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L’appuntamento del venerdì
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R EPORTAGE Lavoratori notturni AGORÀ Disoccupazione giovanile A RTI Giacometti VITAE Elisso Sulakauri
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numero 18 30 aprile 2010
Impressum Tiratura controllata 89’345 copie (72’303 dal 4.9.2009) Chiusura redazionale Venerdì 23 aprile Editore Teleradio 7 SA, Muzzano Direttore editoriale Peter Keller Redattore responsabile Fabio Martini Coredattore Giancarlo Fornasier
Agorà Disoccupazione giovanile: un problema aperto Arti Mercato. Il record di Giacometti Vitae Elisso Sulakauri
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GAIA GRIMANI
ALESSANDRO TABACCHI
NICOLETTA BARAZZONI
Reportage Turno di notte Astri
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GIORGIA RECLARI; FOTO DI REZA KHATIR
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Giochi
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Photo editor Reza Khatir
Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch Stampa (carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona Pubblicità Publicitas Publimag AG Mürtschenstrasse 39 Postfach - 8010 Zürich Tel. +41 44 250 31 31 Fax +41 44 250 31 32 service.zh@publimag.ch www.publimag.ch Annunci locali Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch In copertina Patrizia, soccorritrice per il Servizio ambulanza. Foto di Reza Khatir
Sotto il vulcano Cari lettori, è tempo di cenere, nubi e vulcani. Fenomeni di fronte ai quali nulla possiamo se non arrenderci e ammettere che la nostra relazione con la natura si snoda sempre lungo una linea di costante criticità. Del resto il problema è principalmente nostro, originato dall’umana ossessione per il possesso e il controllo di tutto quanto ci circonda, natura inclusa. Viviamo dunque una pia illusione, che il pianeta con i suoi quotidiani sommovimenti, cerca inutilmente di indurci a rimuovere. Sta di fatto che di difficoltà la nube ne ha create parecchie, e non solo ai turisti e ai viaggiatori rimasti bloccati per giorni in qualche scalo dell’emisfero boreale. A risentirne è stato soprattutto l’immenso indotto economico che opera in stretta correlazione al sistema aeroportuale: dalle strutture alberghiere e di ricezione ai tassisti di mezza Europa, dai grandi gestori di logistica alle stesse compagnie aeree con i loro 18.000 velivoli rimasti a terra. Si inizia allora a sentir parlare di “disoccupazione funzionale” e non è un caso che il Commissario alla concor-
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renza dell’Unione Europea, Joaquin Almunia, esprima preoccupazioni riguardo a possibili tentativi da parte delle compagnie di volo di approfittare della situazione – certamente sfavorevole, visto il miliardo e più di euro andato letteralmente in “fumo” – per attuare licenziamenti e ristrutturazioni non giustificate. Certo è che il vulcano islandese, dal nome impronunciabile degno di una saga fantasy, si è fatto vivo in un momento assai poco favorevole per l’occupazione del continente, indebolita da una crisi i cui effetti esitano a sfumare. Vediamo allora di celebrare con la pubblicazione del bel reportage di Giorgia Reclari e Reza Khatir un degno 1. maggio, dando voce e volto a chi, con dedizione, onestà e sacrificio, garantisce attraverso il proprio lavoro notturno una serie di servizi indispensabili all’intera collettività. Senza dimenticare il pezzo di apertura che Gaia Grimani ha dedicato al tema più che mai critico della disoccupazione giovanile, una problematica che certo la recente congiuntura non ha contribuito ad attenuare. Cordialmente, Fabio Martini
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Disoccupazione giovanile: un problema aperto
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Confusione, smarrimento, mancanza di obiettivi, difficoltà nell’operare scelte, paure psichiche, angosce, distrazioni, aumento del costo della vita, valori sballati o inesistenti… Questi sono solo alcuni dei disagi con cui i giovani si devono oggi confrontare e che in gran parte dei casi sono da ricondurre alla difficoltà di trovare una occupazione
Alla fine.
valutazione, basati sui sondaggi invece che sugli iscritti agli uffici di collocamento. Se li adottassimo anche noi, i nostri giovani disoccupati risulterebbero il 50% in più.
