Ticino7

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numero

L’appuntamento del venerdì

Corriere del Ticino

laRegioneTicino

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con Teleradio dal 25 al 31 ottobre

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NI AN ER RM FA

L’ energia della natura sempre a portata di mano.


numero 44 23 ottobre 2009

Agorà Medici marcati a uomo

di

Stefano Guerra

Media Nuova imprenditoria . Idee fresche offresi

Impressum Tiratura controllata 89’345 copie (72’303 dal 4 .9 .2009)

Chiusura redazionale Venerdì 16 ottobre

Salute Tè verde . Il guardiano della salute Vitae Al Fadhil

di

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di

Keri Gonzato

eliSabetta lolli

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Gaia Grimani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Reportage Milano . La Centrale

di

roberto roveda; fotoGrafie di reza Khatir . . . . . . . . . . . . .

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Tendenze Benessere . For Man Only

di

Patrizia mezzanzanica

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Direttore editoriale Peter Keller

Redattore responsabile

Giancarlo Fornasier

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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Fabio Martini

Coredattore

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Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel . 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

L’erba del vicino...

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel . 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt .ch www .ticino7 .ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

Pubblicità

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In copertina

Viaggiatori in attesa alla Stazione Centrale (Milano) Fotografia di Reza Khatir

Cortese Redazione, come tutti gli abbonati della RegioneTicino ricevo la vostra rivista tutte le settimane e ho notato che spesso e volentieri proponete dei servizi fotografici dedicati a delle ville storiche della zona tra Como e Varese. Nulla da eccepire sulla bellezza degli edifici che presentate (mi viene in mente Villa Taranto che avevo visitato l’anno scorso con la mia famiglia e che consiglio a tutti di andare a vedere) e anche se non capisco molto di fotografia, trovo che le immagini sono molto affascinanti e ti invogliano ad andare. Quello che invece mi permetto di osservare e che anche in Ticino abbiamo delle stupende ville di inizio secolo con parco annesso (purtroppo molte sono state anche demolite, su altre invece vengono posati “strani” pali alti alti: il primo segno che la fine non è tanto lontana) e anche qualche albergo risalente al periodo d’oro dell’albergheria nel nostro cantone. Non credete valga la pena dedicare un po’ di spazio anche a quello che c’è a casa nostra? Ritenete che da noi manchino gli spunti? In questo modo magari qualche persona che legge Ticinosette in Svizzera tedesca può trovare qualche spunto per venire un fine settimana in Ticino e scoprire edifici e luoghi che di solito non fanno parte delle tappe “obbligatorie” del turista (la solita Locarno e il lungolago di Lugano). E visto che parliamo di turismo: fate i complimenti al vostro giornalista Duccio Canestrini per la sua rubrica sui viaggi. Ogni volta è uno spasso leggere le sue riflessioni sul “mondo che si muove”. Con i migliori saluti, S.P. (Rivera)

Gentile lettore, la ringraziamo per il suo scritto e trasmetteremo certamente i complimenti al signor Canestrini, i cui scritti anche la Redazione apprezza molto . Per quanto concerne le sue osservazioni, assolutamente pertinenti, crediamo valga la pena precisare alcuni punti . L’area di riferimento del nostro settimanale non è il solo Ticino, ma una regione più vasta che va da Basilea a tutta la Lombardia e il Piemonte . Luoghi raggiungibili e visitabili in una giornata: il caso vuole che nel numero di Ticinosette che sta per sfogliare, Reza Khatir propone una serie di evocative fotografie dedicate alla Stazione Centrale di Milano, luogo che secondo la Redazione meritava certamente un Reportage, sia perché tutti almeno una volta vi hanno distrattamente transitato sia perché rappresenta un simbolo storico e artistico della più grande metropoli a noi prossima . È d’altra parte vero che Ticinosette non dedica spazio solo alla vicina Italia: i servizi fotografici che avevano per soggetto luoghi, persone e attività riferibili al nostro cantone o alla Svizzera non sono certo mancati . . . e mai mancheranno . E gli edifici di valore storico ticinesi, ribatterà lei? Un tema spinoso, sul quale stiamo già lavorando e su cui altri (come la Società ticinese per l’arte e la natura, www.stan-ticino.ch) fortunatamente tengono “alta la guardia” . Speriamo solamente di non giungere in ritardo (Villa Branca a Melide docet . . .) . Cordialmente, La Redazione


