Inchiostro Fresco - Luglio 2016

Page 1

Nelle pagine centrali da Castelferro a Mantovana Speciale Sagre con l’inchiostro fresco e a pag. 27 il saluto dagli amici di Pentema

Fondato nel 1985

La voce dell’Oltregiogo

www.inchiostrofresco.it - redazione@inchiostrofresco.it - Tel. 0143/46.569

Distribuito gratuitamente

ANNO XXXI / N. 6 - LUGLIO 2016

Sped. in abb. post. D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1 D.C.B. / Alessandria / nr 570 anno 2005 / Taxe perçue / Tassa risc. ord. (inf. 500 pz)

OVADA

MELE

pag. 3

pag. 7

CASTELLAZZO BORMIDA pag. 11

ARQUATA SCRIVIA pag. 21

CASELLA pag. 26

Passeggiando con Chiara pag. 19

A pag.2 a cura di Claudio Cheirasco un servizio speciale su Castelnuovo Scrivia

Marta Calcagno intervista il Dott. Giancarlo Faragli, specialista in medicina preventiva

Q

Come sta l’Oltregiogo?

uesta prima pagina è dedicata ad un argomento importante, forse il più importante che un giornale possa trattare: ovvero la salute, anzi la “nostra” salute. Infatti la redazione de “l’inchiostro fresco” girando per i vari paesi dell’Oltregiogo ha fatto un’inquietante scoperta: visionando gli annunci funebri ha ravvisato come vi sia un numero elevato di decessi tra i quaranta-cinquantenni, soprattutto a causa di patologie tumorali. Per capire fino in fondo lo stato di salute del nostro territori, la nostra inviata Marta Calcagno ha intervistato il Dott. Giancarlo Faragli, ex Direttore del servizio prevenzione oncologica della provincia di Alessandria, specialista in medicina preventiva e igiene, docente universitario.

Come spiega l’aumento esponenziale delle malattie tumorali in Piemonte? L’aumento dell’incidenza delle patologie tumorali è verificabile in tutto il territorio nazionale, non solo in Piemonte. Esso è legato principalmente a vari fattori comuni. In primis l’allungamento della durata media della vita, poiché esso si accresce con l’avanzare dell’età. Ma occorre analizzare i principali fattori di rischio, che espongono l’individuo all’aumento della possibilità di sviluppare il tumore. Tra essi un posto di rilievo ha l’alimentazione. Noi siamo ciò che mangiamo, non dimentichiamolo, pertanto una prevenzione primaria dovrebbe partire proprio dall’attenzione ad alimentarci in modo sano.

fluenza dell’ambiente. Quest’ultima è al centro dell’attenzione di tutti, poiché viviamo in ambienti sempre più inquinati e meno salubri. Cosa possiamo fare per difenderci dall’inquinamento ambientale? Discariche, inquinamento delle acque, fumi, radon, sono tante le cause dell’inquinamento ambientale. Direi che bisogna avere la coscienza dell’ambiente in cui si vive e la cultura della prevenzione. Un monitoraggio ambientale serio, da parte degli organi competenti sarebbe senz’altro di aiuto ai fini di tutelare la salute.

Le statistiche

I

n Piemonte le statistiche stimano che ogni anno si ammalano di tumore 26.000 persone (circa 650 uomini e 542 donne ogni 100.000 abitanti) e ne muoiono 14.000 (8.000 uomini e 6.000 donne). Tra i maschi, i tumori più diffusi sono quelli del polmone (6.800 casi), del colon retto (2.400), dello stomaco (1.600), della prostata (1.900), della vescica (1.200) e della laringe (500). Nelle donne il tumore più diffuso è quello del seno con 3.300 casi, segue quello del colon retto (2.200), del polmone in netto aumento (1.400) e dello stomaco (1.150).

Quali cibi consiglia per prevenire l’insorgenza di malattie tumorali? Senz’altro è preferibile attenersi alla dieta mediterranea, povera di grassi e di carni rosse, ricca di frutta e verdura. Inoltre un’attività fisica moderata, di almeno 150 minuti a settimana di cammino, riduce sicuramente l’insorgere di malattie oncologiche. Purtroppo solo il 55% degli italiani ha la consapevolezza dell’importanza della prevenzione alimentare finalizzata a ridurre il rischio di tumore. Quali sono gli altri fattori di rischio? Certamente tra i più significativi annoveriamo il cambiamento dei ciclo produttivo della donna, il fumo e l’in-

La prevenzione è quindi l’antidoto migliore? I Progetti di prevenzione secondaria hanno il compito di individuare lesioni neoplastiche molto precoci, prima che diano segno critico. In tutta la regione Piemonte, dal 1998 sono attivi i programmi d prevenzione per i tumori della mammella, collo dell’utero e intestino. Sono rivolti a tutti i cittadini. Per le donne dai 50 a 74 anni si fanno screening alla mammella. Dai 45 a 49 anni la chiamata è annuale. Per il collo dell’utero donne da 25 a 29 anni effettuano il pap-test, mentre per quelle da 30 a 64 anni è previsto l’hpv test papilloma virus, che è il principale responsabile del tumore al collo utero. Patologie neoplastiche si riescono preventivamente ad identificare e trattare con terapie adeguate. Lo screening agisce sull’incidenza dei casi tumorali individuati, abbassando la mor-

talità. È vero che si muore molto di più di tumore, ma ci si ammala molto di meno, grazie alla prevenzione. Quella dei tumori intestinali, rivolta ai 58enni, si effettua con la sigmoidoscopia, cioè un’endoscopia del tratto terminale dell’ intestino. Successivamente da 59 a 69 anni si esegue la ricerca di sangue occulto nelle feci. La prevenzione oncologica ha dato esiti ottimali. Dati alla mano: dell’’89% delle donne invitate alla mammografia, hanno aderito il 54.6% . Lo scorso anno abbiamo rilevato 143 casi di positività, 35 lesioni benigne, 3 lesioni iniziali, 11 carcinomi in situ, di cui 2 microinvasivi, 87 invasivi. Da rilevare che 42 erano inferiori al centimetro. Pertanto, essendo dimensioni ridotte, sono stati trattati adeguatamente. Parliamo dei test genetici. C‘è oggi molta attenzione ai test genetici, ma occorre limitarli, anche per i costi elevatissimi, a situazioni di predisposizione famigliare. E i farmaci anti-tumorali? Sto collaborando personalmente, come sperimentatore di riferimento, ad un progetto di ricerca coordinato dal Dipartimento interaziendale di prevenzione oncologica, sul possibile utilizzo del marcatore tumorale M2-pK per la diagnosi precoce delle neoplasie del colon retto. Un progetto ambizioso, ben strutturato e certamente utile per contribuire efficacemente nella strada della ricerca oncologica. (m.c.)

All’interno OVADA Un’estate da scout di Luisa Russo - pag. 4

VALLE STURA Il personaggio Cantaragnin si racconta di Matteo Serlenga – pag. 9

BOSCO MARENGO Villa Saetta torna a nuova vita di Edoardo Navarrete – pag. 12

NUOVA LIBARNA La fontana dimenticata di Novi Ligure di Mattia Nesto – pag. 23

VALLE SCRIVIA Anche in Liguria la fusione dei Comuni di Fabio Mazzari – pag. 25

SPORT Una corsa mitica a Castellania di Enrico Repetto – pag. 30

I nostri filmati su: www.inchiostrofresco.it


2

l’inchiostro fresco

Festa di Sant’Anna a Sale

D

Pagina a cura di Claudio Cheirasco

Luglio 2016

al 21 al 26 luglio 2016 si terrà a Sale (Al) la festa patronale di Sant’Anna organizzata dalla Pro Loco insieme alle altre Associazioni operanti sul territorio e con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale. Da giovedì 21 a martedì 26 luglio tutte le sere alle 21.30 Musica dal vivo. Venerdì 22 luglio Sfilata di moda. Sabato 23 luglio alle 16.30 “Rievocazione storica della mietitura del grano”. Programma domenica 24 luglio • Ore 10.00 Mostra mercato e sfilata con banda musicale e majorettes. • Ore 10.30 messa di Sant’Anna. • Ore 11.30 benedizione moto d’epoca. • Ore 17.00 in Piazza Verdi animazioni e giochi per bambini • Ore 21.00 serata con Nico e Franz. • Ore 21.15 musica in Piazza Garibaldi. Lunedì 25 luglio alle ore 16.30 Anguria party e giochi per ragazzi. Alle ore 22.00 grande spettacolo pirotecnico e a seguire orchestra spettacolo. Martedì 26 luglio VII Fiera Canina. Durante le giornate di festa saranno aperte al pubblico: • la mostra del Maestro Vittorio Reali in Sala Consiliare di Palazzo Manzoni. • l’esposizione di Gianni Bailo e dei suoi amici artisti alla drogheria di via Roma.

Con la sala didattica archeologica di Palazzo Centurione è stata completata la prima parte del Museo Civico

Nuova casa per la Storia di Castelnuovo Scrivia S abato 11 giugno 2016 è stata inaugurata la Sala Didattica Archeologica a “Palazzo Centurione”, sede dell’Amministrazione Comunale di Castelnuovo Scrivia. La Sala è intitolata alle sorelle Ines e Rosetta Stella che con un generoso lascito hanno permesso di completare i lavori di allestimento. La Sala Didattica Archeologica s’inserisce nel programma “Di verde e di azzurro – Paesaggi di terre e acqua dalla preistoria al medioevo” che il Comune di Castelnuovo Scrivia sta portando avanti con la Soprintendenza Archeologica del Piemonte. La volontà è di realizzare un piccolo museo composto di quattro sale, in cui sarà custodita la storia locale. Il progetto di massima è stato redatto dell’arch. Paola Mascherini. “L’inchiostro fresco” ha incontrato per voi l’arch. Patrizia Ferrari, Assessore alla Cultura uscente, che ha seguito tutte le fasi dei lavori e ce le ha spiegate.

“Nei primi anni duemila sono iniziati i lavori di consolidamento del palazzo “Centurione” che aveva gravi problemi statici. Si stava aprendo in due con le solette dell’ultimo piano crollate parzialmente sulle volte delle sale sottostanti poste sul lato sud-est. L’amministrazione Comunale, guidata dal sindaco Gianni Tagliani, di cui facevo parte come Assessore ai Beni Architettonici, ha investito molto per il recupero di Palazzo Centurione: - nel 2004/2005 è stato eseguito un consolidamento delle fondazioni con posa in opera di micropalificazioni su tutto il perimetro interessato dai cedimenti; - nel 2008 sono iniziati i lavori di ristrutturazione generali dei muri e delle solette coinvolte, con recupero di tutto il piano secondo; questo intervento è costato una cifra leggermente superiore ai due milioni di euro; - le opere sono state completate nel 2011, eccezion fatta per le sale del piano terreno che ospitavano il precedente allestimento museale smantellato, con recupero dei reperti, relativa catalogazione

L’oro blu di Castelnuovo Scrivia

I

l Gualdo è una pianta erbacea (nome scentifico Isatis Tinctoria) da cui si estraeva un colorante indispensabile a tingere di blu lane e fibre. Veniva venduta a Genova per tingere le stoffe (delle navi che successivamente sarebbero state utilizzate per la produzione dei blu jeans). Essa era una pianta molto diffusa nella pianura dell’Oltrepò, da Voghera a Tortona. Prese il soprannome di “oro blu” poiché la sua produzione e commercio fecero la fortuna di Castelnuovo fra il XIV e il XVII secolo, quando venne sostituita dall’ indaco, pianta esotica con un potere colorante maggiore. Il 2 giu-

gno 2014, nei giardini Regina Elena di Castelnuovo Scrivia, è stato inaugurato il “Monumento al Gualdo”: un’aiuola in cui viene coltivata questa pianta ed in cui è stata posta una coppia di mole in granito della Val Borbera, recuperata tra quelle che venivano utilizzate nella lavorazione del Gualdo. Tre pannelli illustrano le caratteristiche tecniche e la storia di questa attività economica ormai scomparsa. La cerimonia è avvenuta durante la tradizionale festa medievale di San Desiderio che vede la partecipazione di figuranti in costume medievale in arrivo da tutto il Nord Italia. (c.c.)

e stoccaggio in idonei ambienti in attesa del ripristino. Nel 2011 l’Amministrazione Comunale ha fatto eseguire un progetto di massima su tutte le quattro sale per il riallestimento generale ed è iniziata la ricerca dei fondi. Questo è un problema prioritario per tutte le amministrazioni, che hanno subito pesanti tagli sui trasferimenti ricevuti dallo Stato e devono autogestirsi per tutti i tipi di interventi di manutenzione, con il recupero da tasse e imposte sui cittadini o stipule di mutui o altre forme di finanziamento. Il progetto prevedeva una spesa complessiva di circa 225.000 €. Abbiamo partecipato a vari bandi per avere finanziamenti a fondo perduto dalle Fondazioni delle banche (es. Fondazione Intesa San Paolo: contributo previsto € 150.000. Siamo arrivati piazzati tra i primi cinque in tutta la regione... ma non è stato sufficiente). Abbiamo ottenuto: un finanziamento nel 2013, sempre a fondo perduto, finalizzato al restauro pittorico della sala Didattica Archeologica che abbiamo visitato questa mattina, contributo stanziato dalla

Fondazione Cassa di Risparmio di Torino; un finanziamento da privati di € 25.000, come lascito delle sorelle Stella ed il Comune ha stanziato 50.000 € dalle sue casse (cioè quello che poteva, dati i tempi e tutte le necessità primarie che vi sono in un Comune che deve asfaltare strade, sistemare tetti di scuole, ampliare cimiteri, manutenere tutti gli edifici pubblici ecc., gestire servizi primari come scuole, asili ecc.) e con quello abbiamo realizzato il progetto esecutivo della prima sala chiamata “Sala Didattica Archeologica” che costituisce il punto di inizio del completamento dell’intero progetto, obiettivo primario della nuova Amministrazione di recente elezione. Il progetto è stato realizzato unitamente con la Soprintendenza dei Beni Archeologici di Torino, che ringrazio per la fattiva collaborazione e per averci messo a disposizione molta parte del materiale ritrovato sul nostro territorio a partire dagli anni ‘90. Da quel momento, infatti, il Comune ha introdotto l’obbligo di segnalare alla Soprintendenza e controllare tutti gli scavi con profondità superiore ad un metro lineare. E si sono visti i risultati. Si deve ricordare che tutto ciò che emerge da uno scavo di rilevanza archeologica costituisce, per legge, patrimonio dello Stato e non proprietà del privato che sta eseguendo le opere, né tantomeno proprietà dell’Ente competente per territorialità. Ecco perché i reperti sono portati a Torino presso la Soprintendenza che li cataloga, li studia e li restaura, se necessario. Su richiesta dei Comuni, con un idoneo progetto e quando vi siano tutte le condizioni ideali per la loro conservazione ed esposizione, la Soprintendenza li concede in uso all’Ente territoriale, come è avvenuto nel nostro caso. Il prossimo passo sarà l’allestimento delle Sale per i Beni Artistici di cui il comune dispone già. Patrizia Ferrari


Si tratta di Roberto Guasco, 44 anni, con alle spalle una carriera già prestigiosa arricchita da questo riconoscimento

Un ovadese tra i cinque migliori Marescialli È nato a Savona, ma è da considerarsi ovadese a tutti gli effetti in quanto si è diplomato presso l’Istituto Barletti e ad Ovada abitano i suoi genitori, uno dei cinque migliori Marescialli di tutta Italia. Si tratta di Roberto Guasco, 44 anni, entrato nell’Arma nel 1991 ed attualmente Comandante della Stazione di Rivergaro in provincia di Piacenza. È stato insignito di questo importante riconoscimento e con la particolare menzione di “miglior Maresciallo del Comando Interregionale Vittorio Veneto”, comando che comprende Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige. Ad Ovada comunque Guasco si reca volentieri quando è in congedo per andare a trovare i propri genitori, salutare gli amici e fare qualche passo alla Croce Verde dove da giovanissimo ha svolto il ruolo di milite volontario. Un prestigioso riconoscimento che giunge dopo dieci anni di comando nella stazione della Valtrebbia dopo aver iniziato la carriera come Carabiniere ad Abbiategrasso, dove rimase fino al ‘95 quando divenne Sottufficiale, quindi a Marsaglia, poi il trasferimento a Borgonovo e nuovamente a Marsaglia nel gennaio 2004 dove l’Amministrazione Comunale lo nominò “Uomo dell’Anno”. Dal 2006 è al comando della Stazione di Rivergaro, dove l’Amministrazione Comunale nel 2014 gli assegnò il riconoscimento di “Cittadino Onorario”. Oltre ad essere Cavaliere al merito della Repubblica, in data 2 giugno 2013 è stato nominato Ufficiale al merito della Repubblica, poi Cavaliere del Santo Sepolcro ed insignito di altri cavalierati; ha conseguito due lauree: una in Scienza dell’Amministrazione a Siena e una in Giurisprudenza a Napoli. Numerose le opera-

zioni in cui il Maresciallo Guasco è stato protagonista: tra le più recenti quella nel campo assicurativo in cui ha individuato 237 falsi incidenti e smantellato il sodalizio criminale. Poi l’individuazione di una banda di delinquenti pendolari dedita a rapine di negozi in tutta Italia e tra i primi interventi l’opera di soccorso prestata in occasione del crollo di una casa di riposo a seguito di una fuga di gas a Motta Visconti ricevendo l’attestato di Benemerenza dell’Associazione Nazionale dei Carabinieri di Motta Visconti. La cerimonia dei cinque

“Migliori Marescialli d’Italia” si è svolta alla Caserma “Salvo d’Acquisto” di Tor di Quinto a Roma alla presenza delle massime autorità dello Stato: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Ministro della Difesa Paola Pinotti, il Ministro dell’Interno Angelino Alfano e il Comandante Generale dell’Arma Generale Tullio Del Sette. Un giovane ovadese che continuerà a far parlare di sé e destinato a far molta strada all’interno dell’Arma. Enzo Prato

A Lerma e Belforte la magia del bel canto riempie di fascino una serata già magica

San Giovanni all’insegna della musica L’ Ovadese si veste a nuovo per la festa di San Giovanni Battista, patrono di Ovada e di altre località. A parte i solenni festeggiamenti del centro, ricordiamo gli eventi musicali che hanno coinvolto due paesi. A Lerma la sera del 23 giugno, ovvero S. Giovanni Battista, patrono della Chiesa Parrocchiale, si è svolto un applaudito concerto Gospel, tenuto dalle Freedom Sisters, che si sono esibite, sotto la coinvolgente direzione del maestro Daniele Scurati, in canti spirituali afro-americani con punte di eccellenza nelle parti solistiche. Il complesso, tutto al femminile, nato a Mornese nel 2001 ed ora composto di 20 unità, ha entusiasmato il numeroso pubblico intervenuto nella Chiesa di Lerma, dotata di pregevoli opere d’arte e messa a disposizione da don Piero, che ha introdotto il concerto. Le bravissime coriste hanno trasmesso all’uditorio un messaggio di gioia e di fratellanza. Analoga gioia, mista a qualche

Nella foto il Coro Montenero di Alessandria nota di malinconia, ha portato il 25 giugno a Belforte il Coro ANA di Alessandria che, nato nel 1974 con il significativo nome di “Montenero”, è stato invitato a chiudere il raduno dalla locale amministrazione. Nella Chiesa Parrocchiale il folto pubblico ha ascoltato in religioso silenzio un concerto variegato, preceduto dall’Inno di Mameli, cantato sull’attenti da tutti i presenti. Conclusione

affidata alla commovente preghiera “Signore delle cime”, intonata con sensibilità dai 32 componenti. Applausi fragorosi sia per i canti alpini, sia per i cori di montagna. Più di altre, questa corale alpina ha emozionato la sottoscritta, nipote di un Alpino combattente nella guerra ‘15-‘18 che, oltre ai racconti di disagevoli peripezie, mi ha insegnato fin da bambina i cori che accompagna-

vano le marce estenuanti. Fra tutti, “La lunga penna nera” che il Coro, sotto la pregevole direzione di Marco Santi, ha eseguito nei bis richiesti a gran voce. Dulcis in fundo, quello che è stato più di un “rancio”: un signorile rinfresco offerto dalla locale amministrazione ai partecipanti, pubblico compreso. Rita Nello Marchetti

Rock per Villa Gabrieli

J

ohn Hackett (Ex Genesis), David Jackson (ex Van Der Graaf Generator), Carlo Matteucci, Marco Lomuscio, Giorgio Gabriel, Pino Magliani, veri e propri mostri sacri del progressive rock si esibiranno in concerto sabato 10 settembre 2016 alle ore 21 presso il Palazzetto dello sport del “Geirino” di Ovada. L’evento, di caratura internazionale, in esclusiva per l’Italia, si intitolerà “Playing the history for Villa Gabrieli” e sarà dedicato alla raccolta fondi per il recupero del Parco di Villa Gabrieli di Ovada. Prosegue così il “fund-raising”, che vede la collaborazione del volontariato (Fondazione CIGNO, Vela, ADIA) con l’Istituto d’istruzione Superiore Barletti di Ovada a cui si uniranno anche altre realtà di volontariato, Scouts e club di servizio. Nello scorso mese di Marzo c’era stato un importante “tamtam” sui social network per partecipare a un bando di una nota compagnia assicurativa. Erano stati raccolti 7200 voti, punteggio molto elevato ma purtroppo insufficiente per accedere a un finanziamento. Al progetto è stato anche dedicato il ricavato della vendita del CD “Federico Borsari, organ works” recentemente presentato a Cremolino dall’organista Roberto Marini e da lui stesso rappresentato al Pontificio Istituto di Musica sacra lo scorso 13 maggio a Roma. Ora la sfida prosegue. L’obiettivo è di grande rilevanza: realizzare nel parco di Villa Gabrieli un giardino/orto terapeutico per malati e un laboratorio didattico all’aperto per gli allievi dell’istituto Tecnico Agrario del Barletti. (l.r.)


l’inchiostro fresco

4

OVADA

Luglio 2016

Il caso dei carrelli gratis

U

n carello gratis per la spesa al mercato o nel centro storico. L’idea è veramente originale ed è stata lanciata da Gianni, titolare della Ditta Gianni Gomme di Viale Rimembranza ad Ovada. Di per sè l’iniziativa era partita in concomitanza con il periodo del cambio gomme alle auto durante l’autunno e la primavera, nei mesi di novembre e aprile, ma chiaramente ora viene estesa per tutto l’anno. “Onde evitare – afferma Gianni - che un cliente debba attendere qualche ora per i lavori alla macchina, avevo offerto la possibilità di recarsi al mercato e di servirsi gratuitamente dei nostri carelli”. Ne sono stati allestiti otto ed ognuno può trasportare tranquillamente cinque chilogrammi di merce. Ora sono sempre a disposizione nel magazzino in bella vista, così chiunque si rechi a posteggiare la macchina nel piazzale antistante il cimitero o nelle vie adiacenti, se ritiene necessario, può servirsi del carrello, effettuare tutta la spesa e ritornare al parcheggio depositando il carrello, tutto naturalmente gratis. “Chiaramente non chiedo nulla – continua Gianni – confido solo nella fiducia della gente che mi riporti il carrello, altrimenti il servizio che intendo proporre non ha più senso e mi ritrovo a dover acquistare nuovi porta-spesa”. Per il momento l’idea è piaciuta, anche se non è stata pubblicizzata a dovere, ma il passa-parola inizia a produrre i suoi effetti. Un messaggio che parte da un giovane imprenditore della città per un servizio alla gente e chissà che altre attività commerciali, seguendo l’esempio, propongano qualche simpatica iniziativa. Ovada ha più che mai bisogno di idee nuove per coinvolgere la gente e insieme possono produrre importanti risultati. A volte costa veramente poco, burocrazia permettendo Luisa Russo

Un soggiorno educativo

L

a Comunità dei Padri Scolopi di Ovada si rivolge a famiglie, insegnanti, operatori della scuola per informarli dell’opportunità che viene offerta dal 20 al 24 luglio presso il Soggiorno Alpino delle Scuole Pie a Balme. Durante questo periodo sono previste escursioni, attività sportive, momenti di relax, di dialogo e condivisione per crescere e confrontarsi. È anche ospite dal 20 al 22 luglio la psicologa psicoterapeuta Cristina Potente, responsabile del Centro Leonardo di Genova che incontra i partecipanti per trattare problemi di attualità. (l.r.)

l’inchiostro fresco - 17 Direttori onorari: Rino Vaccaro e Luisa Russo • Direttore responsabile: Federico Cabella • Sito edizione on-line: Mattia Nesto • Trattamento dati: Gian Battista Cassulo Presidente: Ass. Club F.lli Rosselli • Comitato di redazione: Massimo Calissano (Valle Stura, Val Leira) Luisa Russo (Ovada e Ovadese) Marta Calcagno (Rondinaria) Marisa Pessino (Nuova Libarna) Fabio Mazzari (Valle Scrivia)

Sempre molto attivo il gruppo di volontariato durante i tre mesi di vacanza

L’estate è scout per i ragazzi di Ovada È tempo di campi estivi per il gruppo “Scout Ovada 1”, un’associazione che può contare su circa 200 iscritti e si avvicina ai cento anni di presenza in città. Il gruppo venne infatti fondato nel 1919 ed ha sede presso i Padri Scolopi in Piazza San Domenico. Già nella scorsa primavera la Comunità dei Capi Scout durante un incontro aveva fatto conoscere il modello educativo proposto dall’associazione ed ha spiegato le attività svolte a fronte di un grande successo di iscritti, specie nelle leve più giovani, che richiedono nuovi capi formati. Un aumento dovuto anche al metodo dello Scoutismo, che offre una stimolante possibilità di crescita ai ragazzi dai nove anni in su, in modo proporzionale e graduale. Un mondo, per chi non lo conosce, da scoprire così da sapere cosa fanno quelli “con i pantaloncini corti anche d’inverno”. Questo il calendario 2016: I “Lupetti”, fascia di età (812 ), andranno dal 24 al 31 luglio a Groscavallo (TO)

in una casa di montagna e come ogni estate vivranno una settimana nel verde facendo attività a tema inventate dai Capi Scout (“vecchi lupi”), che variano di volta in volta. Ci sono due branchi (così vengono chiamati i due gruppi di Lupetti) in Ovada: si chiama-

no Branco Seonee e Branco Waingunga, si rifanno al “Libro della giungla” di cui si segue l’ambientazione. I reparti per fascia di età (12-16) (In Ovada) si chiamano Orba e Stura e andranno dal 30 luglio al 6 agosto a Calizzano (SV) e in quella settimana faranno attività di pionieristica e nautica. I ragazzi di questa fascia di età dormono in tenda e divisi per gruppi (chiamate Squadriglie), si fanno da mangiare costruendosi le cucine e accendendo un fuoco. La terza fascia di età (17-21) sono il Clan e il Noviziato e quest’anno tra fine Luglio e i primi di Agosto andranno alla giornata mondiale della gioventù a Cracovia. Vivranno una settimana di preghiera ma anche di divertimento insieme ai coetanei provenienti da ogni parte del mondo. Le giornate principali saranno sabato 30 e domenica 31 luglio alla presenza di Papa Francesco. Luisa Russo

A Belforte Monferrato un nuovo spazio nel centro storico

Estate... qui!

