Ticino7

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22 numero

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L’appuntamento del venerdì

R EPORTAGE Confessioni | AGORÀ Psicologia e disastri | A RTI Armi e restauro | TENDENZE 24h di Le Mans

Corriere del Ticino

laRegioneTicino

Tessiner Zeitung

CHF 3.–

con Teleradio dal 30 maggio al 5 giugno


Âť illustrazione di Adriano Crivelli


numero 22 28 maggio 2010

Agorà Haiti: la dimensione psicologica del disastro

DI

Arti Restauro. Collezione Nodari. Il viaggio delle armi

Impressum Tiratura controllata 89’345 copie (72’303 dal 4.9.2009)

Chiusura redazionale

Vitae Fabrizio Giannini

DI

MARIELLA DAL FARRA. . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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GIANCARLO FORNASIER . . . . . . . . . . . . .

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DI

NICOLETTA BARAZZONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Reportage Confessioni. Le vie del Signore...

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F. MARTINI; FOTO DI R. KHATIR . . .

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GIANCARLO FORNASIER . . . . . . . . . . . . . . . . .

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A CURA DI

Venerdì 21 maggio

Editore

Tendenze Cinema e piloti. La 24 ore di Le Mans

Direttore editoriale

Astri/Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39

Teleradio 7 SA Muzzano Peter Keller

DI

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

La Preghiera (le Mani e l’Albero della vita) Fotografia di Reza Khatir

L’ora delle confessioni Nei suoi celebri Essais (1580–1595), lo scrittore e filososo Michel de Montaigne scriveva (Libro II, cap. XII): “Troviamo strano che, in mezzo alle guerre che opprimono il nostro stato al presente, vediamo gli avvenimenti andare a caso e moltiplicarsi all’infinito e senz’ordine. Il motivo è che non vi apportiamo niente se non l’interesse particolare. Alcuni partiti sostengono la giustizia: ma non lo fanno che per ornamento e dissimulazione; si protesta in nome suo, ma essa non è fatta propria, assimilata, sposata; sta in costoro come sulla bocca dell’avvocato, non come sentita e amata. Dio concede il suo soccorso sovrannaturale alla fede e alla religione, non alle nostre passioni. Gli uomini producono quelle guerre e si servono della religione in vista in esse: mentre dovrebbe essere tutto il contrario. Il fatto è che tiriamo la religione con le nostre mani, come se fosse cera, in tante fogge diverse, contrarie ad una figura così diritta e così ferma, quale dovrebbe essere”. Tutto sommato fa piuttosto impressione leggere come un uomo vissuto nella seconda metà del XVI secolo, benché di enorme perspicacia e sensibilità, descrivesse il proprio tempo con parole che sembrano adattarsi perfettamente alla nostra epoca, crisi e guerre incluse. E forse, il senso del Reportage di questo numero di Ticinosette, dedicato alle confessioni religiose più rappresentative nel nostro Cantone, sta proprio nel modestissimo tentativo di offrire un segno di speranza, di fiducia, a prescindere dai dati borsistici o

dai bollettini di guerra, con le loro quotidiane vittime e stragi. Al di là di ogni presunzione di superiorità e di conoscenza del “vero” Dio, dovremmo impegnarci dunque attivamente nella ricerca di un’autenticità personale in grado di riflettersi positivamente sulle nostre “opzioni” morali. Del resto, libero arbitrio o meno, è poi vero che “alcuni danno a credere di credere, mentre non credono. Altri, e sono anche di più, lo danno a credere a se stessi, senza saper comprendere che cosa significa credere”. Nulla a riguardo è cambiato… Il “peccato originale” che portiamo in noi stessi – il fatto che ogni uomo contiene in sé il paradigma della condizione umana (sempre Montagne) oppure che in ognuno di noi si nasconde un insidioso e piccolo Adolf Hitler (per dirla con Canetti) – non può rappresentare passivamente la linea dell’orizzonte entro cui muoversi, ma il limite a cui porre mente ogni giorno, nel tentativo di superarlo (seppur con piccoli) e a volte apparentemente insignificanti, gesti. Perché, che si viva nella devozione o meno, “… non bisogna farsi beffe di Dio. Se credessimo in lui, non dico per fede autentica, ma semplicemente per adesione, così come crediamo una qualsiasi altra storia (sia detto a nostra vergogna), come crediamo ad un amico, l’ameremmo allora al di sopra di ogni cosa, per l’infinita bontà e bellezza che vedremmo in lui”. Cordialmente, Fabio Martini


a psicologia dell’emergenza si occupa di persone normali, che si confrontano con situazioni anormali, attraverso lo studio, la prevenzione e il trattamento dei processi psichici che si determinano prima, durante e dopo un evento critico. I sopravvissuti alle grandi calamità tendono a distinguere fra un “prima” e un “dopo” il disastro, come se l’evento rappresentasse una linea di demarcazione che, una volta tracciata, modifica stabilmente l’assetto esistenziale. Il 12 gennaio di quest’anno, un sisma di magnitudo sette ha colpito l’isola di Haiti causando più di 220.000 decessi e un danno materiale stimato attorno ai sette bilioni di dollari. Gli interventi di supporto psicologico sono parte integrante dei soccorsi attivati in loco. A quattro mesi dal disastro, ne parliamo con Claudio Moroni, cooperante psicologo per MSF Olanda (Mental health officer), presente sul campo dall’inizio di febbraio. Quali sono le aree di competenza dello psicologo nel contesto della catastrofe haitiana? “Nell’ambito dell’azione di MSF Olanda, all’indomani del sisma, gli psicologi inviati sul posto hanno operato all’interno della cornice di intervento generale. La mission di MSF consiste nel prestare cure mediche gratuite alle popolazioni nel bisogno. Ad Haiti, in particolare, subito dopo il sisma MSF ha predisposto un ospedale ortopedico, delle cliniche ambulatoriali (con cure pre e post natali) all‘interno di tre campi profughi, una clinica ostetrica e un centro per bambini malnutriti. L’assistenza psicologica è stata attivata all’interno di queste strutture appena possibile: gli psicologi espatriati hanno reclutato e formato il personale e, nel giro di un mese, il settore della salute mentale è diventato operativo in tutti i luoghi di intervento. Attualmente, il nostro staff nazionale (psicologi e counselors) offre gratuitamente sedute di counseling individuale e un servizio di informazione relativo a quelle che sono le normali reazioni psicologiche agli eventi stressanti. Accogliamo le persone inviate in consultazione dal personale medico e quelle che arrivano spontaneamente al servizio; contemporaneamente, un gruppo di agenti di terreno, operante sul territorio urbano e nei campi, si occupa di pubblicizzare presso la popolazione l’esistenza del servizio e di inviare i casi più urgenti. Lo psicologo espatriato svolge un intervento di secondo livello: si occupa di gestire il lavoro dei colleghi haitiani, fornire formazione, supervisionare i casi più difficili, gestire la rete dei sistemi di referenza sul territorio, inviare i casi di competenza psichiatrica o medica nei luoghi competenti e coordinare l’intervento di salute mentale con tutte le altre componenti sanitarie”. Se dovesse fare una stima, in quale percentuale le persone sono rimaste traumatizzate e quante, invece, riescono a elaborare lo shock?