Medici marcati a uomo

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“O

gni giorno ci arriva un plico di carta alto così”. Il dottor Rolando Bardelli solleva la mano destra a una decina di centimetri dalla scrivania, a indicare il volume degli opuscoli pubblicitari che si vede recapitare tutte le mattine nel suo studio a Balerna. Da un paio d’anni li respinge ai mittenti, case farmaceutiche e fornitrici di apparecchiature mediche: “Di solito dopo un po’ capiscono, e gli invii cessano”. Uno sforzo analogo questo medico generalista 48enne lo deve compiere ogni tanto per tenere a bada rappresentanti “parecchio esuberanti” che gli rendono visita due, tre volte alla settimana per presentargli le ultime “novità” sul mercato, oppure studi che mostrerebbero “gli effetti mirabolanti” di farmaci più o meno conosciuti. Il dottor Bardelli ha imparato a prenderli per quel che sono: venditori di medicamenti, che “possono sì fornire informazioni utili su determinati aspetti di nuovi prodotti, ma che non possono essere considerati fonti attendibili di informazione scientifica”. “Il problema – osserva – è che ci presentano solo quegli studi che mettono in ottima luce i loro prodotti rispetto a quelli della concorrenza, e che in genere minimizzano gli effetti secondari. Non vengono citati, invece, altri studi che dimostrano come il farmaco in questione abbia in realtà un’efficacia relativa rispetto a quelli già presenti sul mercato”. Potente lobby con agganci nei luoghi che contano, laddove si decide la politica sanitaria, l’industria farmaceutica promuove i suoi prodotti a 360 gradi, influenzando più o meno direttamente i comportamenti di parlamentari, organismi di regolazione e sorveglianza, consumatori, ricercatori, giornalisti specializzati e non, associazioni di pazienti e medici. In particolare, sono questi ultimi a essere il bersaglio prediletto delle strategie di marketing del settore farmaceutico. L’arsenale messo in campo è variegato: spazia, come abbiamo visto, dal pressing esercitato dai rappresentanti direttamente negli studi medici alla distribuzione di opuscoli gratuiti con pretese di scientificità; da gadget e omaggi di ogni tipo al pagamento di spese di viaggio, vitto e alloggio compresi in lussuosi alberghi che ospitano congressi sponsorizzati dall’industria; dal finan-

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Agorà

Le principali case farmaceutiche spendono nel marketing circa il doppio dei soldi che investono nella ricerca e nello sviluppo di nuovi medicinali. Ma la loro comuncazione, attuata attraverso i cosidetti “informatori”, risulta spesso addomesticata e veicolata da meccanismi promozionali non sempre corretti ziamento della formazione continua dei medici, a ricerche più o meno pilotate, e così via. Formazione continua Uno degli ambiti più problematici da questo punto di vista è quello della formazione continua1. In Ticino, come nel resto della Svizzera, c’è di tutto e di più: “Si tratta di scegliere con cura, tra le molte possibilità a disposizione, quelle in cui il «peso» delle industrie è circoscritto”, spiega Rolando Bardelli. “In ogni caso, anche qui in Ticino esistono parecchie occasioni di formazione slegate dall’industria farmaceutica. Va detto comunque che per noi medici collaborare con le ditte è importante: hanno molti soldi che ci permettono, per esempio, di pagare le spese di trasferta di relatori provenienti da oltre Gottardo”. Fondamentale, per il medico di Balerna, è comunque acquisire o mantenere “uno spirito critico” nei confronti dell’industria, un atteggiamento da lui perseguito partecipando ai “circoli di qualità” medici/farmacisti2 e consultando la letteratura scientifica indipendente, come per esempio il periodico pharma-kritik che, spesso, “picchia duro” con le case farmaceutiche. Rolando Bardelli è convinto però che non avrebbe senso tenere per principio fuori dalla porta i rappresentanti dell’industria, né rinunciare alle sedute di formazione da essa sponsorizzate. “Basterebbe rispettare le direttive etiche dell’Accademia svizzera delle scienze mediche, che spesso invece vengono trasgredite”, afferma. Per di più, a suo avviso il potere di influenza delle ditte sui medici da qualche anno si starebbe riducendo. Il motivo? “Le casse malati esercitano una pressione sempre più forte sui medici affinché riducano l’uso dei farmaci originali «spinti» dall’industria e favorendo invece l’impiego di generici”. Una strategia globale Ciò non toglie che tenere a debita distanza i delegati delle case farmaceutiche comporti tuttora “un certo sforzo”, osserva Bardelli. Ne sanno qualcosa i suoi colleghi italiani e francesi. La Federazione italiana medici di famiglia (Fimmg) ha calcolato che nel 2008 il 21% dei medici generalisti ha ricevuto più di una visita


farmaceutica, ndr]”: i “disponibili” e i poco propensi a prescrivere farmaci generici, rappresentavano il 62% degli interpellati. I “refrattari” (in calo al 18%) sono soprattutto donne, “piuttosto” propense a prescrivere generici e poco “disponibili”. Visto il loro peso crescente tra i ranghi dei medici, per la società di consulenza costituiscono “un bersaglio da curare in modo particolare”3. Il rischio dunque è dietro l’angolo. Diversi studi, realizzati negli ultimi anni

