highway saluzzo revisited f o t o g r a f i e d i m a r c e l l o c a m p o r a
highway saluzzo revisited f o t o g r a f i e d i m a r c e l l o c a m p o r a
Highway Saluzzo Revisited Fotografie di Marcello Campora Progetto editoriale Marcello Campora Coordinamento catalogo Riccardo Zelatore Testi Marcello Campora Riccardo Zelatore La canzone ‘Highway 61 Revisited’ è di Bob Dylan e fa parte dell’album: Highway 61 Revisited - Columbia Records, 1965 Ringraziamenti Alessandro Armando Presidio ‘ Saluzzo Migrante’ di Caritas Italiana www.saluzzomigrante.it Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualunque mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore © Marcello Campora Tutti i diritti riservati info e approfondimenti www.marcellocamporafotografie.it Prima edizione: giugno 2019 Finito di stampare da Blurb Nel mese di giugno 2019
A Georgia Sam colava il sangue dal naso E all’assistenza sociale non gli davano i vestiti Chiese al povero Howard. E adesso dove vado. Howard disse. Io conosco solo un posto. Sam disse: dimmelo in fretta che devo scappare. Il vecchio Howard puntò la canna del fucile e disse: per di qua sull’autostrada 61. Dalla traduzione di ‘Highway 61 revisited ‘ di Alessandro Carrera Dylan Lyrics 1961-1968 Feltrinelli Editore
A Saluzzo da primavera ad autunno inoltrato, a poche centinaia di metri dal centro storico, viene allestito un campo che ospita i lavoratori della frutta che da Rosarno e dal sud salgono a nord per trovare lavoro nella stagione estiva. Il campo è invaso da biciclette appoggiate una sull’altra ad ogni muretto disponibile. Con la bicicletta ogni migrante cerca un impiego, gira le strade che costeggiano i campi e quando vede un trattore si ferma per lasciare la fotocopia del suo documento e il suo numero di telefono. Con quella bicicletta i fortunati che verranno richiamati raggiungeranno ogni mattina il luogo di lavoro. Sono partito per Saluzzo la prima volta con l’idea di raccontare quel campo, di raccontare le storie di alcuni di questi ragazzi e così ho incontrato gli operatori del Presidio Caritas italiana ‘Saluzzo Migrante’ e mi sono fatto spiegare le dinamiche di quello che accadeva lì. Il presidio Caritas oltre a offrire il supporto medico e aiutare gli ospiti nella redazione dei documenti necessari per ottenere posti di lavoro regolari ha attivato un centro di raccolta di abiti e soprattutto scarpe e biciclette usate. Sono tornato tante volte a Saluzzo per capire quello che accadeva e ogni volta che tornavo a casa e rivedevo le foto che avevo scattato lungo le strade che attraversavo mi si disvelava una storia che andava raccontata. La strada che collega Savigliano a Saluzzo è una lunga striscia di asfalto perfettamente diritta. Quando la ho percorsa la prima volta mi sono venute in mente le grandi strade americane dei film. Se transiti su quella strada tutto è molto chiaro. Hai un punto in fondo al rettilineo che è la città che vuoi raggiungere e due linee dell’orizzonte, una a destra e una alla tua sinistra che fanno da margine alle ampie distese di frutteti che scorrono al tuo fianco. Su quella strada l’orizzonte viene attraversato da uomini che con le loro biciclette vanno al lavoro nei campi. L’uomo, la fatica della sua strada, I nostri campi i frutti della terra. In quella strada ho incontrato la vita.
