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L’appuntamento del venerdì

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REPORTAGE LOSANNA: IL ROLEX LEARNING CENTER

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numero 25 18 giugno 2010

Agorà Islam. Il velo della discordia

DI

ROBERTO ROVEDA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Mundus Siamo i parassiti, pardon, i tipi giusti?

Impressum

Vitae Kareem Ziwamil

DI

DI

DUCCIO CANESTRINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

DEMIS QUADRI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Tiratura controllata 89’345 copie (72’303 dal 4.9.2009)

Editore

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Direttore editoriale

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G. FORNASIER; FOTO DI M. AROLDI . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Reportage Losanna. Il Rolex Learning Center

DI

Chiusura redazionale Venerdì 11 giugno

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Peter Keller

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Scatole vecchie

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch

In copertina

Rolex Learning Center (EPFL, Losanna) Fotografia di Matteo Aroldi

Cari lettori, immaginate di essere dei turisti o, se preferite, degli stranieri che per la prima volta, cappellino in testa e mappa alla mano, si trovano a visitare il nostro Cantone. Immaginate anche che ciò accada proprio in questa stagione, che di tutte, clima permettendo, è la più bella. Sappiamo che si troveranno di fronte a paesaggi straordinari, a boschi rigogliosi che si rincorrono a seguire la forma inusuale e sorprendente del lago Ceresio, un bacino capace di mutare continuamente aspetto e di sorprendere anche i più avvezzi, nel suo giocare a rimpiattino coi rilievi. Poi, vedranno anche gli agglomerati urbani e gli edifici residenziali. Fra questi, a ricorrere con frequenza, è la casa singola con giardino, autentico morbillo del paesaggio, ma anche oggetto del desiderio per coloro che aspirano a quella pace e a quella serenità che condomini e villette a schiera non sembrano garantire. In questa tipologia edilizia domina incontrastato in Ticino, soprattutto nelle fasce cosiddette di high-standing, il “parallelepipedo”. E in effetti, e senza voler troppo generalizzare, di “case a scatola”, spesso opera di architetti più o meno noti, se ne trova davvero una marea. Basta passare il confine per rendersene conto. Da Vacallo in poi, questa sorta di cifra architettonica della nostra regione, si presenta in fogge e varianti davvero infinite. Non che siano tutte brutte, intendiamoci, ve ne sono anche di graziose come, d’altra parte, di inquietanti (non lontano dalla nostra redazione ne hanno da poco costruite alcune, in realtà romboidali, in crudo calcestruzzo che, in caso di invasione, potranno essere utilizzate come inespugnabili bunker per presidiare l’area strategicamente vitale del lago di Muzzano). La domanda è: perché ripetere all’infinito quello stesso modulo, esteso peraltro a condomini, edifici pubblici

e privati, ecc. Mancanza di fantasia da parte di chi commissiona o progetta o inconscia rappresentazione – la casa in fondo è anche questo – di un sé ideale, razionale e privo di cedimenti e sbavature? Uno degli aspetti curiosi della faccenda è che il Cantone, se si compie un robusto passo indietro nel tempo, è ricco di testimonianze di uno stile barocco decisamente raffinato che, nella sua architettura tutta curve e ghirigori, testimoniava della dissoluzione dell’orizzonte razionalistico rinascimentale a favore di una percezione del mondo più instabile e inquieta, capace di integrare in sé gli elementi meno rassicuranti e certi della realtà. Al turista sensibile ai temi dell’abitare e dell’architettura verrà infine da chiedersi il perché in questo luogo si continui a perpetrare modelli di architettura vecchi di decenni – tali sono –, pur rinnovati nei materiali e nelle soluzioni tecniche (la parola “razionale” andava parecchio di moda durante il ventennio fascista proprio per indicare fra gli addetti ai lavori un genere architettonico che in quegli anni, in Italia come in altri luoghi del mondo, aveva peraltro una sua precisa ragion d’essere). La risposta “sta nel vento” o forse faremmo meglio a rivolgerci a un sociologo o a uno psicanalista. Chissà… Consola però la scelta fatta a Losanna nella realizzazione del Rolex Learning Center, centro di cultura annesso al Politecnico Federale di Losanna, di cui il reportage presente su questo numero offre una piccola testimonianza. Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, gli architetti responsabili del progetto, con il loro lavoro dimostrano che il rifiuto della geometrizzazione non significa affatto rinuncia alla modernità, ma un’apertura al mondo e alla sua varietà oltre a indicare una possibilità di superamento del ritrito modello a “scatola”. Cordialmente, Fabio Martini


