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numero

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L’appuntamento del venerdì

R EPORTAGE Lago Maggiore | AGORÀ 143 | SOCIETÀ Coro SAT | TENDENZE Arti e macchine

Corriere del Ticino

laRegioneTicino

Tessiner Zeitung

CHF 3.–

con Teleradio dal 18 al 24 luglio


Âť illustrazione di Adriano Crivelli


numero 29 16 luglio 2010

Società Coro SAT. Il canto di un Paese

Impressum

NICOLETTA BARAZZONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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ORESTE BOSSINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Agorà Telefono Amico 143: volontari all’ascolto

Vitae Mattia Romerio

DI

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DEMIS QUADRI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Reportage Il Lago Maggiore dal battello

DI

ANDREA KELLER; FOTOGRAFIE DI REZA KHATIR . .

Tiratura controllata 89’345 copie (72’303 dal 4.9.2009)

Chiusura redazionale Venerdì 9 luglio

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GIANCARLO FORNASIER . . . . . . . . . .

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Astri / Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Tendenze Arti e macchine. Il ritratto dell’automobile

DI

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Direttore editoriale Peter Keller

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Un pericoloso tepore veicolare... COMUNICATO STAMPA - 8 luglio 2010 DSS - Avviso di canicola

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Vista da poppa su Pallanza (VCO) Fotografia di Reza Khatir

Il Gruppo Operativo Salute e Ambiente (GSOA) del Dipartimento della sanità e della socialità informa che, secondo le indicazioni di MeteoSvizzera, il periodo di canicola iniziato lunedì 6 luglio perdurerà almeno fino a domenica 11 luglio. Alla popolazione vengono dati i seguenti consigli: - evitare che il caldo penetri nelle case, oscurando le finestre durante il giorno e arieggiando durante la notte; - bere molta acqua e consumare pasti leggeri con molta frutta e verdura; - stare in casa o in zone fresche e, se possibile, in ambienti climatizzati nelle ore di maggiore insolazione (tra le 12 e le 16). Alle persone particolarmente sensibili alla canicola (come neonati, bambini piccoli, chi ha più di 65 anni, persone affette da malattie mentali o con ridotte capacità cognitive e persone con malattie circolatorie, compresa l’ipertensione) viene consigliato di: - (far) fare più spesso la doccia e il bagno e di (far) bere molta acqua; - avvisare i vicini o i servizi sociali se si deve passare un periodo da soli; - consultare il medico o il farmacista se si prendono anti-ipertensivi o psicofarmaci. All’albo comunale dovrebbe essere possibile consultare un volantino informativo sulla canicola. (seguono numeri telefonici e siti Internet, ndr.) Gentili lettori, quello che avete appena letto è un comunicato arrivato in Redazione alle ore 10.51 di oggi, giovedì 8 luglio. Il tema, naturalmente, è quello del “gran caldo”, con le conseguenti “problematiche e raccomandazioni”. Nulla da eccepire sui contenuti (siamo in estate, il caldo è inevitabile e quel che serve è un po’ di buon senso...); certo che consigliare a chi ha un’attività lavorativa e/o impegni familiari (diciamo il 90% di noi) di “stare in casa o in zone fresche e, se possibile, in ambienti climatizzati

nelle ore di maggiore insolazione” pare più una provocazione che un vero consiglio… In una lettera apparsa sulle pagine del “Corriere del Ticino” di ieri, 7 luglio, un cittadino di Cassina d’Agno si rivolgeva ai suoi municipali con un dettagliato resoconto della quotidiana giungla di traffico (e conseguenti seri pericoli) che il tragitto casa-lavoro-casa lo obbligava. Per coloro di voi che, per dovere o per piacere, nelle ore di punta si danno appuntamento al “trigono celeste” Manno-Caslano-Muzzano sanno a cosa il lettore fa riferimento. Sono a “conoscenza dei fatti” loro e tutti quelli che vivono l’incubo quotidiano della BellinzonaLocarno (e ritorno) o della Lugano-MendrisioStabio. Evitiamo qui di ricordare che esistono i mezzi di trasporto pubblici (nel periodo estivo con abbonamenti a prezzi anche ridotti), che all’auto è da preferire la bicicletta e che mettersi al volante per percorrere tragitti brevi certo non aiuta l’ambiente. Rimane il problema principale: a vostro parere, quanto incide sulla “salute pubblica” (fisica e mentale) recarsi al lavoro, a scuola o a fare acquisti con mezzi di trasporto privati? Alla luce del racconto del cittadino di Cassina d’Agno diremmo “molto”… Al fine di limitare inutili tragedie (stradali e psicologiche), suggeriamo al DSS di emettere con regolarità un comunicato di questo tenore: Il Gruppo Operativo Salute e Ambiente (GSOA) del Dipartimento della sanità e della socialità informa che, secondo le indicazioni di Viasuisse, il periodo di traffico intenso iniziato venerdì 1° gennaio perdurerà almeno fino a venerdì 31 dicembre. Alla popolazione vengono dati i seguenti consigli: - evitare che lo smog penetri nelle case, chiudendo ermeticamente le finestre durante il giorno e arieggiando durante la notte; - stare chiusi in casa o in zone isolate e, se possibile, in ambienti climatizzati nelle ore di maggiore traffico (tra le 7 e le 19); - eccetera eccetera eccetera… Buona lettura, Giancarlo Fornasier


143: volontari all’ascolto

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Agorà

Il rapporto annuale di Telefono Amico 143 fornisce, oltre alla descrizione dell’attività svolta, anche un quadro della dimensione sommersa del disagio sociale. Sulla base delle chiamate ricevute, che restano rigorosamente anonime, viene analizzata la casistica e prodotta una statistica in grado di evidenziare la sfaccettata realtà presente sul nostro territorio