“Fra i nostri pazienti solo una piccola percentuale è stata colpita in maniera talmente grave da reagire in maniera patologica (PTSD, psicosi, depressione), e spesso si tratta di persone con dei pregressi. La maggioranza continua «a funzionare» in maniera adeguata, pur avendo sviluppato situazioni di malessere più o meno esteso. Generalmente, le risorse personali degli haitiani nel far fronte alle avversità sono abbastanza sviluppate: occorre pensare che è una popolazione costantemente soggetta a catastrofi naturali e a difficili condizioni di vita”. Quali sono i principali disagi che ha incontrato? Come si esprime il malessere psicologico? “Come già accennato, il disagio si manifesta a volte in maniera estrema (sintomi psicotici, depressione, di disturbo dell‘adattamento ecc.), ma nella maggior parte dei casi prende la forma di disturbi somatoformi, ossia comparsa di malesseri fisici come mal di testa, disturbi digestivi, dolori muscolari, affaticamento, insonnia, inappetenza. Molto diffusa è una situazione di ansia generalizzata con episodi di attacchi di panico, palpitazioni e preoccupazioni ricorrenti. In molti casi incontriamo persone che hanno difficoltà nell’elaborazione del lutto, avendo perso quasi tutto dal punto di vista materiale, oltre ai propri cari”. Le persone comprendono il tipo di aiuto che fornite loro? Come interpretano il lavoro che svolgete? “All’inizio è stato difficile far comprendere alla popolazione locale la vera natura del servizio: solo chi appartiene ai ceti più elevati ha familiarità col concetto di psicologia e di psicoterapia. Molti dei nostri assistiti sono invece persone povere, di bassa estrazione sociale e con un’istruzione minima. Soprattutto, è stato difficile fare comprendere che non forniamo un aiuto materiale in termini di cibo o rifugio”. Che tipo di riscontro avete? Qual è il grado di coinvolgimento che riuscite a ottenere e quali i risultati e le criticità principali? “A oggi abbiamo incontrato più di mille persone in consulenze individuali e 9.000 in sedute di psico-educazione. Fra queste, un buon numero svolge un percorso di diverse sedute. L’emergenza ci obbliga a operare in situazioni precarie e non ideali per un setting (tende, container, letti d’ospedale), dove il mantenimento della privacy è complicato. È inoltre difficile per il personale locale, costituito da persone molto giovani anche se ben preparate, seguire l’ampio ventaglio di casistica (casi psichiatrici, post trauma, disturbi dello sviluppo, violenze sessuali). Per questo, cerchiamo di fornire una formazione il più possibile costante e adeguata. Pensiamo inoltre di aver avuto un discreto impatto nell’educare le persone nei campi a gestire e non a drammatizzare gli effetti psicologici dovuti allo stress. Ma col passare del tempo cerchiamo di adattare i nostri interventi in modo sempre più mirato alla tipologia dei casi che si presentano”.

» di Mariella Dal Farra

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Haiti: la dimensione psicologica del disastro

Agorà

Gli interventi di assistenza psicologica nell’ambito delle grandi catastrofi stanno assumendo un rilevo sempre maggiore. Incontriamo Claudio Moroni, cooperante psicologo di MSF Olanda, attivo sull’isola di Haiti


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Signor Longo, quando è iniziata l’opera di conservazione e/o di restauro degli oggetti oggi visibili a Castelgrande? “In passato le armi presenti nell’esposizione non erano state oggetto di particolari attenzioni conservative, almeno sino al 2007. In generale, prima

Il conto alla rovescia è iniziato. dell’intervento voluto in previsione della mostra, il loro aspetto esteriore era alquanto dimesso, con le parti metalliche spesso completamente ricoperte da ossidazioni e da croste nere. Questo tipo di depositi sono solitamente il risultato di una cattiva conservazione, avvenuta in luoghi poco idonei, oltre a una evidente mancanza di ordinaria

Fra i pregevoli manufatti di arte africana esposti nella mostra dedicata al “Fondo” di Emma e Alfredo Nodari, le armi da taglio presentano caratteristiche di assoluto interesse. Ma quali problematiche comportano la loro conservazione e musealizzazione? manutenzione. E questo già nel luogo dove sono stati raccolti, in Africa. Va detto che le teorie sulla conservazione di questi oggetti, all’epoca del viaggio dei Nodari, erano in Europa a uno stato quasi embrionale: le moderne e organiche teorie