Islam. Il velo della discordia

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Agorà

Recentemente, nel numero 17/2010 di “Ticinosette”, abbiamo affrontato il tema della donna nel mondo islamico con un’intervista alla dottoressa Hadia Himmat. Oggi incontriamo una giovane ragazza musulmana che vive in Ticino, una realtà lontana dalla sua cultura originaria. Quali difficoltà e diffidenze si trova ad affrontare nella vita quotidiana e professionale?

C

i siamo dati appuntamento nel centro di Lugano. Ci sediamo a un tavolino e la cameriera viene a prendere l’ordine. Quando chiedo cosa contenga un toast farcito la cameriera ha un dubbio, è preoccupata che vi sia del prosciutto e va ad accertarsene. Evidentemente ha notato che la giovane donna che siede con me porta il velo e questo è stato sufficiente per identificarla come musulmana. Proprio dal velo e dalla consapevolezza che spesso basta solamente portarlo per provocare le reazioni più disparate – come quella della cameriera che ha voluto essere accurata nel suo lavoro – è nata questa intervista un poco diversa dal solito. Diversa perché la mia interlocutrice teneva a raccontare la sua esperienza, ma temeva che il suo racconto potesse creargli dei problemi sul lavoro proprio perché in quel ambito il velo è visto con diffidenza. Così S. – abbiamo deciso di chiamarla in questo modo per preservarne l’anonimato – ha dovuto “scegliere” di non portare il velo facendo a meno di un elemento che lei considera parte integrante della sua persona, pur di preservare un lavoro di cui ha bisogno.

Quali sono le tue origini? “La mia famiglia proviene dall’Asia centrale. Mio padre è stato il primo a giungere in Europa, mentre mia mamma è venuta dopo il matrimonio. Io sono arrivata in Svizzera a due anni, ormai più di vent’anni fa, mentre i miei fratelli sono nati tutti qua”. Cosa rappresenta il velo per te? “Per me il velo è una sicurezza, anche se bisogna ammettere che in un Paese occidentale forse ti guardano di più col velo che senza. A me però dà sicurezza rispetto a una società come quella odierna in cui le donne, parlo soprattutto delle giovani, vengono viste principalmente come un oggetto di desiderio. Grazie al velo riesco a estraniarmi da questo meccanismo: è difficile che una ragazza che lo porta venga vista come un oggetto sessuale. Ti avvicinano e al massimo ti fanno una

domanda, più per curiosità che per provarci veramente. Poi, anche conoscendomi così, imparano ad apprezzarmi per la persona che sono e non per come appaio”. Portare il velo è stata una tua scelta? “Si, assolutamente. La famiglia mi ha dato le basi per comprendere le motivazioni per le quali le donne musulmane lo indossano, il perché, cosa vuol dire e cosa rappresenta, però di fatto alla fine è stata una mia scelta”. Hai mai avuto dei problemi a causa del fatto che lo porti? “Qualche volta sì, soprattutto per quanto riguarda la ricerca del posto di lavoro. Ho fatto parecchi colloqui col velo: andava tutto bene, la qualifica ecc. Però… alla fine c’era sempre un però… Non dicevano nulla apertamente, ma se la qualifica va bene, tutto è a posto ma vieni scartata lo stesso, qualche conclusione la trai, anche se nessuno ti ha mai detto: «Non ti prendiamo per il velo»...”. In questo momento hai un lavoro. Porti il velo durante l’orario lavorativo? “Adesso no, purtroppo non posso”. È stato un divieto che ti è stato imposto espressamente? “Mi è stato fatto capire chiaramente che era meglio non metterlo. Per opportunità… mi è stato fatto intendere che non si poteva sapere che reazione avrebbero potuto avere le persone che lavorano con me, i colleghi insomma”. Perché hai comunque accettato quell’impiego? “Ho accettato perché avevo iniziato una formazione che parallelamente agli studi richiedeva l’esercizio di un’attività professionale. Nel caso in cui non avessi iniziato a lavorare entro il lasso di tempo che mi era stato concesso per la ricerca di un posto di lavoro, avrei dovuto interrompere gli studi. Si è trattato di un compromesso che ho dovuto accettare per poter proseguire la mia formazione scolastica”. Il tuo lavoro implica il contatto diretto con il pubblico? “No, assolutamente”. Quindi era una questione interna? “Esatto. È paradossale perché mia sorella