» di Stefano Guerra; illustrazione di Micha Dalcol

al giorno da parte di un rappresentante dell’industria farmaceutica, il 31% circa una visita, il 36% una visita ogni due-tre giorni. Solo il 12% dei medici è stato visitato meno di 10 volte dagli “informatori scientifici del farmaco” (così vengono chiamati in Italia). In Francia la società di consulenza Quatrax, specializzata nell’individuare “medici di difficile accesso”, constatava con soddisfazione nel 2007 un aumento rispetto all’anno precedente dei medici chiamati “adepti della relazione [con l’industria

nei paesi anglosassoni, hanno dimostrato infatti come pranzi offerti, congressi “tutto compreso” e altri omaggi da parte delle case farmaceutiche modifichino la prassi dei medici in materia di prescrizione. E spesso, senza che questi se ne rendano conto: anche in Svizzera “(...) la maggior parte di loro [i medici, ndr] nega di essere influenzabile. Il benessere dei pazienti sarebbe, a loro dire, talmente prioritario da sentirsi al riparo da qualsiasi cattiva influenza”, hanno scritto recentemente sul Bollettino dei medici svizzeri un ex primario e un generalista4. Rolando Bardelli, invece, ammette: le lusinghe dell’industria fanno sì che un farmaco “tenda a «restare» nella penna del medico” al momento di scrivere una ricetta. Note

Vedi “Medici e industria, tra collaborazione e dipendenza”, Ticinosette, n. 39, 18.9.2009

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2 Vedi “Farmaci, i circoli virtuosi”, Ticinosette, n. 37, 4.9.2009

“Médecins-labos: bien cerner les relations”, Pharmaceutiques, 156, aprile 2008, pp. 68-69 3

Urs Strebel e Alain Michaud, “Même chez les médecins, la publicité est efficace”, Bulletin des médecins suisses, 90 (38), 2009, p. 1491, www. saez.ch 4

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Feel the difference


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tiva quanto la scrittura di una nuova canzone, e precisa quanto un orologio svizzero”. Quando un cliente si rivolge al BrainStore, un team eterogeneo di “creatori di idee” si occupa di reclutare “cervelli” ad hoc per la missione. In base alle richieste si forma ogni volta un gruppo fatto da “cervelli” adatti al tema da sviluppare, che interagiranno con i professionisti mandatari dell’idea. Questo pool di menti può includere bambini, adolescenti così come pensionati, donne in carriera ecc. Basti dire che proprio i bambini sono considerati preziosi perché esprimono creatività allo stato puro. Ogni progetto ha anche nuove persone che si occupano, per esempio, di catering, fotografia, logistica. Il costante mutamento attraverso inedite interazioni produce novità. E una buona pista da seguire è data spesso da ciò che va “contro corrente”: se un particolare

www.twitter.com/ideamachine Iscrivetevi all’account Twitter dell’Idea factory per sgranocchiare in tempo reale novità dal mondo aggiunte dai vari utenti. E trovare spunti interessanti per rivoluzionare la propria esistenza.

giungere a soluzioni inconsuete e originali. Se solitamente nel concepire un prodotto si cercano consenso e logicità, a Bienne si trova più spesso la soluzione nell’insolito, nell’illogico e nell’apparentemente assurdo. Perché, proprio come diceva lo studioso e docente americano John Naisbitt, “i futurologi sbagliano perché pensano che l’innovazione proceda in linea retta. Non è così. Oscilla, rimbalza, sbanda e traballa…”. In questo modo, presso Idea Factory si cerca, con puntiglioso rigore, l’oscillazione traballante e folle. Mai fermi, plastici, capaci di evolvere e trovare una soluzione ai mutamenti: in questa società che fluisce velocemente in ogni direzione, dovremmo cercare di divenire noi stessi delle “fabbriche di idee”. Come sosteneva Umberto Eco “l’accelerazione dei processi innovativi metterà sempre più sul lastrico intere categorie (...) Il problema è quindi di prevedere formazioni professionali tali da consentire rapidi riciclaggi” (dalla “Bustina di MiSe “la vera scoperta non consiste nel trovare nerva” apparsa sul n. nuovi territori, ma nel vederli con nuovi oc- 32/2003 de “l’Espresso”). La positività o chi” (parole di Marcel Proust), il ruolo della la negatività di questi Idea Factory è di creare le condizioni nelle fenomeni sono relative quali è possibile affrontare un problema con all’utilizzo che se ne fa. Nella drammatica uno sguardo totalmente nuovo crisi finanziaria/econopunto di vista è odiato da mica che ancora non ha smesso di colpire il gran parte del gruppo, questo mondo intero, speriamo che esempi come significa che si sta toccando la Fabbrica di Idee di Bienne possa essere di una tematica interessante. La stimolo per lo sviluppo di soluzioni socialicontroversia, infatti, permetambientali-economiche costruttive e in grate di ampliare la tematica, do di soppiantare modalità mirate al solito di snocciolare la polemica e mero consumismo.

