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L’appuntamento del venerdì

Reportage - Monte Generoso

Le nevère Agorà Hiv e Aids Kronos Storie di ferro Tendenze Automobili

Corriere del Ticino

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Tessiner Zeitung

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L’energia della natura sempre a portata di mano.


numero 8 19 febbraio 2010

Impressum Tiratura controllata 89’345 copie (72’303 dal 4.9.2009) Chiusura redazionale Venerdì 12 febbraio Editore Teleradio 7 SA, Muzzano Direttore editoriale Peter Keller Redattore responsabile Fabio Martini Coredattore Giancarlo Fornasier Photo editor Reza Khatir Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55 Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch Stampa (carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona Pubblicità Publicitas Publimag AG Mürtschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich Tel. +41 44 250 31 31 Fax +41 44 250 31 32 service.zh@publimag.ch www.publimag.ch Annunci locali Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch In copertina Una nevèra sulle pendici del Monte Generoso Fotografia di Alessandra Meniconzi

Agorà Aids. Un flagello dimenticato

DI

ROBERTO ROVEDA

Società Miti metropolitani. Leggende urbane e sogni diurni Salute Costi sanitari. Il futuro del cuore Kronos Storie di ferro Vitae Marioliva Cavalli

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MARIELLA DAL FARRA . . . . .

GIULIO CARRETTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

ALESSIO LONGO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . NICOLETTA BARAZZONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Reportage Monte Generoso. Le nevère

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R. CAROBBIO; FOTO DI A. MENICONZI . . . . . . . . . .

Tendenze Automobili. Una questione di chilogrammi Domus La soffitta e il solaio

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4 6 8 10 12 37 42 44 45 47

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DI

GIANCARLO FORNASIER . . . . . . . . .

FRANCESCA RIGOTTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Affari di cuore Cari lettori, questa mattina, 12 febbraio, tutti i giornali riportano la notizia dell’intervento di angioplastica a cui è stato sottoposto l’ex presidente americano Bill Clinton. Naturalmente auguriamo una rapida ripresa all’uomo politico americano, oggi impegnato nelle attività di coordinamento degli aiuti umanitari statunitensi ad Haiti. Al tema del “cuore” è dedicata una parte del numero che state leggendo, sia come organo da “amare” e proteggere sia in quanto simbolo della capacità umana di condividere con gli altri esperienze ed emozioni positive. Resta aperta una questione che, se vogliamo, può essere ricondotta all’ambito delle “leggende metropolitane” di cui tratta con pertinenza Mariella Dal Farra nel suo articolo. Secondo una delle tante in circolazione, l’uso delle cosiddette “droghe leggere” non rivestirebbe sotto il profilo sanitario un pericolo per la salute pubblica. Lungi dall’appartenere alla schiera di coloro che fanno di tutte le “erbe”

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un fascio – perdonate il doppio senso –, restiamo altresì convinti, sulla base della letture di numerosi studi, che in realtà le cosiddette “leggere” non solo provocano danni non indifferenti al sistema cardiovascolare ma possono avere, in taluni casi, riflessi seri sul piano psichico e psicologico. Secondo un recente studio dell’Ispa (Istituto svizzero per la prevenzione dell’alcolismo e altre tossicomanie), i derivati della canapa favoriscono infatti l’emergere di “sintomi di depressione, stress psichico o debolezza generale” (“CdT” di oggi). Certo, come una volta affermò un sacerdote italiano da decenni impegnato nel recupero di giovani tossicodipendenti, il problema della droga è legato primariamente al fatto che “assumere sostanze può risultare piuttosto piacevole”… ma questo non giustifica la decisione di ipotecare la propria salute. Perché di cose piacevoli da fare nella vita, fortunatamente, ce ne sono parecchie. Cordialmente, La redazione

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Agorà

Aids. Un flagello dimenticato

Oggi nuove terapie consentono di migliorare le condizioni di vita delle persone sieropositive. Contemporaneamente l’attenzione dei media si è spostata però dall’Aids ad altri temi, come le temute pandemie. Così, in silenzio, il temibile virus continua a colpire...

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opo essere stata per anni al centro dell’attenzione mediatica, l’Aids da qualche tempo non fa più notizia. Eppure, nel mondo, ogni anno circa 2 milioni e mezzo di persone vengono contagiate dal virus dell’Hiv, 7.000 ogni giorno. Inoltre, dal 2002 in poi, i casi di persone contagiate hanno ripreso ad aumentare anche nei Paesi più ricchi, segno che vi è un calo di attenzione sul fronte della prevenzione contro una malattia che, nonostante il progresso nelle cure, rimane temibile. Un problema, quello della scarsa attenzione verso l’Hiv, che riguarda naturalmente anche la Svizzera: secondo i dati forniti dall’organizzazione Aiuto Aids Svizzero (www.aids.ch) si calcola che le persone con Hiv/Aids nel nostro Paese siano circa 25.000, con una crescita ogni anno di circa 750 unità. In Ticino si valuta che i sieropositivi siano circa 800. Per conoscere meglio la situazione nel nostro cantone abbiamo incontrato Vittorio Degli Antoni, coordinatore di “Zonaprotetta” (www.zonaprotetta.ch; Via Bagutti 2, Lugano), progetto pilota di Aiuto Aids Ticino che mira a fornire consulenza e aiuto sulle tematiche della salute sessuale in generale. Signor Degli Antoni, l’Aids è stata la grande paura della fine del XX secolo; oggi pare invece vivere in una sorta di oblio, almeno mediatico. Che effetti ha questo in termini di prevenzione al virus? “In generale oggi fare prevenzione è diventato più complicato, e non solo per la minore attenzione dei media. Vi è un problema comunicativo di fondo: chi si occupa di prevenzione dell’Aids ha in realtà un doppio mandato. Da una parte dobbiamo dire: «Attenzione l’Aids è pericolosa, è una malattia grave anche se oggi ci sono medicinali che la tengono sotto controllo. Le medicine vanno prese tutta la vita e hanno effetti collaterali non da poco. E non sempre funzionano ecc. ecc.». Dobbiamo mettere in guardia dal pericolo, ma contemporaneamente dire che sì, l’Aids è pericolosa, però le persone sieropositive non lo sono. Negli anni Ottanta si faceva molta informazione su come prevenire l’Aids, che però si traduceva anche in discriminazione verso chi era sieropositivo, visto come un possibile «appestato» e «appestatore». Oggi invece vogliamo dire che si può stare vicino a

