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ANNO XXXI / N. 9 - NOVEMBRE 2016
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La Badia di Tiglieto torna al suo antico splendore MELE pag. 7
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Basta campanilismo di Enzo Prato
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VALLE STURA Speciale Referendum di Giovanni Olivieri
Terminati i restauri in Val d’Orba allo storico edificio di culto
Pag. 7
pag. 2
La questione sanità: un documento condiviso
Discussione a Palazzo Delfino
pag. 5
Il Presepe di Pentema
Fresonara Il mistero della Torre di Domenico Bisio
Pag. 12
Torriglia: in vista del Natale, ritorna il borbo incantato
pag. 31
TAV: mille camion al giorno
Campioni di ieri per le nuove leve
Le scuole dell'Oltregiogo di alunne e alunni
Pagg. 19-21 Nuova Libarna
Raffaele Montecucco: ritratto di uno sportivo di Mattia Nesto
Pag. 27 Valle Scrivia Parla la Croce Verde di Busalla di Fabio Mazzari
Tra Arquata e Vignole si prospetta un traffico record
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Pag. 32 L'Associazione Veterani Novesi si presenta
pag. 36
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l’inchiostro fresco
La “Prima”
Novembre 2016
Lo spirito dei luoghi
Terminati i restauri in Val d’Orba allo storico edificio di culto della prima comunità cistercense d’Italia
La Badia di Tiglieto torna al suo antico splendore
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lzi la mano chi sapeva che l’Abbazia di Santa Maria di Tiglieto è stata la prima fondazione cistercense in Italia. Pochi, immaginiamo e non crediamo per una questione di ignoranza generalizzata: abitiamo a pochi chilometri da un tale gioiello ma non lo conosciamo, un locus amoenus geloso del proprio statuto e che desidera rimanere tale, essendo da sempre stato luogo di ritiro e preghiera. Allo stesso modo sulle alture dell’Oltregiogo trovano le loro origini gli antenati dell’attuale Papa (Val Borbera), i genitori di Colombo (Gorreto), mentre poco più giù nella pianura, a Novi, si tenevano fiere di cambio, attorno a cui ruotava il mondo della finanza dell’epoca. Per non dire delle città romane, dei castelli, dei personaggi illustri… La grande storia è passata dall’Oltregiogo ma lo ha fatto in punta di piedi. Senza far rumore, come sono abituati i suoi abitanti. D’altronde è risaputo che la struttura di un territorio influenza il carattere di chi ci vive e gli stretti piani chiusi tra montagne o piccole alture non possono non aver lasciato un’impronta nel nostro modo di essere, sinceri ma riservati. Da altre parti, attorno a una struttura del genere avrebbero costruito un enorme polo turistico ricco di attrattive per visitatori provenienti da ogni dove. Il che di per sé è un’ottima cosa ma – attenzione!- ci sono posti che di turismo rischiano di morirci. Perciò ben venga la valorizzazione dei nostri monumenti, come nel caso dell’Abbazia di Tiglieto, purché sia conforme allo spirito dei luoghi. Federico Cabella
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abato 29 ottobre, sono stati presentati al pubblico i lavori di restauro, finanziati con i fondi della Regione Liguria PARFAS della Badia cistercense di Tiglieto (il cui nome “ufficiale” è abbazia di Santa Maria della Croce). Presenti il Presidente del Parco del Beigua e Sindaco di Sassello, Daniele Buschiazzo, il Direttore dello stesso parco, Maurizio Burlando, i sindaci di Tiglieto Giorgio Leoncini, e di Urbe, Fabrizio Antoci. Dopo gli interventi di rito, volti a sottolineare l’importanza storica, culturale e turistica dei lavori, con la benedizione del rappresentate la sede vescovile di Acqui, Mons. Paolo Siri, si è proceduto al taglio del nastro che dava l’ufficialità alla manifestazione. Si è passati quindi all’illustrazione delle opere eseguite sotto la direzione dell’Arch. Pierpaolo Franzese, di cui proponiamo alcune riflessioni. “L’e-
secuzione di restauri importanti delle dimensioni di badia si sono fondate sulla minuziosa conoscenza dei luoghi e delle competenze tecniche di coloro che sono stati chiamati a progettare, dirigere ed eseguire l’intervento”. Ma occorre riflettere profondamente per dare il giusto valore, non solo architettonico ma anche spirituale dell’opera. La badia di Tiglieto, il cui nome è è una testimonianza viva della storia del luogo. Edificata da monaci provenienti da Fertè (località della Loira in Francia, ndr) nel 1120, fu la prima comunità cistercense in Italia. Dal 1648 è di proprietà della famiglia Raggi, che ha provveduto a conservare il sito e l’ambiente circostante. Ed è proprio osservando i restauri eseguiti che si respira quest’aria. Ogni intervento, anche il più insignificante, se non fosse pensato e realizzato con questo principio, ri-
schierebbe di alterare un delicato equilibrio che si è mantenuto nei secoli. Con il ritorno dei monaci, la badia non sarà solo un museo per turisti distratti, ma sarà nuovamente un luogo dello spirito, dove le preghiere e il lavoro riprenderanno il loro ritmo quotidiano, dove i visitatori potranno trovare lo spazio e il tempo per la meditazione, i cistercensi riporteranno una nuova vita tra queste pietre antiche: la chiesa e la sala capitolare hanno già ripreso la loro funzione e presto si potranno visitare e fruire il chiostro, la portineria e la foresteria. Per questo dovranno essere soddisfatte nuove esigenze legate al culto, all’accoglienza, alla vita quotidiana dei monaci. Questa nuova visione di badia sarà il valore nuovo da costruire con la consapevolezza che da essa dipenderà il futuro di questo antico complesso.
La manifestazione La manifestazione è passata, poi all’interno della chiesa, dove una graditissima sorpresa attendeva gli intervenuti: un concerto di musica per archi , offerto dall’“Ensemble Le Muse”, gruppo che ha proposto un repertorio “da Bach a Morricone”. Non sempre in queste manifestazioni, l’intrattenimento di rito è stato così azzeccato e ben eseguito: la musica dell’Ensemble ha veramente fatto da colonna sonora a quella giornata così spirituale e suggestiva, in un ambiente che si colorava ormai delle vesti autunnali. La musica si espandeva per la navata, coglieva le sensazioni dei presenti, e li conduceva fuori dalla chiesa, insieme salivano in alto, passavano sui prati e fuggivano tra i boschi. Se ne sentiva l’odore misto al profumo di un luogo sacro, ancora incontaminato, dove
forse, l’uomo ha dato il meglio di sé per preservarlo. La storia L’abbazia di Santa Maria della Croce, conosciuta come la Badia di Tiglieto, ha un’origine incerta. Non si è conservata infatti la carta di fondazione del monastero. Tuttavia da documenti successivi, si evince che i fondatori derivino da una famiglia di ceppo aleramico dei marchesi del Bosco. La dedicazione dell’abbazia alla Beata Vergine Maria e alla Croce, richiama subito al legame con l’ordine cistercense (da Citaux, luogo in cui verranno edificati i primi monasteri).Il monastero detiene quindi significativi primati: la prima fondazione cistercense in Italia esterna alla terra di Borgogna, la prima fuori di Francia e la prima in Italia. Enrico Repetto
Ovada e ovadese La coesione di 18 Comuni tra Ovada e il territorio ha permesso di ricevere un contributo di 202.500 Euro
Basta col campanilismo, ma largo alle specificità locali L a globalizzazione ha cambiato e accorciato le distanze tra i luoghi, per cui la logica dei “campanili” o dei particolarismi necessita di un rapido superamento, per trasformarsi semmai in valorizzazione delle specificità locali, di quelle caratteristiche spesso uniche che costituiscono la ricchezza del Paese e che ne rendono interessante la continua scoperta. “Con questo spirito – dichiara il Vice Sindaco di Ovada Giacomo Pastorino - il Comune di Ovada, in qualità di centro-zona, ha aderito al tavolo di lavoro promosso dalla Camera di Commercio e incentrato sulla promozione del Monferrato e si è associato ai Paesaggi Vitivinicoli oggetto del riconoscimento Unesco. Consapevoli che non solo ogni zona, ma ogni borgo ha qualche particolarità da mettere in luce, ma convinti che la promozione debba essere complessiva, che l’offerta debba abbracciare un territorio più ampio e facile da identificare. Un lavoro complesso, che richiede il coordinamento da parte degli Enti pubblici (sarà interessante l’applicazione della recente legge regionale sul turismo, ndr) e la capacità di fare sistema da parte dei vari protagonisti dei singoli territori. Qualche esempio in tale direzione – continua il Vice Sindaco - lo abbiamo potuto riscontrare grazie al lavoro del tavolo interprovinciale e alla spinta del Comune di Asti, cosicché il Monferrato è stato riconosciuto Comunità dello Sport 2017, una visibilità di livello europeo, di cui è difficile valutare ora le ricadute concrete, ma certamente utile per incrementare il cosiddetto turismo sportivo o per sottolineare come questi siano territori da vivere”. A tale riguardo
è stata anche effettuata una visita da un’apposita commissione al Polisportivo Geirino di Ovada (di cui abbiamo già parlato nello scorso numero di ottobre, ndr),
apprezzato per le proposte in grado di offrire e considerato il più completo dell’intero Piemonte, oltre al glorioso Sferisterio di Via Lung’Orba Mazzini per cui anche
questi aspetti non sono da sottovalutare. Su scala minore, la coesione di 18 Comuni ha permesso di aggiudicarsi un contributo regionale di 202.500 Euro. I tecnici
incaricati dall’Unione Montana stanno mettendo a punto i dettagli di un’operazione che permetterà di mettere in mostra non solo il nostro paesaggio ed i nostri sentieri, ma anche quello che i francesi chiamano “terroir”, cioè l’insieme di ambiente, cultura, architettura, agricoltura, enogastronomia. Parallelamente, l’Oltregiogo ha avviato, con altri protagonisti internazionali, un progetto ambizioso, teso a valorizzare, nell’ambito del Monferrato, le specificità di quelle terre (di questo argomento abbiamo trattato, sempre nello scorso numero di ottobre, con l’articolo, a firma del nostro Direttore, Federico Cabella, sulla “Carta di Novi”, ndr) che hanno una storia secolare in comune con Genova e con la Liguria Ci troviamo, almeno pare, di fronte a notevoli cambiamenti
Il punto sul cimitero
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concessioni in scadenza”. Nei lavori di ampliamento del Cimitero sono coinvolti anche i privati, sollecitando la manutenzione ordinaria e straordinaria delle edicole di cui una ventina sono già state sistemate. Si tratta di un progetto importante per il Cimitero di Ovada dal momento che i loculi a disposizione stanno scarseggiando a fronte di un numero di decessi che aumenta notevolmente di anno in anno. Secondo i primi dati del 2016 i decessi hanno già superato le 130 unità se consideriamo i funerali celebrati con il rito religioso, quelli in forma civile oltre alle esequie di defunti che non sono state celebrate in Ovada. C’è invece la disponibilità di circa 160 loculi piccoli dove verranno siste-
i prospetta un fine 2016 ricco di lavori per il Cimitero di Ovada in quanto prendono il via gli interventi per la costruzione del primo dei due lotti dei loculi. L’intervento da 490 loculi è infatti suddiviso in due di cui il primo da 210 posti inizierà entro il 31 dicembre 2016. Non solo ma l’Amministrazione Comunale, grazie al lavoro dell’Assessore ai Lavori Pubblici Sergio Capello e degli uffici preposti, è sempre impegnata nella ricerca degli eredi delle tombe abbandonate. “Le tombe senza eredi – dice l’Assessore – sono un problema e le ricerche si sono allargate anche alla Liguria e a tutto il Piemonte per intervenire sulle
mati i defunti dopo le cremazioni (sempre in aumento anche ad Ovada) oppure i resti dei defunti quando scade il tempo delle concessioni. l.r. Aggiornamento Aumentano le cremazioni anche tra i defunti di Ovada e del territorio. Dal Tempio Crematorio di Acqui Terme dove vengono dirottati i defunti, non riescono a fornire un numero ancora preciso dal momento che non si fanno censimenti sulle zone di residenza dei defunti. Comunque per Ovada e la zona si possono stimare indicativamente già una cinquantina di cremazioni solo quest’anno.
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In breve
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vada e il territorio andranno in onda su Rete 4 nell’ambito della trasmissione “Ricette all’italiana”. Una buona opportunità per tutto l'Alto Monferrato. l.r.
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l’inchiostro fresco Novembre 2016
OVADA Dopo dieci anni cambiano i metodi di comportamento all'interno del Consiglio Comunale
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ambiano lo Statuto, il Regolamento del Consiglio e delle Commissioni consiliari e il regolamento per la disciplina del Referendum e del Diritto di petizione e proposta del Comune di Ovada Si tratta di un evento, è il caso di dirlo, straordinario per la cittadina anche se forse non visibile ai più, in quanto cambiano i metodi di comportamento all’interno del Palazzo Comunale. Sono state apportate modifiche ad un Statuto adottato nel 1995 e questo lavoro è stato svolto dalle forze di Maggioranza e Minoranza in Consiglio Comunale a dimostrazione di una proficua sinergia e di un importante lavoro di confronto e di cooperazione tra i Gruppi Consigliari. A tale scopo era stata costituita una Commissione speciale con deliberazione del Consiglio comunale n. 10 del 18/03/2015, con Presidente Anna Maria Gaggero di “Essere per Ovada” insediata il 19 maggio 2015 e che ha concluso i lavori con la seduta del 5 settembre scorso. Dodici le sedute svolte dalla Commissione con parecchie mail di materiale sviluppato e il supporto della struttura comunale per riunioni e confronti. Soddisfazione da parte del Sindaco, Paolo Lantero. “Un ringraziamento – dice – è doveroso rivolgerlo al Presidente, ai Commissari, ai Capigruppo perché da più di 10 anni
di comprenderne bene le esigenze, cosi come, a mio avviso, si deve fare quando si scrivono le regole di fondamento di una organizzazione. Il risultato di questo approccio ha portato alla redazione di nuove regole attese, ma mai redatte per logiche politiche messe da parte”.
si sentiva la necessità di una revisione di strumenti che sono sicuramente trasparenti ai cittadini, ma sono il fondamento della operatività dell’organo di governo di una città. Devo aggiungere il ringraziamento alla Segretaria Comunale Rossana Carosio che si è messa a totale nostra disposizione ascoltandoci, interpretandoci, suggerendo costantemente i riferimenti giuridici a cui riferirsi ed infine redigendo i regolamenti che oggi appaiono leggeri - ci riferisce
in esclusiva il Primo Cittadino - ma che durante il cammino di lavoro erano complessi documenti di confronto che contenevano spesso anche uno sforzo grafico atto a facilitare la lettura delle modifiche e semplificare la nostra comprensione e dunque il nostro lavoro. L’elemento che innanzitutto sottolineo è il valore del lavorare insieme a prescindere dal posizionamento in questo Consiglio. Abbiamo ognuno di noi provato a sedere sul banco dell’altro nel tentativo
Cosa è cambiato? Con riferimento allo Statuto sono stati aggiornati il Titolo II riguardante gli Organi di governo (una nota particolare riguarda la modifica della disciplina delle Commissioni consiliari che comporterà, ad intervenuta entrata in vigore del nuovo Statuto, una nuova nomina delle Commissioni medesime ed inoltre l’ampliamento di termini di deposito e visione atti per estendere la partecipazione dei Consiglieri comunali ed il Titolo III inerente l’Ordinamento amministrativo dell’Ente, in adeguamento alla disciplina ordinamentale attualmente vigente). È stato modificato ed aggiornato il Titolo IV relativamente all’adeguamento alla disciplina in materia di trasparenza, accesso civico, all’ampliamento degli istituti di partecipazione (in particolare è stata ampliata la disciplina del referendum comunale prevedendo, oltre all’istituto già in essere del referendum consultivo, anche quello propositivo ed abrogativo). l.r.
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Associazione di volontariato “Andeira” di Castellazzo Bormida, conosciuta ed apprezzata anche in Ovada e in zona ha formato il nuovo Consiglio Direttivo di Amministrazione composto dal Presidente, Giuseppe Ravetti, (in qualità di Operatore/Educatore), Salvatore Bongiovanni, Vice Presidente (libero professionista), Costanza Gaia, Segretaria (studentessa) e dai Consiglieri Fabio Gallo, Stefania Sarto, Giovanna Mangione ed infine da Francesco Pisolo Gaio. “Sono molto contento – afferma il Presidente, Domenico Ravetti - di avere una squadra così forte e auguro a tutti un buon lavoro. La nostra filosofia era e rimane quella di lavorare tutti insieme, compresi i volontari che non si sono candidati o che non sono riusciti a essere eletti - continua il nostro interlocutore - Ringrazio perciò Maddalena De Silvestro e Michele Rolla
per gli anni passati insieme ad amministrare Andeira e per le tante soddisfazioni. Abbiamo chiuso un capitolo importante e ne stiamo aprendo uno ancora
più grande. Questa è una associazione sempre più di stampo castellazzese ma che raggruppa tutta la provincia di Alessandria e non. Siamo pronti a partire con entusiasmo e pronti a collaborare con tutte le associazioni”. Sono già stati approvati due progetti, ovvero un laboratorio sull’integrazione e volontariato presso la Casa di Carità Arti e Mestieri di Ovada in collaborazione con il CSVA ed un approfondimento su tematiche psicoloiche, in collaborazione con lo Studio “In Forma Mentis” di Acqui Terme, con la Dott.ssa Valentina Cogno, chinesiologa e la Dott.ssa Sara Poggio, psicologa-neuropsicologa. Una serie di incontri ed attività per i ragazzi diversamente abili in cui è previsto un paio di incontri con le scuole superiori. Il Moto Club di Castellazzo Bormida ha messo a disposizione la sede per l’assemblea dei soci. l.r.
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l’inchiostro fresco
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OVADA Dopo un lungo tiaramolla, con promesse e proteste, nulla di fatto
Sul Pronto Soccorso, un’enorme presa in giro D al segretario della Lega Nord di Ovada, Piersandro Cassulo, riceviamo e pubblichiamo questa riflessione sulla sanità ovadese. Ovviamente restiamo in attesa di altri contributi su un tema così importante che interessa non solo la popolazione dell’ovadese, ma anche di tutta la Valle Stura che in Ovada ha il suo punto di riferimento economico, culturale e strategico. La redazione.
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uando alcuni anni fa gli esponenti del Governo regionale di Centrodestra presentarono il Piano regionale sulla Sanità che, pur prevedendo per l’Ospedale di Ovada un leggero ridimensionamento compatibile con gli standard nazionali previsti, assicurava però un livello di organico e di servizi tale da garantire le necessità primarie di un territorio montano e con una popolazione tra i più alti livelli di anzianità, scoppiò una intensa protesta. Contro tale politica, manifesti e raccolte di firme nei gazebo sparsi per la città, cortei guidati da tutti i Sindaci dei sedici comuni della zona ovadese e
dalle varie associazioni cittadine contro la Giunta regionale, crearono una fortissima polemica innescata dagli esponenti della sinistra con finalità chiaramente elettorali. Dopo la caduta della Giunta Cota, causata ad arte da accuse giudiziarie rivelatesi poi frutto di un comportamento condannabile solo moralmente perché derivante da norme scritte negli anni Settanta all’atto della costituzione dell’Ente Regione oggi superate dai fatti, si presentarono ad Ovada i nuovi eletti del Governo regionale di Centrosinistra, guidato dal presidente Sergio Chiamparino. L’Assessore alla Sanità, Antonino Saitta, il presidente della Commissione sanità, Domenico Ravetti, ed il consigliere regionale Walter Ottria intervennero a più riprese in assemblee pubbliche promettendo che l’Ospedale di Ovada, classificato “di frontiera”, avrebbe beneficiato di un Pronto soccorso e dei relativi servizi sanitari adeguati allo status previsto. Dopo tanti colpevoli silenzi, nell’assemblea convocata dal sindaco Paolo Lantero giovedì 27 ottobre nella sala della Giunta comunale, alla presenza di alcuni sindaci
della zona, dei rappresentanti dei partiti politici, dei sindacati e delle numerose associazioni del territorio, è venuta fuori finalmente l’amara verità. L’ospedale di Ovada è stato di fatto ridimensionato con la scusa del deficit e della mancanza di personale, il Pronto soccorso è diventato solo di primo livello, quindi privato di tutti quei servizi sanitari indispensabili ad un Pronto soccorso operativo. Ma non solo, dall’intervento del Presidente del Consorzio assistenziale Giammarco Bisio si è appreso che anche i servizi socio - assistenziali rischiano di essere assorbiti dal Consorzio dell’Acquese. Speriamo che ora avvenga la stessa mobilitazione che c’è stata in precedenza, la Lega Nord dell’Ovadese è pronta a fare la sua parte. Piersandro Cassulo
Se ne è discusso in un incontro pubblico a Palazzo Delfino
La questione sanità: un documento condiviso
Il Sindaco di Ovada, Paolo Lantero interviene a palazzo Delfino
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o scorso 27 ottobre la Sala “Quattro Stagioni” di Palazzo Delfino non riusciva infatti a contenere gli intervenuti a dimostrare di quanto sia sentito il problema. Il Sindaco di Ovada Paolo Lantero ha suggerito l’individuazione di un percorso da seguire in questa “battaglia”, lasciando da parte motivi politici
e partitici. In sintesi l’ASL comunicava che il Pronto Soccorso richiede una dotazione organica non realizzabile a causa della indisponibilità delle professionalità specifiche, mentre per la microchirurgia dal 2 novembre scorso hanno preso il via operazioni minori. Si è preferito accantonare il ricorso al TAR, è stato sottoscritto
un documento da inviare all’Asl, al Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, al Presidente della Commissione Sanità, Domenico Ravetti ed ai Consiglieri Regionali e della ex Provincia di Alessandria. l.r. Il documento ufficiale su: www.inchiostrofresco.it
Dicembre: mercatino e fiera
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i preannuncia un Dicembre intenso per Ovada con l’ultima edizione del Mercatino dell’Antiquariato e dell’Usato e la Fiera di S. Andrea. Il mercatino proposto dalla Pro Loco di Ovada e dell’Alto Monferrato Ovadese è in programma l’8 dicembre festa dell’Immacolata. Una chiusura in grande stile, nell’ anniversario del ventennale, con oltre
250 espositori provenienti da tutto il nord Italia. Intanto è stata posticipato al 10 e 11 dicembre 2016 l’ultimo appuntamento fieristico di Sant’Andrea. In questo periodo sono anche in svolgimento le iniziative dei commercianti di Ovada grazie all’ Associazione “Vivi Ovada” in collaborazione con le Associazioni di categoria. l.r.
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di Paola Bisio e Tatiana Sola
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tro spazioso e moderno, dotato di macchinari all’avanguardia e con metro zero, si possono creare delle maschere di bellezza ad hoc”. Ad sale ampie e confortevoli: “Ho iniziato a lavorare qui nel 1996, quando Ovada insomma, con una clientela non soltanto della cittadina ma che ancora c’era un salone da parrucchiere – ricorda Paola Bisio – poi tra si allarga anche in valle Stura e nell’intero Alto Monferrato, attraverso i il 2000 e il 2002, quando mi ha affiancato Tatiana Sola, ho rilevato prodotti del territorio (“quelli che si trovano sottocasa” ci dice Tatiana) l’attività e l’ho trasformata in un centro estetico tout court. Successi- si può essere più belli e più sani! vamente, circa un anno fa, abbiamo allestito importanti lavori di rifaMattia Nesto cimento ed allargamento del centro – continua la nostra intervistata - un sogno ed un progetto che avevamo da sempre, da quando nel 2006 io e Tatiana abbiamo creato la nostra piccola impresa tutta al femminile”. Domandiamo all’estetista quali siano i “fiori all’occhiello” del centro: “Professionalità, esperienza e un ambiente confortevole dove le nostre clienti possono rilassarsi mentre noi ci occupiamo di loro – risponde prontamente Paola Bisio – Anzi a questo proposito da SI LEGG SI LEGG UI UI – poco tempo ci siamo dotate – prosegue nella spiegazione l’estetista di un macchinario che, utilizzando ingredienti naturali dallo yogurt alla camomilla, dai pomodori al limone, ecc tutti rigorosamente a chilo-
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nche se può sembrare banale si vede quando una persona, donna o uomo che sia, si prende cura di se stessa e del suo corpo, quella è una persona più felice e serena in armonia con se stessa e con gli altri...l'estetica è l'arma che noi abbiamo per aiutare chi si affida a noi in questo percorso”. Questa la “filosofia” che muove l’attività di Paola Bisio e Tatiana Sola, le due socie che, assieme a Elena Spano, gestiscono il centro estetico “Estetica In” di Ovada in piazza stazione centrale 18 proprio difronte alla Stazione Ferroviaria. Raggiungiamo le estetiste in una convulsa giornata di lavoro: “Man mano che ci si avvicina alle feste i clienti aumentano - ci dice Paola – Sempre più persone amano e sono attente alla cura del proprio corpo: non soltanto trattamenti estetici classici, sempre richiesti e graditi dalle nostre clienti come la manicure la pedicure la ricostruzione unghie i massaggi drenanti o rilassanti e i nostri trattamenti viso. Ma anche – aggiunge la nostra interlocutrice - sedute di radiofrequenza e luce pulsata per viso e corpo.” L’Estetica In si presenta come un cen-
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l’inchiostro fresco Novembre 2016
OVADA
Sabato 26 novembre, tutta la cittadina coinvolta in molteplici eventi culturali
Grande rievocazione storica ad Ovada
Nel XVII secolo una questione di tasse si trasformò in un’invasione: quando l’astio correva tra liguri e monferrini
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abato 26 novembre nel Comune di Ovada si terrà una rievocazione storica dell’incursione militare avvenuta il 26 febbraio del 1689 da parte del marchese di Silvano Don Luigi II Botta-Adorno. L’evento in programma ruoterà intorno all’inaugurazione della lapide commemorativa a Raffaele Lomellini, Governatore di Ovada in quel periodo. Egli apparteneva alla potente casata dei Lomellini, famiglia genovese di grandi ricchezze dovute all’attività commerciale della pesca del corallo nell’isola di Tabarca dal 1534 al 1741. Vi porto a conoscenza dei fatti presi in esame dalla rievocazione, in maniera veritiera, obiettiva, ma anche pittoresca. Essi risalgono alla fine del XVII secolo quando Ovada era sotto il dominio della Repubblica di Genova. L’allora marchese di Silvano D’Orba, Don Luigi II Botta-Adorno, aveva dei possedimenti terrieri nella zona di Cascina Nuova, luogo diviso tra Repubblica di Genova e Marchesato monferrino. Come dovrebbe competere ad un uomo di governo nel rispetto della legge, Raffaele Lomellini mandò un barcello (una specie di censore dell’A-
genzia delle Entrate dell’epoca) a riscuotere le tasse. La risposta del marchese fu tutt’altro che rispettosa, ma degna di un membro di qualche associazione mafiosa: se si fosse ripresentato un’altra volta l’avrebbe fatto appendere ad un albero nelle campagne. Ops! Non è esattamente quello che voi oggi pensate nei confronti degli esattori delle tasse? Ironia a parte, la storia insegna come spesso i membri di famiglie altolocate cerchino mille espedienti per evitare il fisco. Comunicato il fatto, Raffaele Lomellini decise di approfittare dell’assenza del marchese; con un paio di uomini si diresse
nei suoi territori per sequestrarne il bestiame. Tuttavia il Governatore, uomo onesto e rispettoso come lo descrivono le cronache dell’epoca, decise di restituire i buoi sequestrati illegalmente in territorio monferrino tenendo solo quelli trovati in territorio genovese. Quando il marchese venne a conoscenza dell’accaduto, reagì arruolando 600 uomini tra soldati ed abitanti, una sorta di armata Brancaleone, marciando su Ovada la notte del 26 febbraio del 1689. Obiettivo della masnada era, oltre al recupero dei buoi, la cattura del capitano della fazione avversa per condurlo alla corte di Silvano. No-
nostante le ingenti forze messe in campo, il tentativo di cattura fallì. La morte di cinque persone e la violazione dei confini da parte di un esercito straniero provocarono l’ira della Repubblica di Genova che istruì un processo che si svolse ad Ovada. Comparivano come imputati il Ducato di Mantova, poiché il feudo era un suo dominio, ed il Marchese di Silvano Don Luigi II Botta-Adorno che non si presentò mai. Il verdetto del processo, pubblicato negli atti della città lombarda, fu a favore della Repubblica di Genova che condannò a morte il Marchese per decapitazione, lo bandì da tutte le terre del geno-
vesato e demolì ogni sua proprietà nella Cascina Nuova in territorio ovadese. Le conseguenze di questo verdetto, come spesso accade anche ai giorni nostri, ricaddero sulla popolazione civile che pagò anche per il suo Marchese che nel frattempo era fuggito a Pavia dove visse per il resto della vita. Tale fatto, secondo gli storici, è il motivo dell’odio, verso i genovesi, da parte del nipote Antoniotto BottaAdorno, comandante delle truppe austro-piemontesi che occuparono Genova nel 1746, durante la guerra di successione austriaca. Famosa fu la frase che Antoniotto disse di fronte al doge di Genova inginocchiatosi al suo cospetto “Ai genovesi lascerò solo gli occhi per piangere”; sappiamo che bastò un “Balilla” con un sasso per scacciarlo dalla città. Un ringraziamento particolare è rivolto a Paolo Bavazzano, membro dell’Accademia Urbense di Ovada, che ha scelto di condividere il suo tempo, parte della sua cultura e che ci ha resi partecipi in un’attenta e puntigliosa ricostruzione della vicenda. Emanuele Di Gregorio
Programma della giornata
E
cco alcune informazioni tecniche sull’organizzazione dell’evento: Inizio alle ore 15:30 in Piazza Cereseto da dove partirà un corteo che, attraverso le vie del centro, terminerà in Piazza Castello intorno alle ore 16:30. Ivi assisteremo all’inaugurazione della già citata lapide commemorativa a Raffaele Lomellini. L’intera rievocazione storica sarà a cura dell’Accademia Urbense di Ovada, da sempre in prima linea per la difese ed il ricordo del patrimonio storico-artistico dell’ovadese. Alla commemorazione, oltre alle autorità cittadine, sarà presente anche l’associazione Fratelli d’Arme, la quale proporrà al pubblico una simulazione di un combattimento medievale. E. di G.
