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REPORTAGE - SERVIZIO

MILITARE

Vite parallele Corriere del Ticino

L’appuntamento del venerdì

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numero 21 21 maggio 2010

Impressum Tiratura controllata 89’345 copie (72’303 dal 4.9.2009)

Agorà Autismo. Quel filo spezzato Società Relazioni. Incontri d’anime

DI

GAIA GRIMANI

DI

NICOLETTA BARAZZONI

Arti Mostre. Goya nella contemporaneità Vitae Esther Stella

DI

DI

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ALESSANDRO TABACCHI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

ROBERTO ROVEDA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Reportage Servizio militare. Vite parallele

DI

GABRIO CAIMI; FOTO DI JACEK PULAWSKI . . . . .

Chiusura redazionale

Tendenze Tessuti. Trame di canapa

Editore

Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Venerdì 14 maggio Teleradio 7 SA Muzzano

Direttore editoriale

DI

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MARISA GORZA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Peter Keller

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Triste Europa

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Soldati della Fanteria di Montagna Brigata 9 si esercitano con un lanciamine (Canton San Gallo) Fotografia di Jacek Pulawski

Cari lettori, gli ultimi quindici giorni sono stati caratterizzati da andamenti economici contrastanti. La “malattia” greca, il rischio di contagio verso altri stati europei, il ruolo ambiguo delle agenzie di rating – il cui compito dovrebbe essere quello di esprimere un giudizio sulla stabilità finanziaria di soggetti quali stati, enti, governi, imprese, banche, istituiti assicurativi e non di favorire le azioni speculative –, i ritardi con cui l’Unione Europea ha risposto alla situazione di emergenza e le enormi perdite provocate da tali indugi hanno indotto a un piano di riforma del Trattato di Maastricht. L’intervento (che prevede lo stanziamento di 750 miliardi di euro) messo in atto per rispondere ai rischi di un effetto domino sulla divisa europea e sull’economia del continente, attaccate da una manovra speculativa senza precedenti, se da un lato introduce timidi elementi di novità – il maggior potere alla BCE che avrà la possibilità di intervenire e monitorare più nel dettaglio le politiche finanziarie nazionali – dall’altro mira esclusivamente a ripristinare la stabilità finanziaria del “sistema Europa”. Il limite resta: si tratta di un piano di emergenza, incapace di andare oltre e di incidere sui veri meccanismi della crisi. L’unico strumento su cui i governanti europei continuano a insistere è l’austerità, la “raccomandazione” ai singoli stati a mettere in ordine i propri conti, in altre parole, a tagliare la spesa pubblica. Su quest’ultima, fra l’altro è pesato il piano di salvataggio del sistema bancario globale attuato di gran carriera subito dopo l’avvio della crisi, oltre un anno fa. Ma il problema in fin dei conti non sta neanche nei conti in disordine: tutti i paesi mostrano oggi un eccesso di debito pubblico e il deficit della Spagna non è superiore, per esempio, a quello della Gran Bretagna. Il nocciolo della questione sta altrove, nella difficoltà a crescere dell’economia europea, sempre più estromessa dal grande circui-

to economico mondiale, posizionato ormai sull’asse Cina - Stati Uniti. In tale contesto, mai come oggi l’assenza di un’Europa politica si fa drammaticamente sentire. Personaggi evanescenti come Barroso o la Ashton sono la manifestazione concreta della mancata volontà da parte degli stati nazionali (non solo i leader, ma anche i popoli, visto lo scarso entusiasmo con cui si recano a votare per il Parlamento Europeo) a superare gli steccati per la creazione di un’Unione effettiva e non solo virtuale. Senza dimenticare, che sono proprio questa debolezza e la mancanza di un reale coordinamento economico, politco e sociale a offrire il destro alle manovre speculative. Perché in realtà le istituzioni europee esistono, ma risultano inaridite sul piano del contenuto in modo che ogni stato possa continuare a perseguire la propria “politichetta”. Ma il problema immediato ora è un altro. Le misure di austerity serviranno certamente a ridurre il debito pubblico ma al tempo stesso contribuiranno a indebolire la popolazione, che vedrà svanire gli ammortizzatori sociali e quegli indispensabili elementi di welfare necessari al sostentamento sociale e individuale. Per non entrare nel merito della disoccupazione, destinata irrimediabilmente a crescere. Su questo scenario continuano a volare bassi gli avvoltoi della speculazione, pronti a scommettere che non ci sarà alcuna crescita, che i redditi non saliranno, che non aumenteranno le entrate fiscali degli stati, che i ricavi delle imprese resteranno al palo. E chi sarà allora in grado di rimborsare le enormi cifre messe ora a disposizione? Abbiamo un metodo (la democrazia) e degli strumenti (i mercati). Ma deve essere lo Stato a orientare e il mercato a realizzare. L’idea che quest’ultimo possa autoregolarsi è pura illusione ed è svanita, una volta per tutte. Cordialmente, Fabio Martini


Autismo. Quel filo spezzato

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Agorà

Il termine “autismo” deriva dal greco e significa “ripiegato su se stesso”. Le persone che ne sono afflitte si mostrano chiuse, solitarie, limitate a interessi ben precisi, con gravi difficoltà nella relazione con gli altri che il più delle volte evitano. Venti bambini su 10.000, soprattutto maschi, soffrono di questo disturbo che getta famiglie intere nello sconforto. Ma qualcosa è possibile fare…