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a voce “solitudine” estrapolata dal Rapporto di attività 2009 di Telefono Amico Ticino e Grigioni Italiano 143 è, per esempio, il terzo argomento in ordine di importanza (circa l’11,1% delle telefonate), dopo i “disturbi psichici” (circa il 18,2%) e le “relazioni extrafamiliari” (11,3%). Dal calcolo totale delle chiamate, le telefonate classificate nella voce “solitudine” sono circa 1.344. Abbiamo approfondito con Luisa Reggiani, responsabile della formazione del 143, alcuni aspetti statistici attraverso i quali viene interpretato e analizzato il fenomeno. Signora Reggiani, perché non realizzate un punto d’incontro per chi si sente solo invece di incentivare le chiamate? “L’obiettivo di Telefono Amico di fronte a persone che chiamano per solitudine non è quello di trovare una modalità di contatto per persone sole, ma semmai suggerire loro i centri e i servizi ai quali si possono rivolgere. Telefono Amico è dunque importante come rete che interagisce con altre istituzioni. Dovendo garantire l’anonimato, che è alla base del nostro lavoro, non forniamo dati e non li rilasciamo a nessuno. Tutto quello che viene raccontato resta nell’assoluto riserbo, infatti non appaiono i numeri di telefono sul display dei nostri apparecchi. La solitudine riguarda anche persone che hanno un lavoro, una famiglia e una rete sociale, ma che in realtà non sanno con chi esprimere il disagio pur essendo fra la gente”. Come avete deciso qual è la categoria dominante? “Le tematiche che emergono dalle nostre statistiche sono decise a livello dell’Associazione Svizzera Telefono Amico. Si stabilisce che una persona appartiene a una tematica piuttosto che a un’altra a dipendenza del contenuto della telefonata. Nella chiamata l’argomento su cui si interagisce sarà quello che determinerà il codice «solitudine», «depressione», «angoscia» o altro. Non possiamo affrontare più argomenti durante una telefonata, come

il lutto, le relazioni familiari o la perdita di lavoro. Si cerca di orientarsi su un’unica tematica. Alcune volte si accavallano soggetti diversi, come la violenza nella relazione di coppia. La persona esprime il suo stato d’animo, restando per esempio sul tema della depressione. La persona parla di suicidio ma non per questo è catalogata sotto tale voce, soprattutto se questo argomento non viene sviluppato durante la chiamata”. La classificazione nelle diverse voci statistiche è eseguita dal volontario in base al tema dominante emerso e sviluppato nella telefonata. A tale proposito sarebbe interessante avere anche un’analisi incrociata. Perché le chiamate per genere e per età sono state calcolate solo sul totale delle telefonate ricevute? “Questo è un procedimento che si fa al nostro interno come momento di formazione. Mi chiedo se lei veramente crede che a un pubblico generalizzato possa interessare una statistica che considera un’analisi incrociata la quale deve anche essere analizzata e compresa dagli «addetti ai lavori»...”. Conoscere le problematiche per genere e per età, all’interno di ogni categoria, non è un procedimento da sottovalutare, perché queste informazioni potrebbero dare un’idea più chiara del fenomeno, permettendo alle istituzioni specializzate di costruire le loro strategie sia comunicative sia risolutive in funzione dell’utenza. Le attività organizzate per diminuire un fenomeno sono più efficaci se sono definite in funzione dell’utente. Per esempio nella categoria “solitudine”. Qual è la percentuale delle donne e quella degli uomini? Lo stesso vale per l’età: quanti adolescenti, giovani, anziani? Utilizzare e analizzare i propri dati, per trasformarli in informazioni utili, dovrebbe essere prioritario. Telefono Amico promuove da anni un’immagine dignitosa e di so-


Il controllo statistico serve per descrivere i dati raccolti e per la lettura del fenomeno… “Facciamo delle letture incrociate e più dettagliate su persone che chiamano, per esempio con più frequenza; ma è piuttosto un lavoro formativo al nostro interno. Ci siamo, per esempio, soffermati e abbiamo analizzato l’aumento delle chiamate da parte di uomini: questo aumento considerevole è stato esponenziale qualche anno fa e adesso rimane abbastanza costante. Lo abbiamo letto e legato alla crisi del lavoro e alla precarietà di un posto lavorativo. Anche l’uomo si è rivelato nelle sue debolezze”. I vostri dati però non dicono molto della realtà, ma descrivono piuttosto l’attività di Telefono Amico. Non è autoreferenziale? “È vero, ma solo in parte. Il fatto che se le chiamate ricevute aumentano di anno in anno, Telefono Amico riafferma la sua funzione sociale di servizio d’emergenza e di prima rete di intervento rispetto a un ampio ventaglio di problemi che creano disagio e

sofferenza. Posso affermare, senza ombra di dubbio, che le persone hanno «sete» di ascolto. Nel caso delle telefonate mute, per esempio dove la persona chiama ma non parla, possiamo solo immaginare che cosa sta dietro al silenzio. Può essere una persona che non ha il coraggio di iniziare la conversazione. Bisogna pensare che a volte per alcuni comporre il 143 è un atto di coraggio, perché aprirsi sulle proprie fragilità non è evidente...”. Dai dati pubblicati nel vostro Rapporto non è possibile stabilire in che modo misurate l’efficacia del servizio. Quando considerate vi sia successo o fallimento? “Il seguito della telefonata a noi è sconosciuto e dunque questo fattore non permette la rilevazione dell’aspetto qualitativo. Quindi non sappiamo se la persona ha messo in atto quella determinata cosa oppure no. La percentuale delle persone che richiamano per ringraziarci è praticamente nulla. In che modo parlare con quel volontario in quel dato momento sia stato di sollievo, lo possiamo stabilire dall’inizio alla fine della telefonata, ma non possiamo verificare se abbia risolto il suo problema. Quindi l’efficacia del nostro servizio non è misurabile a meno che si faccia un’indagine diretta sulle persone. Ma noi non possiamo inviare dei questionari non avendo i dati di chi chiama...”.