meno frequenti… qualcuno ti guarda storto ma oggi sono episodi più sporadici”. Ma tu ti senti una ragazza occidentale? “Mi sento occidentale, assolutamente. Sono cresciuta in Ticino, vi ho trascorso tutta la mia vita e non mi percepisco diversa dalle altre giovani ticinesi. Ho però un credo, una religione diversa e quindi questo mi porta ad avere delle limitazioni – per decisione personale – in certi aspetti della vita”. Come hai vissuto il recente referendum che ha portato alla decisione di non costruire nuovi minareti in Svizzera? “Dal mio punto di vista, è stata una decisione del popolo, quindi da accettare. Non sono neppure convinta che valesse la pena di fare tutto il can can che c’è stato dopo la vittoria dei «no» sia da una parte, sia dall’altra. Chiaramente fatico a capire cosa spaventasse dei minareti. Anche se ne avessero costruiti altri, ci sarebbero state comunque delle limitazioni, non avrebbe potuto esserci il richiamo alla preghiera per non causare problemi di ordine pubblico. Avere solamente un minareto, cioè semplicemente una costruzione architettonica leggermente diversa da quelle solite, non vedo quale problema avrebbe potuto creare. Ci sono già in

Svizzera delle moschee con dei minareti, non mi sembra che abbiano causato mai nessun problema fino a oggi. Però tengo a ripetere che bisogna sempre sottostare alle leggi del paese in cui si vive. Ci sono determinate cose che individualmente sono importanti, però alla fine se c’è una legge che prevale, giustamente si segue quella”. Quindi ci tieni a sfatare il cliché del musulmano fedele solo alla legge religiosa… “Anche per quanto riguarda i precetti religiosi, alla fine bisogna avere rispetto dell’ambiente in cui si vive. Certo ci sono determinate norme che sono un po’ diverse da quelle islamiche però si accettano perché non si può andare contro la legge”. È l’ora dei saluti, la pausa pranzo è finita e S. deve tornare al suo posto di lavoro: rientrerà in ufficio e sarà costretta a togliersi il velo per “opportunità”. Fa riflettere anche il fatto che abbia preferito mantenere l’anonimato per timore di ritorsioni, di perdere il suo impiego. Mentre la guardo allontanarsi mi sento un poco a disagio per il clima assai “strano”, un poco soffocante, che si respira in questi ultimi anni nella nostra vecchia e accogliente Europa...

» di Roberto Roveda

lavora per la stessa istituzione, lei è a contatto col pubblico e può portare il velo senza problemi”. Secondo la tua opinione, perché il velo incute diffidenza? “È giusto parlare di diffidenza, una diffidenza dovuta più che altro a scarsa informazione. I media tendono a dare una cattiva immagine dell’Islam e diventa facile generalizzare. Cioè non si guarda alla persona singola, a cosa aspira, ai suoi valori. Gli avvenimenti degli ultimi anni, da Bin Laden in poi, hanno fatto sì che una persona musulmana venga vista generalmente come il terrorista di turno. Poco importa che la stragrande maggioranza delle persone musulmane sia assolutamente pacifica. Parliamo di persone normalissime che aspirano a vivere la loro vita tranquillamente, come il resto del mondo. Come la sottoscritta, una ragazza come qualsiasi altra, con gli stessi sogni e le stesse aspirazioni di tutte le giovani della mia età. Con la sola differenza che io porto il velo e questo mi identifica immediatamente come musulmana. E fa scattare un pizzico di diffidenza. A mio parere, però, le cose stanno comunque progredendo. Io ho cominciato a portare il velo alle medie e suscitavo molta curiosità, anche tra i compagni. Rispetto a qualche anno fa, però, le occhiatacce sono