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a circa 15 anni ho adottato a distanza un ragazzo indiano che è stato trovato per la strada, disorientato, accanto al cadavere del padre. Soffre di autismo e l’ho incontrato di persona sei anni fa, in India dove vive. Sono rimasta molto impressionata dal suo sguardo che mi attraversava senza fissarsi su di me, come se fossi trasparente e non gli interessasse minimamente il contatto. Per tutti i 15 giorni della mia permanenza il comportamento non è mutato. Cercavo con dolcezza di parlargli, di guardarlo, ma non ne ricavavo alcuna reazione. L’ultimo giorno, poche ore prima che partissi, vidi che era fuori della sala mensa, come se aspettasse qualcuno. Non appena mi scorse, mi venne incontro, mi consegnò un biglietto e se ne andò, senza proferir parola. Nel biglietto c’era scritto “I love you”, accompagnato da un disegnino infantile. Rimasi interdetta: aveva cercato una forma di contatto, dimostrando che non gli ero così indifferente come credevo. Da allora ho cercato di capire il disturbo di Sunil, questo il suo nome. Che cos’è l’autismo? L’autismo è un disturbo pervasivo dello sviluppo, per diagnosticare il quale devono essere presenti anomalie in tre differenti ambiti: nel linguaggio e nella comunicazione; nell’interazione sociale; nel gioco, negli interessi e nelle attività. II bambino, per esempio, non impara a parlare o inizia con grande ritardo, usa in modo ripetitivo parole e frasi; evita il contatto con gli occhi, usa mimica e gestualità in modo strano, non s’interessa agli altri bambini o non sa relazionarsi con loro in modo adeguato, non capisce le dinamiche del gruppo. I movimenti del corpo e delle mani sono stereotipati

e manifesta un interesse ossessivo per argomenti o oggetti. Le grandi vittime di un disturbo come questo, oltre agli stessi bimbi, sono i loro genitori, costretti ad affrontare ogni giorno un universo misterioso, incomprensibile. Un mondo frequentato dal figlio in cui è molto difficile penetrare. Inoltre, tendono a colpevolizzarsi, a cercare in se stessi le cause che hanno determinato una tale situazione, il tutto con grande sofferenza. Tanto più che nel passato si parlava di un disturbo causato da comportamenti “ostili” dei genitori nei confronti del figlio autistico, con conseguente chiusura del ragazzo in un mondo tutto suo. Dal 1980, invece, i manuali diagnostici definiscono l’autismo come un “disturbo dello sviluppo, innato, presente indipendentemente da cultura, religione, stato sociale ecc.”. Le sue cause non sono state ancora chiaramente individuate con precisione e alla sua origine intervengono sicuramente molti fattori: genetici e probabilmente biologici che prima, durante e dopo la nascita possono compromettere lo sviluppo del cervello e causare la malattia. Ma l’autismo non è certamente provocato da conflitti familiari o da errori educativi. Negli ultimi anni i ricercatori partono dal presupposto che un disturbo congenito del metabolismo e uno, acquisito, delle funzioni intestinali, possano essere corresponsabili dell’insorgere di sintomi autistici, che potrebbero migliorare grazie alla somministrazione di minerali o vitamine, quando se ne constata la mancanza nell’organismo. D’altra parte, si pensa a una disfunzione dell’intestino o alla presenza di sostanze tossiche nell’ambiente che possono essere la causa del disturbo e, in questo caso, si può intervenire principalmente con diete, fra le quali le più


Aiuti e terapie disponibili “Qual è il modo migliore per aiutare il mio bambino?”, è la domanda più importante e difficile che i genitori si pongono. Quasi tutti gli specialisti sono unanimi nell’affermare che quanto prima si prendono misure terapeutiche, tanto maggiori sono le possibilità che lo sviluppo dei bambini possa essere influenzato positivamente e la loro socializzazione favorita. Esistono programmi specifici per l’autismo la cui validità è stata provata scientificamente e che si basano sulla terapia comportamentale o sul gioco. Tutti i programmi sono ben strutturati e richiedono un lavoro quotidiano di diverse ore, con un rapporto operatore/paziente di 1 a 1. Mentre in altri Paesi tali offerte terapeutiche esistono già da tempo, in Svizzera

(e, purtroppo, soprattutto in Ticino), sono ancora assenti, sia per la carenza di personale specializzato sia perché esse, in gran parte, non sono riconosciute dai nostri enti. Di conseguenza, sempre più famiglie applicano questi metodi privatamente e si accollano gran parte dei costi finanziari. Nella maggior parte dei casi è la pedagogia dell’insegnamento differenziale al centro delle misure terapeutiche. Inoltre, secondo i bisogni del bambino, s’interviene anche con trattamenti specifici quali la logopedia, la fisioterapia, la psicomotricità o l’ergoterapia. Ai bambini con gravi disturbi della percezione è anche d’aiuto l’integrazione sensoriale. Ai bambini che non parlano si può insegnare l’uso di mezzi di sostegno comunicativi (immagini, gestualità, apparecchi elettronici). Disturbi della percezione di carattere visivo o uditivo possono spesso essere migliorati con l’adozione di mezzi ausiliari (per esempio, gli occhiali Irlen) o con speciali programmi (terapia uditiva integrativa). Che cosa si fa in Ticino? Nel 1989 nel Canton Ticino un gruppo di genitori si è unito con lo scopo di aiutarsi reciprocamente ad affrontare le