Sono le persone con disturbi psichici già in cura da psichiatri o psicologi che aumentano la casistica delle chiamate? “È vero che le chiamate ripetute fanno salire la casistica e dunque il numero delle telefonate, ma non dobbiamo dimenticare che siamo un supporto e una stampella importante per loro. Durante i giorni festivi lo psichiatra non c’è e il centro diurno è chiuso, e dunque si rivolgono a noi. L’ascolto soprattutto per queste persone, ma non solo, diventa un atto terapeutico”.

» di Nicoletta Barazzoni; illustrazione di Mimmo Mendicino

stegno sociale. Ma la statistica è uno strumento utile per valutare l’efficacia che dovrebbe essere misurata prima di tutto per mantenere – se non addirittura implementare – il livello qualitativo e la validità professionale.

Telefono Amico 143 ha al suo attivo un corpo di volontari i quali si prestano a interventi telefonici certamente di tutto rispetto. Tuttavia, una statistica eseguita con dei parametri molto più scientifici attribuirebbe un carattere rigoroso proprio attraverso una rilevazione ineccepibile. Crediamo che un confronto con altri servizi simili – presenti sia sul territorio sia a livello internazionale – potrebbe essere d’aiuto per trovare metodi di valutazione della propria efficacia, definendo degli indicatori per poter migliorare la propria attività e la collaborazione con altri servizi correlati. Ciò contribuirebbe a dare maggiore incidenza al 143, soprattutto di fronte a chi non considera rilevante l’operato e la presenza istituzionale di Telefono Amico.


Società

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cambia nel mondo, anche la maniera di cantare in montagna. Mario Rigoni Stern se n’era accorto forse per primo, quando in un articolo sul quotidiano “La Stampa” del 1996 notava la progressiva eclissi del canto dalla vita quotidiana: “Lavorando si cantava, cantavano le filandaie sopra i bacili d’acqua bollente dove si sbozzolava la seta, le lavandaie quando risciacquavano nell’acqua corrente, le mondine nelle risaie, le lavoranti il fieno a seccare sui prati, cantavano i soldati in marcia, il falegname piallando le assi, il fabbro battendo il ferro, i garzoni impastando il pane, i pescatori tirando le reti, i muratori intonacando”. La montagna, da sempre teatro naturale delle voci di chi vi s’inerpica, non è rimasta immune da questo affievolirsi della tradizionale passione per il canto, che ha trovato forse la sua espressione più candidamente kitsch nel capolavoro The Sound of Music (“Tutti assieme appassionatamente”; 1959) di Rodgers & Hammerstein, con l’incantevole Julie Andrews nei panni di una Mary Poppins “alpina” nel successivo film di Robert Wise (1965). Ma la tradizione del canto popolare sembra comunque più dura a morire in montagna che in pianura, grazie soprattutto a esperienze assolutamente eccezionali. Come quella del Coro della Società degli Alpinisti Tridentini (SAT; www.corosat.it).

decidono di fondare per gioco la “Gran corale società, Dulioli-oli-a”. La spina dorsale della compagnia è formata dai quattro fratelli Pedrotti, il maggiore dei quali, Enrico, nel 1919 ha appena quattordici anni. Ma per capire bene questa storia è necessario fare un passo indietro, al maggio del 1915, quando Trento era ancora una città dell’Impero austriaco e la famiglia Pedrotti, come migliaia di altre famiglie italiane del Trentino, venne deportata in province austriache lontane dal fronte di guerra. I fratelli Pedrotti allora erano troppo giovani per capire esattamente quello che stava succedendo attorno a loro, nei campi profughi della Boemia prima e nel lager di Mittendorf poi, ma abbastanza grandi per assorbire un patrimonio di canti popolari di origine disparata, ammassato dalla casualità della storia nelle baracche dei deportati. I piccoli Pedrotti imparavano a conoscere con la voce un variegato mondo contadino abbarbicato alle Alpi e frazionato nelle molteplici nazionalità che formavano l’Impero mitteleuropeo. L’amore per le canzoni delle valli più sperdute, apprese dai pastori e dai minatori di montagna, nasceva in quegli anni di guerra, vissuti con la spensierata incoscienza dell’età. “Fu un brutto inverno di fame e di freddo – ricordava Enrico Pedrotti –. Nessuno giocava più e anche il cieco con l’armonica

Il Coro della Società degli Alpinisti Tridentini affonda le radici nella storia italiana del Novecento, esprimendo i valori più sani di quella parte di popolo che ha saputo diventare nazione. In un paese “troppo lungo per essere unito”, come sosteneva Napoleone… non veniva più. Solo il nonno di Arco cantava sempre, sottovoce e vicino alla stufa, quella della Pastora, non ne sapeva altre e, quando non la cantava, fischiettava sempre la stessa nenia, e faceva venire una cosa dentro lo stomaco…”.

