Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire Firenze, Palazzo Medici Riccardi 2-22 ottobre 2015
Con il patrocinio di
A cura di Pamela Giorgi Progetto espositivo e Ricerche storiche Pamela Giorgi e Francesca Pizzigoni Ricerche iconografiche Maria Beatrice Bacci, Marta Zangheri, Irene Zoppi Collaborazione organizzativa Irene Zoppi
CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE
Hanno collaborato Alessandra Anichini, Maria Beatrice Bacci, Matteo Borri, Paola Capitani, Dala Giorgetti, Liliana Giusti, Carlo Mariani, Giuseppe Moscato, Caterina Orlandi, Silvia Panzavolta, Stefania Petrilli, Marta Zangheri, Irene Zoppi, Antonella Zuccaro
Crediti e selezione fotografie contemporanee Giuseppe Moscato Crediti fotografie oggetti delle collezioni museali Lorenzo Guasti, Claudio Lacoppola Fotografie storiche Archivio fotografico Indire Immagini dei testi Fondo librario Antiquario Indire Materiali esposti Archivio Storico Indire; Istituto tecnico “L. da Vinci” (Fi); Liceo classico “N. Machiavelli” (Lu)
Progetto di allestimento Progetto grafico e Immagine coordinata Gabriele Pieraccini
Comunicazione
Realizzazione allestimento Archilab
Ufficio stampa
Restauro delle fotografie storiche Vieri Pestelli e Gabriele Pieraccini Stampe fotografiche Foto Pastrengo Revisione testi Fabiana Bertazzi, Costanza Braccesi, Vanessa Palmiero, Luca Rosetti
Francesco Kamel
Patrizia Centi Eventi Luisa Ingrassia, Silvia Salvadori, Federica Toci Mostra promossa da INDIRE - Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa
© 2015 Indire, Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa. Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dell’autore e dei proprietari dei diritti. Tutti i testi, ove non diversamente specificato, sono di Pamela Giorgi e Francesca Pizzigoni. Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa Via Michelangiolo Buonarroti 10, Firenze www.indire.it Stampato in Italia ISNB 978-88-99456-01-6
Catalogo della mostra
Radici di futuro L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire a cura di PAMELA GIORGI
L’Indire
compie novant’anni. Era, infatti, il 1925 quando veniva inaugurata la Mostra di-
dattica voluta da Giuseppe Lombardo Radice. Non una mostra qualunque, ma un vero e proprio punto di arrivo – o, a ben guardare, di partenza - che aveva bisogno di essere condiviso e comunicato alla comunità scolastica. I profondi cambiamenti introdotti dalla Riforma Gentile venivano presentati attraverso le esperienze delle ‘scuole nuove’, di quegli istituti e insegnanti che cercavano di mettere al centro della scuola lo studente, trasformando lo studio mnemonico, la ripetizione del libro di testo - che la faceva da padrone in quegli anni - in un’esperienza di costruzione e di sperimentazione, di osservazione diretta, di manipolazione. Tutta ‘la scuola nuova’ per Lombardo Radice è un laboratorio: « […] si può dire che un po’ tutte le scuole italiane sono diventate laboratorio […]. La Riforma capovolge letteralmente la tradizione didattica, trasportando l’interesse dal maestro allo scolaro»1. Questa attenzione allo studente richiede che gli insegnanti siano autorevoli. «Nessuno è autorevole per ragioni estrinseche. Non c’è diploma che conferisce l’autorità»2, per questo i Programmi diventano ‘indicazioni’, con l’obiettivo di dare centralità dello studente. Non è casuale che nello stesso anno, il 1925, a Siena si tenga una mostra di disegno infantile e a Bologna un’esposizione nazionale del linguaggio grafico infantile. Si trattava di novità considerevoli, visto che prima del ’23 le mostre didattiche non avevano mai considerato - come affermava Lombardo Radice l’opera dello studente, bensì quella del maestro e degli amministratori delle scuole. Mi ha sempre colpito l’accorata difesa che Lombardo Radice fece della sua collaborazione con Gentile dopo aver preso le distanze dal Fascismo. Una difesa che oggi può suonare ingenua e forse anche un po’ retorica, ma che ben testimonia la tensione di quegli anni e di quel gruppo di intellettuali: «Chi scrive non è un neutralista dell’azione politica ma un militante fuori quadro
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che non è riuscito mai ad inserirsi nei partiti e che ha dato al governo d’Italia, comunque fosse rappresentato dai governi, il meglio delle sue forze perché la nuova generazione crescesse migliore della nostra. A nessun partito siamo legati. Il nostro partito è la scuola; è stato in ogni tempo la scuola, cioè l’Italia di domani. Per questo partito ideale, superiore alle parti, chi scrive arrivò a rinunciare alla propria scuola per trasformarsi durante un anno e mezzo in burocratico […]. Il bene che un uomo può fare è soprattutto nell’evitare la maggiore quantità di male possibile»3. E fu proprio questo sentirsi componenti del ‘partito della scuola’ da parte di tanti insegnanti che ostacolò quell’opera di fascistizzazione che il Regime, rendendosi conto di essere tenuto fuori dalle aule scolastiche, cercò affannosamente di avviare. La Mostra didattica del 1925, da cui inizia questo racconto lungo quasi un secolo, nasce quindi per documentare e sostenere una profonda ‘innovazione’. È questa una parola che nella storia della scuola compare in modo ricorrente, associata di volta in volta a una pratica didattica, a una ‘tecnologia’, all’esperienza di un insegnante o di un pedagogista. Quando, nelle diverse epoche, quest’innovazione si è legata a una specifica tecnologia, a un modello o a un metodo e ha finito per identificarsi totalmente in uno di questi, ha avuto vita breve. A riguardarle oggi, in mostra, queste tecnologie e queste innovazioni ci strappano un malinconico sorriso: le prime imponenti radio intorno alle quali si raccoglievano le classi delle scuole rurali, le ‘filmine’ degli anni 50, il cinema scolastico, i torni meccanici che campeggiavano imponenti nei laboratori degli istituti professionali (tanto celebrati dal Regime fascista), erano i primi evidenti simboli di una nuova società industriale che si voleva affermare e che comunicava il suo orgoglio fin dentro le aule della scuola. Ma nella mostra che sarà allestita tra altri 90 anni – perché non vedo come l’uomo possa fare a meno della scuola – certamente i visitatori avranno lo stesso sorriso nostalgico guardando le Lavagne Interattive Multimediali e i tablet, per noi oggi moderni strumenti di rinnovamento nella
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didattica. D’altra parte già oggi, per noi, le prime LIM, quelle che solo pochi anni fa confondevamo con le ‘lavagne luminose’ tanto erano inedite, fanno già un po’ sorridere. L’innovazione non sta in questi strumenti o nei diversi metodi di insegnamento, così come la storia non sta nel rapido susseguirsi di avvenimenti e personaggi. Sotto questi ‘fuochi di artificio’ c’è un racconto di lungo periodo, una trama più profonda che suggerisce un senso e un percorso diverso, un altro modo di leggere la Mostra. Le ‘scuole nuove’, quelle per le quali nasce la Mostra didattica del 1925, hanno al centro del loro progetto lo studente. Sono loro che trasformano lo studio mnemonico e la ripetizione ‘a pappagallo’ del libro di testo in un’esperienza di costruzione e sperimentazione, di osservazione diretta, di manipolazione e di costruzione del senso critico4. Questa concezione della scuola come ‘ambiente di apprendimento’, in cui l’attività dello studente è al centro, ricompare più volte dal 1925 a oggi. Questi tentativi di trasformazione dell’ambiente educativo e della didattica si sono scontrati però sempre con un mondo costretto a usare costantemente la carta, il testo scritto, gli ‘oggetti’. Una ‘materialità’ che ha fino a oggi imposto confini precisi alla possibilità di fondare l’apprendimento sull’esperienza diretta. E questa è stata anche la ragione per cui queste idee pedagogiche hanno dato origine a movimenti, metodi e iniziative quasi esclusivamente nella scuola elementare. Molto meno nella scuola media e quasi per niente nelle superiori dove la lezione, il libro e la scrittura (a loro volta due tecnologie) hanno sempre regnato incontrastate. Via via che ci si allontanava dalla possibilità di fare un’esperienza diretta e su questa basare un processo di costruzione delle conoscenze, tutto diventava più difficile e astratto e non sono stati certamente quei pochi laboratori di fisica o chimica nelle scuole superiori, spesso chiusi a chiave, ad accorciare questa distanza.
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Oggi la radicale trasformazione del mondo, lo sviluppo della società della conoscenza, la rivoluzione digitale, l’accelerazione data dall’elettronica influenzano il nostro modo di comunicare, di lavorare, di vivere e offrono alla scuola una grande opportunità: realizzare un ‘ambiente di apprendimento’ mettendo al centro l’attività dello studente e la possibilità di sviluppare le sue competenze. Oggi è questa la sfida che la scuola ha davanti e questo è il senso che deve assumere la parola ‘innovazione’. In fondo abbiamo davanti lo stesso scenario di novant’anni fa: ‘scuole nuove’ (ad esempio quelle aderenti al movimento delle Avanguardie Educative) che cercano di distaccarsi da un modello di trasmissione della conoscenza fondato su basi ‘tayloristiche’. Le condizioni contemporanee sono molto più favorevoli per realizzare questa rivoluzione: il modello scolastico così come lo conosciamo noi, infatti, è ormai attraversato da un pericoloso corto circuito. Con sempre maggiore fatica gli insegnanti continuano a usare un metodo prevalentemente storico-narrativo per tutte le materie: l’insegnante di lettere ‘racconta’ la Storia in modo del tutto analogo al suo collega che spiega la Matematica, la Chimica o la Storia della filosofia. La continua ‘ri-mediazione’ del libro, cui si rinvia per il lavoro a casa e che l’insegnante ripropone attraverso la sua lezione, è il centro della pratica educativa e rappresenta perfino il pilastro del contratto di lavoro degli insegnanti in Italia (18 ore di cattedra). Questo modello trasmissivo è ormai fuori tempo. Gli studenti che oggi si siedono in classe sono profondamente diversi da quelli che solo una ventina di anni fa sedevano agli stessi banchi. Diversi sono il contesto, le tecnologie, i linguaggi, le curiosità e gli interessi e diverso è soprattutto quello che li attende fuori. Per non parlare della totale disconnessione tra scuola e mondo del lavoro, ormai così distanti da non essere più in grado di parlarsi. Tutto questo sta travolgendo rovinosamente il modello di scuola così come l’abbiamo conosciuto. Occorre una rivoluzione che abbia la stessa forza dirompente e gli stessi obiettivi di quella cui faceva riferimento
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Lombardo Radice e che oggi i linguaggi digitali e gli sviluppi tecnologici possono contribuire finalmente a rendere possibile. Non basta però un’accelerata sulle tecnologie. Non è di ‘scuola digitale’ che abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di ‘scuola nuova’, di un nuovo modello didattico che richiede la trasformazione del tempo e dello spazio. Sono in discussione le architetture scolastiche (più che l’edilizia), gli arredi, gli orari, la divisione artificiosa del tempo dell’apprendimento tra scuola e casa, gli strumenti di lavoro, i manuali scolastici, i laboratori e così via. La chiave di questo cambiamento è, come nel 1925, un profondo ripensamento della modalità di costruzione delle conoscenze e dello sviluppo delle competenze: è un intero modello educativo ad essere in discussione. Al di fuori di questo contesto di riorganizzazione complessiva, anche le Flipped classroom, i contenuti digitali e le più recenti stampanti 3D perdono la loro carica innovativa. Noi diciamo spesso che una LIM non cambia la scuola, così come non la cambiano il Debate o il TEAL, ma che la scuola può cambiare grazie alle potenzialità che questi strumenti e metodologie offrono. Una rivoluzione che non dobbiamo dimenticare ha trasformato, ormai da anni, tutti gli ambienti di lavoro, di produzione e di ricerca entrando nelle nostre abitudini e nelle nostre case. Questa straordinaria continuità di obiettivi si può trovare nella mostra parallela e strettamente collegata a quella sui 90 anni dell’Indire, dedicata a Mario Lodi. Mario, oltre a essere stato uno dei componenti del primo Consiglio di Amministrazione dell’Indire, è stato uno dei tanti esempi di insegnante che ha fatto propria questa ‘visione rivoluzionaria’ nella quale i ragazzi sono i veri protagonisti. Ha dedicato tutta la sua vita a loro, ha scritto libri per loro, ha raccontato agli insegnanti italiani come si può costruire un ambiente educativo studiato per i ragazzi e centrato su di loro.
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La mostra offre la possibilità di fare una passeggiata dentro la scuola italiana dell’ultimo secolo tra grembiuli neri e bianchi, grandi fiocchi blu e rosa, pennini e calamai, gessi e lavagne, banchi e cattedre. E poi i giornali: quelli per le bambine, il più maschile “Corriere dei piccoli” e la letteratura per l’infanzia, una finestra su un mondo fantastico che ancora la televisione non aveva invaso e che permetteva di addormentarsi sognando fate turchine e mostri marini. Siamo riusciti a ricostruire quel mondo attraverso le straordinarie fotografie dell’Archivio Storico Indire. Un giacimento unico in Italia che documenta l’evoluzione e la storia della nostra scuola. Un patrimonio che speriamo di poter mettere a disposizione di tutti costruendo un Museo della scuola, fatto di documenti, libri, manoscritti, incunaboli, cinquecentine, editoria scolastica, libri per ragazzi che rendono vivo il racconto, gli danno forma e colore e riescono a trasmettere quell’’odore di scuola’ che chi ha fatto l’insegnante riconosce subito. L’Indire compie 90 anni, certamente un’età considerevole. Novant’anni di cultura e studio, di passione e lavoro che non ci hanno invecchiato ma, al contrario, ci hanno fornito gli strumenti per continuare a guardare lontano, ‘sulle spalle dei giganti’. GIOVANNI BIONDI Presidente dell’Indire
1. G. Lombardo Radice, La scuola attiva nella Riforma Gentile, ”L’Educazione Nazionale”, IX, 1927, 1, pp.20-22
3. G. Lombardo Radice, Accanto ai maestri. Nuovi saggi di propaganda pedagogica, Torino, Paravia, 1925.
2. E. Codignola, Il problema dell’educazione nazionale in Italia, Firenze, 1925, p.305
4. G. Biondi, F. Imberciadori, …Voi siete la primavera d’Italia... L’ideologia fascista nel mondo della scuola (1925-1943), Torino, Editore Paravia, 1982.
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“La Scuola non sarà forse come noi la intendiamo ora, con la cattedra e i banchi, ma sarà piuttosto un teatro, una biblioteca, un museo […] Le scuole non esisteranno più se gli alunni non ne avranno bisogno e se noi non sapremo renderle interessanti” L. Tolstoj (1861) 1
La Mostra
Didattica Nazionale del 1925, da cui ha origine l’Istituto Nazionale di
Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa (Indire), nasce per offrire agli insegnanti la possibilità di toccare con mano l’innovazione a scuola. L’attivismo pedagogico cui si riferiva Giuseppe Lombardo Radice, principale promotore della Mostra, già allora tendeva alla preparazione di un ambiente didattico rinnovato che consentisse l’azione diretta sulla realtà dell’alunno, vista come elemento evolutivo più efficace dell’educazione di modello tradizionale. L’Istituto fiorentino sviluppatosi all’indomani della Mostra, seppure negli anni abbia cambiato tante denominazioni, è rimasto fedele ai propositi iniziali, tenendo vive tutte le proprie naturali ‘inclinazioni’. Ovvero: l’interesse per l’innovazione, per le nuove tecnologie, per quei metodi non puramente trasmissivi del sapere, per la valorizzazione della dimensione del ‘fare’ a scuola. Sovente quella parte di scuola italiana che ha sentito l’esigenza di confrontarsi con diverse esperienze, per integrare e arricchire il proprio bagaglio professionale e aprire le finestre sulle novità, ha fruito con entusiasmo delle possibilità offerte dall’Istituto fiorentino, anticipatore dell’introduzione progressiva di molti elementi di radicale innovazione in ambito didattico, sia a livello nazionale sia internazionale.
1. L’educazione e la cultura, in L. Tolstoj, La scuola Jasnaja Poljana, Bergamo, Minerva Italica, 1965, p. 145
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Rispetto alle risorse messe in campo in un primo momento, la struttura dell’Istituto è stata progressivamente ampliata, per gestire crescenti moli di lavoro e informazioni richieste da scuole e istituzioni. Anche per far fronte a questo, negli ultimi tempi, ci siamo dedicati alacremente a rafforzare l’apparato amministrativo dell’Istituto, per farne una struttura agile e idonea a rispondere alle esigenze crescenti del mondo della scuola, dell’educazione e della ricerca. L’evoluzione della rete e delle ICT hanno consacrato le scelte compiute all’inizio degli anni Ottanta in modo pioneristico e, per taluni, azzardato: oggi nuovi linguaggi e metodologie di rappresentazione delle conoscenze offrono sviluppi ulteriori a quel primo approccio alla didattica. Ma questi enormi mutamenti hanno lasciato vivo il focus degli esordi: la scuola deve educare, formare, far diventare i ragazzi veri cittadini e tutti gli strumenti, qualsiasi essi siano, devono concorrere a renderne più efficace l’apprendimento. Tutto deve contribuire a una didattica nuova, che permetta ai ragazzi di confrontarsi con problemi complessi, mettendo in campo i loro saperi, spingendoli a misurarsi con compiti di realtà in cui dimostrare le competenze acquisite. Per questo, anche se molte cose sono certamente diverse rispetto a 90 anni fa, vi sono esperienze del passato che fanno da modello e che è importante ripercorrere, seppure rapidamente. Di esse è testimone la documentazione conservata nel nostro archivio storico e in questa occasione esposta nella mostra “Radici di futuro. L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire”. Benché il tempo attuale ci ponga di fronte a nuove enormi possibilità tecnologiche - che consentiranno, si auspica, di fare di più - ribadire l’esistenza di un fil rouge con il mandato originario è importante per favorire la consapevolezza della nostra identità e del nostro valore culturale all’interno del sistema scolastico italiano. FLAMINIO GALLI Direttore Generale dell’Indire
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‘Si impara a fare con il fare’
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L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni di Indire
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La didattica attiva in mostra: Firenze 1925
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Alcuni dettagli poco noti sulla Mostra Didattica Nazionale del 1925
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Il lavoro attivo nell’istruzione tecnica e professionale
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Istruzione professionale: una diversa dimensione del ‘fare’ a scuola
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La scuola agraria e le innovazioni tecnologiche
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La documentazione fotografica della scuola nell’archivio Indire
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La scuola attiva del dopoguerra
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Dal sussidiario al ciclostile: tracce di storia di libri di scuola Brevi cenni alle banche dati della Biblioteca di Documentazione Pedagogica e dell’Indire L’evoluzione del disegno
[me·ta·mòr·fo·si]: il passato e il presente, cambiamenti in atto
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86 88
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La sezione di letteratura giovanile dell’Istituto
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Alcuni estratti dal Fondo Antiquario di ‘Letteratura Giovanile’ dell’Indire
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Catalogo illustrato
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Schede biografiche degli illustratori
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Bibliografia
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L’aiuto, Scuola elementare C. Battisti, Soliera (MO), anni Cinquanta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
‘SI IMPARA A FARE CON IL FARE’ Dalla Mostra Didattica Nazionale (1925) a oggi attraverso l’Archivio Storico Indire di PAMELA GIORGI
Il percorso espositivo Radici di futuro.
Storico Indire1, ha sempre visto il no-
L’Innovazione a scuola attraverso i 90 anni
stro Ente protagonista e che fa da fil
dell’Indire (Firenze, Palazzo Medici
rouge tra il passato e il presente, ovvero,
Riccardi, 2-22 ottobre 2015) vuole cele-
il sostegno ai modelli non puramente
brare i 90 anni dalla nascita del nostro
trasmissivi del sapere.
primo antecedente istituzionale. Nel
Attraverso i materiali fotografici e docu-
1925, infatti, si inaugurava la Mostra
mentari dell’Archivio Storico Indire e i
Didattica Nazionale di Firenze, pro-
vari oggetti provenienti da collezioni
mossa
Giuseppe
museali scolastiche2, la mostra intende
Lombardo Radice e Giovanni Calò, con
porre l’attenzione su alcuni aspetti della
lo scopo di porre l’attenzione sui meto-
didattica attiva, promossa in quelle
dai
pedagogisti
di didattici innovativi legati all’attivi-
esperienze critiche rispetto alla scuola
smo e tesi a mettere in discussione i
tradizionale (passiva, formalistica, in-
modelli di insegnamento tradizionali.
capace sovente di adeguarsi alle esigen-
Ben lungi dal volere essere esaustivi
ze peculiari degli alunni) e sostenitrici di
relativamente alla storia del sistema
un nuovo tipo di educazione basata su
scolastico italiano nel lungo corso del
una fondamentale idea-guida: lo stu-
Novecento e nell’impossibilità di riper-
dente sta al centro con le sue naturali
correre puntualmente tutte le numero-
esigenze e i suoi interessi. Tale visione
se attività svolte nei decenni dall’ente
educativa mirava a stimolare la crescita
fiorentino, si è optato per mettere in
dell’alunno attraverso attività concrete
luce un particolare aspetto della vita
(quali ad esempio il lavoro manuale e il
scolastica: si tratta specificamente di
gioco educativo) vissute sempre in pri-
quello che, come testimonia l’Archivio
ma persona: ‘si impara a fare col fare’.
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Laddove, come nella seconda e terza
maniera commisurata rispetto agli
stanza del percorso espositivo, si incon-
strumenti tecnico scientifici disponibili
trano esperienze di ‘fare’ legate all’i-
e ai bisogni del momento, abbia fatto e
struzione tecnica superiore, è bene te-
cercato di fare innovazione.
nere
Un cenno, infine, alla particolare scelta
presente
che,
a
differenza
dell’istruzione primaria, il taglio labo-
di allestire la mostra Radici di futuro
ratoriale in quest’ordine di scuola era
nella sede di Palazzo Medici Riccardi:
finalizzato principalmente al raggiungi-
proprio qui venne ospitata, nel 1925, la
mento di competenze utili al lavoro.
sezione
Trattando il ‘fare’ a scuola emerge un
Nazionale dedicata alla storia dell’i-
altro tema che è stato presenza costan-
struzione e presieduta da Salomone
te nello sviluppo del sistema educativo
Morpurgo, filologo, insigne rappresen-
della
Mostra
Didattica
e nelle attività dell’Ente fiorentino:
tante del mondo culturale italiano e
l’innovazione tecnologica. Appare evi-
Direttore dal 1905 al 1923 della
dente come ogni periodo storico, in
Biblioteca Nazionale di Firenze.
1. P. Giorgi, J. Meda (cur.), L’Archivio Storico Indire, Firenze, Polistampa, 2009, (Quaderni di Archimeetings; 22).
2. Collezioni museali: Istituto L. da Vinci (Firenze) e Liceo N. Machiavelli (Lucca).
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L’INNOVAZIONE A SCUOLA ATTRAVERSO I 90 ANNI DI INDIRE di PAMELA GIORGI e FRANCESCA PIZZIGONI
È ormai consuetudine diffusa, anzi
L’attivismo è innovazione, la scuola
possiamo dire che appartiene alla quo-
all’aperto è innovazione, l’introduzione
tidianità, sentir parlare di ‘innovazio-
in classe di proiezioni luminose, radio e
ne’ all’interno del mondo scolastico. A
televisione è innovazione, così come lo
ben guardare, però, molto spesso
sono i giornalini scolastici o i primi la-
ognuno declina questo termine secon-
boratori con rudimentali computer.
do un’accezione per lo più soggettiva:
Semplicemente, accanto all’aggettivo
ma cosa si intende per ‘innovazione’?
‘innovativo’, muta nel tempo il sostan-
E quando nasce?
tivo cui è abbinato: l’oggetto che in un
Usando la lente offerta dal ricco e pre-
determinato tempo appare innovativo,
zioso Archivio Storico dell’Indire e se-
in un momento successivo appare velo-
guendo dunque le vicende dell’Ente, si
cemente desueto. Poche, infatti, sono
intende offrire un’ulteriore interpreta-
quelle innovazioni capaci di travalicare
zione del concetto di innovazione, sug-
il tempo e lo spazio e di rimanere attuali
gerita proprio dai documenti conserva-
o addirittura di trasformarsi in pietre
ti, che consentono oggi di disporre di
miliari. Ciononostante, a nostro avviso
una fotografia, anno per anno, della
si può affermare a pieno titolo che ogni
scuola italiana: l’innovazione a scuola
momento storico ha avuto la sua
è sempre esistita, non è solo cosa di
innovazione.
oggi. Ogni periodo, con le sue possibi-
Tale sforzo innovativo e di sperimenta-
lità, i suoi bisogni, le strumentazioni
zione nella storia della scuola italiana è
tecnico-scientifiche disponibili, ha fat-
ben percepibile ripercorrendo i 90 anni
to o cercato di fare ‘innovazione’.
dell’Ente che ha sempre cercato di dare
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non solo pronta risposta ai bisogni del-
si esplicita con il Convegno nazionale di
la scuola, ma anche di precorrere i tem-
cinematografia scolastica nel 1950 che
pi, offrendo suggerimenti sia riflessi-
ha lo scopo, negli intenti del presidente
vi-formativi che tecnico-operativi utili
Gozzer, di riallacciare uno stretto rap-
a scardinare lo status quo, per tendere a
porto tra il Centro e gli insegnanti1. Da
un miglioramento. Oggi l’Indire lo fa
quell’anno in poi aumentano esponen-
attraverso i numerosi temi affrontati
zialmente i corsi di aggiornamento ri-
nel progetto Avanguardie Educative, per
volti agli insegnanti, sempre mante-
esempio, ma l’intera storia dell’Ente è
nendo alta l’attenzione verso temi di
costellata da momenti di ‘avanguardie’.
pregnante interesse e attualità, come
Già solamente fugaci sguardi nella plu-
attestano le sezioni di studio dedicate
ridecennale storia dell’Ente permetto-
agli alunni ‘deficienti e anormali psi-
no di cogliere il suo ruolo centrale nella
chici’, all’edilizia scolastica e alla storia
storia dell’innovazione. Come eviden-
dell’istruzione. Del 1951 è anche la cre-
zia la carrellata di immagini proposte in
azione, nel giardino dell’Ente, di una
mostra, precoce e fuori dal consueto è
scuola sperimentale, dotata di corsi per
l’attenzione dell’Istituto nei confronti
le
dell’istruzione tecnica e - aspetto an-
dell’infanzia.
cora meno consueto – di quella femmi-
Di assoluto rilievo è altresì l’attenzione
nile: del marzo 1948 è il Convegno per
che l’Ente dedica al libro per l’infanzia
l’istruzione professionale femminile e
intesa come promozione alla lettura,
elementari
e
per
la
scuola
di magistero professionale per la donna.
ma anche come considerazione verso
Quattro anni dopo il Centro Didattico
l’illustrazione e la grafica. Lo dimostra
Nazionale, attraverso un convegno, fo-
il fatto che Palazzo Gerini, accanto a
calizza per tre giorni l’attenzione sulla
numerosi convegni dedicati al tema,
situazione dell’istruzione superiore
ospita la BIR (Biennale di Illustrazione
femminile, segnatamente negli istituti
per Ragazzi) in cui vengono esposte ta-
tecnici e di magistero professionale.
vole di illustratori italiani e internazio-
Nello stesso periodo la sperimentazio-
nali dedicate ai libri per l’infanzia. Sono
ne e l’attenzione alle ‘nuove tecnologie’
le stesse espressioni artistiche dei
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Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
ragazzi a essere valorizzate: basti pen-
promuovere l’innovazione nell’inse-
sare ai numerosi concorsi promossi, tra
gnamento e nell’apprendimento.
cui si ricorda nel 1953 il Concorso inter-
Senza voler qui riassumere tutti i con-
nazionale per illustrare un’edizione de
tenuti esposti in mostra o voler propor-
Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi.
re un sunto della storia dell’Ente, è
La letteratura per l’infanzia ha anche
utile osservare come lo storico presi-
rappresentato un importante canale di
dente del Centro Didattico Nazionale,
apertura verso l’estero, aspetto che ha
Enzo Petrini, nell’avviare i lavori di un
caratterizzato l’istituzione fin dai suoi
convegno dedicato al teatro a scuola
primi anni di vita e che ritrova negli
presenti il Centro stesso come «ani-
anni Cinquanta grande enfasi: è del
matore ma anche sperimentatore in
1950 Education under eleven, mostra del
settori di punta, così come in questioni
libro scolastico e di lettura inglese,
nuove e problematiche […]. Centro che
mentre otto anni dopo il centro fioren-
ha saputo costituire la più ricca fonte di
tino ospita il congresso dell’Internatio-
documentazione pedagogica e di infor-
nal Board on Books for Young people (IBBY).
mazione didattica»2.
Tale volontà di scambio, studio incro-
Al servizio del rinnovamento della scuola è
ciato e conoscenza della scuola europea
il titoletto con cui nel 1978 Carlo Arturo
troverà negli anni Ottanta un ulteriore
Giannelli apre l’opuscolo dedicato alla
significativo consolidamento con la na-
presentazione
scita di Eurydice, l’Unità italiana della
Documentazione Pedagogica e dei
rete di informazione sull’istruzione in
suoi precedenti e, nuovamente, Speri
Europa. Essa incarna, rispetto alla sto-
mentazione e innovazione scolastica oggi è
ria dell’Indire, un esempio saliente
l’articolo di apertura del primo numero
all’interno di quella sorta di continuum
di “Informazione e Innovazione”, il
che dalle prime corrispondenze con l’e-
trimestrale realizzato a partire dal 1987
della
Biblioteca
di
stero promosse dal Museo della Scuola,
dalla Biblioteca di Documentazione
arriva fino alla promozione di European
Pedagogica insieme all’allora Ministero
Schoolnet, una rete di 31 Ministeri
della Pubblica istruzione. Lo stesso nu-
dell’Educazione
mero rende conto (in un articolo a
20
europei
volta
a
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni di Indire
firma di Giovanni Biondi) delle prime
I termini ‘innovazione’, ‘sperimenta-
esperienze di elaborazione elettronica
zione’, ‘rinnovamento’ hanno dunque
di repertori bibliografici e di automa-
saldamente accompagnato le varie fasi
zione della documentazione, oltre ad
di vita dell’Ente, dalla Mostra Didattica
avanzare una proposta di un modello
Nazionale del 1925 all’attuale Istituto
standardizzato per l’automazione delle
Nazionale di Documentazione, Inno
biblioteche.
vazione e Ricerca Educativa.