Servizi e approfondimenti su: www.inchiostrofresco.it
Valli Stura, Orba e Leira
Le valli del Sol
Incontro con Giuseppe Pericu per discutere sul Referendum I motivi per essere contrari a questa Riforma Costituzionale
G
A Campo Ligure Le ragioni del “SI” Le ragioni del “NO” M
iovedì 27 ottobre presso la sala polivalente della ex Comunità Montana a Campo Ligure si è tenuto un importante incontro, promosso dal “Comitato per il SÌ della Valle Stura”, per discutere sul tema dell’imminente referendum costituzionale di domenica 4 dicembre. Ospite “d’onore” è stato Giuseppe Pericu, ex Sindaco di Genova dal 1997 al 2007 e docente di Diritto Amministrativo presso l’Università Statale di Milano e l’Università degli Studi di Genova, il quale ha sostenuto con forza ed evidenza le ragioni del sì. Il dibattito, a cui ha partecipato un pubblico numeroso ed attento (tra cui vi erano anche il Sindaco di Campo Ligure, Andrea Pastorino e Katia Piccardo, Primo Cittadino di Rossiglione), è stato introdotto dal coordinatore del comitato, Daniele Rosi che ha spiegato: “Il quesito è importante perché votando si sceglie se e come cambiare il nostro Paese: mi auguro, qualsiasi sia l’esito finale, una forte affluenza”. Assieme a lui sul palco vi era anche il Capogruppo-Consigliere Comunale delegato di Rossiglione, Marco Giannini. L’avvocato ha illustrato il tema della serata spiegando come: “Dire sì vuol dire non soltanto abbracciare un cambiamento general generico ma un reale e concreto cambiamento in meglio”. Dopo, diciamo così le presentazioni, c’è stato spazio per un’intervista pubblica, condotta da Mattia Nesto de “l’inchiostro fresco”, a Giuseppe Pericu che, tra gli argomenti iniziali, ha toccato il tema delle autonomie locali: “Sono stato fra i primi Sindaci a
guidare una città a seguito dell’elezione diretta (legge 25 marzo 1993, n. 81, ndr) quindi non posso che accogliere favorevolmente la possibilità di dare maggiori poteri ai legislatori locali. Il fatto che – prosegue nell’argomentazione – 74 consiglieri regionali e 21 sindaci (più sette senatori scelti direttamente dal Capo dello Stato e che rimarranno in carica per
Nesto chiede poi a Pericu se, visto il “peso specifico” di tale riforma, non sarebbe stato meglio definirla a seguito di un’Assemblea Costituente (come nel 1946, ndr) o, al limite, rispolverando il sistema della “Bicamerale”: “Una Costituente si può fare solo in determinati periodi, quando deve e si vuole ricominciare da capo, proprio come nel Dopoguerra – risponde
artedì 25 ottobre, presso la “Sala della Giustizia” organizzato da “Rete a Sinistra” per conto del Comitato del NO, si è tenuto un incontro, coordinato da Giacomo Deprati, per illustrare le ragioni del No: nel corso dei lavori sono intervenuti il Presidente Provinciale ANPI, Massimo Bisca e il consigliere regionale Gianni Pastorino.
ottenendo un premio tale da determinare la maggioranza assoluta del Parlamento. In questo caso dovrebbe essere la Costituzione a garantire un equilibrio con opportuni contrappesi di garanzia istituzionale. La riforma però, almeno stante ai conferenzieri schierati per il “No”, va in senso totalmente opposto sottraendo potere al Senato e non prevedendo altri
sette anni, ndr) potranno, in caso di vittoria del sì, fare i senatori non può che trovare la mia approvazione: anzi avrei preferito anche più Sindaci!”. Ai dubbi, in special modo da parte dei sostenitori del “No”, che si possa fare, bene e in contemporanea, sia il sindaco che il senatore, Pericu ha risposto con fermezza: “Ma voi credete che un Sindaco di una media-grande città italiana non si rechi già settimanalmente a Roma per richiedere qualche sovvenzione o risorsa? – si domanda retoricamente l’ex Sindaco di Genova – Questa riforma non rivoluziona, semmai norma qualcosa che è già in essere nella prassi quotidiana”. Mattia
prontamente il docente universitario – Questo non è il caso e perciò l’Assemblea Costituente sarebbe soltanto un mezzo pericoloso. Per la Bicamerale, seppur lo strumento sia meritorio – prosegue nel ragionamento – non credo che sia perseguibile per l’eterna lotta partitica”. E della proposta di poter indicare, al momento del voto, il consigliere che potrebbe diventare senatore, proposta del Senatore Federico Fornaro, esponente della Minoranza del Partito Democratico e già Sindaco di Castelletto d’Orba (AL), cosa ne pensa?: “La proposta è condivisibile – afferma
Emotivamente molto partecipato l’intervento di Massimo Bisca che ha spiegato il lungo travaglio che ha portato ANPI a schierarsi ufficialmente contro la nuova Riforma perché mette a rischio i concetti fondamentali di democrazia e partecipazione che da sempre hanno ispirato la politica della sinistra italiana e dell’associazionismo partigiano. L’opinione di Bisca, molto diffusa non solo a sinistra, è che mettendo assieme la riforma e la nuova legge elettorale c’è un forte rischio di perdita di democrazia. Con la nuova legge elettorale infatti si potranno vincere le elezioni pur rappresentando anche solo il 20% degli aventi diritto al voto,
sistemi di riequilibrio. Per ANPI l’obiettivo della riforma è di creare di fatto un premierato forte senza garanzie dove la partecipazione dei cittadini conta sempre meno. “Le persone hanno però bisogno di valori a cui ispirarsi ed è per questo che sempre più giovani si iscrivono all’ANPI anziché ai partiti” ha affermato Bisca. Più tecnico l’intervento del consigliere Gianni Pastorino, secondo cui con questa riforma si cambiano le regole del gioco del Paese che vengono riscritte in articoli incomprensibili anche agli addetti ai lavori: “Noi vogliamo una Costituzione che tutti possano comprendere e non assoggettata al volere di poteri
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forti quali la Confindustria, le banche e le lobby politiche e di affari”. In sintesi i punti critici illustrati da Pastorino sono i seguenti: • Regioni: non vengono toccate dalla riforma le Regioni a statuto speciale che mantengono inalterata la loro autonomia e tutte le loro ormai ingiustificate garanzie, aumentando il divario con le altre Regioni italiane che con la riforma perdono molte e importanti competenze • Senato: diventa una sorta di “dopolavoro” per Sindaci e Consiglieri regionali nominati dalla politica e non dai cittadini che godranno di immunità. I Senatori non avranno né tempo e neppure le competenze per svolgere le loro funzioni. La loro attività in Senato costerà moltissimo sia in termini economici che di perdita di efficienza nei Comuni e nelle Regioni • Bicameralismo: nella scorsa legislatura solo 90 leggi su 390 hanno fatto ping-pong tra Camera e Senato con un tempo medio di approvazione inferiore a 300 gg. La legge sulle banche è stata approvata in 13 gg, il Job Act in 5 mesi. Per fare buone leggi non bisogna eliminare il bicameralismo, è sufficiente una buona tecnica legislativa Ne è seguito un interessante dibattito con un pubblico attento ed interessato, a testimonianza che queste occasioni sono molto importanti per creare consapevolezza e interesse nei cittadini. Giovanni Oliveri
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l’inchiostro fresco Novembre 2016
Con l’inverno alle porte le strade sono meno sicure: Fausto Piombo ci racconta un caso in Valle Stura
Segue dalla pagina precedente: Le ragioni del “SI” Giuseppe Pericu – tuttavia dobbiamo comprendere come il Senato che potrebbe uscire da questa riforma non sarà una Piccola Camera ma un organo totalmente differente che potrà operare solo in determinati ambiti sveltendo la macchina burocratica”. Una volta terminata l’intervista, vi sono stati numerosi interventi che hanno dimostrato grande partecipazione da parte del pubblico presente. Tra di essi, ha “spiccato” il quesito di un cittadino campese, che ha posto seri dubbi e preoccupazioni sul poco peso, se non nullo, che le piccole realtà locali, come i paese della valle Stura, avranno nel “nuovo” Senato: “Le ansie e i timori sono legittimi – risponde in conclusione Pericu – però questo nuovo Senato sarò un forte passo avanti: si passa da Senatori slegati dal territorio a Senatori intimamente legati ad esso. Il miglioramento c’è e si vede nettamente”. e.n.
Premio
VALLE STURA, ORBA E LEIRA
Il passaggio pedonale troppo buio di Campo C on l’inizio di novembre è stata ripristinata l’ora solare che per noi abitanti dei pittoreschi paesi dell’entroterra decreta a tutti gli effetti l’ingresso nelle fauci del lungo inverno. La stagione fredda sui monti ha comunque il suo fascino e nonostante gelo e neve possano procurare qualche difficoltà offrono numerose occasioni per vivere tra le vallate giornate indimenticabili. Com’è facile immaginare però, è sempre opportuno prepararsi preventivamente ad affrontare i disagi che l’inverno arreca soprattutto a tutto il sistema dei trasporti. Infatti le amministrazioni pubbliche predispongono le attrezzature che consentiranno di mantenere sgombre le strade e gli automobilisti si preoccupano di dotare le loro vetture di pneumatici invernali per rendere più sicuri i loro viaggi,
Fabio Mazzari
Fausto Piombo
In una giornata tempestosa del 1885...
T
utti gli appassionati del film “Ritorno al futuro” ricorderanno che un fulmine abbattutosi nel 1955 sull’orologio del tribunale di Hill Valley, una amena cittadina fittizia del midwest americano dove è ambientato il film, consente al giovane Marty McFly di far ripartire la sua DeLorean con la quale aveva viaggiato a ritroso nel tempo e di tornare alla sua epoca, nel 1985; anche noi de “l’inchiostro fresco” vi vogliamo riproporre un viaggio nel passato indietro di più di cent’anni alla ricerca di un fulmine, ma questa volta non in una cittadina immaginaria ma in uno dei nostri comuni dell’Oltregiogo: nel 1885, infatti, una saetta si abbatté non sull’orologio di un tribunale, bensì sulla parte superiore destra della chiesa parrocchiale di Masone, con effetti devastanti, causando cinque vittime e diversi feriti. Il
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potrebbe ricordare l’importanza della sua soluzione. È il caso dell’attraversamento pedonale che collega i due lati di via della Libertà nel tratto della strada statale che dall’ingresso del paese si percorre per raggiungere la
una giornata di lavoro, hanno evitato per miracolo l’auto. Fortunatamente quindi, almeno per questa volta, la storia è stata a lieto fine. Queste poche righe non vogliono essere una critica ma solamente un consiglio a trovare una soluzione efficace che renda sicuro quell’attraversamento pedonale molto utilizzato, magari dotandolo di un semaforo a richiesta come quello installato nelle vicinanze del palazzo comunale.
“Dal baule del Canta”: il fulmine che colpì la chiesa di Masone rivive in un suggestivo racconto in esclusiva
L’
Italia è purtroppo agli ultimi posti in Europa per la lettura di libri in rapporto agli abitanti. Un dato da cercare di invertire. Un segnale interessante ci arriva da Rossiglione, dove la biblioteca comunale Nicolò Oddone, in collaborazione con l'amministrazione comunale organizza il Premio "Miglior lettore del trimestre". Partecipare a questo concorso è molto semplice, basta semplicemente entrare in biblioteca e prendere in prestito un libro nel periodo compreso tra il 7 novembre e il 7 febbraio. Chi avrà letto più libri in questo arco di tempo sarà premiato con un libro scelto tra i primi dieci nella classifica dei più venduti del momento. Il regolamento completo del concorso è disponibile in biblioteca.
Purtroppo nonostante la buona volontà c’è sempre qualche “particolare” meno evidente ed involontariamente trascurato che sfugge al controllo, rappresentando una minaccia occulta e latente che nel momento più improbabile
stazione ferroviaria. Si tratta di un punto di Campo Ligure da sempre considerato degno di attenzione che nel tempo è stato teatro di diversi incidenti ed investimenti di pedoni, qualche volta, ahinoi, con esiti drammatici, tanto da essere stato dotato di illuminazione dedicata (è stato installato un faro direttamente sopra alle “zebre” ) per attirare l’attenzione degli automobilisti in transito. Purtroppo nei giorni scorsi si è verificato uno di quei casi che solitamente sembrano voler essere monito per il futuro. Ovvero complice il combinato disposto dello spegnimento del faro sopra le strisce pedonali, del buio serale, della pioggia che crea riflessi fastidiosi per chi guida e la velocità non proprio adeguata di un automobilista, si è sfiorata la tragedia. Infatti alcuni pedoni, scesi alla stazione dopo
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fatto, come riportato dal giornale genovese “Il Caffaro”, sconvolse la popolazione di una intera cittadina che, durante la messa domenicale, celebrata da Don Cosso, era riunita presso la locale chiesa parrocchiale che, gremita di fedeli, diventava inesorabile bersaglio di
una potente saetta: probabilmente attratta da una lampada, esplose con così tale violenza da lasciare cinque persone morte fulminate all’istante, causando il panico generale. Il parroco, resosi conto della situazione, provò a calmare la folta massa di fedeli, all’incirca
un migliaio di persone. I feriti, circa una trentina, furono subito soccorsi dai presenti, e quelli in condizioni più gravi furono portati alle proprie case e assistiti; di fronte a questo tragico fatto, la Valle intera si trovò unita dalla solidarietà: la notizia della tragedia aveva infatti velocemente raggiunto i comuni limitrofi di Campo Ligure e Rossiglione, che inviarono presto molti medici e farmacisti per portare soccorso alle famiglie dei feriti. Tra questi, uno si ritrovò con le suole delle scarpe lacerate dalla potenza del fulmine e la pianta dei piedi gravemente ustionata; altri invece subirono bruciature sugli arti senza gravi conseguenze. Nei tempi remoti, coloro che sopravvivevano ad un fulmine venivano subito “ostracizzati” dalla comunità: infatti, secondo alcune antiche superstizioni, essi avevano attirato su di loro l’ira divina (il fulmine),
ma venivano allo stesso tempo rifiutati dall’inferno; questa favola non ha invece fatto breccia nei cuori dei valligiani, che con zelo e grande solidarietà fecero a gara per prendersi carico delle povere famiglie, già al limite della povertà, di queste misere vittime. Cari amici di Masone, state tranquilli: sempre secondo altre antiche credenze, un fulmine non cade mai due volte nello stesso posto; ovviamente a meno che voi non siate come Roy Sullivan, un ranger americano che durante la sua vita venne colpito da ben 7 fulmini. Matteo Serlenga Si ringrazia Luigi Pastorino, detto "Cantaragnin", per questo prezioso racconto.
l’inchiostro fresco
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VALLE STURA, ORBA E LEIRA
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“Individuality” di Serena Piredda, ci fa osservare come sia possibile una integrazione serena e costruttiva in Valle Stura
La mostra fotografica che racconta i migranti
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i sono tanti modi di raccontare una storia: con un’intervista, con un articolo, con un bel reportage, oppure con una semplice foto; tra tutti questi, scattare una fotografia è sicuramente uno dei più belli e diretti, perché lascia che un’immagine parli da sola, senza nessun intermediario, senza nessuna revisione o presa di posizione dell’autore, perché si sa, a volte un’immagine parla meglio di cento parole. Il fotografo Ted Grant sostiene che: “Quando si fotografano persone a colori, si fotografano i loro vestiti, ma quando si fotografano persone in bianco e nero, si fotografano le loro anime”. Con questo spirito, Serena Pirredda, fotografa professionista genovese (ma di adozione ovadese), assieme al suo collega (e compagno di vita) Massimiliano Rebisso, hanno deciso di allestire una mostra fotografica in bianco e nero avente come protagonista diversi profughi richiedenti asilo nel nostro territorio, per poter raccontare in un modo originale e diretto le loro storie. “L’idea è nata dopo aver incontrato tre ragazzi ospiti a
Campo Ligure, che ci hanno fatto scoprire una realtà che conoscevamo poco; dopo aver fatto amicizia abbiamo pensato che questi ragazzi meritassero un’occasione per raccontare la loro storia - ci raccontano gli organizzatori - e noi abbiamo deciso di farlo tramite la fotografia; abbiamo così deciso di contattare Deborah che lavora presso un’associazione che ospita diversi ragazzi migranti in Valle Stura: a lei il progetto è piaciuto molto e lo ha proposto ai suoi capi
che hanno accettato di buon grado”. “Lavoro da un anno presso il Ceis di Genova, Fondazione Centro di Solidarietà - afferma Deborah Cervone di Masone - e sono un’operatrice sociale responsabile di un gruppo di rifugiati politici richiedenti protezione sussidiaria e umanitaria ospitati a Campo Ligure, protagonisti delle foto scattate: il nostro compito è quello di fornire un accompagnamento e una guida all’interno del loro percorso giudiziario, fino alla convocazione
presso la Corte Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, per all’ottenimento del permesso di soggiorno o del foglio di via per lasciare il nostro paese, se non ritenuti idonei; attualmente i ragazzi di campo ligure, 24, sono tutti impegnati nel volontariato con il comune, che si occupa della manutenzione del cimitero, del Castello Spinola e dei giardini pubblici e hanno - prosegue nell’argomentazione - preso l’impegno di pulire e sistemare il campo sportivo del
Comune, in cambio del suo utilizzo una volta a settimana. Credo sia un ottima occasione per mettere a nudo l’umanità di queste persone, e forse anche la nostra umanità nel ricordarci che non sono solo migranti, ma sono persone, con paure, sofferenze e con sogni e desideri”. La mostra, che si terrà dal 16 al 31 dicembre presso la sala “Spazio Aperto” di Palazzo Ducale a Genova, per poi spostarsi in estate a Campo Ligure, si chiamerà “Individuality”, giocando sui termini “individuo” e “dualità”, come illustra Serena: “Con queste foto abbiamo deciso di mettere al centro dell’attenzione l’individualità di queste persone, differentemente da quanto si sente nei media, dove si parla solo di masse di migranti che arrivano, senza far capire e vedere al pubblico che si tratta invece di persone con la propria, che vengono qui per diversi motivi: i media quindi li fanno vedere come grandi gruppi di persone ammassate senza dar loro nessuna identità; secondo me questo aiuta a costruire il pregiudizio, mostrando queste persone
A Rossiglione
Coro Monte Bianco a Mele
L
o storico Coro Monte Bianco di Genova, che l’anno prossimo festeggerà i suoi sessant’anni di attività terrà, giovedì 24 novembre alle ore 21, nell’affascinante cornice dell’Oratorio di Sant’Antonio Abate di Mele il concerto d’organo nell’ambito del XIV Autunno Musicale Melese – Per Musicha. Il concerto è organizzato dalla Confraternita di Sant’Antonio Abate di Mele e dall’Amministrazione Comunale. Il Coro Monte Bianco, fondato dal maestro Silvano Pittaluga il 15 ottobre del 1957, mettendo insieme diversi appassionati seguendo il modello del famoso coro S.A.T. Il Genovesato, terra particolare, dove mare e montagna si incontrano creando un legame indissolubile fu l’ambiente ideale per creare questo coro. Dopo dieci anni di
nenti alla tradizione popolare delle diverse regioni italiane: Preghiera trentina, Vola vola vola, Ma l’è o dì de Sant’Antoni, Sciur padrun da li bèli braghi bianchi, Ma se ghe penso e molte altre ancora. Fabio Mazzari
attività Silvani Pittaluga passò la direzione a Mauro Balma, che diede personalità al coro e infine a Lorenzo Cambiaso.Quest’ultimo, appassionato rocciatore, amava molto i canti popolari e ciò influì sul repertorio del Coro Monte Bianco che incentrò il suo repertorio su quattro temi principali:
la montagna, gli alpini, il mare, il sentimento religioso. Attuale direttore del Coro Monte Bianco è Stefano Allosio, già in forza al coro come tenore e vicemaestro. Il programma del concerto d’organo all’Oratorio di Sant’Antonio Abate di Mele prevede sedici canzoni eseguite in due tempi, apparte-
come un nemico che invade il tuo paese”. I migranti di Campo Ligure, protagonisti della mostra, sono stati ritratti in studio e successivamente mentre svolgono attività di lavoro: “Qui entra il gioco la dualità - racconta Serena - il primo ritratto mostra quello che la persona è con un ritratto reale del viso e il secondo invece rappresenta quello che queste persone vorrebbero e potrebbero essere: alcuni di loro infatti sono stati ritratti mentre facevano il lavoro che già svolgevano in passato e altri quello che avrebbero voluto fare qui in Italia”. Per le pose fotografiche sono stati scelte attività e luoghi del nostro territorio, in particolare della Valle Stura: “Questo è fondamentale – ci dice Serena al termine della nostra intervista - perché il territorio è di chi lo vive, e il primo passo per una integrazione serena e costruttiva è la conoscenza dello stesso”. Matteo Serlenga
J
esuorobo, Friday, Ojesebho, David, Bright, Collins e Tony: questi sono i nomi dei sette ragazzi ospiti a Rossiglione (in un appartamento privato) all’interno di un progetto di accoglienza rifugiati; i ragazzi, tutti nigeriani, sono seguiti dal CEIS, che già opera a Campo Ligure, e dalla prefettura di Genova. Per il loro arrivo e per poter affrontare agevolmente la stagione fredda è stata organizzata una raccolta di abiti e calzature invernali alla quale tante persone hanno partecipato dando il loro contributo; non è mancato però un acceso dibattito sui social tra favorevoli e contrari all’accoglienza.
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Direttori onorari: Rino Vaccaro e Luisa Russo • Direttore responsabile: Federico Cabella • Sito edizione on-line: Mattia Nesto • Trattamento dati: Gian Battista Cassulo Presidente: Ass. Club F.lli Rosselli • Comitato di redazione: Matteo Serlenga (Valle Stura, Val Leira) Luisa Russo (Ovada e Ovadese) Claudio Cheirasco (Tortona e Tortonese)) Marisa Pessino (Nuova Libarna) Fabio Mazzari (Valle Scrivia)
• Rubriche: Stefano Rivara (La voce del binario) Davide Ferreri (l’Arca) Ester Matis (Esternando) Arnaldo Liguori e Matteo Clerici (contributi esterni e corrispondenze) • Sport: Enzo Prato • Grafica e impaginazione in proprio: a cura di Guido Cappelletti grafica2@inchiostrofresco.it “l’inchiostro fresco” è registrato presso: Reg. Stampa AL n. 322 del 31/01/1985 R.O.C. n. 11700 del 12/02/1998
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Francesco Bocciardo
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l Comune di Campo Ligure ha ospitato e premiato all'interno della giornata "Giovani Sport Cultura", Francesco Bocciardo campione paralimpico e autentico simbolo di riscatto per chi è stato meno fortunato nella vita. occiardo, nato a Genova il 18 marzo 1994, è affetto sin dalla nascita da diplegia spastica e si avvicinò al nuoto come terapia per alleviare la sua malattia. Nel corso degli ultimi due anni ha ottenuto l'oro ai campionati mondiali di Glasgow 2015, l'oro agli europei di Funchal e l'oro alle Paralimpiadi di Rio De Janeiro, tutte ottenute nella gara dei 400 stile libero, sempre a Rio Bocciardo ha ottenuto anche un bronzo nella staffetta 4x100 misti. Il Sindaco di Campo Ligure, Andrea Pastorino ha dichiarato "Bocciardo non è solo un grande atleta, è una persona che ci ha insegnato tanto, dimostrando quanto sia vero il detto volere è potere, facendo capire ai giovani atleti quanto siano importanti la determinazione e la costanza per raggiungere gli obiettivi che ci poniamo". Sempre nel corso della giornata sono state consegnate due borse per l'eccellenza nello sport e nello studio, in memoria di Luca Oliveri, alpinista campese scomparso prematuramente a soli ventuno anni in un tragico incidente sulle Alpi Apuane. Premiati nella stessa giornata anche i ragazzi che hanno partecipato al concorso "Figure con gioielli", incentrato sul mondo della filigrana.
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Fabio Mazzari
VALLE STURA, ORBA E LEIRA L’artista di Pra’ ci racconta la sua vita dedicata alla tradizione e al folklore ligure
Nino Durante, amore infinito per il genovese “Solo a Pra’ me sento in casa e posso respiâ”
“S
olo a Pra’ me sento in casa e posso respiâ”: con queste parole si conclude l’inno ufficiale della delegazione del ponente genovese situata tra Voltri e Pegli, tra il Bric Martin e il mare, famosa per il suo basilico pregiato; l’inno scritto dal praino “doc” Bartolomeo (Nino per gli amici) Durante; un artista a 360 gradi (o 280, come preferisce definirsi lui stesso), amante della sua terra ma anche della sua lingua e tradizione. Una terra, Pra’, dove si sente ancora il sapore dei tempi passati, quando era ancora un piccolo borgo, quando in tanti venivano per la villeggiatura e la rinomata spiaggia; un borgo molto legato alle proprie tradizioni, che si è fatto sentire quando, una volta costruito il porto, l’uscita autostradale venne chiamata “Voltri” (pur essendo a Palmaro, frazione di Pra’), fino ad ottenere l’attuale de-
nominazione “Porto di Voltri-Pra’”. “Nasco come cantautore genovese - ci spiega Nino - e suonavo nel duo “Aedi” con Tony Ferrando, con il quale proponevamo un repertorio di musica dialettale; nel momento in cui abbiamo realizzato una musicassetta, abbiamo frequentato le varie radio libere e siamo poi finiti a Radio Voltri, dove facevamo alla domenica mattina un programma che promuoveva la canzone in genovese”. Un amore, quello per il genovese, che non si esprime solo musicalmente, ma anche con la scrittura: “Sono innamorato della lingua genovese e ho cominciato a scrivere poesie e racconti, e in un secondo tempo libri: libri in rima, favole tradizionali in genovese e poi mi sono cimentato anche con la prosa”. “L’uomo che sussurrava ai presepi” è infatti l’ultima opera dello scrittore praino, un romanzo molto partico-
lare dove il protagonista, solo ma innamorato, costruisce statuine del presepe al quale esterna le sue emozioni. Il libro nasce dopo la sua ultima fatica, ovvero una grammatica genovese “curiosa e intrigante”, dove sintetizza in modo semplice e chiaro le principali regole della lingua genovese, forte di anni di insegnamento: “Insegno al CUP (centro universitario del ponente, ndr) nei locali del municipio di Pra’ - ci spiega Nino e questo è il settimo anno di lezioni. Una esperienza bellissima, sia di insegnamento che di apprendimento, dove imparo tante cose anche dai miei allievi: con il genovese non si smette mai di imparare”. Musicista, scrittore ma anche pittore grazie ad una speciale tecnica personale, quella del carboncino: “Spalmo il carbone sul foglio e lo plasmo con il cotton fioc”. Una tecnica innovativa che con-
sente di ricreare paesaggi e ritratti dal sapore antico come le vecchie fotografie, con i colori sbiaditi, in bianco e nero o “seppia”. Per Nino Durante non esiste limite all’arte e alla fantasia; con questo spirito, domenica 9 si è tenuto nella palestra sotto la chiesa di San Rocco di Pra’ il concerto “Nino Durante canta De Andrè” con il coro di Palmaro “e danzando canteranno”, e, per le feste di Natale, ci sarà un concerto con le più belle canzoni di natale rilette in chiave genovese presso la chiesa di Carnoli, a cavallo tra Genova e Mele, tra le quali spicca “We are the world”, che diventa “semmu i figgeu”: “Questa canzone l’ho scritto a suo tempo quando è uscita, facendola cantare dai bambini in diverse occasioni. È una canzone alla quale sono molto legato, che parla di speranza e di amore”. Matteo Serlenga
Museo Tubino
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er una serata, il Museo Civico "Andrea Tubino" di Masone, si è trasformato in un'arena musicale. Nella serata di venerdì 18 novembre si è esibito il gruppo Sioux Campoliverpool Band. Il gruppo, nato nel 1986 a Campo Ligure dalle ceneri del gruppo Power-On, si esibisce in un repertorio di musica folk e country, utilizzando molto spesso il dialetto genovese. L'evento, ha visto esibirsi Claudio "Pitta" Pittaluga alla chitarra acustica e voce, Sauro Cavalieri sempre alla chitarra acustica e voce; Enrico "Biblix" Olivieri al basso; Roberto Vignolo alle tastiere e Paolo "Pai" Pignone al cajon. f.m.
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la “Città dei paesi” tra Novi e Ovada
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Interessante iniziativa a Silvano d’Orba che coniuga, all’insegna del divertimento, attività fisica e mente
Cosa c’è da sapere sullo Yoga della risata È stata presentata sabato 5 novembre a Silvano d’Orba, presso la sala consigliare una nuova ed interessante iniziativa chiamata “lo Yoga della risata”. Sono intervenuti per sottolineare il sostegno dell’Amministrazione comunale, il Sindaco, Ivana Maggiolino, l’Assessore alla cultura, Giuseppe Coco e alcuni rappresentanti del “Laughter yoga” (il nome ufficiale di questa disciplina), tra cui Maria Cristina Vignoli, leader del gruppo, la Dott.ssa Elisabetta Grosso, ambasciatrice nazionale di yoga e altri illustri rappresentanti. “Ridi e vivi il Benessere”, sembra essere un’affermazione retorica e già sentita ma è invece il motivo ispiratore del gruppo Laughter yoga, che da circa vent’anni opera in
tutto il mondo per far conoscere il valore terapeutico della risata. Ottimo antidoto per abbattere lo stress, migliorare le relazioni interpersonali, sviluppare il pensiero positivo poiché la risata procura effetti benefici sull’umore e rinforza il sistema immunitario, una vera panacea per i mali del secolo. La scoperta risale a vent’anni
fa quando il Dott. Madan Kataria, medico indiano di Mumbai e maestro fondatore dello yoga della risata, scoprì con alcuni amici, che auto-inducendo la pratica del sorriso e verificandone l’efficacia essa avrebbe potuto costituire un rimedio efficacissimo per la cura di varie malattie psicosomatiche. Da allora fu messa a punto una
tecnica, che costituisce un eccellente esercizio procurare il benessere psicofisico. Oggi centinaia di migliaia le persone nel mondo ne hanno testato l’efficacia non solo terapeutica ma anche preventiva. Il sorriso autoindotto permette di produrre un insieme di sostanze chimiche rilasciate dal cervello, che favoriscono il buonumore, portano beneficio alla circolazione sanguigna e al tono muscolare. Per questo oggi lo yoga della risata si è diffuso in 107 nazioni ed è praticato quotidianamente in aziende, ospedali, scuole e case di riposo. Numerosi leader hanno aperto nella nostra provincia diversi club ai quali si accede gratuitamente, così come a Silvano d’Orba gli incontri sono iniziati venerdì 21 novembre e prosegui-
ranno settimanalmente, presso il salone parrocchiale alle ore 21, completamente gratuiti e adatti a persone di tutte le fasce di età. Non resta che provare. Marta Calcagno
Per informazioni rivolgersi a Cristina Vignoli : 3394553978
Partigiani
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o scorso settembre, nel Palazzo del Governo ad Alessandria, sono state consegnate a sette ex partigiani silvanesi le “Medaglie della Liberazione” che il Ministro della Difesa ha conferito ai miei compaesani in occasione della ricorrenza del 70° anniversario della Guerra di Liberazione e della Resistenza. Hanno ricevuto la prestigiosa onorificenza: Albino Bisio (1926), Giovanni Coco (1921), Mario Olivieri (1926), Aldo Ravera (1925), Giuseppe Romero (1922), Giovanni Scalzo (1925) e Pietro Sommo (1924). Presenti Rita Rossa, Presidentessa della Provincia di Alessandria, il Prefetto, Romilda Tafuri, e la Sindaca di Silvano d’Orba, Ivana Maggiolino. pf.r.
