Ticino7

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numero

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L’appuntamento del venerdì

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Ritratti di confine

AGORÀ Medicinali

Corriere del Ticino

SFIDE Prost e Senna

laRegioneTicino

Tessiner Zeitung

TENDENZE Borsette

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con Teleradio dal 28 febbraio al 6 marzo


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Anche gli animali hanno diritto alla giustizia

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Date una voce in tribunale agli animali bistrattati

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L’avvocato degli animali appoggia la polizia e le autorità nei casi di maltrattamento animali

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PROTEZIONE SVIZZERA DEGLI ANIMALI PSA


numero 9 26 febbraio 2010

Impressum Tiratura controllata 89’345 copie (72’303 dal 4.9.2009) Chiusura redazionale Venerdì 19 febbraio Editore Teleradio 7 SA, Muzzano Direttore editoriale Peter Keller Redattore responsabile Fabio Martini Coredattore Giancarlo Fornasier Photo editor Reza Khatir Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55 Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch Stampa (carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona Pubblicità Publicitas Publimag AG Mürtschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich Tel. +41 44 250 31 31 Fax +41 44 250 31 32 service.zh@publimag.ch www.publimag.ch Annunci locali Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch In copertina In attesa di estradizione. Un nigeriano arrestato dopo un anno di residenza clandestina in Svizzera Fotografia di Jacek Pulawski

Agorà Medicamenti. Dosis facit venenum

DI IVO

SILVESTRO

Scienza Divulgazione. Sherlock Holmes in cattedra Vitae Ettore Monzeglio

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DEMIS QUADRI

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DEMIS QUADRI

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FABIO MARTINI; FOTO DI JACEK PULAWSKI . . .

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GIANCARLO FORNASIER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Tendenze Moda. Giocare... in borsa

MARISA GORZA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Reportage Immigrazione. Ritratti di confine Sfide Prost e Senna

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Il confine siamo noi “Confine o confino: estrema linea che segna la fine di un dato fondo o territorio o paese, dividendolo da quello che gli è attiguo; metaf.: relegazione di una persona in un luogo determinato a fine di pena («Mandare a confine», esiliare)”. Che cos’è un “confine”? Al di là dell’etimologia – la parola è di origine latina –, il vocabolo introduce aspetti legati al senso del limite, alla pericolosità o all’impossibilità di spingerci oltre. Ma “il confine” permette anche di percepirci fisicamente, di riconoscere la fine “di una cosa” – perdonate l’espressione – e l’inizio di qualcos’altro. Dividere noi stessi da ciò che ci circonda, dagli altri. Stabilire dei confini, dei limiti, è fondamentale per la nostra stessa sopravvivenza; senza questi – e senza il timore di varcarli, perché ciò che sta “al di là” è riconosciuto come un potenziale pericolo – non vi è la vita e il suo proseguimento. Ma rifugiarsi e chiudersi nel proprio angolo è altrettanto nocivo; in questo caso il pericolo diventa l’emarginazione e la solitudine più dolorosa. Accade anche, a volte, che il gesto

della separazione dagli altri non sia per nulla volontario. Avviene che, per “tenere lontano” da noi ciò che viviamo come una minaccia o che crediamo non ci appartenga, si tenda a isolare altri individui. Non vogliamo qui risollevare per l’ennesima volta il nome del filosofo e sociologo Zygmunt Bauman e la sua “società liquida”, espressione tanto in voga per definire tutte le nuove realtà, fluide, sempre in costante cambiamento. Annotiamo però come il “mondo vero” continui a proporre una società divisa, nella quale i confini sono forti e molto meno immutabili di quello che crediamo (o che qualcuno vuole farci credere). In quei confini, mentali e fisici, dove mio e tuo sembrano trovare costantemente fissa dimora. Lì, “al confine”, dove tutti i giorni ritroviamo individui, donne e uomini, soli e spesso impauriti, alla ricerca di una nuova possibilità. Davanti ai loro occhi non vi sono certezze. E nulla da difendere se non la loro sopravvivenza. Buona lettura, Giancarlo Fornasier

Allevia il mal di gola e disinfetta Qua... Qua...

Leggere i foglietti illustrativi.

Combina Mebucaïne e Mebucaspray


Medicamenti. Dosis facit venenum

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Agorà

Da circa un decennio è in aumento il consumo di metilfenidato – noto commercialmente con le denominazioni di Ritalin, Concerta, Rubifen –, una sostanza che fa parte del gruppo delle anfetamine e che in Svizzera è stata classificata come stupefacente. Del resto, le Nazioni Unite hanno inserito la molecola nella “categoria II”, ambito a cui appartengono anche la cocaina e i derivati della morfina. Il problema è che il Ritalin è divenuto il farmaco di riferimento per il trattamento della “sindrome da deficit di attenzione e iperattività” che, secondo una parte degli psichiatri, riguarderebbe dal 3 al 5 per cento dei bambini…