Negli ultimi decenni, poi, modelli inno-
È proprio questo pertanto il filo che
vativi di formazione (basti pensare al
lega le varie parti della mostra. Con tale
progetto PuntoEdu), sperimentazione di
sguardo, le varie sezioni approfondi-
nuove tecnologie in classe e delle meto-
scono differenti filoni tematici, che
dologie a esse correlate, attenzione al
vanno altresì a intrecciarsi con la scan-
setting e all’ambiente formativo, sono
sione temporale di questi 90 anni di
stati progetti di punta dell’Ente e hanno
vita dell’Ente.
mantenuto alta questa specificità, tesa
Innovazione metodologica, innovazio-
a indagare nuovi modelli scolastici.
ne attraverso il laboratorio, innovazio-
E ancora, nei documenti programmatici
ne attraverso le nuove tecnologie sono
contemporanei è immediato cogliere il
i principali temi trattati.
medesimo intento: azioni di migliora-
Questa già ampia (ma molti altri casi si
mento, studio di asset innovativi, speri-
potrebbero citare) rassegna di aspetti
mentazioni laboratoriali, nuove forme
innovativi nella storia dell’istruzione
di aggiornamento per docenti, dirigenti
non deve però trarre in inganno: quello
e personale della scuola, nuovi ambienti
che si propone in mostra non è la storia
formativi,
innovative,
della scuola italiana nel suo insieme,
mondi virtuali, coding, nuove tecnologie,
ma solo un volto di essa. E più precisa-
istruzione tecnico-professionale, istru-
mente il volto che l’Archivio Storico
metodologie
zione degli adulti, interventi specifici
Indire rimanda e che è la perfetta car-
rispetto a esigenze particolari del mon-
tina di tornasole degli interessi dell’En-
do della scuola, sono solo alcune delle
te, della sua identità e missione: i mo-
parole-chiave ricorrenti.
menti innovativi e le sperimentazioni.
21
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
Non significa certo che nella scuola
innumerevoli progetti che oggi l’Indire
italiana, durante gli ultimi 90 anni, non
promuove non può esaurirsi in maniera
siano più esistiti il modello trasmissivo
esaustiva in una sala, ma è sufficiente
o
per rendere evidente la volontà dell’Isti-
ambienti
didattici
tradizionali.
Semplicemente, così come ogni colle-
tuto di continuare a innovare con un
zionista conserva quello che ai suoi
ruolo da protagonista nel mondo della
occhi è, per un motivo o per un altro,
scuola, di ‘gettare il cuore oltre l’ostacolo’
degno di essere collezionato e così
guardando al futuro e sostenere il cam-
come ogni famiglia stratifica oggetti e
biamento e il miglioramento, conser-
documenti che, per giudizio soggettivo,
vando l’identità del passato e continuan-
meritano di essere mantenuti, così ogni
do a guardare avanti. Semplicemente
ente applica un filtro in base a quelli
Radici di futuro.
che sono i suoi scopi istituzionali. Il filtro applicato dall’Indire è evidente: tra tutto il materiale inviato dalle scuole e, ancor di più, tra quello direttamente richiesto dall’Istituto attraverso concorsi, circolari, giornate di studio, a essere conservato con più attenzione è soprattutto quello inerente alla sperimentazione di nuovi metodi o di nuovi strumenti didattici. L’Archivio Storico Indire permetterebbe di esporre e approfondire molto più di quanto ragioni di spazio abbiano consentito di fare in questa mostra; tuttavia, a ben guardare, non di più serviva per permettere di cogliere la traccia da sempre sottesa alla storia dell’Ente. Allo stesso tempo, l’illustrazione degli
22
1. Cfr. Dagli Annali del Centro, in Precedenti storici della Biblioteca di Documentazione Pedagogica, Firenze, 1978, p. 7. 2. Mostra Nazionale del Teatro per ragazzi, a cura di M. Signorelli, catalogo della Mostra (Firenze, 5 - 22 dicembre, 1967), Firenze, CDNSD, 1967, pp. 3-4.
Passi di danza, Scuola d’infanzia del Giardino di Palazzo Gerini, Firenze, 1951. Foto Bazzechi, Firenze. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
23
CAPITOLO 1
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
LA DIDATTICA ATTIVA IN MOSTRA: FIRENZE 1925
Al metodo
d’insegnamento tradizionale,
fondato principalmente sulla trasmissione del sapere da parte del docente, si affianca la scuola del ‘fare’, ovvero quella la cui metodologia ha come fondamento l’attivazione dell’alunno attraverso lo svolgimento di attività concrete per stimolarne l’apprendimento e la crescita. La lezione non deve essere eliminata, ma la si farà con la ‘desiderata’ collaborazione degli alunni. Questo approccio pedagogico vede la sua ufficiale affermazione, in Italia, nell’ambito del dibattito sulla scuola attiva, che ha tra gli animatori Giuseppe Lombardo Radice (1879-1938). Egli riveste, al principio degli anni Venti la carica di Direttore Generale al Ministero dell’Istruzione ed è personalità chiave nell’ideazione della grande Mostra Didattica Nazionale di Firenze del 1925, da cui ha avuto origine l’Indire. I materiali pervenuti dalle scuole di tutta Italia a Firenze nell’occasione della Mostra dimostrano come fosse alta, già allora, l’attenzione per la ‘tecnologia scolastica’.
1.1
Lezione all’aperto sotto l’albero, anni Venti. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
A LEZIONE IN MODO TRADIZIONALE
LE ALUNNE ASCOLTANO
La fotografia mostra un modello classico di aula scolastica in cui si svolge una lezione frontale: il docente parla e le alunne ascoltano, sedute in modo composto nei banchi. Questo metodo d’insegnamento si basa su una didattica affidata completamente alle conoscenze dell’insegnante e alla sua capacità di farsi comprendere e di suscitare interesse. 1.2
A lezione in modo tradizionale, Regia Scuola Complementare “Maria Laetizia”, Torino, anni Venti. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
1.3
Didattica all’aperto: apprendere nell’orto scolastico, Scuola “Vittorio Emanuele III”, Firenze, anni Venti. Foto F. Barsotti, Firenze. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
26
1.2
La didattica attiva in mostra: Firenze 1925
1.4
Lezione all’aperto nel pollaio, Ente pugliese di Coltura di Bari, Casa dei Bambini, Pietragalla (PZ), anni Venti. Foto Cav. M. Ficarelli, Bari. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
DIDATTICA ALL’APERTO
APPRENDERE NELL’ORTO SCOLASTICO La scuola del ‘fare’ vede la sua ufficiale affermazione nell’ambito del dibattito sulla scuola attiva, che nasce, a sua
della grande Mostra Didattica Nazionale di Firenze del 1925, da cui ha avuto origine l’Indire.
1.3
LA DIDATTICA ATTIVA IN MOSTRA
volta, all’interno della corrente delle Scuole Nuove, tese a
A partire dagli anni Venti, proprio i principali fautori in
una didattica fondata in prevalenza sull’esperienza diretta
Italia dell’attivismo pedagogico, tra cui Giuseppe
e sulla centralità dell’individuo. Questo approccio introduce
Lombardo Radice che riveste in quegli anni la carica di
nella pratica didattica molte attività inconsuete rispetto al
Direttore Generale al Ministero della Pubblica Istruzione,
metodo tradizionale, tra cui, ad esempio, l’orto scolastico e
intuiscono come la didattica attiva da loro sostenuta ne-
le lezioni all’aperto di cui si trova ampia testimonianza
cessiti di essere mostrata alla collettività per facilitarne
nell’Archivio Storico Indire. Tra gli animatori di questo rin-
la comprensione e per far conoscere come si insegna e
novamento della pedagogia in Italia vi è Giuseppe Lombardo
come si apprende: si avviano così in tutto il Paese inizia-
Radice (1879-1938), personalità centrale nell’ideazione
tive di mostre didattiche locali.
27
1.1
1.4
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
1.5
Imparare osservando: a lezione di sbalzo, Scuola elementare “G. Mazzini”, Firenze, anni Trenta. Foto Italia, Firenze. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
28
La didattica attiva in mostra: Firenze 1925
LA MOSTRA DIDATTICA NAZIONALE DI FIRENZE DEL 1925 La più importante tra le numerose mostre didattiche degli anni Venti è quella nazionale che si inaugura a Firenze nella primavera del 1925. Le prime notizie a riguardo appaiono sin dal 1922 sulla rivista “I diritti della scuola”. Qui sono presenti riferimenti alle finalità dell’esposizione: «Illustrare e documentare il processo di rinnovamento della didattica in Italia e all’estero». Per tale motivo gli organizzatori chiedono alle scuole di tutta Italia l’invio di materiale iconografico, in forma di disegno, di pittura, di grafica e soprattutto di fotografia. L’acquisizione di materiali proseguirà anche all’indomani della chiusura della Mostra. 1.5
1.6
1.7
1.8
1.6
Lezione all’aperto con gli animali: colloquio con Rosabella, Scuola all’aperto “Casa del Sole”, Milano, anni Trenta. Vera Fotografia, Milano. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico. 1.7
Insegnamento di aritmetica tra pari col pallottoliere, Scuola elementare “G. Capponi”, anni Trenta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico. 1.8
Apprendere con un’esperienza diretta di lavoro manuale: nel frantoio, Scuola elementare “G. Mazzini”, Firenze, anni Trenta. Foto Italia, Firenze. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
29
Alcuni dettagli poco noti sulla Mostra Didattica Nazionale del 1925 di PAMELA GIORGI E FRANCESCA PIZZIGONI Il 17 novembre 1924 Salomone Morpurgo, ex Direttore della
Approfondimento dinandole con quelle che sono già riunite, possa prima della fine dell’anno procedere alla scelta degli accordi per l’invio degli originali o di convenienti riproduzioni. Il Ministro della P.I., desideroso che le collezioni governative siano ben rappresentate alla Mostra, ha già dato affidamento per ogni possibile agevolezza nella trasmissione di originali preziosi, e per le riproduzioni fotografiche. Ringraziandola fin d’ora di quanto Ella vorrà fare per la Mostra; La prego di gradire le espressioni del mio ossequio Il presidente del Comitato Ordinatore S. Morpurgo»3
Biblioteca Nazionale di Firenze, inviava all’archeologo e storico dell’arte Corrado Ricci1 il programma della Mostra Storica interna alla Mostra Didattica Nazionale che si sarebbe tenuta a Firenze l’anno seguente. Il proposito dei promotori del grande evento fiorentino, tra cui spiccava in qualità di Presidente generale l’onorevole Giovanni Calò, filosofo e pedagogista, era quello di rinnovare tecnica e pratica educativa, secondo i princìpi di una didattica intesa come esperienza attiva, presentando le migliori pratiche prodotte nelle varie realtà scolastiche e indicandole agli insegnanti quali modelli cui ispirarsi2.
L’organizzazione della sezione storica della Mostra fu molto cara a Morpurgo, che si era collocato a riposo dalla Biblioteca Nazionale proprio all’inizio del 1924 per motivi di salute. La sua missiva giungeva a Ricci già dopo un anno dalla prima comunicazione ufficiale del ministro Giovanni Gentile (Circolare n. 48, 6 maggio 1923) circa la volontà di realizzare una Mostra Didattica Nazionale a Firenze. La circolare, indirizzata ai provveditori agli studi, ai capi d’istituto per l’istruzione media e agli ispettori scolastici, preannunciava che nella primavera del 1924 si sarebbe tenuta a Firenze una Mostra Didattica Nazionale allo
«Illustre signore, trasmetto e vivamente raccomando alla sua attenzione, l’incluso programma della Mostra Storica della Scuola Italiana, che si terrà in uno dei quartieri monumentali del Palazzo Medici Riccardi e nelle contigue sale della Riccardiana, nel prossimo Marzo-Aprile 1925. Insieme con i colleghi del comitato ordinatore oso confidare che dalla sua dottrina e cortesia potrà venire non piccolo aiuto alla Mostra, solo che Ella voglia considerare, in calce al programma le varie categorie che devono concorrere a questa raccolta, e che daranno subito alla Sua erudizione abbondanti richiami esemplari, sia del suo Istituto sia di altre collezioni, i quali possano utilmente colorire il nostro disegno. Queste indicazioni La pregheremmo di volerci comunicare possibilmente entro il Novembre, affinché il Comitato, coor-
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scopo di dare all’opinione pubblica e a quanti si occupavano della scuola, «una rassegna completa di quel che era l’istruzione pubblica e privata, prescolastica, primaria e secondaria di qualsiasi specie, compresa la professionale e l’artistica; della sua vita interna, della sua organizzazione locale, dei suoi frutti, delle condizioni in cui viveva e dei mezzi di cui disponeva»4. In un primo momento, dunque, la Mostra era stata ipotizzata per l’anno 1924, anziché per il 1925, come in realtà invece avvenne5, a causa di una serie di fattori, principalmente legati alle convulse vicende politiche che si svolsero in quel frangente: Gentile e il suo più stretto collaboratore, Giuseppe Lombardo Radice, si erano dimessi dai propri incarichi in conseguenza del rapimento e dell’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti (10 giugno 1924) e il ministro Pietro Fedele, succeduto a Gentile, era entrato in polemica con il filosofo
neoidealista a causa di una parziale revisione della riforma da lui siglata. L’intervento di Fedele dava inizio al processo di ‘fascistizzazione della scuola’ che avrebbe condotto alla riforma bottaiana del 1939. Tuttavia, seppur con qualche ritardo, i lavori andarono avanti e la Mostra Didattica Nazionale fu inaugurata nel 1925. Essa aderiva a un modello culturale ed espositivo collaudato, che attingeva direttamente all’esperienza delle mostre didattiche promosse all’interno delle esposizioni universali sviluppatesi tra la seconda metà del XIX secolo e il primo decennio del XX6, per divenire a sua volta modello delle numerose mostre didattiche locali realizzate a partire dal 1925. Molti materiali di tali mostre confluirono poi nel Museo Didattico Nazionale di Firenze, nato nel 1937 proprio sulla base dell’Esposizione didattica e stabilitosi poi nella sede di Palazzo Gerini, restaurata da Giovanni Michelucci7. Allo scopo di organizzare la Mostra del 1925 e di selezionare i materiali inviati da parte delle scuole, era stata istituita a Firenze, con sede legale nei locali della Prefettura, in Palazzo Medici Riccardi, una Commissione ordinatrice (o Comitato) che procedette alla costituzione di Commissioni regionali e provinciali, incaricate di fare una prima scelta dei prodotti scolastici. Fu proprio la Commissione ordinatrice fiorentina a dettare alle scuole le direttive cui ispirare il proprio lavoro, e le autorità scolastiche, i capi d’istituto e gli insegnanti vennero invitati a tenersi in rapporto con questa Commissione centrale. Quando finalmente si giunse alla realizzazione dell’evento a Firenze, questo si articolò in 17 sezioni, dedicate a edilizia scolastica, materiale didattico e di arredamento, educazione fisica e igiene, insegnamento primario, scuole di carattere speciale, insegnamento professionale, una mostra internazionale di materiale didattico dimostrativo e libri di testo (l’evento del 1925, infatti, si collegò a un altro di grande rilievo, ovvero la Fiera Internazionale del Libro, voluto a partire dal 1922 nel capoluogo toscano dal celebre editore Enrico Bemporad). La diciassettesima di queste sezioni fu la Mostra Storica - collocata proprio in Palazzo Medici Riccardi - di cui Salomone Morpurgo8 presiedette il comitato ordinatore, tessendo numerose ed efficaci
relazioni con il mondo culturale italiano di cui era esponente di rilievo, affinché questo collaborasse alla segnalazione di materiali interessanti da proporre per la manifestazione fiorentina.
«Carissimo Ricci, Ti raccomando caldamente di esprimere della tua molta erudizione le curiosità a ravennati e bolognesi e romane, in questo campo; che tu devi averne molte a disposizione. Si intende, in prima linea, le figurazioni artistiche di scuole, di scolari, di collegi sei e settecenteschi e poi i ricordi più eruditi e nascosti in autografi, imparaticci di futuri grandi uomini, libri di testo, etc.»9.
Si trattava, come richiedeva il programma della Sezione Mostra Storica, di ogni tipo di testimonianza significativa riguardante la scuola del passato e i suoi protagonisti: vedute e raffigurazioni di edifici scolastici antichi, delle antiche discipline scolastiche, copie di antichi libri di testo, quaderni ed esercizi di scolari divenuti poi uomini illustri, ecc. Così come da disposizioni del Comitato ordinatore:
«La vita della Scuola Italiana nei secoli andati vuol essere tutta presente e parlante ai visitatori della Mostra Didattica Nazionale in una particolare Sezione Storica, che raccogliendo le immagini più genuine dei luoghi, delle persone, degli strumenti dell’insegnamento, darà una visione sicura del nostro antico costume scolastico, dal medio evo al primo rinascimento, alla nuova Italia. […] Con grande fiducia il Comitato si rivolge pertanto alle Scuole d’Italia, e anzitutto a quelle, e sono parecchie, che possono vantare maggiore antichità, affinché alla nobile rassegna non manchino i ricordi più insigni delle loro domestiche glorie. E confida del pari nei Direttori delle Gallerie e dei Musei, nei Conservatori e Ispettori delle antichità […] ai Direttori delle Biblioteche e degli Archivi. […] Ai cortesi cooperatori sia pre-
31
sente che la mostra storica vuol comprendere fino al Cinquecento anche la scuola e la vita universitaria […]. Per l’epoca nostra, la visione del costume scolastico giungerà di regola sino al 1861, ossia fino alla proclamazione del Regno; ma bene verremo anche più in qua, e fino ai giorni nostri, con i singoli episodi e con i documenti più significativi […]. Il presidente generale, G. Calò Il Comitato ordinatore della Mostra Storica (Sezione XVII): Dott. S. Morpurgo – Presidente – Prof. Guido Biagi – Prof. Andrea Corsini – Dott. A. De Rubertis – Cav. A. Bruschi – Prof. G. Fumagalli – Dott. Giovanni Poggi – Prof. Enrico Rostagno – Dott. Nello Tarchiani – Dott. Teresa Lodi, Segretaria del Comitato»10.
1. una monografia storica, possibilmente a stampa, che ne illustri le vicende dalle origini (alle migliori monografie il Comitato si propone di assegnare dei premi anche in danaro)
Questo carteggio di Morpurgo permette oggi di cogliere uno scorcio di quei numerosi aspetti organizzativi che, una volta inaugurata una mostra, vengono generalmente dimenticati, rimanendo per lo più esclusivo appannaggio della memoria dei singoli protagonisti. Significativo è dunque provare a ricostruire il ‘dietro le quinte’ della grande Mostra Didattica Nazionale e cioè quei passaggi che portarono alla realizzazione dell’Esposizione attraverso un paziente lavoro di raccolta del materiale spedito a Firenze da parte delle scuole di tutta Italia. In un primo momento le fasi organizzative paiono procedere con estrema lentezza, visto che solo attraverso una lettera del 2 maggio 1924 furono inviate alle scuole istruzioni sul tipo di materiale richiesto. La lettera, a firma del presidente generale Giovanni Calò e del presidente della Commissione per l’istruzione primaria Giuseppe Baldasseroni11, dopo aver ribadito la scadenza «già nel corrente anno» (rimane in quella data dunque ancora l’intento di aprire la Mostra nazionale nel 1924, N.d.R.), recita:
5. saggi degli alunni che appaiono più interessanti per la conoscenza dell’indirizzo, dell’insegnamento e del profitto»12.
«Sarà tenuta qui a Firenze una Mostra nazionale didattica che deve riuscire come una solenne rassegna di quanto è stato fatto sino ad ora nelle Scuole d’Italia d’ogni specie e grado, si chiede alle scuole di inviare:
32
2. una relazione accompagnata da accurate statistiche dal 1900 che illustri l’ordinamento, il funzionamento, la vita della scuola, l’arredamento, le scuole speciali per anormali o deficienti, l’applicazione dei nuovi programmi e particolarmente gli insegnamenti speciali resi ora obbligatori 3. piante, grafici, fotografie che illustrino edificio, aule, palestra, giardino, collezioni didattiche, arredamento e materiale didattico, sussidi meccanici, svolgimento della vita scolastica, avvenimenti etc. 4. catalogo della biblioteca, programmi didattici, orari, diari, esemplari dei registri usati
Rendendosi probabilmente conto del ritardo accumulato, l’autore della lettera conclude chiedendo a ciascun provveditore di comunicare in breve tempo «anzitutto che cosa intende presentare»13. La ricostruzione del lavoro organizzativo che è stato messo in essere per la realizzazione della Mostra permette altresì di aver sentore oggi degli umori e del riscontro da parte del mondo scolastico dell’epoca rispetto alla proposta: evidentemente le risposte da parte delle scuole e dei Provveditorati tardano ad arrivare, visti i contenuti della Circolare ministeriale n. 73 del 23 luglio 1924 che testualmente recita: «da notizie pervenute risulta che le scuole ed istituzioni non hanno ancora risposto in numero sufficiente all’appello del Comitato». Nei mesi successivi, per sollecitare le scuole e per mantenere alta l’attenzione, Giovanni Calò scriverà spesso lettere ai provveditori preannunciando diversi premi in denaro messi a concorso. Si tratta evidentemente di un modo non solo per invogliare la partecipazione, ma anche per invitare velatamente ogni Provveditorato a offrire un proprio contributo, magari imitando il Provveditore agli Studi di Firenze che aveva «con apprezzabile
premura e senso di opportunità messo a disposizione della mostra un premio di L. 500 da assegnarsi alla migliore Bibliotechina scolastica delle scuole elementari della Regione e pensa di darne un altro, pure in denaro, da concedere alla migliore Biblioteca o Cassa scolastica di scuola Media della Regione formandolo coi contributi delle scuole Medie del Capoluogo»14. Il 1924 si rivelò dunque complesso per l’organizzazione della Mostra, in particolare a causa proprio delle scarse risposte da parte delle scuole, aspetto che portò Calò nel novembre di quell’anno a ribadire, tramite i provveditori agli studi, la necessità di «non indugiare oltre»15. Dal gennaio 1925 l’organizzazione della Mostra procedette senza più apparenti difficoltà: le scuole inviarono le loro adesioni ai provveditori agli studi che a loro volta le comunicarono nello stesso mese di gennaio al Comitato di Firenze. Nel contempo, oltre al materiale da esporre, si iniziò a pensare al pubblico di riferimento e al modo più opportuno per agevolare la visita della mostra da parte degli insegnanti: la Circolare n. 18 del 28 gennaio 1925 a firma del ministro Fedele (nel ricordare l’apertura della mostra il 1 marzo 1925) ribadiva come essa «riuscirà senza dubbio importante ed offrirà agli insegnanti di ogni grado larga messe di osservazioni e di studi». Per questo motivo, nel medesimo scritto, il ministro invita i provveditori a incoraggiare la visita della mostra da parte di «insegnanti di ogni grado e di facilitare al maggior numero di maestri e di professori il modo di recarsi a Firenze, assicurando che il Comitato della Mostra procurerà di ridurre al minimo le spese di soggiorno per gli insegnanti raccolti in comitiva». Parallelamente alle circolari ministeriali, un secondo tipo di documentazione permette di seguire le fasi organizzative: si tratta delle missive che i diversi Provveditorati agli Studi si scambiarono tra loro, in cerca di confronto e di suggerimenti. A giudicare dalle lettere pervenute all’allora Direttore Centrale delle Scuole di Torino, Antonio Ambrosini, da parte di colleghi di altre città, pare che l’idea della Mostra abbia allora dato vita localmente talvolta anche a dubbi, domande, forse timori e che le reali adesioni con la relativa preparazione dei materiali da spedire a
Firenze siano avvenute assai a ridosso del 1925 stesso:
«Illustre collega le sarei grato se volesse compiacermi di comunicarmi cortesemente le seguenti informazioni che mi riusciranno utili nel concretare le condizioni di cui le scuole di Genova parteciperanno alla Mostra Didattica di Firenze. Desidererei dunque sapere: 1) se il Comune di Torino parteciperà a suddetta Mostra; 2) in tal caso quale somma abbia stanziato per le spese correnti; 3) quale somma abbia destinato per contribuire alle spese che dovrà sostenere il Comitato fiorentino alla mostra didattica»16.
Anche le scuole di Milano, che in un primo tempo avevano deciso di astenersi, prenderanno parte alla Mostra didattica di Firenze e sentono la necessità di confrontarsi con Torino: «Collega, dal Comitato ordinatore della Mostra viene chiesto al Comune un contributo finanziario ma non è indicata la cifra. Desidererei sapere, in via confidenziale, quale sarà il contributo della città di Torino perché il mio Assessore possa fare una proposta per lo stanziamento della somma necessaria. A lei non sarà difficile darmi una risposta sollecita e precisa»17. Per proseguire la ricostruzione del gran fermento e del notevole lavoro che - pur poi non visibile nei palazzi fiorentini durante i giorni di apertura della mostra – si realizzò a livello locale per rispondere all’appello di Calò e degli altri organizzatori, è possibile continuare a seguire a titolo di esempio il caso di Torino. Dopo la sollecitazione pervenuta da Firenze negli ultimi mesi del 1924, prontamente il 31 gennaio 1925 il Regio Provveditore del Piemonte Umberto Reda inviò l’elenco delle istituzioni scolastiche che gli avevano comunicato l’intenzione di partecipare alla Mostra: si trattava di tutte le istituzioni di Torino, Alessandria, Pinerolo, Biella e Torre Pellice, mentre per i comuni più piccoli partecipavano singoli istituti o singoli corsi (ad esempio il laboratorio femminile di Valenza). Non mancavano rappresentanze di colonie solari e marine oppure di singoli docenti. La selezione dei materiali, nel caso di Torino, pare essere
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avvenuta in particolare domandando direttamente alle scuole quali materiali avessero già a disposizione tra quelli richiesti dal Comitato fiorentino (fotografie, disegni ecc.): infatti un gran numero di missive destinate al Direttore Centrale delle Scuole Torinesi da parte delle singole scuole risale proprio al gennaio del 1925 e in esse ogni istituto inviava elenco dettagliato dei materiali posseduti tra fotografie di alunni intenti in esercitazioni, immagini degli edifici scolastici, diari degli scolari più meritevoli, i loro disegni più significativi, le officine. Terminato questo primo ‘censimento’, per le scuole ritenute di particolare significato (perché recenti o in fase di realizzazione o per lo stile architettonico di pregio) si era provveduto a far realizzare specifici disegni e fotografie, come mostra una lettera dell’Ufficio Tecnico di Torino all’Ufficio Istruzione:
«In merito alla richiesta riguardante l’organizzazione per il concorso della Città di Torino alla Mostra Didattica di Firenze si fa presente che l’importo approssimativo ascende a Lire 9.000»18.
Anche per raccogliere i dati statistici sull’istruzione torinese furono affidati incarichi ad hoc, elemento che ci rivela come queste informazioni non fossero prima disponibili: «quanto ai dati statistici richiesti circa gli edifici scolastici costruiti dal 1855 ai giorni nostri, si fa presente che questo Servizio (Ufficio Tecnico della Città di Torino, N.d.R.) dovette all’uopo fare ricerche presso la Civica Biblioteca»19. Allo stesso modo la Direzione Centrale delle Scuole comunali di Torino incarica il Direttore della scuola elementare Casati, Leopoldo Pogliani, di redigere una storia delle scuole comunali torinesi da inviare alla Mostra Didattica di Firenze che raccogliesse, come indicato dagli organizzatori, la storia dell’istruzione locale dal Medioevo in poi20. Il bollettino del Regio Provveditore restituisce puntualmente anche l’elenco dei materiali infine inviati a Firenze, tra cui particolare spazio risultano aver avuto i lavori femminili del Corso Integrativo, i lavori legati alle pratiche laboratoriali (cuoio,
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metallo, legno, latta, vimini), i sussidi didattici realizzati dagli alunni stessi relativi a modelli e materiali per l’insegnamento di scienze, geometria e metrica; diversi disegni applicati ai lavori; relazioni, quadri e foto di opere integrative alla scuola quali patronati, colonie, scuole festive; progetti edilizi nuovi; album fotografici con scene della vita quotidiana a scuola; album di disegni di alunni e insegnanti. Alcune scuole elementari inviarono saggio dell’intero percorso scolastico degli alunni. Accanto a ciò la città di Torino aveva voluto sottolineare i metodi innovativi promossi in alcune scuole cittadine, in particolare relativi all’insegnamento della geografia e della geometria e gli esperimenti di differenziazioni didattiche. Un accento particolare, infine, era stato posto sull’uso delle proiezioni cinematografiche nelle scuole comunali torinesi con la realizzazione di film didattici, sulle colonie e scuole all’aperto e sui giardini scolastici. L’impegno profuso da Torino - che insieme a Milano, Roma, Napoli, Genova e Firenze aveva potuto beneficiare di un particolare rilievo destinato alle sezioni Mostre Unitarie dei grandi Comuni - venne ricompensato: il 20 giugno 1925 giunge la notizia che il Presidente del Comitato della Mostra didattica di Firenze ha assegnato il diploma ‘Gran Premio’, la massima onorificenza. Anche le scuole elementari dei comuni piemontesi di Settimo, Leinì e San Benigno ottengono un buon risultato vincendo la medaglia di bronzo alla Mostra fiorentina. Il bilancio a posteriori da parte del Regio Provveditore, dunque, non può che essere positivo:
«Le maggiori città - specie Torino - si distinsero per compiutezza e genialità di lavoro e per ricchezza e abbondanza di materiale»21.
1. Corrado Ricci e Salomone Morpurgo furono personalità notevolissime nel panorama culturale italiano di quegli anni: Ricci, talento eclettico i cui interessi hanno spaziato dalla letteratura alla musica, dall’archeologia alla storia dell’arte, è stato uno dei primi e più importanti conservatori del patrimonio artistico italiano; Morpurgo, invece, un illustre filologo e grande Direttore di biblioteche, nonché fervente irredentista e patriota. Entrambi, una volta divenuti funzionari pubblici, si trovarono a svolgere il ruolo di ‘custodi’ e conservatori del patrimonio culturale: nell’ambito dei beni artistici Corrado Ricci, in quello delle biblioteche Salomone Morpurgo. 2. Si veda G. Calò in La Mostra Didattica Nazionale (Firenze, 1 marzo-15 aprile 1925), “I Diritti della scuola”, XXVI, 1925, 14, p. 209. 3. Lettera dattiloscritta su carta intestata della Mostra Didattica Nazionale con Sezione Internazionale (Firenze 1925). Sotto l’alto patrocinio dei Ministeri dell’Istruzione Pubblica e dell’Economia Nazionale, 24533/2-2-129 del 17 novembre 1924, Fondo Corrado Ricci, Biblioteca Classense, Ravenna. Si veda A. Bertusi, L’epistolario Morpurgo-Ricci. Prospettive di ricerca, tesi di Laurea in storia del manoscritto (Università di Bologna), 2013-2014. 4. Circolare ministeriale n. 48, 6 maggio 1923. 5. Si veda in proposito anche la nota 1, pag. 27, dell’articolo di J. Meda in P. Giorgi (cur.), Dal museo Nazionale della scuola all’Indire, Firenze, Giunti, 2010.
6. Parigi, 1879 e 1900; Milano, 1906, e Torino, 1898 e 1911. 7. S. Inaudi, A tutti indistintamente: l’Ente opere assistenziali nel periodo fascista, Bologna, Clueb, 2008; P. Giorgi (cur.), Dal Museo Nazionale della Scuola all’Indire. Storia di un istituto al servizio della Scuola Italiana, Firenze, Giunti, 2010, pp. 9-57. 8. Morpurgo s’impegnò molto nella promozione dell’alfabetizzazione e della scolarizzazione, sostenendo economicamente scuole e alfabetizzazione popolare. Così Ricci non dovette essere insensibile all’argomento avendo scritto l’Arte dei bambini, (Bologna, Zanichelli, 1887). Si veda: P. Morpurgo, Dal Risorgimento alla Costituzione della Repubblica Italiana del 1948: il diritto all’istruzione come garanzia del diritto alla cittadinanza, in <http://www.nautilus. tv/0401it/cultura/cultura/2giugno.htm> e B. Cestelli Guidi, Genesi e ricezione internazionale de ‘L’Arte dei bambini’ in A. Emiliani, D. Domini (cur.), Corrado Ricci storico dell’arte tra esperienza e progetto, Ravenna, Longo, 2004, pp. 29-49. 9. Lettera dattiloscritta 24533/2-2-129 del 17 novembre 1924 […]. 10. Lettera stampata, novembre 1924, Fondo Corrado Ricci, Biblioteca Classense, Ravenna. 11. Originario di Rosignano Marittimo, a Firenze Baldasseroni fu maestro, educatore e Direttore Generale delle scuole comunali.