Dario Fo
La seconda parte dell’intervista di Marta Calcagno a Mario Ozzano, Presidente della Polisportiva
Castelletto sempre all’insegna dello sport P rosegue la nostra intervista a Mario Riccardo Ozzano, Presidente della Polisportiva di Castelletto d’Orba. Dopo che nello scorso numero ci aveva parlato in generale dell’offerta sportiva, questo mese si entra più nello specifico: “Per quanto concerne il calcio bisogna dire che questo sport soffre della mancanza ragazzi disponibili a giocare, sufficienti per formare la squadra per il campionato di 3° categoria. Un tentativo di fusione con l’ASD (associazione sportiva dilettantistica, ndr) di Lerma, ha portato ad un accordo per l’utilizzo del campo da calcio da parte del Lerma. Per quanto riguarda il calcio giovanile, si conferma per la stagione 2016-
Grande successo
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rande successo domenica 6 novembre per la “Festa del Vino Novello” organizzata dalla Cantina Sociale di Mantovana. Nella bella cornice delle colline predosine, numerosi partecipanti hanno potuto gustare il buon vino di quella terra, il tutto “condito” da succulenti manicaretti, buona carne alla brace e ottima musica mixata da abili dj. Clou della giornata è stato il volo delle “mongolfierine” che hanno punteggiato il cielo di una bella domenica passata all’aria aperta. m.n.
17 la collaborazione con i Boys Calcio, per cui la leva 2004 si allenerà e giocherà per tutto l’anno nell’impianto sportivo di Castelvero, in vista dei tornei per le leve dal 2009 al 2004, in occasione di iniziative benefiche già previste in calendario, che ogni anno raduna-
no con successo un gran numero di atleti e di spettatori. Una novità di quest’anno - sottolinea Ozzano - è legata alla collaborazione con la Società polisportiva di tamburello di Basaluzzo, alla quale è stata offerta la possibilità di svolgere gli allenamenti da ottobre a
marzo all’interno del palazzetto, il martedì e il sabato pomeriggio. Un connubio positivo quindi, che fa capo all’obiettivo più importante che la Polisportiva Castellettese vuole perseguire: arricchire l’offerta sportiva, offrendo un bagaglio di opportunità ai giovani atleti,
suscettibile di continui ampliamenti, sempre nuovo e diversificato, in una prospettiva di ampia collaborazione e interrelazione tra le società. Solo così lo sport può diventare davvero parte integrante della vita dei giovani". Marta Calcagno
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l circolo dialettale silvanese “Ir Bagiu” ha fatto esporre un manifesto di partecipazione di lutto nazionale per la morte di Dario Fo, premio Nobel per la Letteratura, attore, regista e scrittore di testi teatrali. Dario è stato un cultore dei dialetti che ha utilizzato (modificandoli a suo piacimento e con grande bravura) per le sue rappresentazioni. Il “nostro” circolo dialettale, nato proprio per non far scomparire il dialetto (e la storia) del nostro paese, ha sempre avuto per l’attore stima, simpatia ed affetto. Nel ’70 ho visto l’attore, in teatro a Novi Ligure, con la sua compagnia rappresentare la grande opera “Mistero Buffo”. Desidero però raccontare che, in occasione della mostra di marionette, al Museo dei Campionissimi di Novi, Feli Pallavicini e nipoti, avevano donato al museo parte dei burattini del padre. In una venuta a Novi Ligure di Dario e della moglie, Franca Rame, questi avevano chiesto di incontrare la famiglia Pallavicini. Infatti il papà della Rame, bravissimo marionettista come il Pallavicini, teneva le sue marionette in un capannone nella periferia di Roma confinante con quello del padre dei Pallavicini: anche lui custodiva le sue marionette in quel luogo. E di lì nacque una grande e duratura amicizia. pf.r.
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RONDINARIA
Montaldo Bormida: esposizione e degustazione di prodotti tipici
Un tuffo nel tartufo
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i è tenuta Domenica 6 Novembre, presso il “Palavino – Palagusto” di Montaldo Bormida, la tradizionale “Fiera del Tartufo” giunta alla quinta edizione, affiancata alla grande castagnata con degustazione vini presso la cantina “Tre Castelli”. La manifestazione ha visto un ottimo afflusso di gente, attratta dalla gran vastità di banchetti dell’artigianato e gastronomici, con in esposizione vini prodotti nelle lo-
calità limitrofe, formaggi, salumi e tante… tante svariate prelibatezze. Inoltre un ricco menù con piatti a base di tartufo ed altre specialità locali. Interessante quanto particolare la premiazione dei 3 tartufi più grandi. A questo proposito abbiamo brevemente intervistato Davide Garrone, ragazzo di Ovada vincitore di questa curiosa sfida. Ci ha raccontato di più sulla qualità dei tartufi che raccoglie personalmente, esprimendo un
modesto orgoglio per il riconoscimento ottenuto: “Faccio il carpentiere, alla sera mi piace andare a passeggiare con il mio cane alla ricerca di tartufi – continua Davide – Sono tempi economicamente duri ma questo prodotto ha sempre un gran commercio, la qualità che raccolgo è tuber magnatum pico, il pregiato tartufo bianco di Alba”. Un’eccellenza piemontese che continua a deliziare palati di appassionati di culinaria e di tanti curiosi nell’assaporare un gusto nuovo così particolare. Foto e articolo di Massimiliano Tripodi
Servizi e approfondimenti su: www.inchiostrofresco.it
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“Chiquita” Maria Gualco
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Caterina Perasso
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“La signora della Grappa!” Susanna Gualco
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Renata Gallone
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Liliana Perasso
Pierfranco Romero incontra un’eterna ragazza degli anni ‘40
Ricordi di Silvano d’Orba N ei giorni scorsi cercando un libro, ho rivisto quello pubblicato dal circolo dialettale silvanese “Ir Bagiu” nell’ottobre del 2009 dal titolo “Non lasciare i tuoi ricordi nel cassetto”. Mi ha colpito la fotografia dove, sulla “pietra grossa”, emblema del mio paese, posano cinque belle silvanesi ed una di queste (bel-
lezza anni Quaranta) si vede ancora, ogni tanto, passeggiare per Silvano. Mi sono soffermato sulla foggia dei costumi, tutti della stessa stoffa e mi sono ricordato che abbiamo presentato il libro, “Chiquita” era presenta e, parlando con Roberto Basso, che quella era la stoffa: “Riadattata per le feste delle Giovani Italiane”. Tempo fa
ho rivisto Chiquita e, spiegandole che ero il figlio di Carletto, ha rivissuto quei tempi e mi ha chiesto dello zio Pino, coetaneo suo e del fratello Pablito. Nel salutarmi mi ha guardato a lungo negli occhi e nei suoi ho letto una luce… come se si perdesse come in un “grande lago dorato”… pieno di felici ricordi. pf.r.
Un’indagine storica a firma di Domenico Bisio che ci racconta dei diversi tentativi da parte di esperti, atti a decifrare l’enigmatica iscrizione
L’epigrafe misteriosa sull’antica torre di Fresonara N egli anni in cui a Bosco Marengo si sta innalzando la chiesa di Santa Croce, i Trotti, Signori di Fresonara, si rivolgono agli architetti di Papa Pio V per avere un progetto atto a costruire un campanile consono alla futura chiesa parrocchiale. Il risultato fu una gradevole torre campanaria alta 28 metri che ancora oggi è tra le più armoniose rispetto a quelle che spiccano nei paesi del circondario. Eravamo a metà del 1500 e storicamente è provato che il Vescovo di Alessandria Guarnerio Trotti di Fresonara, eletto alla carica
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cambia casa
da Giovedì 22 dicembre 2016 i computer di redazione inizieranno a "macinare" nella nuova sede di Largo Valentina in via Giacometti, 51 a Novi Ligure (AL)
dallo stesso Pio V, posasse la prima pietra del campanile nell’anno 1573. Sul lato sud della torre spicca in evidenza la cornice dell’orologio, sotto il quale una misteriosa epigrafe scritta in latino, datata 1678, da sempre mette in difficoltà coloro che si cimentano a cercare di tradurla in italiano. Già negli anni ’80 ci furono diversi tentativi da parte di esperti, atti a decifrare l’enigmatica iscrizione. Le conclusioni divergevano tra loro in diversi punti. Tutte però collimavano sul fatto che fosse stata la comunità fresonarese ad aver voluto innalzare la torre sal-
vata con l’aiuto della Divina Provvidenza e si procurasse di sostenerla con elemosine triennali. Nel 1991, la domenica del 6 ottobre, durante la S. Messa si rifesteggia l’inaugurazione della torre campanaria dopo i lavori di restauro operati dal compianto pittore e scultore fresonarese Sawatey. Nell’occasione, padre Felice Busseti, domenicano del Convento di Varazze, illustra ai fedeli la sua personale interpretazione dell’epigrafe, mettendo in risalto il fatto che secondo lui la torre non fu costruita dalla comunità fresonarese, la quale, comunque,
si impegnava, come sappiamo già, a rafforzarne la struttura con elemosine triennali. L’ultima versione in italiano dell’arcana scritta latina risale al 2003, formulata dal dott. Luigi De Luca, laureato in chimica all’Università di Pavia e Master in Latino all’Università del Maryland. Suona così: “Per opera della Divina Provvidenza non (del tutto) distrutta, questa torre sacra, eretta a memoria perpetua del Signore, e che la comunità di Fresonara restituì alla Chiesa nella sua vecchia struttura, con elemosine triennali in occasione della Pasqua (la stessa comu-
nità) rinforza nell’anno 1678 dal parto della Vergine”. Quel che storicamente è certo è che l’antica torre di guardia del fortilizio distrutto nel 1404 da Facino Cane, non fu del tutto eguagliata al suolo, e su quel che restava la famiglia Boidi-Trotti fece innalzare l’attuale campanile. Che Fresonara avesse avuto bisogno di denaro per pagare i lavori, lo afferma anche un noto proverbio locale, rimarcando come la comunità avesse dovuto vendere alcune terre al confine con Bosco per saldare i debiti. Dom&Nico BISio
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RONDINARIA Basaluzzo: Stefania Chiappalupi ci presenta il suo nuovo libro
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I nostri inviati ci tengono informati sulle feste a Bosco Marengo
L’usignolo e occhi di cielo Eventi “all’ombra” di Pio V “L’ usignolo e occhi di cielo” è il nuovo libro di Stefania Chiappalupi, autrice nata a Roma ma ormai stabilitasi, in pianta stabile, a Basaluzzo. Passata in redazione abbiamo parlato con lei di questa nuova fatica letteraria, soffermandoci in particolare modo sul contesto storico raccontato: “Questa è una storia d’amore e di spiritualità ma anche di guerra, la Seconda Guerra Mondiale – ci spiega Stefania Chiappalupi – una storia che ho realizzato dopo due anni di intenso lavoro”. Rispetto al suo esordio nel 2014, “Un’occasione unica”, il contesto è totalmente cambiato: prima il presente, oggi il passato: “Sì e debbo dire che creare un contesto credibile e realistico – ci dice l’autrice – è stata una delle cose più difficili: quando pensavo a qualcosa dovevo sempre chiedermi se, tra gli anni Trenta e Quaranta (il periodo in cui il libro è ambientato, ndr) fosse stato possibile trovarlo oppure no. Ad esempio, descrivendo la notte di Natale – prosegue Chiappalupi – avevo scritto che era presente in tavola il panettone. Ma il panettone c’era già nel’40? La risposta
a IBS ma è anche possibile ordinarlo in libreria: “Con tutta probabilità – afferma Stefania Chiappalupi al termine della nostra intervista – entro la fine di quest’anno organizzeremo una presentazione de L’usignolo e occhi di cielo in Comune a Basaluzzo. Sarà l’occasione di una bella festa per tutta la cittadinanza”. Mattia Nesto
è sì e la marca, quasi ovviamente, era Motta”. Il libro è ambientata tra Roma e Napoli, due città particolarmente care all’autrice: “Beh, Roma è dove sono nata e dove mia mamma e mia nonna mi hanno raccontato tante storie sulla guerra: gran parte di queste sono confluite nella mia storia che rimane sì di fantasia, ma con un retroterra reale. Invece Napoli – continua la nostra interlocutrice – è un hommage a Giovanna Raguna, il Presidente della mia casa editrice, la MReditori, napoletana verace e grandissima donna”. Il libro è possibile acquistarlo tramite tutte le librerie online, da Amazon
Da Gavi
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abato 19 novembre appuntamento molto particolare presso il Santuario Nostra Signoria delle Grazie in località “Valle di Gavi”. Infatti in questa suggestiva cornice, è stata allestita una cena di beneficenza dagli “Amici del Santuario”. Nell’ampio salone del convento si è potuto gustare così un menù che spaziava dalle tagliatelle fatte in casa al sugo di lepre alla cacciagione. m.n.
Sempre molto attiva, la Pro Loco Boschese lo scorso ottobre ha organizzato una bella “gita in amicizia” all’ 87° “Festa dell’Uva e del Vino” di Bardolino. Per chi non la conoscesse Bardolino è una stupenda cittadina sita sulla sponda veronese dell’incantevole Lago di Garda tradizionalmente nota, oltre che per
la sua bellezza , anche per la sua produzione vinicola di rosso che ne porta il nome. Nell’occasione i partecipanti hanno potuto conoscere il comune gardesano in una veste folkloristica , che ha unito la conoscenza della produzione locale al divertimento di una festa paesana. I numerosi partecipanti hanno così potuto
degustare la bevanda tipica del territorio in stand e chioschi allestiti nella suggestiva cornice del lungolago Riva Cornicello e in piazza del porto. La “gita” fuoriporta non si è limitata a Bardolino ma si è allargata alla vicina Lazise per una visita alla fiera del Miele.
Bosco in Festa: II Mercatino di Natale La Pro Loco Boschese il prossimo 11 Dicembre organizzerà presso il Complesso Monumentale di Santa Croce il II Mercatino di Natale. La manifestazione, che ha ottenuto un ottimo successo
lo scorso anno, è aperta a tutti gli hobbisti, coltivatori, produttori e a chiunque abbia il piacere di esporre i propri lavori. La mostra mercato sarà realizzata al coperto e pertanto si svolgerà anche
in caso di maltempo. Invitiamo chi avrà piacere di esporre a contattare la ProLoco del paese Natale di Papa Pio V. Non perdete l’occasione per acquistare un regalo originale e artigianale.
Castagnata in Piazza Si è svolta il 23 ottobre presso il centro ricreativo comunale di Bosco Marengo e nell’adiacente piazza mercato la manifestazione “Castagnata in Piazza”.
La Pro Loco Boschese si è adoperata per festeggiare al meglio l’autunno con questa bella iniziativa che, come per la altre attività del bel borgo, ha permesso
ai numerosi partecipanti di visitare lo splendido paese natale di Papa Pio V oltre naturalmente a deliziarli con ottime castagne arrosto.
A Bosco Marengo corso di disegno e acquarello
Francavilla Bisio: consegnato il prestigioso riconoscimento
Il “raviolo d’argento” 2016 P er l’Associazione Pro Loco Francavilla Bisio, il “Raviolo d’Argento” non è soltanto un piatto che i volontari preparano con impegno più volte nel corso dell’anno e che ha ottenuto la “De. Co” (Denominazione comunale a tutela dell’origine e dell’unicità) ma è anche un prestigioso premio! Il riconoscimento – scultura in argento realizzata dall’Oreficeria dei “Fratelli Ghio” di Serravalle Scrivia – è stato consegnato al termine del Pranzo d’Argento (che la stessa Pro Loco offre annualmente agli over 75). Quest’anno, l’XI edizione del
Una giornata di amicizia nella città di Bardolino - 87° Festa dell’Uva e del Vino
Raviolo d’Argento è stata assegnata a Bruno Filippo Mazzarello, giovane “speranza” della Pro Loco Francavilla, di cui è attuale Vice Presidente, grande animatore del Premio Nazionale “Dattini” vinto ad Assisi, costantemente presente attraverso fattiva disponibilità e collaborazione. Tra gli applausi dei tanti presenti, il Presidente Pro Loco Carlo Semino ha consegnato il premio a Bruno, (attualmente il più giovane dei destinatari) visibilmente sorpreso ed emozionato tanto da fargli dire: “Questa volta non ho parole!”. Rosa Mazzarello
Il 7 Novembre si è svolta , presso la sede degli “Amici di Santa Croce” in via Roma 1, la prima lezione del corso di disegno e acquarello a cura del Maestro
Ermanno Luzzani. Gli incontri, che si svolgeranno tutti i lunedì, sono organizzati dal comune di Bosco Marengo e dagli Amici di Santa Croce. Per info
3314434961, info@amicidisantacrocediboscomarengo.it o telefonare agli uffici del Comune di Bosco Marengo 0131 299342.
Il Comune “sconfigge” le Poste L’ufficio Postale della frazione di Bosco Marengo Pollastra resterà aperto. È raggiante il Sindaco del comune di Papa Pio V, Gianfranco Gazzaniga dopo la pronuncia del Tar del Lazio che ha dato ragione all’Amministrazione. Per chi non lo sapesse nel 2015 Poste Italiane aveva inserito lo sportello della frazione tra quelli da chiudere: lo sportello in questione serve circa 650 per-
sone provenienti dai vari Comuni che, con la chiusura definitiva, non avrebbero avuto un ufficio postale a ragionevole distanza. È proprio stata l’assenza di centri postali a distanze “consone” per i cittadini a far propendere il Tar del Lazio verso la pronuncia in favore di Bosco che adesso si gode la “vittoria” in quanto unico Comune, tra quelli finiti nella “lista nera” di Poste Italiane,
ad essersi schierato legalmente contro la decisione dell’Azienda. Azienda che a settembre aveva chiuso lo sportello ed era stata “costretta”, in un primo momento, a riaprirlo precipitosamente a Dicembre dopo i primi pronunciamenti. Qualche volta è bello poter scrivere di come un “piccolo Davide” batta un “Grande Golia”!
Notizie a cura di Samantha Brussolo e Daniele Cifalà
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Da Tassarolo
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abato 19 novembre si è svolta, presso la “SUMPS” di Tassarolo, una bella serata a scopo benefico organizzata dal Lions Club Gavi e Colline del Gavi. Una serata molto particolare dicevamo, incentrata su di un grande tema: ovvero “dare una mano” alle sfortunate popolazioni del Centro Italia. Per farlo il circolo lionistico gaviese ha allestito una “bagna cauda benefica”. L’unione tra un nobile scopo e un piatto così sopraffino ha riscosso un grande successo. Per i soci non sono nuove iniziative del genere dato che, in precedenza del primo evento sismico dello scorso agosto, era già stata organizzata una serata molto simile. Il ricavato derivante dalla tipica specialità gastronomica autunnale sarà versato alla L.I.C.F. (Fondazione del Lions Club International, ndr) e da questa devoluto agli abitanti dei Comuni vittime del sisma del centro Italia. Il presidente del Lions Club Gavi, Mario Mazzarella, ci ha rilasciato queste dichiarazioni: “Come tutti, anche noi del circolo lionisitico siamo rimasti sgomenti davanti alle notizie che venivano da Norcia e dintorni". Mattia Nesto
RONDINARIA
Montechiaro d’Acqui, Stefano Milano ci porta alla scoperta di uno dei percorsi più suggestivi dell’Oltregiogo
Vi presentiamo il Sentiero degli Alpini
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e amate le escursioni brevi e non troppo impegnative, ma non per questo meno remunerative e siete stufi del solito giro della Val Gargassa, ecco che questa mia nuova proposta possa stimolare la curiosità del lettore, invitandolo nello scoprire questo angolo nascosto tra le colline dell’Acquese, caratterizzato dalla presenza di stretti canyon (orridi), in contrasto con la “morbidezza” delle colline circostanti. Il sentiero 577, anche conosciuto come “Sentiero degli Alpini” è stato creato e ripulito grazie all’encomiabile lavoro dell’Associazione degli Alpini di Montechiaro d’Acqui. Il comune di Montechiaro d’Acqui Alto (m. 560) sorge sul crinale che separa le Valli Bormida e Erro. Già di per sé meritevole per una visita al borgo, il paese è inserito nel tipico paesaggio collinare, caratterizzato da campi, vigneti, cascine sparse, calanchi e boschi. Il panoramico crinale che da Castelletto d’Erro giunge a Montechiaro, ci offre la vista verso la catena del Beigua e il Sassellese a sud, verso ovest Roccaverano (riconoscibile dalle torri) e le colline delle Langhe. Il consiglio è, per accorciare un po’ il giro, di partire da Montechiaro Alto. Altrimenti partire da Montechiaro Piana (chiesa di Sant’Anna m. 205), sulla ex statale della Val Bormida, in circa un’oretta si arriva al paese alto seguendo il sentiero 573; comunque in ogni caso dalla sede della Pro Loco (campo sportivo) di Montechiaro Alto ha inizio il vero e proprio anello. Dalla Pro Loco si segue l’asfalto verso Castelletto d’Erro,
dopo circa 200 m. sulla destra ha inizio il sentiero che scende verso il fondovalle del rio Plissone e gli orridi. Il percorso, sempre ottimamente indicato dai segnavia CAI, inizia scendendo tra calanchi, boschi di carpini, roveri e qualche ciliegio selvatico. Costeggiando dei prati sulla destra, si arriva sul fondo della valletta e guadato il rio si sale leggermente di quota fino ad un capanno con tavolo da pic-nic. Dal capanno inizia la discesa verso il primo orrido; originato dalla lenta azione erosiva dell’acqua sulla “puddinga” (roccia conglomeratica), le cui alte pareti hanno contribuito allo sviluppo del particolare ecosistema fatto di felci e muschi, caratterizzato da una forte umidità, presente all’interno. Proseguen-
do lungo il rio, dopo essere usciti dall’orrido, si incontra l’area chiamata “Orto d’Franceschein”, un tempo coltivata ad orti dagli abitanti del posto. Si prosegue lungo una sterrata, incontrando un antico pozzo ricostruito, fino a che l’itinerario abbandona la sterrata, girando a sinistra, per risalire la valletta del rio Ciapin. Seguendo il sentiero, dopo circa 200 m., sulla destra si incontra la deviazione, assolutamente da non mancare, per “l’Orrido dei Laghi”. La visita ripaga da sola la camminata; addentrandosi all’interno l’ambiente assume ancora di più i connotati di una “giungla equatoriale”, liane e edere pendono dalle alte pareti di puddinga ricoperte di muschio e felci, la poca luce e la forte umidità au-
mentano la sensazione di essere i primi umani ad aver messo piede nella gola. Una passerella in legno consente, facendo un po’ di attenzione alla roccia bagnata, di spingersi sul fondo della forra, fino ad una cascatella, dove la luce quasi non arriva. Terminata la visita dell’orrido, si ritorna sui propri passi fino al punto della deviazione. Da qui il sentiero comincia a risalire, incontrando quasi subito una curiosa formazione rocciosa detta “Cappello dell’Alpino”. Continuando a salire si incontra una sterrata, che si segue fino ad arrivare sull’asfalto, si svolta a destra e sempre su asfalto, si ritorna a Montechiaro d’Acqui. Il giro richiede all’incirca 3-4 ore, a seconda non del passo, ma di quanto ci si ferma a
visitare gli orridi. È poco faticoso, adatto a tutti e gratificante, meglio le mezze stagioni data l’umidità all’interno degli orridi. In conclusione, dopo aver esplorato tanti angoli nascosti dell’appennino, consiglio fortemente a tutti questa escursione, dimostrazione che non occorre allontanarsi troppo da casa, ne fare molte ore di cammino, per ammirare luoghi insoliti e interessanti. Stefano Milano Contatti 339 7878972
Tortona e tortonese
Valli Curone, Grue e Ossona
Pagine a cura di Claudio Cheirasco
Giacomo Morra il Re dei Tartufi
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om’è noto il tartufo bianco è comunemente chiamato tartufo d’Alba pur crescendo spontaneo ed abbondante in tutto il Piemonte meridionale. Il motivo per cui fu scelta Alba come “capitale del tartufo” è da ricercare nell’attività di Giacomo Morra, ristoratore e albergatore albese noto a tutti come il “Re dei tartufi”. Nato a La Morra nel 1889, a 19 anni incominciò a lavorare in una trattoria e dopo qualche anno aprì ad Alba, con i fratelli Andrea, Giovanni e Matteo, il “Ristorante delle Langhe”. La convivenza con i fratelli si fece presto difficile, forse anche a causa del suo talento. Fu così che nel 1923 uscì dalla società per aprire una trattoria e bottiglieria in via Nizza a Torino. Quelli torinesi furono cinque anni in cui fece buoni affari, ma soprattutto intuì che, il tartufo, reperibile nelle Langhe a poco prezzo e rivenduto a Torino a cifre importanti, era un tesoro da sfruttare. Nel 1928 tornò ad Alba dove comprò e ristrutturò, con un restauro eccezionale per l’epoca, l’hotel Savona, un vecchio albergo di lusso che decise di rendere confortevole ma non lussuoso e che rimaneva aperto fino all’arrivo dell’ultimo treno in città. Con annesso il bar, la sala bigliardi ed il ristorante aperto a tutti, il “Savona” divenne presto il principale punto di riferimento e di incontro di Alba. Appena ritornato nelle Langhe, Giacomo Morra, s’inventò la fiera del tartufo e la sostenne poi economicamente per tutta la vita. A quei tempi ad Alba si teneva la già famosa “Festa Vendemmiale” che nel 1929 prese il nome di “Fiera mostra campionaria a premi dei rinoContinua alla pagina seguente
Cultura ed enogastronomia si incontrano nella prestigiosa manifestazione nazionale
Fiera del Tartufo a San Sebastiano
In foto Giorgio Daffunchio con un tartufo bianco trovato in Val Curone
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er due domeniche consecutive, il 20 e il 27 novembre si tiene la 33° edizione della Mostra Mercato del tartufo di San Sebastiano Curone (Al), che dal 2008 è a pieno titolo Fiera nazionale. L’intento della manifestazione è quello di far conoscere la produzione di tartufi bianchi e neri delle Terre del Giarolo, di qualità sicuramente pari se non migliore
di quelli di altre zone più “titolate”. La Val Curone e le vicine valli Grue, Ossona e Borbera, sono le uniche in Piemonte dove abbondano, oltre ai tartufi bianchi detti di Alba, anche i tartufi neri detti di Norcia. La Mostra Mercato, riconosciuta come Fiera Nazionale, si sta sempre più affermando permettendo alle nostre valli di esaltare la loro immagine di ter-
ra da tartufi, oltre che di grandi vini e splendidi e genuini prodotti tipici. Il nostro tartufo è ancora più buono se assaggiato qui, dove nasce, indicatore ecologico di un ambiente sano e pulito. Nel 2011 la Fiera Nazionale, Mostra Mercato del Tartufo di San Sebastiano Curone si è conclusa positivamente per le quantità e la qualità dei tartufi trattati (39 Kg di Tartufi
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bianchi, 56 Kg di tartufi neri) dagli oltre quaranta tartufai provenienti dal territorio delle Terre del Giarolo e da diverse regioni d’Italia. Cifre che ne fanno una tra le più importanti manifestazioni di settore a livelle nazionale ed internazionale. Per l’edizione 2016 saranno presenti 170 banchi di prodotti enogastronomici tipici di tutte le regioni italiane. Per il primo anno un’area specifica della manifestazione sarà dedicata a produttori selezionati da Slow Food Condotta del Tortonese. Parteciperà alla manifestazione, dando seguito all’esperienza della passata edizione ed alle diverse collaborazioni sviluppate bilateralmente anche nel 2016, una delegazione di produttori enogastronomici provenienti dalla Slovacchia, rappresentati dalla locale Condotta Slow Food Tatry (SK). Anche quest’anno prenderà vita l’evento collaterale “A tavola con il Tartufo”, organizzato in collaborazione con gli Albergatori, i Ristoratori e gli Agriturismi del Territorio, che proporranno menù tipici a base di tartufo. Durante i due giorni di manifestazione le botteghe artigiane di Artinfiera saranno aperte al pubblico. Per ulteriori informazioni: www.eventisansebastianocurone.com
“All'Ulivo”
MENÙ DI NATALE
MENÙ DI SANTO STEFANO
Antipasto Tomino in crosta con cipolle caramellate Flan di carciofi con Roccaverano Millefoglie di polpo con ceci Primo Taglierini all’arancia con ragù d’anatra Tortino di riso con fonduta Secondo Arista glassata al miele con funghi e contorno di cipolline in agrodolce Dolce Alberelli al cioccolato
Antipasto Bocconcini di baccalà fritti Vitello tonnato con insalata russa Involtino di melanzane Primo Crespelle con carciofi e mandorle a scaglie Tortellini in brodo Secondo Rose di salmone con fonduta al basilico Dolce Meringata al cucchiaio
40,00 € acqua-vino-caffè incluso
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Si organizzano Cene di lavoro pre-natalizie • Pranzi/cene per anniversari/compleanni/lavoro • Serate a tema musicale accompagnate da strepitosi menu Dal lunedì al venerdì pranzo a menù fisso 8,00 € (primo, contorno, dolce, acqua e caffè) • 10,00 € (secondo, contorno, dolce, acqua e caffè)
Solo prodotti freschi e garantiti
Telefono
0143 143 67 31
Orari
A pranzo: dal lunedì alla domenica 12.30/14.30 A cena: lunedì – venerdì - sabato – domenica 19.30/ 22.00
Un’occasione da sfruttare di Claudio Cheirasco
È
ufficiale, Tortona e Castellania si sono aggiudicate rispettivamente l’arrivo della 13° e la partenza della 14° tappa del Giro d’Italia 2017, centesima edizione della corsa rosa. Venerdì 19 maggio 2017 ed il sabato successivo nel nostro territorio arriveranno 22 squadre ciclistiche, 198 corridori, una carovana pubblicitaria composta da centinaia di mezzi, qualche decina di migliaia di appassionati, curiosi e tifosi (dai 30 ai 50.000), più di 3000 tra giornalisti, fotografi e tecnici di circa mille testate italiane e internazionali. Il “Giro” sarà inoltre trasmesso in oltre 165 paesi in tutti e 5 i continenti e visto da circa 5 milioni di telespettatori nel solo ambito nazionale. Aggiudicarsi una tappa del Giro d’Italia è di sicuro una grande occasione per un territorio: la cifra pagata a RCS in qualità di ente organizzatore, solitamente genera un fatturato triplo già il giorno stesso della gara, consentendo di fatto di rientrare immediatamente dell’investimento. Oltre a questo primo risultato, tuttavia, si possono e si devono perseguire altri risultati legati agli effetti duraturi che può lasciare (o no) un evento di questo genere sul territorio. Se non si individuano e percorrono fin da subito obiettivi a medio e lungo termine, il rischio è quello di subire il cosiddetto “effetto elastico” e ritrovarsi nella situazione di partenza non appena l’evento sia passato, senza averne saputo sfruttare l’eredità. (Nella sezione “Sport”, in un articolo a firma di Stefano Milano a pag. 37, si analizzano dal punto di vista agonistico le due tappe “tortonesi”, ndr)
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l’inchiostro fresco Novembre 2016
Segue dalla pagina precedente: Giacomo Morra mati tartufi delle Langhe” e dal 1930 divenne “Fiera dei Tartufi d’Alba”. Ma la fantasia e la lungimiranza di questo precursore dei tempi, che si inventò antelitteram il marketing territoriale ed il turismo enogastronomico, proprio facendo leva sul fascino del tartufo, non si limitò a questo: egli si rese conto dell’importanza del cane per la ricerca del tartufo e realizzò a Roddi ”l’Università dei cani da tartufo”, scuola di addestramento e di ricerca. All’Università per cani da tartufo Giacomo Morra inviava, a volte accompagnava di persona, giornalisti e ospiti di riguardo dell’Albergo Savona (tra cui Marylin Monroe quando si recò in visita ad Alba nel 1961), per conoscere la scuola e assistere alla ricerca del tartufo. Nel frattempo aveva trovato il modo di conservare e di spedire, marchiato “tartufalba”, il tartufo in qualunque parte del mondo. Ogni ambasciata italiana non se lo faceva mancare e diventarono sempre più i clienti che si avvalevano del servizio di corrispondenza. Nel 1949, con un’altra brillante idea, Morra decise di regalare il miglior tartufo raccolto in quell’anno all’attrice Rita Haywort. da allora, questo gesto divenne “un’abitudine”: nel ’51 un tartufo di 2.520 grammi fu inviato al Presidente degli Stati Uniti Harry Truman; seguirono nel 1953 Winston Churchill, nel 1954 Marilyn Monroe e Joe Di Maggio, nel 1955 l’imperatore d’Etiopia Hailè Selassié, nel 1959 il Presidente degli USA Eisenhower e il padrone del Cremlino Nikita Krusciov. E nel 1965 fu inviato a Papa Paolo VI. Claudio Cheirasco
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l tratto Voghera-Berzano di Tortona Sabato 5 e domenica 6 novembre il tratto della via Postumia che va da Voghera a Tortona è stato percorso da una ventina di “Amici della via Postumia” che si sono dati appuntamento alla stazione di Voghera e si sono messi in cammino, sotto una pioggia battente. Il cammino del sabato ha coperto una distanza di circa 18 chilometri attraverso gli abitati di Casalnoceto, dove i pellegrini hanno trovato ristoro presso la Vineria convenzionata “Al Solito Posto” di Piazza Martiri della Libertà; Volpedo, dove i pellegrini hanno potuto ammirare le bellezze di questo borgo, che ha dato i natali a Giuseppe Pellizza ed è oggi uno dei borghi più belli d’Italia, Monleale, da cui si imbocca la strada della Cerreta che ha recentemente ottenuto il riconoscimento Unesco per la suggestiva bellezza che le conferiscono gli ordinati vigneti che la circondano. La tappa di sabato è terminata nel pomeriggio all’accoglienza Corte Solidale di Berzano di Tortona, appena in tempo per posare gli zaini, pulire le scarpe dal fango e salire sulla navetta che li ha portati alla Sala Convegni della Fondazione C.R. Tortona per la presentazione del progetto via Postumia al pubblico e alle autorità locali. La presentazione della via Postumia Nella sala messa a disposizione dalla Fondazione C.R. Tortona erano presenti Marcella Graziano, Vicesindaco e assessore alla cultura della città di Tortona; Vittoria Colacino, Assessore allo sport della città di Tortona e Massimo Berutti, Consigliere della Regione Piemonte. Ad aprire i lavori è stato il presidente del CAI di Tortona Gianluigi Carca che ha salutato i presenti ai quali ha presentato gli “Amici della via Postumia”, il gruppo di lavoro che sta realizzando questo “sogno” come è stato definito da Franco Cebrelli, il referente per il tratto tortonese del Cammino, che ha preso la parola dopo di lui. E’ stato poi il mio turno, in cui ho analizzato il fenomeno del pellegrinaggio da un punto di vista socio/economico ed ho cercato di interpretare le statistiche disponibili per indagare il potenziale che
TORTONA E COLLI TORTONESI Su e giù per i colli a contatto con la natura: quando la cultura si fa con… “i piedi”
Il weekend del pellegrino a Tortona
rappresentano i cammini devozionali per la valorizzazione turistica, economica e culturale dei luoghi che attraversano. A questo punto han preso parola i due ideatori, promotori e coordinatori della via Postumia: Andrea Vitiello e Stefano Sereni. Il nostro, ha spiegato Andrea Vitiello, è un cammino Giacobeo, vale a dire in direzione di Santiago di Compostela che unisce il cammino sloveno di Jakobova Pot, ai cammini francesi, diventando di fatto il “Cammino Italiano verso Santiago”. In Italia esistono molti cammini, tutti diretti a Roma; la via Postumia è l’unico che segue l’asse est-ovest. L’idea è nata quando ci siamo resi conto di questa mancanza e abbiamo voluto dare continuità all’ottimo lavoro che avevano già fatto gli sloveni, prosegue Vitiello. Sono passati solo 13 mesi ed abbiamo già completato questa prima fase del lavoro: oggi la via Postumia è interamente tracciata e percorribile. Il lavoro d’ora in poi sarà quello di migliorare la segnaletica, aggiungere accoglienze, modificare eventualmente alcuni tratti, nell’ottica di realizzare un percorso che sia il più possibile sicuro, a contatto con la natura e in grado di
attraversare i paesi lungo il cammino, questo per dare comfort ai pellegrini e risorse economiche al territorio. Stefano “Plata” Sereni si è occupato di trovare le accoglienze; ci ha detto che coinvolgere le strutture è stato molto meno complicato del previsto, visto che le strutture contattate si rivelano disposte a concedere ai pellegrini con “credenziale” un prezzo di favore. La “credenziale” è un libretto con il logo ufficiale della via Postumia, che viene consegnato a mano ed in cui si raccolgono i timbri delle accoglienze in cui si è pernottato. Il Sereni ha anche aggiunto che la via Postumia è stata per lui l’occasione di visitare luoghi stupendi, vicini a casa, che non si aspettava che esistessero. Nel dibattito che ne è seguito si è parlato della segnaletica, dal momento che erano presenti in sala anche tanti membri del CAI che hanno potuto portare la loro esperienza arricchendo così, anche a livello umano, "un'avventura della fede" di tale portata.