I

l Ritalin è un prodotto chimico che definire discusso è un eufemismo: è una delle poche sostanze chimiche a vantare numerosi comitati e associazioni che combattono il suo utilizzo. Il principio attivo del Ritalin – e dei farmaci similari come Ritalina, Concerta, Rubifen – è il metilfenidato, un analogo delle anfetamine. Brevettato nel 1954, questa sostanza agisce come stimolante del sistema nervoso centrale ed eserciterebbe, piccolo paradosso della biochimica, un effetto calmante, riducendo il comportamento impulsivo in adulti e bambini. Questa sostanza migliora la concentrazione e, più in generale, le prestazioni intellettuali, ma si tratta di risultati smentiti da diversi studi. Gli effetti collaterali del metilfenidato sono in genere meno importanti rispetto a quelli di altre anfetamine, anche se sussistono dubbi sugli effetti a lungo termine. In Svizzera, il Ritalin è un medicamento sottoposto alla legislazione federale sugli stupefacenti. In altre parole, le prescrizioni possono avvenire unicamente con ricetta numerata in triplice copia; una di queste viene inviata all’Ufficio del farmacista cantonale. Attraverso l’applicazione di tale procedura si cerca di limitare le possibilità di abuso e di ricorso indiscriminato al metilfenidato. Lo stesso però non avviene per altri psicofarmaci come neurolettici, antidepressivi e ansiolitici, per i quali non si applica la legislazione sugli stupefacenti: non vi sono statistiche precise sull’uso (e l’abuso) di queste sostanze che, ricordiamolo, eliminano i sintomi, non le cause. Qualche elemento però lo abbiamo. Nel 2007, l’Ufficio federale di statistica (UST), ha svolto per la quarta volta un’indagine sulla popolazione, attraverso un’intervista telefonica seguita da un questionario inviato per posta. Il sondaggio sull’assunzione di farmaci psicotropi riguardava, però, solo la popolazione dai 15 anni in su. Tra le diverse regioni linguistiche emergeva

comunque che i gruppi che fanno maggior uso di medicine psicotrope sono i latini (Cantone Ticino: 11,8%; Svizzera francese: 12,6% contro la Svizzera tedesca: 8,4%) e le donne (CH-I: 13,8%, CH-R: 15,9%, CHD: 10,7%). La posizione istituzionale Nel dicembre 2008 il parlamentare svizzero Erich von Siebenthal (Udc) ha depositato un’interpellanza, articolata in otto domande specifiche, tesa ad approfondire il tema della somministrazione del Ritalin e similari ai bambini. Dalla risposta del Consiglio federale, datata 18 febbraio 2009, emerge innanzitutto che, secondo i dati forniti a Swissmedic dalle aziende farmaceutiche, vi sarebbe un aumento delle vendite di Ritalin da ricondurre non tanto a prescrizioni pediatriche ma piuttosto all’utilizzo da parte di adulti. D’altro canto si specifica che “in Svizzera non vi sono dati relativi ai pazienti trattati, quali l’età o la durata della terapia. Di conseguenza non si conosce il numero di bambini o adolescenti cui sono somministrati Ritalin o medicamenti a base di principi attivi analoghi”. Si aggiunge poi che, “se la diagnosi è stabilità correttamente e se sono rispettate le indicazioni omologate, il rapporto beneficirischi, nel quadro di un programma terapeutico completo (con misure psicologiche, scolastiche, sociali ecc.), è positivo: generale aumento del benessere, minori difficoltà di integrazione a scuola, miglioramento dell’apprendimento, rafforzamento dell’autostima ecc.”. È prerogativa, dunque, del medico curante quella di stabilire la pertinenza di un trattamento pediatrico a base di Ritalin, in seguito a una valutazione dei possibili vantaggi e svantaggi. La risposta si conclude con le seguenti parole: “Sulla scorta delle conoscenze attuali, la somministrazione di Ritalin a un bambino nel quadro di un trattamento basato sulle regole riconosciute della scienza medica (lege artis) non costituisce alcun pericolo per la salute del paziente. Come indicato nella sua risposta alla


L’indicazione Il metilfenidato è indicato per la cura farmacologica della sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD: Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), un disturbo del comportamento che coinvolge, a seconda delle stime e dei metodi di indagine, dal 3 al 5% dei bambini. Malattia reale o immaginaria? Secondo numerosi critici, i criteri di diagnosi dell’ADHD sono infatti vaghi e sono stati più volte modificati, inoltre non esistono esami clinici precisi in grado di confermare la presenza della malattia. Alcuni studiosi si sono spinti ad affermare che l’ADHD non è stata scoperta, ma inventata. I motivi di questa invenzione vanno individuati nella sinergia, più o meno spontanea, fra gli interessi della cause farmaceutiche da un lato e la probabile incapacità della società contemporanea di comprendere e affrontare comportamenti infantili non completamente aderenti a un modello

definito e rassicurante. I bambini irrequieti avrebbero semplicemente bisogno di maggiori attenzioni e di un contesto sociale più accogliente, ma è più semplice pensare a una qualche malattia di origine genetica – o a una malattia curabile con qualche farmaco… – evitando così di mettere in discussione il proprio ruolo di genitori o di educatori. Questo differente modo di interpretare il fenomeno spiegherebbe il fatto che il numero delle diagnosi varia notevolmente da una nazione all’altra, ma di certo non aiuta i bambini che invece presentano gravi disturbi. Disturbi che non possono che peggiorare se vengono trascurati o sottovalutati. Uso e abuso I disagi psicologici, secondo le posizioni più sensate, andrebbero innanzitutto curati tramite assistenza e supporto, ricorrendo alle cure farmacologiche solo in caso di forme gravi e invalidanti della malattia, e sempre all’interno di un intervento multimodale; una terapia combinata in cui il Ritalin rappresenterebbe soltanto uno degli elementi di una strategia terapeutica molto più complessa della semplice somministrazione di un

farmaco. All’opposto, troviamo atteggiamenti terapeutici intransigenti che sostengono un rifiuto generalizzato dei farmaci psicoattivi. Pur senza abbracciare questi eccessi, vi è ben più di un sospetto che il Ritalin costituisca una facile scorciatoia per non affrontare problemi che sarebbe meglio cercare di risolvere con strumenti più adatti di una semplice, e non si sa quanto innocua, pillola. In contesti sociali contrassegnati da un’alta competitività all’interno del mercato del lavoro, soprattutto in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, il metilfenidato viene spesso utilizzato senza che vi sia una reale esigenza clinica. Una recente ricerca dell’Università di Buffalo (USA) – Daniel A. Waschbusch, “Journal of Clinical Child and Adolescent Psychology 2007”, vol. 36, n. 4 – avrebbe poi dimostrato l’esistenza di un atipico e curioso effetto placebo del Ritalin. Atipico perché agirebbe non sui bambini, ma sugli educatori che dedicherebbero maggiori attenzioni ai bambini sapendo che questi assumono il Ritalin, anche se in realtà è stato somministrato loro unicamente dello zucchero. Un risultato molto interessante sul quale, se verrà confermato da altre ricerche, non si potrà non riflettere.

