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SOMMARIO
NOTIZIE Raccolta fondi pro terremoto centro Italia CF della FST
EDITORIALE
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ESPLORAZIONI GATE 17 di V. Mantovanelli (GSPT)
Un nuovo (?) piccolo complesso: la Buca dell’Acquafredda e la Buca della Frana di D. Magnani (GSAA), S. Rastelli (GSPT), R. Alberti (GSAA), S. Lenci (GSL)
La Grotta Maona di S. Panichi, L. Lucchesi, L. Piccini
TALPIMMAGINI POZZI E MEANDRI
dicembre 2016
PREMIO GIANNOTTI 41 Caratterizzazione delle formazioni superficiali e monitoraggio di un ambiente ipogeo: il Bottino di Fonte Gaia, Siena di G. Fralassi
64 Grotta dei Santi, Monte Argentario (GR): i piccoli mammiferi dei livelli musteriani di G. Montanari Canini
di L. Palazzolo, A. Crespi, M. Maugeri, G. Badino
91
FST INFORMA DiversamenteSpeleo Toscana 2016. Una volta sognato un sogno non può finire nel nulla... di E. Bettini, G. Ledda
95 Un progetto silenzioso, altri modi di fare speleologia di L. Montomoli (CF)
100 ToscoBAT premiato dalla SSI di P. Agnelli
di Valentina Mantovanelli, Gruppo Speleologico Pistoiese foto di Arnaldo Paltrinieri e Giulia Bravi
Il gruppo degli esploratori brindano alla congiunzione.
Il caso prima e l’unione dei gruppi con tante persone poi, hanno portato alla congiunzione di due grotte in sole tre uscite. Il Gruppo Speleologico di Pistoia e il Gruppo Speleologico di Forte dei Marmi l’11 ottobre 2016 trovano il passaggio per mettere in comunicazione il Golem con il Rocciolo.
La Buca di Renara (T/MS 228) e La Buca del Rocciolo (T/MS 229) sono state scoperte dai fiorentini nel 1956 e negli anni hanno accolto molti speleologi. Nel 1999 i lucchesi scoprono la Buca del Golem. Da allora molti si sono avvicendati nella ricerca di una congiunzione, ragionevolmente intuibile data la vicinanza in pianta tra le due grotte. Geologicamente le cavità fanno parte dell’area carsica delle Alpi Apuane, del comune di Massa nella zona di Renara.
Mentre i due gruppi cercavano la congiunzione, il Gruppo Speleologico di Massa, faceva sopralluoghi alla Buca di Golem (T/MS 1450) per
realizzarne il rilievo mai fatto prima. Evidentemente la fortuna arride agli audaci. Senza sforzo alcuno è stato possibile documentare in pianta il risultato. Danilo Magnani ha infatti generosamente fornito il rilievo aggiornato delle due grotte ancora mai pubblicato dove è stato possibile segnare il punto di contatto tra le due grotte.
La storia de
’esp orazione
1a uscita 10/07/16 “IL CASO”
Partecipanti GSPT: Loriano, Valentina, Pier, Diletta e Maurizio. Quattro componenti del GSPT organizzano un’uscita per migliorarsi nell’armo. I giovani speleo non vantano ancora un’eccellente organizzazione, così che davanti ad un armo ci si accorge che servono dei bulloni, ovviamente dimenticati in macchina. Loriano quindi esce dal Rocciolo e va a prenderli.
L’ingresso della Buca della Frana.
Un nuovo (?) piccolo complesso:
la Buca dell’Acquafreddae la Buca della Frana
di Danilo Magnani (GSAA), con la risalita di Simone Rastelli (GSPT), le rime di Rolando Alberti (GSAA) foto di Simone Lenci (GSL)
Pianificare: perdere tempo a valutare i modi migliori di ottenere un risultato del tutto casuale. (A. Bierce)
Chissà per quale motivo, questa sera ho voglia di (ri)guardare quelle cose che ormai pochissimi, per non dire nessuno, considera più. Un attacco di nostalgia senile? Macché, sono i primi anni 90, quindi circa cinque lustri fa, con in collo almeno la metà degli anni che ho adesso...