Saggio di pulitura di una lama in ferro (Muder. Coltello da lancio. Africa orientale. Sudan. Ante 1954)

sul restauro hanno preso piede solo dopo le distruzioni causate dalla Seconda guerra mondiale... mentre in Africa semplicemente non esisteva nemmeno «il problema» di una loro conservazione come la intendiamo oggi in Occidente. In questo senso è necessario ricordare che nel continente africano il ferro è conosciuto sin dal 700 a.C. Considerato merce molto preziosa e oggetto di scambio, il ferro rappresentava dunque un valore come materia, che veniva riutilizzata a seconda delle necessità. Per questo motivo la datazione in generale delle armi africane è assai ardua e controversa, e generalmente non si estende oltre il XIX secolo. Sappiamo con certezza che nella storia delle varie etnie e popolazioni che abitano e abitarono l’Africa, le armi hanno un ruolo importante e sono state nel tempo perfezionate, modificate, imitate, elevate a simboli ed emblemi. E, tuttavia, di tutto questo percorso storico poco ci è dato sapere (si veda a questo proposito anche “Storie di ferro”, articolo apparso su Ticinosette 08/2010 a firma dello stesso Longo, ndr.). Quello che oggi si inizia a riconoscere è la straordinaria varietà di forme e funzioni che questi manufatti hanno: stiamo parlando di lavori altamente specializzati, eseguiti da fabbri di specifica estrazione etnica che ripropongono tecniche, stili e forme basati su precisi canoni di lavoro”.

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Fra questi, un cenno particolare lo meritano le armi da taglio che, al di là dell’aspetto estetico e stilistico, permettono alcune considerazioni sulle problematiche che comportano la conservazione e la musealizzazione di oggetti

Collezione Nodari. Il viaggio delle armi

Arti

Il tema dell’esposizione bellinzonese “Il viaggio di Emma Nodari” prende spunto da una serie di viaggi compiuti tra il 1950 e il 1981 in Africa da Alfredo Nodari – ingegnere con interessi economici in Congo – e dalla figlia Emma (etnografa per passione, come il padre). Valle del Nilo, Congo, l’odierno Ciad, il Sahara...: le loro lunghe traversate diventano l’occasione per venire a contatto con popolazioni e piccole comunità locali. Un mosaico di culture delle quali i due ticinesi riportano, al loro ritorno in Svizzera, una notevole collezione di “opere d’arte e oggetti di cultura materiale” che svelano – supportati da filmati, fotografie e scritti; una vasta raccolta nota come “Fondo Nodari” – parte del mistero che ancora avvolge il Continente nero. Tutto quel materiale è oggi una parte importante della variegata collezione ospitata dal Museo delle Culture di Lugano (vedi Apparati), fondo dal quale i curatori della mostra a Castelgrande hanno attinto. Il percorso espositivo a Bellinzona è diviso in due sezioni: una storico-culturale introduttiva, alla quale segue una seconda parte in cui a prevalere sono invece i manufatti.

nei quali convivono materiali di diversa origine e caratteristiche come i metalli, certo, ma anche il legno, l’avorio, i pellami animali e le fibre vegetali. Proprio per meglio capire le difficoltà che manufatti di questa natura presentano nella fase di conservazione (e nell’eventuale intervento di restauro), abbiamo incontrato Alessio Longo, conservatore e restauratore che ha operato su molti degli oggetti presenti alla mostra bellinzonese.

Quali sono state le problematiche conservative evidenziatesi nella preparazione degli oggetti da esporre?


una conservazione pura – dunque senza rilevanti interventi propriamente «di restauro» sull’oggetto – non sia sufficiente”.

Cogliete questa opportunità. “A una prima disamina queste armi sembrano di fattura incerta, rozza e superficiale. Tuttavia, senza lasciarci ingannare da preconcetti, dobbiamo mantenere una totale apertura alla contaminazione estetica, partendo dal presupposto del «diverso» e non del «minore». In questo modo, l’approccio all’intervento conservativo passa attraverso una preliminare e importantissima fase: l’osservazione. Lo scopo dell’osservazione è capire l’oggetto, cogliendone i piccoli dettagli che possono svelare modifiche e variazioni di forma avvenute dopo l’originaria fabbricazione. Spesso la superficie è ossidata in maniera omogenea, ma l’esperienza aiuta a distinguere ossidazioni dovute a problemi conservativi, da altre volute dall’artigiano-fabbricatore e ottenibili solo durante la forgiatura del metallo. Dal punto di vista della conservazione e della musealizzazione delle armi, è necessario ricordare che nella maggior parte dei casi l’oggetto è costituito da strutture polimateriche: al ferro della lama si unisce il legno del manico con possibili decorazioni in bronzo, rame e pelle, materiali presenti anche nei foderi. Come dicevo, solo una volta presa conoscenza dell’oggetto è possibile pianificare l’intervento di restauro… là dove si ritiene che

Esiste oggi una “teoria del restauro” specifica, una vera metodologia conservativa per manufatti polimaterici come le armi? “Dal punto di vista della filosofia del restauro legata ai metalli, bisogna ammettere che attualmente ci si trova ad affrontare «un problema»... Al di là delle varie teorie e scuole di pensiero, il pragmatismo pone il conservatore/restauratore di fronte a un fatto concreto e innegabile: considerare qualsiasi scelta di intervento come un mutamento dell’oggetto che, è giusto ricordarlo, come tutti i manufatti è per sua natura già proiettato verso l’oblio, verso la sua «morte fisica». È il naturale degrado della materia... Dal punto di vista dell’intervento, per alcuni professionisti operare su di un oggetto polimaterico come le armi significa separare le varie componenti, allo scopo di trattare ogni materiale in maniera la più adeguata possibile. In generale, nell’ambito del restauro di un’opera ritengo che non esista un vero modus operandi; ogni decisione è individuale e opinabile, per questo ciascun intervento è unico e dettato in principio da chi opera sull’oggetto e dalla sua sensibilità. E questa è una scelta che prevarica qualsiasi teoria. Nel caso delle armi esposte a Bellinzona abbiamo invece scelto di non eseguire questo «smembramento», se non per casi specifici; l’attenzione è stata posta da un lato all’arresto di uno stato di corrosione diffusa e attiva, dall’altro abbiamo operato con il preciso obiettivo di proporre al pubblico un oggetto in grado di mostrare l’attenzione e la cura con cui è stato originariamente creato. Un amore verso il manufatto che in qualche modo viene fatto «perdurare» dalla struttura museale attraverso una degna presentazione, capace di valorizzarlo ulteriormente e contestualizzarlo. In verità, la conservazione e il restauro di un manufatto passa anche attraverso quella particolare attenzione che l’oggetto stesso è in grado di veicolare, di «emanare». Come ha dimostrato la stessa Emma Nodari, che si è detta compiaciuta del lavoro svolto sugli oggetti esposti. Proprio per rendere attento il pubblico, assieme a Günther Giovannoni (ricercatore e curatore del prezioso e ricco catalogo, ndr.) abbiamo deciso di esporre opere restaurate ma anche altre che al momento non sono state oggetto di particolari attenzioni. E questa è un’opportunità data anche ai visitatori, che così possono essere resi partecipi del complesso e sempre dibattuto processo «di intervento» sull’opera: la sua conservazione, il suo restauro e la sua musealizzazione”. E sul controverso (spesso ideologico) dibattito sul “restauro” concludiamo. Per ora...