La difficoltà di trovare lavoro
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ell’Unione Europea il numero di disoccupati è ben superiore nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 24 anni che in quella dei più anziani. Secondo le statistiche Eurostat, a febbraio di quest’anno il 20,6% dei giovani di età inferiore ai 25 anni era disoccupato, mentre in Italia lo era addirittura il 28,2%. La disoccupazione giovanile rappresenta naturalmente un tasto dolente della nostra economia, un fenomeno in costante aumento un po’ in tutte le realtà europee, Svizzera inclusa, nonostante gli ultimi dati segnino un certo miglioramento. La nostra situazione, infatti, a confronto con quella di altri paesi, sembra meno drammatica: la disoccupazione giovanile, a marzo 2010, si attestava al 4,8%, un valore inferiore rispetto alle cifre precedenti anche se, in realtà, si registra un aumento del 20,9% in più rispetto a dodici mesi fa. Per la verità, e questo rappresenta un fattore critico, le cifre effettive sono più elevate, in quanto la metà dei giovani senza un impiego non si annuncia agli uffici di collocamento e quindi non rientra nel conteggio delle statistiche ufficiali. Nel Canton Ticino, storicamente superiore in tali statistiche alla media svizzera, il tasso di disoccupazione giovanile si aggira intorno al 6%, come ci spiega Sergio Montorfani, capo della sezione del lavoro del Dipartimento delle finanze e dell’economia. Va aggiunto che queste cifre, in apparenza più tranquillizzanti rispetto alla situazione europea, in realtà lo sono solo in parte poiché i sistemi europei adottano criteri diversi di
La disoccupazione giovanile, che negli ultimi anni ha registrato un incremento progressivo nella fascia di età dai 20 ai 25 anni, trova certamente origine nell’andamento congiunturale, ma è anche il frutto di fattori più profondi, verso i quali è indispensabile puntare l’attenzione. Nei periodi di recessione, essa tende a espandersi in misura maggiore rispetto alla disoccupazione generale; con il miglioramento della situazione congiunturale si contrae però più rapidamente rispetto alle altre fasce di età, avvicinandosi o rientrando nella scia della disoccupazione complessiva. In Svizzera alcune delle cause delle difficoltà per i giovani possono essere: il problema dei passaggi dalla formazione al mondo del lavoro, la sensibilità alla congiuntura e i mutamenti strutturali.
Comprare nuovo notebook. La maggior parte dei giovani tra i 15 e i 24 anni passa da una o più fasi di transizione tra il sistema di formazione e il mercato del lavoro. La prima è quella dalla scuola obbligatoria alla formazione professionale; la seconda quella dalla formazione al mercato del lavoro. Questi momenti di passaggio comportano un elevato rischio di disoccupazione, per combattere il quale è necessario ottimizzare le interfacce tra il sistema di formazione e il mercato
del lavoro, migliorando l’assistenza ai giovani. Le imprese, nei momenti di crisi, si vedono costrette a ridurre i propri effettivi, non rioccupando i posti vacanti e i giovani che terminano la formazione e sono alla ricerca di un primo impiego, incontrano particolari difficoltà a trovare un posto. Inoltre i profondi cambiamenti intervenuti in questi anni hanno modificato
Nuovo inizio. completamente la struttura dell’impiego. All’importanza crescente del settore dei servizi si contrappone poi un regresso dell’industria e della produzione manifatturiera, ambiti in cui il numero dei posti di formazione rispetto a quello delle persone occupate è tradizionalmente più elevato. I giovani che lavorano, inoltre, sono spesso indirizzati verso incarichi temporanei o a tempo parziale. Eppure le loro competenze sono fuori discussione, la durata degli studi tende ad aumentare e il livello di scolarizzazione è più alto che in passato. Negli annunci dei principali quotidiani europei, si richiede spesso, in coda a un’inserzione per la ricerca di un collaboratore, “un’esperienza di tre anni nel settore d’attività”. È un serpente che si mangia la coda. Niente lavoro senza esperienza. Niente esperienza senza lavoro.
Che cosa fare? Due categorie di giovani hanno particolare bisogno di assistenza nella ricerca d’impiego: quelli che, dopo la scuola ob-
bligatoria, non trovano un posto come tirocinanti e quelli che non riescono a integrarsi nel mercato del lavoro dopo il compimento degli studi superiori. La Confederazione e i Cantoni dispongono oggi di una serie di misure che si sono già dimostrate valide e sono volte, da un lato, al mantenimento dei posti di tirocinio esistenti e alla creazione di ulteriori posti a livello locale e, dall’altro, al sostegno dei giovani in cerca di un posto. Esaminando, poi, la condizione di chi è in possesso di un titolo di studio di livello secondario, va detto che l’obiettivo principale nel cercare un impiego consiste, come abbiamo visto, nell’acquisire una sufficiente esperienza professionale e, se possibile, nel trovare un lavoro duraturo. Per aiutare l’inserimento, vi possono essere l’offerta di formazioni transitorie e la possibilità di farsi un’esperienza, effettuando un periodo di pratica professionale presso l’amministrazione pubblica o un’azienda privata. Le stesse aziende riceverebbero poi dei sussidi per sostenere tale onere.