Apro quindi la cartellina che contiene i vecchi rilievi, alcuni stampati su carta gialla oppure ormai ingiallita, altri addirittura ricopiati a china su lucidi, quando evidentemente era più conveniente ed appassionante ricalcare i rilievi trovati nelle riviste o presi in prestito, che farne fotocopie. Altri ancora con la relazione di esplorazione dattiloscritta oppure redatta a mano con una grafia che ho sempre fatto fatica a leggere.
Un deciso odore di umido mi suggerisce di trovargli un posto un po’ più asciutto...
Scartabellando queste vecchie carte salta fuori un rilievo della Buca della Frana datato 1982. Il gruppo speleo di Massa (il GSAA) nasce l’anno precedente, il 1981, quindi si tratta di una delle primissime grotte esplorate dai massesi, assieme
Il Pozzo della Frana.
gonale dell’Acquafredda e felici usciamo.
Usciamo rapidi quasi tutti, tranne Rollo che pensa bene di trascorrere una quarantina di minuti più o meno incastrato sotto l’imboccatura del pozzo che proprio larga non è. Ma alla fine torniamo a casa pieni di numeri, dati, foto, ricordi.
E forse stavolta riusciamo pure a far accatastare la Buca della Frana (T/MS 2110). di Rolando “Rollo” Alberti
La Buca della Frana, non lasciai gambe ma lasciai orgoglio!
Poco sopra di lì al curvon’, il travaglio oggi inizia, sian diretti ai Mozz’con’ (*) con passione ed amicizia.
Della Buca della Frana son da fare con perizia foto, mappa e cosa strana, senza fretta ed avarizia.
Alla buca, ch’è anche tana, il Gi eSse A Apuano coi “Lucchesi” allà sottana, ora imprecan “merda!” (o guano?):
il terreno è impervio e ritto, né un appiglio o corrimano, Qui si scivola nel fitto sottobosco in deretano!
Arriviam dopo ‘l tragitto all’ingresso della Grotta, son già stanco, non relitto, con già zuppa la canotta.
E i Lucchesi già nel vuoto, con il passo di gavotta, all’Acquafredda fan le foto, altro ingresso della grotta;
ma dei Lucché rendiamo noto nome o vulgo oppure stato: uno è conte e gran devoto(?), l’altro a foto è un addestrato.
Chi ben ‘nvia è all’opra già a metà, e il prio pozzo dev’esse armato! Intervien chi? Adone! Con bramosità:
La Grotta Maona (T/ PT 215)
di Siria Panichi, Loriano Lucchesi (GSPt), Leonardo Piccini
L’interno della grotta, foto di M. Deledda.
La storia
Nella seconda metà del XIX secolo una cava di calcare iniziò la sua attività nella zona dove, fra il IX e il XII secolo, sorgeva la rocca dei signori “Da Maona”, antica famiglia magnatizia che diede origine ai “Da Montecatini”, da cui presero nome gli attuali insediamenti di Montecatini Alto e Montecatini Terme, nota stazione termale fra Pistoia e Lucca. Questa cava, da cui veniva ricavata roccia incoerente destinata a essere sminuzzata per l’utilizzo in edilizia, si trova a NE dell’abitato di Montecatini Terme, sulla strada che porta al borgo di Montecatini Alto.
In una giornata di lavoro in cava, nel 1860, gli operai notarono che, dopo lo scoppio di una delle due cariche esplosive programmate, la polvere e il materiale detritico che di solito si spargevano nell’aria, vennero inghiottiti da un vuoto che si aprì nella montagna, come se ci fosse stato uno “scoppio in dentro”. Il materiale cadde all’interno di una cavità naturale, accessibile dalla parziale distruzione accidentale di una sala riccamente concrezionata. La cavità fu subito battezzata “Grotta Maona”, tenendo fede al toponimo che da circa un millennio identificava quei luoghi.
I lavori per rendere fruibile ai turisti la cavità iniziarono poco dopo la scoperta e al posto dell’accesso individuato dalle attività di cava, fu preferito aprirne un altro che consentisse ai visitatori di percorrere un tragitto esterno più agevole. All’epoca infatti la zona era profondamente diversa da come la vediamo oggi e al posto dell’ampio parcheggio e del viale d’accesso c’era una montagna di calcare che nel corso degli anni è stata completamente asportata. Venne quindi allestito il percorso di visita, utilizzando per la realizzazione dei gradini il detrito ricavato dall’apertura della cavità, e scelto il punto dove aprire artificialmente un nuovo ingresso anche in relazione alla morfologia esterna. La parete che dette accesso alla grotta venne quindi richiusa con un muro in pietra (allestito sempre utilizzando i detriti della cavità), e nel 1892 iniziarono gli accompagnamenti turistici.