programma una cena conviviale in cui il gruppo è cresciuto, dal momento che vi hanno preso parte anche una decina di “amici” che per vari motivi non erano presenti alla camminata. In un ampio salone con caminetto è stata servita la cena a base di prodotti tipici del nostro territorio, il tutto bagnato da un’ottima barbera dei colli tortonesi.
La cena conviviale Terminata la presentazione i pellegrini sono tornati all’accoglienza di Berzano di Tortona dove era in
Il tratto Berzano di TortonaTortona Dopo la colazione i pellegrini si sono rimessi in cammino alla vol-
La messa del pellegrino Dopo un sonno ristoratore la giornata di domenica è incominciata di buon ora con la messa delle 8. All’interno dell’ampio cortile della Corte Solidale c’è anche la Chiesa di Santa Teresa che è anche la chiesa parrocchiale di questo piccolo comune della provincia di Alessandria. Domenica 5 novembre è stato padre Vittorio, il cappellano dell’Ospedale di Tortona a celebrare una messa apposta per i pellegrini della via Postumia. Al termine della messa, Prete e Pellegrini si sono recati nel salone comune.
ta di Tortona. Il tratto di 12 chilometri, percorso in questa seconda giornata di cammino, se possibile, è stato ancora più suggestivo di quello del giorno precedente; forse perché nel frattempo ha smesso di piovere e quindi si è potuto godere meglio dei panorami che offrono i colli tortonesi. Lasciata Berzano di Tortona si è raggiunta la frazione di San Ruffino, in val Grue, quindi Sarezzano e poi Vho. per entrare nel capoluogo orionino dalla salita Levante Castello. Il pranzo conviviale Dopo aver fatto un giro turistico dentro a Tortona, i Pellegrini si sono recati a pranzo. Dopo il gruppo si è diviso in due: qualcuno è andato subito in stazione a prendere il treno, mentre qualcuno ha trovato la forza di visitare i musei del centro storico di Tortona tra i quali la “Pinacoteca Fondazione C.R. Tortona – il Divisionismo” e il “Museo Diocesano di Tortona” che la domenica pomeriggio sono aperti contemporaneamente con orario 15-19. Claudio Cheirasco
Presentiamo la rivista Segnali di Confine
Le Piramidi le ha costruite Bigfoot: un viaggio nell’universo della pseudoscienza
Cultura al potere
Non sarà vero, ma io ci credo? G
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allo scorso febbraio è nata una nuova rivista a Genova, una rivista che si prefigge l’obbiettivo di “smuovere le acque” in ambito culturale e sociale, non soltanto in città ma anche nel suo immediato retroterra e in tutta Italia. Stiamo parlando di “Segnali di confine – Libero esperimento di ostinazione culturale”, rivista fondata da un gruppo di ragazzi eterogenei ma tutti quanti contraddistinti dall’amore per la parola. Per sapere di più abbiamo raggiunto telefonicamente il direttore artistico, Glauco Piccione, studente della Facoltà di Filosofia all’Università degli Studi di Genova: “Segnali di Confine nasce dall’esigenza di creare un qualcosa che in Italia non si era più visto da diverso tempo – ci dice Piccione – mossi soprattutto dalla voglia di formare un dibattito e, conseguentemente, creare una comunità di pensiero con valori e credenze condivise”. Domandiamo a Piccione da “dove provengano”, in fatto di studi e di esperienze professionali, i vari collaboratori che animano la rivista: “La provenienza è la più disparata possibile – ci risponde prontamente il direttore artistico – c’è uno zoccolo duro di
ragazzi che hanno condotto studi umanistici, da Lettere a Filosofia passando per Antropologia ma vi sono anche degli studenti di architettura e persone provenienti dal mondo del giornalismo, quali il nostro direttore responsabile, il vostro Fabio Mazzari – continua il nostro interlocutore – insomma più cervelli e storie per avere più voci”. La rivista è cartacea, esce con cadenza bimestrale la seconda settimana del mese ed è gratuita: “In un momento come questo, di profonda crisi dell’editoria tradizionale, fare una rivista cartacea può apparire una vera e propria follia – ci dice Piccione – però noi non crediamo che sia il mezzo ad essere superato: sono soltanto venuti meno i lettori. E il nostro obbiettivo è riconquistarli!”. Libera e aperta a nuove collaborazioni, Segnali di Confine la si può trovare nelle librerie di Genova e Milano “e tra poco, almeno si spera, anche a Torino o Bologna” spiega Glauco Piccione. Insomma una bella storia con le ali di carta ma che potrebbe rivelarsi “un alto e nobile volo”. Mattia Nesto
Il regalo giusto per te
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iamo ormai entrati nel periodo più bello dell’anno e le città e i paesi dell’Oltregiogo si stanno ormai tingendo con i colori del Natale. Quale momento migliore allora per pensare a quali doni regalare ai nostri cari famigliari, cari o amici? “Il Germoglio dei Sapori” di Acqui Terme, nel nuovissimo spaccio di via Luca Blesi 56 aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 13, è il posto più adatto per far ciò. Infatti lo staff de Il Germoglio dei Sapori propone, partendo da un costo di 10 euro, degli inediti “cesti natalizi” contenenti i prodotti più prelibati e di qualità di sua produzione. Questi cesti si possono trovare o già pronti, diciamo “standard”, oppure si possono riempire secondo i propri gusti. Insomma ad Acqui Terme, che si preferisca il dolce dei kifferi oppure il salato dei grissini, si potranno soddisfare i gusti di tutti: al Germoglio si trova “il regalo giusto per te”.
li appassionati del mistero, dell’occulto, delle arti magiche, di quelle che vengono definite pseudoscienze, non potranno proprio esimersi dal leggere il nuovo libro di Claudio Casonato “Le piramidi le ha costruite bigfoot”, edito da “Tempi Modesti”. Il libro costituisce un viaggio affascinate nell’universo delle cosiddette “pseudoscienze”, ovvero quelle teorie che pur non fondandosi su basi scientifiche, si caratterizzano come straordinari mondi alternativi alle spiegazioni accettate dalla scienza, fornendoci talvolta idee stimolanti che accrescono il senso del meraviglioso e dell’irrazionale, insito in ognuno di noi. L’autore, membro del C.I.C.A.P., (organizzazione che studia i misteri per raccontare la scienza, ndr) studia e indaga su una serie molto ampia di temi, che vanno dallo spiritismo al paranormale, arrivando ai fenomeni di parapsicologia. Casonato si occupa inoltre dello sterminato e quanto
mai controverso mondo delle medicine alternative (omoepatia, fiori di Bach, ndr) l’ufologia, la rabdomanzia e tanti altri settori che oggi costituiscono un mondo parallelo a quello della scienza, i cui effetti non hanno trovato ancora prove certe della loro efficacia. Il libro raccoglie una serie di prove che svelano trucchi e le mistificazioni di cui siamo involontarie vittime, o forse volutamente accettiamo di esserlo per dar spazio a quell’insondabile bisogno di mistero e di dubbio che si nasconde dentro la mente umana. Nulla di certo, anzi il più delle volte tutto il contrario. Tuttavia Casonato si pone come umile studioso, non esclude esistano alieni o esseri diversi da noi, non nega che i cerchi nel grano possano essere prodotti da extraterrestri, giunti sulla terra per chissà quale missione spaziale, ma dice che non esistono prove che lo attestino. L’autore svela invece con prove certe e documentate a quali e quanti inganni
La spiegazione del titolo Ma Bigfoot che era? Un grosso ominide alto due metri e trenta, dal peso di oltre 200 kg,che sarebbe stato avvistato ripetutamente nel Nord America, esistito nel passato, ma che pare sia tornato in auge in tempi recenti, tanto che esistono persone che affermano di essere stati rapiti per qualche tempo dal famoso Bigfoot! Una bella interpretazione che ha odore di fantasia. siamo sottoposti quotidianamente, interroga santoni, guaritori filippini, veggenti e presunti maghi e rimarca il fatto che finché le pseudoscienze si limitano a stimolare la nostra fantasia, ben vengano, ma se prevaricano i confini dell’immaginazione e pretendono di sostituirsi alla scienza medica con fantomatiche certezze, allora vanno innegabilmente ripudiate. Questa è la preoccupazione più grande.
Marta Calcagno
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Da Busalla i consigli a firma di Carmelo Balbi per la lettura di un libro particolare
"Ricordi riflessioni ragionamenti" È il titolo di un volume finito di stampare il 24 ottobre scorso del quale è autore Arnaldo Ferrando il quale mi ha voluto fare pronto e gradito omaggio di una copia ancora profumata di stampa. Ho sufficiente esperienza di una attività politica che mi affretto a definire minore per capire una certa delusione di Arnaldo, occupandosi, secondo le sue inclinazioni, di ammini-
strazione locale ed in particolare della Comunità Montana Alta Valle Scrivia della quale è stato Presidente. È la parte del volume che l’autore riserva alla confusione nei singoli Comuni della Valle, al sopraggiungere di norme che invece di semplificare l’assetto degli enti locali li rende preda di mortificanti ambizioni. Per quanto io conosca Ferrando, non solo come consigliere comunale a Busalla,
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sempre attento nell’ascolto delle ragioni altrui, quanto moderato nell’esprimere le proprie, ho la convinzione che la prima parte del libro sia appunto dedicata ad una ricostruzione sofferta di una esperienza che potrebbe anche essere definita: “giornata in palude”. Naturalmente non è consentito ad altri cadere nell’equivoco: il volume doveva contenere una sezione ricordi e l’autore non si è sottratto
al compito, non sempre edificante, di raccontare alcune pagine della sua Presidenza in Comunità Montana. Le riflessioni sembrano segnare il passaggio dalle rimembranze a qualche approdo diverso, per una politica che metta al centro dell’attività di chi vi si dedica un po’ di umanità di onestà, anche intellettuale e di sincerità. Carmelo Balbi
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l’inchiostro fresco
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Novembre 2016
l’inchiostro magazine
Importante riconoscimento internazionale per il tortonese, ancora una volta in evidenza in quanto a bellezza paesaggistica
Monleale e Berzano di Tortona patrimonio Unesco
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omenica 30 ottobre 2016 “Strada Cerreta”, che unisce attraverso i vigneti Berzano di Tortona a Monleale, ha ottenuto il riconoscimento Unesco durante la 3a Edizione di “Omaggio LangheRoero e Monferrato: onde di bellezza e geometrie coltive nei
paesaggi e nei paesi del vino”, promossa dall’Enoteca Regionale Cavour con sede nel castello Grinzane Cavour (Cn). A Enrica Pavione, sindaco di Berzano di Tortona e Paola Massa, sindaco di Monleale e ai viticultori proprietari dei vigneti che si affacciano sulla strada: Walter
Massa, Lorenzo Mogni, Franco Scherpa, Stefano Daffonchio, Santa Pelizza Boveri e il decano Renato Boveri (classe 1922) è stato attestato “il prezioso contributo dato alla costruzione ed alla valorizzazione di un paesaggio viticolo oggi riconosciuto come patrimonio dell’umanità” e
“l’attenzione e le cure dedicate ai fragili equilibri su cui si regge la bellezza dei nostri versanti collinari”. La cerimonia ha visto la partecipazione di Aubert De Villaine e Guillaume d'Angerville in rappresentanza della regione francese della Borgogna, che dal 2015 è diventata anch’essa
Amanta Strata, pittrice e illustratrice di Busalla si racconta all'inchiostro fresco
L'artista della Valle Scrivia
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patrimonio Unesco grazie ai suoi Climats; erano inoltre presenti il Governatore della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, il Consigliere Regionale Massimo Berutti ed il presidente del Consorzio Vini dei Colli Tortonesi Stefano Bergaglio. Claudio Cheirasco
Il calendario di Acqui COMUNE DI ACQUI TERME
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lasse 1979, nata e cresciuta a Busalla, Amanta Strata è illustratrice, artista del legno e autrice di poesie e racconti. Nel mese di ottobre ha tenuto la sua mostra personale nel Palazzo Comunale di Busalla, con le sue opere esposte nei corridoi e nella sala consiliare, riscuotendo molto successo. Amanta ci racconta il suo percorso artistico: “Fino al diploma, al Liceo artistico Barabino di Genova, ho vissuto a Busalla. Successivamente mi sono trasferita a Milano dove ho frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Brera”. La passione per tutto ciò che riguarda il legno è di famiglia: “Mio padre fa lavori in legno, anche se più semplici dei miei, durante gli anni all’Accademia di Brera ho potuto scoprire il mondo
del riciclo e riutilizzo dei materiali”. Nella mostra di Busalla Amanta Strata ha proposto diverse opere realizzate riciclando vecchi oggetti, in particolare finestre e imposte: “Le trovo in giro, a volte abbandonate, a volte me le regalano direttamente i falegnami” ci dice. L’artista oggi vive a Bosio assieme al figlio dodicenne e al suo convivente, realizza moltissimi lavori dedicati al mondo dell’infanzia: “Mi piace applicare la mia arte realizzando giocattoli – spiega l’artista - lavoro moltissimo tramite la mia pagina Facebook chiamata I ninnoli di Amanta dove vendo in tutta Italia, in particolare ho riscosso molto successo in Puglia e in Abruzzo”. Insieme all’attività di artista e illustratrice, Amanta Strata unisce quella di scrittrice, aven-
do pubblicato un libro di racconti intitolato “L’inganno” e una raccolta di poesie chiamata “Siamo alberi”. La scelta degli alberi non è stata casuale: “Per me gli alberi sono la metafora dell’essere umano – dice l’intervistata - l’uomo è attaccato alla sua famiglia così come l’albero è attaccato con le radici al terreno”. Da uno dei racconti, intitolato “Pinocchio sfugge alla balena” una rivisitazione del classico di Carlo Collodi, Amanta Strata ha realizzato una mise en scene a Genova, nel Chiostro di Palazzo Rosso nell’ambito della prestigiosa “Notte della Poesia” con scenografie proprie, coreografia di Nicola Marrapodi e musiche del maestro di chitarra Pietro Uliana. Fabio Mazzari
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Il Cortile di Acqui
Si ringraziano per la collaborazione: per la fotografia Daniele Cifalà per la grafica Sara Ponta
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“L’
inchiostro fresco è lieto di presentarvi”… così, come i grandi conduttori di un tempo, da Corrado a Mike Buongiorno, sarebbe da annunciare l’uscita del “Calendario del Cortile di Acqui”. Un calendario assolutamente unico nel suo genere, dove la bellezza e il fascino delle bici di un tempo (tutte fornite dal “ciclo-museo” della città della Bollente) si uniscono alla bellezza e al fascino delle ragazze del “Mozart Wine & Coffee” di via Crimea 5. E proprio in questo locale di tendenza domenica 4 dicembre siete tutti invitati, dalle ore 17 in poi, per l’aperitivo di presentazione del calendario, realizzato da, per quanto concerne le fotografie, Daniele Cifalà e, a livello di grafica ed impaginazione, da Sara Ponta. Un plauso agli amici Claudio ed Angelo de “Il Cortile di Acqui” sempre ricchi di idee ed iniziative. Un 2017 insomma che si prospetta “tutto da vivere”. Mattia Nesto
Le delicatezze dell'Oltregiogo panificio
Aprile 2017
La voce dell’Oltregiogo
Cassulo Pierino, ferroviere in pensione, ha lasciato, come suo ricordo, un plastico dove circolano ben 12 treni
Il giornalino dei bambini La recita natalizia della Scuola Primaria di Isola del Cantone
“Nel mio presepe c’è la pace” I n questi anni abbiamo cercato di raccontare il Natale sempre in modo diverso con l'entusiasmo e l'impegno che non sono mai venuti meno, anzi sono sempre cresciuti proprio come noi. Anche quest’anno, noi alunni della Scuole Primarie di Isola del Cantone e di Vobbia racconteremo il Natale, cantando e recitando nello spettacolo “Nel mio presepe c’è la pace” , il giorno 19 dicembre alle ore 9 nella Chiesa di San Michele Arcangelo, con la partecipazione degli alunni cinquenni della Scuola dell’Infanzia Paritaria Asilo infantile
di Isola del Cantone. Canteremo e reciteremo i versi di poesie e i pensieri di persone che hanno dato al mondo un grosso contributo con i loro esempi di pace, di rispetto del prossimo, di amore, di tolleranza: Madre Teresa di Calcutta, San Francesco, Martin Luther King. Non mancherà uno spazio, dedicato alle tradizioni del nostro paese, con una poesia in genovese di circa cento anni fa sul cibo, accompagnata da una breve poesia su Gesù Bambino e da un canto popolare, che a noi insegnò, diversi anni fa,
la signora Flora di Montessoro. Il nostro messaggio è quello di collaborare nel rispetto reciproco, vivendo insieme un’esperienza che lega le nostre scuole e le nostre realtà, in un lavoro di due mesi che, un po’ come l’Avvento, ci prepara al Natale con gioia.....e questa gioia vorremmo condividerla non solo con le nostre famiglie, ma anche con gli ospiti dell’Ospedale Ricovero di Isola in una replica, il giorno 22 dicembre presso la cappella attigua.
A Gavi e Capriata premiati gli alunni più creativi dai Lions
I vincitori di “Un poster per la pace” I n un mondo sconvolto dalle guerre e dalle ansie del terrorismo globale, può esservi ancora spazio per la pace? E se sì gli alunni come lo immaginano? È partito, da queste riflessioni apparentemente così semplici su temi di così grande respiro, lo spunto per il tema del XXIX concorso lionistico “Un poster per la pace” promosso dal club gaviese e rivolto agli studenti della Scuola Secondaria di Primo Grado dei plessi di Gavi e Capriata d’Orba. Nonostante un argomento di così difficile trattazione, come ha anche confermato la giuria presieduta da Alessandro Cartasegna ed affiancato, come da tradizione ormai consolidata,
dalla pittrice e scultrice Alessandra Guenna e dalla professoressa Lorenza Priano insieme a Teresa Mantero, Alma Pasero, Giulia Picollo e Simona Lucia Vitali. Tuttavia gli studenti di Gavi e Capriata non si sono perdi d’animo e hanno dato sfogo a tutta la loro creatività. Guidati dall’insegnante Luisa Casaccia, ragazze e ragazzi hanno realizzato la bellezza di 105 disegni. La premiazione, avvenuta lo scorso novembre presso “L’Osteria del Molino”, ha visto premiati Manuela Poggio (III D) per Capriata e Diego Traverso (III C) per Gavi. Mario Mazzarello, Presidente del Lions Club Gavi, ha espresso così tutta la sua soddisfazione: “Abbia-
mo premiato un disegno per plesso scolastico: uno per Gavi ed uno per Capriata. Due lavori meritevoli di lodi e di plausi da parte di tutti noi”. In modo efficace Simona Lucia Vitale descrive i due disegni: “Poetico e leggero quello di Manuela, complesso ed elaborato quello di Diego che richiama, in chiave personale, l’opera di Escher; in antitesi dal punto di vista dell’esecuzione ma assolutamente congrui per quanto riguarda l’aderenza al tema”. Una bella serata dove l’arte dei più giovani è stata “messa a servizio” delle grandi questioni mondiali. Mattia Nesto
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Buon Natale
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l’inchiostro fresco Novembre 2016
Le Scuole Pascoli di Novi Ligure raccontano con grande fantasia l'attesa delle feste
Aspettando il Natale...
La vigilia di Natale Tanto tempo fa, in Lapponia, viveva un uomo burbero di nome Nonno Natale al quale non piacevano affatto i bambini. Abitava in una piccola casa di legno in una piccolissima città di nome Demere. Il figlio di Nonno Natale, che si chiamava Babbo Natale, amava molto i bambini e stava proprio leggendo le loro letterine. Sotto la sua casetta c’erano delle strane macchine che costruivano i regali per i bambini buoni. Gli elfi dipingevano e impacchettavano i doni. Babbo Natale chiamò le renne: “Rudolf, Rivela, Cometa, Stella, Briciola, Ruf, Riber e Jennifer, venite subito, abbiamo dei regali da consegnare!”, mentre i folletti caricavano la slitta. Babbo Natale disse: “Via!” e tutte le renne partirono. Quando finì il primo giro per il mondo, tornò a casa sua. Sua moglie gli preparò latte e biscotti e lui premiò le renne con tante carote. Alla fine del pranzo disse: “Oh, oh, Buon Natale a tutti voi!”. Classe 3° Capogruppo: Florio Marta
Il viaggio. Magia del Natale C’era una volta una fabbrica al Polo Nord nascosta nel ghiaccio, piena di nanetti e folletti che lavoravano per Babbo Natale. Quattro giorni prima di Natale, l’Uomo Nero rubò tutti i regali. Quando Babbo Natale se ne accorse, chiamò con un fischio gli animaletti magici: Crichet il topolino, Seven la renna, Pinky il maialino, Cleki la foca. Salirono sulla Natalemobile e partirono a velocità supersonica verso Nepoli, la città cattiva dove abitava l’Uomo Nero, dove nessuno credeva al Natale. Cominciò il viaggio. Dopo qualche ora, la Natalemobile si fermò per riposare. Ma intanto il tempo passava e il Natale si avvicinava. Poi un giorno videro un ombra lontana che era Nepoli. Cercarono e trovarono una montagna e Cricket disse: “Scaliamola, dai”, invece Cleke disse: “Oh no! Io come farò?”. Babbo Natale disse: “Per fortuna porto sempre con me polvere magica!!!!!”. E si misero a volare verso la casa dell’uomo nero. Appena arrivati, Pinky disse: “Che brutta questa casa!”. Era nera, rotta con le finestre sbarrate. Allora Babbo Natale chiese a Iven di buttare giù la porta. Entrarono e Cleki, Crichet, Seven, Pincky e Babbo Natale trovarono i regali e si diressero verso il Polo Nord. Giusto in tempo per Natale e vissero tutti felici e contenti.
Il Natale più bello C’era una volta un bambino di nome Marco che per Natale voleva che il suo pupazzo di neve si animasse perché si sentiva solo. La vigilia di Natale arrivò in fretta e mentre si metteva a letto sentì un rumore. Così si affacciò alla finestra e vide il pupazzo di neve muoversi; si girò per uscire e vide Babbo Natale che gli diede il regalo. Il giorno dopo aprì il pacco e videi dei lego di Star Wars, ma il regalo che voleva davvero era un amico con cui giocare. Andò a divertirsi con il pupazzo di neve. Si preparò mettendosi: la giacca, il cappello, i guanti, la sciarpa e gli stivali. Il giorno dopo festeggiò con i suoi parenti il Natale e si divertì molto. Quello fu il giorno più bello di tutti e avrebbe voluto passare tutti i Natali così. Elena Martellato 3B
Babbo Natale addormentato La vigilia di Natale, al Polo Nord, nella casa di Babbo Natale, due folletti maligni gli mettono il sonnifero nel latte caldo. Subito si addormenta profondamente. La moglie di Babbo Natale, preoccupata, dice ai nipoti: “Dovete prendere il posto del nonno, altrimenti tutto il mondo resterà senza doni”. I due nipoti erano molto diversi l’uno dall’altro: uno era gentile e generoso, mentre l’altro antipatico e cattivo. I due fratelli litigarono perché quello buono voleva consegnare i regali ai bambini del mondo, ma l’altro voleva distruggerli. Nel frattempo un buon folletto amico di Babbo Natale, gli fece una pozione magica e lo svegliò: “Ora basta! Tutti e due porterete i doni ai bambini!”. Ci furono due Babbi Natale e il vecchio nonno se ne andò su un’isola tropicale. Eleonora Coscia 3 B
Ovada: concorso per esploratori di Pace
Noi Viaggiatori
Il Centro per la Pace e la Nonviolenza “Rachel Corrie” dell’Ovadese e l'Associazione per la Pace e la Nonviolenza di Alessandria promuovono un concorso scolastico dedicato al tema “Viaggiatori di Pace”. Gli alunni sono invitati a riflettere sul significato profondo del viaggio, inteso non come una successione di luoghi da vedere e fotografare, ma come occasione di incontro con realtà e persone diverse, che può portare ad una migliore conoscenza di se stessi, degli altri e del mondo che ci circonda. Ovviamente l’esperienza del viaggio può essere stata fatta in prima persona, ma anche appresa attraverso il racconto di un familiare, di un amico o conoscente. Il progetto si propone di accrescere la qualità dell’offerta
formativa di ogni scuola investendo sul protagonismo degli studenti e la loro educazione all’azione per la pace, la fraternità e il dialogo, l’educazione all’uso critico e consapevole dei media e delle nuove tecnologie, all’informazione e alla comunicazione; lo sviluppo della collaborazione tra la scuola e il territorio per diffondere la cultura della pace, della fraternità e del dialogo. Il progetto si rivolge alle scuole dell'Infanzia, Primarie e Secondarie di primo grado dell’Ovadese. Gli elaborati potranno essere: disegni o testi in cartaceo - ipertesti o video. Le classi interessate dovranno comunicare la propria adesione entro il 16 dicembre 2016 alla mail segreteria@centropacecorrie.it. Luisa Russo
D’Amore Federico 3A
A Rossiglione gli alunni si cimentano con
Halloween:
Partendo dalla seguente traccia, gli alunni di Rossiglione hanno creato una storia da “piccoli brividi” Sheng corre a perdifiato fino al parco, senza guardarsi indietro. Quel bambino, che indossa sempre una maglietta da giocatore di pallacanestro, con stampato il numero 89, pallido, con occhi neri e profonde occhiaie, lo se-
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gue da giorni. Lo trova ovunque: nei negozi, dall'altra parte della strada....Ma chi sarà? Sheng non dorme neppure, ultimamente: i sogni lo tormentano, non gli danno pace.....sempre quel volto, così sconosciuto eppur così tristemente familiare, ormai! Riesce a salire sulla metropolitana, presto sarà a casa. - Sto impazzendo -, mormora preoccupato...