Il Coro ritratto al Doss del Sabion (Gruppo del Brenta)

I fratelli Pedrotti non solo avevano una grande passione per la montagna e per il canto, ma scoprirono negli anni seguenti di avere anche un talento musicale eccezionale, che permetteva loro di ricordare innumerevoli canti della più diversa origine e di improvvisare a orecchio sulle melodie delle armonizzazioni a tre o quattro voci. Nel frattempo, in una città come Trento tornata alla vita civile, i Pedrotti entrarono in contatto con la musica dei grandi compositori, ascoltata aggrappandosi alle inferriate della sala che ospitava i concerti della Filarmonica. Una sera il direttore dell’Associazione, Luigi Pigarelli, singolare figura di magistrato e musicista dilettante, trovò questi ragazzini appollaiati alle finestre ad ascoltare la musica di Beethoven e di lì in avanti li fece entrare più o meno gratuitamente ai concerti, impartendo loro anche un minimo d’istruzione musicale e occupandosi poi con passione delle vicende del Coro. Dagli esordi al riconoscimento Il primo concerto ufficiale risale al 1926, nella grande sala del Castello di Trento. Cantarono dietro un paravento, perché si vergognavano di tutta quella gente. Fu un enorme successo, che aumentò sempre più nel corso degli anni. All’inizio dirigeva il Coro Enrico Pedrotti, che nel frattempo aveva avviato uno studio fotografico; ma dopo qualche anno il bastone di comando passò nelle mani del più istruito fratello Silvio. Le loro

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Alle origini del Coro La storia del Coro della SAT risale agli anni immediatamente successivi alla fine della Prima guerra mondiale, quando un gruppo di amici cementato dalle scorribande sulle montagne attorno a Trento

Coro SAT. Il canto di un Paese

Tutto


Libri

Piero De Martini Il Conservatorio delle Alpi. Il Coro della SAT: storia, documenti, testimonianze Bruno Mondadori, 2009 Il volume racconta la lunga storia del Coro della Società degli Alpinisti Tridentini (SAT), raccogliendo materiali eterogenei e molte testimonianze dirette. Tra i vari contributi spiccano le riflessioni sul lavoro con il Coro di Arturo Benedetti Michelangeli del musicologo Giampaolo Minardi, e la ripubblicazione di una bellissima intervista di Angelo Foletto a Silvio Pedrotti apparsa su “Musica Viva” nel 1981. Il volume è arricchito da suggestive immagini provenienti dall’Archivio fotografico Pedrotti e da un prezioso cd, contenente una serie di registrazioni inedite, fra cui alcuni momenti di lavoro di Benedetti Michelangeli con il Coro. Imperdibile.

Internet

www.swissalpinemusic.ch

inizia a insegnare al Conservatorio di Bolzano. Il loro rapporto non consiste soltanto nella reciproca stima e amicizia, bensì si trasforma anche in collaborazione professionale. Nell’arco di quasi trent’anni, dal 1956 al 1983, Benedetti Michelangeli ha steso 19 armonizzazioni di canti popolari, scritti espressamente per le caratteristiche e le possibilità vocali del Coro della SAT. Questo corpus di lavori rappresenta l’unica deroga di quel grande artista alla religione interpretativa che aveva abbracciato, imponendosi una devozione totale ed esclusiva alla musica degli altri. Anche in questo caso la sensibilità di Benedetti Michelangeli è rivolta a interpretare i sentimenti profondi di un mondo lontano e altro rispetto al suo, ma intervenendo in questo caso direttamente sulla scrittura e non solo sul suono, come avveniva in Debussy o Beethoven. La scrittura preziosa e raffinata delle sue armonizzazioni, tuttavia, scaturiva allo stesso modo dal rapporto fisico e immediato della creazione del suono, nascendo a stretto contatto con il lavoro del Coro e mai in astratto, a tavolino. “Un aspetto del nostro tempo” Il Coro della Società degli Alpinisti Tridentini, oggi nelle mani di Mauro Pedrotti, ha già attraversato tre generazioni di musicisti, ma guarda sempre avanti, coltivando nuove forme di espressione e una nuova generazione di esecutori. Immutato rimane invece lo spirito di questo gruppo, che si traduce in uno

Accanto ai classici jodel (come lo jauchzer e il jodel naturale a una o più voci), dal 1818 è noto anche lo jodel cantato, una strofa di canzone popolare ripresa nel refrain dello jodel. “Esso deriva dallo jodel tirolese, portato in Svizzera dai cantanti girovaghi provenienti dall’Austria, e dal canto dei vaccai, la canzone tradizionale dei pastori svizzeri”. Questo interessante sito multimediale e multilingue prodotto da swissinfo/SRI è un vero invito a scoprire anche i lati meno noti della musica popolare tradizionale e contemporanea alpina.

stile di canto diventato leggendario. “Il modo di cantare della SAT – ha scritto Massimo Mila – ha interpretato un aspetto del nostro tempo, un tratto peculiare di queste nostre povere generazioni così duramente provate e tanto migliori di quanto vadano brontolando i laudatores temporis acti (…). È un costume di serietà, quello che guerre, crisi, cospirazioni e rivolte ci hanno insegnato, e che s’incarna nel modo di cantare della SAT. Una reazione di giovani alla leggerezza facilona della belle époque quella del Ballo Excelsior, della Vedova allegra, della diplomazia da operetta e di Tripoli bel suol d’amore, che tanto amara eredità di guai ha lasciato sulle braccia alle generazioni del nostro tempo”. Parole profetiche, scritte più di sessant’anni fa e, purtroppo, ancora e sempre attuali.