12. Cfr. Bollettino del R. Provveditorato agli Studi di Torino, vol. II, 1924, p. 488. 13. Ibidem. 14. Cfr. Bollettino del R. Provveditorato agli Studi di Torino, vol. II, 1924, p. 512. 15. Cfr. Bollettino del R. Provveditorato agli Studi di Torino, vol. III, 1924, pp. 719 e 720. 16. Lettera all’Ufficio Istruzione da parte dell’Ufficio Tecnico dei Lavori Pubblici (Divisione I) della Città di Genova, datata 23 gennaio 1925. Archivio Storico Città di Torino, Fondo Affari e Istruzione, 1924/441. 17. Lettera al Direttore delle scuole torinesi da parte del Comune di Milano, firmata dal Direttore della scuola elementare di via Vignola, 9 febbraio 1925. Archivio Storico Città di Torino, Fondo Affari e Istruzione, 1924/437. 18. Lettera all’Ufficio Istruzione da parte dell’Ufficio Tecnico dei Lavori Pubblici (Divisione I) della Città di Torino, datata 23 gennaio 1925. Archivio Storico Città di Torino, Fondo Affari e Istruzione, 1924/441. 19. Ibidem. 20. Il lavoro di Pogliani, assai particolareggiato e ancora oggi fonte molto significativa per lo studio della storia della scuola torinese, venne dato alle stampe nello stesso 1925 con il titolo Le scuole comunali di Torino: origini e incrementi (Tipografia Vitali). 21. Cfr. Bollettino del R. Provveditorato agli Studi di Torino, vol. III, 1924, p. 831.
35
Radici di futuro
36
Lâ&#x20AC;&#x2122;innovazione a scuola attraverso i 90 anni dellâ&#x20AC;&#x2122;Indire
La didattica attiva in mostra: Firenze 1925
NUOVI STRUMENTI PER L’INSEGNAMENTO Il processo di trasformazione della
In quell’anno, con i nuovi programmi
scuola e della didattica passa anche
legati alla Riforma Gentile, le proiezioni
attraverso le innovazioni tecnologiche.
divengono di fatto obbligatorie e forte-
La necessità di disporre di apposite
mente promosse a livello ministeriale.
macchine per le proiezioni luminose,
I vetrini per le proiezioni luminose
fisse o animate, è avvertita in Italia e
conservati nell’Archivio Storico Indire
all’estero sin dagli ultimi anni dell’Ot-
giungono a Firenze in occasione della
tocento. A Torino nel 1909 nasce la
Mostra Didattica Nazionale del 1925 per
Sezione per le Proiezioni Luminose, che
attestare l’uso didattico delle nuove
darà vita negli anni Venti all’Istituto
tecnologie: in particolare, venivano
Italiano Proiezioni Luminose, capace di
utilizzati per l’insegnamento a scuola
distribuire alle scuole elementari ben
della storia e della storia dell’arte.
90.000 vetrini già nel 1923.
1.9
Ritratto del Re d’Italia Umberto II, vetrino per proiezioni luminose, 8x8 cm, anni Trenta. Foto C. Lacoppola. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Didattici.
1.9
1.10 1.11 1.12
1.11
Palazzo Re Enzo a Bologna, vetrino per proiezioni luminose, 8x8 cm, anni Trenta. Foto C. Lacoppola. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Didattici.
1.10
1.12
Ritratto di Giuseppe Mazzini, vetrino per proiezioni luminose, 8x8 cm, anni Trenta. Foto C. Lacoppola. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Didattici.
Il Perseo di Benvenuto Cellini, vetrino per proiezioni luminose, 8x8 cm, anni Trenta. Foto C. Lacoppola. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Didattici.
37
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
1.13
Al lavoro in classe con le immagini proiettate, da un album prodotto dalla Scuola elementare maschile “R. Pitteri”, Gorizia, anni Trenta. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Scolastici.
38
La didattica attiva in mostra: Firenze 1925
PROIETTORI PER LA DIDATTICA Sempre nel 1923, nello stesso anno del-
propaganda e cultura attraverso la ci-
la Riforma, la Direzione Generale per le
nematografia, e l’Unione Radiofonica
scuole elementari svolge una sommaria
Italiana (URI, poi EIAR, Ente Italiano
inchiesta per accertare la diffusione
Audizioni Radiofoniche, la futura RAI)
delle macchine per le proiezioni lumi-
che, nel decennio successivo, porterà la
nose nelle varie regioni italiane.
radio nelle scuole.
1.13 1.14
Il Trentino, con 108 comuni dotati di apparecchi e 10.000 vetrini didattici, detiene il primato. Vengono fondati l’Istituto Luce (L’Unione Cinema tografica Educativa), con compiti di
1.14
Apparecchi per proiezione, inserto pubblicitario in “I diritti della scuola”, n. 8, 1908, p. 68.
39
CAPITOLO 2
IL LAVORO ATTIVO
NELL’ISTRUZIONE
TECNICA E Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
PROFESSIONALE
Nel periodo
che va dagli anni Trenta ai
Quaranta, l’Istituto fiorentino - nel frattempo divenuto Museo Nazionale della Scuola (1937-1941) e poco dopo Centro Didattico Nazionale (1941-1953) - continua a ricevere dalle scuole italiane documentazione fotografica, materiali didattici e manufatti frutto dell’attività in classe. Risulterà evidente, nello scorrere le pagine che seguono, la prevalenza di materiali provenienti non tanto dalle scuole elementari, ma da istituti tecnici e professionali. In questi ultimi il ‘fare’ è orientato essenzialmente al futuro inserimento degli alunni nel mondo del lavoro. Per tutti i gradi di istruzione, in ogni caso, lo sviluppo tecnologico supporta l’attività didattica: il ‘cinematografo scolastico’ ne è uno degli esempi più significativi.
2.1
Lavorazione al tornio, scuola d’arte, anni Trenta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
LABORATORI DI ESERCITAZIONE PRATICA La dimensione del ‘fare’ viene valorizzata anche a livello di legge: le disposizioni del 1931 (Legge n. 889) ribadiscono che ogni istituto tecnico deve avere in dotazione officine e laboratori di esercitazione pratica «in relazione ai fini propri di ciascun istituto». In ottemperanza alla volontà ministeriale di promuovere questi percorsi di formazione, le scuole di avviamento e gli istituti tecnici inviano al Museo fiorentino tra gli anni Trenta e Quaranta numerosa documentazione fotografica relativa alle attività svolte nei laboratori. 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 2.7
2.8 2.9 2.10
2.2
Laboratorio merceologico: identificazione chimica della fibra del tessuto, Regio Istituto Tecnico Mercantile “P. F. Calvi”, Padova, anni Trenta. Foto A. Giordani, Padova. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
42
Il lavoro attivo nell’istruzione tecnica e professionale
2.3
Lezione di cucina, Regia Scuola di Avviamento Professionale a tipo commerciale e alberghiero “A. Bozzi”, Ponte di Legno (BS), anni Quaranta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico. 2.4
Lezione di nodi marinareschi in un istituto tecnico nautico, anni Trenta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
43
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
2.5
Imparare a insegnare: le giovani allieve di una scuola magistrale mettono in pratica quanto appreso, Istituto Magistrale e annesso Giardino d’infanzia “S. Slataper”, Gorizia, anni Trenta. Foto Arte Mio, Gorizia. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico. 2.6
Lezione di pittura e ceramica, Scuola d’Arte “F. Faccio”, Castellamonte (TO), anni Trenta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
44
Il lavoro attivo nell’istruzione tecnica e professionale
2.7
Lezione di dattilografia, Regio Istituto Tecnico Commerciale per geometri “G. B. Belzoni”, Padova, anni Trenta. Foto A. Giordani, Padova. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
45
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
2.8
Busto di Balilla, terracotta, alunno A. Guerrini, 1937-1938, Scuola d’arte. Foto L. Guasti. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Scolastici.
2.10
Laboratorio di ragioneria e tecnica mercantile, Regio Istituto Tecnico Commerciale e annessa Regia Scuola Tecnica Commerciale “P. F. Calvi”, Padova, anni Trenta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
2.9
Laboratorio di scienze: modellino didattico, anni Quaranta. Foto L. Guasti. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Scolastici.
46
Istruzione professionale: una diversa dimensione del ‘fare’ a scuola di CATERINA ORLANDI La mostra, che ha un percorso necessariamente visivo, presenta al visitatore molti materiali che provengono non dalle scuole elementari, ma da istituti tecnici e professionali, ovviamente i più adatti a realizzazioni di oggetti e strumenti anche di pregevole fattura. Va però ribadito che vi è una grande differenza tra l’attenzione pedagogica ed educativa riservata all’istruzione di base e quella riservata invece alle scuole tecniche e professionali, in cui era necessario tenere in considerazione le competenze specifiche da raggiungere. Ciò che è esposto permette quindi al visitatore di porre attenzione alla ricchezza di proposte che, comunque, il ‘sistema istruzione’ ha offerto dall’Unità ad oggi. La sfida per il futuro è di ricongiungere l’acquisizione di competenze squisitamente tecniche all’acquisizione di competenze sociali, civili, emozionali, comunicative. La storia dell’istruzione tecnica e professionale in Italia dopo l’Unità è, fin dall’inizio, nettamente separata sia da quella dell’istruzione di base, sia da quella destinata alle future leve dirigenti dello Stato e concretizzata nel ginnasio e nel liceo classico. L’istruzione tecnica e professionale ha radici antiche: nasce
Approfondimento Dopo il 1861, le scuole tecniche esistenti nelle varie regioni, circa una decina, vengono riorganizzate dalla Legge Casati, ma date in carico al Ministero dell’agricoltura, industria e commercio, a sottolineare la loro sostanziale diversità dal canale dell’istruzione elementare e secondaria classica. Alcune sono dedicate alla formazione fisico-matematica e industriale meccanica-metallurgica e aprono l’accesso alle facoltà universitarie di fisica, matematica e ingegneria. Altre sezioni di agrimensura e commerciale-ragioneria rilasciano diplomi di perito agrario, geometra, ragioniere. Sono scuole spesso prestigiose che richiamano allievi anche da altre regioni, hanno un corpo docente molto qualificato e impartiscono un’istruzione strettamente professionale, sul modello di analoghe scuole europee francesi e tedesche. La vita di queste regie scuole tecniche termina con la Legge Gentile: la sezione fisico-matematica diventa il nuovo liceo scientifico, accanto al quale nascono gli istituti tecnici commerciale, industriale, agrario, per geometri. Per quanto riguarda l’attenzione a una formazione professionale destinata a ruoli di minor livello, la Legge Casati e le successive modificazioni prevedevano corsi professionali destinati al miglioramento delle competenze di lavoratori adulti. Bisogna attendere la Legge Orlando n.407/1904 per una riforma della scuola elementare, che viene portata a 6 anni, 4 obbligatori per tutti, dopo i quali chi era destinato a continuare gli studi poteva accedere al ginnasio, e 2 di ‘corso popolare’ facoltativo, cioè di orientamento e formazione al lavoro con programmi che erano il fiore all’occhiello della pedagogia positivista per la precisione delle indicazioni didattiche. Il programma del corso popolare prevede «letture, aritmetica, nozioni di geometria e contabilità,
tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo in alcune città ita-
storia e geografia, istituzioni civili dello Stato e morale civile,
liane interessate dal nascente sviluppo industriale, come Torino,
elementi di scienze fisiche e naturali, di igiene, d’economia do-
Firenze, Terni, Trapani (una scuola nautica che verrà trasformata
mestica e modelli di disegno». Un programma, come si vede, di
in tecnico per geometri, per tornare solo di recente a essere un
tutto rispetto. Ma la richiesta dal basso di scuole che preparino
tecnico nautico), per opera di filantropi o di governanti illumi-
a un percorso di promozione sociale non trova eco nella Riforma
nati. L’istruzione tecnica e professionale intende servire alla
Gentile (1922-1923). La scuola superiore deve essere per pochi,
preparazione di quadri tecnici a livello dirigenziale per i quali la
liceo-centrica: lo spirito della legge si percepisce nelle parole del
tradizionale scuola classica non appare adeguata alla funzione.
suo estensore «le scuole [si intende qui parlare delle scuole
47
postelementari, ginnasio e liceo classico] tenute dallo stato devono essere poche ma buone». Non è necessario «che tutti i cittadini possano usufruirne [...]. La scuola deve essere sgombrata da tutta questa folla che vi fa ressa e abbassa ogni giorno di più il livello degli studi».1 Per gli altri, per i non destinati a diventare classe dirigente, basta la Scuola complementare, che nel 1923 sostituisce il corso popolare e nel 1928, con la Riforma Belluzzo, diventa Scuola di avviamento professionale (fino al 1962 e alla nascita della nuova scuola media). Ha corsi biennali e triennali (da questi ultimi, con un esame integrativo, è possibile passare a un istituto tecnico). Ha due indirizzi, uno industriale e uno commerciale. Vi sono scuole di avviamento maschili e scuole femminili, secondo un’impronta sociologica di divisione delle mansioni tipica dell’epoca. Alla Riforma Gentile va attribuita anche la ‘colpa’ dell’istituzione del Liceo femminile, scuola superiore per signorine, senza sbocchi universitari e con contenuti ottocenteschi, e un gradino più in basso il Magistero professionale per la donna, biennale, che preparava le ragazze a essere mogli, al governo della casa, all’economia domestica, ai lavori ‘femminili’. Scuole sostituite nel dopoguerra dall’Istituto tecnico femminile, attualmente e fortunatamente scomparso, di durata quinquennale, che dava un diploma di abilitazione professionale per le attività tecniche, rendendo idonei altresì all’insegnamento dell’economia domestica - poi applicazioni tecniche - nella scuola media. Alla Riforma Belluzzo spetta anche l’istituzione di corsi per la formazione pratica dei lavoratori gestiti dal Ministero dell’Educazione Nazionale. Nel 1938, con Bottai, si prevede la nascita degli Istituti professionali, non realizzati a causa della guerra. Nel dopoguerra, la situazione si complica per la contemporanea presenza di scuole professionali gestite dalle regioni e scuole professionali gestite dallo Stato ed è solo dal 1967 che gli istituti professionali rientrano nelle competenze del Ministero della Pubblica Istruzione.
1. G. Gentile, La nuova scuola media, in H. A. Cavallera (cur.), Opere complete, Firenze, Le Lettere, 1988.
48
2.11
Lezione di puericultura, scuola di magistero professionale per la donna, Milano, anni Trenta. Foto Crimella, Milano. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
49
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
L’ISTRUZIONE TECNICA FEMMINILE Dagli anni Trenta fino al dopoguerra, accanto alle lezioni dedicate all’educazione e all’abbigliamento e ricamo, l’attività pratica nell’istruzione tecnica femminile – come attestano i programmi ministeriali e le numerose fotografie provenienti da scuole di questo tipo giunte al Museo Nazionale della Scuola di Firenze – ha come oggetto la preparazione delle fanciulle alla vita familiare, al buon governo della casa e all’insegnamento dell’economia domestica e dei cosiddetti ‘lavori donneschi’. 2.12 2.13 2.14 2.15 2.16 2.17 2.18 2.19 2.20
2.12
I miei lavori, album di lavori di ricamo e uncinetto, Scuola elementare di Padri del comune di Bettola (PC), 1937. Foto C. Lacoppola. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Scolastici.. 2.13
Come mi preparo ad essere una brava mammina, album di lavori di ricamo e uncinetto, Scuola elementare “A. del Sarto”, anni Quaranta. Foto C. Lacoppola. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Scolastici.
50
Il lavoro attivo nell’istruzione tecnica e professionale
2.14
«Fare non basta, fare bene importa»: laboratorio per le esercitazioni pratiche di cucito e sartoria, Regia Scuola di Avviamento Professionale “A. Volta”, Genova, anni Trenta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
51
2.15
Lavoro femminile, album di lavori di ricamo e cucito, Scuola elementare, “E. De Amicis”, 1929-1930. Foto C. Lacoppola. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Scolastici 2.16
Economia domestica, album di cartamodelli e ricami, Regia Scuola di Avviamento professionale “A. Diaz”, Roma, anni Quaranta. Foto C. Lacoppola. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Scolastici. 2.17
Il ricamo nella sartoria, album di cartelloni didattici per lezioni di sartoria, Regia Scuola di magistero professionale per la donna “Principessa Maria Pia di Savoia”, Macerata, 1941. Foto C. Lacoppola. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Scolastici. 2.18
La tasca a soffietto, album di cartelloni didattici per lezioni di sartoria, Regia Scuola di magistero professionale per la donna “Principessa Maria Pia di Savoia”, Macerata, 1941. Foto C. Lacoppola. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Scolastici. 2.19
Lavoro progressivo per la realizzazione di una gonna, album per lezioni di sartoria, Regia Scuola di magistero professionale per la donna “Principessa Maria Pia di Savoia”, Macerata, anni Quaranta. Foto C. Lacoppola. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Scolastici. 2.20
Lavorazioni per la realizzazione della sottoveste e del pigiama, album per lezioni di sartoria, Regia Scuola di magistero professionale per la donna “Principessa Maria Pia di Savoia”, Macerata, anni Quaranta. Foto C. Lacoppola. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Scolastici.
52
Per volontà del ministro Giuseppe Bottai, i materiali della Mostra Nazionale (1925) poi Museo Didattico Nazionale (1937) divengono parte integrante di un progetto più ampio che assume prima la denominazione di Museo Nazionale della Scuola (1939) e poi, con il R.D. 19 luglio 1941, di Centro Didattico Nazionale (CDN). In quell’occasione, la sede passa dai locali di via Laura a quelli ancor oggi attivi presso lo storico edificio di Palazzo Gerini in via Michelangelo Buonarroti, riallestito, restaurato e arredato internamente a cura dell’architetto Giovanni Michelucci. Nel 2012 è stato realizzato un progetto di riallestimento virtuale del Museo Nazionale della Scuola di Firenze (1941), poi Centro Didattico Nazionale, creato dagli studenti dell’Istituto Tecnico Tecnologico “G. Chilesotti” di Thiene (VI) nell’ambito di un percorso di didattica laboratoriale della storia teso alla valorizzazione del ricco patrimonio documentario presente nell’Archivio Storico Indire. www.indire.it/museonazionaledellascuola
53
Radici di futuro
UN ESEMPIO DI ATTIVITÀ LABORATORIALE A SCUOLA
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
specializzazione in orologeria). Questo elaborato didattico è costruito quasi interamente a mano grazie ad
2.21
Orologio astronomico, realizzato dagli alunni dell’Istituto di Stato per l’orologeria e la meccanica fine di Roma, anni Trenta. Foto L. Guasti. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Scolastici.
2.22
Il cinematografo per la scuola, inserto pubblicitario in “I diritti della scuola”, n.1, 1933, p. 26. 2.23
Aula scolastica per proiezioni, Regia Scuola Tecnica Agraria “G. Cantoni”, Treviglio (BG), 1935-1939. Foto Mola. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
54
Uno dei prodotti frutto del ‘fare’ a
appositi strumenti di precisione e ha
scuola - inviato, come molti altri ma-
la caratteristica di avere gli indici di
nufatti, al Museo Nazionale della
misurazione del tempo indipendenti
Scuola di Firenze - è l’orologio astro-
l’uno dall’altro. La forza motrice è
nomico, un tempo esposto nella sa-
data dall’unico peso che garantisce
letta dedicata agli istituti tecnici in-
un’oscillazione costante. Le oscilla-
dustriali. Si tratta di un orologio a
zioni del pendolo sono inferiori a due
pendolo a movimento scoperto, ese-
gradi, isocrone, quindi praticamente
guito alla fine degli anni Trenta dagli
esatte. L’orologio posa su un apposito
alunni dell’Istituto di Stato per l’oro-
mobile dal piano inclinato, sulla cui
logeria e la meccanica fine di Roma
parte superiore sono applicate oggi
(scuola allora unica nel suo genere in
fotografie luminose che riproducono
Italia, collegamento fra il settore in-
i vari tipi di ‘scappamento’ allora in
dustriale propriamente detto e la
uso nell’industria di orologeria. 2.23
Il lavoro attivo nell’istruzione tecnica e professionale
LA CINEMATOGRAFIA SCOLASTICA Il ‘fare’ in modo diretto è accompagnato dal ‘veder fare’:
Dagli anni Trenta il dibattito sull’uso del cinema a scuola
il cinema scolastico permette di osservare in maniera in-
si intensifica: nascono specifiche riviste tra cui la “Rivista
diretta e supporta dunque l’impostazione scolastica del
internazionale del cinema educatore” e vengono intra-
periodo, quando il governo italiano gioca un ruolo di pri-
prese iniziative di valorizzazione che portano nel 1938
mo piano nella creazione dell’Istituto Internazionale di
all’istituzione, presso il Ministero dell’Educazione
Cinematografia Educativa (IICE), nato nel 1928 sotto l’e-
Nazionale, della Cineteca Autonoma per la Cinematografia
gida della Società delle Nazioni.
2.21 2.22 2.24
Scolastica, tesa anche a perseguire fine propagandistici.
2.24
Sala per le proiezioni fisse e cinematografiche. Apparecchi ICA e Istituto IV. Acquisiti presso l’Istituto Italiano Proiezioni Luminose, Regia Scuola Tecnica “G. Migliara”, Alessandria, anni Trenta. Foto Studio C. Ribourt, Alessandria. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
55
Radici di futuro
56
Lâ&#x20AC;&#x2122;innovazione a scuola attraverso i 90 anni dellâ&#x20AC;&#x2122;Indire
Il lavoro attivo nell’istruzione tecnica e professionale
CINEMA E SCUOLA NEL DOPOGUERRA L’ausilio tecnologico alle lezioni costituito dalla cinematografia scolastica permane anche nel secondo dopoguerra, disciplinato prima dalla Legge Lamberti del 1950 e poi dalla Legge Segni del 1953. Quest’ultima sancisce la libertà d’uso del film didattico nella scuola (in precedenza inficiata dalla censura di Regime), abrogando la legge istitutiva della Cineteca Autonoma per la Cinematografia Scolastica del 1938, cui subentrano il Centro Nazionale
Sussidi
Audiovisivi
Scolastici e i Centri Provinciali per la Cinematografia Scolastica dipendenti dai Provveditorati. 2.25
2.25
Visione di un filmato educativo in occasione del Convegno della cinematografia didattica, promosso e organizzato dal Centro Didattico Nazionale, Palazzo Gerini, 1950, Firenze. Bazzechi Fotografia, Firenze. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
Anche il Centro Didattico Nazionale (CDN) di Firenze è impegnato in prima linea su questo tema: il 25 febbraio 1950 promuove infatti un convegno nazionale di cinematografia scolastica, in seguito al quale prende vita un’iniziativa che prevede ogni sabato la proiezione di documentari presso la sede del Museo, rivolta a tutti coloro che si interessano di cinema a scuola e di cinema come sussidio didattico per l’insegnamento scientifico e matematico. Per stimolare la produzione di nuovi filmini didattici, nel 1952 il Presidente del Centro Didattico Nazionale, Giovanni Calò, bandisce un concorso rivolto alle scuole italiane, con l’invito a presentare soggetti cinematografici che illustrino momenti di lezioni scolastiche e, in particolare, di esercitazioni di lavoro o di ogni altro argomento legato alla didattica non tradizionale.
57
CAPITOLO 3
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
LA SCUOLA AGRARIA E LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE
Due specifici aspetti legati al ‘fare’ nella didattica e all’innovazione hanno avuto particolare sviluppo nel contesto dell’educazione promossa dal Regime: la scuola agraria e la radio rurale. Si riscontra, infatti, una rinnovata attenzione verso le scuole agrarie a partire dal Regio Decreto n. 3214 del 1923 che cerca di dare un assetto unitario alle 27 scuole pratiche e alle 7 scuole speciali allora esistenti. Si susseguono negli anni Trenta varie riforme strutturali di tutte le Scuole Tecniche: le Scuole Agrarie divengono dunque Istituti Tecnici Agrari e sono dotati di mezzi e spazi ulteriori per le attività pratiche, con l’idea di formare futuri lavoratori agricoli competenti all’uso delle nuove tecnologie. Le attività in classe delle scuole delle zone rurali più remote sono condizionate dagli intenti educativi specifici del Regime anche grazie a un importante supporto tecnologico: la radio.
3.1
Meccanizzazione agraria: scuola di guida sulla trattrice, Regia Scuola Tecnica Agraria, Padova, anni Trenta. A. Giordani, Padova. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
Radici di futuro
Lâ&#x20AC;&#x2122;innovazione a scuola attraverso i 90 anni dellâ&#x20AC;&#x2122;Indire
3.2
Esercitazioni di potatura del pero, Regio Istituto Tecnico Agrario, Padova, anni Trenta. Foto A. Giordani, Padova. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
60
La scuola agraria e le innovazioni tecnologiche
3.3
Lezione pratica di tecnica agraria, scuola di avviamento professionale a tipo agrario, anni Quaranta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
L’ISTRUZIONE AGRARIA: PRATICA E LAVORO L’attenzione verso l’insegnamento agrario si collega anche all’avvio della seconda fase della bonifica integrale che fino al 1938 si limita solo all’Agro Pontino e poi interessa Sicilia, Puglia e Campania1. Anche dopo la fine del Regime, la scuola continuerà a proporre tre tipi di esercitazioni: lavoro artigiano, lavoro femminile e lavoro agricolo.
3.1
3.2
3.3
1. Ministero dell’Educazione Nazionale, Atti del Convegno dell’istruzione Agraria e Rurale di Palermo, 1940, Roma, Arti Grafiche F.lli Palombo, 1940, p.15.
A partire dagli anni Venti la scuola, quale strumento di propaganda, necessita di esser mostrata alla collettività. In particolare, viene esibita l’istruzione tecnica, che ha poca visibilità, ma che concorre fortemente allo sviluppo del Paese e che, a differenza di quella umanistica, come espresso da Giovanni Calò in occasione della Mostra Didattica Nazionale del 1925, è particolarmente adatta a essere rappresentata attraverso la documentazione visiva: «Dell’insegnamento secondario di cultura e di quello professionale è intuitivo che quest’ultimo è particolarmente adatto a figurare vistosamente in una mostra». La fotografia è pertanto uno dei mezzi chiamati a documentare la scuola in quegli anni e si inserisce nell’ambito della creazione di un’immagine di massa destinata a un vasto pubblico. Nel caso del Centro Didattico Nazionale di Firenze, la gestione del Museo e dei materiali destinati alla documentazione della scuola è nelle mani del Ministero dell’Educazione Nazionale che ne affida le decisioni al Direttore. Tale carica dal 1938 è ricoperta da Nazareno Padellaro, figura fortemente voluta dallo stesso ministro Bottai e nota per la sua volontà di cambiamento rispetto a Giovanni Calò, pedagogista più in linea con l’impostazione liberale di Giovanni Gentile. Nel museo di Palazzo Gerini in quegli anni le fotografie sono esposte nel ricercato mobilio disegnato dall’architetto Giovanni Michelucci, insieme a modelli in scala ridotta di strumenti per la didattica, macchinari in dotazione agli istituti tecnici-professionali, pannelli illustrativi e oggettistica varia.
61
La documentazione fotografica della scuola nell’archivio Indire
gonista l’Istituto negli anni della seconda guerra mondiale e i
di IRENE ZOPPI
servate nel fondo fotografico dell’Indire rappresentano una
La storia che ha portato alla costituzione del fondo fotografico dell’Indire nasce anch’essa con la Mostra Didattica Nazionale di Firenze del 1925 e prosegue grazie alla costituzione del Museo della Scuola voluto da Calò, in cui i materiali della mostra confluirono e continuarono ad accrescersi. Nelle richieste per ricevere altro materiale espositivo si faceva esplicito riferimento anche a fotografie da inviare sia sciolte sia in appositi album: «Qual è il materiale che si accoglie nel museo didattico nazionale. [...] Materiale iconografico illustrativo dei locali, delle condi-
Approfondimento di questo materiale, dato lo spostamento del fondo nelle diverse sedi del Museo Didattico Nazionale, prima in via Laura, poi nella definitiva sede del Centro Didattico Nazionale (CDN) in Palazzo Gerini nel 1941. Nonostante le vicende di cui è stato poi protadanni provocati dall’alluvione del 1966, le fotografie oggi conparte significativa di un nucleo archivistico che ha certamente subìto perdite e alterazioni, ma che risulta comunque in ottimo stato conservativo. Oltre che da fotografie sciolte, il fondo è costituito anche da 91 album fotografici, di cui 47 creati da istituti scolastici italiani e inviati al CDN tra gli anni Trenta e il 1943 e successivamente negli anni Cinquanta e Settanta, e 44 album prodotti dal CDN stesso a partire dal 1941 e dedicati agli istituti agrari. Questi sono esempi unici di aggregazione di materiale fotografico specificatamente riferito alla scuola e connotato in relazione a un’istituzione uffi-
zioni e dell’attività della scuola e delle istituzioni parascolastiche
ciale e di richiamo nazionale quale fu il Centro Didattico Nazionale
(locali scolastici, palestre, campi di giuoco, dopo-scuola, ricre-
di Firenze. Gli album fotografici inviati dalle scuole, che si distin-
atori, organizzazioni di Balilla e Avanguardisti, patronati scola-
guono per fatture e materiali diversi, forniscono un’interessante
stici, colonie, biblioteche e casse scolastiche etc.).
fonte documentaria non solo per le fotografie che li compongono,
[...] Il materiale va spedito in pezzi distinti. Può essere raccolto in un album di non eccessive proporzioni, quello iconografico
ma anche per la presentazione delle immagini, corredate da didascalie, grafiche e disegni realizzati da alunni e insegnanti. Gli
illustrante i locali e la vita di una determinata scuola o Istituto
album realizzati dal CDN sono invece importanti elementi super-
nel suo complesso, o quello consistente in lavori scritti o prove
stiti dell’allestimento museale realizzato in Palazzo Gerini nel
grafiche degli alunni»1.
