppo Rurale”

Valpolcevera: W la natura P untare al settore primario, dopo i danni del boom economico, per guardare al futuro? In alta Valpolcevera la risposta è si. Tramite progetto “Politiche di Sviluppo Rurale” otto esperti del settore si sono riuniti ed hanno fondato il comitato “Valpol c’è Vera” con presidente Luigi Previati, insegnante in pensione di Morego e come soci fondatori il medico pediatra Luciano Culotta, il grafico Giancarlo Forner, il produttore agricolo Luciano Pannetta, l’ingegnere nucleare Giovanni Parodi (presidente della cooperativa “La Piuma”), Giampiero Fasoli, Gianni Russotto e Ornella Ventullo. Le esperienze lavorative e personali dei fondatori del comitati sono molto diverse tra di loro, ma sono ben consapevoli della grande importanza che l’agricoltura riveste nella vita di tutti i giorni. Ritornare a curare i terreni abbandonati, attività fondamentale contro il dissesto idrogeologico che si è pesantemente manifestato negli ultimi anni e, allo stesso tempo, riscoprire e rivalorizzare colture e prodotti tipici di cui si era quasi dimenticata l’esistenza. Tra le eccellenze del territorio c’è il vino di Gionata, un giovane viticoltore che ha recuperato terreni in abbandono nella zona di Morego e li ha riconvertiti coltivando il vitigno “bianchetta” di Val Polcevera, questo vino è stato recentemente premiato al Vinitaly di Verona, la più importante fiera enologica d’Italia. Luigi Previati, presidente del comitato, punta fortemente sulla sinergia tra le scuole e le attività agricole, far conoscere ed apprezzare le nostre eccellenze dalle nuove generazioni è fondamentale per amare e apprezzare il nostro territorio e per vivere sani, specialmente nella società attuale, dominata dai prodotti industriali, spesso di scarsa qualità e di provenienza incerta. Il Comitato “Valpol c’è Vera” si sta attivando anche con

le amministrazioni locali e i sindacati di categoria degli agricoltori (CNA e Coldiretti) come dimostrano i mercatini a km zero organizzati nei comuni di Campomorone

e Serra Riccò e la partecipazione all’invito al Castello di San Cipriano assieme al GAL Agenzia di Sviluppo Genovese e diversi esperti del settore. (f.m.)

e Pianego sono dei corsi d’acqua morti, ci vorranno anni per tornare all’ecosistema che vi era prima”. La situazione non è più di emergenza come nei giorni successivi allo sversamento, con i miasmi avvertiti dalla popolazione residente nella zona attorno all’incidente, ma l’aspetto ambientale deve essere valutato dice Grammatico “servirà una bonifica molto complicata, dobbiamo innanzi tutto capire il livello dell’alveo da scavare - prosegue il presidente di Legambiente Liguria - nei giorni appena successivi le panne di contenimento hanno bloccato in parte gli sversamenti e i mezzi di autospurgo hanno rimosso gran parte del petrolio, ma ovviamente sono rimasti diversi residui”. Una delle maggiori preoccupazioni della popolazione, soprattutto nei giorni immediatamente successivi al disastro era dato dal possibile sversamento in mare del petrolio, la rassicurazione fatta dai media riguardo al mare sembra avere fondamento, come ci spiega Santo Grammatico “siamo stati davvero molto fortunati nella disgrazia, abbiamo avuto una serie di giornate con vento di tramontana e mare calmo, grazie a ciò quanto era fuoriuscito è stato raccolto grazie ai mezzi speciali di Castalia arrivati dai porti di Li-

vorno e Civitavecchia”. Che la situazione però non si sia ancora risolta lo dimostrano le manifestazioni dei cittadini che tuttora proseguono nelle zone di Fegino e Trasta. Uno dei quesiti è se possono ancora convivere industrie ad alto impatto e rischio ambientale con la popolazione “l’oleodotto IPLOM è vecchio e, dalle informazioni emerse dalla Procura di Genova, su 20 km di tratto vi sono ben ventitré punti a rischio rottura - ci spiega il presidente regionale di Legambiente, che prosegue - come Legambiente siamo fermamente convinti che debba scattare una riflessione sul continuare a servirsi di energia basata su combustibili fossili, quanto deve ancora durare questo business?” si chiede Grammatico, che illustra quali potrebbero essere le soluzioni “è necessaria una riconversione industriale basata sui biocarburanti e i biocombustibili, le conoscenze degli operai della IPLOM, ad esempio, oggi in cassaintegrazione, potrebbero essere utilizzate anche per farli lavorare in ambienti più salubri”. Possiamo tenere assieme lo sviluppo industriale e la tutela dell’ambiente? “Non lavorando sempre e soltanto sulle emergenze come è stato fatto fino ad oggi” - dice in conclusione Santo Grammatico. (f.m.)