» di Keri Gonzato

chiave del nostro tempo. Sul pianeta Terra si corre sempre più velocemente e gli scambi ideologici, materiali e umani pare non si arrestino mai. Si direbbe che tutto è possibile e la frenesia della vita richiede soluzioni sempre nuove, indispensabili per nuotare “trasversalmente”, intersecare le discipline, le persone, le idee. Ma quello che spesso manca Media è un metodo per sfruttare al meglio questa immensa “vasca” dove si trova di tutto e di più. Proprio per questo esistono dei luoghi che hanno fondato il proprio business su di un metodo per catturare dall’immensa pozza d’acqua globale le specie “giuste” e trovare il modo di combinarle per produrre innovazioni efficaci. Uno di questi luoghi si trova a Bienne dove, oltre alle note marche di orologi, vengono confezionate e vendute idee. Nel 1990 Patrick Mettler e due partner decidono di creare la Idea Factory (Fabbrica di Idee): un ponte tra giovani menti piene di ispirazione e decision-maker alla ricerca di nuove e incisive soluzioni. Fino a oggi la Idea Factory non ha mai smesso di produrre e innovare. Nel loro factory store hanno fatto shopping, tra i tanti, UBS e FFS, ma anche Greenpeace e Amnesty International. Matthias Bergmann di Volkswagen racconta che “la cooperazione con BrainStore è stata crea-

www.brainstore.com Piattaforma web (tedesco/inglese) dalla quale è anche possibile decidere se commissionare loro la produzione di un’idea o partecipare direttamente a una “missione” andando alla voce “Jobs”.

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Innovazione: una delle parole

Idee fresche offresi

Idea Machine process. Schematizzazione del processo industriale seguito dalla Idea Factory di Bienne (illustrazione tratta da www.brainstore.com)

Internet


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nome scientifico è Camellia sinensis e le sue origini, come il nome stesso suggerisce, sono da individuare nelle aree della Cina meridionale contrassegnate da un clima tropicale o subtropicale. La pianta, a dispetto di quello che normalmente si pensa, è un arbusto che, se lasciato crescere liberamente, può raggiungere anche notevoli altezze (si eleva fino a 15 metri). La risorsa principale è rappresentata dalle foglie, di colore verde brillante, e da cui, a seconda della lavorazione, si ottengono i tre tipi basilari di tè: il tè nero fermentato, il tè semifermentato (il cosiddetto oolong) e il té verde non fermentato. In quest’ultimo caso, il procedimento di produzione, attuato attraverso una serie di passaggi in speciali forni ventilati, consente alle foglie di mantenere le sostanze fondamentali nonché il caratteristico colore verde e il sapore amarognolo. Quest’ultimo aspetto lo rende meno popolare in Occidente

particolare in relazione alle patologie tumorali e cardiovascolari ma anche a malattie degenerative come il morbo di Alzheimer e quello di Parkinson. L’azione dei polifenoli a riguardo è davvero importante: in quanto antiossidanti, essi contrastano l’azione dei radicali liberi inattivandoli. Questi ultimi, risultato di cause di origine diversa (fumo, stress, carenze dietetiche, radiazioni solari, abuso di alcol ecc), sono molecole instabili prive di un elettrone e alla costante ricerca di molecole a cui “rubare” l’elettrone mancante. Questo meccanismo provoca a cascata una serie di danni che è indispensabile fronteggiare con una dieta e uno stile di vita adeguati ma anche con l’assunzione di sostanze in grado di proteggere le cellule dalla loro azione. I dati epidemiologici conrispetto ad altre qualità di fermano il ruolo del tè verde: in Giappone tè ma d’altra parte il “potecome in Cina, aree in cui il consumo di re” di questo vero e proprio questa bevanda è massiccio, l’incidenza dei guardiano della salute risiede tumori è decisamente più bassa che in Occiproprio in quel tratto amaro dente. La ragione è dovuta alla capacità delle dovuto all’eccezionale concatechine di inibire l’accrescimento delle centrazione di sostanze utili cellule tumorali agendo sul tessuto e sulle all’organismo in esso presenti. funzioni della membrana cellulare. Discorso Aminoacidi, tannini, flavonoanalogo vale per le malattie cardiovascolari li (miricetina, kaempferolo), in cui i polifenoli contenuti nel té verde cone polifenoli (catechine) sono tribuiscono a ridurre il danneggiamento e il i principali componenti. Gli deposito di placche ateriosclerotiche nei vasi ultimi in particolare, la cui arteriosi oltre a inibire l’attività enzimatica presenza risulta maggiore della trombina, coagente nella formazione nelle foglie raccolte durante dei coaguli. Ma non è tutto: i polifenoli l’estate, possiedono elevate esercitano marcate attività antinfiammaproprietà antiossidanti. A partorie anche a livello muscolare, articolare e delle cartilagini oltre a Il tè verde è certamente uno dei prodotti na- essere al centro di studi nelle ricerche di farmaturali più ricchi di polifenoli. Le sue marcate ci per il contrasto dei qualità antiossidanti lo rendono un presidio morbi di Alzheimer e naturale di prim’ordine nella prevenzione di Parkinson. Per concludere, una avvertenza numerose patologie importante : il tè verde tire dal 1956, con gli studi di deve essere preparato tramite infusione Denham Harman, la ricerca delle foglie in acqua la cui temperatura, atscientifica ha dimostrato la tenzione, non deve superare gli 80 °C. Una notevole responsabilità dei temperatura superiore comprometterebbe i radicali liberi nel dannegprincipi attivi in esso contenuti vanificangiamento dei tessuti e delle do anche il senso di quanto finora scritto. cellule dell’organismo, in Buona salute!