S

i è concluso il primo periodo di “Estate Qui” avviato dalla Parrocchia N. S. Assunta il 13 giugno scorso e conclusosi il 1° luglio, mentre ora è in svolgimento il secondo periodo gestito dal Comune di Ovada e dal Consorzio Società Sportive che si protrarrà fino al 5 agosto 2016. Si tratta di un’ iniziativa di intrattenimento per ragazzi dai 6 ai 14 anni, con orario dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle ore 17 con possibilità di pranzo, mentre nel primo turno i bambini oltre ad iniziative alternative con gite e passeggiate, hanno svolto anche i compiti delle vacanze. Sia nel primo turno che nel secondo il numero dei partecipanti è elevato con la presenza di

mila copie

• Rubriche: Stefano Rivara (La voce del binario) Davide Ferreri (l’Arca) Ester Matis (Esternando) Arnaldo Liguori e Matteo Clerici (contributi esterni e corrispondenze) • Sport: Enzo Prato • Grafica e impaginazione in proprio: a cura di Sara Ponta grafica2@inchiostrofresco.it “l’inchiostro fresco” è registrato presso: Reg. Stampa AL n. 322 del 31/01/1985 R.O.C. n. 11700 del 12/02/1998

Pubblicità raccolta in proprio: geom.Umberto Cecchetto (328-60.87.969) Associazione “Club Fratelli Rosselli” editrice de “l’inchiostro fresco” • Presidente e Legale rappresentante • Collegio dei Probi Viri: Gian Battista Cassulo Domenico Bisio, Davide Ferreri, Federico • Consiglio Direttivo: Cabella (soci fondatori de “l’inchiostro Marta Calcagno, Massimo Calissano, fresco” voce di Rondinaria - 2005) Arnaldo Liguori, Fabio Mazzari Club Fratelli Rosselli • Collegio dei revisori dei Conti: Iscritto alla C.C.I.A.A. di Alessandria Umberto Cecchetto, Alfonso Gatti, Renato al n° 226160 il 4/10/2005 Milano (soci storici e fondatori dell’AssoP. IVA e C.F. 02096520065 ciazione nel 1985)

www.inchiostrofresco.it - Tel. 0143/46.569

Tutti al parco pubblico

circa 150 bambini. Un successo che si ripete da anni grazie alla professionalità degli educatori e ad un progetto ormai collaudato che fa di Ovada un vero punto di riferimento dei centri estivi. Non solo, ma i giovani di Ovada hanno anche la possibilità di trascorrere dieci giorni in montagna a Callieri grazie al soggiorno estivo gestito dalla Parrocchia. Il primo turno dal 25 giugno si è concluso il 5 luglio, il secondo è terminato il 15 luglio, il terzo si conclude il 25 luglio, il quarto il 4 agosto e il quinto il 14 agosto C’è anche un turno dal 14 agosto al 21 agosto per i giovani delle Parrocchie di Belforte e Tagliolo Monferrato. Luisa Russo

U

n sogno nel cassetto che diventa realtà per la popolazione di Belforte Monferrato. È stato infatti costruito un parco pubblico lungo Via Rossiglione, la strada che costeggia la Canonica e conduce alla Saoms. “È un impegno che ci eravamo prefissati – afferma il Sindaco, Franco Ravera – e che ora è stato portato a conclusione assegnando una nuova fisionomia all’ambiente”. Il paese, data la sua conformazione, non aveva ancora a disposizione un’area da adibire anche a piazza per le manifestazioni nel centro storico e la soluzione è stata trovata individuando nell’ex campetto il luogo ideale. L’Amministrazione Comunale aveva quindi provveduto ad acquistare tempo fa il terreno dalla Curia di Acqui Terme dopo che il Marchese Cattaneo aveva a sua volta donato il terreno alla Parrocchia della Natività. Questo luogo per molti giovani ha rappresentato non solo un momento di svago, ma di ricordi con l’indi-

menticabile Don Wandro con le sue molteplici attività oltre ad un punto di riferimento, ma ora il campetto, dopo il decesso del Parroco, necessitava di interventi urgenti per assegnare una destinazione ad un polmone verde a ridosso dell’Appennino. Da qui l’idea dell’Amministrazione di sfruttare ogni posto e dotare il paese di un punto di riferimento nel centro storico a scopo multifunzionale. I lavori per un prezzo di 70.000 Euro, sono stati eseguiti dalla Ditta Mauro Ferrando di Ovada che si è aggiudicata la gara di appalto e hanno interessato l’abbassamento del livello del terreno, il rafforzamento del muro di contenimento e la costruzione di muri di sostenimento per evitare eventuali pericoli franosi, la sistemazione del fondo in ghiaia e quindi l’inserimento di giochi, panchine e piante. Ora la Comunità di Belforte Monferrato ha a disposizione due ampi spazi: quello appena citato e quello in località Val del Prato. (l.r.)


l’inchiostro fresco

OVADA

Luglio 2016

Ricomincia l’avventura di Tabarca: una storia che profuma di Mediterraneo

5

Un libro appassionante incentrato su

Ti racconto di quell’isola di corallo Don Mazzarello S P MATTIA NESTO

@ @Mattia Nesto

rovate ad immaginare un’isola dolcemente adagiata sugli azzurri flutti di Tunisia, un mare pescoso e ricco del prezioso corallo rosso: un vero e proprio paradiso in terra, anzi in mare. Questa è l’isola di Tabarca (oggi Tabarka) e la sua storia si unisce indelebilmente con quella dei nobili Marchesi Lomellini di Pegli e, pensate un po’, Ovada. Ma andiamo con ordine. Secondo alcuni storici tutto risalirebbe al 1540 quando Giannettino Doria, insigne capitano, catturò il terribile corsaro turco Dragut, imprigionandolo a Genova. Egli qui riuscì a patteggiare la sua libertà sfruttando le eterne rivalità delle famiglie nobili genovesi: ecco che allora dando ai Lomellini il possesso dell’isola di Tabarca, fu liberato. Allora i Lomellini si insediarono in quest’isola di fiaba ed iniziarono il lucroso commercio del corallo rosso. Grazie ai proventi di questo magnifico prodotto, la famiglia genovese fece costruire splendidi palazzi e ricostruire la chiesa di Nostra Signora dell’Annunziata del Vastato. I Lomellini, che avevano vasti possedimenti a Pegli, portarono numerosi pescatori liguri in Tunisia per un’opera di colonizzazione. Per oltre due secoli i pegliesi riuscirono ad avere la meglio sui corsari turchi e francesi invidiosi della potenza ligure sull’isola. Solo nel 1741 il Bey di Tunisi organizzò una spedizione armata comandata dal proprio figlio Ikonos, e con un colpo di mano fece invadere l’isola. Pochi anni prima, forse intuendo la fine segnata della propria terra, alcuni tabarchini si erano trasferiti in Sardegna, possedimento sabaudo, e più precisamente presso l’isola di San Pietro, dove fondarono la città di Carloforte e la vicina Calasetta. Re Carlo Emanuele III di Savoia, all’indomani della presa di Tabarca da parte del Bey, patteggiò ed ottenne il riscatto degli schiavi che andarono così a costituire la neocolonia pegliese in Sardegna. Per questo motivo, attualmente, lì si parla il genovese. Ed oggi uno degli eredi della famiglia Lomellini, Enrico Ottonello Lomelli-

ni di Tabarca, che abita ad Ovada, si carica “sulle spalle” questa tradizione di quasi 500 anni con un obbiettivo ambizioso: attualizzarla e farla conoscere in tutto il mondo. “Sono un appassionato di storia in generale e poi questa è storia di famiglia – ci dice il Marchese raggiunto mentre sta stimando il suo ormai mitico furgone griffato “avventuroso” – Per questo motivo ho depositato un marchio, Tabarca Lomellini Island e realizzato un sito www.tabarca.it, che invito a visitare. L’idea è quello di riscoprire questa grande epopea, di valorizzarla e far conoscere il marchio ovunque – spiega il nostro interlocutore – In questo senso ho già visitato in primavera l’isola di Tabarca dove sono stato accolto con grande entusiasmo, sia da parte della popolazione che da parte delle autorità locali, con le quali è stato siglato un protocollo di collaborazione. C’è grande voglia di riscoprire queste vicende nell’ottica di un reciproco scambio culturale. Inoltre, tramite l’intesa con l’Ambasciata d’Italia a Tunisi ed altre autorità governative, compresa la Camera di Commercio, ho creato i giusti presupposti per le aziende italiane che intendono investire in Tunisia con in brand Tabarca Lomellini Island”. Enrico Lomellini afferma con grande passione come “quest’iniziativa è soltanto all’inizio ma ho già ricevuto moltissimi risposte positive sia dall’Europa che dalla Russia: c’è voglia nel mondo di conoscere questa bella storia”. E a noi non resta che dire “all’avventura!”.

In alto l’isola di Tabarca da un dipinto del XVIII secolo. A fianco Enrico Ottonello Lomellini di Tabarca stringe accordi con le autorità tunisine.

In queste pagine si rispecchia una generazione

W la creatività! C on il marchio Edizioni Eracle di Napoli è stato pubblicato il primo libro del cantautore ovadese Luca Piccardo che, dopo averci accompagnato in questi quindici anni con le sue canzoni manifesto di un’epoca decadente, decide di infliggere il colpo di grazia alla disastrosa situazione in cui versa il nostro paese utilizzando come arma la penna. E lo fa mettendosi completamente a nudo di fronte al suo pubblico come l’ ultimo sacrificio di un Santo che spera attraverso il suo “auto da fè” (dal portoghese “atto di fede”) di smuovere se non le coscienze dei potenti, almeno le idee di chi è costretto a subire passivamente il profondo impoverimento culturale che dilaga a macchia d’olio. La letteratura è una visione diversa da quella imposta dal potere dominante, qualunque esso sia, e solo nei libri e nell’ arte possiamo sperare di ritrovare la strada verso la salvezza e la reden-

zione. La verità mediatica e soprattutto televisiva non esiste, la democrazia mediatica e soprattutto televisiva non esiste, la verità letteraria e le opinioni dei grandi autori del passato esiste ed è da questa che dobbiamo ripartire. Chi legge e chi conosce ha meno paura ed è più forte e più immune verso le diaboliche strategie applicate quotidianamente dai media per indottrinarci e renderci plasmabili. Con un tributo letterario al grande autore austriaco Thomas Bernhard, Piccardo ci accompagna in un viaggio metafisico e psichedelico nei meandri delle nostre coscienze, mettendo in luce aspetti che a volte possiamo dare per scontati ma che invece non lo sono per niente. Un libro consigliato a tutti, agli appassionati di arte, letteratura, musica e pittura. Luisa Russo

D.M. SERVIZI NOLEGGIO MINIGRU CINGOLATE RACCORDATURA TUBI OLEODINAMICI per medie e alte pressioni t manutenzioni e riparazioni di MACCHINE OPERATRICI, MEZZI AGRICOLI e MACCHINARI PER VIGNETO; t revisione e riparazione di CILINDRI IDRAULICI; t costruzione CENTRALINE OLEODINAMICHE; t forniture di accessori idraulici per gru ed escavatori, PINZE PER TRONCHI ed attrezzature di presa; t revisione, riparazione e montaggio di componenti meccanici, elettrici ed idraulici;

SI ESEGUONO APPLICAZIONI IDRAULICHE, MECCANICHE O DI CARPENTERIA SU ATTREZZATURE E MACCHINARI Via della Cantina Sociale - Capriata d’Orba (AL) - Cell. 346/853.24.51 - Fax 0143/46.598 www.dmservizi.net - d.m.serviziminigru@gmail.com

ta suscitando grande interesse il libro di Paolo Mazzarello, originario di Mornese e Docente di Storia della Medicina all’Università di Pavia. Non si tratta del primo libro che presenta in quanto ha al suo attivo testi accademici ed altri di taglio più narrativo, anche se basati su precisi riscontri documentari. “Quattro ore nelle tenebre” il titolo dell’ultima uscita, come dice l’autore “è stato scritto per il desiderio di scriverlo, cosa che mi ha permesso di tornare sul piano emotivo ed intellettuale ai luoghi delle mie origini”. È una storia bella, una storia emblematica di quanto può accadere in momenti drammatici quando le circostanze possono indurre un essere umano a tirar fuori il meglio o il peggio di se stesso. “Mi ha interessato – continua - il personaggio, don Luigi Mazzarello, che, anche se mio omonimo, non era mio parente, almeno in maniera diretta, unanimemente descritto da coloro che lo conobbero come un uomo bizzarro, anticonformista, non molto omogeneo rispetto all’ambiente dal quale proveniva. Era un prete che aveva viaggiato, soprattutto in Sud America, aveva visto il grande mondo e forse era nella condizione giusta per giudicare da lontano il “piccolo mondo antico” dal quale proveniva. Aveva uno spirito cosmopolita, masticava le lingue ed era nella condizione umana e intellettuale per capire l’assurdità dei provvedimenti anti-ebraici e l’ingiustizia del razzismo. Al momento del “dunque” si mise in gioco totalmente, rischiando con furbizia e scaltrezza”. Insomma un bel personaggio, che coltivava il tabacco nel suo orto, praticava la rabdomanzia, teneva rapporti con entrambi gli schieramenti. Come raccontato da Mons. Galliano di Acqui Terme, teneva un quadro con l’immagine di Mussolini e Stalin: quando riceveva visite dei repubblichini metteva Mussolini, quando c’erano in giro i partigiani ovviamente girava dalla parte di Stalin. Insomma

si muoveva con astuzia e furbizia, lo scopo di salvare i suoi ospiti era superiore ad ogni altro aspetto. “Mi ha poi sorpreso scoprire – soggiunge l’autore - attraverso documenti e testimonianze, l’appartenenza di Enrico Levi, uno degli ebrei salvati, alla famiglia di Primo Levi, probabilmente il più grande scrittore italiano della seconda metà del Novecento, la cui figura emerge qua e là nel libro. Ho avuto la fortuna di poter contare su molte testimonianze, soprattutto quella del nipote del protagonista, Luigi Mazzarello come lui, che è stato il promotore del riconoscimento di “Giusto fra le Nazioni”, conferito da Yad Vashem di Gerusalemme allo zio. Poi mi hanno affascinato le vicende epiche che videro i fatti della Benedicta, già studiate rigorosamente sul piano storico, ma poco raccontate. Mentre la zona di Alba, le Langhe, il Cuneese o altri luoghi del Piemonte hanno visto narrare con efficacia le vicende drammatiche della guerra, mi pare che poco si sia fatto – riflette Mazzarello - per questa zona fra Ovada, Gavi, Alessandria e Novi Ligure. Ho voluto tentare di dare riscontro narrativo a fatti che hanno profondamente inciso nella vita di queste comunità. Vivo a Pavia dove sono professore ordinario all’Università e mi ha sempre stupito constatare quanto poco siano conosciute queste vicende. Sono contento che tramite una casa editrice come Bompiani, sia ora possibile leggere della Benedicta anche in Sicilia o nel Trentino”. (e.p.)


l’inchiostro fresco

6

OVADA

Luglio 2016

Tre fotografi ovadesi in mostra

I

fotografi ovadesi Andrea Gandino, Andrea Gaione e Lino Scarsi hanno partecipato, come ospiti, sabato 2 luglio a Masone, presso le sale espositive del museo civico “Andrea Tubino” alla inaugurazione della XIX rassegna internazionale di fotografia (come potete leggere nell’articolo di Fabio Mazzari a pag. 8 di questo numero, ndr). I tre fotografi ovadesi oltre ad essere stati inviati, espongono a questa rassegna con il tema “Volti e costumi di Sardegna”. (e.p.)

A Tagliolo Monferrato rispolverato un appuntamento che mancava da dieci anni

Un ritorno al passato con il mercato del borgo D opo alcuni decenni di assenza, l’Amministrazione Comunale di Tagliolo Monferrato ha ripristinato domenica 3 luglio in Piazza Bruzzone in via sperimentale, il tradizionale mercato. Un grande risultato in quanto contrariamente a quanto accade di solito, la commissione consiliare istituita l’11 aprile scorso e composta dall’Assessore Federico Robbiano e dai Consiglieri Paola Marchese, Corrado Ferrari e Marco Gaglione, ha saputo coinvolgere in brevissimo tempo una decina di produttori della zona e predisporre tutto quanto necessario per l’attivazione del mercato. Un ritorno al

passato in linea con una sensibilità nuova: la valorizzazione dei prodotti locali, espressione del territorio. Il mercato, nelle intenzioni dell’Amministrazione, vuole essere una vetrina dei prodotti “a Km 0”, sia dell’agroalimentare che dell’artigianato. La fase sperimentale durerà fino a ottobre e poi il Consiglio deciderà se e quale forma stabile dare al mercato. “L’Amministrazione - afferma il Sindaco Giorgio Marenco - ringrazia i produttori che hanno aderito all’iniziativa per la loro disponibilità ed il loro entusiasmo, gli Uffici Comunali e la Polizia Locale per il fattivo contributo all’iniziativa”. (l.r.)

La raccolta dei bicchieri per difendere l’ acqua

Venerdì 8 luglio incontro pubblico all’hotel Bellagio

Beneficenza in città L a nota artista giapponese Setsuko ha realizzato con i bicchieri raccolti dai cittadini dei Comuni un’opera d’arte all’interno della rassegna d’arte contemporanea “Abbey Contemporary Art” che si terrà a Parodi Ligure dal 22 luglio al 7 agosto ed avrà al centro il tema dell’acqua. Sono 24 i Comuni che, aderendo alla proposta di Legambiente, hanno promosso la raccolta dei bicchieri donati dai cittadini per testimoniare il diritto di ciascuno all’acqua, minacciata dall’attacco degli inquinanti generati dalle discariche di rifiuti industriali e urbani e dagli impianti chimici gestiti in modo sconsiderato. “Ci riferiamo – sottolineano i responsabili

di Legambiente - in particolare alla discarica di rifiuti speciali di Sezzadio, all’utilizzo per lo smarino del Terzo Valico del lago di Cascina Clara e Buona in Alessandria, allo scempio di Spinetta Marengo, ai nuovi progetti di Predosa”. All’iniziativa hanno aderito il Comune di Acqui, con Alice Bel Colle, Bistagno, Capriata d’Orba, Cartosio, Cassine, Castelnuovo Bormida, Castelspina, Cavatore, Cremolino, Gamalero, Grognardo, Melazzo, Molare, Montechiaro d’Acqui, Morsasco, Orsara, Ricaldone, Rivalta, Sezzadio, Spigno Monferrato, Strevi, Terzo, Visone, ma altri ancora se ne sono aggiunti nei mesi scorsi. Legambiente Ovadese e Valle Stura ritiene che sia un’op-

portunitàà per dare visibilitàà e risonanza alle problematiche blematiche che riguardano il territorio alessandrino in relazione all’acqua. In quest’ottica, già in occasione della manifestazione dell’11 giugno in Alessandria, Legambiente Ovadese e Val le Stura hanno lanciato l’iniziativa “Donate un vostro bicchiere: diventerà un’opera d’arte per salvare l’acqua del nostro territorio”. Si è trattato di un contributo per riaffermare il proprio diritto all’acqua: l’Acqua, bene pubblico, è vita, chi ne mette in pericolo la salubrità mette in pericolo la vita! Luisa Russo

L’orologio sempre più bene rifugio

I

n un momento di instabilità economica e politica sentiamo sempre più a rischio i nostri risparmi e siamo impauriti nell’affrontare nuovi investimenti. Con la Borsa molti sono stati scottati perdendo gran parte dei propri averi. I rendimenti a rischio quasi “zero”, come i titoli di Stato, hanno una rendita talmente esigua da essere poco interessanti per chi vuole far fruttare i propri denari. Questo clima di totale incertezza ha rispolverato i famosi “beni rifugio”, come orologi e automobili. All’inizio degli anni ’70 l’ultima moda in fatto di orologi era il modello digitale, nato in Giappone con la Seiko, ma dopo alcuni anni chiunque poteva acquistare un orologio al quarzo con pochi soldi. Passata la moda, il grande pubblico è ritornato sui suoi passi, riacquistando orologi meccanici. Per gli orologi nuovi il motore che li rende sempre interessanti al fine di un investimento è il loro prezzo di listino che continua ad aumentare. È facile capire perché gli orologi con il passare degli anni stanno diventando sempre di più un bene rifugio. Non dimentichiamo che oltre alla conservazione del valore, un altro punto di forza dell’orologio è che il possessore può goderne l’utilizzo 24 ore al giorno e oltretutto... gli dice anche l’ora!

La Lega Nord a Gnocchetto V enerdì 8 luglio a presso l’hotel “Bellagio” di Gnocchetto, frazione del Comune di Ovada ma “a due passi” dalla vicina Rossiglione in valle Stura, i vertici della Lega Nord di Piemonte e Liguria hanno incontrato la cittadinanza. Presenti, oltre al Segretario Nazionale, Matteo Salvini, anche Riccardo Molinari, Segretario Nazionale della Lega Piemonte, Edoardo Rixi, Segretario Nazionale della Lega Nord Liguria e Assessore Regionale allo sviluppo e al commercio, Pier Sandro Cassulo, segretario della Lega nord di Ovada, Davide Rossi, Responsabile Nazionale Dipartimento Sicurezza e Immigrazione Lega Nord Liguria, Bruno Ravera), leader storico della Union Ligure, Presidente a vita della Lega Nord Liguria e “padre fondatore” della Lega Nord senza dimenticare Giovanni Battista Poggio, Primo Cittadino di Capriata d’Orba. Davanti a un folto pubblico numerosi i temi trattati: da una maggiore cooperazione tra Liguria e Piemonte, agli sforzi per mantenere i presidi ospeda-

lieri di Ovada (“Durante la giunta Cota ci accusavano di voler tagliare sulla Sanità. Spiace notare come oggi, che governa il Centrosinistra, le risorse stiano progressivamente andando a mancare in questo fondamentale comparto” ha dichiarato Cassulo) sino all’attenzione per i fenomeni migratori ed alla volontà di fornire un’alternativa a territori, come quelli dell’ovadese, storicamente “rossi”. Matteo Serlenga


26, 27 e 28 agosto grande festa della Croce Verde di Mele

Intervista a Matteo Frulio Presidente degli “Amici della Villa”

“Aiutaci ad aiutarti” Tutto su Villa Duchessa “S “A iutaci ad aiutarti”: è questo il motto della Croce Verde di Mele, la pubblica assistenza del comune della Val Leira che vanta una storia lunga quasi settant’anni, vista la nascita ufficiale nel 1948. “La prima sede era situata vicino la chiesa, in un garage - ci racconta Mattia Rolfini, uno dei volontari - per poi trasferirsi in Via Perniciaro nel 1959 e infine nel 2004 nella attuale sede, grazie al contributo dei volontari, del Comune e della Banca Carige: abbiamo a disposizione un garage e sei mezzi, di cui tre dedicati al servizio 118 e tre per i servizi sociali”. “Mezzi che complessivamente hanno percorso circa 95 mila kilometri in un anno - aggiunge Rolfini - e che garantiscono un servizio sul territorio su tutto il Comune di Mele e sulle sue frazioni, e sul resto del territorio con il servizio 118 24 su 24 e 365 giorni l’anno”. Una realtà presente capillarmente sul territorio, non solo come pubblica assistenza ma anche come centro di aggregazione per i giovani, molto spesso anche volontari della stessa Croce Verde. Per festeggiarli degnamente da anni viene organizza la “Festa del Volontariato”, con gli immancabili “pansòti” della tradizione ligure, che quest’anno si terrà nei giorni di venerdì 26, sabato 27 e domenica 28 agosto. “Questa festa, nei suoi 28 anni, è diventata ormai una vera tradizione qui a Mele” aggiunge Mattia Rolfini. “Coi pansoti abbiamo cominciato nel 1998, e nell’ultima edizione ne abbiamo cucinato quasi 400 chili - racconta orgogliosamente Rolfini – Per l’edizione di quest’anno avremo degli amici del Gruppo Alpini di Masone, con cui abbiamo un bel rapporto di collaborazione, che si occuperanno del-

la loro celeberrima farinata”; non mancherà l’intrattenimento musicale durante le tre serate, con musica latina di “Spazio Danza” la serata di venerdì, per poi continuare con il liscio di “Orchestra Davide Aramini” sabato 27 e con la band “Caravel” domenica 29. Durante tutte e tre le giornate di festa ci saranno inoltre attrazioni varie con animatori che truccheranno i bambini ed una pesca di beneficienza; inoltre si potranno gustare i tradizionali “frisceu” e la birra artigianale di Ovada. La festa, che si terrà presso la tensostruttura dell’area Ronco, è al coperto e dispone di ampio parcheggio gratuito. Nella giornata di sabato è prevista anche una gara di pesca nel “Gorsexio”. La Croce Verde di Mele è sempre in prima linea per il territorio e per la comunità e alla ricerca di nuovi ragazzi: “C’è sempre bisogno di volontari - insiste Mattia, che descrive così il volontario “ideale”: “Non c’è età, ci vuole tempo libero e tanta buona volontà”. Cosa ti ha convinto a diventare milite presso la Croce Verde di Mele? “Quando vedi un incidente ti fermi o scappi? - ri-

sponde secco - Noi ti diamo i mezzi per aiutare le persone; è una scelta importante per te e per gli altri”. “Ti rendi conto quali sono le priorità della vita - aggiunge Angela Perri, mamma di una bellissima bambina di 3 anni, - quando entrai per la prima volta in Croce non avrei mai creduto, mi ha aiutato molto, ti cambia la vita in meglio”. Una scelta quindi che cambia la vita e la migliora, e chissà, forse la allunga anche un po’: proprio come “Giulli u Marrunsinu” che oggi ha 92 anni, tantissimi dei quali trascorsi presso la pubblica assistenza di Mele. Matteo Serlenga

Carnoli in festa a Voltri Soddisfazione per il pieno successo della festa a Carnoli, piccola frazione del Comune di Genova a ridosso di Mele in occasione della Solennità Patronale N.S. della Speranza di inizio luglio. (m.s.)

e tutte le realtà presenti sul territorio si mettono assieme e fanno rete, i risultati si ottengono”: ne è convinto Matteo Frulio, voltrese, socio e presidente pro tempore della associazione “Amici della Villa di Voltri”, autore di diverse pubblicazioni sulla villa; architetto del paesaggio, ex capo scout e appassionato di disegno, è inoltre disegnatore della rivista “Scout Avventura” e autore di un sussidio rivolto agli scout che vogliono imparare a disegnare all’aperto. “Siamo nati nel 2005 come associazione di volontariato per i restauri del parco, che all’epoca versava in condizioni pietose; in questi dieci anni di attività riteniamo di avere avuto un ruolo importante, perché si sono spese e si stanno spendendo grosse cifre per portare la villa agli antichi splendori”: una villa che vanta più di duecento anni di storia, che nel tempo è diventata il simbolo di Voltri. “Noi oggi teniamo aperto il giardino all’italiana, che curiamo da due anni e mezzo, ci prendiamo cura delle specie botaniche mentre tutta la parte meccanica la svolge Aster; facciamo visite guidate, organizziamo eventi e da due anni abbiamo una convenzione col comune di Genova. Ultimamente sono finiti i lavori del belvedere, alle terrazze e dei giochi d’acqua: i nostri interventi vanno dalla pulitura, all’acquisto di concime, attrezzature e nuove piante”. L’obbiettivo principale - sottolinea Matteo - è quello di coinvolgere la popolazione, e il giardino all’italiana ne è l’esempio più lampante: il comune di Genova e la sovrintendenza, dopo i lavori di restauro, avevano deciso di chiuderlo al pubblico e utilizzarlo solo per le visite guidate; noi ci siamo messi tra l’incudine e il mar-

tello e come associazione abbiamo insistito per renderla pubblica alla popolazione. Al pomeriggio è aperta gratuitamente a chi vuol venire il martedì, il giovedì e la domenica; vorremmo aprirlo di più, e questo è un invito che facciamo: abbiamo bisogno di più volontari. Attualmente siamo una decina e garantiamo l’apertura tutto l’anno, eccetto il mese di agosto”. Una attività di volontariato che vede una bella collaborazione con le scuole presenti nella villa e nel territorio: “coi bambini delle scuole abbiamo piantato 2000 bulbi nel giardino e il bello è che dopo questi anni di lavoro il regolamento l’hanno scritto proprio i bambini della De Amicis; inoltre stiamo lavorando per la messa in sesto del tetto e dello stemma, e a settembre sono state aperte le aule della primaria. Da settembre attiviamo l’iniziativa “scuola lavoro” con il Liceo scientifico Luigi Lanfranconi, i cui ragazzi impareranno come si fanno le visite guidate, come si gestisce un bene culturale e potranno organizzare eventi”. Tanto lavoro ma anche tanti eventi: “le manife-

stazioni natalizie sono in collaborazione con il Santuario delle Grazie, con il quale abbiamo promosso il restauro del presepe storico del ‘700; a maggio, invece, ospitiamo il “Camminmangiando” organizzato dalla Pro Loco Voltri, ed è già il secondo anno che facciamo parte dei Rolli Days: 1800 visitatori in due giorni nella penultima edizione”. Il terzo evento fisso è il Voltri Comics, giunto alla sua seconda edizione: “Nasce con l’obbiettivo di farlo diventare un parco per ragazzi e bambini: abbiamo provato ed ha funzionato, l’anno scorso c’è stata la collaborazione con la Panini e in due giorni abbiamo avuto un migliaio di visitatori; quest’anno abbiamo due ospiti, Alessio Puccio, il doppiatore di Harry Potter e Anakin Skywalker di Star Wars, e Claudio Bassi di Pegli, che lavora nella Industrial Light & Magic e che ha realizzato gli effetti speciali dell’ultimo Star Wars, Harry Potter, The Avenger, Interstellar, con i quali ha vinto con tutto lo staff il premio Oscar per gli effetti visivi”. (m.s.)


8

l’inchiostro fresco

VALLE STURA, ORBA E LEIRA

Luglio 2016

Una figura di fine intellettuale e uomo di mondo sempre amante della sua Valle Stura

Il poeta Carlo Pastorino, un figlio di Masone MATTIA NESTO

a lui si deve, grazie alla sua pia ostinazione, la riesumazione dei martiri della strage del Turchino e la ricostruzione dell’abbazia di S. Maria in Vezzulla, detta “Romitorio”, nella cui cripta sono state tumulate le vittime della violenza nazifascista. Fu grazie all’interessamento del deputato Sandro Pertini - legato da vincoli di amicizia con un nipote, Giorgio Pastorino (1918-2012), giornalista, - che il ministro Sereni concesse un contributo di dieci milioni di lire d’allora per la ricostruzione del tempio. Non si può comprendere Carlo Pastorino qualora si ignori il profondo legame che aveva con Vallechiara, dove la famiglia viveva da secoli. Infatti intorno al 1750 vi si era stabilito un

@ @Mattia Nesto

C

arlo Pastorino è stato, senza ombra di dubbio, un’interessante figura letteraria nell’Italia degli anni Venti e Trenta e, per dare giusto risalto a questo “figlio di Masone”, la nostra redazione ha raggiunto Alessandro Torricelli, chimico professionista, nipote di Carlo Pastorino, e Sergio Cesari che si occupa di redazione, composizione, realizzazione grafica ed autopubblicazione.