La parola ai dipendenti

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Rappresentanti Sindacali FEMCA-CISL e FILCTEM-CGIL dei lavoratori Iplom, rispettivamente Simone Brunelli e Eugenio Noli, ci spiegano il disastro di aprile dal punto di vista dei dipendenti. Il 17 aprile si è verificata la rottura di uno degli oleodotti Iplom dal quale si è riversato greggio prima nel Rio Pianego e successivamente nel Rio Fegino per poi finire nel torrente Polcevera. La zona è stata subito messa in sicurezza grazie al celere intervento di tutti gli Organi interessati, interni ed esterni alla ditta, riducendo così al minimo i danni causati dal grezzo. L’area è stata resa nuovamente accessibile e da poco più di un mese sono iniziati i lavori di messa in sicurezza per i quali si sta bonificando l’area e al contempo monitorando la zona che, come testimoniano Simone ed Eugenio, andranno avanti senza indugi e con la massima attenzione grazie anche ad ARPAL. Nel contempo Iplom continua i lavori di ripristino dell’oleodotto in modo da ripartire con la produzione poichè il tubo interessato è parte fondamentale della struttura e non si può procedere senza di esso. Per questo motivo la ditta è ferma e dovrà restare tale fino alla rimessa in funzione dell’oleodotto che avverrà al termine delle attività necessarie e solo in seguito al benestare delle Istituzioni preposte. I lavori di ripristino della ditta sono già iniziati e corrono veloci dopo il via libera datogli dalla Magistratura ma non è possibile definire con certezza la data esatta della totale ripartenza della ditta. A seguito del disastro quasi tutti i dipendenti della Iplom sono in cassa integrazione poiché non è possibile trasportare grezzo dal Porto Petroli alla raffineria ma si alternano in modo da garantire una continua sicurezza dell’impianto e svolgendo le attività possibili. I dipendenti, ci dicono Simone ed Eugenio: “Sono molto preoccupati soprattutto dai tempi di ripresa previsti perchè se si facessero troppo lunghi comporterebbero una seria difficoltà e un durissimo colpo per la ditta busallese”. Nonostante questo si dicono ottimisti e credono che i tempi di ripresa non siano eccessivamente lunghi; aggiungono anche che la ditta è abbastanza forte da poter sopportare questo colpo e rimettersi presto in pista. Giorgia Tomasella


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l’inchiostro fresco

VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE

Giugno 2016

Intervista alla presidente Marisa Bacigalupo sul piano di recupero del territorio

Il GAL Genovese lancia “Qualità e sviluppo” S viluppare il territorio per contrastare il suo abbandono, attraverso una serie di programmi realizzati grazie ai Fondi Europei, è l’obiettivo che si pone l’Agenzia di Sviluppo GAL Genovese. Abbiamo intervistato in merito la presidente Marisa Bacigalupo, che ci ha illustrato l’intero progetto e le strategie intraprese per valorizzare l’entroterra ligure, una zona bellissima dal punto di vista paesaggistico e culturale ma che, come gran parte dell’Appennino Italiano, si sta da decenni spopolando, con un depauperamento del territorio e delle sue ricchezze. “Il Piano di Sviluppo Rurale è uno dei filoni che l’Unione Europa, assieme al Governo italiano, predispone per il periodo 2014-20, purtroppo attualmente siamo in fortissimo ritardo - spiega Marisa Bacigalupo

- siamo ormai alla metà del 2016 e fino ad ora sono decollati pochissimi bandi del piano di sviluppo rurale”. Il GAL Genovese è inserito all’interno del piano di sviluppo rurale, con la misura 19 che da una nuova vita ai GAL “è stata fatta una nuova mappatura per il territorio provinciale e una diversa distribuzione

dei territori” spiega la presidente “la regione Liguria ha previsto cinque GAL al posto degli attuali sette. Il GAL Genovese ha avuto un cambiamento del territorio, attualmente comprendiamo in cinque comuni dell’Unione Stura-Orba-Leira, i cinque comuni dell’alta Val Polcevera, l’alta Val Bisagno con Bargagli, Davagna e Lumarzo, la valle del Recco con Uscio e Avegno e l’intera Val Fontanabuona arrivando ad un totale di ventotto comuni”. La fase progettuale, dice la presidente Marisa Bacigalupo “è stata preceduta da una lunga e laboriosa fase di consultazione sul territorio, ci siamo confrontati con sindaci e amministratori e da queste consultazioni sono emerse le linee per scrivere la strategia di sviluppo rurale” una scelta fatta dal basso e partecipata

quella intrapresa dal GAL “abbiamo chiamato la strategia “Qualità e Sviluppo” perché sono le due strategie che vogliamo intraprendere, la nostra parola d’ordine è contrastare l’abbandono del territorio”. Prima di scegliere le tematiche il GAL Genovese ha incontrato sia amministratori che rappresentanti delle attività produttive, le scelte sono andate sul turismo sostenibile “questa categoria comprende l’insieme di un modello di sviluppo del territorio, che va dalle produzioni tipiche al recupero del bosco, alla commercializzazione dei prodotti, la sicurezza dell’agroalimentare valorizzando e sviluppando le nostre tipicità, il recupero dei terreni abbandonati e il potenziamento del turismo rurale e agro-alimentare” spiega la presidente del GAL Marisa Bacigalupo. La se-

conda tematica è l’inclusione sociale “abbiamo delle zone che, purtroppo, continuano a spopolarsi fortemente” dice la presidente del GAL “da una parte le zone limitrofe a costa e città, come Val Polcevera e Val Fontanabuona sono virtuose, ma abbiamo dall’altro lato la Val Trebbia che sta soffrendo uno spopolamento devastante, senza un’inversione di tendenza molti comuni diventeranno paesi fantasma, che vivono solo due mesi d’estate, dobbiamo fare in modo di contrastare questi fenomeni di abbandono” oltre a ciò il progetto del GAL guarda alle categorie più deboli della società, persone che hanno perso o non riescono a trovare lavoro e che vorrebbero reinserirsi.

Il voto nell’entroterra

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oche novità, a differenza di quanto uscito dai grandi centri nazionali, nei comuni dell’entroterra genovese al voto quest’anno dove, mediamente, si confermano le amministrazioni uscenti. A Valbrevenna, l’unico comune della Valle Scrivia al voto, il sindaco uscente Michele Brassesco si conferma nettamente. Nel limitrofo comune di Propata, già in Val Trebbia, vittoria anche qui con larghi numeri per il primo cittadino uscente Renato Cogorno. Rondanina, il comune meno abitato della Città Metropolitana di Genova, al voto conferma nettamente l’amministrazione uscente con il vicesindaco Arnaldo Mangini. (f.m.)