» di Elisabetta Lolli

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Peter Oppliger Il Tè verde Gaggini-Bizzozero Un ottimo libro per iniziare a conoscere il tè. Scritto da un grande esperto della pianta, Peter Oppliger, farmacista ed erborista, nonché nostro compaesano, che ha avviato da tempo, una coltivazione di Camelie Sinensis, proprio alle nostre latitudini (per informazioni www.peteroppliger.ch).

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» testimonianza raccolta da Gaia Grimani; fotografia di Igor Ponti

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stati organizzati per le mie opere, due hanno avuto un particolare significato. Nel 1993 un amico curatore di Baghdad, organizzò una mia mostra al Museo Nazionale d’Arte Moderna. Portai con me alcune grandi tele. Tornavo dopo tredici anni, e trovai la città trasformata radicalmente. Strane architetture, un misto ibrido tra Oriente e Occidente. La città era colpita dalle visibilissime conseguenze della lunga guerra con l’Iran e dell’embargo economico. Mi feci accompagnare da un taxi che mi portò davanti a un enorme edificio dove su un’insegna era scritto “Saddam Art Center”. Dissi a Nato a Bassora, in Iraq, nel 1954, ha lui che quello non era il mio studiato Belle Arti a Baghdad e a Firen- museo. Alla fine mi fece scenze. Alla ricerca dell’essenza dell’arte e dere davanti a quello vero: era diventato un magazzino. della vita, si pone in conflitto con un Mi si strinse il cuore. Questo mondo che ha fatto dell’effimero la sua museo era stato progettato da bandiera Le Corbusier nel 1960 e donato all’Iraq dalla Fondazione glietta e pochi dollari. In cinGulbenkian di Lisbona. Una dittatura ha que anni terminai gli studi e davvero strani meccanismi, altrimenti come quando ottenni il diploma la si spiega il fatto che con tutti i problemi che mia cultura e la mia coscienza c’erano, il governo se la prendesse con una erano totalmente cambiate: modesta istituzione? Cambiai immediataero diventato in breve tempo mente progetto: convinsi il curatore e con un figlio di Firenze, e la mia tanti artisti e amici realizzai una performance coscienza civile si era fatta in un caffè che conoscevo a ridosso del Tigri, più matura. tagliando a piccoli pezzi le tele e donandole Nel 1985 mi sposai con Giuai presenti. liana, una ragazza di CampioLa seconda mostra è legata alla Biennale di ne d’Italia, e ci trasferimmo Venezia. Quando gli Stati Uniti decisero di a Cernobbio, a ridosso del violare il diritto internazionale, invadendo confine. Avevo il passaporto l’Iraq, scoprii inaspettatamente una certa iracheno e non potevo prenidentità di iracheno e mi proposi di far qualdere domicilio in Svizzera, ma cosa, ma non sapevo cosa. Ci pensai a lungo potevo entrarci con due visti e alla fine arrivò l’idea; l’Iraq non ha mai d’ingresso temporanei; uno avuto un Padiglione a Venezia. Così andai italiano e l’altro svizzero. Era all’inaugurazione con una t-shirt di color un vero tormento. Nel 1989 giallo dove c’era scritto I’m Iraq Pavilion e io ottenni la cittadinanza itastesso divenni quel Pavilion. L’iniziativa ebbe liana e rinunciai a quella irasuccesso e i media internazionali la considechena e nel 1991 maturarono rarono una performance “intelligente”. le condizioni per stabilirmi Sono una persona libera, che cerca l’essenza in Ticino. In quegli anni di della vita attraverso l’arte. Mi rendo conto transito non si era possibile che la nostra società è arrivata a una collusioviaggiare, in quanto i governe insanabile con il superfluo, così che dopo ni occidentali ci mettevano la separazione da mia moglie nel 2004, ho un attimo a firmare contratavuto una sorta d’illuminazione spirituale: ti d’affari miliardari con la non più moglie, quindi non più casa, non dittatura, ma per concedere più beni materiali. Questa è stata la svolta un visto turistico ci volevano storica della mia vita che mi ha portato a una mesi, se non anni. Autentica grande pace interiore. Il mio obiettivo è ragipocrisia... giungere la quintessenza della vita nelle sue Fra i tanti “eventi” che sono varie manifestazioni. Una ricerca totale.