questo non sempre è all’altezza delle loro attese. Ciò creerebbe un aggravio notevole della Cassa dell’Assicurazione disoccupazione che erogherebbe delle prestazioni a chi, non avendo ancora lavorato, non ha neppure pagato i contributi. Mentre quindi si fa un appello alle aziende perché offrano più posti di lavoro ai giovani, dall’altra ci si rivolge ai giovani stessi perché siano più flessibili e, almeno all’inizio dell’attività lavorativa, accettino anche un’occupazione diversa da quella per cui si erano formati. Avere un lavoro, anche se non corrisponde a quello sperato e sognato, offre comunque alcuni vantaggi: immette nel vivo del tessuto sociale, aumenta il grado d’integrazione del giovane e il suo senso di responsabilità, lo allontana da pericolose tentazioni depressive o asociali. Per tutti, una grande conquista e, oggi, sembra, anche una speranza.
Gaia Grimani » diillustrazione di Micha Dalcol »
Conseguenze e implicazioni La disoccupazione, si dice, nuoce alla salute psichica di una gran parte dei giovani svizzeri, che finiscono per sentirsi inutili ed emarginati da una società nella quale non riescono a identificarsi. Ciò li porta generalmente a immergersi in un letargo profondo, a renderli passivi di fronte a ogni possibile spiraglio di luce. D’altra parte in questo periodo di dibattito sulla revisione dell’Assicurazione disoccupazione c’è chi sostiene che non sia giusto sovvenzionare i giovani che ricorrono troppo facilmente al sussidio di disoccupazione, soprattutto quando non si impegnano a sufficienza nella ricerca di un lavoro, anche se
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davvero da chiedersi cosa direbbe oggi il Maestro di Borgonovo di Stampa, se sapesse dei 75 milioni di euro versati per l’acquisto della sua scultura, una figura umana filiforme in bronzo, emblema di una concezione esistenzialista dell’arte e della vita, quasi una rimaterializzazione delle migliaia di corpi emaciati, anonimi, esangui, che hanno segnato la storia del ventesimo secolo nei suoi momenti
vano trovato un compagno nel mondo fatto di assegni e pagherò della mercanzia artistica internazionale. Il 4 febbraio la buriana era passata, velocemente tanto quanto era arrivata: di Alberto Giacometti più nulla, in televisione, come sui giornali. Chi non lo conosceva prima, avrà conservato nella memoria il nome per uno, due giorni al massimo; chi già lo conosceva, ha ricavato solo
Il 3 febbraio 2010 il nome di Alberto Giacometti è circolato su tutti i media del mondo: una sua scultura, intitolata “Uomo che cammina”, datata 1960, ha battuto ogni record a un’asta della casa Sotheby’s di Londra una sensazione di vacuità dal fiume di news fatte di cifre e zeri ascoltate o lette nei media. C’è di che meditare. Perché un grande artista deve essere ricordato solo in occasione di una banale asta,
per quanto elevate possano essere le cifre pagate per una sua opera? La trasformazione dell’arte moderna e contemporanea in un gigantesco affare è una realtà, una sorta di piovra che rischia di strangolare la creatività in nome del marketing. Quando Alberto Giacometti morì, nel 1966, le sue sculture allungate, dalla materia groppolosa e contorta, con i loro volti emaciati e scavati, i suoi ritratti fatti di tratti decisi eppure indefiniti, avevano raggiunto uno status considerevole fra i cultori dell’esistenzialismo, e l’associazione delle sue opere con le ricerche di Sartre era a quell’epoca molto frequente. Una generazione nutrita dall’esistenzialismo stava per incendiarsi nei moti di piazza del Sessantotto. Ed era anche pronta a dimenticare Giacometti e il suo tormento autoriflessivo. Curiosamente Giacometti – uno dei pochi artisti figurativi che si è dedicato alla figura umana nati dopo il 1900 e in grado di dire qualcosa di veramente convincente e nuovo –, non ha goduto di una vera e propria riscoperta in questi anni di diffuso ritorno alla figurazione. Troppo impegnativo, troppo cupo, troppo pessimista, forse. Alla generazione sopravvissuta alla seconda guerra
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più drammatici e oscuri. Il nome, sconosciuto ai più, di Alberto Giacometti, si è trovato incasellato nel diadema dei grandi investimenti dell’arte: Picasso, Dalì, Mirò, Johns, Arman, Basquiat, Botero ave-
Il record di Giacometti
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A cura di Claudio Spadoni Alberto Giacometti Editore Mazzotta, 2004 Il catalogo della mostra realizzata dal MAR di Ravenna nell’autunno 2004 in cui si ricostruiva il percorso di Giacometti, fornendo un quadro completo della personalità dell’artista che più di ogni altro ha saputo rappresentare le problematiche esistenziali dell’uomo contemporaneo. Il catalogo si avvale dei contributi critici di Fred Licht, Casimiro Di Crescenzo, Pietro Bellasi e Claudio Spadoni, quest’ultimo curatore della pubblicazione.
