Ticino7

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numero

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L’appuntamento del venerdì

Reportage

Gli esorcismi di Evolène Agorà Africa. Corsa alla terra Società Ufologia Vitae Aoi Huber Kono

Corriere del Ticino

laRegioneTicino

Tessiner Zeitung

CHF 3.–

con Teleradio dal 7 al 13 febbraio


L’energia della natura sempre a portata di mano.


numero 6 5 febbraio 2010

Agorà Africa. La corsa alla terra

DI

FABIO MARTINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Società Ufo. Incontri… molto ravvicinati

Impressum

Vitae Aoi Huber Kono

DI

DI IVO

SILVESTRO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

KERI GONZATO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Tiratura controllata 89’345 copie (72’303 dal 4.9.2009)

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Direttore editoriale

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S. LO TURCO; FOTO DI A. MENICONZI . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Reportage Gli esorcismi di Evolène

DI

Chiusura redazionale Venerdì 29 gennaio

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Peter Keller

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Maschera carnascialesca. Carnevale di Evolène Fotografia di A. Meniconzi

Libertà e saperi

Cari lettori, parlare di Internet di questi tempi è cosa ovvia: tutti ne facciamo uso, chi per studiare, chi per lavorare, chi per svagarsi, chi per cercare informazioni, chi per tutte queste cose insieme Si è detto e scritto più volte, anche sulle pagine di Ticinosette, che la rete è luogo di democrazia, un ambito in cui l’esercizio della libertà personale pare assicurato e, almeno fino ad ora, in qualche modo tutelato (ma proprio ieri, 27 gennaio 2010, gli ideatori di portali come Facebook, Twitter e MySpace hanno dichiarato la fine di ogni forma di privacy… questa è ancora libertà?). Assistiamo comunque impotenti alle azioni repressive e di limitazione all’uso del web da parte di regimi dittatoriali come quello cinese o iraniano, segno che evidentemente la rete qualcosa rappresenta. Certamente, se si è avvezzi a cercare, non è affatto impossibile accedere a siti informativi di valore (nell’elaborazione dei due articoli sull’Africa ho trovato fonti di grande interesse sul sito di Grain, un’organizzazione non governativa che sta svolgendo un lavoro importante). Ma la rete è ogni cosa, o meglio, essa riproduce come un calco digitale la natura del mondo e delle società che lo compongono, in tutte le sue sfaccettature. Gran parte dell’idea di libertà che ad essa associamo pare in realtà legata alla semplice possibilità di “esserci”: la presenza personale, attraverso siti come Facebook, Twitter o MySpace, sembra legittimare questa aura di libertà. Ma tutto dipende dall’angolazione da cui osserviamo il fenomeno. In queste settimane il dibattito si è acceso intorno alle dichiarazioni di uno

dei massimi guru di Internet, Jaron Lanier, autore del recente saggio You are not a gadget: a manifesto in cui il fenomeno web viene sottoposto a una critica spietata: grazie a strumenti come Wikipedia e Google la rete è divenuta per Lanier un luogo di appiattimento dei contenuti, una gigantesca marmellata informativa in cui risulta di fatto impossibile riconoscere alcuna gerarchia di valore. Secondo l’autore “il web ha perso la dignità intellettuale. Se volete sapere qualcosa la chiedete a Google, che vi manda a Wikipedia, punto e basta. Altrimenti la gente finisce nella bolla dei siti arrabbiati, degli ultras, dove ascolta solo chi rafforza le sue idee”. Il problema sollevato da Lanier è di grande rilievo. Agire, ponendo delle limitazioni o, al contrario, lasciando totale libertà nell’immissione dei contenuti, possono essere soluzioni di segno opposto ma entrambe gravide di rischi. Perché è vero quanto suggerito da Andrew Lih dell’University of Southern California nel suo saggio The Wikipedia Revolution: “Il mio terrore è che poco a poco la verità goccioli tutta via, senza che nessuno se ne accorga”. Si deve dunque inscrivere il fenomeno di internet all’interno di quella “crisi dei saperi” che lo sviluppo delle tecnologie informatiche ha indubbiamente accelerato, ma che è ormai condiviso anche dalla produzione su carta stampata. Una questione da affrontare con attenzione e perspicacia intellettuale: il rischio è quello di trovarci in un mondo “altro”, dominato dalla mistificazione e dall’apparenza. Cordialmente, Fabio Martini


aumento del prezzo dei cereali e dei beni alimentari a partire dal 2006, la fase recessiva, la necessità di enormi approvvigionamenti alimentari da parte di Cina, India, Corea del sud, Egitto e Arabia Saudita, stanno spingendo all’impellente e rapida ricerca di nuovi spazi coltivabili. La prospettiva di sviluppo nell’ambito dei biocarburanti rafforza (oltre a creare dinamiche di concorrenza alla produzione alimentare) questa “corsa alla terra”, che si configura oggi come uno degli orizzonti di maggior interesse economico e imprenditoriale dei paesi a maggior sviluppo. Ma, dietro a tutto questo si nasconde anche un altro aspetto: la sfiducia dei grandi paesi land grabbers (conquistatori di terre) verso i mercati internazionali, sfiducia che li sta spingendo a stabilire rapporti commerciali diretti con i paesi in “via di sviluppo”, in una prospettiva che odora tanto di neocolonialismo.