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un passo avanti
Il seguito, di Sara Oliveri Finalmente arriva a casa, frastornato. Cerca di aprire la porta. Chiusa. Prova ad entrare dalla finestra. Sbarrata. Un brivido freddo gli scivola lungo la schiena. Si gira: lo vede. Ancora lui, quel bambino. Non riesce a frenare la profonda inquietudine, la paura di non avere più speranze... Sente il dolore della morte... Sviene.
Si sveglia poco dopo... Il bambino non c'è più! Strano. Sente un rumore. Si avvicina lentamente ad un angolo del giardino. Scorge una sagoma familiare... Poco dopo se ne delinea un'altra: sono mamma e papà. Che sollievo! Sheng racconta l'accaduto e sua madre gli dice: -Tesoro, secondo me il modo migliore per chiarirsi è parlare. Mettiti seduto da qualche
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l’inchiostro fresco
Novembre 2016
Masone: alunni sempre più tecnologici con un occhio al futuro
Riciclare è bello!
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oi bambini della 3A della Scuola Primaria di Masone, dell'Istituto Comprensivo Valle Stura, vorremmo parlarvi del nostro progetto "Ri - creazione". Questa iniziativa rientra nel grande progetto "Il clima cambia, cambiamo anche noi" promosso da "Mayors in action" (che vuol dire "sindaci in azione" - http://www.mayorsinaction.eu/ home/). Il materiale che usiamo di più è la carta, quindi abbiamo deciso di vedere come si possa ricilare, in modo da sprecarne meno ed evitare di abbattere tanti alberi. A settembre siamo andati alla cartiera di Mele (Ge) per imparare a riciclare usando la carta che avevamo già raccolto nel bidone della nostra classe. Abbiamo scoperto che non tutta
la carta si può riciclare: i fazzoletti, l'involucro della focaccia, la carta stagnola, la carta-forno, ad esempio non si possono riciclare. Giuseppe Traverso, il cartaio, ci ha fatto vedere come si ricicla la carta e abbiamo ottenuto nuovi fogli di carta riciclata usando la carta da buttare che avevamo portato noi. Con la carta riciclata, abbiamo visto che si possono fare molte cose: cartoncini, gioielli di filigrana di carta, lampade... A scuola abbiamo pensato di riprodurre il modellino del macchinario antico della cartiera che funzionava con un mulino ad acqua che attivava tutti gli ingranaggi. Noi lo abbiamo costruito con i lego, poi lo abbiamo robotizzato grazie al Kit Lego We Do 2.0, gentilmente sponsorizzato da Enrico Garré, titolare del
Punto Simply Masone (tema di cui ci siamo già occupati nel numero di settembre, ndr) e infine abbiamo scritto sul tablet il linguaggio di programmazione per farlo muovere. Il nostro lavoro è stato presentato da noi bambini alla sala Cap il giorno 27 ottobre 2016 a Genova in occasione di una conferenza per l'apertura del Festival della Scienza e, durante il Festival è stato esposto nel Palazzo della Prefettura di Genova, dove rimarrà fino a lunedì 7 novembre 2016. Il nostro progetto proseguirà per tutto l'anno scolastico, con la creazione di opere d'arte con materiale riciclato, approfondimenti e altre attività! Classe 3A Scuola primaria di Masone (GE)
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In Valle Stura leggere e condividere emozioni è sempre di moda
LIBRIamoci a Masone
A
nche quest’anno i bambini delle classi quinte del plesso di Masone hanno partecipato all’iniziativa LIBRIamoci, che prevede la lettura di libri di Roald Dahl, nell’anno del centenario della sua nascita! Noi bambini delle classi quinte di Masone abbiamo voluto partecipare anche quest’anno a "Libriamoci: giornate di lettura nelle scuole". Abbiamo accolto con particolare entusiasmo la proposta perché conosciamo ed amiamo Dahl. Visto che ormai siamo i più grandi, abbiamo sceltodi leggere ad alta voce per tutte le altre classi, che incontreremo nella nostra biblioteca scolastica. Leggeremo alcuni capitoli dei seguenti testi scelti
tra un considerevole numero di libri per ragazzi: • Le Streghe • Il GGG • Minipin; • La magica medicina • La Fabbrica di cioccolato Le letture saranno preparate in classe, verranno prima assegnate le parti e proveremo insieme, per poter affrontare il nostro “pubblico” con sicurezza. Presenteremo i brani con un minimo di animazione, ad esempio le parti in rima o le frasi divertenti o paurose verranno sottolineate con il tono della voce o lette a coppie. Verrà privilegiata la semplice lettura ad alta voce, per lasciare intatto il suo potere di
coinvolgimento. Sempre a proposito di lettura vorremmo descrivere brevemente anche il nostro lavoro nella Biblioteca Scolastica, che abbiamo riorganizzato completamente. Abbiamo prima di tutto suddiviso i libri per genere, ogni genere ha un colore diverso, che si può notare dal bollino che abbiamo attaccato sul dorso/costa del libro. Visto che ormai siamo diventati bibliotecari esperti abbiamo deciso di gestire anche il prestito-libri: ogni martedì saremo a disposizione per gli alunni delle altre classi che vorranno prendere in prestito o restituire i volumi della biblioteca. Le classi V A e V B
Se volete saperne di più e visionare il nostro progetto, insieme a lavori di altre scuole, è stato pubblicato al seguente indirizzo: http://www.libriamociascuola.it/?p=4380.
nuove tecniche narrative e sperimentano i loro personali “piccoli brividi”
la paura è d'obbligo... parte e aspetta che ti raggiunga-. Dopo poco il bambino si avvicina cautamente e Sheng gli parla. Lo sconosciuto lo invita a casa sua e poi lo chiude in uno sgabuzzino. A Sheng questo pare essere la fine di tutto. Urla, nel buio più totale. La porta, finalmente, si apre. La vocina della mamma del ragazzino gli dice: - Scusa i modi di mio figlio, ma per lui fare la conoscenza di
qualcuno è difficile. Ci trasferiamo spesso: una malattia gli ha alterato l'aspetto e la voce -. Sheng, impietosito, fa amicizia con il bambino e ogni giorno gioca con lui. Il seguito, di Juri Pesce Ad un tratto si gira e vede il bambino seduto accanto a sé: - Ma tu chi sei? Perché mi perseguiti? -. L'altro, con una voce agghiacciante, gli
risponde: - Io sono un fantasma, vengo dal passato -. All'improvviso le luci della metropolitana si spengono. Quando si riaccendono, il bambino non c'è più. Scomparso. Sheng arriva a casa. Ripensando a quello che è successo, prova un brivido di profonda paura. Pensa che sia tutto un sogno, ma, aprendo il cassetto per prendere gli abiti puliti, vede la maglietta da
pallacanestro con il numero 89... Grida: - Non è un sogno! Sto impazzendo! -. Frisby stava fuggiva tra gli alberi. Ogni tanto si voltava, i suoi gambali schizzavano fango ad ogni passo. La pioggia le inzuppava i capelli e le raggelava il corpo. Si fermò un momento, tendendo l'orecchio. - George? - chiamò, scrutando le agitate chiome del bosco. Sentì uno stridore di metallo.
Il seguito, di Arianna Travo Provò a richiamare: - George?? -. Sperava che, dietro il cespuglio, ci fosse il suo vicino di casa, che cercava Matisse, la sua gatta. Ma non le rispose nessuno. Allora si voltò per un attimo e lo vide... Un essere enorme, alto quasi due metri, con gli occhi gialli, lunghi artigli, pelo nero e folto ed una massiccia catena di ferro attac-
cata ad una zampa. Era un lupo mannaro! Scappò e riuscì a salvarsi. Quel mostro viveva proprio in quel bosco, come raccontava il suo bisnonno! Tutti lo credevano pazzo, per via delle sue strane storie. Da quel giorno Frisby non passò più nel bosco. Ma molte notti, specialmente quelle di luna piena, il suo sonno fu interrotto da terribili ululati... Classe V
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Storia di Moammed
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oammed era un ragazzo arabo egiziano, trapiantato a Parigi, suicida “perché non aveva più/Patria”. Storia di ordinaria “non integrazione”, come diremmo oggi, raccontata dalla penna del maestro Ungaretti. “Amò la Francia – prosegue il poeta – […] ma non era Francese/e non sapeva più/vivere/nella tenda dei suoi/dove si ascolta la cantilena/ del Corano/gustando un caffè”. È passato esattamente un secolo dal componimento di quella poesia che sa ancora troppo di attualità. Dal languente califfato ottomano di allora, all’odierno califfato nascente di Daesh. In mezzo cent’anni esatti di scelte scellerate da parte delle potenze europee e progressiva diffidente chiusura del mondo arabo verso l’Occidente, che ha restituito la pariglia. La storia presenta il conto, specie a chi non è in grado di pagarlo. Così, esclusa dai “grandi giochi”, la gente ha continuato a muoversi. E identico è il sentimento di sradicamento di molti Moammed che sono giunti in Europa. Con la sostanziale differenza che un secolo di violenza esacerbata e maldestre politiche sociali ha fatto sì che, se l’immigrato in questione fosse nato cent’anni dopo, magari si sarebbe fatto saltare in aria in un centro commerciale della capitale francese. Con esito molto più spettacolare del semplice gesto di Moammed, del quale, ricorda Ungaretti “forse io solo/so ancora/che visse”. Andy Wharol docet: “Nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti”. Resta l’amarezza di vivere in un tempo che non sa più produrre poesia e sfoga in violenza la propria malinconia.. Federico Cabella
Il segreto per curare i mali del proprio corpo
A farvi operare fate sempre a tempo!
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i sarà capitato spesso di incontrare amici o parenti che hanno recentemente subito intervento di protesi al ginocchio e all’anca. È diventata quasi una moda oggi e persone sempre più giovani subiscono l'intervento. Provate a chiedere a chi vi vuole operare: "Perché mi opera all'anca di destra anziché a quella di sinistra?". L'ortopedico non saprà rispondervi o meglio vi risponde con una ovvietà: "La opero all'anca di destra perché ha l'artrosi a destra". Ma l’artrosi non è una spiegazione, vuole dire infatti semplicemente “usura”: il medico dovrebbe spiegarvi come mai ha riscontrato questa usura proprio a destra piuttosto che a sinistra. Il caso: Il paziente X è stato operato all'anca sinistra. L'anca sinistra era artrosica visto che risultata più bassa di quella destra e quindi maggior peso gravava dalla parte sinistra. Dopo l'intervento però il femore più alto era quello di sinistra (mentre prima era quello più basso) dato che hanno inserito a sinistra una protesi con uno stelo più lungo del dovuto! Risultato? Ora maggior peso grava di sul femore destro ed il paziente dovrà necessariamente, prima o poi, fare l'intervento di protesi al femore destro. Prima di farvi operare provate un metodo non invasivo: con plantari e scarpe adatte spesso il dolore al ginocchio e all'anca scompare senza intervento. A farvi operare fate sempre a tempo!
Dr. Pietro Albano Tel. 0143 381797 Cell. 348 5835106 info@footclinic.it Piazza Dante Alighieri, 12 - Gavi, (Al)
Le rubriche Ester… nando…!!! Riflessioni a ruota libera di Ester Matis
Dimmi cosa temi e ti dirò chi sei
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io padre raccontava che da bambino veniva tenuto a bada e lontano dai pericoli, con spauracchi molto fantasiosi ma tali da imprimersi nell'immaginazione. Il più colorito era un deterrente per stare alla larga dallo "stradone" che porta fuori dal paese, verso i prati: lì si poteva incontrare la "gamba saunoia" ovvero la fantomatica "gamba insanguinata". I nonni tentarono poi il colpo anche con me, ma la mia generazione aveva già altre paure più concrete, pur provenendo anche noi dall' iniziale paura dell' "uomo nero" e del "lupo cattivo". La famigerata gamba faceva ormai sorridere. Se ripenso alle paure della mia infanzia rivedo l'orecchio tagliato di Paul Ghetti e i vari rapimenti dell'epoca. Le bombe annunciate (e per fortuna mai trovate) a scuola e le evacuazioni, gli scioperi violenti e i picchetti, i "sampietrini" che volavano e le molotov. La classica e senza tempo paura del "buio" era solo una conseguenza. Quelli dell'età di mio figlio o giù di lì invece, sono imperscrutabili, difficile personificare le loro paure, bombardati come sono sempre stati da mille stimoli più virtuali che reali. Figli del digitale, li disorienta l'analogico. Non hanno calli alle mani, ma una sensibilità eccezionale nei polpastrelli. In contatto col mondo intero via inter-
net, molti di loro rifuggono il contatto umano coi loro simili. La paura principale è quella di mostrarsi al di là del monitor. E i piccoli di oggi di che avranno paura? Forse dello spread? Del brexit? (Mostri moderni dal nome che è già un'ono-matopea del terrore strisciante.) Bambini che, come già i ventenni di oggi, non saprebbero usare un telefono a disco e con difficoltà leggono l'ora su un quadrante a lancette. Lontani anni luce da Cappuccetto Rosso e Tredicino, anche le loro paure si complicano, sono affannate e incerte. Come il tempo in cui viviamo.
La voce del fisioterapista: approfondimento sulle problematiche della spalla
Le patologie della cuffia
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ell’uscita precedente abbiamo iniziato a parlare delle varie problematiche legate alla spalla; oggi vorrei approfondire meglio quelle riguardanti la “cuffia dei rotatori”. IN GENERALE La cuffia dei rotatori è costituita dall’unione dei tendini di quattro muscoli: sovraspinato, sottospinato, sottoscapolare e piccolo rotondo. Un problema ad uno o più di questi tendini può portare ad un disequilibrio dell’intera articolazione con conseguente comparsa di dolore e limitazione funzionale dei movimenti. Gesti apparentemente semplici come sfilarsi una maglia,
infilarsi un cappotto o una camicia risultano dolorosi così come, durante il riposo notturno, il paziente manifesta dolore quando dorme sul fianco della spalla interessata. LE CAUSE Diverse sono le cause scatenanti una patologia della cuffia e tra queste una delle più importanti è indubbiamente la sindrome del conflitto subacromiale. Vi sono poi movimenti ripetitivi con braccio effettuato sopra la testa, instabilità di spalla, traumi ecc.. LA DIAGNOSI La diagnosi è medica. Esistono dei test clinici specifici eseguibili sia
dal medico che dal fisioterapista per discriminare la problematica. Alla positività dei vari test è consigliabile eseguire degli approfondimenti diagnostici strumentali di conferma (ecografia o risonanza magnetica). IL TRATTAMENTO Gli obiettivi del trattamento consistono nella riduzione del dolore e nel recupero della maggiore funzionalità possibile. Per la diminuzione del dolore si consiglia il riposo funzionale, terapia farmacologica (decisione medica), applicazioni di ghiaccio locale per massimo 1015 minuti, fisioterapia strumentale. Per il recupero funzionale è neces-
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sario eseguire della fisioterapia che associ mobilizzazioni articolari ad esercizio terapeutico specifico. Se dopo 4-6 mesi dall’inizio del trattamento conservativo non sono stati raggiunti risultati soddisfacenti, l’indicazione chirurgica acquista maggior valore.
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Guida al Referendum
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A cura dell'Avv. Fabiana Rovegno
Su cosa saremo chiamati a votare?
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cco qui di seguito gli aspetti più importanti della riforma costituzionale oggetto del referendum che si terrà il prossimo 4 dicembre. Riforma del Senato La riforma prevede che non sarebbe più eletto direttamente dai cittadini il nuovo Senato, che verrebbe definito Senato delle Regioni in ragione della sua nuova composizione. Sarebbe infatti costituito da 100 senatori (anziché gli attuali 315), di cui 95 eletti dai consigli regionali (74 tra i propri componenti e 21 sindaci), che resterebbero in carica per la durata del loro mandato di amministratori locali. A questi si aggiungerebbero 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica, che resterebbero in carica sette anni. Quindi non sarebbero più nominati senatori a vita, ad eccezione degli ex Presi-
denti della Repubblica. Gli attuali senatori a vita rimarrebbero in carica ma non sarebbero sostituiti. Il Governo non dovrebbe più avere la fiducia di entrambe le Camere: per la sua sopravvivenza sarebbe quindi richiesta la sola fiducia della Camera e non anche quella del Senato. Procedimento legislativo Solo alcune categorie di leggi dovrebbero essere approvate sia dalla Camera sia dal Senato (es. leggi di revisione della Costituzione e leggi elettorali), mentre le altre leggi sarebbero approvate solo dalla Camera. Rispetto a queste ultime il Senato potrebbe proporre delle modifiche al testo approvato dalla Camera, potendo però quest’ultima non accoglierle. Si rammenta che attualmente tutte le leggi devono essere approvate sia dalla Camera sia dal Senato. Tale rifor-
ma sarebbe quindi volta a superare il c.d. Bicameralismo Perfetto, (conosciuto anche, secondo una recente definizione, con il termine di "Bicameralismo Paritario" ) in virtù del quale un medesimo testo di legge deve essere approvato da
entrambi i rami del Parlamento. Rapporti Stato-Regioni Nel sistema attuale di riparto tra Stato e Regioni ordinarie si distingue, a seconda della materia, tra diverse competenze legislative: statali, regionali e concorrenti
(per queste ultime lo Stato detta i principi fondamentali e le Regioni disciplinano la materia). La riforma prevede l’eliminazione delle competenze concorrenti tra Stato e Regioni ordinarie e circa una ventina di materie passerebbero dalle Regioni allo Stato. Verrebbe altresì introdotta la c.d. “clausola di supremazia”: sarebbe infatti previsto che “su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica ovvero la tutela dell’interesse nazionale”. Verrebbero inoltre soppresse le previsioni costituzionali relative alle Province, che potrebbero tuttavia continuare ad esistere in virtù di leggi ordinarie, a nostro parere pare una situazione confusa.
Referendum abrogativo/referendum propositivo Verrebbero inserite anche delle novità per quanto riguarda i referendum. Per ciò che attiene il referendum abrogativo verrebbe operata una modifica alla disciplina del QUORUM. La maggioranza degli aventi diritto (richiesta attualmente affinché il referendum sia valido) risulterebbe in ogni caso necessaria, a meno che la richiesta di referendum non sia stata avanzata da almeno 800.000 elettori (anziché il numero minimo richiesto di 500.000), nel qual caso il quorum sarebbe ridotto: basterebbe che andasse a votare il 50% +1 dei votanti alle ultime elezioni politiche. La riforma costituzionale prevede altresì l’istituzione di nuove forme di partecipazione dei cittadini alle politiche pubbliche, ossia i “referendum propositivi".
"Sciampo" a secco
Dai nuova vita alla tua pelliccia
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uanti di noi, magari facendo le classiche “pulizie di primavera” hanno trovato, un po’ a sorpresa, delle vecchie pellicce, magari appartenenti a qualche lontana zia o cugina acquisita, nei propri armadi? Spesso e volentieri si tratta di modelli ormai passati di moda, capi desueti di cui, è il caso di dirlo, “non si sa proprio che farsene”. Ecco che allora presso la bottega di Maria Carla ad Ovada in via Cairoli 133 queste vecchie pellicce “potranno avere una seconda possibilità”. Infatti con un prezzo contenuto un modello passato di moda può tornare trendy e attuali con pochi piccoli passaggi, modifiche che Maria Carla è in grado di fare, non soltanto secondo una “filosofia low-cost” ma anche con garbo, gusto e velocità.
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no dei momenti, indiscutibilmente, più belli e coinvolgenti nel rapporto tra “amico uomo e amico cane” è quello del bagnetto: il vostro cucciolone, immerso nell’acqua e con magari bolle di sapone e abbondanti passate di sapone, si divertirà un mondo, accompagnato dalle risate e dalle frasi compiaciute di noi stessi. Eppure nei primi mesi di vita di cani e gatti il bagnetto può essere molto pericoloso: infatti molti non lo fanno. E allora, ci si chiede, come si fa a far stare “pulito e protetto” il proprio cagnolotto o gattino? Lo staff di “Bau Bau Micio Micio” ha pronta la risposta giusta per voi. Ovvero lo “sciampo a secco”, realizzato una volta a settimana con i prodotti “Pet’s”, una linea appositamente pensata per gli animali più delicati e assolutamente anallergica. Il lavaggio è molto semplice e dev’esser condotto con estrema dovizia, non sfregando mai eccessivamente la pelle del proprio “amico a quattro zampe”. Dopo di che si può mettere il lucido deodorante (ve ne è una vasta gamma presso il negozio) con una frequenza di una volta a settimana. Dopo questo “trattamento” il vostro cucciolotto non sarà soltanto più pulito ma anche più bello che mai!
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PROFUMI d’italia, ricette e ricordi
Il pane calabrese
T Una favola di un bimbo
Il fantasma invisibile C
’era una volta un fantasma invisibile che faceva scherzi a tutti i bambini. Un giorno uno di loro disse a tutti gli altri amici di fare la caccia al fantasma invisibile. I bambini si incamminarono con le torce. Strada facendo sentirono dei rumori strani ed un bambino disse: “È il fantasma
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invisibile!!!” e un altro bambino gridò: “Prendiamolo!!!”. Allora tutti cercarono di prenderlo ma non ci riuscirono. Dopo un paio di volte un bambino riuscì ad afferrarlo da dietro e tutti gli altri lo circondarono. Una bambina scrollò il mantello e uscì fuori un altro bambino travestito da fantasma che, con un
sorrisetto, esclamò: “Dolcetto o scherzetto?”. A quel punto tutti fecero una grande risata e andarono a mangiare un buona cioccolata. Leonardo Siri
Anemoni tardivi : delicatezza rustica
sistono più di 150 specie di anemoni, con caratteristiche molto diverse l’una dall’altra, tutte belle e di facile coltivazione, con fusto alto dai 15 cm al metro. L’infiorescenza può essere a margherita, doppia, o anche più complessa e di colore bianco, rosa, fino ad arrivare al rosso e al viola carico. Non hanno bisogno di molte cure e si adattano a qualsiasi tipo di terreno; nella nostra zona possono essere coltivati in posizione soleggiata o mezz’ombra in zone più calde, ma resistono anche alle fredde temperature invernali. Utile è l’utilizzo di un tutore per le varietà alte a fiore grande, per aiutare la pianta a sostenere i boccioli. Sfruttare la ciclicità di anemoni primaverili e tardivi ci permetterà di avere sempre un giardino fiorito con pochissima manutenzione!
ra i tanti prodotti eccelsi calabresi raccontati nella nostra rubrica mensile, un posto speciale e di risalto bisogna riservarlo al pane. Un prodotto semplice da ottenere a base di farina (normale o integrale) di cereali, acqua e arricchito da ingredienti prettamente regionali. Nella tradizione mediterranea è diventato un componente fondamentale dell’alimentazione, al tal punto che il termine stesso può assumere il significato di nutrimento o cibo, non necessariamente fisico. Il pane era conosciuto dall’homo erectus che cuoceva su una pietra rovente un composto di cereali e acqua. Gli antichi egizi furono abili nello scoprire il processo di fermentazione: lasciavano l’impasto a riposo per un giorno prima di cucinarlo nel forno. Infine dall’Egitto l’arte della panificazione si è spostata in Grecia. I greci divennero dei validi panettieri e aggiunsero alla ricetta di base ingredienti come il latte, l’olio, le erbe aromatiche, i formaggi e il miele. In Calabria tra i più apprezzati dagli autoctoni e non solo troviamo il pane di Mangone, piccolo centro abitato della provincia di Cosenza.
Grazie al metodo utilizzato nella preparazione (grano tenero e acqua rigorosamente della Sila) “il pane di Mangone” rimane morbido per giorni all’interno e presenta una crosta croccantissima. Un’altra eccellenza, che all’ultimo salone del gusto di Torino è stata selezionata dallo Slow Food, è il pane di Cerchiara, paese sempre in provincia di Cosenza situato tra le montagne del parco nazionale del Pollino che lo ha adottato come simbolo dell’area montana e dunque prodotto da proteggere. La grossa forma e il lento raffreddamento del forno conferiscono alla pasta la giusta cottura e le fanno mantenere tutto il profumo e gli aromi degli ingredienti: farina bianca, crusca, lievito madre e acqua di sorgente. A Cerchiara si sono formate così sette aziende panificatrici gestite da donne che rappresentano un’importante realtà di piccola impresa familiare. Intorno al pane è nato un interesse industriale che dà sostentamento alla popolazione, la quale a sua volta è riuscita a valorizzare e monetizzare parte della tradizione popolare. Samuele Anastasio
l'Orto di Marisa Topinambur
L’
uso dei topinambur si diffuse in Francia durante l’ultima Guerra la scarsità di cibo li rese popolari. È una pianta infestante molto invadente e si formano grandi colonie sugli argini di torrenti e fossi. Dalle nostre parti rimangono un po’ piccoli e serve un po’ di pazienza per raccoglierli. Il sapore ricorda il carciofo e la nocciola e sono ottimi, sia cotti che crudi, per accompagnare la “bagna-cauda”. Sbucciati si ossidano presto e vanno immersi in acqua e limone per mantenerli bianchi. Le ricette riguardano molto la tradizione piemontese e ligure. Avvicinandoci alla “Fiera di Santa Caterina” suggeriamo una ricetta semplice da accompagnare antipasti e “tacchinelle” tipiche della tradizione. Frittelline di topinambur Ingredienti: 500 gr di topinambur, un cucchiaio di prezzemolo tritato, due uova e 30 gr di farina, un cucchiaio di parmigiano grattugiato, sale, pepe e noce moscata, olio di semi d’arachide per friggere e mezzo limone. Sbattere le uova col parmigiano, sale, pepe aromatiche tritate e una grattata di noce moscata. Aggiungere la farina e disfarla bene con la frusta, sbucciare i topinambur mettendoli a bagno in acqua e limone, grattugiarli velocemente nell’impasto, amalgamandoli spesso, perché si scuriscono subito, buttare a cucchiate nell’olio bollente, fare frittelle piuttosto piccole, dorarle da tutti i lati e servirle caldissime, sono molto buone e ci fanno sentire il gusto deciso di questo tubero. Volendo si può accompagnare a piatti di salumi, come antipasto o piatto completo, di cui le nostre zone eccellono. Buona Fiera!
Nuova Libarna
Pozzolo, Novi Ligure, Serravalle Scrivia, Arquata Scrivia
Abbiamo raggiunto l’Assessore all’Urbanistica, Stefania Pezzan, per fare il punto della situazione sui cantieri dell'Alta Velocità
Terzo Valico: mille camion al giorno tra Arquata Scrivia e Vignole Borbera
L’
assessore all’urbanistica e all’ambiente del Comune di Arquata, Stefania Pezzan, ci illustra le osservazioni presentate alla Regione Piemonte relative al reperimento dei materiali litoidi (inerti, ghiaia, ndr ) e al piano del traffico per la tratta piemontese Alta Velocità/ Alta Capacità Milano -Genova , communente nota come “Terzo Valico”. Molte le criticità rilevate, a seguito delle quali dovrebbe essere rivisto il piano trasporto dello “smarino” e dei vari materiali inerti via ferrovia. Commenta l’Assessore: “La Regione deve farsene carico, ma se le problematiche non saranno risolte, voteremo contro”. Ma quali sono queste osservazioni? Riportiamo in sintesi quelle relative al piano del traffico, che ha come obiettivo quello di minimizzare l’impatto dei flussi di cantiere lungo le
strade provinciali e comunali. I lavori relativi alle viabilità alternative nella maggior parte dei casi non sono stati realizzati. La situazione arquatese vede realizzata in parte la Strada del Vapore dalla SP 140 all’isola ecologica, Via Moriassi COP4- COP20 e l’ex SS 35, ad esclusione dell’illuminazione pubblica, della segnaletica orizzontale e della rotonda OV22. Ancora da realizzare ex SS35, OV23 per Vignole Borbera, OV24 Via Fondega, OV27, abbassamento sottopasso ferrovia SP 140, NV18 Strada Del Bovo da proseguire, necessaria come via di fuga in caso di incidente rilevante dell’industria “Sigemi”. Continua invece a essere irrisolta la questione del casello autostradale di Vignole Borbera, molto problematica a causa delle dimensioni ridotte e della scarsa visibilità per i mezzi in uscita. Sono sufficienti
Foto tratta da www.notavnoterzovalico.info pochi mezzi pesanti per creare problemi, con inevitabili ripercussioni sulla viabilità del Comune di Arquata. Nel periodo di punta il numero di camion supererà le 800-1000 unità, quindi si creeranno lunghe
code per l’accesso al casello con l’immissione di automezzi a pieno carico sulla corsia che, in direzione Milano, potrebbe portare a incidenti, parimenti per l’uscita dal casello. Aggrava la situazione la presenza
dell’industria petrolifera Sigemi, classificata a rischio incidente rilevante. Nel caso di incidente la viabilità diventerebbe una gabbia mortale per la presenza di mezzi incolonnati in transito da e per il casello di Vignole, con la conseguente impossibilità di allontanamento dalla zona del rischio, accentuando così il pericolo. In quest’ottica è stata prevista, nell’ambito della “ Variante Strutturale 2015” del P.R.G. di Arquata Scrivia, la nuova viabilità di collegamento con funzione di via di fuga in caso di incidente all’industria Sigemi, prescritta quale condizione per l’insediamento del Campo Base. A oggi, nonostante il campo base sia ultimato, tale viabilità non è stata realizzata, con conseguente impossibilità di utilizzo degli alloggi da parte delle maestranze. L’incremento così sostanziale dei mezzi pesanti,
saranno inoltre di notevole impatto per l’inquinamento atmosferico. Prima dell’avvio dei cantieri Arquata aveva già superamenti dei valori, concentrati nei primi mesi dell’anno. Con l’avvio degli stessi ci sono stati superamenti eccezionali anche nei mesi estivi. La soluzione ottimale sarebbe perciò il trasporto via ferro dello smarino, opzione sollecitata dai comuni di Arquata Scrivia, Novi Ligure e Vignole Borbera, che però pare scomparsa da qualunque previsione futura. Nessun studio è stato condotto su una precisa e esaustiva valutazione circa le emissioni provocate dai flussi di traffico e le ricadute ambientali in materia di qualità dell’aria. Il comune di Arquata richiede pertanto che sia effettuato uno studio in tal senso, in relazione al già delicato contesto ambientale. m.p.