Chi era Carlo Pastorino? Carlo Pastorino (Masone, 1887) è stato uno scrittore, novellista, poeta dalla vita molto laboriosa non solo in campo letterario, ma fu anche floricoltore e, per la sua terra, pioniere come frutticoltore. I primi anni della sua vita furono dediti al lavoro nelle campagne del paese natio, situato tra i monti dell’appennino ligure, lontano dalla città e dagli studi, ai quali poté accedere solo molto più tardi: ottenne infatti una laurea in Lettere solamente nel 1919, all’età di 32 anni. Nel 1920 iniziò la sua professione di insegnante in vari istituti sparsi tra Genova, Casalmaggiore, Novi Ligure ed Acqui. La sua fama come scrittore è legata ai libri “La prova del fuoco” e “La prova della fame” nei quali egli rievoca le esperienze vissute nella Grande Guerra, prima come combattente in Vallarsa e sul Carso, poi quale prigioniero di guerra nel campo di Theresienstadt (oggi Terezin, nella Repubblica Ceca). Va ricordato che Pastorino, ufficiale, durante la guerra si distinse per atti valorosi che gli valsero una medaglia d’argento al valor militare. Il lavoro nei campi, svolto sin dalla più tenera età, è motivo ricorrente ed ispiratore di buona parte delle sue opere. Ma Pastorino non fu solo un fine scrittore, ricoprì ruoli di rilievo come direttore di collane letterarie, autore di antologie e nel comune di Masone; durante la Resistenza, fu a capo del C. L. N. clandestino della Valle Stura e divenne il primo sindaco di Masone dopo la Liberazione. Tra le altre cose

Danza a Masone

S

abato 18 giugno nel Teatro Opera Mons. Macciò di Masone si è svolto il saggio “Les Petites Muses”, a chiusura dell’anno accademico 2015 (2016 della scuola di danza delle allieve dell’Associazione Sportiva Dilettantistica “Sotto L’Albero”. Fondata nel 2013 dall’insegnante di danza Virginia Meirano, l’associazione vede la partecipazione di numerose allieve che durante tutto l’anno hanno seguito i corsi presso la sede in piazza Bottero a Masone. Nel saggio di chiusura le ballerine in erba si sono esibite su coreografie della loro insegnante, da rappresentazioni di propedeutica e pre-accademico a “Margheritine in polka” e “Gita in treno”. Chiara Macc Macciò

Antonio Pastorino, marito in seconde nozze di Tomasina Canepa, capostipiti delle sette generazioni che hanno portato a Carlo. Come quasi tutti gli abitanti di Masone i Pastorino di Vallechiara, anche di famiglia differente da quella di Carlo, erano fittavoli dei marchesi Pallavicini allora feudatari della località. Quando il feudalesimo venne abolito i Pallavicini mantennero la proprietà dei terreni, che erano notoriamente restii ad alienare. Nel 1914 Pastorino riuscì però ad acquistare Vallechiara dal marchese Giacomo Filippo Durazzo-Pallavicini, impegnandosi ad un pagamento rateale che durò oltre vent’anni. Per pagare le rate ed anche per dar lavoro al fratello Filippo - divenuto imprenditore edile

- Pastorino dovette vendere diversi lotti di terreno ad amici e conoscenti per la costruzione di villette unifamiliari. In lui era forte il il senso della famiglia, generosamente allargata ai parenti, di cui è stato esempio e guida. Si ammalerà gravemente nel 1951 ma continuerà ad insegnare fino al 1959. Il poeta morirà nella sua casa di Masone nella tanto amata Vallechiara nel 1961. Se qualcuno volesse leggere i suoi libri dove li potrebbe trovare? Oggi alcune persone si impegnano per far sì che a Pastorino sia riconosciuto il posto che merita nella storia della letteratura italiana. Da alcuni siti Google, tra i quali Wikipedia e “Carlo Pastorino sito nuovo...”

(riccamente illustrato), anche per estrapolazioni dai suoi scritti, si può approfondire la figura dello scrittore. “La prova della fame”, a cura di M. T. Caprile, e stata appena ripubblicata da Gammarò Editore, sia in cartaceo sia come e-book. Le ristampe di alcuni dei libri di Carlo Pastorino sono disponibili in diversi bookstore online tra i quali il più famoso ed accessibile è Amazon. Lo storico quotidiano “Il Corriere della Sera” ha recentemente inserito il libro “La prova del fuoco” nella Collana “Narrativa della Grande Guerra”, a frequenza settimanale, e sarà disponibile nelle edicole in allegato al giornale e a “Oggi” a partire dal 9-10 agosto.

Inaugurata la “Rassegna Internazionale di Fotografia” a Masone

I maestri del click al Museo Tubino I naugurata sabato 2 luglio al Museo civico Andrea Tubino di Masone, la 19° edizione della Rassegna Internazionale di Fotografia organizzata, come ogni anno, dai volontari dell’associazione “Amici del Museo di Masone”. Due le esposizioni che saranno visitabili durante tutta la stagione estiva fino a settembre nel piano inferiore del museo: la mostra commemorativa con gli scatti del grande fotoreporter Mario De Biasi e le immagini dei volti della Sardegna realizzate dai fotografi Andrea Gaione, Andrea Gandino e Lino Scarsi, del gruppo Photo65 di Ovada. I fotografi ovadesi hanno parlato della scelta di riprendere questa festa: “Alcuni amici sardi ci hanno raccontato della festa degli agrumi a Muravera, un paese del sud-est della Sardegna dove, la settimana prima di Pasqua o quella immediatamente successiva, si svolge questa festa” spiegano “l’accoglienza che ci hanno riservato è stata fantastica, mettendoci addirittura in tribuna d’onore e l’ospitalità delle persone di questo angolo di Sardegna è stata un qualcosa di straordinario che forse non esiste altrove”. La festa degli agrumi che dura dalle 8 del mattino fino alle 2 del pomeriggio, fu inventata nel 1961 riprendendo antichissime tradizioni e, ogni anno,

richiama partecipanti da tutta la Sardegna. Le immagini scattate dai tre fotografi ovadese ritraggono i volti della festa, con la grande cura dei costumi tipici “ognuno di essi rappresenta una zona della Sardegna e, ad esempio, gli ori che sono indossati vengono tramandati di generazione in generazione”. Nelle fotografie sono ritratti bambini, ragazze, anziani, ecc… tutti in costumi tipici e nei cui volti si legge l’emozione per partecipare a questa grande festa. Contemporaneamente, nel corridoio centrale del piano basso si possono ammirare gli splendidi scatti in bianco e nero realizzati dal grande fotoreporter Mario De Biasi (1923-2013) per diversi periodici dagli anni ’50 fino agli anni ’80. Nelle immagini di De Biasi sono ritratti capi di stato, come la Regina Elisabetta II o lo Shah Reza Pahlavi, ritratti di mostri sacri del cinema come Alfred Hitchcock, Marlene Dietrich e Sophia Loren ma anche immagini curiose e particolari come l’impagliatura di un leone, una modella che passa di spalle tra le persone suscitando l’inevitabile attenzione degli uomini presenti o immagini del mondo, come la scena della lavorazione della pelle di un orso tra gli Inuit canadesi o la preghiera in un tempio buddhista della Birmania. (f.m.)


l’inchiostro fresco

VALLE STURA, ORBA E LEIRA

Luglio 2016

9

A Ovada una mostra del poliedrico artista Masonese tra i fondatori della gloriosa TeleMasone

Bau Camp

Cantaragnin, 93 anni di lavoro e di arte C lasse 1923, masonese “doc” e occhi azzurri vispi: stiamo parlando di Luigi Pastorino, per tutti il “Cantaragnin”, un uomo poliedrico che ha dedicato la sua lunga vita al lavoro, all’arte e alla sua valle. “Sono un patito di Masone e della Valle Stura - ci confida, mentre apre le porte della sua casa-ateliér dove dall’alto, come un “re” del paese vecchio, domina su Via Sottocase (“la più bella di tutta Masone”, assicura), mentre ammiriamo dal balcone la splendida vista sulla vallata; una casa-laboratorio della sua famiglia da generazioni, dove suo padre, al piano di sotto, lavorava il ferro: “Questa è una tradizione della nostra famiglia, che vanta una storia

Campo Ligure, ritrovata scultura lignea del 1600 di Domenico Bissoni “il Veneziano”

Arte del tempo (quasi) perduto

S

iamo a Campo Ligure, un caratteristico borgo medioevale nell’immediato entroterra ligure alle spalle di Genova, dove sorge l’antico Oratorio dell’Assunta ancora oggi sede dell’omonima Confraternita. Chi visita questa piccola chiesa, situata tra quello che fu un tempo il convento seicentesco dei frati Gerolamini, intitolato ai Santi Michele e Cristino, e il Castello Spinola, che dall’Ottocento prima del Mille domina il borgo con la sua torre, si rende subito conto che le apparenze non certo sfarzose celano veri capolavori e quello ritrovato dalle soffitte dell’oratorio ne è la conferma. Si tratta di un gruppo ligneo policromo raffigurante il Martirio di Santo Stefano, opera di Domenico Bissoni, detto il Veneziano, che giunse a Genova presumibilmente attorno al 1585, vi contrasse matrimonio, aprì il suo laboratorio in quella che al tempo era la contrada di “Scuteria” e vi stabilì la sua definitiva dimora fino al giorno della sua morte nel 1639.

L’interessante opera è composta da otto figure lignee, alte in media un metro e trenta centimetri che facevano un tempo parte di una cassa lignea portata in processione e andata persa nel corso del Novecento. Le statue componevano, posizionate sulla cassa, la tragica e cruenta scena del martirio di Santo Stefano che inginocchiato era attorniato da sette carnefici ritratti nell’atto di scagliare su di lui le pietre. All’euforia del momento del rinvenimento delle sculture è seguita la consapevolezza della necessità di un restauro che, considerato il loro stato conservativo, non potrà che essere consistente e di non semplice esecuzione, perché tutti i pezzi pare siano stati nel corso del tempo pesantemente ridipinti con stesure probabilmente eseguite ad olio e il legno risulta anche in molti punti danneggiato dagli insetti xilofagi. Oggi la scultura è tornata a Genova, sua città natale, nello studio e laboratorio della dottoressa Valentina Tonini, specialista nel restauro di opere d’arte, dove sarà analizzata accu-

secolare; mio papà lavorava all’Ansaldo Perrone, mentre io a 17 anni, nel 1939, fui assunto alla OARN (Officina Allestimenti Riparazioni Navali, ndr), dove lavorai per ben 40 anni”. Instancabile nonostante l’età, vanta una collaborazione trentennale con TeleMasone (della quale è uno dei volti storici) e una passione per l’arte: “Dalla pensione mi sono dedicato all’ottone martellato, e ho allestito diverse mostre in questi anni, all’oratorio e nei locali della proloco; la prossima mostra, chiamata Cantagrillo (in collaborazione con l’artista masonese Lara Grillo, ndr), si terrà dal 29 di luglio all’8 agosto ad Ovada, in Piazza Tereseto, nei locali della Accademia Urbense”: una mostra “Per ricordare il passato e l’amore della mia valle”, dove sarà possibile ammirare le sue creazioni, nelle quali il ferro, il vetro e l’ottone, grazie alla sue abili mani e alla maestria di fabbro, si mescolano, creando orologi, lampadari, meridiane e calendari, dove la tradizione si unisce allo scorrere del tempo. Uno scorrere del tempo lento e inesorabile, lungo ben 93 anni, di lavoro, passioni, e tanti sogni: “Il mio ultimo sogno nel cassetto, prima di andarmene, è allestire una mostra dove poter esporre la mia collezione di 650 fotografie”; un sogno che noi dell’“inchiostro” gli auguriamo di cuore che diventi al più presto realtà. Matteo Serlenga

ratamente per predisporne il definitivo restauro. L’intervento sarà economicamente impegnativo e fortunatamente l’Istituto Bancario San Paolo di Torino sosterrà la metà delle spese, mentre per la restante parte la Confraternita dei Disciplinanti di Nostra Signora Assunta rivolge un accorato appello a tutti i suoi concittadini e a chi in nome dell’arte voglia contribuire a salvare questo pezzo unico di storia di Campo Ligure e della regione Liguria.

Nuovo impianto di illuminazione a Rossiglione

G

razie agli sforzi e all’abnegazione dei membri della Pro Loco di Rossiglione, l’aerea espositiva “Ex Ferriera Formento” del paese della Valle Stura è stata dotata di un moderno impianto di illuminazione interno a basso consumo, ideale per poter svolgere attività ludiche, ricreative e, perché no, anche spettacoli musicali e teatrali “in notturna”. La Pro Loco Rossiglione ringrazia per l’impegno tutto i volontari e dona questa struttura alla cittadinanza del borgo che s’affaccia sulle rive dello Stura.

È

stato inaugurato a Rossiglione il 1° campo per cani, un progetto ideato e realizzato dall’Associazione “BauBauCamp”. Questa iniziativa prende vita dal desiderio di alcuni volontari di creare uno spazio da condividere in tutta sicurezza con i propri animali. A questo proposito, dopo aver riqualificato un’area abbandonata in centro paese, le hanno ridonato “nuova vita”. Il terreno è stato concesso da un privato cittadino e i lavori di pulizia, insieme alla recinzione, sono stati possibili grazie alla dedizione di persone generose che hanno messo a disposizione il proprio impegno e il proprio entusiasmo. I primi soci sono stati seguiti da altri provenienti da tutta la Valle Stura perciò l’associazione ha il desiderio di ampliare le proprie attività: poter dedicare altre aree a questo scopo, programmare attività di intrattenimento ed educazione per i cani e per i loro padroni, organizzare passeggiate a sei zampe ed eventi per la raccolta fondi da devolvere agli enti con cui avviare una collaborazione. Alla presenza del Presidente dell’Associazione Mara Zunino, del Sindaco di Rossiglione, Katia Piccardo, dei soci, delle guardie zoofile del canile di Ovada e di molti cittadini è stato così inaugurato il campo; al taglio del nastro è seguita la posa di un albero, che andrà ad arricchire lo spazio recuperato, e la consegna di un distributore di sacchetti per la raccolta delle deiezioni da parte del comune. Al tutto è seguito un rinfresco donato dai soci per grandi e piccini amanti dei nostri amici a 4 zampe. (s.b.)

Fausto Piombo

Dal lontano 1950 una tradizione dolciaria che si tramanda da più generazioni

via Roma 19 Masone (GE) - tel 010.926088 - www.pasticceriavigo.com


10

l’inchiostro fresco

VALLE STURA, ORBA E LEIRA

Luglio 2016

Termina il racconto a puntate di Matteo Serlenga sulla casa più misteriosa dell’Oltregiogo

Fiocco azzurro alla Cannellona

Ca’ de Anime: la conclusione

È nato Matisse

N

el resoconto del mese scorso avevo aggiunto come la tradizione tramanda che uno dei malfattori, colto dal rimorso, avrebbe confessato gli omicidi, facendo chiudere così la locanda, che cadde in abbandono; secondo le storie che si possono trovare su internet, la casa rimase disabitata fino al dopoguerra, quando una povera famiglia, in piena emergenza abitativa (i bombardamenti inglesi avevano raso al suolo alcuni vecchi quartieri di Genova), deciso di prendervi residenza, incuranti delle dicerie che dipingevano la vecchia casa come infestata dalle anime delle povere vittime: “tutto falso”, mi assicura la signora Rosangela, senza dubbi a riguardo. Rosangela infatti conosce Cà de Anime come le sue tasche, e parla con cognizione di causa, essendo nata in quelle mura nel 1954: “I miei genitori vi abitavano già da sette anni, e durante guerra ci stavano le mie zie; anche prima della guerra la casa era sicuramente abitata” e, stando alle sue testimonianze, è ragionevole pensare che fosse abitata già negli anni Trenta. “I miei genitori, da quello che ricordo, pagavano l’affitto all’Opera Pia Brignole di Voltri della Marchesa Brignole-Sale”; infatti la casa, come altre nella zona, in tempo remoto era probabilmente diventata di proprietà dell’ente ecclesiastico: questo spiegherebbe il fatto che non compaia nei registri del catasto se non fino a poco tempo fa. Ma non solo: secondo la sua testimonianza esisteva un rudere contiguo alla casa, ai giorni nostri non più visibile; chissà se quella parte di casa non fosse proprio la “locanda” dove venivano uccisi i poveri malcapitati? La famiglia di Rosangela è sempre stata molto scettica e non ha dato troppa importanza a queste voci: “Io ho abitato in quella casa molti anni e fantasmi non ne ho mai visti”, amava ripetere sua mamma ai curiosi; successivamente altre famiglie abitarono poi nella casa fino ad arrivare ai giorni nostri. Lo stabile infatti era abbastanza grande

da ospitare più famiglie, in quanto la struttura disposta su diversi piani; proprio queste persone, a loro dire, furono testimoni di eventi paranormali e di apparizioni di fantasmi. Secondo quanto riportato nel libro “Cara Mia Voltri” di Carlo Dall’Orto, le famiglie Bozzano e Canepa, che abitarono in quella casa, ebbero a che fare con misteriosi rumori notturni, oggetti che si spostavano misteriosamente e con apparizioni fantasmagoriche: “Ogni tanto si avvertono nei dintorni strani colpi, che non si sa da dove provengano. Sono colpi sordi che si sentono sia di giorno e sia, specialmente, di notte. Non possono essere provocati

da vene d’acque sotterranee, perché sorgenti d’acqua nella zona non ce ne sono […]”. Colpi e rumori sinistri ma anche oggetti che si spostano o che cadono da soli, e l’apparizione di un presunto fantasma di donna: “Mio padre poi un giorno, affacciatosi a una delle finestre che danno verso il bosco, ha visto fra gli alberi una figura evanescente di donna che indossava un velo trasparente; è stato un attimo, poi la visione è scomparsa. La stessa visione una volta l’ho vista anche io. Non scherzo: potrei giurarlo”. Un fantasma femminile quindi, che sulla rete viene identificato come la fidanzata di una delle vittime che vaga per la

zona emanando profumo di rosa e chiedendo invano del suo promesso sposo, ucciso a sangue freddo dai locandieri; una figura che, sempre secondo un’altra storia recuperata su internet, chiese ospitalità ad una famiglia con due bambine. Un finale quindi romantico per una vicenda posta sul labile filo della storia e della leggenda, degna di un romanzo del filone nero gotico tanto in voga a fine Ottocento, che ha nel bene e nel male fatto entrare nel mito la misteriosa locanda posta nel nostro territorio tra Liguria e Piemonte. Matteo Serlenga

L

ieto evento sulla strada provinciale dei Giovi Superiore. Lo scorso mese di giugno in località Voltino a Rossiglione è nato Matisse, primo puledro di Olimpia, una giovane cavalla haflinger di otto anni. Grande soddisfazione per la famiglia Canepa che da mesi seguiva con ansia e trepidazione l’evolversi della gravidanza La redazione de “l’inchiostro fresco” si è recata per fare la conoscenza del nuovo arrivato che, nonostante le preoccupazioni di tutti, è nato senza aiuto umano, inaspettatamente, la notte tra il cinque ed il sei di giugno. Come ci ha spiegato Giulia, la giovane proprietaria di Olimpia e del puledrino, il parto era atteso in

Sabato 6 agosto concerto dei Nomadi a Masone: l’intervista a Beppe Carletti

I

“Nomadi” non possono essere considerati “una band come tutte le altre”. Infatti la band fondata nel 1963 dal tastierista Beppe Carletti e dal cantante Augusto Daolio, tragicamente scomparso a seguito di una fulminante malattia nel 1992. L’ultimo concerto della formazione “originaria” i Nomadi l’hanno fatto a Masone e si da il caso che proprio nel paese della Valle Stura il gruppo tornerà a suonare sabato 6 agosto in uno show organizzato dalla “Eventi 2000” di Federico Veneziali. Per introdurre degnamente il concerto masonese raggiungiamo telefonicamente Beppe Carletti che ci dice subito, con una voce un po’ rotta dall’emozione: “In 53 anni di attività abbiamo letteralmente girato in

lungo e in largo l’Italia ma tornare a Masone, tornare a suonare a Masone ha tutto un significato particolare. Perché – prosegue Carletti – quando saliremo sul palco avremo il ricordo di Augusto davanti agli occhi, l’ultimo suo concerto di 24 anni fa. Abbiamo già suonato a Masone ma la cosa nuova oggi è che, nonostante siano passati tanti anni, il ricordo è ancora presente, vivo e più forte che mai”. Domandiamo allo storico tastierista se questo significato particolare vada oltre la semplice emozione del momento: “Certamente, senza ombra di dubbio – afferma il nostro interlocutore – si tratta di 30 anni di vita condivisa e vissuta assieme ad Augusto. In più il fatto che proprio

quest’anno sia uscito un doppio cd registrato dal vivo di tributo al nostro mitico cantante – continua il tastierista – non fa che aumentare il senso di questo nostro concerto”. A Masone, per via di un legame particolare, sarà un grande concerto: venite in tanti che sarà proprio una bella festa!”. (m.n.)

quei giorni ma la cavalla non ha dato segni premonitori la sera precedente, così al mattino successivo, sono rimasti tutti senza fiato quando nella stalla hanno trovato il piccolo vispo e saltellante sorvegliato attentamente dalla neomamma che lasciava trasparire tutto il suo orgoglio. La località del Voltino, che rimane a metà della famosa strada della Cannellona che collega il Genovesato all’Oltregiogo, è da sempre un luogo predisposto all’allevamento di animali come pecore, capre e cavalli, questo per la sua favorevole conformazione e la presenza di vasti prati semipianeggianti utilizzati per il pascolo. Inoltre la strada, essendo stata un’importante via di comunicazione nei secoli passati, per lunghissimo tempo ha visto una forte interazione tra uomo ed animali da trasporto o da soma come cavalli e muli; un sodalizio che prosegue tuttora grazie alle famiglie del posto che continuano a vivere a stretto contatto con questi animali. Nonostante il cavallo non sia più indispensabile ai fini pratici come una volta, il mondo equestre attira sempre nuovi appassionati e non risulta difficile capire come in località come queste la nascita di un puledrino sia un evento sentito quasi come la nascita di un bambino. Infatti sono molte le auto di amici e conoscenti che in mattinata si sono fermate per fare gli auguri di benvenuto al piccolo Matisse, al quale anche noi porgiamo i nostri migliori auguri. (l.s.)


Sergio Scolaro

Sergio Scolaro Assistenza, vendita, noleggio PC Realizzazione applicativi ad-hoc Centralini telefonici Impianti di videosorveglianza Informatizzazione aziende

Consulente Informatico Loc. Giora, 7 - Capriata d’Orba Tel. 333/33.87.999 scolaropc@gmail.com

Intervista a Gianfranco Ferraris, riconfermato Sindaco di Castellazzo Bormida

Unioni civili a Bosco Marengo

“Gil” si rimette la fascia tricolore

“È

stata una campagna elettorale dura, non lo nego, a tratti anche dai toni molto aspri, ma adesso che si è conclusa si deve voltare pagina: ora è tempo di lavorare tutti insieme per Castellazzo” . Con queste parole Gianfranco Ferraris, l’appena riconfermato Primo Cittadino di Castellazzo, ci accoglie nel suo ufficio. “I 140 voti in più rispetto a Loredana Corrado (candidato Sindaco dell’altra lista in lizza, ndr) vogliono dire che il Commissariamento del Comune ha pesato, spaccando di fatto il paese in due. Ripeto – ci dice Ferraris – lo spazio per le polemiche ormai è nullo, bisogna rimboccarsi le maniche per recuperare il tempo perduto dopo quasi un anno di ordinaria amministrazione”. Domandiamo un commento sull’operato del Commissario Prefettizio Raffaele Ricciardi, subentrato allo stesso Ferraris lo scorso anno, dopo lo scioglimento del Consiglio Comunale, in seguito alla mozione di sfiducia presentata da un gruppo di consiglieri: “Guardi, parlano i fatti – risponde prontamente il Primo Cittadino – Ricciardi ha lavorato bene, nel limite delle sue possibilità. In quanto Commissario infatti poteva fare, mi consenta il termine, solo il minimo indispensabile. Detto questo – aggiunge chiarendo il suo pensiero – Raffaele Ricciardi ha bene operato, di comune accordo con i vari uffici e le associazioni presenti a Castellazzo. Tanto è vero che il prossimo settembre, in seguito ad una specifica richiesta della Pro Loco, gli consegnerò la cittadinanza onoraria: un gesto non dovuto ma guadagnato sul campo”. A questo proposito se il commissariamento del Comune

ha ritardato alcune procedure amministrative: “Sarei bugiardo nel dire che gli effetti non si siano sentiti ma era logico che così fosse – afferma con decisione il nostro interlocutore – Se prima ogni castellazzese poteva fermarmi per strada o venire nel mio ufficio per dirmi cosa non andava, con il Commissario non poteva essere così. Qualche mattina fa, ad esempio – ci racconta il Sindaco – una signora mi ha detto che i lavori di rifacimento di un marciapiede erano un problema per lei: infatti suo marito è disabile e con la carrozzina non avrebbe potuto passare. Allora, in qualità di Sindaco, ho fermato i lavori e modificato il progetto. Un Commissario non l’avrebbe potuto fare”. Nel corso dell’intervista la redazione de “l’inchiostro fresco” ha confermato il suo impegno a tenere viva l’attenzione sul Monte Tarinè (da dove nasce l’Orba che poi, proprio a Castellazzo, si getta nella Bormida) e sulla, possibile, cava di titanio

Il sapore dell’estate a Castellazzo M

ese ricco di eventi quello di luglio per Castellazzo Bormida. Il tradizionale raduno motociclistico “Madonnina dei Centauri”, giunto ormai alla 71° edizione, svoltosi domenica 10 luglio con l’immancabile sfilata per le vie del paese seguita dalla cerimonia religiosa presso il Santuario Madonna della Creta, è stato difatti accompagnato nella settimana precedente da una serie di appuntamenti organizzati dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con Moto Club, Ascomart, Pro Loco, Unitre e tutte le associazioni del paese. Da sabato 2 luglio hanno preso il via, per tutta la settimana, la mostra fotografica a cura del Foto Club “Gamondio” in-

titolata “Avvenimenti di questo paese” presso l’Oratorio di San Sebastiano e la 17° mostra Moto d’Epoca “Osvaldo Raiteri” presso l’ex chiesa San Francesco – Cappuccini. Tra partite di burraco, tributi e serate danzanti, grande festa nel weekend del 8-9-10 luglio, in concomitanza con l’arrivo dei motociclisti da tutta Europa, con la sagra del raviolo del plin, la mezzanotte bianca ricca di spettacoli itineranti, bancarelle e prodotti, nonché la premiazione del concorso “Fotografa la mezzanotte bianca”. Numerosi appuntamenti che hanno animato la zona alla soglia delle partenze estive.

che lì si potrebbe aprire: “Seguo la vicenda con interesse e preoccupazione – ci conferma “Gil” Ferraris – Se vi dovessero essere azioni comuni degli Amministratori rivieraschi dell’Orba io sarò senza dubbio della partita”. Vi sono altri problemi che ha registrato nei primi mesi della sua riconferma?: “In generale molti mi hanno detto che il decoro pubblico lascia a desiderare – illustra Ferraris – Allora come primi atti ho fatto tagliare l’erba, potare i rami degli alberi e sostituire alcuni cestini malconci. Sono piccole cose, me ne rendo conto, ma sono un segnale, spero, importante per la cittadinanza”. “Un altro tema – aggiunge l’intervistato – è quello della frazione di Rabbina Gioia, tra Castellazzo e Alessandria. Qui occorre ragionare a chi spetti l’onore dei servizi: se a noi o al capoluogo – prosegue Ferraris – Negli anni si sono accumulati accordi solo verbali che oggi, per la Corte dei Conti, non possono e non debbono bastare”. Al termine dell’incontro, domandiamo al Sindaco se non sia il caso, sempre nell’ottica del decoro urbano, installare un cartello “Benvenuti a Castellazzo Bormida già Libero Comune di Gamondio” agli ingressi del centro abitato e non, come ora, ubicati in luoghi decentrati: “Concordo con voi – annuisce Ferraris – La competenza degli accessi è dell’Amministrazione Provinciale: ho avuto degli abboccamenti positivi circa un anno fa ma poi il commissariamento ha bloccato il tutto. Ora speriamo di poter accelerare con i tempi per rendere degno anche l’ingresso e il benvenuto a Castellazzo Bormida”.

Samantha Brussolo Mattia Nesto

I

l comune di Bosco Marengo è stato uno dei primi ad aver recepito il nuovo ddl “Cirinnà” ovvero quello che regolamenta le unioni civili. Raggiunto telefonicamente il Sindaco, Gianfranco Gazzaniga si è detto orgoglioso di quanto fatto nell’ultimo Consiglio Comunale dove, nonostante la ferma opposizione della minoranza. È stato approvato un regolamento ad hoc che permetterà, appena la legge avrà il proprio decreto attuativo, di procedere immediatamente alle prime unioni civili che ricordiamo riguardano tutte le coppie di fatto. Daniele Cifalà

Giovani idee per Basaluzzo

P

rosegue febbrile l’attività dell’Associazione artistica culturale “Il ventaglio” di Basaluzzo, guidata dalla vulcanica presidentessa Rosanna Borsa. L’iniziativa che questa volta ha organizzato è un concorso di pittura per gli alunni delle scuole medie. A breve, infatti, la piazza dell’Oratorio di Basaluzzo, ora incolta e inutilizzata, ma dove un tempo sorgeva la vecchia Filanda, verrà presto riqualificata dal Comune. Da qui nasce l’intuizione: perché non chiedere ai ragazzi, notoriamente creativi, di disegnare come si immaginano lo spazio all’interno della piazza? I lavori verranno esposti nelle scuole di Basaluzzo e alle medie Boccardo di Novi alla riapertura, a settembre. (f.c.)