difficoltà che incontravano nell’occuparsi dei propri figli ed è nata L’Associazione Svizzero-Italiana per i Problemi dell’Autismo – SSI, via Ciseri, 19, 6600 Locarno; tel. 078 821 38 73; www.autismo.ch –, che successivamente, nel 1995, ha promosso la nascita della Fondazione ARES. Essa s’impegna per offrire alle famiglie un aiuto più concreto, formando dei volontari e dei semi volontari disposti a occuparsi di ragazzi e adulti tutti i giorni della settimana, durante le vacanze o in altri momenti prestabiliti. Dall’estate 2005 viene organizzata addirittura una colonia residenziale di 5 giorni per giovani e una diurna per minorenni. Da alcuni mesi, un luminoso appartamento a Locarno – aperto a tutte le persone con problemi di comunicazione – ospita il “Centro del tempo libero” dove si svolgono diversi laboratori espressivi come musica, cucina, pittura, danza, sport, e dove chi è affetto da autismo può sentirsi utile, esprimersi e avere la sensazione di esistere veramente. Lo scopo è quello di restituire alla sofferenza la sua dignità umana. E ci si riesce davvero anche se moltissimo, soprattutto a livello istituzionale, c’è ancora da fare.

Costipazione? Dormiteci sopra.

» di Gaia Grimani

diffuse sono quelle prive di caseina e di glutine. Ma quando ci si accorge di avere di fronte un bimbo autistico? Frequentemente sono proprio i genitori a notare che nello sviluppo del loro bambino “qualcosa non quadra”. A quel punto è importante che essi si rivolgano subito a uno specialista che abbia esperienza nel campo specifico.

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Società

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Molte cose sono cambiate da quando il filosofo Plutarco analizzò i rapporti umani che regolano le nostre vite. La neuroscienza, infatti, ha approfondito la natura dei legami tra esseri viventi stabilendo che essi si materializzano secondo modalità cellulari e molecolari. Sta diventando sempre più possibile parlare scientificamente di come si vede, si sente, si provano sensazioni e sentimenti. La teoria della mente, che è la capacità di comprendere gli stati mentali propri e altrui, viene applicata nella psicoterapia cognitiva nel cui ambito parla di mentalizzazione. Il processo risiede nella nostra comprensione degli altri, che a sua volta dipende, in modo cruciale, da come i nostri stati mentali sono stati compresi, durante l’infanzia, in modo adeguato da adulti rassicuranti e non minacciosi. La forza del pensiero ha trovato anche nel matematico, teologo e filosofo Blaise Pascal (1623–1662) un suo preciso riconoscimento poiché “la grandezza dell’uomo è il suo pensiero”. Secondo la legge dell’attrazione e della

Sconto online del 10% le) esiste prima del corpo, e come il corpo e più ancora, è il risultato di un processo relazionale e evolutivo che dura per tutto il corso dell’esi-

Le relazioni sono fra le esperienze più complesse con cui gli esseri umani si confrontano. Con gli amici o i colleghi di lavoro. Con la persona amata o con l’occasionale uomo o donna che s’incontrano per strada… stenza. Ce lo dice nel suo Breve trattato sull’anima (vedi Apparati) Philippe Lazar, un uomo di scienza che con il pensiero razionale ha costruito le sue ricerche scientifiche. Il suo saggio propone la

lettura della dualità anima/corpo, dando una nuova collocazione dello spazio delle anime, costituito da reti relazionali con legami che persistono e perdurano aldilà della nostra vita. Se pensiamo alla qualità delle nostre relazioni, nella vita privata e in quella pubblica, negli affetti più intimi e nelle questioni di lavoro, esse ci appaiono a volte animate da cattiverie e vendette, soprattutto quando si macchiano dell’onta del tradimento. Altre sono rese insopportabili dall’opportunismo e dalla falsità con cui si manifestano. Ci fossilizziamo sulle nostre posizioni, convinti di avere ragione in un rapporto di potere che ci serve per prevaricare l’altro. Al contempo, però, veniamo accarezzati da amicizie impagabili, e avvolti da incontri d’anime che nutrono la nostra esistenza. Fëdor Dostoevskij (1821–1881) diceva che la frase biblica “ama il prossimo tuo come te stesso” (Mt 19,16–19) va intesa all’inverso, nel senso che si può amare il

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risonanza se non ci affidiamo ai Prodigi del pensiero positivo (Amedeus Voldben; Edizioni Mediterranee, 1989) e seguiamo le Istruzioni per renderci infelici di Paul Watzlawick (vedi Apparati), otteniamo

Incontri d’anime

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le cause oscure del male, magnetizzando ciò che abbiamo preliminarmente pensato di negativo. In sociologia si parla di profezia che si autoavvera, nel paranormale di iettatura, nel pessimismo di sfortuna. Spesso i rapporti fallimentari sono il risultato di scelte sbagliate fatte in partenza, perché non abbiamo ascoltato il nostro intuito ma, in particolare, perché gli incontri non sono solo incontri di corpi ma anche d’anime, che stabiliscono dei legami metafisici, corrispondenti tra loro. Ma sarà vero che le nostre anime parlano molto prima di noi, e si accordano come due gameti per fondersi in un indissolubile rapporto di affinità? Ci sono anime compatibili che provengono dallo stesso albero genealogico, che si scelgono, dandoci la sensazione di esserci già conosciuti. L’anima (dal latino soffio, soffio vita-


Libri

Paul Watzlawick Istruzioni per rendersi infelici Feltrinelli, 2003 “È giunta l’ora di farla finita con la favola millenaria secondo cui felicità, beatitudine e serenità sono mete desiderabili della vita. Troppo a lungo ci è stato fatto credere, e noi ingenuamente abbiamo creduto, che la ricerca della felicità conduca infine alla felicità”. È possibile rendersi felicemente infelici? Secondo lo psicologo di origina austriaca (nato nel 1921 e scomparso nel corso del 2007), certamente sì...