Spazio Amarcord: Nell'articolo di Giacomo Quaglia la prima parte dell'appassionato racconto sulle botteghe di un tempo
I vecchi negozi di Arquata: un ricordo sempre vivo V
orrei iniziare a parlare di una bottega che aveva come dirimpettaio nientemeno che sua eminenza il pozzo barocco di piazza Santo Bertelli. La bottega,in realtà assomigliava più ad un piccolo laboratorio artigiano ed era di “Censo” (Vincenzo) il calzolaio. Bisogna sapere infatti che allora un paio di scarpe andavano in disuso solamente nel caso in cui il piede fosse cresciuto troppo: allora passavano ad un fratel-
lo, e comunque solo dopo varie risuolature. Sulla piazzetta, dopo il calzolaio, vi era un parrucchiere per uomo. Ricordo ancora il nome del titolare, Pesce, ma chissà perché ho come la sensazione che in quel negozio si siano avvicendati più parrucchieri. Più a lato vi era la seconda sede ufficiale dell’ufficio postale. Già la seconda, poiché la prima era esattamente dalla parte opposta della strada, fra l’attuale tabaccheria ed il giornalaio.
Corre d’obbligo un commento su quell’ufficio postale, roba sul serio d’altri tempi, dove a destra del portone d’ingresso faceva bella mostra di sé l’unica buca per impostare del paese,con in evidenza la scritta “Regie Poste Italiane”. L’interno, costituito da un grande stanzone,era diviso in due da una paratia di legno,di circa un metro di altezza. Alla sommità di questa paratia erano stati ricavati tre sportelli per la gestione delle atti-
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vità con il pubblico. Per terra uno scricchiolante e vecchio pavimento di legno. Il negozio di Modena poi un casalinghi già pensato con criteri moderni. Vicino al casalinghi, la pescheria,con i suoi inconfondibili odori. E pensare a come arrivava il pesce ad Arquata prima dell’apertura della pescheria è una cosa che sfugge alle nuove generazioni; veniva portato da venditori ambulanti con camioncini, con il pesce praticamente
immerso in blocchi di ghiaccio per la conservazione. Arrivati nei punti più strategici del paese iniziava lo spettacolo. L’ambulante con un rudimentale megafono gridava a gran voce: “Donne,vegni’ donne,e ciu’ belle bughe e anciue du mundu,vegni’ donne”. Si formava un gruppo di acquirenti, mentre il ghiaccio sciogliendosi rilasciava l’acqua ed il venditore imprecando tentava di sciogliere i nodi alle catene della bilancia. g.q.
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l’inchiostro fresco Novembre 2016
POZZOLO FORMIGARO - NOVI LIGURE - SERRAVALLe - ARQUATA SCRIVIA Il MoVimento 5 Stelle in convegno a Novi Ligure
Le vetrine C di Novi
NO alla riforma
he la riforma costituzionale, al vaglio del referendum del 5 dicembre, non piaccia al Movimento 5 Stelle, non è una novità. Il loro deciso "NO" è stato ribadito con forza sabato 5 novembre presso la sala conferenze della biblioteca di Novi Ligure. Ad aprire gli interventi è stato Fabrizio Gallo che ha spiegato i punti deboli di quella che lui definisce una "schiforma": "non è chiara – afferma – sminuisce il ruolo delle opposizioni, non realizza i risparmi tanto sbandierati e consente al governo di avocare a sé ogni diritto di decisione, sminuendo il ruolo delle opposizioni". La parola poi passa a Tiziana Beghin, europarlamentare del M5S, che ha inquadrato la questione del referendum in un'ottica europea. Non sono mancate le critiche nei confronti di quella che da più parti viene definita come un'élite economica, che tutela i propri interessi a discapito di quelli dei cittadini, visti come "effetto collaterale ed utili solo quando ci sono da pagare le tasse". Ebbene, secondo la Beghin, questo processo di accentramento dei poteri nelle mani di un gruppo ristretto, nel quale si inserisce lo stesso jobs act, vede nella riforma costituzionale una delle tappe più pericolose. Sulla stessa lunghezza d'onda l'intervento di Davide Crippa, eletto al Parlamento nel 2013, che sottolinea come la campagna d'informazione sul referendum sia stata scarsa. A suo parere è proprio la chiarezza del testo della riforma a mancare, oltre che il contenuto, dal momento che punta il dito contro il risicato risparmio derivante dalla riduzione
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di un Senato che, oltre a non essere abolito, come sbandierato, viene sostituito da una camera di "nominati", anziché eletti. Chiude il novero degli interventi, prima del vivace dibattito finale, Fabiana Dadone, già capogruppo del M5S alla Camera. Da esperta nel campo della giurisprudenza, snocciola la questione dal punto di vista tecnico: ad essere colpite dai suoi strali sono la presunta faziosità del quesito che comparirà sulle schede ("pare una domanda retorica") e la presunta lentezza del processo legislativo nel rimpallo tra le due Camere ("per votare legge sui rimborsi, Lodo Alfano e Legge Fornero ci vollero pochissimi giorni"). Come dire: quando si vuole fare veramente qualcosa, la si fa anche velocemente. Per non dire del bicameralismo, che "rimane intatto", dell'immunità parlamentare di cui godranno i nuovi "nominati", oltre a una piccola divagazione sull'Italicum, "pensato in accoppiata". Insomma, per il M5S il processo al referendum si chiude con una bocciatura su tutta la linea. Federico Cabella
L’Associazione Il Maglietto si racconta
Storia "della" Scrivia “P er quasi 280 anni il barcone dello Scrivia ha unito novese e tortonese: ma il giorno forse più funesto di tutti fu il 1° dicembre 1944, il giorno del bombardamento di Villavernivia. Da quella data parte la storia di Pietro Corbellini”. Con queste parole il Vice-Presidente de “L’Associazione Il Maglietto” di Novi Ligure, Armando Repetto, ci racconta una storia dimenticata per anni ma che è giusto riportare in superficie. “Pietro Corbellini era il barcaiolo dello Scrivia, sua era la famosa La Volante – ci dice Armando Repetto – Bene quel 1° dicembre ’44 Corbellini non fece pagare il tragico. A chi chiedeva il perché di questa sua decisione il barcaiolo, con aria mesta e triste, rispondeva – continua il Vice-Presidente – Oggi non si paga perché le bombe hanno ucciso mia nuora e le due piccole nipotine. Ma non potevo non far spostare le persone da riva a riva: per questo motivo sono qui ma non faccio pagare nulla”. D’altronde Pietro Corbellini non era nuova a questi grandi slanci e gesti pieni di enfasi. Infatti il 15 febbraio 1934 venne insignito della Medaglie d’Argento al Valor Civile per aver tratto in salvo dalle acque dello Scrivia cinque operai, sorpresi da un’improvvisa piena. “La storia del Maglietto è fatto di uomini e donne come Corbellini, persone che si sono dannate l’anima per far vivere al meglio la gente del territorio – afferma con enfasi Repetto – Il Museo dell’Apicoltura vuole proprio portare alla memoria queste vicende, vicende che non debbono essere dimenticate”. Oggi Il
Maglietto si presenta come una bella struttura con una vista panoramica sull’estuario del torrente, ricco di una flora e di una fauna uniche: “Sono numerose le specie presenti in questo habitat – ci dice il Vice-Presidente - dal gambero di fiume a diverse specie di uccelli. Purtroppo, specialmente negli tempi, gli spazi vitali per questi animali – prosegue l’intervistato – si sono sempre più assottigliati. Animare Il Maglietto significa anche dare una possibilità in più per tutto un ecosistema”. Al termine della nostra intervista Armando Repetto ci dà un’ultima informazione: “Per rendere Il Maglietto così come è oggi, abbiamo impeciato diversi anni. Abbiamo voglia di adoperarci ed impegnarci a tutto giovamento del territorio. E questo non lo si può fare – certifica in conclusione il Vice-Presidente – con una memoria il più possibile palpitante e condivisibile”.
Mattia Nesto
I segreti di via Paolo da Novi
C
ontinuando la nostra passeggiata culturale per il centro storico di Novi Ligure, da via Roma si prosegue imboccando via Paolo da Novi, tanto corta quanto caratteristica. La ricchezza di questa strada sta sicuramente nella presenza di antichi palazzi di grande valore artistico, come palazzo Durazzo, aperto l’anno scorso al pubblico grazie all’attività svoltasi dal gruppo novese del FAI (Fondo Ambiente Italiano). Questo splendido edificio racchiude tutta la sua bellezza sia nell’apparato decorativo
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a monocromo, realizzato al piano nobile, sia nel giardino terrazzato, che offre allo spettatore meravigliose prospettive scenografiche. Un altro luogo degno di visita è la chiesa di Sant’Andrea, situata ai piedi del castello, all’inizio di via Paolo da Novi. In questa piccola piazza (piazza Sant’Andrea) era presente Porta Genova, abbattuta poi nel 1906. Le origini della chiesa sono molto antiche, risalgono addirittura al XII e XIV secolo, l’edificio viene poi ristrutturato intorno alla metà del XVII secolo. La chiesa di Sant’Andrea è un
luogo suggestivo, la cui bellezza è dovuta soprattutto alle decorazioni pittoriche della volta a botte che copre la navata, realizzate dai fratelli G. e A. Muratori nel XVIII secolo. La via dunque è una meta ideale per gli appassionati di arte e storia che desiderano andare alla scoperta del meraviglioso centro storico novese, spesso sottovalutato, ma in realtà estremamente prezioso e carico di sorprese inaspettate. Chiara Frisone
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POZZOLO FORMIGARO - NOVI LIGURE - SERRAVALLe - ARQUATA SCRIVIA Santa Caterina
D
a venerdì 25 a domenica 27 novembre Novi Ligure sarà “invasa” dalle tradizionali bancarelle di Santa Caterina, una delle fiere più antiche e amate della cittadina dell’Oltregiogo. A questo proposito, per farci dire “cosa bolla in pentola” per l’edizione di quest’anno, abbiamo raggiunto nel suo ufficio il Sindaco, Rocchino Muliere. “Viene da dire, un po’ paradossalmente, che il bello della Fiera di Santa Caterina è che non cambia mai – ci dice sorridendo il Primo Cittadino – nel senso che è un appuntamento talmente apprezzato e sentito così com’è che modificarlo sarebbe quasi un sacrilegio. Per questo motivo, assieme a tutta la squadra dell’Amministrazione, abbiamo deciso per l’edizione di quest’anno – prosegue Muliere – di continuare nella tradizione, con 300 banchi che punteggeranno le vie del Centro Cittadino”. Oltre alle bancherelle ci sarà spazio anche per il luna-park, che dalla seconda settimana di novembre ha incontrato i favori dei giovani novesi. Santa Caterina si può anche considerare un po’ la “porta d’ingresso” alle festività natalizie: “Esatto e in quest’ottica abbiamo già pensato di bissare agli appuntamenti dello scorso anno – certifica Muliere – come la pista di pattinaggio, le Dolci Terre di Novi (dall’8 all’11 dicembre, ndr) e la Notte Bianca di sabato 10 dicembre, con le corali novesi che dal pomeriggio riempiranno la città con i loro canti”. In conclusione dell’intervista, domandiamo al Primo Cittadino se vi sia qualche “chicca” dell’ultima ora che vorrebbe svelare ai lettori del nostro giornale: “Abbiamo predisposto una serie di figure del Presepe che verranno proiettate sulle finestre, una diversa ogni giorno, di Palazzo Dellepiane, la nuova sede del Municipio – afferma il Primo Cittadino – sino ad ospitare la Natività la sera della Vigilia sulla facciata principale. Un modo originale e pieno di luce per festeggiare al meglio il Santo Natale”. m.n.
l’inchiostro fresco
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Raffaele Montecucco, un uomo legato all’associazionismo che ha dato tanto a Novi Ligure e non solo
Una vita dedicata all’insegna dello sport “S e dovessi dire le tre parole che mi ricordano il Cav. Raffaele Montecucco sarebbero sport, passione e organizzazione: uomini come Montecucco ne nascono uno ogni cent’anni”. Basta fare un giro per le vie di Novi Ligure per sentire affermazioni di questo tipo. Il Cav. Montecucco, recentemente scomparso lo scorso 17 maggio, infatti è stato un personaggio importante per lo sport del novese e non solo ed anche una figura di spicco nella vita politica sia a livello locale come a livello nazionale. “Sin da giovane, praticamente dal 1948, ha creduto nelle idee del Partito Social-Democratico* - ci dicono alcuni suoi amici e sostenitori d’una vita – una dottrina politica che a conti fatti, soprattutto osservando la situazione attuale, è quanto di più moderna possibile ed inseguita anche da chi, nei tempi andati, si diceva contrario. Nel 1964, quando Saragat venne eletto Presidente della Repubblica – continuano nel ricordo – Raffaele pianse per la gioia!”. La sua militanza politica ha portato Raffaele Montecucco a stringere un rapporto di amicizia e fiducia reciproca con il tortonese Giuseppe Romita, storico Ministro dei Lavori Pubblici e degli Interni, sino a diventarne segretario particolare. Assieme a Romita, Montecucco ha partecipato agli interventi di ammodernamento del Paese, in particolar modo ai lavori per la costruzione della famosa “Autostrada del Sole” che ha unito l’Italia da Milano sino a Napoli. Parallelamente a quest’attività politica (che proseguirà anche con Pier Luigi, figlio di Romita), Raffaele Montecucco inizia ad inseguire una delle sue grandi passioni: l’organizzazione degli eventi, dei grandi eventi sportivi. “Se c’era una cosa che Montecucco, pur non avendo mai praticato l’attività agonistica, ha sempre saputo fare, era proprio organizzare gli eventi sportivi – ci dicono gli appassionati dell’epoca – Quando c’era lui in cabina di regia potevi star sicuro
che le cose sarebbero andate per il meglio!”. Forse la sua “creatura” più riuscita fu la famosa “Coppa Romita” (dal nome appunto dell’onorevole tortonese) della quale Montecucco si occupò dal 1965 (anno della prima edizione) sino al 2014 per un totale di 52 edizioni, tutte seguite in prima persona da Montecucco. “La Coppa Romita era una gara ciclistica molto ambita, alla quale prendevano parte dei grandi atleti dilettanti di 1ª e 2ª categoria – spiegano gli amici di quegli anni – I ciclisti arrivavano da mezz’Italia, dal Piemonte ovviamente ma anche dalla Liguria, dalla Lombardia fino alla Toscana. Una festa mobile che coinvolgeva davvero molte persone”. Nel 1971
la Coppa Romita diventa poi una “Premondiale”, quindi si struttura come gara da segnare sui calendari “che contano”. Per questa suo attivismo Montecucco ha ricevuto il 21 luglio 2011 dal Presidente Nazionale Gianni Petrucci la “Stella d’Argento” del C.O.N.I. e, in anni più recenti, è stato insignito, sempre dalla massima organizzazione sportiva italiana, del titolo di “Grand’Ufficiale”. “Di quest’uomo poi non bisogna dimenticare – ci dicono gli appassionati sportivi novesi – la costituzione della gloriosa società ciclistica Fausto Coppi che ha fatto esordire tanti giovani di belle speranze”. Infatti l’amore per il ciclismo di Montecucco è, praticamente, tutto dovu-
to al “mito di Coppi”: tanto è vero che, almeno questo vuole la “vulgata popolare”, l’idea di fondare una squadra con il nome del Campionissimo era venuto in mente a Montecucco subito all’indomani della scomparsa del grande Campione. Accanto alla sua passione per lo sport, Montecucco ha coltivato anche una notevole esperienza nel campo della pubblica amministrazione, ricoprendo per diversi mandati la non semplice carica di Presidente dell’Istituto Autonomo Case Popolari di Alessandria. La parabola biografica di uomini come Raffaele Montecucco c’insegna che se la vita è condotta all’insegna della più pura e genuina passione, è bella come
“una scampagnata per dolci colline in sella ad una bicicletta con il vento fra i capelli”. Mattia Nesto
*Formatosi, a seguito alla cosiddetta “scissione di Palazzo Barberini” operata da Giuseppe Saragat, il 9 gennaio 1947, con il nome di Partito Socialista dei Lavoratori Italiani che nel 1951 assumerà la definizione di Partito SocialDemocratico Italiano.
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POZZOLO FORMIGARO - NOVI LIGURE - SERRAVALLe - ARQUATA SCRIVIA Nuove iniziative a Serravalle Scrivia
Lettera aperta alla redazione
Un borgo in vetrina Furti in Val Borbera Le vetrine S S quata di Ar
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i chiama “Serravalle Borgo” ed è il nuovo comitato di cittadini serravallesi, costituitosi da circa un mese, con il comune intento di promuovere e sostenere iniziative per favorire la valorizzazione del Centro storico. Attualmente il nucleo storico versa in condizioni di evidente degrado con molti esercizi commerciali chiusi a seguito della crisi economica, abitazioni sfitte e/o fatiscenti che attendono una massiccia opera di ripristino, messa in sicurezza, riqualificazione architettonica. Un’opera di grande portata i cui costi sono evidentemente molto elevati. Serravalle Borgo allora diventa la “coscienza” stessa dei cittadini, un occhio vigile e attento sulle necessità e i bisogni del paese. Abbiamo perciò intervistato il coordinatore del neonato comitato di Serravalle Borgo, il Amedeo Bisio, il quale ci ha accennato che sono in pentola varie proposte, da sottoporre in tempi brevi all’attenzione dell’Amministrazione Comunale. “L’idea che fa capo al disegno di rinnovamento e riqualificazione del centro storico – spiega Bisio - si fonda sulla richiesta di detassazione delle aziende che saranno disposte a dislocare uffici o attività commerciali nel cuore della città, per favorire il ripopolamento della zona. Un primo importante obiettivo quindi sarebbe la ricollocazione demografica. Un secondo punto è quello centrato sull’opera di pulizia e ripristino delle facciate e delle vetrine, l’allestimento di pannelli microforati a copertura delle pareti murarie rovinate, l’apertura dei portici di Via Berthoud. Opere necessarie - continua il nostro interlocutore - per favorire un migliore rapporto dei cittadini con
il loro paese, un paese che amano e di cui vogliono riappropriarsi interamente”. La manifestazione "Serravalle Borgo" In occasione della tradizionale festa patronale dell’11 Novembre, San Martino, eccellenze enogastronomiche sono state protagoniste di un inedito “percorso del gusto”. Presso la Pasticceria “Carrea”, in omaggio all’Area archeologica di Libarna, è stato organizzato uno specialissimo “happy-hour alla romana”, con la presentazione di alcune novità nel panorama gastronomico, tra cui le gallette di farro, il “libum” (pane al formaggio), i baci di Libarna e Torta Catone in abbinamento al Timorasso e Gavi Docg. La storica Cantina Cervini, rispettando la tradizione popolare secondo la quale “a San Martino il mosto diventa vino”, ha proposto la degustazione del vino Novello della vendemmia 2016. Non dimentichiamo la storica farinata della signora Marisa, presente dal 1954. Marta Calcagno
egnalo il furto che ha danneggiato la mia casa affinché gli abitanti e i villeggiati della Val Borbera e dintorni, tengano sotto controllo non solo le proprie abitazioni ma anche quelle di conoscenti e vicini, segnalando ai legittimi proprietari movimenti sospetti (nel mio caso devono aver lavorato in pieno giorno fingendosi operai). Si tratta di ripristinare la cosiddetta solidarietà che caratterizzava le piccole comunità di un tempo ma che oggi, nell’era del “siamo tutti di fretta” è cosa assai rara ma che forse potrebbe arginare il fenomeno. Ma andiamo con ordine. Giovedì 3 Novembre, verso le 10.30 del mattino, ricevo sul telefono cellulare la chiamata di un amico che gentilmente, ogni anno, con l’arrivo del freddo, si occupa di portare le piante in garage. La mia è una villetta lungo la strada, un po’ sotto il paese. La classica casa di villeggiatura di un genovese. Costruita tanti anni fa da mio padre che non c’è più, la amo profondamente, è una casa “speciale” in un luogo altrettanto “speciale”, Pallavicino, frazione di Cantalupo Ligure. Dovevo andare su per il ponte dei Santi ma gli impegni lavorativi mi hanno costretta a casa, a Genova. Immersa nel caotico lavoro d’ufficio, giovedì mattina quando arriva la telefonata e leggo sul display il nome di F., penso immediatamente che non mi sono più fatta viva, dovevamo metterci d’accordo sulla distribuzione del cibo ai due gatti selvatici, Nero e Minnie, che ho coccolato, accudito e sfamato per tutta
l’estate. Un po’ di ansia mi assale perché temo che sia successo loro qualcosa di brutto. Ma la ragione della telefonata non è questa…“I gatti sono saliti su in paese” mi dice. Ma sento che ha la voce sconvolta. “Vi hanno distrutto la casa - aggiunge immediatamente - Ci sono stati i ladri, vi hanno rubato tutte le grondaie, i pluviali, le coperture dei camini, tutto il rame; hanno divelto il tetto, ci sono tegole spaccate per terra, sono entrati in casa, hanno spaccato la serratura del garage”. “E ora come facciamo? - penso immediatamente - se la casa è inagibile e ci piove dentro, chi ha i soldi per rimetterla a posto? La mia casetta…”. Abbandonati immediatamente gli impegni lavorativi siamo partite, mia madre, mia sorella e io. Una giornata di nebbia, una giornata malinconica e triste ad accoglierci. E allora pensi che il migliore sistema per combattere questo fenomeno, è la solidarietà, perché è proprio vero che “l’unione fa la forza”. Chiara G.
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Un parco giochi tra risate e pericoli
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trutture pericolanti, scarsa manutenzione, una sensazione di abbandono. Questo è ciò che si prova passando nei pressi del parco giochi del piazzale Garibaldi. Situati presso le scuole elementari “Pascoli”, a due passi dal “Milite ignoto” e dal Liceo Amaldi, si trovano i giardini Garibaldi meglio conosciuti come “Giardinetti”. Questo parco giochi, nonostante sia abbastanza vecchio, è tutt’ora luogo di svago e divertimento quotidiano per i bimbi novesi, anche dopo una giornata scolastica. La pavimentazione sconnessa e le coperture pericolanti dei giochi, possono, però, essere causa, oltre che di risate, di incresciosi incidenti: le possibilità che un bambino inciampi o si infortuni urtando le strutture in legno ormai sconnesse dei giochi, non sono del tutto improbabili. Inoltre i graffiti presenti nel “castello”, che ormai ha acquisito un’aria spoglia e tetra, se associati ai cestini rotti
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La struttura dei “Giardinetti”
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e all’altalena priva dei seggiolini fanno sembrare questo parco giochi un luogo oramai abbandonato. Sarebbe bello invece rivederlo nelle condizioni in cui si trovava anni fa:
un giardino pieno di colori e una fantastica fontana che insieme mettevano allegria non solo nei bambini, ma anche nelle mamme. Rosa Capricano
uesto noto parco giochi novese è costituito da quattro altalene e da un paio di cavallucci a dondolo. La struttura principale è un castello, composto da due scivoli di diverse grandezze, una rampa in pendenza percorribile grazie ad una fune, un grande gazebo e due corridoi elevati. Una volta questa struttura era molto colorata, allegra e non era causa di alcun rischio. Oggi invece il castello ha assunto un aspetto trascurato e misero, privo della gioia che prima emanava e di cui era caratteristico. r.c.
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La Bisarca: Attori novesi per i terremotati
San Lorenzo: l’oro delle nostre terre Teatro solidale C onclusasi ormai la vendemmia, che ha visto all’opera il personale delle nostre cascine e tenute, noi de “l’inchiostro fresco” abbiamo visitato un’azienda vitivinicola vera e propria eccellenza del territorio. Stiamo parlando della “Tenuta San Lorenzo”, a Novi Ligure sulla strada per Monterotondo, che ci ha accolto con cordialità, proprio nell’ultimo giorno di vendemmia e ci ha offerto l’occasione di seguire il cammino di questo “oro”.