una persona sieropositiva, si possono anche avere dei rapporti sessuali con lei, usando il preservativo”. Il sieropositivo è ancora emarginato per paura del contagio? “Qualcosina è cambiato, soprattutto finché ci si limita alla semplice vicinanza, a situazioni diciamo «neutre». Tuttavia i pregiudizi non sono spariti e basta spingersi un poco più in là per farli affiorare. Già baciare una persona sieropositiva fa riemergere paure inconsce. Una cosa che abbiamo notato è che sicuramente la paura dell’Aids è stata in molti casi rimossa, però basta pochissimo a sollevare antiche fobie. Probabilmente non è stata ancora elaborata dal punto di vista sociale la vicinanza con il virus dell’Aids, si cerca solo di dimenticarne la presenza”. Come sono socialmente percepiti oggi il sieropositivo e il malato di Aids? “Nonostante siano passati più di vent’anni dagli anni Ottanta e le terapie mediche abbiano fatto passi da gigante, non è ancora sparita del tutto l’immagine del tossicodipendente smagrito, messo molto male, del malato di Aids devastato dal sarcoma di Kaposi e condannato a morte certa. Basti pensare che in Svizzera a una persona sieropositiva non è consentito stipulare una assicurazione sulla vita, mentre a un malato di cancro si. La realtà, però, è che soprattutto i giovani di oggi non hanno la minima idea di cosa sia l’Aids, perché è diventata invisibile come malattia. Non se ne parla e si è cercato di andare verso una normalizzazione della malattia. Questo però porta ad abbassare la guardia e non permette di elaborare le proprie paure rispetto a un virus di questo tipo, che si accompagna a un gesto importante e bello come l’atto sessuale. In tal modo pericoli e pregiudizi rimangono”. Che cosa ha contribuito a favorire questo calo di attenzione? “Beh, a partire dal 1995-96, dopo anni in cui non c’era nulla che potesse aiutare le persone sieropositive e i malati conclamati, sono state introdotte terapie che tengono sotto controllo il virus. Questo ha comportato meno attenzione anche nei comportamenti a rischio, cosa che ha portato negli ultimi anni a un nuovo aumento del numero dei sieropositivi annui. Oggi lo si nota soprattutto tra i maschi omosessuali”.


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difficile fa passare un’informazione corretta, anche perché a volte le indicazioni sembrano contraddittorie. Due anni fa la Federazione dei medici svizzeri ha affermato che se una persona sieropositiva si cura da almeno sei mesi in maniera efficace – cioè con una soppressione della carica virale e non ha altre malattie sessualmente trasmissibili – può valutare di non fare uso del preservativo. Si tratta di un’affermazione importante, fatta solo in Svizzera e che è stata contestata da più parti”. Quali conseguenze comporta un messaggio di questo tipo? “Si sta dicendo che il sieropositivo in determinate condizioni non è contagioso. È quindi una buona notizia. C’è però quel «determinate condizioni» che è difficile da valutare. Quindi io non posso semplicemente dire «guarda che con quel sieropositivo lì di fatto puoi avere rapporti sessuali tranquillamente perché non rischi niente». In certi casi noi di Aiuto Aids Ticino preferiamo non dare l’informazione se non possiamo fornirla completa. Però è innegabile che si tratta di un passo avanti, almeno per i sieropositivi. Ma sono dei passi avanti che rendono più complessa la prevenzione e più difficile fornire informazioni che arrivino all’utenza in modo semplice”.

Nel Canton Ticino si fa un’adeguata informazione sul tema dell’Aids? “Non vi è un vero programma d’informazione strutturato e sistematico. Dieci anni fa si andava più facilmente nelle scuole a parlarne, oggi veniamo interpellati per la nostra competenza sui temi della sessualità in generale. Questo mutamento nella sensibilità sociale ha costretto anche noi a non focalizzarci solo sull’Aids, ma ad allargare la nostra offerta al tema più ampio della salute legata alla sessualità. Prendiamo atto che è una società cambiata fortemente in dieci anni e oggi il problema è quello di organizzare le informazioni che ci arrivano. Di temi di cui occuparci – dal bullismo, alla violenza domestica, agli abusi sessuali – ce ne sono in sovrabbondanza. La Giornata mondiale di lotta all’Aids – il 1° dicembre, ndr. – non ha più l’importanza e l’impatto mediatico che aveva quando è nata, anche perché di giornate di questo tipo, legate ad altre problematiche, ne sono sorte a iosa”.

» di Roberto Roveda

Per quali ragioni? “La comunità gay è stata la prima a essere colpita dall’Aids e quella che ci convive da più tempo. Tra gli omosessuali è più facile incontrare un sieropositivo, ci si abitua in un certo senso alla presenza del virus. Si possono incontrare persone che convivono con l’Hiv da anni e apparentemente stanno bene. Ci si convince che non c’è tutto questo pericolo; subentra un senso di normalità, si è stanchi di usare il preservativo, anche perché tra persone dello stesso sesso non c’è neppure la motivazione anticoncezionale, quella che spinge le coppie eterosessuali ad usarlo. Si è aggiunta poi la consapevolezza che la malattia è in qualche modo curabile e questo ha fatto calare la paura e l’attenzione. Così, nella comunità omosessuale, accade che ci siano molti contagi proprio nella fase di prima infezione. Accade cioè che molte persone, spesso giovani e meno consce del pericolo, contraggano il virus e abbiano rapporti non protetti nella prima fase dell’infezione, in cui il virus è molto attivo e contagioso. Magari queste persone hanno anche effettuato il test, ma nei primi tre mesi il virus non viene comunque rilevato... Sono questi nuovi sieropositivi il problema oggi: in chi ha contratto l’Hiv da anni la carica virale è molto diminuita, spesso persino senza cure particolari. Rimane comunque

Dal punto di vista comunicativo l’Aids è dunque invecchiato e non “vende” più? Di Aids forse si parlerà meno e si morirà anche meno, ma il virus continua a diffondersi, più di molte “pandemie”: forse perché non ci sono vaccini da vendere e imporre con la paura globalizzata?

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Una dozzina di anni fa, nel-

la città universitaria in cui allora risiedevo, si era sparsa la voce che presso il Dipartimento di anatomia patologica, e più precisamente all’obitorio, cercavano personale per lavare i cadaveri destinati alla sepoltura dopo l’esame autoptico. Il lavoro, che si svolgeva in orario notturno, era ben retribuito ma, vista la particolarità della mansione, il turnover era piuttosto elevato; di qui la facilità di assunzione presso l’ente sopra menzionato. Ricordo la rapidità con cui la notizia si diffuse, e l’interesse che suscitò fra gli studenti, molti dei quali ingaggiarono approfondite discussioni circa l’opportunità di fare domanda. Sono quindi rimasta assai sorpresa quando, alcuni giorni or sono, leggendo la simpatica “guida d’autore” a Milano, compilata nel 2004 da Aldo

