Ticino7

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L’appuntamento del venerdì

con Teleradio dal 12 al 18 luglio

29

CHF. 2.90

numero

10

Giornale del Popolo • Tessiner Zeitung

VII

Corriere del Ticino

laRegioneTicino

09

| Reportage Linea Cadorna | Agorà Suicidio assistito | Arti Irène Schweizer | Turistario Turismo “eroico” |


Âť illustrazione di Adriano Crivelli


numero 29 10 luglio 2009

Agorà Pena di vita, diritto di morte: l’ultimo tabù Arti Irène Schweizer. Meno note, più musica

Impressum Tiratura controllata 90’606 copie

Turistario Il turismo “eroico” Vitae Gregory Boscaro

DI

DI

DI

GIORGIA RECLARI

GIANCARLO LOCATELLI

DUCCIO CANESTRINI

NICOLETTA BARAZZONI

DI

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Chiusura redazionale Venerdì 3 luglio

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Direttore editoriale

Reportage Nella trincea del tempo

DI

ROBERTO ROVEDA; FOTO DI GIOSANNA CRIVELLI

Tendenze Moda mare. Gli uomini… che vanitosi!

DI

MARISA GORZA

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33 38

Peter Keller

Redattore responsabile Fabio Martini

Astri / Giochi

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39

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

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In copertina

Postazione di mitragliatrice sulla Linea Cadorna Fotografia di Giosanna Crivelli

Libero pensiero

Egregio Direttore, come tutti gli abbonati ai quotidiani ticinesi ricevo tutti i venerdì la vostra rivista. Mi sembra che da quando è stata rifatta (o rinnovata, poco cambia) la parte fotografica sia quella che cercate di mettere più in evidenza. E mi sembra che i reportage fotografici che proponete vadano proprio in questo senso: mi pare che molti siano stati interessanti e le immagini a volte belle e commoventi, altre volte più provocatorie. Tra tutti quelli che ho visto nelle ultime settimane uno non mi è piaciuto per niente, anzi mi ha un po’ infastidito: quello con le foto dei pugili di Ascona. Si leggono su tutti i giornali di ragazzi che ammazzano e picchiano altre persone così, senza nessun motivo, e mi chiedo che senso ha pubblicare foto di gente che non fa che allenarsi per pestare un’altra persona davanti a tanti altri che stanno a guardare. (…) Forse non sarebbe meglio pubblicare fotografie di ragazzi che giocano a tennis, o fanno gli Scout o magari che fanno volontariato. C’è così tanta violenza, anche qui in nelle valli dove i centri abitati sono piccoli e tutti conoscono tutti, che esempi un po’ positivi possono fare solo del bene. Complimenti per gli articoli e cordiali saluti. B. G. (Biasca)

Gentile lettore, la ringrazio molto per i suoi apprezzamenti e per la critica al Reportage pubblicato sul n. 24 di Ticinosette, che offre peraltro nume-

rosi spunti di risposta. Alla base forse sta un equivoco: benché la boxe le possa apparire uno sport duro e amato da gente altrettanto “dura” essa non viene praticata con l’obiettivo di trasformare il proprio destro in uno strumento di offesa da utilizzare nelle simpatiche risse valligiane o negli scontri urbani fra bande rivali. Al pari di altre arti marziali, la boxe è uno sport nobilissimo, con una storia millenaria alle spalle e la cui pratica implica una notevole preparazione atletica oltre allo sviluppo di una straordinaria capacità di autocontrollo: quanti di noi sarebbero infatti disposti a prendersi un uppercut senza sviluppare un indicibile odio nei confronti dell’avversario? Il saper coinvogliare la propria aggressività in un ambito sportivo, imparare a disciplinarla e a trasformarla in un’occasione di crescita morale e spirituale – parole grosse, ma anche queste rientrano a pieno nel discorso – non è da tutti, mi creda. Certo, nella storia della boxe, come del resto è accaduto e accade in moltissimi altri sport, non sono mancate vicende tragiche e dai risvolti torbidi. Ma lo sport è un’espressione umana e in quanto tale si tinge di tratti vari e complessi. È comunque nostra intenzione in futuro proporre reportage dedicati anche ad altre attività sportive che, mi auguro, potranno essere da lei apprezzati. Un cordiale saluto, la Redazione