Philippe Lazar Breve trattato dell’anima. C’è vita oltre la morte? Castelvecchi, 2009

Cogliete questa opportunità! prossimo solo se si ama prima se stessi. Amarsi contempla anche avere fiducia perché senza fiducia scadiamo nella superficialità che ci protegge da supposte controversie. Sospettando delle intenzioni altrui, imprigioniamo nella torre blindata delle nostre emozioni (che con i ricordi più belli si confondono) gli aspetti più distruttivi, impedendo al sentimento dell’altro di mostrarsi più importante del nostro falso orgoglio. Irrigidirsi di fronte a un’amicizia finita male, a un amore sfumato, o a un rapporto familiare che ci ha disattesi, annichilisce la nostra crescita interiore che si compie anche attraverso

l’altro, ma soprattutto attraverso la sofferenza, che è forse l’unico sentimento che ci permette un contatto profondo con noi stessi. Idealizziamo il rapporto, cadendo nella delusione, perché ci rendiamo purtroppo conto che una persona non la si conosce mai abbastanza. E questo di sicuro non prima di averla lasciata (ancor più se si tratta di un contratto matrimoniale) e non prima della sua morte. Dopo avere provato indifferenza o rancore per qualcuno purtroppo basta un incidente mortale o una malattia improvvisa per annullare i rapporti di forza terreni. Nell’attimo spezzato ci affliggiamo per non aver esibito il vero intento delle nostre azioni e dei nostri pensieri. In quell’istante riecheggiano parole inespresse, perché tutto ciò che gli abbiamo negato, con il debito morale che ci legava fino in fondo all’anima, sarà un rimorso (ma anche una riconciliazione) con cui dovremo (e potremo) fare i conti.

Il concetto di anima resta al centro di un dibattito in grado di riportare l’esperienza dell’uomo delle società occidentali “digitalizzate“ al grado zero della civilizzazione. Quando, ancor prima che l’uomo fosse in grado di dominare la materia (sempre che oggi vi riesca...), i progenitori della nostra specie alzavano gli occhi al cielo e, come oggi, si chiedevano che cosa vi potesse essere oltre la vita “terrena”...

Nicoletta Barazzoni » diimm. » da www.ryanshell.com

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Società

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piccoli Klee, che quasi scompaiono fra i compagni di dimensioni maggiori. Vere sorprese sono quelle dalla sezione dedicata al grottesco, in cui Goya va a braccetto con alcune delle più curiose figure del simbolismo decadente di fine Ottocento, una bislacca compagine di visioni strampalate: qui alcuni disegni del pittore simbolista belga Felicien Rops, in cui il satanismo si unisce a una visione erotica (per non dire pornografica) della sessualità, sono poste assieme ad alcune grafiche di Klinger – le cui visoni anticiparono il surrealismo di tre decenni – e gli angosciosi incubi di Alfred Kubin. E tanto per restare in ambito austriaco, si possono ammirare anche due autoritratti di Schoemberg, creatore della musica atonale e raffinato pittore espressionista. I curatori sono stati coraggiosi nel “mettere insieme” tanto, senza il timore di eccedere. Non stupisce quindi di incontrare un Bacon o una splendida statuina di Giacometti a termine di quel cammino di atroce realismo cominciato con i Disastri della guerra, la messiscena di un teatro della crudeltà che ancora non aveva trovato spazio nella storia dell’arte occidentale. A salutarci un piccolo ma delizioso Pollock La mostra al Palazzo Reale di Milano sarà prestato dalla Galleria una piacevole sorpresa per chiunque si re- d’arte moderna di Rocherà a visitarla. Per l’intrinseco valore delle ma e un grande nudo di De Kooning. Come opere esposte, ma anche per la sua spregiu- a dire: se è possibile dicatezza e la sua stimolante dispersività esagerare, perché non farlo? Ma gli americani, non me ne vorrà il curatore, con la loro vador Dalì, con alcuni splenvisione epica della contemporaneità e con didi disegni preparatori per la la loro forza generatrice di nuove mitologie, sua Premonizione della guerra appartengono a tutt’altro mondo, che nulla civile (1936), in cui il tratto ha a che fare con le altre opere presenti. Ma nervoso veloce sembra deriforse, proprio per questo, sono stati messi vare direttamente dall’autore a coronamento di una mostra decisamente dei Capricci. Fra un’opera e “fuori dai luoghi comuni”. l’altra ci sono anche alcuni

ma intensissimo lavoro della serie dedicata alla mitologia nibelungica). Mentre i suoi ritratti – fra i quali quelli dei reali di Spagna, spaventose caricature di miserie umane nascoste sotto lo splendore dei vestiti ufficiali – vengono posti in colloquio diretto con le figure dolenti ed espressive di Rouault, Nolde, Sassu, Zoran Music e R. Kitaj. Picasso non manca con alcuni pezzi di grande valore, fra cui alcuni schizzi preparatori per il fondamentale Guernica (1937) e le due grafiche Sogno e Menzogna di Franco, espressamente derivate dalle ricerche goyesche di oltre un secolo prima. Non manca il furor pittorico dell’ultimo Mirò, un artista che a settant’anni seppe rinascere dal proprio mito con la baldanza di un espressionista astratto. E non manca nemmeno Sal-

» di Alessandro Tabacchi; nell’imm.: una delle opere da “Disastri della guerra” (1810–1820)