12

l’inchiostro fresco

RONDINARIA

Luglio 2016

Antiche orme

A

nche Fresonara ha una sua Storia, e passeggiando intorno al perimetro del paese possiamo intravvedere vestigia di altri tempi che qua e là risvegliano la nostra attenzione. Il 12 giugno scorso, organizzata dal Gruppo FAI “I fiumi della bassa valle”, si è svolta una camminata alla riscoperta del Bedale, dei Quarti, della Via Emilia. Della roggia di Pio V ne abbiamo menzione sin dal 1587, quando i Boschesi la scavarono dedicandola al Papa, per altro morto già 15 anni prima. Ma altri canali per l’irrigazione attraversavano la nostra campagna a partire certamente dal 1200. Poco più avanti, i Quarti ci raccontano vicende risalenti all’Impero Romano. Antica colonia, al suo interno si svolse una vita legata all’agricoltura e alle armi. A mano a mano che i Romani conquistavano territori, avevano necessità di creare fortificazioni per mantenerne il dominio e importare mano d’opera da impiegare nelle campagne. A poche centinaia di metri scorreva la Via Emilia, strada consolare che univa la Francia a Roma. Il traffico delle merci era intenso ed anche allora c’era bisogno della polizia stradale per il controllo dei carri. Dal basso della Valletta salta subito agli occhi come fosse difficile risalire a piedi i rivoni di protezione e conquistare il nostro castello. Ce la fece comunque Facino Cane nel 1404, che lo distrusse radendo al suolo tutta Fresonara. La nostra Chiesa Parrocchiale, concepita all’inizio come semplice cappella all’interno delle mura del fortilizio, era circondata dal fossato (testimoniato ancora oggi) che passava a lato della canonica, adibita a caserma della guarnigione. Ma anche molte case disabitate riportano alla luce, sotto l’intonaco caduto, la remota arte di costruire abitazioni con la terra e con i pietroni dell’Orba. La chiesetta di San Rocco rievoca la peste dei Promessi Sposi, la stessa che aveva colpito nel 1600 anche Fresonara. Verso Basaluzzo la Cappella di San Glicerio ci riporta al XVII secolo. Dom&Nico BISio

Un bene confiscato alla Mafia, donato alla cittadinanza grazie all’intervento di don Luigi Ciotti

Inaugurata villa Saetta a Bosco Marengo L ra, di un importante processo di mafia, quello relativo alla strage in cui morì il famoso giudice Rocco Chinnici, che si concluse con un aggravamento delle pene e delle condanne rispetto al giudizio di primo grado. In seguito a Palermo si occupò di altri processi di mafia, ed in particolare presiedette il processo relativo all’uccisione del capitano Basile, che vedeva imputati pericolosi capi clan. Il processo, che in primo grado si era concluso con una sorprendente assoluzione, decretò, invece, la condanna degli imputati alla massima pena. Pochi mesi dopo la conclusione, il presidente Antonino Saetta fu assassinato insieme al figlio il 25 settembre 1988, sulla strada Agrigento – Caltanissetta, di ritorno a Palermo, dopo aver as-

o scorso giugno a Donna, frazione di Bosco Marengo, è stata inaugurata villa Saetta, bene confiscato alle mafie, da Don Luigi Ciotti presidente di Libera. La villa prende il nome “Saetta” in quanto intitolata al giudice Antonino Saetta, vittima della mafia insieme al figlio Stefano. Antonino Saetta nacque a Canicattì il 25 ottobre del 1922, terzo di cinque figli. Conseguita la maturità si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Palermo. Dopo essersi laureato col massimo dei voti, entrò in magistratura all’età di ventisei anni. Nel periodo 1985-86, ricoprì le funzioni di Presidente della Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta, occupandosi per la prima volta nella sua carrie-

Skankin around Tosi

U

na serata molto speciale quella prevista per mercoledì 10 settembre presso la Comunità di San Benedetto a Frascaro, in provincia di Alessandria. Infatti i ragazzi del “Comitato No-Tav di Arquata Scrivia” e della “Gradinata Nord” dell’Alessandria Calcio hanno organizzato una festa in ricordo dell’amico Massimo Toso, scomparso lo scorso 15 marzo ad Arquata a seguito di un tragico incidente. Una serata non nostalgica per “onorare come si deve la memoria di un amico, di un ragazzo che credeva nei propri ideali” afferma uno degli organizzatori. Saliranno sul palco dalle ore 19 alle ore 21 il gruppo punk/hardcore di Novi Ligure “Hastio”, poi i “17100 Kids” di Savona e “Marcellos&La Banda Bassotti”. Previsto anche un dj set. Il ricavato verrà devoluto al “Comitato Rudy Onlus per Combattere Ataxia”. Come amavano cantare gli amici di “Tosino” allo stadio: “Non camminerai mai solo!”. (m.n.)

Intervista a Pippo Carrubba

Per il direttore... È stato presentato alla “Fiera del Libro” di Torino l’ultimo libro di Pippo Carrubba, prolifico autore di Silvano d’Orba. “Lettere al direttore (2000-2015)”, edito da BookSprint, è una raccolta delle lettere che Carrubba ha inviato, nel corso di un quindicennio, ai direttori di giornali nazionali e locali: “Ho voluto selezionare alcune delle lettere che ho scritto nel corso degli anni – ci dice Pippo Carrubba, venutoci a trovare in redazione – Ho iniziato durante gli anni del Secondo Governo Berlusconi quando, almeno secondo me, si faceva di tutto per tartassare i poveri lavoratori”. Pippo Carrubba, oltre che scrittore, è stato, come dice lui, “per una vita” impiegato come operaio presso l’Italcantieri di Sestri Ponente. “Una delle lettere più dolorose e rabbiose che ho scritto – afferma il silvanese – è quella che ho inviato al mio partito, Rifondazione Comunista. Per me è stato un tradimento quando nel 2006 il segretario del partito, Fausto Bertinotti, eletto

Presidente della Camera, non ha denunciato chi, all’interno del Centrosinistra remava contro il programma. Perché Bertinotti, dall’alto del suo scranno – si chiede Pippo Carrubba – non ha fatto nomi e cognomi di chi, spacciandosi di Sinistra, faceva tutto il contrario? Se avesse fatto ciò non ci sarebbe stato alcuno spazio per Salvini o Grillo: sarebbe stato lui l’alfiere del popolo invece di fare la grama fine che ha fatto due anni dopo (Rifondazione Comunista nella tornata elettorale del 2008, vinta da Berlusconi, non raggiunse la percentuale minima per accedere al Parlamento, ndr)”. Carrubba volge lo sguardo al presente: “Trovo incredibile il referendum sulla Costituzione, una Costituzione nata dalla lotta partigiana e dal comune accordo di diverse forze e culture politiche – dice con decisione – Io sono iscritto all’A.N.P.I. ma il mio NO non è obbedire ad un ordine ma andare incontro al più puro spirito della Resistenza. (m.n.)

sistito al battesimo di un nipote. Sulle rovine di Villa Saetta, dove in precedenza venivano nascoste armi e droga, sono stati costruiti un impianto di acquaponica, sistema utilizzato per coltivare ortaggi con una sottostante vasca contenete pesci rossi, e un capannone per poter discutere con i ragazzi su vari argomenti. Alla manifestazione hanno preso parte il sindaco di Bosco Marengo Gian Franco Gazzaniga e il Prefetto di Alessandria Romilda Tafuri invitando il pubblico a combattere la mafia tutti insieme. La cerimonia è stata preceduta dall’alzabandiera da parte dei boy scout e si è conclusa con un’abbondante rinfresco offerto da giovani volontari. Edoardo Navarrete

Un triste giorno a Silvano

Q

uella mattina si presentava come una bella giornata ma, appena giunto in paese, un amico mi dice, senza neppure salutarmi, “Pierfranco, stanotte hanno sparato a Stuse” (Stefano Rapetti). Sbigottimento, dolore, lo stesso che si “palpava” in paese nel commento dei silvanesi. Ed io, Stefano, lo ricordo ancora oggi quando bambino, allievo delle nostre squadre di calcio giovanili, rincorreva con bravura il pallone. Crescendo, solo due gravi incidenti alle ginocchia lo hanno fermato ai Campionati delle categorie dilettantistiche. Lui ripartiva sempre e da vero sportivo ha giocato a tutti, dico tutti, gli sport del paese. ERA GENEROSO ED ALTRUISTA E PROPRIO UNO SLANCIO DI GENEROSITÀ, QUELLA NOTTE, CE LO HA PORTATO VIA.

• È medaglia d’oro al valor civile • Una medaglia gli è stata conferita dalla “Fondazione Carnegie” per il suo gesto d’eroismo

• Forse quella che più gli piace è la targa con la quale il centro sportivo di Silvano è stato a lui intitolato, perché i silvanesi di oggi e di domani lo ricordino… per sempre. Ho percorso un lungo tratto di vita frastagliata, di gioie e di dolori. A volte penso che se avessi il dono divino di potere cancellerei dai calendari due o tre di questi giorni funesti… uno di questi è il 7 agosto 2001. Pierfranco Romero


G

ent.ma Redazione facendo seguito su quanto apparso sul vostro giornale sul Bric Manfrei, vi invio uno stralcio di un libro sull’argomento. Con cordialità. Pietro Oddone

“A

Monte Manfrei, nell’entroterra, tra il 4 ed il 5 maggio 1945 ebbe luogo un eccidio di vaste proporzioni. Un contingente della “Divisione S. Marco” a presidio di Sassello e di Giovo, arresosi ai partigiani, fu sterminato. Il numero dei morti non fu mai stabilito. Una parte della guarnigione, che contava seicento militi, si era trasferita, un’altra si era sbandata e fu poi catturata, ed il residuo, indotto con l’inganno a deporre le armi, s’arrese ad una brigata comunista, la “Buranello” della “Divisione Mingo”. Quei militi cui era stata garantita la vita, furono condotti lungo la strada che dal Passo del Turchino porta al Passo del Faiallo, e tra Urbe e Vara furono soppressi.

La ricostruzione Ma ecco una più esatta ricostruzione: una volta arresisi, i marò furono concentrati nella frazione di Palo per essere condotti a Vara superiore e da qui, attraverso i boschi, alla borgata La Romana. Furono rinchiusi in una villa abbandonata, la villa del Rostiolo, in attesa che vi si concentrassero altri prigionieri. Vi rimasero due giorni, durante i quali squadre di partigiani continuavano a scavar fosse un po’ ovunque: nei pressi della villa, a Monte Manfrei, a Fossa Grande, a La Bagastrella, a Bricco Mondo. Nel dopoguerra ne saranno contate a decine in sedici siti. Alle prime luci del terzo giorno, con i polsi legati da una corda che allentata giungeva sino ai piedi, s’iniziarono i trasferimenti dei marò verso i luoghi di esecuzione, raggiunti, per evitare gli abitati, attraverso boschi e sentieri. I primi a essere uccisi venivano fatti sdraiare sul fondo delle fosse, i seguenti dovevano stendervisi sopra e così via, fino a colmarle. Tale manovra aveva lo scopo di sfruttare appieno le capacità delle buche. Terminata l’esecuzione esse furono coperte con sterpaglia e terriccio. I fucilati che non morivano subito venivano finiti con corpi contundenti, o soffocati, come un rapporto dei Carabinieri redatto sulla base di rilievi autoptici accerterà nel 1955.

Le indagini Nel 1948 erano state esumate cinquantuno salme, nel 1956 altre sessantuno, alle quali non fu possibile dare identificazione poiché non furono trovate le piastrine personali, probabilmente a questo scopo distrutte dai partigiani. I “giustiziati”, secondo dati basati su testimonianze di ex commilitoni e conteggi per differen-

Domenica 26 giugno sono stati ricordati i fatti avvenuti sul Faiallo tra l’inverno e la primavera del ‘45

Ancora una volta occhi puntati sul Manfrei D

omenica 26 giugno ad Urbe si è celebrata la cerimonia in commemorazione delle vittime del “Bric Manfrei”. Sormontato da un solenne crocifisso e da due pennoni tricolori, si è celebrata la messa a cui hanno preso parte più di una trentina di persone. Tra di essi vi erano Angelo Vaccarezza, Consigliere della Regione Liguria e la neo-eletta Consigliere del Comune di Savona, Simona Saccone. Un momento utile per riflettere sulla storia cosicché si possa portare “ai vivi che sono morti la fiaccola dei morti che sono vivi”. In merito, a seguito dell’articolo “A proposito del Bric Manfrei”, apparso sul numero di giugno de “l’inchiostro fresco”, riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta a firma di Pietro Oddone, Delegato Provin-

ciale Genova “Ass. Naz. Famiglie Caduti e Dispersi della R.S.I.”, il quale ci segnala quanto riporta Gianfranco Stella a pag. 286 del suo ultimo volume auto pubblicato il 30/01/2015, titolato: “I grandi killer della Liberazione”. Mattia Nesto

za, non sarebbero meno di duecento. Con la collaborazione dell’Istituto storico della Resistenza di Savona, infine, sarebbe stato possibile ricostruire le operazioni della Buranello in quelle giornate, se ragioni d’opportunità non ne avessero suggerito un conveniente disinteresse. Da parte della popolazione di Vara e di Urbe, poi, dalla quale si sarebbero potute avere autorevoli testimonianze, non giunse aiuto alcuno, e non per una presunta solidarietà verso gli esecutori, ma perché terrorizzata da antiche minacce di ex partigiani

Novi Ligure: Pippo Carrubba risponde alle critiche di Franco Barella

Lunga vita al Presidente dell’A.N.P.I. L eggendo “Il Novese” prima e “la Stampa” poi, apprendo che il partigiano Franco Barella detto “Lupo”, critica il Presidente Nazionale dell’A.N.P.I., Carlo Smuraglia, perché non è un partigiano ma solo “un combattente per la libertà”. Forse Barella non lo considera un partigiano vero perché Smuraglia non ha varcato monti e colline ma dopo l’8 settembre ha combattuto i fascisti nel sud Italia come ufficiale dell’esercito italiano, rifiutando di passare con la R.S.I.. Ma allora mi domando: cos’è un partigiano, se non un “combattente per la libertà?” Alla luce di questa diversa tenuta in considerazione, ora capisco le risposte che mi davano i compagni partigiani in fabbrica negli anni ‘60, quando noi delle ditte, volevamo lavorare tutti i santi giorni, perché tutti i santi giorni si mangiava, e loro, solo perché fissi, ci rispondevano: “Non sapevate che voi delle ditte, una volta che il vostro padrone ha finito il lavoro, dovete cercarvene un altro?” E io rispondevo con la rabbia in corpo;: “È questa la risposta di un compagno partigiano?”. E loro di rimando: “Noi abbiamo combattuto! Che cavolo sai dei partigiani? Se si ha una democrazia, lo si deve a noi, che siamo stati sui monti a sparare”. Al che controbattevo: “È colpa mia se mia madre mi ha concepito nel ‘38? Nel ‘45, avevo sette anni e nel ‘43 ne avevo cinque, cosa potevo fare a 4-5 anni? Sai quanta fame ho patito in Sicilia in un orfanotrofio, mangiando anche le bucce di fave o quelle d’arance? Mentre voi vi adattavate su tutto, noi bambini si pativa giorno e notte, sia dal freddo sia, dal caldo, e ora, da grandi vogliamo lavorare sempre, e nell’articolo 1° della Costituzione Italiana sta scritto che, l’Italia è una

Repubblica fondata sul lavoro, e quest’articolo, vale solo per chi è fisso nel lavoro? Siamo forse figli di buonadonna?” E la discussione finiva mentre c’incamminavamo verso la mensa. Negli anni ’70 nel cantiere navale di Sestri Ponente, dove appunto lavoravo per una ditta esterna, la SAEL, questo dibattito sui diversi meriti acquisiti durante la lotta di Liberazione continuava ad ogni manifestazione, fino però a superarlo e a trovare unità comune, quando nel ’76, grazie al Consiglio di fabbrica, anche noi ottenemmo gli stessi diritti degli altri lavoratori, nonostante i sacrifici che ci venivano imposti in nome del Compromesso storico (vedi “Mi chiamavano sovversivo” pag. 254). Con questo, voglio dire che Carlo Smuraglia, checché ne dica il partigiano “Lupo”, è stato a tutti gli effetti un compagno combattente al pari di chi ha impugnato le armi tra le fila dei partigiani e in più aggiungo che, oggi più che mai, occorre favorire un ricambio generazionale nell’A.N.P.I. se vogliamo tenerla sempre in vita. In tal senso, nella nostra sezione di Silvano d’Orba (Al), abbiamo eletto come Presidente una ragazzina di ventitré anni, la più giovane d’Italia: tale e quale l’età di quei partigiani che erano in montagna. E questa ragazzina ci fa onore, e sai perché “Lupo”? Perché vogliamo che l’Italia non diventi un paese fascista mascherato di democrazia come lo è adesso, dove si vuole snaturare la Costituzione, ma votando con un NO al prossimo referendum sulle riforme costituzionali. Difenderemo ciò che ancora del tutto non è stato attuato. Pippo Carrubba

che dopo anni dalla fine della guerra “continuavano a scorazzare in zona”.

I documenti Fu la Curia di Acqui Terme che attraverso documenti consentì una prima ricostruzione di quelle stragi. Notevole, poi, fu l’attività di ricerca della fondatrice dell’Associazione famiglie di caduti Rsi, Noemi Serra Castagnone. Costei nel 1948 passò Monte Manfrei palmo a palmo, localizzando le prime cinquanta fosse disperse alle sue pendici. I sindaci del territorio del Manfrei dovettero proibire la raccolta dei funghi nel sottobosco, stante la presenza di salme insepolte e di fosse dalle quali per piogge e attività di animali, emergevano continuamente resti umani. Comandante di questa formazione era Clemente Delfino, alias Bruno, commissario politico Francesco Sacco Neo e non estranei alla strage Cino, al secolo Davide Caviglia e Gigi, Elio Zunino. Altro capo partigiano era Giovanni Battista Vanni della “brigata E. Vecchia” sempre della “divisione Mingo”. L’ordine di soppressione dei marò pervenne dal comandante Triste, al secolo il genovese Domenico Patrone, comandante del distaccamento “Calcagno”, che a quel tempo teneva quel territorio tra Crevari e l’Alta Valle dell’Orba. A sua difesa il Patrone affermerà di essere stato altrove, richiamato a Genova dal Comando di zona, in vista della grande calata sulla città. Ma un distaccamento da inviare a Genova avrebbe costituito un rinforzo insignificante. Domenico Patrone non fu mai processato, quantunque per questa specifica vicenda la Procura di Savona in tempi recenti avesse aperto un’inchiesta. I marò eliminati tra il 4 ed il 5 maggio 1945 avevano un’età compresa tra i 17 e i 22 anni e appartenevano al 5° Reggimento della S. Marco. Domenico Patrone, nato nel 1923, è morto nel 2011.” Fonte: Gianfranco Stella - “I grandi killer della Liberazione” - pag. 286


14

l’inchiostro fresco

MAGAZINE

Luglio 2016

Grande successo per il concorso ippico dello scorso giugno a Capriata d’Orba promosso dalla Scuderia Le Miniere

Fiaro Beer Festival

“Cavalcando Rondinaria” rispettando la natura MATTIA NESTO

Q

@ @Mattia Nesto

uando lo sport incontra la natura, il rispetto e la condivisione del proprio territorio è veramente qualcosa di magico. È in questo modo che si potrebbe riassumere la soddisfazione di Samantha Castellana e di Benedetto Bessini, i responsabili dell’Associazione Ippica “Le Miniere”, ospitata presso la cascina “Lunguria” di Capriata d’Orba, per il pieno successo della due giorni di gare di endurance, dedicata al “Memorial Anna Rosa Bessini” svoltesi lo scorso giugno e da loro promosse. “La soddisfazione è molto grande, per il successo raggiunto dalla manifestazione, ottenuto grazie alla disponibilità e alla collaborazione degli Amministratori locali, delle Aziende Agricole e Vitivinicole attraversate dal percorso di gara ed al contributo dei ragazzi del nostro Team che tutti gli anni si sobbarcano il duro lavoro di preparazione – conferma Benedetto Bessini, da noi raggiunto presso il suo bel maneggio ed azienda agricola – soprattutto perché si è trattato di un appuntamento di altissimo livello, essendo l’unica tappa del Nord Italia patrocinata dal M.I.P.A.A..F (il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ndr) unica gara di livello nazionale in Piemonte”. Una gara di endurance è l’ideale continuazione, in chiave agonistica, della classica “passeggiata a cavallo” con in più un percorso studiato ad hoc e tre diverse lunghezze: 30, 60 e 90 km. “La cosa bella di una prova di endurance – spiega Bessini – è il fatto che sia una gara pensata nel totale rispetto del cavallo. L’animale viene infatti esaminato sia alla partenza che all’arrivo da una commissione veterinaria, e per i partecipanti che si misurano sulle maggiori distanze viene ripetuta ogni 30 km. circa. I controlli sono mirati sempre al

benessere del cavallo e a preservarne comunque il suo buono stato fisico anche durante lo sforzo. Infatti il premio più ambito in queste gare è la “Best Condition”, cioè il cavallo che arriva a fine gara nelle migliori condizioni di salute”. Domandiamo poi a Samantha Castellana quale sia stato il tracciato della prova di quest’anno: “Un classico percorso ad anello che, con partenza da Capriata, - ha risposto prontamente - ha toccato i Comuni di Castelletto d’Orba, San Cristoforo con uno spettacolare passaggio in paese, Tassarolo, Francavilla e Basaluzzo: si potrebbe definire “Cavalcando Rondinaria”. Una meraviglia quando siamo passati tra i vigneti della val Lemme”. Sono stati numerosi i partecipanti?: “124 provenienti da tutta

Italia – ci dice Castellana – Numeri importanti considerando che l’endurance non è uno sport certamente di massa. Hanno fatto poi particolarmente piacere i complimenti ricevuti e per l’organizzazione e per le bellezze del nostro territorio”. Osservando le foto e i ricordi di quella due giorni che Samantha Castellana e Benedetto Bessini ci mostrano, si può ben capire l’orgoglio per aver messo in piedi qualcosa di bello e di grande: “Io mi augurerei già solo di confermare questi ottimi risultati – ci dice in conclusione Bessini – Detto questo si può sempre migliorare, avendo a disposizione paesaggi caratteristici e suggestivi, troppo belli per non valorizzarli e farli conoscere al resto d’Italia e, perché no, del mondo!”.

A

Frugarolo è stato replicato il successo degli anni passati con il Fiaro Beer Festival, organizzato nelle giornate del 15, 16 e 17 luglio presso Piazza Kennedy, già centro di numerosi altri eventi nel corso dell’anno. La manifestazione, organizzata dall’associazione Amici del Capanno, con il patrocinio del Comune, della Pro Loco e della Soms di Frugarolo, si presenta ormai come un appuntamento fisso che raduna centinaia di persone prima delle ferie estive, anche grazie all’impeccabile lavoro di numerosi ragazzi del paese che si offrono di collaborare fino a tarda notte. Oltre a birra e specialità culinarie, le serate sono state allietate da tanta buona musica suonata da band locali. (s.b.)

A San Cristoforo lo sport e il ricordo di un amico si uniscono in una toccante serata

Il Primo Memorial Andrea Bergaglio D

opo 5 mesi dalla scomparsa di Andrea Bergaglio, un giovane sancristoforese stroncato a 33 anni da un infarto lo scorso 29 gennaio, resta vivo nel cuore di tutti il suo ricordo. Sono stati gli amici Andrea Lasagna, Francesco Tacchino, Michele Bianchi insieme a tanti altri affezionati amici del calcio, ad organizzare in suo nome il “1°memorial Andrea Bergaglio”, torneo a cinque, che si è disputato presso il centro sportivo comunale del paese, nelle sere di fine giugno. La squadra che si è aggiudicata il primo posto è stata “Poggio”, a seguire al secondo e terzo gli “Agricoli” e la “Bollina”. Premiato inoltre come miglior portiere Francesco Arlotti, il miglior giocatore è Alessandro Giacobbe e il capocannoniere Andrea Chillè. La sera del 30 giugno alla premiazione finale, Luisa e Renzo Bergaglio, genitori di Andrea, si sono commossi per la grande partecipazione e l’affetto che i presenti hanno dimostrato, ed hanno voluto omaggiare i bambini di San Cristoforo e i ragazzi della squadra del paese, una maglietta ricordo, che raffigura l’immagine di Andrea. È stato un gesto simbolico e pieno d’amore da parte dei genitori, un motivo di aggregazione e grande devozione da parte di tutti. Al termine dell’incontro è stata assegnata la coppa alla squadra vincitrice e una targa d’argento a Luisa, per ricordarle che Andrea è sempre vivo nel cuore e nel pensiero di quanti gli hanno voluto bene. Marta Calcagno


l’inchiostro fresco

MAGAZINE - SPECIALE TRENI

Luglio 2016

Lettera aperta di Gianfranco Chessa sul Terzo Valico

No ai treni veloci in città D ebbo dare atto a L’inchiostro fresco di un lavoro prezioso nel notiziare la città su problematiche importanti che ne coinvolgono il futuro. Tanto più meritorio l’approfondimento relativo al Terzo Valico perché ho netta la sensazione che la città ancora non abbia colto il pericolo incombente. L’amministrazione comunale lo scorso mese di aprile ha deliberato il passaggio in città di tutti i treni provenienti dal Terzo Valico in costruzione, cancellando lo shunt cioè la circonvallazione di Novi, voluto dall’ex sindaco on. Mario Lovelli. Lo shunt fu messo in discussione da Renzo Robbiano succeduto a Lovelli e definitivamente eliminato da Rocchino Muliere per la (pre-

sunta) valorizzazione dello scalo merci di San Bovo. Che significa? Significa che la città (se il progetto dovesse realizzarsi, come deciso da questa maggioranza) sarà attraversata da 225 treni (contro i 113 attuali) di cui la metà saranno treni merci lunghi 750 metri e del peso di duemila tonnellate: inquinamento atmosferico e acustico non disgiunti dal rischio nel

trasporto di materiali pericolosi. I treni, infatti, transiteranno a 160 km. orari, uno ogni 14 minuti. Ognuno rifletta su cosa comporta, gia oggi, a città spaccata in due, il disagio del passaggio dei treni per gli immobili vicini alla ferrovia. Moltiplichi il disagio fino alla distanza di 300 metri dai binari e avrà l’esatta fotografia del “disastro ferroviario” che coinvolgerà case, caseggiati popolari, villette e strutture pubbliche. Tra queste l’Ospedale con il ruolo primario che si sta studiando di affidargli a servizio di tutto il territorio. Incapaci di costruire stiamo distruggendo quanto altri ha realizzato tempi addietro con fatica e lungimiranza. Gianfranco Chessa

Lettera aperta sulla stazione in Basso Pieve

Ubaldeschi ci risponde A seguito dell’articolo “Stazione nel Basso Pieve? No grazie” a firma del Direttore de “l’inchiostro fresco”, Federico Cabella, pubblichiamo la risposta di Dario Ubaldeschi, “il padre putativo” della proposta di spostare la stazione di Novi Ligure nel Basso Pieve

C

arissimo direttore, dott. Federico Cabella, la sua lettera apparsa sul numero di giugno dell’inchiostro fresco credo meriti qualche spiegazione anche perché, giustamente, lei pone problemi reali e legittimi in merito alla ventilata idea dello spostamento della Stazione in Basso Pieve. Dichiaro di assumermi la piena responsabilità di tale eventualità espressa già alla fine degli anni ’90, assunta poi da Cociv che la inserì nel progetto preliminare del 3° Valico con la dicitura: “eventuale fermata di Novi Ligure” proprio nel tratto a piano di campagna (lungo si badi bene 2,5Km.) nel cosiddetto Basso Pieve. Ma non è detto che debba essere quello il posto prescelto!!! È solo una delle

ubicazioni possibili per lo spostamento che io reputo necessario ed indilazionabile per le ragione che le esporrò: come novese anche lei si sarà reso conto che la ferrovia storica che attraversa la città taglia nettamente in due parti l’abitato medesimo con tre infelici sottopassi due dei quali l’8 giugno scorso sono rimasti bloccati per due ore mandando in crisi il traffico corrente, grazie alla pur breve esondazione del Rio Gazzo (cosa che succederà più spesso quando Ferrovie e Retail Park scaricheranno le proprie acque di scarico bianche e nere come anticipato dai loro progetti!). Si sarà altresì reso conto della mancanza di parcheggi, (P.zza Pernigotti perennemente occupata dai pendolari esterni) del-

qui Terme, Prasco, Molare e Mele. Nell’incontro il comitato dei pendolari e gli amministratori locali hanno chiesto la possibilità di allungare le corse fino alla stazione di GenovaPrincipe ma l’assessore regionale Berrino ha risposto che è impossibile assecondare questa richiesta per via della saturazione delle tracce disponibili. Sono state accolte positivamente invece le richieste di un maggiore monitoraggio della stazione di Genova-Sampierdarena e il ripristino della messaggistica, nonché il ripristino, nel più breve tempo possibile, delle fermate di Genova-Acquasanta, Mele e Prasco, attualmente saltate durante le ore mattutine. L’assessore Gianni Berrino ha inoltre rassicurato che la linea Genova-Ovada-Acqui Terme non sarà soggetta all’interruzione totale il prossimo anno per via dei lavori al nodo ferroviario di GenovaSampierdarena.

la mancanza del verde pubblico e di aree di socializzazione, nonché della necessità di collegare i due tronconi di città a piano di campagna e non solo da ulteriori sottopassi pedonali come previsto dall’amministrazione comunale per opere compensative. E allora riesce ad immaginare come potrebbe essere invece la città con i 10 ettari della ferrovia storica trasformati in parchi pubblici, parcheggi, verde per lo svago, percorsi pedonali e ciclabili per lo sport, strade colleganti i due tronconi a piano di campagna e la sparizione delle coperture dei sottopassi stradali? E quale peso potrebbero avere i non molti pendolari nostrani per raggiungere in auto, bus, navetta, moto o bicicletta la nuova stazione spostata a fronte del nuovo utilizzo dell’area ferroviaria per i 28.000 abitanti? Che poi non è detto che tale spostamento possa avvenire in Basso Pieve, dal momento che esiste un’area forse più idonea posta tra la provinciale per la frazione Merella e Villalvernia e la provinciale per Cassano, collegabili tra loro. Certo, senza ulteriori colate di cemento, ma solo un piazzale asfaltato (come P.zza XX Settembre?) per accogliere i pendolari e aree di contorno vietate alla urbanizzazione. Ecco perché a Novi serve il Terzo Valico, passante tra Novi e Pozzolo, denominato shunt: collegando la linea storica ai binari del Terzo Valico appena fuori dalla Galleria di Serravalle. Solo per questo. Altrimenti sarebbero solo danni al territorio e gravami per tutti. Portando lo stesso “shunt” a piano di campagna al posto delle gallerie artificiali previste in progetto in modo da risparmiare almeno 150 – 200 milioni di euro da riversare a favore dello stesso territorio. Non crede, Sig. Cabella, che serva spostare la stazione in Basso Pieve o altro luogo adiacente meno impattante a fronte di quanto sopra?