La proprietà della terra in Africa La questione del possesso della terra in Africa è complessa e diversificata. Il 90% della proprietà terriera non è infatti legalmente regolamentata. In alcuni casi, come in Sud Africa, la Banca di credito agricolo si sta riappropriando di numerosi terreni dato che molti coltivatori non sono stati in gradi di restituire l’investimento ottenuto e questo non di rado a causa della mancanza di un valido supporto tecnico e informativo. In Etiopia la situazione è del tutto diversa. Dalla gestione dell’oligarchia imperiale, che affidava ai suoi membri il possesso delle piantagioni, si è passati alla statalizzazione di Mengistu e alla collettivizzazione delle terre, oggi concesse agli investitori stranieri senza preoccuparsi delle condizioni drammatiche del popolo etiope. Secondo dati forniti dall’Istituto internazionale per l’ambiente e lo sviluppo (Iied), il governo etiope da un lato ha avviato la vendita di oltre 600mila ettari, dall’altro nega di aver sottratto terra ai contadini, sostenendo che si tratta di aree finora mai coltivate. Una risposta falsa, visto che secondo la Banca mondiale, 3/4 della superficie arabile in Etiopia può essere messa a coltura con adeguati investimenti. Del resto una delle più grandi riserve di terra inutilizzate è rappresentata dall’enorme territorio di 600 milioni di ettari che si estende dal Senegal all’Etiopia, lambendo Congo e Angola. Il caso scoppiato recentemente in Uganda è anch’esso significativo. Sono emersi infatti i dettagli di un accordo fra il governo ugandese e il ministro egiziano dell’agricoltura per la cessione di quasi un milioni di ettari di territorio ugandese per la produzione di beni alimentari destinati all’Egitto. Situazione analoga in Madagascar, dove nel 2008 la Daewoo, nota multinazionale sudcoreana, ha siglato un accordo per il controllo di metà della superficie arabile del paese

senza offrire di fatto nulla in cambio. L’accordo, venuto alla luce, ha portato a violente rivolte e alla cadute del presidente Marc Ravalomanana. Ma l’elenco potrebbe continuare…

Prospettive tragiche Secondo l’organizzazione internazionale Grain (www. grain.org), che si batte strenuamente contro queste logiche “il furto delle terre trasforma la crisi alimentare in opportunità per nuovi e ulteriori profitti, poiché l’espansione dell’agribusiness orientato all’esportazione è al centro del fenomeno. Sul piatto ci sono oltre 100 miliardi di dollari (…). I piccoli coltivatori stanno perdendo un accesso essenziale alla terra e all’acqua; le comunità locali vedranno ulteriormente decurtato il proprio accesso al cibo. Ciononostante, coltivatori e comunità sono tenuti costantemente all’oscuro di tali accordi; senza alcun coinvolgimento nelle decisioni che riguardano le terre che coltivano da generazioni. Le implicazioni per il sistema alimentare globale sono tragiche”. Del resto i paradossi sono sotto gli occhi di tutti. Mentre, per esempio, in Darfur si sta tentando di tenere in vita milioni di persone ridotte alla fame, il governo sudanese cede a governi stranieri i diritti di coltivazione ed esportazione di alimenti. Del resto il fenomeno del global farmland grab ha trovato nuova linfa proprio in concomitanza alla crisi economica e all’aumento dei prezzi dei beni alimentari, trasformatisi di colpo in un’eccellente occasione di investimento.

Fame e sicurezza alimentare L’orizzonte dell’autosufficienza alimentare resta lontano; e questo, nonostante alcuni governi africani abbiano cominciato a rendersi conto che è sempre più indispensabile riorganizzare le proprie politiche agricole in modo da favorire la produzione interna e lo sviluppo degli agricoltori locali. Le iniziative sono diverse: dalla creazione di infrastrutture e strade rurali alla distribuzione gratuita di fertilizzanti; dalla creazione di “fiere del seme” per dare la possibilità di accesso a varietà differenti di sementi alla creazione di riserve di grano per far fronte alle variazioni di mercato e alle carestie. Resta il fatto che il fenomeno del land grabbing deve essere fermato dato che, come sostiene Grain, “lo scenario win-win (tutti vincenti) (…) è pericoloso e non realistico. Certo, abbiamo bisogno di investimenti. Ma di investimenti nella sovranità alimentare, in un milione di mercati locali e nei quattro miliardi di abitanti delle aree rurali che oggi producono la maggior parte del cibo dal quale dipendono le nostre società; non di investimenti in mega aziende agricole controllate da pochi grandi latifondisti (stati e multinazionali)”.