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Goya nella contemporaneità

Arti

mostra, inauguratasi lo scorso marzo, intende focalizzare la modernità di Francisco Goya (1746–1828) in relazione alle tematiche da lui trattate: la violenza e il grottesco nascosti nella crudeltà della guerra, l’introspezione psicologica nei ritratti e negli autoritratti, la spaventosa brutalità delle masse, asservite a un potere medievale e decadente (e da esso affamate), l’ottusità di una fede condita da ogni genere di creduloneria, strumento di dominio delle coscienze da parte di un clero inquisitoriale. La mostra rivela come Goya sia il padre spirituale tanto della grande stagione del Realismo sociale otto e novecentesco – ben rappresentato da Daumier, dalla Kollowitz, da Aligi Sassu, da Renato Guttuso –, quanto della violenza espressiva e del grido liberatorio della stagione informale. Non a caso grande risalto è dato all’opera grafica di Goya con i Disastri della guerra, i Proverbi e la Tauromachia in contrappunto alle grandiose visioni informali di Antonio Saura, Asger Jorn, Henry Michaux (presente con quattro acquerelli di strepitosa bellezza), Manolo Millares (un nome tanto importante quanto poco conosciuto al di fuori dei confini spagnoli), e Anselm Kiefer (con un cupo

Goya e il mondo moderno La mostra al Palazzo Reale di Milano chiuderà i battenti il prossimo 27 giugno. Orari: lunedì 14.30–19.30; martedì/mercoledì/venerdì/domenica 9.30–19.30; giovedì e sabato 9.30–22.30. Informazioni e prenotazioni: tel. 0039 02 54 910 o www.ticket.it/goya. È stato aperto anche un sito Internet specifico: www.goyaeilmondomoderno.it. Il catalogo dell’esposizione è pubblicato dall’editore Skira.

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» testimonianza raccolta da Roberto Roveda; fotografia di Igor Ponti

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Sicilia perché qui non aveva sbocchi e io avevo sentito che c’era una associazione di volontarie che si chiamava “Donne per la pace”. Sono sempre stata antimilitarista perché odio la guerra perciò, insieme ad alcune amiche, ho fondato nel marzo del 1982 la sezione ticinese dell’associazione. Intanto, con altre donne ho aperto anche una “bottega del mondo”. In quegli anni ero diventata segretaria di direzione del capo finanze di una banca e un mio cliente una volta mi ha detto: “Tu devi andare in Kenya”. E io risposi: “Ma sei matto! Io in Kenia non ci vado, ci vanno tutti i bravi svizzerotti Un’esistenza contrassegnata dalla voglia e i tedeschi, non ho nessun di scoprire il mondo e fare esperienze. interesse ad andare”. Alla fine mi sono lasciata convincere. Fino all’impegno di volontariato a favore Era il 1988. Scesa dall’aereo a dei bambini poveri del Kenya Mombasa, immersa in quella calura sono rimasta con la permesso di conoscere molta bocca aperta e mi sono subito innamorata gente, con cui sono ancora in dell’Africa… mal d’Africa! Dopo esserci torcontatto dopo cinquant’ annata più volte ho pensato: “Sarebbe bello fare ni. Nel 1959 con mio marito qualche cosa per loro ”. A Nairobi ho chiesto abbiamo deciso di trasferirci a a un’amica che lavorava per la Croce Rossa Zurigo, dove abbiamo vissuto Internazionale e mi ha detto: “Comincia a tre anni. Lui da buon siciraccogliere un po’ di fondi. Non tanto lontaliano un po’ capoccione, di no da qui c’è un orfanotrofio che ha bisogno imparare il tedesco non ne ha di aiuto”. Tornata a casa ho scritto a un po’ voluto sapere! Per cui la scelta di amiche e conoscenti e mi hanno mandadel Ticino era quella ideale, to soldi, più o meno 4.000 franchi, che poi perché si parla italiano, anche l’anno dopo ho portato a questo orfanotrofio. se poi quando siamo arrivati Passa un po’ di tempo, mi arriva una lettera qui e abbiamo sentito parlare da Mimi Lepori Bonetti, responsabile di Condialetto non è che capissimo sono, un ufficio di consulenza sociale, con poi un granché. In Ticino ci scritto: “All’orfanotrofio di Karatina, presso siamo fermati, anche se in Esther Stella”. Mi scrive che è interessata a tutto ho fatto 22 o 23 traslosapere un po’ di più di questo impegno. Ci chi nella mia vita! Da allora siamo allora incontrate e mi ha consigliato, ho sempre lavorato, inoltre per lavorare meglio, di fare una associazioavevo da occuparmi dei miei ne. Così ho fatto quattro conti, eravamo tre bambini e tempo per fare cinque donne che nutrivano questo amore altro non ce n’era. Ero dentro per l’Africa e nel 1998 abbiamo fondato questa palla di cristallo che era l’Associazione Ticino Kenia Youth Education il mio matrimonio e cercavo (ATKYE), che oggi è parte importante della di trovare dei momenti che mia vita. Abbiamo una scuola che ospita mi distogliessero dal lavoro 175 bambini poveri e per loro l’istruzione di routine, che era stata una è assolutamente gratuita. All’interno oltre scelta obbligata, dovuta alle alle lezioni, mangiano e dormono, come in necessità, come sempre. un collegio. L’anno prossimo arriveremo a A cinquant’anni anni ho de200 bambini che è il massimo che ci siamo ciso: “Basta, prendo io la mia prefissi. Il cammino non è stato facile, ma vita nelle mie mani, non mi oggi sono veramente molto felice e anche faccio più guidare dagli avun po’ fiera perché per noi sin dall’inizio la venimenti, voglio decidere cosa importante è stato portare il “sapere” ai quello che faccio”. Mio mabambini. Senza “sapere”, come si fa a camrito aveva scelto di tornare in biare il mondo?