1941, e rappresentano l’originale scelta che l’ente sviluppò per
Nel fondo fotografico dell’Archivio Storico Indire sono oggi
mostrare il materiale fotografico ricevuto dalle scuole italiane a
conservate circa 14.000 fotografie relative alla documentazione
indirizzo agrario, la cui didattica fu, proprio negli anni Quaranta,
della scuola italiana nel periodo compreso tra il Ventennio fa-
al centro dell’attenzione delle riforme attuate dalla Carta della
scista e gli anni Settanta. L’ordinamento attuale del materiale
Scuola. Un’altra parte del nucleo archivistico fotografico dell’In-
fotografico risale al lavoro svolto dall’ente nel 2009 e consiste
dire è costituito da diciotto cartelle contenenti fotografie dedicate
in una sua suddivisione basata su criteri iconografici che distin-
alle scuole italiane a indirizzo artistico2.
guono le immagini per aree tematiche (arredo, laboratori, edu-
Nel contesto espositivo del museo-laboratorio voluto da Calò
cazione fisica, ecc.), grado d’istruzione (materna, elementare,
a partire dal 1926 e perseguito dai suoi successori del Ministero
istituti professionali, ecc.) e appartenenza regionale della scuola rappresentata.
della Pubblica Istruzione, la fotografia rientrava in quel genere di materiale «iconografico illustrativo»3 cui era richiesto un
Nessuna informazione attesta quale fosse l’ordine originario
62
fine sia educativo sia descrittivo. La fotografia era intesa quale
sussidio visivo che fungesse da testimonianza dell’autenticità
lavoro di descrizione catalografica, esse possono rappresentare
degli elaborati realizzati dagli alunni ed esposti nel Museo:
fonti documentarie per la conoscenza specialistica di svariati am-
«Un laboratorio della scuola: [...] desidero fin da questo mo-
biti, quali la storia dei sussidi didattici, dell’abbigliamento scola-
mento avvertire i distratti che il centro non sarà una mostra, non
stico nonché dei progressi tecnici e industriali. Grazie al supporto
avrà quindi mai la vistosità pubblicitaria di certe mostre. Quanto
di strumenti informatici come ad esempio FotoEdu6 è possibile
è qui raccolto dev’essere guardato con lo stesso occhio con cui
descrivere in fase di catalogazione, oltre che i contenuti iconogra-
l’operaio, di tanto in tanto, guarda il suo lavoro per compiacersi
fici dell’immagine, anche gli aspetti materiali della fotografia
e per pentirsi, per correggersi, per rifinirsi, per prendere nuova
quale oggetto ‘fisico’, come iscrizioni e timbri che ne possono
speranza e nuovo vigore»4.
denotare altri contenuti ‘comunicativi’ e ne costituiscono il suo
Nel museo del CDN, accanto agli elaborati scolastici, in alcuni
‘essere documento’. Un confronto può quindi svilupparsi facendo
casi erano quindi esposte anche fotografie che documentavano
interagire questi materiali con altri oggetti propri degli studi in
il momento della realizzazione materiale degli elaborati stessi,
quei settori, mettendoli in relazione anche con le altre tipologie
durante le ore di lezione5, assetto perseguito anche nei successivi
di materiale, librario e illustrativo a stampa, conservato nell’ar-
riallestimenti museali degli anni Cinquanta.
chivio Indire. L’Archivio Storico infatti custodisce anche il Fondo
In questo contesto, le fotografie del fondo fotografico dell’Ar-
Materiali Scolastici costituito da quaderni, disegni e raccoglitori
chivio Storico Indire, oltre che strumenti per raccontare la storia
di elaborati degli alunni, inviati a Firenze fino agli anni Settanta
delle scuole, possono rappresentare fonti interessanti per studi
del Novecento, e di cui la documentazione fotografica parallela-
nei diversi settori, non solo pedagogici e sociali. Considerate nei
mente inviata all’Istituto fiorentino rappresenta un pendant visivo
loro aspetti iconograficamente rilevanti, in quanto testimoni di determinati ambiti della storia della didattica, attraverso un
altrettanto interessante, la cui indagine congiunta potrebbe es-
1. Gli appelli erano stati diramati tramite circolari del Ministero della Pubblica Istruzione e riportati nella rivista che ne era eco, “I diritti della scuola”, oltre che nel bollettino del museo stesso “Vita scolastica”. Qual è il materiale che si accoglie nel museo didattico nazionale, “Vita scolastica”, I, 1929, 2, p. 7. 2. Databili agli anni del secondo dopoguerra, quando l’Istituto nel 1949 riprese la sua attività. Le fotografie dell’allestimento museale di Palazzo Gerini nel 1949 testimoniano la presenza delle cartelle nella Sala delle Mostre, dedicata agli istituti d’arte e collocata al secondo piano dell’edificio. 3. Qual è il materiale che si accoglie nel museo didattico nazionale, cit., p. 7.
sere fonte di nuove analisi.
4. G. Bottai, Il centro didattico nazionale inaugurato a Firenze. Il discorso del ministro, “I diritti della scuola”, XLII, 1941, 4, p. 59. 5. In merito vi è la documentazione fotografica relativa alla Sala degli Istituti Tecnici Industriali, conservata nell’archivio fotografico Indire. Alle pareti si appoggiavano teche in legno e vetro, ognuna dedicata a una scuola tecnica d’indirizzo diverso, in cui erano affisse fotografie che ritraevano studenti intenti alla stampa meccanica, allo sviluppo delle fotografie, al disegno tecnico o a lavoro in laboratori attrezzati con strumentazioni meccaniche. Accanto a queste fotografie, esposti nelle teche, vi erano anche gli elaborati prodotti nelle circostanze ritratte, o comunque realiz-
zati in contesti similari (prove di stampa editoriale, provini di stampe fotografiche, disegni di progettazione tecnica e anche strumentazioni tecniche utilizzate durante le tipologie di lezioni ritratte nelle fotografie). Un’altra testimonianza di utilizzo similare della fotografia nel contesto espositivo del CDN lo si ha grazie alle fotografie che documentano l’allestimento della Sala delle Scuole di Magistero Professionale per la Donna, posta al primo piano di Palazzo Gerini. 6. Il progetto Fotoedu vuole valorizzare e condividere il prezioso patrimonio fotografico documentario dell’Indire, il cui nucleo originario risale alla Mostra Didattica Nazionale del 1925.
63
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
UN NUOVO STRUMENTO PER LA DIDATTICA Il mobile radio modello Multigamma, prodotto negli anni Quaranta da IMCA Radio di Alessandria, è uno degli oggetti un tempo esposti al Museo fiorentino, oggi Indire. Per raggiungere tutte le periferie della nazione, nel 1933 si avvia in Italia un primo esperimento di utilizzo della radiofonia in ambito scolastico: le scuole e i luoghi di riunione collettiva vengono dotati di un ricevitore. Si tratta di un apparecchio a prezzo imposto – più modesto di quello conservato nell’Archivio Storico Indire – con caratteristiche standardizzate. L’apparecchio era acquistabile solo dagli enti governativi e dagli istituti scolastici. Grazie a questa manovra, tre milioni di scolari italiani hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con un mezzo di comunicazione altrimenti inaccessibile ed elitario a causa degli alti costi.
3.4
Mobile radio modello Multigamma prodotto da IMCA Radio di Alessandria, anni Quaranta. Foto C. Lacoppola. Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Scolastici.. 3.5
La nostra radio, da un album prodotto dalle scuole di Reggio Emilia, 1937, Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Scolastici.
64
3.4
3.5
65
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
LA RADIO RURALE A partire dal 1933, l’Ente Radio Rurale - affidato alla presidenza di Achille Starace, segretario nazionale del Partito Fascista - gestisce una complessa operazione mediatica che vede, tra le varie cose, una programmazione radiofonica rivolta specificamente agli alunni delle scuole rurali. Le trasmissioni hanno inizio nell’aprile 1934 con cadenza trisettimanale (lunedì, mercoledì e sabato alle ore 10.30, per una durata di circa 30 minuti), avviando un’embrionale forma di istruzione a distanza che sfrutta le vaste opportunità messe a disposizione dalla radiofonia. Dopo una prima fase di silenzioso e composto ascolto, gli allievi sono invitati a mettere in pratica quanto appreso, attraverso il disegno o il componimento testuale. L’Archivio Storico Indire custodisce anche il Fondo Materiali Scolastici in cui è conservata una preziosa documentazione (disegni, quaderni e appunti), giunta in quegli anni al Museo Didattico Nazionale di Firenze e relativa all’uso della radio rurale: essa offre la possibilità di ricostruire alcuni aspetti della percezione degli alunni rispetto alle lezioni svolte con il supporto della radiofonia.
3.6
3.6
Lezione radiofonica di disegno, da un album prodotto dalle scuole di Reggio Emilia, 1937, Archivio Storico Indire, Fondo Materiali Scolastici.
66
La scuola agraria e le innovazioni tecnologiche
67
CAPITOLO 4
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
LA SCUOLA ATTIVA DEL DOPOGUERRA
Dopo gli anni della guerra, la scuola continua a enfatizzare l’importanza del lavoro attivo da parte dello studente: gli alunni sono avviati alla conoscenza pratica, considerata - come riportano i programmi ministeriali del 1945 - base per la rinascita nazionale e per la «costruzione di saldi e pacifici rapporti di collaborazione tra i popoli». Quanto alle innovazioni, lo sviluppo del progresso tecnologico nell’Italia del boom economico si riflette anche nella scuola: fanno la loro comparsa piccoli macchinari tipografici, ciclostile, televisione e, infine, i primi computer. L’Archivio Storico Indire non solo documenta questo cammino verso l’innovazione, ma conserva traccia delle numerose proposte che l’Istituto fiorentino ha promosso in prima persona in questi anni a supporto della didattica.
4.1
Ricerca e osservazione con l’aiuto del maestro, Scuola elementare “C. Battisti”, Firenze, anni Cinquanta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
LEZIONE SUL LIBRO DI TESTO Il paradigma educativo su cui si fonda la lezione tradizionale e su cui si costruisce la didattica è stato a lungo quello dell’utilizzo prevalente del manuale. Ben presto il manuale verrà ‘scomposto’ e ‘rimontato’ da alunni e insegnanti che, partendo dall’osservazione di ciò che li circonda e dai fatti di cronaca, realizzeranno nuovi testi e approfondimenti scritti. La motivazione dello studente diviene quindi fortemente presente nelle dinamiche di classe e anche la valutazione non è più basata sulla conoscenza nozionistica e spesso puramente mnemonica di quanto il manuale ufficiale propone.
70
4.2
La scuola attiva del dopoguerra
4.2
Lezione sul libro di testo, Scuola elementare di Diano Borello (IM), anni Cinquanta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
71
Dal sussidiario al ciclostile: tracce di storia di libri di scuola di ALESSANDRA ANICHINI Negli anni dell’unificazione nazionale e in quelli seguenti, il nuovo Stato italiano si pone il problema della lotta all’analfabetismo e della costruzione di una coscienza nazionale. Si tratta di avviare il processo di integrazione dei ceti popolari nella vita sociale e di costruire una ‘identità nazionale’: obiettivo arduo per una popolazione che è stata divisa per anni da profonde differenze di storia e di lingua. La scuola e l’istruzione sono lo strumento eletto per il raggiungimento di questo obiettivo, perseguito dai governi dalla metà dell’Ottocento in avanti. Dal 1859, il Real Decreto 3725 del 13 novembre 1859, a firma di Gabrio Casati, rende obbligatori almeno due anni di istruzione di base. Nel 1867 vi saranno ulteriori integrazioni al decreto e, nel 1877, la Legge Coppino (L. 3961 del 15 luglio 1877) ribadirà l’obbligo, limitandolo «al corso elementare inferiore, il quale dura di regola fino ai nove anni, e comprende le prime nozioni dei doveri dell’uomo e del cittadino, la lettura, la calligrafia, i rudimenti della lingua italiana, dell’aritmetica e del sistema metrico»; l’obbligo «può cessare anche prima se il fanciullo sostenga con buon esito sulle predette materie un esperimento che avrà luogo o nella scuola o innanzi al delegato scolastico, presenti i genitori od altri parenti». Dal 1860 in avanti, dunque, l’istruzione del grado inferiore comprende discipline di base definite dalla legge, alle quali si aggiungono i primi elementi della geometria e il disegno lineare per le scuole maschili superiori e i ‘lavori donneschi’ per le scuole femminili. Tra le discipline del corso superiore figura anche la ‘tenuta dei libri’, a testimonianza dell’importanza che il libro ha assunto nella formazione.
72
Approfondimento Mentre si assume l’onere di provvedere alla gestione dell’istruzione pubblica, lo Stato ha avviato un graduale processo di controllo del libro scolastico, strumento didattico per eccellenza, in anni in cui la preparazione dei docenti, soprattutto nelle aree rurali, non è garanzia della qualità dei contenuti trasmessi e di quell’uniformità culturale a cui si aspira. Il controllo dei libri di testo diventa una preoccupazione costante per i legislatori, anche perché la diffusione della scuola pubblica ha favorito la nascita di una produzione libraria a carattere locale che sfugge al controllo di qualità garantito dalle case editrici affermate e genera il proliferare di ‘libri di scuola’ che sono spesso opera dei docenti stessi. Questa «ampia e sconfinata libertà nell’uso dei libri di testo»1 si rivela elemento ostacolante per il raggiungimento di «un indirizzo pedagogico uniforme» e induce le istituzioni ad attivare vere e proprie azioni di contrasto. Nasce la questione ‘libro di scuola’, inteso come compendio di conoscenze da trasmettere agli studenti, questione affiancata da un dibattito acceso sui ‘classici’ utilizzati nella didattica alla stregua di libri di testo (i ‘classici’ hanno bisogno oppure no di edizioni a uso scolastico più o meno purgate oppure è preferibile il contatto con gli autori in presa diretta?) e da riflessioni sull’uso dei libri di lettura nati non esplicitamente per la scuola, ma trattati come testi scolastici (esempi tipici sono il Cuore, Pinocchio, La storia di un boccone di pane, Le memorie di un pulcino e le Noterelle di uno dei Mille, gli innumerevoli volumi di Pietro Thouar). Nella circolare n. 422 del 24 febbraio 1875, il ministro Bonghi insiste sull’uso dei libri di testo nelle scuole pubbliche nella specifica versione del manuale, per ovviare alla possibile impreparazione degli insegnanti, diversi per formazione nelle varie aree della penisola e talvolta ostili nei confronti del nuovo assetto politico. Ancora, nel 1890 il ministro della Pubblica Istruzione Paolo Boselli, di fronte a una situazione definita di «vera anarchia», auspica che si possa «mettere in ordine l’arruffata matassa» dei libri di testo (Camera dei Deputati 1890 56-58). Nei decenni successivi, i Programmi per la scuola si susseguiranno, mutando di volta in volta le indicazioni relative alle discipline di insegnamento e ai metodi da utilizzare. Nel 1888 il
ministro Paolo Boselli aumenta il numero delle discipline d’in-
dei testi per le singole materie e classi, pubblicate dagli stessi
segnamento (R. D. 5724 del 25 settembre 1888). Nei Programmi
autori». Scrive ancora Lombardo Radice: «Il difetto più grave di
del 1894 di Guido Baccelli si accentua la funzione educativa del
questi sussidiari è che si sostituiscono al maestro e ne tentano
libro di lettura (R.D. 525 del 3 novembre 1894). Nel 1905, con il
la pigrizia, offrendo già bell’e pronta la distribuzione e la pro-
ministro Vittorio Emanuele Orlando, si insiste sull’importanza
porzione della materia».
della gradualità dell’apprendimento e del rapporto con il mondo in cui lo studente vive (R.D. 43 del 29 gennaio 1905). Il libro di lettura è sempre più al centro delle indicazioni ministeriali. I nuovi programmi suggeriscono quali siano i libri da utilizzare nelle classi: in prima e in seconda è obbligatorio il libro di letture e quello di aritmetica; in terza e in quarta sono invece obbligatori i libri di lettura e di aritmetica e facoltativo il libro di Nozioni varie, nozioni di grammatica, storia e geografia, diritti e doveri; in quinta e sesta sono obbligatori i libri di Letture, aritmetica, nozioni di geometria e contabilità, storia e geografia, istituzioni civili dello Stato e morale civile, elementi di scienze fisiche e naturali, di igiene, d’economia domestica, modelli di disegno; facoltativo è il Manualetto di lavori femminili, oltre a testi speciali per l’agraria e per altre materie facoltative introdotte nei programmi. Intanto, i libri di scuola sono mutati: alcune case editrici pubblicano i ‘libri sussidiari’ con le prime illustrazioni a tratto, nella logica del nuovo modello didattico delle ‘lezioni di cose’. Al libro si affiancano altri strumenti, come tabelloni didattici o tavole parietali, dedicati alle scienze naturali, al corpo umano, all’igiene, alla tecnologia, alla fisica e all’educazione morale. La riforma Gentile del 1923 (R.D. n. 3126) e i Programmi che la accompagnano incentivano ulteriormente lo sviluppo e la diffu-
Alla vigilia della riforma di Giovanni Gentile, l’esigenza di procedere a una selezione dei testi di scuola è diventata una necessità impellente. «In molti libri di testo manca quella grammatica della vita del pensiero che è la connessione delle idee; in moltissimi si sente che l’autore non si è proposto di scrivere per i bambini, dei quali non ha esperienza […] Una ripulitura, sia pur sommaria, delle erbacce cresciute nel campo dei libri di testo, è dunque assai opportuna»2: sono parole di Giuseppe Prezzolini, che presiede il sottogruppo incaricato di esaminare i volumi di storia e geografia, nell’ambito della Commissione centrale per l’esame dei libri di testo, presieduta da Lombardo Radice. L’Italia degli anni Venti ha così legittimato un lavoro di «epurazione dei testi scolastici» (sono parole dello stesso Radice) che era stato già avviato a livello provinciale e regionale fin dagli ultimi decenni dell’Ottocento, quando si era avvertita l’esigenza di porre un freno al proliferare di pubblicazioni di bassa qualità che rispondeva a esigenze locali e che sosteneva un mercato capillarmente diffuso sul territorio nazionale. Nell’attesa della nomina delle Commissioni regionali incaricate della revisione, viene nominata una Commissione nazionale presieduta da Lombardo Radice (R.D. 11 marzo 1923) per approvare in via transitoria gli elenchi dei testi per gli anni 1923-1924 e 1924-1925. La
sione del sussidiario come specifica tipologia di libro scolastico.
Commissione lavora per 14 mesi, esaminando 459 libri di lettura
L’Ordinanza Ministeriale dell’11 marzo 1923 stabilisce la tipolo-
dei quali ben 222 vengono bocciati, mentre i restanti sono sud-
gia di libri che rappresentano il corredo scolastico indispensabile
divisi in cinque categorie, secondo il livello. Nella relazione finale
per l’alunno delle scuole elementari, anche se lo stesso Giuseppe
del 1924, Giuseppe Lombardo Radice scrive: «Il miracolo – si può
Lombardo Radice, Direttore Generale per l’istruzione elementa-
dirlo – è compiuto: spezzati i vecchi stereotipi, gettati al macero
re e principale estensore dei Programmi per la scuola elementare,
i milioni di esemplari di testi riprovevoli, sciatti, spropositati,
tuttavia, riconosce il limite di questo strumento: «La caratteri-
antiquati. Coraggio ha avuto il Ministro nel voler un tal risultato
stica dei sussidiari sta in ciò che sono trattatelli o ristretti delle
per il bene della scuola; ma non minore è stato il coraggio dell’in-
varie materie di insegnamento messi insieme materialmente,
dustria libraria italiana che ha collaborato con il Ministero per
senza vita comune, perché sono, non di rado, stentate riduzioni
ottenerlo, accettando (e era anche la giusta penitenza) il
73
sacrificio per homines economici più penoso: quello di svalutare e di distruggere forti giacenze dei propri prodotti»3. L’operazione, voluta strenuamente da Lombardo Radice, è destinata a degenerare poi negli anni seguenti, fino all’istituzionalizzazione del testo unico per la scuola, introdotto dal governo di Mussolini nel 1929 (Legge 7 gennaio 1929, Norme per la compilazione del testo unico), a garanzia degli aspetti persuasori che il sistema di formazione attua per conto del governo. Il testo unico assicura la trattazione di argomenti selezionati, affrontati secondo l’ottica di regime, consentendo in questo modo il controllo pressoché totale della formazione. La risoluzione getta lo stesso Lombardo Radice nella più profonda disillusione, per la frustrazione di un lavoro sostenuto con tenacia che rivela esiti lontani dalle sue previsioni. In una lettera a Gentile del 15 novembre 1928, Lombardo Radice esprime la propria delusione collegando l’introduzione del testo unico con il fallimento del suo tentativo di «organizzare la scuola»4. Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, le sorti della scuola italiana sono affidate all’opera del colonnello Carleton Washburne, Capo della Commissione alleata e noto pedagogista di scuola deweyana, che influenza la stesura dei nuovi programmi del 1945, aderenti ai dettami della nuova pedagogia attivistica5. Nelle scuole nuove cambiano anche i libri e cambia, soprattutto, la funzione a essi affidata. Nel Dizionario Enciclopedico di Pedagogia della Casa Editrice S.A.I.E di Torino, la cui prima edizione risale al 1958, si trova un’interessante definizione di ‘libro di testo’:
1. Così si esprimeva Pasquale Villari, allora a capo di una delle tante Commissioni ministeriali costituite allo scopo di regolare la produzione e la circolazione dei libri scolastici. La citazione è tratta dal volume di A. Barausse, Libri di testo e manuali per la scuola: alcuni itinerari nella storia contemporanea italiana, in M. A. Gallina (cur.), Scegliere e usare il libro di testo. Riflessioni e esperienze nella scuola dell’obbligo, Milano, Franco Angeli, 2009, pp. 25-104.
74
«Una volta ammesso nella scuola il metodo attivo della riscoperta, non è più possibile far uso del testo compilato secondo i criteri manualistici tradizionali: occorre un testo non più organizzato secondo il procedimento deduttivo (dalle nozioni o definizioni generali alle conclusioni e applicazioni particolari), bensì un testo-guida, che presenti itinerari di conoscenza induttiva, indichi cioè come investigare, dove trovare i dati necessari, le possibili ipotesi, e soltanto alla fine e sinteticamente la conclusione definitiva. Non deve più essere concepito come un aiuto alla memoria, ma come uno strumento di lavoro: di ricerca, di riflessione, di applicazione. […] Quando il testo si fossilizza, si irrigidisce pure parallelamente il maestro, e tutto nella scuola diventa meccanico»6.
Si parte dall’assunto che a un tipo di libro, dotato di certe caratteristiche, corrisponda il comportamento del docente e come conseguenza quello dello studente. La relazione tra una certa idea di scuola e gli strumenti utilizzati è evidente («[…] Quando il testo si fossilizza, si irrigidisce pure parallelamente il maestro, e tutto nella scuola diventa meccanico») anche se è difficile capire fino a che punto la scelta di uno strumento possa essere la conseguenza di politiche e di orientamenti ideologici o se anche gli oggetti siano di per sé portatori di una loro ideologia, in grado di condizionare profondamente il modo di agire e di pensare di chi li utilizza. Il libro di scuola è sempre, comunque, lo specchio della cultura che lo esprime e che si rivela sulle sue pagine dove,
2. G. Prezzolini, Relazione sui libri di testo per le scuole elementari e popolari e elenco dei libri approvati. I libri di testo per l’insegnamento della storia e della geografia, Bollettino Ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione, Supple mento II al n. 26, 1923, pp. 5-46. 3. A. Ascenzi, R. Sani, Il libro per la scuola tra idealismo e fascismo: l’opera della Commissione centrale per l’esame dei libri di testo da Giuseppe Lombardo Radice ad Alessandro Melchiori, 1923-
1928, Milano, Vita e Pensiero, 2005, pp. 19-20. 4. Lettera del 15 novembre 1928 a Gentile. 5. Cfr. J. Dewey, The School and Society (Scuola e Società), Chicago, The University of Chicago Press, 1942. 6. Dizionario Enciclopedico di Pedagogia, Torino, S.A.I.E, 1969, p. 111. 7. Cfr. A. Pettini (et al.), Il libro di testo nella didattica moderna, Firenze, La Nuova Italia, 1969.
assieme alle formule o ai testi, sono impressi i modelli didattici,
inefficace e in molte scuole si diffonde l’abitudine a fare ricorso
le strategie, i metodi praticati dai docenti che li hanno adottati.
all’adozione di testi alternativi, proponendo un tipo di attività
Nel Dizionario di S.A.I.E si parla di ‘Workbooks’, manuali di lavoro già in uso negli Stati Uniti, che si presentano come ‘libri di orientamento, di controllo e di applicazione’. ‘Libri aperti’, potremmo definirli oggi, che integrano le funzioni del leggere e dello scrivere e che sollecitano la partecipazione delle studente orientandolo verso la personalizzazione dei percorsi di conoscenza:
«Essi comprendono esercizi, indicazioni di fonti, pagine intercalari per note personali, illustrazioni meglio adeguate al contenuto ecc. In alcuni sistemi, il libro di testo non è altro che un indice di argomenti e di indirizzi, da riempirsi dallo scolaro stesso: il libro se lo compone pertanto l’allievo da sé, secondo le sue capacità e i suoi interessi pur tenendosi entro i binari segnati da un programma generale. Ecco, quindi, che il testo diventa stimolante di auto attività».
meno vincolata ai contenuti e alla struttura di un manuale e che presuppone un lavoro di ricerca portato avanti dalla classe, sotto la guida dell’insegnante. I libri vengono costruiti ‘in casa’, la progettazione e stesura del testo diventano parte integrante dei percorsi di studio. Il libro di testo canonico viene indicato come emblema di un modello di comunicazione didattica unidirezionale: il passaggio tra chi possiede l’informazione e chi la riceve, tra chi ha il privilegio di imprimerla in forma stabile sulle pagine di un testo fisso e chi quel testo lo potrà solo leggere e ripetere. Questo tipo di modello didattico, espresso dal libro di scuola tradizionale non può soddisfare ogni studente: «Un libro che offra a tutti i bambini di una classe le stesse letture, le stesse immagini, non avrebbe senso non solo nell’ambito di una didattica di avanguardia, ma neanche secondo i programmi»7. Dal libro da imparare a memoria si passa a un’idea di libro che orienta al fare, un fare inteso non solo come diretta applicazione, ma anche come input per percorsi di ricerca e di costruzione della
È il primo passo verso un libro autoprodotto, qualcosa che sta
conoscenza, che rappresentano l’attività saliente dalla scuola
a metà strada tra un vademecum e un eserciziario. Alla fine degli
nuova. Il libro si trasforma in una sorta di sceneggiatura; il co-
anni Sessanta, a seguito della diffusione dell’attivismo, soprat-
pione che anima lo scenario della vita di scuola. La traccia che
tutto nelle scuole elementari, il manuale scolastico sembra in-
segna il percorso compiuto e ne documenta le fasi. L’oggetto,
sufficiente a rappresentare un’idea di scuola che pone al centro
insomma, attorno al quale si costruisce la trama di comporta-
l’attività dello studente. La formula del manuale risulta
menti e di atti che determinano la vita della scuola stessa.
Il dopoguerra vede la ripresa dell’attività del Centro Didattico Nazionale di Firenze che opera in collaborazione con altri 9 centri didattici sparsi in tutto il Paese. Divenuto dal 1953 Centro Didattico Nazionale di Studi e Documentazione (CDNSD), l’Istituto rappresenta un punto di raccordo nazionale per studiosi e docenti, con un’attenzione costante ai problemi della scuola, alla formazione e anche alle novità di letteratura scolastica e per l’infanzia, ambito nel quale la sua sezione di Letteratura Giovanile diviene un’eccellenza. Negli stessi anni, grazie a un’ulteriore implementazione, il fondo librario dell’Istituto primeggia in Italia per varietà di contenuti.
75
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
4.3
Scrittura del testo da stampare, Scuola elementare “G. Mazzini”, Firenze, 1970-1971. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
UNA CLASSE DI ‘PICCOLI AUTORI’
anni Sessanta e Settanta. La realizzazione del giornalino
La classe, partendo da una lettura iniziale o da uno spunto
in classe, ispirata dalla tecnica di Célestin Freinet e ripre-
offerto dall’ambiente e dall’esperienza reale, avvia il di-
sa dal Movimento di Cooperazione Educativa (MCE), è
battito che dà vita a osservazioni, interviste e proposte
frutto del lavoro di tutta la classe e spesso arriva a sosti-
che vengono poi raccolte, impaginate e stampate in di-
tuire i libri di testo. Questa innovativa metodologia ha tra
verse copie. Talvolta questi materiali sono oggetto anche
i suoi sostenitori docenti quali Bruno Ciari e Mario Lodi
di scambi epistolari con altre scuole. Si tratta di una pra-
(anche membro del primo Consiglio di Amministrazione
tica di partecipazione democratica, applicata trasversal-
dell’Indire) e pedagogisti attenti alle problematiche labo-
mente a tutte le materie, che trova ampia diffusione negli
ratoriali quali Raffaele La Porta e Lydia Tornatore.
76
4.3
La scuola attiva del dopoguerra
IL CICLOSTILE La tecnologia facilita la redazione del giornalino: il ciclo stile è uno degli oggetti simbolo dei laboratori scolastici di quegli anni. Si collega direttamente alla stampa scola stica e alla pratica tipografica che tanto impegnano gli insegnanti alle prese con metodi didattici ‘alternativi’ e che caratterizzano i primi ateliers del tempo pieno nella sua fase sperimentale. La diffusione del ciclostile è anche facilitata dalla sempli cità del suo funzionamento basato sul trasferimento dell’inchiostro alla carta attraverso una matrice prepara ta dagli alunni, che consiste in un foglio, generalmente in carta di riso, rivestito da uno strato di cera. La resa, forse poco nitida, offre il vantaggio di poter inserire nel testo disegni realizzati dagli alunni, che spesso, in un secondo tempo, sono colorati a mano. La Biblioteca di Docu mentazione Pedagogica (che succede nel 1974 al Centro Didattico Nazionale di Studi e Documentazione fiorenti no) bandisce proprio in quegli anni un fortunato concorso internazionale sul giornalino scolastico.
4.4
4.4
Atto conclusivo: la stampa del giornalino, Scuola elementare “G. e G. Iacobucci”, Campobasso, anni Sessanta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
77
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
TIPOGRAFIA SCOLASTICA I bambini imparano a riflettere, a leggere e a scrivere maneggiando i caratteri tipografici, allineandoli sul regolo e stampando testi che vengono poi riletti e corretti insieme all’educatore: su questa tecnica si basa la realizzazione del giornalino scolastico. La cassa caratteri è generalmente costituita da una struttura di legno con una serie di corpi all’interno: nella ‘alta cassa’ si trovano tutte le lettere maiuscole in perfetto ordine alfabetico, mentre nella ‘bassa cassa’ le lettere minuscole, i numeri e i segni di interpunzione. Per realizzare
LABORATORI DIDATTICI
una ‘fora’ da stampa tipografica, il compositore deve
Il classico laboratorio di falegnameria, sovente guidato da
estrarre un segno per volta e sistemarlo in un apposito
un vero e proprio maestro artigiano, rimane a lungo una
attrezzo chiamato ‘compositoio’.
delle principali e più diffuse attività di didattica attiva.
4.6
Anche altre declinazioni del ‘fare’, come la cucina, il cucito, l’espressione corporea, sono usate come strumento di crescita e formazione. Molto spesso sono proprio i tempi lunghi richiesti dalle attività laboratoriali a decretare, a partire dagli anni Sessanta, le prime sperimentazioni spontanee del tempo pieno.