Leggende urbane e sogni diurni

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Società

te, al malcapitato viene tolto il casco...2. Ora, la prima cosa da osservare sulle leggende urbane è che esse sono, appunto, “urbane”, o al massimo “metropolitane”, nel duplice senso di prendere fisicamente vita all’interno della città – intesa come luogo (reale, ma adesso anche virtuale) in cui l’informazione viene trasmessa attraverso il passaparola – e di essere spesso ambientate nella realtà cittadina, come se la metropoli fosse luogo elettivo dell’immaginario collettivo, soprattutto se distante e non direttamente frequentata. Nella vicina Italia, per esempio, molte delle leggende che circolano “al nord” sono ambientate a Napoli – ricordate le cinture di sicurezza dipinte sulle magliette? –, la cui iconografia è per certi versi ascrivibile a quella di una moderna corte dei miracoli. Nell’ambito della psicologia sociale, le leggende urbane sono generalmente interpretate come espressione contemporanea del folklore popolare, e vengono ricondotte a due principali ordini di motivazione: da una parte, il tentativo socialmente condiviso di attribuire un significato a eventi in parte ignoti o comunque ambigui (Allport e Postman, 1947); dall’altra, la riduzione dell’ansia generata dall’incertezza degli Nove1, mi sono imbattuta eventi stessi (Rosnow, 1991). Per esempio, nella stessa identica storia, nel 1900, durante la Rivolta dei Boxer, in fatta eccezione per la location Cina, presso un piccolo distaccamento di – non più il dipartimento di marines in procinto di lasciare Tangku alla medica legale ma il cimitevolta di Tientsin, si diffuse la voce che “la ro Maggiore di Milano – e il ferrovia è stata minata; i ponti sono saltaperiodo in cui ha cominciati in aria. Orde di fanatici cinesi sono in to a circolare (l’autore parla agguato per massacrare i soldati americani della fine degli anni Ottan[...]” (Rosnow e Fine, 1976). ta, mentre io l’ho sentita a Secondo questo modelli, perché una leggenmetà dei Novanta). In altre da urbana si diffonda, è necessario che essa parole, la ricerca di personale sia di qualche rilevanza fra gli ascoltatoper lavare cadaveri è in realri-trasmettitori – vedi per esempio la rilevanAll’inizio del secolo scorso uno studioso di za “economica” della nome Frederick Myers postulò una “funzione storia riportata all’inimitopoietica” dell’inconscio, cioè la tendenza zio di questo articolo, inconscia – a suo parere insita in tutti gli es- diffusasi non a caso fra seri umani – a tessere continuamente trame gli studenti… –, non immediatamente verifantastiche ficabile e nel complesso verosimile. Guerin e Miyazaki, dell’Unità una leggenda urbana, alla versità di Waikato (Nuova Zelanda)3 partono stessa stregua dell’autostopda questi dati, osservando però che le caratpista fantasma, del cane-ratteristiche sopra elencate sono le stesse che to incautamente importato rendono una storia “buona da raccontare”, dal Messico, del motociclidove gli elementi di incertezza e ambiguità sta la cui testa si apre in due servono ad avvincere l’attenzione dell’ascolquando, dopo un inciden-


Note 1 Vedi Apparati. 2 Per queste e altre leggende, segnaliamo il “Centro per la raccolta delle voci e delle leggende contemporanee”, all’indirizzo www.clab.it/cp/ leggende. Apparentemente, però, il sito non viene più aggiornato. 3 Bernard Guerin e Yoshihiko Miyazaki, “Analyzing rumors, gossip, and urban legends through their conversational properties”, The Psychological Record, 2006, 56, 23-34. 4 Henri F. Ellenberger, La scoperta dell’inconscio, Bollati Boringhieri, 1976, pag. 374. 5 Emily Dickinson, Silenzi, Feltrinelli, 1990, pag. 131. Nell’immgine: Un fotogramma tratto da Stalker (1979) di Andrej Tarkovskij. Il film è un lento e profondo viaggio catartico compiuto all’interno della cosiddetta zona, un territorio desolato dove si narra esista una stanza in cui si possono avverare i “desideri più intimi e segreti”...

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P. Toselli e S. Bagnasco (a cura di) Le nuove leggende metropolitane Avverbi Edizioni, 2005 A che cosa servono le leggende metropolitane? Perché esistono queste narrazioni, espressione del pensiero simbolico e del folklore contemporaneo? E perché in tanti ci credono? Aldo Nove Milano non è Milano Laterza, 2004 “Milano è come la punta di un iceberg. Sotto, immensa, c’è la sua storia. Ogni tanto un’onda ne scopre un frammento, prima che le acque, nell’opera di corrosione inarrestabile che questa città si è proposta per esistere sempre presente a se stessa, nel presente, lo riportino sotto”.

» di Mariella Dal Farra

tatore piuttosto che a sedarne l’ansia. All’inizio del secolo scorso, uno studioso di nome Frederick Myers, affiliato alla Society for Psychical Research, presso l’Università di Cambridge, postulò una “funzione mitopoietica” dell’inconscio, cioè la tendenza inconscia, a suo parere insita in tutti gli esseri umani, a tessere continuamente trame fantastiche. Il grande esploratore di queste facoltà fu Theodore Flournoy (1854– 1920), con la sua ricerca su Hélène Smith e su altri medium. “Nella sua concezione sembra che l’inconscio si occupi continuamente di creare miti e fantasie, che spesso rimangono inconsci e appaiono esclusivamente nei sogni”4. Forse allora le leggende urbane sono gli equivalenti diurni dei sogni: un altro dei luoghi in cui l’inconscio, in questo caso collettivo, deposita i propri elaborati nel costante tentativo di dare forma al caos. Dopo tutto, raccontare una storia è da sempre un buon metodo “per tenere lontana la notte”5.


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Il futuro del cuore

nel corso di 24 ore, spesso prescritti dallo stesso medico di famiglia –, direttamente alla coronografia, esame invasivo e costoso (si parte dai 30.000 franchi), al momento il solo in grado di fornire un quadro dettagliato dello stato delle arterie. In caso di un affatto), alimentazione eceffettivo quadro patologico, la coronografia cessiva e sbilanciata, abuso di offre poi l’indiscutibile vantaggio di poter cibi ad alto contenuto salino, intervenire immediatamente e in modo riobesità, scarsa attività fisica, solutivo sull’ostruzione attraverso l’utilizzo stress. dell’angioplastica. In altre parole, anche se In generale, nell’ultimo decon la Tac cardiaca multistrato di nuova cennio si è assistito a un generazione ci si sta avvicinando di molto aumento dell’obesità, delle all’obiettivo, manca al momento un esame sindromi metaboliche e andiagnostico a basso costo in grado di offrire che del diabete. Ad arginare la medesima precisione della coronografia. il fenomeno sono disponibili Un altro fronte di grande interesse riguarda presidi e soluzioni diverse: l’utilizzo delle cellule staminali come “ripadall’utilizzo di farmaci ipoliratori” dei danni subiti dal cuore, un settore pemizzanti in grado di ridurdella ricerca che si sta allargando e sembra re e tenere a bada i valori di promettere prospettive incoraggianti. colesterolo al monitoraggio Ma al di là dell’orizzonte presente, a preocdella popolazione a rischio cupare sono gli scenari che si potranno deattraverso tecnologie diagnoterminare a breve nel quadro di un’Europa stiche sempre più raffinate sempre più “vecchia” e in cui, già nel 2020, e precise. In taluni specifici circa il 20% della popolazione registrerà casi, resta comunque la senun’età superiore ai 60 anni, rispetto al 15% sazione della presenza di un attestata al 2005. In termini di costi comvuoto nel percorso diagnoplessivi dovuti alle malattie cardiovascolari, stico, in particolare nell’insi arriverà a toccare i 230 miliardi di euro dividuazione delle malattie l’anno, una cifra astronomica… Se dunque da un lato si deve affrontare La possibilità di contrarre una cardiopatia il diffondersi di un nei paesi occidentali riguarda una larga fetfenomeno oggettivo ta della popolazione europea. Ma cosa potrà e certamente grave, accadere nei prossimi decenni in seguito al dall’altro saremo coprogressivo invecchiamento della popolazione? stretti a fare i conti con una spesa sanitadi tipo ostruttivo a carico ria destinata a crescere notevolmente. In delle coronarie. Nei casi di un tale quadro, risulta indispensabile un angina pectoris significativa, si approccio funzionale e pragmatico che passa infatti spesso da esami permetta di evitare l’errata allocazione come l’elettrocardiogramma delle risorse disponibili e, al contempo, che sotto sforzo o l’Holter – l’eletconsenta di individuare in modo selettivo i trocardiogramma registrato pazienti ad alto e medio rischio.