Esther Stella

Vitae

ono nata a Zurigo nel lontano 1932 e ho vissuto i primi anni della mia infanzia in un periodo marcato da parecchi problemi, soprattutto legati alla guerra. Ero la terza di tre figli e i miei genitori si sono divisi quando io avevo un anno. Così i miei due fratelli, uno era già grande quando sono nata e l’altro aveva quasi 12 anni, hanno dovuto un poco occuparsi di me. È stata un’infanzia segnata da difficoltà economiche perché mio padre non ci sosteneva. Così, ho lasciato presto la scuola perché avevo voglia di aiutare la mamma e mi sono cercata un’occupazione. Un lavoro orribile ma ero piena di voglia di fare! Ho provato anche a prendere la maturità, lavorando. Mi hanno bocciato in matematica e greco, avrei potuto ripetere però ero stufa. Ero arrivata quasi ai vent’anni, naturalmente c’è stato anche il primo amore ed ero piena di passione per la vita. Volevo viaggiare e sono partita con la tenda con il ragazzo con cui stavo da quando avevo 17 anni, un artista. Volevamo arrivare in Grecia e siamo arrivati fino in Sicilia e poi ci siamo bloccati perché... il perché... mah, devo chiedere alla vita perché ci siamo bloccati. In Sicilia abbiamo preso il treno per Palermo. Nel nostro scompartimento, c’era un signore, ci siamo messi a parlare, si è offerto di mostrarci Palermo e dintorni. Forse si era impressionato nel vedere una ventenne che andava nella Sicilia di allora con gli shorts di tela. Palermo mi è rimasta dentro, non avevo più voglia di stare a Zurigo né col mio ragazzo. Tornata a casa ho scritto al signore del treno. Una volta giunta la risposta sono partita. A 23 anni ho sposato il signore del treno: era rappresentante e andava sempre in giro in macchina, solo quella volta aveva usato il treno! A Palermo ho lavorato al consolato americano, un impiego che finalmente mi ha dato un po’ di soddisfazione e allegria perché mi ha

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Servizio militare. Vite parallele La Svizzera e i suoi cittadini hanno senza dubbio un rapporto molto particolare con il militare. I media ne trattano regolarmente e i temi riguardano spesso le riforme, gli scandali, la sua abolizione o no, milizia o professionismo ecc. Per una buona parte degli uomini più giovani, ma anche per qualche donna, il servizio militare rappresenta però tutt'altro: alcune settimane vissute in un contesto totalmente diverso da quello che contrassegna la quotidianità del resto dell’anno. Si tratta del cosiddetto “corso ripetizione” o colloquialmente “corso rip”...

testo di GABRIO CAIMI; fotografie di JACEK PULAWSKI




in questa pagina: un gruppo di soldati durante un corso per ufficiali a Coira (sopra) I soldati della Fanteria dopo la presa della bandiera a Bellinzona: inizia il “corso rip”... (sotto) nella pagina seguente: il soldato (e autore del testo) Gabrio Caimi al suo ultimo giorno di Servizio militare a Coira nelle pagine precedenti: un momento di pausa presso gli accantonamenti della caserma di Coira in apertura: un soldato della Fanteria a bordo di una jeep militare

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quanti di noi è successo di dovere spiegare a un amico o a un parente straniero di che cosa si tratta? Se il sistema svizzero di milizia in sé rappresenta qualcosa di particolare, il concetto di “corso ripetizione” risulta assolutamente unico e difficile da comprendere per chi svizzero non è, sebbene negli ultimi anni questa unicità sia andata attenuandosi con l'abbassamento dell’età massima in cui si deve prestare servizio. Per non parlare delle esercitazioni di tiro obbligatorio, che una volta all’anno obbligano il cittadino a prendere il suo fucile d’assalto e andarsene tranquillo, in abiti civili – magari in bus e anche un po’ annoiato – verso lo stand di tiro. Il “corso rip” è cosa diversa dalla scuola reclute. In quest’ultimo caso spesso si può creare una spaccatura tra chi ne è convinto sostenitore e magari cerca di fare carriera, chi cerca in tutti i

modi di evitare di essere chiamato a fare il caporale/sergente, e colui che semplicemente non vede l’ora che finisca. Il “corso rip” è, invece, tutto un altro mondo: è una situazione totalmente al di fuori del tempo e dello spazio. Si viene catapultati per tre (o quattro) settimane all’altro capo del paese, spesso senza nemmeno sapere esattamente dove ci si trova, senza punti di riferimento e in un contesto totalmente alieno rispetto alle abitudini che appartengono alla quotidianità della maggioranza di noi. Non si tratta certo di una vacanza, ma non lo si può nemmeno definire lavoro. Ma allora che cos’è? L’esperienza dell'attesa La parte essenziale e rilevante per descrivere le particolarità di questa esperienza non sono le esercitazioni militari, pur


evidentemente presenti in misura più o meno intensa. Ciò che contraddistingue praticamente ogni “corso rip” è quello che c’è in mezzo, il periodo di tempo che intercorre tra un esercizio e l’altro. E che si può riassumere con una parola: “attesa”. In ogni situazione c’è sempre da attendere: l’attesa di qualcuno che sia pronto per effettuare un esercizio, l’attesa per un trasporto, l’attesa dell’ora giusta indicata per eseguire il programma previsto, o spesso l’attesa di non si sa bene cosa. E questa condizione – che Buzzati ha saputo cogliere in modo straordinario nei suoi racconti “militari” – il più delle volte volge alla noia: già, niente televisione, nessun computer, solo i telefonini, quelli si, paiono impossibili da sradicare. Ci si adatta in fretta a questo mondo e a quel livello di apatia che si respira nell’aria. E il telefonino resta l’unico strumento in grado di metterti in contatto con il mondo “reale”.