Al Fadhil

Vitae

onservo in me un ricordo indelebile: avevo 4 o 5 anni. In un caldissimo pomeriggio approfittai del fatto di trovarmi solo in casa per andare a sbirciare fra le cose di mia madre, aprii un cassetto e presi un rossetto. Nella stanza c’era anche un grande armadio con varie ante: aprii quella con lo specchio e un’altra dove c’era solo il legno. Iniziai così a osservare il mio riflesso e a disegnare, dando vita al primo autoritratto. Più tardi capii di aver combinato un disastro, quindi temetti l’ira dei genitori. Lì per lì mio padre non reagì. Il giorno dopo mi portò un blocco e una scatola di matite Caran d’Ache che vedevo per la prima volta. Penso che quando morirò, una delle poche cose che mi porterò nell’al di là è questo ricordo. Erano anni duri. Mio padre per motivi politici era stato incarcerato per un paio d’anni; poi fu graziato ma con l’ordine di ritornare a insegnare in un’altra città. Così la mia famiglia si trasferì a Kut City dove frequentai la scuola media, poi mi trasferii a Baghdad. Mio padre ha avuto un ruolo fondamentale nella mia formazione artistica: quando frequentavo le medie si accorse della mia vocazione e, terminato questo ciclo di studi, mi aiutò a iscrivermi all’Istituto d’Arte di Baghdad, che frequentai per cinque anni. F uun periodo formidabile, perché a Baghdad allora c’era un fermento culturale straordinario. In Iraq a quei tempi le categorie professionali erano divise in club. In quello degli artisti si aveva la possibilità d’incontrare l’arte viva incarnata nelle persone. Frequentarlo mi è servito per raffinarmi e aprire l’occhio verso obiettivi che varcano i confini nazionali. In quegli anni a scuola si dava molto spazio al Rinascimento, quindi fu naturale la scelta di Firenze come luogo per continuare gli studi. Così, nel 1977 misi nello zaino un libro, un paio di jeans, qualche ma-

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La Centrale

Massiccia e inquietante, la principale stazione di Milano racchiude un universo frenetico, in costante movimento. Un mondo di arrivi e di partenze che contrasta con la staticitĂ dell'edificio e con gli spazi eccessivamente dilatati che lo costituiscono. Concepita nella prima metĂ del Novecento, ha ormai accettato il suo ruolo di centro funzionale al servizio della cittĂ e del territorio

di Roberto Roveda fotografie di Reza Khatir


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l grande architetto americano Frank Lloyd Wright, in uno slancio di euforia, l’ha definita “la più bella stazione ferroviaria del mondo”, ma forse i milanesi concordano più facilmente con il giudizio contenuto nella guida del Touring Club Italiano dedicata a Milano: un incongruo involucro di pietra. Su una cosa tutti convengono: la Stazione Centrale di Milano è un “mostro” architettonico, allo stesso tempo prodigioso e sorprendente, inquietante e… superfluo. Probabilmente il risultato non poteva che essere questo per un edificio progettato nel 1912, ma la cui costruzione fu avviata solo 15 anni più tardi arricchendo – ma anche deturpando – il progetto originario con un apparato scultoreo e decorativo espressione manifesta del regime fascista all’epoca al potere in Italia. Più che una stazione ferroviaria ne scaturì un edificio monumentale, all’interno del quale gli spazi risultavano enormemente dilatati, così come le altezze dei piani. Fiorirono i rilievi alle pareti, i gruppi statuari e i medaglioni decorativi, il tutto a scapito di un uso funzionale e razionale della struttura Il giorno dell’inaugurazione, il 30 giugno 1931, la stazione era ormai un miscuglio di stili architettonici, dal Liberty al tardo Eclettismo, passando per l’Art Decò. I grandi ambienti interni della stazione, le gallerie, la imponente sala della biglietteria centrale, gli atri richiamano le grandi architetture dell’antichità. Qualcuno, scherzosamente, ma in fondo senza troppo esagerare, ha parlato di stile “assiro-milanese”… Un universo in movimento Questo “incongruo involucro di pietra” – semplicemente “la Centrale” nel gergo meneghino – potrebbe essere anche un luogo dove trascorrere il tempo a osservare medaglioni e fontane con mascheroni, fregi e statue di pegasi alati e chimere. Potrebbe... se non che l’universo che si muove al suo interno solitamente ha i minuti


nella pagina precedente: le grandi tettoie metalliche che coprono la “Galleria delle carrozze” sotto: l’atrio delle scale che portano alla “Galleria di testa”, da cui si accede ai binari


contati, tra un treno in partenza e un metrò in arrivo, e si trova a combattere tutti i giorni con l’incoerenza degli spazi immensi e privi di logica, con scaloni mozzafiato per chi decide di rinunciare alle scale mobili. Per capire cos’è veramente la Centrale di Milano è sufficiente attraversarla all’ora di punta di un giorno lavorativo oppure durante le partenze di un classico agosto vacanziero italiano. La staticità dell’edificio stride completamente con l’entropia che lo anima, con l’universo in movimento nei suoi androni e nei suoi mille pertugi. Folle di persone si muovono disordinatamente in tutte le direzioni, cercando con lo sguardo la via giusta e il binario corretto, mentre il frastuono copre la voce dell’altoparlante che annuncia arrivi e partenze. La cosa che più assomiglia alla stazione di Milano è un formicaio subito dopo che qualcuno vi ha posato sopra un piede: tutte

le formiche entrano in frenetico e disordinato movimento. Incongruo, per l’appunto. I numeri e la notte Sicuramente non è semplice gestire con razionalità i grandi numeri della stazione principale di Milano: ogni giorno 320 mila persone salgono e scendono dagli oltre 500 treni in arrivo e in partenza a tutte le ore sui 24 binari. Basta fare un rapido calcolo per capire che in un anno dalla Centrale transitano circa 12 milioni di passeggeri: la popolazione di una megalopoli. E della megalopoli la Stazione Centrale trasmette la sensazione di alienazione e di inquietudine. I milanesi la guardano sempre con un pizzico di sospetto e puntano magari sulle stazioni secondarie della città lombarda, più funzionali e, soprattutto, più a misura d’uomo...