Fabio Mazzari

Campomorone: è stato aperto il C.R.A.S. (Centro Recupero Fauna Selvatica)

Le mille proprietà dell’olio di tea-tree

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orse non tutti conosco l’olio di tea-tree, chiamato anche “olio essenziale di Melaleuca”. Questo particolare olio è ottenuto mediante la distillazione in corrente di vapore delle foglie, appositamente selezionate tra quelle dei rami più “giovani”, di determinate specie di Melaleuca, pianta originaria dell’Emisfero Australe e molto diffusa per in Malesia, Indonesia, Nuova Caledonia e Australia. Appartiene al gruppo delle Mirtacee. Il suo nome botanico, “Melaleuca”, racchiude un grande significato. Infatti è stato scelto per sottolineare il contrasto chiaro-scuro (dal greco mélas= nero e leukòs= chiaro), desunto dalle foglie caratterizzate da un verde intenso e scuro e dalla corteccia invece biancastra. L’olio ricavato da questa pianta, il “Tea Tree oil” è un ottimo insettorepellente, ideale per le sere estive durante le quali siamo letteralmente invasi da “ospiti indesiderati”.

L’olio ha una peculiare capacità di penetrazione e quindi può essere validamente utilizzato per uso topico. Facendo parte della stessa famiglia dell’Eucalypto, anche il Tea Tree ha grandi proprietà aromatiche. Il Tea Tree Oil è composto da una miscela di oltre 48 terpeni e alcoli terpenici, il cui principiale è il terpinene-4-olo che, in sinergia con gli altri componenti, possiede grandissime capacità giustappunto antisettiche ma anche antifungine. Ideale per la trattazione di irritazioni cutanee, eritemi, erpes simplex ed anche per le gengiviti, infezioni vaginali di carattere micotico. Presso la Farmacia Busalla potete trovare un ottimo olio-shampo a base di Tea Tree Oil e Olio di Cotone che facilita la rimozione meccanica delle lendini e dei pidocchi. In vendita a soli 12 euro. Mattia Nesto

Il primo ospedale per gli animali D opo aver anticipato, alcuni mesi fa, l’apertura della struttura ed averne seguito i lavori, oggi possiamo finalmente parlare dell’inaugurazione ufficiale del C.R.A.S., il Centro Recupero della Fauna Selvatica che, dal 28 maggio è stato aperto a Santo Stefano di Isoverde, frazione di Campomorone. Si tratta della prima struttura della Liguria destinata alle cure e alla riabilitazione della fauna selvatica, che sarà gestita interamente dai volontari di E.N.P.A., l’Ente Nazionale Protezione Animali, con l’aiuto di veterinari professionisti. La struttura è stata costruita nei locali della vecchia scuola elementare di Santo Stefano di Larvego, ormai inutilizzata da diversi anni. L’inaugurazione è avvenuta alla presenza del vicepresidente nazionale di E.N.P.A. Massimo Pigoni, dell’assessore regionale all’agricoltura e all’ambiente Stefano Mai e del sindaco di Campomorone Paola Guidi.

Presenti inoltre all’inaugurazione ovviamente i giovani volontari dell’E.N.P.A. Genova e rappresentanti dell’Università, della ASL e della Polizia Eco zoofila. Massimo Pigoni ha parlato della nascita del C.R.A.S. come di un’idea che “all’inizio sembrava quasi una follia ma che, grazie alla grande sinergia tra il Comune di Campomorone, la Regione Liguria e i nostri volontari siamo riusciti a realizzare, questa inaugurazione è solamente però l’inizio di un percorso - ha puntualizzato il vicepresidente nazionale - siamo una grande associazione ma da soli non possiamo farcela, abbiamo bisogno di volontari che ci diano una mano in questo grande progetto”. Francesco Baroni, rappresentante dei volontari di E.N.P.A. Genova ci ha spiegato come funzionerà la struttura “gestiremo il C.R.A.S. tenendolo aperto, con i nostri volontari, ogni giorno alla settimana e in qualsiasi ora, at-

tualmente siamo più di venti volontari attivi in gran parte molto giovani, ma abbiamo bisogno di aiuto e chiediamo a chi ami gli animali e abbia voglia di dedicare il proprio tempo di darci una mano”, per diventare volontario attivo dell’E.N.P.A. non servono conoscenze a livello scientifico “bastano un minimo di nozioni di base e, soprattutto senso di responsabilità” spiega Baroni, le cure e le terapie agli animali saranno stabilite infatti dai veterinari, mentre i volontari cureranno gli animali ospitati. Grande soddisfa-

zione del Comune di Campomorone, per parola del sindaco Paola Guidi “siamo orgogliosi di essere il comune che ospita la prima struttura di questo tipo a livello regionale” ha detto il primo cittadino “la nostra amministrazione ha sempre dimostrato una grande sensibilità verso gli animali”. Il vicepresidente di E.N.P.A. Pigoni, alla fine della cerimonia, ha donato le tessere onorarie di volontari al sindaco Paola Guidi e all’assessore Erminia Rebora. Il C.R.A.S. si compone di tre aree differenti, al piano superiore la zona accoglienza, dove sarà possibile acquistare materiale e tesserarsi all’E.N.P.A. (la sede genovese sarà inoltre trasferita a breve nella struttura di Isoverde), mentre al piano inferiore vi è la clinica vera e propria. Inoltre è in fase di completamento il ripristino dell’area esterna dedicata alla riabilitazione fisica degli animali. Fabio Mazzari


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VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE Il 26 giugno un grande appuntamento

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Fabrizio Fazzari, assessore del Comune di Busalla, anticipa i progetti per lo storico edificio