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Siamo i parassiti, pardon, i tipi giusti? È il solo posto che abbiamo. Si chiama Terra. Nell’arco di pochi secoli la nostra specie l’ha colonizzata (quasi) completamente. E ora qualcuno pare accorgersi che non tutto va “per il verso giusto”…

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» di Duccio Canestrini

Mundus

Agli occhi di un alieno più evoluto (sempre che questo avesse saggi: artistici, ambientalisti, fantastici, ma anche molto occhi per guardare…) appariremmo curiosi parassiti della realistici. Ha iniziato Al Gore, nel 2006, con la sua Scosuperficie del nostro pianeta. Ma qualcosa sta cambiando. moda verità, un documentario sull’impatto che la Un po’ perché Gaia, la madre Terra – “questo oscuro granel di civiltà dell’uomo ha sul riscaldamento della Tersabbia” come la chiamò Giacomo Leopardi nella “Ginestra” ra. Poi è arrivato l’hollywoodiano Ultimatum alla Terra – con i suoi scrolloni si fa sentire spesso. Un po’ perché ora con Keanu Reeves (quello di Matrix) nei panni di un le informazioni si diffondono più rapidamente. Già aleggia- bell’alieno giunto per sterminare la nostra specie ottusa che va “da un po’ ” il sospetto compromette la preziosa che alcune epidemie, come biodiversità del pianeta. quella del virus africano Nel 2009 poi sono stati Ebola, e la stessa diffusiofuochi d’artificio: Ermanne dell’Aids, fossero una no Olmi con Carlo Petripiccola reazione del granel ni, il guru dello slow food, di sabbia alle nostre cialmandano nelle sale Terra tronerie. Ora che, a causa Madre, un film che va alle del controverso effetto serradici del problema: cora, pezzi di calotta artica me produciamo e cosa vanno alla deriva, mentre mangiamo. Ed escono in tsunami e terremoti disturcontemporanea Home. La bano i nostri operosi insenostra Terra di Yann Ardiamenti, molte persone si thus Bertrand (il pianeta interrogano. Siamo sicuri filmato dall’alto) e il fildi essere i parassiti, pardon, mone Earth della Disney, i tipi giusti? La terra sotto una co-produzione interi piedi, quella scritta in nazionale realizzata da minuscolo, ci dà certezza. 40 troupe, in 200 location Guai se ci viene a mancare, sparse tra 26 stati. Senza e quando le nostre certezze dimenticare l’imbarazzansono minacciate, guarda te The Age of Stupid, storia caso, ricorriamo ancora a di un sopravvissuto che una metafora terrestre e s’interroga sui motivi della mineralogica: le certezze nostra stupidità in campo sono minate. ecologico. Insomma, tutto Nel suo ultimo libro, intitosi potrà dire (filone di caslato La civiltà dell’empatia, setta, catastrofismo ecc. l’economista Jeremy Rifkin ecc.) salvo che non bussiPietro Chiesa, Madonna della semina (1929–1931), particolare, olio su tavola parla di una “coscienza di no forte. Sta a noi aprire Biosfera”. Esattamente ciò che ancora ci manca e che gio- gli occhi, le orecchie, la mente. Avatar – che con i suoi quasi coforza dobbiamo sviluppare. Non abbiamo un altro posto 1.900 e rotti miliardi di dollari ai botteghini ha realizzato il dove andare, questo è ormai chiaro. Il taglio dei finanzia- maggior incasso mondiale nella storia della cinematografia – è menti americani alle ricerche spaziali ne è un’ammissione il più recente, ma certo non l’ultimo della serie. A ben vedere, implicita. Per insediarci su un altro pianeta dovremmo viag- piaccia o no, anche Avatar è una storia che ha una morale. E giare nel cosmo per qualche migliaio di anni, francamente cioè: è possibile opporsi a chi distrugge le risorse naturali per pochi se la sentono, oggi, di intubarsi in bare tecnologiche trarne vantaggi economici immediati. alla Avatar per dormirsi gli anni luce necessari. Sicché, Planata sulla Svizzera. Leggo sul sito internet www.agricoltura. appunto, è il cinema che per ora ci fa viaggiare, con una ch: “I contadini sono sempre più confrontati con la richiesta di fantascienza sempre più vicina alle nostre vicende sociali rendere la loro produzione conforme alle esigenze di protezione della e naturali, sempre più prossima nel tempo. Di produzione natura e degli animali”. Questa non è fantascienza. Qualcosa in produzione, di sala in sala, è una formidabile eco di mes- sta cambiando.