» di Ivo Silvestro

domanda Von Siebenthal 08.5170 e basandosi sullo stato attuale delle conoscenze e sulle informazioni disponibili, il Consiglio federale non ritiene necessario intervenire presso le autorità preposte all’omologazione o presso gruppi di specialisti”.

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» di Demis Quadri; immagine tratta dal sito www.henryzecher.com

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Sherlock Holmes in cattedra

Scienza

diamine me ne importa?” risponde Sherlock Holmes a un’osservazione del dottor Watson nel romanzo di Arthur Conan Doyle Uno studio in rosso (1887). “Lei dice che giriamo intorno al sole. Anche se girassimo intorno alla luna non farebbe un soldo di differenza per me e per il mio lavoro”. Ma dopo aver indagato sul caso della morte di un aristocratico appassionato di scienza, rischiando per ignoranza di portare alla condanna di un innocente, dovrà ricredersi. Questo è quanto accade in un racconto del fisico e divulgatore scientifico Colin Bruce, uno dei dodici del volume Sherlock Holmes e i misteri della scienza (vedi Apparati), dove il famosissimo detective inglese e il suo fedele compagno d’avventure – di recente riportati sul grande schermo dal regista Guy Ritchie – si trovano a investigare su una serie di crimini che li condurranno attraverso un percorso che passa per le teorie di Copernico e Galileo, le leggi sulla conversione dell’energia, le rivelazioni di Albert

Colin Bruce Sherlock Holmes e i misteri della scienza Raffaello Cortina Editore, 1997 Il volume offre una ricostruzione, di tipo molto speciale, delle grandi scoperte della scienza. La teoria si cala nella realtà e ogni “caso poliziesco” fornisce la chiave per comprendere una tappa nel progresso della ricerca scientifica.

e Il quanto di Natale. Esplorando con Dickens i misteri della fisica – ha l’innegabile vantaggio di rendere più tangibili informazioni altrimenti piuttosto astratte. E oltretutto approfitta di un dato fondamentale anche per la coscienza di sé: la narrazione. L’identità di tutti noi è in effetti fondata Einstein sul moto browniano, sul racconto che ciascuno “si fa” della prola scoperta della radioattività pria storia. Perché non sfruttare lo stesso ad opera di Pierre e Marie meccanismo per rendere comprensibile la Curie, e così via. scienza e farla protagonista di una serie di Spesso il profano può essere brevi racconti? affascinato dal mondo scienCon Sherlock Holmes e le trappole della logica, tifico. In una società dove i Colin Bruce spinge l’investigatore di Baker prodotti delle industrie farStreet in altre dodici avventure. Qui ci si maceutica, informatica ecc. trova proiettati in un universo all’apparenza assumono sempre maggior del tutto compatibile con i nostri cervelpeso, poi, nessuno ha diffili, ma che in realtà non è così intuitivo: coltà a intuire l’importanza ne sono prova le cifre d’affari di lotterie di quel mondo. Ma quando e casinò. Naturalmente gli omicidi sono si cerca di avvicinarlo, magari presenti anche in questo libro, ma stavolta per mezzo di opere divulgaco-protagonisti sono gli errori di logica nella tive, non sempre si riesce ad conduzione di affari, il calcolo delle probaarrivare a capo “di qualcosa”. bilità nel gioco d’azzardo, le permutazioni Quanti libri sulla relatività si possibili tra brani di un testo ecc. E allora possono leggere continuando come cercare di spiegare, per esempio, come ad avere l’impressione di non mai se lancio una moneta cinque volte otazzeccarci più di prima? terrò, magari, sempre I cadaveri certo non mancano, ma stavolta il la stessa faccia; mentre più celebre tra gli investigatori si muove tra se lo faccio mille volte il numero di teste le strade nebbiose di Londra con un nuovo e di croci sarà molto obiettivo: spiegarci la scienza e la logica simile? Immaginando di osservare la camminata di un barcollante ubriaco che, dalla La strategia divulgativa scelta prospettiva di chi lo guarda allontanarsi, da Colin Bruce – ma anche, sembra deviare sempre meno rispetto alla sempre pescando dal catapropria meta. logo del medesimo editore Se così abbiamo un’illustrazione della legge milanese, da Robert Gilmore, dei grandi numeri, rimane però aperta una autore di Alice nel paese dei domanda: chi sarà l’assassino...? quanti. Le avventure della fisica

»

“Che

Libri


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nostro settimanale ha pubblicato due approfondimenti dedicati al continente africano e alla subdola “colonizzazione” economica da parte di alcune nuove potenze commerciali (Ticinosette n. 05 e 06). Questa ennesima visione dell’Africa (o delle Afriche) quale terra di conquista pare dimostrare come nulla sia cambiato dalla tragedia della tratta degli schiavi e dalla colonizzazione di stampo europeo. Se è vero che il Continente nero ha da sempre catturato l’immaginario e le fantasie di molti narratori – su tutti Ernest Hemingway e la sua passione per la caccia –, di questo immenso territorio alcuni sono riusciti a cogliere i lati più oscuri, dolorosi, intimi. Bruce Chatwin è fra questi.