Un visitatore del 1906 racconta l’avvicinamento alla grotta come la discesa in una vallata
Ricostruzione 3D della Grotta Maona, elaborazione grafica di Leonardo Piccini.
ri ievo
Foto 1
La scusa per andare alla Maona è stata, per me, quella di rifare il rilievo, poiché quello presente a catasto, realizzato dal GSFiorentino insieme a L. Laureti nel 1963, era piuttosto schematico, nonché privo della sezione longitudinale.
La spinta per produrre il nuovo rilievo topografico è venuta da Loriano Lucchesi, che circa 50 anni fa, quando ancora non andava per grotte, frequentava il dancing ed ebbe quindi la possibilità di visitare la grotta. Dopo aver conosciuto le grotte come speleologo è voluto tornare alla sua prima avventura ipogea.
La tecnica usata è stata quella già sperimentata alla Buca della Risvolta (vedi TALP 51), usando un Distox (distanziometro laser modificato) poggiato su un bastoncino da trekking, dopo aver appurato che questo non deviava la bussola in modo percettibile.
Da ogni caposaldo sono state eseguite, oltre alle misure del tiro al caposaldo successivo, 8 misure a raggiera lungo la sezione trasversale perpendicolare al tiro, più varie misure latera
Foto 2 li. Le prime otto misure trasversali contengono quindi anche quelle di sinistra/destra/alto/basso (LRUD), che poi sono utilizzate per la costruzione del modello 3D.
La conformazione piuttosto “aggrovigliata” della grotta ha creato non pochi problemi, ed è stato necessario fare tiri piuttosto corti. Inoltre la presenza di corrimano di ferro può aver causato una leggera deviazione della bussola, tant’è che sulla chiusura della poligonale si è avuto un errore di oltre un metro, non proprio trascurabile.
Per l’acquisizione dei dati in grotta e il disegno dello schizzo, è stato usato un tablet da 7” con installato il programma Topodroid.
I dati di poligonale sono stati elaborati con il programma Csurvey, mentre per il disegno ci si è affidati al software grafico gratuito Inkscape.
Il modello 3D è invece stato elaborato con il programma Lock di Therion. Tutto questo per dire che ancora non esiste un software di elaborazione dei rilievi in grotta che soddisfi tutte le esigenze. Il risultato di tutto questo lavoro lo potete osservare nella pagina precedente e in questa pagina in alto.
Fig. 1. Quadro in legno della Galleria principale, primo livello della miniera, foto di E. Poggetti.
di Emilio Poggetti (Gruppo Speleologico Maremmano CAI)
Èprimavera, le giornate iniziano timidamente a diventare serene, con Gianluca e Giulio, amici della provincia livornese, decidiamo di dedicare un’uscita per andare alla Buca della Scarpa (T/ LI 1375), che si trova nell’area carsica di Campiglia Marittima. Decidiamo di prenderla con calma e durante l’avvicinamento ci fermiamo a curiosare in alcuni buchetti che ci rubano tempo e non regalano speranze esplorative.
Durante l’avvicinamento alla Buca della Scarpa, mi torna in mente anche l’ingresso di una grotta-miniera (ambiente di natura carsica ampliato dall’uomo ad uso minerario; Cascone, 1991), che avevo trovato in passato e che si trovava vicino ad una grande galleria di una miniera.
Ritroviamo l’ingresso, armiamo e scendiamo. La grotta-miniera, è un pozzo stretto e profondo circa 20 metri. Solo in seguito abbiamo scoperto che si trattava della Buca Verde (T/LI 474). Giunge l’ora di pranzo e allora usciamo, disarmiamo e decidiamo di mangiare qualcosa.
Mentre prendiamo i pasti dallo zaino sentiamo delle voci che si avvicinano seguite dallo schioccare dei legni secchi calpestati. Restiamo un po’ sorpresi di incontrare delle persone in questa zona di bosco e così ci alziamo per far notare la nostra presenza. Con sorpresa scopriamo che sono altri speleo della zona, Massimo Sbrana, Mattia Orlando e Nando Ricceri.