4.5
4.5
Gli alunni costruiscono mensolette e materiale didattico per le aule, Scuola elementare di Brancaccio (PA) aderente al Movimento di Cooperazione Educativa, anni Cinquanta. Foto G. Valenti, Palermo. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico. 4.6
Scelta dei caratteri per la piccola tipografia allestita in classe, Scuola elementare “G. e G. Iacobucci”, Campobasso, anni Cinquanta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
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La scuola attiva del dopoguerra
4.7
Scuola elementare nellâ&#x20AC;&#x2122;ora di cucito: si preparano i vestitini per le bambole, scuola elementare, anni Sessanta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
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Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
4.8
Recitazione in classe: Caio Muzio che, con i compagni, giura di uccidere Porsenna innanzi all’ara di Dio Quirino, Scuola elementare “G. Giusti”, Taranto, anni Settanta. Studio Fotografico Guarini, Taranto. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico. 4.9
Esibizione di danza, scuola elementare, Altamura (BA), anni Settanta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico. 4.10
Il teatro dei burattini, scuola elementare, Bardineto (SV), anni Settanta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
80
La scuola attiva del dopoguerra
4.11
Presto sì, ma soprattutto bene e con ordine: è la risposta silenziosa, ma eloquente di Diego e Sergio, camerieri perfetti, Scuola elementare “M. Montessori”, Bergamo, anni Sessanta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
81
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
LA TELEVISIONE DIDATTICA Pur continuando la fortuna dell’uso del proiettore e del cinema in classe, si afferma gradualmente una nuova e determinante tecnologia: la televisione, che vede la sua diffusione non solo nelle case degli italiani ma anche nella didattica. I primi usi della televisione a scuola sono da ricollegare a Telescuola (1954) che manda in onda cicli di lezioni - legate perlopiù ai programmi per l’avviamento professionale – rivolti a coloro che studiano per conseguire il diploma. I PAT - Posti di Ascolto Televisivi - permettono sia di assistere ai programmi, sia di svolgere compiti ed esami. L’esperienza di Telescuola si chiude nel 1966, ma nel frattempo il Ministero della Pubblica Istruzione s’impegna a finanziare gli acquisti di nuova strumentazione audiotelevisiva per le scuole. All’epoca si parla di ‘televisione didattica sostitutiva’ laddove, in mancanza di un insegnante, il video trasmette un vero e proprio programma di lezioni; si parla invece di ‘televisione didattica integrativa’ nei casi in cui il video arricchisce l’intervento dell’insegnante. Il Dipartimento Scuola Educazione (DSE) della RAI nasce al termine degli anni Sessanta al fine di proporre programmi che diano nuovi spunti didattici, evitando il tono tradizionale delle lezioni in classe e la suddivisione rigida in materie. Altro importante sussidio didattico che utilizza il ‘visuale’ è la lavagna luminosa che fa il suo ingresso nella didattica a partire dagli anni Ottanta. Si tratta di un proiettore diascopico per ingrandire in maniera lineare segni grafici, fotografici e scripto-visivi impressi su supporti trasparenti. Grazie a questo strumento, i messaggi visivi sono comunicati a più persone contemporaneamente, in modalità multimediale.
4.8 4.9 4.10 4.11 4.12
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La scuola attiva del dopoguerra
4.12
S. Daniele, Calligrafia. Fascicolo per l’intero triennio per il corso televisivo di avviamento professionale, Torino, ERI-RAI, 1964.
Nel 1957 la Televisione si interessa anche alle attività del Centro fiorentino, riprendendo e mandando in onda le attività della biblioteca per ragazzi e in particolare l’esperienza di lettura ad alta voce, nominata L’ora del racconto. Quest’ultima, avviata nel marzo 1955, era aperta al pubblico giovanile non solo italiano ma anche straniero e proponeva letture in lingua francese, inglese e tedesca. Sempre il Centro interviene con una relazione sul tema dei sussidi audiovisivi per la scuola al Primo congresso internazionale sulla Radio e Televisione scolastica del 9 dicembre 1961 promosso dall’Unione Radiodiffusione europea e dalla Radiotelevisione italiana.
83
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
LA SCUOLA DOPO LE NUOVE TECNOLOGIE
Dai primi anni Sessanta, la tecnologia si applica alla for-
A partire dai primi anni Cinquanta l’in-
mezzi di informazione e comunicazione: si integra l’a-
terconnessione tra didattica attiva a
spetto tecnico dei media e quello didattico dei linguaggi.
mazione e all’aggiornamento dei docenti utilizzando i
scuola e innovazione tecnologica si fa
Bisogna però attendere qualche tempo per l’effettivo uso
più stretta. Nasce l’espressione ‘tecno-
delle nuove tecnologie in classe. È infatti a metà degli
logie educative’, intese come un com-
anni Ottanta che le scuole italiane fanno la conoscenza
plesso di apparecchiature utilizzabili
del computer: non solo attraverso il primo Piano
per i fini formativi dell’educazione e
Nazionale di Informatica, che prevede nuovi programmi
dell’apprendimento.
di fisica e matematica nella scuola secondaria superiore (con relativo aggiornamento dei docenti rispetto all’informatica) ma anche «grazie ad alcune macchine, tutte messe in commercio nel 1983: M24, Apple IIe e, tra gli home computer, il Commodore DX64».1 L’uso del computer durante le ore di lezione è inizialmente relegato a sperimentazioni specifiche e, in ogni caso, sempre collegato alle materie scientifiche, in particolare matematica e fisica.
4.13
1. G. Biondi, La scuola dopo le nuove tecnologie, Milano, Apogeo, 2007, p. 15.
4.13
Laboratorio di fisica con esercitazione guidata sul computer (corso PSSC), Liceo Ginnasio “M. Gioia”, Piacenza, anni Settanta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
84
La scuola attiva del dopoguerra
LE POSTAZIONI MULTIMEDIALI Nell’immagine 4.14 è riportata una pagina dedi-
complessi dedicati all’istruzione programmata:
cata alla macchina di Skinner (o ‘macchina per in-
l’IBM costruisce il Sistema 1500, un elaboratore
segnare’) inserita all’interno della rivista “Il
pensato specificamente per scopi didattici e usato
Centro” edita dal Centro Didattico Nazionale di
per le prime postazioni multimediali a scuola.
Studi e Documentazione di Firenze. La macchina
Ogni posto-studente è dotato di video, tastiera,
consiste in una semplice scatola, nel cui interno
proiettori di diapositive ad accesso casuale e re-
si trovano un disco rotante a scatti successivi,
gistratori di voce controllabili dal computer. Il
azionato da una leva, e un doppio rullo per mezzo
tutto è gestito da un software che fornisce a colui
del quale può scorrere a scatto un nastro di carta.
che produce il materiale didattico il linguaggio
Da questi primi prototipi si passa a sistemi più
Coursewriter, uno dei primi linguaggi-autore.
4.14
Nel 1967 un lungo articolo firmato da Enzo Petrini (allora Presidente del Centro Didattico Nazionale di Studi e Documentazione di Firenze) sulla rivista dell’istituto, “Il Centro”, dimostra una pioneristica attenzione verso le possibilità offerte dall’Istruzione programmata di Skinner e dalle sue macchine basate sul meccanismo ‘stimolo-risposta’ e sul ‘rinforzo’ dell’apprendimento dello studente. L’anno successivo, sempre a Firenze, viene realizzato un corso d’aggiornamento per gli insegnanti dedicato all’istruzione programmata. Si profilano così nuove dimensioni della didattica attiva, cui l’Istituto contribuisce in maniera decisiva per la scuola italiana: dalle prime banche dati per la formazione degli insegnanti, sino all’introduzione delle nuove tecnologie contemporanee a scuola.
85
Brevi cenni alle banche dati della Biblioteca di Documentazione Pedagogica e dell’Indire1
Approfondimento tazione da parte delle scuole stesse delle esperienze educative. La gestione delle informazioni era volta a un modello capace di favorire il confronto delle idee e delle esperienze educative e in grado di sollecitare la risposta interattiva degli utenti fino a far diventare patrimonio condiviso i prodotti del processo educativo. Le banche dati, oltre che alla documentazione, contribuirono in maniera innovativa alla formazione dei docenti: i corsi erano indirizzati ad approfondimenti disciplinari di cui una buona par-
I primi anni Ottanta vedono la Biblioteca di Documentazione
te orientata al tema delle nuove tecnologie e della multimedia-
Pedagogica (BDP) sulla strada del potenziamento di iniziative
lità. Inoltre, a partire dall’introduzione dell’autonomia scolasti-
costruite intorno a ‘intuizioni profetiche’ relative alle nuove
ca, le attività formative erano rivolte all’approfondimento di
tecnologie: del computer, la BDP sa intuire con anticipo le novità
alcuni suoi aspetti, coinvolgendo non più solamente docenti, ma
applicandolo al trattamento dell’informazione nel settore delle Scienze dell’Educazione. In quel periodo le varie iniziative a carattere didattico si muovevano in solitudine e con difficoltà: di
aprendosi all’intero personale scolastico. Infine, con il consolidamento delle reti internet, l’Indire è stato precursore nello sperimentare l’uso di modalità blended
fatto i fenomeni scolastici si prestavano poco a un’analisi globale
nella formazione, applicandola a grandi numeri e consentendo
o quantomeno rappresentavano una realtà frammentata e cir-
– oltre all’alternanza tra la modalità in presenza e quella online –
coscritta ai singoli istituti. In tale situazione viene progettata per
la creazione di comunità di pratica, scambi di informazioni e
la prima volta una rete, cioè un sistema integrato di istituzioni
materiali, fino all’introduzione dell’aspetto social all’interno di
che concorrono a fini comuni (D.lgs. n. 419 del 1974). BDP, CEDE e IRSAE divengono parte di una struttura il cui obiettivo è la costruzione di una base di raccolta e trattamento dei dati. In questo orizzonte, l’Ente fiorentino è stato anticipatore tracciando una linea di lavoro che sarebbe stata perseguita negli anni seguenti. L’analisi e la definizione di apposite maschere finaliz-
un canale di formazione. Oggi, sapendo cogliere bisogni e suggestioni che nascono direttamente dal mondo della scuola e supportando la creazione di reti e la condivisione di idee e di risorse, l’Indire mantiene saldo il suo ruolo di precursore rispetto all’uso delle nuove tecnologie a scuola.
zate alla raccolta dei dati doveva garantire, e garantì, univocità di trattamento, consentendo un recupero mirato e facile per l’utente finale. Tra gli storici esempi degli esordi ricordiamo EDA (Educazione degli Adulti, 1982), la base dati educativa italiana, punto di riferimento per i ricercatori delle scienze dell’educazione in Italia; BIBL, progetto bibliografico (raccolta bibliografica indicizzata di scienze dell’educazione); ORTELIUS, una base dati europea per l’istruzione superiore fino ad arrivare al celebre GOLD (Global On Line Documentation), centrato sulla documen-
86
1. Si veda P. Capitani, La Biblioteca di Documentazione Pedagogica (BDP): un centro di documentazione pedagogica per il personale della Scuola; P. Gabbrielli, La realizzazione delle banche dati per l’aggiornamento, la sperimentazione e l’innovazione (1998-2001) e G. Biondi, INDIRE (1999), ANSAS (2006): la sfida delle nuove tecnologie (1999-2009), in P. Giorgi (cur.), Dal Museo Nazionale della Scuola all’Indire. Storia di un istituto al servizio della Scuola Italiana, Firenze, Giunti, 2010, pp. 83-96, pp. 107-117 e pp. 139-145.
La scuola attiva del dopoguerra
4.14
Schema della Macchina di Skinner, illustrazione, â&#x20AC;&#x153;Il Centroâ&#x20AC;?, 1967, p. 32.
87
L’evoluzione del disegno di MATTEO BORRI Le idee portanti della scuola, sia nella dimensione di ‘organizzazione sociale’ sia in quella più propriamente legata ai programmi e ai ‘contenuti’ dei processi di apprendimento, sono state correlate in modi diversi ai più ampi contesti socio-culturali ed economici. Nel corso del Novecento la scuola è stata oggetto di varie attenzioni legislative che hanno portato agli inizi del secolo alla riforma che prese il nome dal suo ispiratore: Giovanni Gentile. Nel periodo che va dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, l’Italia divenne una delle potenze industriali più importanti nel panorama internazionale. Il grande sviluppo post-bellico portò anche importanti modificazioni di abitudini, atteggiamenti e stili di vita. In questa realtà sociale in forte mutamento venne realizzata nel 1962 una riforma scolastica che intendeva portare la scuola in sintonia con le nuove realtà culturali e produttive. Venne stabilito l’obbligo dell’istruzione fino ai 14 anni e venne creata la Scuola Media Unica, mentre furono abolite le scuole professionali. Sul finire del secolo, la riforma della scuola rientrò nella più generale revisione del Titolo V della Costituzione. In particolare, si ricorda l’assegnazione a ogni singola scuola della dimensione dell’’autonomia’. Questa riforma fu preparata attraverso l’opera di un’apposita Commissione tecnico-scientifica incaricata dal ministro dell’Istruzione di individuare «le conoscenze fondamentali su cui si baserà l’apprendimento dei giovani nella scuola italiana nei prossimi decenni»1. Nei documenti prodotti dalla Commissione si trovano riferimenti all’importanza formativa assegnata ai vari linguaggi, fra i quali quelli ‘iconici’: «La scuola dovrà essere la sede per un incontro tra i giovani e la civiltà figurativa, intesa come espressione di un fare dotato di una sua specifica identità. È inevitabile legare questa identità al linguaggio visivo, ma l’esigenza di conoscerlo e praticarlo consapevolmente può essere considerata fondamentale, contribuendo così a dare una base alla
88
Approfondimento formazione complessiva dell’individuo, solo attraverso una lettura coordinata del suo complesso costituirsi nel tempo storico e negli spazi d’uso, in forma, immagine, oggetto, territorio. In questo senso, le arti figurative offrono opportunità enormi e non sostituibili allo sviluppo dell’inventiva, dell’operatività, della comunicazione, del giudizio»2. La visione pedagogica di fondo che emergeva poneva l’accento sulla prospettiva di superare l’impostazione gentiliana: «la messa in discussione di una visione esclusivamente ‘conoscitiva’, ‘verbale’ e ‘corporale’ dell’esperienza individuale e collettiva, e la conseguente promozione di elementi basilari di un sapere pratico, manuale e operativo»3. Il ‘fare’ e il ‘vedere’ costituiscono due verbi di primaria importanza per la scuola e la formazione. Il vedere – se si pensa alla funzione del disegno, degli schemi, delle figure – aiuta la comprensione, identifica nell’esempio e nell’imitazione (da Socrate alla Programmazione Neurolinguistica) due categorie fondamentali per l’apprendimento. Allo stesso modo il fare rappresenta uno spazio altrettanto importante per l’apprendimento: è chiaro fin da prima della comparsa della scrittura e poi nella trasmissione delle arti che ‘a bottega’ avviene proprio attraverso il fare, ma poi viene anche tematizzato nell’ambito dell’attivismo da Dewey e dalla sua scuola (learning by doing) e ripreso dalle più recenti forme di didattica laboratoriale4 o di apprendistato cognitivo5. La costante presenza del disegno nei programmi scolastici in tutti i gradi e i tipi di scuola, già a partire dalla riforma Gentile, testimonia l’importanza di questa scelta pedagogica. Nella sua accezione più ampia, ‘disegno’ indica un percorso indirizzato alla conoscenza del mondo delle forme, naturali o artificiali, della loro costituzione e del loro sviluppo. La finalità generale affidata a questa disciplina è sia quella di una formazione culturale sia di un pensiero storico-critico. Le distinzioni operativo-didattiche si sono attualizzate nel corso degli anni nei vari tipi di scuola rispondendo a precise istanze formative, da quelle espressive a quelle più prettamente tecniche. La disciplina del disegno si basa sui processi conoscitivi che si sviluppano attraverso la percezione visiva. Essa è
4.15
Lavori di scultura in creta e di pittura a tempera in una scuola elementare, Ivrea, anni Sessanta. Foto studio La Vedetta, Ivrea. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico.
assunta come processo cognitivo che consente la conoscenza del mondo delle forme, della loro struttura e della loro valenza storica. La base didattica del disegno è l’individuazione di percorsi e di metodologie per la formazione di processi ideativi tesi allo sviluppo di processi creativi e all’acquisizione di metodologie di rappresentazione e di espressione. L’attuale sviluppo degli studi sui processi di apprendimento porta ad approfondire la dimensione neurobiologica dei meccanismi percettivi, in modo particolare quelli che implicano il processo della visione. Il disegno, nell’ottica delle neuroscienze cognitive, implica l’attività del ‘cervello visivo’ e del ‘cervello motorio’6.
1. DD.MM. n. 50 del 21 gennaio 1997 e n. 84 del 5 febbraio 1997. 2. Sintesi dei lavori della Commissione in Le conoscenze fondamentali per l’apprendimento dei giovani nella scuola italiana nei prossimi decenni. I materiali della Commissione dei Saggi. Studi e Documenti degli Annali della Pubblica Istruzione, Firenze, Le Monnier, 1997, p. 87. 3. Sintesi dei lavori della Commissione, cit., p. 74. 4. Cfr. S. Scribner, Mind and social practice, Cambridge, Cambridge University Press, 1997 e U. Margiotta, La scuola dei talenti. Modularità didattica e modulazione degli apprendimenti, Roma, Armando, 2003. 5. Cfr. J.S. Brown, A. Collins, P. Duguid, Situated cognition and the culture of learning, in “Educational Researcher”, I, 1989, 18, pp. 32-42. 6. Cfr. P.C. Rivoltella, Neurodidattica. Insegnare al cervello che apprende, Milano, Raffaello Cortina, 2012, p. 75.
89
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90
Lâ&#x20AC;&#x2122;innovazione a scuola attraverso i 90 anni dellâ&#x20AC;&#x2122;Indire
La scuola attiva del dopoguerra
4.16
Pinocchio nel letto di morte, riproduzione di un disegno a tempera su carta, F. Buffa (anni 14), classe seconda media inferiore dell’Istituto d’Arte di Firenze, anno scolastico 1952-1953. Firenze, Archivio Storico Indire, Fondo Concorsi di disegno. 4.17
Pinocchio si tuffa alla ricerca di Geppetto, riproduzione di un disegno a tempera su carta, R. Ciuffi (anni 14), classe seconda media inferiore dell’Istituto d’Arte di Firenze, anno scolastico 1952-1953. Firenze, Archivio Storico Indire, Fondo Concorsi di disegno. 4.18
Il rimprovero della lucciola, riproduzione di un disegno a tempera su carta, I. Pujol (anni 13), Escuela normal mixta “Abraham Lincoln”, municipalità di Lincoln, provincia di Buenos Aires (Argentina), anno scolastico 1952-1953. Firenze, Archivio Storico Indire, Fondo Concorsi di disegno.
Con la Circolare Ministeriale n. 99 del 15 marzo 1953, indirizzata alle scuole elementari e medie inferiori italiane e alle scuole elementari straniere, il Centro Didattico Nazionale di Studi e Documentazione bandisce un concorso internazionale per realizzare illustrazioni inedite di Le avventure di Pinocchio di Collodi. Alla data di scadenza del bando (30 dicembre 1953) giungono a Firenze oltre 50.000 elaborati. Tra gli anni Cinquanta e i primi anni Settanta sono moltissimi i concorsi di disegno nazionali e internazionali banditi dall’Istituto fiorentino, dei quali si mantiene ancora traccia nell’Archivio Storico.
91
CAPITOLO 5
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
[me·ta·mòr·fo·si]: IL PASSATO E IL PRESENTE, CAMBIAMENTI IN ATTO
Uno dei
tanti meriti degli archivi è quello di
rendere evidente la continuità di quel processo che lega in maniera inscindibile il passato e il presente. Laddove lo sguardo non è nostalgico, ma di autentica e profonda interrogazione e apertura, facile è trarne spunti che sono forieri di sollecitazioni per il futuro. Ieri come oggi, la possibilità di avere in aula arredi flessibili e strumenti multipli (attualmente chiamati device) consente di applicare nella didattica quotidiana differenti metodologie, a seconda di quelle che appaiono di volta in volta più adeguate alla specifica disciplina, al momento della giornata o alle dinamiche personali e di classe. Attualmente tutto questo facilita l’applicazione di differenti metodi didattici supportati dalle nuove tecnologie. Affiancando le immagini dell’Archivio Storico Indire a quelle del suo Archivio corrente, viene in luce come nel tempo le parole chiave della didattica attiva siano rimaste invariate: flessibilità, creatività, cooperazione, apertura al mondo esterno e al contempo individualizzazione degli apprendimenti, ovvero possibilità per ogni studente di trovare il proprio specifico modo di apprendere in base alle sue naturali propensioni. 5.1
A lavoro per atelier: la base del metodo Malaguzzi, Centro Internazionale “L. Malaguzzi”, Reggio Emilia, 2015. Foto G. Moscato, Archivio Indire, Fondo Fotografico.
Radici di futuro
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[me·ta·mòr·fo·si]: il passato e il presente, cambiamenti in atto
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[me·ta·mòr·fo·si]: il passato e il presente, cambiamenti in atto
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[me·ta·mòr·fo·si]: il passato e il presente, cambiamenti in atto
Immagini passato e presente pagina 90
Una movimentata lezione di geografia: c’è chi cerca sul mappamondo e chi sulla carta geografica, Scuola elementare di Agliè (TO), anni Sessanta. Foto Gannio, Agliè (TO). Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico. Lezione di geografia con proiettore interattivo in una recente aula 3.0, Istituto Comprensivo n.9, Bologna, 2015. Foto G. Moscato. Archivio Indire, Fondo Fotografico. pagina 91
Lezione di geografia alla lavagna: l’eclissi solare, scuola elementare, 1961. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico. Lezione di musica con la lavagna multimediale, Liceo Coreutico “Piero della Francesca”, Arezzo, 2013. Foto G. Moscato. Archivio Indire, Fondo Fotografico. pagina 92
Sperimentazione di setting in una classe anni Cinquanta, Scuola elementare di Vicenza, anni Cinquanta. Studio Foto Industriali Vajenti, Vicenza. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico. La trasformazione dell’ambiente di apprendimento nella classe 2.0, Scuola “A. de Pretis”, Stradella (PV), 2013. Foto G. Moscato. Archivio Indire, Fondo Fotografico. pagina 93
Piccoli alunni al lavoro, Scuola “V. E. Marzotto”, Valdagno (VI), anni Cinquanta. Foto Impiumi, Vicenza. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico. Attività di gruppo per il progetto Ardesia Tech, Istituto Comprensivo “Baccio da Montelupo”, Montelupo Fiorentino (FI), 2013. Foto G. Moscato. Archivio Indire, Fondo Fotografico. pagina 94
Radio rurale dopo la radio rurale: via i fasci littori! Ma si usa ancora in classe, Scuola elementare di Borello (IM), anni Cinquanta. Archivio Storico Indire, Fondo Fotografico. La tecnologia avanza: apprendere a scuola con il computer, evento Indire ‘Quando lo spazio insegna’, ABCD di Genova, 2013. Foto G. Moscato. Archivio Indire, Fondo Fotografico.
La scuola italiana può oggi vantare un consolidato percorso di innovazione metodologica anche grazie all’introduzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella pratica didattica. La LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) ha inaugurato lo scenario della tecnologia nella classe, aprendolo poi all’utilizzo di netbook o tablet in comunicazione tra loro. Tuttavia, laddove con le tecnologie è stato possibile scardinare la dimensione temporale della lezione in classe, lo spazio fisico dell’aula si è dimostrato ancora troppo rigido e standardizzato. L’introduzione della tecnologia nelle scuole ha richiesto quindi un graduale ripensamento degli spazi e degli ambienti. Con le sperimentazioni di Cl@ssi 2.0 e, su più ampia scala con Scuol@ 2.0, è stato possibile testare nuovi setting d’aula, anche grazie all’utilizzo di dotazioni 1:1. Da queste riflessioni e dalla ricerca internazionale condotta dall’Indire nasce il progetto Quando lo spazio insegna, finalizzato a ripensare arredi, spazio e tempo dell’apprendimento per superare la rigidità della classe mono-setting, ancora troppo legata a una didattica di tipo trasmissivo. La scuola della società della conoscenza richiede infatti spazi modulari e polifunzionali, facilmente configurabili e in grado di rispondere a contesti educativi sempre diversi.
99
Radici di futuro
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NUOVE DINAMICHE IN AULA IL METODO TEAL La nuova tipologia di aula-laboratorio rientra nella ricerca sui nuovi spazi della didattica avviata dalla collaborazione tra l’Istituto “E. Fermi” di Mantova con l’Indire e con il MIT di Boston. «Il metodo TEAL (Technology Enabled Active Learning) consiste nell’apprendimento attivo potenziato dalle nuove tecnologie e unisce lezioni frontali, simulazioni, attività laboratoriali al computer per dare vita a una esperienza di laboratorio arricchita dalla collaborazione»1. L’aula TEAL è dotata di postazioni costituite da banchi modulari e componibili e strumenti high-tech quali videoproiettori interattivi collegati in rete e interfacciabili con ogni tipo di device in uso da studenti e professori, come ad esempio tablet e PC portatili. Un touchscreen sostituisce la tradizionale lavagna e fa sì che il docente possa comunicare con gli alunni attraverso proiezioni sullo schermo. In questo modo avviene un’interazione di tutti verso tutti, al fine di dar vita a un apprendimento attivo basato sul problem solving e sulle interazioni 5.2
Aula Teal (Technology Enable Active Learning): attività di gruppo in contemporanea, Istituto Superiore “E. Fermi”, Mantova, 2015. Foto G. Moscato, Archivio Indire, Fondo Fotografico.
100
continue e dinamiche tra studenti e docente.
1. S. Panzavolta, Innovazione, apprendere in modo attivo con le tecnologie, in <http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=1883>, (6 marzo 2015).
[me·ta·mòr·fo·si]: il passato e il presente, cambiamenti in atto
5.3
Aula Teal: il docente e il suo ruolo di tutor, Istituto Superiore “E. Fermi”, Mantova, 2015. Foto G. Moscato, Archivio Indire, Fondo Fotografico.
SPAZI E ARREDI FLESSIBILI I nuovi spazi per la didattica dell’Aula Teal (Technology
organizzatore delle attività. Questo comporta la presen-
Enabled Active Learning) sono flessibili, in modo da con-
za di arredi flessibili per un setting d’aula variabile e co-
sentire lo svolgimento di lavori di gruppo. In questo
erente con le diverse fasi dell’attività didattica (gruppi
contesto il ruolo dell’insegnante va modificandosi in
che lavorano in parallelo su argomenti affini, attività di
modo sensibile: il docente non è più solamente protago-
discussione e brainstorming, esercitazioni che coinvolgo-
nista delle lezioni frontali, ma è anche facilitatore e
no tutta la classe, ecc.).
101
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
L’UTILIZZO A FINI DIDATTICI DEI DISPOSITIVI PERSONALI DEGLI ALUNNI METODOLOGIA BYOD
entrare a far parte del corredo utile allo
L’utilizzo in aula dei dispositivi perso-
niera, rivederla e correggerla in piena
nali di ogni alunno è alla base della me-
autonomia.
todologia BYOD (Bring Your Own Device),
L’impiego della tecnologia personale in
finalizzata al potenziamento e alla con-
aula richiede una proposta intelligente
divisione delle risorse didattiche. In
da parte dell’insegnante, e l’utilizzo di
questo modo gli smartphone e i tablet,
questi dispositivi in aula diviene fami-
diffusissimi tra i giovani, possono
liare e piacevole per lo studente.
5.4
Un’aula 3.0 in cui si fa uso di tecnologia BYOD: studentessa registra un video, Istituto Superiore “E. Fermi”, Mantova, 2015. Foto G. Moscato. Archivio Indire, Fondo Fotografico.
102
svolgimento di una didattica ‘attiva’. È possibile ad esempio registrare in classe una scena recitata in lingua stra-
[me·ta·mòr·fo·si]: il passato e il presente, cambiamenti in atto
AMBIENTI PIACEVOLI PER LA DIDATTICA
A tal proposito, l’architetto Rossella
Non sono solo le tecnologie a rendere pia-
contenute nel Feng Shui: «L’uso del colo-
cevole lo studio. Il benessere deve essere
re secondo la teoria dei cinque elementi
l’obiettivo principale di uno spazio - an-
- acqua, legno, fuoco, terra e metallo -, il
che lo spazio destinato all’apprendimen-
rispetto, nell’uso del colore, delle direzio-
to - e l’ambiente influisce sulla relazione
ni magnetiche e il suo posizionamento
tra il corpo e la mente. È questa la filoso-
secondo il modello dei quattro animali
fia orientale del Feng Shui, in cui il colore
hanno migliorato la qualità energetica
diviene uno degli elementi maggiormen-
dell’aula, dandole un aspetto più caldo e
te importanti sul piano dell’energia.
accogliente».
Tonon definisce una delle suggestioni
5.5
La più recente aula 3.0 italiana: lavoro con l’insegnante, Istituto Comprensivo n.9, Bologna, 2015. Foto G. Moscato. Archivio Indire, Fondo Fotografico.
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Radici di futuro
COLLABORARE TRA PARI PER APPRENDERE All’interno di un piccolo gruppo di alunni viene individuata la figura del ‘tutor’, cioè uno studente che mette le proprie competenze a disposizione dei compagni che hanno riscontrato difficoltà nelle lezioni, al fine di sostenerne il recupero. Con il sussidio degli strumenti informatici, lo studente-tutor può sviluppare importanti abilità trasversali, come ad esempio il problem solving, aumentare la spinta motivazionale e creare nuove dinamiche di coinvolgimento all’interno della classe. 5.6
Aula 3.0: lavoro in classe tra analogico e digitale, Istituto Comprensivo San Giorgio di Mantova, 2015. Foto G. Moscato, Archivio Indire, Fondo Fotografico.
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L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
[me·ta·mòr·fo·si]: il passato e il presente, cambiamenti in atto
AMBIENTI PER L’APPRENDIMENTO COLLABORATIVO L’aula sperimentale, oltre a essere stata dotata di innovativi dispositivi tecnologici, è anche stata progettata secondo la disciplina del Feng Shui (un’arte orientale, ausiliaria dell’architettura, volta a potenziare il benessere della persona all’interno di spazi armonici). Il progetto, realizzato dall’architetto Rossella Tonon, ha analizzato ogni particolare, dalle luci all’acustica, riservando un posto di rilievo all’ergonomia dell’ambiente. Il contributo di un fisioterapista ha permesso di tenere in considerazione
inoltre
la
corretta
postura degli studenti, mentre banchi modulari sono stati realizzati per agevolare una didattica basata sul cooperative learning, ovvero l’apprendimento collaborativo.
5.7
Aula 3.0: visione d’insieme di una classe dalle pareti colorate, Istituto Comprensivo San Giorgio di Mantova, 2015. Foto G. Moscato, Archivio Indire, Fondo Fotografico.
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Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
PROGRAMMARE IN MODO PARTECIPATIVO Il coding è il codice informatico, il ‘linguaggio’ che consente di impartire al computer una serie di ordini in sequenza e di programmarlo per fare ciò che l’utente desidera. Tali regole sono alla base, per esempio, dei videogiochi e delle app che, invece di essere fruiti passivamente, possono essere inventati e realizzati in prima persona. Il coding permette all’alunno di sviluppare un modo di pensare su base algoritmica e una forma mentis capace di individuare il problema e trovare la relativa soluzione. Uno dei primi e più noti linguaggi di programmazione didattica è Scratch, sviluppato a partire dal 2003 dal MIT di Boston. Scratch possiede un’interfaccia friendly, adatta a facilitare il processo di avvicinamento da parte dei giovani al linguaggio della programmazione. Dal 2011 grande sviluppo ha avuto il CoderDojo, un movimento gratuito e basato su risorse open source che intende promuovere la capacità dei giovani di programmare in maniera partecipativa e creativa fin dalla più tenera età.