Mostre

Il viaggio di Emma Nodari. 25.000 km sotto il cielo d’Africa L’esposizione, ideata e curata dal Museo delle Culture di Lugano, è visitabile sino al 27 giugno presso la Sala dell’Arsenale di Castelgrande a Bellinzona. All’affascinante mostra fanno da corollario una serie di iniziative e attività educative per studenti e utenti. Il catalogo dell’esposizione, ricco di vari contributi scritti e iconografici, è edito da Mazzotta.

Internet

Bellinzona Turismo ed Eventi www.bellinzonaturismo.ch Nel sito trovate tutte le informazioni sulla mostra dedicata a Emma e Alfredo Nodari, oltre agli eventi che la “Città dei Castelli” propone.

Museo delle Culture, Lugano www.lugano.ch/museoculture Per essere sempre aggiornati sulle attività dell’importante istituzione luganese: mostre, incontri, attività didattiche, collaborazioni ecc.

di Giancarlo Fornasier » fotografia di Alessio Longo »

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Arti

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» testimonianza raccolta da Nicoletta Barazzoni; fotografia di Igor Ponti

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biamento, che ha richiesto una fase di elaborazione, e dopo un periodo di ricerca durato quattro anni, sono rientrato in Svizzera fermandomi a Ginevra. Come accennavo prima, esteriorizzare artisticamente quel che sento, è un processo piuttosto tormentato. Quando individuo un oggetto, un materiale su cui lavorare, prima lo distruggo e poi lo riprendo. Direi che sono più creativo nei momenti difficili che nelle condizioni di felicità che riesco a trovare altrove. E il mio altrove è la relazione con la mia compagna e le nostre due figlie. Mi sento un uomo libero rispetto a quelli che sono i condizionamenti La scelta dell’arte giunge presto, nel sociali, con tutte le contradcorso di una permanenza a Londra. Pre- dizioni che questi comporferisce le relazioni con persone che lo tano a livello di costrizioni. contraddicono e non lo assecondano. Per Nel lavoro che ho scelto di lui il talento è anche il frutto del caso e fare, approfondisco quel che mi piace definire l’immagidegli incontri che la vita offre nario collettivo, quindi una realtà interpretata attraverso re ai margini della società il flusso mediatico. Oggi, alla base del mio negli anni più incandescenti lavoro artistico, c’è infatti un utilizzo delle e difficili del governo tatchenuove tecnologie. A stimolarmi è quella riano. Ai tempi si respirava realtà di immagini, di icone, di stimoli che un clima infervorato dalla dagli schermi dei televisori e dei computer presenza di personalità affersatura la nostra quotidianità, al punto da mate a livello musicale, ma trasformarsi nell’orizzonte visivo attraverso anche impegnate nella causa cui viene codificata la nostra stessa conodel sociale e orientate a proscenza del reale. In quest’ambito, mi intemuovere un preciso discorso ressa porre in evidenza le incongruenze e i politico. Il coinvolgimento paradossi, partendo da rappresentazioni di relativo ad aspetti sociali ha contesti forti che viviamo in modo estraneo poi, nel tempo, rafforzato la alla realtà iniziale. Le estrapolo, le sottraggo mia visione riguardo a deteral contesto per poi ricaricarle di significato, minate idee e posizioni. Una restituendo loro forza attraverso la mia pervolta rientrato a Lugano, ho sonale reinterpretazione. iniziato un lavoro pittorico, Credo che l’arte abbia il potere di trasmetentrando in contatto con un tere il pensiero, la visione e l’approccio artista ticinese con il quale dell’artista. Ma più che del potere, l’arte per si è sviluppato un legame esprimersi ha bisogno di confronti, e quindi intenso. Grazie a lui ho conodeve assolutamente avere la possibilità di sciuto Gino Macconi, uno dei essere vista, assimilata e vissuta. Un granprimi galleristi ticinesi che ha de dilemma per gli artisti contemporanei promosso generazioni di artiè quello di riuscire a operare liberamente sti ticinesi. Successivamente, e autonomamente, anche se le relazioni sono partito per Parigi, anche con il potere sono sempre molto presenti. questo un luogo importante Certo, l’artista ha la possibilità, all’interno in cui è avvenuta una svolta di questi meccanismi, di individuare degli radicale nel mio percorso arspazi propri. Ma non è semplice, anche se a tistico. A un certo punto mi volte può essere estremamente stimolante. sono staccato dalla creazione Mi è capitato, per esempio, nel presentare pittorica, una scelta che ha dei lavori all’interno di contesti museali, comportato la rottura con il di incontrare difficoltà che tuttavia hanno passato. Dopo questo camsempre portato ad altre soluzioni creative.