La lavorazione L'uva si raccoglie in cicli massimi di 4 turni giornalieri, per poter dare il tempo alla pressa di effettuare il lavoro (a ciclo di due ore). L'uva, una volta pressata, si divide in vinaccia e mosto: il mosto, che è la parte liquida, finisce in un recipiente a temperatura controllata ( 15° circa). Il totale giornaliero varia, ma è di media 80/100 quintali. Il mosto viene “flottato”, cosicché la molecola sporca (residui solidi) affiora. Alla mattina successiva, il mosto pulito viene spillato dal basso e messo in cantina per la fermentazione: quest’operazione deve avvenire con una temperatura costante di 17/18° circa fino al termine della fermentazione. Finita la fermentazione, si inizia con
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la fase del travaso, che può avvenire in più passi a ritmo costante fino a Natale circa. Dopo 4/5 fasi di travaso, il mosto viene filtrato . Finita la filtrazione lo si imbottiglia e si potrà procedere , dopo circa un mese di affinamento, alla vendita e distribuzione alla clientela. Solitamente l'imbottigliamento avviene nel mese di febbraio. Dopodiché finisce sulle tavole di mezzo Mondo: questi vini sono la bandiera della nostra terra, quella
terra che i vignaioli italiani conoscono da tempo e che la lavorano rispettandola. Quella Terra Madre che dovrebbe indicarci la strada per nuove attività e per tanto lavoro. Ringraziamo i proprietari di questo tesoro e tutti gli altri che in vari modi, ma con la stessa autentica passione, conducono le loro vigne per darci il loro prodotto. È nostra intenzione, se ci sarà possibile, continuare questa storia con i signori Cazzulo della Tenuta
San Lorenzo, ma anche con tutti quelli che vorranno raccontarci la loro storia: a presto quindi. Enrico Repetto
nche questa volta la compagnia teatrale “La Bisarca” di Novi Ligure, in collaborazione con alcuni studenti delle scuole superiori novesi, è pronta a cimentarsi nel nuovo musical de “La piccola bottega degli orrori” che si terrà presso il Teatro Giacometti della città alle ore 21 di sabato 26 novembre. I biglietti sono disponibili in prevendita presso i negozi “Antichità Pagetto”, “Novi Fotocopie”, “Merceria Ferrando” e saranno acquistabili anche a teatro la sera dello spettacolo. Alcuni componenti di quest’associazione hanno annunciato in anteprima che un estratto dell’opera “Chicago” sarà rappresentato nella stagione primaverile oltre ad un musical, ancora non rivelato, in vista del decennale della compagnia. Hanno inoltre dichiarato la possibilità di un futuro corso per
adulti. È quindi un periodo molto ricco di attività per “La Bisarca” che destinerà parte del ricavato di queste serate ai paesi terremotati. L’associazione novese sottolinea ancora una volta l’importanza sociale ed emotivamente educativa del teatro. Rosa Capricano
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Erida Meminaj ci accompagna in un viaggio alla scoperta delle diverse tecniche di cosmesi tra l'Antico Egitto e le beauty-farm
La storia della Bellezza: dagli antichi ai giorni nostri I l concetto di “canoni estetici” si diffonde solo a partire dall'età classica, ciononostante anche i popoli più antichi cercavano di migliorare il loro aspetto fisico. Gli egizi iniziano ad importare dall'oriente oli essenziali e minerali per la produzione di unguenti e profumi 3500 anni prima della nascita di Cristo ma non si limitano all'uso di oli profumati, in quanto sono anche i primi a voler sottolineare i lineamenti dl viso e in particolare degli occhi at-
traverso la cosmesi, fanno uso di un metallo, l'antimonio come materia prima per il bistro (kohol) una sottospecie di ombretto. Nella cultura greca il concetto di bellezza resta vago fino al V sec. circa, quando Mirone, Fidia e Policleto realizzano le loro sculture dal punto di vista delle dimensioni perfette concretizzando la teoria secondo la quale “un corpo è bello quando ogni sua parte ha dimensione proporzionale alla figura intera”, di conseguenza l'attenzione
viene rivolta prevalentemente verso la cura del corpo che viene trattato con oli profumati di rosa, gelsomino o nardo.Quali conquistatori della Grecia, i romani ne assorbono le abitudini imparando così a curare il proprio aspetto. Lo deduciamo dalle fonti artistiche, in cui sono evidenti i trucchi usati dalle donne per “meglio apparire”, trucchi ovviamente ereditati dalla Grecia e dall'Oriente. Ci sono inoltre pervenuti dei manuali con consigli di bellezza, come
il “De medicamine faciei feminae” di Ovidio in cui si ammoniscono le donne a nascondere le imperfezioni con cerussa di Rodi oppure a colorare viso e labbra con purpurissum e fucus, o ancora a scurire sopracciglia e ciglia con il fuligio. A sorprendere gli storici è però la consapevolezza che, sebbene la pulizia e l'igiene fossero molto importanti, a Roma il sapone era sconosciuto Continua a pag. 30
...Vieni a farti coccolare nel nostro centro estetico... in occasione della Fiera di Santa Caterina ti aspettano delle speciali promozioni... solo per il periodo dal 21/11 al 30/11
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Segue dalla pagina precedente: La storia della bellezza e veniva sostituito dal latte di asina nelle famiglie imperiali (famoso per le sue proprietà in grado di rendere la pelle liscia e bianca), più comuni erano invece la farina di fave e la creta finissima nelle famiglie non altolocate. Per ritrovare un po' di buon gusto bisognerà aspettare le castellane dell'epoca feudale (X sec d.C.) esaltate dai trovatori, i quali impongono inconsapevolmente i nuovi canoni di bellezza, definita nordica, dato che viene ricercata la donna bionda di capelli e dagli occhi chiari; la pelle viene trattata con biacca, allume, borace, limone, aceto e albume, i capelli schiariti con tinture e minerali mentre le labbra evidenziate dal rosso del minio (polvere rosacea). Proseguendo con il Rinascimento si constatano alcune progressioni dovute alla necessità di rendere perfetto anche ciò che non lo è: nel 1562 viene scritto un trattato di cosmetologia da G. Mariniello (non a caso un italiano è infatti in Italia che nascono le prime profumerie) e nei successivi secoli 600 e 700 dominano le teste incipriate e i nei finti sul viso,spalle e décolleté. L'età contemporanea, accompagnata dalla rivoluzione francese e dall'ascensione della borghesia, nutre inizialmente poco interesse per la cosmetica, privilegiando il vero e il naturale che viene riprodotto nelle opere artistiche. Erida Meminaj
POZZOLO FORMIGARO - NOVI LIGURE - SERRAVALLe - ARQUATA SCRIVIA Dopo 61 anni chiude il suo esercizio
Il G3: a Novi Ligure una città nella città
Bruno il barbiere Il quartiere dimenticato S I e ad un novese si domanda chi sia il “decano dei parrucchiere” state pur certi che risponderà: “Senza dubbio è Bruno il barbiere, con il suo locale in via Girardengo”. Già perché Bruno Ballestrero è da ben 61 anni che pratica quest’attività, iniziata a soli 13 anni: “Ho incominciato – ci dice mentre lo andiamo a trovare nella sua bottega – come ragazzo-spazzola: con le mance non è che si guadagnasse un granché ma mi sono trovato fin da subito bene in quest’ambiente, tanto è vero che ci sono rimasto sino a 74 anni compiuti!”. Dove ha iniziato a lavorare?: “Prima nella barberia di via Ovada e poi in una in Via Marconi - risponde prontamente Bruno il barbiere – In un secondo tempo, per la precisione il 19 marzo 1968, mi sono trasferito proprio qui, in via Girardengo. Ricordo bene quel giorno – afferma l’intervistato – perché si correva la Milano-San Remo che, se non erro, fu vinta dal tedesco Rudi Altig, mentre secondo arrivò il francese Charles Grosskost e terzo Adriano Durante”. Una vita passata quindi tra spazzole e forbici: “Beh, da questa mia vetrina ho visto le mode e la stessa Novi evolversi e modificarsi – illustra il nostro interlocutore – Prima sono
l G3 è un quartiere residenziale, in parte popolare, situato nei pressi del centro commerciale “Bennet” di Novi Ligure. È un luogo molto tranquillo e ciò lo rende perfetto per iniziare a fare lunghe passeggiate primaverili immerse nei campi fino ad arrivare, per i più audaci, alla scuderia “La Bellaria”, anche in compagnia del proprio animale. Purtroppo, però, non offre particolari motivi di divertimento per i giovani che vi abitano in quanto, il più delle
arrivati i cosiddetti capelloni e poi via via stile e tendenze: oggi mi occupo soltanto della mia clientela, diciamo così, storica – continua Bruno Ballestrero – la quale, almeno per la maggior parte, parla ancora in novese”. Chiediamo al termine della nostra intervista se la decisione di terminare l’attività il 31 dicembre prossimo venturo sia definitiva o meno?: “La decisione, per tutta una serie di motivi, anche personali, è stata presa – ci risponde sinceramente – Quello che è certo è che tra questi muri, con il loro elegante mobilio mai cambiato, a parte le sedie, nel corso degli anni, ci ho lasciato un grande pezzo del mio cuore”. Mattia Nesto
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volte, sono “costretti” a raggiungere il centro della città per poter avere uno svago pomeridiano. Soprattutto in inverno questa “città nella città” sembra isolarsi totalmente, quasi, quando il tempo è inclemente, “nascosta” in mezzo alla nebbia e “sepolta” nella neve. Qualche anno fa godeva di un modesto campo da basket, oggi senza canestri, affiancato da un altro campetto da calcio, ormai senza porte. La trasandatezza di questi posti ha ridotto pari a zero le pos-
L’Arte di Beppe Levrero
L’
attivissima galleria “PagettoArte” di Novi Ligure, in collaborazione con l’Associazione Culturale “Noviinterzapagina”, torna a proporre un prestigioso appuntamento con l’arte, in concomitanza della “Fiera di Santa Caterina”. Protagonista è l’arte di Beppe Levrero, nella ricorrenza del trentennale della scomparsa del noto pittore novese (avvenuta nell’ottobre 1986). La rassegna, anticipata da una conferenza stampa venerdì 18 novembre, si inserisce nella serie di iniziative che la Galleria e l’Associazione hanno promosso per far conosce-
re sempre più l’arte di Novi e del novese, con particolare attenzione per gli artisti “autoctoni”. E quale scelta migliore di quella di Levrero, un artista che ha sempre avuto uno stretto, strettissimo legame con la propria città, vera e propria fonte di ispirazione primaria per le proprie opere. Nonostante che, da perfetto autodidatta, Beppe Levrero abbia viaggiato con la sua arte in lungo ed in largo, è sempre tornato nella “sua Novi”: un dato di fatto che sottolinea ancora di più come questi sia il “pittore della novesità”. Eleuterio
sibilità di gioco e di distrazioni per i giovani, infatti, chiedendo ad una signora della zona, che passeggiava con il suo cane, quali fossero le opportunità di divertimento del quartiere offerte ai ragazzi ha risposto: “Dovrebbe essere più movimentato. I miei nipoti oggi non sanno dove poter giocare”. Mentre per i più piccini è presente un parco giochi dove possono divertirsi dopo essere usciti dalla scuola dell’infanzia del quartiere. Questo zona è poco frequentata anche a causa del suo “distacco” geografico e per questo motivo è a volte considerata indipendente dalla città nonostante ne sia parte integrante inoltre l’illuminazione è spesso scadente: ciò potrebbe causare seri pericoli, specie per la viabilità. Il G3 è maggiormente conosciuto grazie all’ omonima squadra calcistica che vi si allena: la “G3 Real Novi”. Perché non dare maggiori opportunità ad un quartiere che potrebbe avere tanto da offrire? Rosa Capricano
Per saperne di più consultare "Il tramonto della vecchia Novi" di Gian Battista Cassulo, conservato alla Biblioteca Berio di Genova
Valle Scrivia
e Entroterra Genovese
Torriglia: in vista del Natale, ritorna il borgo incantato
Isola del Cantone: antichi mestieri tramandati da generazioni
Presepe di Pentema
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entema, la piccola frazione del Comune di Torriglia, si sta preparando per ospitare il tradizionale presepe. Realtà che, a partire dal 1995, attira ogni anno tantissimi visitatori in questa pittoresca località dell’alta val Trebbia Genovese. L’edizione di quest’anno verrà inaugurata in occasione dell’Immacolata, l’8 dicembre. Il presepe sarà quindi visitabile domenica 11 e domenica 18, in tutti i giorni che vanno dal 24 dicembre all’8 gennaio e nei giorni del 14 e 15 gennaio. In vista dell’inaugurazione il presidete del G.R.S. Amici di Pentema, Angelo Carpignano, ci anticipa il programma "a partire dalle ore 14 ci sarà un pomeriggio musicale, lungo le strade del borgo, seguito, alle ore 15:30, dal concerto all'interno della Chiesa del paese con canti natalizi delle diverse regioni italiane tenuto da Laura Parodi, Fabrizio Pilu e Claudio Rolandi che, con cornamuse e fisarmoniche, interverranno anche durante la Messa" prosegue Carpignano "al termine della Messa si terrà, nel piazzale della chiesa, la cerimonia del confûego genovese" (il falò di rami di alloro, la cui tradizione risale alla Repubblica di Genova, con scambio di auguri tra l'abate del popolo e il doge, ndr). Alla cerimonia saranno invitati il presidente di “A compagna” Franco Bampi ed esponenti delle istituzioni quali il Sindaco di Torriglia, Maurizio Beltrami e gli assessori comunali, amministratori degli altri comuni della val Trebbia, il presidente del Parco dell’Antola Daniela Segale, nonché esponenti della Regione Liguria e della Città Metropolitana di Genova. Novità di quest’anno sarà il con-
corso fotografico dedicato al borgo e al presepe previsto per sabato 10 dicembre. Ogni fotografo vedrà le sue due migliori fotografie esposte per tutta la durata del presepe a partire da domenica 18 dicembre. La notte 24 dicembre, dalle ore 22 si terrà la tradizionale Messa di Natale con visita notturna al presepe e distribuzione di vin brulé. Il giorno dell’Epifania, il 6 gennaio, alle ore 11 arriveranno i Re Magi pentemini accompagnati da un asino, una mucca e dalle pecore. I Re Magi, al suono di piffero e fisarmonica, porteranno sale, stoffa e olio e, soprattutto dolci a tutti i bambini presenti. L’ultimo giorno del presepe, il 15 gennaio, alle ore 14:30 sarà possibile visitare la Bottega del fabbro, assistendo al vivo alla ferratura del mulo e, alle ore17, dopo la Santa Messa, alla benedizione degli animali. La prima edizione del Presepe di Pentema nasce nel 1995, raccontandoci un po’ di storia, Angelo Carpignano dice "partimmo quasi per caso, dopo circa due anni che avevamo creato il presepe fummo ospitati in Rai, nel programma Domenica In. Allora arrivarono circa
Il Fabbro di Vobbietta
ventimila visitatori, provenienti non solo da Genova e dai suoi dintorni, ma anche da Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Lazio. Un numero eccezionale, ma ogni anno abbiamo sempre migliaia di visitatori sempre soddisfatti". La grande differenza tra il presepe di Pentema e gli altri presepi, pur molto belli che ci sono sul territorio è che, come spiega Carpignano "il nostro più che un presepe possiamo definirlo un vero e proprio museo etnografico, che, attraverso quaranta scene, ricostruisce la vita contadina dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento nell’entroterra ligure. Una ricostruzione" prosegue il presidente del G.R.S. Amici di Pentema "con i personaggi vestiti con costumi d’epoca, presentati in momenti di vita quotidiana e collocati nei punti del borgo dove realmente hanno vissuto ed operato. Alcuni abiti e costumi e la maggior parte degli attrezzi ed utensili sono quelli originali". Ai visitatori del presepe sarà consegnato un dépliant informativo contenente le indicazioni del percorso e tutte le informazioni sia sulla storia del presepe che sul paese di Pentema. Sono possibili le visite di gruppi organizzati al presepe nei giorni di chiusura, previa prenotazione. La possibilità di accesso con automezzi è limitata a trenta posti. Per tutte le informazioni sul presepe di Pentema e sul workshop fotografico si può contattare il presidente Angelo Carpignano al numero 346-1218716 oppure Rosa Vita al 329-1068527. Fabio Mazzari
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ercorrendo la via principale del paese di Isola del Cantone è possibile imbattersi in un’officina, apparentemente come tante altre. Tuttavia se si bussa e si entra, ci si trova di fronte a un insieme di attrezzature che subito trasportano in un tempo lontano, che gli anziani possono ricordare e i giovani solo immaginare. L’attività del fabbro di Isola ha origine antiche e per tracciare i profili storici dobbiamo risalire quasi a un secolo fa, gli anni Venti, quando i fratelli Giuseppe, Angelo e Vincenzo Rivara si trasferirono nel Capoluogo dalla frazione di Vobbietta per dare vita a un’attività che, viste le esigenze dell’epoca, sarebbe potuta diventare redditizia. Il primo certificato rilasciato dalla Camera di Commercio è del 1923: l’obiettivo era fornire ai lavoratori locali, nella stragrande maggioranza contadini, l’utensileria necessaria alle proprie mansioni la quale, sulla spinta di quell’innovazione che un metallo come il ferro poteva garantire, diveniva indubbiamente più pratica e meno deperibile. Alla morte di Angelo subentrò il figlio Bruno che rimase fino al 1960, quando si recò a lavorare altrove, mentre il figlio di Giuseppe, Alfredo, iniziò nei primi anni Cinquanta e continuò con l’altro zio e il padre fino alla loro morte, divenendo quindi unico conduttore della ditta. Anche la produzione di strumenti necessari ai lavori portuali è da annoverare tra le attività principali dei primi tempi, che lentamente si espansero e a partire dal 1962 cominciarono pure ad effettuarsi alcune committenze per l’Autostrada S.p.A. Seguendo le richieste del mercato l’attività passò sempre di più dalla
forgiatura, prevalente, alla carpenteria metallica e al momento si eseguono lavori di saldatura, manutenzione generale, realizzazione di manufatti come ringhiere, inferriate, porte in ferro, cancelli. In seguito al pensionamento del titolare Alfredo, il Sig. Alberto Denegri, suo apprendista dal 1984 e poi operaio dipendente, rilevò l’attività costituendo una società con un amico nel 2012 e ampliando considerevolmente il settore di intervento. La S.T.A. s.a.s., Servizi Tecnici Artigianali, svolge adesso anche assistenza tecnica a impianti di riscaldamento a combustibili solidi. Per quanto concerne la struttura essa è stata ampliata due volte in seguito alla sua costruzione e si presenta oggigiorno come un’officina spaziosa dotata della necessaria luminosità, di strumenti antichi rimasti immutati, come la forgia, e di altri di ultima generazione come la motosaldatrice e la saldatrice a filo continuo. Sicuramente questa attività, come altre di settori affini, sente gli effetti dirompenti della crisi che incombe sull’economia dal 2008 e ha attraversato momenti davvero difficili. Per fortuna di recente le cose sono abbastanza cambiate,
Il Presepe di Pentema Apertura 8, 11, 18 dicembre 2016 dal 24 dicembre al 8 gennaio 2017 tutti i giorni 14 e 15 gennaio 2017 orario: dalle ore 10 alle ore 18 Info: www.pentema.it – e-mail: grs.pentema@gmail.com – 3291068527 - 3461218716
“le vacche magre si sono spostate - come afferma il socio Denegri il lavoro è tornato e anche se “e tasse ci sono, e non sono poche, abbiamo avuto una boccata d’ossigeno e viviamo un momento relativamente tranquillo. Da poco tempo – prosegue il fabbro - anche un ragazzo da poco diplomato si accinge a imparare un mestiere che ormai è raro e come tanti altri sta lentamente scomparendo”. In un periodo in cui i piccoli artigiani sono un “bene” prezioso per i paesi, per i lavori di produzione e riparazione che prontamente si recano a svolgere quando il cliente li chiama, è sempre bello vedere giovani che osservano e fanno tesoro dell’esperienza di quelli che anticamente chiamavamo “Mastri”, da cui si recavano a bottega ragazzi che a loro volta crescevano, si specializzavano e aprivano i loro laboratori artigianali. Enrico Carme Repetto
Mercatini a km 0 Le amministrazioni comunali di Campomorone, Sant’Olcese e Serra Riccò hanno istituito il “Mercato del Contadino”, un appuntamento che ogni sabato (il primo e il terzo del mese a Serra Riccò, il secondo a Sant’Olcese e l’ultimo a Campomorone) vede i produttori agricoli locali vendere direttamente ai consumatori i loro prodotti, tutti rigorosamente a chilometri zero. Fabio Mazzari
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VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE Busalla: Il presidente Giuseppe Coniglio replica all'intervista del Sindaco
L’intestino felice
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no dei libri di maggiore successo a livello mondiale di quest’anno è stato “L’intestino felice” di Giulia Enders, edito da Sonzogno. Nel volume si parla di come l’intestino sia un organo grandemente sottovaluto nell’ecosistema-organismo e di come sia fondamentalmente mantenerlo e conservarlo in piena salute. Ma perché l’intestino è basilare per il nostro corpo? Perché al suo interno vi è contenuta una barriera intestinale che la difende, impedendo il passaggio di sostanze dannose nel nostro organismo. Questa microflora intestinale è capace di comunicare, attraverso dei “mediatori comuni” con gli altri componenti dell’ecosistema, come il sistema immunitaria e la rete nervosa intestinale, detto anche “secondo cervello”. Ecco perché è così importante “ripristinare la barriera intestinale”. Grazie ai professionisti della Farmacia Lasagna
a Busalla il cliente sarà guidato nello scegliere i prodotti e le sostanze studiate per preservare la flora dai danni causati dalle infiammazioni. Ad esempio fanno molto bene gli amminoacidi (come la glutammina), le piante come la boswelta, la curcuma e l’aloe, i minerali quali lo zinco ed anche le vitamine del gruppo B (soprattutto le vitamine B2). Assieme a ciò occorre seguire una dieta accorta, evitando cibi “pericolosi” per il nostro intestino quali il latte vaccino, la carne rossa soprattutto quella lavorata, i cereali ricchi di glutine, le bevande lievitate ed anche i pomodori. Ma non temete: recatevi alla Farmacia Lasagna e troverete tutti i consigli e i prodotti più adatti per voi….e il vostro intestino! Mattia Nesto
Ecco la risposta della Croce Verde H a destato un misto di stupore e amarezza al presidente della Croce Verde Busallese, Giuseppe Coniglio l’intervista pubblicata sul numero di ottobre de L’Inchiostro Fresco, al sindaco di Busalla e presidente de l’Unione dei Comuni dello Scrivia, Loris Maieron. “Nell’intervista Maieron parla dell’apertura del tavolo tecnico, tuttavia citando diverse istituzioni si dimentica, non sappiamo se volutamente, di nominare la Croce Verde Busallese e le altre Pubbliche Assistenze della Valle - fa presente Coniglio da noi raggiunto - forse è una svista, ma penso proprio di no”. Il presidente della Croce Verde Busallese spiega che: “Le cose non stanno come asserisce Maieron, un anno fa noi P.A. inviammo una lettera alla regione, senza ricevere risposta. Da lì - prosegue Giuseppe Coniglio - decidemmo di iniziare una raccolta firme, che aveva avuto anche spazio nella stampa, sia nelle nostre sedi che nei comuni della Valle Scrivia. Tutto organizzato dai volontari perché sindaci e consiglieri non si videro mai. Lo stesso sindaco Maieron firmò solamente l’ultima sera!”. Coniglio critica poi l’assenza da parte degli amministratori locali, in particolar modo proprio de l’Unione dei Comuni,
che fu completamente inattiva: “Inviammo una lettera di convocazione, si presentarono tutti i sindaci e da allora siamo andati di comuni accordo. L’intervista dove il presidente dell’Unione non si degna di citare il lavoro delle Pubbliche Assistenze ci stupisce molto”. In Valle Scrivia sembra esserci un rapporto piuttosto teso tra gli amministratori le Pubbliche Assistenze, che non si verifica altrove: “Forse il presidente della Croce Verde Busallese non è quello che l’attuale amministrazione di Busalla avrebbe voluto vedere elet-
to? - si domanda retoricamente il Presidente - che io possa essere un personaggio scomodo per alcuni può starci, ma non è ammissibile che un’amministrazione boicotti la Croce Verde, le P.A. non hanno colore politico”. In conclusione il presidente Giuseppe Coniglio ci ricorda i traguardi ottenuti dalla Croce Verde Busallese in questo ultimo anno: è aumentato il numero dei volontari, sono entrati diversi giovani, si è fortemente e costantemente ridotta la “Selettiva 7” (ovvero il codice che identifica che vi sono i mezzi ma mancano
i volontari), sono stati acquistati nuovi defibrillatori donati al paese e i volontari della Croce Verde gestiscono gratuitamente un’aiuola. Fabio Mazzari
Capita a tutti di aver bisogno di un supporto esterno alla famiglia
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er un tubo o un rubinetto che perdono dobbiamo contattare un idraulico affidabile. Per far ripartire la lavatrice che ci ha piantato in asso durante un programma di lavaggio, siamo costretti a chiamare un tecnico esperto di quella specifica marca. Per fare la manutenzione e il controllo dei fumi della caldaia abbiamo un appuntamento periodico con la stessa ditta che magari l’ha anche installata e la conosce già. Quando abbiamo un dolore ad una spalla desideriamo metterci nelle mani di un ottimo specialista, consigliato
dal nostro medico di famiglia, dal nostro farmacista o da un amico che ne sa più di noi. Questione di fiducia. Questione di preparazione tecnica. Questione di qualità del lavoro. Non è pensabile affidare tali richieste a chi non abbia esperienza né qualifica professionale. Soprattutto quando si tratta di un contesto delicato.Capita anche di avere bisogno di un’assistente domiciliare. Una persona di nostra fiducia che possa fare visita ai nostri genitori o ai nostri nonni per fare due chiacchiere in compagnia, per aiutarli nell’igiene personale
quotidiana, per aiutarli a seguire correttamente le terapie prescritte, per rifare le medicazioni, per dare una mano a preparare il pranzo e la cena, o semplicemente per fare due passi fino al supermercato o andare dal dottore o alla posta. La domanda è: a chi rivolgersi, di chi fidarsi? La vicina di casa, la zia o l’amica di famiglia sono perfette quando ci possono assicurare la massima disponibilità e, nei casi più specifici, la preparazione tecnica. Ma quando non possono essere presenti? In questi casi, a maggior ragione, abbiamo bisogno
del personale selezionato che collabora professionalmente con chi dell’assistenza alla persona e alla famiglia ne fa una missione oltre che un mestiere. Chi lavora ogni giorno per organizzare i servizi a domicilio ed in ospedale e garantire che gli assistiti siano sempre tutelati e coccolati può dare la risposta a queste nostre domande. Un sollievo per chi ha necessità di particolari attenzioni e per la famiglia. red.
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Campomorone: dopo gli arresti all'interno del COCIV situazione sempre più tesa in Val Verde
Consiglio straordinario sul Terzo Valico I
l Terzo Valico Ferroviario dei Giovi è tornato nuovamente sotto le lenti della cronaca, dopo il presunto giro di tangenti scoperto dalla Guardia di Finanza che, lo scorso 26 ottobre, ha portato a perquisizioni anche nella sede del COCIV (Consorzio Collegamenti Integrati Veloci) ed alcuni arresti. Il comune della Provincia di Genova maggiormente interessato dalla questione, ovvero Campomorone, nel cui territorio si trova il famoso cantiere di Isoverde-Cravasco, ha indetto, alla fine di ottobre, un consiglio comunale straordinario monotematico. Il Sindaco Paola Guidi ha fatto presente di come l’amministrazione comunale di Campomorone, in comune accordo con le omologhe di Ceranesi, Ronco Scrivia e Voltaggio, abbia subito indirizzato, appena resa nota dalla stampa la notizia del presunto giro di tangenti, una lettera aperta a tutte le istituzioni: Prefettura, Città Metropolitana di Genova, Provincia di Alessandria, Regione Liguria, Regione Piemonte, Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero delle Infrastrutture. I comuni coinvolti da questa grande opera vogliono conoscere quali sono le criticità e, soprattutto, chiedono il pieno rispetto della legalità e dell’onestà nei lavori. “Siamo pronti ad intraprendere azioni forte e decise per tutelare il ruolo di noi amministratori, che è improntato sui principi della rettitudine e dell’onestà” ha ribadito in consiglio comunale il Sindaco Guidi. La pubblica assise ha vissuto diversi momenti di scontro, anche abbastanza
aperto, tra la maggioranza, rappresentata dalla lista civica “Campomorone solidarietà e progresso” sostenuta da PD e UDC, e la minoranza, formata dalle liste “MoVimento 5 Stelle Campomorone” e “L’Altra Campomorone” entrambe molto critiche sulla tematica delle grandi opere. Diverse le accuse fatte dalla minoranza, che ha portato avanti posizioni molto dure sulla vicenda. Valentina Armirotti (L’Altra Campomorone) ha sostenuto che “Non servono i commissari, il terzo valico è un’opera inutile, costosa e dannosa” mentre Barbara Massara (M5S Campomorone) ha rincarato la dose “L’anno scorso avevamo presentato una mozione congiunta come
opposizioni e ci avevate risposto che era tutto a posto”. Dalla maggioranza Alessandro Pavoncelli ha risposto che “un conto è il logico sdegno per la mancanza di legalità, ben altro il cavalcare strumentalmente la paura per dire sempre no a tutto”. Momenti accesi, animati anche da alcune intemperanze del pubblico presente (con persone vicine ai movimenti no-tav), si sono avuti al momento delle discussioni in merito all’Osservatorio sul Terzo Valico. L’Osservatorio è un organismo indipendente, formato da cittadini volontari e da consiglieri comunali, che ha il compito di vigilare sullo svolgimento dei lavori. A relazionare sul funzionamento dell’Osserva-
torio è stato il consigliere di maggioranza Andrea Daffra, che ha citato il “Protocollo di Gestione” firmato dalle regioni Liguria e Piemonte ed ha spiegato che grazie all’osservatorio qualunque cittadino, tramite internet, può consultare liberamente i dati relativi all’inquinamento e alla pericolosità ambientale. Relazione che però non ha convinto le opposizioni, oltre alle già citate consigliere Massara e Armirotti che hanno chiesto “Se l’Osservatorio non ha poteri tecnici ed economici allora a cosa serve?”. Oltre a ciò è stata Filomena Puppo (M5S Campomorone) ha dichiarato che l’Amministrazione comunale sarebbe “sottomessa” al Cociv: “Il Cociv opera in un territorio pubblico e utilizza soldi pubblici” ha detto Puppo “ma si comportano come fosse casa loro, impedendo addirittura di scattare fotografie al cantiere”. La risposta della maggioranza è arrivata dal sindaco Paola Guidi: “L’Osservatorio è utile, è vero che esso non ha obblighi ma vi è una costante informazione alla popolazione. Sottolinearne continuamente l’inutilità fa parte del programma elettorale dell’opposizione, ma è puramente strumentale”. La questione del Terzo Valico in Val Verde quindi di è nuovamente accesa, alla luce dei recenti fatti di cronaca giudiziaria. Le posizioni tra la maggioranza comunale e le opposizioni (nonché i comitati) rimangono molto distanti tra di loro, in una situazione di quasi completa incomunicabilità.
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Fabio Mazzari
Focus accoglienza: Sono ormai troppo numerosi gli arrivi tra Val Polcevera e Valle Scrivia
Entroterra, è emergenza richiedenti asilo V
al Polcevera e Valle Scrivia oggetto, in queste ultime settimane, dell’arrivo di numerosi richiedenti asilo. Il quartiere genovese di Pontedecimo, la stessa Mignanego (dove avevamo riportato l’esempio positivo di gestione nel numero scorso), Busalla, Serra Riccò, Ronco Scrivia ed altre località più piccole si sono trovate infatti a far fronte all’arrivo di profughi, spesso senza nemmeno un preavviso alle amministrazioni comunali.Il caso più emblematico è quello dell’ex sottostazione Enel di Prelo, in questo edificio, ab-
bandonato da qualche anno, sono stati sistemati ben 60 richiedenti, in una struttura limitrofa a palazzine abitate. I timori della popolazione riguardano soprattutto sul chi sono gli ospitati. Nessuno dei richiedenti asilo arrivati proviene infatti dai paesi re-
almente oggetto di guerre o soggetti agli scempi dell’Isis, ma dai paesi dell’Africa Sub-Sahariana, le cui richieste quindi saranno probabilmente respinte. Secondo e non trascurabile fatto, si tratta, inspiegabilmente, di giovani, di età apparente tra
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i diciotto e i trent’anni, tutti uomini. “Dove sono le famiglie e i bambini?” si chiedono alcuni anziani che prendono il caffè o aspettano l’autobus nella centrale Piazza Pontedecimo. “A Prelo abbiamo subito due anni fa l’alluvione con la strada isolata per diversi mesi, solo adesso ci eravamo ripresi e succede questo” spiega un residente “c’è paura, specialmente per i bambini e le persone anziane, nei primi giorni alcune teste matte sono scappate dal centro”. Tra Continua a pag. 30
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l’inchiostro fresco Novembre 2016
Grande festa a Campomorone
30 anni di C.R.I.
VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE Rovegno: Il Sindaco, Bruno Pepi traccia un bilancio del mandato
"Non lasciateci soli"
A
G
rande festa il 18 novembre a Campomorone, per celebrare i trent’anni di un’importante realtà: il Museo della Croce Rossa Italiana. Interamente rinnovato e ingrandito due anni fa, il Museo raccoglie importanti testimonianze che raccontano la storia e l’evoluzione della medicina, e della società stessa. Presieduto da Giuseppe Pittaluga, il museo è strutturato in ordine cronologico: dal 1848, con la vita e la storia dei “pionieri dell’assistenza” Ferdinando Palasciano e Florence Nightingale. La figura di Palasciano è fondamentale per il museo, originario di Santa Maria Capua Vetere, fu medico ufficiale del Regno delle Due Sicilie durante la “Rivolta di Messina”. In quell’occasione, contravvenendo a quanto imposto dal governo, prestò le cure mediche anche ai soldati nemici rimasti feriti. L’ideale di Palasciano, fu una delle basi su cui, alcuni anni dopo, nacque la Croce Rossa Internazionale. Il Museo racconta poi la nascita della stessa a Ginevra nel 1863 da Henry Dunant ( primo Nobel per la Pace nel 1901). Illustrando poi gli avvenimenti della storia d’Italia che hanno visto protagonista la CRI quali il devastante terremoto di Messina e Reggio Calabria
(1908), nel quale i sopravvissuti videro l’importanza del volontariato delle diverse Croci rosse internazionali; le due guerre mondiali, le alluvioni del Po, di Firenze e i numerosi terremoti (Belice, Irpinia, Umbria, Abruzzo). Sono soprattutto i tanti e diversi cimeli conservati a rendere interessante il museo. È attraverso di essi che possiamo renderci conto dello sviluppo della medicina e della società, dai mezzi, quasi di fortuna, con cui venivano curati i nostri avi, fino agli attrezzi moderni. All’interno del museo vi sono le prime bombole dell’ossigeno, le camice di forza, strumenti medici di oltre un secolo fa, medicinali, profumi e saponette d’epoca perfettamente conservati. Molto interessante è la ricostruzione del vagone ferroviario medico. Spazio anche ai cimeli amati dai collezionisti: bandiere, medaglie, certificati, francobolli ecc... “Per festeggiare il trentennale si sono organizzati diversi eventi compresa una mostra itinerante nei locali di Campomorone. Sono arrivati dalla Campania i responsabili della Fondazione Palasciano, a suggellare un gemellaggio tra il museo e l’ente che porta avanti il nome di questo grande medico, ancora poco conosciuto". f.m.