» di Fabio Martini

L’

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(seconda parte)

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Africa. La corsa alla terra

Agorà

Nel numero precedente abbiamo tracciato un quadro della situazione del continente africano, in relazione all’influenza della Cina. Entriamo ora nel merito di quello che è stato definito come “land grabbing”, e cioè l’acquisizione in Africa di enormi estensioni di terreno da parte di Stati e investitori privati


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Cerchiamo di comunicare con loro, ma i nostri mezzi di comunicazione sono troppo primitivi: come se un abitante del Settecento cercasse di captare le onde radio con una padella… Da allora ho sempre avuto la convinzione che tutti gli ufologi fossero come quella signora: persone decisamente bizzarre, con cui è gradevole parlare, ma a piccole dosi. Qualche settimana fa sono andato a una conferenza organizzata dal CUSI, il Centro Ufologico della Svizzera Italiana, per cercare conferme o smentite a questa mia tesi. E magari superare il trauma del mio primo avvistamento di una ufologa. Dalla sua fondazione, nel 1995, il CUSI ha ricevuto notizie di oltre 300 avvistamenti. Tenendo conto che molti di questi riguardano più di un oggetto volante non identificato, e che verosimilmente non tutti i velivoli

Film

Incontri ravvicinati del terzo tipo USA, 1977 Il celebre film di Spielberg (di cui esiste una versione estesa di 152 minuti) ha, nel bene e nel male, trasferito gli ufo nell’inconscio collettivo contemporaneo, trasformando gli alieni in un archetipo mitologico.

riguarda, ovviamente, solo il Ticino: pare che in Messico vedere flottiglie di Ufo sia un evento all’ordine del giorno. Delle intenzioni degli alieni si sa poco: sorvolano i nostri cieli, ci seguono, a volte atterrano, ogni tanto si mettono in contatto con qualcuno, ma non sappiamo perché. Forse siamo troppo primitivi noi per capire i loro messaggi… anche se una parte di colpa, secondo me, l’hanno di certo anche loro nel non volersi adattare alle nostre usanze, come dovrebbero almeno cercare di fare tutti i turisti “per caso”. Nell’incontro si è anche parlato dell’avvistamento del 18 ottobre scorso: un enorme disco luminoso che, secondo alcuni testimoni, si sarebbe mosso in maniera non compatibile con un fenomeno naturale. La versione ufficiale parla del carburante in eccesso di un razzo lanciato per mettere in orbita un satellite. Certo, pensare di aver visto i visitatori di un altro pianeta è sicuramente più romantico che osservare una nube di idrogeno e ossigeno – ma forse è solo questione di punQuella che segue è la storia di un avvistamenti di vista – e anche un to straordinario. Non ricordo con precisione evento tutto terrestre i particolari ma, alcuni anni fa, mi trovavo come del carburante in un locale pubblico di Lugano… in eccesso può avere il suo fascino. Gli ufologi non sono tutti bizzarri come la extraterrestri che sorvolano signora del mio “primo avvistamento”: molil nostro cantone hanno la ti sono semplicemente persone curiose che ventura di farsi vedere, è facercano spiegazioni di fenomeni per loro cile supporre che sulle teste inspiegabili. Forse perché nessuno è mai ridei ticinesi ci siano stati più uscito a conquistare la loro immaginazione dischi volanti che voli di con le conoscenze di cui già disponiamo. linea. Ma il fenomeno non

» di Ivo Silvestro

Società

ritrovai a Lugano per incontrare un’esperta di Ufo. Non ricordo molto dell’incontro, qualcosa in più dell’ufologa: una signora sui quarant’anni, capelli neri ricci che sparavano in ogni direzione, in evidente violazione della Legge di gravità. Si inizia con la certezza che non siamo soli nell’universo; data la vastità del cosmo, è impossibile che il nostro sia l’unico pianeta abitato. Tesi convincente. Gli altri esseri viventi sono tecnologicamente molto più avanzati di noi; tesi già meno convincente, ma comunque verosimile. Gli alieni sono arrivati su questo pianeta; qui ho iniziato ad aggrottare le sopracciglia in segno di perplessità. Ci osservano. Ci studiano. E ci influenzano. Quando l’ufologa ha sostenuto che il buco nell’ozono è opera di queste creature non terrestri – che bucherebbero gli strati alti dell’atmosfera per meglio comunicare con la superficie – le mie sopracciglia dovevano essere talmente aggrottate tant’è che l’ufologa ha interrotto il crescendo di sconcertanti rivelazioni per tornare a temi meno ostici: l’argomento della padella. Gli alieni sono sulla terra, ma rendersi conto della loro presenza è difficile, perché siamo troppo arretrati tecnologicamente.

web.ticino.com/cusi e www.astroticino.ch I siti internet del Cento ufologico della Svizzera Italiana e della Società astronomica della Svizzera Italiana sono dedicati ai fenomeni astronomici. Spiegati, inspiegati e, forse, inspiegabili.