NUOVO: zucchero liquido svizzero di
» di Alessandro Tabacchi
mondiale le meste figure di Giacometti, larve silenti sperdute in piazze disadorne, potevano dire molto, indicando quegli orrori ai quali era necessario sfuggire per creare una società nuova e migliore. Le sue figure, quasi relitti mummificati di qualche arcana devastazione bellica, davano forma compiuta alle ansie di una società dominata dalla paura per la minaccia nucleare, e bene si adattavano a ritrarre le angosce di un mondo sopravvissuto suo malgrado alle carni ferite a morte di Auschwitz e Hiroshima. Ma oggi sembra che la via dell’arte passi altrove. L’introflessione espressiva dell’arte di Giacometti, i silenzi che evoca, la materia lacerata di cui si compone, la gestualità misurata di ascendenza classica, la relazione profonda con la drammaturgia, tutto questo è molto lontano dalla sensibilità degli artisti dell’era globale. Eppure la sua eredità, sebbene in profondità, è stata recepita da alcuni spiriti aperti, specie nell’area germanofona: Andrè Butzer, Kai Althoff e Jonathan Meese, tre dei migliori esponenti della generazione nata attorno al 1970 e affermatisi dopo la riunificazione tedesca, devono molto alla ricerca giacomettiana. Peccato che nessuno abbia ricordato questa eredità nelle veline del 3 febbraio 2010. Riducendo il tutto solo a una cifra a sette zeri.
ucrisse.
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» testimonianza raccolta da Nicoletta Barazzoni; fotografia di Igor Ponti
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ho sentite raccontare da mio nonno. Stalin aveva molte fobie, era ossessionato da sua madre e dalle malattie. Nonostante il ruolo che ricopriva, mio bisnonno non ha militato nel regime e non ha mai aderito al partito. Forse per questo siamo stati risparmiati da un destino che altri non hanno avuto. Mio nonno mi raccontava che Stalin adorava sua madre ma al contempo la temeva. Egli le chiedeva: ma perché mi picchiavi sempre quando ero piccolo? E lei gli rispondeva: se non lo avessi fatto non saresti quello che sei! Stalin veniva spesso nella nostra casa di campagna dove avevamo una sedia a Georgiana, studia all’Accademia di archi- dondolo che lui adorava. In tettura di Mendrisio. Il suo desiderio è Georgia ha vissuto anche dei momenti felicissimi quando, quello di trasferire l’esperienza acquisi- per esempio, sono diventata ta nella ricostruzione del suo paese campionessa di tiro alla pistola. O quando cavalcavo in che ha trovato per mio figlio libertà e senza sella tra le montagne del Cauuna sistemazione in un asilo, caso. Sono fiera e orgogliosa del mio paese. sostenendomi anche finanSe penso che sulla stessa strada convivono ziariamente. Provengo da un religioni diverse. Infatti a pochi metri di dipaese post-comunista. A sette stanza, una dall’altra, c’è la chiesa ortodossa, anni dovevo andare a scuola quella di Mosca e la sinagoga. Amo la mia con una divisa che odiavo. gente, li porto sempre con me e per loro ho Sono sopravvissuta perché il dei progetti che voglio realizzare quando rischio della morte era dietro sarò diplomata. Se in quello che pensi e fai ci l’angolo. Ho sentito la paura metti l’anima puoi cambiare il mondo. Con schiacciarmi mentre i carri un gruppo di miei amici architetti georgiani, armati fuori sparavano. Ma ho intenzione di contribuire alla ricostrunon si capiva chi sparava a zione del mio paese. Portiamo in Georgia il chi e perché. Nell’aria però sapere e il pragmatismo acquisito in Europa c’era qualche cosa di magico. perché stanno distruggendo i vecchi quarNon saprei spiegare. Insieme tieri, con speculazioni edilizie e corruzione. a mia sorella mi nascondevo Questi anni vissuti in Ticino non sono stati sotto i tavoli, come se fosse facili, ma l’esperienza svizzera mi ha aperto tutto un gioco. Ho sofferto gli occhi. Sono estremamente riconoscente molto ma credo che la sofa chi mi ha aiutata. Ci sono lingue diverse ferenza ti aiuti a guarire. È che convivono in