Fabio Mazzari

Dario Ubaldeschi

Entrato in vigore a metà giugno ha creato gravi disagi e lamentele da parte degli utenti delle ferrovie

I pendolari: il nuovo orario estivo? Un disastro E state: come ogni anno comincia la bella stagione, si concludono le scuole e, immancabilmente, iniziano anche i disagi per i pendolari. Quest’anno, però, l’accetta estiva di Trenitalia ha colpito in modo particolarmente duro, specialmente sulle linee interne, ovvero la “Genova-OvadaAcqui Terme” e la “Genova-Arquata Scrivia-Alessandria”, con una serie di scelte che i comitati dei pendolari definiscono a dir poco scellerate. A subire i maggiori disagi è, ancora una volta, l’utenza della Genova-Ovada-Acqui Terme che, da un giorno all’altro (il nuovo orario è entrato in vigore il 16 giugno, in concomitanza con la fine dell’anno scolastico, ndr) si sono visti tutte le corse dopo le ore tredici non più con arrivo e partenza a Genova Brignole ma bensì nella periferica stazione di Genova Sampierdarena. La stessa scure è avvenuta, seppure in modo più limitato, per una serie di corse della Genova-Arquata-Alessandria.

I motivi di questa scelta, ha spiegato Trenitalia, sono da ricercarsi nei lavori di potenziamento in atto al nodo ferroviario di Genova (che però, al momento, riguardano solamente due binari su dodici, ndr). L’utenza pomeridiana della GenovaOvada-Acqui quindi è costretta, ogni giorno, al trasbordo sui treni della linea Ventimiglia-Genova-La Spezia, la principale tratta regionale che, come è ben noto, durante la stagio-

ne estiva è sempre molto affollata dai bagnanti delle riviere di ponente e levante. I viaggi giornalieri, denunciano dal “C.D.T.V.SO.” (Comitato Difesa Trasporti Valli Stura e Orba) sono diventati realmente ai limiti della sostenibilità, ma i disagi per l’utenza non finiscono qui : nella stazione di Genova-Sampierdarena i monitor che indicano i treni in arrivo e partenza sono spesso fuori uso e manca spesso anche la messag-

15

gistica vocale che annuncia i treni, con il risultato, specialmente nei primi giorni del nuovo orario, di pendolari che hanno perso la coincidenza del treno. Una serie di cambiamenti ha riguardato anche le fermate della stessa linea, nelle stazioni di Genova-Acquasanta e di Mele, che la mattina sono state inspiegabilmente soppresse, con il risultato che l’utenza deve raggiungere Voltri con i mezzi di AMT e ATP e poi aspettare il treno costiero in arrivo da Ventimiglia o Savona, impiegando molto più tempo per raggiungere Genova rispetto a prima. Nella seconda metà di giugno, in regione Liguria si è svolto un incontro con l’assessore ai trasporti Gianni Berrino a cui hanno partecipato il comitato dei pendolari C.D.T.V.S.O. e numerosi amministratori dei comuni del Genovesato e dell’Alessandrino coinvolti: erano infatti presenti i sindaci di Ovada, Rossiglione, Masone e Tagliolo nonché il vicesindaco di Campo Ligure e assessori di Ac-


16

l’inchiostro fresco

SPECIALE SAGRE - SPECIALE SAGRE - SPECIALE SAGRE - SPECIALE

Luglio 2016

Abbiamo raggiunto Claudio Gandini, Presidente della Pro Loco di Mantovana

Sotto le stelle di San Lorenzo MATTIA NESTO

il magro. Un piatto ricco che, poi accompagnato com’è dalla sua brava salsina verde o rossa, è un vero godimento per il palato”. Il Presidente Gandini, oltre al risvolto prettamente gastronomico, ci sottolinea anche un altro aspetto non secondario: “La Pro Loco è formata in gran parte da ragazzi entusiasti che si prodigano e si spendono per il paese: di più non saprei cosa chiedere!”. In conclusione della nostra intervista Claudio Gandini ci fa notare con orgoglio un’ultima cosa: “Nel corso degli anni i visitatori sono sempre in aumento e provengono da zone anche molto distanti da Mantovana: oltre che dall’intera Provincia di Alessandria, ci sono tante persone di Genova e di Milano. Che grande soddisfazione far festa a Mantovana, al centro dell’Oltegiogo!”.

@ @Mattia Nesto

A

bbiamo raggiunto presso la zona feste di Mantovana (Comune di Predosa) Claudio Gandini, appena riconfermato Presidente della Pro Loco per parlare della “Sagra del Bollito Misto alla Piemontese”, ormai famosa non solo in tutta la provincia di Alessandria ma in tutto l’Oltregiogo ed anche a Genova, quest’anno prevista dal 10 al 17 agosto. “Questa sagra è nata un po’ per scherzo ben 41 anni fa – ci dice Claudio Gandini – A Mantovana all’epoca non vi erano molte occasioni di divertimento e, assieme ai ragazzi di allora, cercammo di pensare aun modo per rilanciare il nostro paese. Perciò, prendendo spunto dalla mitica festa dei Bacchetti (sagra molto in voga negli anni Settanta-Ottanta e organizzata nell’omonima frazione di Silvano d’Orba, ndr), abbiamo organizzato anche qui a Mantovana una sagra. Per la prima edizione eravamo dotati dell’essenziale: quattro tavolacci di legno, un po’ di pentole, succulenti salamini, del buon vino della Cantina Sociale di Mantovana e tanta allegria e voglia di fare. Da allora siamo ancora qui ed ogni anno riceviamo sempre più visitatori”. L’anno scorso la Pro Loco di Mantovana ha festeggiato i 40 anni di attività, con una grandiosa festa oltre a quella tradizionale di “San Lorenzo”, Santo Patrono del borgo: “Ne è passata tanta di acqua sotto i ponti durante gli anni delle feste – ricorda con noi il Presidente – ma quello che non è mai venuto meno è stato il senso di comunità e la volontà di dare una mano a tutta Mantovana. Non è forse uno splendido modo per stare assieme”? A questo punto chiediamo a Gandini come mai, dal-

le iniziali feste a base di salamini, si è passato al bollito misto alla piemontese, portata ben più impegnativa: “Dopo le prime edizioni, che avevano raccolto sì un buon successo ma non eccezionale – ci spiega il nostro interlocutore – ci siamo accorti che la scelta del piatto forte era troppo banale. Allora abbiamo pensato a un qualcosa di più intimamente legato alla nostra tradizione e che via via nel tempo si era perso – aggiunge il Presidente della Pro Loco – Ecco allora che abbiamo optato per il bollito misto alla piemontese, una gloria della nostra cucina storica che a Mantovana è sempre stata tradizione cucinare il giorno di San Lorenzo”. Quindi proponete il “classico” pezzo di bollito?: “Certamente – risponde prontamente Gandini – ma lo arricchiamo anche con un pezzo di cotechino, con la lingua, con la testina e pure con

Un’attività imprenditoriale al servizio de

E sempre in a

La Cantina Sociale di è sempre a disposizion le Associazioni e le Pol

Le sagre e le feste di paese: un

I

n un recente film del regista Paolo Virzì, intitolato “La Prima Cosa Bella” (come l’omonima canzone di Nicola di Bari) si raccontano le vicende di una famiglia “sui generis” nella Livorno tra l’inizio degli anni Settanta e la fine del primo decennio del 2000. Grazie alla splendida interpretazione di attrici quali Stefania Sandrelli, Micaela Ramazzotti (che vinceranno il David di Donatello come migliori attrici) e Valerio Mastrandrea, il film ha avuto un ottimo successo sia di vendite che di critica, venendo scelto nel 2011 per l’Oscar hollywoodiano come miglior film straniero. La storia inquadra una serie di vicende entro le quali si muove, sostanzialmente, il nucleo di una famiglia, composto da madre e due figlioli (un fratello e una sorella più piccola), che

viene continuamente “attaccato” dai rovesci della sorte o da nemici più o meno interni: una volta è la gelosia del marito per le troppe attenzioni che gli altri uomini riversano sulla moglie durante le sagre paesane, un’altra volta ancora è l’invidia della zia nei confronti della sorella giudicata troppo “libertina”, altre volte sono le difficoltà economiche a farla da padrone. Nonostante le tensioni, però, questo “piccolo nucleo” resiste fino alla fine: molto commovente la scena durante la quale mamma, figlioletta e figliolo fuggono di sera dalla casa paterna e saliti su di un bus, abbracciati e un po’ impauriti, per farsi coraggio intonano a vicenda, giustappunto, “La prima cosa bella/che ho avuto dalla vita/è il tuo sorriso giovane/sei tu”. Questo film ci permette di fare una riflessione, mol-


E SAGRE - SPECIALE SAGRE - SPECIALE SAGRE - SPECIALE SAGRE

el territorio nel pieno rispetto della natura

Luglio 2016

17

Il Presidente della Polisportiva Giancarlo Sardi ci racconta la storica sagra

alto i calici...

Mantovana ne per le Pro Loco, lisportive

l’inchiostro fresco

Castelferro: 41 anni a tavola

L

a “Sagra dei salamini d’asino” di Castelferro, popoloso centro del Comune di Predosa, è un vero e proprio appuntamento fisso nell’estate dell’Oltregiogo. La manifestazione è nata 41 anni fa e da allora ha registrato un successo sempre crescente. Per parlare di questo evento, organizzato dalla locale Polisportiva “Mario Denegri”, abbiamo raggiunto presso il circolo Fenalc di Castelferro il suo Presidente, Giancarlo Sardi. “Tutto è iniziato nel 1975 quando assieme ad un gruppo di amici si è pensato di rilanciare la locale squadra di tamburello – ci spiega l’ex Sindaco di Predosa Giancarlo Sardi – e nel contempo rinverdire la tradizione dei salamini d’asino. All’epoca vi erano pochi esemplari di asino in provincia di Alessandria e, debbo dire che, grazie agli ottimi risultati di pubblico e di partecipazione

n momento per stare insieme (sul serio) to semplice, sulle nostre sagre estive. Infatti, come i protagonisti della pellicola di Virzì, anche noi abitanti dell’Oltregiogo frequentiamo queste feste, che spesso offrono da assaggiare piatti tipici, musica da ascoltare e, soprattutto, luoghi dove stare insieme sotto le stelle. Ed è qui che ci nasce spontanea una riflessione. Guardandoci intorno, ahinoi, abbiamo notato che troppo frequentemente, specie negli ultimi anni, le sagre si sono trasformate in una sorta di “simil-ristoranti” dove le Pro Loco, sorte per ravvivare e creare simpatia ed interesse per i paesi e i borghi, sono diventate invece degli enti in concorrenza con i ristoranti a tutti gli effetti “titolati”. Così come il film di

Virzì ci insegna che anche la famiglia meno convenzionale può essere una grande (e bella) famiglia se si perseguono gli autentici valori che la tengono assieme (l’amore, la sincerità e il non mollare di fronte alle traversie della vita) allo stesso modo le sagre, a nostro giudizio, non debbono essere solo esclusivamente un’opportunità per incamerare risorse, anche se a fin di bene, ma debbono essere un momento privilegiato in cui un’intera comunità si riconosce. Ecco perché abbiamo voluto proporvi rispettivamente a sinistra ed a destra l’intervista con i Presidenti della Pro Loco di Mantovana e della Polisportiva di Castelferro, perché, sia Claudio Gandini come Giancarlo Sardi, incarnano

due persone che si sono sempre spese per il bene della comunità, dando ai propri borghi la dignità di “centri nevralgici delle notti estive”. Ecco che allora l’appetitoso bollito misto o il profumato salamino d’asino che gusterete a Mantovana ed a Castelferro non saranno più delle semplici pietanze (seppur ottime) ma il palpabile segnale di una società viva e vitale, che non s’arrende di fronte alla perdita di valori di oggi ma che risponde “presente” di fronte alle sfide del futuro. E, perché no, finita la cena si potrà sempre andare in pista e ballare e cantare la canzone di Nicola di Bari. Eleuterio Nestorio

– prosegue nel discorso – l’allevamento di questi quadrupedi ha trovato un nuovo slancio”. Quindi la sagra è nata per rilanciare la squadra di tamburello che, dopo anni di fasti, stava attraversando un momento non facile: “Esattamente – conferma Sardi – per questo motivo, non potendo organizzarci come Pro Loco, in quanto Predosa ne era già provvista, e non potendovi essere più pro loco per paese, abbiamo fondato una polisportiva per dare una mano al tamburello e per far conoscere Castelferro (originariamente un Comune autonomo che nel 1929 è conglobato, insieme a Mantovana, nella “grande” Predosa, ndr) nell’Oltregiogo. Piace poter dire come – aggiunge l’intervistato – la squadra di tamburello, dopo una fase piuttosto controversa, ripartirà il prossimo anno dal campionato di Serie D, con una formazione totalmente rinnovata e piena di ragazzi”. E come “se la passa” oggi la Polisportiva Denegri?: “Molto bene – risponde prontamente il nostro interlocutore – io sono il membro più anziano. Oggi la Polisportiva è formata infatti da un gruppo di ragazzi entusiasti, tutti quanti professionisti affermati nel mondo del lavoro che si occupano a 360° dell’organizzazione degli eventi: dalla pubblicità alle vettovaglie passando per la selezione delle materie prime”. Domandiamo al Presidente quali siano “i piatti forti” in senso culinario, della manifestazione: “Senza ombra di dubbio i nostri, ormai, celeberrimi salamini d’asino – aggiunge Sardi - e poi l’arrosto, le braciole ma anche i classici agnolotti. In più tutto sarò innaffiato dai vini della Cantina Sociale di Mantovana, fin dalla prima edizione nostri partner d’eccellenza”. Castelferro insomma si prepara, ancora una volta, a diventare la “capitale gourmet” dell’Oltregiogo. Mattia Nesto


18

l’inchiostro fresco

OPINIONI E SPUNTI

Luglio 2016

Il segreto per curare i mali del proprio corpo

Dalla vostra parte

Coppie di fatto

R

ecentemente si è sentito molto parlare di coppie di fatto, in quanto il 5 giugno scorso è entrata in vigore la legge n. 76/2016, che regolamenta le unioni civili e le convivenze di fatto. Proviamo a capire qualcosa di più su questa riforma. Anzitutto le coppie di fatto non vanno confuse con le unioni civili, costituite da due persone maggiorenni dello stesso sesso mediante dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile e alla presenza di due testimoni. Concentrandoci ora sulle convivenze di fatto, che possono riguardare sia coppie etero sia omosessuali, va detto che esse intercorrono tra due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale. La novità più rilevante consiste nella possibilità per le coppie di fatto di regolare i reciproci rapporti economici con un “contratto di convivenza”. La legge prevede che tale contratto abbia forma scritta e che sia predisposto con l’assistenza di un avvocato o di un notaio, che ne attesta la conformità alle norme imperative e all’ordine pubblico. I contenuti di tale contratto possono essere la fissazione del luogo in cui i conviventi decidono di risiedere, le modalità che essi convengono circa la contribuzione alle necessità della vita in comune e l’adozione del regime patrimoniale della comunione dei beni. In ogni caso, potendo il contratto di convivenza avere ad oggetto solo i rapporti patrimoniali, non potranno essere trattate questioni diverse da quelle di rilevanza economica, quali ad esempio quelle attinenti all’organizzazione familiare. Avv. Fabiana Rovegno

Un problema fastidioso: i funghi

M

olti hanno una onicomicosi cronica senza saperlo, ovvero una micosi delle unghie: in poche parole i funghi nelle dita dei piedi! In un’epoca purtroppo di eccessiva settorializzazione e specializzazione il medico ha perso le capacità di sintesi. Non c’è bisogno di un dermatologo per fare la diagnosi, basta guardare le vostre unghie. Sono inspessite e presentano del materiale biancastro? Guardatele bene di profilo: la lamina dell’unghia è inspessita? Si tratta allora di funghi a meno che non soffriate di psoriasi (ma in questo caso avrete lesioni biancastre anche su gomiti, ginocchia ecc). Se volete la diagnosi di certezza fatevi fare una impegnativa dal vostro medico di famiglia con scritto “esame del raschiato ungueale per ricerca ife fungine”. In pratica raschiano un po’ della vostra unghia e la guardano al microscopio per vedere se ci sono i funghi. Perché si sviluppano i funghi? Sono come i funghi del bosco: si sviluppano con l’umidità. Purtroppo le scarpe strette alla moda stringono e fanno accavallare le dita dei piedi: si crea così un microclima particolarmente umido ideale per lo sviluppo dei funghi. L’abitudine poi di molte donne di spalmare creme sui piedi e l’uso di collants sintetici peggiora la situazione. Per prevenire e curare funghi: • Lavare i piedi con sapone bianco di Marsiglia ed asciugare bene specie in mezzo alle dita.

LIBRERIA

Libri - Libri scolastici - Oggettistica - Cartoleria

Buone Vacanze! NOVI LIGURE - Via P. Isola, 14 Tel. 0143.2308

• Non applicare creme ma mettere borotalco o borotalco medicato (pevaryl polv) • Usare calze cinquedita 100% cotone • Usare scarpe larghe, squadrate, senza tacco • Non usare smalti medicati cometrosyd sol ung ecc.

La centenaria Antonietta

A

Pozzolo Formigaro si è celebrato un compleanno diverso dal solito. Infatti la festeggiata, Antonietta Magrin, ha compiuto cento anni. Una torta quindi particolarmente “ricca” di candeline che ha visto la stessa signora Antonietta venire insignita di uno speciale attestato dal Sindaco di Pozzolo, Domenico Miloscio e da Franco Strada, Presidente della Pozzolo d’Argento. Una giornata speciale per una persona speciale: ancora cento di questi giorni Antonietta!!! (m.n.)

Per sradicare il fungo: itraconazolo (mutuabile): due compresse dopo colazione più due compresse dopo cena per una settimana al mese, per tre mesi. L’unghia del piede cresce piu lenta delle unghie delle mani e richiede un trattamento più lungo. dott. Pietro Albano cell. 348 58 35 106 info@footclinic.it

Ester… nando…!!! Riflessioni a ruota libera di Ester.

Aspetta e spera

L

a vita non è solo una serie infinita di gesti ripetitivi, come diceva Kantor, ma anche una continua attesa. E’ incredibile come passiamo la nostra esistenza aspettando qualcosa. Fin da piccoli aspettiamo di diventare grandi e mentre il tempo passa, tante altre cose: che il “papà arrivi”, che i nonni vengano a trovarci, aspettiamo di poter andare a scuola e, quando ci siamo, aspettiamo l’intervallo e che la campanella suoni e poi le vacanze, i regali di Natale. Aspettiamo il motorino, i compleanni. Aspettiamo i 18 anni. Se siamo malati aspettiamo con ansia di guarire, che passi il male, aspettiamo gli amici e il sabato e la domenica, aspettiamo un/una fidanzato/a. Aspettiamo gli autobus e i treni. Aspettiamo il nostro turno agli esami, in ospedale, in segreteria, in ufficio, in banca. D’inverno aspettiamo l’estate, quando fa troppo caldo aspettiamo il fresco, quando c’è neve aspettiamo che si sciolga, quando non c’è la aspettiamo per sciare. Aspettiamo che finisca il temporale oppure che piova. Aspettiamo il diploma, la laurea,

la patente. Aspettiamo un lavoro, aspettiamo lo stipendio. Aspettiamo la posta. Aspettiamo sempre. Da un po’ di tempo aspettiamo tutti che qualcosa cambi. Aspettiamo che la crisi passi. Come i diciottenni, poi, aspettiamo di poter di nuovo votare e con qualche invidia aspettiamo i risultati di elezioni altrui, tanto per sentire che aria tira e tenerci in allenamento... pazientemente in attesa come sempre. Ester Matis

La voce del fisioterapista: come mantenersi in forma nonostante l’età

Vi presento il Fisioterapista

P

er questa uscita avevo preparato un pezzo sul paziente neurologico, ma alcuni eventi successi in questi ultimi giorni mi hanno portato a cambiare totalmente argomento. Quanti di voi conoscono effettivamente la figura professionale del fisioterapista? Secondo voi cosa fa? quali sono i suoi ambiti di intervento? Spesso a queste domande la gente risponde con estrema sicurezza: “è la persona che fa i massaggi, ovvio!”. Beh, tanto ovvio non lo è, visto che questa risposta è estremamente riduttiva. Il fisioterapista è il professionista sanitario, in possesso del diploma universitario abilitan-

te, che svolge in via autonoma, o in collaborazione con altre figure sanitarie, gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità, delle funzioni corticali superiori, e di quelle viscerali conseguenti a eventi patologici, a varia eziologia, congenita od acquisita. Scoliosi, lombosciatalgie, protesi di ginocchio, spalla, anca, ricostruzione di tendini, strappi muscolari, tendiniti, esiti di fratture, ma anche riabilitazione cardio-respiratoria, ictus, Parkinson sono tutti ambiti nei quali il fisioterapista lavora. Ma il fisioterapista è essenzialmente un essere umano che ha deciso di dedicare la propria vita ad aiutare

le persone malate. Una persona in continuo aggiornamento che si specializza (al pari dei medici) per poter garantire uno stato di salute migliore a chi ne ha più bisogno. Un fisioterapista è quella persona che vede 2, 3 o 4 volte a settimana un paziente per diverse ore; da qui nasce un rapporto di fiducia attraverso il quale le due persone iniziano a conoscersi e parlare. Il fisioterapista diventa quindi un po’ “psicologo”, un po’ “amico”, un compagno con il quale si lavora per poter stare meglio. Una persona che, sempre con professionalità, condivide attimi brutti e sofferenza imparando il distacco ma che si emoziona nel

vedere i miglioramenti ottenuti dal paziente. Il fisioterapista è tutto questo, e molto altro ancora. Questo pezzo vorrei dedicarlo ad una mia collega, grande amica ed ex compagna di università, scomparsa tragicamente in un incidente con un altro fisioterapista mentre si recavano a lavoro. Vorrei dedicarlo a lei perché incarnava totalmente questa figura.

Riceve su appuntamento Tel. 393 4353899 simoneberrinofisioterapista@gmail.com


ore 21,00

MAGAZINE

l’inchiostro fresco

“Acoustic ladyland”

Luglio 2016

19

ore 21,00 Il 22 e il 29 luglio grande festa in Largo Valentina Moto d’epoca

Novi: i venerdì di luglio Passeggiando con Chiara... Lilium Clef V 22 V 29 “Atelier Lilanga” P Gruppo di Loris Stefanuto ore 21,00

enerdì

Revival anni ‘60 e ‘70. Quando “l’Italia andava luglio cento all’ora per trovar la bimba sua…..” ore 21,00

enerdì

luglio Per guardare un po’ oltre i nostri confini un Gran Finale con mostra d’arte africana ore 21,00 contemporanea. Esposizione di 40 opere di George Lilanga, il “Picasso d’Africa” Concerto di percussioni e chitarre

Tutte le serate saranno accompagnate da degustazioni di tisane e liquori d’erbe

I

“venerdì di luglio” sono diventati ormai uno dei più classici appuntamenti dell’estate novese. Le vie del Centro Storico si animano e sono affollate dalla gente più diversa che, oltre i residenti, viene anche dai paesi vicini. Per l’edizione di quest’anno un gruppo di commercianti di Largo Valentina e di via Paolo Giacometti ha preferito pensare a dei venerdì di luglio alternativi. E verso quali lidi sarà puntata la prua di questi intraprendenti operatori

Foto Crisci

economici novesi? Verso una serie di eventi che si discostano dal classico calendario caotico degli appuntamenti estivi ma inseriti in un contesto accogliente e tranquillo, Largo Valentina, ideale “piazza del paese”, ottima per chiacchierare, sentire buona musica e godersi il fresco della sera. Oltre ai tre venerdì già passati, dove si è assistito allo show “Le nostalgie”, la passerella di moto d’epoca e la musica country de “Acoustic Ladyland”, infatti è tutto

pronto per il grande revival di 22 luglio dove la faranno da padroni i “mitici” anni Sessanta e Settanta, mentre per il 29 luglio una scelta particolare: la mostra d’arte africana per far conoscere questo affascinante continente a tutti i novesi. I commercianti di Largo Valentina e via Paolo Giacometti insomma rispondono, in modo personale e autonomo, “presenti” alle feste di Novi. Mattia Nesto

Nel “blue” dipinto di jeans

L

a storia dei blue-jeans affonda le sue radici in quella della Repubblica Marinara di Genova che, a partire dal Cinquecento inoltrato, diffuse in tutta Europa questo particolarissimo tessuto, economico ed adatto a sopportare fatiche e sforzi: già nel Seicento era il capo “più di moda” tra i portuali dei “docks” di Londra. Successivamente ebbe un grandissimo successo negli Stati Uniti e si dice che “non vi era marinaio da Boston a New York che non indossasse un paio di blue-jeans”. Oggi questo capo d’abbigliamento fa bella mostra di sé in tutte le collezioni delle più importanti griffe di moda ed è stato protagonista di celeberrime campagne pubblicitarie, come quella, firmata da Oliviero Toscani, dei Jeans Jesus con lo slogan “Chi mi ama mi segua”. Il colore blu dei jeans è dato dall’indaco, in origine era estratto dalle foglie di una pianta, la indigofera tinctoria ed ora è prodotto per sintesi chimica. Nel Lavaggio ogni capo è diverso da tutti gli altri. Consiglio: lava il tuo jeans a rovescio così manterrà il suo colore.

Te la racconto io Via Roma...

asseggiando per il centro storico di Novi Ligure spicca sicuramente agli occhi del visitatore una delle vie più antiche e preziose della città: Via Roma. Questa strada che anticamente era nota come Contrada Grande o Contrada di San Pietro, rimane una delle più lunghe tra le vie del Centro Storico. Il maggiore vanto di Via Roma è sicuramente la storia, che, collegandosi inevitabilmente con l’arte, rende il luogo unico e pregevole. Un valido esempio di quanto detto precedentemente è il gran numero di palazzi storici presenti, come quello detto “dei Peloso”. La maggior parte della storia degli edifici di via Roma è legata al periodo barocco, rispettando il modello urbanistico tipico della Genova del 1600, città da cui Novi dipendeva. Una grande importanza è rivestita anche dalla chiesa di San Pietro, un edificio sacro poco conosciuto, piccolo ma suggestivo, situato a circa metà lunghezza della via pedonale. Poco prima di questa bellissima chiesa, via Roma viene interrotta ora da una piccola piazza (Piazza Carenzi), dove si trova anche l’antica carcere mandamentale. Alla bellezza della via contribuiscono non solo le facciate artistiche degli edifici ma anche i numerosi e vari negozi, alcun storici ed altri più recenti, che,

grazie all’entusiasmo dei negozianti, trasformano via Roma in una via commerciale, non solo nel passato ma anche oggi, nonostante i tempi difficili. Ormai moltissime botteghe antiche, come il negozio delle divise militari, la stamperia Raimandi, il cestaio Deservanti ed altri ancora, sono state sostituite con negozi di altro genere che danno alla via un tocco di modernità. Via Roma, da sempre vista come via commerciale del centro storico, può essere definita tale ancora oggi, non solo per la presenza dei negozi, ma anche e soprattutto per il mercato settimanale che si concentra principalmente in piazza Carenzi, anche detta “piazzetta della verdura”, e in piazza XX Settembre e che dona colore ed allegria a questa strada. La modernità di via Roma si nota soprattutto alla sera nei weekend estivi, quando alcuni locali restano aperti per intrattenere i giovani e dare loro spazio per il divertimento. Negli ultimi anni questo elemento ha assunto notevole importanza per la via, che riesce così a farsi conoscere non solo come via storica ed antica, ma soprattutto come via all’avanguardia, attenta alle esigenze di tutte le età! Chiara Frisone

... in via Roma a Vovi Ligure


20

l’inchiostro fresco

PROFUMI D’ITALIA, RICETTE E RICORDI

Luglio 2016

Sapori di Liguria: El Templo di Cogoleto

Tesori della terra calabrese: la “merendella”

PizzadaCampionidelMondo L’ eliminazione ai quarti di finale dell’Italia all’Europeo di Francia 2016 vi ha lasciato l’amaro in bocca? Consolatevi perché siamo “Campioni del mondo della pizza”! Tutto vero dato che durante i Mondiali di Parma del 2015 il pizzaiolo Angelo Cossu ha sbaragliato la concorrenza di mezzo mondo. Cossu, assieme al titolare Gilberto Albiero e Sabrina Brahane, gestisce la pizzeria “El Templo” di Cogoleto. Il nome El Templo deriva dalla passione che Gilberto e Sabrina nutrono per la favolosa isola di Ibiza che hanno vissuto non come semplici turisti, ma come “ambasciatori della pizza”, sfornando anche lì le loro prelibatezze. L’esperienza ibizenca è solo una delle tante fatte da Gilberto (Gil per gli amici) in 28 anni di esperienza in questo campo. Infatti presso El Templo non si mangiano le solite pizze ma si “assapora un’esperienza” fatta di continua ricerca e sperimentazio-

ne, amore per gli ingredienti di prima qualità e, perché no, con sempre un tocco di fantasia e creatività che domina su tutto. Inoltre la lievitazione a lenta maturazione (48 ore) è sinonimo di assoluta genuinità. Insomma alla pizzeria El Templo di Cogoleto in Via Luigi Parenti 9 si può mangiare una pizza da… Campioni del Mondo! Mattia Nesto

I sorridenti volti dei proprietari della pizzeria “El Templo” e la pizza che ha trionfato durante i recenti Campionati del Mondo

Vinca: un tocco di colore per il giardino L

a vinca è una splendida piantina dai fiori colorati a forma di stella, perfetta per il balcone o per le bordure del giardino. È una pianta dalla semplice manutenzione: predilige posizioni di mezzombra, riparate dai venti che rovinerebbero i suoi esili fusti erbacei. Ha bisogno di annaffiature regolari e frequenti (2 o 3 volte a settimana) nei mesi più caldi, mentre in inverno basta mantenere il terreno umido, evitando sempre accuratamente i ristagni. È una pianta che cresce spontaneamente nella nostra zona: tollera bene sia il caldo estivo che il freddo, è rustica, non necessita di particolari cure ed è molto resistente. È una piantina perenne, anche se spesso viene considerata annuale: se correttamente posizionata, invece, la nostra vinca ci regalerà i suoi splendidi fiori per molti anni!