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5.8
Attività di robotica e pensiero computazionale: insegnante e alunno lavorano insieme, Istituto Comprensivo San Felice sul Panaro (MO), 2015. Foto G. Moscato. Archivio Indire, Fondo Fotografico.
[me·ta·mòr·fo·si]: il passato e il presente, cambiamenti in atto
5.9
Attività di robotica e pensiero computazionale attraverso il coding: programmazione del robot, Istituto Comprensivo San Felice sul Panaro (MO), 2015. Foto G. Moscato, Archivio Indire, Fondo Fotografico.
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Radici di futuro
DIDATTICA CON SUSSIDI ROBOTICI Il pensiero computazionale usato a fini didattici va ben oltre l’uso della tecnologia, sebbene la sfrutti intensivamen-
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
5.11
La più recente aula 3.0 italiana: attività in ‘agorà’, Istituto Comprensivo n.9, Bologna, 2015. Foto G. Moscato, Archivio Indire, Fondo Fotografico.
te: non si tratta di ridurre il pensiero creativo e fantasioso al mondo meccanico di un calcolatore, bensì di stimolare lo sviluppo cognitivo degli alunni attraverso i sussidi robotici, facilitando nel contempo gli scambi collaborativi tra pari e tra alunni e insegnante. Un modello esclusivamente basato sulla trasmissione delle conoscenze dalla cattedra è ormai anacronistico: oggi esistono nuovi e più coinvolgenti modi di fare lezione. L’insegnante che trasforma la lezione in una continua attività laboratoriale supera il modello trasmissivo e adotta modelli aperti di didattica attiva.
5.10
Attività di robotica e pensiero computazionale attraverso il coding: i ragazzi in attività autonoma, Istituto Comprensivo San Felice sul Panaro (MO), 2015. Foto G. Moscato, Archivio Indire, Fondo Fotografico.
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Avanguardie Educative è il movimento di innovazione aperto a tutte le scuole italiane, finalizzato a portare a sistema le esperienze più significative di trasformazione del modello organizzativo e didattico. Nasce dall’iniziativa congiunta dell’Indire e di un primo gruppo di scuole che hanno sperimentato una o più delle idee che stanno alla base del movimento. Gli orizzonti di riferimento del Manifesto delle Avanguardie Educative sono 7 e riguardano il ripensamento strutturale del ‘fare scuola’ in termini di tempo, spazio e didattica, in modo da scardinare il modello trasmissivo del sapere, sfruttare le opportunità offerte dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e dai linguaggi digitali per cambiare gli ambienti di apprendimento. Aderire al Manifesto delle Avanguardie Educative significa decidere di cambiare la scuola realizzando uno o più degli orizzonti di riferimento proposti e favorire il potenziale creativo che sta dentro la scuola e che attraverso la cultura digitale può assumere nuove forme.
[me·ta·mòr·fo·si]: il passato e il presente, cambiamenti in atto
AULA 3.0 Lo studio sempre più approfondito dell’introduzione delle nuove tecnologie in aula e la riflessione sulle relative metodologie didattiche hanno portato alla realizzazione dell’Aula 3.0. Essa consiste nella presenza e nella messa a disposizione in aula di una serie di device differenti (da pc a tablet, da smartphone a proiettori interattivi, fino ad arrivare ai touch table) che possono, di volta in volta, adeguarsi alle esigenze della classe, consentendo non solo il lavoro sincrono e lo scambio continuo (in ambienti e orari scolastici ed extrascolastici), ma anche lo sviluppo di capacità metacognitive e nuove dinamiche sociali e interpersonali.
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Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
5.12
La più recente aula 3.0 italiana capace di valorizzare il lavoro sia di gruppo sia individuale, Istituto Comprensivo n.9, Bologna, 2015. Foto G. Moscato, Archivio Indire, Fondo Fotografico. 5.13
La più recente aula 3.0 italiana: lo strumento ‘touch’, Istituto Comprensivo n.9, Bologna, 2015. Foto G. Moscato. Archivio Indire, Fondo Fotografico.
5.14
A lavoro per atelier: l’aspetto informale della scuola, Centro Internazionale “L. Malaguzzi”, Reggio Emilia, 2015. Foto G. Moscato, Archivio Indire, Fondo Fotografico.
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[me·ta·mòr·fo·si]: il passato e il presente, cambiamenti in atto
5.15
Al lavoro per atelier: dalle forbici al proiettore, Centro Internazionale “L. Malaguzzi”, Reggio Emilia, 2015. Foto G. Moscato, Archivio Indire, Fondo Fotografico.
5.16
La più recente aula 3.0 italiana: lavoro con l’insegnante, Istituto Comprensivo n.9, Bologna, 2015. Foto G. Moscato. Archivio Indire, Fondo Fotografico.
111
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
L’ASILO LORIS MALAGUZZI Alla base del pensiero di Loris Malaguzzi c’è il concetto di ‘interpretazione’: i linguaggi, i contesti, le teorie, i modelli di architetture devono poter essere interpretati. Si tratta di una visione molto dinamica dell’esperienza educativa, in cui non esiste un unico modello di riferimento. Quando è stata costruita la scuola che fa parte del complesso del Centro Internazionale, ricavata dai grandi capannoni un tempo di proprietà dell’Industria Locatelli, l’architetto Tullio Zini, che l’ha progettata, è riuscito a contemplare
IL ‘REGGIO EMILIA APPROACH’
l’idea dello spazio che cambia sulla
Si tratta di un tipo di approccio pe-
base delle necessità dettate dalla pedagogia. La scuola, inizialmente pensata per ospitare cinque gruppi di bambini, oggi ne accoglie otto.
dagogico riconosciuto a livello in-
5.17
A lavoro per atelier: la base del metodo Malaguzzi, Centro Internazionale “L. Malaguzzi”, Reggio Emilia, 2015. Foto G. Moscato, Archivio Indire, Fondo Fotografico.
ternazionale. Questa esperienza ha più di cinquant’anni e nasce per i nidi e per le scuole dell’infanzia del Comune di Reggio Emilia: principale promotore di questa iniziativa è
5.18
La diversa organizzazione degli spazi: fin dai primi passi, Centro Internazionale “L. Malaguzzi”, Reggio Emilia, 2015. Foto G. Moscato, Archivio Indire, Fondo Fotografico.
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stato Loris Malaguzzi, la cui filosofia educativa si fonda sulla centralità del bambino e del suo potenziale che l’educatore deve interpretare.
[me·ta·mòr·fo·si]: il passato e il presente, cambiamenti in atto
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«La scuola digitale non esiste. Esiste la ‘scuola’, cui il digitale può dare un’opportunità di cambiamento. L’innovazione sta accelerando la profonda e radicale crisi del modello tradizionale del ‘fare scuola’ che derivava dalle grandi operazioni di alfabetizzazione e insegnamento delle competenze di base nella metà dell’Ottocento. Quella società non esiste più, oggi siamo in un momento di passaggio. Tuttavia questa non è una novità, ma qualcosa che si trova nelle radici della scuola italiana e in quelle della ‘scuola attiva’, nelle radici di ciò che diceva Lombardo Radice negli anni Venti e in quelle dei tanti movimenti che hanno cercato di innovare e rinnovare la nostra scuola».
G. Biondi, Presidente dell’Indire, al seminario Immagina, crea, apprendi, tenutosi a Bologna nel febbraio 2015.
115
LA SEZIONE DI LETTERATURA GIOVANILE DELL’ISTITUTO1 Dagli anni Quaranta la Sezione di
ancora, un continente sconosciuto […]
Letteratura Giovanile ha rappresenta-
che i teorici negano […] che i critici
to, a lungo, per il Centro Didattico di
ignorano». E proprio lui auspicava la
Firenze un elemento centrale, impe-
partenza di una caravella «alla scoper-
gnandosi a promuovere le novità na-
ta di quel continente sconosciuto».
zionali e internazionali di letteratura
Finita la guerra il Ministero aveva affi-
giovanile.
dato alla Sezione dell’Istituto l’incarico
Si può affermare che sin dai suoi esordi
di
la sezione è stata un punto di riferi-
Internazionale di Libri per ragazzi, or-
mento per la promozione della lettura
ganizzata da Giovanni Michelucci e
a livello nazionale facendo fronte a un
preludio alle varie manifestazioni che
problema ben avvertito in quegl’anni:
accompagnarono la storia della Sezione
preparare
la
prima
Mostra
lo studio del 1945 a cura di Lina
e ovviamente dell’Istituto stesso.
Passarella2 lamentava l’endemica ‘ano-
Nel 1953 nasceva la rivista di letteratura
ressia’ di lettura da parte dei giovani.
giovanile “Schedario”, una sorta di re-
Fin dai suoi esordi la Sezione anticipa
pertorio di aggiornamento e sussidio
tendenze che in seguito troveranno
per quanti (insegnanti, bibliotecari,
ampio spazio, dedicando rilievo ad au-
animatori culturali) dentro e attorno al
tori, profili di illustratori, analisi tema-
mondo della scuola si rivolgevano ai
tiche, quali la fiaba o il libro di avven-
bambini e ragazzi. Per gli aggiorna-
tura. Su uno dei primi Bollettini
menti bibliografici fu pubblicato Il
pubblicati dal Centro Nazionale di
Segnalibro. Manuale di letteratura per
Firenze edito nel 1943, Piero Bargellini
ragazzi, mentre continuavano conve-
aveva dichiarato: «la cosiddetta lette-
gni, incontri e premi promossi dall’En-
ratura giovanile era e in gran parte è
te fiorentino sull’argomento.
116
É quasi impossibile riassumere in po-
le prime associazioni nazionali e inter-
che battute il contributo innovativo
nazionali di dibattito sul tema (il V
apportato, fino alla fine degli anni
Congresso dell’IBBY si inaugura a
Novanta, dalla Sezione di Letteratura
Firenze) vedono Indire muoversi in pri-
Giovanile dell’Istituto al mondo della
mo piano. Con l’avvento dell’automa-
scuola. Se è vero che da sempre le scuo-
zione e i sistemi di documentazione
le si sono dotate, anche a fatica, delle
integrati, nascono le Banche Dati spe-
loro piccole Bibliotechine Scolastiche,
cializzate per aree disciplinari e nel
si avvertiva la necessità di innovare la
1980 la BDP si dota di un elaboratore
pratica di lettura sperimentando nuovi
elettronico mainframe utilizzato per la
percorsi didattici: le letture in lingua,
raccolta di dati trattati anche dalla
l’animazione L’ora del racconto (1955),
Sezione di Letteratura Giovanile.
1. Si veda D. Giorgetti, Gli esordi della sezione di «Letteratura Giovanile» dell’Istituto e La Sezione di Letteratura Giovanile nella realtà delle nuove tecnologie, in P. Giorgi (cur.), Dal Museo Nazionale della Scuola all’Indire. Storia di un istituto al servizio della Scuola Italiana, cit., pp. 67-80 e pp. 98-104. 2. L. Passarella (cur.), Biblioteche dei ragazzi e del popolo, Brescia, La Scuola, 1945.
117
Alcuni estratti dal Fondo Antiquario di ‘Letteratura Giovanile’ dell’Indire a cura di MARIA BEATRICE BACCI e MARTA ZANGHERI
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
Il Fondo Antiquario di ‘Letteratura Giovanile’ presente all’Indire1 è composto da più di 700 libri e varie testate di periodici che, in gran numero, facevano originariamente parte della sezione ‘letteratura’ della Biblioteca Pedagogica Nazionale (BPN)2. Grazie anche alla lungimiranza di Giovanni Calò3, che fondò e curò personalmente la biblioteca, le opere del Fondo, cronologicamente comprese tra i primi decenni dell’Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento, documentano la storia e l’evolversi della letteratura giovanile4. La presenza di grandi e famosi autori come Thouar, Cantù, Parravicini, Collodi, Baccini, Capuana, Perodi fino a Salgari e Vamba (Luigi Bertelli), le diverse tematiche e la varietà editoriale, nonché la differenziazione dei destinatari dei libri, che variano da quelli per i bimbi più piccoli a quelli di lettura e di premio per i bambini delle scuole elementari, di strenna, di avventure per gli adolescenti, fino a libri per le giovinette completi di ogni istruzione per il buon comportamento consono al ruolo della
1
donna, testimoniano la completezza della raccolta che merita di essere conosciuta e valorizzata. Non risultando possibile descrivere nella sua interezza il Fondo, si è scelto di presentarne una piccola parte esemplificativa, dando precedenza a testi che furono in qualche modo significativi ed esemplari per il genere della letteratura giovanile tra fine Ottocento e i primi decenni del Novecento e proponendo in alcuni casi libri che rivelavano interessanti peculiarità sia dal punto di vista del contenuto, come in Arte di costruire di R. Bécourt (fig. 1)5, sia dal punto di vista delle illustrazioni6, non tralasciando alcuni singolari esempi di letteratura per ragazzi in lingua straniera o l’interessantissimo nucleo dei periodici. Considerevoli risultano nel Fondo i libri dell’Ottocento a uso delle scuole elementari7, a partire dal Giannetto di Luigi Alessandro Parravicini (fig. 2), prototipo del perfetto libro di testo, che tratta la storia di un ragazzo, figlio di un onesto commerciante, che diventa
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2
Alcuni estratti dal Fondo Antiquario di ‘Letteratura Giovanile’ dell’Indire
dapprima artigiano e in seguito, grazie all’istruzione e alla buona volontà, riesce a raggiungere una posizione agiata. L’opera, pubblicata per la prima volta a Como nel 1837 e adottata «come premio nelle scuole elementari d’Italia, utilissima per le scuole serali e festive»8 era tra i libri maggiormente diffusi per l’insegnamento anche prima dell’Unità d’Italia. A questo si rifece il Giannettino di Carlo Collodi, significativamente presente all’interno del Fondo, che uscì nel 1877 nella collana Biblioteca scolastica del Libraio-Editore Felice Paggi, all’interno della quale furono pubblicati anche altri testi per la scuola9 che vedevano come protagonista lo scanzonato ragazzo che «la voglia di studiare non la conosceva neppur di vista»10. Continuavano comunque a essere riproposte in ambito scolastico per i valori e le letture ‘moraleggianti’11 le opere di Pietro Thouar, come i Racconti per fanciulli (fig. 3) illustrati da Enrico Mazzanti, e di Cesare Cantù, presente nel Fondo, tra gli altri, con le Letture giovanili.
3
Con l’avvento della scuola pubblica e l’obbligatorietà dell’istruzione, altri nomi intanto iniziarono a rivolgere la loro attenzione all’educazione e all’alfabetizzazione dei bambini. Da sottolineare a questo proposito l’opera di Emma Perodi, una tra le più popolari scrittrici italiane per l’infanzia a cavallo tra Otto e Novecento, che si ritrova con il libro di lettura per le scuole e le famiglie Cuoricino ben fatto, pubblicato da Paggi nel 1886 e illustrato da Mazzanti. Va ricordata, inoltre, l’importanza e la notorietà assunta a fine Ottocento dall’opera educativa di Ida Baccini: le sue storie piacevoli e alla portata dei bambini, assai numerose nel Fondo, entrarono a buon diritto nel novero dei libri approvati dal Consiglio Scolastico, La storia di Firenze narrata a scuola del 1889 (fig. 4) ne è un esempio. Oltre al libro di lettura le Memorie di un pulcino12, racconto autobiografico di un pulcino di campagna che cambia padrone e diventa poi grande in città, che più di tutte le altre opere procurò grande fama all’insegnante fiorentina, sono presenti, tra gli
4
121
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
altri, il volumetto edito da Paggi nel 1889 intitolato La terra, il mare, il cielo e La fanciulla massaia: quest’ultimo è un libro di lettura per le scuole elementari femminili superiori, posseduto
nella
nona
edizione
Bemporad del 1893, che ricorda un ruolo femminile relegato a compiti precisi e definiti all’interno del proprio focolare domestico e della società, tematica questa che tendeva a essere pressoché presente all’interno dei libri di lettura di questo fine secolo13 ed era in linea coi ‘lavori donneschi’ previsti dai programmi
5
7
6
8
per le classi elementari femminili. Tra gli altri esempi di letture similari, si possono annoverare Una buona madre. Letture morali per le giovinette
di
Caterina
Franceschi
Ferrucci, libro illustrato da Mazzanti e posseduto nella seconda edizione Le Monnier del 1885, Il libro della giovinetta italiana: dalle memorie della nonna di Aristide Guidotti (figg. 5, 6) pubblicato
dall’editore
Remo
Sandron di Palermo nel 1895, corredato da interessanti illustrazioni di Guido Ducci e La giovinetta educata alla morale ed istruita nei lavori fem-
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Alcuni estratti dal Fondo Antiquario di ‘Letteratura Giovanile’ dell’Indire
minili, nella economia domestica del 1893. Il nostro percorso prosegue con una serie di testi composti da racconti, novelle, fiabe e favole che spesso venivano offerti in dono da parte dei genitori agli alunni come «premio per la buona condotta e per il profitto nello studio»14 (fig. 7), adatti a stimolare la fantasia e, allo stesso tempo, a invogliare alla lettura15. Fanno parte di questa tipologia di libri ‘per fanciulli’ anche la raccolta di novelle e novelline Schiaccianoci di Luigi Capuana pubblicata dalla casa editrice Bemporad nel 1897 con illustrazioni di Carlo Chiostri, Una famiglia di saltimbanchi, romanzo per bambini di Ida Baccini con illustrazioni dell’acquafortista e xilografo Humbert Reymond (fig. 8) e In città e in campagna: letture per i fanciulli raccolte da Cordelia (Virginia Trèves Tedeschi) e Achille Tedeschi, in cui si può notare anche l’interesse editoriale di inserire all’interno del testo alcune riproduzioni di dipinti celebri. Non potevano mancare Le avventure di Pinocchio, opera presente nella nuova edizione Bemporad
9
del 1904 illustrata da Carlo Chiostri con incisioni di Adolfo Bongini e nella famosa versione a colori illustrata di Attilio Mussino: quest’ultima, uscita in un primo momento a dispense, fece meritare all’editore fiorentino la medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale delle Industrie e del Lavoro di Torino del 1911 ed è posseduta nel Fondo in una più recente edizione Marzocco del 194016. Belle immagini in stile liberty, ad opera di Ezio Anichini, accompagnano le storie di Principesse, bambini e bestie di Laura Orvieto, mentre le tavole realizzate dal pittore, incisore e illustratore francese Gustave Doré per Il libro delle fate di Charles Perrault del 1880 (fig. 9) e per Le favole di La Fontaine pubblicato nel 1889 nella Biblioteca classica illustrata dall’editore Sonzogno di Milano, per la loro bellezza facevano, e fanno tutt’oggi, sognare grandi e piccini. Per i ragazzi più grandi, sono tanti gli scritti ameni e fantastici, ma allo stesso tempo ricchi di notizie ‘geografiche’ e di ‘scienze’ naturali e
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Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
curiose, come nel caso del libro di Tommaso Catani Al paese verde, illustrato da Guido Ducci, e di Ciondolino dove Vamba, al secolo Luigi Bertelli, nell’edizione Bemporad del 1931, con l’ausilio di 66 tavole in tricromia e 300 disegni di Mussino, accompagna i ragazzi in un divertente viaggio alla scoperta del mondo degli insetti. Ricca poi la presenza nel Fondo di libri di avventura17 di fine Ottocento e primo Novecento come i volumi di Giulio Verne Il giro del mondo in ottanta giorni (figg. 10, 11) e Mistress Branican, corredati da disegni del pittore e illustratore francese Leon Benett; da ricordare inoltre Il fiore del deserto: avventure straordinarie di un Italiano e di un Tedesco nell’Africa Orientale di Alfredo Ferrero con prefazione di Salgari, pubblicato dall’editore Donath di Genova con disegni del pittore Giuseppe Garuti che si firmava con lo pseudonimo di Pipein Gamba. Dello stesso Salgari, si segnala anche l’edizione Bemporad de La stella dell’Araucania, ambientato nella Terra del Fuoco e illustrato da dodici
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disegni in bianco e nero di Carlo Chiostri. Dedicati ai ragazzi tra i nove e i quattordici anni vi sono poi Piccoli eroi di Cordelia, corredato da disegni del pittore verista Arnaldo Ferraguti, e La capanna dello zio Tom di Enrichetta Beecher Stowe (fig. 12) nella versione italiana edita dalla Società Editrice Sonzogno di Milano, famoso best-seller del secondo Ottocento che affrontava il tema degli schiavi d’America. Tra i libri del Novecento, suscitano una particolare curiosità alcuni volumetti e albi ‘per i più piccini’ con storielle divertenti, canzoni, girotondi e filastrocche: sono editi a Firenze gli albi Canzoni popolari per bambini e Girotondi e filastrocche come si cantano in varie parti d’Italia raccolti ed illustrati da Bona Gigliucci. Belle anche le tavole illustrate per La giornata di Titì e Saltapicchia (fig. 13) e le divertenti immagini del famoso Pierino Porcospino (Der Struwwelpeter) di Heinrich Hoffmann, un esempio di ‘protofumetto’. Scritto nel 1844 e pubblicato per la prima volta in Italia dall’editore Hoepli nel 1882 con la traduzione in
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Alcuni estratti dal Fondo Antiquario di ‘Letteratura Giovanile’ dell’Indire
italiano di Gaetano Negri, il libretto è posseduto nell’edizione degli anni Trenta in parte mutila. Impreziosisce particolarmente la raccolta antiquaria anche la ricca presenza di testi di letteratura giovanile in lingua straniera, con opere che di nuovo si rivolgono a tutte le fasce d’età e che toccano i più diversi generi. Assai grazioso il testo francese Le premier livre di Blanche Marois del 1909, particolarmente adatto per l’insegnamento rivolto ai bambini, seguito da un libro tedesco di favole dei Fratelli Grimm del
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1907 e dalla versione originale inglese di Alice in Wonderland di Lewis Carroll con belle illustrazioni di Mabel Lucie Attwell del 1921 (fig. 14). Divertenti le colorate avventure del Pinocchio russo nella versione di Aleksej Tolstoj e quelle di Chiodino di Marcello Argilli pubblicate a Mosca tra il 1957 e il 1960 (fig. 15). Per finire, un breve sguardo alle tante testate di periodici per ragazzi presenti nel Fondo Antiquario, alcune delle quali di particolare importanza e di difficile reperibilità. Accanto ai giornali della prima metà
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dell’Ottocento nati con intenti educativi e istruttivi, dalla modesta veste tipografica e quasi del tutto privi di illustrazioni18, vi sono anche i giornali dove cominciano a comparire immagini esemplificative, ne è un esempio la tavola illustrativa della cucina per il Dizionario Illustrato Domestico e delle Arti e Mestieri all’interno del “Giornale illustrato dei fanciulli” di Torino del 1865. Con il “Giornale per i bambini” pubblicato a Roma nel 1881 e diretto da Ferdinando Martini, si assiste alla nascita di un nuovo modello di periodico per la gioventù. Con novelle, racconti, storie illustrate che uscivano a puntate, scienza popolare, biografie, poesia, commedie, giuochi, ‘minuzzoli’ e perfino la corrispondenza con i piccoli lettori, il giornale, che ebbe vita fino al giugno del 1889 ed è posseduto con annate complete fino a tutto il 1888, intendeva offrire ai ragazzi italiani un ‘ebdomadario’ come quelli che già esistevano all’estero. Tra
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Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
i collaboratori figuravano i migliori scrittori del tempo e tra questi non poteva mancare Collodi che a cominciare dal primo numero del 7 luglio 1881 fino al 23 gennaio 1883 vi fece uscire a puntate, seppure con molte interruzioni, il suo Pinocchio che venne poi a storia conclusa pubblicato nello stesso anno in forma di libro dall’editore Felice Paggi, che sostituì alle veloci illustrazioni di Ugo Fleres i disegni a china di
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Enrico Mazzanti. Scorrendo ancora i titoli di giornali sugli scaffali, ci si può soffermare su altri significativi periodici di fine secolo quali “Mondo Piccino”, “Il Novelliere illustrato”, indirizzato a ‘signorine e giovinette’, che pubblicò molti romanzi di Emilio Salgari, “L’amico dello scolaro” di Firenze e “L’Arte minuscola”, una caratteristica rivista settimanale con molte illustrazioni che si proponeva di educare al disegno e alle belle arti.
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Alcuni estratti dal Fondo Antiquario di ‘Letteratura Giovanile’ dell’Indire
Con l’arrivo del nuovo secolo i giornali per ragazzi si arricchirono di immagini colorate di grandi nomi dell’illustrazione italiana19 come è possibile riscontrare nelle copertine del settimanale “La domenica dei fanciulli”20 (figg. 16, 17), uscito a Torino nel 1900 con i tipi della Stamperia Reale della Ditta G.B. Paravia. È poi “Il giornalino della Domenica”21 diretto da Vamba (Luigi Bertelli) che ci presenta una laboriosa fucina di illustratori che iniziarono a collaborare con l’editore Bemporad fin dal primo numero pubblicato a Firenze il 24 giugno 1906 (fig. 18). Sulle sue colorate copertine compariranno nel succedersi degli anni numerosissimi illustratori; tra i tanti si ricordano Adolfo De Karolis, Filiberto Scarpelli, Enrico Sacchetti, Carlo Chiostri, Umberto Brunelleschi, Ugo Finozzi, Attilio Mussino, Corrado Sarri, Ottorino Andreini, Sto (Sergio Tofano), Antonio Rubino, Ezio Anichini, Piero Bernardini e Bruno Angoletta (fig. 19).
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Rivolto ai ragazzi della borghesia dell’epoca, il ‘Giornalino’ aveva l’intento di dare tutte le domeniche al suo giovane pubblico una lettura istruttiva ed educatrice senza essere noiosa. Sulle sue pagine composte da rubriche, concorsi, esposizioni, mostre e informazioni sulla vita sociale e civile della Nazione, apparivano contributi e racconti a firma dei più famosi scrittori del tempo, da Carducci a De Amicis, Deledda, Capuana e Fucini. Dal 17 febbraio 1907 al 17 maggio 1908 incominciò a uscire a puntate sulle sue pagine, prima di essere pubblicato in volume nel 1912 dalla Bemporad, il famoso “Giornalino di Gian Burrasca” scritto e illustrato da Vamba (fig. 20). Nel 1908, come supplemento al “Corriere della Sera” e sotto la direzione di Silvio Spaventa Filippi, nasceva il “Corriere dei piccoli”, (fig. 21) presente nel Fondo con l’annata completa del 1912. Il giornalino dava ampio spazio in prima pagina alle vignette a colori accompagnate da versi a rima baciata che riproponevano i personaggi dei
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Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
cartoonists americani22. Una simile impostazione grafica si ritrova anche ne “Il giornale di Fortunello”23 (fig. 22) pubblicato dall’editore fiorentino Nerbini nel 1920 con testata di Giove Toppi, che si rifà all’“Happy Hooligan” dell’americano Frederick Burr Opper. Le tavole con i classici balloons non riuscivano a decollare: le ‘nuvolette’ erano ritenute dagli stessi pedagogisti diseducative e questa forma di espressione, assieme alle storie avventurose degli eroi del fumetto che negli Anni Trenta arrivavano dall’America, fu ampiamente avversata dal Regime24. Tra le testate dei giornali per ragazzi che ancora si incontrano nella raccolta, di particolare rilievo, la rivista quindicinale “Cuor d’oro” con poesie, racconti e novelle pubblicata a Torino dal 1922 al 1927 e il mensile “Lucignolo” uscito a Rimini nel 1924, tipico esempio di periodico prodotto con il contributo degli insegnanti e dei ragazzi. Infine, a chiusura di questo spaccato del Fondo Antiquario di ‘Letteratura Giovanile’ dell’Indire, si ricorda, tra le testate degli anni del secondo dopoguerra, “La Settimana dei ragazzi”, pubblicato a Firenze, fondato e diretto a partire dal primo aprile del 1945 da Laura Orvieto. Il periodico ospitò nelle sue pagine le firme di affermati artisti fiorentini come Piero Bernardini e Fiorenzo Faorzi, pittori e illustratori di tanti classici della letteratura giovanile. Tra gli altri illustri collaboratori, si possono menzionare anche Giancarlo Bartolini Salimbeni, di cui si ricordano in particolare le tavole con il personaggio del timidissimo ‘Priscillo’, e Vinicio Berti, autore degli scanzonati ‘Pipo e Popo’ e ‘Cicci e Bicci’25.