Società

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» di Oreste Bossini; fotografia di Valerio Banal (SAT)

esecuzioni perfette, tutte a orecchie, e lo stile originale delle loro armonizzazioni suscitarono ben presto negli anni Trenta un vasto interesse a livello nazionale, testimoniato da dischi, trasmissioni radiofoniche ed edizioni musicali. Il Coro amava cantare ogni forma di espressione vocale del mondo contadino legato alla montagna, rimanendo estraneo al vociante nazionalismo del regime fascista. Il primo canzoniere, pubblicato nel 1935, reca ancora la sigla SOSAT (Sezione Operaia della Società Alpinistica Tridentina), espressione osteggiata dai fascisti e infine abolita. Poi arriva ancora la guerra e l’esperienza della Resistenza, che vede impegnati i Pedrotti nella lotta partigiana. Anche questo periodo sarà fonte di nuovi rapporti e impulso per progetti più ambiziosi. Il Coro della SAT entra in contatto con musicisti importanti come Luigi Dallapiccola, Andrea Mascagni, Giorgio Federico Ghedini, Renato Dionisi, Bruno Bettinelli e tanti altri, molti dei quali scrivono delle armonizzazioni per i loro canti popolari. Ma un rapporto più profondo e in un certo senso sorprendente lega questo gruppo di eccezionali cantori a uno dei maggiori interpreti del Novecento, Arturo Benedetti Michelangeli. Il grande pianista aveva ascoltato la prima volta il Coro ancora nel 1936, rimanendo colpito come chiunque altro dal fascino di quel loro mondo vocale incontaminato. Il sodalizio vero e proprio inizia subito dopo la guerra, quando Benedetti Michelangeli


» testimonianza raccolta da Demis Quadri; fotografia di Igor Ponti

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puoi fare come Tex Willer o Kit Carson e sparare in una folla di 100.000 persone per “beccare” quella che vuole fare l’attentato. Per questo in Vaticano oltre alla Guardia Svizzera c’è anche la Gendarmeria con compiti complementari. La Guardia Svizzera oltre che dell’ordine si occupa anche di tutta la sicurezza nel Palazzo Apostolico, la residenza del Papa. E infine c’è il Servizio d’onore, che sono le sentinelle presenti durante la Messa o agli ingressi di Città del Vaticano. Personalmente non mi sono mai imbattuto in qualcuno armato di mitra o di coltello. Una volta, però, ho avuto a che fare con un Ha visto il passaggio dal pontificato di ubriaco che mi voleva gettaGiovanni Paolo II a quello di Benedetto re addosso un sampietrino... XVI. Ma ora, dopo essersi lasciato alle Fortunatamente ha lasciato lì il sasso e se n’è andato. spalle l’uniforme della Guardia Svizzera, In situazioni difficili, quanè pronto per una nuova avventura… do incontri queste persone, magari con problemi persoho acquistato un’osteria che nali, bisogna restare calmi; il nostro è anche spero di aprire prossimamenun lavoro di pazienza. Una volta mi sono te. Calpiogna è un piccolo trovato davanti un uomo che sosteneva che paese, in totale ci saranno in Piazza San Pietro stavano per arrivare gli una quarantina di abitanUFO. Voleva entrare a tutti i costi per avviti, ma ci troviamo bene. In sare il Papa... Sono situazioni che possono un paesino c’è più unità, sei scocciare, irritare, ma che avvengono. meno nell’anonimato. Prima L’ambiente tra le guardie svizzere è abbavivevamo in un caseggiato a stanza buono, anche se di tanto in tanto Bellinzona; un giorno una c’è qualche piccolo screzio, qualche piccola persona è deceduta, ma lo si incomprensione... Il vivere insieme in caserè saputo quasi un mese più ma può creare dei conflitti; non è come in tardi. In un villaggio invece altre professioni dove, quando qualcuno uno sa tutto di tutti, anche se non ti va a genio, una volta a casa non lo poi il difetto è che ci sono un vedi più... Allora bisogna riuscire a staccare po’ di pettegolezzi... un attimo nel tempo libero, concedersi dei Una guardia svizzera ha divermomenti per sé, per ricaricare le batterie, si compiti: c’è il controllo anche se i turni sono abbastanza “stretdella frontiera del Vaticano, ti”. Così riesci a svolgere il servizio molto che anche se molte volte non meglio. Per quanto riguarda il rapporto delle sembra è un altro Stato rispetguardie con i pontefici, quando sono arrito all’Italia. Poi ci sono la vato Giovanni Paolo II già stava poco bene, sicurezza durante le funzioni ma ho sentito che prima c’erano molti più e il Servizio d’ordine. Bisocontatti. Ratzinger, invece, l’ho conosciuto gna controllare il flusso dei già come cardinale: è una persona molto pellegrini che entrano e fare semplice, tranquilla, alla buona. Quando in modo che non si avvicinilavorava alla Congregazione per la dottrina no troppo al Papa. Questo è della fede lo vedevi passare: entrava, salutaabbastanza difficile perché, se va, magari ti diceva un paio di parole. Adesso lo paragoniamo ad altri capi credo che stia affrontando il suo incarico di Stato che viaggiano come abbastanza bene: rispetto a Giovanni Paolo in una campana di vetro, il II, questo è un Papa che guarda un po’ più Papa vuole essere vicino alla all’interno della Chiesa, per cui sono emerse gente. L’importante è la precose poco edificanti. Ma quando, col tempo, venzione, evitare che girino si formano dei crostoni è necessario rimuo“certi oggetti”. Non è che verli. Come in tutte le cose.