» di Giulio Carretti; immagine tratta da www.libero.it

Salute

rivelano in modo inequivocabile: nell’area dell’Unione Europea i decessi riconducibili a patologie cardiache e cardiovascolari toccano circa i 2 milioni di casi l’anno. E non entriamo nel merito dei casi di invalidità dovuti a ictus cerebrali. Una cifra impressionante (proviamo a pensare a un’intera città che scompare, per farci un’idea) ma che può essere facilmente compresa se si tiene conto del fatto che, attualmente, nei paesi occidentali il 50% dei maschi e il 33% delle donne di età superiore ai 40 anni corrono il serio rischio di contrarre una cardiopatia ischemica. Sta di fatto che, almeno alle nostre latitudini, questo tipo di patologie rappresenta il problema sanitario numero uno, dato che tali malattie generano una grave riduzione dell’aspettativa di vita delle persone, con riflessi importanti sulla qualità della stessa e sull’impiego delle risorse sanitarie. A monte il fenomeno dell’ipercolesterolemia, un’epidemia silente che affonda le sue radici in una serie di cause note quanto spesso ignorate: ipertensione, fumo, uso di sostanze come hashish e cocaina (un dato da non sottovalutare

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Il problema è serio e i dati lo

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la proposta dai talk show e dalla finzione televisiva. La malattia, come momento catartico di trasformazione del sé e della propria esistenza, si trasforma dunque in “occasione”, in una sorta di dispositivo in grado di produrre nei due amici nuove e inaspettate esigenze, che li spingono alla riscoperta della propria vita e delle persone a loro più vicine. Sorge, per certi versi spontaneo il parallelo con il ben più drammatico e pluripremiato Lo scafandro e la farfalla di Julian Schnabel, ispirato al romanzo autobiografico di Jean-Dominique Bauby, caporedattore dell’edizione francese della rivista “Elle”, colpito a 43 anni da un ictus devastante. In quel caso, a dominare era però piuttosto il desiderio irriducibile di recuperare da un lato una qualche forma di rapporto con i propri familiari dall’altro una vitalità irrimediabilmente compromessa. Non v’è dubbio che nel film dell’Archibugi, qua e là, qualche piccola caduta nella retorica veltroniana

Questione di cuore di Francesca Archibugi (Italia, 2009)

tutta romanesca dei buoni sentimenti tende a emergere. Ma la struttura generale del narrato, l’ironia, i dialoghi ben condotti e la notevole qualità nella recitazione degli interpreti tengono, rendendo Questione di cuore un film capace di divertire e commuovere il pubblico con intelligenza e una giusta dose di ottimismo.

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» di Fabio Martini

Intervistato riguardo al suo ruolo nell’ultimo film della regista romana Francesca Archibugi, Kim Rossi Stuart, a oggi forse uno dei migliori attori italiani di cinema dell’ultima generazione, riassume con le seguenti parole la vicenda: “Due uomini hanno un infarto nella stessa nottata, s’incontrano nella corsia d’ospedale e diventano grandi amici. Questo, secondo me, è il cuore del film. Si è sempre sentito dire che un film, se ha una buona storia, lo si deve poter raccontare in tre parole. Ecco, direi che queste sono le parole. Poi ci sono altri archi narrativi molto importanti, come quello di mia moglie, interpretata da Micaela Ramazzotti, però il cuore del film è questa amicizia piena di vitalità”. E in effetti è questo il nucleo da cui si dipana l’intera vicenda: la possibilità che fra due giovani uomini di estrazione sociale assai diversa (l’altro è interpretato da un bravissimo e un po’ schizzato Antonio Albanese), accomunati da una situazio-

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» testo e fotografia di Alessio Longo

Kronos

nostri mezzi di trasporto sono di ferro e le nostre abita- erano identificati come portatori sia di un valore commerciale zioni contengono molto ferro. Le posate con le quali man- sia di un valore spirituale: tipico delle culture animiste, ogni giamo e molti dei contenitori che utilizziamo, suppellettili, nuova creazione accoglieva una nuova anima e, se si tratmobilio, ma anche attrezzi da lavoro, bottoni, ombrelli… tava di un’arma, era auspicabile che l’anima fosse positiva. tutti di ferro. Dagli oggetti più piccoli ai grandi edifici. Tra gli oggetti che venivano generati nella fucina, uno spazio Immaginiamo ora di trovarci invece nel bel mezzo di una particolare è riservato proprio alle armi. In Africa esiste un’insavana o di un bosco; lì di ferro non ve ne sarebbe sempli- credibile varietà di armi bianche con forme straordinarie e cemente perché in natura “il ferro” non esiste. Quest’ultimo spesso inconsuete, ma sempre ascrivibili a una tipologia ben è il risultato di una trasformazione, un artificio dell’uomo precisa. La straordinaria varietà di forme è resa ancora più in grado di plasmare la materia ai suoi bisogni e necessità. virtuosa dal fatto che i fabbri utilizzavano degli strumenti di Dato per acquisito che il ferro riveste un ruolo primario in lavorazione a dir poco rudimentali: per esempio, molto spesso molte (se non in tutte) le culture martelli e incudini erano in piepresenti sul pianeta, va da sé che tra. Il maggiore Gaetano Casati, gli artefici della trasformazione nel 1891 in Dieci anni in equatoria (trasmutazione) del ferro sono così descrive gli attrezzi di un da sempre considerate figure o fabbro Mambetto (Mangbetu): entità di rilievo. In società molto “Un mantice formato da due vasi complesse e multiformi come di argilla, le cui estremità sono quelle occidentale non è però coperte con foglie di banano, rese facile identificare tali figure, spesmorbide e flessibili con il calore so mascherate da multinazionali del fuoco; una piccola incudine dell’economia. Aiuta invece magdi ferro battuto, qualche scalpelgiormente gettare uno sguardo allo, un rozzo martello, un pezzo le popolazioni antiche, attraverso di arenaria per lima, ecco tutta l’osservazione e lo studio degli Il fodero di questo coltello fabbricato dall’etnia Ovambo (Namibia e l’officina del fabbro ferraio Mamoggetti che sono giunti sino a noi. Botswana) ha un’ampia apertura che permette di mostrare il bagliore betto. La pazienza, la pertinacia della lama anche senza sfoderare l’arma (in basso). Il particolare Le popolazioni del continente afrinell’arroventare a più riprese il disegno dell’oggetto ne fa uno strumento di ricchezza e onore cano, in particolare, offrono un inferro e nel batterlo, suppliscono teressante punto di partenza per la comprensione dell’antica realtà ai mezzi imperfetti, e donano al materiale una purezza che non del fabbro, soggetto centrale nella lavorazione di questo metallo. si riscontra in altre tribù”. Anche le decorazioni riprodotte su Il ferro è conosciuto da circa 4000 anni, e si presume venga questi oggetti risultano molto interessanti; semplici geometrie utilizzato dalle popolazioni africane almeno dal 700 a.C. riprendono in maniera stilizzata forme e movimenti della natuImmaginate: siamo alle prime ore della notte e incandescenti ra, come per esempio le tracce lasciate dagli animali sul terreno. lapilli di fuoco saltano dalla fucina sibilando verso il cielo ne- In generale, il fabbro produceva utensili senza i quali l’inro nell’ingenuo tentativo di imitare le stelle. Il fabbro dorme tera comunità non sarebbe riuscita a provvedere al proprio accanto al fuoco, nella sua fucina, mentre gli addetti al forno sostentamento, sia esso fisico o spirituale. Si pensi alle stesse da molte ore si danno il cambio ai mantici per riscaldare il armi utilizzate per la caccia, agli utensili per la coltivazione minerale fino a farlo fondere a una temperatura di 1540 °C. della terra o agli attrezzi che permettevano allo scultore Secondo alcuni autori l’operazione dura dalle 24 alle 36 ore. (altra figura chiave) di rappresentare il “mondo dei morti”. La fucina è un luogo sacro, discosto dal villaggio. È un luogo Questo immenso valore sociale ha conseguentemente portato di creazione ancestrale, dove l’uomo è il simbolo maschile e gli oggetti forgiati ad acquisire un valore facilmente riconosciil fuoco quello femminile; attraverso la loro interazione verrà bile. In questo modo, popolazioni e culture diverse potevano generato un “figlio di ferro”. È giusto ricordare come il fuoco dialogare con lo stesso linguaggio materiale: dalla fucina del della fucina era soggetto a restrizioni particolari, come il divie- fabbro sono nate le prime monete di scambio, oggetti non to di cucinarvi, e solo il fabbro poteva avvicinarsi e lavorare astratti che manifestavano con lo stesso fatto di esistere il “con Lui”. Durante il periodo di forgia, gli addetti (i forgiatori) proprio valore. Un valore definito dalla loro massa metallica dovevano sottostare a un regime di astinenza sessuale. Nella e dal tempo necessario alla loro creazione. maggior parte delle culture africane, come di altri paesi, il fab- Per ulteriori approfondimenti: Armi dello Zaire, Galleria Gottarbro era anche uno dei nobili di più alto rango sociale e non di do (1996); O. Lurati e A. Valsecchi, L’uomo e il ferro, Ticinolibri rado era anche re. Gli oggetti creati secondo queste modalità (1998); Marc Ginzberg, Africa. Arte delle forme, Skira (2000).