»

Non molti anni or sono mi

Incontri… molto ravvicinati

Disegno di un “oggetto non identificato” realizzato dalla testimone di un avvistamento avvenuto il 20 luglio 2007 a Lugano-Pazzallo (immagine tratta da www.ticino.com/cusi)

Internet


Antonio Tabucchi Il tempo invecchia in fretta Feltrinelli, 2009

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Antonio Tabucchi per il suo nuovo libro, Il

» di Nicoletta Barazzoni

tempo invecchia in fretta, si ispira a un frammento presocratico attribuito a Crizia, il politico, scrittore e filosofo ateniese (460 – 403 a.C.). Il tempo della memoria, dell’esistenza e della coscienza viene scandito con racconti che commemorano la morte, dando continuità alla vita. Prendendo spunto dal pessimismo degli antichi pensatori greci, che attribuivano al tempo una concezione misteriosa, Tabucchi ci consegna nove diversi punti di vista sul tema. A questi corrispondono nove personaggi che inseguono il tempo svanito, affrontando in modo singolare un’entità così difficile da definire. Sono storie racchiuse nella cornice della nostra epoca con alcune attinenze anche alla Svizzera, a Ginevra e a Lugano. Il tempo riporta ai protagonisti nostalgie del bello ma anche del peggio della propria vita. I racconti sono ambientati in una geografia insolita che si estende anche a paesi dell’Est Europa. Si scoprono calendari diversi e tempi interiori di uomini e donne vissuti nei paesi del blocco comunista. Il concetto di tempo riemerge nei personaggi, che ne occupano piccoli spazi, attraversati dalla nostalgia del passato e dal rimorso del presente. La memoria beffarda li rende fragili, li costringe a una resa dei conti. Sono infatti le ombre del ricordo che inseguono il vecchio signore ebreo, di origini rumene, il quale riesuma il suo vissuto tra le persecuzioni del fascismo e quelle del comunismo. Ci racconta di un tempo che non scappa ma invecchia, portando con sé una valigia di ricordi ingombranti e dolorosi. Dal duetto tra Isabella, la ragazzina arguta che si inginocchia sulla spiaggia, e un ex capitano dell’esercito italiano, emerge un passato impietoso. L’ufficiale ammalato e rassegnato le insegna l’arte della nefelomanzia, con cui l’uomo indovina il futuro osservando la forma delle nuvole. Sono resoconti di storie che Tabucchi ha raccolto con stile letterario fluido, che crea l’illusione di rimandare più al “detto” che allo “scritto”. Il tempo, infatti, per lo scrittore è come l’aria, una goccia di pioggia, una bottiglia di plastica che si accartoccia, che ha un senso fino a quando è piena d’acqua. O come i venti che accompagnano la vita: “lo zefiro soave, il vento caldo della gioventù che poi il maestrale si incarica di rinfrescare, certi libecci, lo scirocco che accascia, il vento gelido di tramontana. Aria, pensò, la vita è fatta d’aria…”.

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Abbiamo letto per voi

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» testimonianza raccolta da Keri Gonzato; fotografia di Igor Ponti