PADDINGTON BEAR™ © Paddington and Company Limited 2009 Paddington Bear™, Paddington™ and PB™ are trademarks of Paddington and Company Ltd Licensed by ©opyrights Group www.paddingtonbear.co.uk

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» testimonianza raccolta da Demis Quadri; fotografia di Igor Ponti

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gli studi e dal 2004 ho sempre lavorato. Intanto aspetto l’occasione giusta: magari un giorno riuscirò a tornare a scuola, o forse avrò la fortuna di incontrare un regista. Speriamo mi succeda prima di diventare troppo vecchio… Nel mio paese ero un attore della televisione irachena, ho fatto due film e ho fatto anche teatro. L’Iraq è stato uno dei primi paesi arabi dove si facesse teatro. Adesso mi guardo in giro per vedere se trovo qualche opportunità. Se mi piace fare il taxista? Bella domanda. No, ma non posso farne a meno. Questo non vuol dire che non faccia il mio lavoro come si deve, Da “Taxi Driver” di Martin Scorsese a anzi. Sono un uomo di saldi “Taxisti di notte” di Jim Jarmusch, il ci- principi. Per carattere sorrido e parlo alle persone. Sono nema si è ispirato spesso a questa figura molto preciso e puntuale. C’è professionale. Ma lui, che quel mestiere tantissima gente a Lugano che mi conosce. Quello del lo fa, sogna di tornare a fare l’attore taxista è un mestiere in cui si sono arrivato qui in Svizzera. incontrano molte persone e si vede un po’ di Di nuovo ho cominciato a tutto: c’è il cliente buono e quello disonesto, studiare. Ho ottenuto il diploil cliente di alto livello e quello più povero. ma di segretariato alla scuola Capitano anche momenti difficili: se magari di commercio di Lugano. Più una persona è un po’ ubriaca o è un po’ nertardi ho seguito un corso di vosa, oppure non vuole pagare… In quei casi pratica commerciale e poi ho bisogna saper gestire le situazioni, altrimenti cominciato a lavorare come si finisce nei guai. Un altro problema è che a responsabile di un ufficio in Lugano ci sono due categorie di taxi: A e B. una casa di spedizione, ma I taxi A sono quelli municipali, con le placche con l’incendio del 2001 nella gialle, che possono fermarsi in centro, in galleria del San Gottardo ho stazione e all’aeroporto. Invece la categoria perso il posto. Poi ho avuB è quella un po’ sfortunata, quella dei taxi to una grandissima difficoltà che non possono fermarsi da nessuna parte. a trovarne un altro. Mentre Io appartengo a questa categoria. Chiunque cercavo, ho sempre voluto può farne parte: uno va a fare l’esame per migliorare le mie conoscenze la patente e il giorno dopo te lo ritrovi qui a tutti i livelli con lo studio. a Lugano che fa il taxista con l’insegna luNon riuscendo a trovare nienminosa sulla macchina. In comune dicono te, ho deciso di frequentare che il commercio è libero, ma il numero dol’USI. Sono arrivato agli esami vrebbe essere limitato, perché altrimenti tra del primo anno in scienze un po’ ci saranno più taxi che auto private. della comunicazione, ma poi Tutti hanno il diritto di lavorare, però quenon ce l’ho più fatta a causa sta situazione sta diventando un problema. dei costi. Ho dovuto smettere. I taxisti di categoria A sono liberi professioniQuesta rinuncia mi ha fatto sti e indipendenti come noi, ma sono legati al soffrire, perché mi piace molto comune di Lugano. Per ora il loro numero è studiare. Anche le lingue. Ne stato fissato mi sembra a 35. Per entrare nella parlo diverse: l’arabo, l’italiacategoria bisogna fare un concorso pubblico. no, l’inglese, il bulgaro, un po’ Ce n’è stato uno nel 2008, ma non ho potuto il tedesco. Quando ho smesso accedere perché all’epoca vivevo a Coldrerio con l’università ho cominciae loro invece volevano qualcuno che abitasse to a fare il taxista. Non ho mai nel distretto di Lugano. Quella volta hanno chiesto nessun tipo di assipreso 18 taxisti. Adesso che abito a Lugano stenza: non fa per me. Per cui spero facciano un altro concorso. Così potrò ho deciso di mettere da parte continuare gli studi all’USI.