Originariamente pubblicato nel 1980 e uscito tre anni più tardi per Adelphi – che ha in catalogo tutte le opere dello scrittore nato a Sheffield nel 1940 –, Il viceré di Ouidah narra le vicende della famiglia Da Silva che, cent’anni dopo la morte del capostipite Dom Francisco Manoel, si ritrova per celebrare i fasti di un potere ormai perduto. Dom Francisco era infatti un negriero, giunto sulla costa africana del Dahomey (l’attuale Benin) per avviare quel terribile commercio verso il Brasile. In un vortice che miscela religione, denaro ed elementi pagani, pazzia e grottesco, storia scritta e sogni, si dipanano la storia – ricucita da Chatwin attraverso immagini forti di una umanità costantemente violata – e i destini di due

continenti, quello sudamericano e quello africano. Lontano dalla scrittura epica di Gabriel Garcia Márquez, violento e realista quanto basta (Joseph Conrad), viaggiatore incallito, visionario, instancabile curioso e storico per passione, nelle sue storie romanzate Bruce Chatwin centrifuga la realtà dei fatti attraverso l’indole infantile di “raccontastorie” che lo contraddistingue. In un’intervista pubblicata nel ventennale delle sua scomparsa (Tuttolibri, “La Stampa”, 17.1.2009), la vedova di Chatwin, Elisabeth, ricordava: “(...) Bruce se stava fermo troppo tempo nello stesso posto, come posso dire?, si ammalava, si notava in lui una sorta di ipocondria!”. Malato di Aids, Bruce Chatwin morì il 18 gennaio del

Bruce Chatwin Il viceré di Ouidah Adelphi, 1983

» di Giancarlo Fornasier

Alcune settimane or sono il

Letture

1989. A questo romanzo il regista Werner Herzog si ispirò per la realizzazione di Cobra Verde (1987), con Klaus Kinski nella parte di Francisco.

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» testimonianza raccolta da Demis Quadri; fotografia di Igor Ponti

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federale... Ho lavorato diverse volte per i consiglieri federali: quando ti ritrovi gomito a gomito con loro, ti rendi conto che sono persone come le altre. La parte più gradevole del mio lavoro però sono stati i viaggi all’estero. Il direttore della Pilatus era mio collega perché in squadriglia volavamo assieme. Una volta gli ho detto che, se si doveva portare un velivolo in un altro paese, io sarei andato volentieri. Dopo sei mesi di silenzio, all’improvviso ricevo una telefonata e lui mi dice: “Senti, ho bisogno di portare un aereo a Bangkok”. Ho risposto di sì. I colleghi mi dicevano che ero Una vita volando nei cieli svizzeri e in matto: con i sistemi dell’aviaquelli che portano all’Estremo Oriente. zione civile volare in Svizzera All’insegna dell’avventura. E oggi, men- o all’estero è un po’ diverso... Ma ho sopportato bene la tre fa fruttare al meglio la propria pen- prova, visto che poi ho fatto sione, solca i mari in barca a vela una dozzina di voli di quel tipo nei paesi più disparati to per lo spegnimento degli dell’Estremo Oriente. Sono innamorato di incendi nei boschi, compito quell’area: l’India, la Birmania, la Thailandia, per il quale ho fatto 5500 le isole dell’Indonesia sono luoghi meravivoli. Ho fatto anche parecchi gliosi. Lì ho fatto esperienze incredibili, mi voli di salvataggio e ho avuto sono accorto che si impara molto di più con l’onore di ricevere una medaun viaggio del genere che leggendo un’englia d’oro grazie all’intervenciclopedia. Oltretutto ho trovato un sacco to per un ragazzo caduto in di amici: ogni tanto, con mia moglie o da montagna. Era brutto tempo solo, vado ancora a trovarli. Già dal primo e la guardia aerea non poteva volo fino a Bangkok però ho avuto problemi: muoversi, io però ho trovato per esempio, se si va a fare rifornimento di un passaggio per poterlo ancarburante in Palestina, non si può più volare dare a recuperare e portare in Israele, e viceversa. Per questo certe volte a Berna. Aveva perso le due bisognava seguire degli itinerari un po’ tormani, ma all’ospedale hantuosi per arrivare all’obiettivo. Bisogna anche no potuto riattaccargliele. Di considerare che l’aereo faceva al massimo mestiere era disegnatore, e 800 km, per cui ci si doveva fermare spesso dopo l’operazione ha potuto e rimanere una giornata nei vari posti: così ricominciare a fare il suo laper il primo viaggio sono stato via un mese, voro. Una volta invece stavo con grande piacere di mia moglie che non volando da Ambrì a Lodrino e poteva avere mie notizie perché all’epoca ho visto un incidente sull’aunon c’erano i telefonini... Ma per evitare tostrada: sono atterrato e ho questo o quel problema ho potuto attravercaricato sull’elicottero una sare anche i paesi del Medio Oriente. E alla donna gravemente ferita, che fine sono arrivato a Bangkok, dove sono però purtroppo è morta durimasto due settimane per istruire i piloti e, rante il trasporto all’ospedale avendo conosciuto la famiglia del Ministro di Bellinzona, nonostante si dell’Agricoltura, ho poi potuto ammirare le fosse trattato di un intervento bellezze della Thailandia. veramente rapido. Per contro, Adesso ho tante occupazioni, ma senza teril bello di volare in elicottero è mini. Tutta la vita ho lavorato coi militari, che si hanno molte occasioni con l’orologio sempre alla mano. Ora tra il di incontrare gente, perché ci giardino e gli hobby faccio tante cose, però si può ritrovare con a bordo il sono io a stabilire gli orari. Intanto viaggio comandante di corpo dell’arancora volentieri, vado anche in barca a vela. mata, il vescovo, il consigliere Così mi godo il pensionamento.