Fabrizio Giannini

Vitae

enso di avere avuto la fortuna di vivere l’ultimo scampolo del Ticino rurale a Ruggì, nella fattoria dei miei nonni a Pregassona, luogo in cui, durante la mia infanzia, ho trascorso molto del mio tempo libero. Conoscere la realtà contadina, immerso nella natura mi ha lasciato nella memoria dei fotogrammi emozionanti. Una cosa alla quale stavo pensando, poco prima di iniziare questa intervista, è la sensazione di avere vissuto come in alcune scene del film di Ermanno Olmi, L’albero degli zoccoli… Allora, in quel contesto, si aveva l’esatta misura del lato crudo della vita, del sacrificio, delle rinunce. Il contatto con la natura e gli animali mi ha lasciato dei valori simbolici che non saprei analizzare esattamente ma che sento ancora oggi vividi e presenti… come se non fossi quello che sono senza il loro ricordo. Forse per questo i miei luoghi prediletti sono riferibili all’esperienza del quotidiano che porta con sé una semplicità in grado di riconciliare con se stessi. Dalla quotidianità riaffiorano dei soggetti sui quali posso concentrarmi anche se la fase produttiva è sempre un travaglio. Il mio percorso artistico? È iniziato all’età di vent’anni quando decisi di trasferirmi a Londra. In un primo momento mi ero iscritto a un corso di lingue ma poi sono entrato in contatto con un gruppo di artisti dai quali ho ricevuto degli stimoli propositivi. È stato allora che ho iniziato a pensare che avrei potuto portare avanti una mia personale ricerca artistica. I due anni vissuti a Londra sono stati parecchio intensi. Abitavo negli squat (case occupate abusivamente, ndr.), frequentando ambienti decisamente alternativi, legati all’arte e alla musica e ho avuto modo di vivere esperienze esistenziali molto forti. Ho conosciuto persone che avevano deciso di resta-

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Le vie del Signore sono infinite Intraprendere un viaggio nell’universo della spiritualità è operazione non agevole se non altro perché, data l’offerta confessionale che ha caratterizzato gli ultimi decenni, si corre l’evidente rischio di trascurare questa o quella comunità religiosa. Tenendo conto, dunque, delle differenti presenze e del limitato spazio disponibile, ci siamo avventurati lungo questo sentiero, nella speranza che l’incontro con alcuni degli esponenti di rilevo delle differenti confessioni presenti sul territorio del Cantone (che ringraziamo per la disponibilità concessaci), possa rappresentare tutti coloro che, pur nella diversità dei culti e delle tradizioni, avvertono l’intimo e imperscrutabile impulso alla ricerca di un senso superiore e trascendente la realtà umana e quotidiana

testi a cura di FABIO MARTINI; fotografie di REZA KHATIR


Monsignor Pier Giacomo Grampa Chiesa Cattolica (Diocesi di Lugano)

Reverendo Andrew Horlock Chiesa Anglicana (Lugano)

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uecentocinquantasei parrocchie, sei vicariati, 233.017 battezzati (circa il 76% dell’intera popolazione ticinese): questi i numeri della diocesi di Lugano guidata dal 2003 dal vescovo Pier Giacomo Grampa, secondo i dati dell’An-

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a Chiesa di St. Edward a Lugano appartiene alla Chiesa Anglicana internazionale ed evangelica – fondata durante il periodo della Riforma e influenzata da riformatori come Lutero e più tardi da Calvino –, e fa parte della

nuario Pontificio 2005. Dati che testimoniano la presenza e il radicamento della Chiesa cattolica nel nostro Cantone e che ci forniscono alcune informazioni essenziali sull’Amministrazione Apostolica del Ticino, sorta nel 1885 e divenuta Diocesi di Luga-

no sotto la guida di un vescovo titolare solo pochi decenni fa, esattamente l’8 marzo 1971. La storia della presenza cattolica nel Ticino inizia più di 1.500 anni fa, nei primi secoli dell’era cristiana. Da allora e fino al XIX secolo, le terre ticinesi sono state sottoposte alle diocesi di Como e di Milano e molte sono le testimonianze di questo plurisecolare legame. Per esempio, i santi patroni della diocesi luganese sono san Carlo Borromeo, patrono della diocesi di Milano, sant’Abbondio, patrono di Como, e sant’Ambrogio, patrono di Milano. Inoltre, nelle parrocchie del Cantone, accanto al rito romano – il rito liturgico usuale nella Chiesa cattolica –, persiste ancora l’antico rito ambrosiano, utilizzato nelle Valli di Blenio, Leventina, Riviera (non per nulla chiamate Valli Ambrosiane), nella valle Capriasca, a Brissago, Gnosca, Moleno, Preonzo, cioè nelle terre che per secoli sono appartenute alla diocesi milanese.

Diocesi della Chiesa d’Inghilterra in Europa. Alla comunità partecipano persone di tutte le età e di diverse nazionalità che condividono la lingua inglese, che è poi la lingua usata in tutte le funzioni religiose. Il culto anglicano, benché radi-

cato nella tradizione protestante della Chiesa d’Inghilterra, abbraccia anche forme e stili liturgici moderni. Ciò consente di collegare la fede cristiana alla quotidianità e alla vita reale. La Chiesa di St. Edward aspira a essere un luogo di incoraggiamento e supporto alle singole persone e alle famiglie, sia sul piano spirituale sia attraverso la conoscenza e l’amicizia. L’insegnamento spirituale è centrato sulla lettura e l’analisi della Sacra Bibbia. L’attività pastorale si estrinseca attraverso la preghiera e l’esercizio del culto, culminante nella Santa Messa domenicale. L’amicizia e il rapporto con la comunità viene attuato attraverso l’organizzazione di attività sociali ed eventi a cui si integrano le attività caritatevoli e di sostegno al prossimo. Nel cammino di fede verso Dio, l’attività pastorale è sostenuta da una compagnia di fedeli impegnati in una ricerca spirituale attraverso la preghiera e il servizio attivo.