Aspettando il Natale con il Garitta Bar
I
l momento magico del Natale si avvicina sempre di più. L’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, la data che dà il via alle festività natalizie, è molto sentita in Val Trebbia, inaugurandosi il Presepe di Pentema, nella pittoresca frazione di Torriglia, conosciuto ormai in gran parte d’Italia. Dopo una visita al presepe cosa c’è di meglio di una sosta per riscaldarsi con thè e cioccolata? Al Garitta Bar di Torriglia però, l’8 dicembre c’è molto di più! Marco Besutti e il suo staff, infatti, propongono una giornata dedicata interamente ai bambini, con un laboratorio a tema natalizio. Mentre i genitori si possono gustare le bevande calde al bancone, i piccoli ospiti del bar potranno sbizzarrirsi a
creare i propri alberelli di Natale, divertendosi e imparando. Appuntamento quindi al Garitta Bar di Torriglia in Via Matteotti 49 davanti al capolinea degli autobus. Fabio Mazzari
Per info: cell. 333.96.42.392
Garitta Bar - Via Matteotti, 49 - Torriglia
mministrare un comune di appena 560 abitanti, sparsi su ben 44 chilometri quadrati, non è sicuramente una cosa facile. È il caso di Rovegno, ultimo lembo di Val Trebbia genovese prima dell’ingresso nella Provincia di Piacenza. Ormai prossimo al termine del mandato (si voterà nella primavera del 2017) il Sindaco Bruno Pepi traccia un bilancio su questi anni alla guida del comune. “Siamo riusciti a realizzare diverse cose, innanzi tutto per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti - fa presente il Sindaco Pepi - abbiamo realizzato un’isola ecologica che è attualmente l’unica esistente in tutto il territorio interno che va da Genova a Piacenza che ha contribuito ad aumentare la percentuale di raccolta differenziata, offrendo contemporaneamente un prezioso servizio alla cittadinanza”. Tutto, ricorda il Sindaco, realizzato in parte con fondi del comune e aiuti da parte di Regione e Provincia. Il comune di Rovegno ha puntato anche sull’edilizia scolastica in questi anni :“Abbiamo realizzato le scale di sicurezza per le scuole e gli uffici comunali e avviato il bando per la messa in sicurezza dei soffitti della scuola primaria” .Per venire incontro ad anziani e disabili: “Abbiamo installato, sempre nelle scuole e negli uffici comunali, un ascensore per superare le barriere architettoniche”. Grazie ad un bando avviato in collaborazione con la Diocesi di Piacenza-Bobbio sta per ultimare la realizzazione, in frazione Loco, di alcuni alloggi di edilizia popolare agevolata che verranno assegnati l’anno prossimo. Un punto di forza di questi anni
è stata la costituzione dell’Unione dei Comuni della Alta Val Trebbia di cui il Sindaco Pepi ha assunto la presidenza: “Le funzioni passate dai comuni all’unione sono quattro: polizia locale, scuole, catasto e protezione civile. Stiamo realizzando un progetto riguardo alla RSU per un bacino unico di tutti e sette i comuni”. Altro progetto fondamentale è stato quello relativo alla Strategia delle Aree Interne, Rovegno, assieme ad altri sedici comuni dell’entroterra genovese ne fa parte e che, potrà essere un volano per lo sviluppo economico di questi comuni. I problemi in questi cinque anni non sono purtroppo mancati: “Abbiamo subito tre alluvioni in cinque anni - dice il Sindaco Bruno Pepi - dalla Regione Liguria e dal Governo nazionale non abbiamo ricevuto quasi nulla, appena una parte dei fondi per le somme urgenze mentre per quanto riguarda la messa in sicurezza non siamo nemmeno stati presi in considerazione. Come piccoli comuni ci sentiamo davvero abbandonati dalle istituzioni”. Piccoli comuni quasi ignorati dalle istituzioni, come ci fa presente il primo cittadino di Rovegno: “Il nostro comune alimenta il Fondo di Solidarietà Comunale per 180 mila euro all’anno. Come ben si sa questo fondo va quasi interamente ai grandi comuni in dissesto. Fino al 2012, quando esisteva l’ICI, il nostro comune aveva a disposizione dallo Stato circa 170-180 mila euro all’anno. Oggi, tra la soppressione dei contributi statali e il F.S.C., malgrado l’aumento dei contributi locali, dobbiamo far fronte a circa 350 mila euro in meno ogni anno, una somma
enorme per un piccolo comune come il nostro”. Bruno Pepi ci anticipa anche le sue intenzioni in vista delle elezioni dell’anno prossimo: “Non penso di ricandidarmi. È una decisione che ho ponderato perché non sono più giovanissimo e vorrei dedicarmi alla famigli - riguardo alle idee sui possibili successori dice - voglio ovviamente portare avanti le persone che hanno composto questa maggioranza. Nel 2012 qui a Rovegno si presentarono tre liste, ho iniziato contatti al fine di arrivare ad una sola. Da una delle due liste abbiamo avuto riscontri positivi”. Concludendo il Sindaco Pepi ci risponde anche in merito all’ipotesi di un comune unico per la Val Trebbia Genovese: “Personalmente sarei favorevole, ci sono diversi vantaggi. Purtroppo i campanilismi sono duri a morire e l’attuale legge, che lascia discrezione ai comuni e prevede il referendum non aiuta - spiega Pepi - in Val Trebbia abbiamo l’assurdo di undici impiegati comunali ed un solo operaio per tutti e sette i Comuni”. Fabio Mazzari
Segue dalla pagina precedente: Emergenza migranti la Val Polcevera e la Valle Scrivia è impossibile non notare la presenza di queste persone, che vengono viste girare per le strade in gruppo oppure chiedere la questua. Istituzioni locali impotenti, davanti alle decisioni della Prefettura. È il caso di Serra Riccò, dove 14 richiedenti sono stati sistemati in una villa a San Cipriano, gestita da una cooperativa. Il Sindaco Rosario Amico denuncia “siamo venuti a conoscenza solamente a cose già fatte. È ovvio che siamo di fronte ad un problema drammatico e ognuno deve fare la sua parte con responsabilità. Ma ci devono essere tutte le condizioni di sicurezza e le informazioni ai cittadini su chi sono e come vivono questi profughi. Ma soprattutto” prosegue il primo cittadino “servono azioni concrete di integrazione, evitando assembramenti massicci in pochi luoghi che creano situazioni di tensioni. Abbiamo fatto tutto per creare vigilanza ed attenzione su questo tema”. Problemi anche a Busalla, dove nella seconda metà di ottobre sono stati destinati 18 richiedenti asilo, che si aggiungono ai 20 già ospitati in loco, sistemati dalla Croce Bianca Genovese in una struttura fatiscente, situata presso il torrente Migliarese, tristemente noto per l’alluvione di due anni fa. Nel capoluogo della Valle Scrivia si è da subito creata tensione tra i “vecchi” e i “nuovi” richiedenti asilo, con una rissa sfiorata e intervento, per ben quattro volte in una giornata, dei Carabinieri. Alcuni anni fa, quando arrivarono i primi profughi, provenienti realmente da paesi in guerra, furono numerosi i gesti di solidarietà. Oggi però si percepisce che il vaso sembra essere traboccato. f.m.
Viaggio nelle società sportive novesi: La “Mangini Pallavolo” si presenta ai lettori de l’inchiostro fresco
40 anni di comunità e sport al servizio della città N
ell’ottica di dare uno spettro il più possibile completo sulle diverse società sportive che operano a Novi Ligure, andiamo oggi alla scoperta della “Mangini Pallavolo Femminile”, un consorzio ormai storico per tutto il novese. Infatti la Mangini ha festeggiato proprio quest’anno i suoi 40 anni di “onorato servizio”: una “lunga galoppata” piena di soddisfazioni, sia pure con qualche momento non facile, superato però con scioltezza dalla società. Abbiamo così raggiunto il Presidente, Diego Mangini e la vicepresidente, Monica Pallavicini, per fare un consuntivo: “Quarant’anni di attività vogliono dire molto ma non si potrebbero tradurre in nulla di concreto senza la passione, la dedizione e l’entusiasmo delle nostre ragazze – quasi prorompe Pallavicini – Ragazze che stanno insieme e che si divertono e che fanno comunità: è proprio bello sentirsi parte di quest’avventura”. La “Mangini Pallavolo”, società sorta nel 1976, vanta quasi 130 giocatrici, divise per età e categorie: “Attualmente la Prima Squadra disputa il Campionato di Serie C, la massima lega a livello di Regione Piemonte – spiega Diego Mangini – Poi abbiamo le selezioni Under 18 e 16 che, oltre a disputare i campionati giovanili, giocano anche in Prima Divisione.
Ovada
B
ella affermazione degli “Allievi 2000” di Ovada che hanno raggiunto, con grande soddisfazione, il passaggio ai regionali. s.a.
Infine – prosegue il dirigente novese – vi sono le Under 14,13,12, il Mini-volley e il Super-minivolley”. La società si allena in tre diverse palestre: polo principale è la palestra del plesso scolastico “Gianni Rodari”, poi quella dell’Istituto “Boccardo” ed infine, a volte, quella dell’Istituto “Amaldi”. “La prima cosa importante per le nostre giocatrici è il fatto di potersi divertire e stare insieme – ci dice Monica Pallavicini – il risultato è davvero l’ultima delle cose: vale di più una pizza tra amiche che una roboante vittoria 3-0”. Le diverse selezioni sono formate soltanto da giocatrici provenienti da Novi o anche dal circondario?: “Abbiamo molte ragazze che giungono dai
paesi circostanti – risponde prontamente Mangini – da Pozzolo Formigaro, da Stazzano, da Bosco Marengo etc. Anzi l’idea, se si vuole un po’ spericolata – confessa il nostro interlocutore – è quella di coordinarci sempre di più con le altre società della zona: unendosi si può fare davvero un salto di qualità”. Invece gli allenatori da dove provengono?: “Molti degli allenatori sono, diciamo così, fatti in casa – dice Pallavicini – come ad esempio Valentina Repetto o Laura Malvino. Invece l’ultimo arrivo, Ennio Salvi - continua l’intervistata – viene da Genova: ha studiato educazione fisica ed è Continua a pag. 36
35 anni di attività per il Tempio del Karate di Novi Ligure sempre all'insegna del rispetto e del sano agonismo
La filosofia "novese" delle arti marziali “35 anni fa eravamo dei semplici ragazzi innamorati dell’Oriente e della sua filosofia: oggi se mi guardo indietro non mi sembra vero di aver coinvolto tante ragazze e tanti ragazzi”. Con queste parole Giuseppe “Gimmo” Borsoi ci spiega la nascita del “Tempio del Karate” di Novi Ligure, una delle realtà sportive più interessanti e di successo dell’intero Oltregiogo. “Il karate è la disciplina orientale più praticata al mondo – ci spiega Borsoi, il fondatore del dojo (ovvero della società, ndr) – e dalle prossime Olimpiadi di Tokyo nel 2020 diventerà una disciplina olimpica, proprio come omaggio alla cultura
“Speriamo di poter ospitare, la prossima primavera, una gara del Campionato Italiano”
ni, sei Coppe Italia ed, addirittura, un Titolo Europeo. “Oggi il Tempio conta circa 160 iscritti di cui oltre il 50% sono donne – afferma il nostro interlocutore – segno evidente di come questo tipo di disciplina sia sempre un’attrattiva maggiore per i giovani. Anche se abbiamo anche degli iscritti storici di oltre cinquant’anni!”. Dopo la partecipazione ad un torneo internazionale a Luino, Il Tempio del Karate si appresta, domenica 22 gennaio al “Museo dei Campionissimi” di Novi Ligure, ad ospitare il “Grand Prix” con prove valevoli a livello regionale, nazionale ed internazionale, con più di cento atleti coinvolti. Mattia Nesto
giapponese”. Il Tempio del Karate è presente, oltre che a Novi Ligure, presso la palestra della scuola primaria “Martiri della Benedicta” anche ad Alessandria, alla “Palestra Morbelli” del quartiere Cristo ed a Tortona, all’ “American Club”. “I nostri iscritti provengono da tutto il territorio della provincia di Alessandria ed oltre – afferma Borsoi – e la cosa bella è vedere ragazzi che iniziano come semplici iscritti e poi diventano degli insegnanti: insomma, letteralmente è il caso di dire, si cresce assieme al Tempio del Karate”. Il team novese è una delle società più importanti e blasonate d’Italia, potendo fregiarsi di un palmares di tutto rispetto: dodici Titoli Italia-
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l’inchiostro fresco Novembre 2016
Segue dalla pagina precedente: Mangini Pallavolo un coach preparatissimo. Motiva e prepara le ragazze non soltanto a livello fisico ma anche e soprattutto a livello mentale”. I dirigenti novesi ci spiegano poi come, nei giorni delle partite casalinghe, il quartiere attorno alla palestra Rodari si animi, con numerosissime presenze di famiglie: “L’ultima partita casalinga – ci precisa Renzo Tornatore, factotum della Mangini Pallavolo Femminile – ha registrato quasi 300 spettatori: un grande risultato merito di uno sforzo comune”. Al termine della nostra intervista Diego Mangini si congeda sottolineandoci un ultimo concetto: “Questa squadra muove sentimenti e passioni che vanno al di là dello sport. Si tratta di una vera e propria comunità, di una piccola/grande famiglia allargata composta dalle nostre atlete: seguiteci perché assieme a noi vi divertirete sempre ad ogni partita!”. Mattia Nesto
SPORT
L’Associazione Veterani dello Sport di Novi Ligure ci parla della sua attività di sviluppo ludico-agonistico
Campioni di ieri a supporto delle nuove leve “O ggi siamo oramai quaranta soci scarsi ma ricordo che soltanto sedici anni fa eravamo più di 120: Novi pare ricordarsi poco del proprio passato di capitale di ciclismo e dello sport. Un fatto preoccupante in special modo per le nuove generazioni”. Con queste parole il Cav. Ufficiale Francesco Melone, Presidente dei Veterani dello Sport di Novi Ligure ci fa accomodare nella sede dell’associazione presso lo Stadio Comunale “Costante Girardengo”. “Questi sono giorni particolarmente tristi per lo sport novese – ci dice il Cav. Sergio Torazza, Vice-Presidente dei Veterani – visto che la Novese Calcio è stata ufficialmente dichiarata fallita. Questo fatto certifica una volta di più come le rimanenti società sportive dovrebbero fare squadra comune – continua il membro dell’associazione – invece di marciare singolarmente”. L’Associazione Veterani dello Sport ha festeggiato da poco i cinquant’anni di attività. Un traguardo importante questo se si considera che soltanto altre quattro società in tutto il Piemonte l’hanno raggiunto (mentre sono undici a livello nazionale). “Veterani dello Sport è un’associazione senza scopo di lucro, nata per far
sì, mi si consenta la metafora – spiega l’ing. Melone - che gli atleti di ieri possano organizzarsi e creare manifestazioni per il domani”. Quali le vostre manifestazioni principali?: “Senza ombra di dubbio il nostro appuntamento classico per eccellenza – risponde il Presidente – è lo Sportivo Novese dell’anno. Un premio particolarmente ambito – prosegue l’intervistato – considerando anche che sono stati premiati atleti prove-
nienti da tutti gli sport: due volte dalla Forza e Virtù, due dal tiro a segno, uno dal calcio, uno all’hockey ed uno anche al volley”. Fino a qualche anno l’Associazione Veterani Novesi organizzava anche delle gare: “Fino a poco tempo fa si è organizzata una cicloturistica non competitiva da Novi a Castellania – afferma il Vice-Presidente – e per qualche anno anche un giro delle caserme Giorgi”. Nelle parole dei dirigenti novesi si ca-
pisce bene come vi sia grande nostalgia dei tempi passati: “Più che nostalgia c’è rimpianto per un tessuto sportivo e associativo così evidente un tempo ed oggi quasi nascosto – dichiara Melone – Non che manchino le società, ma forse manca una regia comune: perché, ad esempio, le mitiche squadre di calcio delle scuole, dalla formazione Collegio San Giorgio (Istituto chiuso da più di dieci anni, ndr) e del Liceo Andrea Doria – prose-
gue il nostro interlocutore – non ci sono più e non vengono più riproposte?”. A questo punto il Vice-Presidente Torazza tocca un altro importante argomento: “Trovo che fare sport significhi fare cultura dato che praticare attività sportiva è una palestra di vita e di comportamento. Ecco perché – illustra l’intervistato – lo sport andrebbe sempre sostenuto. E da questo punto di vista del Sindaco, Rocchino Muliere e dell’Assessore allo Sport, Stefano Gabriele non ci possiamo proprio lamentare”. Una tradizione quindi che continua e che prosegue ad inanellare importanti traguardi, come una prestigiosa coppa-riconoscimento ricevuto direttamente dalla Presidente della Camera, l’on. Laura Boldrini. “Ma noi, nonostante i traguardi raggiunti e le difficoltà – ci dice al termine della nostra intervista il Presidente Melone (che nonostante i quasi 90 anni inforca con disinvoltura una bici) – non stiamo mai con le mani in mano: in fondo siamo degli sportivi e gli sportivi non si fermano mai!”.
Enrico Repetto
L'Assessore allo Sport di Novi Ligure, Stefano Gabriele, fa il punto della situazione e ci svela un'interessante novità
Un nuovo palazzetto con le risorse del Terzo Valico? P er capire meglio “lo stato dell’arte dello sport a Novi Ligure” abbiamo raggiunto l’Assessore competente, Stefano Gabriele: “Lo sport a Novi sta bene nonostante le risorse siano sempre meno – ci dice l’Assessore allo Sport – Ad esempio il caso della Novese Calcio è emblematico: siamo riusciti a salvaguardare il settore giovanile nonostante il fallimento societario. Personalmente ritengo sia un grande traguardo, senza considerare
poi gli ottimi successi della Novese Calcio Femminile, della Novi G3 e, passando ad un altro sport, della squadra di Rugby”. Quali sarebbero le soluzioni per ovviare all’odierna crisi?: “Il Comune, per un discorso complessivo di revisione delle spese – illustra Stefano Gabriele – può garantire soltanto lo status quo, ovvero non può erogare finanziamenti ad hoc, a parte l’organo di promozione e organizzazione di Sport In Novi. Tuttavia vorrei lanciare un
appello – prosegue il nostro intervistato – chiedendo agli imprenditori e a tutti i novesi a cui sta a cuore lo sport di investire, per quel che si può, in questo settore: tutto ciò nel quadro di una cittadinanza attiva”. Domandiamo all’Assessore quanto lo sport, a Novi e non solo, abbia una valenza sociale: “Lo sport ha una grande valenza sociale, anzi ritengo che esso sia, dopo la famiglia e la scuola, il terzo tassello nell’educazione di un giovane" af-
ferma Gabriele. A livello di strutture e di impianti qual è la situazione invece?: “L’Amministrazione comunale investe ogni anno tra i 500 e i 600.00 euro per le spese correnti, come gas, luce e manutenzione ordinaria" ci risponde prontamente l’Assessore. Al termine della nostra intervista, Stefano Gabriele ci dà un’anteprima: “Un’importante notizia è emersa dall’ultima Conferenza tra Comuni e Cociv nell’ambito dei lavori per la Linea Alta Velocità/Alta
Capacità – spiega l’intervistato – Di concerto con il Comune di Serravalle Scrivia, quello di Novi ha richiesto la possibilità di utilizzare parte dei 49 milioni di risorse previsti in opere compensative – continua Stefano Gabriele – nella costruzione di un PalaSport da mille posti, che sorgerà tra Novi e Serravalle, in zona Outlet, e che sarà l’ideale per ospitare manifestazioni non solo sportive ma anche congressuali, culturali e musicali”. m.n.
l’inchiostro fresco
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SPORT
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Tifo e passione in Val Leira: intervista a tutto campo con il vice presidente Gianni Siri sulla squadra dei beniamini locali
ACD Mele 1983, il vento gialloblu del Turchino
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n vento gialloblu soffia sui campi di calcio della provincia di Genova: stiamo parlando della “ACD Mele”, la squadra di calcio dell'omonimo comune arroccato sulle alture della Val Leira e sovrastato dalla grande pala eolica che assiste silenziosa e guardinga agli allenamenti della propria formazione nel sottostante campo comunale della frazione Ronco; una squadra che vanta più di 30 anni di storia e che sta facendo sognare generazioni di tifosi, melesi e non. Una storia nata nel territorio grazie al “torneo delle frazioni” di Mele, che ha visto negli anni Settanta i ragazzi del Fado, della Biscaccia e di tutte le altre frazioni lottare per ottenere l'ambito premio: “una vera battaglia”, ci assicura Gianni Siri, vice presidente della formazione gialloblu: “Il torneo era molto sentito e seguito sia dai contendenti sia dagli spettatori, anche per l'accesa rivalità tra le frazioni partecipanti; le partite si svolgevano presso il campo di Masone, poiché Mele ne era sprovvista”. Negli anni seguenti viene poi fondata la Polisportiva Mele, che porrà le basi per la nascita della squadra di oggi. Nel 1983, con la realizzazione del campo comunale “Ronco”, comincia la storia uf-
ficiale del Mele: “Tutto cominciò con l'iscrizione nel Campionato FIGC in terza categoria con il nome A.C. Mele, fondata il 13 luglio dello stesso anno; la squadra, negli anni, salì e scese più volte di categoria, con un andamento altalenante: la promozione in seconda avvenne nella stagione 1988/1989, per poi retrocedere di nuovo nel 1992. Dopo anni di impegno, la squadra tornò in seconda categoria e riuscì poi, nel 2002, a salire in prima categoria. Adesso, dopo varie vicissitudini, giochiamo in seconda categoria e il nostro obbiettivo per il campionato è di raggiungere i playoff”. Una squadra, il Mele, molto legata al territorio natio, con una ottima collaborazione con l'amministrazione comunale (grazie al campo del Ronco in gestione), una “scuola calcio” e una folta schiera di sostenitori: “Fa piacere, in tutti questi anni, non aver mai cambiato nome; siamo sempre gli stessi e con lo stesso nome andiamo avanti. Abbiamo la nostra scuola calcio, i genitori sono contenti e i ragazzini si divertono: abbiamo cercato di fare una cosa per il territorio, dove la parola d'ordine è divertirsi. Possiamo vantare, inoltre, una tifoseria (i “Vandals”, ndr) degna delle categorie supe-
Tortona e Castellania: nel 2017 la Maglia Rosa sfilerà per le strade del Campionissimo
Le tappe del Giro in ricordo di Coppi È stato presentato il percorso del prossimo Giro d’Italia. Quello del 2017 sarà speciale, poiché si festeggia la centesima edizione. Per l’occasione, gli organizzatori hanno voluto creare un tracciato che tocca la maggior parte possibile del territorio nazionale (si parte dalla Sardegna e si transita pure in Sicilia). Molte tappe sono dedicate ai luoghi di origine, o in ricordo di grandi imprese, dei più importanti campioni italiani. Anche
se la Liguria è rimasta tagliata fuori, sono due le frazioni che toccheranno le nostre zone. La tredicesima, che arriva a Tortona e la quattordicesima, che prende il via da Castellania. Chiaramente si tratta di tappe, soprattutto la seconda, dedicate al ricordo di Fausto Coppi. Il Campionissimo, infatti, nacque a Castellania nel 1919 e morì, precocemente, proprio all’ospedale di Tortona, il 2 gennaio 1960. L’ultima volta che Tortona fu sede di arrivo di tappa si
verificò nel 1989, ma in quell’occasione si arrivava dopo alcune brevi salite sulle colline circostanti. La tredicesima tappa, venerdì 19 maggio, parte da Reggio Emilia e, attraversato il piacentino e Voghera, si conclude a Tortona dopo essere transitata anche da Pontecurone. Il percorso, relativamente breve e completamente pianeggiante, fa prevedere una conclusione con un volatone del gruppo. Anche se nel ciclismo qualche sorpresa non si può mai
escludere. La successiva, sabato 20 maggio, è invece più adatta agli scalatori. Dopo la partenza da Castellania e la discesa verso Spineto Scrivia e Tortona, si percorre un centinaio di km in pianura, ma l’arrivo è posto in vetta all’impegnativa salita del Santuario di Oropa. È da notare che Castellania, che attualmente conta soltanto 91 residenti è il più piccolo comune da cui parte una tappa del Giro d’Italia. Stefano Rivara
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riori, con una folta schiera di tifosi che ad ogni partita fa sentire il suo sostegno ai giocatori: a Rossiglione, con il derby con il Masone, nonostante il tempo da lupi c'erano tantissimi ragazzi a vederci con i fumogeni e le bandiere e questo ci dà sempre grandi soddisfazioni. L'obbiettivo della squadra, adesso, è di raggiungere il 35esimo della fondazione, che si terrà nel 2018, con un una bella festa ad hoc ed un sogno nel cassetto: il nostro sogno - ci confessa Gianni Siri - sarebbe un bel campo in erba”. Matteo Serlenga
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NOLEGGIO VEICOLI
RENT CAR
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SPORT I tre ruggiti dei Leoni
Massimiliano Tripodi: un reportage sulla vittoria del pilota lombardo che ha battuto le vetture più quotate
Un 32° Rally della Lanterna al sapor di Miele A
nnullato a Giugno e riproposto a fine Ottobre, il Rally della Lanterna si è presentato al pubblico ed agli equipaggi sotto una nuova veste ricalcando alcune delle prove del Rally Valli Genovesi, portando ai nastri di partenza 47 equipaggi, pronti a darsi battaglia lungo i nove tratti cronometrati in programma. La gara si è aperta sotto il segno di Marco Strata che, a bordo di una Mitsubishi Lancer EVO X R4, è stato in grado di registrare il miglior tempo lungo la PS1 prima di rendersi autore di un’uscita di strada che ha costretto il pilota genovese al ritiro. Le redini della gara, dalla seconda speciale, sono passate nelle mani di Mauro Miele e Luca Beltrame, al via con una Ford Fiesta WRC. L’equipaggio della Top Rally è riuscito, inoltre, a mantenere il comando anche nelle successive sei prove, tenendo testa alla Peugeot 208 R5 di Gabriele Cogni, autore del miglior tempo lungo la PS3 e PS4 nonché secondo assoluto al termine. Il gradino più basso del podio ha visto protagonisti, in un primo momento, Luigi Giacobone e Arianna Ravano, in seguito costretti al ritiro a causa di alcune noie patite dalla loro Ford Fiesta WRC. Ad approfittarne sono stati Gasperetti e Ferrari, che a bordo
della loro Renault Clio R3T hanno guadagnato e mantenuto la terza posizione assoluta fino alla premiazione a Genova Pegli. A ridosso del podio si è consumata un’entusiasmante battaglia tra Ameglio (Peugeot) e Depau (Skoda), quest’ultimo costretto al ritiro du-
rante il trasferimento verso la PS9 a seguito di un guasto patito dalla sua Fabia R5. Ad avere la meglio, quindi, è la piccola ma pepata 106 di classe A6 del forte pilota ligure, ancora una volta protagonista di una prestazione maiuscola. Un altro valido risultato ottenuto tra le
vetture a due ruote motrici è quello di Paolo Benvenuti e Sara Torielli, primi di classe R3C nonché quinti assoluti. L’equipaggio della Renault Clio numero dodici ha preceduto, inoltre, la vettura gemella di Cianfanelli, sesto assoluto. Gianluca Caserza, giovane e promettente
pilota locale, è stato nuovamente autore di una gara perfetta con cui è stato in grado di precedere i compagni di classe R2B Craviotto e Daldini, entrambi su Peugeot 208. A completare la top ten sono Alberto Verardo e Cristina Rinaldis con una Renault Clio RS N3. m.t.
L’Ovada tamburello con rinnovate ambizioni al via nella serie C e D oltre al corso dedicato ai giovani
Riparte la stagione della Paolo Campora
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on una formazione rinnovata e motivata riparte la squadra di tamburello di Ovada, la “A.T.D. Paolo Campora”. La prossima stagione vedrà la società impegnata in due campionati a libero, in serie C e in serie D. Per la serie C la squadra sarà composta da atleti provenienti dall’Alfiano Natta, il fondo campista Diego Tirone e il mezzo volo Luca Palazzo. Si tratta di due giocatori che conoscono molto bene il campionato di Serie C e che
potranno aiutare a crescere i ragazzi di Ovada , come Attilio Macciò e Alessio Olivieri che l’anno passato militava nel Carpeneto in Serie D. Ultimo colpo di mercato Giorgio Pizzorno, anch’egli ovadese, nuovo inserimento di qualità per il reparto dei terzini. Completano la rosa i senatori Andrea Sacchinelli confermatissimo e anima della squadra e Simone Gandini coach, giocatore, uomo squadra di grande carisma che avrà il compito di guidare questa nuova
formazione. Per la serie D confermata in buona parte la squadra del 2016, che tante soddisfazioni ci ha regalato, con Carlo e Marco Piana, Federico Robbiano, Giuliano Priano, Alessandro Bovio e Marco Vignolo, lo scorso anno terzino in serie C quest’anno mezzo volo in serie D. Si è già cominciato gli allenamenti sin da metà novembre, in vista preparazione ufficiale al via dal 10 gennaio sotto gli ordini del preparatore atletico Andrea Olivieri nel centro Vital
di Ovada. Intanto per continuare una tradizione non solo sportiva, ma legata al territorio della zona, ha preso il via un corso di tamburello, grazie all’accordo tra Ovada Tamburello “Paolo Campora” e la palestra Vital di Ovada. Le lezioni si svolgono nelle giornate di martedì dalle ore 18,00 alle ore 19,30 e al venerdì dalle ore 18.30 alle ore 20.00; la parte tecnica è curata da Chiara e Luana Parodi, due campionesse nazionali. Enzo Prato
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ine settimana ricco, ricchissimo di soddisfazioni quello di metà novembre per i “Leoni Pallamano Tortona”. La società ha infatti registrato ben tre vittorie, rispettivamente con la rappresentativa dell’under 14, 16 e 20. Partiamo dai ragazzi “più cresciuti”. L’Under 20, impegnata nell’ostica campo di La Spezia, ha disputato una partita sontuosa, avendo ragione dei più quotati avversari liguri con il punteggio di 23 reti a 22. Un successo arrivato sul filo di lana che ha riempito di gioia i “ragazzi terribili” di Tortona. Ma anche la squadra dell’under 16 si è fatta onore, sbaragliando (tra l’altro al debutto in campionato) la selezione del Pinerolo, con un primo tempo-monstre durante il quale la squadra di Tortona si è portata in vantaggio di ben 5 reti. Una bella affermazione per 32 reti a 17, a conferma di come il settore giovanile tortonese sia già molto ricco. E in questo senso non vi potrebbe essere migliore “ri-riconferma” dell’impressionante vittoria per, udite udite, 45 reti a 7, dell’under 14 che ha letteralmente schiantato il Valpellice. Un divario tecnico veramente infinito quello tra le due selezioni: i giovani di Tortona hanno davvero giocato una partita sontuosa con contropiedi fulminanti che hanno lasciato gli avversarsi “con un pugno di mosche in mano”. Se il buongiorno si vede dal mattino, come recita un famoso proverbio, allora questa, per i Leoni Pallamano sarà una stagione “tutta da ruggire”. Mattia Nesto
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