questo paese. Più conosci una cosa buona. Vivendolo, e meno giudichi: questo è l’insegnamento ho capito che il comunismo che ho acquisito vivendo in Svizzera anche può esistere solo nella teoria se avverto che spesso le persone sono tristi e perché nella pratica porta soscontente. L’eccessivo materialismo soffoca lo distruzione. La sorella di l’anima. C’è un sottofondo di indifferenza e mia nonna, a 18 anni per il insoddisfazione tra le persone. I georgiani al solo fatto di aver raccontato contrario sorridono anche se non possiedono una barzelletta tra amici, è nulla. Anche quando vivevo a Milwaukee le stata perquisita e deportata cose non erano semplici. Da questo punto di in Siberia, dove è rimasta per vista ho apprezzato l’esperienza della guerra, 12 anni. Mio bisnonno è stato quando sedevo insieme agli amici accanto a imprigionato e torturato. La un piccolo fuoco. Senza elettricità, acqua e vita non aveva nessun valore. gas ho vissuto una condivisione umana che L’altro bisnonno è stato per non ha nulla a che vedere con la freddezza anni il cardiologo personale dei paesi ricchi che a volte può ferire più di Stalin. Le sue memorie le profondamente di tante guerre.
Elisso Sulakauri
Vitae
engo dalla città di Tbilisi in Georgia. Ho 27 anni, un marito che fa il regista e un figlio di tre anni. Mio marito l’ho conosciuto negli Stati Uniti. Dopo esserci frequentati per soli cinque giorni tra noi è scattata la scintilla. La magia però si è interrotta perché, Levan Koguashvili, questo è il suo nome, è dovuto rientrare in Georgia. Per due anni ci siamo sentiti pochissimo anche perché io dovevo tornare in Svizzera per continuare gli studi. Mio marito ha preso parte alla prima guerra civile come giornalista. Quando, durante l’estate, sono rientrata nel mio paese, dopo un mese abbiamo deciso di sposarci. Ci siamo trasferiti a New York dove lui stava girando un documentario sulle donne georgiane emigrate che lavorano illegalmente, spesso assistendo gli anziani e per questo sono costrette a dividersi dai loro figli. Le chiamano Women from Georgia. Subito dopo il matrimonio abbiamo avuto Lazare, nostro figlio, che è nato a sei mesi. Questa nascita prematura ci ha messi a dura prova perché il bimbo è rimasto per tre mesi nell’incubatrice, in bilico tra la vita e la morte. Assisterlo per sette ore al giorno, in ospedale, è stata una prova dolorosa che ci ha legati molto. Il mio amore per mio marito è cresciuto insieme alle difficoltà e a mio figlio. Se c’è amore si costruisce insieme, in particolare nei grandi momenti di difficoltà. Ho iniziato uno stage a New York con l’architetto Daniel Libeskind. Grazie all’associazione Amici dell’Accademia di architettura ho potuto, in seguito, ottenere una borsa di studio che mi ha dato la grande opportunità di studiare a Mendrisio. Ancora una volta purtroppo mi sono confrontata con una grande separazione che mi ha fatto soffrire molto perché Lazare ha bisogno di grandi attenzioni. Sono stata aiutata dall’associazione Gender
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Turno di notte Viaggio fra i volti e le storie di vita dei lavoratori notturni
Grazie a loro si rinnovano i nostri riti quotidiani: il croissant fresco a colazione, le notizie nella buca delle lettere, le strade pulite, il ricordo di una serata in discoteca, la spesa fra scaffali traboccanti di merci. Grazie a loro siamo protetti e soccorsi a qualunque ora
testo di Giorgia Reclari; fotografie di Reza Khatir