nella pagina di sinistra: la facciata della stazione, lunga ben 207 metri accanto: una fontana con mascherone all’esterno della stazione; fregi e medaglioni all’interno dell'imponente edificio

Eppure tanta umanità abita la Centrale, per dovere oppure per necessità. Vi sono le molte persone che vi lavorano, ma anche tanta gente che di questa grande stazione ha fatto la propria dimora, il proprio mondo. Si tratta di clochard, o per dirla all’italiana “barboni”, e di extracomunitari appena giunti a Milano e privi di appoggi. Quando la notte avanza e la stazione comincia lentamente a svuotarsi rimangono solo

le pattuglie di polizia a fare i “giri di ronda”, mentre le grandi panche di pietra e gli angoli più riparati, tra colonne e fregi diventano le camere da letto di chi non ha altri luoghi per vivere. L’incongruo involucro di pietra trova allora una sua piccola e limitata coerenza come rifugio per i disperati che ogni grande città contemporanea ospita e produce. Poi, dopo poche ore, il vortice riprende, incessantemente… "

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| p. 40 Tendenze | di Patrizia Mezzanzanica |

STANDO ALL’INCREMENTO DI VENDITA DEI PRODOTTI COSMETICI RIVOLTI AL PUBBLICO MASCHILE REGISTRATO NEGLI ULTIMI DIECI ANNI IN EUROPA, VERREBBE DA PENSARE CHE IL SESSO FORTE SIA DIVENUTO VIA VIA PIÙ FRIVOLO E VANITOSO…

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nvece, a parte qualche eccezione, è solo crollato un tabù. Prendersi cura di sé non vuol dire più solo sviluppare pettorali e bicipiti, ma anche coccolarsi con qualche crema – magari anti-rughe – concedersi un massaggio rilassante, liberarsi di un arco sopraccigliare troppo importante, entrare in un centro estetico per la pulizia del viso senza sentirsi fuori luogo. Grandi distribuzioni, profumerie, erboristerie e farmacie mettono a disposizione dei nuovi consumatori prodotti di vario genere che vengono scelti con l’entusiasmo e l’impegno tipico di ogni neofita “Gli uomini hanno idee molto chiare rispetto a ciò che vogliono ottenere e sono mediamente bene informati” riferisce il dr. Luca Torti, responsabile formazione dell’Istituto Ganassini di Milano che produce e commercializza noti prodotti dermocosmetici distribuiti in farmacia. “Non si accontentano più del solito dopobarba idratante ma chiedono scrub e creme ad effetto liftante, energizzante o antirughe. Per il corpo scelgono prodotti snellenti addome e fianchi, e anche se la loro percentuale è ancora minima rispetto alle donne, il consumo è decisamente in aumento”. Sieri acquosi, texture leggere e facilmente assorbibili sono le richieste più comuni, senza disdegnare il contorno occhi. Questo perché la pelle maschile è più grassa e dura rispetto a quella femminile, almeno mezzo millimetro più spessa e in grado di produrre una quantità maggiore di collagene. “Il target dei nuovi clienti, almeno per quanto riguarda la farmacia che rappresenta uno dei trend più dinamici, ” continua Torti “ varia dai 25 ai 40 anni ed è costituito prevalentemente da uomini professionalmente impegnati: manager, universitari, liberi professionisti, imprenditori. Una sensibilità, la loro, che ha due richieste fondamentali: una profumazione decisa e maschile anche per quanto riguarda i prodotti puramente cosmetici, e la scritta che li identifichi come for men”. Bisogno di rassicurazione? Forse. O forse solo il desiderio di

testimoniare che i tempi bui in cui ci si sentiva in colpa per aver usato il contenuto di quell’invitante barattolino tutto al femminile in mostra sulla mensola del bagno, sono decisamente tramontati. Oggi, sulla stessa mensola, la crema di lui è una presenza rassicurante e sincera, che riabilita la vanità maschile, liberata ormai da ogni imbarazzo. Ma di non solo creme è costituito il benessere maschile, che essendo vigore fisico e prosperità di salute, ha bisogno soprattutto di esercizio, sia fisico sia mentale. Alle palestre tradizionali sempre più attrezzate, si affiancano quelle dove viene praticata la boxe, ritornata in auge anche grazie alle arti marziali più diffuse come Ju Jitsu, Kick Boxing e Thai Box. Aumentano gli appassionati delle due ruote e ritrovarsi fra amici, dopo il lavoro, con scarpe ultratecniche per lunghe corse o camminate è divenuta una consuetudine per molti. Ma il settore che registra un incremento maggiore nella frequentazione maschile è quello delle SPA e delle Day SPA. “Da uno studio che abbiamo commissionato all’Università Bocconi di Milano” testimonia, infatti, il dr. Gian Andrea Positano, Direttore del centro studi Unipro (Associazione Italiana delle Aziende Cosmetiche) “il numero di uomini e donne che fruisce di questi luoghi e dei loro servizi è ormai quasi in parità”. Trattamenti viso e corpo, massaggi, percorsi personalizzati, rituali rilassanti e rigeneranti: nei templi del benessere dove ogni movimento è lento e si parla solo bisbigliando, gli uomini si riappropriano dell’antica cultura termale. E si divertono. L’unico pericolo di questo recente fenomeno, se di pericolo si può parlare, è che un’eccessiva considerazione del proprio corpo e della sua conseguente cura possa alimentare insicurezze specialmente fra i giovanissimi, più facilmente condizionabili da una comunicazione che predilige la superficialità e modelli di riferimento spesso inconsistenti. Ma, a mio avviso, questa è materia assolutamente unisex, che riguarda più la sfera psicologica e familiare, che non quella del costume ■