Pena di vita, diritto di morte: l’ultimo tabù

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“C

hiunque per motivi egoistici istiga alcuno al suicidio o gli presta aiuto è punito, se il suicidio è stato consumato o tentato, con una pena detentiva sino a cinque anni o con una pena pecuniaria”. Tutto ha inizio da qui, dall’articolo 115 del Codice penale svizzero e da quelle tre parole “per motivi egoistici”. Un dettaglio solo apparente, ma che ha assunto un portata etica gigantesca innescando contrasti e dibattiti ai più alti livelli giuridici, politici e medici, e ha fatto sì che la nostra legislazione fosse una delle più liberali in materia di suicidio. A causa di queste tre parole la Svizzera da anni fa parlare di sé anche all’estero, in positivo o in negativo, ma sempre nei toni accesi e spesso estremi con cui si affronta un grande tabù come la morte. E pensare che l’articolo 115 è nato in tutt’altro ambito da quello medico. Niente a che fare con l’accanimento terapeutico: è stato introdotto quando il suicidio era una via di scampo contro il disonore e le delusioni d’amore. Chi forniva l’arma al suicida non doveva essere ritenuto responsabile. Cambiato il contesto sociale, è però rimasta la legge. Che di fatto non penalizza chi aiuta qualcuno a morire per motivi compassionevoli o disinteressati. È un reato soltanto l’eutanasia attiva (gli unici paesi che la permettono sono Belgio e Olanda), paragonabile all’omicidio intenzionale, ma non il suicidio assistito (la messa a disposizione dei mezzi per togliersi la vita a qualcuno che compie autonomamente il gesto), l’eutanasia indiretta (la somministrazione di cure palliative i cui effetti secondari possono condurre alla morte) e l’eutanasia passiva (l’interruzione di misure che permettono di allungare la vita).

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Agorà

Suicidio assistito: storia di una legislazione fra le più liberali d’Europa, di un dibattito mai sopito e di controverse ma progressive aperture alla “dolce morte”. Ora però il Consiglio federale vuole più regole, mentre il Ticino discute sul suicidio negli ospedali pubblici

Il dibattito sugli “angeli della morte” Agiscono quindi in piena legalità giuridica (ma talvolta ai confini di quella etica) le due più importanti associazioni svizzere di aiuto al suicidio Dignitas ed Exit, che accolgono le richieste di chi – maggiorenne, pienamente capace di intendere e di volere e in grado di assumere autonomamente una dose letale di barbiturici – chiede ripetutamente di poter mettere fine alla propria vita a causa di un male incurabile o di sofferenze insopportabili fisiche e spirituali. Regole chiare e valide per tutti? In realtà no, i confini sfumano e sui casi limite nascono accese polemiche. Dignitas, che a differenza di Exit accoglie anche “clienti” non residenti in Svizzera, trasloca di continuo per le ripetute ingiunzioni di sfratto e divieti di esercizio ricevute in vari comuni zurighesi. L’ultimo dei quali giunto alla fine di giugno a seguito della pubblicazione di notizie sul ricorso all’elio nelle pratiche del suicidio; uno stratagemma per evitare la prescrizione medica del barbiturico (obbligatoria) che rinnova le proteste degli oppositori (sollevate in precedenza anche in occasione di suicidi effettuati in alcune automobili o in camere d’albergo). Una tacita accettazione Molte voci, tra cui quella della Commissione Nazionale di etica per la medicina umana (CNE) e di vari parlamentari svizzeri, si sono levate negli ultimi anni per chiedere l’introduzione di un maggiore controllo da parte dello Stato, contro il proliferare del cosiddetto “turismo della morte” e per una regolamentazione più chiara sull’operato delle associazioni di aiuto al suicidio. Ma


Le nuove frontiere etiche La nuova ministra di giustizia Evelyne Widmer-Schlumpf ha però deciso l’anno scorso di prendere in mano la

questione per operare, per la prima volta, maggiore chiarezza. Il Consiglio federale è quindi tornato ad approfondire l’argomento e ha avuto un primo scambio di vedute nel corso della seduta dello scorso 17 giugno. A causa delle “opinioni contrastanti in merito a tale questione di alto contenuto etico”, si legge in un comunicato, si è deciso di “elaborare un progetto di consultazione con numerose varianti da discutere”. Il dibattito è perciò appena cominciato. Nel frattempo in Ticino è in discussione un altro tema molto controverso: l’introduzione del suicidio assistito negli ospedali pubblici, una realtà già presente a Losanna, a Berna e in altri ospedali cantonali, sulla quale ha espresso un cauto consenso anche l’Accademia svizzera delle scienze mediche, che lascia libertà di scelta al singolo medico, secondo la propria coscienza. Il consiglio d’amministrazione dell’Ente ospedaliero cantonale (EOC) ha incontrato la propria Commissione di etica clinica alla fine di giugno e ha espresso in seguito la volontà di “prendere una pausa di riflessione” prima di un’eventuale concessione ai membri di Exit a operare negli istituti di cura ticinesi.

La decisione è attesa nei prossimi mesi. Secondo molti operatori sanitari la concessione creerebbe una contraddizione inaccettabile con il ruolo di assistenza e di cura proprio degli ospedali e del personale. “Non si uccide l’uomo che muore. Chi è uomo come lui lo accompagna fino alla morte” afferma un appello lanciato dall’associazione Medicina e Persona, che sostiene l’importanza delle cure palliative e della vicinanza degli affetti per permettere una morte naturale meno sofferta. Per i sostenitori della “dolce morte” invece ogni persona deve avere totale diritto all’autodeterminazione, su tutta la propria vita, compresa la fine. “L’eutanasia è l’ultima frontiera dei diritti umani” sostiene in un suo scritto Silvio Vitale, membro di Exit Italia. Sono due posizioni inconciliabili su un tema estremamente dibattuto e complesso. Ma, in fondo, nonostante i percorsi diversi, non mirano forse entrambe al medesimo scopo? Al centro di tutto sta il rispetto della dignità dell’uomo, non importa con quale mezzo la si garantisce, ciò che conta è il diritto a terminare l’esistenza serenamente. Una sfida, per tutti.