Ettore Monzeglio

Vitae

o lavorato per 41 anni per la Confederazione, di cui 39 come pilota professionista e collaudatore. Per 35 sono stato anche esperto di incidenti aerei: un lavoro delicato, ma che deve essere fatto. La mia passione per il volo è nata a scuola, anzi prima ancora, quando mio papà mi ha regalato un aeroplanino, uno di quei meravigliosi giocattoli a molla, e mi son detto: “Voglio fare il pilota”. Ho frequentato le scuole dell’obbligo con poca voglia di studiare, facendo sempre il minimo per passare la classe. Poi ho fatto l’apprendistato di meccanica e da lì sono rimasto nell’ambiente, sempre con l’idea di diventare pilota. Dopo la visita di reclutamento per il militare, perché ero grande e grosso, un maggiore svizzero tedesco mi assegnò alla fanteria, sostenendo fosse peccato farmi andare a lucidare aeroplani. Diventato tenente dei mitraglieri di montagna, ho ricominciato il servizio dall’inizio per fare il pilota. Ero di nuovo un soldato qualunque, ma spinto da una tremenda passione. All’epoca nell’esercito c’erano ancora il sentimento di guerra, il ricordo dell’armata tedesca e quello degli americani, per cui era richiesta molta disciplina, ma siccome avevo un buon fisico non ho avuto problemi. A quel punto mi sono ritrovato a Locarno, tra 880 candidati, poi selezionati a tavolino fino a diventare 65. Con questi abbiamo cominciato l’istruzione con i famosi Bücker. Pian piano c’era sempre qualcuno che ci lasciava, fino a quando siamo rimasti in 14. Ho cominciato a volare come meccanico e mi hanno istruito come pilota collaudatore. Così ho sviluppato con i motori degli aerei, anche di quelli a reazione, un feeling particolare. Ho volato e fatto collaudi con velivoli di ogni tipo, dal Bücker fino al Venom, prima di passare agli elicotteri e ai turboelica della Pilatus. Con un collega sono poi stato scel-

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H


RITRATTI DI CONFINE di Fabio Martini; fotografie di Jacek Pulawski

UN GIORNO E UNA NOTTE INSIEME AGLI UOMINI CHE, DOPO UNA LUNGA E DRAMMATICA ODISSEA, GIUNGONO AL CONFINE SVIZZERO DI CHIASSO IN CERCA DI FORTUNA E DI UNA VITA MIGLIORE. CORPI, VOLTI E SGUARDI CHE NARRANO DI “ALTRI” MONDI E DI SOFFERENZE SCONOSCIUTE, SOLO IN APPARENZA LONTANE, MA DI FRONTE ALLE QUALI SPESSO CI RITRAIAMO INTIMORITI, INCAPACI DI CONDIVIDERLE. CON QUESTO SERVIZIO, PREMIATO DALLA “SWISS PRESS PHOTO” COME MIGLIORE REPORTAGE DEL 2009, “TICINOSETTE” AVVIA LA COLLABORAZIONE CON IL FOTOGRAFO JACEK PULAWSKI

Il progetto è stato realizzato con la gentile collaborazione della Polizia di confine svizzera e della Polizia cantonale ticinese


immagine grande: un immigrato clandestino riposa all’interno della stazione ferroviaria di Chiasso in basso: i locali della stazione della città di confine ospitano il quotidiano passaggio di immigranti provenienti sia dall’Africa sia dall’Asia. Secondo la procedura i richiedenti asilo devono presentarsi all’Ufficio federale dell’immigrazione per una prima registrazione. Una volta forniti i dati anagrafici, vengono interrogati sulla loro situazione personale e familiare, oltre che sulle ragioni che li spingono a cercare asilo. Per motivi di sicurezza, ogni individuo viene ripetutamente controllato, fotografato e gli vengono rilevate le impronte digitali. Queste procedure possono richiedere alcuni giorni, durante i quali la maggior parte di loro vive una condizione di paura e frustrazione. Nel corso del 2008, 16.606 nuovi immigrati hanno presentato domanda di asilo in Svizzera. Il 23% di queste domande sono state accettate nelle pagine seguenti: sui volti degli uomini che giungono a Chiasso animati dalla speranza di una nuova vita, risultano evidenti i segni della fatica, delle sofferenze e della paura dovuti alla difficile e spesso rischiosa odissea verso un’esistenza più dignitosa in apertura: un agente della Polizia svizzera di confine nel corso di un controllo su un richiedente asilo



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acek Pulawski è un uomo giovane, dai modi franchi. Parla velocemente guardandoti dritto negli occhi e dal suo italiano traspaiono chiaramente le origini polacche. Jacek ha vinto nel 2009 il premio della “Swiss Press Photo” come miglior fotografo dell’anno. In realtà non pensava neanche di partecipare e il suo nome non era particolarmente conosciuto nell’ambiente del fotogiornalismo. Ma evidentemente la forza espressa dalle sue fotografie, dedicate agli immigrati che giungono a Chiasso in cerca di una nuova vita, ha colpito la giuria che lo ha decretato vincitore. Lo abbiamo incontrato e ci ha parlato di sé, del suo lavoro e delle motivazioni che sottendono il suo impegno sociale. Il tema dell’immigrazione rappresenta un elemento centrale nello sviluppo della società attuale. Come sei giunto all’idea di occupartene?

“Il progetto iniziale a cui mi sono dedicato è stato in realtà quello della prostituzione in Ticino. Volevo mostrare una realtà diversa con un’ottica più diretta, più giornalistica, fotografare cosa è davvero quel tipo di lavoro, al di là dell’immagine convenzionale che se ne dà abitualmente sui quotidiani, con i freddi resoconti dei controlli della polizia cantonale. Da lì al tema dell’immigrazione il passo è stato breve, anche perché esiste una «zona» di contatto fra i due ambiti. Incontrare questi uomini, fotografarli, sentire la loro sofferenza tangibile… Ecco, quello che mi spinge verso questo lavoro è legato al mistero della sofferenza, alla capacità che gli uomini hanno di resistere e sopravvivere a condizioni terribili, di sfidare se stessi fino a toccare il limite. E può essere una ragazza che si prostituisce o un nigeriano che attraversa il Mediterraneo su un barcone alla ricerca di una nuova vita. Sono uomini e donne che a