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bituarsi è impossibile, dicono i tanti che l’hanno provato. Siamo nati per vivere alla luce del giorno, la notte è fatta per riposare, non per lavorare. Eppure da tempo abbiamo stravolto i ritmi naturali: la Terra gira troppo lentamente per noi che vogliamo a tutti i costi esser più veloci. Il giorno non ci bastava più e abbiamo conquistato la notte. E così, quando termina la giornata, le strade sono deserte, le automobili ingombrano i parcheggi, le saracinesche blindano tutte le vetrine e il silenzio sembra regnare su tutto. Ma è solo un’illusione. La realtà si cela dietro una finestra illuminata, nel suono di una sirena lontana, nel profumo di pane per strada, nel rimbombo soffocato della musica in un bar o di quello di un treno in transito. Ogni notte il buio si popola di donne e uomini che lavorano, controllano, producono, vegliano e accorrono quando abbiamo bisogno o siamo in pericolo. È un esercito invisibile ma indispensabile, quello dei lavoratori notturni. Ma chi sono e perché lo fanno? C’è chi vi è costretto, chi lo sceglie per arrotondare, chi ci si è abituato e chi lo preferisce perché non ama i normali orari d’ufficio. Sfidano le leggi della natura, escono di casa quando i loro bambini vanno a dormire e tornano la mattina per fare colazione e infilarsi sotto le coperte, cercando di sfuggire alla luce del giorno in arrivo. Ma poi la natura, che non ama le trasgressioni, spesso si vendica provocando stanchezza, fatica, sonno e problemi di salute. Il fascino della notte Eppure, dicono tutti, c’è qualcosa di misterioso e affascinante nel vivere la notte. Sarà quel senso di pace sospesa, quel silenzio a cui non siamo più abituati, immersi nei mille stimoli del ritmo quotidiano. La notte infatti regala sensazioni speciali, “È magica” dice Ivano, che da quasi quarant’anni lavora per le FFS nell’ambito del traffico merci alla dogana di Chiasso. “Dopo la mezzanotte, quando è passato anche l’ultimo treno passeggeri, cala il silenzio” racconta “Sui binari transitano allora migliaia di merci provenienti da tutta Europa. Il rumore dei convogli in partenza o in arrivo mi fa compagnia”. “La notte ha qualcosa di affascinante, difficile da descrivere” rivela anche Patrizia, da vent’anni soccorritrice per un Servizio ambulanza. “La sera rimangono di turno pochi colleghi e le attività si riducono. Si percepisce un senso di tranquillità, che durante le ore diurne non si prova mai”. Anche Mirella, una delle rarissime tassiste donne che fanno i turni notturni in Ticino, apprezza la calma delle strade poco trafficate e quella dei clienti, che di notte sono meno stressati. “D’altra parte possono esserci situazioni più rischiose e la prudenza – nella guida e nella gestione dei clienti
sotto: Ivano, da quasi quarant’anni lavora per le FFS nell’ambito del traffico merci alla dogana di Chiasso in apertura: Michael, produce pane biologico secondo il metodo tradizionale
ogni giorno – le ore effettive di sonno finiscono per essere solo quattro o cinque e le “giornate” per durare fino a 20 ore. Di giorno si può anche stare a letto, ma il vero riposo è un’altra cosa. Una condizione che con il passare degli anni diventa inoltre sempre più difficile da gestire, perché la capacità di recupero rallenta con l’età. I «veterani», che vivono i turni da molto tempo, guardano spesso con invidia i colleghi più giovani, che hanno una capacità di adattamento ancora elevata.
pagina accanto: Anna, cameriera in un bar (sopra) Mirella, una delle rare tassiste donne che lavorano di notte (sotto)
Piccole forme di resistenza Non c’è soluzione quindi? I lavoratori notturni sono destinati a vivere di continuo una condizione inumana e alienante? In realtà ognuno è riuscito a ritagliarsi degli spazi per sé e per le proprie passioni, una piccola forma di resistenza. I momenti liberi durante il giorno, conquistati con il lavoro nel buio, sono una ricchezza che chi sta in ufficio dalla mattina alla sera non conosce: non ci si trova incolonnati nelle ore di punta, si evitano le file al supermercato, si può approfittare davvero di una giornata di sole e praticare lo sport preferito. “Basta sapersi organizzare”, dicono. Ed è subito fatta: un’immersione subacquea per Patrizia, una conferenza una mostra d’arte o un corso di fotografia per Ivano, un pomeriggio con la famiglia per Michael, una passeggiata all’aria aperta per Mirella. Prima di augurare di nuovo la buonanotte a tutti e uscire di casa, nel buio.