» di Giorgia Reclari

il Consiglio federale – Christoph Blocher in primis – si è sempre rifiutato di legiferare per evitare una legittimazione del suicidio e delle associazioni che lo praticano, con la conseguente corresponsabilità dello Stato che ne deriverebbe. La non punibilità non deve infatti assumere la valenza di un diritto. “La responsabilità spetta ai cantoni e ai comuni” aveva concluso Blocher. Il tabù è rimasto tale anche a livello europeo. Nel 2004 Dick Marty aveva infatti presentato al Consiglio d’Europa un rapporto sull’eutanasia, in cui rilevava la discrepanza fra gli ordinamenti giuridici di molti paesi europei e la realtà: nonostante la penalizzazione, quasi la metà dei malati terminali ricorrerebbe all’eutanasia. Ma le sentenze contro il personale medico sono molto rare. Secondo Marty “si tratta di una realtà nascosta sulla quale occorre fare chiarezza”. Ma il Consiglio d’Europa ha rinunciato a votare sull’argomento, ritenuto troppo controverso.

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processo organico, giunse naturalmente a suonare più liberamente, dissolvendo armonie, ritmo e strutture formali tipiche del jazz. Alla fine degli anni Sessanta dall’incontro con Pierre Favre, percussionista e batterista, anch’egli svizzero, nacque una collaborazione tuttora viva e vitale. I due cominciarono a lavorare in trio con George Mraz, e successivamente con Peter Kowald, al contrabbasso. A volte si aggiungeva a loro il sassofonista inglese Evan Parker. Il gruppo suonava musica totalmente free che nasceva dall’incontro delle varie esperienze personali dei componenti, provenienti da nazioni e mondi musicali diversi. Ricordiamo inoltre che tra il 1986 e il 1995 ha inciso ben

CD

Portrait Intakt 105, 2005 Il cd raccoglie brani tratti da pubblicazioni dell’etichetta svizzera che vanno dal 1991 al 2005 e che vedono la Schweizer a fianco di numerosi collaboratori tra i quali anche Omri ZDKIiegle, Gorge Lewis e Hamid Drake…

co-diretto il Feminist Improvising Group e dal 1990 fa parte del trio Les Diaboliques con la contrabbassista Joëlle Leandre e la cantante Maggie Nichols. La quantità e la qualità di tali esperienze è soltanto un assaggio dell’enorme numero di collaborazioni che la Schweizer ha continuato e continua a coltivare. Non è un caso che nel 1996 intitolò il suo quinto album in solo Many and one direction, quasi a indicare un percorso e a descrivere un’intenzione. Il titolo è “rubato” a un dipinto di Sonja Sekula, importante artista nata a Lucerna nel 1918 che, dopo aver trascorso alcuni anni a New York a stretto contatto con le avanguardie del momento, morì suicida a Zurigo nel 1963. “Siamo state entrambe criticate di non avere uno stile proprio. È vero che lei dipingeva in stili differenti e con varie tecniche, ma il suo personale marchio è inconfondibile. Ed è così che anch’io lavoro”. Al momento, limitatamente ai gruppi “svizzeri”, continua la sua collaborazione con il percussionista Pierre Favre, ha un trio con Omri Ziegle al sassofono e Makaya N’Tshoko alla batteria e un La pianista svizzera Irène Schweizer duo con Juerg Wickihalder rappresenta una figura importante nel al sax soprano. Riguardo all’evoluzione del panorama del pianismo europeo legato suo stile musicale, nato nel alla musica improvvisata e al jazz di clima fisico e tumultuoso del free jazz e oggi più calmo ricerca e meditato nel corso degli cinque album in duo con anni, ha dichiarato: “Forse qualcuno dirà alcuni dei più importanti che la mia musica è diventata più convenbatteristi della scena musizionale, ma probabilmente è soltanto più cale: Louis Moholo, Günter matura […] Cerco di coltivare l’arte di ometSommer, Andrew Cyrille, tere note. Meno note, più musica […] Amo Pierre Favre e Han Bennink. la chiarezza, la trasparenza, la semplicità Negli anni Ottanta ha inoltre senza abbellimenti”.