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» testimonianza raccolta da Nicoletta Barazzoni; fotografia di Igor Ponti

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alcune persone e questo non so più se sia un bene. La scrittura fa parte della mia essenza e forse appartiene a una cerchia più ampia. Mi imbarazzo quando qualcuno mi dice che scrivo bene. Non pubblico quel che scrivo perché non mi sembra importante, poi però mi rimproverano di essere un’egoista. Per il fatto di essere stata chiamata a parlare della mia vita in questa rubrica sono andata a rileggere alcune cose e mi sono detta: vedi quante cose hai? Perché non le condividi con gli altri? Le cose che ci capitano, come quella di essere con voi ora, succedono perché ci sono dei fili sotterranei che ci legano. È nata dove l’abbondanza era il frutto Segni e parole congiungono della natura che la circondava. Attraver- fili e voci diverse di un idenso l’insegnamento ha trasmesso ai suoi tico intento. È l’amore che lega i fili sotterranei. Sono allievi il gusto delle parole scritte che state alcune persone, i sassi esterna su scarabocchi multicolori di Prato Sornico, a scavarmi dentro, a forgiarmi, a farmi farlo, ora faccio altro. Credecrescere. Dicono di me che sono una roccia. vo in ciò che ogni bambino Andavo sotto un nocciolo e, sin da piccola, aveva dentro e quindi cercavo scrivevo storie di aghi per cucire e di aghi di di fare emergere le caratteripino ma le storie che preferivo erano quelle stiche di ciascuno. Fabrizio che mi raccontavano i sassi che mio padre arrivava imbronciato a scuola metteva sul camino di casa nostra. Sono e partiva strillando. Da quanforse i poeti che ci consolano? Nel buio è do lo portai a scoprire gli rassicurante accendere la luce che ci arriva insetti, non ebbe più tempo proprio dagli altri. né di strillare né di piangeHo intrapreso un cammino spirituale. Quanre. Se avessi insistito con lui do i pensieri uniscono e non separano vivianel volere a tutti i costi che mo in armonia. A chi dice che l’amore passa imparasse certe nozioni, fore poi subentra l’abitudine dico che l’amore se non si sarebbe sbloccato. non esiste solo a livello di coppia e familiare. Era più importante lasciarVenendo qui, per esempio, ho ricevuto un lo a contatto con gli insetti, dono, è stato uno scambio. Dipende da noi con il suo mondo interiore. tramutare in amore le cose che ci accadono. Una volta sbloccato avrebbe Era la stagione delle foglie gialle di gincobipoi imparato quello che la loba sparse ovunque a tappeto sul lungolago scuola esigeva da lui. Volevo e un freddo pungente… Era il tempo delle trasmettere alcune cose che fragole mature e dei lamponi le folli occhiate pensavo fossero importanti a scena aperta sui crepacci e i punti chiari… per la crescita del bambino. Era la stagione in cui da un’altra angolatura A volte riuscivo a far passare altre foglie volteggiavano a stormi sopra i le mie convinzioni a scapito fiumi e le correnti… magnetici spostamenti della serenità. Cercavo di far il mare è appena a un passo… Era la stagione sentire la differenza tra una del lungo andare e i petali cadevano ma il separola e l’altra, come nel caso me resisteva… Forse questo nostro incontro dei sinonimi quando si sceglie mi spingerà a condividere con gli altri quello una parola in luogo di un’alche scrivo? Come lo intitoleremo? Sono solo tra perché è più pregnante o pensieri… E chissà se saranno pensieri dolci suona meglio. Oggi cerco di che esplorano il canto di chi mi chiama… far passare l’armonia piuttosto La storia è già cominciata perché ogni storia che la passione. La scrittura la è collegata ad altre storie, non scaturisce regalo ma soprattutto la tengo dal nulla, non svanisce nel nulla, ha radici per me, la condivido solo con profonde e spazia.

Marioliva Cavalli

Vitae

a vita mi ha trattata bene. Le sono grata e riconoscente. Lo stupore che sento non esclude che abbia problemi da affrontare però credo che abbiamo la possibilità di guardare le situazioni, anche quelle peggiori, dal loro lato migliore, cercando di cambiare il loro corso. Malgrado le mie difficoltà sto riconoscendo e talvolta trovo la parte divina che è in me e che tutti hanno. Quando nella vita mi è capitato di cadere non sempre ho avuto la capacità di rialzarmi immediatamente. Una volta ci sono voluti nove mesi. Dopo quel momento doloroso ho ripreso la vita in mano e ho ricominciato a scrivere. Non ho voluto un figlio, no. È stata una scelta. Mi pareva cosa buona per me allora e anche adesso. Avendo insegnato per 40 anni nella scuola elementare di Ascona, i miei allievi li ho considerati come se fossero un po’ dei figli, delle creature da educare. È soprattutto la scrittura che mi fa stare bene, dare alla luce parole e pensieri mi allarga l’anima. Quel che mi spaventa maggiormente nella vita è la perdita di fiducia in me stessa. Gli altri ci sono, da loro ricevo stimoli, riconoscimento e amore ma non mi devono nulla; sono io che devo a me stessa e di conseguenza agli altri. Non è perché sono sposata a un uomo o perché una persona è mia amica che mi deve qualche cosa. Non mi deve nulla perché l’appagamento è dentro, scaturisce dalla persona, dipende da quello che pensa. Gli altri mi infondono gioia e mi arricchiscono ma non voglio appesantirli, obbligarli, devono essere liberi di ascoltarmi o non ascoltarmi, di essere se stessi. La realtà intorno a me la guardo pensando di cambiare innanzitutto il mio piccolo mondo. Vivo a Golino dove da novembre a gennaio non c’è il sole ma è un ambiente magico. Ho 64 anni ma non mi pesano. Fino al momento in cui ho insegnato ero felice di