Dopo i saluti decidono di farci compagnia e
il Bottino di Fonte Gaia, Siena
di Gaia Fralassi
Introduzione
Il presente lavoro di tesi si inquadra in un più ampio rapporto di collaborazione esistente da oltre venti anni tra l’Unità di Ricerca “Conservazione dei Beni Culturali” del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena, e gli enti pubblici senesi, in particolare la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Siena e Grosseto, oggi Soprintendenza Belle arti e Paesaggio delle provincie di Siena, Grosseto e Arezzo, il Comune di Siena nei suoi uffici di Direzione Territorio Ufficio Urbanistica e Servizio Manutenzioni e gli uffici dell’USL 7 Siena.
Lo studio è iniziato con la caratterizzazione delle tipologie di alterazione presenti sulle pareti dei cunicoli sotterranei del Bottino di Fonte Gaia, che ha poi portato ad eseguire ulteriori approfondimenti, tra cui il monitoraggio delle condizioni microclimatiche.
Tali studi sono trattati nel corso della presente tesi e non sarebbe stato possibile effettuarli senza la grande disponibilità dei dirigenti e del personale della Direzione Territorio, Servizio Manutenzioni, del Comune di Siena e dei soci dell’Associazione La Diana, che non solo ci hanno autorizzato ad effettuare quanto di seguito esposto, ma ci hanno anche fornito supporto logistico, sempre pronti e disponibili all’apertura di aree accessibili al pubblico soltanto in determinati periodi, dandoci la possibilità di effettuare sopralluoghi, campionamenti, ecc.
Oltre al monitoraggio di questo ambiente, e allo studio delle alterazioni qui sviluppatesi, questo lavoro si propone di gettare le basi di ulteriori studi e progetti relativi ai Bottini (la cui mappa è illustrata in Fig. 1), da potersi sviluppare in un futuro.
I bottini di Siena
Il Governo dei Nove (che prendeva nome dal numero dei suoi rappresentanti) governò dal ‘200 fino al 1355 ed era formato da un’oligarchia di mercanti e banchieri. La loro politica era permeata dal pensiero del Buongoverno di Ambrogio Lorenzetti legata allo sviluppo della città e della campagna: quella che appare negli affreschi dello stesso (nella Sala della Pace del Palazzo Pubblico di Siena) era la città tanto sognata dai mercanti. Così Siena cambia la propria immagine con il loro operato che modificò in modo inedito la scena architettonica della città: alla pietra grigia e al legno si sostituisce il laterizio con la sua connotazione cromatica rossa, si ha la costruzione del Palazzo Comunale, della Torre del Mangia e la sistemazione di Piazza del Campo. In questo periodo politico di forte sviluppo, uno dei bisogni più elementari e fondamentali delle città era l’acqua.
di L. Palazzolo 1,3 , A. Crespi 1,3 , M. Maugeri 1 , G. Badino 2
Abstra t 1 Università degli Studi di Milano, 2 Università degli Studi di Torino, 3 Club Alpino Italiano, Scuola Nazionale di Speleologia (SNS – CAI) .
Le grotte sono sistemi all’equilibrio secolare con l’ambiente esterno e risultano essere degli interessanti laboratori naturali. Questo lavoro presenta un’analisi innovativa dell’aerologia ipogea, utilizzando dati derivanti da misure meteorologiche standard e anemometriche di precisione da due differenti ingressi del sistema carsico del Monte Corchia: Buca d’Eolo e Buca del Serpente. In particolare, l’utilizzo di anemometri ultrasonici ha permesso di misurare simultaneamente la velocità delle correnti d’aria in entrambi gli ingressi, con una risoluzione di 5 s, acquisendo di conseguenza dati applicabili allo studio comparato degli effetti circolativi delle correnti d’aria ipogea. I dati sono stati elaborati sviluppando alcuni algoritmi per la caratterizzazione statistica, l’analisi a cluster e la caratterizzazione dipendente da un modello teorico, il quale prevede due principali regimi di circolazione delle masse d’aria: barometrico o convettivo. L’analisi ha permesso di evidenziare le differenti tipologie di circolazione, determinandone alcune proprietà fondamentali e i comportamenti sincroni delle masse d’aria nei due ingressi dello stesso complesso. Tra i principali risultati ottenuti, sono stati identificati in Corchia gli effetti barometrici, che risultano essere prevalenti in presenza di forti gradienti positivi di pressione esterna e sono stati identificati e caratterizzati i moti convettivi, verificando la relazione teorica di linearità tra la velocità delle correnti d’aria e la radice quadrata della differenza tra la temperatura all’interno e all’esterno della grotta. La metodologia di ricerca utilizzata, unitamente agli algoritmi sviluppati, è quindi in grado di caratterizzare l’aerologia di un complesso ipogeo, con la possibilità di prevederne sviluppi, volumi dei vuoti ed eventuali ingressi non ancora collegati.