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Tokyo per Achille Castiglioni e quelli, in Ticino, per l’architetto Mario Botta. Il progetto di un tappeto murale vinse un concorso: un traguardo molto importante per me, che segnava un periodo propizio e fecondo. La fortuna nella vita è fatta di occasioni che ci passano davanti. Ho sempre visto il lato colorato della vita piuttosto che quello grigio e questo mi ha aiutata a sfruttare le occasioni. Gli eventi si succedevano in modo casuale e leggero e inconsapevolmente stavo incontrando persone che sarebbero poi diventate pietre miliari nella storia del design, della musica, della grafica e dell’archiPer lei la vita è una teoria di eventi ca- tettura: Steiner, Laydi, Mulas, suali e di colpi di fortuna. E il successo è Castiglioni... Da questi incondato dalla capacità di coglierli. Lei, nata tri nacquero molte collaborazioni e in alcuni casi amicizie. in Giappone e trasferitasi in Europa a 23 Con Munari, per esempio, anni, ha sempre accettato le sfide strinsi un legame molto forte: mi ha insegnato molto faceva freddissimo, era semed è sempre stato una grandissima fonte di pre buio, e i contatti sociali ispirazione. La vita, mia e di Max, era tutta a erano difficili. Il vocabolaMilano. Per anni ho fatto la pendolare tra la rio giapponese-svedese non Svizzera e Milano. La città con il suo moviesisteva. La mia decisione di mento colorato mi manca molto. Anche se partire, fatta di ottimismo e può suonare strano mi sono sempre seninnocenza, fu coraggiosa ed tita un pesce fuor d’acqua nei posti calmi. insolita. Nel 1961 mi recai Quando vivevo a Tokyo mi sentivo così, la per la prima volta a Milano, mia indole è più vicina a quella di un napoin occasione di un’esposizioletano. Anche il mio cammino artistico è ne grafica AGI organizzata da movimentato. Faccio illustrazioni, stampo Olivetti alla quale mio padre acqua forte, cucio... Maria Will ha scritto di e io fummo invitati. Allome che la mia lingua è il colore. Con i colori ra, oltre a scoprire una città e i motivi che si ripetono, parlo del mondo. vibrante, incontrai importanNon faccio arte astratta. L’arte serve alla vita ti personaggi del mondo della pratica. Quasi senza accorgermene mi sono grafica e del design. Il primo ritrovata qua in Ticino. Nel 1995, curato da fu proprio Max Huber, già Alberto Bianda, ho pubblicato il mio primo amico di mio padre grazie a libro monografico, IO, AOI edito da Skira. Il un incontro in Giappone. A 1998 è stato un anno particolarmente fortuMilano faceva più caldo, la nato, dopo una grande mostra a Tokyo, Luca gente era aperta e sorridente Patocchi ha curato una mostra patrocinata e c’era molto fermento creadall’ente turistico della città che mi sta molto tivo: decisi di trasferirmi lì. a cuore in occasione del restauro del Castello Un anno dopo mi sposai con di Sasso Corbaro a Bellinzona: “Io, Aoi Huber Max. Lui era molto attivo e mi Kono”. Negli ultimi anni mi sono dedicata introdusse al mondo dei creasoprattutto al m.a.x.museo di Chiasso con lo tivi “milanesi”. Pian pianino scopo di creare un ponte tra il passato e le iniziai a creare le mie cose, nuove generazioni di grafici, designer e fotoprima collaborando con Max grafi. Io voglio credere che in chi vede quale più tardi sviluppando procosa di bello possa nascere una piccola luce. getti miei. Tra i primi lavori Spero nella costanza del sostegno delle perricordo i disegni per tappeti e sone care e nell’impegno di Chiasso, al fine in particolare quello eseguidi portare avanti nel tempo la mia filosofia to in occasione dell’edizioe fare in modo che tocchi più gente: “Ami ne del 1984 di Italian Design l’arte se ami la vita” (Alberto Nessi).

Aoi Huber Kono

Vitae

i chiamo Aoi, che è il nome di una pianta utilizzata per fare un tipo di carta giapponese. Sono nata a Tokyo nel 1936. Qualche anno dopo, a causa della guerra, andai a vivere in un villaggio di pescatori con mia madre e mia sorella. Imparai in brevissimo tempo il dialetto del posto per difendermi dagli scherzi dei bambini del villaggio. Correggevo i loro compiti in cambio di un po’ di cibo, che allora in casa scarseggiava. Credo che uno dei primi contatti significativi con l’arte fu la visione che avevo ogni mattina, specchiandomi, di un quadro di Paul Klee alle mie spalle che rappresentava delle uova sode: un’immagine che mi ha marcata per sempre. Fin da piccola l’ambiente domestico contribuì a nutrirmi d’arte e cultura. Per creare rubavo pezzetti dalla stoffa che mia madre comprava per fare i kimono, lei mi sgridava. Lei lavorava nei copyrights, era una donna in carriera. Le altre mamme arrivavano alle riunioni dei genitori con il kimono, lei con la gonna e la sigaretta. Era molto eccentrica. Mio padre, Takashi Kono, è stato uno dei primi ad aver fatto della grafica un mestiere in Giappone. Tra il ‘40 e il ‘46, all’estero come giornalista di guerra, fu assente da casa. Nel 1950, potemmo finalmente tornare a Tokyo. Mio padre iniziò l’attività indipendente di grafico e scenografo: una passione che cercò di trasmettermi. Credo che l’ambiente stimolante e creativo nel quale sono cresciuta sia all’origine della mia indole energica e “artistica.” Per me risultò naturale andare al liceo artistico e all’università di arte e musica di Tokyo. Mio padre voleva guardassi fuori dall’isola giapponese: a 23 anni, incoraggiata da lui, innamorato del design scandinavo, partii per l’Europa con un biglietto di sola andata. Arrivai in Svezia, passando per l’India, con un aereo a eliche. A Stoccolma