M

algrado le risapute problematiche, la Calabria è una regione che riesce a stupirci anche con poco. Oltre ai già noti aspetti storici, intrisi di continui cambiamenti, la sua biodiversità è caratterizzata da prodotti che non sempre corrispondono ai canoni propri del mercato, ma vincono tra i consumatori per gusto e varietà. È il caso della “merendella”, dalla pelle liscia e dal colore bianco-verde, appartenente alla famiglia delle pesche e coltivata esclusivamente nel lametino e sulla fascia costiera jonica. Un frutto decisamente difficile da reperire nei mercati o nelle bancarelle delle altre regioni d’Italia; solo chi nel periodo estivo è stato nella gloriosa terra patria un tempo del re Italo, potrà raccontarvi della meravigliosa dolcezza, dell’inconfondibile profumo e dello straordinario sapore della merendella. Il pesco è un albero originario della Cina, che arrivò con molta probabilità a Roma nel I sec. d.C. grazie ad Alessandro Magno; sembrerebbe, secondo Rutilio Taurio

l'Orto di Marisa

I

Palladio Emiliano, che il conquistatore ne rimase affascinato quando lo vide la prima volta nei giardini del re Dario III, durante la spedizione in Persia. Il suo frutto, la pesca, ricco di vitamine e di oligoelementi è ottimo per purificare la pelle, per eliminare le tossine e per aiutare l’intestino durante la digestione. È di sicuro un prodotto da valorizzare così da ridare classe, stile ed espressione ad un mercato troppo spesso omologato e conservare appunto quella biodiversità che caratterizza il meridione tutto. Come gustare la merendella? A spicchi in un bicchiere con zucchero e vino rosso, oppure addentarla, saporitissima e dissetante, seduti su una delle distese e bollenti spiagge calabresi osservando il suggestivo paesaggio col sole che tramonta ad occidente, inghiottito dallo splendido e placido mare, con alle spalle l’imponenza delle montagne in uno spettacolo di colori che solo la Calabria sa offrire. Samuele Anastasio

Lo zafferano

l colore giallo dello zafferano è da sempre sinonimo di benessere, felicità e buonumore. Nella mitologia greca il dio Ermes, consigliere degli innamorati, utilizzava lo zafferano come afrodisiaco e oggi gli effetti dello zafferano sono riconosciuti a livello scientifico, e allora .... ecco la ricetta del mese: Farfalle, fiori di zucchino e zafferano. 350 gr di farfalle, 20 fiori, 1 cipolla, 4 cucchiai di olio, 1 bustina di zafferano, 1 cucchiaio di prezzemolo e uno di basilico tritati, Parmigiano Reggiano grattugiato, sale e pepe. Fate appassire nell’ olio la cipolla, aggiungete i fiori a falde e fate cuocere 5 minuti, unite il tutto allo zafferano sciolto in poca acqua calda, profumate con prezzemolo e basilico, pepate e continuate la cottura per 5 minuti. A questo punto cuocete la pasta, scolatela, conditela col sugo, spolBuon appetito! verate col grana e....


Gli arquatesi hanno scelto l’amministrazione uscente, nel segno della continuità e dell’innovazione

Alberto Basso si presenta all’inchiostro fresco “N ulla contro il bene comune, tutto per il bene comune”. Queste le parole di Alberto Basso, neo sindaco di Arquata, al momento del giuramento ufficiale in comune, lo scorso giugno, davanti al Consiglio in sessione ordinaria e in seduta pubblica. In premessa il Primo Cittadino sottolinea l’importanza di una politica al servizio della comunità, che risponda a dei bisogni e non il contrario. Comune a disposizione del cittadino per creare insieme il progetto di un’Arquata bella e vivibile, nel segno della trasparenza, del dialogo costante, dell’ascolto dei problemi, per affrontare ogni situazione al meglio, e offrire quelle risposte che il cittadino chiede e merita. Il Sindaco comunica poi la composizione della Giunta: Paolo Spineto, Primo Cittadino uscente, vice sindaco, assessore e consigliere comunale con delega a lavori pubblici, energia, conservazione del patrimonio e utilities; Nicoletta Cucinella, assessore e consigliere con delega a politiche sociali, pubblica istruzione, assistenza, cultura, sanità, promozione e valorizzazione del territorio; Roberto Prando, assessore e consigliere con delega a polizia municipale, sicurezza e rapporti con le forze dell’ordine, demografici, protezione civile, viabilità e agricoltura; Stefania Pezzan, assessore e consigliere con delega ad ambiente, ecologia, rifiuti e urbanistica. Assegnate deleghe anche ai consiglieri: Dario Debenedetti, consigliere con delega associazioni sportive, verde pubblico, arredo urbano; Micaela Benvenuto, consigliere con delega ai rapporti con le frazioni, cimiteri, bandi, spazzamento; Emanuela Parodi, consigliere con delega commercio, artigianato;

Federica Pittaluga, consigliere con delega alle associazioni culturali, programmazione, manifestazioni istituzionali, sportello giovani. Per il mandato 2016-2021 le linee programmatiche terranno conto dei contributi costruttivi e del dialogo reale con i cittadini dai quali trarre indicazioni per il piano di sviluppo della città, per i futuri bilanci e per i piani – programma delle opere pubbliche. Per queste ultime, si prevedono interventi di manutenzione del patrimonio esistente e la riduzione dei consumi, quale la riqualificazione energetica delle scuole medie, la sostituzione con led delle lampade dell’illuminazione pubblica, con un risparmio stimato del 60%. Il ponte di Vocemola verrà completato, Via Libarna e Via Serravalle parzialmente rifatte, saranno realizzati sentieri turistici, comple-

tato spazio giovani, ristrutturato il primo piano dell’edificio Juta, per citare sono i più importanti. Lo sviluppo del territorio sarà indirizzato

a evitare consumo di suolo, prediligendo il recupero di vaste zone già edificate da riqualificare, si rivitalizzerà il centro storico. Palazzo Spinola, con il recupero dei locali un tempo adibiti a scuderie, accessibili sia dall’androne che dall’esterno, diventerà il punto focale dal quale presentare gli itinerari sentieristici e museali, attraverso l’organizzazione di iniziative di valorizzazione del territorio. Presto il sistema di raccolta e smaltimento rifiuti verrà modificato, in programma il cambio di gestore da Gestione Ambiente a Cinque Valli, migliorando il servizio e con un risparmio per abitante di circa il 25% - 35%. E ancora: per il Terzo Valico sono in corso di realizzazione un acquedotto emergenziale per Arquata, nel caso in cui vengano distrutte le fonti di Rigoroso e Borlasca, nonché l’acquedotto al-

ternativo per la frazione di Sottovalle. Molte le azioni sociali, progetto per combattere la povertà, strutture per housing sociale, creazione di laboratori innovativi e di lavori artigianali, terreni da destinare a orti sociali, iniziative concrete di sostegno ai nuclei familiari. Un occhio di particolare riguardo sarà rivolto alla cultura e allo sport, per rendere più efficienti i servizi complementari erogati dal Comune, investendo nell’edilizia scolastica, privilegiando la sicurezza delle strutture, organizzando ancora manifestazioni estive e inserendo nuovi progetti culturali. Lo sport, fenomeno culturale e sociale di notevoli proporzioni, avrà nuovi e più moderni spazi. Nell’area verde “Spazio Giovani”, integralmente risistemata, sarà realizzato uno “skate park” per il pattinaggio e BMX, e anche una pista

Giacomo Quaglia ci accompagna alla riscoperta delle estati vintage ad Arquata

Notti magiche inseguendo un gol... S ì, non c’era equinozio o solstizio che tenesse: per noi, l’inizio dell’estate coincideva esattamente con l’ultimo giorno di scuola, come d’altro canto l’ultimo giorno di settembre ne decretava la fine. Al vento almanacchi e calendari: la scuola è finita, inizia l’estate. Per prima cosa, in ossequio alle raccomandazioni del maestro, era d’obbligo riporre con cura ed in un posto sicuro libri, quaderni e cartella, in modo che nessuna attività casalinga potesse danneggiarli. Inutile dire che questa regola veniva scrupolosamente osservata, tant’è che insieme a libri e quaderni finivano anche i buoni propositi di spalmare nelle vacanze, un poco per volta, gli

orribili compiti a casa. Salvo poi affrontare negli ultimissimi giorni una vera e propria maratona per mette-

re in qualche modo una toppa alla palese negligenza. Anche il modo di vestire cambiava: calzoni corti e canottiera, sandali (i più fortunati) o zoccoli. Chissà perché cessavano come d’incanto i ripetuti richiami, tipo “sveglia che è tardi, sono le otto”. E l’avventura iniziava nelle cose più semplici, come disputare interminabili partite di calcio in mezzo alla strada, con due sassi vistosi a delimitare le porte, con punteggi indescrivibili, tenendo d’occhio gli accessi alla via per salvare il pallone, al sopraggiungere della guardia municipale in lambretta, il mitico Tallone. Per fortuna non c’erano molti poggioli, ma gli unici due esistenti rappresentavano un vero incubo.

Quando la palla finiva da Giacomo Spineto, era un amico e si dava da fare per restituirla, ma il poggiolo sopra il Barù era proprio sfortunato. O non c’era nessuno o facevano finta di non esserci, il che non cambiava la sostanza: per recuperare la palla non rimaneva che arrampicarsi su per la grondaia. Ricordo un pomeriggio durante il quale il Cesarino, colto da un lampo di entusiasmo, si esibì in un pezzo di bravura: la rovesciata volante alla Carlo Parola. La rovesciata riuscì perfettamente, peccato che il pallone, finì dritto nella cucina del Mulitta, padre del Barù, passando attraverso un vetro della finestra. Giacomo Quaglia

per mountain bike. La sicurezza sarà potenziata con l’installazione di varchi elettronici per leggere le targhe, aumenterà il numero delle telecamere di videosorveglianza, si creerà un sistema di allertamento con la collocazione di pannelli a messaggio variabile per diffondere informazioni di pubblica utilità. Il quarto punto all’ordine del giorno è la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale nella Società 5 Valli Servizi S.r.l. La maggioranza delibera di transitare dal bacino Gestione Ambiente S.p.a. al bacino 5 Valli Servizi S.r.l, motivato dal fatto che per il Comune di Arquata tale modifica comporta un significativo risparmio di spesa potenziale, sulla base dei piani industriali presentati, con un risparmio annuo stimabile in circa euro 250.000 all’anno per venti anni. Il candidato sindaco “Arquata di tutti”, Fabrizio Dellepiane e il candidato sindaco di “Arquata bene comune” Diego Sabbi, dopo le congratulazioni di rito, dichiarano interessante il passaggio alla Società 5 Valli, che pare non voler fare utili, tuttavia alcune cose a loro giudizio non sono chiare e Arquata poteva prendere visione di altri piani industriali. I tre eletti di “Arquata di tutti” non partecipano alla votazione, Sabbi è contrario. Buoni gli intenti dell’opposizione, che si propone di essere “vigile, attenta e dura, ma propositiva” (Dellepiane), minoranza, non opposizione, dialogo e pungolo, attraverso discorsi costruttivi, a carattere trasversale. “Il filo rosso del nostro ideale politico è partecipazione e solidarietà nel territorio” (Sabbi). Alberto Basso conclude osservando che la partecipazione si esplicita anche nelle Commissioni Consiliari, a carattere paritetico. (m.p.)

10% DI SCONTO

FINO AL via Mameli, 105r - GAVI tel. 0143 64.39.19

31

AGOSTO


22

l’inchiostro fresco

POZZOLO FORMIGARO - NOVI LIGURE - ARQUATA E SERRAVALLE SCRIVIA

Luglio 2016

Torre d’oro a Claudio Bisio

L

a Torre d’oro questo 2016 torna ad essere assegnata a un attore. È dal 2013, infatti, quando venne attribuita a Valerio Binasco, che non accadeva. Per completare l’albo d’oro recente, ricordiamo che nel 2014 essa è andata all’Associazione Novese Donatori Volontari Sangue e nel 2015 al Comitato novese della CRI. Il premio, istituito nel 1983 dal Centro Studi “In Novitate Onlus”, viene annualmente assegnato alle persone fisiche o giuridiche novesi che si sono particolarmente distinte nel campo dell’arte, della cultura, dello sport o del volontariato, contribuendo al progresso economico o civile della città di Novi Ligure. Quest’anno se l’è aggiudicato il comico, salito alla ribalta del mondo dello spettacolo grazie al programma “Zelig” sul finire degli anni ‘90. Ma la figura dell’artista si compone di molte sfaccettature: non solo attore comico (a tal proposito non si può dimenticare il recente successo di pellicole come “Benvenuti al Sud” e “Benvenuto Presidente”) ma anche doppiatore di personaggi dei cartoons e autore di iniziative creative anche nell’ambito dell’editoria, della musica e della pubblicità. Senza dimenticare il suo impegno nel campo sociale ed umanitario: tra le altre cose ha partecipato l’8 marzo 2014 alla campagna “NoiNo” contro la violenza di genere sulle donne. Non è un caso che Claudio Bisio, a riprova della sua bravura, abbia addirittura ricevuto nel 2013 il premio di miglior attore in Cina, al Festival Golden Rooster&Hundred Flowers di Wuhan. Una volta ricevuta la consacrazione internazionale, non poteva che arrivare anche quella della sua terra natale: non tutti, forse, sanno che il celebre attore è nato a Novi Ligure nel 1957 da dove, ragazzo, si è trasferito a Milano con la famiglia. Federico Cabella

Grande concerto presso l’area archeologica di Libarna per un evento “sui generis”

Una serata con la Fanfara dei Carabinieri N ell’ambito della manifestazione “Musica nell’antica Libarna”, domenica 26 giugno, all’interno dell’Area archeologica di Libarna, è stata protagonista la Fanfara dei Carabinieri del 3° Reggimento Lombardia di Milano. Una serata sotto le stelle, all’interno del suggestivo anfiteatro romano, che immancabilmente evoca il ricordo degli antichi fasti, di una civiltà tanto lontana dalla nostra, ma gloriosa e raffinata, nella quale la musica accompagnava gli spettacoli e talvolta si fondeva con la danza. A distanza di millenni la melodia della Fanfara dei Carabinieri risuona tra le rovine dell’antica città e crea una magica atmosfera. Ben trenta i musicisti che hanno eseguito musiche tradizionali, marce militari e brani classici per orchestra sinfonica ma anche un repertorio di brani più moderni e contemporanei. Si è passati dalle note di “Va pensiero” di Giuseppe Verdi a “Con te partirò” di Francesco Sartori, con l‘apprezzatissima esibizione del maestro Maresciallo Ordinario, Andrea Bagnolo, che ha allietato il pubblico dirigendo la fanfara, un tripudio di strumenti ad ancia e percussioni. Il brano d’esordio è stato la marcia d’ordinanza dell’arma dei Carabinieri, “La fedelissima” di Luigi Cirenei, per concludere con l’Inno nazionale italiano del Maestro Michele Novaro. Presentatrice d’eccezione la presidentessa dell’Associazione Libarna Eventi Ludovica Dameri. Numerose le autorità intervenute, il Sindaco di Serravalle Scrivia Alberto Carbone, e i membri della Giunta, Marika Venturino, responsabile della soprintendenza archeologia del Piemonte, il Comandante provinciale dell’arma dei Carabinieri, Colonnello Enrico Scandone, il Maggiore Michele Pettinelli, aiutante Maggiore del 3° Reggimento Lombardia, il Capitano Carlo Giordano Comandante della Compagnia Carabinieri di Novi Ligure, il Maresciallo Comandante della stazione dei Carabinieri

di Serravalle, Michele Lai, il Maresciallo Comandante della Stazione di Arquata Scrivia, Raffaele Liotta, la Senatrice Manuela Repetti e i Senatori Sandro Bondi e Daniele Borioli, l’onorevole Cristina Vargero e Fabio Lavagno, il Capitano della Guardia di Finanza di Novi, Carla d’Angelo, il Comandante della Polizia Stradale di Serravalle Scrivia, Bruno Pellegrino. Il corpo della Fanfara di distingue oggi per importanti partecipazioni in ambito nazionale e internazionale, tournée in Germania, Francia Spagna, Bulgaria, Liechtenstein l’EXPO

2010 a Shangai, in Cina, una serie di concerti a Toronto e in Ontario, in occasione del bicentenario della fondazione dell’arma dei Carabinieri. Marta Calcagno Sul nostro sito www.inchiostrofresco.it è visibile il filmato del concerto della Banda Musicale Nazionale dei Carabinieri, diretta dal maestro Massimo Martinelli, svoltosi lo scorso 7 luglio in piazza Matteotti.

Una manifestazione con al centro il tema della legalità

Dal 16 al 30 luglio mostra

Liberamente con Don Ciotti La natura L L o scorso giugno si è svolto a Novi Ligure, nella piazza intitolata al gruppo Alpin, il festival “Liberamente”. La manifestazione si è aperta con il taglio del nastro tricolore da parte di una bambina novese affiancata da Don Luigi Ciotti, sacerdote molto attivo nel sociale, e dal Sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere. Don Ciotti nasce a Pieve di Cadore il 10 settembre del 1945. Egli è un ragazzo comunicativo e pieno di entusiasmo che nel 1965 promuove un gruppo di impegno giovanile, il quale sarà in seguito chiamato “Gruppo Abele”. Nel 1972 a Rivoli viene ordinato sacerdote dal cardinale Michele Pellegrino che, però, non lo indirizza a una “normale” carriera ecclesiastica, bensì a una vita di apprendimento ed incontro con le persone più bisognose. L’anno successivo il Gruppo Abele inaugura il “Centro Droga”, il primo luogo di accoglienza in Italia per giovani tossicodipendenti. Questo gruppo non si occupa solamente delle patologie legate alla droga, ma di tutti i problemi che affliggono la società. A partire dal 1979 il Gruppo si apre anche alla cooperazione internazionale, con un primo progetto in Vietnam, cui ne seguiranno altri

in Sud America e Costa d’Avorio, quest’ultimo ancora in corso. Convinto che solo il “noi” possa portare ad un cambiamento radicale della società, nel 1982 don Ciotti contribuisce alla nascita del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, presiedendolo per dieci anni, e, nel 1986, partecipa alla fondazione della Lega Italiana per la lotta contro l’Aids (LILA) per la difesa dei diritti delle persone sieropositive, della quale poi sarà presidente. Dopo le stragi di Capace e di via d’Amelio, nelle quali periscono i due giudici Giovanni Falcone e Salvatore Borsellino, fonda un mensile chiamato “Narcomafie” e una nuova associazione chiamata “Libera”, la quale si impegna nella lotta contro le mafie. Nel 1996, la

fondazione raccoglie un milione di firme per l’approvazione della legge sull’uso dei beni confiscati alle Mafie e, nel 2010, si fa portavoce di una grande battaglia contro la corruzione. Presente anche l’Assessore allo sport, Stefano Gabriele, il quale ha dichiarato: “Ho sempre creduto fortemente in eventi come questo”. La parola, poi, è stata presa dal Primo Cittadino che ha spiegato la funzione di questa festa, ovvero far conoscere tutte le associazioni di volontariato. Rocchino Muliere ha inoltre ringraziato Don Luigi Ciotti poiché la sua partecipazione è una presenza significativa per la città. “Non bisogna dire grazie a nessuno qui, è solo il nostro dovere” con questa frase ha cominciato il suo discorso Don Ciotti, il quale è passato poi a spiegare che Libera è un coordinamento di associazioni il cui fine è il servizio. Il prete ha sottolineato che: “La mafia ha le radici nel sud, ma la testa al nord” citando una frase di Don Luigi Sturzo. Nel finale dell’incontro, Don Ciotti ha fatto riferimento a tutti i diversi tipi di povertà, individuando nella solitudine la povertà peggiore.

o scorso sabato 16 luglio è stata inaugurata presso la galleria d’arte “Il Castello” di Voltaggio la mostra “La tavolozza della natura” di Nadia Zunino. Zunino, apprezzata pittrice novese già titolare del negozio “Il Melograno”, si è cimentata in una sorta di percorso ideale attraverso le mille sfaccettature della natura: dai ritratti di animali, ai quadri raffiguranti piante e fiori, Zunino ha saputo raccontare la natura a 360° attraverso un gradiente emozionale di grande fascino. (m.n.)

Scuola dell’Infanzia

L’arte dei

L

o scorso mese di giugno il corpo insegnanti della Scuola dell’Infanzia “Gian Battista Oddini” di Pozzolo Formigaro ha organizzato una mostra d’arte molto particolare. Infatti protagonisti assoluti sono stati gli stessi alunni che, attraverso un percorso didattico che ha attraversato l’intero anno scolastico, hanno realizzato numerose opere d’arte, quadri e composizioni varie che hanno riempito i locali della scuola. I redattori de “l’inchiostro fresco” accorsi per visitare la mostra sono rimasti piacevolmente colpiti dalla perizia e dalla passione che gli scolari hanno messo nella realizzazione di queste piccole/

Nicolò Copelli

...continuano le offerte ANTIPARASSITARI NATURALI PER CAVALLI DA

€ 15

FARMACIA MARCELLA BIANCHI Specializzata in prodotti veterinari

Omeopatia - Fitoterapia - Veterinaria Esami autodiagnostici - Preparazioni galeniche per uso umano e veterinario Via Roma, 16 - PASTURANA (AL) - Tel/Fax 0143.58407 - bianchi.farmacia@alice.it ORARIO: 9-12.30 / 15.30 - 19.30 da LUNEDÌ - al SABATO - APERTA LA 1° DOMENICA DEL MESE


l’inchiostro fresco

POZZOLO FORMIGARO - NOVI LIGURE - ARQUATA E SERRAVALLE SCRIVIA

Luglio 2016

L’avvocato Fabio Garaventa ci racconta un tassello della vecchia Novi

Quella fontana testimone del tempo che fu MATTIA NESTO

@ @Mattia Nesto

F

orse non molti l’avranno notata ma nel piazzale interno della stazione ferroviaria di Novi Ligure c’è una fontana che, nonostante oggi sia in condizioni di abbandono, dev’essere stata testimone dei grandi personaggi che in passato prendevano il treno nella “capitale” dell’Oltregiogo genovese alla volta di Genova, Torino o Milano per non dire, dopo il 1874, Roma. Non si sta parlando della “famosa” fontana degli anni ‘30 davanti alla stazione, recente-

pittorica a Voltaggio

mente spostata in posizione più laterale, che per decenni all’ombra di quattro secolari olmi “ha salutato” i pendolari che prendevano il treno, bensì di una fontana più nascosta e situata ben al di là dei binari di transito, proprio a ridosso di un muro di cinta che delimita il confine della stazione stessa. Per saperne di più su questo “monumento del tempo passato” abbiamo raggiunto presso il suo studio l’avv. Fabio Garaventa, noto legale novese e appassionato di storia e letteratura non solo locale: “Quella fontana l’ho notata un giorno, debbo dire un po’ per caso – ci dice

Fabio Garaventa – mentre attendevo il treno per Torino: mi ha subito affascinato, forse per l’aria un po’ decaduta ma ancora bella ed armoniosa, nelle sue linee similliberty. Dopo averla vista per la prima volta – prosegue Garaventa – non mi è più uscita di mente e, ragionandoci sopra, sono arrivato alla conclusione che, nonostante occorrano ulteriori esami, probabilmente risale a quantomeno cento-centocinquanta anni fa e dev’essere certamente stata diretta testimone, per così dire, dei grandi personaggi che tra Otto e Novecento sono passati per

Novi.”. Sì, ma quali? “Beh, ad esempio Edilio Raggio, l’uomo più ricco del Regno d’Italia grazie alle sue carbonifere sparse per la Penisola, sulle cui ceneri sono sorte poi le varie Ilva. Raggio – continua il nostro interlocutore – dopo essere stato eletto nel 1874 deputato del Regno nel collegio di Novi Ligure, prendeva il treno per recarsi in Parlamento. Poi anche il noto compositore novese Romualdo Marenco e tanti politici e dignitari del tempo frequentavano la stazione”. Garaventa poi ci mostra un volume dove sono racchiuse alcune “caricature” del pittore novese Edoardo Pasquale Perolo, detto “il Dini”: “In questo libro sono contenute numerosi schizzi di Novi e dei personaggi dell’epoca – ci illustra l’avvocato – Vi sono anche dipinti che raffigurano quanto la stazione di allora era bella e accogliente con la sua brava fontana. Insom-

di Pozzolo Formigaro

Alessandro Padula, Francesco Ricci e il tour d’Italia in vespa

piccoli maestri

Dopo la Maturità si parte A

grandi opere d’arte. Ad esempio in una classe campeggia un grosso disegno realizzato interamente col caffè: dai chicchi al macinato per creare i contorni e i disegni sino a veri e propri getti di caffè per ricreare la tecnica del cosiddetto “action painting” alla Jackson Pollock. Molto interessante anche una bella veduta di un paese ideale: una sorta di “inverno ideale” immaginato dalle bambine e dai bambini pozzolesi. Un viaggio così all’interno dell’arte del Novecento, dalla linea curva di Matisse sino ai quadri più astratti. La creatività alla Scuola dell’Infanzia Gian Battista Oddini di Pozzolo Formigaro è proprio di casa!

lessandro Padula e Francesco Ricci, freschi diplomati al Liceo Linguistico di Novi Ligure che, subito dopo aver terminato l’esame di Maturità, sono partiti per il loro personalissimo “tour d’Italia in vespa”. “C’era chi voleva andare a New York, chi optava per Rimini o Riccione e tanti sarebbero andati in Grecia o in Spagna. Abbiamo scelto qualcosa di alternativo: un avventuroso viaggio in due su una vespa in giro per l’Italia”. Mentre andiamo in stampa sono appena giunti in Abruzzo. Buon viaggio maturi!!! (m.n.)

ma, quella fontana è davvero un monumento storico”. A questo punto, quasi spontanea, ci sorge una domanda: ma la recente decisione di fare passare i treni dell’Alta Velocità in città potrebbe rappresentare un rischio per questo monumento?: “Non posso dirlo – dichiara Garaventa – tuttavia dopo anni e anni di completa dimenticanza da parte delle varie Amministrazioni, sia Comunali che delle Ferrovie dello Stato, via via succedutesi, non vorrei che, con la scusa dell’Alta Velocità, qualcuno un giorno arrivi con una ruspa per demolirla. Quella fontana, come altri monumenti sparsi nella città – ci dice l’avvocato – sono una testimonianza preziosa del nostro passato. Vi sono infatti tre elementi che si uniscono nell’insieme dell’architettura della fontana: la Roccia a simboleggiare i monti, il Pesce a simboleggiare il mare, le tre colonne classiche a simboleggiare il lavoro dell’uomo che unisce i Monti al Mare ed il Valico, ancestrale richiamo alle conquiste dell’uomo e della civiltà come, ad esempio, la Succursale dei Giovi realizzata proprio in quegli anni. Ecco perché – ci dice l’avvocato in anteprima - ho intenzione di comunicare alla Sovrintendenza alle Belle Arti il valore artistico di questa fontana per intraprendere anche, se necessario, una difesa legale. Nel ricordo di quanto sia stata importante nella storia novese la ferrovia e la scelta che coinvolse la nostra cittadina nell’ambito di un disegno di modernità – sottolinea Fabio Garaventa al termine della nostra intervista e di potere già all’epoca globale e che, a partire dalla metà dell’Ottocento, avrebbe segnato la storia d’Italia. Occorrerebbe che, iniziando proprio dalle scuole, si continui a tenere sempre vivo il ricordo, focalizzando la lente su di esso: altrimenti diventeremmo tutti degli Smemorati di Collegno e perderemmo quel briciolo di senso della comunità che ci rende, ancora, uniti”.