» di Giancarlo Locatelli

Arti

Schweizer fa parte di quella categoria di musicisti enciclopedici che riescono a integrare nel loro linguaggio riferimenti a mondi musicali apparentemente distanti fra loro: la storia del jazz, da Art Tatum a Cecil Taylor, le sonorità tipiche degli sperimentatori più radicali, così come la tradizione contemporanea di Cage, Stockhausen e Schönberg. Avvicinatasi alla musica ascoltando gruppi e orchestre nella sala da ballo del ristorante dei genitori, dove aveva inoltre la possibilità di cimentarsi sugli strumenti lasciati dalle band che si esibivano, iniziò con la fisarmonica che però abbandonò presto trovandola troppo ingombrante. Studiò dapprima pianoforte e in seguito anche batteria. Attratta dal jazz tradizionale trovò appassionanti le sonorità dei gruppi di Horace Silver e dei Jazz Messengers di Art Blakey. Agli inizi degli anni Sessanta, dopo due anni trascorsi a Londra, costituì a Zurigo il suo primo trio completato al contrabbasso da Uli Trepte e alla batteria da Mani Neumeier. Il gruppo, inizialmente influenzato da Bill Evans, McCoy Tyner e Carla Bley, in circa sei anni di lavoro comune e attraverso un

Irène Schweizer Un film di Gitta Gsell Intakt 121, 2005 Il documentario contiene interviste e performance di Irène Schweizer in compagnia di Pierre Favre, Louis Moholo, Joëlle Léandre, Maggie Nichols, Co Streiff e altri ancora.

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Irène

Meno note, più musica

Irène Schweizer (immagine tratta da www.unerhoert.ch)

Film


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Il turismo “eroico” Statisticamente parlando, viaggiare non è rischioso. Non più che attraversare la città per andare al lavoro. La maggior parte delle persone muore in un letto, il proprio, o all’ospedale. Dovremmo dunque aver paura dei letti…?

anziano, che muore cadendo dal ciliegio, penso a quanto siano tentatrici e letali le ciliegie. Per me pericolosissime, perché ne vado matto, e nessuno potrebbe trattenermi dall’arrampicarmi sugli alberi quand’è stagione. Poi penso ai rischi che si corrono nel mettersi in viaggio. Pochi, tutto sommato. Ricordo che un pilota d’aereo abbastanza spiritoso, subito dopo l’atterraggio annunciò: “E ora inizia la parte più pericolosa del vostro viaggio”. In effetti, la probabilità di lasciare le penne in automobile è venticinque volte maggiore che in aereo. In nave poi, si diventa quasi immortali. Chiaro, se vai in crociera carico di orologi d’oro dribblando le golette dei pirati somali, le cose si complicano un po’… Ma il nostro innato buon senso, a volte, ci consiglia altre rotte. I problemi del pianeta Terra, quando parliamo di turismo, suonano stranamente alieni. Che cosa ne so io, che navigo sul Nilo per vedere le statue dei faraoni a Luxor, delle feroci beghe interne dell’Egitto? Che cosa ne so io, che vado al mare in Turchia, del genocidio dei Curdi? Che cosa c’entrano i palestinesi con le mie benedette vacanze a Sharm el Sheik? Niente. Assolutamente nulla. Salvo poi ritrovarsi sequestrati e stupefatti nello Yemen, in Etiopia o nelle Filippine. E ancora, che cosa c’entrano i viaggi con il petrolio e con le rivendicazioni territoriali che scatenano più di cento conflitti, in tutti i continenti? Che cosa c’entrano le guerre o le guerriglie che sorvoliamo, facendo “ciao ciao” con la manina, e di cui non sappiamo nulla? Beh… forse sì, qualcosa c’entrano, perché il mondo è uno solo. Meglio rendersene conto. Viaggiare non è rischioso di per sé, a patto di non farlo da

“salami in barca”, come diceva la mia maestra alle scuole elementari. Oggi la sicurezza è diventata una priorità assoluta. Ma di quale sicurezza stiamo parlando direte voi? Quella del turista, dell’albergatore, dei trasportatori, dei dipendenti delle compagnie di volo, degli intermediari, degli amici di chi torna dal Messico o dagli Stati Uniti influenzato, dell’intera comunità d’accoglienza? Nessuno può essere perfettamente sicuro, se il mondo in cui viaggiamo non è un mondo sano, né pacifico, né giusto. A ben vedere, la sola garanzia di sicurezza sarebbe la pace universale. Mi chiedo come mai questa frase suoni come una barzelletta. Certo, riflettere sulla natura del nostro privilegio turistico, che consiste nel godere di un lasciapassare tra i confini e i conflitti della contemporaneità, è già un passo avanti. E in fondo ripristina l’antico significato di arricchimento e di crescita individuale che il viaggio aveva un tempo. Intendiamoci: informarsi e cercare di capire non mette al riparo dagli inconvenienti, né dagli attentati, né dalla vendetta di Montezuma – a cui si attribuiscono i noti problemi intestinali del viaggiatore – né dalla sfortuna in generale. Ma rende davvero la figura del viaggiatore meno infantile. Più dignitosa, oserei dire “eroica”. Assodato che l’eroismo non sta affatto nell’avventura estrema, né tantomeno nel collezionismo di destinazioni. Riflettere sulle differenze, aprire le frontiere dei nostri schemi mentali, non è pericoloso né sciocco. Al contrario, forse è il solo modo di ricominciare a viaggiare, al meglio. Il problema non è partire o non partire. Si può avere paura di volare, ma non si può avere paura di capire. Possiamo metterla anche così: non si tratta di rinunciare alle ciliegie, ma di avere un buon equilibrio.