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Astri toro

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cancro

Fine mese caratterizzato dai transiti di Marte e di Saturno. Possibile cambiamento dei partners lavorativi. Vita coniugale al setaccio. A fine mese i nati nella prima decade si ritroveranno a fare delle scelte importanti.

Periodo caratterizzato dall'ingresso di Saturno nella vostra sesta casa solare. Per la vita lavorativa inizia un periodo di verifiche e collaudi. Le scelte professionali dovranno essere in armonia con la vostra reale essenza.

A fine mese Saturno inizierà a stare dalla vostra parte. La vita sentimentale, durante questi anni, potrà essere segnata da scelte a lungo termine. Verranno privilegiati i rapporti di coppia con prospettiva di vita a due.

I vostri valori familiari e così i rapporti con i vostri parenti stanno per cambiare bruscamente. Realizzerete che non ha senso portare avanti relazioni basate esclusivamente su aspetti formali.

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Ormai non ce la fate proprio più a stare in mezzo alla gente da spettatori. Volete un ruolo attivo e affermare le vostre idee. Prima di agire cercate di individuare, focalizzandoli prima intimamente, i vostri obiettivi.

A partire dal 30 ottobre, il vostro cammino tra gli uomini viene alleggerito dalla fuoriuscita di Saturno dal vostro segno. Dovrete e potrete impegnarvi a dare maggiore struttura alle vostre risorse economiche.

Il 30 ottobre Saturno fa il suo rientro dopo 29 anni nel segno della Bilancia. Nuova fase della vostra vita in cui dovranno essere stabiliti nuovi obiettivi. L’aspetto interesserà soprattutto i nati nella prima decade.

Momento di grande azione infiammato dal transito di Marte nel segno del Leone. Particolarmente vivacizzato il settore degli studi umoristici e della ricerca metafisica. Incontri con persone straniere.

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State uscendo da una settimana stressante sia in famiglia sia sul lavoro. Cercate un po’ di “tranquillità” in voi stessi e le occasioni giuste per ricaricarvi in modo positivo. Non cedete troppo al cibo.

A fine ottobre, Saturno, vostro governatore, farà il suo ingresso nel segno della Bilancia. Questo passaggio, per un lungo tempo, metterà a verifica tutte le vostre scelte professionali e la fondatezza dei vostri obiettivi.

Fine mese segnato dai transiti di Marte e Saturno nella vostra nona casa solare. Anche se scalpitate i vostri reali interessi iniziano a stabilizzarsi. Ormai comprendete quali sono le regole del gioco.

Finalmente, a partire dal giorno 30, la smetterete di avere Saturno in opposizione (ve lo sbobbate da circa 2 e mezzo). Grazie a questa uscita potrete iniziare a godervela un po’. Competizioni sul lavoro.

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» a cura di Elisabetta

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» illustrazione di Adriano Crivelli

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 46

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Orizzontali 1. Documento di riconoscimento • 10. Temono il trac • 11. Le iniz. di Rascel • 12. Abbonda sulle labbra dello stolto • 13. Il nome della Zoppelli • 14. Arbusto • 17. La somma degli anni • 18. L’antica Thailandia • 20. Fa coppia con lui • 21. Globale, complessivo • 23. Fiume dell’America Meridionale • 24. Villa centrale • 26. Dittongo in Coira • 27. Il Campeador • 29. Ha costruito l’Arca • 30. Vi sono quelle eterni • 32. La fine della Turandot • 33. Brasiliano • 35. Soldi • 37. Rosario nel cuore • 38. Giaggiolo • 39. I numi del focolare • 40. Il Nichel del chimico • 41. La nota Turner • 43. Est-Ovest • 44. Regali • 46. Il paradiso perduto • 48. Contriti • 50. Elevati • 51. Quadernetto d’appunti.

• 16. Parte di perimetro • 19. Sud-Est • 22. Nanni, regista • 25. Il figlio di Ludovico il Pio • 28. Quaderno intimo • 31. Sei romani • 33. Disordinati, vorticosi • 34. Mancante, sprovvisto • 36. Nord-Est • 39. Sottrae illegalmente • 42. Gas luminoso • 45. Il nome di King Cole • 47. Pari in pesante • 49. La fine di Aramis.

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