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G   E di Sergio Lo Turco; fotografie di Alessandra Meniconzi

La preparazione inizia subito a ridosso dell’Epifania e coinvolge l'intera comunità. Ma è nel corso dell'ultima settimana di Carnevale che le strade di Evolène, cittadina del Canton Vallese, si animano di figure imponenti e orripilanti, forme concrete e tangibili delle nostre più oscure paure


In apertura e in queste pagine: la maschera è lo strumento attraverso cui l’uomo, cedendo la propria identità, accetta di fondersi al divino e all’ignoto. Nei riti carnascialeschi, come quello di Evolène, riaffiorano tracce di rituali primordiali legati sia all’approssimarsi della fine dell’inverno sia alle simbologie connesse ai momenti centrali della esperienza umana

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Evolène, l’antica Eweline del ’200, è un pittoresco paesino annidato nell’alta Val d’Hérens, piccola vallata trasversale del Basso Vallese dove scorre La Borgne, affluente del Rodano. Di questa valle Henri de Ziegler, nelle sue Pages d’Art, scriveva che è “le pays le plus Valaisan du Valais”. Se il Vallese ti affascina per la natura forte e selvaggia, le incantevoli vallate, le grandi montagne che sconvolgono e che raccontano di ere passate, Evolène lo rappresenta a buon diritto, con i suoi panorami mozzafiato sui quali domina l’imponente mole della Dent- Blanche, con l’inesauribile gamma di passeggiate su sentieri da percorrere a piedi d’estate o con le “ciaspole” d’inverno, con le sue piste per la discesa e per lo sci di fondo, con le innumerevoli proposte sportive e culturali… “Beh – ti dici mentre, lasciata Sion e risalita la valle, abbandoni la strada cantonale per entrare in paese inseguito da turbini di neve – questo è il volto di un paese favorito dalla natura, che sa come sfruttare le sue opportunità”. Ma non è solo questo. Basta trascorrere qualche ora all’ombra della chiesa di Saint-Martin che, come una chioccia, raduna intorno a sé il nucleo di antiche case dal tetto d’ardesia, basta soffermarsi a parlare un po’ con la gente per scoprire il vero volto del paese. È il volto fiero di una comunità che rivendica la piena libertà di parlare il “suo” patois, di portare il tradizionale costume, di gustare un buon combattimento di mucche “Regine”, una raclette e una buona bottiglia di bianco...

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Ma è a Carnevale, soprattutto, che questo anelito di libertà prorompe in mille rivoli di eccitazione. In Svizzera, come un po’ dappertutto, il Carnevale si festeggia nei periodi che precedono o seguono l’inizio della Quaresima. Le origini di queste consuetudini si perdono nella preistoria, quando lo sciamano indossava la maschera per ritualizzare momenti fondamentali della vita della comunità: la nascita, la morte, il passaggio alla maturità, la caccia… Forse è questa tradizione pagana di indossare maschere dall’aspetto raccapricciante che domina nei carnevali di molti cantoni svizzeri, specie nel Vallese e a Evolène in particolare. Qui il Carnevale inizia il giorno della “festa dei Re” – l’Epifania – annunciato da giovani che sciamano nelle viuzze con campanacci e sonagli. Poi arrivano i peluches! I peluches sono figure spaventose, orripilanti nelle loro pelli non conciate di volpe, di montone, di camoscio, di marmotta, le gambe e le scarpe avvolte in cenci tenuti insieme da stringhe. Portano maschere di legno dipinte, qui dette visagères, che raffigurano teste di lupo, di volpe, di gatto (raramente un volto umano) e invadono le strade del villaggio con un rombo da terremoto per disperdersi come animali da preda in tutte le direzioni, chi da solo, chi in gruppo sotto la guida di un capo, con l’unico obiettivo di terrorizzare i passanti o di compiere gesti sfrontati e irriverenti.



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L’ultima domenica di Carnevale, le dimanche gras, entrano in scena les empaillés. Gli impagliati si mascherano solo per un giorno e giocano un ruolo particolare e indecifrabile, fatto di relazioni misteriose e sovrannaturali all’interno di una comunità che si tramanda questa rituale mansione da tempo immemorabile. Compaiono nelle strade di Evolène subito dopo la messa e si impadroniscono della via principale con le loro moli imponenti e mostruose e le orripilanti maschere. Si muovono pesantemente, vacillando nei loro costumi ricavati da sacchi di iuta pieni di paglia e impregnati, manco a dirlo, di vino fendant. Brandiscono scope di paglia di riso che non esitano a tuffare in pozzanghere e fontane per aspergere le loro malcapitate vittime. A mezzogiorno, però, depongono “le armi” e si radunano intorno allo stesso tavolo per consumare allegramente in compagnia un porcellino allo spiedo. Innocente vittima sacrificale, le cochon rôti à la broche rinnova il rito conclusivo del Carnevale e rammenta che la festa è finita e inizia il tempo penitenziale della Quaresima. Che cosa sia il Carnevale di Evolène non si sa. Qualcuno ha parlato di rituali che esorcizzano le incertezze della vita, nella speranza di avere una certa influenza su di essa, dell’ancestrale desiderio di allontanare eventi maligni quali la morte, le malattie e la miseria che sono le paure più profonde e più oscure dell’uomo e di lottare contro le forze a volte distruttive della natura come le valanghe, le forti gelate e la perdita del raccolto. Sta di fatto che la maschera e il mascheramento sono protagonisti.