Padre Mihai Mesesan Chiesa Cristiano Ortodossa della Svizzera italiana (Lamone)

Pastore Daniele Campoli Chiesa Evangelica Riformata del Ticino (Lugano)

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el 1995, un piccolo gruppo di cristiani ortodossi ha fondato e registrato ufficialmente la Comunità Ortodossa della Svizzera Italiana, di cui è parroco dal 1996 Padre Mihai Mesesan. L’attività religiosa, culturale e

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ull’onda della Riforma protestante, una prima comunità evangelica sorse in Ticino intorno al 1540 sulle rive del Verbano ma fu costretta pochi anni dopo ad abbandonare il borgo di Locarno per decisione dei cantoni

sociale degli ortodossi in Ticino ha come punto di riferimento la chiesa della Madonnetta a Lugano. Inoltre opera in Ticino un sacerdote per i siro-ortodossi provenienti dalla Turchia e, da 2004, un prete serbo per la nuova parrocchia serbo-ortodossa.

Va detto che gli ortodossi che vivono in Ticino provengono da varie etnie e culture dell’Europa orientale. Alcuni sono giunti nel Cantone come rifugiati politici sfuggiti alle persecuzioni dei regimi comunisti dell’Est europeo; altri, i più numerosi, in seguito ai conflitti nei Balcani degli anni Novanta, in cerca di sicurezza e con l’obiettivo di rifarsi una vita in Occidente. Nonostante le difficoltà che la vita nella diaspora presuppone, la Comunità ortodossa opera per mantenere l’identità religiosa e culturale dei fedeli cercando in primo luogo di aiutare la gente a riscoprire la fede autentica. Nel rispetto delle singole individualità e attenti al contributo portato da ogni persona, con le sue specificità linguistiche e culturali, padre Mesesan e gli altri religiosi operano con l’obiettivo di realizzare a Lugano una Chiesa nella quale le differenze etniche e nazionali si stemperino nella consapevolezza di appartenere alla medesima fede.

cattolici svizzeri. Bisognerà attendere la metà dell’Ottocento per assistere al ritorno di una comunità protestante in Ticino. Questo fu possibile grazie anche all’opera dei “colportori”, predicatori itineranti che, oltre a vendere Bibbie, proponevano

trattati di edificazione religiosa. L’importanza della lettura della Bibbia, come sola fonte autorevole in grado di educare il credente a una fede genuinamente apostolica, è ancora oggi simboleggiata nelle chiese evangeliche dall’esposizione di una Sacra Scrittura rivolta verso i fedeli. Con l’apertura dei cantieri del Gottardo, molti operai specializzati giunsero dal nord della Svizzera portando con sé anche la loro fede riformata. Singolare la vicenda della comunità evangelica di Novaggio. Questa fu fondata da emigrati ticinesi entrati in contatto all’estero col protestantesimo. Rientrati in patria convertirono alla nuova fede le rispettive famiglie d’origine. La particolarità della comunità evangelica in Ticino è quella di avere un’anima multietnica, plurilinguistica con una sensibilità spirituale e teologica eterogenea. Nel 1975 alla Chiesa Evangelica Riformata ticinese è stato riconosciuto lo statuto di ente di diritto pubblico.


Imam Radouan Samir Al Jelassi Lega dei musulmani in Ticino (Viganello)

Rinaldo Stieffel (Bakti) Associazione per la coscienza di Krishna (Locarno)

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ostituitasi nel 2005, la Lega dei Musulmani in Ticino (LMS) nasce come associazione improntata al rispetto della shura (principio della consultazione). La Lega è già attiva con una moschea a Viganello, frequentata durante

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ISKCON (International Society for Krishna Consciousness, in Ticino denominata “Associazione per la coscienza di Krishna” e meglio conosciuta come “Movimento Hare Krishna”) appartiene alla sampradàya Gaudìya

la preghiera del venerdì da circa 80 fedeli di provenienze diverse, riflesso della composizione eterogenea della comunità musulmana ticinese. Punto di aggregazione per tutti i musulmani, la Lega promuove la pratica religiosa e culturale, nonché

la cooperazione tra i suoi membri e la società svizzera. Si impegna inoltre ad approfondire la coscienza religiosa islamica e la disponibilità verso il prossimo. Fra i principali obiettivi vi sono quelli di abilitare i credenti ad adempiere i doveri religiosi verso se stessi, le loro famiglie e le comunità nelle quali vivono, oltre ad adoperarsi per la pace, il rispetto dei diritti umani e l’emarginazione sociale. Ulteriore obiettivo quello di trasmettere ai giovani le basi dell’educazione musulmana attraverso una migliore conoscenza della propria identità. Sul piano teologico, la LMS si iscrive nella corrente equilibrata e moderata dell’Islam. Oggi in Ticino vivono circa 6.000 musulmani. Grazie alla sua preparazione ed esperienza, l’imam Jelassi Radouan Samir è regolarmente sollecitato nella ricerca di soluzioni ai numerosi problemi sociali e culturali che l’integrazione della comunità quotidianamente pone.

Vaisnava, una tradizione monoteista che fa parte della cultura vedica, o indù. La cultura indù è vasta e il termine induismo comprende numerose teologie, filosofie, tradizioni religiose e culture spirituali. Per questo motivo, molti di coloro che

hanno cercato di stabilire un dialogo con le tradizioni indù incontrano difficoltà. Non esistono dei rappresentanti ufficiali dell’induismo, perché il termine induismo non indica un’unica tradizione spirituale. La presente dichiarazione pertanto è rappresentativa della cultura e della religione indù così come si manifesta nell’ISKCON, tradizione monoteista vaisnava, vedantica. La coscienza di Krishna approda in Ticino all’inizio degli anni Ottanta, dove a Sessa nel Malcantone in una fattoria biologica, sorge una comunità di giovani devoti che si riuniscono con l’obiettivo di dare risalto alla vita spirituale comunitaria, rispecchiando l’idea degli Ashram in India. Col passare degli anni, grazie al lavoro di questi primi pionieri, la coscienza di Krishna si è diffusa un po’ in tutto il Canton Ticino, inserendosi nell’ambito sociale e familiare tanto da essere presente nei più svariati settori.