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Le nevère del Monte Generoso di Raffaella Carobbio; fotografie di Alessandra Meniconzi

Passeggiando sulle pendici del Monte Generoso può capitare di imbattersi in curiosi edifici in pietra dalla caratteristica forma cilindrica. Si tratta di una fra le soluzioni più efficaci messe a punto dai nostri antenati per conservare il latte e i suoi derivati nella stagione dell’alpeggio: queste costruzioni sono le nevère. Allora, certo, non si disponeva ancora dei moderni frigoriferi...


Uno sparuto gruppo di case sul versante settentrionale del Monte Generoso. La nevèra è l’edificio visibile all’estrema destra. Sullo sfondo, maestoso, si erge il gruppo delle Grigne



Frigoriferi ante litteram In tutte le epoche le civiltà si sono adoperate per mettere a punto sistemi che permettessero di conservare le derrate alimentari indispensabili alla sopravvivenza. Dalla necessità e dall’ingegno nacquero soluzioni molto efficaci, alcune delle quali sono giunte fino a noi, a testimonianza sia della capacità delle popolazioni passate di sfruttare le risorse e le condizioni naturali sia della stretta relazione che sussisteva fra la cultura, la storia dell’uomo e l’ambiente. In Mesopotamia, per esempio, sono state scoperte delle buche scavate nel terreno che avevano la funzione di mantenere le scorte alimentari a temperatura costante, in modo da preservare i cibi dal caldo. Anche alle nostre latitudini fu adottato un interessante sistema per conservare, durante i mesi più caldi, gli alimenti più facilmente deperibili, in particolare il latte e il burro prodotti sull’alpe: la nevèra. Il nome ne svela il funzionamento: essa infatti veniva riempita di neve durante l’inverno. La neve, nei caldi mesi estivi, permetteva la refrigerazione del latte evitandone il deterioramento. L’uso della neve come mezzo di refrigerazione dei cibi ha rappresentato in passato una pratica frequente, tanto che un indovinello del XVII secolo recita: “Volo qual bianca piuma e vado in

terra a farmi strapazzar dalle brigate, che mi pongon in prigion poscia sotterra: mi odiano d’inverno e mi amano d’estate”. Nell’alta valle di Muggio, sugli alpeggi del Monte Generoso, si trovano una quarantina di nevère che costituiscono un patrimonio unico in tutta la Svizzera. Perché tante nevère concentrate proprio su quella montagna? Le caratteristiche geologiche del luogo ci aiutano a capirne il motivo: nel suolo calcareo del Generoso l’acqua penetra così in profondità che non si trovano sorgenti né ruscelli in superficie. All’alpigiano era dunque impossibile servirsi dell’acqua per refrigerare la cantina in cui conservare i suoi prodotti. Occorreva una soluzione alternativa: in questo caso, la costruzione delle nevère. Negli inverni di precipitazioni generose, la neve veniva stipata all’interno della nevèra e, nei mesi dedicati all’alpeggio, veniva usata per refrigerare e conservare i prodotti derivati dall’allevamento (dal latte, al contatto con il freddo della neve, affiorava la panna, con cui si produceva il burro). Determinante era il tipo di neve, la scelta non era casuale: una neve troppo fresca non era certo adatta! Ne occorreva di stagionata e compatta in modo che durasse a lungo. Quella neve, una volta caricata nella nevèra, veniva calpestata e compattata ulteriormente e successivamente, per meglio isolarla, la si ricopriva con fogliame o fieno.

sopra: una tipica nevèra. Il carico della neve si effettuava per maggiore comodita da un’apertura situata nella parte dell’edificio rivolta a monte a destra: la struttura veniva edificata con la sovrapposizione a secco di conci lapidei solitamente recuperati nell’area di prossimità


Esigenze umane e ambiente naturale Nonostante tutti gli accorgimenti, affinché si potesse conservare questa neve per buona parte della stagione calda, era indispensabile che l’edificio che la ospitava presentasse determinate caratteristiche. Dunque: come si costruivano le nevère? Innanzitutto si tratta di edifici in muratura a secco – generalmente a pianta circolare – posti nelle immediate vicinanze degli alpeggi. Sono interrati per buona parte del loro volume (circa due terzi): tale espediente permetteva di proteggere e isolare maggiormente la neve dalla calura estiva. Sempre per questo motivo attorno alla nevèra venivano piantati alberi frondosi come faggi e tigli. All’interno, una scala corre lungo le pareti fino al fondo dell’edificio: permetteva di seguire il livello della neve man mano che essa si scioglieva e scompariva attraverso le fessure tra le pietre dei muri oppure assorbita dal terreno. Oltre all’ingresso, un’altra più piccola apertura era destinata al carico della neve: per facilitare quest’operazione spesso la si costruiva rivolta verso il pendio. Alcune nevère possiedono una copertura interessante: un tetto conico, poggiante su una pseudocupola (ossia, formata da strati di pietre

disposte concentricamente le une sulle altre, chiuse sulle sommità da un ultimo lastrone). Un metodo di costruzione antichissimo e molto diffuso: risale addirittura alla Grecia arcaica e accomuna le nevère ticinesi ai nuraghi sardi, alle tombe etrusche e ai trulli di Alberobello, in Puglia, ai crott (cantine) poschiavini e alle stalle corse e irlandesi. Tra i tetti conici della valle di Muggio, se ne trovano alcuni che svelano un’altra curiosa particolarità: culminano, infatti, con un cippo dalla caratteristica forma piramidale, ul cucù. A questa pietra erano attribuite valenze magiche e propiziatorie, testimonianza di antiche credenze pagane diffuse sul nostro territorio e sopravvissute all’avvento del Cristianesimo (cfr. Angelo Valsecchi, L’uomo e la natura; vedi a lato). La seconda metà del secolo scorso ha visto la definitiva caduta in disuso di questi protofrigoriferi: abbandonati, diroccati, al massimo trasformati in ripostigli per attrezzi e materiali di lavoro. Le nevère che abbiamo visitato durante questa nostra escursione sul Monte Generoso sono il risultato dell’importante lavoro di recupero e di restauro realizzato dal Museo Etnografico della Valle di Muggio (informazioni dettagliate riguardo alla loro costruzione e al loro funzionamento sono reperibili nel Quaderno n°1 pubblicato e disponibile presso il Museo).