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– è sempre d’obbligo”. Mirella ha scelto di lavorare anche di notte per poter approfittare delle giornate libere e l’irregolarità degli orari non le crea problemi. Una condizione vissuta anche da Michael, che fa il panettiere e lavora per quattro notti alla settimana. Produce pane biologico, seguendo i ritmi tradizionali di lievitazione e lavorazione. “La notte si lavora meglio – racconta – mi concentro sull’impasto, faccio poche pause, non squilla mai il telefono e non ci sono interruzioni. Il rendimento è molto maggiore”. Michael ha trovato da tempo un equilibrio nell’organizzazione delle sue giornate: “Comincio a lavorare alle 18 e finisco verso le 4 del mattino. Vado a dormire prima dell’alba e mi sveglio verso mezzogiorno. Non ho più nemmeno bisogno della sveglia per alzarmi e mantengo questi orari anche quando sono in vacanza”. Ma come fa? Viene da chiedersi. “Il segreto è la regolarità”, risponde “se si ha la possibilità di mantenere lo stesso ritmo per anni, il corpo si abitua e lo trova naturale”. In più, secondo Michael, il trucco sta nell’infilarsi sotto le coperte prima che sorga il sole, quando è ancora buio. Altrimenti la sensazione di squilibrio è maggiore. Già, ma questo è un “lusso” che si può permettere chi è indipendente e non ha bisogno di modificare i propri orari. Impensabile per tutti coloro che svolgono un’attività divisa su due o tre turni e si vedono sballottati periodicamente fra luce e buio. Abituarsi a questi ritmi è impossibile. Immancabilmente in questi casi – ripete chi lo vive
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1968 William Sheridan Allen, un professore di storia dell’Università del Missouri pubblicò un mirabile saggio storico tradotto da Einaudi con il titolo Come si diventa nazisti. Storia di una piccola città 1930–1935. Il libro prende in esame Nordheim, una cittadina di diecimila abitanti dell’Hannover, nell’arco dei fatidici cinque anni che portarono all’affermazione del nazionalsocialismo. Nel narrare la storia di questa rispettabile località, importante snodo ferroviario e sede di uffici pubblici, l’autore mette in luce come, a partire da uno minuscolo gruppo di nazisti, l’aberrante ideologia finì, nell’arco di poco tempo, per spazzare via ogni forma di vita democratica sfruttando le leve della paura, della xenofobia e del sentimento nazionalistico. Sempre nel 1968, Ron Jones,
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Visioni un professore di storia alla Cubberly High School di Palo Alto coinvolse i suoi trenta studenti in un esperimento ideato per spiegare la genesi del nazismo. Facendo leva sulle loro frustrazioni e aspirazioni, gli allievi furono coinvolti in un sistema cameratesco di rigida disciplina, che prevedeva l’uso di un uniforme e di un gesto di riconoscimento (l’onda, appunto). Dopo qualche giorno la situazione precipitò: studenti non aderenti al “movimento” furono aggrediti e forti tensioni si svilupparono all’interno della scuola. Jones fu pertanto costretto a interrompere d’autorità l’esperimento. Da questo episodio prende spunto il film tedesco del giovane ma dotato regista Dennis Gansel, ambientato in un liceo tedesco dei nostri tempi. Durante una settimana a tema dedicata all’argomen-
to dell’“autocrazia”, il professor Wenger – interpretato da Jürgen Vogel –, dopo una discussione sulle cause che possono condurre al totalitarismo, propone ai suoi studenti l’esperimento: per l’intero periodo egli sarà l’“autocrate”, il capo supremo, a cui i ragazzi dovranno obbedire ciecamente, conformandosi a un codice di abbigliamento e comportamento. L’esperienza agisce come un potente collante sul gruppo, contribuendo ad avvicinare soggetti fino a quel momento in aperta tensione fra loro (lo studente turco, il figlio di papà, l’intellettuale ecc) ma anche a far emergere in due studentesse un forte avversione nei confronti di quanto sta accadendo ai compagni. In una crescente escalation, il “cattivo maestro” finirà per perdere il controllo non solo della situazione
L’Onda (Die Welle) di Dennis Gansel Germania, 2008
dell’Onda, ma anche in parte di se stesso, fino al tragico epilogo. Un film intelligente e ben concepito, sostenuto da un ritmo serrato e affidato ad attori capaci. Un ottimo spunto per una riflessione sul totalitarismo all’interno di un progetto scolastico.