Comunità ebraica Sinagoga di via Maderno (Lugano)

Lama Tashi Sangpo Amipa Centro buddhista Thubten Changchub Ling (Arosio)

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nsediatasi ufficialmente verso la fine degli anni Venti, la comunità ebraica ticinese, che ha contato nel suo periodo di massima espansione circa 400 persone, oggi si è ristretta a una quarantina di devoti che in buona parte fanno riferimento

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utto ebbe inizio con gli insegnamenti che la signora Annemarie Menegatti riceveva settimanalmente da Lama Sherab Gyaltsen Amipa presso il monastero di Rikon vicino a Wintherthur. Condivisa la sua esperienza con l’amica

alla Sinagoga di via Maderno a Lugano. Una tappa importante nella storia della comunità fu la creazione del cimitero ebraico di Noranco, un piccolo appezzamento di terra, in una zona lontana dall’abitato e oggi purtroppo lambito dall’autostrada.

Le pietre tombali più antiche risalgono al 1919. Da sempre caratterizzata da un orientamento ortodosso, in seguito all’influsso esercitato dai rifugiati provenienti dall’est europeo, nella comunità di Lugano ha prevalso la linea chassidica. Nel corso degli anni molti giovani della comunità israelita hanno lasciato Lugano per seguire gli studi talmudici in scuole lontane dai luoghi della loro infanzia. Sposatisi presto, come è consuetudine ortodossa, alcuni di loro si sono trasferiti in Israele mentre altri in città dove esistono importanti comunità ebraiche. Attualmente la comunità è composta da una quindicina di famiglie. Il calo numerico è stato in parte dovuto al soffocamento delle piccole attività commerciali, caratteristiche della comunità ebraica, da parte dei grandi sistemi di vendita e distribuzione. Tale fenomeno ha favorito l’emigrazione o comunque lo spostamento verso altri paesi.

Mimma Giussani, consigliò a quest’ultima un incontro con Lama Sherab. A partire dal 1978, il religioso fu regolarmente invitato in Ticino ospite di casa Giussani a Viganello, dove vennero impartiti i primi insegnamenti a un piccolo gruppo di

interessati. Quando la signora Mimma mancò, il gruppo fu ospitato da diverse persone che misero a disposizione la loro casa affinché la trasmissione degli insegnamenti potesse proseguire. Dal 2001 il Centro Buddhista Thubten Changchub Ling ha una sua sede stabile ad Arosio. I temi spiegati sono quelli tipici del buddhismo Mahayana e toccano sia la parte sutra che tantra, passando dai fondamenti delle pratiche preliminari fino allo studio dei più grandi filosofi e praticanti buddhisti come Sakya Pandita, Nagarjuna e Shantideva, con le relative spiegazioni delle pratiche giornaliere (sadhane) e i significati dei mantra. Gli insegnamenti vengono tradotti in italiano. Il Centro è anche attivo con altre iniziative come, per esempio: meditazioni condotte dal Lama Tashi Sangpo Amipa, rituali durante i giorni particolari del calendario buddhista tibetano e attività tese a diffondere la conoscenza della cultura tibetana.


La 24 ore di Le Mans di Giancarlo Fornasier | Ticinosette no. 22/2010 | Tendenze p. 38

“La gente spera di vederci morire. È uno sport in cui si rischia la che si succedono alla guida dell’auto (tre per vettura). Nell’edipelle. Ti può succedere oggi, e domani ti può succedere di nuovo”. zione che prenderà avvio il prossimo 12 giugno (in diretta sul “Quando uno rischia la vita così, non dovrebbe farlo per qualcosa canale Eurosport) lo schieramento di partenza vedrà presenti di… molto importante?”. “Sì, guai sennò”. “Ma, che può esserci una sessantina di bolidi, suddivisi in 4 classi: i prototipi P1 e di tanto importante nel correre più veloce di chiunque altro...?”. P2, e le più “familiari” GT1 e GT2. Per questo sarà possibile “Tanti vivono facendo male quello che fanno. Correre è importate vedere Lola-Aston Martin, Peugeot 908 e Audi R15 dividersi la per chi lo fa bene. Quando uno corre… vive. E tutto quello che fa, pista con versioni “elaborate” di Porsche 911 GT3, BMW M3 e prima o dopo, è solo attesa…”. Ferrari F430. Nelle passate ediLe gare automobilistiche e mo- I prossimi 12 e 13 giugno si volgerà la zioni eventi inattesi, arrivi al tociclistiche di durata sono fra 78esima edizione della gara automobilistica cardiopalma e tragedie umane le competizioni più emozionon sono mai mancati. Così nanti e massacranti, sia per più famosa del mondo. Una competizione come vere débacle progettuali: i mezzi meccanici sia per i che 40 anni or sono fu il set per un film... è rimasto nella storia della 24 piloti. Spesso si crede che i ore del 1999 il ritiro a cui fu vertici tecnici, di strategia e di gestione della gara siano com- costretta la Mercedes, dopo che per la terza volta (!) una delle pleto appannaggio della Formula 1. Così non è. Dalla 24 ore sue CLR – in rettilineo, uscendo dalla scia di una veloce Todi Daytona (Stati Uniti) alle impegnative 24 ore del Nürburgring yota – letteralmente decollò, per poi atterrare fra gli alberi dei (Germania) e di Spa-Francorchamps (Belgio) – queste ultime boschi che circondano la pista, non prima di essersi avvitata svoltesi poche settimane or sono –, alle numerose 1000 km svariate volte su se stessa... Proprio per le sfide che presenta e organizzate in mezzo mondo, le gare di durata sono un banco la sua pericolosità, la 24 ore di Le Mans si conferma nel tempo di prova importante per le case costruttrici. In questo genere di una di quelle gare che tutti i piloti vorrebbero vincere almeno competizioni, infatti, non è importante solamente saper “con- una volta nella vita: un fascino che contagiò anche l’attore durre” velocemente un’auto per pochi giri: è fondamentale statunitense Steve McQueen (1930–1980), che pensò bene di essere in grado di “guidarla”, gestendo in modo oculato tutte utilizzare l’edizione del 1970 quale location cinematografica per le componenti della vettura: dai freni al cambio, dalle gomme girare un film dedicato alla competizione (Le Mans, 1971; regia al consumo di carburante. E questo per ore e ore di gara. di Lee H. Katzin). La produzione iscrisse veramente una vettura Sul Circuit de la Sarthe – pista semi-permamente presso Le Mans (una bellissima Porsche 917 “codacorta”), anche se a McQueen (Francia) – dal 1923 ha luogo la più straordinaria gara di auto – nella foto in un fotogramma del film, dal quale abbiamo estratto su pista: la 24 ore di Le Mans. La competizione prende avvio anche il dialogo proposto in apertura – non fu permesso correre nel primo pomeriggio del sabato, per terminare il giorno se- per problemi “assicurativi”. Ma nella pellicola piloti-attori e star guente: vince chi ha coperto il maggior numero di giri in modo dell’automobilismo non mancano; come il plurivincitore Jacky continuativo nell’arco delle 24 ore. La pista di Le Mans è lunga Ickx, o il nostro Jo Siffert (tragicamente deceduto il 24 ottobre 13,6 chilometri circa e si sviluppa su strade che durante l’anno dell’anno seguente). Anche il mai dimenticato Clay Regazzoni sono in parte aperte al normale transito. Nel corso dei decenni i prese parte a quell’edizione del 1970, su una Ferrari 512S (si regolamenti e la suddivisione delle auto in pista sono cambiati; ritirò al 38esimo giro). Nell’edizione del 1993, invece, una Porin particolare le modalità di partenza (che oggi è “lanciata”, sche 962C del team tedesco Obermaier Racing arrivò settima con le vetture dunque già in movimento) e il numero di piloti assoluta: alla guida, fra gli altri, il compianto Loris Kessel.