Nuova vita per Villa Borzino Antola in festa L D a tradizionale Festa di San Pietro sul Monte Antola per quest’edizione, in occasione del Giubileo della Misericordia per l’Anno Santo si trasformerà in un evento speciale. Domenica 26 giugno saranno presenti contemporaneamente il Vescovo di Tortona, Mons. Vittorio Viola e il Vescovo ausiliare di Genova, Mons. Nicolò Anselmi che, per la prima volta nella storia del monte più amato dai genovesi, si incontreranno sulla cima dell’Antola in rappresentanza delle due Diocesi “Abbiamo pensato che, in quest’anno giubilare, sarebbe stato importante per i fedeli e per il territorio, che sul monte vi fosse questo incontro” spiegano gli organizzatori dell’evento, ovvero l’Ente Parco Antola, il Rifugio del Monte Antola e la parrocchia di San Lorenzo di Propata. Come nome gli organizzatori hanno scelto l’evocativo “L’incontro di due Dioscesi, l’abbraccio di tre vallate”. Il Monte Antola e diversi comuni della Val Trebbia genovese sono infatti compresi, a causa delle divisioni geografiche delle regioni ecclesiastiche, nella diocesi tortonese, ma l’Antola è da sempre “il monte dei genovesi” e, nel corso della sua storia, è sempre stato un luogo di incontro, scambio e transito per genti e merci provenienti dalle vallate circostanti. Durante gli anni vi sono stati grandi eventi che hanno richiamato le folle sulla cima del monte: l’inaugurazione della cappella nel lontano 1899, l’installazione della croce nel 1907, il nuovo rifugio nel 2007 e, per quest’anno, l’iniziativa di richiamo alla preghiera e all’incontro sotto la grande croce dove fedeli, giovani, escursionisti, associazioni, parrocchie, confraternite e semplici escursionisti saliranno contemporaneamente da una ventina di località sparse nelle vallate della Trebbia, dello Scrivia e del Borbera. Il grande pellegrinaggio sarà supportato dagli organizzatori e dai volontari che forniranno la loro preziosa collaborazione, prendendo in carico un percorso o un sentiero. La parte

escursionistica della giornata, che vedrà i partecipanti salire contemporaneamente da tutte le località dove inizia un sentiero per il Monte Antola avrà in ogni località un gruppo partecipante. Tutti i gruppi arriveranno per la messa solenne che si terrà alle ore 10:30. Le località di partenza sono numerose, a piedi si potrà raggiungere la cima del Monte Antola da Capanne di Carrega, Casa del Romano, Bavastrelli, Caprile, Bavastri, Donetta, Torriglia, Pentema, Carsi, Piancassina, Vallenzona, Alpe di Vobbia, Croso di Campassi e Berga. Di cosa da Vegni, Valico di Costa Salata e Propata. A cavallo o in bicicletta da Bavastrelli, Crocefieschi, Montoggio e Dova Superiore e infine, accompagnati dagli asini da Madonna della (f.m.) Guardia di Pentema.

stessi progettisti che, negli anni ’90, ristrutturarono completamente Villa Serra e il suo parco, ovvero gli architetti Silvana Ghiggino e Fabio Calvi - dice l’assessore alla cultura del capoluogo della Valle Scrivia, che prosegue - vogliamo creare all’interno della villa una Scuola di Restauro con allievi provenienti da tutta Italia e dall’estero, che sarà unica nel suo genere” ci anticipa Fabrizio Fazzari “i talenti che frequenteranno la scuola di restauro si ‘eserciteranno’ direttamente nel ripristino della stessa villa che, non dimentichiamolo, è un edificio di grande valore artistico tutelato dalle Belle Arti”. “Il 2017 sarà l’anno di Villa Borzino - annuncia l’assessore alla cultura Fazzari - in occasione del venticinquesimo anniversario della missione del busallese Franco Malerba nello spazio allestiremo ‘Villa delle Stelle’ una mostra interamente dedicata al mondo dell’astronomia, dello spazio e dell’astronautica, con un planetario e un modello in scala 1:1 del satellite spaziale, ci ispiriamo direttamente al prestigioso Festival della Mente di Sarzana”. (f.m.)

opo il nostro articolo, uscito nel numero di maggio “Villa Borzino ancora nel degrado”, Fabrizio Fazzari, assessore alle attività culturali del Comune di Busalla ci ha gentilmente risposto in merito e ci ha illustrato le immediate novità e i progetti per il futuro della storica villa. “Al momento della mia entrata in carica la villa era in uno stato di degrado evidente - spiega Fazzari - l’anno scorso abbiamo speso oltre ottantamila euro per lavori urgenti, ovvero il restauro della balaustra, la messa in sicurezza degli alberi che cadevano sulla strada, siamo dovuti intervenire purtroppo anche contro il pirolide del bosso un temibile parassita che stava intaccando il bosso di Villa Borzino che è di una varietà molto pregiata, abbiamo rimesso in sesto la scalinata e tagliato l’erba, ovviamente c’è molto ancora da fare e i bilanci di un comune di nemmeno seimila residenti come il nostro è sempre più ristretto”. L’assessore Fazzari guarda ad un modello vincente molto vicino a livello geografico, Villa Serra di Sant’Olcese “Abbiamo contattato gli

Grondona, “Ricchi e semplici”: una storia lunga 200 anni

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ngredienti per un biscottificio perfetto: 500g di tradizione, 500g di dedizione, 500g di semplicità. Questi sono i valori che abbiamo trovato all’interno del biscottificio più famoso della val Polcevera, il biscottificio Grondona di Campomorone. Questi valori caratterizzano prodotti 100% naturali composti da materie prime scelte e selezionate per portare sulle nostre tavole una ventata di tradizione e semplicità guidate da una dedizione che dura da quasi 200 anni. Entriamo nello stabilimento ed incontriamo i due titolari, Francesco e Andrea che ci accolgono e ci dicono che “La storia della Grondona è molto lunga…tutto ebbe inizio nel 1820 da un mulino e da un signore, il nostro bisnonno, il quale era vermicellaio, ovvero faceva la pasta conosciuta come vermicelli”. Inizialmente la Grondona era un’azienda di “arte molitoria”, cioè era un mulino e, proprio per questo, il primo logo mostrava un panificio.