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In alto: una coloratissima maschera in legno destinata a uno dei partecipanti. In basso: Henry Beytrison al lavoro su una maschera, in vista del Carnevale. Nella pagina seguente: la maschera come strumento per esorcizzare la paura della morte e del futuro. Gli impagliati: figure diaboliche e terrorizzanti il cui passaggio attraverso le strade della cittadina del Canton Vallese si accompagna al clangore prodotto da grossi campanacci

La vestizione dei peluches avviene in gran segreto (ci confidano che il costume pesa intorno ai 20 chili, ai quali si aggiungono 1 chilo di maschera e 2 di campanaccio), mentre quella degli impagliati, più laboriosa, si svolge secondo un rituale che richiede almeno una quarantina di minuti e impegna due persone nello sforzo a volte violento di imbottire l’attore con una trentina di chili di paglia! Hugo Beytrison è uno degli artisti che danno forma e vita alle inquietanti maschere lignee dipinte dietro le quali i vari Maurice, Guillaume e Bernard, altrimenti tranquilli e paciosi “ragazzi”, si abbandonano in questo periodo ad una ancestrale mutazione. Troviamo Hugo nel suo atelier e gli chiediamo di mostrarci come lavora. Lo osserviamo mentre assembla, incollandoli, tre pezzi di legno per ricavarne un grosso ciocco. L’occhio esperto della mente “vede” in quel blocco di legno la scultura che ne ricaverà. Con rapidi gesti traccia un disegno essenziale poi, con una piccola fresa, “libera” dalla massa legnosa la testa di un lupo. Il lavoro prosegue veloce e affascinante con sapienti colpi di scalpello e di sgorbia. Brillanti colori completeranno l’opera. “Ci vogliono da uno a tre giorni – ci spiega – per scolpire e dipingere una maschera. Il suo valore può variare dai 250 ai 1000 franchi. Io scolpisco maschere per il carnevale da vent’anni…”. Mentre lavora, Hugo ci espone la sua teoria. “Le maschere degli impagliati – dice – sono in genere uomini, diavoli, mostri… Essi rappresentano lo spirito dei nostri antenati, i morti e tutti gli spiriti del male che si cerca di ammansire al fine di renderli più clementi. Essi simboleggiano le profonde paure della persona che la indossa ma anche di quelli che la guardano”. Già. In fondo le maschere sono la metafora della vita e delle nostre ancestrali paure. Fuori imperversano gli impagliati. “Perché lo fate?”, chiediamo a uno di loro dopo aver schivato la carezza della sua scopa. Dal fondo del ghigno orribile di un demone giunge la cavernosa risposta. “Pourquoi? C’est tout... c’est la tradition!” ■



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Nella seconda settimana del mese, benedetti da Venere, potrete ravvivare la vita sentimentale con nuovi incontri. Grazie al concomitante transito di Marte nel segno del Leone vi sentirete particolarmente motivati ad affrontare qualunque sfida.

Cercate di affrontare una vecchia situazione nella maniera più costruttiva possibile. Nella seconda settimana problemi di comunicazione per i nati nella prima decade, sollecitati da Mercurio, resi sempre più irascibili dal moto retrogrado di Marte.

Con l’11 febbraio notizie in arrivo. Grazie all’ingresso di Mercurio nell’amico segno dell’Acquario la vostra vita sociale e intellettuale si arricchisce di nuovo fermento. Nuovi incontri. State attenti a non esagerare con le calorie.

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Nella seconda settimana del mese problemi di comunicazione per i nati nella terza decade. Svolte professionali per i nati nella prima decade. Potrebbe rivelarsi necessario eliminare una vecchia attività. Fermenti erotici favoriti da Venere.

Nella seconda settimana di febbraio il passaggio di Venere nell’antagonista segno dell’Acquario potrà favorire la nascita di avventure sentimentali ma anche possibili illusioni. Ritorno di fiamma per i nati nella prima decade.

Nella seconda settimana di febbraio saranno favorite le scelte più rivoluzionarie. Giove e Urano vi spingono verso l’adozione di nuovi standards di lavoro. Mercurio di transito in Capricorno favorisce le relazioni d’affari per i nati nella terza decade.