Mattia Romerio

Vitae

engo da Locarno, dove ho frequentato il liceo. Lasciamo perdere l’università a Friborgo, dove non ho fatto granché... Nel 2001 sono partito per entrare nella Guardia Svizzera Pontificia. Come mai? È divertente perché non lo so ancora adesso. È stato un po’ come se mi fossi svegliato la mattina con l’idea di andare a Roma. Non ho detto niente ai miei genitori, che come tutti l’hanno saputo all’ultimo momento. Sono credente e praticante, ma non è che ho visto la Madonna e ho deciso di partire. Volevo fare una nuova esperienza, e se dovessi tornare indietro la rifarei: è stata una buona scelta in tutti i sensi. Arrivare in Vaticano, vedere i retroscena della Chiesa, sia le cose positive sia quelle negative, ti fa avere un quadro generale e più oggettivo. Con questa esperienza ho pure accresciuto la mia fede. Poi, stando a Roma, ho potuto incontrare nuova gente, vedere un’altra mentalità. E la città chiaramente è bellissima. Per diventare guardia del Papa si deve fare domanda al centro di reclutamento. Bisogna avere una certa altezza e una costituzione robusta, aver fatto il servizio militare ed essere celibe e di fede cattolica. Un po’ di fede è chiaro che ci vuole, anche se non è necessario essere un santo: io non lo sono e credo non lo sarò mai... Se la domanda è accettata, si parte. Si deve firmare per almeno due anni, ma io sono rimasto più lungo: sette anni. Poi sono tornato in Ticino, portando con me la cosa più bella di Roma: mia moglie. Lei lavorava in Vaticano come restauratrice e non è che amasse molto le guardie svizzere, questi personaggi in uniforme simili a pappagalli. Quando però ha visto me per fortuna ha cambiato idea... Adesso l’ho addirittura portata a Calpiogna, dove mi sono spostato e vivo con tutta la famiglia – nel frattempo è arrivato anche un pargoletto –, e dove

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Il Lago Maggiore

dal battello testo di Andrea Keller; fotografie di Reza Khatir

Nell’immaginario di chi vive oltralpe l’Italia è il paese “del dolce far niente” e per molti turisti il nostro Cantone è la “Sonnenstube”, il salotto esposto al sole. Goethe nel suo Viaggio in Italia scriveva: “Conosci tu il paese dove crescono i limoni?”. In Ticino, dove il profumo dell’Osmanto risveglia anche in noi simili considerazioni, si trova il Verbano…


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uella che vi proponiamo è una gita alla scoperta del Lago Maggiore. Alle 9 del mattino, all’imbarco a Locarno a bordo di una motonave della Navigazione Lago Maggiore (NLM), pregustiamo il piacere di una giornata rilassante, lontani dal ritmo frenetico della quotidianità. La maggior parte dei viaggiatori parla tedesco. Fantastichiamo e riflettiamo: se nel prossimo Censimento federale si ponesse la domanda: “Conosce il lago Maggiore, lo ha già attraversato?”. Con ogni probabilità, fra le risposte affermative, quelle dei ticinesi sarebbero in minoranza... La NLM è un’azienda di Stato italiana che fa capo alla Gestione Governativa Laghi Maggiore, Como e Garda. Essa naviga anche nelle acque svizzere in virtù della Concessione federale. Al pari della Società Navigazione del Lago di Lugano (SNL), la NLM gode della Concessione italiana per navigare nelle acque italiane del Ceresio. Il tutto è frutto di una Convenzione stipulata nel 1923 tra la Svizzera e l’Italia e rinnovata l’ultima volta nel 1996 per la durata di 20 anni. Dopo avere visto a est il Piano di Magadino e a nord il delta della Maggia entriamo nel golfo di Ascona. Dal campanile della chiesa parrocchiale SS. Pietro e Paolo udiamo in lontananza lo squillo delle campane. Vista dal lago Ascona conferma la sua tanto decantata bellezza. Dopo una decina di minuti, giungiamo all’Isola di San Pancrazio: è la maggiore delle Isole di Brissago e come Parco botanico del Cantone Ticino è visitata annualmente da decine di migliaia di persone. Immersi nelle nostre considerazioni osserviamo l’imponente Gridone che troneggia sopra Brissago, ultimo paese svizzero prima del confine, noto per la sua fabbrica di tabacchi e per personaggi quali il cuoco Conti-Rossini, la cantante Nella Martinetti o il compositore Ruggero Leoncavallo. Entrando nell’Alto lago italiano ammiriamo, sulla sponda piemontese, il borgo di Cannobio, forse l’espressione più genuina di villaggio lacustre. Dirimpetto, sulla sponda lombarda, si vede Maccagno da dove lungo la Val Veddasca sale una strada che porta a Indemini.



Verso il Basso lago... Approdiamo a Luino, cittadina nota in particolare per il suo mercato del mercoledì. Il battello attraversa nuovamente il lago e davanti a noi si para lo spettacolo dei Castelli di Cannero (Malpaga). Nel Quattrocento servirono da rifugio per i cinque fratelli Mazzardi, denominati i “Mazzarditi”, i quali per vari lustri saccheggiarono la regione. Filippo Maria Visconti inviò nel 1414 cinquecento soldati che impiegarono molto tempo per stanarli dai Castelli. A metà lago fra Oggebbio e Porto Valtravaglia, il Maggiore ha il suo punto più profondo (372 metri). Grazie al forte ricambio delle acque e alla scarsa presenza di industrie esso gode di eccellente salute per la gioia dei bagnanti. Defilando Ghiffa, in cui si trova il Museo del cappello Panizza e in alto, nel bosco il Sacromonte (Patrimonio mondiale Unesco), facciamo scalo a Intra. Un servizio di traghetto unisce regolarmente Intra (Piemonte) a Laveno (Lombardia). Avanziamo nel centro del lago che da Verbania si estende sino a Stresa. Dopo alcuni minuti è il turno della Villa Taranto, stupendo parco botanico in stile inglese ideato nel 1931 dal colonnello scozzese McEachern. Passata la Punta della Castagnola ecco l’Isolino di San Giovanni con una villa d’epoca, sede estiva dal 1927 al 1950 del maestro Arturo Toscanini. Il prossimo scalo è Pallanza, prima località del golfo borromeo, con numerosi alberghi e un interessante Museo del Paesaggio. Proseguendo entriamo nel tratto di lago più trafficato con innumerevoli barche a vela, motoscafi professionali e da diporto, battelli e aliscafi della NLM. Si respira aria di vacanze... Eccoci all’Isola Madre, una delle tante perle appartenenti alla famiglia dei Borromeo; visitiamo il Museo, l’esteso Parco con piante subtropicali e ammiriamo alcuni meravigliosi pavoni bianchi e azzurri. Segue Baveno, località turistica conosciuta anche per il granito rosso di cui troviamo un’importante presenza nel Duomo di Milano. La prossima meta è l’Isola Superiore (Pescatori), frazione di Stresa; gli isolani sono prevalentemente attivi come ristoratori, albergatori e pescatori. Ora l’Isola Bella, con il suo Museo e un Parco botanico in cui spiccano rose, rododendri, ninfee e fior di loto... Infine arriviamo a Stresa, città turistica da sempre. Vale la pena di bighellonare nella città vecchia, magari gustando un gelato fatto in casa. A pochi minuti a piedi, sul lungolago, si trova il Parco di Villa