un certo punto decidono – se di decisione o scelta si può parlare –, di mettere tutto in gioco, e per questo, dal mio punto di vista, sono persone che valgono moltissimo… Noi occidentali non ce ne rendiamo conto. Il loro orizzonte è quello della speranza… nel loro viaggio sono spinti da un bisogno estremo di vita, di salvezza e questo è commovente. Ma il prezzo è spesso elevato e non è difficile soccombere. Forse in questo mio interesse per il binomio sofferenza-speranza emerge una traccia della mia cultura che, al di là delle mie personali posizioni religiose, ha radici profondamente cattoliche. L’idea della croce, no… è un simbolo che sento. Poi c’è l’ignoto, la scoperta che sta dietro ogni incontro, ogni volto. Devo aggiungere poi, che non disponendo di grandi fondi, non potevo andarmene in Nord Corea o in Yemen… allora sono partito da qui. Del resto, ogni luogo nasconde tanti mondi e oggi è sempre più così”.

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Nigeria. In attesa della risposta da parte delle autorità svizzere

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Nigeria, 24 anni. Ha percorso 8.000 chilometri in due anni di viaggio


Quale accoglienza aveva avuto il tuo servizio su Chiasso? “Prima che ricevessi il premio della Swiss Press Photo, i giornali a cui l’avevo presentato l’avevano rifiutato. Adesso invece giungono le richieste di pubblicazione… da un certo punto di vista può apparire paradossale! Intendiamoci, io non sono particolarmente conosciuto come fotografo, e di colleghi che lavorano ce ne sono tanti. Credo però che noi europei, occidentali, anche nell’ambito del nostro settore, di fronte a questi temi preferiamo ignorare, chiudere gli occhi, cambiare marciapiede, come mi è capitato di osservare… mentre di fronte a queste immagini, a questi volti, alle espressioni di dolore non puoi sottrarti. Non ti salvi. Non dico che sia facile… le persone anziane, per esempio, hanno la tendenza a essere diffidenti, ad avere paura. È comprensibile, ma è sbagliato perché si instaura un clima di sfiducia reciproca. Loro sono qui e dobbiamo dargli il benvenuto,

offrendo condizioni di lavoro e accoglienza giuste, il che non significa essere permissivi su tutto e sempre”. Quale visione hai del tuo lavoro di fotoreporter? “Operare in modo troppo eclettico è rischioso in questo mestiere. Credo sia importante darsi una direzione, dei limiti entro i quali operare. Così come porsi un obiettivo morale, un’etica di lavoro. Mi rendo conto che è una cosa difficile da raggiungere, rispetto alla quale tanti si perdono. Nella mia fotografia non cerco il sensazionalismo, il sangue, lo shock. Lavorare in quel modo è pericoloso, poco etico e si rischia di fare dei danni seri alle persone. Non mi interessa neanche la foto «corretta» tecnicamente, che punta a tutti i costi alla perfezione formale. Mi preme piuttosto sviluppare un’idea, perché è l’idea che conta, la capacità di un’immagine di trasmettere un contenuto profondo agli altri… questo vale davvero”.

BIOGRAFIA Jacek Piotr Pulawski nasce nel 1978 a Wroclaw, in Polonia. Come fotogiornalista free lance opera principalmente in Svizzera per quotidiani e riviste. Suoi servizi sono apparsi sul “Corriere del Ticino”, “Der Bund”, “Tages Anzeiger”, “Basler Zeitung”, “Berner Zeitung”, “Le Temps”, “Edito - das MedienMagazine”, “24 Heures”, “Armee Aktuell”, “Swissinfo.ch”, “Kinki Magazine”, “NZZ”, “National Geographic Expeditions”. Nel 2009 ha ricevuto il premio come miglior fotografo dell’anno e migliore fotografia dalla giuria della “Swiss Press Photo” (l’immagine è quella pubblicata sulla copertina di questo numero di Ticinosette). Dal febbraio 2010 è membro di Impressum mentre il suo lavoro è rappresentato dall’agenzia Keystone con sede a Zurigo. Con l’attività svolta nel corso del 2010, egli darà il suo appoggio all’Osservatorio Svizzero per l’asilo e i diritti degli stranieri, associazione senza scopo di lucro. Attualmente sta lavorando su un progetto dedicato al tema della fede in Svizzera.

Nigeria, 24 anni. Ha attraversato il deserto del Sahara

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Nigeria. Arrestato perché privo di documenti validi


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Prost e Senna Il 14 marzo prenderà avvio il nuovo Mondiale di Formula 1, con il ritorno di Michael Schumacher, Alonso alla Ferrari e i soliti, confusi, regolamenti. Certo che, vent’anni or sono…