“Agli inizi del ‘900 con Orlando Grondona, si sono iniziati a studiare - raccontano i titolari - i biscotti a base di lievito madre. Nasce così la lunga tradizione che dura da quasi 200 anni”. Il prodotto più conosciuto, diventato poi anche un po’ il simbolo, è forse il biscotto del Lagaccio che Andrea definisce: “il primo prodotto della famiglia, praticamente un antenato”. La tipicità della Grondona deriva dal fatto che ricerchino sempre i prodotti migliori come il lievito madre al naturale che non contiene conservanti e che Andrea ribattezza “il nostro cavallo di battaglia”. Tutti i prodotti utilizzati in questa storica fabbrica possono essere, da un lato, considerati “ricchi”, poiché si spazia dal panettoncino al biscotto Lagaccio, dai canestrelli al pane tostato mentre dall’altro, l’utilizzo di ingredienti naturali e genuini ha il compito di renderli “semplici e alla portata di tutti”. In Val Polcevera trionfa la bontà. Giorgia Tomasella

Gli appuntamenti estivi del Bar Garitta

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na serata a Stelle e Strisce quella che propone il “Garitta Bar” di Torriglia venerdì 24 giugno. Dalle ore 19:00 in poi “Festa dell’Hamburger” con il popolare panino proposto in tante varianti, anche quest’anno quindi, dopo la “spiaggia nel bar” del 2014 e la festa medioevale del 2015 il locale di Marco Besutti si caratterizza per la fantasia e l’inventiva. Nel corso della serata, sempre dalle 19,00 in poi, Marco e l’intero staff del Garitta Bar offriranno, a tutti coloro che si presenteranno davanti al bar con la propria moto Harley Davidson originale, un panino e una bibita a scelta in omaggio! La serata sarà allietata dalla musica degli Inverter, band genovese che propone una mescolanza di generi tra rock, punk, ska e hard rock! Si tratta del primo evento della stagione estiva del bar di Torriglia che, come ci an-

ticipa Marco Besutti, proporrà altri due appuntamenti molto originali e interessanti ma, per il momento non vi anticipiamo ancora nulla… Per info: cell. 333.96.42.392

Garitta Bar - Via Matteotti, 49 - Torriglia


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VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE

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Paese delle Fiabe a Serra Riccò

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a ottenuto grande successo la prima edizione in assoluto del concorso letterario “Paese delle Fiabe” di Serra Riccò, destinato ai bambini delle scuole materne ed elementari e i ragazzi delle scuole medie. La premiazione, avvenuta all’interno dell’evento “Invito al Castello”, nell’affascinante scenario del castello di San Cipriano, ha visto come vincitori per le scuole materne l’Emanuele Luzzati di Sant’Olcese e l’asilo di Castagna, per la scuola elementare la 4° classe dell’istituto di Pedemonte e l’Istituto comprensivo di Quezzi per la scuola media, a vincere la sezione singoli autori è stata Aurora Vannucci, una bambina di Parma. I migliori racconti sono stati raccolti in un libro dal titolo omonimo “Il paese delle fiabe” che è disponibile nelle librerie di Genova e Provincia. Fabio Mazzari

Incontriamo in località Giretta Sergio Pedemonte, geologo ma soprattutto appassionato di storia locale

Isola del Cantone: tante piccole capitali MATTIA NESTO

@ @Mattia Nesto

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obbiamo smetterla di considerare quello che una volta era l’Oltregiogo genovese come il territorio tra l’Outlet e l’Acquario di Genova come dice il cucinosofo Sergio Rossi. Questi due grandi centri sono all’estremità delle nostre zone, zone punteggiate da tante piccole capitali: da Novi Ligure ad Ovada, passando per Busalla e Masone sino a Torriglia e Sassello” con queste parole Sergio Pedemonte, geologo, storico ed autorevole membro del Centro Culturale di Isola del Cantone, ci accoglie nella sua bella casa sita in zona “Giretta”. Pedemonte, assieme alla passione e all’abnegazione di numerosi soci ed amici, come il Presidente del Circolo, Raffaelle Rossetti e al socio Stefano Denegri, tiene viva la memoria dell’alta Valle Scrivia, della sua storia ricca di episodi memorabili, noti e meno noti. “Purtroppo nel nostro Paese è convinzione comune che la cultura non possa generare lavoro – afferma con decisione Pedemonte – Invece, specialmente in Oltregio-

Nella foto in alto Sergio Pedemonte e a fianco alcune sue pubblicazioni co alc

go, terra su cui sono passati i più grandi condottieri e uomini della storia, da Annibale a Giulio Cesare ed a Napoleone sino a Giuseppe Mazzini, si potrebbe far nascere un indotto dalla conoscenza e promozione dei nostri luoghi”. Uno degli esempi posti da Pedemonte è quello della realizzazione di libri che non vogliano essere “sfoggio

di doti intellettuali” ma, ci precisa quest’autore, “occasione di spunto e di riflessione”. “Una recente pubblicazione – afferma Sergio Pedemonte – del Circolo è stato il libro intitolato Sta sempre alegro così il tempo pasera presto, una corrispondenza inedita di Giuseppe Ferretto, soldato isolese durante la Prima Guerra Mondiale”.

“La particolarità di tale opera – ci dice Stefano Denegri, co-autore del volume assieme a Pedemonte – è la completezza della corrispondenza: infatti non sono stati conservati e trascritti solo le lettere trasmesse da Pipin, questo il soprannome del soldato, ma anche le risposte dei famigliari, caso più unico che raro”. Pedemonte, poi, mostrandoci un altro libro, rievoca ancora il piccolo mondo antico di Isola e dintorni: “In quest’altro testo, Un diario nella guerra, si raccontano le peregrinazioni di una professoressa di liceo, Bice De Lorenzi, attraverso sentieri e strade tra Genova e Isola del Cantone, questa volta negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Questi sentieri potrebbero essere oggi riscoperti e ribattuti, sulla scorta degli antichi ricordi, da turisti provenienti da tutto il mondo!”. Infatti, sia Pedemonte sia Denegri, sono d’accordo sul fatto che la conoscenza e divulgazione delle peculiarità del territorio rappresenti la chiave di tutto: “Oggigiorno con un computer si possono, letteralmente, sollevare le montagne – ribadisce lo storico