23

La cucina della vecchia Novi

L

a presentazione del libro “Una cucina a Genova nell’Ottocento. Storia e cultura del cibo dai documenti dell’Archivio Spinola di Pellicceria”, curato dal direttore della Galleria Nazionale di palazzo Spinola di Pellicceria di Genova, Farida Simonetti, è stata un’occasione per poter parlare di arte culinaria e dei suoi mutamenti nel tempo, nonostante - come ha voluto far notare uno dei due autori del libro- non sia affatto semplice rendere a parole un tema che può essere trattato solo con i sensi. L’evento è stato organizzato lo scorso giugno presso il giardino di palazzo spinola di Variana a Novi Ligure ed è stato promosso dal gruppo FAI (Fondo Ambiente Italiano). Dopo una iniziale introduzione sulla conferenza, la parola è passata al professore Pier Eligio Bertoli che ha voluto puntualizzare come le specialità gastronomiche novesi attuali conservino un solido legame con il passato e il resto della penisola, avendo subito influenze padane in un primo momento e genovesi in un secondo. A suo dire la storia di Novi è stata padana fino al 1528, quando la Repubblica Marinara di Genova ha riacquisito la sua indipendenza e autonomia decisionale, guidata da Andrea Doria, il quale si è poi impegnato nell’occupazione della Liguria e dei passi per l’Oltregiogo. Perciò sia nel dialetto che nelle usanze culinarie non mancano parole e pietanze padane alle quali si sono poi sovrapposte quelle genovesi. Le trofie al pesto ne sono un esempio, a suo dire pare che abbiano solo il condimento di origini liguri, dato che l’impasto del piatto autentico viene preparato non solo con farina e acqua, ma anche con patate bollite. Quindi quelle che noi definiamo impropriamente “trofie” sono in realtà “trofiette” e hanno probabilmente origini padane. Erida Meminaj


24

l’inchiostro fresco Luglio 2016

POZZOLO FORMIGARO - NOVI LIGURE - ARQUATA E SERRAVALLE SCRIVIA Parco A spasso con Stefano Milano lungo i sentieri più fascinosi dell’Oltregiogo dell’Appennino

Il giro della Valle dei Campassi

L

a valle del Rio dei Campassi si trova in alta Val Borbera, al confine con la Liguria ma sul versante piemontese del monte Antola, che fa da spartiacque tra le province di Alessandria e Genova. L’anello ha inizio a Vegni, frazione di Carrega Ligure, che durante l’inverno ospita ancora una decina di abitanti. Si attraversa il paese (cani liberi) e si continua in piano su sterrata seguendo i segnavia CAI 242, in verità scarsi e mal posizionati il più delle volte. Quasi subito si incrocia il sentiero del ritorno sulla destra (segnavia 245), si prosegue in piano nella faggeta, incontrando qualche vecchio pannello in braille, resti di quello che era un progetto della regione di percorso per non vedenti. Dopo circa un’ora di cammino tra sali-scendi nel bosco, compare all’improvviso Casoni di Vegni, piccolo villaggio disabitato del quale rimangono in piedi poche case. Nonostante l’abbandono, curiosando qua e là tra le poche strutture ancora agibili si incontrano segni e oggetti del passato agreste di queste valli. Ancora evidenti sono le stalle con mangiatoia al piano terra delle abitazioni, il pozzo dove si raccoglieva l’acqua piovana e un forno per il pane (in queste zone isolate si utilizzava la farina di castagne). All’interno, ancora si possono notare semplici decorazioni, fatte per abbellire i locali adibiti ad abitazione. Lasciato Casoni di Vegni, si prosegue sempre in un lussureggiante e ombroso bosco. In una trentina di minuti di cammino si arriva dunque a Ferrazza, villaggio recuperato grazie all’intervento di un gruppo di privati. Evidenti le due strutture recuperate, meno piacevoli invece le lamiere usate per sostituire i tetti crollati e i rifiuti ammassati all’interno delle strutture pericolanti. Continuando sempre sul segnavia 242 si giunge, in una ventina di minuti, a Renuzzi (renussi), il più grande dei villaggi dei Campassi, ma purtroppo in molti punti invaso e coperto dalla vegetazione. Si incontrano per primi l’oratorio di San Bernardo Abate, con il suo campanile

I

devia a destra per il mulino di Agneto (indicazioni). In questo tratto si segue il Rio Campassi, attraversandolo e costeggiandolo. Il sentiero in più punti è franato, perciò risulta più comodo seguire il greto, guidati da alcuni “ometti” di pietre (indicazioni scarse). In una ventina di minuti si giunge al mulino, per fortuna ristrutturato, con la sua evidente ruota in ferro. Da qui, l’ultima faticosa ascesa, ci riporta con numerosi tornanti a Vegni. Purtroppo, di questi villaggi “fantasma”, abbandonati nel corso degli anni ‘60, rimane ben poco. Anno dopo anno le strutture, diventano sempre più fatiscenti e il bosco si riprende quello che era suo. Consiglio dunque di sbrigarsi. Stefano Milano, cell. 339 7878972

a vela e il piccolo cimitero (forse il più piccolo d’Italia). A tal proposito va fatto un accenno a un “presunto” fatto di cronaca di poco antecedente all’abbandono del paese. L’ultima sepoltura è stata nel 1961, un ragazzo che secondo le “fonti di cronaca” dell’epoca, sarebbe stato protagonista di un caso di omicidio-suicidio, assassinando la propria amata per poi togliersi la vita. Storie o verità, mah… probabilmente si tratta di un accaduto ingigantito con i decenni. Visitato Renuzzi, si incomincia a scendere verso valle, per guadare il Rio dei Campassi. Con una breve deviazione è possibile visitare due mulini abbandonati, quello dei “Gatti” e il mulino “Gelato” (non seguire le indicazioni per Vegni, ma tornare indietro). Si continua sulla mulattiera, in questo tratto i segnavia scarseggiano, si attraversa un prato e si giunge a Croso. Seguendo il sentiero si giunge poi a Campassi. Nel piccolo paese si trova la chiesa di San Giacomo Maggiore, del 1650. Da Campassi si incomincia a scendere in maniera decisa verso il fondovalle (segnavia 245), fino ad incontrare la strada carrozzabile asfaltata. La si segue in discesa, si attraversa il ponte sul Rio Berga e poco dopo, si

n seguito alla legge del 28 luglio 2015 della regione Piemonte che ha riordinato il sistema delle aree protette, la gestione del Parco regionale delle Capanne di Marcarolo ha preso il nome di “Aree Protette dell’Appennino Piemontese”. Questo assorbe anche la direzione della piccola Riserva naturale del Neirone, il breve torrente gaviese. La nuova denominazione, però, ci induce a suggerire, o almeno sperare, che s’includa nel parco anche quella parte di appennino piemontese che, rispetto alla zona di Marcarolo, si rivolge verso est: in particolare, tutta la parte intorno alla Val Borbera, che presenta anch’essa zone bellissime dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, meritevoli della massima tutela. (s.r.)

La Val Borbera si conferma meta di interessanti iniziative culturali

Ad Albera una festa in musica

L

e sere di giugno sono forse le più poetiche dell’anno perché, visto che le giornate sono interminabili e il sole non pare tramontare mai, quando la notte cala si ha come un senso di stupore e non si può fare altro che starsene, ammirati, a scrutare il cielo in cerca di qualche “vaga stella”. Così debbono aver pensato Maurizio Carucci e Martina Panarese i due ragazzi che, da qualche anno dalla nativa Genova, si sono trasferiti presso la “Cascina Barbàn” a Figino, piccola frazione del Comune di Albera Ligure in val Borbera, e hanno organizzato il “Boscadrà Festival – Festa rurale in val Borbera” una due giorni di festa molto particolare che ha destato curiosità in tutta Italia. In realtà il Boscadrà quest’anno è arrivato alla sua quarta edizione ma lo scorso giugno ha registrato un successo senza precedenti. Gli ingredienti sono pochi ma selezionati come un buon piatto contadino: la passione e la vicinanza verso la natura di Maurizio e Martina, perfetti “padroni di casa”, poi una rete di amiche ed amici in-

tessuta negli anni, che offrono le loro consulenze ed esperienze per quanto riguarda la proposta culturale e poi, dulcis in fundo, lo spettacolare scenario della Val Borbera, una valle che, come dice lo stesso Maurizio Carucci, leader e cantante della band genovese degli Ex-Otago, “è una valle selvatica e severa ma è anche tutta quanta da amare”. Durante questa edizione si è potuto assistere alla presentazione del libro “Mangiare sano con le erbe” di Anna Rivera ed edito da “Araba Fenice”. In quest’interessante volume si è ripercorso l’utilizzo delle piante

selvatiche in cucina, una storia molto lunga che non va, per nessuna ragiona al mondo, dimenticata visto che “è dalla natura, molto spesso, che arrivano le risposte migliori sia in fatto di gusto che, soprattutto, in fatto di salute”. Poi nel corso dei due giorni si è avuta l’occasione anche di conoscere meglio “sul campo” le stesse erbe aromatiche con un corso tenuto dall’erborista Renza Borello senza dimenticare il laboratorio per bambini, titolato “L’alfabeto naturale”. Ma non bisogna dimenticare che Boscadrà Festival vuol dire anche musica in val-

TECNOMEDICAL SRL Ambulatorio

Medico

Odontoiatrico

le e quindi spazio al concerto del duo hip-hop genovese “Sfera&Serenase” e allo show de “I Camillas”, la band che ha conquistato pubblico e critica della nota trasmissione televisiva “Italia’s Got Talent”. Insomma per due giorni Figino, un borgo “perduto” molto popoloso tra ‘700 e ‘800, è ritornato ad essere “capitale ideale” della val Borbera grazie all’intraprendenza ed entusiasmo di due ragazzi che, mossi dall’amore per questi luoghi, li vogliono far conoscere in ogni dove. Mattia Nesto

Direttore Sanitario Dr. MIRCO ALLEGRI Medico Chirurgo Odontoiatra Specialista in Cardiologia e Radiologia

- Terapie Laser Assistite - Chirurgia Parodontale - Radiologia Digitale - Implantologia - Endodonzia - Ortodonzia - Sbiancamento Dentale - Protesi Dentale Fissa e Mobile Si riceve su appuntamento:

tel. 0143. 66.62.58 - cell. 335.74.62.592 temedsrl@libero.it

Via Libarna, 18/4B - 15061 Arquata Scrivia (Al)


Si sono incontrati a Genova i tre comitati regionali proponenti le unioni

Fusione dei comuni tocca alla Liguria A nche in Liguria si comincia a fare sul serio per quanto riguarda le fusioni dei comuni. Alla fine di giugno si sono incontrati ufficialmente a Genova i tre comitati che propongono le unificazioni dei comuni, ovvero il comitato della Valle Scrivia, della Val Fontanabuona e delle Cinque Terre. Il comitato “Valle Scrivia, una valle in comune” è ben conosciuto ai nostri lettori, nato circa un anno fa per iniziativa di diversi esponenti della politica e della società civile della vallata, punta ad unificare i nove comuni attuali (Busalla, Ronco Scrivia, Savignone, Casella, Montoggio, Isola del Cantone, Valbrevenna, Vobbia e Crocefieschi) in un solo ente di circa ventitré mila abitanti. Il comitato della Val Fontanabuona, invece, è nato dalle ceneri di un gruppo di cittadini che, trovatisi di fronte ad un grave disagio, decisero di reagire in modo goliardico. Il comitato iniziale si chiamava “I non morti”, un’associazione spontanea nata dopo il crollo del ponte di Carasco nel febbraio 2014, lungo il torrente omonimo che dà il nome alla vallata alle spalle di Chiavari, che isolò di fatto diversi comuni. I cittadini sfilarono lungo la strada provinciale truccati da zombie, la simpatica iniziativa ebbe subito eco a livello regionale (ne parlò anche il TG3 Liguria della RAI) e servì a denunciare i disagi di una vallata che conta circa trentamila residenti. Oggi i “Non Morti” hanno fatto un passo ulteriore e propongono l’unificazione della Val Fontanabuona, che conta attualmente undici comuni (Carasco, Cicagna, Cogorno, Coreglia, Favale di Malvaro, Lorsica, Mo-

conesi, Neirone, Orero, San Colombano Certenoli e Tribogna) in un solo ente. Anche per i Comuni ricadenti nelle cosiddette “Cinque Terre” il discorso è lo stesso. Il 22 giugno i rappresentanti dei tre comitati hanno presentato il documento a Genova, a Marco Doria in qualità di presidente della Città Metropolitana di Genova e presidente regionale dell’ANCI. “Abbiamo spedito questo manifesto a tutti i 235 sindaci della Liguria - spiega il portavoce del Comitato Valle Scrivia, Antonello Barbieri - confidiamo che tutti i primi cittadini, o almeno la maggior parte di essi siano interessati a parlare dell’argomento, anche perché nelle regioni del nord Italia le fusioni tra comuni stanno andando avanti a tam-

buro battente, mentre noi in Liguria siamo ancora fermi al palo” dice Barbieri. I tre comitati sono convinti che se i sindaci risponderanno in modo serio e concreto, la Regione Liguria si interesserà alla questione, riprendendo in mano la legge ligure, che risale addirittura al 1992 ed è completamente obsoleta e anacronistica per la situazione attuale. “si è visto che le unioni non funzionano - spiegano i rappresentanti - lo ha anche certificato un organismo indipendente come la Corte dei Conti, mentre le fusioni sono proficue per le istituzioni e per i cittadini stessi”. L’8 e 9 luglio i comitati liguri erano presenti all’incontro nazionale sulle fusioni dei comuni, tenutosi a Chivasso, alle porte di Torino, dove

Intervista allo storico Alessandro Pellegrini, che fu tra i primi a teorizzare l’idea

Un progetto già pensato anni fa I l progetto di fusione dei comuni sta finalmente prendendo piede anche in Liguria, regione che, come sappiamo, è in fortissimo ritardo su questo. La legge regionale risale all’ormai lontano 1992 (presidente Giacomo Gualco, ancora nella cosiddetta “Prima Repubblica”) ed è ormai obsoleta e inapplicabile alla situazione odierna. Già all’epoca vi fu chi, avanti nei tempi, analizzò la situazione dei comuni della nostra regione e iniziò a parlare del progetto di fusioni, ovvero il dott. Alessandro Pellegrini, giornalista e storico di Recco, vera e propria istituzione del comune rivierasco, che abbiamo intervistato in merito.

Dott. Pellegrini, lei nel 1992 fu uno dei primi a parlare in Liguria di fusione dei comuni, con particolare riferimento alla Val Fontanabuona… Si, all’epoca mi laureai, come neopensionato, in geografia. La mia tesi era una “pianificazione” della vallata, illustrando come si erano svolti i piani regolatori degli undici comuni che la compongono. Venne fuori, ovviamente, che ogni comune pensava a se stesso senza fare riferimento a quello che avveniva pochi metri più in là nel comune vicino. Questo portava alla necessità di un coordinamento tra gli enti, anche considerato che una valle come la Fontanabuona, molto

estesa, contava solamente quindicimila abitanti.

Oggi, con la nascita dei comitati della Valle Scrivia e della Val Fontanabuona la sua tesi è stata presa a riferimento in quanto gli argomenti trattati sono ancora molto attuali… Non solo, posso tranquillamente dire che oggi la situazione dei piccoli e piccolissimi comuni è peggiore, a causa dei tagli e della crisi, di quella dei primi anni Novanta. Ma c’è anche un altro fattore che propende per avere dei comuni numericamente più importanti. Quale sarebbe? La grande disaffezione che i cittadini hanno verso la politica, diventata ormai una professione, unita alla fuga dei giovani dai piccoli centri per lavorare altrove.

Come venne recepita la sua tesi dagli amministratori e dagli enti di allora in un periodo in cui nessuno parlava di fusioni di comuni? Una copia della mia tesi la regalai all’allora esistente Comunità montana della Fontanabuona, che aveva sede a Cicagna, prospettando una

conferenza con gli amministratori locali. Nulla, la mia proposta cadde completamente nel vuoto. Viceversa la società economica di Chiavari, dopo aver letto la mia tesi, mi conferì la medaglia d’argento. La sua tesi come strutturava la vallata rispetto agli undici comuni esistenti? In tre distinti comuni: alta, media e bassa Fontanabuona, ciascuno di circa cinquemila residenti. Questi comuni, in un secondo momento, si sarebbero potuti fondere in un unico entetramite questo passaggio intermedio. Oggi che finalmente sono nati i comitati per le fusioni e, in molte regioni questo è realtà, secondo lei cosa potrebbero fare le istituzioni? È necessaria una legge regionale, attualmente troppo vecchia e inadeguata ai tempi. In Liguria dovremmo quantomeno dimezzare il numero di comuni. Abbiamo enti ormai piccolissimi, alcuni intorno ai cento abitanti, che non hanno più senso al giorno d’oggi. Con l’informatizzazione, infatti avere un numero enorme di palazzi comunali non ha davvero più senso.

Il super comune di “Vituria Scrivia” da “l’inchiostro fresco dell’ottobre 2015 pag. 26

erano presenti rappresentanti da tutta Italia. Di fusioni di comuni, in Liguria, se ne parlava già più di trent’anni fa. Alessandro Pellegrini, scrittore e storico di Recco, ha recuperato alcuni suoi articoli dei primi anni ‘80 dove si ipotizzava un entroterra di Levante diviso in tre grandi comuni: Valle del Recco, alta Fontanabuona e media Fontanabuona e Graveglia. Un’ipotesi che ancora oggi sarebbe assolutamente percorribile. La realtà attualmente più pronta alla fusione sono i tre comuni delle Cinque Terre, dove la proposta di unificazione è arrivata per istanza, ovvero tramite raccolta di firme popolari e, a febbraio-marzo dell’anno prossimo, andranno al voto per far nascere il nuovo Comune. Ad oggi tutti i sondaggi (benché spesso possano sbagliarsi) dicono che il sì vincerà con ogni probabilità.

Fabio Mazzari Fabio Mazzari


26

l’inchiostro fresco

VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE

Luglio 2016

Anche il passaggio in Consiglio Regionale si è rivelato infruttuoso

Dall’ormai lontano 1988 impegnati per promuovere il “trenino”

Ancora lontana l’Automedica Amici della Genova-Casella L S a vicenda dell’automedica in Valle Scrivia sembra non arrivare mai alla fine. Quando infatti pareva fosse stato fatto un decisivo passo in avanti ecco che, di colpo, ne sono arrivati due indietro. Martedì 14 giugno, dopo la lunga raccolta di firme fatta partire dalle pubbliche assistenze della valle, guidate dalla Croce Verde Busalla del Presidente Giuseppe Coniglio, la richiesta dei cittadini di questa popolosa vallata alle spalle di Genova era approdata sui banchi del Consiglio Regionale della Liguria, grazie alla mozione presentata dal consigliere Andrea De Ferrari del MoVimento 5 Stelle. De Ferrari, durante la seduta del Consiglio, fece presente alla maggioranza di come “una vallata che conta nove comuni e circa ventitremila re-

sidenti, che aumentano durante i mesi estivi, è da anni ormai completamente priva di assistenza medica, il presidio ospedaliero più vicino - ha proseguito il consigliere - è quello di Villa Scassi, che dista oltre mezz’ora dal casello di Busalla, il più vicino da raggiungere”. Il gruppo del MoVimento 5 Stelle chiese dunque, sempre nella seduta del 14 giugno, un incontro ristretto tra i capigruppo delle diverse forze politiche presenti in consiglio regionale (Forza Italia, Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Lega Nord, Rete a Sinistra e Area Popolare), i rappresentanti delle Pubbliche Assistenze della Valle Scrivia e l’assessore regionale alla sanità Sonia Viale. L’incontro si è successivamente tenuto dopo due settimane, martedì 28 giugno,

La regole per la spesa estiva

L

a stagione estiva vuol dire giornate che si allungano, temperature più gradevoli e la possibilità di stare fuori alla sera a divertirsi. Questi gli aspetti positivi. Eppure, come i lettori de “l’inchiostro fresco” certamente sanno, la stagione estiva reca con sé anche dei “contro”: l’eccessiva sudorazione, colpi di calore improvvisi e, soprattutto, la necessità di controllare ancora con più attenzione che cosa si mangia. Per questo motivo gli esperti nutrizionisti della Farmacia Lasagna di Busalla hanno stilato una “lista della spesa ideale” per l’estate. In questa lista sono stati inseriti tutti gli alimenti migliori per i pranzi e le cene tra luglio ed agosto. Tra la frutta più “giusta” senza ombra di dubbio ci sono le angurie, ricche di acqua e licopene, ovvero un antiossidante naturale, i fichi che sono dei lassativi naturali e apportano potassio, ferro e calcio ed anche i mirtilli, i quali presentano delle sostanze che proteggono i vasi sanguigni. Non ci scordiamo

poi dei meloni (molto simili come caratteristiche alle angurie) ed anche le pesche, magari di Volpedo, oltre che diuretiche anche ricchissime di vitamina A, C e del gruppo B. Per quanto concerne le verdure ecco che la spesa giusta non può fare a meno di un po’ di lattuga, con tante fibre e beta-carotene, peperoni, con tanta vitamina C, pomodori, i “campioni” del magnesio, ed anche i ravanelli, nei quali vi sono grandi quantità di potassio che aiuta la funzione muscolare. Con un gambo di sedano e una buona e bella insalata di rucola la spesa per i mesi estivi è fatta!

ma le difficoltà emerse durante il primo consiglio si sono rivelate fatali. Anche nel secondo incontro, infatti, ad eccezione dei rappresentati di Casella, Savignone e Vobbia e di una lettera di solidarietà inviata da un altro comune (Valbrevenna), erano nuovamente assenti gli amministratori. Giuseppe Coniglio, presidente della Croce Verde Busalla, punta il dito particolarmente contro il sindaco di Busalla Loris Maieron, che svolge anche il ruolo di presidente dell’Unione dei Comuni dello Scrivia, e del sindaco di Ronco Scrivia, Rosa Oliveri, i due comuni più importanti (che da soli coprono più della metà dei residenti della Valle Scrivia) nuovamente assenti, senza spiegazioni ufficiali. Assenze che, il presidente Coniglio giudica gravissime: “questi amministratori adesso dovranno rispondere del loro comportamento davanti alla cittadinanza stessa. Da che parte stanno?” si chiede Coniglio. Dopo l’incontro in Regione Liguria di fine giugno, i rappresentanti delle P.A. della Valle Scrivia hanno così optato per una nuova riunione, fra tutte le pubbliche assistenze, per decidere il da farsi entro brevissimo tempo. La Regione Liguria, tramite l’assessore Sonia Viale, ha garantito che i soldi per l’automedica ci sono, ma che i problemi riguardano il 118, che attualmente ha mancanza di personale professionalmente formato per fornire l’assistenza richiesta. Lo stesso incontro del 28 giugno si è concluso infine con una sorta di “incidente diplomatico” tra consiglieri regionali. Alla difesa dei sindaci fatta da Sergio Pippo Rossetti (Partito Democratico), il portavoce del MoVimento 5 Stelle, Fabio Tosi, ha abbandonato i lavori denunciando il prevalere degli interessi politici (i sindaci della Valle Scrivia sono quasi tutti espressione o comunque vicini al Partito Democratico, ndr) rispetto agli interessi della cittadinanza. Fabio Mazzari

Mattia Nesto

i può essere talmente innamorati di una linea ferroviaria da creare un’associazione che la promuova e la valorizzi? Assolutamente sì, come ci dimostrano gli “Amici della Ferrovia Genova-Casella”, associazione nata nell’ormai lontano 1988 sulle ceneri di una precedente (l’Associazione Genovese Amici delle Ferrovie e Tramvie), grazie all’intuizione di Emilio Cogorno, appassionato di treni a tutto tondo: dalle locomotrici… al modellismo. Cogorno ha successivamente rassegnato le dimissioni da presidente della “Amici della FGC” per ragioni anagrafiche. La presidenza oggi è passata a Roberto Rava ma il fondatore, diventato presidente onorario malgrado abbia superato la soglia degli ottanta, è ancora attivo scrivendo libri e saggi sulla storia delle ferrovie, che sono oggetto di grande attenzione da parte delle scuole. L’attuale presidente Roberto Rava ci illustra le diverse attività dell’associazione, in particolare dopo la stipula, avvenuta quest’anno a marzo, di una convenzione tra la “Amici della FGC” e l’A.M.T., l’azienda di trasporto pubblico genovese che ha in gestione la ferrovia Genova-Casella. L’associazione presieduta da Rava svolge mansioni di pulizia rotabili, riordino delle stazioni, sfalcio dell’erba lungo i binari e, soprattutto, collabora con il Museo Ferroviario di La Spezia, dove i soci (tutti volontari) sono impegnati nel restauro dei mezzi storici. Le attività della Amici della F.G.C. però non si fermano a questo: grazie ad un accordo con l’Università di Genova diversi soci, i più preparati, offrono il servizio di consulenza agli studenti che preparano tesi di laurea incentrate sulla ferrovia Genova-Casella. Il perché di un tale amore per quello che tutti i genovesi chiamano “il trenino” non riesce a spiegarlo nemmeno il presidente Roberto Rava: “è

qualcosa di innato, siamo tutti legati per ragioni affettive a questa linea, che ci accompagna fin dall’infanzia - ci dice - Ma il “trenino” non è solo un mezzo di trasporto, come precisa il presidente della “Amici della F.G.C.”, è anche un mezzo per far conoscere e valorizzare le tre vallate, Bisagno, Polcevera e Scrivia, attraversate dalla linea. Proprio per questo l’associazione “Amici della F.G.C.” collabora attivamente sia con il Comune di Genova che con le altre tre amministrazioni comunali sul cui territorio passa il “trenino di Casella”; ovvero Sant’Olcese, Serra Riccò e Casella.” Oltre all’attività di presidente dell’associazione, attualmente Rava ha dato alle stampe un libro, edito da L’Impronta di Sant’Olcese, dal titolo “A spasso sul binario” che racconta uno spaccato di vita dei paesi dell’entroterra genovese negli anni immediatamente precedenti alla costruzione della ferrovia Genova-Casella e quelli appena successivi. Fabio Mazzari

Shopping a Torriglia

S

i terrà il 31 luglio, durante tutta la giornata, con orario continuato dalle ore 8:00 alle ore 20:00 lo “Shopping Day Torriglia”, l’evento fieristico dell’estate 2016 del “capoluogo” della Val Trebbia Genovese. L’evento, organizzato con il patrocinio del Comune di Torriglia, vedrà partecipare oltre cento espositori che proporranno ai visitatori prodotti di qualità, gastronomia locale, promozione turistica delle vallate, artigianato locale e anche musica con il karaoke di DJ Antonio Live. “Shopping Day Torriglia si inserisce all’interno di un ricco calendario di appuntamenti ed eventi che si tengono nei mesi di luglio e agosto in paese” spiega Silvia Rocca, assessore al commercio del Comune di Torriglia. Tra i diversi appuntamenti da segnalare la quarta edizione del Festival “Torriglia in Arte” il 4 agosto. Fabio Mazzari


l’inchiostro fresco

VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE

Luglio 2016

27

Come una piccola frazione montana è stata fatta rivivere da un gruppo di appassionati

Gli “Amici di Pentema” si presentano

R

iuscire a far rivivere un piccolo borgo quasi spopolato e farlo conoscere a livello nazionale? Un’impresa all’apparenza impossibile ma che agli “Amici di Pentema” è riuscita con ottimi esiti. Nell’ormai lontano 1974 un gruppo di genovesi, appassionati per diversi motivi della Val Pentemina, che ogni estate si recavano in villeggiatura in Val Trebbia, si presero a cuore questa vallata isolata e il suo piccolo borgo, che stava rischiando, come avvenuto per molti altri centri della valle, il completo spopolamento. Questo gruppo di persone decise che era il caso di iniziare a fare qualcosa e, in breve tempo costituì il G.R.S. (Gruppo Ricreativo Sportivo) ‘Amici di Pentema’ che, pochi anni dopo si costituì in Associazione legalmente riconosciuta e successivamente in Onlus. Nel corso degli anni gli “Amici di Pentema” hanno rilanciato il nome e l’immagine dell’affascinante frazione del comune di Torriglia attraverso una serie di eventi e manifestazioni sia estive che invernali ma, il nome di Pentema è indissolubilmente legato al suo splendido presepe, conosciuto ormai in tutta Italia. “Nel 1995, su indicazione del locale parroco, Don Pietro Cazzulo, decidemmo di allestire la prima edizione del presepe con le statue a grandezza naturale che illustrano la vita contadina della seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento - spiega a “l’inchiostro fresco” Rosa Vita, vicepresidente degli Amici di Pentema - nel frattempo avevamo acquistato e interamente ristrutturato una casa diventata poi la nostra sede sociale. Dopo i primissimi anni di aiuto da parte di Don Pietro Cazzulo siamo riusciti a camminare con le nostre gambe e il presepe è oggi uno dei più famosi in Italia - prosegue la vicepresidente Vita, che ci parla anche di un importante realizzazione

del 2009 - in quell’anno abbiamo comprato, con il contributo della Provincia di Genova, una casa disabitata (presumibilmente del 1400), l’abbiamo completamente ristrutturata lasciandola però com’era originariamente ed abbiamo creato il Museo della vita contadina ‘Cà da Sitta’ che è visitabile tutto l’anno su prenotazione”. Numerose sono però anche le iniziative che l’associazione organizza durante l’intero corso dell’anno: “Il 6 agosto dalle 14 ci sarà PenteManufatti, un pomeriggio interamente dedicato agli antichi mestieri. Nel borgo illustreremo come si producono le famose statuine del presepe di Pentema, le bambole di pezza e con le foglie di granturco, i cesti realizzati in legno

di castagno, i formaggi, il pane preparato con lievito madre cotto nel forno a legna e lo sciroppo di rose - ci dice Rosa Vita - mentre il 13 agosto sarà la volta della musica, con una serata swing nelle vie del borgo”. Già in programma anche gli eventi autunnali: a settembre ci sarà la seconda edizione del corso per realizzare i muretti a secco: “Per il corso programmato in giugno ci sono state tantissime richieste, avevamo fissato un limite di otto iscritti e ne abbiamo avuti quattordici - ci fa presente la vicepresidente mentre ad ottobre si terrà la tradizionale Castagnata d’autunno, con tutti i prodotti derivati dalle castagne e gli stessi frutti che verranno preparati secondo antiche ricette, anche di altre

Le idee degli studenti della facoltà di architettura per il

S

Manesseno. I progetti, visibili su pannelli esposti nei sotterranei della villa, “pensano” il nuovo edificio scolastico. “Vogliamo partire dalla scuola media, perché è attualmente quella più in difficoltà - dice Taddeo - fino ad arrivare in diversi luoghi della frazione di Manesseno, che vanno dalla zona di Comago nei pressi del palazzetto dello sport e del parcheggio di un supermercato fino alla zona industriale, dove si trovano diversi capannoni, limitrofa al nuovo ponte sul torrente Sardorella”. Oltre ai pannelli gli studenti hanno realizzato dei bellissimi modelli su plastico che rappresentano come sarà la zona una volta realizzata l’opera. Uno studio molto importante, sul quale puntano Gabriele Taddeo e l’intera amministrazione comunale, è la possibilità di utilizzo del fiume: “ovviamente non è possibile costruire, per logici motivi, sull’alveo, ma il fiume si può utilizzare in diversi modi, magari con passerelle e non solo”. Come detto prima però non solo progetti che riguardano l’edilizia scolastica ma anche il verde e le aree pubbliche, con diversi studi che ipotizzano anche parcheggi sotterranei e la costruzione di un parco urbano e una nuova piazza per la frazione di Manesseno. “Molti progetti sono difficili da realizzare - ci dice l’assessore Taddeo - ma diversi spunti sono fattibili e questi porterebbero ad una forte rivalorizzazione del paese”. (f.m.)