Kareem Ziwamil

Vitae

ono di origine irachena, ma abito qui dal 1995 e adesso sono cittadino svizzero. Non torno in Iraq da 18 anni, tranne una volta nel 2004, quando ci sono stato per sette giorni dopo l’invasione americana. La vita in Iraq è molto triste. È un paese ricco di cultura e di scienza. Abbiamo i cervelli, quello iracheno è un popolo studioso. Quando vai a Babilonia trovi un luogo meraviglioso: è una terra che parla. Davvero, se ci vai di notte senti delle voci. Però siamo stati sfortunati con la politica, con personaggi come Saddam Hussein che hanno devastato e rovinato tutto. Non parliamo poi degli americani, che hanno umiliato gli iracheni e portato solo distruzione. Hanno cacciato Saddam e magari portato la democrazia, le elezioni, però intanto il popolo è a pezzi, ha paura, è stanco psicologicamente. Dal 1968 al 1979 abbiamo avuto un presidente che si chiamava al-Bakr, e le cose andavano abbastanza bene: il popolo viveva, lavorava, era contento. Poi però è arrivato Saddam e dopo un anno è scoppiata la guerra con l’Iran, che è durata 8 anni. Così siamo tornati indietro di 100 anni, perché tutto succedeva in funzione del combattere. Dopo il 1988 abbiamo avuto una pausa di due anni, poi l’invasione del Kuwait ed è cominciata un’altra guerra. Finita quella, dopo pochi anni c’è stata l’operazione Desert Fox con Clinton, nel 1998. Poi, passata anche quella, nel 2003 è successo quel che è successo. Nel mio paese ho studiato belle arti all’università, poi sono partito per andare in Bulgaria, dove ho studiato il bulgaro all’università di Sofia. La moglie di mio zio è bulgara e viveva a Baghdad, così io ho sempre avuto l’idea di imparare quella lingua e di parlarla con i suoi figli. La Bulgaria è molto bella e interessante. Povera, ma la gente è molto socievole. In seguito ho deciso di cambiare zona e

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S


Lo spazio organico della creatività testo di Giancarlo Fornasier; fotografie di Matteo Aroldi

Inaugurato lo scorso febbraio, il Rolex Learning Center è un modernissimo centro di documentazione che ha sede presso il Politecnico Federale di Losanna (EPFL). Ispirato sin dalla sua progettazione all'elemento organico e alla fantasia delle curve, questo edificio è un laboratorio per la ricerca e la creatività. Pensato per lo studio ma aperto allo scambio…