Turistario

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» di Duccio Canestrini; immagine tratta da www.navigare.it

Ogni volta che leggo sui giornali di qualche signore, di solito


» testimonianza raccolta da Nicoletta Barazzoni; fotografia di Igor Ponti

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gna essere tranquilli con se stessi ed essere consci della propria dignità. Penso che il tabù riguardi soprattutto l’omosessualità intesa come sentimento e relazione. Non viene riconosciuto il sentimento mentre si dà meno peso all’atto in sé. Tra gli stessi gay spesso ci si limita alla superficialità e al sesso. Non vale infatti per tutti ovviamente. Con il mio ragazzo cerchiamo di restare fedeli a noi stessi. Non ci lasciamo condizionare dalle esperienze negative vissute in precedenza. È facile dire sono stato ferito, sono stato tradito, non sono stato capito e accettato per quello che sono. Se si ragiona così Non è perché si trucca, non è perché ci si pone in modo sbagliato porta i capelli lunghi che si sente donna. di fronte alle persone – che Sta benissimo nel suo corpo di uomo. magari cercano altro – e ci si offre solo per il sesso. Inoltre Non ha mai pensato di cambiare sesso. la mancanza di sentimento riNon accetta il tradimento perché crede schia di portarti a cinquanta o nell’amore e nella fedeltà sessant’anni alla solitudine, a bazzicare i locali in cerca di indue, nel quale non ci sono contri volanti. Penso che nascere omosessuali tradimenti. Non sopporto il o transessuali, magari donne che sono in un tradimento. Sono un moralicorpo di un uomo e che per realizzare la loro sta? Non sopporto la finzione, identità si trasformano anche fisicamente, le bugie. Tutto nasce dal cuore non sia contro natura. L’orgoglio gay di cosa? perché il sentimento, oltre a Di andare con chiunque? Oppure sentirsi non avere età, non ha sesso. fieri di amare, rivendicandolo e urlandolo al L’amore non lo si può classimondo? Non c’è perversione nella mia vita. ficare, definire. Non ha una Sono stato accettato in famiglia. Mia madre forma. La mia scelta di vita mi ama indipendentemente dalla mia scelta affettiva è osteggiata perché pur di sapermi felice. Ho riconosciuto la mia molte persone non capiscono differenza senza vivere una doppia vita come che esiste un sentimento aufanno molti uomini sposati con figli. Certo tentico in molti di noi. C’è chi la trasgressione… Non la condivido affatto. vive l’omosessualità come se Non fa parte di me. Il sesso è l’apice che cofosse una follia… “tutti froci”, rona una relazione. Ha uno scopo soprattutto eccetera… È l’immagine che procreativo? Mi viene in mente l’amor sacro e viene mostrata in televisione, l’amor profano. Secondo me l’amore non ha con la gente nuda trasportata barriere. La Chiesa deve essere intransigente? sui carri, i vasi e la frutta in Sodoma è stata distrutta perché l’angelo non testa, le collane, il trucco spaera stato bene accolto. L’intransigenza della rato. Le persone non scorgono Chiesa non è coerente. Sono convinto che cosa c’è dietro e che in queci sia un Dio. Il mondo è bellissimo, pieno ste persone c’è spesso tanta d’amore. E solo Dio può volerlo. Possiamo sofferenza ma anche tanto avvicinarci a lui comportandoci in un certo amore. Non bisogna ghettizmodo. Avvicinarsi a Dio nell’anima. L’uomo zarsi in categorie. Non si deve è un puttaniere? Se trovi l’amore ti puoi, non restare chiusi negli stereotipi. dico redimere, ma capire che nella vita ti dà Incontrarsi in luoghi depumolto di più amare che svendersi. Chi ti vuotati solo per avere incontri le conoscere veramente va oltre la persona sessuali, come le saune, è un come è accaduto qui, oggi…. in questo spazio. comportamento che enfatizza Offro la mia affettività. E a chi si sente smarunicamente l’aspetto sessuale. rito e sofferente dico di chiudere gli occhi, La questione dell’omosessuadimenticare tutto e seguire il cuore perché lità è un tema sociale. Bisosolo la sua voce vince sulla ragione.