isolese – Bisogna fare conoscere le eccellenze della valle Scrivia: il castello di Vobbia e quello di Borgo Fornari, le prelibatezze come lo sciroppo di rose di Busalla e di Isola oppure i canestrelli di Rigoroso”. Al termine della nostra chiacchierata domandiamo ai due membri del Centro Culturale se le divisioni amministrative tra Liguria e Piemonte, che ad esempio nel “confine” tra Pietrabissara (prima frazione di Isola del Cantone, quindi, per intenderci, territorio della Città Metropolitana di Genova) con Rigoroso (ultima frazione del Comune di Arquata Scrivia, ancora Piemonte) ostacolino un’azione comune: “Certamente – ci rispondono quasi in coro – una volta questo era un territorio unico, omogeneo e armonicamente collegato nelle sue diverse articolazioni. Poi più o meno assurde divisioni amministrative lo hanno diviso: occorre a noi, i nati dopo, gli ultimi arrivati ricucirlo pezzo dopo pezzo come un vaso rotto. Ma siamo sicuri che, visto la bellezza di questo vaso, ne varrà senza dubbio la pena”.

A SERRAVALLE C’È !!! L’AUTOPRATICA TIR sas di Tagliati

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genzia pratiche auto, presente a Serravalle Scrivia dal 1990, si trova in Viale Martiri della Benedicta, dove spicca l’insegna con il nuovo logo. L’ingresso è all’interno della piazzetta, al 116/2. Accreditata sia alla Motorizzazione che all’ ACI/PRA, l’agenzia svolge tutte le pratiche direttamente dal proprio ufficio (passaggi di proprietà ed immatricolazioni di auto, moto e ciclomotori) con rilascio immediato dei nuovi documenti. Ogni martedì, alle dodici, è a disposizione il medico per le visite di rinnovo patente di guida, un servizio che grazie alle nuove tecnologie permette, in soli due giorni, di ottenere la nuova patente europea, anche direttamente a casa propria. L’Autopratica TIR si occupa di tutta la tipologia inerente il trasporto merci su strada, in particolare per i veicoli cosiddetti “pesanti” (Revisioni/Collaudi/ADR) comprese le istanze per richiesta iscrizione Albo Autotrasportatori, Licenze Conto Terzi e Conto Proprio, nonché permessi internazionali e autorizzazioni ANAS e Autostrade per veicoli eccezionali in tutta Italia.


Castelletto d’Orba: successo delle iniziative su Fausto Coppi. Grande partecipazione di giovani e meno giovani

Il ricordo del Campionissimo non tramonta mai P er ricordare la prima vittoria ufficiale di Fausto Coppi nel luglio del ‘38 a Castelletto d’Orba, l’Associazione Amici di Bozzolina ha programmato un’iniziativa con i piccoli bikers della scuola di MTB “I Cinghiali” che hanno pedalato sul percorso in costa tra i vigneti da Silvano d’Orba a Castelletto d’Orba, circa 9 km attraversando la campagna con scorci panoramici sul Monte Tobbio, il fiume Orba, i castelli di Lerma, Casaleggio, Silvano, Montaldeo e Martinenghi, la Torre di Albarola, per arrivare alla Borgata Bozzolina dal Museo del Torchio dove gli attori Emanuele Arrigazzi e Fabio Martinello hanno rappresentato con una divertente fiaba chi era Fausto Coppi. A completare la giornata percorsi tecnici e un rinfresco offerto dalle signore della Borgata a base della tipica focaccia locale. Un sentito ringraziamento ai bambini e ai loro maestri guidati dal “vulcanico” Gigi Fiorone. La sera è stata invece dedicata a una presentazione storico culturale sulla vicenda della vittoria di Coppi con diversi interventi quali quelli dello storico dott. Carlo Delfino di Varazze che ha dettagliatamente descritto con documenti le prime vittorie del Campionissimo. Roberto Basso ha poi illustrato come era la vita sociale nel paese a quell’epoca, con i vari alberghi e fonti che animavano con un turismo interessante. Dal Ghisallo sono poi giunti in bicicletta due “staffette” che hanno portato un invito all’indimenticabile Imerio Massignan, tutti gli interventi sono poi stati collegati da pezzi teatrali di Emanuele Arrigazzi che ci ha magicamente trasportati nei personaggi di Cavanna, il massaggiatore cieco di Coppi, nella bottega dove Coppi ragazzino con il papà comprò la sua prima bici e infine il figlio di

Coppi che ricorda quando imparò ad andare in bici. A completare la serata Gianni Pederzolli, noto biomeccanico, che ha illustrato le differenze costruttive delle bici dell’epoca insieme ai fondatori del Museo il Cortile di Acqui, Olivero Angelo e Pronzati Claudio, che hanno esposto biciclette e cimeli d’epoca. Presenti anche Giovannino Meazzo ciclista e costruttore alessandrino, Pierfranco Romero che ha raccontato testimonianze di quella giornata, per la Federazione Ciclistica Boris Bucci del Comitato provinciale. La ricostruzione di quella giornata, con contributi di ricordi dell’epoca, narrano che in quel luglio la gara organizzata dalla US Silvanese con sponsor il Lavagello vedeva un circuito con probabile giro Alessandria – Acqui – Cremolino e arrivo a Castelletto con una fotografia che ritrae Coppi con la maglia della Montecatini

nelle vicinanze di Porta Genova nella parte alta del paese. In premio una bici che all’epoca era un bene di lusso. Per evitare sorprese chi mise il premio in palio arruolò un ciclista locale che fece sbucare nel finale fresco dalle vigne, ma scoperto il broglio, con rammarico la bici gli fu data e da lì Coppi iniziò il “volo dell’Airone”. “Le iniziative - dice Fabrizio Tacchino - hanno lo scopo di promuovere il territorio, il Museo del Torchio è nato sulla spinta di queste proposte conquistando la fiducia dell’Amministrazione Comunale di Castelletto d’Orba perciò vogliamo ringraziare il Sindaco Mario Pesce che ha sostenuto le iniziative che vedranno durante l’estate appuntamenti importanti, come la Lucciolata, e Paola Tacchino, la presidente dell’Associazione con un gruppo di giovani e di saggi anziani”. (f.t.)