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Nella seconda settimana di febbraio grazie a Mercurio in quadratura vi sentirete particolarmente ricchi di idee ma poi avrete una certa difficoltà a metterle in pratica. Il 12 e il 13 giornate ideali per gli incontri romantici. Siate più spensierati.

Grazie al recente ingresso di Giove nell’amico segni dei Pesci potrete contare sull’appoggio di un amico assai importante. Nella seconda settimana Marte in quadratura continuerà a sollecitare vecchie ambizioni dei nati nella prima decade.

Nella seconda settimana vi saranno ottimi transiti per la vostra vita affettiva almeno fino all’11 febbraio. State però attenti, che a forza di eventi mondani, correte il rischio di metter su qualche chiletto di troppo. Soprattutto i nati in novembre.

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Durante la seconda settimana di febbraio vi sentirete particolarmente intraprendenti sul piano professionale. Mercurio di transito nel vostro segno tende a favorire le relazioni d’affari e gli scambi interculturali almeno fino al 10 febbraio.

Grazie a Venere nel segno la vostra vita sentimentale prosegue positivamente. Successi professionali per i nati nella prima decade. State comunque attenti alla vostra irascibilità. Provate a riposarvi di più. Bene tra il 7 e il 9 di febbraio.

Nella seconda decade di febbraio il transito di Venere nella vostra dodicesima casa solare tenderà a favorire momenti di abnegazione nei confronti del partner. Sogni premonitori. Vita professionale alla grande per i nati di febbraio.

“La Luna è simbolo di vita e di morte. Trafitta dal Sole, la Luna deperisce, di essa non rimane che la spina dorsale, da cui rinascerà nuovamente. Allo stesso modo per gli uomini: l’apparire della nuova falce lunare è un ritorno alla vita, la sua scomparsa la morte. In Cina la lepre è l’essenza della Luna piena e negli abiti di cerimonia una lepre è rappresentata nel disco lunare, intenta a pestare in un mortaio delle erbe medicinali. La rappresentazione taoista pone la lepre all’ombra di un fico, ma in Cina è la cassia che le fa ombra,

perché la cassia ha quattro fasi come la Luna. Ma sia la cassia, i cui semi neri e lucenti gli Eritrei usano per preparare collirii disinfiammanti, sia il fico sono alberi autunnali; quest’ultimo per l’epoca della maturazione dei suoi frutti, la cassia per la sua fioritura. In autunno infatti si celebrano i sacrifici alla Luna, giacché l’autunno è una stagione yin ed allo stesso modo la lepre timida e fuggitiva si nasconde durante il giorno e folleggia al suo chiarore” (tratto da G. Bezza; www.cieloeterra.it)

Allevia il mal di gola e disinfetta Qua... Qua...

Leggere i foglietti illustrativi.

Combina Mebucaïne e Mebucaspray

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» a cura di Elisabetta

La luna e i suoi simboli

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» illustrazione di Adriano Crivelli

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 8

Giochi

Orizzontali 1. Indugi, inconcludenze • 10. Metallo radioattivo • 11. Cuor d’asino • 12. Ostruito • 14. Il noto Tse Tung • 15. Ermanno, regista • 16. La fine di Belfagor • 17. Nome di donna • 19. Personaggio dell’Otello • 22. Città e porto del Brasile • 24. Lago... ginevrino • 26. Ripide • 27. Se è fioca illumina poco • 29. Due nullità • 30. Comitato Svizzero • 31. Il nome di Clapton • 32. Codice postale • 33. Funzione trigonometrica • 34. Mai usate • 36. Cifra imprecisata • 37. Un commissario dei gialli • 38. Lago dell’Asia centrale • 40. Lussemburgo e Malta • 42. Sterilità, arsura • 45. Precede Vegas • 46. C’è quel del vero • 47. Dittongo in reità • 48. Vi si cuocevano mattoni.

Città del Canada • 17. Cuba e Germania • 18. Asprigni • 20. Concisa, sintetica • 21. I confini di Arogno • 23. Nutrire dubbi • 25. Ricoperto d’oro • 28. Torna sempre indietro • 30. Vuoto all’interno • 32. Scura di capelli • 35. Dittongo in guitto • 37. Morigerato, frugale • 39. Il dio egizio del sole • 41. In nessun tempo • 43. Il fiume dei Cosacchi • 44. Un colpo all’uscio.

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Verticali 1. Noto film del 1995 di Giuseppe Tornatore • 2. Spintonare • 3. Venuto al mondo • 4. Un’antilope • 5. Abita ai piedi del Gottardo • 6. Gioia senza pari • 7. Un nastro dell’elettricista • 8. Il Nichel del chimico • 9. Stato asiatico • 13.

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Un marchio Daimler

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