La naturale curvatura della luce È una vera e propria caduta dei confini: un’enorme struttura organica, una foglia poggiata sul terreno con poche ma grandi aperture circolari – forse il risultato di un gigantesco insetto che ha forato la superficie, nutrendosene… – e lunghi corridoi vetrati. Progettato dagli architetti Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa dello studio giapponese SANAA, il Rolex Learning Center è uno spazio di 20.000 metri quadrati che ospita, fra le altre cose, una straordinaria biblioteca che potrà contenere oltre 500.000 fra volumi e periodici. Un edificio luminoso, aperto a studenti e visitatori esterni; un laboratorio dell’apprendimento che offre innumerevoli servizi, centri di documentazione, luoghi per socializzare e per lo studio, centri di ristoro, bar e ampi spazi all’aperto. La rappresentazione della sua ambiziosa apertura è ben sintetizzata dal rifiuto di ferme e rigorose geometrie razionaliste, alle quali si contrappongono movimenti ondulatori naturali e grandi superfici sinuose che si aprono verso il tessuto urbano circostante. Un gioco di trasparenze e continue scoperte, elementi strutturali che tendono magicamente a sparire mentre si procede al suo interno. È un’immersione nella parte “ondulatoria” della natura della luce, un viaggio nei meandri di una corteccia cerebrale aperta. L’intero edificio è sorprendente: ne è convinto anche Patrick Aebischer, Presidente del Politecnico di Losanna: “Volevamo avere un’area che invitasse allo studio. E questo spazio è aperto agli studenti dalle 7 alle 24, tutti i giorni. Ma desideravamo anche avere un centro nel quale non solo si potesse studiare… ma vivere”. Un aspetto legato alla qualità della vita all’interno dell’università che sfuma nelle sfere della libertà creativa: “Gli artisti e gli scienziati hanno molte cose in comune. La prima è la creatività: devi essere creativo per essere un vero scienziato… come per un artista. L’architettura è una disciplina che cerca di tenere questi due ambiti uniti, e la miglior cosa per dimostrarlo era costruire un edificio che ha questa ambizione di apertura e unicità”. Il concetto di “apertura” è ribadito anche dai due architetti: “È uno spazio aperto a tutti, non solo agli studenti ma anche al pubblico. È quel tipo di ambiente che in modo attivo incoraggia gli studenti a scegliere quale via intraprendere, dove andare per svolgere il loro lavoro, oppure riunirsi e intrattenersi con gli amici”. Una struttura dominata dall’apparente rifiuto della geometrizzazione degli spazi. Dicono ancora i suoi creatori, in perfetto spirito orientale, storicamente votato alla riproposizione di elementi naturali: “L’uomo non si sposta secondo un movimento lineare, come un treno sui binari, ma curva seguendo un movimento più organico. Con delle linee diritte è possibile creare solo incroci; con delle linee curve è possibile creare interazioni diverse…”. Un insieme di linee che si muovono con lo stesso visitatore, capaci di condurlo verso visioni spaziali e giochi di luce sempre nuovi. Di giorno come di sera, quando il buio viene tagliato da una linea luminosa. Non lineare, ma ondulata, dolce… stimolante.

sopra: “Credo che ci siano aspetti comuni, nella scienza come nell’arte, nel loro sforzo di scoprire cose interessanti. Molte invenzioni hanno entrambi questi elementi, scientifici e creativi. E questi non entrano in conflitto fra loro” (Ryue Nishizawa) pagine precedenti: “Le forme architettoniche posso essere create dai movimenti dell’uomo, e allo stesso modo, l’architettura influenza gli uomini… Credo che l’ideale nasca quando i due soggetti, l’uomo e l’architettura, sono in grado di creare un’interazione dinamica” (Ryue Nishizawa) in apertura: uno studente nei corridoi della nuova struttura alla ricerca della sua strada… per informazioni: Rolex Learning Center Route des Noyerettes CH - 1015 Losanna tel.: 021 693 42 37 www.rolexlearningcenter. epfl.ch; www.epfl.ch


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La soluzione verrà pubblicata sul numero 27