Angelo Valsecchi L’uomo e la natura. Vol. 2: La pietra Dadò Editore, 1996 Il secondo volume di quest’opera in tre parti (L’acqua, vol. 1; Il legno, vol. 3) è dedicata al paesaggio, alle rocce eruttive, sedimentarie e metamorfiche, alle abitazioni rupestri. Arricchito da immagini e disegni dei manufatti, è accompagnato da commenti didattici competenti e chiari. Uno strumento utile per tutti coloro che desiderano conoscere in modo approfondito il territorio della Svizzera italiana.


UNA QUESTIONE DI CHILOGRAMMI

| Tendenze p. 42 | di Giancarlo Fornasier |

LOTUS EVORA 2009 Motore: V6 (Toyota) di 3,5 litri; 280 Cv a 6.400 giri/min. Coppia: 342 Nm a 4.700 giri/min.; 0–100 Km/h in 4,6 sec. Peso: 1350 Kg; rapporto peso/potenza: 207,4 Cv/tonnellata. Telaio: in alluminio; motore centrale; cambio manuale a 6 marce; trazione posteriore; differenziale elettronico; freni a disco anteriori e posteriori da 350mm e 332mm.


S

ul finire di ogni anno la maggior parte delle riviste anche lei disponibile in versione cabrio. E si prosegue passando specializzate che operano nel settore automobilistico alle più “accessibili” Mercedes SL AMG, SLR e SLS (con il ritorno si sbizzarriscono nella scelta della migliore macchina delle meravigliose “ali di gabbiano” della storica 300 SL anni apparsa sul mercato nei 12 mesi precedenti. Come per ’50), Pagani Zonda 7.3 F, Porsche GT2, Bentley Continental tutti i concorsi, l’elezione della miss accontenta alcuni e scon- GTC, Audi R8 V10 e chi più ne ha più ne metta. tenta altri, in particolare quando le pretendenti sono le auto La seconda tocca l’aspetto della maneggevolezza, anche sportive: dalle piccole “bombe” derivate da modelli già presenti nell’utilizzo quotidiano. Qui le cose si fanno più complesse sul mercato (Mégane RS, Astra OPC, Scirocco R, Focus RS, Civic perché, lo ricordava un’indimenticabile pubblicità, “la potenza Type R GT, Volvo C30 T5 e così all’infinito…) alle esclusive è nulla senza il controllo”. È proprio seguendo questa filosofia supercar, auto veloci e meccanicamente ricercate, spesso veri che la rivista inglese “EVO” – n. 70, gen.-feb. 2010; disponibile bolidi da pista omologati per la anche in italiano e certamente normale circolazione (e accesuno tra i migliori e “passionali” sibili a tasche capienti). Alcuni mensili sulle automobili – ha esempi? La nuovissima BMW dato in pasto ai propri collaM3 GTS, la Ferrari Scuderia e le boratori, secondo uno schema Colin Chapman (1928–1982), fondatore della Lotus varie versioni “vitaminizzate” già collaudato in passato, 13 di Aston Martin, Lamborghini e Maserati. È proprio in questa tra i migliori gioielli prodotti nel corso del 2009. Durante tre fascia di vendita che sentenziare il the best of si fa particolarmen- giorni le auto sono state strapazzate su strada e su pista, lungo te difficile e controverso, e questo per almeno due ragioni. ampie strisce d’asfalto e percorrendo le minuscole stradine La prima fa riferimento alla potenza. Un’auto sportiva deve della campagna scozzese. Chi avrà mai vinto tra Porsche 911 per forza di cose avere un motore da centinaia e centinaia di ca- GT3, Noble M600, Lamborghini LP670-4 SV, Ferrari California, valli, almeno 8 cilindri, cerchi da 20 pollici e un interno simile Jaguar XFR ecc. ecc., chiederete voi? L’ha spuntata la “piccola” a un aereo da combattimento? Se la risposta è sì, beh, allora il Lotus Evora: 0–100 Km/h in 4,9 secondi e, udite udite, 280 problema si risolve da solo: vince la solita Bugatti Veyron (da cavalli! La “ragazzina” pesa sui 1350 Kg. Questo è il segreto: la poco anche in versione scoperta), un motore da oltre 1000 ca- giusta potenza (e consumo) e un peso contenuto. Il risultato valli, 16 cilindri e uno 0–100 km/h di soli 2,5 secondi (il prezzo è tanto divertimento sulle ruote posteriori e agilità, ciò che ha fatve lo lasciamo indovinare). Tra le alternative suggeriamo la da- to da sempre il successo sia delle Lotus sia delle Porsche GT3 tata ma sempre “lunare” Lamborghini Reventòn: 20 esemplari (classificatasi seconda; ora con 435 Cv per 1470 Kg). Nel 2008 prodotti, carbonio e alluminio in ogni dove, 12 cilindri, 650 la vincitrice è stata una “certa” Nissan GT-R: 480 cavalli e una cavalli, 0–100 km/h da 3,4 secondi… Sì, per i più scanzonati tenuta di strada da far impallidire tutti... nessuno escluso.

SU UN’AUTO IL PEZZO PIÙ UTILE È QUELLO CHE SI PUÒ TOGLIERE

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La soffitta e il solaio Soffitte e solai possono rappresentare simbolicamente luoghi di sogni e fantasticherie aperti al futuro. Ma anche locali mentali in cui viene confinato il passato, magari nei suoi aspetti di “superfluo”... di ciò che si desidera nascondere

Il filosofo tedesco Karl Marx aveva descritto la società umana

Domus

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con l’immagine di un edificio formato da struttura, sovrastruttura e sottostruttura. Marx ovviamente scriveva in tedesco, lingua nella quale, in maniera ben più limpida che nella scarsamente efficace traduzione italiana, traspare da questi termini l’idea della casa: Bau, Überbau, Unterbau. Il verbo tedesco bauen sta, infatti, per “costruire, innalzare, edificare”. I cartelli autostradali segnalano Baustelle, “cantiere”; der Bauer, il contadino, è colui che abita in campagna, magari nella sua capanna o Bude, e comunque tutta la famiglia linguistica legata a Bau sembra risalire nientemeno che al greco phýsis, natura. Per Marx l’edificio sociale era come dicevamo composto da una costruzione (Bau) poggiante su fondamenti strettamente economici (Unterbau), sopra la quale si elevava il mondo dei principi sovrastrutturali o Überbau: ideologie, cultura, religione, scienza ecc., il tutto determinato dalla forma economica dominante in una certa epoca. Ma anche il pensiero di Sigmund Freud, di pochi decenni successivo, si orienterà verso un analogo apparato di immagini. Nella psiche umana, secondo Freud, ci sono un “io” e un “super-io”, una parte inconscia, una preconscia e una conscia, disposte a strati come in un edificio a più piani. E lo stesso vale per il pensiero di Gustav Jung, in cui le strutture mentali sono presentate in termini di edifici, e soprattutto di Gaston Bachelard, il filosofo ed epistemologo francese spesso evocato in questa rubrica in quanto autore di opere dedicate alla simbolica e alla poetica dello spazio. Un autore antico impregnato dell’immaginario della casa è poi, sorprendentemente, San Paolo, al quale si deve l’uso suggestivo del vocabolo “edificare” in termini tanto architettonici quanto morali: “Edificatevi gli uni con gli altri” (1 Tessalonicesi; capitolo 5:11), ovvero costruitevi e siate di esempio reciproco. Tornando a Bachelard, osserviamo che per lui l’edificio della umana psiche è diviso in tre parti: una soffitta/granaio luogo dei sogni e dell’elevazione mentale; un piano terra in cui si