La fotografia di Marcello Campora possiede il dono di modificare la coscienza, è un atto di esperienza che ci riguarda e, come tale, ha la capacità di influenzare la nostra identità. Che sia subliminale o traumatico, l’incontro con i suoi lavori non lascia mai indifferenti: come per ogni vera opera d’arte il confronto tra consapevolezza e forma significante è in grado di trasformare lo spettatore. La sua fotografia non si accontenta di essere recepita e capita. Esige una reazione, non concede la neutralità. Questa sollecitazione non è per Marcello un atto sistematico: sta a noi avere un’apertura sufficiente al possibile, uno spazio interiore disponibile per la maturazione, per l’ascolto, per la visione e allora il processo di cambiamento indotto cresce gradualmente e non guardiamo più come prima. Marcello lascia che il reale impressioni il suo occhio, non si preoccupa della tecnica, non ricerca la prodezza, si limita a registrare il momento. Ogni frammento di vita ritratto non significa che se stesso. E’ il trionfo del reale su qualsiasi intenzione che altro è se non il tentativo di portare il disordine indeterminato della vita nell’ordine formale di una storia. Nei suoi racconti non c’è un giudizio e neppure una vera morale. Semmai un’esortazione a riflettere sulle mutazioni delle nostre relazioni sociali e del paesaggio all’interno del quale ci muoviamo in un presente che, alle volte, tra mutismo e voce, fra freddezza e compassione, non abbiamo ancora metabolizzato come tale e, non di rado, lo osserviamo come se fosse irreale. Marcello Campora con il suo lavoro ci esorta ad andare a vedere cosa succede all’altro capo della strada. Immagini apparentemente scontate ci spingono alla risalita verso pensieri scomodi, a tentare di capire cosa sta dietro fenomeni e comportamenti sociali che troppo sovente vengono dati per ovvi e inevitabili e verso i quali, ancor peggio, oggi cresce il rischio dell’indifferenza. Riccardo Zelatore
HIGHWAY 61 REVISITED Oh God said to Abraham, “Kill me a son” Abe says, “Man, you must be puttin’ me on” God say, “No.” Abe say, “What?” God say, “You can do what you want Abe, but The next time you see me comin’ you better run” Well Abe says, “Where do you want this killin’ done?” God says, “Out on Highway 61” Well Georgia Sam he had a bloody nose Welfare Department they wouldn’t give him no clothes He asked poor Howard where can I go Howard said there’s only one place I know Sam said tell me quick man I got to run Ol’ Howard just pointed with his gun And said that way down on Highway 61 Well Mack the Finger said to Louie the King I got forty red, white and blue shoestrings And a thousand telephones that don’t ring Do you know where I can get rid of these things And Louie the King said let me think for a minute son And he said yes I think it can be easily done Just take everything down to Highway 61 Now the fifth daughter on the twelfth night Told the first father that things weren’t right My complexion she said is much too white He said come here and step into the light, he says hmm you’re right Let me tell the second mother this has been done But the second mother was with the seventh son And they were both out on Highway 61 Now the rovin’ gambler he was very bored He was tryin’ to create a next world war He found a promoter who nearly fell off the floor He said I never engaged in this kind of thing before But yes I think it can be very easily done We’ll just put some bleachers out in the sun And have it on Highway 61 Di Bob Dylan Dall'album: Highway 61 Revisited - Columbia Records, 1965
autostrada 61 REVISItata Dio disse ad Abramo, “uccidimi un figlio” Abe dice, “ma mi stai prendendo in giro?” Dio dice, “No.” Abe dice, “cosa?” Dio dice, “Abe fa come ti pare, ma la prossima volta che mi vedi ti consiglio di scappare” E allora Abe dice “E dov’è che dovrei ammazzarlo?” Dio disse, “là sull’autostrada 61” A Georgia Sam colava il sangue dal naso E all’assistenza sociale non gli davano i vestiti Chiese al povero Howard. E adesso dove vado. Howard disse. Io conosco solo un posto. Sam disse: dammelo in fretta che devo scappare. il vecchio Howard puntò la canna del fucile e disse: per di qua sull’autostrada 61. Mack il dito disse a Louie il Re: ho quaranta lacci da scarpe rossi bianchi e blu e mille telefoni che non suonano non sai dove posso buttare questa roba? e Louie il Re disse fammi pensare un attimo figliolo poi disse: sì non credo sia un problema porta tutto là sull’autostrada 61. La quinta figlia della dodicesima notte disse al primo padre che così non andava bene la mia pelle diceva è troppo bianca lui disse: vieni qui e mettiti al chiaro, dice. Già hai ragione, aspetta che dico alla seconda madre com’è andata. ma la seconda madre stava con il settimo figlio e tutti e due sull’autostrada 61 Il giocatore di mestiere, parecchio annoiato, voleva mettere su la prossima guerra mondiale trovò un impresario che rimase sbalordito. non mi sono mai occupato di niente del genere, gli disse. ma sì, non credo sia un problema. Metteremo un po’ di gradinate al sole e la faremo là, sull’autostrada 61. Traduzione di Alessandro Carrara contenuta in: ‘Bob Dylan lyrics’ edito da Feltrinelli
Se non avessi avuto modo di conoscere l’impegno quotidiano di chi opera per il Presidio ‘Saluzzo migrante’ di Caritas Italiana non sarei stato in grado di raccontare questa storia.
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