Gregory Boscaro

Vitae

o 22 anni. Mia madre è svizzera francese e mio padre è di Venezia. Da un punto di vista psicologico, mi sento più vicino alle donne. Mi chiamano “faccia d’angelo”. Forse perché sono ambiguo e sono come un angelo asessuato? La dolcezza è ciò che mi contraddistingue ma non è tutta autentica. In buona parte è apparenza perché in realtà ho un carattere abbastanza duro. Giudico la mia vita intensa, varia e particolare. Come particolari sono i tratti del mio viso, per esempio, che sono femminili, dalla rotondità espressiva. Il carattere e il mio aspetto hanno favorito da un lato dei vantaggi, per quanto riguarda il campo della moda (è stato protagonista di una pubblicità famosa, ndr) ma dall’altro degli svantaggi sul piano dei rapporti personali. A 16 anni ho avuto una relazione durata tre anni con una ragazza molto più grande di me. Ora vivo con un ragazzo da tre anni. Non ho avuto molte relazioni. L’incontro con la ragazza avvenne nel momento della perdita di mio padre che è deceduto in un incidente. Questa donna, mi ha dato la forza per continuare. L’amore e il sentimento per me rappresentano elementi irrinunciabili. Il condividere la mia vita attuale con un uomo non ha implicato una scelta che mi si è presentata da sola. Ho conosciuto prima l’amore per questa donna e poi l’ho rivissuto incontrando questo ragazzo. Si potrebbe pensare che non sono né carne né pesce in una sorta di compromesso amorale… invece mi sento fiero di quello che sono. Anche perché questa relazione mi dà serenità e felicità. La fiducia è un aspetto importante, rientra nell’amore che posso contraccambiare. Con la mia ex ragazza non riuscivo ad avere fiducia e serenità perché lei era molto libertina. Mi ha ferito moltissimo. Con la persona con cui vivo adesso riesco a sentirmi tranquillo. È un rapporto esclusivo, a

»

H


LA LINEA CADORNA

NELLA TRINCEA DEL TEMPO DI ROBERTO ROVEDA; FOTOGRAFIE DI GIOSANNA CRIVELLI

QUELLA VAGA SENSAZIONE DI IRREALTÀ CHE QUESTA STRUTTURA TRASMETTE… UN’OPERA COSÌ SUGGESTIVA, COSÌ CONCRETA, COSÌ MATERICA, MA CHE FORTUNATAMENTE NON È MAI STATA UTILIZZATA... LA SENSAZIONE DI PICCOLI SPAZI RACCHIUSI, DI SILENZIO E SOLITUDINE, E DI UN LENTO MA INESORABILE ABBANDONO...


M

entre salgo lungo le pendici del Monte Orsa, al confine tra Svizzera e Italia, non posso fare a meno di immaginare il picchiare dei picconi sulle pietre, il rumore dei sassi spezzati, le voci di uomini e donne che cercano di superare il frastuono incessante, il rombo metallico dei primi mezzi a motore e le urla dei conducenti dei muli. Ogni tanto un silenzio irreale e poi lo scoppio delle cariche esplosive ad aprire squarci nella montagna e a scavare gallerie. Intanto i fianchi del monte si riempiono di trincee, camminamenti nella

roccia, rifugi, nidi di mitragliatrici e postazioni per i cannoni. Negli anni a ridosso della Prima guerra mondiale questo versante roccioso doveva assomigliare a un immenso formicaio in attività, con miriadi di “formiche operaie” intente a realizzare il gigantesco sistema di fortificazioni che oggi chiamiamo “Linea Cadorna”.

Perché la Linea Cadorna? Mi lascio intanto alla spalle l’abitato di Viggiù e il panorama dei boschi intorno a me cambia gradualmente. Le opere militari prendono il

sopra L’ingresso a uno dei camminamenti che conducono alle trincee pagina precedente Una delle imponenti strutture murarie che costituiscono il complesso difensivo denominato Linea Cadorna


posto della natura e anche le strade che percorro si dividono tra le antiche camionabili e le altrettanto antiche carrarecce e mulattiere appositamente disegnate per portare in quota truppe, materiali e armamenti vari. L’opera, anche solo osservando quanto costruito qui sull’Orsa e sul vicino Monte Pravello, è imponente, ma rappresenta solo una piccola parte del vasto sistema di fortificazioni realizzato a cavallo della Prima guerra mondiale dallo Stato maggiore dell’esercito italiano per prevenire eventuali invasioni nemiche provenienti dal territorio svizzero. Il timore diffuso era che la

Confederazione non mantenesse la sua neutralità e concedesse libero passaggio alle truppe tedesche e austriache che avrebbero in tal modo potuto penetrare facilmente in Italia. Per questa ragione, il comandante in capo del Regio esercito italiano, il generale Luigi Cadorna, diede inizio alla costruzione della linea di fortificazioni che oggi porta il suo nome. All’epoca, nel tipico linguaggio burocraticomilitare, si chiamava Occupazione Avanzata Frontiera Nord: tre anni di lavoro, dal 1915 al 1918 per circa ventimila persone, oltre 70 km di trinceramenti, 88 appostamenti per artiglieria,

sopra La natura ha ripreso progressivamente possesso dei luoghi. Nelle due immagini, una trincea e ciò che resta di una garitta


25 mila mq di depositi e rifugi per le truppe, 296 km di strade camionabili e altri 398 di mulattiere, disperse tra la Val d’Ossola e i passi Orobici, passando appunto per le alture a sud del lago di Lugano.