svolgono le attività pratiche e ove regna il principio di realtà, e una cantina, l’essere oscuro della casa che partecipa dell’irrazionalità dei poteri sotterranei. In termini temporali, la cantina rappresenta l’oscuro pozzo del passato e al piano terra compete la solida realtà del presente, mentre soffitte e solai, alti e luminosi, aprono all’indeterminatezza del futuro. Così dice Bachelard, ma noi sappiamo che solai e soffitte sono anche luoghi di polvere e ragnatele depositate su bauli e ceste dai misteriosi contenuti e che associamo al passato. Il fatto è che una caratteristica saliente dei simboli è quella di essere ambigui e poter dar luogo a interpretazioni contrastanti e persino opposte: per esempio, il cane è fedele e insieme traditore, la colomba pura e lasciva, l’asino paziente e testardo. Così soffitte e solai possono rappresentare simbolicamente luoghi di sogni e fantasticherie aperti al futuro, come pure locali in cui viene confinato il passato nei suoi aspetti di superfluo o di ciò che si vuol nascondere e non tenere più in giro. Tant’è che c’era persino chi aveva proposto di relegare in soffitta lo stesso Karl Marx, che pure tanto aveva fatto per nobilitare simbolicamente quel locale. E comunque, diciamocelo, chi gode ancora, in quanto dispone di un solaio, del privilegio di accantonarvi gli scatoloni di roba vecchia che non ha il coraggio di buttare, libri scolastici, vestiti smessi, giornali e riviste? Chi può ancora permettersi di tirar fuori la scaletta per accedere a quei luoghi che i nostri predecessori immaginavano pieni di sogni e fantasticherie, idee e rappresentazioni, e sdraiarsi tra cestoni e vimini impolverati per lanciarsi, con un filo di paglia tra i denti, in inusitate rêveries? Noi comuni mortali dobbiamo limitarci a godere di questi spazi grazie alla letteratura e al cinema che hanno immortalato per noi solai d’altri tempi nelle pagine di Emile Zola, Guido Gozzano o Carolina Invernizio. O nelle pellicole di Hitchcock & Co., in cui Jack lo Squartatore interpretato da Jack Palance nasconde i cadaveri da lui fatti a pezzi nella soffitta della casa di due anziani coniugi...

» di Francesca Rigotti; illustrazione di Mimmo Mendicino

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Astri toro

gemelli

cancro

Febbraio si conclude con i transiti di Mercurio e Saturno. Grazie al primo, e a una rinnovata vivacità intellettuale, non vi mancheranno le parole giuste per risolvere o trattare qualunque tipo di situazione.

Tra il 21 e il 27 febbraio i nati tra la seconda e la terza decade dovranno confrontarsi con persone estremamente libere, fuori dal loro ordinario. Cercate di rispettare di più i punti di vista diversi dal vostro.

Cercate di canalizzarvi meglio verso il raggiungimento di un obiettivo. Vita sentimentale ingarbugliata. Fine febbraio movimentata per i nati nella prima decade, sollecitati dai transiti frenetici di Marte e Giove.

Grazie alla congiunzione tra Sole, Venere e Giove nel segno dei Pesci, si aprono ottime possibilità in tutti i settori, dal professionale al sentimentale. Cercate di sviluppare il più possibile i rapporti con altre culture.

leone

vergine

bilancia

scorpione

A fine mese Marte in opposizione tenderà a sollecitare la vostra irascibilità. Sfide professionali per i nati nella prima decade. Cercate di non farvi controllare dall’orgoglio. Siate più tolleranti con il partner.

Fine mese caratterizzato da una forte autoindulgenza, sia per quanto riguarda le situazioni professionali, sia per quanto attiene la propria vita privata. State attenti a non esagerare con una dieta squilibrata.

Fine febbraio segnato dai numerosi transiti nella sesta casa solare. Momento ideale per migliorare le proprie posizioni lavorative, e comunque per instaurare rapporti più piacevoli con i propri collaboratori.

Anche se i nati nella prima decade si sentiranno ancora sotto pressione, pronti alla ribellione e agli scatti d’orgoglio, grazie a Giove e Venere positivi potrete realizzare gran parte dei vostri progetti.

sagittario

capricorno orno

acquario

pesci

Le giornate tra il 22 e il 23 febbraio saranno caratterizzate da diversi stati emotivi. Cercate di riposarvi di più, fate una cosa per volta, senza sovraccaricarvi. Se così farete, riuscirete a tenervi lontani dall’ansia.

Alla fine del mese m Venere Ve e Giove Gi si troveranno in buona posizione con i vostri aspetti solari. Grazie a questo transito, le vostre relazioni saranno caratterizzate da una crescita del vostro potere di persuasione.

Fine mese caratterizzata dai transiti di Giove, Sole e Venere nella vostra seconda casa solare. Sviluppo di nuove attività finanziarie. Momenti di tensione con il partner intorno al 27 febbraio.

Fine mese ideale per la realizzazione di importanti progetti, anche nel settore artistico. Tra il 24 e il 26 il vostro cammino verso il successo sarà favorito da una magica Luna. Vita sentimentale alla grande.

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» a cura di Elisabetta

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Âť illustrazione di Adriano Crivelli


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La soluzione verrà pubblicata sul numero 10

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Orizzontali 1. Si trasferisce per lavoro • 9. Lamenti poetici • 10. La collina di Gerusalemme • 11. Tragedia • 14. Questa cosa • 15. Due romani • 16. Velivolo • 17. Fu re degli Unni • 19. Il numero perfetto • 21. È vicino a Mendrisio • 23. Avanti Cristo • 24. La fine della Turandot • 25. Antica regione dell’Asia Minore • 27. Formano il perimetro • 29. La uccide Ercole • 31. Stormi... d’api • 33. Linfa centrale • 34. Pari in strano • 35. I confini di Essen • 36. Il vil metallo • 38. Scocca quella ics • 39. Fornisce fibra tessile • 42. Il Campeador • 43. Carmi lirici • 44. Una mosca... che si gioca • 45. Il dio egizio del sole • 46. Ricordi... nel cuore • 48. Latitudine in breve • 49. Città del Giura • 51. Ellittico • 52. Gabbia per polli.

blasoni • 18. Touring Club • 20. Mezza rata • 22. Intacca la vite • 26. Variopinto pappagallo • 28. Trombe d’aria • 30. Vivono nel Nuovo Continente • 31. Segnale d’arresto • 32. Non idonea • 37. I confini di Ravecchia • 38. Fornisce una pregiata pelliccia • 40. Il nome della poetessa Negri • 41. Aspro • 46. Cuba, Spagna e Lussemburgo • 47. Risuona nell’arena • 49. Preposizione semplice • 50. Motosilurante.

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Verticali 1. Noto romanzo di Radiguet • 2. Sposata • 3. La nota Martini • 4. Possono essere inseparabili • 5. Associazione Sportiva • 6. Importò il tabacco • 7. Tuoni dispari • 8. Una collezione di vini pregiati • 12. Grugniscono • 13. La scienza dei

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Soluzione n. 6

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