comprendere come venne assegnato il titolo piloti del 1990 è necessario compiere un ulteriore passo indietro di 24 mesi. È il 30 ottobre 1988, Gran Premio del Giappone a Suzuka: quell’anno entrambi i contendenti al titolo corrono sotto i colori della McLaren. Da una parte Alain Prost, francese, già due Mondiali sulla sua testa; divide i box con Ayrton Senna Da Silva, il genio della pioggia, brasiliano di 28 anni voluto alla scuderia inglese dopo i risultati ottenuti con la Lotus. Piloti stellari, auto celestiale: è la McLaren MP4/4 disegnata da Gordon Murray e motorizzata da un Honda V6 turbo. Basti pensare che delle 16 gare di quel 1988 la scuderia di Ron Dennis ne vinse 15… La gara: dopo una partenza disastrosa di Senna, Prost è davanti a tutti. Ma Ayrton si accoda al gruppo e torna nei giochi: in una gara indimenticabile il brasiliano prima riprende tutti, poi supera il “Professore” – soprannome affibbiato ad Alain per la gestione “matematica” di auto e gare – e fa suoi il gran premio e il titolo piloti (il suo primo). Uno smacco traumatico per Prost e le sue certosine strategie. Non stanca dell’evidente incompatibilità caratteriale dei due, l’anno seguente la McLaren ripropone la coppia franco-brasiliana. Su una sempre veloce MP4/5 – ora con un motore V10 da 3,5 litri sempre Honda – il 22 ottobre tutti si ritrovano ancora a Suzuka. Anche questa volta Senna rincorre e se vuole ripetere l’alloro deve vincere sia la gara giapponese sia l’ultimo appuntamento australiano. A Suzuka la pista è asciutta (tutti ricordano quanto Prost poco amasse il bagnato…): il brasiliano è in pole position ma la sua partenza non è impeccabile e il francese si ritrova in testa. Ayrton rimane alle sue spalle per buona parte della gara e, al 47esimo dei 53 giri totali, tenta il sorpasso in una chicane, all’interno, in frenata. Probabilmente Senna “azzarda”, di certo Prost prima pare “aprire la porta” poi – memore del Campionato – chiude la traiettoria e i due si toccano, fermandosi pochi metri più avanti, fianco a fianco. Ayrton cerca lo sguardo del francese, Prost invece scende dalla sua monoposto pensando che tutto sia finito. Passano pochi infiniti secondi: Ayrton prima esita, poi, aiutato dai commissari di percorso, riprende la pista… ma “tagliando” la chicane. Le immagini che seguono entrano nella storia con il brasiliano che – Gilles Villeneuve

insegna – prosegue con il musetto della sua auto danneggiato. Rientra ai box e ritorna in pista dietro alla Benetton di Alessandro Nannini che – forse all’oscuro di tutto – si fa raggiungere e sorpassare da Senna. Ayrton vincerà, ma la Direzione gara lo squalifica. Il titolo è di Prost, con la benedizione di Jean Marie Balestre (presidente della Federazione... e francese pure lui). E siamo così al 1990. Alain Prost nel frattempo si è accasato alla Ferrari; Senna, invece, è ancora alla guida di una McLaren, la MP4/5B, evoluzione di un progetto “anzianotto”. Il brasiliano ha però un buon inizio di campionato, mentre Prost sviluppa una Ferrari (la pulita e filante F641) che pare finalmente indovinata dopo anni di “lacrime e sangue”. Infatti, nella seconda parte della stagione vittorie e secondi posti giungono copiosi. Il 21 ottobre il Circus si ritrova a… Suzuka. Penultimo appuntamento: in classifica Ayrton ha 78 punti, Alain una decina meno. Il brasiliano è ancora in pole, il francese è al suo fianco. I semafori rossi si spengono: Prost parte bene e alla prima curva è davanti… ma Senna è lì, all’interno. Proprio quando Alain dovrebbe chiudere la traiettoria, inspiegabilmente allarga, allarga ancora… Ayrton “entra” nella fiancata destra del transalpino e lo “accompagna” velocemente nella sabbia. È la fine. Forse per la prima volta nella sua vita il brasiliano si fa più calcolatore del “Professore” e matematicamente si laurea Campione del Mondo. Quella di Suzuka sarà ricordata come “la gara dei 16 secondi”, tanto durò la sfida tra i due. Tralasciamo le polemiche che seguirono. Ricordiamo solo che il francese si ritirò dalla Formula 1 nel 1993, dopo aver vinto il suo quarto titolo sulla Williams FW15C. Il brasiliano invece fece suo quello del 1991, sempre su McLaren. Passato nel 1994 alla Williams, Ayrton Senna trovò la morte a soli 33 anni il 1° maggio al Gran Premio di San Marino a Imola (rottura del piantone dello sterzo alla curva del Tamburello), in quello che verrà ricordato come il weekend più nero della Formula 1 moderna: morte in gara di Ayrton, morte in prova dell’austriaco Roland Ratzenberger e pauroso incidente di Rubens Barrichello. Il 10 ottobre prossimo Suzuka ospiterà la 16esima prova del Campionato mondiale FIA di Formula 1. E tutti ricorderanno ciò che avvenne due decenni prima su quell’asfalto…

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Giove tende a favorire il rinnovamento spirituale. Grazie a questo passaggio e al transito di Venere potranno maturare sentimenti di abnegazione in favore della persona amata. Stanchezza tra il 3 e il 4 marzo.

Grazie ai passaggi planetari di Venere e Giove, saranno favoriti tutti quei progetti che potranno contare sull’appoggio del partner. Attenzione: controllate di più il vostro orgoglio.

Vita sentimentale tormentata dalle tentazioni per i nati nella terza decade. Attrazioni improvvise, anche a scapito delle convenzioni sociali. Momento particolarmente fervido per i più creativi.

Metamorfosi spirituale. Vita sentimentale in continua crescita per i nati nella seconda e terza decade. Svolte rivoluzionarie riconducibili a un paese estero o a una nuova città. Intuizioni improvvise.

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State attenti a non restare accecati dal vostro orgoglio o dai vostri ideali. Se siete della prima decade correte il rischio di essere travolti da una inarrestabile frenesia. Più passione e meno gelosie nella coppia.

Svolte professionali per i nati nella seconda e terza decade. Grazie ai numerosi transiti nell’opposta Vergine vi sentite più portati al rischio. Accettate con gioia i cambiamenti che il destino vi pone.

Ai primi di marzo il cammino di Saturno nel segno sarà sostenuto da un forte Marte benevolo. Grazie a questo passaggio troverete il vigore per risolvere una volta per tutte un vecchio problema.

Momenti d’oro per i nati in novembre. Grazie a Giove i nati nella seconda decade potranno fare importanti passi in avanti in qualunque settore della loro vita. Amori improvvisi per i nati nella terza decade.

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Se l’1 e il 2 del mese vi sentirete agitati, non preoccupatevi perché sarà la classica Luna storta. Cercate di affrontare le questioni professionali con maggiore tranquillità. Successi per i nati nella terza decade.