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Orizzontali 1. Il capoluogo turgoviese • 10. Il maestro della relatività • 11. Esercizio scolastico • 12. I confini di Sonvico • 13. Breve esempio • 14. È Ben a Londra • 15. Chiassosi • 18. Le iniziali di Montanelli • 19. Il Nichel del chimico • 20. Il Ford dei fumetti • 22. Incatramare, impreciare • 24. Li consulta chi parte • 25. Canna centrale • 26. Dittongo in pietra • 27. Spinta, impulso • 28. La nota Zoppelli • 29. Cortile agreste • 30. Trampoliere d’acciaio • 32. Mezza tara • 35. Ferrovecchio • 38. Spagna e Austria • 39. Vendita all’incanto • 40. Stelle • 41. Poppante • 43. Articolo maschile • 44. Consonanti in dieta • 45. C’è anche quello del Cancro • 47. Le Lipari • 48. Il bel Sharif.

filosofo con il lanternino • 12. La nota degli sposi • 14. Segno zodiacale • 16. Appioppata • 17. Diavolo tentatore • 21. La casa dell’ape • 23. Una nota e un articolo • 28. Cordoglio • 31. Cespuglio spinoso • 33. Adorato • 34. La nota Liz (Y=I) • 36. Parecchi • 37. Favolista greco • 38. Arbusto di montagna • 42. Altari pagani • 46. Nel centro di Lima.

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Verticali 1. Fu re di Prussia • 2. Disseppellire • 3. Vanto nel cuore • 4. Bruciarsi • 5. Un dato anagrafico • 6. Il peso senza la tara • 7. Lo paga il reo • 8. I confini di Essen • 9. Il

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Astri a cura di Elisabetta

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Solstizio estivo baciato dal trigono di Venere con Giove e Urano. Possibili cambiamenti in vista. Date spazio alla vostra creatività. Agite in armonia con i vostri desideri. Una notizia di lavoro per i nati nella terza decade.

Penultima settimana di giugno segnata dall’ingresso di Giove e Urano nella vostra seconda casa solare. Nuove possibilità di guadagno. Grossi e inaspettati cambiamenti sulla scala dei valori dei nati nella prima decade.

Prossimamente alle vostre orecchie. Cambiate ora. Nei Sunrise center e su sunrise.ch

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gemelli

cancro

Tra il 24 e il 25 giugno la Luna sarà di transito nella vostra settima casa solare. Momento karmico particolarmente importante. Vivete saggiamente questo solstizio estivo per arricchirvi di nuove energie.

Se volete approfittare del vostro compleanno per affrontare un antico nemico, interiore o esterno, fatelo subito! Grazie a Marte avete l’energia per compiere qualunque impresa. Una novità, il 26 giugno.

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L’estate, grazie a una magnifica Venere e all’imprevedibile Urano, porterà novità sul piano della vostra vita affettiva. Grandi opportunità professionali per chi è impegnato sul piano artistico o creativo.

Approfittate del 22 e del 23 giugno per affrontare ogni cosa con la giusta serenità. Possibili speculazioni finanziarie per i nati nella prima decade. Possibilità di cambiamenti per i nati nella terza decade.

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scorpione

Solstizio estivo segnato da alcune improvvise inquietudini. Siete tentati di andare oltre il ragionevole pur di poter assecondare i vostri desideri. Urano, Giove, Saturno e Plutone vi stanno ormai sollecitando oltre modo.

A fine mese inquietudini amorose provocate dalla quadratura di Venere di transito nella vostra quarta casa solare. Se volete canalizzare queste energie in maniera corretta cercate di scatenare il vostro Eros.

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Questa estate può iniziare alla grande. Grazie ai magnifici trigoni tra Venere, Giove e Urano potrete aprire le vostre porte all’incredibile. Cambiamenti rivoluzionari per la vita affettiva. Improvvise passioni.

Importanti transiti, tra il 20 e il 21 giugno, per i nati nel segno, follemente sollecitati da una strabiliante croce di pianeti sui segni cardinali. Prendete le decisioni senza farvi bloccare dalla vostra razionalità.

acquario

pesci

Sol Invictus est anche per voi. Grandi cambiamenti in vista, promossi dai transiti con Giove, Urano e Saturno. Date ampio spazio a tutta la vostra creatività, progettate e agite alla grande!

Tra il 22 e il 23 giugno la Luna sarà dalla vostra parte. Momento favorevole per fare delle scelte con la giusta serenità. Novità e cambiamenti nel settore finanziario per i nati nella prima decade.

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