pagina di sinistra Dall’interno del battello osserviamo gli ultimi paesi della tratta Svizzera, prima di varcare il confine (sopra) Uno scambio di battute tra battellieri (sotto) in questa pagina In rotta verso sud… (in basso) Intra vista dal lago, col vecchio porto e la basilica di San Vittore (in alto)

Pallavicino, degno di una visita per la particolare combinazione fra la botanica e gli animali che possiamo osservare (e accarezzare) lungo il percorso. Tra Stresa e Arona si trova il Basso lago, che racchiude alcuni pregevoli oggetti quali il Santuario di Santa Caterina del Sasso, il Museo dei trasporti Ogliari a Ranco, la Rocca di Angera e il monumento di San Carlo ad Arona. Esiste nel Basso lago un detto dialettale utile per ricordare la cronologia delle località rivierasche tra Stresa e Arona: “A Stresa l’è bel giraa ma a Lesa l’è mei naa” (Stresa, Belgirate, Lesa e Meina). Siamo ormai sulla via del ritorno: mentre risaliamo il lago a bordo di un aliscafo pensiamo alla varietà di immagini e impressioni raccolte nel nostro viaggio alla scoperta delle bellezze del Verbano. Nel golfo di Locarno gettiamo uno sguardo ai monti che contornano il lago: Cardada, il Vogorno, la Cima dell’uomo, il Sassariente, il Tamaro, il Gambarogno e là, in fondo, il Gesero e il Camoghè...

La giaccia di un membro dell’equipaggio nelle pagine precedenti La partenza da Locarno: sullo sfondo il Monte Ceneri… in apertura Una serena giornata sul Lago Maggiore


Il ritratto dell’automobile di Giancarlo Fornasier | Ticinosette no. 29/2010 | Tendenze p. 38

È fra le correnti pittoriche contemporanee che più sorprendono il pubblico. Spesso maltrattato dalla critica per una sua evidente (e voluta) relazione sin troppo stretta con la fotografia, l’Iperrealismo affascina per i suoi temi apparentemente semplici e immediati. L’esempio dell’artista Robert Bechtle e la sua passione per le vetture posteggiate Dai bar, le tavole calde e i camion di Ralph Goings (classe 1928) e John Baeder (1938) agli squarci metropolitani e i giochi di immagini creati dalle vetrine dei negozi di Richard Estes (1932). Dalle auto da corsa di Ron Kleemann (1937) al feticismo “intimo” di John Kacere (1920–1999). Dalle figure umane di Paul Roberts (1945) sino alla scuola inglese del giovane John Vincent (1975; ricordiamo una sua esposizione del 2007 presso la Fondazione Patelli di Locarno). Sono gli iperrealisti, esponenti di una corrente pittorica – con derive anche nell’ambito della scultura, come Duane Hanson e Ron Mueck –, nota anche come Fotorealismo o Realismo radicale. Nato negli Stati Uniti degli anni Sessanta, L’Iperrealismo si caratterizza per una ricerca puntigliosa dei particolari, votata alla riproduzione fedele di un soggetto. Un esercizio a volte tanto maniacale che, nei migliori casi, la fedeltà al soggetto originario è tanto vicina da fare apparire il dipinto una vera e propria stampa fotografica su tela. Per taluni un’elevazione artistica della cartellonistica pubblicitaria ottocentesca, per altri il perfezionamento degli insegnamenti dei maestri fiamminghi (Jan Veermer) e della scuola americana di Edward Hopper – artista in mostra alla Fondation de l’Hermitage di Losanna sino al 17 ottobre –, per altri una logica evoluzione della Popular Art di Warhol e Lichtenstein, gli iperrealisti prediligono i grandi formati e i colori accesi, i giochi delle ombre e i riflessi sui metalli creati dalla luce. Se quanto immortalato è comune e familiare da risultare a volte banale, non vi è dubbio che proprio l’assoluta vicinanza dei soggetti alle nostre esperienze quotidiane garantiscono autentici “amore a prima vista”. Lo stesso amore che ha portato il californiano Robert Bechtle (1932) a dedicare molte sue opere alle auto,