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Astri gemelli

cancro

Marte, archetipo della volontà e dei desideri segnerà con i suoi influssi le vostre azioni. Cercate di canalizzare questa esplosione di energie verso il raggiungimento di obiettivi precisi. State più attenti alla dieta.

Tra il 1° e il 2 giugno Luna in ottimo aspetto con Nettuno di transito nella vostra nona casa solare. Momento ideale per aprirvi a nuove vie della conoscenza. Date spazio al vostro potere creativo.

Con Giove e Urano positivi potete aspettarvi veramente di tutto. Chiedete il massimo. Amore e incontri sentimentali per i nati nella seconda decade favoriti dai transiti di Venere e Mercurio.

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Marte travolge con gli ultimi passi del suo lungo cammino solamente i nati nella terza decade. Controllate la vostra frenesia e canalizzatevi verso qualcosa che vi appartenga veramente.

Improvvisi e inaspettati cambiamenti epocali in vista. Non adottate logiche attendiste. Con Giove, Urano e Saturno bisogna saper giocare d’anticipo e decidere verso quale mete puntare.

Positive le giornate del 1° e del 2 giugno. Grazie ai transiti lunari avrete la possibilità di allargare la vostra cerchia di conoscenze e arricchirvi con nuove esperienze. Non cedete di fronte alla tavola!

Settimana di passioni per i nati nella terza decade. Con un maggior controllo interiore potrete raggiungere obiettivi inaspettati. Giove e Urano sono dalla vostra parte. Non cedete di fronte all’orgoglio.

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capricorno orno

acquario

pesci

Grazie ai concomitanti transiti di Saturno e Urano avranno maggiori possibilità di successo le storie sentimentali capaci di rinnovarsi attraverso una metamorfosi personale di entrambi gli amanti.

Il transito di Venere, interessando i valori della vostra settima casa solare, smuoverà le acque della vostra vita erotica a partire dai rapporti con il partner. Evitate di coinvolgere persone amiche in inutili complotti.

Forte spinta spirituale. State comunque attenti a non farvi abbagliare da qualcosa che non conoscete a fondo. Non è tutto oro ciò che luccica. Momenti di stanchezza all’inizio del mese. Riposatevi!

Grazie a Giove e a Urano in congiunzione state camminando sopra la cima di un vulcano. Solo voi potete decidere fino a che punto rischiare. Felicità sentimentale per i nati nella seconda decade.

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Orizzontali 1. Affiancarsi • 10. La sposa di Anfione • 11. Fuoriesce dal vulcano • 12. Competizioni • 13. Il dio egizio del sole • 14. Articolo determinativo • 15. Grandissimi • 16. Lo sport della Gut • 17. Avverbio di luogo • 18. Il bel Alain • 20. Li firma il giornalista • 21. Il cibo quotidiano • 23. Miniera • 24. Oriente • 25. Fernando, scultore colombiano • 26. Cattiva • 27. Può lasciarlo la macchia • 28. Laguna centrale • 30. Profondi, intimi • 32. Palpita • 34. Cambia le carte in tavola • 36. Ciascuno • 37. Comunità Europea • 38. Articolo indeterminativo • 39. Nanni, regista • 40. Dittongo in cauto • 41. Malta e Svezia • 42. Fa spalancare gli occhi! • 45. Levati, tolti • 47. Arrabbiata • 48. Il re di Shakespeare.

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Trasparenti come il vetro • 13. Tali da far ridere • 16. Lo stato con Lubiana • 19. Strage • 20. Rivale • 22. Dei nordici • 25. I confini di Balerna • 29. Cantone svizzero • 31. Il fiume dei Cosacchi • 33. Il nome di Fantozzi • 35. Lo stato con Mosca • 37. Oscura, tetra • 40. Antica cambiale • 41. Traguardi • 43. Tra sett. e nov. • 44. Pari in crotalo • 46. La fine di Belfagor.

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Verticali 1. Noto romanzo di Francesca Lia Block • 2. Il parco luganese • 3. È famoso anche quello dell’Antoniano • 4. Caricare di lavoro • 5. Dubitativa • 6. Arto pennuto • 7. Mezza rata • 8. Defilare, sgattaiolare • 9.

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» a cura di Elisabetta

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Desideri e ambizioni in aumento. Forte bisogno di provare sul campo le proprie capacità seduttive. Incontri con persone originali e anticonformiste tra il 1° e il 2 di giugno. Dedicatevi di più alla famiglia.

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