Un’idea firmata l’inchiostro fresco e il Cortile di Acqui

“Bellezze in bicicletta”

È

proprio il caso di dirlo “Bellezze in bicicletta”! Infatti il progetto ormai partito, nato dal sodalizio tra l’inchiostro fresco e il Cortile di Acqui Terme, prevede la realizzazione di un Calendario che immortalerà le biciclette storiche del “Cortile” con undici splendide modelle. Ma non voglio svelarvi molto di ciò che nascerà perché lasciare un po’ di mistero è sempre un ottimo modo per aumentare la curiosità. Quest’articolo spiegherà di più la parte che mi riguarda maggiormente, ovvero quella fotografica, visto che la parte grafica verrà curata dalla nostra valente Sara Ponta. Per chi non mi conosce ancora può farsi un’idea di me e di quello che faccio sul mio sito www.danielecifala.com. Il tutto è partito quando sono stato contattato dal signor Claudio, gentilissimo curatore del “cronomuseo” della bicicletta “Il Cortile di Acqui Terme”, che mi spiegava il pro-

getto e mi chiedeva disponibilità per lo stesso, disponibilità accordata con entusiasmo. Dopo il contatto telefonico mi sono incontrato, presso il Museo, con lo stesso signor Claudio a cui ho proposto le mie idee e con cui ho scambiato quattro chiacchere. Lui mi ha mostrato la location per gli scatti, che verranno realizzati proprio presso “Il Cortile” vista la difficoltà di spostare le preziose biciclette storiche in una sala posa vera e propria, cosa che rende il tutto più impegnativo ma ampiamente più magico, interessante ed emozionante. Curata la parte location ho ricevuto presso il bar Mozart i contatti delle modelle con cui sto prendendo accordi in base alla loro disponibilità per passare alla fase di shooting fotografico vera e propria. Continuate a leggerci per nuove news su un progetto veramente da non perdere. Daniele Cifalà

Bentornato Gianluca

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enerdì 10 giugno la redazione de “l’inchiostro fresco” a pieni ranghi ha accolto Gianluca Bombara, reduce dal suo ormai celebre “Giro d’Europa in solitaria”. In compagnia del suo “padrino spirituale” Gian Piero Montecucco, Gianluca si è detto: “Molto felice per questa bella festa che l’inchiostro ha organizzato. Questa testata mi ha accompagnato idealmente – ha spiegato l’atleta alessandrino – in questo mio lungo viaggio ed ora che sono tornato mi sembrava giusto venire qui per chiudere il cerchio”. I redattori inchiostriferi hanno omaggiato Gianluca di una speciale maglietta celebrativa, per ricordare la bella impresa del ciclista. Una giornata non soltanto di sport ma anche, e soprattutto, d’amicizia! Chiara Boarini


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SPORT

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Mignanego: da quindici anni si svolge un torneo particolarissimo

Idee, progetti e speranze: il resoconto dell’incontro “Alberola quale futuro?”

Sui Giovi calcio “anormale” Baby sky e downhill “S M ignanego, il paese alle immediate porte di Genova che congiunge il capoluogo regionale con la Valle Scrivia, oltre ad essere conosciuto per la Strada statale dei Giovi che attraversa il suo intero territorio, da una quindicina d’anni ha acquisito una risonanza sportiva a livello nazionale grazie al torneo di “calcio anormale” che, ogni estate, in occasione della festa patronale, attira partecipanti e soprattutto curiosi da gran parte della Provincia di Genova e non solo. Ma che cosa si intende per calcio anormale? È una disciplina completamente inventata in loco nell’estate del 2001, quasi per scherzo. Due squadre da quattro giocatori ciascuna, composte da due maschi e due femmine, si sfidano in una gara composta da due tempi di dodici minuti ciascuno. Le stranezze però non finiscono qui, le femmine in campo possono fare goal in qualunque modo, di piede, di spalla e di mano, mentre per i maschi è ammesso segnare esclusivamente di testa! Le sostituzioni avvengono con lo stesso sistema del basket e anche il campo da gioco è alquanto particolare, un trapezio al posto del tradizionale rettangolo, l’arbitro infine è uno solo, lo stesso dal 2001, Roberto Acampora, che è anche “fischietto” nei campionati dilettantistici del calcio… normale. Il torneo nel corso degli anni ha riscosso sempre maggiore attenzione da parte del pubblico, all’ultima edizione erano una dozzina le squadre partecipanti. La sfida più accesa e divertente quella dell’estate 2012 con una gara che sembrava uscita da un racconto di Don Camillo: Stato vs Chiesa, dove a sfidarsi amministratori e consiglieri comunali della Val Polcevera e della Valle Scrivia contro preti, suore e frati delle diverse parrocchie presenti nei due territori. Alla fine la spuntò la Chiesa, grazie alla doppietta realizzata da Suor Elisabetta Castellani. Appuntamento quindi all’edizione 2016 che si preannuncia, anche questa volta, all’insegna del divertimento. Fabio Mazzari

e la montagna non va a Maometto, Maometto va alla montagna”, diceva un vecchio proverbio: quando le cose non vanno come devono, è meglio intervenire in una maniera alternativa per risolvere il problema. Nel nostro caso in particolare, se la neve non arriva ad Alberola, è obbligatorio trovare altre opzioni per il rilancio della piccola frazione di Sassello (Sv), ex stazione sciistica adagiata sul Monte Cucco, dove attualmente gli impianti di risalita giacciono in stato di abbandono. Di questo e di molto altro si è parlato durante l’incontro informale “Alberola: quale futuro?” tenutosi lo scorso maggio presso il ristorante rifugio Monte Cucco, che ha visto