» di Fabio Martini
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gemelli
cancro
Grazie ai passaggi di Marte e Venere potrete vivere l’amore con maggior passionalità. Favoriti i viaggi e le relazioni amorose con le persone più giovani. Tra il 5 e il 6 maggio potrà realizzarsi un vostro progetto.
Grazie al passaggio della Luna in Acquario e ai transiti di Marte, potrà esserci una improvvisa sollecitazione della vostra irascibilità. Soprattutto quando qualcuno proverà a toccare la vostra indipendenza.
Favorite le atmosfere romantiche in compagnia del partner. Rinnovamento dei propri spazi e dei propri ambienti. Momento ideale per farsi belli o rifarsi il look. Non cedete troppo ai piaceri della gola!
Tra il 3 e il 4 maggio, la Luna, vostra tradizionale protettrice, non sarà dalla vostra parte. L’armonia di coppia potrà essere turbata da forti sbalzi umorali. Novità professionali in arrivo portate dal transito di Mercurio.
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Vita affettiva alla grande per i nati in luglio. State comunque attenti a non esplodere tra il 5 e il 6 maggio se vi doveste sentir toccati nel vostro orgoglio. Possibili problemi di comunicazione sul lavoro.
Intorno al 2 maggio possibili sbalzi umorali: Urano, Saturno e Luna si trovano in quadratura. Predisposizione verso le situazioni di rottura. Nuova forma intellettuale per i nati nella prima decade.
A partire dal 2 Maggio i nati tra agosto e settembre saranno baciati da una favolosa configurazione. Vita sentimentale in crescendo e svolte professionali per i nati nella seconda e terza decade.
Marte in quadratura per i nati nella seconda decade, Mercurio in opposizione per i nati nella prima. Imparate a tenere a freno la vostra lingua o la vostra rabbia se non volete inficiare i rapporti professionali o di coppia.
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Eros a gonfie vele per i nati nella prima e seconda decade favorito dai transiti di Marte e di Venere. Venere in opposizione e Marte in trigono. Sesso e divertimento potranno andare per diversi giorni a braccetto.
Maggio inizia positivamente grazie al transito di Mercurio nella vostra quinta casa solare. Possibili incontri con persone più giovani. Atmosfere gioiose. Occasioni sentimentali nell’ambiente di lavoro.
I nati nella prima decade saranno baciati dall’ottimo transito di Venere. Grazie al passaggio del pianeta dell’amore potrà esserci un incredibile aumento delle occasioni erotiche e di divertimento in genere.
Grazie a questo passaggio, se avete deciso di metter su famiglia potrete dedicarvi alla sistemazione della casa affrontandone gli aspetti più pratici. Cambiamenti radicali per i nati nella terza decade.
» a cura di Elisabetta
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Orizzontali 1. Vi sono anche quelli di analisi • 10. Beneficiano del lascito • 11. Chiude la preghiera • 12. Rimorchiare • 14. Infezione a volte letale • 15. Ebbe la moglie tramutata in statua di sale • 17. Pubblicate • 18. Il bel Brad • 19. Il dio egizio del sole • 20. Nervosi, scossi • 22. Altari pagani • 24. Segnale d’arresto • 25. Urto senza pari • 26. Arpia • 28. Un trampoliere d’acciaio • 29. Profonde, intime • 30. Stato africano • 31. Conosciuti • 32. Formano il perimetro • 33. Le iniz. di Tasso • 34. Il poeta de’ “Il silenzio più teso” • 35. Un verbo del cavaliere • 38. Due nullità • 39. La moneta europea • 41. Marina nel cuore • 42. Pronome personale • 43. Gavitello • 45. Ente Turistico • 46. Ippolito, scrittore • 48. Vecchie carabattole.
degli scacchi • 9. Incapacità • 13. I confini di Arogno • 16. Ostruiti • 18. Sigla postale • 21. Raganella arborea • 23. Lo stato con le piramidi • 27. Stazioni radiofoniche • 28. Vasi panciuti • 30. È vicino a Bellinzona • 34. Nome di donna • 36. Re… francese • 37. Né mio, né suo • 40. Producono more • 43. L’ami di Maupassant • 44. Vocali in stallone • 45. L’alieno di Spielberg • 47. Riga centrale.
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Verticali 1. La spedisce il ricattatore • 2. Ammobiliare • 3. Santificati • 4. Detestata • 5. Disconoscere, abiurare • 6. Tribunale da ricorso • 7. Predica vescovile • 8. Un pezzo
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