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Condivisione e spontaneità Da un punto di vista generale l’utilità della classica esercitazione è vista come qualcosa di piuttosto distaccato e astratto. Dal punto di vista personale risulta poi difficile scorgere il senso che si può trarne per la propria vita civile. Non vivendo situazioni di reale pericolo né una condizione competitiva, di concorrenza con gli altri commilitoni, si sviluppa un came-

ratismo del tutto particolare tra persone di età, origine e formazione diversa, non basato sulla necessità ma piuttosto sulla naturalezza e la spontaneità. Vengono a trovarsi uno accanto all’altro il valligiano rurale, che si esprime sempre in dialetto, come il cittadino “fighetto” che non lo parla mai ma che a militare si sente come obbligato, con risultati spesso esilaranti. Trovi il trentenne con un lavoro a tempo pieno, due figli e una vita strutturatissima che apprezza il diversivo e i ritmi lenti offerti dal “corso rip”, così come il diciannovenne fresco di scuola reclute e di apprendistato, che ha appena scoperto le gioie della vita adulta e per il quale il corso rappresenta un’eccellente occasione per fare baldoria. C’è chi ha studiato ed è sempre in ufficio, e c’è chi lavora tutti i giorni all’aria aperta. E tutti insieme si dividono gli spazi stretti, umidi e freddi del bunker che per tre settimane diventa la loro casa. Una sensazione sospesa che ti entra nella pelle e si insedia in te in modo latente: nella vita civile nulla lascerebbe presagire una situazione del genere, ma non appena si indossa il grigioverde qualcosa dentro scatta e improvvisamente il tuo modo di comportarti e di parlare subisce un cambiamento. Questo ritmo continua fino al giorno in cui il servizio si conclude e si deve riconsegnare il materiale. E a qualcuno può anche venire in mente di proporsi volontario per fare il sottoufficiale o l’ufficiale specialista…

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TRAME DI CANAPA Tendenze p. 40 | di Marisa Gorza

Fonte di cibo, stoffa, carta, combustibile, medicina e altro da oltre 10.000 anni: la canapa è una pianta con uuna lunghissima storia. Il primo tessuto prodotto dall’uomo dall’uo fu, infatti, proprio realizzato con la fibra di questa quest pianta...

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Un riproduzione della “Cannabis sativa” di Leonhart Fuchs (dal De Historia Stirpium,1542)

a ca canapa venne utilizzata per la fabbricazione di tessuti a partire fabb dal VIII secolo a.C., come testimoniano antichi anti frammenti di testi concernenti i co costumi di babilonesi, persiani, ebrei, caldei. calde Anche gli egizi, nonostante utilizzassero utilizzasser il papiro quale carta, la fiDa 270 a.C., presso i romani, la lavano. Dal fibrilla fu im impiegata per produrre i cordaflo militare, tende da campo mi della flotta quant’altr Dopo il crollo dell’Impero e quant’altro. c il suo uso continuò a diffondersi in tutto il bacino de del Mediterraneo. La canapa venne però valorizzata soprattutto nel Medioevo – la Magna Charta inglese fu redatta nel 1215 su di un resistente foglio di cana canapa di produzione genovese –, continuand continuando poi a percorrere i secoli sino a costitu costituire l’80% dei manufatti tessili globali dell dell’Ottocento europeo. Nel XX secolo purtr purtroppo iniziò un rapido declino che culmi culminò con la scomparsa della canapa dalle campagne e dalle madie della bianch biancheria di casa a causa dell’arrivo delle fib fibre sintetiche e delle leggi proibizionis proibizionistiche promulgate alla fine degli anni SSessanta. Già, la normativa italiana sugli stupefacenti, a differenza da quella sviz svizzera, non distingueva affatto la coltura da fibra (Cannabis sativa) da quella da drog droga (Cannabis indica) dalla quale si ricava ricav la marijuana. I due tipi sono infatti morfologicamente uguali tanto che i bo botanici la considerano una sola specie. L L’unico carattere distintivo è il diverso contenuto con di Thc (tetraidrocannabinolo) cannabinolo), un alcaloide con note proprietà psic psicoattive. Ora, non solo le leggi in mater materia sono mutate, ma la sua annunciata riscoperta ris è in perfetta sintonia con le a attuali tendenze di lifestyle. A partire dagli anni Novanta la svolta, timida certo, sull’onda (oltre che di un passato glorioso) delle pulsioni ecologiche e dell’attenzione verso i prodotti agricoli eco-sostenibili, si è trasformata