Un monumento all’inutilità Poi, fortunatamente, venne la pace e queste enormi opere militari vennero abbandonate… senza che fosse mai sparato un colpo di fucile, se non forse per spaventare qualche passerotto. Colpisce la consapevolezza della assoluta inutilità di quello sforzo mentre mi addentro tra i rifugi, i camminamenti e le postazioni per le

mitragliatrici, tutti debitamente contrassegnati e siglati con rigore militaresco. Se la Prima guerra mondiale, per usare le parole del pontefice dell’epoca, Benedetto XV, fu “un’inutile strage”, questo complesso difensivo è l’espressione più chiara di quella gigantesca e insensatezza. Oggi, che la natura sta riprendendo il sopravvento, che erbe, sterpi e alberi si aprono la strada tra le costruzioni umane, che il silenzio e la solitudine regnano sovrani in questi luoghi abbandonati, tutto questo appare ancora più assurdo. Eppure, proprio ripensando alle “formiche operaie” che hanno realizzato quest’opera imponente, non si può che rendere omaggio

in alto L’interno di un bunker. La Linea Cadorna fu voluta dal governo italiano come baluardo difensivo in vista di una possibile alleanza della Svizzera all’Austria e alla Germania nel corso della Prima guerra mondiale in basso Due esempi di feritoie


alla perizia e all’abilità di quegli uomini e di quelle donne. Si rimane impressionati dalla capacita dei picasass, degli spacca-pietre, nel lavorare e modificare la roccia, nel fondere manufatto umano con l’ambiente. Così i colori della pietra calcarea di queste zone si integrano alla perfezione con il calcestruzzo, realizzando quel mimetismo che in guerra può salvare la vita e assicurare la vittoria. Così, qui sul monte Orsa, le fortificazioni paiono inserite pienamente nella morfologia del luogo, quasi siano nate lentamente come parte organica del paesaggio. Una volta giunti in cima, tra il Monte Orsa e il

Monte Pravello, con lo sguardo puntato sul lago di Lugano e sulla valle sottostante, vedo correre il confine tra Italia e Svizzera, segnato dai resti dell’antica ramina, la rete di filo spinato che chiudeva il passaggio ai contrabbandieri. Con un passo sono nella Confederazione, con un altro sconfino nel Belpaese, senza controllo e impedimento. Mi piace questo senso di libertà, vedere la Linea Cadorna meta di pic-nic domenicali, vedere i pali della ramina contorti e arrugginiti, inutili, come lo sono spesso i confini e le fortificazioni, fatti per contenere e per proteggersi dalle proprie paure e dalle proprie insicurezze ■

sopra La visuale del borgo di Morcote colta da una delle feritoie in basso Due passaggi dei camminamenti. Molte delle strutture murarie si sono mantenuto in un buono stato di conservazione


Gli uomini…

che vanitosi! di Marisa Gorza

Come, non lo sapete che gli uomini sono di gran lunga più vanitosi delle donne? Qualche novità per il “lui”, inpaziente di comparire sulla spiaggia

Tendenze

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L’attesa è finita… ore e ore in palestra a scolpire bicipiti e sartori... I risultati? Se buoni tanto meglio, ma se la forma raggiunta non fosse proprio perfetta, ci pensano i nuovi costumi da bagno a dare un aiutino. Tanto per assecondare ogni esigenza di taglia, comfort, vestibilità e performance. Parah li realizza con nuovissimi tessuti estensibili, abbinando le qualità tecnologiche a lavorazioni e dettagli artigianali. Le tinte basiche intense: nero, denim, bordeaux, verde militare, papavero, hanno incursioni di bande e impunture a forte contrasto. Oppure stampe di un casual divertito con ananas e fiori di frangipane ad animare il gessato serioso, hibiscus in all over e motivi etnici stilizzati, quasi un tatuaggio d’antan sul fisico abbronzato. Immagini da cartolina californiana, mescolate però a stilemi Japan in serigrafie vintage anni Settanta, dipingono il graffiante beachwear studiato da Allen Cox per tipi da spiaggia piuttosto stravaganti.

❶ Ed è squisitamente maschile la sobria eleganza dell’uomo che veste Julipet❶❷ sotto i vestiti, ma anche al mare. Le linee e i modelli classici dei costumi tagliati a calzoncino si aggregano ai motivi cravatteria dei Sessanta, come pure ai temi e ai colori della tradizione nautica della East coast. Non senza un filo di ironia che dilata e sfuma ton sur ton le mille righe marinare e i texture floreali d’epoca. Suggestioni texane richiamate all’iconografia del Wild west con stampe a fiori di cactus in un mix di colori stinti dal sole, dettagli di cuoio invecchiato e borchie