meglio se posteggiate ai lati della strada, nelle prime ore del pomeriggio, quando il sole del Pacifico riesce a “congelare” le lamiere e avvolgerle in una coperta atemporale. Traendo ispirazione dai dintorni della sua San Francisco, il lavoro di Bechtle inizia con la cattura fotografica del soggetto che dipingerà; una fotografia dalla quale sceglie un particolare seguendo uno schema operativo codificato comune a molti colleghi, e che lo conduce a produrre la riproposizione pittorica di un suo scatto. Dunque di ciò che i suoi occhi hanno osservato. Di se stesso. ’56 Chrysler (1965), Alameda Gran Torino (1974), Alameda Chrysler (1981), la Volvo 240 presente in Six Houses on Mound Street (2006): le auto immobili di Robert Bechtle hanno la forza insondabile di trasportarci oltre, in ambiti scollati dalla realtà. Sono squarci di una memoria che ci appare “non nostra” ma vicina, rappresentazioni apparentemente semplici e immediate ma che sono, al contrario, assolutamente complicate, subdolamente misteriose. Un’inquietudine che si allarga e si fa collettiva. “Life is incredibly complicated, and the proof is that when you confront any simple, stopped part of it you are stupefied”; così scriveva Peter Schjeldahl sulla rivista “The New Yorker” (“Parked Cars”, maggio 2005) a conclusione di un articolo dedicato all’importante retrospettiva su Bechtle che si teneva al San Francisco Museum of Modern Art. Sì, la vita è complicata; lo si intuisce quando si cerca di catturarne un frammento. Come per ’61 Pontiac (1968–1969), enorme olio su tela che riproduce l’artista e la sua famiglia con, alle loro spalle, una station wagon color crema. O ancora, Texas Street Intersection (2000; nell’immagine): chi mai starà attendendo quell’auto solitaria, a quell’incrocio altrettanto silenzioso e deserto che la ospita…?


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Astri gemelli

cancro

Saturno entra per diversi anni nella vostra sesta casa solare. Il passaggio comporterà un serie di scelte che dovranno essere adottate nel campo professionale. Momento favorevole per iniziare una storia d’amore.

Saturno entra stabilmente nella vostra quinta casa solare. I nati nella prima decade inizieranno a sentirsi attratti dalle persone più grandi di loro. Avvio di una importante storia d’amore. Matrimoni in vista.

Saturno entra definitivamente nella vostra quarta casa solare. Traslochi. Riorganizzazione e rielaborazione di tutte le relazioni familiari. Momento di iper-attività per i nati nella terza decade. Sentimenti “ok”.

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A partire dal 18 luglio il transito di Mercurio nel vostro segno interesserà soprattutto i nati tra la seconda e la terza decade. State attenti a non cadere nelle trappole di Nettuno e così “vedere lucciole per lanterne”.

A partire dal 22 Saturno abbandonerà per quasi trent’anni il vostro segno. Momento magico per dare inizio a una nuova parte della vostra vita. Divertitevi con Marte e Venere per gustare tutte le delizie dell’Eros.

A partire dal 22 luglio Saturno entra definitivamente nel segno della Bilancia. Inizia un importante periodo che durerà quasi 14 anni. Date spazio al nuovo per abbandonare vecchie dimensioni… Siete pronti!

Con l’ingresso del 22 luglio di Saturno nella vostra dodicesima casa solare inizia una fase di “rifinitura” di tutte le vostre attività correnti. Se volete avere “successo” c’è qualcosa in voi che va cambiato.

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Momento vivace per la vostra vita sentimentale segnata dai transiti di Marte e Venere. Evitate di dare troppo clamore pubblico a una vostra avventura amorosa. Cercate di stare una volta tanto soli con voi stessi.

Dal 22 luglio Saturno entra stabilmente nella vostra decima casa solare. Si apre un momento decisivo della vostra carriera e gran parte del risultato dipenderà da quanto voi siete in grado di rischiare.

Progetti professionali, con effetti duraturi negli anni a partire dal 22 luglio. Grazie al transito di Saturno saranno favorite tutte quelle attività, e così tutti quei rapporti, riconducibili a una empatia personale.

Dal 22 luglio in poi Saturno cesserà di avercela con voi. Potrete finalmente iniziare a spassarvela senza troppe complicazioni di ordine mentale. Cercate di canalizzare al meglio le vostre energie.

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Orizzontali 1. Decelerare • 10. Segno zodiacale • 11. Un combustibile • 12. Premonizione, divinazione • 14. L’indirizzo in internet • 15. Cuor di cane • 16. Dubitativa • 17. Avverbio di luogo • 18. Idonee • 20. Preposizione semplice • 21. Sposa Iside • 23. Rabbia • 25. Verbo ausiliare • 26. Cantori epici • 28. Produce miele • 30. Lo era Diana • 32. I confini di Mogno • 33. Precede la seconda • 34. Il James di “Gioventù bruciata” • 35. Rettile • 37. Il Ticino sulle targhe • 38. In coppia con Ric • 40. Cuor di matto • 41. Violento acquazzone • 44. Un dato anagrafico • 45. Il Sodio del chimico • 46. Percorso molto intricato • 50. Arto pennuto • 51. La nota Fallaci.

simili ai DIN • 19. L’Irlanda con Dublino • 22. Cadere in mezzo • 24. La capitale etiope • 27. Abitano San’a (Y=I) • 29. Video di controllo • 31. Attraversa Berna • 32. Hanno le rotelle fuori posto • 36. Moltiplica i fattori • 39. Dittongo in piuma • 40. Nome di donna • 42. La luce del marinaio • 43. Sono cento nel secolo • 47. Il nome di Pacino • 48. Tiro centrale • 49. Si contrappone a “off”.

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Verticali 1. Nota composizione di Ravel • 2. Raggiungere la meta • 3. Allegre • 4. Offeso, ferito • 5. È la somma degli anni • 6. Lo è la risposta avversa • 7. Ha la cruna • 8. Il dio egizio del sole • 9. Dio è quello supremo • 13. Coraggiose, impavide • 18. Son

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» a cura di Elisabetta

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Dovrete affrontare importanti scelte di vita. Se saprete andare incontro alla vostra anima sarete in grado di fare la cosa giusta. A partire dal 22 luglio Saturno si troverà in quadratura rispetto ai nati nella prima decade.

La soluzione verrà pubblicata sul numero 31

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