in promessa. In Italia, un ambizioso progetto in collaborazione con l’Università di Pisa, dal titolo “Canapone”, sostenuto da Assocanapa (Coordinamento Nazionale per la Canapicoltura), è attivo dai primi anni 2000, con tanto di laboratorio pilota in Toscana per le prove di macerazione. E altri ne verranno aperti... Nel recente mese di aprile, durante il Consiglio di Amministrazione tenuto a Pistoia, è stato fatto il punto della situazione. “Il mercato è pronto – afferma Felice Giraudo, Presidente di Assocanapa – anche se la strada, per la produzione su vasta scala nel nostro paese, sembra ancora in salita. Non va comunque dimenticato che la canapa è una pianta di grande adattabilità, non richiede diserbo e nemmeno un particolare impiego di fertilizzanti, pur migliorando il terreno”. L’uso della canapa si inserisce inoltre nell’ampio discorso della green economy sul rilancio dei filamenti naturali (lino, cotone e canapa, appunto) e sul crescente interesse per il vivere sano (habitat, abbigliamento, alimentazione). Una tendenza a cui il tessile non può certo sottrarsi, senza dimenticare che il vestire la canapa favorisce un rilassato slow dress. Come dire che la moda per rinnovarsi riscopre l’antica tradizione di una stoffa versatile, resistente, elastica e confortevole da indossare. Già nell’estate di un decennio fa, il lungimirante Giorgio Armani aveva realizzato gran parte della linea di jeans con tessuti di canapa importati. Con l’ottica però di sostituirli presto con la Cannabis sativa coltivata in Italia. Purtroppo, a suo tempo, lo stilista dovette ridimensionare il progetto, anche se nella collezione dell’attuale primavera sono riapparsi i pantaloni cinque tasche in una trama navy blue, molto simile alla tela di Genova (Gènes) che diede il nome ai jeans. Questo storico tessuto era difatti in... canapa.


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» illustrazione di Adriano Crivelli

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La fine del mese si conclude con l’inizio di una fase assai positiva per la vita sentimentale. Possibili incertezze sul lavoro dovute a contrasti con un collega. Sfogate la rabbia praticando un po’ di sport.

Tra il 24 e il 26 di maggio la Luna transiterà nel segno della Bilancia. Potrete affrontare con maggiore serenità i cambiamenti imposti dagli aspetti di Saturno e Urano. Incremento delle spese voluttuarie.

La vita sentimentale torna al centro. Attenti a non slatentizzare energie nascoste, soprattutto per quanto riguarda i rapporti più lunghi. Non manipolate e non fatevi manipolare. Cambiamenti professionali.

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Tra il 26 e il 27 maggio gli incontri professionali saranno influenzati dall’opposizione di Mercurio con la Luna in Scorpione. Possibilità di scontri verbali. Donne sul piede di guerra. Reagite con calma.

Fine di maggio segnata da cambiamenti rivoluzionari. La vostra vita potrà prendere una nuova direzione. Non fate scegliere al destino! Siate portatori del vostro potere creativo. Vita sentimentale in crescita.

A fine mese svolte improvvise. Marte di transito nella vostra undicesima casa solare vi rende iperattivi. Cercate di spendere questa ventata di energie per realizzare un importante progetto.

La fine del mese sarà caratterizzata dai transiti di Giove e Urano. Se riuscirete a controllare le vostre frenesie potrete realizzare qualcosa di veramente grande. Non createvi dei problemi inutili.

sagittario

capricorno orno

acquario

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Cambiamenti per i nati nell’ultima decade nella fase conclusiva di maggio. Svolte radicali, inaspettate, improvvise, soprattutto se risultato di una generale resa dei conti rispetto a scelte pregresse.

A fine mese, grazie al transito di Mercurio, sentirete la necessità di tornare ai vecchi giochi di gioventù. Cercate una persona più giovane. Potreste innamorarvene. Slatentizzazione di ricordi nostalgici.

La fine del mese si conclude con un passo decisivo per i nati nella terza decade. Attenti a non mangiare in maniera sregolata; evitate l’uso di farmaci o di alcolici. Cercate di iniziare una dieta disintossicante.

Fine mese segnato dall’opposizione di Giove e di Urano con Saturno. Abbandonate i vecchi schemi. Favorite le scelte più rivoluzionarie. La fortuna aiuta gli audaci. Maggiore tolleranza nelle coppie.

» a cura di Elisabetta

ariete A fine mese il transito di Mercurio interesserà i nati nella seconda decade. Le questioni di lavoro tenderanno a ricoprire un ruolo di primissimo piano. Problemi di comunicazione tra il 24 e il 25 aprile.


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me russo • 6. Bacino lacustre • 7. Epoche • 8. Cantilena • 9. Gravosa • 13. Vive all’ombra della Mole Antonelliana • 15. I confini di Locarno • 18. Mezza casa • 20. Stella del cinema • 21. Uccelletto canoro • 24. La firma dell’anonimo • 25. Irritazione cutanea •

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29. Fu re di Macedonia • 31. Cortile agreste • 32. Si adornano con anelli • 34. Il Nichel del chimico • 40. Preparati per la semina • 41. Il dio greco della guerra • 43. Si detrae dal lordo • 45. Agenzia Telegrafica Svizzera • 50. In mezzo al mare.

Le soluzioni verranno pubblicate sul numero 23

Orizzontali 1. Ben piazzato, robusto • 10. Rinnegare, disconoscere • 11. In coppia con Gian • 12. Quello di commercio è un rappresentante • 14. Isola corallina • 16. Il pupo dell’Iris • 17. Può essere acrobatico • 18. Costoso • 19. Carla nel cuore • 20. Città belga • 22. La fine di Aramis • 23. Nulla • 25. Fu regina di Spagna • 26. Vive di fantasie • 27. Consonanti in ruota • 28. Nome di donna • 30. Quasi unica • 33. Gioca il derby con il Milan •

35. Il niente del croupier • 36. Cattive • 37. Alcoolisti Anonimi • 38. Il primo dispari • 39. Lo dice il dubbioso • 41. Il nome di Pacino • 42. Rimanere • 44. L’ama Zivago • 46. Società Anonima • 47. Sala centrale • 48. Trafila burocratica • 49. Pesce prelibato • 51. Vale a dire • 52. Fu il primo eresiarca. Verticali 1. L’albergo... del cammelliere • 2. Camera mortuaria • 3. Ricongiungere • 4. Portogallo e Uruguay • 5. Fiu-

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