in bronzo per lo swimwear del cow boy griffato Papeete by Verdissima. I pantaloncini mare e i jeans in denim delavé si abbinano difatti al giubbotto cangiante da rodeo, per far finta di essere un eroe dell’epopea Western... Beh, ognuno si diverte e si mette in mostra a modo suo. Certamente non passa inosservato il tipo che si pavoneggia sulla spiaggia con i costumi Yamamay, un inno al folklore de “la sua Africa” che lo fa sentire forte e aitante come un guerriero Masai. Ogni pezzo è popolato da lussureggianti palmeti, tramonti magici e grandi onde d’acqua. Ispirazione yatch e... lupo di mare per Grigio Sport con gli ingredienti fondamentali quali i colori acquatici, le sezioni di righe orizzontali e verticali, gli stemmi dei club nautici e un inaspettato jacquard argyle su microfibre e jersey dalla vestibilità perfetta. E meno male che la tropical mania da Grigioperla❸ lascia spazio a una vacanza in luoghi meno esotici, anche se estremamente raffinati ed esclusivi. L’atmosfera tutta luxury & relax è fatta di una palette dai colori impolverati. Ed anche di ritorni come il nylon ricamato ad arabeschi e il seersucker usato per boxers e bomber. Piuttosto stropicciato e understated, come piace al gentleman che sa di piacere.


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“Teogonia” • 55. Pari in fiasco.

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Orizzontali 1. Un grande Magno • 9. Gli indirizzi in rete • 10. I confini di Mogno •11. Spagna e Germania • 12. Altra sigla del MEC • 13. Tesi • 15. Vaso panciuto • 17. Principe musulmano • 18. Un ingrediente del panettiere • 20. Rosa nel cuore • 21. Olio inglese • 22. Deserto della Mongolia • 24. Avanti Cristo • 26. Pallido, smorto • 28. Cola dal vulcano • 30. Dio egizio del sole • 31. Il Tulio del chimico • 33. L’ama Garibaldi • 35. Hanno la bacchetta magica • 36. Mattatoio • 38. Articolo spagnolo • 39. Si contrappone a iper • 40. Il Ticino sulle targhe • 41. L’io dello psicanalista • 42. Le iniz. di Pappalardo • 43. Artiodattilo dei Bovidi • 44. Nucleo Anti Droga • 45. Il simpatico Raimondo • 48. Vi sosta la carovana • 49. Velivolo • 51. Sport invernale • 53. Profeta ebraico • 54. Il poeta della

Verticali 1. Noto romanzo di S. Tamaro • 2. Lo 20 sono certi eventi • 3. Celestiale • 4. La nota degli sposi • 5. Cuno, 31 32 pittore svizzero • 6. Uno strumento per la scrittura rapida • 7. Un locale 38 dell’artigiano • 8. Detestabili • 14. Dittongo in baita • 16. Scansate • 19. Raganelle arboree • 23. Ovest-Est • 50 25. Naso pronunciato • 27. Le iniz. di Rascel • 29. Il noto Torriani • 32. Armonioso, soave • 34. Né queste, né quelle • 37. Un personaggio pirandelliano • 41. Grandissimi • 43. Senza eguali • 46. Li celano i bari • 47. La nota Massari • 50. La dea greca dell’aurora • 52. Lido centrale.

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ariete Cercate di parlare di più con i vostri familiari evitando fraintendimenti e inutili conflitti. Vita sentimentale soddisfacente per i nati nel mese di marzo. toro Con l’aiuto del transito di Mercurio potrete arricchire i vostri interessi culturali grazie a nuovi incontri sociali. Tra il 16 e il 17 le vostre emozioni saranno amplificate. gemelli Sessualità in lievitazione. Ricordate comunque che qualunque energia se non correttamente canalizzata può essere foriera di situazioni di stress. cancro Mercurio e Urano si troveranno in trigono rispetto ai nati nella terza decade. Questo favorirà la realizzazione di un progetto rivoluzionario. leone Potrete stabilire con il partner un importante e proficuo rapporto di collaborazione. Calo emotivo tra il 16 e il 17 luglio causato dal transito della Luna. vergine Gelosie e improvvisi impulsi erotici saranno stimolati dai transiti di Marte e Venere. Le relazioni sentimentali tenderanno a essere vissute con superficialità. bilancia A metà mese Marte, il signore dei desideri, farà il suo ingresso nella nona casa solare. Momento ideale per progettare un viaggio e partire insieme al partner. scorpione Tenendo conto che da diverso tempo siete sotto l’influsso della quadratura Nettuno e Giove, non è da escludere un improvviso scandalo. sagittario Momenti di calo energetico per i nati in novembre per l’ingresso di Marte nel segno opposto del Gemelli. Probabili ripercussioni sulla vita di coppia.

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capricorno Mercurio si troverà opposto rispetto ai cieli dei nati nella terza decade. Questo aspetto potrà indebolire e mettere in crisi i rapporti con il partner.

» a cura di Elisabetta

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 31

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acquario

Grazie ai transiti di Marte e Venere la seconda metà di luglio si apre come un periodo favorevole per la vita sentimentale. Più attenzione alla dieta. pesci

Momenti di tensione nella vita affettiva per i nati in febbraio. Possibili ingerenze da parte della vostra famiglia di origine nella vostra vita privata.

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