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Alcuni estratti dal Fondo Antiquario di ‘Letteratura Giovanile’ dell’Indire
1. Il seguente breve contributo vuol rendere nota di una primissima ricognizione del Fondo che, come si vedrà, già in questa prima scelta svela titoli interessanti all’interno del posseduto e che può sicuramente riservare ulteriori piacevoli scoperte nell’ambito del futuro completo riordino. 2. La Biblioteca Pedagogica Nazionale, situata all’interno del Centro Didattico Nazionale (poi CDNSD), era costituita inizialmente da oltre 40.000 volumi e 500 periodici italiani e stranieri e comprendeva anche una ricca emeroteca; il notevole patrimonio librario specializzato in ambito pedagogico, oltre a essere fruibile a studiosi come anche ai comuni cittadini, contribuì a fornire agli insegnanti gli utili e necessari strumenti per la formazione e l’aggiornamento (cfr. P. Giorgi, L’Istituto nel secondo dopoguerra (1945-1974) in P. Giorgi (cur.), Dal Museo Nazionale della Scuola all’Indire. Storia di un istituto al servizio della scuola italiana, Firenze, Giunti, 2010, pp. 45-47). 3. Il famoso filosofo, pedagogista e storico dell’educazione Giovanni Calò (1882-1970) fu
titolare della cattedra di Pedagogia all’Università di Firenze dal 1911 fino al pensionamento nel 1952. Nel 1925 presiedette a Firenze la Mostra didattica nazionale sui prodotti eseguiti dalle scuole nuove dell’epoca che concretizzavano, secondo le idee promulgate da Giuseppe Lombardo Radice, una didattica intesa come esperienza attiva; in seguito, decise di raccogliere ed esibire i materiali della mostra in un’esposizione permanente all’interno del Museo Nazionale della Scuola istituito nei locali di Palazzo Gerini, dove fu costituito il Centro Didattico Nazionale (che Calò diresse dal 1950 al 1970), al quale fu annessa la ricca Biblioteca Pedagogica Nazionale. 4. In questa sede, vista la varietà compositiva del Fondo e la sua stessa denominazione all’interno dell’Istituto, si è scelto di usare il termine ‘letteratura giovanile’ già usato da Enzo Petrini, fondatore nel 1953 di “Schedario”, prima rivista critica in Italia sulla letteratura giovanile. 5. L’interessante Arte di costruire ogni sorta di oggetti in rilievo e in carta per servire ad istruzione
e passatempo della gioventù d’ambedue i sessi di R. Bécourt risalente al 1830, testimonia un’attenzione verso un tipo di insegnamento che seguiva il principio dell’apprendimento legato al divertimento e al concetto dell’imparare grazie anche a un uso appropriato della manualità. Così infatti si legge nella Prefazione (ID., pp. 12-13): «Tale è il fondamento della seguente operetta; ella ha per iscopo di far prima di tutto conoscere ai ragazzi la geometria, e di render loro facili le più comuni applicazioni di quella utilissima scienza […]. Il fanciullo ama delle figure che può toccare e ritoccare, di preferenza a delle linee che non soddisfano ai suoi sensi. Assicuratevi ch’egli sarà disposto allo studio della geometria descrittiva quando avrà fatto delle sedie, delle casse, delle barchette, un ponte: col farli imparerà cosa sieno angoli, triangoli, quadrati ecc.». 6. L’attenzione nei confronti dell’illustrazione per l’infanzia in Italia, nel XIX secolo, cominciava progressivamente ad aumentare e se, fino agli anni Sessanta dell’Ottocento, le
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illustrazioni risultavano di autore ignoto o erano siglate dal solo incisore, in seguito le cose cambiarono. In modo graduale, le strategie editoriali si delinearono: con la Legge Casati del 1859 e poi con i Regi Decreti del 1861 fino ai programmi del 1867 e a quelli successivi, tutti rivolti ad una crescente alfabetizzazione, i principali editori si trovarono preparati a rivolgere la loro attenzione ai libri per ragazzi e dunque, afferma Pallottino: «[...] accanto alla compilazione dei testi scolastici, nascerà una produzione di collane illustrate graduate per età: di istruzione, educazione, cultura, scienza, emulazione, elevazione e ammonizione» (cfr. P. Pallottino, Storia dell’Illustrazione italiana. Libri e periodici a figure dal XV al XX secolo, Bologna, Zanichelli, 1988, pp. 165-166). Con i programmi del 1888 si continuò a riconoscere la funzione centrale del libro di lettura e si verificò un ulteriore ampliamento della parte iconografica (un orientamento già iniziato con i precedenti programmi), cosa che avvenne anche nel libro di testo (cfr. A. Briganti, Programmi e libri di testo per il ciclo elementare dall’Unità alla Riforma Gentile (1859-1922), “Cultura e scuola”, XXVII, 1988, 105, pp. 225-226). In seguito, a inizio Novecento, si continuò a inserire nel testo un numero sempre maggiore di immagini, come si nota ad esempio nel libriccino presente nel Fondo Prima lettura di E. Formiggini Santamaria del 1914, arricchito dalle illustrazioni di Gustavino (Gustavo Rosso). 7. Nel Fondo è presente in modo significativo l’editoria scolastica rappresentata soprattutto dai vari libri di lettura che, in continuità col passato, persistevano nell’assumere una funzione centrale anche a fine Ottocento. È utile ricordare come, grazie anche alla nuova legge Coppino del 1877 che elevava l’obbligo scolastico con possibilità sanzionatorie per le famiglie di trasgressori, si andò ulteriormente
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verificando una notevole espansione dell’editoria di ambito scolastico (cfr. O. Murru, Storia dell’editoria per ragazzi in Italia tra fine ‘800 e primo ‘900, Roma, Bibliosofica, 2009, p. 24). 8. La grande diffusione del Giannetto, inizialmente adottato solo nel Lombardo-Veneto e divenuto ben presto un testo base per tutte le scuole in Italia, fu dovuta forse anche al suo andare incontro «a un bisogno di cultura elementare e di preparazione alla vita sociale per le classi più povere, che accomunava l’Italia intera […]» (cfr. N. Del Corno, Alle origini del long-seller: il Giannetto del Parravicini in L. Finocchi, A. Gigli Marchetti (cur.), Editori e piccoli lettori tra Otto e Novecento, Milano, Franco Angeli, 2004, pp. 47-48). Il libro intreccia un percorso di tipo enciclopedico e nozionistico a quello morale e narrativo: risulta distinto in diverse sezioni che trattano, variamente, argomenti quali l’uomo, i suoi bisogni e i suoi doveri, mestieri, arti e scienze, nozioni su geografia, storia, regno animale e geologia, racconti sui doveri dei fanciulli (cfr. P. Boero, C. De Luca, La letteratura per l’infanzia, RomaBari, Laterza, 1995, pp. 12-13). Il libro fu scelto nel 1836 dalla Società Fiorentina per le scuole di mutuo insegnamento presieduta da Gino Capponi, esponente della corrente cattolico-liberale e nel 1910 raggiunse il ragguardevole risultato, per l’epoca, della sessantanovesima edizione, superando largamente il milione di copie vendute. 9. All’interno del Fondo, tra i ‘derivati’ di Giannettino, si ritrovano L’abbaco di Giannettino, La geografia di Giannettino e La grammatica di Giannettino: quest’ultima si rivela innovativa rispetto ad altre grammatiche del tempo per la struttura dialogica del testo, dove non viene ricercata la ripetizione quasi automatica delle proposizioni per far apprendere a memoria le definizioni ma vengono usati, come avviene nel dialogo tra il maestro Boccadoro e
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
Giannettino, i tratti tipici del linguaggio parlato e colloquiale (cfr. L. Nacci, I romanzi per bambini tra Otto e Novecento: alla ricerca di una lingua, in L. Finocchi, A. Gigli Marchetti (cur.), Editori e piccoli lettori tra Otto e Novecento, cit., p. 358). 10. C. Collodi, Giannettino, Firenze 1882, p. 9. 11. I contenuti dei libri adottati nelle scuole dopo l’Unità d’Italia erano soggetti a vere e proprie rigidità strutturali e linguistiche; difficilmente era possibile inserire qualche innovazione e «scardinare la gabbia del pedagogismo patriottardo e del paternalismo edificante» (cfr. P. Boero, C. De Luca, La letteratura per l’infanzia, cit., p. 22): basti pensare, ad esempio, ai testi dello stesso Collodi giudicati inadatti da una commissione ministeriale nel 1883 poiché, come si può leggere: «han pregi molti di sostanza e di dettato, ma sono concepiti in modo così romanzesco, da dar soverchio luogo al dolce, distraendo dall’utile; e sono scritti in stile così gaio, e non di rado così umoristicamente frivolo, da togliere ogni serietà all’insegnamento» (cfr. La scuola primaria dall’Unità alla riforma Gentile. Mostra bibliografica e documentaria, a cura di M.C. Petrollo, G. Zagra, F. Parisi, catalogo della mostra (Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, 18 marzo – 13 luglio 1985), Roma, Centro stampa Biblioteca Nazionale Centrale, 1985, p. 106). 12. Le Memorie di un pulcino furono pubblicate per la prima volta dall’Editore Felice Paggi di Firenze nel 1875 nella Collana azzurra che con i libri di lettura per le scuole elementari affiancava la famosa Biblioteca scolastica. Nel Fondo, il volume è posseduto nella sua seconda edizione Paggi del 1877. 13. Si può ricordare come nel 1881 fu istituita dal Ministero della Pubblica Istruzione una Commissione centrale incaricata di esaminare i testi e di scegliere i più adatti all’adozione nelle scuole, con la seguente relazione conclusiva del 1883 riguardo ai libri di lettura femminili: «È
Alcuni estratti dal Fondo Antiquario di ‘Letteratura Giovanile’ dell’Indire
prescritto che il libro di lettura sia scritto in buona lingua … non dimenticando in quello per le scuole femminili i particolari uffici della donna nella famiglia e nella società» (cfr. La scuola primaria dall’Unità alla riforma Gentile. Mostra bibliografica e documentaria, cit., p. 105).
Luigi Motta (cfr. Sulle rotte dei pirati malesi: Luigi Motta, Emilio Salgari e Jules Verne tra l’India e il Borneo, a cura di G. Brentani, A. Contò et al., catalogo della mostra (Verona, Biblioteca Civica, 1 luglio 2005 – 16 settembre 2005), Verona, Biblioteca Civica, 2005, p. 8).
fino al 1911 dall’Editore Bemporad di Firenze,
14. È questo il caso del volumetto del 1900 di Ida Baccini, Un’avventura di ceralacca, che fa parte della collana Bibliotechina aurea illustrata della Casa Editrice Salvatore Biondo di Palermo.
18. Si segnalano “Il giornale dei fanciulli” fondato a Firenze nel 1834 da Pietro Thouar e Giuseppe Bayer, che ebbe breve durata, e “Il giovedì: letture per la gioventù” uscito a Milano nel 1835 che restò invece in vita diversi anni; inoltre “Il giovinetto italiano”, nato a Genova nel 1849 e “Le prime letture” a cura di Luigi Sailer, stampati a Milano a partire dal 1870.
no, quando la direzione era passata a Giuseppe
15. Si può osservare come la diffusione del libro nell’ambito della letteratura giovanile sia stata legata, oltre che a un interesse di tipo educativo, anche a un suo divenire strumento primario della promozione della lettura tra i giovanissimi e della lotta contro l’analfabetismo (cfr. P. Boero, C. De Luca, La letteratura per l’infanzia, cit., p. VIII). 16. Con l’affermazione dei procedimenti calcografici che resero competitivi i costi della stampa, il ‘Pinocchio’ di Mussino fu pubblicato a colori in 50 dispense settimanali di grande formato (la prima uscì il 2 ottobre 1910, l’ultima il 7 settembre 1911). La nuova edizione di lusso edita su carta patinata a colori uscì poi sotto forma di volume che divenne subito un best-seller, stampato ancor oggi da Giunti e pubblicato anche all’estero. L’artista, coi suoi frequenti cambi di registro formale, l’uso di un segno irriverente ma anche composto, una libertà assoluta nell’uso dei colori, illustrò l’opera «con la foga di un irrefrenabile fiume in piena» e l’arricchì con soavissime illustrazioni fuori testo (cfr. S. Alligo, Mussino, un secolo di bellezza, “Il Sole 24 ore”, 311, 13 novembre 2011, p. 34). 17. L’interesse per mondi esotici, lontani e sconosciuti caratterizza un filone della produzione letteraria che dalla seconda metà dell’Ottocento trova in Jules Verne uno degli indiscussi protagonisti, ispiratore poi per le avventurose narrazioni di Emilio Salgari e di
19. Agli inizi del XX secolo iniziarono ad accorciarsi sempre di più le distanze tra artisti e illustratori: cominciava una sempre più capillare diffusione delle riviste stampate con moderni procedimenti fotolitografici e delle collane di libri concepite secondo una «moderna eleganza decorativa»; lo sguardo si volgeva verso Parigi, Monaco e Londra, oltre la tradizione locale, mentre si propagava in ogni paese europeo un gusto per la decorazione del libro che dimostrava come l’illustrazione potesse ambire alla dignità di espressione artistica e raggiungere ogni classe sociale (anche secondo influenze derivanti dal movimento artistico ‘Arts and Crafts’ e dalle teorie di William Morris) (cfr. P. Pacini, Ritorno all’isola che non c’è in L’irripetibile stagione de Il giornalino della Domenica, a cura di P. Pallottino, catalogo della mostra (Bologna, Casa Saraceni 1 ottobre – 2 novembre 2008), Bologna, Bononia University Press, 2008, pp. 34-35).
cambiò più volte luogo di pubblicazione e, con un’interruzione dal 1912 al 1918, continuò a uscire fino al 1927. Nel Fondo sono presenti le annate complete rilegate del periodo fiorentino e due annate incomplete del periodo romaFanciulli. La copertina qui riportata è opera di Ezio Anichini (fig. 19). 22. Cfr. P. Boero, C. De Luca, La letteratura per l’infanzia, cit., p. 140. 23. Nel Fondo sono possedute solamente la seconda annata del 1921 e la terza del 1922 fino al n. 31 del 30 luglio. 24. Nel 1938 venne istituita per volere di Mussolini la Commissione per la Bonifica libraria al fine di costituire un decisivo controllo sulla produzione libraria italiana e l’importazione straniera; nel novembre dello stesso anno si svolse a Bologna un convegno sulla letteratura infantile e giovanile che impresse una svolta verso un controllo maggiore da parte del Regime anche nei confronti delle pubblicazioni periodiche di giornalini e albi; in particolare poi, si registrò una censura del Regime fascista verso i fumetti stranieri, considerati nocivi per la formazione delle nuove generazioni (cfr. P. Boero, C. De Luca, La letteratura per l’infanzia, cit., pp. 172-177). 25. Il periodico fu pubblicato dalla casa editrice Millestelle e in seguito dalla Marzocco Periodici; dopo Laura Orvieto la direzione passò a Giuseppe Fanciulli. La sua formula editoriale presentava storielle mute con didascalie
20. All’interno del Fondo è presente solo l’annata del 1920. Le copertine qui riportate sono a firma di Guido Moroni Celsi (fig. 16) e di Carlo Bisi (fig. 17).
e ricalcava precisamente l’esempio del
21. Oltre 230 artisti collaborarono a realizzare copertine e illustrazioni per il ‘Giornalino’ dal 1906 al 1927: fu pubblicato
nuvole. La storia del fumetto da Nerbini ai dise-
“Corriere dei Piccoli”; tra i vari collaboratori, figurarono anche il fiorentino Guido Fantoni e Sergio Tofano (cfr. M. Sessa, La bottega delle gnatori toscani, Firenze, Edizioni Medicea, 1995, pp. 115-116)
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Catalogo illustrato Testi e immagini dal Fondo Antiquario di â&#x20AC;&#x2DC;Letteratura Giovanileâ&#x20AC;&#x2122; dell'Indire
I. Libri di testo, di lettura e ricreativi. BACCINI, IDA Memorie dâ&#x20AC;&#x2122;un pulcino : libro di lettura, approvato dal Consiglio Scolastico / composto da Ida Baccini. 2. ed. Firenze : Felice Paggi Editore-Libraio, 1877. 121, VI p. : ill. ; 19 cm. (Biblioteca scolastica). In testa al front. : I racconti della mamma. Illustrazioni di Enrico Mazzanti. Anti 0021
Memorie dâ&#x20AC;&#x2122;un pulcino di I. Baccini, frontespizio e illustrazione interna
BACCINI, IDA La storia di Firenze narrata a scuola : approvata dal Consiglio Scolastico Provinciale / Ida Baccini. Firenze : Felice Paggi Libraio-Editore, 1889. 176, XII p. ; 19 cm. (Biblioteca Scolastica) Illustrazioni di Enrico Mazzanti. Anti 0023
La storia di Firenze narrata a scuola di I. Baccini, illustrazioni interne
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Catalogo illustrato
BACCINI, IDA La terra, il mare, il cielo : libro di lettura per le classi elementari / Ida Baccini. 4.ed. Firenze : Felice Paggi Libraio-Editore,1889. 148, XII p. : ill. ; 19 cm. Illustrazioni di Enrico Mazzanti. Anti 0014
La terra, il mare, il cielo di I. Baccini, illustrazioni interne
BÉCOURT, R. Arte di costruire ogni sorta di oggetti in rilievo e in carta per servire ad istruzione e passatempo della gioventù d’amendue i sessi / del signor R. Bécourt; con ventitre tavole in rame ; tradotto ed ampliato dal S.S.M. professore di disegno. Firenze : per V. Battelli e Figli, 1830. 132 p., [24] c. di tav. : ill. ; 17 cm. Anti 0026
Arte di costruire ogni sorta di oggetti in rilievo e in carta di R. Bécourt, controfrontespizio e tavola interna
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Radici di futuro
CANTÙ, CESARE Letture giovanili / pubblicate da Cesare Cantù. 10. ed. con l’aggiunta di una seconda parte intitolata Fior di memoria pe’ fanciulli. Milano : presso Martinelli e Comp. Librai, 1846-1847. 4 v. in 2 tomi ( 536 p. compless.) ; 17 cm. Anti 0052
Letture giovanili di C. Cantù, frontespizio e pagina interna
COLLODI, CARLO Giannettino : libro per i ragazzi / C. Collodi. 6. ed. Firenze : Felice Paggi Libraio-Editore, 1882. 311, VIII p. : ill. ; 19 cm. Sul front: Approvato dal Consiglio Scolastico. Illustrazioni di Enrico Mazzanti. Anti 0169
Giannettino di C. Collodi, controfrontespizio e illustrazione interna
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L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
Catalogo illustrato
COLLODI, CARLO Il viaggio per l’Italia di Giannettino : parte prima (L’Italia superiore) / C. Collodi. 2. ed. Firenze : Felice Paggi Libraio-Editore, 1882. 320 p. : ill. ; 19 cm. Illustrazioni di Enrico Mazzanti Anti 0168.I
Il viaggio per l’Italia di Giannettino di C. Collodi, controfrontespizio e illustrazione interna
FANFANI, PIETRO Plutarco : per le scuole maschili : libro di lettura e di premio / Pietro Fanfani. Milano : Libreria di educazione e di istruzione di Paolo Carrara, 1875. 300 p., [3] c. di tav. : ill. ; 19 cm. (Biblioteca ricreativa). Anti 0134
Plutarco di P. Fanfani, frontespizio e illustrazione interna
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Radici di futuro
FORMIGGINI SANTAMARIA, EMILIA Prima lettura / E. Formiggini Santamaria ; con disegni di Gustavino [Gustavo Rosso]. Genova : A. F. Formiggini, 1914. 72 p. : ill. ; 22 cm. Anti 0388
Prima lettura di E. Formiggini Santamaria, copertina e pagina interna
NERETTI, LUIGI Firenze : per i fanciulli / Luigi Neretti ; con trenta incisioni [di Giorgio Kienerk]. Firenze : R. Bemporad & Figlio, 1897. 51 p. : ill. : 19 cm. (Biblioteca Scolastica). Anti 0218
Firenze di L. Neretti, copertina e pagina interna
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Lâ&#x20AC;&#x2122;innovazione a scuola attraverso i 90 anni dellâ&#x20AC;&#x2122;Indire
Catalogo illustrato
PARRAVICINI, LUIGI ALESSANDRO Giannetto : opera che in Firenze ottenne il premio promesso al più bel libro di lettura ad uso de’ fanciulli e del popolo... / di L.A. Parravicini. 52. ed. Italiana, 8. Milanese riv. e aum. dall’A. di nuove nozioni di Geografia contemporanea e di Storia Patria. Milano : Presso V. Maisner e Comp. Editori Librai, 1868. 4 v. in 2 tomi (XVIII, 922 p. compless.) : ill. ; 18 cm. Anti 0178.I-II
Giannetto di L. A. Parravicini, frontespizio e illustrazione interna
PERODI, EMMA Cuoricino ben fatto : libro di lettura per le scuole e le famiglie / Emma Perodi. Firenze : Felice Paggi Libraio-Editore, 1886. 166 p. : ill. ; 19 cm. Illustrazioni di Enrico Mazzanti. Anti 0255
Cuoricino ben fatto di E. Perodi, controfrontespizio, frontespizio e illustrazione interna
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Radici di futuro
ROUX, ONORATO Beppino e la sua famiglia : racconto / Onorato Roux ; illustrato da E[nrico] Mazzanti. Firenze : Felice Paggi Editore, 1888. 95 p. ; 19 cm. (Biblioteca scolastica). Anti 0193
Beppino e la sua famiglia di O. Roux, copertina e illustrazione interna
THOUAR, PIETRO Racconti per fanciulli / scritti da Pietro Thouar . 20 ed. / per cura di G. Rigutini, approvata dal Consiglio Scolastico. Firenze : R. Bemporad & Figlio, 1892. IV, 237, XV p. : ill. ; 19 cm. Illustrazioni di Enrico Mazzanti. Anti 0304
Racconti per fanciulli di P. Thouar, illustrazioni interne
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Lâ&#x20AC;&#x2122;innovazione a scuola attraverso i 90 anni dellâ&#x20AC;&#x2122;Indire
II. Per l’educazione delle giovinette BACCINI, IDA La fanciulla massaia : libro di lettura per le scuole elementari femminili superiori / Ida Baccini. 9. ed aumentata e corretta. Firenze : R. Bemporad & Figlio, 1893. 215 p., [1] c. di tav. : ill. ; 19 cm. Sul front.: Approvato dal Consiglio Scolastico e adottato dal Ministero per le scuole italiane dell’estero. Illustrazioni di Enrico Mazzanti. Anti 0009
La fanciulla massaia di I. Baccini, controfrontespizio e frontespizio
FRANCESCHI FERRUCCI, CATERINA Una buona madre : letture morali per le giovinette / di Caterina Franceschi Ferrucci. 2 ed. riveduta e corretta dall’Autore. Firenze : Successori Le Monnier, 1885. 280 p., [5] c. di tav. : ill. ; 18 cm. (Biblioteca delle giovinette). Illustrazioni di Enrico Mazzanti. Anti 0214
Una buona madre di C. Franceschi Ferrucci, controfrontespizio e frontespizio
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Radici di futuro
GUIDOTTI, ARISTIDE Il libro della giovinetta italiana : (dalle Memorie della nonna) / Aristide Guidotti. Palermo : Remo Sandron Editore, 1895. 445 p. : ill. ; 19 cm. Illustrazioni di Guido Ducci. Anti 0130
Il libro della giovinetta italiana di A. Guidotti, illustrazioni interne
LANZA, GIOVANNI La giovinetta educata alla morale ed istruita nei lavori femminili, nella economia domestica e nelle cose più convenienti al suo stato... / [Giovanni Lanza]. 5.ed. rifusa in molta parte e migliorata. Torino : Libreria G. B. Petrini, 1893. VII, 376 p. : ill. ; 19 cm. (Biblioteca per l’adolescenza). Il nome dell’Autore si ricava dalla p. III. Anti 0128
La giovinetta educata alla morale … di G. Lanza, copertina e pagina interna
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L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
III. Letture per fanciulli (Novelle, fiabe, favole...) BACCINI, IDA Unâ&#x20AC;&#x2122;avventura di ceralacca : (novella) / Ida Baccini. Palermo : Casa Editrice Salvatore Biondo,1900. 23 p. : ill. ; 18 cm. (Bibliotechina aurea) Illustrazioni di Corrado Sarri. Anti 0020
Unâ&#x20AC;&#x2122;avventura di ceralacca di I. Baccini, frontespizio e illustrazione interna
BACCINI, IDA Una famiglia di saltimbanchi : romanzo per i bambini / Ida Baccini ; illustrato da 56 vignette delle quali 14 a colori. Firenze : R. Bemporad & Figlio Librai-Editori, 1901. 117 p. : ill. ; 24 cm. Illustrazioni di Humbert Reymond. Anti 0022
Una famiglia di saltimbanchi di I. Baccini, illustrazioni interne
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Radici di futuro
CAPUANA, LUIGI Schiaccianoci : novelle e novelline per fanciulli / Luigi Capuana ; con splendide illustrazioni di C[arlo] Chiostri. Firenze : R. Bemporad & Figlio, 1897. 199, XIV p.: ill.; 25 cm. Anti 0059
Schiaccianoci di L. Capuana, copertina e pagina interna
COLLODI, CARLO Le avventure di Pinocchio : storia di un burattino / C. Collodi ; illustrata da Carlo Chiostri ; incisioni di A. Bongini. Nuova edizione. 450° migliaio. Firenze : R. Bemporad & Figlio, 1904. 300, 8 p. : ill. ; 19 cm. Con dedica autografa di Paolo Lorenzini (Collodi Nipote). Anti 0158
Le avventure di Pinocchio di C. Collodi, frontespizio e pagina interna
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L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
Catalogo illustrato
COLLODI, CARLO Le avventure di Pinocchio / C. Collodi ; disegni a colori di Attilio Mussino. 7. ed. in ottavo con numerose correzioni e varianti, e collaudata sul primo originale dell’Autore. Firenze : Casa Editrice Marzocco, stampa 1940. 405 p. , [58] c. di tav. : ill. ; 29 cm. Anti 0156
Le avventure di Pinocchio di C. Collodi, frontespizio e illustrazione interna
CORDELIA (TEDESCHI TRÈVES, VIRGINIA) TEDESCHI, ACHILLE In città e in campagna: letture illustrate per i fanciulli / raccolte da Cordelia e A[chille] Tedeschi. Milano : Fratelli Trèves Editori, 1898. 432 p.: ill.; 25 cm. Frontespizio illustrato da Arnaldo Ferraguti. Anti 0060
In città e in campagna di Cordelia, frontespizio e illustrazione interna (riproduzione del dipinto Nebbie di Francesco Gioli)
145
Radici di futuro
FANFANI, PIETRO Una bambola : romanzo per le bambine / Pietro Fanfani. Firenze : Tipografia del Vocabolario diretta da Giuseppe Polverini, 1869. 128 p. : ill. ; 19 cm. Illustrazioni di Osvaldo Tofani. Anti 0151
Una bambola di P. Fanfani, copertina e illustrazione interna
LOMBROSO CARRARA, PAOLA Storie vere di Zia Mariù / Paola Lombroso Carrara ; disegni di Bona Gigliucci. Firenze : R. Bemporad & Figlio Editori, 1913. 206 p. : ill. ; 26 cm. Anti 0364
Storie vere di Zia Mariù di P. Lombroso Carrara, copertina e pagina interna
146
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
Catalogo illustrato
ORVIETO, LAURA (Mrs El) Principesse, bambini e bestie / Laura Orvieto (Mrs El). Firenze : R. Bemporad & F.° Editori, 1914. VI, 172 p. : ill. ; 21 cm. Copertina e illustrazioni di Ezio Anichini. Anti 0397
Principesse, bambini e bestie di L. Orvieto, copertina e illustrazione interna
147
IV. Nel mondo delle favole e delle fate illustrato da Doré LA FONTAINE JEAN : DE Le favole / di La Fontaine ; illustrate da Gustavo Doré ; traduzione in versi di Emilio De Marchi. Milano : Edoardo Sonzogno, 1889. 712 p. : ill. ; 34 cm. (Biblioteca classica illustrata). Anti 0393
Le favole di La Fontaine, illustrazioni interne
PERRAULT, CHARLES Il libro delle fate / di G. [sic] Perrault ; illustrato con 40 quadri da Gustavo Doré. Milano : Tipografia Editrice Lombarda, stampa 1880. 75 p., [40] c. di tav. : ill. ; 35 cm. Anti 0394
Il libro delle fate di C. Perrault, tavole interne
148
V. Libri per ragazzi (romanzi e libri d’avventure) CATANI, TOMMASO Al paese verde : libro per i ragazzi / Tommaso Catani ; con vignette di G[uido] Ducci. Firenze : R. Bemporad & Figlio, 1895. 104, XVI p., [1] c. di tav. : ill. ; 19 cm. Anti 0065
Al paese verde di T. Catani, controfrontespizio e illustrazione interna
CORDELIA (TEDESCHI TRÈVES, VIRGINIA) Piccoli eroi : libro per i ragazzi / Cordelia ; illustrato da 36 disegni di Arnaldo Ferraguti. 32. ed. Milano : Fratelli Trèves Editori, 1896. 230 p.: ill. ; 24 cm. Anti 0061
Piccoli eroi di Cordelia, frontespizio e illustrazione interna
149
Radici di futuro
FERRERO, ALFREDO Il fiore del deserto : avventure straordinarie di un Italiano e di un Tedesco nell’Africa Orientale / di Alfredo Ferrero (con prefazione di Emilio Salgari) e 19 disegni di G[iuseppe] Gamba. Genova : A. Donath editore, 1897. VIII, 352 p. , [18] c. di tav. : ill. ; 25 cm. Anti 0131
Il fiore del deserto di A. Ferrero, copertina e illustrazione interna
SALGARI, EMILIO La stella dell’Araucania : avventure / Emilio Salgari ; illustrate da 12 disegni di C[arlo] Chiostri. Firenze : R. Bemporad & Figlio Editori, 1907. 298 p. : ill. ; 24 cm. Anti 0401
La stella dell’Araucania di E. Salgari, illustrazioni interne
150
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
Catalogo illustrato
STOWE, HARRIET BEECHER La capanna dello zio Tom / di Enrichetta Beecher Stowe ; nuova versione italiana di Palmiro Premoli. Milano : SocietĂ Editrice Sonzogno, 1909. 278 p. : ill. ; 31 cm. Anti 0030
La capanna dello zio Tom di H. Beecher Stowe, frontespizio e illustrazione interna
VAMBA (BERTELLI, LUIGI) Ciondolino : libro per i ragazzi / Vamba [i.e. Luigi Bertelli] ; con 66 tavole in tricromia e 300 disegni originali di Attilio Mussino. Firenze : R. Bemporad & Figlio Edit. Tip., 1931. 326 p., [66] c. di tav. : ill. ; 30 cm. Anti 0367
Ciondolino di Vamba, illustrazioni interne
151
Radici di futuro
VERNE, JULES Il giro del mondo in ottanta giorni / per Giulio Verne ; con 57 incisioni e una gran carta geografica. 2. ed. illustrata. Milano : Fratelli Trèves Editori, 1876. 275 p. : ill. ; 27 cm. Con illustrazioni di Leon Benett. Anti 0357
Il giro del mondo in ottanta giorni di J. Verne, illustrazioni interne
VERNE, JULES Mistress Branican / di Giulio Verne ; illustrata da 97 disegni di L[eon] Benett. Milano : Libreria di educazione e d’istruzione di Paolo Carrara, 1898. 498 p., [79] c. di tav. : ill. ; 24 cm. (I viaggi straordinari). Anti 0399
Mistress Branican di J. Verne, illustrazioni interne
152
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
VI. Per i più piccini (canzoni, girotondi e filastrocche...) GIANFORTUNA La giornata di Titì : versi illustrati / Gian Fortuna. Trieste : Editoriale Libraria, [1930?]. [17] c. : in gran parte ill. ; 16 x 22 cm. Anti 0386
La giornata di Titì di Gianfortuna, illustrazioni interne
GIGLIUCCI, BONA Canzoni popolari per i bambini / illustrate da Bona Gigliucci. Firenze : Editore F. Farina, 1912. 30 c. : in gran parte ill. ; 22 x 28 cm. Anti 0398
Canzoni popolari per i bambini di B. Gigliucci, illustrazioni interne
153
Radici di futuro
GIGLIUCCI, BONA Girotondi & filastrocche : come si cantano in varie parti d’Italia / illustrazioni di Bona Gigliucci. Firenze : Giulio Giannini & Figlio, 1930. [22] c. : in gran parte ill. ; 17 x 24 cm. Titolo parallelo in inglese: Round dances and Rigmaroles: as song in various parts of Italy. Anti 0383 Girotondi & filastrocche di B. Gigliucci, illustrazioni interne
HOFFMANN DONNER, HEINRICH Pierino-porcospino / [ Heinrich Hoffmann Donner]. 7. ed. italiana del celebre “Struwwelpeter” / tradotto da Gaetano Negri. Milano : Hoepli, [1935?]. 24 c. : in gran parte ill. ; 27 cm. Esemplare in parte mutilo. Anti 0396
Pierino-porcospino di H. Offmann Donner, illustrazioni interne
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L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
Catalogo illustrato
PAPÀ BARBANERA Saltapicchia : filastrocche illustrate per i bimbi allegri / Papà Barbanera. Trieste : La Editoriale Libraria, [19..]. [11] c. di tav. : in gran parte ill. ; 19 x 25 cm. Anti 0384
Saltapicchia di Papà Barbanera, illustrazioni interne
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VII. Libri per la gioventù in lingua straniera ARGILLI, MARCELLO - PARCA, GABRIELLA Priklyucheniya K’odino-Vintika [Le Avventure di Chiodino-Vitino] / M. Ardzhilli, G. Parka ; risunki L. Vladimirskogo ; Perevod s ital’yanskogo i obrabotka YU. Ermacenko i Z. Potapovoy. Moskva : Izdatel’stvo “Detskly mir”, 1960. [24] p. : ill. ; 22x29 cm. Anti 0422
Le Avventure di Chiodino-Vitino di M. Argilli, G. Parca, copertina e pagine interne
DODGSON, CHARLES LUTWIDGE (LEWIS, CARROLL) Alice in Wonderland / by Lewis Carroll [i.e. Charles Lutwidge Dodgson] ; pictured by Mabel Lucie Attwell. London [etc.] : Raphael Tuck & Sons Ltp., [1921]. 148 p., [12] c. di tav. : ill. : 25 cm. Anti en. 0006
Alice in Wonderland di Lewis Carroll, copertina e illustrazione interna
156
Catalogo illustrato
GRIMM, JACOB - GRIMM, WILHELM Kinder und hausmärchen / gesammelt durch die Brüder Grimm ; mit acht farbigen original-vollbildern von Einrich Vogeler. Vollständige Ausgabe. Leipzig : Hells, [1907]. LVII, 850 p., [8] c. di tav. : ill. ; 16 cm. Anti de. 0014
Kinder und hausmarchen di J. e W. Grimm, controfrontespizio e illustrazione interna
MAROIS, BLANCHE Le premier livre / par Blanche Marois. 6. ed. Paris : Librairie Armand Colin, 1909. 81 p. : ill. ; 27 cm. (Pour les petits enfants). Anti fr. 0092
Le premier livre di B. Marois, illustrazioni interne
157
Radici di futuro
TOLSTOJ, ALEKSEJ NIKOLAEVIč Zolotoy klyuchik ili priklyucheniya Buratino [La piccola chiave d’oro o Le avventure di un Burattino] / A. Tolstoj ; risunki A. Kanevskogo. Moskva-Leningrad : Gosudarstvennoe Izdatel’stvo Detskoy Literatury Ministerstva Prosveshcheniya RSFSR, 1957. 114 p. : ill. ; 29 cm. Anti 0423
Le avventure di un Burattino di A. N. Tolstoj, copertina e illustrazione interna
158
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
VIII. Periodici per ragazzi Giornale illustrato dei fanciulli. A.1, n.1 (5 gen. 1865) Torino : Tip. Letteraria, 1865 v. : ill. ; 25 cm Quindicinale. Consistenza Fondo Anti: A. 1 (1865). Anti Per. 1
“Giornale illustrato dei fanciulli”, A.1, n. 1 (5 gen.1865), p. 1 e n. 3 (2 feb.1865), p. 36
Giornale per i bambini. A.1, n.1 (7 lug. 1881) - a. 9, n. 26 (27 giu. 1889). Roma : [s.n.], 1881-1889. v. : ill. ; 30 cm. Settimanale. Consistenza Fondo Anti: A. 1 (1881) - a. 8 (1888). Anti Per. 2
“Giornale per i bambini”, A.1, n. 1 (7 lug.1881), p. 1 e A.2, n. 11 (16 mar.1882), p. 166
159
Radici di futuro
Il giornalino della Domenica. A. 1, n.1 (24 giu. 1906) - a. 15, n. 26 (3 lug. 1927). Firenze : Bemporad , 1906-1927. v. : ill. ; 29 cm. Settimanale. Il luogo di pubblicazione e l’editore variano. Sospeso dal 1912 al 1917. Consistenza Fondo Anti: A.1(1906) - a. 6 (1911); a.7 (1918)- a.8 (1920); a.9 (1921), nn. 3, 8, 12, 17; a.10 (1922), nn. 2, 4, 10, 18, 20; a.11 (1923), nn. 15, 20, 23; a.12 (1924), n. 21; a.13 (1925), n. 14. Anti Per 3
“Il giornalino della Domenica”, A.1, n. 4 (15 lug.1906), Idillio, cop. di F. Scarpelli e A.1, n. 8 (12 ago.1906), Il grammofono, cop. di U. Finozzi
“Il giornalino della Domenica”, A.1, n. 19 (28 ott,1906), Chiaro di luna, cop. di U. Brunelleschi e e A.2, n. 25 (23 giu.1907), Epopea sottomarina, cop. di A. Rubino
160
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
Catalogo illustrato
“Il giornalino della Domenica”, A.7, n. 3 (19 gen.1919), Un appuntamento compromettente, cop. di Sto (Sergio Tofano) e A.7, n. 38 (7 set.1919), Il pescatore, cop. di C. Sarri
“Il giornalino della Domenica”, A.10, n. 10 (31 mag.1922), Il fratello della Vispa Teresa, cop. di Sto (Sergio Tofano) e A.13, n. 14 (1 ago.1925), Il re dei mori, cop. di B. Angoletta
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Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
La Settimana dei ragazzi. A.1, n. 1 (1 apr. 1945) - a. 3, n. 46 (16 nov. 1947). Firenze : Casa E. Millestelle, 1945-1947. v. : ill. ; 35 cm. Settimanale. Consistenza Fondo Anti: A. 1 (1945)- a. 2 (1946). Anti Per. 4
“La Settimana dei ragazzi”, A.1, n. 1 (1 apr. 1945), p.1, vignette firmate da G. Bartolini Salimbeni e A.2, n. 26 (30 giu. 1946), p. 8, vignette firmate da BER (V. Berti)
NB: Le schede del catalogo sono state redatte secondo le Regole italiane di catalogazione per autore e strutturate secondo lo schema dell’ISBD (International Standard Bibliographic Description).