Momento sentimentale entimentale fortunato per i nati nella terza decade favorito da una crescita delle relazioni sociali e delle occasioni mondane. Se volete fare colpo su qualcuno comportatevi in maniera più disinvolta.

Inizio mese segnato da un forte stellium di pianeti nel settore finanziario. L’abilità finanziaria si accompagna all’edonismo, la generosità si sposa alla capacità di far fruttare il denaro. Nervosismo tra il 5 e il 6 marzo.

Grazie a Giove e Urano e al transito di Venere, l’amore fa il suo trionfale ingresso nella vostra vita sentimentale. Accentuata inclinazione all’ottimismo. Particolarmente importanti le giornate tra il 5 e il 6.

Easy to get in.

» a cura di Elisabetta

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Giocare… in borsa | p. 42 Tendenze | di Marisa Gorza |

La primavera è ormai alle porte, le giornate si allungano, il sole fa di nuovo capolino… E allora, cominciamo a rallegrare il nostro look a partire dal più simpatico e femminile degli accessori… l’immancabile borsetta!

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avole e storielle oggi le racconta la borsa preferita e così il coniglio bianco con il panciotto da dandy, i fenicotteri, le mongolfiere e gli orologi matti di Alice in Wonderland diventano pattern inediti su shopping, borse arricciate e incernierate, ombrelli e foulard di . Con le sue divertenti borsette e borsellini, , in vena di idee beneauguranti, inventa il modello “fuori dal gregge” con le sembianze di una buffa Pecora Nera. La narrazione procede con un accenno a Mary Poppins e alla sua magica borsona rivista da in un corposo tessuto tapestry percorso da fili d’oro e chiusa da cerniera con grosse gocce di diamante sfaccettato. Sono nel mood da fiaba le borsecappelliera di Camomilla per , grandi scatole a tutto tondo in contrasto con le piccole forme squadrate che ricordano golose caramelle. Assicurando il buonumore, il tema

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“borsa giocattolo”, svolto da Braccialini, ci porta in un fantastico

mondo naif. Ecco un eschimese doc che occhieggia vispo dal suo igloo in compagnia di tre teneri pinguini e un pupazzo di neve tra candidi fiocchi che, bardato di sciarpa, guanti sgargianti e immancabile nasocarota, si burla dell’inverno. Spassoso pure il cavallino a dondolo, tanto per riprendere il tema dei giochi d’antan in un coloratissimo patchwork di pelle e pietruzze. Sul suo dorso cavalcano nostalgia e fantasia. Questa stagione sembra proprio far rima con evasione, non per niente la linea by è dedicata al tempo libero e al relax con delle borsette-cartolina ispirate a diversi momenti della giornata tra i quali una visita allo zoo e una mattinata a funghi nel bosco incantato. All’insegna di un allegro mix di frammenti e decori combinati in modo volutamente casuale. Protagonista di zaini e bauletti della collezione

Tua

Braccialini

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ney Tunes, in calda lana spigata e

varie applicazioni, è ancora un bosco autunnale. In apparenza severo con i suoi rami quasi spogli, si scopre invece che è animato dai suoi mille abitanti: funghi, uccelli, scoiattoli e ovviamente l’insolente canarino Tweety che insieme agli amici dei famosi cartoons si diverte e fa divertire. La moda è un gioco da prendere molto sul serio specialmente quando si fa grintoso, per esempio, con il bauletto-forziere del pirata destinato da a personaggi di carattere. Giusto per racchiudervi arditi tesori e preziosi segreti femminili e non. Per giocare ai pirati c’è pure l’orologio “Skull” di che ha il fatidico teschio composto a mosaico dorato sul quadrante a sfondo nero. Tuttavia, per un pizzico di ottimismo in più, in sintonia con le borsette di stagione, si può scegliere la versione floreale dove i pistilli del Lilium diventano lancette imbrillantate. Per segnare solo ore gioiose e giocose.

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Orizzontali 1. Superlative • 10. Il nome della Fallaci • 11. Diana nel cuore • 12. Il primo alimento • 13. Il solido... del gelataio • 14. Fabio, noto attore • 16. Gran Turismo • 17. Un ruolo del calciatore • 19. Mezza pipa • 20. La West del cinema • 21. La passa in bianco l’insonne • 22. Il nome di Chagall • 23. Zia spagnola • 24. Il capo della tonnara • 26. In mezzo al coro • 27. Corsaro • 29. Detronizzò Faruk • 31. Il liquore della Giamaica • 33. Cede volontariamente i suoi organi o il suo sangue • 35. Lega Nazionale • 37. Romania e Zambia • 38. Precettore • 39. La Mondella • 41. Costoso • 43. La uccide Ercole • 45. Il nome di King Cole • 46. Assicurazione Invalidità • 47. Il nome di Bolivar • 49. Dittongo in guitto • 50. Detestar • 52. Attraversa Berna • 53. Lo spinto del sarto • 54. I confini di Lugano.

vini pregiati • 13. Mezza casa • 15. Il Ticino sulle targhe • 18. Fiume francese • 20. Marcello, indimenticato attore • 22. Il nome della Martini • 25. Cambiale antica • 27. Malattia della pelle • 28. La simboleggia Eos • 30. Cons. in sedia • 32. Mezza mela • 34. Sigla radiologica • 36. Privi di vestiti • 40. Croce Rossa • 42. La Bella danzatrice • 44. Un Profeta • 48. Carme lirico • 49. Antica città mesopotamica • 51. Il nome di Pacino.

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Verticali 1. Svetta su Torino • 2. Altare pagano • 3. Un dato della bocca da fuoco • 4. Venute al mondo • 5. Caratterizza il principiante • 6. La quarta nota • 7. Questa cosa • 8. Il box dell’aereo • 9. Rivendita di

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