Ovada: Enzo Prato presenta un “atlante” calcistico

La geografia del calcio

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i presenta con delle sorprese e delle incognite la nuova fisionomia dei gironi del calcio dilettantistico per la stagione 2016/2017. Intanto tiene banco la situazione Novese che, retrocessa dalla serie D e dopo le ben note vicende societarie, ripartirà con una nuova società dopo la procedura fallimentare. La regola impone che una nuova società debba partire dalla 3° categoria, ma per il fatto che la Novese sia una società storica e con uno scudetto è facile ipotizzare una partenza dalla Promozione, come già avvenuto anni fa per il Casale. Ci sarà comunque sempre da valutare quello che saprà escogitare il proprietario dell’80%, Retucci da Napoli, che ci ha sempre abituato a colpi di scena. Anche ad Acqui la situazione è caotica. I bianchi retrocessi dalla serie D dovrebbero ripartire dall’Eccellenza, ma su questo dovrà esprimersi il presidente milanese Sante Groppi, assente per parecchio tempo dalla città termale e con il Sindaco Enrico Bertero che chiude i battenti dello stadio “Ottolenghi” in quanto la società non ha pagato i debiti legati all’utilizzo delle strutture sportive. Si muove qualcosa sulla sponda La Sorgente, dove la società salvatasi in 1° categoria potrebbe addirittura salire in Eccellenza se va in porto la fusione con il Calcio Tortona. Più tranquilla la situazione del Castellazzo che, retrocesso dalla serie D, può basarsi su una solidità societaria. In Promozione trovere-

mo invece oltre all’Arquatese e al San Giuliano Nuovo, il neo promosso Cassine, mentre la Pozzolese vincitrice della Coppa Piemonte di 1° categoria ha la possibilità di chiedere il passaggio diretto in Promozione, ma negli ultimi giorni sono subentrati problemi dirigenziali con le dimissioni del Presidente Bottazzi e dell’allenatore Monteleone, che avrebbero voluto tentare la strada della Promozione, mentre il resto del direttivo non era intenzionato a compiere il grande balzo. Tutta alessandrina la 1° categoria con la presenza delle ovadesi Pro Molare, e Silvanese e del Libarna. In 2° categoria invece la presenza delle squadre locali è veramente compatta con l’Ovadese vittoriosa in 3°, Capriata, Mornese, Gaviese, G3 Real Novi ,Tassarolo, Casalcermelli, Serravallese di Serravalle Scrivia, Boschese (retrocessa dalla 1°) e Calcio Ovada vittoriosa nello spareggio con il Lerma. (e.p.)

Rugby a Masone

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o scorso maggio in località Romitorio a Masone è stato inaugurato il nuovo campo dedicato alla scuola di rugby, che sarà gestita dall’Associazione Sportiva Dilettantistica rugby “Le Api - S.O.L”. Il terreno da gioco è situato presso l’area adiacente il Sacrario del Romitorio, delimitato da un parco giochi per bambini immerso nel verde. (s.a.)

la partecipazione di molti affezionati alla piccola località, del sindaco di Sassello e presidente del Parco del Beigua Daniele Buschiazzo e del proprietario degli impianti e

Tutti per Diego

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ella splendida cornice dell’impianto sportivo polivalente di località “Castelvero” a Castelletto d’Orba si è svolto il torneo di calcio e tamburello “Tutti insieme per Diego”, un bambino di Ceranesi che a seguito di un grave incidente necessita di cure molto costose. Per questo motivo l’Associazione sportiva dilettantistica Boys Calcio in collaborazione con la Polisportiva Comunale Castellettese ha organizzato un evento benefico con lo scopo di raccogliere fondi per contribuire alle spese sostenute dalla famiglia per le cure. Per il calcio hanno partecipato in rappresentanza delle categorie pulcini 2005, 2006, 2007 e piccoli amici: Boys calcio, Orti, Aurora Al, Bobonasca, S. Fruttuoso, Castellazzo, Campomorone S. Olcese, Don Bosco Al, Audax Orione, Pozzolese, Acqui e G. Siri Ge. Con l’evento si è raccolta la consistente cifra di € 1.350,00 oltre ad un contributo aggiuntivo offerto dalla Polisportiva. (e.p.)

dei terreni Mauro Sardi; l’incontro, fortemente voluto da Gigi Di Santo e da Elena Girovaco, è stato inoltre seguito nella sua organizzazione dalla pagina Facebook “Alberola di Sassello” di Beatrice e Stefano Piola e da noi dell’Inchiostro Fresco, al quale avevamo dedicato un articolo nel numero di aprile. La progressiva diminuzione delle precipitazioni nevose durante questi ultimi decenni ha contribuito in modo preponderante alla chiusura degli impianti negli anni Duemila e ha dato inizio alla necessità di “reinventare” Alberola, per supplire alla mancanza di neve: infatti, negli ultimi anni di apertura, le condizioni climatiche hanno dato possibilità solo ad un numero ridotto di giornate sulle piste, rendendo le spese di manutenzioni insostenibili; proprio per questo i partecipanti all’incontro hanno fatto diverse proposte destinate al poter sfruttare al meglio quei pochi giorni di neve. Le più interessanti sono state la possibilità di riaprire uno skilift e di creare una zona dedicata ai bambini con tanto di tapis roulant per muoversi agevolmente con gli sci su un lieve pendio; proposte che si possono attuare anche in caso di minori precipitazioni nevose e con un investimento minimo: “circa 30/40 mila euro”, assicura Mauro Sardi, che lancia l’idea. Per incrementare il turismo estivo ad Alberola invece si è pensato di prendere spunto dalla località piemontese di Caldirola (Al), che ha investito sui bikers: infatti la piccola località è diventata un centro specializzato con percorsi specifici per gli appassionati di mountain bike e downhill, ossia la pratica di percorrere in discesa i percorsi sterrati posti sui pendii dei rilievi; un’idea che ha avuto il pieno sostegno dei giovani sassellesi appassionati di questo sport presenti all’incontro, pronti a lavorare a stretto contatto con le istituzioni per poter in futuro tracciare i percorsi. Matteo Serlenga


l’inchiostro fresco Giugno 2016

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l’inchiostro fresco Giugno 2016


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