Introduzione
Capire la fisica dei sistemi carsici ipogei è tanto complesso quanto affascinante. Le grotte infatti, sono dei vuoti immersi nella roccia, nei quali scorrono acque a differente temperatura e chimismo. Per modellizzare da un punto di vista micrometeorologico un sistema ipogeo è necessario considerare una serie di variabili e la misura e l’analisi dei valori locali e globali di esse richiede l’applicazione di strumentazione sofisticata e l’intervento di operatori ben formati. Solo con buone misure e con una buona conoscenza della fisica delle grotte è infatti possibile cogliere gli effetti di variazioni minime dell’equilibrio delle masse d’aria presenti là sotto, al fine di comprendere come la micrometeorologia possa guidare nelle esplorazioni speleologiche e scientifiche. Descriviamo nel seguito brevemente le principali variabili e i tipi di circolazione rilevanti nella micrometeorologia ipogea.
di Eleonora Bettini e Gianni Ledda foto di Simone Lenci
Come sia nato in Italia il progetto di Diversamente Speleo lo abbiamo già raccontato negli atti dell’ultimo congresso della FST (TALP 50) e all’incontro a Livorno del 2015 “Speleologia e Disabilità”.
A quel tempo avevamo solo dei propositi, ma in pochi mesi, circa sei, siamo riusciti a realizzare il progetto di scendere in grotta con persone disabili.
Come si organizza DiversamenteSpeleo?
La ricetta è abbastanza semplice: tempo, idee, coraggio, competenze e persone: speleologi e diversamente speleo. Follia quanto basta.
Andiamo con ordine.
Prima tappa del viaggio è decidere una data. Facile, cosa ci vorrà mai. Niente di speciale, ma bisogna tenere conto dei corsi di introduzione, degli aggiornamenti, delle esercitazioni, delle ferie... Fine giugno ci sembra andar bene, ma nel giro di pochi giorni un impegno fa slittare il tutto di una settimana, optiamo per il 2 luglio, ci sembra perfetto, ma non calcoliamo il Palio di Siena e ci giochiamo qualche senese.
Definita la data iniziamo a contattare gli amici con disabilità, non poniamo limiti alle patologie e in poco tempo si forma un gruppo assolutamente non omogeneo, con problemi fisici e sensoriali. Casualmente nessuno ha difficoltà di tipo psichiatrico. Parlo con chi non conosco ancora, cerco di capire problematiche e abilità personali, perché sono queste ultime su cui si concentra la nostra attenzione. I nostri amici non ci vedono, o ci vedono poco, in altri l’autonomia del cammino è limitata, oppure sono in carrozzina. Insomma, per capirsi, per loro già una strada sterrata può essere un ostacolo difficile da oltrepassare. Ma hanno tutti voglia di lanciarsi in questa avventura e si fidano di noi.
Capito questo bisogna decidere cosa fare, con che tipo di progressione, come andare insieme in grotta. Non li ‘portiamo’, questo vocabolo è riservato solo ai sacchi e al materiale.
La barella per chi ha difficoltà motorie non ci piace, sappiamo che è stata utilizzata con successo in altre giornate simili, ma a noi ricorda incidenti, ambulanze, ospedali. Poi è scomoda e permette solo una visione parziale dell’ambiente .
contributo annuo (due numeri) 8,00 euro Versamento c.c.p. n. 10770501 Bonifico BancarioIBAN: IT83 T076 0102 8000 0001 0770 501 intestato a: FEDERAZIONE SPELEOLOGICA TOSCANA c/o Museo di Storia naturale del Mediterraneo Via Roma 234, 57127 Livorno
NOTA BENE È possibile fare un versamento unico per più abbonamenti. In ogni caso si prega di inviare a talp@speleotoscana.it copia del versamento effettuato e il nominativo/i e l’indirizzo/i a cui devono essere spediti i numeri di TALP.