Fabio Mazzari

Noir al pesto “Il mulino dei Botta Adorno”, così si intitola il nuovo romanzo giallo di Pier Guido Quartero, genovese scrittore. Questo libro si dipana tra il Basso Piemonte, il Sulcis in Sardegna, Napoli, la Calabria e la Sicilia. (f.s.)

Gli appuntamenti estivi del Bar Garitta

Progetto ManesScuola i chiama “ManesScuola: scuola di frontiera, architettura degli spazi per l’istruzione”, unendo così il nome della frazione di Manesseno, la più abitata del comune di Sant’Olcese, con la scuola, l’interessante progetto lanciato dall’amministrazione comunale del paese dell’alta Valpolcevera assieme agli studenti dell’ultimo anno della facoltà di architettura dell’Università di Genova. I progetti degli studenti di architettura, cinque idee realizzate da nove gruppi differenti, sono visitabili per il pubblico nel complesso Tudor di Villa Serra. “Abbiamo lanciato questo progetto, che ha coinvolto ben quaranta studenti di architettura, di cui ben dieci stranieri provenienti dall’Erasmus, per ideare una nuova scuola e, contemporaneamente, dare una forte impronta di riqualificazione a Manesseno - spiega Gabriele Taddeo, assessore ai servizi scolastici e all’edilizia del comune di Sant’Olcese - come moltissimi altri comuni soffriamo di problemi relativi all’edilizia scolastica, la nostra scuola media è in un edificio dei primi anni ’70, mentre le scuole elementari si trovano in un palazzo degli anni ’30 nato come edificio municipale” ci dice Taddeo. Il progetto invece si propone da un lato di ideare un nuovo edificio scolastico, eco-compatibile e adeguato al giorno d’oggi e, dall’altro di progettare piazze e spazi verdi per la riqualificazione di

regioni italiane. Non mancheranno poi le mostre fotografiche, i mercatini e il ballo in piazza”. L’associazione Amici di Pentema ha anche un sito ufficiale sempre aggiornato, www.pentema.it, e per qualunque informazione si possono contattare il presidente Angelo Carpignano al numero 346-1218716 e la vicepresidente Rosa Vita al numero 329-1068527.

È

tutto pronto a Torriglia per la prima “Notte Bianca” dell’estate 2016. Nelle strade e nei pittoreschi vicoli del centro storico del comune capoluogo della Val Trebbia genovese, sabato 23 luglio, dalle ore 19:00 in poi, spazio a musica e divertimento per residenti e, soprattutto, i numerosi turisti e villeggianti estivi. Per l’occasione i negozi del paese rimarranno aperti per tutta la serata e verranno accompagnati dalla musica della band “Lucilla e la Vie on Road” un gruppo di quattro giovani musicisti genovesi che propone una varietà di generi musicali e scelte stilistiche e che si esibisce spesso

nelle strade del centro storico di Genova. Per l’occasione il Garitta Bar proporrà musica rock e, ovviamente, ottimi panini e aperitivi per tutti i clienti nella serata della Notte Bianca. Fabio Mazzari Per info: cell. 333.96.42.392

Garitta Bar - Via Matteotti, 49 - Torriglia


28

l’inchiostro fresco

VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE

Luglio 2016

A Noceto, frazione di Isola del Cantone, un edificio dal grande valore artistico che racchiude una storia tutta da conoscere

Quella villa della belle epoque da mille e una notte MATTIA NESTO

@ @Mattia Nesto

“dai dubbi costumi”: “Ahinoi il demone del bigottismo, come lo chiamo io, è sempre dietro l’angolo – afferma Mafalda – Quando i paesani seppero che Paolina aveva addirittura una vasca da bagno nella camera da letto rimasero tutto inorriditi: era una poco di buono”. I due coniugi che oggi gestiscono la casa ribadiscono come queste maldicenze “siano totalmente prive di fondamento e non si abbia, almeno fino ad ora, prova di strani atteggiamenti da parte di Paolina” anzi, gli anziani che l’hanno conosciuta la ricordano gentile con i ragazzi e di aiuto nei compiti di scuola. Sia come sia, la “padrona di casa”

“M

olti non lo sanno ma c’è stato un tempo in cui qui a Noceto, frazione di Isola del Cantone, si respirava l’aria del gran mondo della belle epoque: erano quelli gli anni della soprano Paolina Fracchia. Questa era la sua dimora”. Con tali parole ci accolgono presso un’affascinante villa non distante dal casello autostradale, Mafalda Ciriale e Giovanni Gennari, i due che, ormai sette anni fa, hanno “preso una vecchia casa e l’hanno resa nuovamente una meraviglia”. La storia di questa casa, oggi riconvertita ad accogliente ed elegante bed&breakfast, è davvero curiosa: “Qui ci abitava Paolina Fracchia, una donna molto bella e dotata di una gran voce da soprano che, di ritorno dalle Americhe, decise di porre qui il suo buenretiro – ci dice Mafalda Ciriale – Allora, forse grazie ad un facoltoso francese, riuscì a costruire un vero e proprio palazzo, con stanze decorate, mobili di grande prestigio e un bellissimo giardino”. Paolina iniziò ben presto ad ospitare amiche ed amici presso la sua magione, dando celeberrime feste che attraevano e calamitavano tutta la “Genova bene” del periodo: “Si figuri l’effetto che faceva sugli abitanti di Isola quando arrivavano gli ospiti in carrozza – ci spiega Giovanni Gennari – faceva scendere davanti a casa amici, cantanti, sciantose e attrici con vestiti meravigliosi e pettinature alla moda!”. Ben presto però in paese si sparse la voce che quella casa non fosse “una rispettabile dimora di una signora per bene” bensì una casa

Ricordi... Q

dimostrò grande gusto e capacità nell’arredare la magione che, dopo un lungo periodo di decadenza (dovuta alla crisi finanziaria che colpì la stessa cantante), Mafalda e Giovanni hanno riportato agli antichi splendori: “Non è stato facile, visto che la casa era poco più che un rudere – illustra Giovanni – Però con pazienza ed abnegazione, recuperando l’esistente ed inserendo suppellettili e mobili in tema, siamo riusciti a realizzare questo b&b, almeno per noi, dal grande valore artistico”. Insieme al cane Chiara e alla gattina Lola, la coppia di genovesi ha riportato “un tocco di belle epoque ad Isola del Cantone”.

L

a signora Luigia Badino di Busalla, conosciuta da tutti come Domenica, aveva un sogno: poter vedere un giorno pubblicata la sua storia. Purtroppo, circa tre mesi fa, Domenica ci ha lasciato ma due suoi cari amici, Leila Merendelli e Domenico Bozzini, ci hanno fatto avere il suo racconto che noi, ben lieti, andiamo a proporvi.

uando nel lontano 1932 mio padre fu trasferito al Brennero da Genova per lavoro, anch’io e la mia mamma lo seguimmo. Il paesino dove avremmo dovuto abitare si chiamava Fleres e si trovava ai confini con l’Austria. La nostra era una bellissima casa e a quei tempi era da considerarsi una vera “reggia” con tutti i comfort. Purtroppo i nostri vicini erano tutti austriaci e ci guardavano un po’ male, ma piano piano arrivarono altre famiglie italiane con altri bambini, così anch’io mi feci tanti amici. Io allora avevo sei anni e dovetti iniziare ad andare a scuola. Era molto lontana dalla mia nuova casa e per raggiungerla dovevo attraversare lunghi boschi pieni di animali: volpi, lepri ed ermellini che in inverno avevano la pelliccia bianca ma che cambiava man mano ci si avvicinava all’estate. Non ero sola, dato che con me c’era sempre il mio amico e compagno di giochi Gino, e tante volte mentre passavamo sotto gli enormi pini, gli scoiattoli che saltano da un ramo all’altro facevano cadere le pigne che ci picchiavano in testa facendoci scoppiare di

risate. Sembrava di essere nella favola di Cappuccetto Rosso ma, per fortuna, non abbiamo mai visto il lupo. A scuola io e il mio amico arrivavamo quasi sempre in ritardo, perché ci fermavamo ad ammirare quello spettacolo di natura che era a dir poco meraviglioso… D’inverno tutto era coperto di neve e il silenzio che regnava in quei boschi era impressionante. Poi, piano piano tutto si risvegliava come da un lungo sonno e cominciavano ad uscire tutti gli animali che durante l’inverno erano scomparsi. C’erano tante cose da scoprire, ma io e Gino dovevamo fare presto, altrimenti il portone della scuola si chiudeva. La nostra era una scuola mista e noi italiani avevamo l’incarico di aiutare i compagni austriaci ad imparare la lingua. Mia mamma mi dava la merenda ma io la regalavo alla mia compagna di banco che, poverina, aveva sempre un pane nero e duro. A Natale mio papà andava nel bosco e tagliava un albero (allora si poteva) grande grande, ma così grande che dovevamo piegarne la punta. Lo addobbavamo solo con mandarini, fichi e cioccolatini che a Natale

si dimezzavano; qualche candelina finiva di adornarlo. Faceva un profumo meraviglioso: ancora oggi mi par di sentirlo. Le sere d’inverno erano molto lunghe ma io mi sedevo vicino alla grossa stufa e stavo a sentire le favole che mio papà raccontava, mentre mia madre faceva la maglia. Nelle feste, dato il periodo, avevamo l’obbligo di indossare la divisa fascista: le femmine quella di “piccole italiane”, mentre i maschi quella di “balilla”. Proprio in una di queste feste mi è capitata una cosa che ancora oggi mi è rimasta nel cuore. La maestra ci portò in piazza perché avrebbe sostato per poco il Principe Umberto di Savoia. Mentre eravamo tutti in fila per cantargli una canzoncina, lui scese dall’auto e venne vicino a noi. Io ero la seconda della fila e lui si chinò e mi fece una carezza. Non vi dico l’emozione! Per poco non caddi a terra svenuta. Tutte le mie amiche mi vennero intorno dicendomi che ero fortunata: ero stata accarezzata da un principe. Ancora oggi, a 88 anni, vi giuro che ne parlo con orgoglio e…. un po’ di nostalgia.


Federica Ghisolfi ci racconta la conferenza stampa di presentazione del nuovo mister dell’Alessandria Calcio

I grigi voltano pagina: inizia l’era Braglia

I

l 27 giugno alle ore 11.30 presso la Sala Stampa dello Stadio Moccagatta è stato presentato mister Braglia. A fare gli onori di casa il Presidente Luca di Masi e il Direttore Sportivo Giuseppe Magalini. Il primo a prendere parola è stato Di Masi il quale ribadisce: “Il mister è stato vagliato dal Ds Magalini oltre che per la sua esperienza calcistica, anche perché viene considerato un allenatore vincente. Siamo convinti di aver fatto la scelta giusta, fin dal primo incontro ho avuto sensazioni positive. Insieme possiamo fare bene”. Il secondo ad intervenire è stato il Ds Magalini, che a sua volta dice: “La scelta del mister non è stata fatta basandosi solamente sulle caratteristiche tecniche, ma anche dal punto di vista umano e inoltre in base ai giocatori della passata stagione che rimarranno e di quelli che arriveranno. Come figura perfetta è stato scelto proprio Braglia, che fin dal primo incontro si è mostrato preparato e durante i colloqui telefonici non c’è stato bisogno di dilungarsi più di tanto sull’argomento Alessandria perché ne era profondamente a conoscenza soprattutto per quello che aveva fatto vedere in Tim Cup. Dopo una chiacchierata lunga e proficua c’è stata subito intesa e di conseguenza la valutazione è venuta da sola”. Mister Braglia ha poi risposto ad alcune domande che gli sono state poste dai giornalisti presenti in Sala Stampa. Mister, Lei ha già in mente quale gruppo di giocatori potrebbero fare parte del suo progetto? Sono venuto in una società che sta facendo bene indipendentemente se si vince o no, una società dove esiste un progetto. Per questo c’è il direttore, che in questi anni ha fatto bene, e io mi fido di lui. Quando abbiamo parlato ci siamo trovati in sintonia e non è necessario ricominciare da capo perché c’è un gruppo di giocatori molto valido per la categoria e cercherò di sfruttare quello che trovo dato che sono giocatori che possono fare la differenza. Normalmente un mister “tosto” come è stato definito Lei ha una propria lista della spesa? Se mi trovo d’accordo con i giocatori che mi vengono proposti, perché devo stilare una lista della spesa se sono peggio di quelli che mi vengono presentati?

Da anni è intrigato dalla piazza alessandrina, trova qualche analogia con quel bel progetto che durò quattro anni a Castellammare di Stabia? Qui c’è una società con le idee molto chiare e sa quel che vuole fare nel calcio. Invece a Castellammare di Stabia si era partiti per salvarsi poi si è vinto il campionato e si sono fatti tre anni in Serie B. Ho visto la sua conferenza stampa di Lecce dell’anno scorso, dove ha subito pressioni dalla società. Dove vado di solito cerco di sfruttare la rosa a disposizione perché non posso buttare a monte il lavoro fatto in precedenza. L’Alessandria a mio avviso dispone di un ottimo organico, che gioca in una certa maniera. La prima cosa che ho detto al DS, tornando alla lista della spesa, Il Presidente ha individuato due caratteristiche per la figura dell’allenatore: esperto e vincente. Cosa serve per vincere in questa categoria? Questa è una categoria strana, a volte non serve avere grandi nomi, non serve portare tanta gente d’esperienza. Ci vuole un insieme di cose: essere bravi a scegliere le persone, ci vogliono giocatori con motivazioni (le solite cose che dicono tutti gli allenatori ammette). Questa è una categoria particolare perché non sempre vincono le squadre più forti, alle volte vincono squadre che danno per retrocesse: l’esempio è il Cosenza dell’anno scorso su cui nessuno avrebbe scommesso un euro invece è arrivato a un passo dai playoff.Per questo servono giocatori utili al progetto.

è che qui i giocatori per giocare in una certa maniera ci sono, in più possiamo migliorare partendo da un’ottima base. 21 anni fa il Montevarchi “massacrava” l’Alessandria. A distanza di 21 anni in che cosa è cambiato Piero Braglia? Magari fossi cambiato, sono rimasto sempre uguale, ho sempre entusiasmo, la solita voglia di vincere e qui i mezzi per vincere ci sono. Che differenza c’è tra il girone cha ha affrontato l’anno scorso e questo? Io ho sempre lavorato al Sud, ho sempre avuto compiti non facili e in ambienti ostili. So che anche qui c’è un bell’ambientino, ma sicuramente mancanze non ne sentirò. So che questa è una squadra che vuole vincere, una piazza dove c’è tanta

attesa, spero di fare un buon lavoro e di non deludere nessuno. È consapevole di non essere in una società normale? Qui la maglia grigia è presente se vinci sei un idolo, se perdi sei subito sulla graticola. Lei è stato compagno di squadra di Ranieri, che ha vinto con il Leicester, quindi tra le imprese non impossibili ci potrebbere essere quella di riportare l’Alessandria in Serie B? Portare l’Alessandria in Serie B non mi sembra un’impresa impossibile, non conosco bene il Presidente e il DS per cui ho bisogno di conoscerli. Non è facile al giorno d’oggi trovare una società come l’Alessandria che investe: meglio di così non potevo trovare. Credo che tutti insieme possiamo fare un grande lavoro. Federica Ghisolfi

Boys calcio 2004 – Ovada al Torneo Topolino in Valle d’Aosta

Giovani calciatori ovadesi I

l Boys Calcio (esordienti 2004) ha festeggiato la chiusura della stagione sportiva 2015-2016 partecipando al “V Trofeo Topolino” che si è svolto in Valle d’Aosta dal 17 al 19 giugno 2016. I ragazzi, accompagnati dalle famiglie, hanno trascorso tre giorni di puro divertimento alternando momenti di relax al villaggio Topolino di Gressan con partite che li hanno visti confrontarsi con compagini molto agguerrite come Aosta 5.11, Baia Alassio, Virtus Binasco, CGC Aosta, Bogliasco e Aygreville. La squadra di mister Bruzzone è uscita a testa alta con 4 vittorie e due sconfitte, di cui una di misura con i ragazzi savonesi del Baia Alassio dopo aver dominato la partita per lunghi tratti, aggiudicandosi il torneo finale, riservato alle terze classificate di ogni girone di qualificazione, proprio con la squadra di casa dell’Aygreville con il classico punteggio di 2 a 0. Formazione Boys Calcio esordienti 2004: Nedo Boccaccio, Lorenzo Massone, Daniel Ozzano, Stefano Sciutto, Edoardo Barbato, Nicolò Mazzarello, Matteo Visentin, Jacopo Cannonero, Andrea Costapisani, Diego Colombo, Samuele Tagliotti, Filippo Cadario, Edoardo Alloisio e Tommaso Campodonico. All. Emanuele Bruzzone. Accompagnatori Giorgio Mazzarello e Fausto Cannonero. (f.c.)


30

l’inchiostro fresco

SPORT

Luglio 2016

Una struttura all’avanguardia per l’edificio parrocchiale del paese

Ciclisti di oggi, ciclisti di ieri

Il nuovo campo da calcio di Masone A Castellania D L opo alcuni tentativi negli anni passati, i componenti del Circolo Oratorio di Masone sono riusciti a realizzare un sogno: il campetto sintetico dell’Opera Mons. Macciò intitolato ad Angelo Pastorino. L’investimento finanziario è stato davvero considerevole: come Parrocchia di Masone è stato sottoscritto un mutuo con banca Prossima San Paolo di 75.000 €, sperando di poterlo pagare con gli introiti delle partite serali, i tornei e la concessione dell’uso del campo ad alcune società sportive valligiane. Sono state realizzate inoltre alcune migliorie all’esterno ai muri perimetrali, ristrutturati i quattro spogliatoi con nuovi impianti elettrici e di riscaldamento, sono stati installati i nuovi fari a led. L’inaugurazione ufficiale è avvenuta il 21 giugno scorso con la gradita presenza del Vescovo di Acqui Terme Mons Micchiardi, il Parroco di Masone, le autorità locali e con molta partecipazione di giovani e adulti del paese. Per l’occasione sono scese in campo le vecchie glorie della Rossiglionese, Campese e Masone dimostrando che la classe non è acqua e riportando alla mente i ricordi del passato quando le squadre della Valle hanno scritto pagine importanti di storia nel panorama calcistico. Il campetto sarà a disposizione degli utenti secondo orari da stabilire e con la presenza di un adulto garante. Inoltre è in corso un concorso a premi propagandato non solo nelle valli, ma anche nell’ovadese con variegati premi. L’estrazione dei premi avrà luogo il 16 agosto presso gli Studi Televisivi di Tele Masone e tra i premi figurano una vettura utilitaria, uno Scooter cc 125, un viaggio di una settimana per due persone, una tv led, un portatile. Il risultato finale se completato sarà un aiuto per tutte le spese impreviste in corso d’opera. Un doveroso e sentito grazie a tutti i volontari e gli enti che hanno generosamente aiutato. Enzo Prato

Territorio: dal “Trofeo Sanson” al “Trofeo Vallestura”

“Corri in Valle Stura” “O gni mattina in Africa, come sorge il sole, non importa che tu sia leone o gazzella, l’importante è che cominci a correre”: una famosa metafora della vita che allo stesso tempo è lo spirito degli organizzatori e dei partecipanti al Trofeo Vallestura, un insieme di tre gare podistiche che unisce i tre comuni della Valle Stura sotto la bandiera dello sport e della pratica della corsa; una manifestazione molto sentita, che coinvolge un numero sempre maggiori di atleti e appassionati. “Una passione, quella per la corsa, che è ben radicata in Valle Stura, e soprattutto a Masone”, ci spiega Stefano Bessini, corridore di lunga data di Masone, reduce del “Memorial Giabbani” al quale, nella giornata di domenica 19 giugno, complice una bella giornata di sole, hanno partecipato più di 200 corridori; una passione e una lunga storia quindi che legano il comune sulle sponde dello Stura alla corsa: “Tutto è nato quando, tanti anni fa, un gruppo di corridori, capitanati da Gabriele Giabbani, decisero di costituire il Trofeo Sanson, dal nome della famosa azienda che produceva borse e valigie, del-

la quale Giabbani era dipendente e azionista. Grazie alla passione e al lavoro di Giabbani, la corsa attirava centinaia di partecipanti da tutto il nord Italia, con pullman provenienti anche dalla Lombardia, e, grazie ai numerosi premi, la maggior parte dei partecipanti tornava a casa con una valigia o una borsa della Sanson”. Giabbani morì nel 2001, ma la passione per la corsa, che riuscì a trasmettere, restò, ed era ormai radicata a Masone e in tutta la Valle Stura: il trofeo Sanson era infatti diventato una grande festa, alla quale partecipavano sia atleti che dilettanti e persino famiglie con bambini; si costituì così il Memorial Giabbani in suo ricordo, fino ad arrivare ai giorni nostri, con la costituzione del “Trofeo Vallestu-

ra”, del quale il Memorial Giabbani, coi suoi dieci chilometri e mezzo di percorso, fa parte. Un circuito di tre gare tra Giugno e Agosto che vede protagonisti anche il Comune di Rossiglione con la “Straberlino” (6 chilometri lungo la valle del Berlino), tenutasi lo scorso 15 luglio, e il Comune di Campo Ligure, con il “Trail della Filigrana” (19 chilometri e mezzo, la più impegnativa) che si terrà il 21 agosto; ogni gara prevede premi ed un punteggio in base alla classifica, e alla conclusione delle tre gare si decreteranno i vincitori dell’intero circuito sommando tutti i punti acquisiti: una vera e propria “maratona” della Valle Stura. Matteo Serlenga

a troupe del film “Il mistero della pedona”, dopo la lunga fase invernale tra le valli e sulle cime dell’appennino Ligure, è scesa in pianura, o meglio in collina, e più precisamente tra i dolci colli tortonesi in quel di Castellania (località a tutti nota per aver dato i natali al “Campionissimo” Fausto Coppi). Qui si è infatti allestito un “set” molto particolare: una corsa ciclistica anni ‘50 che servirà da sfondo alla vicenda umana della “Pedona”, sempre più misteriosa ed affascinante. Oltre agli attori e alle comparse, protagonisti anche un folto gruppo di corridori “storici”, ovvero facenti parte dei concorrenti della “Mitica”, la corsa storica che ripercorrendo le strade che videro le prime vittorie de Campionissimo fa rivivere momenti del passato indimenticabile del ciclismo degli anni del dopoguerra. Coadiuvati e diretti dal produttore Ermanno Africano e dal regista Carlo Martinotti, attori ed attrici hanno così voluto dare ancora di più una pennellata d’epoca a quelle colline già rese famose del grande “Airone”. Sotto un sole cocente, scena dopo scena, si sono di-

panate le vicende che prevedeva il copione: il transito del gruppo, gli scatti dei corridori, l’arrivo in volata, la premiazione e pure le miss, rigorosamente anni Cinquanta. E poi le auto “mitiche” che, nonostante qualche acciacco, transitavano sornione al seguito dei corridori. Tutto questo farà da sfondo alla vicenda della “Pedona”, donna che sarà travolta dal tempo, o come tante che hanno subito la guerra con figli e mariti che cadevano ad ogni girata di calendario, ne uscirà sì provata del corpo ma non nello spirito, sempre ferma sulle sue gambe che tanta strada hanno macinato su dalle nostre montagne? Mistero, almeno per il momento. Sicuro è come noi seguiremo in punta di piedi questa storia fino all’epilogo/arrivo! Enrico Repetto

Leoni Campioni! Grande soddisfazione per la formazione Under 12 della “Leoni Pallamano 2013” che porta a Tortona il titolo di Campione d’Italia.


l’inchiostro fresco Luglio 2016

CANTINA SOCIALE DI MANTOVANA

I nostri vini e gli abbinamenti gastronomici “Un vino racchiude in sé molto piú di quanto certe definizioni lasciano intendere: un vino, infatti, al di sopra e al di lá del colore, della limpidezza, del profumo e del sapore che lo definiscono, esprime l’anima e la personalitá, la storia e le tradizioni, delle persone e dei luoghi che lo hanno prodotto” Mario Soldati (scrittore piemontese) Nulla può meglio descrivere il carattere dei vini della provincia di Alessandria delle parole dello scrittore piemontese Mario Soldati: Dolcetto, Cortese, Barbera, Freisa, Moscato, infatti, sono il linguaggio del Monferrato, terra ricca non solo di vini D.O.C e D.O.C.G. di alta qualità, ma anche di preziosi prodotti gastronomici che, insieme, danno vita ad una cucina eterogenea che conserva ancora oggi una genuinità ed una tradizione capaci di far riscoprire sapori antichi e spesso perduti. Per assaporare appieno un vino è importante, dunque, conoscere le sue origini, le sue peculiarità e degustarlo in abbinamento a quei piatti che da sempre lo accompagnano esaltandone ogni sfumatura di aroma e profumo. Numerosi sono i prodotti di punta della nostra Cantina, da gustare all’ombra dei castelli che popolano questa terra. Vini rossi, bianchi, rosati, spumanti e grappe ottenuti da uve dolci e profumate. In ogni occasione, accompagnate i vostri piatti con con il vino che meglio ne esalta le sue caratteristiche, e fate della vostra tavola un tripudio di colori e sapori. Iniziamo questo primo appuntamentos piegandovi in dettaglio le caratteristiche e gli abbinamenti gastronomici del Dolcetto. Dolcetto La prima citazione, in zona piemontese, della coltivazione di questo tipicissimo vitigno risale al 1593: da allora, esso prospera su un’ampia parte del territorio della provincia alessandrina dando i risultati migliori nelle aree dell’acquese e dell’ovadese. Nel vino dato da questo vitigno, nulla ricorda il sapore gradevolmente ed intensamente dolce delle uve con le quali è prodotto se non il nome: Dolcetto. Di colore rosso rubino, con riflessi violacei,

a volte molto intensi e con un profumo fragrante e fruttato, il Dolcetto è, infatti, un vino secco per eccellenza: sono proprio il sapore ammandorlato ed un gradevole retrogusto amarognolo a renderlo adatto a tutti i tipi di pasti e per tutto il pasto, anche se il sodalizio enogastronomico perfetto si realizza con le carni bianche e primi piatti gustosi come il risotto ai funghi o ai tartufi. Modalità d’uso: mescere a 18°; vino da tutto pasto, in particolare adatto ai primi e a piatti non eccessivamente piccanti.

MUNE D I CO

PRO LOCO

PREDOSA

PREDOSA 16 - 17 - 18 - 19 Luglio FESTA DEL PAESE

16 SABATO

ore 19.30: apertura stand gastronomico ore 21.30: Musica ROCK D’AUTORE Anni 70/80 con il Gruppo “Quelli del Fienile”

ore 21.00: Musica e divertimento

17

con il gruppo Granadille band e durante la serata Spettacolo di Danza Orientale

con il gruppo LEYLA NOURA DOMENICA

18 LUNEDÌ

ore 20.00: Torneo di Calcio dei “Trej Pais” ore 20.30: 7° Corsa Podistica “Corri lungo L’Orba”. A seguire PASTA PARTY ore 21.00: Serata con DJ

GIORNO DELLA FIERA ore 09.00: Apertura mercatino con bancarelle ore 21.00: BALLO LISCIO CON ORCHESTRA SPETTACOLO

19

VALENTINA VALENTI MARTEDÌ

Mercatino e bancarelle in notturna.

TUTTE LE SERE SI CENA SUL CASTELLO CON AGNOLOTTI, SALAMELLA E DOLCI DEL TERRITORIO. VINI DELLA CANTINA SOCIALE DI MANTOVANA Potrete degustare i nostri vini durante la “Festa del Paese” che si svolgerà il 16-17-18-19 Luglio presso il centro del paese di Predosa

Vini DOP e DOC Vini bianchi, Rossi, Rosati, Rossi invecchiati, Spumanti Brut, Vini Dolci, Liquori, Bottiglie da vitigni selezionati, grappe e molto altro.... Via Martiri della Resistenza, 48 Fraz. Mantovana - Predosa (AL) Tel. e fax 0131 710131 www.mantovana.it info@mantovana.com

Vendita di vino sfuso nei pratici Bag in box OFFERTE SPECIALI PER FESTE E SAGRE

31


32

l’inchiostro fresco Luglio 2016


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.