162
Schede biografiche degli illustratori
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
BRUNO ANGOLETTA
UMBERTO BRUNELLESCHI
Belluno 1889 - Milano 1954
Montemurlo 1879 - Parigi 1949
Affermatosi molto giovane a Roma, fu pittore e illustra-
Pittore e illustratore, scenografo e costumista, ebbe una
tore autodidatta. Grazie al marionettista Vittorio
formazione accademica a Firenze, poi nel 1900, con
Podrecca, che riconobbe le eclettiche abilità dell’artista,
Ardengo Soffici, si stabilì a Parigi dove proseguì gli studi
collaborò con il mensile per l’infanzia “Primavera”, fon-
con Jean-Léon Gérôme ed esordì sulla rivista “Le Rire”.
dato nel 1911, e successivamente come scenografo col
Dal 1906 collaborò a “Il giornalino della Domenica”,
‘Teatro dei Piccoli’ avviato dallo stesso Podrecca, dove
“Corriere dei Piccoli” e “La Lettura”. Frequentò Amedeo
Angoletta lavorò insieme ad autori quali, ad esempio,
Modigliani, Chaïm Soutine, Pablo Picasso, Giovanni
Duilio Cambellotti, Enrico Prampolini, Sergio Tofano, Mario Pompei. Espose insieme al gruppo ‘Novecento’ e fu illustratore per un’ottantina di volumi, tra i quali opere di Luciano Zuccoli, Francesco Pastonchi, Amalia Guglielminetti per la Bibliotechina della Lampada. Sul “Corriere dei Piccoli”, dal 1928 al 1942, Angoletta disegnò la figura della famosa recluta Marmittone, la cui ideazione
Boldini e altri noti artisti e intellettuali; il suo studio in rue Boissonade fu molto frequentato anche da Gabriele D’Annunzio. Realizzò raffinati e distinti allestimenti di gusto neo-settecentesco nell’ambito di feste e spettacoli, ad esempio per la première di Turandot di Puccini al Teatro alla Scala del 1926.
scaturì probabilmente dall’esperienza di vita militare
CARLO CHIOSTRI
vissuta durante la Prima Guerra Mondiale.
Firenze 1863 - 1939
TIBURZIO EZIO ANICHINI
Pittore e illustratore autodidatta, illustrò più di duecento libri, prevalentemente per le case editrici fiorentine
Firenze 1886 - 1948 Il pittore, illustratore e litografo esordì nel 1903 collabo-
Salani e Bemporad. Definito come il ‘Mago del bianco e
rando a “Scena Illustrata”; nel 1906 partecipò al concorso
nero’, colori che usò in tutte le innumerevoli sfumature
per le copertine de “Il giornalino della Domenica”, del
in migliaia di acquerelli e schizzi, fu anche straordinario
quale divenne uno dei disegnatori di punta. Inoltre, colla-
animalista, come si può notare ad esempio nei romanzi
borò con “Il Corriere Musicale dei Piccoli”, “Musica e mu-
delle avventure di Marchino di Tommaso Catani; la sua
sicisti” e “Il Passerotto”. Con il suo tratto caratteristico
fama però è dovuta in particolar modo alle popolarissime
che svela un segno tardo liberty di ispirazione simbolista,
illustrazioni per Le avventure di Pinocchio, pubblicate da
illustrò più di un centinaio di volumi tra i quali ricordiamo
Bemporad con incisioni di Adolfo Bongini nel 1901.
ad esempio le oniriche ed estatiche immagini per Peter Pan
Collaborò
nei giardini di Kensington di James Matthew Barrie.
“Fiammetta”, “Il giornalino della Domenica”.
166
inoltre
a
“La
Lanterna
di
Diogene”,
Schede biografiche degli illustratori
GUSTAVE DORÉ
Esposizione Internazionale di Venezia. Collaborò a
Strasburgo 1832 - Parigi 1883
“L’illustrazione italiana”, “Il Secolo XX”, “Avanti della
Illustratore di grande fama, ha lasciato un’opera vastissi-
domenica”, “La Lettura”.
ma comprendente dipinti, acquerelli, disegni, litografie, acqueforti, sculture e un insieme di quasi mille illustrazioni. Illustrò più di duecentoventi opere, molte delle quali ebbero una notevole diffusione e vennero editate contemporaneamente in vari paesi. Cronologicamente vicino al Realismo, Doré nella sua sognante immaginazione mostra piuttosto una personale inclinazione verso modelli più afferenti al Romanticismo. Iniziò, come caricaturista, a pubblicare a sedici anni le sue illustrazioni nel “Journal pour rire” e ottenne il successo e il favore del pubblico. Legò il suo nome all’illustrazione di molte opere celebri
UGO FINOZZI Firenze 1874 - Roma 1932 Illustratore autodidatta, fu anche caricaturista e fotografo. Collaborò a “L’Asino” e a “Il Travaso delle Idee”, oltre che a “Il Pasquino”, “Ma chi è?”, “Noi e il Mondo”, ma il suo nome è legato in particolar modo a “Il giornalino della Domenica” sul quale, oltre a varie copertine eseguite in uno stile liberty di tipo caricaturale, si occupò della rubrica fotografica firmata Pellicola; nel 1920 scolpì per il teatrino di Giovanna di Savoia le marionette dei Promessi
quali la Bibbia, La Divina Commedia, l’Orlando Furioso, il Don
sposi. Collaborò, tra gli altri, ai periodici “Il Secolo XX”,
Chisciotte; illustrò inoltre opere di Honoré de Balzac,
“Corriere dei Piccoli”, “In Penombra”, “Settebello”.
François Rabelais, Charles Perrault, Jean de La Fontaine.
PIPEIN GAMBA (Giuseppe Garuti)
ARNALDO FERRAGUTI
Modena 1868 - Genova 1954
Ferrara 1862 - Forlì 1925
Illustratore, cartellonista e scenografo, esordì come re-
Pittore e illustratore, studiò a Napoli con Domenico Morelli
dattore e caricaturista dei giornali satirici “Tampel” e “Il
e con il pittore e fotografo Francesco Paolo Michetti: grazie
Marchese Colombi”. Nel 1888 si trasferì a Genova, dove
all’influenza di quest’ultimo, acquisì l’immediatezza del
lavorò al Teatro Carlo Felice occupandosi con successo
taglio fotografico che trasferì nella sua opera pittorica e
della scenografia e collaborò con gli editori Fratelli Tasca;
nelle illustrazioni. Approfondì il realismo sociale, nelle
usò lo pseudonimo Pipinus da Modena, poi Pipein Gamba,
sue opere indagò il mondo dei poveri e degli emarginati, il
disegnando una gamba e una pipa incrociate. A Genova
lavoro operaio e contadino (come nelle illustrazioni per Le
entrò in contatto con la casa editrice Donath con la quale
novelle della Pescara di Gabriele D’Annunzio o Vita dei campi
avviò una proficua collaborazione, diventando poi uno tra
di Giovanni Verga). Nel 1883 espose a Brera il suo famoso
i massimi interpreti dell’universo avventuroso salgaria-
dipinto Alla vanga, ora conservato nel Museo del Paesaggio
no, insieme a Gennaro Amato e Alberto Della Valle.
di Pallanza; molte sue opere figurarono nel 1899 alla Terza
Realizzò cartelloni pubblicitari e manifesti; conobbe
167
Radici di futuro
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
Filippo Tommaso Marinetti e Umberto Boccioni e per un
xilografie per Le memorie di un pulcino di Ida Baccini; fa-
certo periodo di tempo frequentò i futuristi. Collaborò, tra
mose poi le illustrazioni del Giannettino di Carlo Collodi
gli altri, alle testate torinesi “Il Fischietto”, “Il Pasquino”,
(notevole l’acquaforte nell’antiporta) e quelle studiate
“La Luna”, oltre che a “Il Secolo XIX” e al “Successo”.
per alcune opere di Emma Perodi.
GUSTAVINO (Gustavo Rosso)
GUIDO MORONI CELSI
Torino 1881 - Milano 1950
Bologna 1888 - Napoli 1962
Pittore e illustratore la cui produzione rimane tra le più
Illustratore, caricaturista e disegnatore di fumetti, esordì
significative nell’ambito della grafica europea, dopo l’e-
nel periodico clericale “Il Mulo”, nato in reazione a
sordio a “La Luna” collaborò a una trentina di periodici:
“L’Asino”; collaborò a lungo con illustrazioni e fumetti
nelle sue illustrazioni si accostano fantasia ed estrema
nel “Corriere dei Piccoli” per il quale creò vari personaggi
accuratezza, dinamismo e notazioni psicologiche, caratte-
tra il 1913 e il 1934. Illustrò una quarantina di volumi, oltre
ristiche che danno vita a molti personaggi, come ad esem-
a tre romanzi di Jules Verne per La scala d’oro; negli anni
pio ‘Cencio’ e ‘Trilli e Trulli’ sul “Corriere dei Piccoli”. Si
Trenta disegnò fumetti per “I tre porcellini” e “Topolino”:
ricordano tra i suoi capolavori Le confessioni di un italiano di
dal 1936 illustrò in particolare fumetti tratti dai romanzi
Ippolito Nievo nella prima edizione critica del 1931, con 232
di Emilio Salgari. Tra gli altri, collaborò a “Ma chi è?”,
illustrazioni e 22 tavole fuori testo, e I promessi sposi di
“Numero”, “La Lettura”, “L’Avventuroso”.
Alessandro Manzoni del 1949, per i quali, prima di realizzare le illustrazioni, creò dei modellini scultorei per le testine dei protagonisti. Tra gli altri, collaborò anche a “La Domenica dei Fanciulli”, “Natura ed Arte”, “Secolo XX”.
ENRICO MAZZANTI
ATTILIO MUSSINO Torino 1878 - Cuneo 1954 Pittore e illustratore, si formò all’Accademia Albertina ed esordì con disegni umoristici per “La Luna” e “Il Fischietto”. Nel 1908 creò sul “Corriere dei Piccoli” una tavola con la pri-
Firenze 1852 - 1893
ma storia del personaggio di colore ‘BilBolBul’, considerato
Disegnatore e illustratore, dal 1875 illustrò quasi tutti i
per convenzione il primo ‘fumetto’ italiano. La sua fama è
volumi per ragazzi della casa editrice Paggi fino alla prima
legata soprattutto alle illustrazioni de Le avventure di Pinocchio,
edizione in volume de Le avventure di Pinocchio (1883), che
che spesso rivelano un segno stilistico liberty, pubblicate da
gli regalò fama immortale. Nonostante la formazione da
Bemporad nel 1910 e premiate all’Esposizione Internazionale
architetto, come il fratello Riccardo, non si dedicò alla
delle Industrie e del Lavoro di Torino del 1911. Collaborò a vari
progettazione ma esclusivamente al disegno: la prima
periodici per l’infanzia, tra cui “La Domenica dei Fanciulli”,
illustrazione accertata per l’infanzia risale al 1875, con le
“Il giornalino della Domenica”, “Cuor d’oro”.
168
Schede biografiche degli illustratori
ANTONIO AUGUSTO RUBINO
FILIBERTO SCARPELLI
Sanremo 1880 - Baiardo 1964
Napoli 1870 - Roma 1933
Pittore, scrittore e illustratore autodidatta, fu anche un
Giornalista, scrittore e illustratore, si trasferì a Roma nel
autore di cinema d’animazione. Esordì con disegni di
1892; proveniente dal giornalismo satirico, militò ne
ispirazione simbolista, collaborò a “La Lettura”,
“L’Asino” e nell’“Avanti!”, esperienze dalle quali ricavò
“L’Avanti della Domenica”, “Il Secolo XX” e “Il gior-
uno stile brillantemente caricaturale. Collaborò a “Il gior-
nalino della Domenica”. Nel 1908 fu tra i fondatori del
nalino della Domenica” fin dal 1906 e fu tra gli illustratori
“Corriere dei Piccoli” dove creò vari personaggi tra cui
di punta delle sue copertine insieme a Ugo Finozzi, Antonio
Pierino, Quadratino, Barbabucco. Con un singolare segno
Rubino, Umberto Brunelleschi e Ezio Anichini. Fu un espo-
tardo liberty illustrò molti volumetti della Bibliotechina
nente della Scapigliatura artistica capitolina e tra i fonda-
della Lampada. Antonio Augusto Rubino si dedicò an-
tori de “Il Travaso delle Idee” che diresse tra il 1924 e il
che alla decorazione di ambienti, diresse i periodici
1927. Illustrò una novantina di libri, in particolar modo per
Mondadori e fondò “Mondo Fanciullo”; dal 1940 realiz-
l’infanzia, firmando numerose vignette e caricature ricche
zò cortometraggi e cartoni animati: Nel paese dei ranoc-
di vena satirica con le sue tipiche ‘scarpette’. Collaborò
chi fu premiato alla Mostra Cinematografica di Venezia
anche a “Numero”,“Corriere dei Piccoli”, “La Domenica
nel 1942.
dei fanciulli”, “Noi e il Mondo”, “Il Balilla”, “420”.
CORRADO SARRI
STO (Sergio Tofano)
Firenze 1866 - 1944
Roma 1886 - 1973
Pittore e illustratore, si formò con il padre Egidio, ritrat-
Attore, scrittore, commediografo e illustratore autodidat-
tista, e sotto la guida dei pittori Amos Cassioli e Pietro
ta, nel 1908 iniziò la sua lunga collaborazione con “Il gior-
Saltini. Frequentò il Caffè Michelangiolo e divenne un
nalino della Domenica” firmandosi con la sigla Sto che
ritrattista di fama; esordì come caricaturista, si dedicò poi
continuerà ad usare durante tutta la sua carriera. Ottenne
all’illustrazione lavorando per oltre 160 volumi di lette-
un grandissimo successo con il personaggio del Signor
ratura di genere avventuroso, umoristico e fiabesco, in
Bonaventura creato nel 1917 sulle pagine del “Corriere dei
gran parte per le case editrici Bemporad, La Nuova Italia,
Piccoli”. Presente all’Esposizione di Parigi del 1925, Sergio
Salani. Con tono vivace e popolare illustrò, tra gli altri, La
Tofano fu anche attore, nonché regista e scenografo, co-
storia di un naso di Vamba, oltre ai classici come Don
stumista e commediografo, diviso perennemente tra i
Chisciotte e Pinocchio; collaborò a “La Domenica dei
propri successi teatrali e il mondo dell’illustrazione.
Fanciulli”,
Collaborò a una cinquantina di riviste italiane e straniere,
“Il
“L’Avventuroso”.
giornalino
della
Domenica”,
tra cui “Numero”, “La Lettura”, La Donna”, “Vanity Fair”.
169
Radici di futuro
VAMBA (Luigi Bertelli) Firenze 1858 - 1920 Giornalista, scrittore e caricaturista, si dedicò al giornalismo entrando nelle redazioni romane del “Capitan Fracassa” e “Don Chisciotte”. In seguito, diventerà centrale la scrittura per l’infanzia: fu autore di Ciondolino e nel 1906 fondò a Firenze “Il giornalino della Domenica” che per i fanciulli presentava scritti dei migliori autori dell’epoca, come Giovanni Pascoli, Edmondo De Amicis, Grazia Deledda, Emilio Salgari, Luigi Pirandello, Luigi Capuana, Ugo Ojetti e su cui fu pubblicato a puntate il Giornalino di Giamburrasca. Le belle copertine del ‘Giornalino’ erano frutto di sempre nuove invenzioni grafiche realizzate dai maggiori illustratori dell’epoca. Vamba scrisse libri per ragazzi e collaborò, tra gli altri, a “L’illustrazione italiana”, “Il Folchetto”, “Italia ride”, “Il Passerotto”.
170
L’innovazione a scuola attraverso i 90 anni dell’Indire
STORIA DEL PATRIMONIO STORICO E DOCUMENTALE DELL’INDIRE: BIBLIOGRAFIA
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172
L’irripetibile stagione de Il giornalino della Domenica, a cura di P. Pallottino, catalogo della mostra (Bologna, Casa Saraceni 1 ottobre – 2 novembre 2008), Bologna, Bononia University Press, 2008. D. Liscia Bemporad, Giovanni Michelucci: il mobilio degli anni giovanili, Firenze, SPES, 1999. O. Murru, Storia dell’editoria per ragazzi in Italia tra fine ‘800 e primo ‘900, Roma, Bibliosofica, 2009. P. Pallottino, Dall’atlante delle immagini. Note di iconologia, Nuoro, Illisso, 1992.
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Tesi di laurea:
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A. Bertusi, L’epistolario Morpurgo-Ricci. Prospettive di ricerca, tesi
L. Passarella (cur.), Biblioteche dei ragazzi e del popolo, Brescia, La Scuola, 1945.
vistici e librari, (Università degli Studi di Bologna), 2013-2014.
E. Petrini (cur.), Venticinque secoli di educazione e scuola in Italia, Firenze, Centro Didattico Nazionale di Studi e Documentazione, 1971. Prima di Pinocchio: libri tra due secoli. Libri per bambini e ragazzi nel mondo tra il 1781 e il 1881, a cura di D. Giorgetti, C. Bonardi, catalogo della mostra (Palazzo Gerini, 30 aprile-30 maggio 1982), Firenze, Le Monnier, 1982. Sulle rotte dei pirati malesi: Luigi Motta, Emilio Salgari e Jules Verne tra l’India e il Borneo, a cura di G. Brentani, A. Contò et al., catalogo della mostra (Verona, Biblioteca Civica, 1 luglio – 16 settembre 2005), Verona, Biblioteca Civica, 2005. C. I. Salviati (cur.), Paggi e Bemporad editori per la scuola. Libri per leggere, scrivere e far di conto, Firenze, Giunti, 2007. La scuola primaria dall’Unità alla riforma Gentile. Mostra bibliografica e documentaria, a cura di M. C. Petrollo, G. Zagra, F. Parisi, catalogo della mostra (Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, 18 marzo – 13 luglio 1985), Roma, Centro Stampa Biblioteca Nazionale Centrale, 1985.
di Laurea, Corso di laurea in Operatore dei beni culturali archi-
M. Gori, Alla ricerca della mostra perduta. La mostra didattica nazionale dl 1925, tesi di Laurea, Facoltà di Magistero, (Università degli Studi di Firenze), 1992-1993 C. Leoni, Il Museo Nazionale della scuola a Firenze: ‘macchina pedagogica’ del Regime, tesi di Laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia, (Università degli Studi di Firenze), 2001-2002. M. Rossi, L’infanzia durante il Secondo Conflitto Mondiale, tesi di Laurea, Corso di Laurea in Scienze della Formazione, (Università degli Studi di Firenze), 2013-2014. A. Tori, Giancarlo Bartolini Salimbeni, illustratore per “La settimana dei ragazzi”, tesi di Laurea, Laurea Magistrale in Storia dell’Arte, (Università degli Studi di Firenze), 2013-2014. I. Zoppi, Gli album fotografici del Centro Didattico Nazionale di Firenze: ‘documenti’ per la scuola degli anni Quaranta, tesi di Laurea, Corso di Laurea Specialistica in Storia dell’Arte, (Università degli Studi di Firenze), 2014-2015.
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INDICE DEI NOMI
A
Bruschi, A. 32
Faorzi, Fiorenzo 128
Andreini, Ottorino 127
Burr Opper, Frederick 128
Fedele, Pietro 30, 31, 33
C
Ferraguti, Arnaldo 124, 145, 149
Angoletta, Bruno 127, 161, 166 Anichini, Ezio 123, 127, 131, 147, 169 Argilli, Marcello 125, 156
Calò, Giovanni 16, 30, 32, 33, 35, 57, 61, 62, 129, 172
Attwell, Mabel Lucie 125, 156
Ferrero, Alfredo 124, 150 Finozzi, Ugo 127, 160, 169
Cantù, Cesare 120, 121, 136
Fleres, Ugo 126
Capuana, Luigi 120, 123, 127, 144, 170
Formiggini Santamaria, Emilia 130, 138
Baccelli, Guido 73
Carducci, Giosuè 127
Franceschi Ferrucci, Caterina 122, 141
Baccini, Ida 120, 121, 123, 131, 134, 135,
Carroll, Lewis 125, 156
Freinet, Célestin 76
B
Casati, Gabrio 34, 47, 72, 130
Fucini, Renato 127
Baldasseroni, Giuseppe 35
Catani, Tommaso 124, 149, 166
Fumagalli, G. 32
Bargellini, Piero 116
Chiostri, Carlo 123, 124, 127, 144, 150
G
Bartolini Salimbeni, Giancarlo 128, 162,
Ciari, Bruno 76
Galli, Flaminio 13
Collodi, Carlo 20, 91, 120, 121, 126, 130,
Garuti, Giuseppe. (vd.) Pipein Gamba
141, 143, 168
173 Beecher Stowe, Harriet 124, 151
136, 137, 144, 145, 168
Bemporad, Enrico; editore 31, 122, 123, 124, 127, 131, 138, 140, 141, 143, 144, 146, 147, 149, 150, 151, 160, 166, 168, 169, 173 Benett, Leon 124, 152 Bertelli, Luigi. (vd.) Vamba Berti, Vinicio 128, 162 Biagi, Guido 32 Biondi, Giovanni 11, 21, 84, 86, 115, 172 Bonardi, Carlo 173
Gentile, Giovanni 6, 11, 30, 37, 47, 48,
Cordelia 123, 124, 145, 149
61, 73, 74, 88, 130, 131, 172, 173
Corsini, Andrea 32
Gian Fortuna 153
D
Gigliucci, Bona 124, 146, 153, 154
De Amicis, Edmondo 52, 127, 170
Giorgetti, Dala 2, 117, 173
De Karolis, Adolfo 127
Gori, Giuseppe 173
Deledda, Grazia 127, 170
Gozzer, Giovanni 19, 172
De Rubertis, A. 32
Grimm, F.lli 125
Dewey, John 74, 88
Grimm, Jacob Ludwig Karl. (vd.) F.lli Grimm
Donath; editore 124, 150, 167 Doré, Gustave 123, 148, 167
Grimm, Wilhelm Karl. (vd.) F.lli Grimm
Ducci, Guido 122, 124, 142, 149
Guidotti, Aristide 122, 142
Boselli, Paolo 72, 73
F
Gustavino 130, 138
Bottai, Giuseppe 48, 53, 61, 63
Faeti, Antonio 172
H
Brunelleschi, Umberto 127, 160, 169
Fanfani, Pietro 137, 146
Hoepli; editore 124, 154
Bonghi, Ruggiero 72 Bongini, Adolfo 123, 144, 166
174
Hoffmann Donner, Heinrich 154
N
Rosso, Gustavo. (vd.) Gustavino
I
Negri, Gaetano 125, 154
Rostagno, Enrico 32
Imberciadori, Fiora 11, 172
Nerbini, Editore 128, 131, 173
Roux, Onorato 140
Neretti, Luigi 138
Rubino, Antonio Augusto 127, 160, 169
O
S
Lanza, Giovanni 142
Orlando, VIttorio Emanuele 47, 73, 167
Sacchetti, Enrico 127
La Porta, Raffaele 76
Orvieto, Laura 123, 128, 131, 147
Salgari, Emilio 120, 124, 126, 131, 150,
Le Monnier; editore 89, 122, 141, 173
P
Lodi, Mario 10, 76
Padellaro, Nazareno 61
Lodi, Teresa 32
Paggi, Felice; editore 121, 122, 126, 130,
L La Fontaine, Jean de 123, 148, 167
Lombardo Radice, Giuseppe 6, 10, 11, 12, 16, 25, 27, 30, 73, 74, 115, 129, 172 Lombroso Carrara, Paola 146
134, 135, 136, 137, 139, 140, 168, 173 Papà Barbanera 155 Paravia, Giovanni Battista; editore 11,
Lorenzini, Carlo. (vd.) Collodi, Carlo Lutwidge Dodgson, Charles. (vd.) Carroll, Lewis
168, 170, 173
127, 172 Parca, Gabriella 156 Parravicini, Luigi Alessandro 120, 130, 139
M Malaguzzi, Loris 93, 110, 111, 112 Marois, Blanche 125, 157 Martini, Ferdinando 125 Matteotti, Giacomo 30 Mazzanti, Enrico 121, 122, 126, 134, 135, 136, 137, 139, 140, 141 Michelucci, Giovanni 53, 61, 116, 173
Sandron, Remo; editore 122, 142 Sarri, Corrado 127, 143, 161 Scarpelli, Filiberto 127, 160 Sonzogno; editore 123, 124, 148, 151 Spaventa Filippi 127 Starace, Achille 66 Sto 127, 161, 169 T Tarchiani, Nello 32
Perodi, Emma 120, 121, 139, 168
Tedeschi, Achille 123, 145
Perrault, Charles 123, 148, 167
Thouar, Pietro 72, 120, 121, 131, 140
Petrini, Enzo 20, 85, 129, 142, 173 Pettini, Aldo 74 Pipein gamba 124, 167 Poggi, Giovanni 32 Pogliani, Leopoldo 34, 35
Tofano, Sergio. (vd.) Sto Tolstoj, Aleksej Nikolaevic 12, 125, 158 Toppi, Giove 128 Tornatore, Lydia 76 Trèves Tedeschi, Virginia. (vd.) Cordelia
Prezzolini, Giuseppe 73, 74
V
Morpurgo, Salomone 17, 30, 32, 35, 173
R
Vamba 120, 124, 127, 151, 169, 170
Mussino, Attilio 123, 124, 127, 131, 145,
Reda, Umberto 33
Moroni Celsi, Guido 131
151, 172 Mussolini, Benito 74, 131
Verne, Jules 124, 131, 152, 168, 173
Reymond, Humbert 123, 143
W
Ricci, Corrado 30, 31, 35, 173
Washburne, Carleton 74
175
Finito di stampare nel settembre 2015 presso Tipolitografia Contini, Sesto Fiorentino (FI)